Storia3 - Titling & Forme visive - The Grand Tree of Zombieland

Page 1

Zombieland

THE GRAND TREE OF

ZOMBIELAND

DAVIDE CORIELE 795135

1


TITLE DESIGN

Zombieland di Ruben Fleischer 2009, USA Title Design Ben Conrad Studio Logan 2


Zombieland

Zombieland presenta un prologo che gioca un ruolo fondamentale all’interno della storia in quanto presenta lo schema alla base dell’opera. Il film è strutturato come una sorta di diario di viaggio in cui il protagonista annota e racconta volta per volta le regole di vita che impara. I titoli di testa situano cronologicamente prima del resto del film, mostrando le conseguenze dell’epidemia e la morte di quelli che sembrerebbero essere gli ultimi umani, fatta eccezione per i protagonisti.

Il mood generale è ironico e a tratti lievemente cinico. La voce narrante, appartenente a Columbus, è in prima persona ed è diretta all’ascoltatore con un tono informale. La sequenza si apre con un long shot di 40 secondi filmato come attraverso un’ipotetica fotocamera real view come se cinepresa e microfono posassero al posto della testa dell’attore. La ripresa inizia sottosopra, metafora del mondo sottosopra e della vita che sulla terra ha iniziato a girare al contrario: i vivi sono morti e i morti vivono.

Zombieland 2009

3


TITLE DESIGN

Sequenza BEWARE OF BATHROOMS

Sequenza CARDIO

Sequenza CARDIO #2

Sequenza seatbelts

Il protagonista inizia raccontando le regole necessarie per sopravvivere su una Terra ormai vittima di un’epidemia devastante. Il tutto viene mostrato come se ci si stesse prendendo gioco di una serie di persone che sono state infet4

tate o sono morte per non averle rispettate. Molte delle scene che vengono utilizzate per illustrare le regole vengono poi riutilizzare nel resto del ďŹ lm, come ad esempio quella girata nelle toilette, ripresa una seconda volta con Culumbus


Zombieland

in bagno e il pagliaccio, anziché lo limber up” tutte ricompaiono duzombie, che arriva strisciando da rante lo svolgere dell’azione. sotto la porta. “Cardio“, “check the back seat“, “travel light“, “enjoy little things“,

Sequenza DOUBLE TAP

Sequenza DOUBLE TAP #2

Sequenza DOUBLE TAP #3

Le regole enunciate dalla voce narrante compaiono anche sullo schermo sotto forma di scritte dinamiche che risultano legate strettamente al tema di fondo di ogni singola scena. Ad esempio la parola “Cardio” si muove come se fosse un cuore che pompa san-

gue ai muscoli sotto sforzo per la corsa. La scritta “Double Tap” entra in campo come se fosse saldamente ancorata alle spalle dello zombie che viene ucciso. L’avvertenza riguardo le cinture di sicurezza si colloca direttamente sulla strada dove la donna 5


TITLE DESIGN

Sequenza limber up Le parole eseguono gli stessi esercizi del protagonista

Sequenza limber up #2 La scritta cade come una targa staccata dall’auto danneggiata

Sequenza enjoy the little things motion tracking sul taccuino

Sequenza enjoy the little things LA scritta segue il movimento del candelabro, si spezza, e cade

va a schiantarsi dopo l’impatto. Anche a tutti i titoli successivi vengono applicati effetti di motion tracking o comunque che richiamano ciò che avviene in scena: il

6

riscaldamento muscolare svolge gli esercizi, e “enjoy the little things” dondola assieme al lampadario distrutto per gioco.


Zombieland

Sequenza when in doubt know your way out

Sequenza travel light

motion tracking sulla valigia

Sequenza check the back seat salita dai sedili

Sequenza check the back seat #2 ingresso laterale

7


TITLE DESIGN

La scena vera e propria di title-design, senza monologhi né altre voci, ma con “From Whom The Bell Tolls” dei Metallica (pezzo, tra l’altro, già anticipato dalla campana che scocca quando compare la dicitura della terza regola), inizia solo dopo 2:47 minuti. Durante la sequenza di titoli di apertura si succedono scene in slow motion in cui si incastrano temporalmente i titoli

TITOLI DI TESTA Le scritte interagiscono tridimensionalmente con i personaggi in scena

8

che non varcano mai i tagli tra una scena e l’altra, tranne quando compaiono in dissolvenza con la nuova clip per subentrare alla scena precedente. Anche in questo caso le scritte sono dinamiche e risultano come “influenzate” dai movimenti dei soggetti connotando una correlazione più fisica che non di senso con le scene rappresentate.


Zombieland

9


movimenti di macchina

Movimenti della

macchina da presa THE TREE OF LIFE T.Malick, 2011, USA

vs GRAND BUDAPEST HOTEL W.Anderson, 2014, USA

10


tol vs GBH

L’analisi qui presente va a porre l’attenzione sull’enorme differenza narrativa e di coinvolgimento ottenuta tramite l’utilizzo di due tecniche differenti di movimento macchina, due tecniche che si discostano nettamente l’una dall’altra e che pongono lo stesso spettatore su due piani differenti. In analisi sono i film “The tree of Life”, che assume un tono quasi vago, un fluire continuo di immagini i suoni nella cui trama si arriva non sempre a concepire il racconto, e “Grand Budapest Hotel”, un racconto molto più lineare, che pur attraversato da meta-racconti permette una lettura chiara di ciò va in scena, visti gli stacchi netti e le inquadrature statiche. Le sequenze prese in esame fungono da canone per la realizzazione di entrambi i film, in tutto il loro procedere infatti sono evidenti le stesse tecniche qui considerate, che marcano lo stile dei due registi anche in altri lungometraggi. Da un diverso utilizzo della tecnica deriva una diversa interpretazione emotiva delle pellicole, lo stesso avvenire di una tragedia, considerato ovviamente il modo di narrare la scena, viene letto diversamente e incide diversamente sullo spettatore.

11


movimenti di macchina

Grand BUDAPEST HOTEL | 4.20-6.50

4.20

5.15

5.35

Grand Budapest Hotel mostra tutte le peculiarità del cinema di Anderson, inquadrature statiche o dai movimenti rigidi, molto ampie anche negli spazi chiusi e ben composte. In questi pochi minuti l’occhio dello spettatore è uno statico osservatore esterno e quando si rende necessario viene trasportato da movimenti macchina molto semplici. Gli stessi mostrano quasi una voluta “grossolanità” del movimento meccanico, si percepiscono le oscillazioni della cinepresa montata su un carrello e gli scorrimenti risultano bruschi. L’effetto risultante è quasi uno “sballottamento” dello spettatore, ma è proprio grazie a queste caratteristiche che le scene pur statiche assumono grande dinamicità e il racconto rimane vivace e sempre degno di attenzione.

5.59 Particolare risulta l’utilizzo dello zoom, utilizzato per focalizzare l’attenzione e proiettare letteralmente il pubblico all’interno della scena, dando tuttavia

12

un effetto ironico anche ad una scena apparentemente tragica, come quella dell’apparente soffocamento dell’ospite occhialuto.


tol vs GBH

THE TREE OF LIFE | 2.20-6.40 La sequenza analizzata in The Tree of Life si apre intorno a diverse scene di vita familiare. La camera non è fissa ma montata su steady-cam. Il punto di vista oscilla, fluttua, ruota attorno ai soggetti, si avvicina e si allontana, diventa quasi invadente, ma permette una grande immersione all’interno della scena. L’osservatore è esterno, ma presente, partecipa all’azione, ascolta e vede in forma di spirito invisibile.

2.37

2.59

Il continuo movimento fluttuante permette di vedere tutti insieme in un unico piano-sequenza tutti i dettagli della scena: rotazioni intorno ai personaggi, pause su diversi particolari creano un livello di coinvolgimento particolare.

3.09

Il rischio potrebbe senza dubbio essere un “effetto nausea”. Sono frequenti rapi3.25 di avvicinamenti e allontanamenti dell’operatore, ma mai attraverso l’utilizzo di zoom come invece che trattiene un carattere più tragico ed avviene in Grand Budapest Hotel; è un di- emotivo. verso modo di dare rilevanza alla scena,

13


movimenti di macchina

6.01

6.13

6.26

6.49

14

La sequenza di Grand Budapest Hotel è puramente descrittiva ed introduce l’ambiente dell’hotel e i primi personaggi del film. Le riprese statiche permettono alla voce narrante di descrivere ciò che viene ripreso di volta in volta. La narrazione risulta quasi fredda e distaccata, vengono mostrati pochi fatti ben delineati da un inizio ed una fine, tutte con una causalità ben definita e di volta in volta gli stacchi macchina determinano l’inizio di nuove azioni. Il racconto risulta pulito e lineare, ma comunque incalzante e coinvolgente. L’attenzione deve quindi rimanere alta, le riprese così ampie e precise permettono l’inserimento nella pellicola di numerosi dettagli che lo spettatore deve dimostrare di sapere cogliere, dall’inizio alla fine.


tol vs GBH

L’estratto di The tree of life mette in scena diversi personaggi senza tuttavia presentarli, diverse voci si susseguono, provengono a volte dai protagonisti e a volte vengo da voci fuoricampo, e sembrano più un fluire di pensieri.

3.48

La vicinanza ai personaggi data dalla tecnica di ripresa immerge lo spettatore nel pathos di queste scene. La famigliola felice viene colpita da una tragedia e si partecipa attivamente alla sofferenza della stessa, ci si sente colpiti e quasi scoperti dalla forza con cui le emozioni arrivano a chi guarda, che sembra inserito in scena. È un continuo fluire e così sarà per il resto del film, un lungo scorrere che altro non rappresenta lo scorrimento della vita, una sorta di ricordo fatto di salti temporali visti con gli occhi della memoria, frenetica e fluttuante.

4.39

5.20

6.41

15


movimenti di macchina

16


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.