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Misa Todo Illustrazione di Stanislao Rossi

CREDITS

{

Old Gen Vecchia Generazione Fanzine per videogiocatori anziani con meno tempo per giocare, ma tanta voglia di parlare.

}

SOMMARIO PAG 4: RESIDENT EVIL REVELATION 2 L’anti recensione del nuovo Resident, ovvero parlare di un videogioco senza averlo ancora provato PAG 8: I LIBRIGAME Il ritorno dei LibriGame trascinati anche dal sucesso del videogioco di Lone Wolf PAG 12: DRAGON’S DOGMA PAG 16: INTERVISTA IMPOSSIBILE AL CAPITANO SHEPARD

SITO WEB ilfungoneltubo.blogspot.it CONTACT stan.fragamer@gmail.com

Per collaborare con me contattatemi via mail. Non sono richieste particolari doti, solo voglia di stare sotto il mio comando, essendo io il sommo direttore supremo.

Questa fanzine amatoriale è il gioco del giornale che facevo da bambino a casa con mia sorella. Il giornalino che facevo con tanto impegno, ma che poi leggevano solo mia mamma e mio papà. Oggi, grazie alla magia dell’internet, possono leggerlo anche mio zio e mia cugina.

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EDITORIALE

Per ora solo tante pacche sulle spalle.

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a nave di Old Gen è partita. ...oddio, chiamarla nave è esagerato, forse è più una barchetta, anzi una zattera. Ci sono le grandi testate di videogiochi (e non mi riferisco solo alle poche riviste rimaste, ma anche ai grandi siti web) e poi ci siamo noi. Piccoli, piccini, non diamo fastidio a nessuno. Siamo gli ultimi tra i nerd, quelli che a scuola venivano presi in giro perfino dagli sfigati -quelli che giocavano a Magic negli anni ’90, per dire-. Mentre scrivo questo editoriale il primo numero di Old Gen è uscito

senza smuovere niente. L’editoria italiana non è stata sconvolta e va avanti ignara dalla mia presenza. Lo spirito da fanzine di questa rivista per adesso è salvo. La minaccia del successo è sempre in agguato dietro l’angolo, lo so bene, ma sono sicuro di avere le qualità per sfuggire alla popolarità. Se state leggendo queste righe…complimenti, siete riusciti a scovare qualcosa di ben nascosto ed è evidente che non avete niente di meglio da fare. Dai uscite, fate qualcosa. Ma non continuate a leggere. Tanto ve lo dico subito: non ho nessun

messaggio illuminante da trasmettervi. Non sarete delle persone migliori dopo, anzi forse sarete addirittura peggiori. Si sicuro avrete bruciato dei preziosi neuroni che avreste potuto sacrificare con qualche lettura più alta. Immagino che anche mezz’ora su youporn possa essere più istruttivo di Old Gen. Ma se ancora state leggendo o avete visto tutto il porno dell’internet o non lo avete ancora scoperto. In tutto questo sono riuscito a non dire niente e a portare a casa un editoriale,mentre voi avete solo perso tempo a leggermi. Io vi avevo avvertito. Si comincia.

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Data di uscita: 28 febbraio 2015 Xbox, XBoxOne, Ps3, Ps4, PsVita e PC

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Data di uscita: 28 febbraio 2015 Xbox, XBoxOne, Ps3, Ps4, PsVita e PC


Anti-Recensione Parlare di un videogioco senza averci ancora giocato

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a Capcom ha dichiarato che con la serie Revelation vuole riconquistare i fans di vecchia data, quelli che si sono spaventati col primo capitolo, gasati con il secondo e annoiati con il terzo -che poi hanno rivalutato perché tutto sommato l’idea era buona-. Quelli che non hanno mai giocato a Code Veronica, ma che -oh! è il miglior capitolo della saga perché tanto nessuno l’ha giocato e quindi non puoi sbugiardarmi-. Quelli che fino all’anno scorso il primo Revelation faceva cagare, ma sempre meno di Resident Evil 6. Perché la direzione action che ha preso la serie di Resindent Evil non piace

proprio a nessuno, ma vende sempre di più e gli sviluppatori della Capcom ormai non ci capivano niente -dobbiamo continuare a vendere sempre di più ad ogni nuovo capitolo o dobbiamo tornare alle nostre origini e non

ien che aspettavamo da anni, il gioco di Alien che ha venduto comunque meno di quella cagata di Alien Colonial Marins. Detto questo bisogna ricordare che i dati di vendita non sono tutto e le case di videogiochi questo

dobbiamo tornare alle nostre origini e non vendere meno? vendere un cazzo?Prima di rispondervi voglio ricordarvi il caso Alien Isolation, il video gioco, pluripremiato, che i fans della saga chiedevano a gran voce (io compreso). Un gioco di qualità, dal ritmo lento e pieno di tensione come tutti desideravano. Il gioco di Al-

lo sanno bene. Vendere tantissimo è sempre cosa buona e giusta, ma ogni tanto bisogna anche tirare fuori quel giochino di qualità per risollevare l’immagine dell’azienda all’occhio di quegli youtuber che si annusano le scoregge (la puzza sotto il naso). 5 OLD GEN


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gni tanto bisogna tirar fuori quel titolo che nessuno gio-

cherà mai, ma che passerà alla storia come il miglior capitolo della saga (ciao Code Veronica). Cosa mi aspetto io da questo Revelation 2? Mi aspetto sicuramente un gioco meno tamarro rispetto al 6 e che strizzi l’occhio alle

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serie televisive. Forse lo voglio più Alan Wake e, osiamo, lo voglio pure mezzo thriller/investigativo. In fondo Claire è vestita come la protagonista del telefilm The mentalist e l’uscita episodica richiama proprio la formula di una serie tv. Non sarebbe per niente male, per un momen-

to, abbandonare tutte quelle menate complottistiche scritte male, quei personaggi assurdi che puntualmente ritornano in ogni capitolo della saga e abbandonarsi a un gioco di sopravvivenza con protagonisti normali e che prima di aprire una porta ci pensano due volte.


IL PODCAST DI OLD GEN

Stufo di tutti questi Podcast pieni di news e di espertoni del settore che vi dicono se un gioco è bello oppure brutto? Allora ascolta il podcast IL FUNGO NEL TUBO condotto da due ragazzi che capiscono di videogiochi quanto di astrofisicanucleare.

ortale, m a i o n a n dcast è di u o p o t s e u “Q a gente che e r e t s i s s a i meno” l e d e e sembra d iù p l al bar de dha chiacchera rocket-bud

Per sentirti finalmente al bar.

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la Rivincita dei

Librigame

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ella vita di un videogiocatore trentenne capita di trovarsi per un periodo con delle spese improvvise e fuori programma. Il mese appena passato è stato per me una mazzata. Una serie di costosi eventi si sono abbattuti su di me. La macchina che si rompe, San Valentino minaccioso, quattro amici che hanno deciso di festeggiare gli anni nello stesso mese. Insomma ho visto il mio conto scendere vertiginosamente in basso. Posso risparmiare per mesi senza cedere alle tentazioni, ma quando vedo volare via così i miei preziosi risparmi mi viene la irrefrenabile voglia di farmi un regalo, di comprarmi una cazzata per me insomma. Di solito la cazzata è sinonimo di videogioco appena uscito (sono conto all’acquisto dei titoli freschi, ma quando si tratta di coccolarmi cedo al lato oscuro del capitalismo). Questa volta però erano volati via davvero tanti soldi in spese extra e di comprarmi un videogioco appena uscito era fuori discussione. Fu proprio davanti allo scaffale delle ultime uscite che mi apparve il me stesso dodicenne, quello perennemente senza soldi, ma che in qualche modo riusciva a divertirsi lo stesso. La Playstation doveva ancora diventare sinonimo di videogioco masterizzato e il mio vecchio sega Master System ormai faceva la polvere in salotto. Senza soldi e senza videogiochi avevo scoperto i libroiGame.

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egli anni ’90 se le ragazzine non ti cagavano di striscio era facile ritrovarsi con altri tuoi coetanei a giocare a Dungeons & Dragons. Quando però eri addirittura così sfigato da non avere nemmeno un paio di amici sfigati come te allora l’unica soluzione ludica era leggersi un librogames della serie di Lone Wolf. Una sorta di gioco di ruolo in solitaria dove il libro faceva il Dungeon Master e il lettore sfigatello era l’eroe a cui venivano date delle scelte. Insomma una figata pazzesca. Io ho sempre avuto un odio-amore per i librigames. Da un lato mi attraevano molto, ti promettevano avventure incredibili dove potevi veramente cambiare lo svolgersi della storia e decidere cosa fare. Dall’altro lato, invece,

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erano storie spesso non scritte benissimo, che non avrebbero retto come romanzo fantasy vero e proprio. Bisognava compilare delle tabelle che odiavo e solitamente morivo già al terzo bivio. Memorabile fu la volta in cui morii subito alla prima scelta -vuoi comprare la spada del guerriero o la corda uncinata?- mi chiese il librogames -la corda uncinata- risposi io, così risparmio qualche moneta, che non si sa mai. -Bene! Devi introdurti nel castello del mago. Vuoi affrontare le guardie o

scalare le mura?- Mi chiese con voce profonda il librogames -Ovviamente scalare le mura con la mia nuova corda uncinata-. -Tenti di scalare le mura- mi disse il libro -tira i dadi- e io tiro -2! la corda si spezza. Sei morto- Grazie. Nessuno cantò le gesta del mio personaggio morto a pagina 5 e il mago cattivo non si sprecò nemmeno in una sua risata cattiva (non ero nemmeno degno di una risata cattiva). Ad ogni modo i librigames erano un spasso. Costavano poco ed erano abbastanza accettati dai genitori, che pur di farmi leggere qualcosa cedevano a comprarmeli senza tante storie. Poi verso la fine degli anni ’90 sparirono, ma onestamente non me ne accorsi neanche, probabilmente i miei interessi passarono ad altro -tipo la masturbazione, credo- o scoprii letture diverse e più interessanti come Murakami.


Ma come tutte le cose che ci divertivano da bambini poi, una volta trentenni, vogliamo ritrovare quelle sensazioni ed è così che i librigame stanno ritornando di moda -sia chiaro, era una moda sfigata vent’anni fa e forse lo è ancora di più adesso-. Grazie alle nuove tecnologie e ai nuovi supporti digitali i primi tentativi di modernizzare il concetto di librogame è stato semplicemente quello di prendere ciò che esisteva già come libro e di trasportarlo in un pdf. Qualche interazione nelle scelte quando andava bene, ma niente di più, dovuto anche al fatto che molto spesso erano produzioni casalinghe e amatoriali. Fino a quando un Team italiano di sviluppatori non decide di fare sul serio e di rilanciare quella che forse è stata la saga più famosa e duratura, la saga fantasy che in qualche modo era anche sinonimo di LibroGame, ovvero -come avrete già capito- Lupo Solitario. Creando così un nuovo genere quello dei LibroVideoGame. Il videogioco di Lupo Solitario è esattamente quello che erano

i vecchi librigames, solo più fichi. Si inizia scegliendo le caratteristiche del protagonista e in breve tempo si inizia a giocare con un eroe un poco più personale. Dovremmo per esempio scegliere tra il potere della mimetizzazione o il sesto senso che ci avverte dei pericoli. Potremmo scegliere l’arma da usare tra la spada, l’ascia e la mazza (niente corda uncinata purtroppo) e altri poteri che non sto a scrivervi. Una volta decise quali caratteristiche avrà il nostro personaggio mi sono trovato davanti un vero è proprio librogame, con le sue pagine da sfogliare e il suo mondo epico e tetro. Si fanno le proprie scelte, per esempio: volgiamo sfondare la porta di quella casa con la nostra ascia (si, ho scelto l’ascia) o preferiamo entrare di nascosto dal retro cercando di non farci notare? Il tutto proprio come hai bei vecchi tempi. Al momento di affrontare un nemico

invece le cose cambiano radicalmente e Lupo Solitario diventa un videogioco vero e proprio, con una bella grafica tridimensionale e un sistema di combattimento che è un ibrido tra un gioco di jrpg a turni e un action rpg.

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Data di uscita: 24 Maggio 2012 Xbox, Ps3.

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uando una ragazza ti spezza il cuore c’é sempre bisogno di un amico sincero, con cui uscire a bere una birra. In Dragon’s Dogma è invece un drago a strapparti il cuore e a mangiarselo, ecco quindi che un amico sincero non basta più. Ce n’è vogliono tre e sarebbe ancora meglio se questi tre amici sinceri siano anche un mago, un arciere e un guerriero. Dragon’s Dogma inizia così, con una storia finita male con un drago che vi ha mangiato il cuore ed è poi volato via. Senza nemmeno lasciarvi un sms per dirvelo. Senza nemmeno darvi il tempo di parlarle. Ma avendo mangiato letteralmente il vostro cuore, decidete che forse sarebbe alquanto saggio cercare di recuperarlo. Così, proprio come quando il cane inghiot te l’anello della vostra ragazza, dovrete andare a scavare nelle feci del drago per recuperare il vostro prezioso e amato organo cardiaco. Inizia allora il lungo viaggio alla ricerca della cacca del drago. Una lunga avventura che vi porterà ad esplorare un mondo gigantesco (ma mica tanto) in compagnia di tre compagni.

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LA STORIA INIZIA

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giapponesi quando fanno le cose non hanno mezze misure. Se decidono di raccontarti una storia lo fanno per benino e solitamente ci infilano quelle 18 ore di scene filmate super fighe. Non è il caso di Dragon’s Dogman, dove la trama quasi non esiste o comunque è molto diluita. Ci si sveglia da sfigato nel proprio villaggio sfigato ed è subito chiaro che qualcosa di sfigato sta per accaderci. Ad ognuno di noi capita qualche volta di alzarci al mattino e di avere quella strana sensazione che la giornata non andrà proprio per il verso giusto. Arrivare in ritardo al lavoro, mac-

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chiarsi la camicia, la collega nervosa, inciampare, un drago che ti strappa il cuore... insomma quelle piccole sfighe che nella vita possono capitare. Essendo un open world il gioco non vi dice esplicitamente che dovete uscire dal vostro villaggio sfigato dove siete nato. Ma sarà perché ogni gioco di ruolo giapponese inizia in un villaggio sfigato o sarà perché anche Pokemon giallo iniziava esattamente così...per un motivo o per l’altro vi è subito chiaro che l’avventura è lì fuori che vi attende.

SE VIENI TU, PORTA ANCHE QUELLA TUA AMICA CARINA

a figata più grande di Dragon’s Dogma è senza dubbio la creazione del vostro compagno di viaggio. La famosa Pedina. Qui ci sono due scuole di pensiero. I primi sono quelli che creano una pedina forte e potente studiando bene la gestione di ogni abilità, in OLD GEN 14

modo da creare il guerriero perfetto. Quello da far vedere agli amici per fare a gara di chi ha lo spadone più grosso. Sono i giocatori che in pokemon rosso sceglievano Charmander.


Poi ci sono quelli tipo me, che se ne sbattono altamente delle abilità e passano un’ora a dotare la pedina di un fondoschiena da Shakira. Sono i giocatori che in Pokemon rosso avrebbero scelto Misty. Perché avere Conan il barbaro al tuo fianco è utile davanti a un enorme Ciclope. Ma avere vicino Lamù è molto più gratificante nei momenti morti. Senza dimenticare che anche Lamù sapeva difendersi. Un po’ come avviene nel videogioco dei Pokemon rosso anche in Dragon’s Dogma ci si trova assaliti dalla mania di collezionare tutte le pedine. Anche qui il costante desiderio di creare il gruppo di eroi perfetto ci porterà a provare innumerevoli pedine. Provare tante pedine e contemporaneamente bramare perché gli altri giocatori scelgano la nostra. I malvagi omini della Capcom hanno architettato una vera e propria trappola per i videogiocatori nerd che si masturbano quando il loro canale youtube ha più visualizzazioni di un altro. Non ci si salva. Ogni volta che inizierete una partita vorrete vedere quante persone hanno usato la vostra pedina. Cosa vi hanno regalato, che regali vi hanno fatto, dove l’hanno portata. Un gioco nel gioco. Sembra quasi che i ragazzi della Capcom abbiano preso Animal Crossing e l’abbiano ficcato dentro Dragon Age (e non vi dico per dove l’hanno fatto entrare). Poi ci hanno aggiunto un sistema di combattimento esaltante e qualche meccanica alla Shadow of the Colossus, come arrampicarsi su per i mostri particolarmente giganti. Qualche difetto lo sminchiona dal titolo di capolavoro. Come la telecamera che spesso sembra preferisca inquadrare Cristiano Malgioglio su RaiUno. Oppure l’ambientazione praticamente uguale in tutta la mappa. Perfino in Pokemon rosso c’erano ambientazioni molto più articolate. I mostri sono invece ben disegnati. L’intelligenza artificiale è molto curata e le loro tattiche di combattimento varie e efficaci.

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INTERVISTA IMPOSSIBILE AL CAPITANO

SHEPARD Dopo la disastrosa intervista tentata con Adam Jensen questa volta ci proviamo con il protagonista della saga di fantascienza più famosa dei videogiochi

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er l’intervista impossibile di questo numero di Old Gen non scelsi il solito bar dove avevo intervistato Adam Jensen. Con Adam non era andata bene, ero riuscito a farlo arrabbiare ancora prima di potergli fare anche solo una domanda. Ma il direttore era stato comprensivo, sapeva che il protagonista di Deus Ex non era un tipo facile e aveva deciso di darmi una seconda possibilità. Ora dovevo incontrare il Capitano Shepard, il protagonista dell’epica saga di Mass Effect. Scelsi un buon ristorante, di quelli con luci basse e e musica calda di sottofondo.

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Se Adam Jensen era un pesce grosso nel mare dei videogiochi allora il Capitano Shepard era come il Kraken nella piscina comunale. Ottenere un intervista con Shepard femmina era stata un impresa titanica, molto più faticosa del previsto. Nel mondo futuristico di Mass Effect la gente tende a non fare molta differenza tra uomo e donna. Il sessi -smo è un lontano ricordo, estraneo ed inconcepibile a chiunque. In un universo dove accoppiarsi tra diverse razze aliene è del tutto normale ci si può ben immaginare che la distinzione tra maschio e femmina

sia un concetto del tutto superfluo e sorpassato. Tutti i personaggi con cui avevo parlato tendevano a confondere lo Shepard maschio con la Shepard donna. Ma io volevo intervistare Shepard femmina ad ogni costo. Avevo giocato tutta la trilogia quattro volte e sapevo bene che con la combinazione giusta di domande e risposte sarei riuscito a portarmi a casa non solo l’intervista, ma anche Shepard stessa. Tutto era pronto, quando entro lui: il pluri decorato Capitano Shepard maschio vestito con la sua tuta da combattimento e con la sua barba di tre giorni.


Mi vide subito nonostante il buio nella sala. Evidentemente mi aveva segnato come obbiettivo principale prima di entrare e, nel suo visore oculare, io dovevo apparire con una bella freccia luminosa sopra la testa. Mi raggiunse al tavolo, ma prima di sedersi rimase in piedi e fermo davanti a me per qualche istante, era chiaro che stava scegliendo uno tra tre diversi tipi di saluto. Dopo circa otto interminabili secondi finalmente si decise “Tu devi essere il giornalista che deve intervistarmi?” mi disse. Solo in quel momento mi ricordai che Shepard non aveva un buon rapporto

con i giornalisti e così tentai di sviare quella discussione “No guardi Capitano, io non sono un vero giornalista. Sono più un blogher e non devo intervistarla se lei non vuole”. Shepard mi guardò per 18 secondi, se non di più. Stava di novo scegliendo la sua risposta. A vederlo con occhio esterno (e non come giocatore) queste pause silenziose e interminabili facevano apparire Shepard molto stupido. Sembrava avere qualche forma grave di ritardo mentale. Immagino che in battaglia fosse una macchina da guerra, ma qui ora seduti uno di fronte all’altro

era ovvio che dover ogni volta scegliere se essere buono, neutrale o cattivo era per lui un ostacolo. Per fortuna eravamo entrambi di buon umore e in non meno di dieci minuti riuscimmo a scambiarci quattro frasi. Le difficoltà arrivarono quando il cameriere ci chiese cosa gradivamo dal menù. Shepard iniziò a leggere scrupolosamente pietanza per pietanza ed era ormai troppo chiaro che stava progettando la combinazione afrodisiaca perfetta per portarmi a letto. Mi alzai e lo lasciai lì ancora intento a leggere il menù ignaro che me ne ero andato.

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“L’omo à da puzzà” Claire

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