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Anno 7 Numero 11
NOVEMBRE 2015
libertà informazione politica cronaca cultura sport
Le vie del sesso Storie vere raccontate dalle protagoniste
Ma cosa si fa per contrastare questo fenomeno? Ardea, impianti biogas: cittadini beffati e avvelenati PAG. 08
UrbanisticaPomezia:
i complimenti del Sindaco, le critiche dell’ALPRO PAG. 11
Che sia stata un’abile truffa? PAG. 17
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Torvaianica Alta, un cittadino “interroga” il sindaco I problemi del quartiere sviscerati dall’ex presidente del Cdq e sottoposti al Primo Cittadino
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ualche tempo fa l’Ing. Domenico Giuliani, ultimo presidente del Comitato di Quartiere Torvaianica Alta, ci aveva inviato una lettera aperta indirizzata al sindaco di Pomezia Fabio Fucci, missiva che era stata pubblicata il 18 settembre sull’edizione online del giornale. Il Primo Cittadino ha dato riscontro alla richiesta del cittadino: di seguito le domande e le risposte di Fucci. “Desidero innanzitutto ringraziare il sig. Giuliani perché le sue domande mi offrono l’occasione per parlare delle iniziative che la nostra amministrazione ha messo in campo o che stanno per partire”, ha esordito il sindaco. Ritiene che la Sua elezione fosse dovuta più alla Sua bravura e notorietà, che non alla stanchezza dei cittadini, per di più invogliati da grande speranza di cambiamenti? “Io credo che la vittoria alle elezioni del 2013 dipenda da vari fattori. Innanzitutto abbiamo presentato un programma di governo ambizioso ma concreto ed attuabile che è stato molto apprezzato e, soprattutto, è stato scritto insieme ai cittadini. Abbiamo poi offerto una squadra di governo competente, onesta, seria ed affidabile. Certamente non si può ignorare che le passate gestioni amministrative si siano rivelate del
tutto fallimentari. I cittadini hanno subìto amministrazioni fatte da “visionari” incompetenti o da maggioranze litigiose condite di arresti. Queste hanno lasciato in città ferite profonde e “monconi” di opere mai terminate, oltre che un pesante fardello di debiti sulle spalle dei cittadini. I cittadini hanno cercato quindi un gruppo di persone competenti, oneste, determinate, compatte e soprattutto capaci di risolvere i problemi di una città che per molti aspetti era ormai compromessa. La notorietà e la reputazione di una persona si costruiscono sulle
azioni che compie e queste vengono valutate ad ogni occasione utile”. Leggo del rifacimento del manto stradale di alcune vie comunali, tra cui Via Mar Tirreno, con un costo di un milione e 200 mila euro. Questa via è stata disastrata da lavori privati o di fornitori di servizi, che non hanno fatto le riparazioni a opera d’arte. Poiché sembra che altrove qualche rifacimento sia avvenuto giustamente a carico di che aveva creato i danni, perché lo stesso non avviene in questo caso (Telecom, Edison, ecc.), addebitando invece a noi cittadini il relativo costo? Chi ha, poi, autorizzato e collaudato dette riparazioni? Infine, i rifacimenti avverranno con i soliti capitolati, che hanno dimostrato non certo lunghe durate? “Fin dal nostro insediamento abbiamo preteso che a seguito degli scavi stradali avvenissero i necessari ripristini del manto a spese degli operatori committenti. La novità quindi è che oggi a Pomezia pretendiamo che “chi rompe ripari” le strade che danneggia. Prima tutto ciò non si faceva e le responsabilità dei nostri predecessori sono evidenti. Posso quindi rassicurarla che con la nostra amministrazione questi interventi vengono seguiti ed i ripristini stradali vengono effettuati”. (continua a pag.4)
4 (da pag.3) Siamo stati felici per la raccolta differenziata, ma si sente dire spesso che essa venga talvolta “riammucchiata”. Sarà mica vero? A parte l’interesse per l’ambiente, a noi è toccato solo grande impiego di tempo, spese per i sacchetti, sia biologici che trasparenti, e nessuno sgravio economico, come sarebbe dovuto avvenire. Anzi la pulizia delle strade è estremamente carente. Peraltro, sarebbe possibile fissare i giorni di pulizia strade ed avvisare i cittadini delle eventuali rimozioni dei veicoli, come avviene in tante città più grandi? “Voglio sfatare questa leggenda metropolitana. Non è vero che i materiali raccolti vengano “mischiati”. Per un motivo molto semplice: seguendo il calendario di raccolta, gli operatori raccolgono solo la tipologia prevista per quel dato giorno. Quindi il lunedì raccolgono solo la plastica, il giovedì solo la carta, ecc. Cosa potrebbero mai mischiare?”. Dopo la realizzazione del prolungamento verso Pomezia di Via Torvaianica Alta, così larga e già con qualche dissesto, perché gli uffici comunali non studiano l’ampliamento del tratto tra Via Mar Tirreno e Via Campo Selva, divenuta ormai strada di grande scorrimento e con alberi da potare? “Questo mi sembra un buon suggerimento su cui possiamo sicuramente ragionare. Tra l’altro siamo in attesa di ricevere nelle prossime settimane il risultato del lavoro del professionista che è stato incaricato di produrre il “Piano del traffico” della Città di Pomezia, con cui contiamo di ricevere importanti indicazioni per progettare e pianificare interventi alla viabilità cittadina”. Ho letto della “sonora bocciatura” della variante urbanistica di Torvaianica Alta, con i conseguenti possibili danni economici per il Comune. L’abusiva ed indebita pretesa, poi, di destinare a parcheggio il terreno donato alla parrocchia per la sua costruzione mi ha fatto sorgere strani interrogativi. Infatti, mi sembra un grosso errore politico un inutile parcheggio per qualche decina di macchine fantasma a fronte dello sdegno di parecchie centinaia di famiglie di parrocchiani, che lo hanno considerato, analogamente all’annullamento del CdQ, un atteggiamento solo ideologico. La mia esperienza di ingegnere, nonché dirigente/direttore di aziende pubbliche di trasporto, mi ha insegnato che i parcheggi si creano dove servono e per il nostro quartiere, l’unico piccolo centro di attrazione è solo la
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piazzetta antistante bar ed edicola; come mai non si è pensato, invece, di espropriare il vero terreno agricolo adiacente? Pensi la goduria del proprietario per il rimborso di un pezzo di semplice tenuta agricola, dove –stagioni fa – vidi solo un po’ di piante di pomodori! Chi fu il nostro Le Corbusier ad avere l’intuizione del parcheggio? Mi consenta, inoltre, di considerare come una infelice boutade quella di offrire i locali della scuola di quartiere, pedissequamente definita “una dimostrazione di sensibilità nei confronti delle istanze dei fedeli”. A parte i problemi di custodia ed assicurazione dei locali, da cattolico praticante mi rendo conto come Lei ignori le nostre (anche noi Suoi cittadini) attività e non sia così “attento ai luoghi di comunione e partecipazione” di noi cattolici. Pensa che si tratti di qualche piccolo partitino o di sparuti singoli gruppetti? A proposito, mi sembra che nessuno Le abbia rammentato che, alle spalle della scuola in Via Oceano Atlantico, è stato donato al Comune un terreno per realizzarci un Centro Anziani, per cui, con un semplice esproprio di uno stretto corridoio, potrebbe essere realizzato quel benedetto parcheggio a Lei tanto caro. “Andiamo con ordine. Sulla variante di Torvaianica Alta io ritengo che la Regione Lazio stia sbagliando su molti aspetti e abbia assunto un atteggiamento schizofrenico. Voglio far notare come proprio qualche anno fa la Regione stessa intimava al Comune di Pomezia di annullare quel piano perché presentava troppe ed insanabili anomalie sia tecniche che procedurali. Oggi invece sembra aver mutato orientamento. Come mai oggi vuole assecondare quegli interessi dei privati calpestando le esigenze di servizi di un intero quartiere e di tanti nostri concittadini? Ad ogni modo voglio ricordare che abbiamo fatto ricorso al Tribunale contro la Regione Lazio per vedere riconosciute le nostre ragioni e confermare quindi la piena legittimità dei nostri atti di annullamento. Noi
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continuiamo a ritenere che il piano approvato in passato sia illegittimo perché non destina un adeguato numero di aree per servizi pubblici ad un’intera comunità cittadina. Devo contraddirla sul parcheggio. Il parcheggio di cui il quartiere avrebbe bisogno è adiacente alla scuola. Chi ha approvato quel piano come ha fatto a non pensare di realizzare un parcheggio che potesse assorbire le necessità di una scuola? Ecco, secondo noi è stata una scelta illogica che ci fa ritenere una volta di più che la variante è illegittima, insensata e vada annullata per fare posto ad un nuovo piano urbanistico dove le esigenze dei cittadini e l’interesse pubblico sia prevalente rispetto all’interesse di pochi costruttori. D’altronde, il ruolo di ogni buon politico è lavorare per favorire la propria comunità e noi vogliamo lavorare in questa direzione. Per quanto riguarda i locali che abbiamo deciso di mettere a disposizione della parrocchia, sono per noi un grande gesto di sensibilità che vuole dimostrare quanto l’amministrazione sia vicina alle necessità di un’intera comunità di fedeli. Nell’incontro avuto con Don Jorge ho avuto modo di spiegare come intendevamo venire incontro alle esigenze della parrocchia e questo è stato apprezzato. Sono molto contento di aver avuto l’occasione di ribadire quanto siamo rispettosi delle necessità spirituali dei nostri concittadini”. Oltre alle buche (speciali quelle di Via Torvaianica Alta), l’insufficienza della rete fognaria in Via Mar Tirreno (soprattutto per gli abusi, non perseguiti, dei versamenti delle acque bianche nelle fognature durante i temporali), la sporcizia delle strade, da mesi esiste un palo pericoloso in piena curva tra Via Mar Tirreno e Via Mar di Tasman. Quando avverrà qualcosa di grave, chi ne risponderà? “Voglio darle una buona notizia: abbiamo finanziato per il 2015 i lavori di potenziamento della rete fognaria che passa proprio a via Mar Tirreno. La progettazione dei lavori partirà nei prossimi giorni e la realizzazione subito dopo. Dopo aver ampliato la condotta fognaria, ripristineremo anche il manto stradale. Sono veramente molto felice che questo intervento consentirà di migliorare la qualità di vita degli abitanti del quartiere. Finalmente a Pomezia potete contare su un’amministrazione che utilizza i proventi delle tasse per realizzare opere di utilità per la città ed erogare servizi di qualità”. Arianna Azzurra Achille
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Ardea “spiegata” dal sindaco Luca Di Fiori sugli argomenti più spinosi del momento: centrale biogas, depuratore, strade e bilancio
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n questi giorni le critiche all’operato dell’amministrazione Di Fiori sono piuttosto accese. Abbiamo intervistato il sindaco per sentire la sua opinione. Sappiamo di una situazione finanziaria dell'ente non proprio invidiabile. Già lo scorso anno non furono poche le difficoltà per chiudere il bilancio e ora le cose non sono state certo più facili, tuttavia, si notano sforzi concreti per migliorare la vivibilità nel paese. Ce ne vuole parlare? “ Abbiamo fatto passi in avanti per porre le basi di una città economicamente sana. Abbiamo tolto da sotto il tappeto debiti che si trascinavano dai tempi della prima repubblica e scelto di pagarli tutti, per evitare di avere “fantasmi” del passato che non ci avrebbero permesso di fare bene un rilancio sociale e civile del Paese. Su questo si è concentrata la nostra attenzione. Nel frattempo, però, la città ha sempre nuove necessità, a partire dai servizi primari. Qui, abbiamo tracciato un percorso. Oltre ai 40mila euro messi a disposizione per tappare le buche (e, quindi, togliere le emergenze), a breve sarà espletata una gara per riasfaltare tratti di strada per 190mila euro. Inoltre Idrica, Telecom Italia e la 2iRete Gas stanno facendo lavori per i servizi primari: ciò porterà a ripristini che miglioreranno la qualità delle nostre strade. Dopo oltre 40 anni di autonomia comunale siamo riusciti a fare un servizio di trasporto pubblico urbano degno di una città. Ci sono due navette orarie da Colle Romito a Campo di carne e da Nuova Florida a Campoleone che collegano le stazioni ferroviarie. Non è cosa da poco, in una città che per lungo tempo ha avuto bus con scarsi passeggeri perché le corse collegavano i borghi e non servivano i pendolari”. Ardea purtroppo soffre di situazioni critiche che si trascinano da molto tempo e provocano disagi. Una di queste riguarda il consultorio. Può chiarirci una volta per tutte ed in via definitiva quale sia la reale situazione? “ Ogni volta due enti si incontrano c'è sempre da avviare un tavolo di confronto. Noi abbiamo messo sul piatto la sede sanitaria di via dei Tassi e abbiamo proposto una cifra per l'affitto, come è giusto che sia. La Asl ci ha chiesto alcune modifiche per evitare una commistione di presenza di pubblico accanto alla piazzola di elisoccorso e al 118. Stiamo definendo l'intesa in modo che ci porti finalmente ad avere una struttura degna di questo nome e che tra l'altro porterà un nuovo risparmio per le casse dell'ente. Chiuderemo la sede Asl di via Legnano (il cui affitto è pagato in parte con fondi comunali) per creare tutti i servizi sanitari in via dei Tassi”. Altra questione spinosa è la qualità delle acque marine che hanno criticità impossibili da nascondere. Il depuratore pronto ai piedi dei castelli potrebbe costituire un svolta importante ma resta fermo. Perché? Quali sono i reali motivi che ne impediscono l'entrata in funzione? “Vorrei precisare che il nostro depuratore, quello di via Bergamo, funziona benissimo.
L'Idrica lo controlla costantemente. Dunque, le acque dei cittadini che vanno in fogna e raggiungono l'impianto vengono trattate come regola vuole. Il problema è invece di quei cittadini dei Castelli Romani che hanno liquami più o meno trattati e che vengono portati direttamente nel reticolo fluviale che poi sfocia a mare. Ecco perché si decise di costruire un grande depuratore, a Montagnano, capace di servire quei cittadini. In cambio la Regione Lazio ci promise oltre 10 milioni di euro per servizi: opere pubbliche primarie necessarie per la città. Il depuratore è stato praticamente concluso ma di questi soldi non se ne vede neanche l'ombra. Che fine ha fatto l'assessore regionale all'Ambiente? Quei finanziamenti sarebbero fondamentali per completare il risanamento igienico e sanitario di tutto il territorio”. Ardea come Pomezia soffre per la presenza di insediamenti nel territorio di imprenditori che a solo scopo speculativo vogliono realizzare impianti a biogas per i quali i cittadini stanno veementemente protestando. In particolare ad Ardea, nonostante il parere negativo emerso dall’ultimo consiglio comunale, nascerà un impianto che sottrarrà centinaia di ettari all'agricoltura di colture di prestigio per produrre, perdoni il termine poco tecnico, carburante. In una città come questa, dove agricoltura e turismo, come da lei spesso ricordato, sono la mission, come si sposa una megacentrale con la vocazione naturale di questo territorio? “Le direttive europee impongono che il trattamento dei rifiuti avvengano in Ambiti territoriali definiti. In questo modo si evita che qualsiasi genere di prodotto (rifiuto, scarto di lavorazione, sottoprodotto) possano essere smaltiti a distanza ma sul territorio. Penso che su questo non ci siano dubbi. Le normative offrono l'occasione per le imprese che non propongono centrali di oltre 1mw di potenza di poter nascere bypassando le scelte comunali, con una semplice autorizzazione della Città metropolitana. Il Consiglio comunale ha espresso un parere in merito a un argomento così importante, ma forse sarebbe il caso che, a fronte del potenziamento degli Ambiti territoriali e della concezione in termini di bacino, l'assemblea non si faccia prendere dall'umore
dell'impellente nascita di una centrale a biogas, ma che stabilisca regole precise su quanti e quali impianti si devono e si possono realizzare. Non pensarci è assurdo ed è nascondere la polvere sotto il tappeto. Io, sinceramente, a prendere in giro i cittadini dicendo che i nostri rifiuti devono andare lontano per il semplice fatto di non fargli vedere il problema, non ci sto”. La raccolta dei rifiuti porta a porta sta facendo segnare traguardi insperati ma, nonostante la percentuale di differenziata sia ormai prossima al 60% il costo del servizio per la cittadinanza continua a salire. Perché? “I risultati sono straordinari. Certo, abbiamo dovuto fare scelte difficili ma necessarie per educare chi pensa sia più intelligente prendere il sacco e buttarlo lungo la strada piuttosto che lasciarlo davanti il portone di casa nei giorni opportuni. Il costo del servizio non è sceso per diversi motivi, tra cui uno che grida vendetta: molti dei turisti venuti sul territorio nelle seconde case non seguono le regole e invece di adeguarsi hanno trovato la soluzione più gretta: trasformare le strade in discariche. Questa condotta fa male alla raccolta del territorio primo perché lo rende sporco e poi perché i cittadini devono pagare un prezzo in più per raccogliere le discariche abusive”. Parliamo di politica. In questi tre anni di governo non sono state poche le difficoltà che ha dovuto attraversare; le crisi in maggioranza, i numerosissimi rimpasti di giunta, tre presidenti del consiglio, le sue stesse dimissioni poi ritirate. È finito tutto questo? “La giunta ha continuato a lavorare anche quando mi sono dimesso perché avevo chiesto alle forze politiche un segnale di dialogo. A loro, che mi hanno sostenuto nella campagna elettorale del 2012 l'ho ripetuto più volte e si sono messe al lavoro per affrontare i temi della città. Dopo che abbiamo avviato il risanamento del bilancio, possiamo iniziare a disegnare il futuro. Era un passo obbligato. Al netto di quelle volte in cui l'opposizione si siede a definire questioni concrete per il Comune (è capitato che alcuni atti venissero approvati all'unanimità), vedo invece molta propaganda elettorale”.
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Ardea, impianti biogas: cittadini beffati e avvelenati Tra pantomine e tardivi risvegli l’approvazione della Suvenergy diventa “obbligatoria”
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li ultimi giorni di ottobre di questo 2015 depositano una pietra miliare significativa sulla via dell'amministrazione Di Fiori. Queste pietre, che ancora oggi sono riconoscibili nelle indistruttibili strade di epoca romana e che segnavano la distanza di un miglio sul percorso, oggi, nel linguaggio corrente, assumono anche il significato di un'opera di straordinaria importanza, tale da segnare una tappa fondamentale nel corso storico. I cittadini di Ardea che vivono a Montagnano, in quella splendida località agreste ai piedi della torre medioevale conosciuta come “Tor di Bruno”, ne erigeranno una nella sua forma più tradizionale, quella del simbolo fallico che meglio si adatta a ricordare la conclusione di una battaglia civica che li ha visti per mesi impegnati in uno scontro oggi definitivamente perduto per la totale assenza da parte dell'amministrazione di questo Sindaco. È passato più di un anno da quando il dirigente di allora dell'area tecnica del Comune, l'architetto Scarpolini, portò all'attenzione del Sindaco le intenzioni di due imprenditori che intendevano realizzare nel territorio di Ardea due centrali a biogas per produrre energia elettrica e biometano. La prima a farsi avanti fu la Biovis per il suo impianto che sarebbe dovuto nascere accanto a quello della Fiamma 2000 in località Caronti. Di queste intenzioni nulla fu rivelato dal Sindaco e solo per la curiosità di alcuni cittadini che spulciando i documenti in rete che la Regione Lazio pubblica venne fuori la notizia. Se ne parlò anche in Consiglio comunale ed un consigliere riferì di una intercettazione telefonica raccolta nell'ambito delle indagini che fecero esplodere il caso di Mafia Capitale. Si faceva accenno ai legami malavitosi e all'individuazione del terreno su cui far sorgere l'impianto dopo che il progetto era stato bocciato ad Ariccia (da cui Scarpolini proveniva). La vicenda si concluse senza che la politica minimamente intervenisse, perché fu a causa dell'interessamento dei cittadini e di alcuni consiglieri regionali del M5S che il progetto fu rinviato a valutazione di impatto ambientale e Biovis non presentò in tempo utile i documenti richiesti, facendo decadere la richiesta. Negli stessi giorni il solerte dirigente portò dal Sindaco anche i rappresentanti di Suvenergy, che si affacciavano ad Ardea con intenzioni ancor più importanti sotto l'aspetto delle dimensioni: un impianto a biogas per la produzione di metano da scarti agricoli, di potenzialità 5 volte superiore a quello proposto da Biovis. “Ci hanno accolti a braccia aperte”, ci ha dichiarato un tecnico che partecipò agli incontri preliminari, “incontri che usualmente facciamo per raccogliere eventuali problematiche sulla scelta del sito e che le amministrazioni
possono presentare in quella sede”, così ci racconta il tecnico. “Nessun rilievo ci fu fatto e neppure ci chiesero una possibile convenzione che portasse qualche vantaggio ai cittadini come spesso, invece, ci capita”. Scarpolini di lì a poco rassegnò le dimissioni o fu convinto a farlo, non lo sappiamo, ma le notizie a biogas non trovarono una via di fuga; tenute ben segrete, il Sindaco le condivise solo con il SUAP e il successore del dirigente, l'altro architetto, quel tal Pianese che ha fatto in tempo a lasciare il suo incarico sfuggendo dalla responsabilità di rilasciare un parere tecnico sulla questione Suvenergy e non solo, perché trovò il modo, tergiversando, di sfuggire anche alla responsabilità di esprimersi in merito ad un contratto che suscita enormi perplessità in quanto a validità stipulato tra il suo predecessore e l'azienda che ad Ardea effettua la raccolta dei rifiuti. È stato solo all'inizio dell'estate del 2015 che i soliti solerti cittadini scoprirono per caso su una lettera depositata all'albo pretorio che per la seconda volta convocava una conferenza di servizi che doveva rilasciare l'autorizzazione alla realizzazione dell'impianto previsto dalla Suvenergy. Quando le proteste dei cittadini, gli articoli sui giornali, le interrogazioni in consiglio comunale non consentirono più di tenere nascosto il progetto, il Sindaco chiamato in causa ha fatto in modo di non dichiarare mai pubblicamente la sua perfetta conoscenza dei fatti e dei progetti passati per la sua scrivania. Quando i consiglieri comunali tutti hanno deciso in un susseguirsi di riunioni in commissioni e discussioni in aula, di dichiararsi al fianco dei cittadini esprimendo la loro assoluta
contrarietà all'esecuzione dell'impianto, i giochi ormai erano fatti e nulla più ha potuto fermare il processo autorizzativo che si è concluso con la scontata approvazione, venerdì 30 ottobre, alla presenza di numerosi cittadini, furiosi ma ammutoliti dalla massiccia presenza di Polizia Urbana, Carabinieri e Polizia di Stato in borghese. Il giorno prima, in commissione urbanistica un ultimo ed inutile tentativo della politica di intervenire nel processo autorizzativo si è concluso con tavolini rivoltati e calci alle poltrone. È stato solo quando i consiglieri intervenuti si sono realmente resi conto dell'inutilità e della loro azione, resa vana per essere intervenuta troppo tardi, che hanno iniziato a ricusarsi l'un l'altro della responsabilità di non aver fatto nulla in tempo utile. Nessuno ha avuto il coraggio di chiedere che a verbale fosse messa l'unica verità, ovvero che è responsabilità del solo Sindaco e di nessun altro quella di aver tenuto (almeno ufficialmente) ben occultate le intenzioni di queste aziende. Il plurale è d'obbligo perché, mentre da una parte si conclude con una rassegnata approvazione il procedimento semplificato per il rilascio dell'autorizzazione alla Suvenergy, il sindaco ben celato conserva il progetto ripresentato a luglio dalla Biovis per la realizzazione della centrale a Caronti. Sono intervenuti a fianco dei cittadini i consiglieri di opposizione Abate e Capraro, ma anche quelli di maggioranza Volante, Iacoangeli, Quartuccio e perfino il presidente del Consiglio comunale Acquarelli. Tutti hanno avuto parole di fuoco per le modalità con cui la vicenda si è conclusa. Questo atteggiamento, da parte dei consiglieri di maggioranza in particolar modo, si aspetta che sia riportato in consiglio comunale, davanti al Sindaco gerarca che finalmente dovrebbe essere chiamato a rispondere di questa sua indegna condotta. Vedremo a giorni, in un prossimo inevitabile Consiglio comunale, se chi oggi ha urlato in aula avrà lo stesso ardore e il coraggio di affrontare il Sindaco magari arrivando alla ratio estrema di chiederne le dimissioni – Marino a Roma è stato cacciato per molto meno - oppure se anche questa è stata una penosa quanto inutile pantomima. Mario Savarese
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La “gestione” del personale al Comune di Pomezia I dirigenti non ruotano mai, mentre alcuni dipendenti vengono trasferiti fin troppo…
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a situazione dei dipendenti del Comune di Pomezia è abbastanza “complicata”
I dirigenti sono 7 per dieci settori. I dipendenti a tempo indeterminato sono circa 215, di cui 43 assunti senza i prescritti requisiti di legge, come risulta dalla relazione degli ispettori del Ministero economia e finanze, una gran parte dall’ex dirigente esterno a staff Giorgio Guastella, e la rimanenza dall’attuale dirigente al personale; i dipendenti a tempo determinato sono 103, tutti assunti con un contratto predisposto dall’attuale dirigente, contratto a dir poco anomalo: i dipendenti hanno firmato un contratto a tempo determinato senza una data di scadenza (molti hanno vinto una causa che condannava il Comune all'assunzione a tempo indeterminato, ma questo - invece di ottemperare - ha impugnato le sentenze con notevole dispendio economico per tutti i giudizi). Da giugno di quest’anno, con la motivazione di riorganizzare il sistema, sono state cancellate tutte le posizioni organizzative (i vice dirigenti), il contratto sul salario accessorio non è rinnovato dal 2014 e i buoni pasto non sono più stati forniti da gennaio del 2015. Lo scorso anno il Sindaco Fucci convocò singolarmente i dirigenti del Comune per informarli che 39 dipendenti sarebbero stati trasferiti ad altro settore; poco tempo dopo vi fu una delibera di Giunta che dispose lo spostamento dei dipendenti sopracitati, con il silenzio dei dirigenti stessi. Il Sindaco Fucci affermava in consiglio comunale che tali trasferimenti erano stati effettuati in ossequio alla normativa sulla trasparenza ed anticorruzione, giustificazione che non trova però riscontro nella delibera di Giunta comunale. A distanza di poco più di un anno, la storia si ripete, ma si riscontrano elementi che invitano a fare alcune domande ai dirigenti del Comune di Pomezia: perché quest’anno non viene fatta una delibera di Giunta comunale e si riman-
dano i trasferimenti a una determina del Dirigente al personale? Il Sindaco e la Giunta comunale possono stabilire una diversa organizzazione dei settori, è nelle competenze previste dalla legge, ma l’assegnazione dei ruoli all’interno del settore compete al dirigente. Il dirigente può dichiarare di avere personale in esubero, in qual caso questo viene riassegnato ad altro settore che ne ha bisogno. Attualmente c’è un sott'organico di circa 200 unità a tempo indeterminato, compensato dai 103 assunti a tempo determinato. La legge attribuisce compiti di indirizzo al Consiglio comunale ed alla Giunta e compiti di gestione ai dirigenti. Sarebbe quindi utile sapere: ci sono richieste dei dirigenti di spostamenti di dipendenti? Se no, come fa il Sindaco Fucci a sapere in anticipo quello che decideranno i dirigenti, visto che ha convocato i dipendenti da trasferire? Forse ha concordato verbalmente con i dirigenti tali cambiamenti? Forse ha deciso lui, ed i dirigenti hanno accettato i suggerimenti, per timore magari di non vedersi riconosciuto il premio di risultato, o di vedersi trasferiti con le deleghe ridimensionate, come successo al dirigente ai servizi sociali e pubblica istruzione trasferito ai servizi cimiteriali? Qualcosa proceduralmente sembra non quadrare. Auspichiamo che i trasferimenti saranno fatti nell’ottica di efficientare i servizi, con la speranza che non ci siano nessi di causalità tra i trasferimenti in itinere e i fatti di seguito riportati: 1) durante la trattazione delle problematiche del Piano particolareggiato di Torvajanica Alta, il funzionario responsabile unico del procedimento
fu convocato un paio di volte dal Sindaco Fucci. Non conosciamo i termini ed i contenuti di quei colloqui; comunque, quello che si evidenziò dalla sua relazione finale fu una posizione contraria del funzionario alla revoca del piano, allora il Dirigente lo revocò da R.U.P., fatto assai anomalo, e ora è in predicato di trasferimento. 2) Un altro dipendente è stato particolarmente attenzionato dall’amministrazione vigente, e ha anche ricevuto la richiesta di liquidazione di fatture a favore di una ditta, nonostante la stessa ditta operasse dei servizi senza contratto. 3)Un altro dipendente, pur essendo già stato trasferito lo scorso anno, è ora oggetto di ulteriore trasferimento. Sembra che questo dipendente abbia fatto una ricerca per conto del suo ufficio, e che il risultato di tale ricerca certifichi che il Sindaco Fucci ed il dirigente Curci abbiano riferito cose diverse all’autorità giudiziaria in merito alla vicenda delle due salme lasciate fuori dal cimitero perché il lunedì pomeriggio non si poteva tumulare (dalla ricerca del dipendente nei documenti ufficiali risultano invece numerose autorizzazioni a tumulare). Quello che vorremmo sapere è se i dirigenti svolgono in modo ottimale il lavoro per cui sono pagati, facendo rispettare in ogni momento i diversi ruoli assegnati dalla legge. In ogni caso, resta da capire come mai a Pomezia l’amministrazione comunale non operi la rotazione dei Dirigenti come previsto dalla legge anticorruzione, visto che il dirigente ai lavori pubblici sta nello stesso posto da oltre 12 anni, il dirigente alle finanze da oltre 9 anni ed il dirigente al personale da oltre 6 anni. Così come sarebbe interessante capire come possano - e perché lo facciano - gli assessori senza delega a dare disposizioni per mail o verbali ai dipendenti. Il Comune non è proprietà degli amministratori e gli stessi dovrebbero dare l’esempio e rispettare le regole, senza nessuna prevaricazione o prepotenza, così come dichiarato in campagna elettorale. A.P.
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Ufficio Tecnico di Pomezia: i complimenti del sindaco, le critiche dell’ALPRO Per il Comune, il potenziamento e la riorganizzazione degli Uffici comunali, almeno nel Settore Lavori Pubblici-Urbanistica, sta dando i suoi frutti. Ma l’Associazione Tecnici non la pensa così…
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del 30 ottobre la nota del Comune di Pomezia in cui vengono forniti i risultati delle rotazioni e della riorganizzazione del personale. “La riorganizzazione degli Uffici, con il potenziamento di alcuni settori strategici, ha permesso all’Ente di recuperare moltissime pratiche urbanistiche pregresse e di lavorare in maniera continua sugli accertamenti e la riscossione – ha spiegato il Sindaco di Pomezia Fabio Fucci attraverso il comunicato stampa – Grazie alla ricostituzione dell’Ufficio Condoni nell’ottobre 2014, in un solo anno, sono state lavorate numerose pratiche arretrate e l’Ente ha incassato più di 150.000 euro. L’Ufficio Oneri, costituito circa due anni fa, ha accertato, tra permessi di costruire e DIA Piano Casa dal 2003 ad oggi, circa 5.200.000 euro. Di questi ne sono stati riscossi già più di 2.000.000 e per i rimanenti sono state avviate le procedure di recupero. Soldi che restituiamo finalmente alla Città in opere pubbliche”. “Un ottimo lavoro – ha aggiunto l’Assessore Veronica Filippone – per cui voglio personalmente ringraziare i dipendenti comunali impiegati presso gli Uffici: la loro professionalità e il loro impegno stanno dando i risultati sperati dall’Amministrazione comunale”. Ma non è dello stesso parere l’ingegner Lionello Lupi, Presidente dell'ALPRO, Associazione Liberi Professionisti Pomezia. “Leggo l'ultimo comunicato del nostro Sindaco e mi trovo costretto - dopo un periodo di silenzio in cui pensavo di fare cosa opportuna lasciando lavorare l'Amministrazione senza stare troppo con il fiato sul collo - a ribattere a stretto giro”, ha dichiarato Lupi. “Lo faccio – ha proseguito il presidente dei liberi professionisti pometini - per dovere di verità ed anche perché, per principio personale, ritengo odiosa ogni forma di demagogia e di travisamento strumentale della verità. Dall'ultimo comunicato stampo del Sindaco, sembrerebbe che negli uffici tecnici tutto vada a gonfie vele. Non è la prima volta che le dichiarazioni di questa amministrazione sollevano diffuse perplessità, ma uno stravolgimento della realtà cosi evidente non si pensava fosse nelle corde del nostro Sindaco: viene da domandarsi a quale Comune faccia riferimento. Se intendeva parlare di Pomezia, probabilmente non è in possesso di dati corretti. Come associazione, non mettiamo in dubbio che questa amministrazione abbia fatto pagare gli oneri Concessori, e non eccepiamo
che abbia fatto pagare le oblazioni per i condoni edilizi. Non è certo la prima amministrazione che si impegna in ciò che, peraltro, rappresenta il minimo dei doveri di un ente qualsiasi. Eccepiamo la valutazione sull’andamento delle pratiche all'ufficio tecnico, che dal commento del Primo Cittadino sembrerebbe finalmente fluire al meglio. Crediamo si sia preso un grossa cantonata e riteniamo doveroso ristabilire la verità. Forse in altri ambiti l'Amministrazione se la cava bene, ma nel settore tecnico proprio non si può dire che dia il meglio di sé. La situazione è infatti tutt'altra”. “Riguardo questo settore – prosegue Lupi - di dichiarazioni che lasciano perplessi ne abbiamo sentite tante. Quando, qualche tempo fa, denunciai il blocco pressoché totale dell'attività dell'ufficio urbanistica, l’assessore replicò che non era vero che l'ufficio tecnico era fermo, affermando che si rilasciavano Permessi di Costruzione solo quando questi erano legittimi, lasciando intendere che ciò non succedesse abitualmente ma solo molto di rado. Naturalmente né il sottoscritto né gli altri tecnici hanno mai, al contrario di ciò che evidentemente pensa questa amministrazione, pensato di chiedere permessi illegittimi di sorta. La risposta era quindi fuori tema ma, evidentemente in mancanza di argomentazioni migliori, era l'unica possibile per l’assessore. Se qualcuno volesse mai approfondire le inadempienze palesi che tutti noi tecnici siamo costretti a osservare e a subire nel nostro rapporto con l'ufficio tecnico, mi ritenga a disposizione: risponderò con una serie di prove relative a pratiche edilizie, peraltro anche molto semplici e limpide, per le quali si attende ancora risposta seppur scaduti da molto tempo i termini stabiliti dalla legge. Sono forse questi i risultati sperati per i quali l'amministrazione va orgogliosa?”.
Il presidente dell’ALPRO poi prosegue senza fare sconti. “Ci fa piacere che il Primo Cittadino ringrazi il personale; siano d'accordo che molti di loro fanno quello che possono, stante la disorganizzazione piramidale che è sotto gli occhi di tutti. Se il nostro sindaco fosse in grado di ascoltare le critiche e trarne qualche insegnamento, forse non incorrerebbe in errori cosi pacchiani. Se fosse anche in grado di ascoltare i suoi dipendenti evitando di confinarli all'interno di un regime affetto da un troppo evidente “Robespierreismo”, forse comincerebbe a capire ciò che non funziona, si domanderebbe perché la gente scappi da Pomezia e forse potrebbe anche essere in grado di mettere in campo soluzioni diverse e vincenti senza dovere ricorrere a dichiarazioni demagogiche. Dico “forse”, perché ormai la fiducia in questa amministrazione è diffusamente molto bassa addirittura anche in molti entusiasti sostenitori della prima ora. Confermo quindi che i risultati relativi alla funzionalità dell'ufficio tecnico, nonostante l'impegno di alcuni dipendenti, non ci sono. Il problema non sono i dipendenti, ma l'organizzazione generale e le direttive politiche. Rappresento con questo l'opinione trasversale e diffusa di tutti i tecnici che hanno a che fare con gli uffici comunali. Infine, per l'ennesima volta ribadisco a nome di tutti gli associati ALPRO che riteniamo che uno dei doveri essenziali dell'amministrazione sia quello di tentare di ricreare il lavoro in questo territorio, o per lo meno di conservare quel poco che è rimasto. Ci vogliono le idee e la volontà di metterle in campo. L'industria è totalmente ferma e gli imprenditori continuano a scappare da questo Comune. L'edilizia è azzerata, ma forse ciò è intenzionale da parte di questa Amministrazione che scambia la teoria della decrescita felice con l'azzeramento di tutte le attività produttive”. Giuseppe Marrone
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CRONACA
Il Corriere della Città
Novembre 2015
A fuoco il Centro Anziani di Nuova Florida La violenza nei Centri Anziani: una presenza sempre latente
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a notte tra il 25 e il 26 ottobre un incendio è scoppiato all’interno del Centro anziani di Nuova Florida. A dare l’allarme la responsabile del centro che, appena entrata, ha visto uno dei locali completamente distrutto dalle fiamme. La donna ha quindi chiamato i Carabinieri di Ardea che una volta arrivati sul posto, hanno richiesto l’intervento dei vigili del fuoco – anche se le fiamme si erano ormai estinte autonomamente – i quali, insieme ai militari dell’Arma, hanno avviato gli accertamenti per capire le cause che hanno dato origine all’incendio. Il locale è stato posto sotto sequestro. L’incendio è divampato nella prima stanza a destra del centro anziani, che conteneva computer, stampanti e molte suppellettili oltre che documenti: il forte calore avrebbe distrutto una porta e alcune vetrate del locale, mentre il fumo ha annerito completamente l’interno dell’edificio. Ancora non è chiara la causa che ha scatenato le fiamme ed attualmente si indaga a tutto campo, non escludendo la matrice dolosa. Sulla vicenda si è espresso Oscar Zazza, Referente regionale Konsumer Italia – Settore Welfare. “Giovedì 24 settembre, all’interno Centro Anziani Nuova Florida di Ardea, sono stato testimone, mio malgrado, di una situazione di forte conflittualità tra alcuni anziani, a mio parere sempre latente, come hanno già dimostrato i precedenti “storici” di questo Centro Anziani – ha dichiarato Zazza - Lunedì 26 ottobre si è diffusa la notizia di un caso d’incendio nello stesso Centro Sociale. Sono rimasto allibito, pensando ad una dolosità dell’accaduto, magari conse-
guente a quel precedente del 24 settembre. In piazza ho visto arrivare il Sindaco, lo sguardo preoccupato, con la Polizia”. Zazza esprime i suoi dubbi sulla dolosità dell’accaduto al Primo Cittadino, che invece invita alla calma, in quanto potrebbe anche non trattarsi di un evento voluto. “Certo – ha proseguito Zazza - anch’io spero sinceramente che il fatto sia stato incidentale; quindi aspettiamo correttamente la chiusura dell’inchiesta prima di esprimere giudizi. Ma mi chiedo: quanti credono a quest’ultima possibilità? Ben pochi, anche dai commenti che arrivavano dai cittadini. E perché a me, come a molti altri, sono invece tornati in mente i noti precedenti del 24 settembre? Credo che questo sia l’aspetto più rilevante che vada ponderato. Esprimo qui una mia analisi derivata dalle competenze maturate in oltre 16 anni di militanza volontaria e come dirigente all’interno di un’importante Associazione Nazionale di rappresentanza dei Centri Anziani, grazie a cui ho avuto modo di fare esperienze anche in Europa sulla gestione delle attività sociali degli anziani. I Comuni, promotori (per legge) dei Centri Anziani avrebbero il compito prioritario promuovere un Corso di formazione almeno per i componenti volontari dei Comitati di Gestione, utile a prendere coscienza e piena condivisione dei principi e valori per cui vengono istituiti i Centri e il loro essenziale carattere di spirito solidaristico, innanzitutto verso le persone più sole e disagiate. Ciò non avviene spesso, anche perché nel merito le Istituzioni locali impegnano sempre meno risorse umane ed econo-
miche interne, e non si rivolgono ad adeguate professionalità esterne, come avveniva alcuni anni fa. Al contrario, come nel caso del Centro Anziani di Nuova Florida, spesso questi Centri diventano oggetto di “scorribande” strumentali di politici e consiglieri comunali solo per fini di consenso personale. Nel caso specifico di Nuova Florida, i politici hanno usato anche inesatti e contradditori “consigli tecnici”, inducendo a errori di valutazione alcuni soci e a esasperate competizioni, fino ad arrivare a scontri personali. I cittadini di Ardea hanno la prevalente convinzione che quanto accaduto sia stato l’atto tipico di terrorismo di una “guerra di bande” tra ignobili persone, solo per squallide ragioni d’interesse politico localistico, piccolo e meschino. È triste che tutto ciò accada all’interno di un Centro Sociale Anziani, che si dovrebbe prefigurare come una Chiesa Laica, ovvero luogo d’incontro istituito innanzitutto per le persone più sole, anziane, deboli e bisognose di solidarietà”. Anna Maria Greco
Piazza Indipendenza messa a nuovo, ma la fontana già perde…
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lavori di restauro della fontana di piazza Indipendenza, a Pomezia, sono iniziati la scorsa estate e il 24 ottobre la piazza è stata “inaugurata”, con la presentazione del nuovo aspetto, sicuramente migliorato grazie anche alla piantumazione della nuova quercia che è andata a sostituire quella storica, ma ormai morta da tempo, e di 7 lecci donati dall’associazione Città Giardino. “I lavori di questi mesi – aveva spiegato per l’occasione l’Assessore Giovanni Mattias – ci restituiscono una piazza più verde e più sicura. Grazie alla donazione dell’Associazione Città Giardino, ora la fontana storica è di nuovo circondata da lecci, alimentati da un impianto di irrigazione automatica. Inoltre è stato predisposto un sistema di ricircolo dell’acqua per l’alimentazione della fontana. A questo si aggiunge la messa a dimora di una nuova giovane quer-
cia posizionata nell’aiuola della piazza, di fronte all’edificio della Polizia Locale. Una nuova pianta che sostituisce la quercia storica, che abbiamo dovuto, a malincuore, rimuovere perché morta da anni e a rischio crollo. La vecchia quercia è stata posizionata all’interno dei giardini Petrucci a memoria della fondazione della Città e i resti dei pezzi di legno tagliati verranno donati ai cittadini sabato durante l’inaugurazione”. Tutto fantastico, peccato solo che, già dal giorno dopo, ci siano arrivate decine di segnalazioni di perdite d’acqua della fontana, come testimoniano le due foto – delle molte ricevute – che pubblichiamo. Chiediamo quindi all’amministrazione di verificare a cosa sia dovuta la perdita, per non vanificare i lavori fatti. Anna Maria Greco
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CRONACA
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Pomezia, Torvaianica, Ardea: oltre un grande futuro sprecato
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n mese fa abbiamo declamato, per chi ci sta, la nostra sfida verso un difficile futuro. Parlavamo di legittime speranze fondate sul nostro sudato passato, per affrontare quel che ci attende domani, quando suona la sveglia, e nei prossimi anni. Cosa inventare per essere, se non protagonisti, almeno presenti, critici consapevoli e propositivi, proprio noi, a casa nostra? È evidente il declino del nostro vasto territorio, che, forse, ha perso il suo originario fondamento. Fondamento che partiva dalla bonifica, dalla nascita di Pomezia, dall’esplodere della fascia litorale su un Comune che comprendeva inizialmente Pomezia, Ardea, Torvaianica, Marina di Ardea, Tor San Lorenzo, Lido dei Pini. Declino che passa pure per il venir meno di quanto allora garantiva o prometteva una Cassa per il Mezzogiorno: qui prendevano le maestranze e la manovalanza. Ma i dirigenti abitavano e spendevano qui? No! E quelli dell’aeroporto militare davvero più importante d’Italia? Nemmeno. Oggi tutto questo non c’è più. Sparite le fabbriche, devastato l’indotto, la città marginalizzata e impoverita, financo screditata ( e qui mettiamoci le nostre belle colpe), un retaggio di capannoni pericolanti (quanti fallimenti, veri o pilotati?) per fare ormai i rave parties, un’altra via per stordirsi e per portare i giovani alla nebulosa dello sballo, cioè alla disperazione e all’autoannientamento. Cioè a massacrare ancora la città e la sua gioventù. E poi la “crisi economica”, che è un dato tecnico fisiologico permanente e non una sorpresa. Quella che stiamo vivendo è solo più lunga e profonda, con attori “nuovi” (Cina, India, Brasile, Australia, ma anche altri), non più dei “grandi” storici, i famosi G7. Pensiamo ai nostri genitori, usciti adolescenti o bambini dalla de-
pressione del 1929, poi da una guerra mondiale sanguinosa e disastrosa, qualche vittima in famiglia, e immaginate un giovane (penso a mio padre ventunenne e alla Serenella di 1950 di Amedeo Minghi) nei primi giorni o mesi dopo quel disastro universale: farsi una vita da un azzeramento di tutto, dal pane alla moralità violata. Non è retorica: di questi giovani, che io bambino conoscevo come uomini già maturi, ne ho conosciuti moltissimi, coraggiosi e sempre pronti a nuove avventure imprenditoriali, anche audaci. Purtroppo anche molti già distrutti, ancora vivi, ma completamente fuori di testa, mi riferisco a quelli che hanno fatto la campagna di Russia, in una guerra già persa e fatta con le scarpe di cartone a quaranta sotto zero. Mi è rimasto un nodo comune, notato e ricordato da molti altri: la nevicata del ‘56. Molte persone ricordavano e, spero, ricordano ancora, quel passaggio epocale, simbolico e catartico, liberatorio, come il temporale al finire dei Promessi Sposi. E lì datavano l’inizio della loro fortuna, della loro avventura di vita. La nostra storia, piuttosto breve, a parte la suggestiva e amata leggenda virgiliana, inizia con la II guerra mondiale, ci ha lasciato in eredità molte storture, mai risolte, mai affrontate per
una sostanziale pochezza di visione politica. C’era una “classe politica” così così, vincevano imbonitori, chiacchieroni e incantatori di serpenti. Ma faceva comodo a tutti, purtroppo. Era comodo avere rapporti con “quello che sta al Comune” che ti può dare una mano, molte volte per fatti e permessi dovuti e più che leciti. E si creava così un regime clientelare permanente, in gran parte artificiale e millantatorio. Non è che non ci fossero (e ci siano anche ora) persone oneste e serie, ma quelle, poche, servono sempre da cosmetico alle variegate porcherie che comunque allora si perpetravano, ora non sappiamo. E si perpetravano da personaggi di scarsissimo spessore e in un interesse che non era pubblico, con un retroterra culturale e morale inesistente. Quanto la credibilità di quelle figure ha nuociuto al prestigio della città? Teniamo presente che a me, allora giovane tecnico, qualcuno spiegò che con i sindaci si fa prima a comprarli, che tanto non pensano che ai fatti loro e nemmeno ti stanno ad ascoltare. E questo non mi venne detto durante una chiacchierata al bar, ma a un corso base di management di una multinazionale… [Continua sul prossimo numero] Luigi Torreti
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CRONACA
Il Corriere della Città
Novembre 2015
Che sia stata un’abile truffa? Sospetti sull’aggiudicazione di una gara e sullo svolgimento dei lavori
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ei giorni scorsi abbiamo ricevuto nella cassetta della posta una busta anonima. All’interno c’erano dei documenti riferiti a lavori assegnati a privati da parte del Comune di Pomezia, determinazioni dirigenziali, visure camerali e del PRA e diverse foto. E un “consiglio”: su un foglio bianco risaltava la scritta (fatta al computer): “scopri la truffa”. Analizzando la documentazione per cercare di capire di cosa si trattasse e se davvero le carte potessero nascondere una truffa o se si trattava solo di uno scherzo, ci sono saltate all’occhio diverse stranezze nella gestione di un appalto, che lasciano pensare a qualcosa di anomalo ai danni dell’ente: danno che pesa circa 140 mila euro, tutti soldi degli ignari cittadini che pagano le tasse. Ma proviamo a capire cosa sia successo. Premettiamo che i documenti pervenuti sono in redazione e restano a disposizione dell’Autorità Giudiziaria che ne dovesse fare richiesta per gli accertamenti del caso. Per tutelare il giornale e non intralciare eventuali indagini, non faremo i nomi delle ditte coinvolte, né – ovviamente – diremo chiaramente quale sia l’appalto “incriminato”. Saranno in caso gli inquirenti a fare chiarezza e a diffondere successivamente questi dati. Il Comune di Pomezia, per alcuni lavori in programma, ha fatto ricorso ad una gara di appalto mediante “procedura negoziata” (per la quale vince chi offre il ribasso maggiore sull’importo a corpo posto come base di gara) per un ammontare di quasi 450 mila euro invitando a partecipare 5 ditte. Di queste, però, solo 2 hanno risposto, mentre le altre 3 hanno ignorato l’invito. Strano che in un periodo di crisi come questo si possa rinunciare a prescindere ad un lavoro di tale portata, ma questo non è certo un reato. Ancora più strano è che le 2 società che partecipano offrano una ben il 40% di ribasso, l’altra solo il 5%. Ovviamente, dopo la verifica della regolarità delle offerte, vince la ditta che offre il ribasso del 40%, ma dopo appena 4 giorni la stessa ditta invia al Comune una formale lettera di rinuncia dell’aggiudicazione, dicendo che “come già comunicato dal legale
rappresentante che in sede di gara voleva ritirare la busta prima dell’apertura per non crearvi (all’ente, ndr) problemi organizzativi, ci vediamo costretti a rifiutare l’offerta per motivi lavorativi poiché il giorno prima ci è stato aggiudicato un appalto…”. Come mai non è stata ritirata la busta prima dell’apertura della stessa? Forse perché con una sola ditta la gara andava rifatta? A questo punto, invece, il Comune affida alla seconda (e unica) ditta in graduatoria – ovvero a quella che aveva offerto un ribasso di appena il 5% - i lavori. Anche qui non c’è nulla di illegale. Ma risulta molto strano che i lavori vengano effettuati materialmente non dalla seconda ditta, bensì dalla prima. Ma come, non erano impegnati in un altro appalto? Infatti i due camion che si vedono tutti i giorni sul cantiere – come da foto allegate ai documenti ricevuti e da verifica al PRA – risultano intestati alla prima ditta. La situazione viene “regolarizzata” attraverso un subappalto, ma anche su questo ci sono delle anomalie. La società che aveva offerto il ribasso del 5% e che si è aggiudicata comunque la gara affida i lavori ad una ditta legata da legami di parentela (appartiene per il 99% alla moglie del titolare e per l’1% alla figlia dello stesso) con la società che aveva inizialmente offerto il ribasso del 40%, ma solo dopo diverso tempo (più di
un mese) il Comune di Pomezia firma la determina con la quale si certifica il subappalto (i lavori invece vengono svolti praticamente immediatamente da terzi). Solo che i lavori effettivi non vengono effettuati con i mezzi della ditta subappaltante, bensì con quelli della ditta che inizialmente aveva offerto il ribasso maggiore. Ripetiamo: ma la prima ditta non aveva rinunciato all’appalto perché non poteva fare i lavori in quanto impegnata altrove? Come mai adesso invece li svolge, o quantomeno fa utilizzare i suoi mezzi per farli svolgere alla ditta subappaltante? Non potevano accettare l’appalto e poi subappaltare direttamente loro - visto che oltretutto sono parenti – invece di rinunciare? C’entrano per caso i circa 140 mila euro di differenza tra le due offerte presentate al Comune di Pomezia? Se i lavori fossero stati svolti con la prima aggiudicazione, l’ente comunale avrebbe risparmiato tanti soldi, che invece sono finiti nelle casse dell’unica ditta rimasta in gara, la quale oltretutto non ha svolto i lavori, ma li ha ceduti in subappalto con il risultato contorto che abbiamo visto, ovvero che a farli, alla fine, è proprio la società che si era ritirata, o quantomeno i suoi mezzi… Qualcosa non ci torna: per l’esattezza, non ci torna la differenza tra il 40% ed il 5%. Non siamo inquirenti né investigatori, né tantomeno giudici. Dovranno quindi essere le figure preposte per legge a cercare di capire se dietro quello che abbiamo raccontato ci sia qualcosa di poco chiaro o di illegale e non noi, che ovviamente non accusiamo nessuno, ma stiamo semplicemente portando alla luce qualcosa che ci sembra alquanto strano. Così come ci sembra strano che, al momento in cui la ditta vincitrice si è ritirata non sia stata annullata la gara, visto che era rimasta una sola società, in modo da poter ricevere nuove e magari più convenienti offerte indicendo una nuova gara di appalto. Noi restiamo a disposizione dell’autorità giudiziaria per la consegna dei documenti. Nel frattempo continueremo a seguire la vicenda, per vedere eventuali sviluppi da parte dell’amministrazione comunale.
Il Corriere della Città
16 CRONACA Nasce la “Socio Sanitaria Pomezia Srl”
Novembre 2015
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alla trasformazione della Pomezia Servizi lo scorso 20 ottobre è stata costituita la “Socio Sanitaria Pomezia Srl”, società a capitale interamente pubblico, che ha per oggetto tutte le attività socio-assistenzialieducative dell’Amministrazione comunale. “La Socio Sanitaria Pomezia – spiega l’Assessore Emanuela Avesani – gestirà l’assistenza domiciliare e scolastica, il centro diurno e il pronto intervento sociale, il trasporto disabili, i servizi ausiliari scolastici, gli asili nido e le scuole dell’infanzia. Si occuperà inoltre di tutte quelle attività volte all’educazione sanitaria, all’aggiornamento professionale, all’informazione e promozione di politiche volte alla creazione di una cultura di ‘sostegno’ e ‘partecipazione’. La scelta di costituire una socio sanitaria è volta a garantire una maggiore flessibilità e un miglioramento nella gestione dei servizi sociali e a favorire gli utenti-cittadini”. Per garantire i servizi saranno stipulati contratti tra la nuova Srl e il Comune di Pomezia, al momento unico committente – nel futuro potrebbero entrare altri enti, come il Comune di Ardea – che si occuperà dell’intera copertura delle spese attraverso fondi comunali e regionali. “È praticamente quello che già accade adesso – precisa l’Assessore – la Socio Sanitaria non ha e non avrà alcun rapporto economico diretto con i cittadini ma solo contratti con il Comune, che a sua volta può chiedere una contribuzione all’utente che usufruisce del servizio a seconda delle fasce Isee”. La società, costituita per 20 anni, sarà ammini-
strata per i prossimi 3 anni dal dott. Massimo Ramella Gigliardi, Amministratore Unico. E’ stato inoltre costituito il Collegio Sindacale. “Con la costituzione di una società a totale partecipazione pubblica dedicata alla gestione delle attività socio-assistenziali-educative – aggiunge il Sindaco Fabio Fucci – garantiamo alla cittadinanza il buon funzionamento dei servizi e la tutela dei bisogni e delle necessità essenziali di
una comunità. Il Comune di Pomezia, nel rispetto del requisito del controllo integrale, rappresenterà la garanzia su quei servizi che coinvolgono bambini, disabili, anziani, persone in difficoltà, e che proprio per questo vanno vigilati in maniera particolare”.
Giuseppe Marrone
Il Corriere della Città
18 CRONACA Montagnano, zero servizi, tanti disagi: l’appello di un genitore
Novembre 2015
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entile direttore, ho letto le numerose polemiche scaturite dai servizi giornalistici sulla questione della mensa nel comune di Ardea. Vorrei aggiungere la mia storia, o meglio la storia di centinaia di famiglie che risiedono nella zona che comprende i quartieri di Montagnano, Montagnanello, Villaggio Valle Gaia e Villaggio Ardeatino, al confine con il territorio del Comune di Albano. Trascurando le considerazioni generali sulla totale mancanza di servizi primari (acqua corrente, fognature, gas metano, adsl, ufficio postale) vorrei concentrarmi sulle questioni legate al trasporto pubblico, semplicemente perché come genitore mi trovo da anni nella difficoltà nell'adempiere ad un obbligo di legge, quello che prevede che i figli debbano frequentare una scuola fino all’età di 16 anni. Nel territorio di Ardea, è risaputo, non esistono istituti superiori. Ma nei quartieri periferici che ho citato prima NON ESISTONO linee di trasporto pubblico, quindi la domanda è lecita: come fanno i nostri ragazzi ad andare a scuola? È molto triste pensare ai nostri ragazzi solo in termini di obblighi di legge. I ragazzi hanno diritto all’istruzione, a prescindere da quanto previsto dal nostro ordinamento giuridico. E, aggiungo, hanno diritto a fare sport, frequentare amici, andare al cinema e fare tutto ciò che per la loro età significa esperienza, crescita. I ra-
gazzi di Montagnano, invece, secondo gli amministratori comunali se ne devono stare a casa. Guai ad avere anche la mamma che lavora, guai non avere un nonno che li accompagna e li va a riprendere tutti i giorni. Questo tipo di organizzazione “fai da te” copre costi e rischi che, banale dirlo, dovrebbero assumersi le istituzioni in quanto erogatori di servizi pubblici; servizi finanziati dalla tassazione generale e locale che per gli abitanti di Montagnano equivalgono ad elargizioni benefiche, visto che il Comune non li ripaga con il benché minimo servizio. Ho cercato, a partire da quasi 10 anni fa, di occuparmi della questione, anziché brontolare ed aspettare. Ho scritto innumerevoli volte, ho parlato con le istituzioni, ho collaborato con loro per redigere un piano di intervento (percorsi ed orari) sottoposto anche all’azienda che eroga il servizio, ho sentito promesse, tante pro-
messe. Ora non so più cosa fare. Andrea Cossio Gentile lettore, ho trasmesso le sue istanze all’amministrazione comunale, che ben conosce – anche a seguito delle numerose segnalazioni giustamente pervenute dai cittadini – i problemi della zona. In merito alla mancanza di trasporti pubblici, il sindaco Luca Di Fiori ha risposto che “L'amministrazione sta lavorando con la ditta del TPL per vedere eventuali soluzioni per agevolare i cittadini di quella zona”. Spero che queste poche parole si trasformino in fatti concreti, e soprattutto che lo facciano in tempi rapidi, e non quando i nostri figli, ormai grandi e patentati, avranno scelto di vivere altrove.
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CRONACA
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Disabile “segregata” in casa per colpa delle buche Ardea, la strada è talmente dissestata che la donna, sulla sedia a rotelle, non riesce a uscire
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entile direttore, mi chiamo Morena, da 43 anni vivo e pago le tasse ad Ardea e le scrivo per segnalare una situazione incresciosa che da tempo stiamo segnalando anche al Comune. Mia madre, Maria Aristei, purtroppo è disabile grave con il 100% e l’accompagno. Soffre di varie patologie invalidanti e per portarla fuori dalla nostra abitazione dobbiamo essere in 2. Davanti al nostro cancello ci sono delle buche profonde e quando piove può immaginare cosa diventano. Mamma sta in carrozzina e non è giusto che debba restare sempre chiusa in casa a causa delle condizioni della strada. Uscire e fare una passeggiata con noi e con la signora che l'accudisce fa bene al suo stato di salute e al suo umore, visto che soffre anche di una grave forma del morbo di Parkinson. Abbiamo già segnalato il problema ad un politico di Ardea il quale ci ha risposto di aver trasmesso all’ufficio competente la nostra strada, via Pesaro, tra quelle urgenti da fare, ma la loro “urgenza” può far passare anni prima di asfaltare 30 metri di carreggiata. Ma la cosa che ci fa più rabbia è che qualche
anno fa hanno asfaltato la nostra strada, però, guarda caso, hanno finito l'asfalto proprio prima di casa nostra. Mi farebbe un grande favore se potesse scrivere un articolo sul suo giornale e scuotere la coscienza del sindaco, mamma ne sarebbe felice. Cara signora Morena, sullo stato pietoso delle strade di Ardea abbiamo scritto articoli a non finire, senza però ottenere risultati concreti. A volte le buche sono state riparate – non sempre bene, visto che alle prime piogge l’asfalto saltava nuovamente ripresentando il problema - ma spesso la cronica
mancanza di fondi, questa la motivazione ufficiale, ha impedito un serio rifacimento del manto stradale del territorio comunale. Ho inoltrato la sua lettera, corredata dalla foto che mi ha inviato, al sindaco Luca Di Fiori. L’amministrazione comunale ha risposto detto che sono in programma dei lavori di riparazione in molte strade, ma non mi sembra proprio che la sua rientri tra queste. L’unica speranza è che lei abbia fatto una richiesta di allaccio al gas, cosicché a rifare la strada possa pensarci la società concessionaria del servizio. Ovviamente continuerò a spingere con l’amministrazione affinché la situazione da lei esposta possa essere risolta. “Condannare” alla reclusione forzata in casa una persona già penalizzata dal destino non è di certo una cosa piacevole da riscontrare in un paese civile. Il sindaco di Ardea, la cui intervista si può leggere a pag. 6, ha comunque dichiarato che “C'è un appalto che deve essere espletato e poi si agirà con un ordine di priorità”.
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INCHIESTA
Il Corriere della Città
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Donne in vendita sulla ecco i loro racconti La testimonianza di una baby-prostituta a Santa Palomba
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al viso, anche se truccato, si capisce che non ha più di 16, 17 anni. Ma quando le chiedo la sua età dice che preferisce non rispondere. Mentre attende i clienti gioca con il cellulare, che usa anche per telefonare. Alina (nome di fantasia, perché ovviamente non ha voluto dire come si chiama) è una delle giovani prostitute che si trovano in via della Stazione, a Santa Palomba, proprio all’incrocio con via della Solfarata. Quando le spiego che sono una giornalista che sta facendo un’inchiesta sul mondo della prostituzione la vedo mettersi sulla difensiva. Non vorrebbe rispondere alle mie domande, si capisce che ha paura e i suoi occhi si guardano intorno per vedere se qualcuno ci sta osservando. Le chiedo di dedicarmi solo un paio di minuti. È tanto tempo che sei in Italia? “Non molto, circa 7 mesi”. Da dove vieni? “Dalla Romania”. Come sei arrivata qui? “Con degli amici”. Sapevi cosa saresti venuta a fare oppure pensavi che in Italia avresti trovato un lavoro onesto e dignitoso? “No, sapevo perfettamente che qui mi sarei prostituita”. E perché hai scelto di venire, se lo sapevi e se non sei stata costretta? “Per guadagnare più soldi”.
Cosa ci devi fare? “Voglio lavorare un po’ di anni e avere abbastanza denaro per comprarmi tante cose e per vivere bene nel mio paese”. Sei davvero contenta di fare questo mestiere? Non vorresti qualcosa di meglio? “No, a me va bene così. Guadagno molto rispetto a tante altre persone e non faccio un lavoro faticoso”. Quanti clienti hai al giorno?
“Dipende… 5, 10… ma a volte solo 2 o 3”. Ma la tua famiglia sa cosa fai? “Io non glielo dico”. Ci sono molte ragazze che arrivano qui convinte che andranno a fare altro e che poi invece sono costrette a prostituirsi? Alina si mette a ridere. “Ormai esiste internet. Anche noi dell’est sappiamo cosa succede nel mondo”. Ma subito cambia espressione, uno sguardo di paura passa nei suoi occhi. Dietro di noi è comparsa un’altra donna, molto più grande d’età. È la prostituta che si trovava poco prima a circa 200 metri di distanza da Alina. Si è avvicinata per capire chi sia io e cosa voglio dalla ragazza. Probabilmente le è stato ordinato di farlo da uno dei protettori che stanno nei furgoni parcheggiati sulla strada che porta alla stazione e che tengono sotto controllo tutte le ragazze. La donna mi saluta e mi getta uno sguardo interrogativo che, nel contempo, è un invito ad andarmene per non passare guai. Capisco che è meglio andare via, sono praticamente circondata, visto che tutte le ragazze che si trovano nella strada hanno preso i cellulari in mano e si stanno guardando dalla nostra parte, pronte ad avvicinarsi a loro volta. Ma, mentre torno alla mia auto, non mi sfugge lo sguardo disperato di una ragazza di colore. Forse lei, al contrario di Alina, non è così contenta di questa vita…
La escort dei “piani alti”
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Io ho visto tante cose, conosciuto molte persone importanti, sono stata usata come tangente, ho fatto e faccio la escort nella Roma di Suburra e di Mafia Capitale e se volete qualcosa ve la posso anche raccontare. A due condizioni: niente nomi e nessuna registrazione”. Alice, nome di fantasia, è molto bella e molto furba. Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, conduttori di Ecg Regione, su Radio Cusano Campus, sono arrivati a lei dopo quasi un anno di passaparola e ricerche. Nata e cresciuta in zona, venticinque anni, dice di sé: “Vengo da una buona famiglia, sono laureata, non l’ho mai fatto per bisogno né per necessità. La mia droga sono i soldi e non esiste un altro lavoro al mondo in grado di farti guadagnare così tanto”. Alice ha iniziato per gioco: “Lavoravo come commessa per pagarmi gli studi. Il mio datore di lavoro dell’epoca mi disse: se vieni a letto con
me ti do 4000 euro. Accettai. Mi piacque. Da allora questo è il mio lavoro. Ma per una escort come me non è soltanto un fatto di sesso. I miei clienti, avvocati, calciatori, attori, non pagano soltanto per fare l’amore. Pagano per sentirsi coccolati, pagano per sapere che posso essere la loro amante ma che non gli andrei mai sotto casa per chiedergli di lasciare moglie e figli e di mettersi con me. Pagano il mio corpo, ma anche il mio silenzio. Io ascolto tutti e non giudico nessuno”. Alice lavora nel cuore di Roma in un appartamento che affaccia su una delle Piazze più prestigiose della Capitale. Ride quando le si chiede se esiste ancora la figura del pappone: “Assolutamente no. Io sono totalmente libera di fare ciò che faccio. Potrei smettere di fare la escort anche domani. Ma per ora mi piace, per ora va bene così”. Il momento più difficile per Alice è stato l’inizio: “Prima lavoravo mettendo annunci su in-
ternet. Un giorno entrarono in casa mia due persone fingendosi clienti. Mi rapinarono di tutto ciò che avevo e mi violentarono a turno tenendomi un coltello alla gola per impedirmi di muovermi, urlare, scappare. Fu terribile. Per due settimane non ho pensato ad altro. Poi, una mattina, mi sono svegliata e mi sono detta: o muori o riparti. E sono ripartita”. Alice non ha denunciato alle forze dell’ordine l’accaduto: “Non amo parlare con la polizia. Ho preferito chiamare un amico. Che a sua volta ha chiamato un amico. Che a sua volta mi ha messo in contatto con un ragazzo dell’est. Nel giro di poche ore hanno trovato i due tizi che mi avevano fatto del male e mi hanno vendicata a dovere. Come? Non lo so di preciso, ma credo che porteranno i segni di quanto hanno fatto addosso per un bel po’ di tempo. Forse per sempre. La prossima volta prima di entrare in casa mia ci penseranno due volte”.
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strada, ma non solo: L’insospettabile vicina di casa
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on solo straniere. Spesso alla parola "prostituta" si associa in automatico anche "straniera", ma sappiamo bene che non è così. Anche se per le strade la maggior parte delle donne che "esercitano" vengono dall'estero, sono molte le italiane, che però spesso preferiscono lavorare al chiuso, in appartamento o in albergo. Così come spiega Anna, anche questo nome di fantasia, 35 anni, sposata, con due figli piccoli che frequentano uno l'asilo e l'altro le scuole elementari. Quanti anni avevi quando hai iniziato a prostituirti? "17". Cosa hai provato la prima volta? "Paura di quello che sarebbe successo". Tu dove lavori? In strada, in casa, o in hotel? "Ho iniziato in strada per molti anni, poi con l’arrivo degli stranieri era diventato rischioso. Ho quindi, come la maggior parte delle italiane, preferito l'appartamento o l'hotel". Quanti sono gli uomini che vengono da te ogni giorno? "A volte di più, altre di meno, dipende da vari fattori. Per colpa della crisi economica da tempo il numero di clienti si è ridotto, e attualmente varia dai 2 ai 7 o 8 al giorno". Tuo marito sa quale è il tuo vero lavoro? "Lui era un cliente. Poi ci siamo innamorati, ma lui sapeva che io non avrei mai lasciato questo mestiere, perché per me, appunto, è solo un lavoro, che non mi coinvolge né emotivamente, né fisicamente". Quindi tu non provi assolutamente nulla durante i rapporti con i clienti? "No". Ma i rapporti intimi con tuo marito risentono del peso del tuo lavoro? Da quel giorno, comunque, Alice ha deciso di lavorare in modo diverso: “Baso tutto sul passaparola. Non mi si trova su internet. E qui, dove lavoro, ci sono quattro telecamere e due sistemi d’allarme. I miei clienti lo sanno. Per loro non è un problema. Si fidano di me. E fanno bene”. Alice si rivede nel personaggio della escort che appare nel film Suburra: “Un po’ Suburra ci prende. Funziona davvero così, tra feste e amici che ti presentano amici. Anche se la realtà va ben oltre la fiction. Io sono stata usata come tangente. Io sono stata usata per corrompere pubblici ufficiali. Sono stata usata come strumento per addolcire politici. E anche come regalo tra varie “bande” che decidevano di sancire una sorta di pace criminale. Venivo mandata come omaggio. Solo una cosa non ho mai accettato di fare: la spia. In certi giri non ci voglio entrare”. Alice racconta di come avvengono gli incontri tra escort d’alto bordo e politici:
"Si, infatti abbiamo pochissimi rapporti". Ti è mai venuta la voglia di smettere? "Mi è capitato di dovere interrompere il lavoro, non per mia volontà, e in quei periodi ho provato a fare altri lavori, anche umili, ma appena ho potuto ho ripreso. E’ difficile fare a meno di un certo tenore di vita, quando ti abitui". Quanto guadagni? "Circa 80/100 mila euro l'anno". Saresti disposta a pagare le tasse, se vi fosse una legalizzazione della prostituzione? "Sì". Quali differenze ci sono fra una prostituta e una escort, come stile di vita e come guadagni? "Molte, a cominciare dai guadagni, che per le escort sono sicuramente maggiori. Se una prostituta di strada si accontenta anche di 20 o 30 euro per un rapporto, una escort non scende mai sotto i 500 euro. In cambio, deve accettare di viaggiare e partecipare a cene o feste: questo implica sapersi comportare in una certa maniera, avere una buona dialettica e capacità di
essere gradevole come compagnia. Non tutte sanno farlo e preferiscono, o si devono accontentare, essere “semplici” prostitute. Per essere escort, poi, bisogna rispettare canoni di bellezza più alti rispetto alle prostitute. Chi va con una prostituta spesso non guarda al dettaglio ma bada al sodo, anche se ovviamente si preferisce sempre la ragazza giovane e bella, mentre chi recluta una escort la vuole perfetta come una modella". Tu hai due figli: ti senti a disagio quando frequenti le altre mamme, o comunque donne che non si prostituiscono? "Assolutamente no". Ti senti in colpa verso i tuoi bambini? "A volte, ma poi penso che non gli faccio mancare nulla, sia materialmente che a livello di amore e attenzioni, quindi mi assolvo come mamma". Cosa faresti se tua figlia volesse fare il tuo stesso mestiere? "Penserei di aver fallito come mamma. La mia lo ha fatto, così come mio padre. Non voglio dare tutta la cola a loro, ma probabilmente non sono riusciti a farmi capire bene la scala dei valori e io ho messo al primo posto quelli materiali, visto che loro si disinteressavano dei miei bisogni. All’inizio è stato come un atto di ribellione e trasgressione, ma anche di sopravvivenza, poi è diventato un business. Per mia figlia questa situazione non esiste, io e suo padre per lei ci siamo sempre, non le manca nulla, né amore, né cose materiali". In strada ci sono tantissimi transessuali. C'è concorrenza con le donne? "Non credo, anche se ho notato che negli ultimi anni il sesso è cambiato. Molti uomini cercano i trans che, spesso, sono molto più femminili di noi donne". “Ci sono sempre degli intermediari che organizzano delle cene in alcuni locali di Roma. In un tavolo ci sono i politici o i pubblici amministratori che si desidera corrompere, in un altro tavolo sempre dello stesso ristorante alcune ragazze che cenano insieme. All’apparenza tra le due tavolate non c’è nessun legame. In realtà quello da corrompere si gode la cena e poi decide con quale escort passare il resto della serata. Ovviamente è tutto pagato. Per quelle che vanno a cena ma non vengono “scelte” è previsto comunque un rimborso di 500 euro”. La ragazza scelta viene avvicinata dalla scorta, portata in macchina, perquisita, privata di ogni tipo di strumento elettronico e poi portata o nella casa dell’uomo da corrompere o, ancora più spesso, in albergo. Su una cosa Suburra sbaglia. Certi incontri tra politici e escort non avvengono in hotel di lusso nel cuore di Roma. Ma in motel di periferia in cui sia possibile dare poco nell’occhio”.
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Il Corriere della Città
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Il “triangolo” del sesso Via Laurentina, Via Ardeatina, via Cancelliera, tra prostitute, protettori, (mancati) controlli e abili sotterfugi
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l fenomeno della prostituzione è una realtà purtroppo ormai consolidata nella zona di Pomezia e dintorni, ma il caso peculiare di cui ci vogliamo occupare è relativo alla zona di via Ardeatina, via Laurentina e via Cancelliera, dove le strade sono sotto l’amministrazione di quattro Comuni diversi, precisamente Pomezia, Albano, Ardea e Roma, oltre che di parte della zona di Santa Palomba, nei pressi della stazione. In alcuni tratti di questa zona le donne – di tutte le età, dalle ragazzine di 15/16 anni fino alle 50enni e oltre, e di ogni nazionalità – si susseguono ogni 30/40 metri, in una sorta di mercato dove i clienti scelgono dalla loro auto la merce preferita da acquistare. E loro che si mostrano: chi in piedi, chi seduta. Chi evidenzia la sua parte anteriore, chi quella posteriore, magari inscenando un balletto sensuale o meglio prettamente pornografico, visti gli abiti extrasuccinti che indossano, lanciando inviti e riferimenti per nulla velati a quello che potrebbero offrire in cambio di denaro. La situazione è paradossale dato che alle prostitute, su tali strade, nel momento in cui passa una pattuglia di presidio di uno dei Comuni interessati basta semplicemente attraversare la strada e andare dal lato che si trova sotto l’amministrazione di un altro Comune per non essere soggette, così come i potenziali clienti, a eventuali sanzioni dettate da un’ordinanza a difesa del decoro urbano, unico strumento che al momento i sindaci hanno per cercare di arginare il fenomeno della prostituzione in strada. È evidente che ci troviamo di fronte ad un caso molto particolare che ci porta inevitabilmente a riflettere su varie tematiche quali: il potere che il Comune ha per limitare questa problematica, la situazione di degrado che imperversa su tali strade ed il vulnus normativo che esiste a livello nazionale sulla prostituzione. Per avere dei chiarimenti a livello giuridico abbiamo intervistato il Dott. Gabriele Maestri dell’Università degli Studi di Roma Tre partendo proprio dalla legge che vige dal 1958 che chiarisce la posizione dell’Italia riguardo l’attività di meretricio e delle eventuali soluzioni che i Comuni e lo Stato potrebbero adottare. La legge Merlin n. 75/58 non proibisce la prostituzione, questa ha solo chiuso le case di tolleranza, luoghi in cui il meretricio organizzato era, appunto, tollerato. Dopo l'approvazione della legge Merlin, la prostituzione resta un’attività che, in sé per sé, non è illecita, anche se certamente non è "legalizzata": nessuna norma la dichiara espressamente lecita, ma nemmeno fuorilegge. Sono invece illecite praticamente tutte le condotte che le girano intorno, come il favoreggiamento o lo sfruttamento. L'ipotesi di favoreggiamento copre uno spettro molto ampio di fattispecie penali, mentre lo sfruttamento è una condizione più facilmente identificabile. Cosa fanno i sindaci? “In base al testo unico degli enti locali possono
emettere delle ordinanze, contingibili e urgenti, la cui durata dev'essere limitata nel tempo. Anche queste ordinanze non puniscono l’atto in sé, visto che non si può fare; si sanzionano invece condotte "di contorno", come il fermarsi a chiedere informazioni o a contrattare con chi si prostituisce, ma anche l'atteggiamento (e pure l'abbigliamento) di chi vuole adescare clienti, con tanto di sanzione. Qui, in sostanza, si fa l’unica cosa possibile, o perlomeno che è ritenuta possibile. Si va dunque a colpire una condotta ritenuta rischiosa per la sicurezza urbana, un concetto più sociologico che giuridico, che ha a che vedere con l'altro concetto altrettanto soggettivo di "decoro urbano". Per scoraggiare l'esercizio della prostituzione, in più, le forze dell'ordine usano la leva dello status di clandestinità: prima ancora di colpire l'attività di meretricio, dunque, si contesta il fatto che chi lo esercita, se clandestino, non dovrebbe nemmeno stare in Italia. Ai sindaci, comunque, non sono consentiti altri spazi di manovra”. Per quanto riguarda il caso della via Solfarata e via Ardeatina dove abbiamo un territorio associato a tre Comuni diversi. Quale potrebbe essere la soluzione? “Questo è effettivamente un caso limite, in cui tre enti dovrebbero accordarsi sulla gestione della sicurezza in quel tratto. In altri territori si è "risolto" il problema con una gestione associata dei servizi della municipale, con un corpo unico che non deve preoccuparsi se "sconfina" nel Comune adiacente, ma non è detto che si voglia o si possa seguire questo percorso: significherebbe cedere parte della propria sovranità territoriale. Si potrebbero aumentare i presidi, certo però che ogni volante che si mette a controllare quella strada non può essere operativa per altre azioni: in un momento in cui i Comuni sono a corto di risorse, anche per un settore delicato come la sicurezza, si tratta di fare scelte. Coprire bene una zona spesso significa scoprirne altre”. Soluzioni a livello normativo? “Innanzitutto sarebbe bene fare chiarezza su come stanno le cose. Vogliamo bandire la pro-
stituzione? Per farlo serve una legge dello Stato, che ora non c'è. Vogliamo tentare il cosiddetto zoning, cioè destinare zone delle zone a un esercizio più controllato e sicuro della prostituzione, vietandolo e sanzionandolo altrove? È utile una legge dello Stato e comunque servono ordinanze comunali per delimitare i territori; quando però in passato a Roma si è pensato un progetto simile all'Eur, le proteste di alcuni soggetti e partiti sono state dure e, in generale, non è detto che un Comune voglia figurare come "tolleratore" del meretricio”. Si può stroncare il fenomeno della prostituzione? “Obiettivamente è difficile, la prostituzione genericamente parlando è in crescita; negli ultimi anni, del resto, si sono avvicinate all'attività molte donne italiane, che peraltro di solito esercitano in privato e non in strada. Quanto al traffico di corpi, questo è sempre più legato alla criminalità organizzata internazionale, in continua evoluzione e le indagini per intaccarla sono lunghe e difficili. Bisogna comunque ammettere che, al fondo di chi punisce questi comportamenti, c'è una certa ipocrisia: si puniscono condotte di contorno alla prostituzione, quando in realtà si vorrebbe punire proprio la prostituzione in sé, che illecita non è, un atteggiamento non molto maturo. E che il fenomeno, nonostante tutto, non sia stroncato lo mostra un esempio lampante: ogni anno è necessario reiterare le ordinanze, perché la domanda di prostituzione non è calata e, di conseguenza, neanche la sua offerta”. È dunque lampante che ci siano molte controversie in atto sia a livello giuridico che sociologico e sembra quasi che si voglia chiudere gli occhi di fronte ad un problema che dovrebbe essere tra i primi punti su cui discutere a livello nazionale. Avendo appurato dunque che per avere una linea da seguire si necessita di una legge dello Stato, abbiamo voluto intervistare il Sindaco Fucci per avere una visione da parte di uno dei tre Comuni interessati, in attesa di risposta dagli altri Sindaci. Elisa Benazzi
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Le risposte del sindaco di Pomezia Fabio Fucci
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ome pensa di risolvere la situazione di degrado dato dal fenomeno della prostituzione che si ripercuote sulla via Solfarata e via Ardeatina? “Nel Comune di Pomezia stiamo per approvare un nuovo regolamento di Polizia Urbana, che supererà tutte le ordinanze emanate in passato, con l’obiettivo di contrastare la prostituzione su strada e tutelare la sicurezza urbana. Il regolamento conterrà una norma che vieta a chiunque, in tutto il territorio comunale, di contattare soggetti dediti alla prostituzione ovvero concordare con gli stessi prestazioni sessuali a pagamento, oppure intrattenersi, anche solo per chiedere informazioni, con soggetti che esercitano l’attività di meretricio su strada. Un provvedimento necessario sia per gli effetti devastanti degli episodi criminali legati allo sfruttamento della prostituzione, anche minorile, che si verificano sul territorio comunale, sia per la sicurezza della circolazione stradale e dell’incolumità pubblica. Conosco bene le problematiche legate alla prostituzione nel quartiere di Santa Palomba – Roma Due e sono in costante contatto con i comitati di quartiere e la cittadinanza, ma qui parliamo di un fenomeno criminale che necessita di un serio intervento del Parlamento che dovrebbe legiferare per dimostrare
sensibilità al tema e volontà di garantire una vita serena ai nostri concittadini. E’ mio dovere tutelare la sicurezza dei cittadini e garantire l’incolumità pubblica, ma noi Sindaci siamo lasciati soli dal Governo nella lotta allo sfruttamento della prostituzione”. Perché non si aumentano i presidi di forze dell'ordine, ampiamente richiesti dai cittadini per avere maggiore sicurezza, dato che le varie ordinanze sono del tutto inefficaci? “Anche in questo noi stiamo facendo la nostra parte. Non solo abbiamo attivato il servizio della Polizia Locale finalizzato al controllo e alla sicurezza delle aree più periferiche della Città, ma stiamo lavorando affinché il quartiere diventi esso stesso un presidio civico: con l’apertura della nuova scuola media e la partecipazione attiva dei residenti contiamo
di avviare un processo che trasformi Santa Palomba-Roma Due da un quartiere dormitorio, in cui negli anni passati si è dato troppo spazio alla speculazione edilizia senza fornire i servizi necessari a un quartiere vivo e attivo, una parte integrante della Città”. La zona è gestita da quattro Comuni diversi, quello che accade è che ad una prostituta basta attraversare la strada per non essere più soggetta alle forze dell'ordine dell’Ente interessato. Non si è mai pensato ad un coordinamento attivo per risolvere tale problematica, se pur con le limitazioni legislative che i Comuni hanno su tale materia? “È mia intenzione portare all’attenzione del Prefetto di Roma il grande problema che investe il nostro territorio. In qualità di massima autorità che governa l’ordine e la sicurezza pubblica, il Prefetto potrà dare disposizioni alle forze di polizia che operano nei territori, Carabinieri e Polizia di Stato, per superare anche i confini amministrativi nelle azioni di contrasto della prostituzione. Questo è un impegno che ho preso con i miei concittadini ed intendo rispettarlo. Spero che la Prefettura dimostri la mia stessa sensibilità sul tema”. Continueremo a monitorare questo fenomeno tenendovi informati su ulteriori sviluppi. Elisa Benazzi
Prostituirsi è sempre una scelta? E a chi conviene di più?
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re interviste. Tre donne diverse per età, estrazione sociale, provenienza, cultura, modo di “lavorare”. Eppure, tutte e tre affermano di esercitare la professione di prostituta per scelta e non perché costrette. Perché si guadagna molto di più e si fatica molto di meno che a fare l’operaia, la commessa o anche l’impiegata. Ma è davvero così? È sempre così? Se per le tre donne che hanno raccontato la loro testimonianza si tratta di una scelta consapevole, ce ne sono molte altre che, invece, vorrebbero scappare da una vita che le vede non più padrone dei loro corpi, alla mercé di chiunque abbia almeno 20 euro da spendere qualche minuto di appagamento fisico. Ma loro non parlano. Hanno paura. Paura delle botte, delle violenze sessuali molto peggiori di quelle che potrebbero ricevere dai clienti, delle bruciature di sigarette sulla pelle, del peso psicologico delle minacce continue che sono costrette a subire. Ce ne sono molte di meno, di queste donne, rispetto al passato. Perché è vero, come ha detto Alina, che ormai grazie a internet chi parte per l’Italia, o per qualsiasi altro Paese occidentale, sa o immagina che andrà – o potrebbe andare – a finire su un marciapiede. Ma a volte la realtà del loro Paese o della loro famiglia è peggiore di questa eventualità e accettano, sperando che non sia così brutto, o che comun-
que duri poco, fino a poter guadagnare quel che basta per conquistare una vita migliore, così come accade per le migliaia e migliaia di migranti che stipati nei barconi affrontano la morte pur di fuggire dagli orrori dei loro luoghi d’origine. Oppure queste ragazze sperano che qualcuno, magari ricco, le salvi sposandole e facendo fare loro la vita da “signore”. Altre volte, invece, è davvero la voglia di fare soldi in fretta che spinge ragazzine giovanissime, anche italiane, a prostituirsi. Prima per comprare l’ultimo modello di cellulare, poi per potersi permettere la vacanza all’estero, in seguito per comprare vestiti firmati, in un’escalation che le fa sentire invincibili grazie alla loro bellezza. Sono le due facce della stessa medaglia, sopra
la quale ce n’è una terza, quella che trae profitto sempre e comunque: il protettore. Perché, a meno che non si lavori da casa grazie a una rete di contatti magari creata attraverso i vari social network, le prostitute che vediamo in strada hanno tutte un protettore. Lo si può vedere appostato nei pressi del “posto di lavoro” delle ragazze, pronto a intervenire in caso di bisogno e ancora più pronto non solo a prendere e riportare le giovani a casa, ma soprattutto a prelevare la sua parte di guadagno, che supera quella delle donne che offrono il loro corpo a chiunque paghi. Un lavoro comodo e “pulito”, il suo. Fermo nel suo furgoncino, legge il giornale o gioca con il cellulare, e aspetta la fine del turno, per tornare poi a casa con le tasche piene di soldi incassati da altri e mai denunciati al fisco.
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Il Corriere della Città
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Zona industriale di Pomezia: SOS di Federlazio Consorzio per lo Sviluppo Problemi e potenzialità della zona tra Santa Palomba e Castel Romano analizzati per far crescere l’intero territorio pometino
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anti problemi, ma anche un’enorme potenzialità da sfruttare al meglio. O, quantomeno, meglio. È quello che è emerso dall’incontro organizzato dalla Federlazio che si è svolto lo scorso 14 ottobre nella sede della società Laziale Distribuzione Srl, e incentrato sulle problematiche del territorio e delle imprese operanti nella area vasta di Pomezia, che comprende le zone di Santa Palomba e Castel Romano. All’incontro sono intervenuti, tra gli altri, il Direttore Generale della Federlazio Luciano Mocci, il presidente del Consorzio per lo Sviluppo Industriale Roma–Latina Carlo Scarchilli e il Direttore Generale Lorenzo Mangiapelo, il titolare della Laziale Distribuzione Srl Giuseppe Bursese. L’incontro è servito per delineare proposte e strumenti per affrontare le criticità delle imprese e tracciare un percorso di rilancio dell’area, necessario anche come volano per l’economia dell’intero territorio pometino. Tra le principali problematiche segnalate, le disastrose condizioni in cui versano le strade provinciali, a partire da importanti arterie come via Ardeatina, via Cancelliera e via di Valle Caia, e quelle interne al comprensorio industriale, tragitti quotidianamente battuti non solo da auto ma anche da numerosi Tir. Ma le cattive condizioni della rete stradale sono state solo uno dei problemi affrontati: si è infatti parlato della difficoltà di alimentazione dell’acqua potabile, dell’impianto di depurazione centralizzato e delle relative fognature, in quanto la maggior parte delle unità operative ha impianti individuali. Un argomento molto sentito sia da parte delle industrie – si ricordano diversi casi in cui i vari sindaci di Pomezia hanno dovuto emettere ordinanze di divieto di utilizzo
delle acque per uso umano e per la lavorazione dei prodotti – che dei cittadini, per molti dei quali fortunatamente la questione è stata risolta con gli allacci dei mesi scorsi. I convenuti all’incontro hanno poi lamentato la totale mancanza di pulizia stradale e del taglio di erba a bordo strada, che comportano frequenti incendi spontanei, non solo nel periodo estivo. Molto sentita anche la questione della presenza diffusa della prostituzione a tutte le ore, che alimenta ancor più la sensazione di degrado e di abbandono dell’intera zona. Le imprese hanno segnalato pure la mancanza di aree di parcheggio pubbliche per la sosta diurna e notturna dei mezzi pesanti. I dati diffusi nel corso dell’incontro sono però serviti a comprendere meglio le potenzialità dell’intera zona. Gli agglomerati industriali di Santa Palomba e Castel Romano contano insieme 137 aziende che si estendono su una superficie di oltre 7.150.000 mq. Le aziende sono così ripartite: 14% settore commerciale, 19% terziario, 67% manifatturiero nella zona di Santa Palomba. Per quanto riguarda Castel Romano, 60% commerciale, 26% terziario e 14% manifatturiero. Dal 2001 ad oggi, sempre a Castel Romano, sono state realizzate infrastrut-
ture (rete fognaria, opere di urbanizzazione primaria, ecc.) per oltre 9 milioni di euro (4 milioni sono stati investiti a Santa Palomba), mentre altri 29 milioni di euro sono previsti per prossime infrastrutture già programmate fino al 2016 (e 6 milioni a Santa Palomba). Le imprese dell’area industriale presa in esame realizzano complessivamente un fatturato di oltre 400 milioni di euro e forniscono lavoro a circa 7 mila addetti: una fonte economica non indifferente per il tessuto sociale territoriale. “L’incontro che abbiamo organizzato – ha dichiarato il Direttore Generale Federlazio, Luciano Mocci, intervenuto al convegno anche come neo eletto membro CDA del Consorzio per lo Sviluppo Industriale Roma–Latina - ha avuto due obiettivi distinti: raccogliere il grido di allarme delle aziende che quotidianamente si scontrano con notevoli difficoltà presenti nella zona, ma anche fare il punto sulle potenzialità del comprensorio industriale. Santa Palomba e Castel Romano rappresentano realtà imprenditoriali di notevole livello che non meritano di essere abbandonate nel degrado presente in tutta l’area. Porteremo le istanze degli imprenditori alle istituzioni locali interessate e proporremo soluzioni per il rilancio di tutta la zona”. “Siamo convinti – ha aggiunto Presidente del Consorzio per lo Sviluppo Industriale RomaLatina, Carlo Scarchilli - che grazie alla sinergia tra i Consorzi privati presenti nell’agglomerato, il Consorzio Pubblico Industriale Roma Latina e le Associazioni imprenditoriali, le problematiche esistenti si potranno sicuramente risolvere. Inoltre, per rendere i lavori ancor più efficienti e snelli, sarebbe auspicabile che gli attuali quattro consorzi privati si riuniscano in uno solo ma obbligatorio”. Anna Maria Greco
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La risposta dell’Amministrazione di Pomezia
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ulle problematiche sollevate dai partecipanti durante convegno della Federlazio abbiamo chiesto al Sindaco di Pomezia Fabio Fucci cosa può fare l’amministrazione comunale per migliorare la situazione. “In questi due anni e mezzo di Amministrazione molto è stato fatto per il quartiere di Santa Palomba-Roma Due, dove la storia della nostra Città ci racconta di una speculazione edilizia senza precedenti a fronte di un’assenza di servizi e infrastrutture adeguate. Oggi l’intero quartiere è servito da acqua potabile grazie all’attivazione della torre piezometrica e ai lavori di estensione dell’acquedotto comunale. E’ stato riqualificato e messo in sicurezza il sottopasso pedonale che collega il quartiere alla stazione ferroviaria. E’ stata aperta una nuova scuola media in via Fiorucci. E’ attivo il servizio di controllo e vigilanza del quartiere da parte della Polizia Locale. Certamente ci sono criticità rispetto alle infrastrutture ma il progetto di ampliamento di via di Valle Caia sarà un’opera strategica importante perché incrementerà la rete viaria di collegamento tra Pomezia, Santa Palomba e i Castelli Romani, con benefici rilevanti per la realtà industriale. L’Amministrazione è comunque sempre disponibile al confronto e alla collaborazione con le imprese presenti sul territorio”. Uno dei problemi emersi è quello delle strade, insufficienti rispetto alle esigenze del territorio
e spesso in condizioni non ottimali. Una delle soluzioni sarebbe stata l’ampliamento della strada di Valle Caia, finanziato da fondi ex TAV ora RFI. “Per questo si sta concludendo l’iter amministrativo dopo lo stop dovuto al passaggio di consegne tra la Provincia di Roma e la Città Metropolitana. Il prossimo passo è l’approvazione dell’accordo di programma tra le Amministrazioni interessate (Pomezia, Ardea e Città Metropolitana). Il finanziamento ammonta a circa 19 milioni e mezzo di euro a cui va sottratto il 10% impegnato per gli studi e le verifiche di compatibilità ambientali dei vecchi tracciati ipotizzati. Quindi circa 17 milioni di euro.
L’attuale via di Valle Caia sarà ampliata e messa a norma per tutta la sua lunghezza (circa 7 km). Si passerà dall’attuale sezione di 6 metri ad una di 10,5 metri: un tracciato di due corsie di 3 m. e 75 cm. L’una alle quali verranno affiancate 2 banchine laterali di circa 1,5 metri per lato, come previsto dalla normativa. Sono inoltre previsti gli adeguamenti dei ponti interessati dal progetto e due rotatorie: una all’intersezione tra via di Valle Caia e via Laurentina (bivio Playtex) e una all’intersezione di via Laurentina e via Pontina (bivio Caronti). A conclusione dei lavori si avrà una strada in sicurezza che collegherà la Pontina all’area industriale a nord di Pomezia (a lato di via Ardeatina) e alla zona sud dei Castelli Romani”.
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Fondiamo: informazione sui Fondi Europei
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l convegno "Fondiamo: risorse in movimento" tenutosi presso la struttura La Pineta dei Liberti ad Ardea domenica 25 ottobre è stata una valida occasione per i cittadini di essere finalmente informati su realtà purtroppo rese troppo poco pubbliche e che invece meritano la giusta luce e conoscenza, soprattutto dati i tempi non proprio rassicuranti. Encomiabile iniziativa degli esponenti del Movimento Cinque Stelle, un team di giovani competenti e dinamici guidati da Fabio Massimo Castaldo, coordinatore del gruppo EFDD (Europe of Freedom and Direct Democracy) della Commissione Affari Esteri, i quali hanno analizzato in maniera esaustiva tutte le realtà riguardanti i fondi europei, la loro gestione e i rapporti con i mercati esteri. Dall'analisi è emersa in modo preoccupante l'attuale inadeguatezza dello Stato italiano, il quale ha lasciato andare in fumo oltre 37, 9 miliardi di euro nel periodo 2007-2013, nonostante sia palese la necessità di una tale risorsa per il nostro Paese. Se su 109,7 miliardi utili complessivi ne sono ritornati da reinvestire solo 71,8 la colpa è dell'intero sistema-paese, il quale è dotato di enti pubblici non in grado di comunicare in modo adeguato e che, ad ogni cambio amministrativo, hanno la terribile tendenza a cancellare il lavoro delle precedenti amministrazioni, creando una situazione di stallo di difficile risoluzione. In pratica, a giudicare dai dati, l'Italia versa a Bruxelles più di quanto riceve. Inoltre risulta grave la mancanza di un organo competente, di ministri e funzionari addetti alla gestione di fondi UE.
E così ci ritroviamo quest'anno con oltre 7 miliardi di fondi ancora da spendere, i quali, pena la perdita, finiranno nella rendicontazione dei cosiddetti "progetti retrospettivi", andando in pratica a coprire spese di opere già in costruzione finanziate dallo Stato o dalle Regioni. Conoscere e utilizzare i fondi europei è un nostro diritto. Quali tipologie di fondi esistono e chi può accedervi? Innanzitutto gli investimenti della Comunità Europea riguardano l'agricoltura, i giovani, il turismo e il sostegno a piccole e grandi imprese. Oltre il 76% del bilancio dell'UE è gestito in collaborazione con le amministrazioni nazionali e regionali con un sistema di "gestione concorrente" essenzialmente mediante cinque grandi fondi, strutturali e d'investimento, i quali, complessivamente, contribuiscono a mettere in atto la strategia Europa 2020, il cui scopo primario è quello di portare tutti i Paesi della comunità allo stesso livello di crescita economica e occupazionale: il fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) per lo sviluppo regionale e urbano; il fondo sociale europeo (FES) per l' inclusione sociale e il buon governo; il fondo di coesione (FC) per la convergenza economica delle regioni meno sviluppate;
il fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) ; il fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP). Altri fondi sono gestiti direttamente dall’Unione europea. I finanziamenti sono erogati sotto forma di: sovvenzioni destinate a progetti specifici collegati alle politiche dell'UE, di solito a seguito di Call of proposals, ovvero un invito a presentare proposte, in cui una parte dei finanziamenti proviene dall'UE, un'altra da fonti diverse; appalti (Call for tender) conclusi dalle istituzioni europee per acquistare servizi, beni o opere necessari per le loro attività, per es. studi, corsi di formazione, organizzazione di conferenze o attrezzature informatiche. Gli appalti sono aggiudicati mediante bandi di gara. Come richiedere i finanziamenti? Esistono degli sportelli europei sul territorio nazionale dislocati regione per regione, almeno nei capoluoghi di provincia, come Europe Direct e Eurodesk. Inoltre è possibile consultare su diversi siti la pubblicazione dei bandi (in inglese) tra cui citiamo Eur-Lex e Inforegio. Si può porre un rimedio alla cattiva gestione di fondi europei, dietro la quale spesso, purtroppo, si nascondono meccanismi clientelari, in primis rendendo trasparenti le spese pubblicandole con relativa documentazione finanziaria, ma ancor più informando attivamente i cittadini sulla possibilità di usufruire dei fondi per progetti validi, che possano aiutare l'Italia a crescere in Europa e non solo. In un periodo in cui la parola trasparenza è sulla bocca di molti ma nella volontà di pochi, l'informazione diventa lo strumento più potente di cui ci possiamo avvalere. Maria Virelli
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Novembre 2015
CRONACA
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L’Italia e la minaccia del terrorismo internazionale: la speranza è nei giovani Si è parlato di Sicurezza Nazionale, con Gianni Letta, la presidente Rai Monica Maggioni, il capo dei servizi segreti Giampiero Massolo e Andrea Ruggeri che ha introdotto e moderato i lavori
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L'Italia davanti alle nuove minacce internazionali" è il titolo dell'incontro sul tema della sicurezza nazionale che si è svolto nei giorni scorsi a Roma, nella sede dell'Associazione Civita, in Piazza Venezia. A fare gli onori di casa è stato il presidente di Civita ed ex sottosegretario di Stato Gianni Letta, che ha affrontato questo delicato argomento insieme alla presidente della Rai Monica Maggioni e al direttore generale del Dipartimento informazioni per la sicurezza (D.I.S.), l’ambasciatore Giampiero Massolo. Moderatore del dibattito il pometino Andrea Ruggeri, che ha aperto i lavori evidenziando la necessità di “responsabilizzare le giovani generazioni con la massima serietà e un impegno costante, sviluppando un’educazione alla sicurezza nazionale in grado di contrastare le nuove minacce internazionali, in modo particolare l'avanzata dello Stato Islamico e il cyber terrorismo”. Nel corso della conferenza è emersa l’esigenza di una informazione puntuale, precisa e dettagliata su tutti gli eventi che possono tradursi in
una minaccia per il nostro Paese, per poter riconoscere, in tal modo, i punti deboli del nostro tessuto sociale, sempre più messo a dura prova dall'invasione informatica che attraverso il web le organizzazioni criminali attuano quotidiana-
mente. E una volta riconosciute queste minacce fare un passo in avanti e denunciarle. Ma una presa di coscienza, in questo senso, non è affatto facile né scontata, come ha fatto capire Massolo, anche se il successo ottenuto dal roadshow Intelligence Live, strumento operativo che
ha permesso di mettere in comunicazione i nostri organismi di sicurezza con le comunità accademiche attraverso master e conferenze, indica che la strada intrapresa è quella giusta. Partendo da una larga panoramica geopolitica, l’ambasciatore ha illustrato i pericoli che corre attualmente l’Italia, citando fenomeni strettamente connessi l’uno all'altro come “l’immigrazione, il cyber terrorismo, la propaganda jihadista dell'Is, l’attività di gruppi radicali islamisti come Al Qaeda e Boko Haram”. Tra gli aspetti più insidiosi, ha sottolineato Massolo, il crescente interesse di queste organizzazioni nell'ambito dei settori economico e finanziario. Conoscere tutto questo, ha successivamente ribadito la Maggioni durante il suo intervento, significa creare le condizioni per una reale “consapevolezza nelle nuove generazioni, che possono così diventare una parte attiva del sistema, capaci di opporsi alle minacce e lavorare in funzione di una prevenzione del rischio”. Una consapevolezza che la Maggioni ha contribuito a sviluppare durante la sua lunga carriera di giornalista sul campo nei teatri di guerra,
come in Iraq, nel 2003, prima seguendo le truppe americane e poi raccontando il post conflitto per tre anni in mezzo agli iracheni.
Antonio De Angelis
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CRONACA
Il Corriere della Città
Novembre 2015
Pomezia, tornano i “Compagni di scuola degli anni ‘60”
A
Pomezia torna un appuntamento ormai storico, “Compagni di scuola”, che riunisce gli ex alunni pometini degli anni
’60. A raccontarne le origini è uno degli ideatori, Pier Giorgio Converso. “Erano gli anni della nascita pop, degli hippie, del “twist”, un nuovo modo di ballare, e ci si identificava nei nostri idoli musicali: Battisti, Celentano, Mina, Little Tony… I benpensanti delle famiglie borghesi erano scandalizzato dai “capelloni”, erano gli anni della dolce vita, della Fiat 500, imperversavano i Beatles e i Rolling Stones , alla radio si ascoltavano eventi come la guerra del Vietnam, l’assassinio del presidente J.F. Kennedy, i primi voli spaziali, la conquista della luna con il primo sbarco di Yuri Gagarin. Noi, bambini negli anni ‘60 e ragazzi negli anni ‘70, oggi adulti, ricordiamo insieme quei “mitici” anni e ci ritroviamo per rivivere e commentare insieme quei momenti così diversi e spensierati. Lo facciamo ininterrottamente da 14 anni, da quando - nel 2002 - ci fu all’Hotel Selene il primo incontro,
ideato e voluto da Franco Stellini, che ne parlò con Lino Menegoni, Giorgio Giuliani, Dino Nardi ed Emilio Dionisi. Da quell’anno fu un susseguirsi di adesioni e conseguenti successi. A seguire, nel comitato organizzatore entrarono a far parte Ettore Furgani, Angelo Lepre, Sergio Pettinelli, Pier Giorgio Converso e, grazie al team formatosi, i successi continuarono nella loro ascesa. In ogni goliardica rimpatriata sono sempre presenti nei cuori dei partecipanti quei cari compagni di scuola che sono stati meno fortunati e che purtroppo non sono più presenti.
E anche quest’anno l’appuntamento si rinnova: gli alunni che negli anni sessanta frequentarono le scuole elementari e medie di Pomezia si ritroveranno per la 14° volta il 28 novembre alle ore 19:30 all’Hotel Selene. Tutti gli interessati a partecipare possono contattare per informazioni: Emilio Dionisi, tel. 339 8945575, Angelo Lepre, Tel. 349 6602630, Ettore Furgani, tel. 347 4896490, Lino Menegoni, tel. 335 464437, Giorgio Giuliani tel. 347 6231088, Dino Nardi, tel. 338 1865662, Pier Giorgio Converso, tel. 338 7594098 e Sergio Pettinelli, tel. 339 6412602”. Anna Maria Greco
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Novembre 2015
INFORMAZIONE
Notizie Tascabili
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di Luca Mugnaioli
“CORRIERE DELLA CITTA', INFORMARE PER INFORMARSI” Expo 2015, la Carta di Milano che divide. “Afferma diritto al cibo”. “Nessun obiettivo concreto su riduzione sprechi” Il documento considerato una delle principali eredità dell'esposizione universale è al centro del dibattito. Nasce con l'obiettivo di essere un manifesto “concreto” contro denutrizione e malnutrizione, ma secondo Caritas, Slow food e Oxfam Italia è generica e lacunosa. La parola "obesità" compare una sola volta, per non scontentare gli sponsor Coca Cola e Mc Donald's. Da un lato ha il merito di avere portato all’atSalasso di novembre: al fisco 53 miliardi. Entro il mese vanno versati gli acconti delle tasse sul reddito e l’Iva Tra file e burocrazia per pagare le imposte si «sprecano» 34 giorni l’anno Anche quest’anno sarà un novembre amaro per i contribuenti. Le scadenze fiscali che si addenseranno tra lunedì 16 e lunedì 30 saranno da «brivido». Se si prendono in considerazione l’insieme dei versamenti in arrivo tra Iva, gli acconti Irpef, Irap, Ires, addizionali Irpef e le ritenute di imposta, gli autonomi, le imprese e i lavoratori dipendenti staccheranno complessivamente all’erario un assegno di 53,5 miliardi di euro. A fare i conti delle scadenze imminenti per i contribuenti italiani è stata la Cgia di Mestre, il cui ufficio studi ha stimato lo sforzo fiscale che le imprese, i lavoratori dipendenti e i possessori di altri redditi saranno chiamati a sostenere a novembre. (iltempo.it) Campidoglio, si insedia il commissario Tronca - Inizia così il dopo Marino. Il commissario di Roma Francesco Paolo Tronca si è insediato oggi (1/11) in Campidoglio. Il neocommissario, dopo aver ricevuto la notifica dell'incarico in prefettura, è giunto sul colle capitolino a bordo di un'auto ed è entrato a Palazzo Senatorio dall'ingresso principale. Nella stanza del sindaco ha ricevuto la visita del segretario generale Serafina Buarnè e il vice Luigi Maggio. Tronca, 63 anni, palermitano, prefetto di Milano uscente, ha varcato stamani la porta dell'ufficio di Franco Gabrielli in prefettura per ricevere il decreto di nomina a commissario di Roma Capitale. Tronca rimarrà commissario fino alle elezioni che si svolgeranno in primavera. (leggo.it)
Altre in breve:
CINEMA: Il bracchetto Snoopy osa sfidare Bond (ansa.it/cinema link diretto: http://tinyurl.com/oc4ladl ) – MODA: Campagne pubblicitarie moda autunno inverno 2015 2016 (vogue.it link diretto: http://tinyurl.com/pg2vxhe)
Curiosità & Life Style
Google Foto permette di nascondere gli scatti degli ex. Con il nuovo aggiornamento la piattaforma fotografica consente di etichettare, tramite riconoscimento facciale, le immagini scegliendo quali vedere - GOOGLE FOTO, la
tenzione del dibattito pubblico i problemi del sistema alimentare e il tema della lotta alla fame. Dall’altro secondo Caritas, Slow food e Oxfam Italia ha il difetto di essere generica e lacunosa. Tanto che la Carta di Milano, una delle eredità principali di Expo, è rimasta senza la piattaforma dedicata agli scatti fotografici, grazie all'ultimo aggiornamento permette di non vedere più le foto in cui appare una determinata persona. Gli oltre 100 milioni di utenti che fanno parte del servizio partito lo scorso maggio potranno scegliere di escludere ex, amici o parenti tramite un sistema di etichettatura. Questo è possibile grazie ad una funzione di riconoscimento facciale che cataloga gli scatti, consentendo di selezionare quali vedere.(repubblica.it/tecnologia) OMS, salumi e insaccati ufficialmente cancerogeni. L'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha inserito la carne rossa e lavorata nella lista delle sostanze che possono causare il cancro. Qual è la novità rispetto al passato? Che cosa deve cambiare nelle nostre abitudini alimentari? Con uno studio pubblicato su Lancet Oncology, l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), un organismo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità con sede a Lione, ha decretato che le carni processate (come salumi, salsicce e wurstel) sono cancerogene per l'uomo, con un verdetto che guarda direttamente nel piatto di milioni di consumatori - e che è pertanto destinato a far preoccupare e discutere. Cerchiamo di entrare nel merito della notizia con questa guida a domande e risposte. Qual è la novità? Che carne rossa e insaccati fossero potenzialmente cancerogeni era noto da
loro firma. Il documento è stato pensato per riempire lo slogan Nutrire il pianeta, energia per la vita di quei contenuti spesso assenti nei padiglioni che a breve verranno smantellati. L’hanno sottoscritta 1,1 milioni di persone, prima che venisse consegnata al segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon. “E’ stata tradotta in 19 lingue ed è potenzialmente leggibile da 3 miliardi e mezzo di persone”, ha detto con vanto il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina per spiegare “la dimensione della straordinarietà di questa iniziativa”. (ilfattoquotidiano.it) tempo. Che cosa cambia? La certezza della classificazione. Dopo aver passato in rassegna 800 studi epidemiologicieseguiti in ogni continente, e incentrati sulla relazione tra carni rosse e insorgenza di cancro, la IARC ha inserito le carni processate tra i cancerogeni certi (il cosiddetto gruppo 1, che comprende anche l'amianto, l'alcol etilico e il fumo, le radiazioni ultraviolette e
il Papilloma virus), e le carni rosse tra le sostanze probabilmente cancerogene per l'uomo. (focus.it) Gara di cavalli con fantini ubriachi per festeggiare Tutti i Santi - In Guatemala c’è una curiosa tradizione per celebrare Tutti i Santi il 1° novembre di ogni anno: è nota come la gara dei “cavalli ubriachi”, ma va detto che ad alzare il gomito non sono gli animali bensì i loro fantini. La strana corsa si tiene nella cittadina di Todos Santos (che appunto significa “Tutti i Santi” in spagnolo, e perciò organizza particolari festeggiamenti per l’occasione) e non ha regole: non c’è una vera partenza né un vero arrivo, senza contare che i fantini possono fermarsi ogni volta che hanno voglia di un altro goccetto. (notizie.delmondo.info)
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SPORT
Il Corriere della Città
Novembre 2015
Unipomezia Virtus 1938: una macchina da gol al comando della Promozione Con 18 gol segnati in 7 partite l'Unipomezia è la squadra che ha segnato di più nel Girone C di Promozione. I pometini sono al comando in classifica insieme alla Nuova Florida (19 punti), soltanto il Grottaferrata – nel primo incontro di Novembre – ha interrotto la striscia di vittorie che durava dalla prima giornata. Adesso tutti aspettano il derby dell'8 novembre: Unipomezia contro Team Nuova Florida, in palio c'è il primato
B
ella, vincente e imbattuta. E' senz'altro riduttivo descrivere con sole tre parole il cammino di una squadra che dall'inizio della stagione sta letteralmente “stregando” (tanto per rimanere in tema “Halloween”) gli addetti ai lavori, ma forse, proprio questi tre termini, possono comunque fornirci un'idea abbastanza esaustiva di quanto questa squadra ha saputo mostrare nel primo scorcio di campionato. Bella per il modo con cui la compagine guidata da mister Paolo Mazza riesce ad affrontare – e nella maggior parte delle occasioni far sue – le varie sfide, vincente, e qui non serve aggiungere altro considerando le 6 vittorie ed un solo pareggio fatti registrare nelle prime sette apparizioni stagionali – e imbattuta perché, per l'appunto, la casella delle sconfitte risulta essere ancora vuota. Ma come siamo arrivati a tale risultato? Tutto è cominciato lo scorso 20 settembre: al Comunale di Pomezia arrivava la Virtus Casilina contro la quale, l'Unipomezia Virtus, si apprestava a fare il suo esordio in campionato. 5-0 e primi tre punti in cascina, con messaggio diretto a tutte le avversarie. Un nome su tutti poi iniziava a farsi strada tra i tabellini: Luca Italiano – autore di una doppietta in quella occasione – che oggi si ritrova ad aver segnato quasi il 50% delle reti complessive della squadra. Nella seconda sfida di campionato i pometini hanno fatto vista alla Fortitudo Acad ma anche qui la musica non è cambiata. Dopo 45' a reti bianche l'Unipomezia ha sbloccato la gara proprio con Italiano per poi chiuderla con Ruffini nel finale. Le vittorie poi, con il passare delle settimane, sono continuate ad aumentare senza soste o interruzioni di sorta: 3-2 alla Pro Roma alla terza (qui le prime due reti subite delle 5 totali ad oggi), 2-0 in trasferta al Falasche, altre tre reti in casa contro il Borgo Podgora (3-1), quindi il colpo nella tana del Cori alla 6a giornata, 1-2 in rimonta. Con 18 punti accumulati su 18 disponibili l'Unipomezia conquistava così la copertina di tutti i giornali sportivi, auto-candidandosi al ruolo di pretendente al titolo. Oggi però tale ruolo, per forza di cose, va condiviso necessariamente con un'altra compagine del territorio, protagonista di un altrettanto sorprendente avvio di stagione: si tratta della Nuova Florida, la quale ha seguito sempre da vicino la rivale salvo poi agganciarla proprio nell'ultimo turno di campionato (1° Novembre). Approfittando infatti del primo mezzo passo falso dell'Unipomezia - pareggio beffardo 1-1 in quel di Grottaferrata - il Team Nuova
Florida, vincendo contemporaneamente la propria sfida in casa con il Borgo Podgora 2-1, ha ottenuto l'aggancio al primo posto del Girone rendendo ancor più avvincente la corsa al titolo. Il tutto proprio alla vigilia dello scontro diretto: soltanto mera casualità o scherzo del destino per caricare ulteriormente la stracittadina del prossimo turno? Che derby! Unipomezia e Team Nuova Florida si sfidano al Comunale per il controllo del Girone C – 19 punti a testa. Miglior attacco del campionato – quello dell'Unipomezia (18 gol) – contro la miglior difesa, quella del Team Nuova Florida (4 gol). E ancora. Stessa media punti (2,57), 6 vittorie a testa - così come identicio sono il numero dei pareggi (1) e delle sconfitte, 0, con entrambe le squadre ancora imbattute in questa stagione. Previsioni? Difficile azzardare qualcosa. Di certo però, facendo leva sui numeri straordinari di queste due compagini, lo spettacolo non mancherà. Appuntamento dunque al prossimo 8 ottobre quando, al campo Comunale di Pomezia, andrà in scena questo attesissimo derby. Luca Mugnaioli
Unipomezia Virtus 1938 Team Nuova Florida: il derby in pillole Punti in classifica: UPV 19 – TNF 19 Vittorie: UPV 6 – TNF 6 Pareggi: UPV 1 – TNF 1 Sconfitte: UPV 0 – TNF 0 Gol fatti: UPV 18 – TNF 17 Gol subiti: UPV 5 – TNF 4
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SPORT 33 Indomita Pomezia da urlo! Punteggio pieno e primato dopo cinque giornate Novembre 2015
Il Team Nuova Florida aggancia l'Unipomezia Virtus 1938 in vetta, la squadra del Presidente Padula è sola al comando del Girone A di Prima Categoria. Pomezia Selva dei Pini, ancora un k.o.: i pometini restano all'ultimo posto. Pareggia il Lido dei Pini (1-1), stop per il Racing Club nella tana dello Sporting Genzano (2-0). Città di Pomezia ok (3-2 al Real Velletri), cade l'Ardea a Lariano (4-2). Terza Categoria: Montegiordano, blitz riuscito contro il Lanuvio (0-1). Pari e patta tra Sporting Pomezia e Velitrum Calcio (0-0) mentre il derby va alla Virtus Ardea (1-2), Atletico Torvaianica a mani vuote
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INFORMAZIONE
Il Corriere della Città
Novembre 2015
Quella mamma che definì “scuola per falliti” un istituto professionale
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roppi giovani scelgono un determinato liceo perché così vuole la mamma, molti altri scelgono quella precisa facoltà perché così piacerebbe tanto a papà. Niente da dire, sia chiaro! Lo studio è conoscenza e la conoscenza è l'ossigeno della nostra esistenza - non se ne può e non se ne deve fare a meno - ma sinceramente faccio fatica a comprendere perché esistano ancora genitori che, davanti ad una scelta alternativa al liceo classico, scientifico, linguistico, si sentano come spiazzati, quasi traditi. Assurdo! Siamo quasi alla fine del 2015 e le scuole superiori professionali vengono catalogate come una scelta per “falliti”. Eh, sì! Avete letto bene, ho scritto "falliti" perché è l'aggettivo che qualche settimana fa, mentre viaggiavo sull’autobus, ho sentito pronunciare ad una madre che controbatteva l'idea del figlio di iscriversi in uno di questi istituti. Credetemi, sono rimasta basita. Per carità, io avrò sicuramente qualche problema, forse sarò tarda, dura di comprendonio, ma con tutto l’impegno possibile non capisco il perché si debba arrivare a pensare una cosa del genere, e inoltre, sono convinta - e nessuno me lo leva dalla testa - che questa continua ricerca della "perfezione e dell'eccellenza" stia portando alla costruzione di
sulle Pagine Gialle, sperando che Dio o chi per lui “ce lo mandi buono”. Non è una vergogna voler intraprendere una strada diversa da quella universitaria. Non tutti siamo uguali, non tutti siamo fatti per laurearci. Ci sono giovani che dopo il liceo saranno propensi all'università e ce ne saranno tanti altri che, dopo aver studiato per prendere un diploma professionale, proveranno a buttarsi nel mondo del lavoro, ovviamente sempre che ci sia richiesta - ma questo è un altro discorso, lo sappiamo bene, che tocca sia i diplomati che i laureati, purtroppo.
un’Italia malandata, di una società frustrata e disoccupata, composta da molti giovani che si iscrivono all'università senza volerlo realmente, solo perché obbligati a farlo, conseguenti tempo e denaro buttati nel cesso e, dulcis in fundo, alla totale estinzione di professioni che, un tempo, venivano imparate e portate avanti con grande passione e dedizione. Siamo tutti dottori, psicologi, avvocati, sociologi, ingegneri, e poi per trovare un idraulico che sappia fare bene il proprio lavoro, bisogna prendere il pullman dei pellegrini diretti a Lourdes, chiedere la grazia e al rientro affidarsi a quei quattro nomi presenti
E mi scusi Signora Mamma, tenevo a dirle che "scuola per falliti" una beata fava, perché io sì, posseggo un diploma professionale, lavoro da quando l'ho preso e ho abbandonato l'università per dedicarmi alla mia professione, ma mi creda, mi ritengo tutto, fuorché una fallita. Maledetta ignoranza, è vero… ma la sua.
Alessandra Crinzi www.crinzieacapo.com www.instagram.com/alessandracrinzi www.instagram.com/crinzieacapo www.twitter.com/crinzieacapo
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Novembre 2015
INFORMAZIONE
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Amniocentesi su sangue materno?
N
on-invasive prenatal testing (NIPT) by maternal plasma DNA sequencing questo è il nome ufficiale di ciò che comunemente sento definire “l’amniocentesi su sangue materno”. Da alcuni anni gli studiosi tentano di isolare tracce di DNA fetale dal sangue materno allo scopo di rilevare l’eventuale presenza di un feto portatore di sindrome di Down e, talvolta, aneuploidie dei cromosomi 13 e 18. Attualmente tutta la letteratura internazionale e le attuali Linee Guida sono contrarie all’utilizzo di tale screening a fini clinico-diagnostici, nella popolazione generale. Si tratta infatti di test estremamente interessanti, ma , ancora in fase sperimentale, e che presentano aspetti troppo incerti per essere considerati diagnostici. Il test del DNA Fetale su sangue materno, NIPT, è stato sviluppato in Cina e rapidamente s è diffuso commercialmente anche nel mondo occidentale. Questo test punta alla ricerca di cellule fetali, da cui poter estrarre DNA tra le cellule del sangue materno. Và subito precisato che non si tratta di un test diagnostico ma un solo di un test di screening e quindi probabilistico. Esso infatti non fornisce informazioni precise, ma anzi, genera molti falsi positivi e falsi negativi. Possiamo dire che ipotizza solo l’eventuale presenza di una sindrome quale per esempio quella di Down. Il motivo di questa bassa validità risiede nel fatto che il test ricerca in realtà solo i frammenti del DNA placentare e non fetale e il DNA placentare circola, incostantemente, nel sangue materno, sotto forma di frammenti disgregati e più o meno normali, indipendentemente dal reale stato cromosomico del feto. Non è quindi diagnostico. Tutte le risposte date non sono certe. Per avere dei risultati attendibili bisognerebbe pertanto ricorrere ad amniocentesi o villocentesi che per altro indagano un maggior numero di patologie. Infatti la NIPT , come già detto,ricerca principalmente la sindrome di Down con qualche altra velleità per un paio di altre sindromi e basta, mentre amniocentesi e villo centesi possono dare risposte certe su almeno 400 patologie differenti.
E’ bene quindi sottolineare che amniocentesi e NIPT non sono assolutamente dei test alternativi tra loro, come alcune campagne commerciali vorrebbero far credere. Le maggiori società scientifiche del settore sono molto critiche sulla sostanziale utilità di questo test ed invitano alla cautela. Da solo infatti non può sostituire neanche il tradizionale BI-TEST che combina lo studio della Translucenza nucale con alcuni esami nel sangue materno e che comunque, in caso di positività, deve essere confermato da amniocentesi o villocentesi. Questo a conferma del fatto che ad oggi tutti i test su sangue materno sono solo degli screening, cioè indicazioni predittive sulla possibile presenza di una o due malattie, la sindrome di Down in particolare. In definitiva si può affermare che si tratta di screening, molto costosi ma poco utili. Riassumendo e tenendo conto delle linee guida e di ciò che sostiene la letteratura scientifica bisogna ricordare che attualmente solo l’amniocentesi e la villocentesi sono in grado di fare diagnosi certa per centinaia di patologie cromosomiche e genetiche, che gli unici test di screening accettati e validati, praticamente insostituibili, siano il test combinato (translucenza nucale ed il bi-test) e pochi altri, che la NIPT (Non Invasive Prenatal Testing) è, da considerarsi un semplice test di screening, piuttosto promettente ma la cui validità è ancora
tutta da verificare, che i test su sangue materno mostrano particolare rischio di falsi positivi, come è normale attenderci per il fatto che vengono analizzate quote molto basse di DNA placentare (e non fetale) con i relativi problemi ad esso associati. Attualmente non sono ancora disponibili le percentuali dei falsi negativi. In parte questo è dovuto alla precoce età gestazionale in cui si esegue il test, età in cui la quantità di DNA fetale circolante è bassissima. (Non a caso molti studi pubblicati sul DNA fetale hanno eseguito moltissimi prelievi dopo la 26^ settimana per ottenere una quota maggiore di DNA) e in parte al fatto che i dati a disposizione derivano essenzialmente da popolazioni ad alto rischio dove l’incidenza della Sindrome di Down era quindi troppo alta. Considerando gli alti costi del test, esso andrebbe riservato ai casi in cui gli screening combinati o integrati diano risultati anomali. Tuttavia l’enorme interesse commerciale che gira intorno a questi test può portare alcuni medici a spingere, in modo spregiudicato, ed a sponsorizzarne l’esecuzione vantando la loro affidabilità . Si rammenta che, le disposizioni di leggi attuali, dispongono che i test debbano almeno possedere il marchio CE. Alcuni dei test commerciali disponibili non hanno neppure tale validazione. Quindi piuttosto che amniocentesi su sangue materno, dovremmo parlare di test prenatale non invasivo, ma che effettivamente non è un test diagnostico, ma uno screening e che in pratica non ricerca il DNA fetale su sangue materno, ma cellule placentari, anzi, frammenti di cellule placentari, che incostantemente galleggiano nel sangue materno e che portano con sé alterazioni che non hanno niente a che fare con alterazioni fetali e che quindi forniscono un gran numero di falsi positivi, che fornisce risposte fondamentalmente solo per la sindrome di Down e che ha un costo pari a quello di un’amniocentesi … ehm!!! Ma non è invasivo!!! Ma ormai il rischio abortivo legato alla tecnica invasiva di amnio o villo centesi sotto guida ecografica è inferiore all’1%. Quindi? Dott.ost. Catiuscia De Renzis dovevolalacicogna@libero.it
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INFORMAZIONE
Il Corriere della Città
Novembre 2015
L’importanza dell’empatia nelle relazioni L
’empatia è definita come la capacità di sintonizzazione emotiva con gli altri, ossia la capacità di mettersi nei panni dell’altro. È un abilità che ci consente di riconoscere i sentimenti e le emozioni degli altri come se fossero le nostre e ci permette quindi comprendere i punti di vista e le reazioni altrui. L’empatia è l’elemento alla base delle relazioni umane perché facilita l’interazione e la comprensione reciproca. Riuscire a comprendere e condividere un gioia, un dolore, un momento di rabbia altrui è una qualità molto importante per mantenere le nostre relazioni interpersonali. Tutti sappiamo che l’uomo è “un’animale sociale” e necessita di avere relazioni diversificate, più o meno profonde per costruire e mantenere la propria personalità e identità. Prima fra tutte è la relazione dei genitori con i figli, ma anche quella con i partner o con gli amici sono di fondamentale importanza. La capacità di empatizzare è stata ritenuta talmente fondamentale per l’essere umano che è stata oggetto di molti studi e ricerche scientifiche. In particolare tra gli anni ’80 e ’90 alcuni studiosi hanno messo in luce l’esistenza di specifici neuroni, i cosiddetti neuroni specchio, che si attivano quando osserviamo un’altra persona che compie un azione a noi nota e ci consentono di sapere cosa l’altro sta provando in un determinato momento. Come tutte le caratteristiche umane, l’empatia può essere più o meno
sviluppata nei vari individui per vari motivi. Innanzitutto ci sono delle predisposizioni costituzionali alle quali si aggiunge l’influenza dell’esperienza e del contesto educativo. In poche parole c’è chi è più predisposto ad essere attivato dalle emozioni altrui e chi meno, ma questo dipende molto da come siamo stati abituati nell’infanzia e nelle esperienze successive a dare attenzione o meno agli stati emotivi altrui. È importante sapere che molte relazioni, sentimentali e non, possono avere dei contraccolpi negativi quando l’empatia manca. Infatti è molto difficile che una persona che non si sente compresa, da un punto di vista emotivo, dall’al-
tro (partner, amico, genitore, fratello ecc.) sia soddisfatta della relazione in corso e continui ad investire su di essa. Questo nella pratica si può tradurre in un interruzione del rapporto nel caso della coppia o dell’amicizia, o in un raffreddamento dei rapporti nel caso in cui ci siano legami che in genere non sono recidibili, come quelli genitoriali. Se volete quindi migliorare o mantenere i rapporti che ritenete importanti, siate sempre attenti ad essere empatici con le persone che non volete perdere. Dott.ssa Elisabetta Paoletti Psicologa paoletti-elisabetta@libero.it www.paoletti-psicologa.com
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Ottobre 2015
INFORMAZIONE
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L'Avvocato risponde La consulenza legale per il lettori del Corriere della Città
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Gentile avvocato Aquino, sono un uomo separato. Vorrei sapere, trovandomi in situazione di convivenza con un’altra donna, quali diritti acquisirebbe la convivente rispetto alla moglie".
Risponde l’avvocato Antonio Aquino In primo luogo giova effettuare la seguente precisazione: la separazione personale dei coniugi è un istituto di carattere tendenzialmente transitorio, dato che, pur non essendoci divieti alla permanenza sine die della condizione di "separati", il rapporto di regola evolve o nella riconciliazione tra le parti oppure nella constatazione dell'irreversibilità della crisi, con la possibilità di addivenire alla sentenza di divorzio. La separazione, quindi, è una situazione temporanea che però incide sui diritti e i doveri che nascono con il matrimonio. Infatti, intervenuta la separazione, marito e moglie mantengono la qualità di coniugi, ma vengono meno i doveri di coabitazione e di fedeltà che discendono dal matrimonio e rimane a carico di ciascun coniuge l'obbligo di mantenere, educare e istruire i figli e l'obbligo di assistenza materiale verso il coniuge economicamente più debole. Se ne desume che con la separazione i coniugi non pongono fine al rapporto matrimoniale, ma ne sospendono gli effetti in attesa di una riconciliazione o di un provvedimento di divorzio. Solo quest'ultimo pone fine al rapporto di coniugio con tutte le conseguenze di legge. A questo punto andiamo ad analizzare la convivenza cd. di fatto tra due persone. Nella realtà odierna con forza si è imposta l'idea che accosta la famiglia di fatto, come comunità nata fuori dal matrimonio, a quella fondata su tale vincolo. Anche l'evoluzione giurisprudenziale ha portato al riconoscimento della "famiglia di fatto", quale situazione di rilevanza giuridica. Tuttavia, il ruolo centrale che ancora riveste nel nostro ordinamento, la famiglia cd. legittima o matrimoniale non consente di equiparare giuridicamente lo status di coniuge a quello di semplice convivente. Alla convivenza more uxorio non è possibile applicare, mancando l'atto formale di matrimonio, la disciplina dettata per la famiglia legittima e pertanto si può trattare la convivenza more uxorio come una sorta di rapporto matrimoniale che però non può identificarsi con quest'ultimo. La convivenza rappresenta l'effetto di una scelta di libertà nel senso che i conviventi more uxorio non vogliono vincolarsi giuridicamente e mirano alla realizzazione di una comunanza di vita materiale e spirituale e non solo affettiva e sessuale, pur restando liberi di decidere senza formalità di interrompere l'unione di fatto in qualsiasi istante. Quando il rapporto di fatto si interrompe non è configurabile, in capo ai membri della coppia, alcun diritto. Infatti, i beni acquistati da un convivente durante la relazione, continuano ad essere nella sua esclusiva proprietà non esistendo comunione legale per i conviventi di fatto. Allo stesso modo, non esi-
ste possibilità di rivendicare diritti di natura successoria al convivente superstite in caso di morte, per cause naturali, del partner, tranne nel caso in cui sia stato istituito erede testamentario da quest'ultimo. Il convivente more uxorio, pertanto, potrà ottenere una quota di eredità solo mediante un lascito effettuato dal defunto mediante testamento. Tale liberalità, in ogni caso non potrà ledere la quota ereditaria
che la legge riconosce agli eredi legittimari. Per quanto riguarda il diritto di uno dei conviventi nell'ipotesi di morte dell'altro dovuto al fatto illecito di un terzo (si pensi al caso di morte a seguito a sinistro stradale o di omicidio) si deve ormai ritenere che al convivente superstite sia riconosciuto il diritto al risarcimento del danno purché venga fornita "la prova dell'esistenza e della durata di una comunanza di vita e di affetti e di una vicendevole assistenza morale e materiale, cioè di una relazione di convivenza avente le stesse caratteristiche di quelle dal legislatore ritenute proprie dal vincolo coniugale" (Cass. Civ. 07/06/2011, n° 12278). La cessa-
zione di convivenza nel caso in cui la coppia sia stata una coppia di fatto e non legata dal vincolo di matrimonio, fa sì che non ci siano tutele legali e pertanto l’ex-convivente, anche se sprovvisto di mezzi economici sufficienti per il suo sostentamento e indipendentemente dalla durata del periodo di convivenza, non può vantare nei confronti dell'altro partner alcuna pretesa di ordine economico relativa al proprio mantenimento e quindi non può accedere alla richiesta formale di assegno di mantenimento. Non esiste pertanto alcun obbligo di corrispondere l’assegno di mantenimento all’ex compagna perché manca il presupposto previsto dalla giurisprudenza italiana e che è quello della convivenza sancita dal matrimonio. Inoltre, non ci sono i presupposti per vedere riconosciuto il diritto alla pensione di reversibilità o a quella indiretta in caso di convivenza more uxorio, infatti, in caso di morte di un lavoratore o pensionato, il convivente more uxorio non avrà diritto alla pensione di reversibilità o a quella indiretta. In materia pensionistica è stato così riconfermato che la mancata inclusione del convivente tra i soggetti beneficiari del trattamento pensionistico di reversibilità trova una sua ragionevole giustificazione nella circostanza che il suddetto trattamento si collega solo ad un preesistente rapporto giuridico che, nel caso di specie, manca. Avv. Antonio Aquino
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INFORMAZIONE
Il Corriere della Città
Ottobre 2015
Questione di stile “ La grazia viene donata o rifiutata alla nascita senza che nessuno sforzo ulteriore possa sopperire alla sua mancanza” (Amelie Nothomb)
U
n lettore mi scrive:
Antonio, sono un rozzo ingegnere che porta sempre la cravatta, ma dici che se la tieni in saccoccia non vale, mi muovo con gli scarponi tutto l’anno e uso sempre i calzini bianchi da tennis, talvolta con i socks da basket, più lunghi e decorati. Come già in precedenza, ho enormemente apprezzato il tuo intervento che mi conferma nella convinzione che al di sopra delle patetiche apparenze, ci sono diffusi tragici vuoti. Ti ringrazio del tuo interessantissimo articolo e mi farà piacere conoscerti personalmente. Mi sono buttato direttamente sul “tu” per la consonanza di pensiero. Luigi Gentile Luigi ti ringrazio per la e-mail ed il modo divertente e garbato con cui hai provocatoriamente reagito alle mie sollecitazioni. Mi fa piacere che apprezzi i miei interventi e sono ben felice di conoscerti personalmente presso l’Hotel ENEA di Pomezia o Aprilia, di cui ho il privilegio esserne il Direttore. Non voglio però tirarmi indietro dal commentare alcune tue osservazioni. Ognuno può presentarsi come meglio si sente di fare, se tu porti la cravatta nel taschino, usi sempre calzini bianchi ecc.. non per questo sei un “rozzo” ingegnere bensì, forse, ti definirei un po’ snob ma di uno snobbismo sano, sublime: superiore. Tanto superiore che, come accade nei giochi di prestigio riusciti, c’è ma non si vede… E’ vero però che con quello che indossiamo mandiamo messaggi attraverso gli accostamenti, ai colori, alle forme. Vestirsi è esprimersi, comunicare agli altri un modo di essere o di sentirsi in quel particolare momento della nostra vita. Dunque sentitevi liberi di scegliere lo stile che preferite ma fatelo con consapevolezza, sta ad ognuno di voi trasmettere l’immagine di una persona creativa e vivace, oppure cupa, o ancora seria. L’importante è curare il proprio aspetto, non tanto per gli altri, quanto per voi stessi: cercate di volervi bene, di infilarvi in qualcosa che sottolinei le vostre parti migliori e che nasconda le peggiori. Si può essere trasandati anche indossando capi firmati e al con-
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Numero 11 Anno 7 NOVEMBRE 2015 EDITORE: La Città
via Odessa 41 - 00040 Torvaianica
trario risultare impeccabili anche in una tuta comprata al mercatino. Non cercate di imitare lo stile di qualcun altro: la semplicità è sempre la scelta migliore, se vi sentite certi delle vostre capacità, potete scegliere liberamente di azzardare le combinazioni più ardite. In molti lo fanno e li chiamano stilisti!! L’eleganza poi è qualcosa che attiene alla sfera personale, alla sicurezza e allo charme che viene da dentro e non al valore di ciò che si indossa. Per quanto riguarda i tragici vuoti potremmo aprire un ampio dibattito. Una per tutte racconto della mia recente esperienza in treno, che sicuramente sarà capitata anche a voi decine di volte. Un tempo esisteva la cosiddetta maggioranza silenziosa. Oggi non più. Grazie al telefonino questa maggioranza è diventata rumorosissima parlando continuamente e dicendo qualsiasi cosa spudoratamente davanti a tutti. Uno spazio comune che dovrebbe suggerire riservatezza eccita e scatena invece istinti irrefrenabili in persone che parlano senza sosta al cellulare, costringendo gli altri viaggiatori ad ascoltare nei minimi dettagli affari che non li riguardano. Agli scocciatori e ai maleducati la batteria non si scarica mai! Ora alcuni piccoli accorgimenti di Bon Ton che fa bene ogni tanto rammentare. Quindi di seguito: - Ascoltare le persone guardandole negli occhi .- Mai appoggiare il telefonino sul tavolo dove si mangia. - Il fazzoletto da taschino non deve mai essere della stessa stoffa della cravatta, sempre meglio bianco e mai troppo esposto.. - Chiedere chi altri è invitato, soprattutto prima di aver accettato. - Chiedere un parere professionale quando si incontra un professionista fuori dall’orario di lavoro. - Coprire il bicchiere con la mano in segno di diniego se viene offerto da bere. - Dire “buon appetito” prima di mangiare. - Dire “permesso” entrando. Basta bussare. - Dire “salute” a chi starnutisce.
- Fare rumore mentre si sorbisce un liquido - Fingere conoscenze che non si hanno. - Giurare sui propri figli (soprattutto quando si mente) - Grattarsi ostentatamente. Soprattutto quando si tratta di certe parti del corpo. - Infilare entrambe le mani in tasca, se uomini. - Ispezionare il fazzoletto dopo averlo usato. - Lasciar intravedere biancheria scura se vestite di chiaro e viceversa, se donne. Lasciar trasparire la canottiera sotto la camicia, se uomini. - Leccare l’indice per sfogliare un libro o un giornale. - Masticare a bocca aperta. - Non rispettare le code. - Ostentare se stessi, ciò che si possiede, le persone che si conoscono, i propri compagni. Infine, ostentare ciò che non si è più- o mai statiè patetico ancor prima che cafone. - Portare i calzini bianchi con gli abiti scuri. - Portare i sandali con le calze. - Ridere degli “episodi rumorosi” altrui invece di far finta di nulla. - Scrivere (dire, addirittura!) il cognome prima del nome - Scusarsi prima di dire una parola volgare. O non la si dice, o non si va fino in fondo senza ipocrisie. - Sollevare tazze e bicchieri con il mignolino ritto. - Succhiare il cucchiaino dopo aver mescolato lo zucchero nel caffè. Si lascia gocciolare appena, e poi, si ripone sul piattino. - Tenere gli occhiali da sole quando si viene presentati. Giocare alla Gioconda non è gentile. - Tenere l’unghia del mignolo lunga, specialmente gli uomini. - Toccare i bicchieri tra loro nel brindisi e dire “cin cin” (soprattutto se in compagnia di giapponesi, per cui la parola ha tutt’altro significato). - Usare le unghie come stuzzicadenti. - Usare nomignoli intimi in pubblico. - Voltare la testa a piccione per seguire con lo sguardo qualcuno che ci incuriosisce. Al Vostro buon senso evitare alcune di queste situazioni imbarazzanti. Antonio GUIDO (dirguido@libero.it) Esperto di Galateo ed Immagine Relazionale
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