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Diana Bacosi sul tetto del mondo
L'atleta olimpica di Pomezia trionfa in Croazia e l'Italia stacca il pass per le Olimpiadi di Parigi
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ontinua il momento d'oro della pluri-campionessa di Pomezia Diana Bacosi. Ad ottobre è arrivata la vittoria nei campionati del mondo che sono valsi, oltre al titolo, anche la carta per l'Italia alle prossime Olimpiadi in programma a Parigi nel 2024. L'azzurra ha trionfato nello skeet femminile battendo la favorita della vigilia Amber Hill con una prova a dir poco superlativa.
Il campionato del mondo
La rassegna del mondo ISFF di tiro a volo 2022 si è tenuta lo scorso 9 ottobre in Croazia, a Osijek. L'appuntamento, oltre che assegnare il titolo di campionessa del mondo, era valido come detto anche per le qualificazioni per la rassegna dei cinque cerchi. L'azzurra, nata a Città della Pieve ma ormai da anni residente a Pomezia, ha sfoderato una prestazione magistrale: dopo la qualificazione alla semifinale con il punteggio di 121/125, ha ottenuto l'accesso alla finale con un 28/30. Ma è all'ultimo atto della competizione che la Bacosi si è superata: l'azzurra è volata subito in testa e non ha concesso più nulla alle avversarie vincendo infine con il punteggio di 37/38 e arrivando davanti alla britannica Hill. Terzo posto invece per gli USA con Samantha Simonton. Per Diana Bacosi dunque medaglia d'oro e carta olimpica per Parigi 2024.
Il palmares aggiornato
La portacolori dell'Esercito Italiano aggiunge così l'ennesimo successo ad una carriera già piena zeppa di riconoscimenti ad altissimi livelli. Argento olimpico in carica conquistato a Tokyo e prima ancora oro a Rio nel 2016, con la vittoria in Croazia Diana Bacosi ha ottenuto il secondo titolo iridato dopo quello di Lonato 2019. Ad aprile di quest'anno inoltre, lo ricordiamo, era arrivato un altro oro al Gran Premio FITAV, con le gare che in quel caso si erano svolte a Lonato del Garda, in Provincia di Brescia in Lombardia, prima della me-
Diana Bacosi campionessa ai mondiali in Croazia (Foto dalla pagina FB ufficiale/FITAV) daglia di bronzo e dell'argento, nel misto inI SUCCESSI sieme a Tammaro Cassandro, conquistati agli
Diana Bacosi ha conquistato la ultimi giochi del mediterraneo. medaglia d’oro a Rio 2016 mentre a Tokyo è arrivato l’argento. Negli ultimi giochi del mediterraneo ha conquistato due medaglie (bronzo e argento) prima del titolo mondiale arrivato lo scorso 9 ottobre
L’atleta di Pomezia ha battuto in finale la favorita della vigilia, la britannica Amber Hill con una prestazione superlativa
Diamond Majorettes terze in Europa 50 anni dell’Atletica di Pomezia
POMEZIA - E' stato un ottobre davvero positivo per lo sport di Pomezia. Oltre al successo conquistato da Diana Bacosi un altro importante risultato è arrivato grazie al team delle Diamond Majorettes. Per loro, impegnate nella prestigiosa kermesse europea di scena quest'anno in provincia di Udine, è arrivato un ottimo terzo posto. LA MANIFESTAZIONE Il Campionato Europeo di Majorettes si è svolto dal 13 al 16 ottobre scorso in provincia di Udine. Le regazze di Pomezia hanno conquistato un risultato che senza dubbio ha lasciato il segno, grazie alla grande preparazione e all’impegno che hanno dimostrato durante la performance e che non ha mancato di lasciare il pubblico presente esterrefatto. L’ANNIVERSARIO -Il 12 Ottobre di 50 anni fa nasceva l'Atletica Pomezia. Mezzo secolo a favore dello sport pometino, a promuovere la cultura sportiva sul territorio e a crescere migliaia di giovani atleti. “Tanti sono i riconoscimenti e i risultati raggiunti in questi anni ma ciò che ci rende ancora più orgogliosi è avere oggi la stima dei nostri associati, grandi e piccoli, che ci motivano ogni giorno a fare sempre meglio. Grazie a quanti in questi 50 anni hanno fatto crescere questa splendida realtà, l'Atletica Pomezia siete tutti voi! Approfittiamo per estendere l'invito a chi volesse festeggiare questo importante anniversario per il 25 Novembre, presso l'Hotel Antonella di Pomezia si terrà la premiazione e la cena per i “primi” 50 anni della nostra società”, dichiara la Società in una nota.
Quando prudono le mani
Q
uante volte ti è successo di avere prurito da qualche parte e magari di non poterti grattare, c'è da andare al manicomio... magari hai le mani occupate nell’impasto della pizza e la punta del naso reclama le tue attenzioni, oppure sei dal parrucchiere con la tinta in testa e senza pensarci, rispondi allo stimolo del prurito e ti colori le dita, le unghie e tutto il resto... va bene, siamo d’accordo .... tutto sommato niente di irrisolvibile, ma c'è un prurito che invece non è semplicemente fastidioso, un prurito che potrebbe essere il campanello di allarme per qualcosa di più serio soprattutto se siamo in dolce attesa! Può succedere che nel II o III trimestre di gravidanza la futura mamma possa presentare prurito generalizzato, ma che si manifesta con maggior intensità di notte soprattutto al palmo delle mani e alla pianta dei piedi. Questo primo sintomo, a volte trascurato, potrebbe indicare l'inizio di una condizione patologica denominata colestasi gravidica caratterizzata dell'aumento e dall’accumulo nell'organismo materno di acidi biliari. Il prurito non è il solo sintomo, ma di sicuro è il più importante perché compare ancora prima che risultino alterati i test ematochimici. A questo si associano spesso escoriazioni e lesioni da grattamento, dolore addominale, anche se non comune, ittero cioè colorazione gialla della cute, della parte bianca dell'occhio e delle mucose (solo nel 10%dei casi), fino ad arrivare ad un'encefalopatia da insufficienza epatica che però potrebbe avere altre cause e che quindi costituisce un capitolo a parte. La patogenesi della colestasi, cioè la causa che la determina, non è ancora accertata tuttavia ci sono dei fattori di rischio che possono far sospettare la sua insorgenza. Ci sono ad esempio dei fattori genetici di cui tenere conto come l'appartenenza a determinati gruppi etnici (Scandinavia, Bolivia, Cile) e la familiarità per questa patologia: una mamma che in una precedente gravidanza ha manifestato una colestasi potrebbe manifestarla anche nelle gravidanze successive. Altri fattori sono ormonali: sembra esserci infatti un' affinità tra colestasi e livello di estrogeni che spiegherebbe perché i sintomi compaiono soprattutto a termine di gravidanza o perché le gravidanze gemellari siano più colpite delle singole. Anche il progesterone sembra avere un effetto sfavorevole e quindi andrebbe sospeso in caso di comparsa dei sintomi di colestasi. Del resto, uno degli effetti collaterali dell'assunzione di estro-progestinici è proprio il prurito. Esistono poi fattori ambientali associati per esempio al cambio di stagione. Quindi care mamme, certo, il prurito potrebbe essere causato da quella nuova crema anti smagliature, anti ciccia, drenante, levigante e idratante che fa miracoli anche in gravidanza, ma potrebbe anche essere conseguenza di qualcosa di più serio: vale la pena parlarne con il proprio medio e fare delle banali analisi del sangue. Le conseguenze di elevati livelli di acidi biliari nel sangue infatti materno possono avere effetti anche molto gravi sia per mamma che bimbo. In futuro la donna potrebbe sviluppare calcoli biliari o altra patologia epatica e del tratto biliare e un aumentato rischio emorragico nel post partum per effetto della carenza di vitamina K correlata alla colestasi. I rischi per il feto sono legati alla necessità di ricorrere ad un parto prematuro, a volte infatti espletare il parto è indispensabile per garantire il benessere di mamma e bambino anche se non si è giunti ancora a termine di gravidanza, all'emissione di meconio nel liquido amniotico, al distress respiratorio post-natale, fino alla terribile morte endouterina. Quest'ultima fatalità non è ancora chiaramente associata ai meccanismi della colestasi, ma sembra sia determinata dalla comparsa di un'aritmia cardiaca fetale o di un vasospasmo dei vasi placentari per effetto degli elevati livelli di acidi biliari. Il maggior rischio sembra attestarsi intorno alla 38 esima settimana di gestazione per questo motivo giunti a questa epoca gestazione si tende ad indurre il parto fatti salvi i casi in cui i livelli di acidi biliari siano mantenuti al di sotto della soglia critica, attraverso la terapia orale. Purtroppo, non esiste alcun test che possa monitorare il benessere fetale o predire la morte endouterina in caso di gravidanza complicata da colestasi. Risulta quindi molto importante avviare la terapia farmacologica con l'associazione di diversi principi attivi e procedere alla sorveglianza ante partum della gravidanza anche se, come detto, non esiste in questo senso un protocollo specifico, soprattutto nei riguardi del benessere fetale. Utile rimane ripetere periodicamente gli esami del sangue sia per monitorare la funzionalità epatica e i livelli di cidi biliari sia per valutare l'efficacia della terapia, in quanto i livelli di acidi biliari sono direttamente proporzionali alla gravità del quadro generale. Anche sul timing del parto non ci sono certezze in merito a quale sia il momento migliore per far nascere il bimbo. Per prendere una decisione occorre fare un bilancio tra sintomi della mamma, gravità della colestasi ed effetti conseguenti alla nascita di un bimbo pretermine. Certamente se i sintomi quali prurito o ittero peggiorano, se la mamma ha avuto una precedente storia di morte fetale e se la terapia risulta inefficace, si può decidere di anticipare il parto già a 35 settimane. Negli altri casi si preferisce attendere. Senza dubbio, quindi, parliamo di un prurito diverso da quello causato dalle zanzare nelle serate a cena sotto le stelle con gli amici, diverso anche da quello che annuncia la comparsa di una poco piacevole smagliatura... è un prurito che tiene sveglie la notte e che deve suonare come una sirena di allarme per avvisare che qualcosa non va. Il corpo umano è l'invenzione più perfetta e complicata mai creata, può ammalarsi, ma sa anche guarire, sa arrangiarsi e riorganizzarsi, sa resistere a condizioni estreme, ma per ogni cambiamento ci manda segnali ben precisi. Impariamo a ascoltarci... concediamoci del silenzio: in gravidanza ascoltiamo ancora più attentamente.
Dott Ost Catiuscia De Renzis
Papera.cd@gmail.com
Ius corrigendi, tra liceità ed illegittimità
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pesso viene richiesto da genitori, educatori ed insegnanti, quando il mezzo usato per l’educazione deve ritenersi rientrante tra i casi di ius corrigendi e quando, invece, sconfina nell’abuso, ovvero in ipotesi estreme, nel maltrattamento. Ad esempio, la condotta di un insegnante severo ed esigente che sprona i propri alunni, li ammonisce e li critica, perché vuole che il lavoro in aula venga svolto al meglio, ovvero li esclude temporaneamente dalle attività ludiche e/o didattiche. Ebbene educare correggendo è possibile, ma il mezzo usato deve essere lecito e scevro da qualsivoglia elemento aggressivo che possa in qualche modo ledere o turbare il corpo e/o la mente della persona cui l’insegnamento è diretto. In tale ultimo caso, l’uso del mezzo educativo trascenderà in abuso del mezzo stesso e, dunque, in una condotta penalmente rilevante. La norma prevista dall’art. 571 C.P. regolamenta la fattispecie dell’abuso dei mezzi di correzione e ne vieta l’utilizzo, pertanto, dobbiamo esaminarla per poter dare una risposta al quesito che ci siamo posti. Innanzi tutto, l’espressione “mezzi di correzione”, utilizzata dal codice penale, è adeguabile all’evolversi mutevole del contesto sociale e della peculiarità del rapporto che di volta in volta si riscontra (familiare, lavorativo, scolastico). Può trarsi conferma di quanto appena detto, dall’evolversi delle pronunce della giurisprudenza di legittimità e di merito che si sono succedute fino ad oggi, basate su conclusioni nettamente difformi da quelle contenute in risalenti decisioni. Si pensi che la percossa veniva pacificamente considerata come lecita estrinsecazione dello ius corrigendi esistente in capo al pater famiglia. Oggi, invece, il sentire legislativo e sociale si radica su basi opposte, ferme ad eliminare qualsivoglia forma di violenza nell’impiego del mezzo educativo, nei confronti del minore, ad esempio, inteso come individuo titolare di precisi diritti e non assoggettabile a correzione, bensì soltanto ad educazione. Senza soffermarci su peculiarità tecniche quale, quella del cd. Reato proprio e di pericolo, volgendo, quindi, immediatamente l’attenzione all’elemento materiale della fattispecie del reato, trattandosi di figura che sanziona il disvalore penale dell’abuso dei mezzi diretti all’educazione, alla cura e alla formazione di chi sia legato all’agente da particolari relazioni (famiglia, scuola, lavoro), si evidenzia, come tale abuso divenga illecito e punibile, per la legge italiana, se dal fatto deriva un pericolo di una malattia nel corpo e nella mente. Pertanto, per malattia, deve intendersi, non solo il rischio di conseguenze sulla salute fisica, ma anche quello sulla salute psichica, come ad esempio i cd. Metodi educativi autoritari e costrittivi da ritenersi, non solo pericolosi, ma anche dannosi per la salute mentale. In ragione di quanto appena espresso, per aversi una condotta penalmente rilevante, in relazione al reato di abuso dei mezzi di correzione e disciplina, lo strumento utilizzato per l’educazione deve ritenersi lecito, seppur abusato, eccessivo ed arbitrario. A ciò si aggiunga che il soggetto agente deve essere consapevole della propria volontà a realizzare una condotta di abuso con strumenti leciti, non occorrendo che il soggetto attivo abbia la volontà di perseguire una finalità specifica. Ciò che contraddistingue il reato di abuso dei mezzi di correzione e di disciplina da quello di maltrattamenti, è la circostanza che la vittima sia restata assoggettata a una serie di condotte violente e prevaricatrici illecite ab origine, quindi contrarie ed incompatibili con l’attività educativa, quali percosse, minacce, ingiurie, atti di scherno o di disprezzo idonee a provocare sofferenza fisica o morale; il tutto legato dal vincolo dell’abitualità di una condizione vessatoria da parte della vittima. Pertanto, sulla base delle brevi considerazioni svolte, i confini tra una condotta lecita di educazione e correzione ed il reato di abuso dei mezzi di correzione, nonché quello di maltrattamenti in famiglia sono ormai netti. La condotta lecita consiste nell’uso appropriato di metodi e strumenti e, comunque comportamenti correttivi o educativi, in via ordinaria, previsti dalla normativa di settore, nonché dalla scienza pedagogica, come ad esempio, la condotta di un insegnante severo ed esigente che sprona i propri alunni, li ammonisce e li critica, perché vuole che il lavoro in aula venga svolto al meglio. La condotta posta in violazione dell’art. 571 c.p., ossia con l’abuso di strumenti di correzione o di disciplina, dovrà ritenersi, invece, quella che, nell’educazione e correzione, utilizza gli stessi strumenti leciti previsti dalla normativa di settore, ma abusandone nell’esercizio, tanto da ritenersi non appropriato, come ad esempio l’utilizzo sistematico della esclusione temporanea dalle attività ludiche o didattiche, l’obbligo di condotte riparatorie, ovvero forme di rimprovero non riservate. Infine, la figura disciplinata ai sensi dell’art. 572 c.p. (maltrattamenti) si caratterizza per l’utilizzo di mezzi in sé illeciti oltre che per l’abitualità della condotta criminale.
La domanda: quando il mezzo usato per l’educazione deve ritenersi rientrante tra i casi di “ius corrigendi” e quando, invece, sconfina nell’abuso, ovvero in ipotesi estreme, nel maltrattamento?
Avv. Antonio Aquino
L’uomo nell’epoca dell’intelligenza artificiale
I
n Toscana ben 565 anni fa nasceva un genio: artista e scienziato conosciuto in tutto il mondo con il nome di Leonardo Da Vinci meritevole ed emerito personaggio della nostra Terra che si è cimentato in vari settori spaziando dall'arte all'anatomia, dalla fisica all'architettura. È stato un uomo del passato che sembrava venisse dal futuro. Più di 500 anni fa pensare che una macchina si potesse muovere da sola rasentava l'utopia e la fantascienza, così come la potenziale invenzione di un veicolo che potesse volare o di un uomo che buttandosi dall'alto sarebbe planato usando un telo chiamato paracadute o che sarebbe esistito un robot meccanico tuttofare. Nell'elenco delle sue invenzioni si annovera il carro armato, la bicicletta, la calcolatrice, la muta da immersione. Un rilievo di eccellenza va al Professor Giuseppe Maria Prisco ideatore del robot "Da Vinci" con cui sono stati già effettuati circa 15.000 interventi di micro chirurgia. Si parla di chirurgia robotica dove per operare un paziente si interviene con l'abilità e la cooperazione del chirurgo unita a dei robot che insieme creano il funzionale e formidabile connubio uomo-robot. La robotica computerizzata è diventata quasi parte integrante del nostro corpo; molti di noi infatti vivono grazie al pacemaker impiantato nel torace umano che monitora e regola il battito cardiaco; a microprocessori che equilibrano le dosi di insulina nei diabetici; agli impianti per la sordità; fino alle protesi funzionali di braccia e di gambe che permettono al paziente di tornare a muoversi e camminare. Per proseguire: retine in silicone, cuori artificiali, mani bioniche. Il computer diventa parte integrante del corpo umano. Ed è con la parola "Cyborg" che si parla di organismo cibernetico intendendo l'unione di un corpo umano ad alcuni elementi artificiali, che vengono congiunti col tentativo di superare le limitazioni dell'uomo ed anche per ottenere un livello di vita più soddisfacente a livello fisico. Ne sono d'esempio la chirurgia plastica di ricostruzione, gli impianti, la fecondazione artificiale. In inglese questo stato è denominato human enhancement ossia potenziamento umano e va a comprendere tutte quelle tecniche che, oltre a salvare la vita di un uomo, ne migliorano la performance e le capacità fisiche, con il pieno recupero della funzione motoria persa. Un vero e proprio balzo in avanti in evoluzione dato da tutte quelle battaglie che hanno permesso la progettazione di nuovi e sofisticati hardware e software, catapultando l'uomo all'epoca della fusione tra la tecnologia e l'intelligenza umana. I primi passi di intelligenza artificiale biologica sono senza dubbio rappresentati dal successo inopinabile di Les Baugh, un uomo di 60 anni che aveva perso ambedue le braccia in un incidente e che ora indossa uno speciale giubbotto con protesi bioniche corredate di ben 26 articolazioni, che riesce a comandare con il proprio pensiero, tramite impulsi cerebrali inviati dal cervello. Si tratta del primo caso di uomo bionico. Percepire una protesi come propria parte del corpo ha un'importanza incalcolabile e porta il nome di "embodiment" : un successo incredibile, un traguardo impensabile, è l'azione dopo il pensiero.
Si parla di chirurgia robotica dove per operare un paziente si interviene con l'abilità e la cooperazione del chirurgo unita a dei robot che insieme creano il funzionale e formidabile connubio uomo-robot
I primi passi di intelligenza artificiale biologica sono senza dubbio rappresentati dal successo inopinabile di Les Baugh, un uomo di 60 anni che aveva perso ambedue le braccia in un incidente
L'uomo catapultato nell'epoca dell'intelligenza artificiale: cosa ci attende in futuro?
Laura Piacentini
Il “buon ricevere”
nnanzitutto quando i vostri ospiti citofonano (vale per tutti: citofonate sempre anche se trovate il portone aperto e non presentatevi mai direttamente alla porta), dopo aver indicato il piano, riceveteli sulla porta di casa aperta e mai in pantofole. Passate all’aperitivo, iniziando già dall’arrivo dei primi invitati e offrendolo ai successivi. Sedetevi a tavola non oltre 20 minuti dall’arrivo dell’ultimo ospite. Cercate di non parlare solo di lavoro dimostrando di avere anche altri interessi. Fate il baciamano alle signore solo se vi sentite abbastanza disinvolti, altrimenti date la mano accennando a un impeccabile inchino con la testa. Evitate di raccontare barzellette, a meno che non siate particolarmente ed eccezionalmente spiritosi, evitando soprattutto quelle volgari, come spesso succede con conseguente imbarazzo dei presenti. Non parlate mai di politica o di religione perché sono due argomenti che potrebbero portarvi a delle spiacevoli discussioni. Per quanto concerne la disposizione a tavola, la padrona di casa siede a capotavola, alla sua destra il signore più importante o grande per età e alla sinistra il secondo per importanza. Medesima posizione per il padrone di casa all’altro capo della tavola: alla destra la signora più importante e alla sinistra la seconda per importanza o per età. Alternate, se possibile, un uomo e una donna, i coniugi mai vicini o di fronte. A tavola è piacevole sedere in 6-8 persone, al massimo 10, per avere un servizio che non necessita di aiuti e godere di una conversazione che coinvolga tutti i commensali. Per la padrona di casa meglio non insistere nel riempire ripetutamente i piatti dei commensali e non profondersi in scuse se qualche pietanza non è riuscita esattamente come disiderato. Se volete colorare la vostra tavola con dei fiori disponeteli al centro; devono essere bassi e inodore per non alterare il profumo dei cibi e per non rischiare di infastidire i vostri ospiti. Solo di sera potete mettere anche le candele, che devono essere nuove e accese al momento in cui gli ospiti si accomodano. La fiamma non deve mai essere all’altezza degli occhi delle persone. Nelle cene formali le candele bianche o color crema sono senz’ombra di dubbio più eleganti. Se portate dei fiori, non regalate mazzi enormi, in genere non è di buon gusto; è molto più raffinato optare per un piccolo bouquet di fiori preziosi accompagnato da un messaggio personalizzato (…e se siete
colti da amnesie momentanee provate con la valida frase che risolve sempre, ovvero: “Un fiore accompagna sempre un mo-
mento speciale della nostra vita” ) Anche il singolo fiore, se confezionato con cura, può essere gradito e stupire chi lo riceve. Tuttavia, non tutti amano i fiori recisi e, se non conoscete bene il destinatario, scegliete sempre la classica pianta verde. Quando regalate fiori a stelo, è consuetudine che siano in numero dispari. Se siete voi a fare un regalo, ragionate con il vostro gusto cercando di intercettare i desideri del destinatario. Se invece siete voi a riceverlo, apritelo di fronte a chi ha pensato a voi per ringraziarlo immediatamente. Anche se il regalo non incontra perfettamente il vostro gusto sforzatevi in ogni caso di apprezzarlo; non si tratta di ipocrisia ma fa parte del saper vivere! Se vi regalano un libro è gentile chiedere la dedica con data. Se le persone arrivano con un mazzo di di fiori, metteteli subito in un vaso con l’acqua, posi-
zionato in un luogo in cui tutti gli ospiti posI sono ammirarlo. Se qualcuno vi porta dei dolci serviteli a fine pasto, come d’altronde deve essere condiviso il vino di cui vi hanno fatto omaggio. Altra raccomandazione a
mio avviso molto utile è quella di non esagerare con i complimenti sul menu, sulla tavola, sugli addobbi poiché potrebbe essere intesa, dai padroni di casa, un’ecce-
zione da rimarcare. Non monopolizzate, durante la conversazione, le attenzioni dei padroni di casa in quanto devono avere tempo e modo da dedicarsi anche agli altri ospiti. Aspettare sempre che la padrona di casa inizi a mangiare, salvo contrordine della stessa. Il padrone di casa dovrà interessarsi dell’acqua e del vino mentre la signora delle pietanze. Non è consentito agli ospiti affaccendarsi nel dare una mano nel servizio o nel ripristino della tavola se non richiesto, ne tantomeno curiosare negli ambienti dove si sta preparando poiché potrebbe creare qualche imbarazzo oltreché perdita di tempo nella preparazione delle vivande. Così come non ci si mette subito a riassettare con gli invitati ancora a tavola. Non trattenetevi dopo la mezzanotte ma, se la visita si protrae, i padroni di casa non devono far trapelare segni di insofferenza. Al momento del commiato riconsegnate i soprabiti e accompagnate alla
(…e se siete colti da amnesie momentanee provate con la valida frase che risolve sempre, ovvero: “Un fiore accompagna sempre un momento speciale della nostra vita” )
Altra raccomandazione a mio avviso molto utile è quella di non esagerare con i complimenti sul menu, sulla tavola, sugli addobbi poiché potrebbe essere intesa, dai padroni di casa, un’eccezione da rimarcare
E ricordatevi che invitare qualcuno a casa propria vuol dire incaricarsi della felicità di questa persona durante le ore che egli passa sotto il vostro tetto….
porta, che non deve essere chiusa finchè gli invitati sono entrati in ascensore o sono fuori dal vostro sguardo, se ci sono le scale. Solo da questo momento potete riordinare. Infine il giorno successivo è educato ringraziare sempre dell’invito e delle attenzioni ricevute; potete farlo con una telefonata, con una mail o con sms. E ricordatevi che invitare qual-
cuno a casa propria vuol dire incaricarsi della felicità di questa persona durante le ore che egli passa sotto il vostro tetto…
Antonio Guido
Prima o poi l’amore arriva
embriologia dello psichismo somiglia allo sviluppo
L’ embriologico del corpo umano, entrambi indifferenziati all’origine si trasformano nel corso dello sviluppo sotto l’influenza di organizzatori chimici, per quanto attiene al fisico, e di specifiche stimolazioni sensoriali da parte dell’ambiente, per quanto attiene allo psichico. Carenze ormonali o affettive intervenute per l’assenza di adeguate stimolazioni durante le fasi critiche dello sviluppo (infanzia, adolescenza, meno-andropausa, vecchiaia), possono indurre gravi ritardi affettivi, intellettuali, fisici. Sono stati riscontrati no-
tevoli aumenti di casi di agorafobia, isolamenti volontari nel post-Covid causati dalla clausura forzata nei lockdown, dalla
DAD prolungata (didattica e distanza sono due termini in contraddizione tra loro, un ossimoro) nonché dalle svariate limitazioni alla quotidianità, che sebbene la mente accetti, nel profondo rifiuta con forza. Tutto sembrava compromesso, non si poteva uscire, andare al pronto soccorso o in ospedale per le tante altre malattie generiche che pur richiedevano cure, entrare in banca o alla posta per ritirare la pensione, una patente scaduta, e ” last but not least” non si poteva lavorare. Neanche passeggiare era consentito, girovagare per i supermercati o prendere un caffè al bar, le cosiddette cose inutili che forse contano più di tutto specie se rappresentano le uniche distrazioni di un anziano o di un marito che sceglie di andare a prendere un po’ d’aria invece di picchiare la moglie - sono esplose le violenze domiciliari e le separazioni coniugali nel periodo in questione-). Non poter agire liberamente ha determinato una conflittualità interiore senza via di uscita, come una carcerazione, un lutto o un pensionamento obbligatorio tipo quello occorso al predecessore di Xi jinping, il vecchio HuJintao sollevato di peso dal suo posto come un oggetto); ha determinato anche una divaricazione tra la prima risposta fisica spontanea e quella mentale deputata alla relazione con l’ambiente; questo secondo settore, il mentale, posizionatosi in contrasto con la prima risposta, determina un indebolimento del potere di reazione dell’organismo, del sistema immunitario fino a indurre al ritiro da tutto, al suicidio così come è accaduto. La mente per ripristinare l’assonanza cognitiva tra i propri valori e quello che è costretta a fare sceglie volontariamente il comportamento
Sono stati riscontrati notevoli aumenti di casi di agorafobia, isolamenti volontari nel post-Covid causati dalla clausura forzata nei lockdown, dalla DAD prolungata
prima indesiderato, per simulare una libertà, esperimenti condotti su soldati costretti ad uccidere durante la seconda guerra mondiale hanno evidenziato che molti di loro poi si dichiaravano convinti della giustezza delle loro azioni criminose (Teoria della dissonanza cognitiva-L. Festinger). Il vuoto di insegnamento scolastico, di libertà, di socialità - per i giovani totalmente incomprensibile - ha determinato una vulnerabilità profonda anche negli insegnanti privati improvvisamente delle basi del loro già difficile lavoro, la vicinanza, lo sguardo, la possibilità di comprendere che deriva solo dall’osservazione del comportamento non verbale. Nei giovani la
paura del futuro deriva dalla perdita della fiducia in sé, fiducia di cui sono sentiti improvvisamente privati per chissà quale colpa commessa considerando l’assenza improvvisa degli insegnanti come un’ac-
cusa nei loro confronti, anche la depressione giovanile ha fatto rilevare un incremento anche in coloro che sono stati maggiormente in grado di adattarsi sia per capacità intellettive-emotive, personali sia per situazioni ambientali più favorevoli. I sintomi usano comparire anche a distanza nel tempo, semmai in occasione di un evento futuro che in sé non sarebbe stato così grave, la psiche non dimentica nulla e non fa sconti. Il corpo di
fronte alle aggressioni reagisce con l’at-
tacco, la fuga o l’immobilità, è la legge della sopravvivenza della specie ma rinascere, tornare alla vita, essere di nuovo capaci di emozioni, di amare, di essere attivi, di tendere la mano, non è così semplice (le distanze imposte hanno fatto gioire solo diffidenti e paranoici). La regressione è una tendenza naturale dell’organismo, è il principio di inerzia di Freud, il padre della psicoanalisi, poi definito di costanza, (l’attrazione del divano). Esso rappresenta la tendenza generale dell’organismo all’omeostasi, a ripristinare l’equilibrio precedente, anche in natura è così, prima o poi un bosco si riprende sempre tutto; un manuale psichiatrico (Hinsie e Schatzky) la definisce “l’atto di tornare ad un livello adattivo precedente”, il che non sarebbe neanche un male se si considera il nostro progresso più un regresso verso le barbarie che altro. Anche l’apprendimento è
soggetto a regressione se non si continua ad imparare, ad allenare la memoria, la cultura non è un risultato che si raggiunge una volta per tutte, come le conquiste sociali, civili, personali, che troppo spesso si danno per scontate mentre il loro mantenimento impone una lotta continua. Il male non muore
mai, è visceralmente insito nell’essere umano, come la bontà, due facce della
stessa persona, Dr. Jekill e Mr: Hyde, l’uomo non è unico ma duplice, nella sua psiche albergano due aspetti, un miscuglio di male e bene che integrati forniscono la base del progresso civile, l’uno apporta l’energia, la forza, la creatività l’altro la gestisce, come motore e guidatore di un’autovettura. Il male vince ma la bellezza resiste per rinascere al momento giusto come l’Araba fenice dalle ceneri, prima o poi l’amore arriva.
Il male vince ma la bellezza resiste per rinascere al momento giusto come l’Araba fenice dalle ceneri, prima o poi l’amore arriva
Dott. F. Tomasino
Psicologa-Psicoterapeuta
Olio di oliva, un alimento straordinario ma attenti alle etichette
I
mesi di ottobre e di novembre sono quelli in cui tradizionalmente avviene la raccolta delle Olive, lavorate in gran parte nei frantoi per ottenere il nostro meraviglioso olio extravergine, un alimento fondamentale per la dieta mediterranea. Ma occorre fare attenzione alle etichette perché vi sono grandissime differenze nutrizionali tra un tipo di olio ed un altro e non basta comprare semplicemente l’olio che ci sembra più conveniente, o che viene presentato nella giusta posizione negli scaffali e con la grafica della confezione più attraente. La qualità di un olio di oliva può dipendere da moltissimi fattori. Se l’olio viene ottenuto solo tramite una spremitura delle olive viene classificato come “olio di oliva vergine”. Ma può avere qualità molto diverse, che vengono valutate attraverso una analisi organolettica (panel test) effettuata secondo norme standardizzate a livello comunitario. L’“olio extra vergine di oliva” è quello con la qualità migliore, deve presentare una acidità libera, espressa in base alla percentuale di acido oleico non superiore allo 0,8%, e alla analisi organolettica deve risultare privo di difetti, con note positive di fruttato. Se l’acidità libera aumenta ed alla analisi organolettica presenta leggeri difetti, viene classificato come “olio vergine di oliva”. Se i difetti aumentano si passa ad un olio classificato come “vergine corrente” ed infine all’ “olio lampante”, che è quello di qualità peggiore. Il suo nome deriva dal fatto che nel passato veniva utilizzato per l’illuminazione e per altri usi di tipo non alimentare. È un olio che per diverse ragioni (clima, patogeni, errori nella filiera produttiva, ecc.) presenta gravi difetti e non è ammesso direttamente al consumo. Tuttavia, esso può essere raffinato con processi chimici, miscelato e messo in commercio. Quindi attenzione se sulla etichetta leggete: “composto di olio di oliva raffinato e olio di oliva vergine” o “miscela di oli di oliva raffinati e oli di oliva vergini, oppure “olio contenente esclusivamente oli provenienti dal trattamento della sansa di oliva e oli ottenuti direttamente dalle olive”, si tratta di un olio ottenuto miscelando olio estratto anche con processi chimici o raffinato, con olio di oliva vergine. Quindi, dietro il nome “olio di oliva” si nascondono tantissimi tipi di olio, tutti diversi tra di loro e questo crea confusione ed equivoci. L’ignaro consumatore, attirato dal prezzo, spesso scambia “l’olio di oliva”, con “l’olio extravergine di oliva”, che è l’unico che andrebbe consumato, per le sue molteplici proprietà nutrizionali. Attenzione anche a tutti i prodotti sottolio o che contengono olio, leggete sempre con l’attenzione l’etichetta perché nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di prodotti realizzati utilizzando “olio di oliva” di qualità molto scarsa, ottenuti da processi di lavorazione, estrazione e raffinazione anche chimici, che sono largamente utilizzati dalle industrie alimentari. L’”olio di oliva” di bassa qualità è usato in tantissimi prodotti, anche in quelli da forno e nelle fritture, come anche in molti dolci, biscotti, merendine. Solo l’”olio extra vergine di oliva” è adatto per ogni tipo d’impiego e solo quello andrebbe utilizzato, soprattutto, a crudo e nelle cotture più delicate. Ma è ottimo anche per le fritture. Infatti, dato il suo grado di resistenza alle alte temperature (punto di fumo), non emette sostanze tossiche e garantisce la nostra salute anche se amiamo i fritti. Infatti, usare olio extravergine d'oliva al posto di altri tipi di grassi sembra legato a una riduzione del rischio di molte malattie. Secondo uno studio americano, condotto all’Harvard T.H. Chan School of Public Health, pubblicato sul Journal Of The American College of Cardiology, il consumo di più di 7 grammi di olio di oliva, pari a circa 1 o 2 cucchiai da cucina al giorno, porterebbe ad una riduzione del rischio di malattie cardiovascolari, tumori, malattie neurodegenerative e polmonari. I ricercatori hanno potuto osservare che coloro che consumavano una più alta quantità di olio di oliva (ed in questo caso non si trattava nemmeno di olio extravergine di oliva), avessero il 19% in meno di possibilità di morire in seguito a malattie cardiovascolari, il 17% in meno di possibilità di sviluppare malattie oncologiche, il 20% in meno di andare incontro a disturbi neurologici e infine il 18% di rischio in meno di morire a causa di problemi respiratori. Lo studio ha inoltre mostrato come la sostituzione di grassi quali margarina, burro, maionese e derivati del latte, con l’olio d’oliva, fosse associata con una riduzione importante (meno 34%) del rischio di morte. In Italia abbiamo oltre 650 cultivar (varietà agrarie di una specie botanica) di Olivo, di cui 400 ritenute autoctone. Una ricchezza che non ha eguali in altre nazioni del mondo, confermata e certificata anche dalle 43 Dop nazionali. Nel corso degli ultimi decenni l’olivo è divenuta forse la più importante coltivazione legnosa in Italia. Un bene per la nazione, per la nostra salute e per il nostro paesaggio, minacciato da patologie ed insetti esotici e dall’urbanizzazione indiscriminata e criminale che sottrae, oltre al nostro prezioso terreno agricolo, anche la salute alle future generazioni. Difendere la nostra identità nazionale si può fare anche al supermercato, scegliendo prodotti genuini o facendo pressione sui nostri politici perché non sottraggano altro spazio alla agricoltura per costruire centri commerciali dove comprare prodotti alimentari scadenti che arrivano da paesi esteri, olio in testa, dannosi per la nostra salute quanto per la nostra economia.
Monica Grosso - Biologo nutrizionista
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