Il Corriere della Città - Novembre 2014

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Anno 6 Numero 11

NOVEMBRE 2014

libertà informazione politica cronaca cultura sport

! i t a i c

c o B

I quartieri di Pomezia e Ardea secondo i cittadini ASL RM-H e la Spending review PAG. 6

Fermata scuolabus sulla Pontina: genitori infuriati con l’Amministrazione PAG. 10 - 11

Speciale Famiglie PAG. 12 - 15


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POLITICA

Il Corriere della Città Novembre 2014

Faccia a faccia con il Sindaco Fucci Il primo cittadino fa il punto sul lavoro portato avanti sin qui dall'amministrazione: “In questi mesi abbiamo fatto un vero e proprio miracolo”. Ecco un estratto dell'intervista realizzata il 24 ottobre 2014 (la versione integrale sarà poi pubblicata sul nostro sito)

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artiamo dai problemi della città e alle proteste dei cittadini raccolte in questi ultimi tempi. Impossibile non partire dal trasporto scolastico. Intanto le proteste, da un certo punto di vista, ce le aspettavamo. Purtroppo quando si va a toccare un servizio che in passato veniva visto come ottimale è naturale incontrare una certa resistenza. Dall'altro lato però quel tipo di servizio non era più sostenibile: era un servizio porta a porta che forse non ha eguali nelle altre città. Quindi abbiamo fatto un ragionamento di buon senso, ottimizzando il servizio cercando di ridurre i km ma badando comunque a rimanere vicino alle abitazioni, tanto che oggi i punti di raccolta sono comunque a distanze ragionevoli dai centri abitati. Diciamo qualcosa in più: i primi giorni sono stati di rodaggio e tutte le segnalazioni che ci sono arrivate sono state valutate attentamente e nella gran parte accettate. Da parte nostra c'è stata la disponibilità e continuerà ad esserci. In ogni caso abbiamo fatto un miracolo a far partire il servizio: il rischio che abbiamo affrontato infatti è stato quello del dissesto finanziario. Avremmo potuto deliberare il dissesto ma questo avrebbe significato la cancellazione di tutti i servizi; invece noi non solo li abbiamo mantenuti ma ne abbiamo migliorato la qualità, abbassando le spese e riuscendo comunque ad erogare i servizi per i cittadini. E di questo sicuramente le diamo atto. Però connesso al tema c'è il discorso delle tasse da pagare. Alcuni infatti ci hanno scritto dicendoci che il servizio in questione è stato rimodulato ma ha mantenuto le stesse tariffe così come magari la I.UC. per la quale al suo in-

terno avete fissato le aliquote massime previste dalla legge (una su tutti la TASI), immaginiamo per esigenze di bilancio. Sulla base di questo lei pensa di aver fatto tutto il possibile per agevolare i cittadini di Pomezia in questo delicato momento di crisi, o tornando indietro cambierebbe qualcosa, sia a livello di erogazione di servizi che di pressione fiscale? No però non è vero che abbiamo applicato le aliquote massime. Facciamo un discorso complessivo che riguarda tutta la tassazione locale. Gli aumenti che sono stati percepiti dai cittadini derivano dal fatto che il sistema di tassazione locale è variato nell'ultimo anno. Per esempio è stato percepito un aumento, e in effetti poi si è concretizzato così dal punto di vista del cittadino-utente, della TARI. Ma è un aumento legato alla natura del tributo stesso che è cambiato: con la TARSU il Comune poteva coprire il 70% del costo del servizio, con la TARI, ma già con la TARES, si deve coprire ne-

cessariamente il 100% del servizio. Il discorso per gli altri tributi è lo stesso. Il problema principale è stato che da quest'anno sono diminuiti i trasferimenti statali che ci hanno indotto a fare una variazione di bilancio recentemente. Parliamo di 700.000 euro. Questo, unito alle riduzione che ci sono state negli anni, ha lasciato il comune di Pomezia a vedersela da solo nel far quadrare i bilanci. Noi purtroppo ci troviamo con una pesante eredità, parliamo di quasi 200 milioni di debiti, ma nonostante tutto siamo riusciti ad accantonare delle somme per coprire i debiti fuori bilancio e ad istituire un fondo di svalutazione dei crediti che serve per ammortizzare gli effetti di quei crediti (vedi Aser) che difficilmente entreranno nelle casse comunali, evitando così di spendere somme che non ci sono. Mi rendo conto che i nostri concittadini hanno partecipato a questa situazione debitoria – e aggiungo: è naturale che sia così, il debito non è del sindaco ma della città – e io li voglio ringraziare perché si sono fatti carico loro malgrado di questo. E' ovvio però che avere i conti in ordine ci consente di guardare al futuro con maggiore serenità e pensare eventualmente ad un alleggerimento della pressione fiscale in ottica 2015. Faccio anche un esempio: sulla famosa Tassa sull'ombra - che tanto ha fatto rumore - noi abbiamo già deliberato una serie di riduzioni ed esenzioni per agevolare le piccole insegne. Però ripeto fino allo sfinimento: il dissesto avrebbe quello sì significato aliquote al massimo e invece noi non siamo in questa situazione.. (continua sul nostro sito – www.ilcorrieredellacitta.com) Avete da poco approvato il bilancio. A tal proposito vanno i nostri complimenti per l'abbattimento del disavanzo, calato di oltre 3mil di euro, e per il recente riconoscimento dei debiti fuori bilancio che vi ha creato non pochi problemi. Tuttavia le vorrei fare alcune osservazioni: non crede sia troppo facile dire “se non fosse stato per le vecchie amministrazioni avremmo potuto fare questo o quest'altro” quando tale repertorio appartiene proprio a quella vecchia politica che voi dichiarate di voler combattere? Se avessi avuto 17 milioni di euro in più avrei potuto fare molte altre cose. Io mi rendo conto che a livello giornalistico può risultare interessante questa contrapposizione ma poi noi dobbiamo dare risposta ai cittadini oltre che ai giornalisti. Perché poi ci chiedono: come mai le strade sono piene di buche? Perché il teatro non viene completato? Perché ci sono dei quartieri senza acqua e fogne? Io devo poter dire loro che quest'anno ho dovuto togliere 17 milioni di euro perché dovevo coprire i debiti fuori bilancio che non abbiamo fatto noi. E' giusto dunque individuare di chi sono le responsabilità. Però diciamo anche quello che abbiamo fatto: 2,5 milioni sull'ambiente, 2,4 per il sociale, 1,3 per la sicurezza...


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Novembre 2014 Noi abbiamo fatto un miracolo, utilizziamo i termini giusti. Non ci sarebbe riuscito nessun altro.. se non falsificando i bilanci. Vorrei soffermarmi sulla questione delle entrate giudicate da tutta l'opposizione come “gonfiate” e ingenuamente ottimistiche. Come replica a questo? Intanto noi siamo stati molto prudenti. A differenza del passato non abbiamo fatto alcuna “sparata” anzi, siamo stati, lo ripeto, più che prudenti. Abbiamo adottato un criterio che salvaguardasse la tenuta del bilancio anche in caso di mancati introiti. Veniamo alla relazione del revisore. Qualche conto in effetti desta delle perplessità (vedi foto). Innanzitutto il bilancio previsionale si chiama così perché appunto è solo una previsione. Previsioni di incasso sono..previsioni di incasso! E' ovvio che nel determinarle ognuno può adottare o una visione troppo pessimistica o una troppo ottimistica; ripeto pertanto il concetto:

POLITICA noi abbiamo adottato un modello prudente. E' ovvio che poi soltanto la realtà ci dirà come saranno andate le cose. Il consuntivo ci darà il verdetto.. Qui a Pomezia l'opposizione sostiene che ogni proposta viene bocciata se non proviene dal Movimento. Cosa si sente di dire in merito? Questo è falso e lo smentiamo con i fatti e con i dati alla mano. Di recente è stato approvato in Consiglio un ordine del giorno all'unanimità per quel che riguarda l'opposizione alla costruzione della centrale a Bio Gas a Santa Palomba con l'accoglimento delle proposte fatte dalla minoranza; stessa cosa è stata fatta per un altro ordine del giorno che riguardava la modifica contrattuale con il concessionario di accertamento dei tributi. Da parte nostra c'è stata grande apertura, molto di più di quella che vi era in passato quando noi eravamo all'opposizione; certo se si aspettano che ogni loro proposta passi allora siamo in presenza di una visione troppo ottimistica della politica. Noi va-

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lutiamo tutto però è ragionevole pensare che nella logica dell'alternanza politica sia doveroso che la maggioranza porti avanti le proprie idee. Come vede la sua amministrazione alla fine del mandato e quali sono le priorità per il prossimo anno? Noi abbiamo sempre un grande faro che è il nostro programma elettorale. L'obiettivo è pertanto quello di completarlo prima della fine del nostro mandato. Per il 2015 importante sarà dare il via al Bilancio partecipato, ossia chiedere ai cittadini di partecipare alla stesura del bilancio – non come le esperienze naufragate in passato-, il che rappresenta sicuramente un obiettivo ambizioso. Poi il 2015 sarà l'anno della raccolta differenziata in tutta la città. Penseremo inoltre concretamente ad un alleggerimento della pressione fiscale oltre che ad un aiuto maggiore a chi si trova nel bisogno, temi sui quali stiamo già lavorando. Luca Mugnaioli

Il parere in pillole del Sindaco su... La vicenda Ciarlini (Pomezia Servizi): “E' solo indagato, in caso di condanna sarà scontato un suo allontanamento.” Sulle accuse di Schiumarini: “Sta assumendo un atteggiamento infantile, non aggiungo altro.” Sul Turnover degli impiegati: “Normale operazione di riorganizzazione amministrativa. Chi mi critica non ha mai avuto a che fare con del personale” Sul Consorzio Universitario: “Necessario liquidarlo visto i costi – senza benefici – per la

città. Costava all'Ente più di 4 milioni di euro all'anno e serviva soltanto per mantenere un'Università Privata la cui retta veniva pagata al 70% dal Comune. Era diventato un “carrozzone” che probabilmente serviva ad accontentare qualche amico”. Sui lavoratori a tempo determinato del Comune: “E' nostro interesse primario mantenere i dipendenti ma vogliamo farlo nel rispetto della legge” Sul Movimento 5 Stelle: “Lo stato di salute del

movimento lo certifica il numero di presenze al Circo Massimo. Stiamo facendo un grande lavoro sia a livello nazionale che locale. Giocheremo un ruolo fondamentale nella politica italiana.” Sulle espulsioni operate dal Movimento: “M5S ha grande coerenza. Le espulsioni fanno sempre male, sono dolorose, ma a volte sono necessarie””


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POLITICA

Il Corriere della Città Novembre 2014

Mambelli: “La maggioranza? Troppe chiacchiere e pochi fatti” Dalle tasse ai servizi, per il consigliere PSI sono molti i motivi di malcontento da parte dei cittadini

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oberto Mambelli fa il punto della situazione politico-amministrativa di Pomezia, partendo dal bilancio di previsione recentemente approvato. “Parlare di bilancio di previsione 2014 a fine settembre è una presa in giro. Potevo capire i ritardi nel 2013, quando la nuova amministrazione si era insediata da poco, ma ora no: sicuramente i grillini daranno la colpa allo Stato centrale, ma nei fatti questo denota la poca capacità amministrativa ed efficienza finora da loro dimostrata. Per far funzionare il Comune, il bilancio di previsione dovrebbe essere approvato a dicembre per l'anno successivo o almeno non dopo la fine di febbraio dello stesso anno. Riguardo ai contenuti, che ci siano alcune voci in entrata “gonfiate” non lo diciamo noi ma addirittura lo hanno scritto i revisori dei conti”. Il sindaco Fucci, in un’intervista rilasciata al nostro giornale, sostiene che le aliquote delle tasse comunali non sono state portate al massimo, ma semplicemente aumentate, come prevede la normativa, quanto necessario per coprire i costi dei servizi. È d’accordo con queste affermazioni? “Le aliquote sono schizzate al massimo: tra queste la Tasi, al 2,5/1000 (il comune di Positano la ha addirittura abolita). E che dire della tassa sull'ombra? Il costo dei servizi come scusante a questi aumenti non è una giustificazione. Infatti una buona amministrazione per dare i servizi, che peraltro non vedo, non aumenta le tasse ma agisce sugli sprechi, sul recupero della evasione totale - nulla si è fatto nel merito - sul recupero degli affitti che il Comune sborsa a soggetti privati, sull’installazione di impianti fotovoltaici nei fabbricati pubblici. Lo sa quanto paghiamo di utenze Enel ogni anno? Circa € 1.200.000. Se avessimo adottato energie alternative rinnovabili avremmo potuto risparmiarne almeno la metà senza aumentare le tasse. Il sindaco si era impegnato a rivedere le fasce Isee in merito all’assistenza domiciliare, ma niente ha fatto anche per il sociale. Questa doveva essere un’amministrazione attenta,virtuosa e capace, ma sembra la replica di film già visti, con grande delusione di chi l’ha votata convinta di un rinnovamento vero”. Nella stessa intervista, il Primo Cittadino ha affermato che la maggioranza ascolta i pareri dell’opposizione, ma questo non significa che ogni vostra proposta debba essere sostenuta: concorda? “Non mi risulta che ciò avvenga. A me, su decine e decine di emendamenti, ne hanno accolti solo 2. Non hanno tenuto conto neanche di quelli sul bilancio, anche se concordanti con quanto espresso dai revisori dei conti”. Nei giorni scorsi il Tribunale di Velletri ha accordato il pagamento dei debiti del Consorzio per l’Università di Pomezia attraverso il concordato preventivo liquidatorio. A vicenda ormai

conclusa, qual è il suo giudizio, anche a fronte dell’inizio del nuovo anno accademico? “La maggioranza è stata brava e coraggiosa a smontare dal punto di vista amministrativo tale struttura. Molto meno per programmarne un suo degno futuro. Mi dicono che attualmente per gli studenti che la frequentano non vi è nessun servizio, nemmeno una fornitura di bottigliette di acqua. Si parla di trasferire gli alcuni uffici comunali; intanto hanno inserito il corpo forestale senza coinvolgere il consiglio comunale, mentre prima si parlava di creare un centro cottura per i vincitori dell'appalto della mensa: non hanno ancora le idee chiare di come questo bene pubblico, che stiamo pagando profumatamente, debba essere utilizzato al meglio per la nostra collettività”. Cosa pensa del turnover del personale comunale? “È stata sicuramente una scelta legittima; non capisco però il seguito. Infatti questo doveva significare una maggiore efficienza degli uffici, cosa che purtroppo non si è verificata; al riguardo ho protocollato un question time proprio per mettere in luce tutto ciò. Ad esempio, ci si lamenta che non ci sono geometri e poi questi vengono trasferiti in settori dove i geometri non servono. Strano, però, che non vi sia nessun spostamento dei dirigenti: sono rimasti tutti al loro posto ad eccezione di uno solo”. Il 30 ottobre 6 agenti della polizia locale con contratto a tempo determinato hanno vinto la causa per ottenere il tempo indeterminato. Qual è il suo parere? “Mi chiedo per quale motivo, pur conoscendo il problema da ancor prima dell'insediamento di questa amministrazione – il sindaco Fucci era consigliere quando sono maturati quei con-

corsi - nulla si è fatto fino ad ora, facendosi scavalcare dai tribunali su scelte politiche. È una strategia per non assumersi responsabilità o cos'altro? Da troppo tempo in Italia la magistratura arriva prima della politica, anche quella politica che vorrebbe rappresentare il nuovo, il diverso, come quella di Pomezia”. Sul sito del Movimento 5 Stelle è apparsa la notizia che la strada di collegamento tra Pomezia e S. Palomba si farà. Come opposizione siete stati informati? “Questa e' una vicenda tutta da raccontare. Il 4 giugno io e la consigliera Russo abbiamo presentato una proposta di delibera per approvare in consiglio comunale tale strada a fronte di un finanziamento di circa 19 milioni e mezzo di euro che, senza un seguito entro il 31 luglio, sarebbe stato perso. Per progetti e sondaggi fino a quel giorno erano stati anticipati dallo stesso fondo circa 2 milioni di euro, che vanno restituiti se la strada non si farà rispettando le condizioni poste inizialmente per il finanziamento stesso. Ad oggi l'amministrazione non ha mai convocato nemmeno la commissione consiliare necessaria. Mi hanno riferito che nell’unica commissione svolta la maggioranza ha detto di promuovere un tracciato alternativo a quello che non si vuole approvare, apparso sul loro giornale, ma di concreto ad oggi esistono solo chiacchiere. Allora mi chiedo: è stato prorogato ufficialmente ad oggi tale finanziamento? Si recuperano i due milioni spesi finora o vanno rimborsati con i soldi del nostro bilancio? Perché non si porta l’argomento in consiglio comunale? Attendo risposte ufficiali, tutto il resto sono e rimangono chiacchiere”. Alessia Ambra Achille



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SALUTE

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ASL RM-H e la Spending review

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a traduzione dall’inglese della dicitura 'Spending Review' significa “revisione della spesa” e nella finanza italiana è stata introdotta dall’ex Ministro dell’Economia Padoa Schioppa, facente parte dell’esecutivo nel Governo Prodi. In pratica si tratta dell’analisi dei capitoli di spesa nell’ambito dei programmi delle attività da attuare da parte dei singoli dicasteri al fine di individuare le voci passibili di taglio, per evitare inefficienze e sprechi di denaro. Il focus di questa azione di bilancio è quello di pervenire a un più efficiente controllo nell’utilità effettiva della spesa pubblica. Il Comune di Ardea e l'Azienda ASL Roma H organizzarono il 10 febbraio 2010, l'inaugurazione del consultorio di Ardea. L'appuntamento fu presso la struttura di via dei Tassi, 18 in località Tor San Lorenzo. "Andiamo a consegnare ai cittadini un servizio di fondamentale

importanza frutto di un grande lavoro svolto in sinergia con la ASL - dichiarò il Sindaco Carlo Eufemi - si tratta di un altro obiettivo raggiunto e per questo ringrazio sentitamente, anche a nome di tutta la cittadinanza, il Direttore Generale Alessandro Cipolla". "Il consultorio riveste un ruolo fondamentale nell'assistenza medico-sociale - dichiarò il Direttore Generale della ASL Roma H Alessandro Cipolla - mettiamo a disposizione della collettività un servizio essenziale fortemente sentito sul territorio. E' stato portato avanti insieme al Comune di

Ardea e in particolare al Sindaco Eufemi un grande lavoro di sinergia e di collaborazione che ha permesso di arrivare al raggiungimento di questo importante risultato". Quell'impianto, completato poche settimane fa e ora a disposizione della ASL che tuttavia, con le parole dell'attuale sindaco Luca Di Fiori, non è pronta a recepirne l'utilizzo perché è in fase di ricollocazione dei servizi di zona. Una ricollocazione iniziata ai tempi in cui fu costruito a Pomezia un altro grande insediamento. Oggi Il distretto di Pomezia-Ardea della ASL RMH, dove operano i servizi ambulatoriali e i territoriali, risiede nei locali a Via dei Castelli Romani che sono di proprietà privata e si paga per questo un canone di locazione proporzionale alle superfici occupate che potremmo valutare intorno a 700.000 l'anno – la cifra esatta non è mai stata resa nota dagli uffici. I servizi sono dislocati in un prefabbricato in cemento quasi sicuramente non più norma per vetustà rispetto alle nuove regole sul risparmio energetico. E questo comporta spese di riscaldamento assai rilevanti data la scarsa coibentazione; la situazione da un punto di vista di dispendio energetico non migliora certo in estate quando, per gli stessi motivi, l’impianto di condizionamento deve lavorare al massimo della sua potenza, vista la notevole superficie esposta ai raggi solari e lo scarso isolamento di pareti, soffitti e le ampie finestrature prive di ripari.

E tutto questo è paradossale se si considera che la regione Lazio ha stanziato fondi per la costruzione di ambulatori di proprietà pubblica dove non si deve spendere per l’affitto e sicuramente si risparmierebbe sulle spese energetiche. Sono state realizzate due strutture in Via del Mare, la prima qualche anno più addietro, è dedicata ai Laboratori analisi ed altro come gli studi radiologici; dotata di confortevoli sale d’aspetto, parcheggio etc. l’altra, attualmente apparentemente finita e pronta per l'utilizzo, non è impiegata forse per mancanza di strutture interne, o attrezzature da trasferire dai siti attuali. Questa situazione si protrae già da qualche anno. Ci domandiamo se gli amministratori siano coscienti di quanto detto. Oggi si risparmia sul personale da impiegare nelle attività sanitarie, con conseguente riduzione dei servizi mentre qui, nell'area ASL di RM-H4, si può dimostrare, il risparmio potrebbe dirigersi verso il recupero dei beni in possesso o in disponibilità agevolata. Intanto palazzine costruite con soldi pubblici aspettano di marcire o essere depredate dai soliti ignoti. Mario Savarese



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POLITICA

Il Corriere della Città Novembre 2014

L’amministrazione Di F Approvato il bilancio di previsione con soli 8 voti a favore

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uando qualche giorno fa registrammo le dimissioni del vicesindaco Cremonini, fu subito chiaro ai più attenti alla politica di Ardea che erano stati superati gli impedimenti politici che fino a quel momento avevano prodotto uno stallo di operatività di tutta la macchina comunale. La nomina del nuovo vicesindaco Raffaella Neocliti, con delega ai servizi sociali, avvenuta a poche ore dalla seduta del Consiglio comunale non è stata che una conferma: l'accordo politico era stato trovato; il bilancio sarebbe passato. La seduta inizia quasi in orario; forse per l'ora tarda nessuno dei consiglieri ha pensato di far rinviare l'apertura dei lavori facendo mancare il numero legale. È Policarpo Volante il primo a chiedere la parola; il suo gruppo, l'UDA, è schierato con la maggioranza, ma a sentire le sue parole non si direbbe. Volante attacca con veemenza Sindaco e dirigenza, per non aver fatto nulla per chiarire nei giusti tempi la natura e l'esatto ammontare dei debiti fuori bilancio. Ufficialmente questi ammontano a quasi 8 milioni di Euro ma, a detta di Volante, ed altri dopo di lui lo confermeranno, si conosce con certezza l'esistenza di fatture per lavori eseguiti e mai pagati di cui non c'è traccia nell'elenco presentato dagli uf-

fici. Volante conclude il suo intervento facendo chiaramente intendere che non ha intenzione di votare un bilancio al buio, ovvero senza conoscere con esattezza la pesante situazione debitoria dell'ente. Da i banchi dell'opposizione sono dapprima Ludovici, il capogruppo PD, e poi Abate ad attaccare tutta insieme la maggioranza, il Sindaco e la dirigenza per il disastro economico in cui il paese versa e che ha costretto, quest'anno più che mai, a pesantissimi tagli ai servizi per i cittadini. Il pubblico presente in aula non è mai stato così numeroso da quando la nuova sala consiliare, dedicata a Sandro Pertini è stata inaugurata; ci sono persone sedute perfino sulla gradinata e moltissime altre in piedi. Già questa inconsueta e massiccia presenza di pubblico avrebbe dovuto far capire al Sindaco Di Fiori che il consenso che gli ha concesso, poco più di 30 mesi or sono di conquistare la poltrona del primo cittadino, oramai è stato letteralmente distrutto. Tasse al massimo delle aliquote consentite dalla legge, nessuna opera pubblica iniziata o anche portata a termine tra quelle ereditate in corso di realizzazione... nel sentire comune questo sindaco è più avvezzo a demolire che a costruire. Semmai lo si volesse ricordare in futuro, di lui non resterebbero che le macerie delle palazzine abbattute nel complesso delle Salzare. Ad ogni intervento contrario all'amministrazione, il pubblico applaude e compaiono mestamente cartelli sorretti a due mani che invocano le dimissioni del sindaco: “liberate Ardea” c'è scritto, quasi a sottolineare che questa città è prigioniera e succube di un'amministrazione che al di là della vessazione con nuove e pesantissime tasse altro non ha fatto per i cittadini. È l'intervento di Cristina Capraro, ancora, dall'opposizione, a chiarire più in modo più tecnico la contrarietà a questo bilancio e lo fa aggiungendo alle richieste del consigliere Volante una lunga serie di domande alla dirigenza dell'ente ed al Sindaco stesso che, nonostante le recenti nomine, riserva ancora per se le deleghe alla finanza ed al bilancio. Capraro, tornata in forma dopo una lunga assenza costretta da gravi motivi personali, evidenzia tra i molti ri-

lievi una gravissima omissione che prefigura, a suo dire, perfino il reato di falso in bilancio. Ricorda la Capraro come, a seguito dei pesanti rilievi della Corte dei Conti, il comune si fosse impegnato a risanare in tre anni il pesante disavanzo di gestione emerso dal bilancio 2012. Il Comune si era impegnato al risanamento, accantonando per tre anni una somma di circa 630 mila Euro; dopo averlo fatto puntualmente nel 2013, questo accantonamento scompare nell'attuale bilancio di previsione. Capraro richiama personalmente i consiglieri di maggioranza perché il loro voto favorevole all'approvazione di un bilancio così fatto, li renderebbe complici e responsabili in solido dei danni provocati all'ente. La Capraro chiude il suo intervento rivolgendosi al presidente con parole che inequivocabilmente denunciano un tentativo di corruzione perpetrato nei suoi confronti: “si ricordi, Signor Presidente, che il mio voto non è in vendita”. È l'intervento del consigliere Luca Fanco, passato ormai se non ufficialmente ma concretamente nei fatti, all'opposizione a scatenare la reazione del pubblico. Una vera e propria bagarre con urla e fischi; dopo la vana minaccia del Presidente di far sgombrare l'aula invocando l'intervento dei 4 spaventati carabinieri presenti, a Giordani non resta che sospendere la seduta.


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POLITICA

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iori si salva in extremis

Quando i lavori riprenderanno, più tardi, il pubblico si è apparentemente calmato, ma rumoreggia di nuovo quando è Mauro Giordani a parlare e a ricordare lo scempio di un'amministrazione alle corde. Nuovamente prende la parola Policarpo Volante che torna sul problema dei debiti fuori bilancio e lo fa richiamando le cifre assurde oltre il milione di Euro che la cattiva amministrazione ha prodotto come debito per ricoverare cani randagi e custodire auto sequestrate a proprietari che mai sono venuti a riscattare. Soldi che sarebbero stati sufficienti a garantire prezzi adeguati e qualità di servizi, per esempio, alla mensa scolastica dei bambini. Si accalora Volante sbattendo i suoi appunti sul banco e, mentre raccoglie frettolosamente le sue cose, annuncia che non parteciperà al voto e lascia l'aula. È il sindaco a questo punto, che coglie l'opportunità del numeroso pubblico per continuare una sua mai interrotta campagna elettorale. Non da risposte ai tanti quesiti posti e si limita a leggere una relazione fin troppo simile a quella dell'anno precedente; simile al punto da far sorgere il sospetto che neppure ci si sia presi la briga di scriverne una nuova. Parla il sindaco di progetti che sta portando avanti tanto attesi dai cittadini, ma non spiega per quale motivo, di tutte quelle opere non ci sia traccia sul bilancio presentato. Mancano pochi minuti alla mez-

zanotte quando il Presidente Giordani, quasi bruscamente, interrompe il sindaco togliendogli la parola; evidentemente la sua preoccupazione è ottenere l'approvazione del bilancio entro la data ultima concessa dal prefetto e cosi, senza dar modo, come sarebbe stato logico fare, al dirigente alle finanze Mazzone, più volte chiamato in causa, di rispondere punto punto alle domande, ai rilievi, alle richieste di chiarimento, mette ai voti la delibera. È di nuovo bagarre: “Buffoni, buffoni ...” gridano dal pubblico mentre i consiglieri di minoranza assalgono la presidenza e battono rumorosamente tutto ciò che capita tra le loro mani sui banchi. Giordani invoca imperterrito la votazione che diventa una farsa nei concitati conteggi più e più volte ripetuti mentre in sala ormai non si fa che urlare “andatevene a casa, incapaci, liberate Ardea”. Con il dubbio risultato in fretta e furia proclamato di 8 voti a favore, 7 contrari, un astenuto ed un assente, Giordani proclama l'approvazione dell'atto e chiude la seduta. Ad assise chiusa, sono in molti tra il pubblico ad assediare i consiglieri. Vorrebbero chiarimenti perché la gente non ha capito, non concepisce questo atteggiamento che ha del fraudolento nell'approvazione di questo bilancio. “Era un atto dovuto” commenterà più d'uno della maggioranza, “non potevamo non

votarlo, saremmo stati commissariati”, e poi rassicurano “ma non è finita qui, un chiarimento ci deve essere, e saremo pronti ad appoggiare una mozione di sfiducia al Sindaco”. Non sono queste dichiarazioni rilasciate ufficialmente e lasciano un po' il tempo che trovano. Di certo è chiaro, tuttavia, che c'è ancora una grave spaccatura all'interno della maggioranza. Uno di loro, tra i più anziani e di peso in quanto ad incarichi, arriva a promettere che il Sindaco “non mangerà, quest'anno, il panettone”. Mario Savarese


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CRONACA

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Fermata scuolabus sulla Pontina: genitori infuriati con l’Amministrazione “Non si può pensare di risparmiare sulla pelle dei nostri figli: quel punto di raccolta è pericolosissimo”

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ervizio scuolabus, genitori sul piede di guerra per quanto riguarda la fermata di via Pontina, all’altezza di via Poma. Motivo della protesta la mancata – secondo il parere dei genitori – sicurezza per i bambini. Ed effettivamente un sopralluogo sul posto conferma che il punto dove lo scuolabus si ferma per far salire e scendere i bambini non è certo comodo e sicuro soprattutto in relazione all’età degli utenti del servizio, che va dai 13 ai 14 anni. “La fermata si trova proprio all’incrocio tra via Pontina e via Poma, un punto molto trafficato da camion, tir e automobili che percorrono questo tratto a velocità sostenuta – spiegano i genitori dei 17 bambini che attualmente usufruiscono del servizio di scuolabus – ed è situata in un punto dove non c’è lo spazio sufficiente per far scendere i bambini in sicurezza, a causa di un muretto che costeggia la strada, dove non c’è marciapiede”. Il problema è nato quest’anno, in quanto fino allo scorso giugno il servizio prevedeva la raccolta dei bambini presso le abitazioni. Il taglio effettuato dall’amministrazione comunale per consentire un risparmio dei costi del servizio ha fatto creare dei “puti di raccolta”, tra cui appunto quello di via Pontina. “Noi non contestiamo il fatto che i bambini non vengano più presi davanti casa, perché capiamo la necessità di risparmiare, anche se questo risparmio è solo per le casse comunali e non per noi genitori, visto paghiamo quanto e più di prima ed abbiamo anche il disagio di dover portare i nostri figli nei punti di raccolta, ma protestiamo solo ed unicamente per l’assoluta mancanza di sicurezza di questa fermata. Non vorremmo che, per intervenire, si aspettasse la tragedia, come troppo spesso succede in Italia”. Quindi cosa chiedete, esattamente? “Che la fermata venga spostata in un punto più sicuro, come potrebbe essere a soli 200 metri da qui, in via Carlo Pisacane, dove c’è una vera e propria fermata dei bus, così come è stato fatto in via Vaccareccia: anche in quel caso il pullmino prima fermava su via Pontina, ma il problema è stato risolto in appena una settimana allungando di poche centinaia di metri il percorso del bus”. Avete provato ad inoltrare questa richiesta all’Amministrazione comunale? “Certamente. Abbiamo richiesto un incontro con il sindaco, ma non abbiamo avuto risposta. Abbiamo allora provato a richiedere un colloquio con l’assessore competente, ma anche stavolta non c’è stato riscontro. Abbiamo inviato una mail contenente la nostra richiesta, corredandola di una raccolta firme e di foto molto esplicative, nelle quali si capisce benissimo la pericolosità di questa fermata, ma neanche stavolta siamo stati considerati. Abbiamo quindi deciso di partecipare ad una riunione che si svolgeva a S. Procula, alla

quale sapevamo che avrebbe preso parte l’assessore Lorenzo Sbizzera, e lì siamo riusciti ad esporgli il nostro problema. L’assessore ha ammesso di non conoscere quale fosse la fermata, ha promesso che si sarebbe avrebbe fatto un sopralluogo, si sarebbe informato con la ditta che gestisce il servizio – che da quanto ci ha riferito è quella che ha scelto i punti di raccolta - e, vista la pericolosità, sarebbero stati presi dei provvedimenti. Ma, a distanza di 10 giorni, non sappiamo ancora nulla. Siamo anche andati, in maniera molto informale, dal responsabile che gestisce il servizio di scuolabus, che invece ha affermato che i punti di raccolta sono stati scelti dal Comune. Noi non sappiamo chi ha ragione in questo scaricabarile, ma sappiamo che la scelta è stata sicuramente infelice”. “Quest’anno – aggiungono altri genitori – alcune famiglie hanno deciso di non usufruire del servizio innanzi tutto per la pericolosità della fermata, poi perché questa è molto distante dalle loro abitazioni. A questo punto, essendo comunque costretti ad adattarsi agli orari del pulmino e prendere la macchina per raggiungere la fermata, proseguono direttamente fino alla scuola, evitando pericoli ai loro figli”. “Io – commenta una mamma – la mattina riesco ad accompagnare mio figlio a scuola, ma il pomeriggio sono costretta, per colpa del mio lavoro, a ricorrere allo scuolabus, pregando ogni giorno che torni a casa sano e salvo. Non ho nessuno che possa andare a prenderlo neanche alla fermata: lui ha 13 anni, è abbastanza grande per tornare da solo, ma chi mi assicura che non ci saranno mai problemi legati alla pericolosità di questa fermata? Di certo sarei stata molto più tranquilla se il bus si fosse fermato solo poche centinaia di metri più all’interno, dove non ci sono mezzi che corrono, sorpassano o escono all’improvviso all’incrocio”. “La scorsa settimana – denuncia una’altra mamma – un bambino di 6 anni è stato fatto scendere al rientro da scuola senza accertarsi che a terra ci fosse uno dei genitori ad aspettarlo: e se gli fosse successo qualcosa?”. Gli orari dello scuolabus coincidono con quelli di maggior traffico? “Purtroppo sì, soprattutto all’uscita: se qualcuno dell’Amministrazione venisse a quell’ora si renderebbe conto della fondatezza del nostro

reclamo. Senza contare che quando piove la situazione peggiora, visto che non esiste, oltre al marciapiede, né una pensilina né un punto dove ripararsi. E questo è un disagio che sentiamo molto forte la mattina, visto che i pullmini non sono mai in orario e, per essere sicuri di non perderli, siamo costretti ad arrivare qui non largo anticipo e magari aspettare anche per 45 minuti. E come si fa a tenere fermi i bambini per tutto questo tempo? Il rischio che inizino a giocare tra loro c’è sempre”. Il pericolo aumenta quando nello stesso punto si ferma il pullman del Cotral. “Lo scuolabus, in quel caso, non si fa scrupolo a fermarsi proprio in mezzo all’incrocio, facendo scendere lì i bambini. Noi insistiamo nel chiedere lo spostamento della fermata in via Carlo Pisacane”. Ma lo spostamento pare non sia possibile perché il bus utilizzato quest’anno è più grande di quello dello scorso anno e questo renderebbe difficoltose le manovre su via Pisacane. “Veramente finora è stato utilizzato un pullmino delle stesse identiche dimensioni di quello dello scorso anno, e poi da lì ci passano anche i camion”, hanno affermato le mamme, che aggiungono: “e vorremmo capire quale possa essere il risparmio nel tagliare i chilometri togliendo le fermate e poi facendo passare lo scuolabus 3 volte invece di due: non si fanno ancora più chilometri, in questo modo?”. I genitori spiegano che lo scorso anno i bambini di elementari e medie erano accorpati, mentre stavolta sono divisi in due giri diversi, così come un’altra corsa è riservata ai piccoli della materna. “E questo crea, oltre che ad un aggravio di costi, visto che il chilometraggio aumenta, con questi pullmini che fanno avanti e indietro, un ulteriore disagio a quei genitori che hanno due figli di età diversa e che devono stare ore alla fermata per consentire ad entrambi di usufruire del servizio”. “Nel “pezzettino” di strada dove i bambini devono salire e scendere non c’è fisicamente il posto per far stare gli alunni ed i loro genitori, che sono costretti ad allontanarsi. E se succede qualcosa ai bambini, di chi è la responsabilità? Del Comune, di Onorati o di noi genitori che ormai da quando è partito il servizio stiamo lanciando questo grido d’allarme rivolgendoci a tutti gli attori coinvolti? Noi lo ripetiamo: non chiediamo di tornare al “porta a porta”, ma pretendiamo che il punto di raccolta dove i nostri figli devono prendere lo scuolabus debba essere sicura, non come questa dove ogni giorni si rischia la tragedia. E vorremmo una risposta in tempi brevi: non capiamo il motivo di questo temporeggiare. Il problema ha una soluzione facile ed economica, perché non viene adottata? Noi non possiamo più tollerare che si giochi sulla pelle dei nostri figli” Matteo Acitelli


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Novembre 2014

CRONACA

La risposta dell’assessore Sbizzera

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ella problematica abbiamo parlato con Lorenzo Sbizzera, già al corrente della pericolosità della fermata, visto che i genitori hanno mostrato all’assessore le foto che pubblichiamo in queste pagine. Chi ha scelto questo particolare punto come fermata? “L'organizzazione delle linee e dei punti di raccolta è gestita dalla ditta appaltatrice, fermo restando il fatto che il servizio deve essere aderente al regolamento comunale sul trasporto scolastico”. E' possibile spostarla come richiesto dalle famiglie? “I genitori vorrebbero che lo scuolabus entrasse in via Carlo Poma, come negli anni passati. La differenza è nel fatto che, rispetto al passato, il mezzo utilizzato è molto più grande, per cui non è possibile entrare in via Carlo Poma e fare agevolmente manovra, quindi la loro particolare richiesta non può essere accolta”. Ai genitori è stato detto che si potrebbe procedere con la messa in sicurezza dell'attuale fermata, ma semplicemente mettendo le strisce

delimitatorie all'area di sosta del bus, cosa che ovviamente non va a tutelare la sicurezza di bambini dai 3 ai 14 anni. “Non si tratta solo di strisce delimitatorie. La cosa più importante è che i punti di raccolta siano tali da consentire la salita e la discesa dei bambini in condizioni di totale sicurezza. L'attuale fermata è nei pressi di un parcheggio privato, leggermente rialzato rispetto al livello della strada. L'ufficio tecnico sta studiando la possibilità di creare un passaggio, con due o tre scalini, che possa consentire di passare direttamente dal parcheggio al punto in cui ferma l'autobus, mettendo così in sicurezza il punto di raccolta. Si tratta di un'operazione che però presenta alcune difficoltà: il parcheggio è proprietà privata, mentre la strada è di competenza provinciale. Stiamo lavorando per vedere se sarà possibile intervenire in tal senso. Mi preme comunque sottolineare il fatto che i bambini che usufruiscono dello scuolabus devono essere accompagnati da un genitore o comunque da un accompagnatore, sia all'andata che al ritorno”. Alfredo Corrao

11 Ed intanto al Querceto…

Sempre a proposito di fermate dello scuolabus, ecco cosa dicono i genitori di viale Odisseo, nella zona del Querceto/Colli di Enea. “Cosa vi sembra quello illustrato nelle foto? Il posto dove buttare l'immondizia? Sbagliato, è il posto dove fanno scendere i nostri bambini....noi genitori, mentre aspettiamo, aiutiamo gli zingari (si possono vedere nelle foto) a raccogliere stracci! Dove è finito il rispetto della dignità umana? Tutto questo per non scendere con il pullmino di 200 metri più sotto, in una piazza pulita, invece che a ridosso dei cassonetti dell’immondizia! Aiutateci a capire il motivo di questa scelta, perché noi sinceramente non la capiamo!”. Giriamo la domanda all’amministrazione comunale, perché non crediamo che siano i 200 metri di differenza ad incidere sui costi del servizio…


12 SPECIALE FAMIGLIE

Il Corriere della Città Novembre 2014

Anche da Pomezia e Ardea padri e madri in piazza per difendere il diritto alla Bigenitorialità

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er Bigenitorialità si intende il principio per cui un bambino ha il diritto ad avere un rapporto stabile con entrambi i genitori, anche nel caso che siano separati o divorziati. E proprio per difendere questa prerogativa, a Roma e in altre 35 città italiane e francesi genitori, nonni, figli e associazioni si sono incontrati la mattina del 15 ottobre davanti alle sedi giudiziarie per manifestare con sit-in, flash mob e proteste spontanee per reclamare più diritti per i propri figli e una corretta applicazione della legge 54 sull'affido condiviso, tradita e disattesa inspiegabilmente da molti giudici e tribunali grazie anche alle nuove norme introdotte surrettiziamente dal governo Renzi col Decreto Filiazione e dalla mancanza di provvedimenti che tutelino le famiglia duramente colpite dalla crisi economica. Un male che si perpetua ormai da anni a danno dei minori e della società intera. L'inosservanza, infatti, del principio di bigenitorialità spinge gli operatori della Giustizia a relegare la famiglia all'interno di un modello ormai arcaico, sopratutto in relazione al ruolo della donna, costretta in tal modo ad essere sempre dedicata - anche forzatamente, per via giudiziale - ad occuparsi dei figli e della casa, e a non poter pensare a realizzarsi anche nel mondo del lavoro e delle professioni. Questo, infatti, richiederebbe una concreta collaborazione dei mariti (ed degli ex, nella separazione) che, invece, la disapplicazione dell'affido condiviso impedisce del tutto. Anche la mancata applicazione del mantenimento diretto, previsti dalla L. 54, segna una continuità sub-culturale che non aiuta la donna a crescere professionalmente e crea, di fatto, un welfare occulto a carico del genere maschile che, nel 98% dei casi, ne risulta gravato. L’attuazione di tale mantenimento, che prevede ad ogni genitore di provvedere alle spese del minore quando è con se, responsabilizza entrambi i genitori, elimina i conflitti ed assicura al minore di ricevere sempre ed in ogni caso il necessario. I genitori e tutte le associazioni chiedono così risposte e soluzioni ai continui passi indietro

che si fanno in tema di bigenitorialità e affidamento condiviso dei minori. Non ultimo il tanto sbandierato Decreto Filiazione, il decreto legislativo 28 dicembre 2013 n. 15, entrato in vigore il 7 gennaio 2014 e che persegue un principio sacrosanto: l’uguaglianza tra i figli nati dentro e fuori dal matrimonio. Peccato che per farlo ne violi uno altrettanto sacrosanto: l’uguaglianza tra i genitori dei figli. Il decreto filiazione non solo va oltre la legge delega ma modifica in peius la legge n. 54/2006 sull’affidamento condiviso, già tradita nei suoi principi fondamentali negli otto anni di applicazione durante i quali il principio del “condiviso” è stato sostituito dal “falso condiviso” restaurando il dominio incontrastato di un genitore (la madre) sull’altro (il padre), quest’ultimo relegato ad un ruolo marginale. Tale situazione non è più accettabile, si tratta di una vera e propria discriminazione sessuale che va abrogata immediatamente nell'interesse delle famiglie italiane e soprattutto dei minori in primis. La legge 54 del 2006 sull’affidamento condiviso tuttavia è, e rimane, una buona legge non ancora applicata dai tribunali italiani. Il rodaggio di questi otto anni di applicazione ha mostrato

alcune distorsioni in contrasto col dettato di legge. È comune in Italia che, quando una coppia si divide, i figli vengano di fatto affidati a uno solo dei genitori con marginalizzazione del ruolo dell’altro, di solito il padre. Ciò comporta gravi ripercussioni (sia dal punto di vista biomedico che sociale) sui minori e, a cascata, sull’intera società. Il presupposto per una giusta applicazione dell'affidamento condiviso e quindi del diritto alla bigenitorialità, può essere realizzato consentendo ai figli di avere oltre che due genitori anche una doppia casa. È sufficiente pensare che se il figlio è affidato a due genitori, quasi inevitabilmente avrà due case, due domicili, perché il luogo dei suoi interessi e affetti sarà duplice. La bigenitorialità presuppone due nuclei attorno ai quali si svolga la vita del minore, due luoghi ove si realizzi la sua personalità, in termini di istruzione, di socializzazione, di accrescimento psicologico, di svolgimento di attività ludiche o sportive, insomma due “genitori parimenti genitori”, “due case parimenti casa". I genitori e le organizzazioni presenti con questa iniziativa hanno chiesto l’adozione da parte dei servizi sociali della Carta dei Servizi, l’istituto di un Tribunale unico della famiglia costituito esclusivamente da giudici esperti in diritto di famiglia, l’istituzione dei patti prematrimoniali, l’introduzione della mediazione familiare gratuita, l’abolizione delle competenze civili dei tribunali per i minorenni e l’introduzione del reato di “stalking familiare”. Massimiliano Gobbi



La Storia

14 SPECIALE FAMIGLIE

Il Corriere della Città Novembre 2014

Una Mamma da record Mentre l’Italia invecchia e si fanno sempre meno figli, nel Comune di Ardea, e precisamente a Tor San lorenzo, risiede una super Mamma che ha deciso di infischiarsene della crisi e dare al mondo 15 figli ! 27 parti (16 parti gemellari, 7 parti trigemellari e 4 di 4 gemelli). Ad un passo invece il primato mondiale di 18 figli senza parto gemellare detenuto dalla rumena Livia Ionce.

L

’Italia è un paese di anziani, nascono sempre meno bambini. A dirlo è l’Istituto Nazionale di Statistica che, anno dopo anno, ci conferma questa triste realtà che vede la fertilità diminuire in senso assoluto in un paese che fatica, che si svuota, che si aggroviglia su se stesso. Nel 2013, abbiamo raggiunto addirittura il record negativo della natalità: 515 mila bimbi, 11 mila in meno del precedente record negativo in assoluto che era stato toccato nel 1995. La media di una famiglia italiana è di 1,29 figli partoriti (ad un’età media di 31 anni) contro i 2,37 delle famiglie straniere ! Questa statistica però non vale per mamma Laura Morichetti che, a soli 51 anni di età, nonostante la separazione dal marito, è felice ed orgogliosa di aver messo al mondo ben 15 figli partoriti dai 21 ai 41 anni di età: Gioele, Paolo, Simone, Tobia, Samuele, Rachele, Giuditta, Pietro, Marta, Miriam, Michele, Emanuele, Giuseppe e Francesca Romana (10 maschi e 5 femmine). Gioele, il figlio più grande di 29 anni si è trasferito in Sicilia per lavoro. Altri quattro figli hanno lasciato l’Italia per trasferirsi in Gran Bretagna e in Africa. La prima figlia Rachele, invece, nonostante l’esperienza familiare negativa, è riuscita a sposarsi. Da 4 anni mamma Laura è anche Nonna dello splendido Adam, figlio di Samuele. “La gioia che hanno saputo regalarmi i mie figli fino ad ora è immensa, sensazioni uniche ed indescrivibili. Nel mio piccolo non posso che ringraziarli tutti, uno ad uno. Sono felice di avergli trasmesso un messaggio positivo: Che l’amore è un qualcosa di bello e grandioso, come lo sposarsi, convivere e creare una famiglia, nonostante i tanti rischi che la vita ci riserva” dichiara la super mamma. Imbattibile e lontano resta il record mondiale della russa Valentina Vassilyeva: 69 bambini in

Quello di Mamma Laura è un vero e proprio record italiano battuto solo nel giugno del 2013 da una famiglia calabrese che ha messo al mondo ben 16 figli. Senza ombra di dubbio la sig.ra Morichetti detiene il record della mamma separata con più figli in Italia, record che potrebbe valere anche il primato mondiale ! “Sono felicissima della scelta, potessi tornare indietro rifarei tutto. La vita è meravigliosa, è bella, è una sfida costante e vale la pena regalarla come ho fatto io nella mia vita. Forse poche sono state le vittorie ma quando si vince e si raggiunge un obiettivo, piccolo o grande che sia, si viene sicuramente ricompensati di tutte le sofferenze e difficoltà che la vita ci riserva. Questi figli sono nati perchè io e mio marito eravamo in un cammino di fede che abbiamo condiviso insieme fino alla separazione. Con il 12esimo figlio ho avuto un intervento al cuore, nonostante la cardiopatia ho ritenuto doveroso non fermarmi a maggior ragione continuando questo percorso” aggiunge Laura Morichetti. La giornata per Laura non finisce mai, tante sono le faccende domestiche con tutti questi ragazzi a casa. “La mia giornata standard è fatta di quantità industriali di lavatrici, panni e panni da stendere e stirare. Tengo molto alla cura dei miei figli. A pranzo e cena uso dei grandi pentoloni in cucina. A casa esistono diverse regole per il quieto vivere. Per esempio è stata quella di eliminare alcuni frasi a tavolo come: Mamma non mi piace non mi va questo piatto ! Se non piace quello che cucino i miei figli tranquillamente possono saltare la cena. Saltando la cena imparano ad affrontare nella vita quello che non gli piacerà. Loro sono la mia vita, dai 21 anni ad oggi non ho avuto neanche pochi istanti per me stessa” dichiara la donna. E come in tutte le favole c’è anche un periodo brutto. “Sposata nel 1984, dopo la nascita dell’ultima figlia Francesca mio marito se ne è andato via di casa. Ho aspettato 6 anni che lui ritornasse in sè, perchè secondo me i figli sono un eredità troppo grande da lasciare. Due anni fa se ne è andato via lasciandomi da sola con tutti i miei figli. Sono stata obbligata così a chiedere la separazione per metterlo di fronte alla realtà che i figli vanno cresciuti e/o mantenuti adeguatamente se decidi di non essere presente nella loro vita. Mio marito aveva un lavoro molto ben retribuito, poteva far vivere tre famiglie in modo dignitoso, ma nonostante tutto mi lasciava solo 800 euro al mese per poi scappare

all’estero con il Tfr e tanti soldi non pensando più a nulla, lasciandomi con due anni di mutuo non pagato che ora non riesco a pagare. Sono andata così alla Caritas a fare la spesa, cucinando spesso piatti di gnocchi conditi con salsa al burro e rosmarino. Piatti che i miei figli adorano. La famiglia nel momento che il coniuge viene a mancare, pur essendo separato, se non versa gli assegni di mantenimento per i figli, la famiglia non vive più. Non chiedo per i miei figli il lusso, ne tanto meno le vacanze ma l’indispensabile per andare a scuola e avere un minimo di relazione sociale nella società, sport compreso. Grazie alla solidarietà di un’ associazione sportiva locale due dei miei figli praticano sport gratuitamente” aggiunge la signora. La forza e la costanza di chiedere aiuto all’umile Morichetti però non manca. “In questi ultimi 10 anni sono andata spesso al Comune di Ardea ma non ho ottenuto mai un vero e proprio aiuto. Ogni Sindaco che si è succeduto è stato sempre troppo impegnato nel ricevermi. Dopo tanti tentativi solo un mese fa sono riuscita a parlare con il dimissionario vice Sindaco Cremonini spiegando la mia situazione. Quest’anno, forse, dopo tanti anni dal Comune riceverò l’assegno per il terzo figlio e questo mi sembra un grande traguardo visto e considerato che fino ad ora non ho mai ottenuto nessun beneficio vedendomi scavalcata in ogni graduatoria comunale dalle tante famiglie di stranieri con reddito Isee basso o pari allo zero. Guardando la situazione generale della mia famiglia mi verrebbe da dire che la giustizia non è uguale per tutti. Va aiutato chi resta in in questo paese affrontando giorno dopo giorno le sfide che la vita ci riserva, non chi scappa ! Allo Stato, alle istituzioni non chiedo ricchezza, chiedo semplicemente di aiutarmi a poter vivere in modo dignitoso insieme con i miei figli !” conclude mamma Laura. Massimiliano Gobbi


Novembre 2014

SPECIALE FAMIGLIE 15

Madre scappa col figlio in Croazia. Il padre: "Non so se sia vivo o morto"

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ono due anni che papà Alessandro lotta per poter riabbracciare il proprio figlio. Malgrado le indagini, della madre e del piccolo Cesare ancora nessuna traccia. Quella di Alessandro Avenati è una vicenda internazionale drammatica: da due anni lotta per riabbracciare il figlio Cesare, rapito dalla madre fuggita in Croazia dopo la sentenza che concedeva al padre l'affidamento esclusivo. “Sono arrivati gli extraterestri? Cesarino è stato rapito da una navicella spaziale e portato su Marte?" ci scrive il povero papà. Malgrado sul capo della madre penda un mandato di cattura internazionale e sia ricercata in tutto il Mondo, nessuno sembra adoperarsi per trovare il piccolo. Una storia definita dallo stesso Alessandro come "sconvolgente", finita sulle scrivanie della Farnesina e dell'Onu da circa due anni, ma che non sembra avere una fine. "Mio figlio compie cinque anni e non so se sia vivo o morto": è questo lo sfogo apparso anche sul profilo Facebook di Alessandro Avenati. Una storia difficile, quella tra papà Alessandro e mamma Nina, una bellissima donna croata, scappata dal suo Paese d'origine per rifarsi una nuova vita. Malgrado la passione iniziale, dopo la maternità la donna aveva cambiato atteggiamento, dimostrandosi possessiva nei confronti del figlio e intenzionata a tornare nel suo Paese. Papà Alessandro aveva fatto di tutto pur di vedere il piccolo Cesare: si rese disponibile a passare 1500 euro al mese, pagare l’alloggio e cedere l’auto. Ad un passo dal firmare l'accordo, però, Nina fuggì in Croazia, portandosi dietro il figlio. Dopo due sentenze, una italiana ed una croata, che concedono l'affidamento esclusivo di Cesare ad Alessandro, nel 2012, la donna scompare insieme al bambino. Durante questi due anni sono tante le azioni intraprese da Alessandro, anche intrattenendo delle relazioni con la polizia croata, ma nulla che potesse riportare a casa il piccolo Cesare. "Mi viene il dubbio di pensare che chi di dovere non stia facendo il suo lavoro. Sono sconvolto! - scrive ancora Alessandro - Vorrei sapere dai carabinieri che hanno avuto l'incarico di indagare sul ritrovamento di mio figlio una risposta che non sia la solita: non abbiamo novità ! Non

può esistere che dopo anni di indagini Cesarino sia sparito nel nulla...”. Nonostante il dolore che lo attanaglia, Alessandro non smette di lottare per il sacrosanto diritto di riabbracciare il proprio figlio, trovandosi, paradossalmente, intrappolato nelle maglie di un sistema burocratico e normativo che troppo spesso adotta pesi e misure diverse, contribuendo al deflagrare di tragedie profondissime. Il suo è un appello rivolto a tutte le forze dell'ordine, nazionali ed internazionali affinché, in qualche modo, la questione venga risolta. Quello dei bambini sottratti è uno scandalo internazionale. I nostri connazionali detengono il primato europeo di persone cui è stato sottratto un figlio, portato in un paese lontano dall'altro genitore di diversa nazionalità. Lo dicono i dati dell'ufficio del mediatore europeo, che si occupa di trovare un accordo tra mamma e papà nei casi di sottrazione internazionale di minore: il 31,5% delle richieste di aiuto proviene proprio da italiani, 204 nuovi casi solo nel 2013. Nell'Unione europea sono 6 milioni le coppie di diversa nazionalità. Dopo gli italiani (31,5%), nel 2013 hanno chiesto aiuto al mediatore per sottrazione internazionale di minori gli spagnoli (15%), gli inglesi (7%), i tedeschi e i bulgari (entrambi 5%). A portar via i figli sono soprattutto le donne: il 60,5% delle richieste di aiuto arriva dai papà, poco più di una su 4 da una madre. Il restante 13% da parenti o associazioni. Nei casi di sottrazione internazionale di minori,

la competenza del Ministero degli Esteri è diretta: se lo Stato in cui si trova il minore non aderisce alla Convenzione dell'Aja, in quel caso individua le linee di azione più idonee per la soluzione; fornisce informazioni e assistenza al cittadino italiano; attiva le rappresentanze diplomati-consolari al fine di esperire azioni nel paese coinvolto. L'intervento sussidiario invece è competenza del dipartimento giustizia minorile del Ministero della Giustizia che può collaborare con il genitore italiano per attivare le procedure di restituzione del bambino e quella di diritto di visita. In passato l'ex ministro Franco Frattini si impegnò personalmente a risolvere i singoli casi di sottrazione internazionale riportando diversi minori in Italia. Frattini collaborò con alcune associazioni di settore per realizzare un progetto sulle sottrazioni internazionali di minori ma poi il tutto finì nel dimenticatoio quando cadde il governo. Dal 31 ottobre 2014 ricopre l'incarico di Ministro degli Esteri e della cooperazione internazionale Paolo Gentiloni dopo le dimissioni di Federica Mogherini, che ha lasciato il suo incarico per diventare Alta rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’Unione europea. Augurando un buon lavoro ad entrambi, nell'interesse di tutte le famiglie italiane e non solo, si spera che queste nuove importanti cariche di rappresentanza italiana cambino in meglio le cose e che riprendano tali interessanti progetti abbandonati ormai da troppi anni. Massimiliano Gobbi

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INCHIESTA

Il Corriere della Città Novembre 2014

Come si vive nel tuo quartier C

ome vivono e come vedono il proprio quartiere gli abitanti di Pomezia e Ardea? Abbiamo girato questa domanda direttamente ai cittadini, invitandoli a mandarci i loro commenti, i suggerimenti e le segnalazioni utili per rendere i quartieri e l’intero territorio più piacevoli e vivibili. Abbiamo anche chiesto di mettere di evidenza i punti di forza e le eventuali eccellenze, ma – purtroppo senza troppa sorpresa da parte nostra – tra le più di 100 risposte ricevute non c’è stato neanche un commento positivo. Questo non significa certamente che i vari quartieri di Pomezia e Ardea non abbiano aspetti positivi, ma sicuramente è indice di un malcontento che serpeggia tra gli abitanti, stanchi di dover pagare tasse sempre più alte a fronte di servizi (e disservizi) sempre più scadente rispetto a quanto dovrebbe essere lecito attendersi. Riportiamo, senza alcun commento, le segnalazioni dei lettori, suddividendole per quartieri, invitando i sindaci Fabio Fucci e Luca Di Fiori, oltre agli amministratori dei due Comuni, ai quali ne consegneremo copia, a prendere in considerazione come giusti suggerimenti le “lamentele” dei cittadini. Nel prossimo numero ci auguriamo di avere da parte dei politici locali delle risposte. E, ancor di più, ci auguriamo che alle risposte “a parole” possano seguire presto i fatti.

Martin Pescatore

Roberto Pulcinella: “I residenti di Martin Pescatore sono sicuramente figli di un Dio minore rispetto ai residenti di 1ª categoria di Pomezia. Evidentemente i soldi che noi paghiamo di tasse non hanno lo stesso valore di quelli versati dagli abitanti di Pomezia centro: non si spiegherebbe altrimenti perché da Martin Pescatore esista una sola via di uscita, per giunta pure con stop, mentre non è possibile aprire le uscite verso la strada che danno sulla via per lo Zoomarine, già costruite ma mai aperte. Non si capisce, inoltre, perché le strade sono “rattoppate sulle toppe”, e sono ormai ridotte a dei circuiti da motocross. Non si capisce perché, pur essendoci la raccolta differenziata, esistano ancora cassonetti su cui normalmente i residenti non lesinano rifiuti. Non si capisce perché, pur es-

sendoci dei divieti di sosta, nessun vigile faccia le multe a chi vi parcheggia: forse hanno paura delle reazioni? Non si capisce perché l' illuminazione pubblica venga fornita sempre a singhiozzo. Non si capisce perché la via del Mare debba essere sempre piena di pubblicità probabilmente non in regola, con cartelli che rimangono per anni senza che nessuno del Comune senta l'esigenza di rimuoverli. Ma tante altre cose non si capiscono, a Martin Pescatore…”. Claudio Iannilli: “Vi ringrazio dell'opportunità che offrite ai cittadini di poter esprimere il loro giudizio in merito al quartiere dove vivono: proverò a sintetizzare le difficoltà nella località di Martin Pescatore, viste dalla mia parte, rendendomi perfettamente conto che i suoi mali nascono dalla sua costruzione, che non ha seguito un criterio che guardasse al sociale (ma solo: regna la speculazione edilizia, come in gran parte del Comune di Pomezia) creando luoghi d'incontro e servizi per i cittadini. Ad oggi è assai difficile riparare quei danni prodotti da governanti senza un concetto sano della politica. Un quartiere che soffoca, costruzioni una appiccata all'altra, o meglio dire una dentro l'altra, un quartiere che si rileva sempre più dormitorio, non offre spazi per i bambini: basta pensare che i bambini nella via dove abito io sono costretti a giocare in una strada trafficata, con il rischio di essere investiti ad ogni passaggio di una macchina. Chiedo quindi spazi per i bambini, dove sia loro che i gli adulti possano socializzare, in un concetto di società diversa. Andrebbero potenziati i servizi pubblici e privati, del tutto inesistenti. Gli accessi al quartiere sono a rischio d'incidente in ogni momento della giornata e alcune strade, in orari particolari, diventano delle vere e proprie “lotterie” per passare. Andrebbero inoltre create aree di parcheggio. Occorre sviluppare una partecipazione attiva dei residenti sulle decisioni che l'amministrazione assume riguardo la vita del quartiere stesso. Esistono delle are abbandonate, o fallite (come nella struttura dell’azienda che produceva cornetti) che si potrebbero utilizzare per servizi pubblici (sanitari, tipo consultori o mediatori culturali), insomma luoghi dove il cittadino possa trovare un punto di riferimento. Ci sono ancora - se pur poche - aree verdi che si potrebbero trasformare in spazi per la socializzazione dei residenti. Altro punto dolente è il trasporto pubblico, inesistente dentro il quartiere: chi abita nella parte estrema, lato ovest o nord ovest, per prendere un mezzo pubblico deve attraversare l'intero quartiere. Ma vi sembra una città del terzo millennio, questa? Certo, la battuta è facile, ma il compito è difficile, ma non impossibile. Un’ultima cosa: si commisurano multe ai cittadini che non fanno la raccolta differenziata nel modo corretto. Senz’altro giusto, ma credo che questa amministrazione si debba porre prima una domanda: ho fatto di tutto per informare i cittadini su come si deve fare la raccolta differenziata? Credo di no: è più semplice scaricare sui cittadini la propria assenza”.

Italo De Benedittis: “Con l'amministrazione 5 stelle qualcosa in meglio è cambiato, ma c'è ancora tanto da fare. Su alcune cose il sindaco e la giunta sembra che facciano "orecchie da mercante". I punti che vado a segnalare sono relativi a Martin Pescatore, ma applicabili a gran parte della città: 1° non c'è controllo sui cittadini al fine della raccolta rifiuti (non fanno la differenziata, lasciano i rifiuti ovunque...) 2° non c'è controllo su chi effettua il servizio di raccolta rifiuti; gli operatori non controllano ciò che raccolgono 3° quando si chiama la polizia locale o i carabinieri, devono intervenire, non posso dirti di fare un esposto, a quel punto l'esigenza è passata 4° quando la Pomezia servizi effettua lo sfalcio dell’erba, devono anche raccogliere e non lasciare tutto per terra, devono svuotare i secchi dei rifiuti, delle batterie scariche, della raccolta dei medicinali scaduti e le toilette per cani, non dobbiamo essere sempre noi cittadini a segnalare tutto ciò, senza peraltro avere riscontro 5° per la zona di Martin Pescatore è necessario un controllo sulla circolazione: ci sono persone che superano abbondantemente il limite di velocità, incuranti dell'incolumità loro, ma soprattutto degli altri 6° problema randagismo: a Martin Pescatore vige la cattiva regola di aprire il cancello al cane, e chi si è visto si è visto, anche qui senza curarsi dell'incolumità del cane e delle persone. Segnalata dal sottoscritto innumerevoli volte la presenza di cani sciolti da soli alla polizia locale, ma guarda caso sono sempre impegnati: non hanno il lettore di microchip, non c'è la macchina, ecc. 7° è risaputo che in alcune zone di Martin Pescatore ci sono persone che fanno uso di stupefacenti, ci vorrebbe un controllo più assiduo delle forze dell'ordine anche di notte. Questo è quello che mi viene in mente, ma ci sono sicuramente altre cose che al momento non mi sovvengono.


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INCHIESTA

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re? Lo raccontano i cittadini

Torvaianica Alta

Daniele Fazio: “Nei giorni feriali, a partire dalle 7:45, negli orari di entrata ed uscita dalla scuola il traffico in via Torvaianica Alta ed in via Mar Tirreno è completamente paralizzato. Nonostante la presenza dei vigili davanti alla scuola il caos è perenne, soprattutto a causa della mancanza di parcheggi ed alla viabilità strozzata”.

non si è in orari di punta e la fila c’è da Torvaianica Alta a via De Gasperi) ; l’illuminazione assente su gran parte della strada che porta a Torvaianica Alta; le mulattiere che un giorno forse diverranno strade asfaltate; i marciapiedi contaminati da escrementi di cani che hanno per padroni gente ignorante che li tiene allo stato brado senza guinzaglio né museruola e che una volta a casa li tiene sui balconi, in modo che allietino dalla mattina alla notte le orecchie dei vicini con continui abbaiare e ululare; la gente che parcheggia selvaggiamente in

sando che “strada isolata” sia sinonimo di discarica. Chi legge forse si sta chiedendo: e che ci resti a fare? Perché non te ne torni a Roma? Beh, il motivo c’è: è che non mi manca la speranza che qualcuno ascolti queste segnalazioni e ne faccia tesoro per cambiare le cose in meglio (casomai non a ridosso delle elezioni per accaparrarsi voti), e rendere piacevole la vita di come me abita in questa zona di Pomezia che potrebbe essere davvero piacevole se valorizzata e presa in considerazione seriamente. Molto dipende dall’educazione delle persone,

divieto di sosta; i topi che girano tranquilli nella sporcizia che le persone vengono a buttare pen-

ma molto anche dall’abilità del Comune di saper gestire la città. Farò bene ad essere fiducioso? “Lo scopriremo solo vivendo…”.

Nuova Lavinium

Luciano Ferrari: “Da 3 anni abito a Pomezia in Via Starrabba di Rudini… e già il nome è tutto dire: il Comune ha storpiato il nome di un primo ministro di fine ‘800. Dopo aver fatto diverse segnalazioni agli uffici comunali il nome è rimasto sbagliato. Ma sorvoliamo… è comunque una bella strada chiusa, che invece di avere accesso su via De Gasperi, oppure pedonale su Via Gronchi con una scalinata o una discesa per renderla più vivibile a chi non ha l’auto, finisce con 2 inutili rotatorie che “rubano” posti auto e la rendono luogo tranquillo per chi di notte si droga, fa sesso, si ubriaca, gioca a calcio, e lascia di tutto e di più per terra. La zona è nata per essere una “bella zona”, ma ad oggi la situazione è questa: l’orrendo ed inutile ponte di cemento “Di Mario”; il depuratore nella sughereta che emana poco gradevoli essenze; le case costruite a metà e destinate a divenire ecomostri; le auto che sfrecciano a 120 km/h senza controllo in Via Gronchi (quando


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INCHIESTA

Valter Debaggis: “Vi giro questa segnalazione che ho mandato anche al Comune di Pomezia. Io invio direttamente tre foto, che evidenziano che i passaggi pedonali presenti nello spartitraffico di via Alcide De Gasperi sono totalmente nascosti a una corretta visibilità per chi transita in auto su tale strada. La mancata visibilità è determinata dalla presenza su tutta la strada di piante di oleandro non potate con regolarità. Mando anche altre due foto, che evidenziano un problema già relazionato più volte al Comune, ma mai soluzionato da chi di com-

petenza; i veicoli provenienti da via Alcide De Gasperi direzione Largo Brodolini hanno alla loro destra il marciapiede e un’alta siepe, allocata da privati su terreno pubblico e non debitamente curata da nessuno, che copre in parte la visuale sull’adiacente via Palmiro Togliatti; anche se il segnale di “dare precedenza”, correttamente presente, dovrebbe essere sufficiente ad eliminare ogni problema di sicurezza stradale, un’altissima percentuale (99,99%) di tali veicoli non rispetta le modalità del “dare precedenza” e oltrepassa il segnale con una velocità tale che i veicoli uscenti da via Palmiro Togliatti

non hanno, anche nel previsto rispetto del loro “dare precedenza”, le minime condizioni di sicurezza. Il risultato dei comportamenti sopra descritti genera da parte dei conducenti provenienti da via Palmiro Togliatti, un’uscita “al buio”, cioè si immettono in Largo Brodolini con la preoccupazione che qualcuno, proveniente da via Alcide De Gasperi in velocità, possa investirlo o tamponarlo. Essendo tutta l’area ad alta percorrenza di veicoli e contemporaneamente anche sede d’importanti istituti scolastici, con migliaia di studenti, sarebbe logico e responsabile eseguire immediatamente l’eliminazione delle problematiche evidenziate e creare un piano di mantenimento di un minimo livello di sicurezza. In più di tre settimane da quando ho inviato al Comune di Pomezia la mail che evidenziava i problemi di sicurezza stradale presenti nel quartiere Nuova Lavinium nulla è stato fatto per eliminarli. Faccio notare che, per quanto riguarda il problema presente in Largo Brodolini, già nel mese di novembre del 2011 avevo inviato la relativa segnalazione,

ma da allora l'alta siepe che blocca la visuale è stata tagliata solamente nel mese di luglio 2012, peraltro non si è mai capito se da personale inviato dall'Ufficio Ambiente o da qualche volenteroso condomino. Sono in possesso della relazione fornitami (dopo aver pagato per avere una risposta ad una mia segnalazione) dal Corpo di Polizia Municipale che conferma in toto l'evidente problematica. Ritengo necessaria una soluzione urgente per le problematiche evidenziate”. Severino Aimi: Chiedo cortese ospitalità per indicare i seguenti possibili interventi da segnalare: - tombino con pericolosa buca, posto in via Don Luigi Sturzo all’altezza del civico 30 (circa). Il vento sposta il (temporaneo???) divi-

sorio rosso, ed è scomparsa la segnaletica di ostacolo. - Agli inizi di questo anno – credo - sempre sulla stessa via è stato provveduto alla capitozzatura di alcune piante ma il "sotto bosco" non è stato oggetto di alcun intervento: i lavori sono terminati così? - La gru che si vede nella foto che vi invio, a causa del vento continua liberamente a girare da un lato all'altro. E' normale? (i lavori sulla palazzina in costruzione sono sospesi già da

Il Corriere della Città Novembre 2014

parecchio tempo). Infine segnalo che il distributore di materiale di pulizia per cani posto in Piazza Bellini è da tempo stracolmo di tutto e "graffitato" (sicuramente da imbecilli).


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INCHIESTA

21 abbia deciso di abbandonarci, noi continuiamo a pagare le tasse come i cittadini del resto del Comune di Pomezia, in attesa che lui o le prossime amministrazioni comunali si accorgano che c'è una zona della città che sta piano piano morendo nel degrado”.

S. Palomba/Roma 2

Stefano Casale: “Abito a Roma 2 - Santa Palomba, il quartiere di Pomezia ormai dimenticato dal comune di Pomezia. Il quartiere di Pomezia dove si viene per appartarsi con le prostitute. Il quartiere di Pomezia dove da oltre 20 anni le persone aspettano l'acqua potabile e nonostante le promesse delle varie amministrazioni comunali ancora non è arrivata. Il quartiere di Pomezia dove hanno messo i profughi, che ora abbandonati a loro stessi frugano nella spazzatura alla ricerca di vestiti. Il quartiere di Pomezia dove non si vede mai una pattuglia delle forze dell'ordine. Il quartiere di Pomezia dove spesso non viene raccolta la spazzatura. Il quartiere di Pomezia che il sindaco Fucci ha deciso di isolare con la decisione (temporaneamente sospesa) di non far più passare i mezzi pubblici e di limitare lo scuolabus. Il quartiere di Pomezia vicinissimo alla stazione, che però può essere raggiunta solamente con la macchina o attraversando i binari, perché siamo ancora in attesa che facciano un sot-

topasso agibile. Il quartiere di Pomezia che non ha nessun servizio per il cittadino come ad esempio una farmacia, un bar, un supermercato, la posta, ecc. Il quartiere di Pomezia dove vogliono costruire la centrale biogas au m e nt a n d o quindi il passaggio di TIR, il degrado e l'inquinamento in una zona che già versa in pessime condizioni. Nonostante la situazione in cui viviamo e nonostante il sindaco Fucci

Giancarlo Spadano: Noi di Roma Due non siamo nemmeno figli di un Dio minore: oltre ad essere dimenticati, le amministrazioni ci mandano anche i migranti in un quartiere già degradato, è il top, non ho più parole.


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INCHIESTA

Il Corriere della Città Novembre 2014 fuori di casa”.

Nuova Florida

Marina di Ardea

Samuela Alessandrini: Sono incuriosita da questa vostra iniziativa di descrivere il quartiere dove i cittadini vivono. Sa perché questa curiosità? Io vivo sul lungomare di Ardea, ma non ho un quartiere. Lei dirà che è impossibile! No, le assicuro che è così. Un quartiere è un luogo dove, oltre ad esserci case, si ha una chiesa, tutti i quartieri hanno una chiesa dove pregare e dove semplicemente vivere la collettività: dove vivo io no! In tutti i quartieri ci sono aree verdi dove portare i bambini a giocare, gli anziani a passeggiare, una panchina e un cestino per gettare rifiuti: dove vivo io no! In un quartiere c’è chi si occupa di mantenere il “decoro urbano”, una strada pulita, una strada, anzi un marciapiede dove un disabile possa muoversi: dove vivo io no! Un quartiere, anche il più brutto o il più povero, ha iniziative sociali: dove vivo io no! Non c’è niente di tutto ciò: quindi non è un quartiere, ma una semplice striscia di terra abbandonata a sé stessa, senza cura alcuna se non quella minima individuale di ogni cittadino. Grazie mille per la vostra iniziativa.

Tor San Lorenzo

Maurizio Zatelli: “A Tor San Lorenzo non c'è nulla di sociale. Non c'è una piscina,una palestra o una biblioteca che non sia privata. E' il classico dormitorio dove l'unico giardino pubblico è controllato da privati o sarebbe devastato. Basta poi vedere il degrado creato dallo

stesso Comune con le torri che si trovano in uno stato pietoso e pericoloso! Le istituzioni non fanno nulla, anzi peggiorano le cose e noi senza possibilità di reclamo possiamo solo pagare le tasse per i loro stipendi e attendere il "messia"! Alex Febbi (in risposta a Maurizio Zatelli attraverso Facebook): “Possiamo dire meno male che esiste un comitato di quartiere che funziona, abbiamo creato la biblioteca, gestiamo a costo zero il parco di via Reno, cerchiamo in ogni modo di migliorare la qualità della vita dei cittadini”.

Alessandra Urbanaz: “Tor San Lorenzo: strade invase da prostitute, rumeni ubriachi che corrono per strada come folli, buche ovunque, topi a scuola e un tasso altissimo di delinquenza. Rimpiango Roma ogni volta che metto il naso

Claudia Di Sora: “Risiedo ad Ardea ormai dal 2006, a Nuova Florida precisamente. Mi lamentavo prima (vivendo a Roma) del traffico,del caos, dei servizi... Qui poco traffico e zero caos, ma in quanto a servizi c’è un degrado totale: sScuole (tipo Campo di Carne2) invase dai topi, buche per la strada profonde tanto da bucare una gomma a 50km orari, mense scolastiche a quasi 5€ al giorno,ospedali e Asl inesistenti e fantasma, una raccolta differenziata organizzata pessimamente e che invade i quartieri di rifiuti, per concludere il tanfo che arriva dal consorzio su Campo Selva... Beh, forse qualcosa l'ho scordato, comunque per me questa amministrazione comunale andrebbe bandita per sempre dai pubblici uffici e a noi “sfigati ardiesi” dovreste dare lo statuto speciale... Vergogna e amarezza.. .”. Giuseppe Russotto: “Oltre agli innumerevoli disservizi evidenziati da altri lettori sul quartiere "Nuova Florida", vorrei ricordare anche che esiste già da qualche tempo il problema dei nuovi numeri civici attaccati sull'ingresso delle nostre abitazioni accanto a quelli già preesistenti; ciò provoca anche confusione per gli addetti alla consegna della posta. Qualcuno è in grado di dirci quando tale anomalia verrà sistemata?. Mario Rossi: “Trasporti pubblici comunali prossimi allo zero. Trasporti del COTRAL incredibilmente scarsi, meno della metà di quelli che passano sul lungomare. Stato dell'asfalto stradale devastante, pubblica illuminazione assente, marciapiedi inesistenti. Si potrebbe continuare a lungo, ma preferisco smettere. La cosa più incredibile è che gli amministratori sono sempre gli stessi da vent'anni a questa parte, e i residenti li votano ancora!”.

Il Comitato di Quartiere

Abbiamo passato la stagione estiva 2014 come e forse peggio della passata estate”. Inizia così il lungo contributo alla nostra inchiesta sui quartieri del territorio da parte di Piero D’Angeli, presidente del Comitato di Quartiere Tor San Lorenzo – Nuova California. “Il paese è fermo in tutte le sue opere, il degrado sociale e ambientale è sotto gli occhi di tutti, basterebbe prendere come esempio piazza del patio per capire che fine ha fatto “Tor San Lorenzo”, senza tralasciare il fantomatico progetto di riqualificazione di viale San Lorenzo lasciato abbandonato da anni. Strade dissestate, mancanza di illuminazione pubblica, scuole da terzo mondo, con una serie di problematiche sia strutturali che ambientali, se non esistessero le associazioni a creare momenti aggregativi questo territorio si sarebbe già spento. In tanti anni non hanno mai pensato di creare luoghi di incontro per i ragazzi, una palestra, un cinema, un teatro: tutto è lasciato al caso, non abbiamo mai visto una classe politica che si sia interessata a capire

come vivono i cittadini di un territorio dimenticato, salvo ricordarsene una volta ogni cinque anni, quando in pellegrinaggio affollano le nostre strade mendicando un voto in cambio di tante belle promesse, o come accade sempre più spesso, offrendo beni in cambio di una croce in cabina elettorale. Ultima notizia bizzarra di qualche giorno fa è stata l’idea assurda avuta dall’assessore De Paolis, che intende spostare le giornate ecologiche organizzate nei vari quartieri per portarle a nel parcheggio a via Bergamo: vorremmo ricordare all’assessore che le giornate ecologiche sono state “inventate” dal CdQ di Nuova California diversi anni fa in collaborazione con l’amministrazione comunale e la ex società che gestiva il servizio di raccolta rifiuti per contrastare il fenomeno dell’abbandono dei materiali inerti su tutto il quartiere di Tor San Lorenzo, venivano svolte di sabato mattina e nel tempo con questi interventi settimanali riuscimmo ad eliminare il “fenomeno” quasi completamente. Poi, nel corso degli anni, furono spostate anche nel

resto del territorio, lasciando a Tor San Lorenzo due giovedì al mese (il primo e terzo): eliminare questo servizio significherebbe entro breve tempo ricominciare a vedere le nostre strade invase dai rifiuti inerti. La domanda è: perché togliere dai quartieri un servizio che funziona? Noi cittadini dobbiamo, per il bene di tutti, impegnarci in prima persona per non farci imprigionare dalla nullità di chi ci governa, che continua ad aumentare i tributi senza darci ad oggi nulla in cambio. Pertanto invitiamo tutti i cittadini di buona volontà ad unirsi a noi, e contribuire a far crescere il comitato di quartiere per cercare tutti insieme di far rinascere Tor San Lorenzo”. “Sono anni – conclude D’Angeli - che sentiamo sempre dire la stessa cosa dall'amministrazione comunale: non ci sono i soldi. Però mai che ci dicano questi soldi come e dove vengono spesi, visto che il territorio è completamente lasciato nel degrado più assoluto!”.


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SEGNALAZIONI

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Caccia... al condomino!

G

entilissima redazione e cari lettori,

vorrei raccontarvi cosa accade a Pomezia in questo periodo dell’anno. Domenica scorsa sono stata svegliata alle 6:30 circa, minuto più minuto meno, da uno sparo. Vedendo molti telefilm polizieschi, ho pensato subito si trattasse di un omicidio. Scatto dal letto e nel mentre sento un altro sparo e poi un altro ancora e ancora un altro... Ma che stava succedendo? Semplice! Si era aperta la stagione della caccia ed io me ne ero dimenticata! Mi scordo sempre che ad Ottobre si entra in un periodo particolare che tanto detesto e che queste fucilate me le devo sorbire fino alla fine della stagione della caccia. Quello che mi lascia senza parole è che avvengano in un parco “cittadino”, dove di giorno ci sono famiglie a spasso o in bici e che forse si potrebbe evitare che si spari così vicino alle abitazioni. In realtà l’area di caccia sembra essere piuttosto ampia: non so dire di preciso quale sia, ma da quello che ho visto va dalla via del mare verso il museo Lavinium, dalla via del mare ai colli di Enea e quindi è compresa tutta quell’area enorme che sta tra la fine di via Pietro Nenni a viale Odisseo (Colli di Enea) per proseguire ancora oltre... Il problema principale è che sparano anche tra via Pietro Nenni e viale Odisseo! Vi sembra normale che in mezzo a due quartieri, uniti dalla pista cicclabile, si debba sparare?!

La prima volta che udii gli spari fu ottobre 2009 ed una volta scesa mi accorsi che il cacciatore era praticamente a due passi dalle abitazioni. Chiamai subito sia i carabinieri e anche una di quelle associazioni a tutela degli animali ma in entrambi i casi non ricevetti una risposta a mio dire soddisfacente: non c’era una targa che attestasse l’esistenza di un parco cittadino e quindi non vi era un divieto formale per la caccia; i cacciatori potevano sparare a 50 metri dalle abitazioni; non si poteva in alcun modo vietare loro di cacciare! Scrissi anche ad un quotidiano nazionale, ma nulla è evidentemente cambiato. Alcune persone mi hanno chiesto se fossi sicura si trattassero di cacciatori e che non si trattessero invece di gente che fa giochi di ruolo. Il dubbio mi venne, anzi avevo anche il dubbio

che fossero esercitazioni militari (ma qui?!) ma ovviamente dopo aver visto un cacciatore in tuta mimetica e con tanto di fucile uscire dal parco col proprio cane e salire sulla sua macchina, questo dubbio si è subito dissipato! Poi sinceramente non so quante persone giocherebbero alle 6:30 del mattino di tutti i giorni del periodo di caccia: d’estate non si sente volare uno sparo! Chissà perchè?! Ora le domande che mi pongo sono tante e vorrei sapere se sono le stesse di molti altri cittadini come me. Qualcuno ha mai fatto qualcosa per vietare in tutta l’area la caccia? Si possono mettere dei divieti almeno nell’area che va dalla via del mare a viale Odisseo? Non dovremmo essere informati in merito alle aree adibite alla caccia in modo da evitare il nostro passaggio e quindi evitare spiacevoli inconvenienti? Se a me piace camminare o fare foto ad insetti e farfalle, posso addentrarmi anche io nel bosco o rischio di incontrare un cane da caccia (peralttro ho paura dei cani e questi vengono comunque lasciati liberi!) oppure rischio una pallottola? Spero naturalmente di essermi sbagliata. Mi auguro che qualcuno mi dica che non sono cacciatori e che sparano a salve per divertimento, e che amano alzarsi alle 6:00 del mattino per giocare per ore e ore, dal lunedì alla domenica (ovviamente gli spari si sentono tutti i giorni, alcuni lontani e altri vicini) e che non hanno mai ucciso un animale. Raffaella Testi


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LIBRI

Il Corriere della Città Novembre 2014

40 Passi - L'Omicidio di Antonella Di Veroli Il libro d’esordio del pometino Mauro Valentini

I

l 10 Aprile 1994 Antonella Di Veroli viene uccisa in casa a via Domenico Oliva a Talenti. Verrà ritrovata chiusa nel suo armadio due giorni dopo dai parenti che la cercavano disperatamente da due giorni. Un caso assunto alle cronache di tutti i giornali per la personalità della vittima e il mistero della sua morte, per la quale fu incriminato un fotografo, ex amante della vittima, che dopo un iter processuale lunghissimo fu assolto. Il libro, scritto da Mauro Valentini, 48enne pometino che ha iniziato a scrivere proprio sulle pagine de Il Corriere della Città, affronta su diversi piani la vicenda, raccontandone la trama e i retroscena e l'iter giudiziario che ne corrispose. Ma, soprattutto, ha al suo interno il contributo di professionisti forensi che hanno prodotto un profilo psicologico e grafologico della vittima, attraverso la quale conosceremo meglio chi era Antonella e poi, con un esperto di Profiling investigativo, si tenterà di delineare un identikit del possibile assassino che rimane a tutt'oggi sconosciuto. Con Mauro non solo ci avviciniamo alla vicenda, ma cerchiamo anche di capire come mai un appassionato di cinema abbia deciso di scrivere un libro, quello di esordio, su un tema drammaticamente reale come un omicidio. Partiamo dal titolo: perché 40 passi? “Durante i primi giorni della mia inchiesta, durata 4 mesi, ho percorso spesso quel tratto che la Signora Di Veroli attraversò per l'ultima volta, dal garage al suo portone di Via Domenico Oliva. Un tratto che ha fatto anche il suo assassino, l'accusato principale di questa vicenda, i familiari e gli amici che la cercavano: quel tratto è lungo 40 passi. Il titolo nasce così”. Perché hai scelto raccontare proprio questa storia quasi dimenticata? “Ecco appunto, perché questa donna è stata dimenticata dai media, non ha avuto giustizia, una donna sola uccisa in casa forse per amore o per qualcosa che assomiglia all'amore. Chi lo leggerà troverà spunti di riflessione riguardo alla violenza sulle donne, ma anche a come la giustizia e i mass media possono irrompere

nelle vite degli altri, mettendo in un tritatutto le famiglie della vittima e dell'accusato, scandagliando con occhio impietoso ogni segreto e violando ogni intimità”. La prefazione è scritta da Marco Marra e nel libro ci sono anche contributi di esperti del crimine che arricchiscono l'inchiesta e delineano un quadro psicologico di Antonella Di Veroli e del suo misterioso assassino. Chi sono questi professionisti che ti hanno aiutato? “Marco Marra è uno straordinario autore, il suo "Stelle Nere" su Rai3 costituisce una novità assoluta nei programmi televisivi di inchiesta, ha un approccio - se mi consenti - umanistico dell'evento criminoso, il suo è un contributo ric-

chissimo proprio nella riflessione degli aspetti di cui parlavo poc'anzi, dell'invasione dei media e del morboso interesse del pubblico. Una prefazione da non perdere. Tra i professionisti a cui ho chiesto aiuto per dipanare questo mistero c'è la Psicoterapeuta Virginia Ciaravolo che ha compilato una "autopsia psicologica" della vittima che regalerà molte sorprese, mentre la Grafologa Sara Cordella ha analizzato gli scritti originali della vittima ricostruendone gli aspetti emotivi ed emozionali. Al Dottor Simone Montaldo invece ho chiesto di scrivere un profiling dell'assassino. Insomma, credo di aver scritto non solo una storia ma di aver fatto anche un esperimento, quello di raccontare non solo un fatto di sangue ma cercare di offrire spunti e strumenti per comprendere come si può arrivare a tanto, cosa può scatenare quel buio accecante della mente che esplode in un omicidio”. Questo fu "il caso della donna nell'armadio"; ci sono moltissimi riferimenti letterari nel libro, ma perché tanti accostamenti ai grandi scrittori giallisti? “Perché il delitto in ambito familiare che avviene tra le mura amiche di casa ha da secoli scatenato la fantasia dei grandi del genere. Nel libro si trovano assonanze tra la verità cruda della cronaca e la fantasia di scrittori come Edgar Allan Poe, Simenon e molti altri. Un percorso giudiziario, criminale ma anche letterario”. Per finire: secondo te, chi ha ucciso Antonella DI Veroli? “Non lo so con certezza, e non volevo cercare l'assassino, ogni lettore si farà una sua idea, gli strumenti per comprendere ci sono o almeno io credo di averli messi tutti a disposizione di chi vuole arrischiare un'ipotesi; io volevo solo raccontare la storia di una donna misteriosa ed enigmatica, ricca di pregi e di difetti, come tutti noi, una donna maltrattata dalla vita e mortificata dopo la morte da mille cattiverie sul suo conto. Il libro l'ho scritto e dedicato a lei e simbolicamente a tutte le donne vittime della violenza e dell'amore”. Giuseppe Marrone


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Novembre 2014 CUCCHI, PIGNATONE: “E’ INACCETTABILE LA MORTE DI CHI È AFFIDATO ALLO STATO” Pronti a indagare di nuovo, a individuare nuovi fatti, cercare nuove prove. Perché le sentenze vanno rispettate anche quando non si condividono, ma non si può accettare la morte di chi è affidato allo Stato. Dopo i giorni delle polemiche, della rabbia, degli scontri incrociati, è il capo della Procura di Roma, Giuseppe Pignatone a parlare del caso di Stefano Cucchi, il geometra romano di 31 anni arrestato nel 2009 per droga e morto una settimana dopo in ospedale, a seguito dell’as-

INFORMAZIONE

soluzione in appello di tutti gli imputati del processo (sei medici, tre infermieri e tre agenti della Polizia penitenziaria). “Non è accettabile – dice – dal punto di vista sociale e civile prima ancora che giuridico, che una persona muoia, non per cause naturali, mentre è affidata alla responsabilità degli organi dello Stato”. Per Pignatone la responsabilità certo resta “come vuole la Costituzione, personale, e non collettiva, e deve essere riconosciuta dalle sentenze dei giudici, che tutte meritano assoluto rispetto anche quando, come nel caso di specie, tra loro contrastanti e, a parere dell’uf-

ficio di procura, in tutto o in parte non condivisibili“. Secondo Pignatone, “nel caso in questione, poi, la sentenza di appello non è ancora definitiva e non se ne conoscono le motivazioni; essa, peraltro, giunge dopo un lungo e complesso iter

Notizie Tascabili

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processuale nel corso del quale tutte le parti, pubbliche e private, hanno potuto richiedere ai giudici gli accertamenti e gli approfondimenti ritenuti opportuni o necessari”. (IlFattoQuotidiano.it)

di Luca Mugnaioli

“CORRIERE DELLA CITTA', INFORMARE PER INFORMARSI” Lavoro, sfida di Renzi «Scissione nel Pd? Facciano pure» Landini: non ci ferma ROMA - Matteo Renzi va avanti come un treno: la delega sul lavoro non cambierà alla Camera rispetto al testo del Senato. Se la minoranza del Pd - in fase di mobilitazione contro il Jobs act - non voterà la fiducia mettendo in pericolo la stabilità del governo, «le cose cambieranno» dice il premier, riferendosi alla reazione morbida seguita al no dei quattro ribelli del Pd al Senato. E la sua sfida all'opposizione interna si spinge fin al limite dell'eventualità di una scissione: «Non credo che ci si arriverà, ma se vogliono, facciano pure». (ilmessaggero.it) Fisco, ingorgo a novembre: ben 221 gli adempimenti da ricordare. Per commercianti, artigiani e dipendenti ci sono pure i versamenti dei contributi - Quali sono i due periodi dell’anno in cui si sente parlare di ingorghi? Estate e vacanze natalizie. E il Fisco si adegua. Il groviglio di scadenze che ha agitato le notti di imprese, professionisti e contribuenti in estate si ripresenta (con ammirevole coerenza) anche in quest’ultimo scorcio di 2014. Saranno oltre 400 gli adempimenti che attendono i contribuenti in questa parte finale di anno. Una concentrazione di adempimenti tale da mandare in tilt le aziende e gli studi professionali. Il paradosso, poi, sta anche nel fatto che un paio di giorni fa il Consiglio dei ministri ha approvato definitivamente il decreto legislativo sulle semplificazioni in attuazione della delega fiscale. (corriere.it) Usa: si è suicidata Brittany, malata di cancro aveva annunciato la sua morte. Si era trasferita in Oregon dove l'eutanasia è legalizzata. Aveva un tumore al cervello in fase terminale. Il suo video era stato visto circa 10 milioni di volte - LOS ANGELES - Si è suicidata Brittany Maynard, la ragazza americana 29enne colpita da un cancro in fase terminale, che qualche settimana fa aveva annunciato in un video di voler mettere fine

alla sua vita, provocando un vivo dibattito sull'eutanasia negli Stati Uniti. (repubblica.it)

Altre in breve:

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Curiosità & Life Style

Nokia, addio allo storico marchio: Microso lo cambia in Lumia. Il nome sparirà dai dispositivi mobili ma rimarrà per le altre divisioni dell'azienda - UN PEZZO di storia dell'elettronica di consumo se ne va: addio al brand Nokia dai telefonini e dagli smartphone. Microso, che ha acquistato la divisione di telefonia mobile della compagnia finlandese ad aprile per 7,2 miliardi di dollari, è

pronta a mettere la parola fine quello che fino a pochi anni fa era uno dei marchi più in voga. La decisione era già stata annunciata, e ora arriva la conferma. (repubblica.it\tecnologia) Ebola può arrivare in Italia? E come? Quali sono i sintomi? Gli ospedali sono in grado di riconoscere e gestire un caso di Ebola? Domande e risposte sul virus Ebola in Italia. - Il rischio che un malato di Ebola raggiunga l’Italia è di circa il 5-10%. «Il rischio di internazionalizzazione c’è», spiega Alessandro Vespignani, uno dei massimi esperti di epidemiologia computazionale, la disciplina che si occupa di prevedere l’andamento delle epidemie di malattie infettive. L’Italia non è ai primi posti come rischio ma è nella lista dei primi 20 paesi. In Francia, Inghilterra, Belgio, che hanno collegamenti aerei diretti con i paesi africani dove è in corso l’epidemia, il rischio è più alto, nell’ordine del 20%. Tali previsioni sono valide fino a fine ottobre. Se la situazione in Africa non migliora nelle prossime settimane, le probabilità che un paziente arrivi in Italia potrebbero aumentare. (continua la lettura su Focus.it link diretto: http://tinyurl.com/omdfflc)

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CRONACA

Il Corriere della Città Novembre 2014

La “nostra” storia: Torvaianica, le origini Da questo numero cercheremo di dare un’identità al nostro territorio, partendo da Torvaianica. In un “percorso a puntate”, arriveremo ai giorni nostri, intervistando i personaggi che sono la memoria storica di Pomezia e Ardea

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i trova nell’Iliade un vaticinio pronunciato da Poseidone (il nostro Nettuno), intervenuto per sottrarre Enea da sicura morte: la sorte di Troia è ormai segnata, ma a Enea è riservata una discendenza regale. Il destino riservato a Enea si ritrova all’origine del territorio di Pomezia e Ardea, che comprende Torvajanica, origine che si confonde tra storia e mito. Mito che riaffiora nell’Eneide, dove si legge che il destino di Enea è fondare Lavinium e portare gli dei di Troia nel Lazio. La Storia ha esplorato le più antiche vicende di questa terra e dei suoi abitanti attraverso numerose campagne di scavo archeologico che si sono susseguite dal 1957 (ma anche molto prima, per esempio, nel primo ‘800, con le interessanti ricognizioni di Antonio Nibby) sul territorio a ovest del borgo di Pratica di Mare, tra questo e l’entroterra di Torvajanica, che hanno rimesso in luce tombe e strutture murarie appartenenti ad abitazioni e a santuari, documentando così un’effettiva frequentazione di ‘genti straniere’ (mercanti greci) su questo territorio agli anni cui si fa risalire la fine di Troia. Questa sarebbe quindi la Lavinium greca e poi romana, di cui si perderanno le tracce nelle fonti antiche, che la ricorderanno poi solo per la presenza di ville rustiche, vere e proprie aziende agricole che ebbero un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’economia rurale del territorio. Dalla caduta dell’Impero Romano e per tutto il medioevo, la zona fu fortemente spopolata, nonostante i vari tentativi di riorganizzazione fondiaria, attuatisi anche attraverso la costruzione di torri d’avvistamento e castra (insediamenti militari) per difendere le coste e l’entroterra dalle incursioni di pirati saraceni. Tra XVI e XVII secolo la Camera Apostolica realizzò nuove torri: quella che costruita su questo tratto del litorale prese nome di ‘Torre del Vajanico’, la cui etimologia è incerta, ma è rimasto il nome della cittadina. In un momento non precisabile, l’entroterra alle spalle dell’attuale Torvajanica (questa particolare grafia, con la i lunga, rappresenta meglio la

pronuncia del nome) entrò a far parte delle proprietà della famiglia dei principi Massimo di Roma, che usò il Castrum Praticae come grande riserva di caccia; nel 1617 la tenuta passò in possesso al casato dei principi Borghese, che detengono ancora la proprietà del castello e delle costruzioni del borgo di Pratica. Agli inizi del secolo scorso il territorio alle spalle dell’attuale Torvajanica e a ovest del borgo di Pratica si presentava ancora come un’estesa zona da pascolo con zone acquatiche che annunciavano la vicina costa; un luogo ampio e paludoso sul quale s’innalzava, solitaria e unica costruzione, l’antica Torre del Vajanico, una delle poche torri ancora integre di tutte quelle che costituivano l’antico complesso di fortificazioni costiere. Agli inizi degli anni ’20 del novecento fu costruita una semplice capanna vicino alla torre per dare ristoro ai cacciatori che, unici, frequentavano il luogo. Alcuni pescatori di Minturno iniziarono a stabilirsi a Torvajanica, allettati dal mare pescoso. Questi pionieri, con le loro famiglie, costituirono la prima comunità di residenti e il villaggio dei pescatori si può considerare l’origine dell’attuale nucleo urbano: mentre i padri vendevano il loro pescato nella vicina Pratica ed anche ad Ardea, arrivando con i carretti fino ai Castelli e ai Mercati Generali di Roma, i figli andavano a scuola a Campo Selva, dove funzionava una pluriclasse elementare. Nel 1929 iniziarono i primi lavori di bonifica idraulica per il prosciugamento dei bacini melmosi di Campo Selva e Campo Jemini e di tutti i terreni paludosi dell’entroterra costiero. Questi lavori erano parte del ‘Piano di bonifica integrale dell’Agro Romano e Pontino’ varato con decreto regio dal governo fascista, e il cui esito finale per questo territorio sarà la fondazione di Pomezia, la cui prima pietra fu posta il 25 aprile 1938. Il prezzo pagato al recupero di queste terre è stato però molto alto: molte migliaia furono le vittime tra le maestranze e la manovalanza, stroncate dal duro lavoro e dalla zanzara ano-

fele, portatrice della malaria. La presenza di Pomezia comportò un innegabile sviluppo del primario nucleo abitativo sul mare, anche se le due comunità non potevano essere più diverse tra di loro: pescatori Minturnesi a Torvajanica e ben 187 famiglie provenienti dalla Romagna, dal Veneto e dalle altre zone rurali del paese, assegnatarie di poderi dell’Opera Nazionale Combattenti, A Pomezia. Ardea aveva già una storia più antica. I figli di quei contadini venivano mandati in estate nelle colonie a Torvajanica, gettando così le basi di uno sviluppo turistico che la guerra arrestò precocemente, ma che riprese poi, dopo la tragedia mondiale. Guerra che vide partire per il fronte tanti di quei pescatori e contadini, lasciando di nuovo pressoché spopolato il territorio. Il periodo più difficile degli anni del conflitto fu la prima metà del l 1944, quando una parte delle forze angloamericane sbarcate ad Anzio e Nettuno e dirette verso Roma, deviò verso Pomezia e i Castelli Romani (cioè verso la Via Appia), con l’obiettivo di raggiungere l’Aeroporto militare di Pratica di Mare e di penetrare a Roma. L’aeroporto divenne un importante obiettivo militare. Alcuni aerei alleati però sbagliarono e bombardarono i fienili in zona Italcable (a sud dell’attuale via Siviglia, dove, in tempi più recenti, fu ritrovata la nota villa romana) scambiandoli per hangar di aerei. Va detto che molti di quei ragazzi, anche se sopravvissuti, tornarono a casa dopo tempi lunghissimi, anche anni. La fine della guerra segnò l’inizio della ripresa per l’ancor giovane, anzi nascente Torvajanica e per tutto il suo territorio: già dai primi anni di questo secondo dopoguerra, l’originario villaggio di pescatori dimostrò la forza di una comunità decisa a ricostruire e a crescere. Fu di poco successivo (1953) il “caso Montesi”, dal nome di una ragazza trovata morta sulla spiaggia, per cause mai chiarite, che potevano anche essere banali. Ma su questo episodio si innestò un’immensa tempesta mediatica e giudiziaria che, al di là del clamore e di notevoli implicazioni politiche, anche a livello di governo nazionale, si concluse nel nulla. Ma per Torvajanica fu molto importante perché per alcuni anni se ne parlò su tutti i giornali nazionali, facendola conoscere al grande pubblico. La svolta si ebbe proprio dalla metà degli anni ’50: quando la cittadina iniziò a mutare la sua originaria fisionomia di villaggio di pescatori per assumere quello di piccola località balneare, meta privilegiata della ‘Roma Bene’ di quegli anni, che addirittura la preferiva a Ostia, allora in decadenza dopo i “fasti” degli anni del regime.


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Novembre 2014 E allora nei “mitici” anni ’60 divenne una nota meta turistica, frequentata da celebri attori e imprenditori che vedevano nelle ampie spiagge di sabbia fine e bianca un’oasi naturale a portata di mano. Negli anni in cui la ‘dolce vita’ imperversava per via Veneto e Cinecittà, attori e registi famosi e internazionali scelsero di alloggiare a Torvajanica durante le riprese dei film in cui erano impegnati. Federico Fellini la scelse per le riprese del suo capolavoro ‘La strada’ e Ugo Tognazzi ci costruì la sua casa per le vacanze (col famoso campo da tennis), imitato da tanti altri personaggi del cinema italiano e dell’alta borghesia romana, legando il suo nome al primo quartiere “Villaggio” che s’incontra percorrendo la litoranea da nord. Litoranea che lì ora si chiama “Lungomare Ugo Tognazzi”. Qualcuno ancora li ritiene gli anni d’oro di Torvajanica, che durarono però quanto un fotogramma cinematografico, perché il piccolo villaggio di pescatori, anche se cresciuto, non seppe gestire tanto successo e notorietà e così se ne decretò inevitabilmente il declino. L’eredità di quegli anni di illusione non fu ricca come ci si sarebbe aspettati: imprenditori avidi quanto ignoranti, ciechi e per niente lungimiranti, oscurarono il bellissimo e pregiato litorale con costruzioni a stretto ridosso della spiaggia, figlie in buona parte di abusi edilizi, con un piano regolatore inadeguato che non guidava lo sviluppo. Prova ne è la pianta topografica della città: l'eccessiva urbanizzazione non ha seguito alcun percorso di valorizzazione della bellissima spiaggia, che invece l’ha solo usata come principale direttrice dello sviluppo edilizio speculativo: “case a 100 m dal mare!”. Torvajanica è lunga 8,3 km, sviluppati tra il 10+030 e il 18+300 chilometro della litoranea (S.P. 601 Ostia Anzio) ma non si è mai estesa verso l’entroterra per più di due chilometri e solo in anni recenti il ripopolamento del luogo ha comportato una nuova espansione edilizia che, senza più soluzione di continuità, la sta legando a Pomezia. A quel momento di iniziale declino (diciamo 1969) della sua storia e della sua evoluzione urbanistica si data la distruzione dell’antica Torre del Vajanico, al cui posto fu realizzato un condominio di quattro palazzine. La bellezza di questo luogo, privilegiato da una natura costituita da chilometri di spiaggia bianca e fine, ricca di macchia mediterranea e reso unico da una collocazione naturale tra le più fortunate, vicino a Roma e ai piedi dei Colli Albani, sfiorì nel tempo, ingrigendosi e scrostandosi come le facciate di molte palazzine ormai quasi abbandonate e dimenticate dai vecchi villeggianti romani, sempre meno assidui… Nonostante i tentativi, comunque maldestri, di ridare prestigio alla sua vocazione balneare, il passato non è più tornato presente e negli anni Torvajanica ha mutato quella che sembrava essere la sua naturale destinazione di luogo di vacanza, per divenire sempre più un vero e proprio quartiere di Pomezia (al cui Comune appartiene amministrativamente dal 1955), che vede con sempre maggiore frequenza anche molte coppie di giovani lasciare Roma per scegliere di vivere, più economicamente, fuori della grande Città. E’ la preziosa carta della vicinanza con la Capitale e con tutti i suoi servizi quella che Torva-

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janica si sta giocando, male, da alcuni anni, con la speranza che sappia lei, o meglio ancora chi la governa, adoperarsi affinché le sue risorse non siano sprecate o svilite, ma al meglio offerte e utilizzate. Ma in questa storia piace leggere un destino nel quale il ‘fato’ sembra aver destinato il territorio, fin dalle sue origini e ancora ai nostri giorni: Torvajanica come terra delle molte lingue e delle molte etnie. Accolse Enea, forse… Certamente mercanti greci. Accolse i pescatori del basso Lazio e i cispadani della Bonifica. Accolse frotte di “barbari” villeggianti nelle calde estati degli anni del boom economico italiano. Accoglie da più di trent’anni genti provenienti dai più diversi angoli del Mondo: infatti, dalla metà circa degli anni ’70 la città è tappa finale di un consistente flusso migratorio che ha visto moltiplicare il numero dei suoi abitanti senza che ci fosse, purtroppo, un adeguamento dei servizi. Tra questi i primi furono quelli che, senza disprezzo ma con un reale riferimento geografico, erano chiamati ‘i marocchini’. Uomini e ragazzi provenienti dall’Africa mediterranea, presenze invisibili che apparivano all’alba sulla spiaggia che percorrevano fino al tramonto, cercando di vendere a villeggianti, spesso indifferenti o infastiditi, tappeti o altri prodotti tipici del loro artigianato. Macinavano chilometri sotto il sole per poi sparire, senza che nessuno sapesse dove passassero la notte, per ricomparire il mattino dopo. Venivano soli dalle terre dell’antico Maghreb, lasciando là le famiglie che ritrovavano a fine estate quando vi facevano ritorno, se avevano messo insieme i soldi per farlo. Forse. Poi fu la volta di gruppi etnici provenienti dall’Est dell’Europa o dalla penisola Balcanica. Fu questa una forte immigrazione, molto diversa dall’altra che possiamo definire stagionale: Russi, Polacchi, Rumeni, Albanesi e altre etnie dell’ex Unione Sovietica arrivarono dai propri Paesi per rimanervi, o solo farne base, allettati dalla possibilità di trovare un lavoro stabile, da soli o con altri, raggiunti poi dai propri nuclei familiari quando la sicurezza della sopravvivenza permetteva il ricongiungimento. Andarono a formarsi piccole comunità che ripetevano in parte gli schemi culturali dei Paesi d’origine, ma l’inserimento non è stato sempre facile, perché la diffidenza c’è stata, tanta e reciproca. In rari casi si sono dati eclatanti episodi di violenza o criminalità. Sono stati anni, quelli, in cui era forte e visibile la linea di demarcazione tra gli ‘autoctoni’ e gli ‘stranieri’: sia a livello ambientale che sociale le due comunità vivevano realtà parallele, scon-

trandosi più che incontrandosi. Però ancora una volta Torvajanica non ha tradito ciò che pare congenito al suo territorio e, superata la diffidenza, fu approdo per queste genti, spesso giunte fin qua clandestine, e accolse tutti nelle sue case, nelle sue strade e soprattutto nelle sue scuole, diede lavoro ai grandi e istruzione ai giovani, per far sì che queste genti, fuggite dalla miseria o da regimi totalitari e sanguinari, potessero costruire il proprio futuro per se stessi e i propri figli. Oggi molti di loro tornano nella terra d’origine, non come perdenti che tornano da dove erano partiti, ma come chi ce l’ha fatta e con quello che ha guadagnato qua, ora là possono costruirsi una casa o iniziare una nuova attività lavorativa. Chi rimane è spesso padrone della sua attività: sono molti oggi gli ‘ex’ extracomunitari che in proprio gestiscono piccole ma floride attività imprenditoriali. Ovviamente non tutto è stato o è sempre facile e non lo sarà neanche in futuro. Il lavoro, il comune denominatore che invogliò tante famiglie a venire in questo territorio e Torvajanica, una sorta di ‘città aperta’, continuerà a essere come sempre uno spazio positivo di convivenza civile tra gente venuta da ogni parte d’Italia e dal Mondo. Questa è oggi Torvajanica, una città i cui abitanti sono stati collettività e comunità senza mai sentirlo e che, anche se non ci sono nati, sono cresciuti e vivono qui gran parte della loro esistenza. Molto manca alla città che possa imbrigliare e trasformare in un’unica pianta le sue molteplici radici: mancano i servizi, le iniziative culturali, proposte e luoghi ricreativi per i giovani che non siano solo il campo di calcio e un bar. Peggio se è un bar mangiasoldi. La presenza di così tanti immigrati, se da un lato ha fornito una forza lavoro non da poco, che tanto ha contribuito alla crescita dell’economia locale, dall’altra ha evidenziato tutta la fragilità della situazione non essendosi ancora compiuta l’integrazione con la comunità locale sul piano sociale e culturale. Da qualche anno, famiglie romane di ceto medio, per sfuggire alla città sempre più caotica e costosa, scelgono di vivere sul nostro territorio e di far studiare qua i propri figli; questo lascia ben sperare sul futuro, anche se è ancora troppo presto per vedere la differenza. Il malessere sociale si avverte in particolare nella scuola, dove si misurano bene le difficoltà e si evidenziano le questioni irrisolte, poiché, come sempre, sui più piccoli si misura il disagio. Luigi Torreti


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SPORT 28 Calcio locale: Indomita Pomezia e Torvaianica pensano in grande

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Le due pometine guidano il girone F di Prima Categoria a pari punti, ora sognare è lecito. Eccellenza: il Pomezia Calcio precipita nella zona play out, in Promozione risalgono Lido dei Pini e Team Nuova Florida, perde posizioni invece l'Unipomezia Virtus. Intanto è iniziato anche il torneo di Terza Categoria: tre le squadre del territorio impegnate nel girone A di Latina

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' stato un ottobre amaro per il Pomezia Calcio. La squadra, protagonista di un avvio di campionato prudente (4 punti in tre partite) era attesa nel mese di ottobre da tre sfide di alto livello, necessarie anche a noi addetti ai lavori per capire la reale dimensione di questa squadra; purtroppo però il verdetto del campo è stato senza appello: tre partite, tre sconfitte – la più pesante con il Cassino per 40 – e zero punti all'attivo. Il triplice passo falso ha fatto sprofondare il gruppo in piena zona play out complicandone oltre modo i piani per

la stagione. Nell'ultimo turno tuttavia il Pomezia ha battuto il fanalino di coda Atletico Boville (5-1 ndr) prendendo così una preziosa quanto vitale boccata d'ossigeno; tale risultato, se sommato al pareggio ottenuto nel turno precedente contro il Gaeta, rappresenta il proseguo di una mini-striscia positiva che speriamo serva alla squadra per dare una netta sferzata al cammino in campionato. Veniamo alla Promozione. Team Nuova Florida e Lido dei Pini, dopo un inizio di stagione non brillantissimo, sembrano aver trovato la loro dimensione atte-

standosi a metà classifica; chi non se la passa bene è invece l'Unipomezia Virtus scesa in piena zona play out a causa del solo punto raccolto nelle cinque gare disputate nel mese di ottobre. Ancora è presto d'accordo ma confidiamo anche qui in una pronta reazione per cercare di allontanare sin da subito lo spettro della retrocessione. Capitolo Prima Categoria. Indomita Pomezia e Torvaianica meritano la copertina essendo arrivate al mese di novembre imbattute e con un bottino di 4 vittorie sulle cinque sfide disputate; sempre nello stesso girone, escludendo la Città di Pomezia al momento stabile a metà raggruppamento, faticano invece le due ardeatine Tor San Lorenzo e Ardea entrambe attestate nella parte bassa della graduatoria. Chiudiamo con la terza. Lo scorso 18 ottobre è partito il campionato ed il nostro territorio schiera tre compagini nel girone A di Latina: si tratta del Montegiordano, dell'Enea Pomezia e dell'Atletico Ardea. Le prime due hanno avuto un buon avvio di campionato mentre l'ultima è ancora alla ricerca dei primi punti in stagione. Luca Mugnaioli


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PSICOLOGIA

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Passeggiate e sport contro stress e depressione

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a depressione e i problemi psicologici legati allo stress, sono in costante aumento nella popolazione e l'intervento contempla in genere solo l'utilizzo della psicoterapia o di farmaci. Uno studio coordinato dalla dott.ssa Melissa R. Marselle dell'Edge Hill University, ha invece messo in luce come possano essere ottenuti degli effetti benefici da un'attività semplice come il passeggiare. Lo studio ha analizzato il programma "Walking for Healt", che organizza passeggiate settimanali, evidenziando come il passeggiare a contatto con la natura sia un aiuto in momenti di particolare difficoltà. Tale attività costituisce un antidoto contro lo stress quotidiano, sia per chi soffre di depressione, sia per chi si trova a gestire eventi stressanti, come la separazione o la morte di un caro. Le persone che avevano preso parte al programma, hanno affermato di avere un miglioramento dell'umore e di essere più abili nel fronteggiare le situazioni stressanti. Più fattori creano gli effetti "anti-stress": l'attività fisica, l'ambiente naturale e il gruppo. Infatti oltre alla passeggiata in sè, risultava fondamentale l'interazione sociale, che incide sulla salute a livello psico-fisico. Le conferme derivanti da questo studio, vanno ad implementare ciò che già si sapeva sugli effetti dello sport, da un punto di vista "biochimico". Infatti lo svolgere attività fisica attiva il rilascio delle endorfine, ossia sostanze che il

corpo produce in particolari circostanze provocando l'effetto di "piacere". La persona depressa non riesce più a trovare nulla che le provochi piacere (il suo rilascio di endorfine è praticamente nullo) e lo svolgere un'attività che nel quotidiano le faccia provare sensazioni positive è un buon inizio verso il miglioramento dei sintomi. Lo sport può essere utilizzato quindi per prevenire depressione e stress, ma anche come coadiuvante in un trattamento terapeutico. Gli ultimi sviluppi della terapia cognitivo-comportamentale utilizzano l'"aiuto" dello sport, soprattutto nel trattamento degli

adolescenti: 1 ora al giorno di sport per 4-5 volte alla settimana può far produrre una quantità di endorfine necessarie al ragazzo per uscire dalla condizione depressiva, accompagnando questo ad un trattamento psicoterapeutico. Un metodo semplice, poco costoso e accessibile a tutti potrebbe quindi far esperire emozioni positive nel quotidiano, migliorando così la qualità di vita ed il benessere degli individui. dott.ssa Elisabetta Paoletti paoletti-elisabetta@libero.it www.psicologa-paoletti.com


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BON-TON

Il Corriere della Città Novembre 2014

Il diritto a “staccare la spina” O gnuno di noi ha bisogno del diritto a staccare la spina, a porre un limite chiaro tra tempo di lavoro e tempo per se stessi, per la famiglia, per il riposo. Altrimenti il rischio che si corre è che le continue pressioni e lo stress rendono malati. A spezzare una lancia in favore del “diritto al tempo libero inviolabile” è il vicecancelliere tedesco SIGMAR GABRIEL in persona, superministro dell’ Economia, che consente ai propri dipendenti di ignorare e-mail o sms aziendali nel week-end. Per ogni essere umano è importante avere tempo garantito per la famiglia, per gli amici e per se stessi, anche per non cadere nella tentazione di pensare che la propria vita quotidiana sia solo quella trascorsa nel proprio ambiente di lavoro. Perché se vivi sempre e solo in contatto con le persone che frequenti in azienda, scambi la tua vita professionale per la realtà, invece la vita è anche altrove! Non solo: è stato dimostrato che la gente si ammala quando vive sotto la pressione costante del lavoro, quindi si assenta più frequentemente arrecando un danno maggiore alle aziende stesse. Avere sempre la sensazione che il lavoro non sia finito ti toglie la dimensione del riposo e della tranquillità. Fece scalpore BARACK OBAMA che non appena finito il discorso alla nazione dopo la decapitazione del giornalista americano JAMES FOLEY da parte dei JIHADISTI, se n’è tornato subito sul campo di golf. In molti lo hanno criticato. La risposta dello staff della casa Bianca è secca: “ le vacanze servono al presidente per mantenere il giusto distacco, ridurre lo stress, prendere con lucidità e senza affanno le decisioni giuste nell’interesse del paese”. Dall’altra parte del pianeta lo imita il premier giapponese SHINZO ABE: 40 morti e 47 dispersi per delle frane ad Hiroshima, ma lui ha deciso di non interrompere la villeggiatura in una località turistica di montagna. Persino ERIC SCHMIDT, presidente di Google, fece scalpore rivelando che lui ogni tanto si impone di staccare la spina al suo computer e di interrompere qualsiasi comunicazione perché altrimenti non riuscirebbe mai a leggere un buon libro. Così come un altro caso celebre è SHERYL SANDBERG, direttrice generale di Facebook, manager più potente di America che stacca

Il Corriere della Città CityWebTv www.ilcorrieredellacitta.com Numero 11 Anno 6 NOVEMBRE 2014

tutte le sere alle ore 17:00 per non essere mai in ritardo all’ora di cena in famiglia. Siamo sempre di corsa, rincorriamo il tempo che non si ferma, ossessionati delle cose che non facciamo piuttosto da quelle che siamo riusciti a concludere. Purtroppo però, sempre più spesso, decidiamo di fermarci solo nel momento in cui ci troviamo davanti ad un problema di salute. In quel momento e, solo allora, ci rendiamo conto che “darsi una calmata” è fondamentale per noi e per le persone che ci vogliono bene. Di fronte la prospettiva che la nostra vita possa interrompersi di colpo, ci fa pensare in maniera più convincente che “il combattere fino alla morte” è fatica inutile. Il mangiare bene, coltivare interessi, frequentare persone piacevoli, concedersi del sano e meritato riposo ci aiuta ad essere persone positive, serene e più produttive anche professionalmente. E’ sempre più dimostrato che la salute dei bilanci di un’azienda e quella dei suoi impiegati sono strettamente correlate e che quando le si considera due entità separate, il prezzo da pagare è consistente, sia sul piano personale, sia su quello collettivo. Come individui, mettiamo a repentaglio la nostra salute e la nostra felicità. Per le imprese, avere dei dipendenti stressati ed

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infelici, si traduce in mancanza di stimoli e quindi poca produttività e minor competitività. Ma è vero anche il contrario: ciò che fa bene a noi come persone, ovvero prendersi cura del corpo della mente e dello spirito, fa bene anche alle aziende con cui collaboriamo. Dobbiamo partire dalla considerazione che non veniamo alla luce per svilupparci solamente ma nasciamo per essere felici, perchè dobbiamo tenere sempre in mente che la vita è corta e se ne va via rapidamente e nessun bene vale come la vita stessa. Invece la sprechiamo correndo sempre dietro a produrre ciò che consumiamo, perché il mercato questo vuole: produrre per consumare in maniera inarrestabile perché, in definitiva, se si paralizza il consumo si ferma l’economia. Per questo bisogna produrre cose che durano poco , perché si deve vendere tanto. Ma questo non è consentito perché dobbiamo lavorare e dobbiamo sostenere una civilizzazione dell’usa e getta che crea questo terribile circolo vizioso che sta aggredendo il pianeta. Non si tratta di immaginarci il ritorno all’epoca primitiva, però non possiamo continuare ad essere succubi del mercato, dobbiamo cominciare noi a governare il mercato. E questo lo si comincia a fare se riusciamo a modificare il nostro modo di vivere! Passiamo la nostra vita a lavorare per pagare una quantità di rate: casa, moto, auto ecc.. per poi arrivare a ritrovarsi già vecchi con la vita che ci è sfuggita davanti! Allora bisogna porsi questa domanda: è questo il destino della mia vita? Dobbiamo convincerci che tutto ciò che ci circonda deve essere a favore della felicità umana poiché lo sviluppo non può essere contrario alla felicità. Cominciare ad apprezzare le piccole gioie della vita, coltivare relazioni piacevoli e, soprattutto,accontentarsi del giusto. Non esiste una strada unica che ci porta verso la felicità, ma ognuno deve cercare la propria, abbandonandosi talvolta anche al caso, ricordandoci che ci si deve impegnare per vivere pienamente ogni istante di serenità, perché sebbene la felicità non dipenda esclusivamente da noi, spetta a ognuno scegliere come affrontare le gioie e i dolori che la vita ci riserva. Antonio GUIDO (dirguido@libero.it) Esperto di Galateo ed Immagine Relazionale

CityWebTv: Francesca Poddesu, Mattia Bassi, Giulia Presciutti, Alessandro Introcaso PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE: MA&MC CHIUSURA REDAZIONALE: 03/11/2014

DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Corrao IN REDAZIONE: Il Corriere della Città: Alessia Ambra Achille, Luca Mugnaioli, Matteo Acitelli, Alfredo Corrao, Claudia Bartolini, Giuseppe Marrone

STAMPA: Pignani Printing Reg. Trib. di Velletri Settembre 2009 N. Reg. 19/09 del 24 Settembre 2009




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