galletto 1457 del 20 giugno 2020

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Tra storia e cronaca

Sabato 20 Giugno 2020 Il Galletto

Ricordi del vecchio Borgo

Da Alfredino del Mattioli al bar della Corallina

Un "ricordo" davvero nostalgico del mio caro Borgo e dei suoi personaggi...è morto, seppur in età avanzata, Alfredo Mattioli, il giornalaio e, soprattutto il "distributore" dei giornali nel Mugello. Le ultime generazioni non immaginano cosa fosse, un tempo, (almeno fino a tutti gli anni Settanta) la distribuzione dei giornali , non hanno conosciuto lo "strillonaggio" e come nasceva un giornale. I quotidiani erano stampati durante la notte con tirature altissime; di primo mattino i giornali venivano affidati a ditte o camionisti (a Borgo c'era Nedo) che, volando, dovevano consegnare ai "distributori" (per il Mugello c'era, appunto, il Mattioli) le copie, quindi i distributori, sempre volando, con mezzi propri, raggiungevano - e sempre nelle prime ore del mattino - i vari giornalai quando davanti alle edicole, mentre albeggiava, c'erano già i clienti per prendersi la copia che profumava ancora di stampa. Nelle vie dei centri urbani, un tempo, risuonavano le voci di ragazzotti o giovinetti che portavano sotto braccio un pacco di giornali e che "strillavano"(da qui "strilloni") le accattivanti notizie che ti facevan metter mano al portafogli ...ma che, in realtà, erano molto poche e, a volte, venivan presentate con il punto interrogativo. Non ricordo se avesse il punto interrogativo la notizia che lo strillone urlava, nel pomeriggio del luglio del 1952, sulla spiaggia di Forte dei Marmi : " Gatto a tre teste trovato a Borgo al Bar Corallina..". La mamma comprò subito il giornale ma non mi parve che fossere visibili le "tre teste". A Borgo a far lo strillonaggio ci pensava Alfredo Mattioli; passava con la sua bicicletta e gettava il richiamo: "geernaaleee", così come i merli, dai capanni, lanciano il richiamo ai loro simili...E poi via con "Eeeeedizione straorduinaariaa...la mooorte di Degasperi..." Andavo la mattina del sabato, dopo la Messa, con il babbo, la mamma, la zia o la nonna, dal Mattioli, ma anche da Tito, nel Corso, a comprare il "Il Corriere dei piccoli", diretto da Giovanni Mosca, autore di un capolavoro della letteratura italiana: "Ricordi di scuola"...in bottega ricordo c'era Alvaro, il babbo di Alfredo e la Signora; il pomeriggio davanti all'edicola, a quei tempi, stavano a sedere, in conversazione, la Fiorenza Mattioli e la mia cugina Carla Cipriani che aveva la bottega proprio nella stessa piazzetta...e la Carla (bellissima!) era la figlia di Cipriano, il famigerato autore di infinite e spassose burle, che stampava anche, con Gramazio, un giornale, "La Gratella", dove, appunto, metteva "in gratella", e non sempre a "fuoco lento", mezzo Borgo... La domenica, insomma, per noi ragazzi era davvero una "bella festa" e si poteva leggere il "Corrierino" ma,

quando i miei genitori erano "in buona", si acquistava anche il "Vittorioso" e, più raramente, "Topolino"... Già, "Il Corriere dei piccoli" con i suoi personaggi, Arcibaldo e Petronilla...con il povero Arcibaldo che veniva scoperto tutte le volte che tentava di uscire da casa per godersi un po' di libertà...e lo sfortunato "Marmittone al quale tutto andava male e, in genere, si beccava la punizione in cella di rigore.... E poi il Sor Pampurio, la Tordella con il Capitano e Bibì e Bibò che, sempre, ne combinavano qualcuna, il Signor Bonaventura, il "ladro" Gelsomino che rubava le stelle più belle e qualche raggio di sole... Ho saputo solo ad esequie avvenute della scomparsa di Alfredo Mattioli e non l'ho potuto accompagnare alla sua estrema dimora, presso il Cimitero comunale, dove riposano i suoi genitori, la sorella Fiorenza e la moglie, la signora Fernanda. Negli ultimi quarant'anni, al mattino, prima di partire per andare a far scuola , la "prima fermata" era all'edicola di Alfredo...ero di casa, lì, con la signora Fernanda e Giampiero, il figlio...e lì, in quella bottega - il "dietro" dava, con una finestra, sul Bar La Magnolia, un altro locale storico del mio Borgo, dove Rolando Marucelli teneva concione, di fronte a largo pubblico, estasiato, che gli faceva corona intorno - rivedo come in una pellicola le fasi della mia vita, i miei giornali: i quotidiani "La Nazione", poi "Il Secolo d'Italia" , "Il Giornale", "Il Tempo" e, infine, "La Verità"; poi i settimanali "Il Borghese" e "Candido" fondato da Giovannino Guareschi e, poi, diretto da Giorgio Pisanò, del quale fui redattore e vaticanista, per dodici anni, fino alla chiusura... Rivedo con nostalgia i tanti anni passati, le prime brume, le giornate di pioggia e il primo "castagnaccio", le giuggiole, le ulive sotto ranno, le nespole, i lupini e la bottega della Gernandina. Non c'è alunno che, sessant'anni fa, non abbia vergato il nome della Gernandina, sul quaderno a righe, allorché la maestra o il professore delle medie ti davano il tema : "Una figura caratteristica del tuo paese"...e il ragazzino scriveva immancabilmente : " Nel mio paese la figura più caratteristica è la Gernandina che ha una bottega nel Corso, per andare ai Salesiani, dove io compro....." E mi par di essere ancora lì nei pressi del Mattioli, del Bar Centrale e della bottega di biciclette di Alfredo Dallai, dove il primo di aprile, lasciavamo i nostri rioni e ci riunivamo dove - si direbbe oggi - c'era la "movida" per assistere a scherzi che ci facevano fare risate a crepapelle: false notizie di cerimonie, mostre o spettacoli... inesistenti, inviti fasulli a feste da ballo o compleanni... Cipriano Cipriani un anno convocò tutti preti del Mu-

gello - e arrivarono a frotte! - per riscuotere i "danni di guerra" in Banca, dove il Direttore Lapucci, tra la costernazione dei reverendi. si affannava dire che no, era solo una falsa convocazione...uno scherzo, soltanto uno scherzo e che lui non aveva alcun ordine di pagamento per i "danni di guerra". E noi ragazzi, dopo aver preparato, a scuola, disegnandoli sulla carta e poi ritagliandoli con le forbici, e munendoli di uno spillo, di-

versi "pesci d'aprile" cercavamo di attaccarli dietro al cappotto di un compassato signore o, meglio ancora, alla pelliccia di una distinta signora...e poi il coro sguaiato : "La ce l'ha...la ce l'ha..." e, via, di corsa nei giardini a giocare a nascondino o ad acchiappino o a scambiarci le figurine: "Celo, non celo, celo, celo, celo, celo..non celo". Nella stagione bella c'erano i gelati e c'è (o c'era) ancora chi si ricorda di un noto ambulante "I' Ciaccheri" che conservava il gelato alla panna o alla crema nel sale o nel "ghiaccio bollente". Noi il gelato lo andavamo a prendere, quando avevamo i soldi, che non giravano come girano ora, da "Pallino" nel Corso o da "Fulvio" nei giardini di piazza Dante. Ma il fulcro della vita era il Bar Corallina (dal 1934 Bar Corallina) ove c'era il "Centralino" del telefono (TETI - Telefoni- E Telegrafi - Italiani) dove, nelle ampie stanze adiacenti al Bar, c'erano le cabine telefoniche e una saletta d'aspetto e, lì, dopo che il fattorino ti aveva portato a casa l'avviso della chiamata - nessuno aveva il telefono allora - andavi all'ora che ti avevano indicato e aspettavi la comunicazione ...e la Corallina a sedere su un seggiolone dirigeva "il traffico"...staccando e attaccando spine e spinette: pronto Roma...Signorina per favore mi dia Roma... Parma? Signora Rossi alla cabina due...c'è Parma! Neri in cabina quattro finalmente c'è Vicchio...Signorina per favore, per favore, mi solleciti Roma... Sempre al Bar Corallina aveva sede anche la carovana borghigiana dei facchini che, in continuazione, venivano chiamati per scaricare i camion dei fornitori nei vari negozi...e, in ciascuno un pezzo di vita. Dopo aver scaricato il camion, i facchini "nerboruti" si rinfrescava-

no al loro bar con la spuma "bianca" oppure con un bel bicchiere di vino - ma si poteva anche binare - che Ugo, con la sua spolverina grigia, andava a prendere, portandosi dietro una diecina di "vuoti", i fiaschi, stavolta pieni, in cantina, nella corte condominiale del palazzetto comunale, dietro il bar, accanto alla "Macelleria del Comune" dove, quando moriva qualche mucca, si vendeva, a poco prezzo, la carne (non c'erano frigoriferi e, al mas-

simo, si poteva conservare nella ghiaciaia o, d'inverno, mettere nella "moscaiola", in terrazza) e "Stronca" con la sua tromba andava per il Borgo a fare "strillonaggio" dopo aver suonato la carica : "paaaaa...parapaaaa..,donne alla Macelleria del Comune gli è iniziato la vendita... la s'è stroncata una gamba... godete donne...c'è la ciccia a poco" Nel dopoguerra, un avventore del Bar, alticcio, dopo abbondantissime libagioni di quel vinello mugellano che - diceva Piero Bargellini "per beverlo bisogna essere in tre, uno che lo beve e due che lo riportan a casa", per aver "festeggiato", a notte inoltrata, con un folto gruppo di amici, la sua partenza per la Svizzera che sarebbe avvenuta all'indomani, crede' bene di immortalare la sua "partenza" montando in cima all'abete e, aggrappandosi barcollante ora all'uno, ora all'altro ramo, finì per spezzare la punta dell'albero e da quel momento- mi raccontava Samuele, detto "Alvaro", il figlio maggiore di Ugo Ballini e della Corallina, una delle "memorie storiche" del paese, gentilissimo, vecchio atleta "biancoverde", giocatore della Fortis insieme ad Antonio Berretti (che diverrà anche un competente e saggio Presidente della squadra) e a Fulvio Valecchi - l'abete, pur già ben sviluppato, non crebbe più in altezza ma ando' sempre più "allargandosi"... tanto che Rolando Marucelli, nei suoi sermoni domenicali, raccontava con arguzia, e mettendoci le dovute "trine", il fatto e terminava immancabilmente :"Ora quel povero abete, nonostante ce la metta tutta, non riesce a crescere in altezza e si allarga, si allarga, e con quei braccioni va a fare la spesa nella bottega di Carlino...." E "Carlino" si trova (anzi "si trovava" perché ora anche questa bottega dei Barlet-

ti, un pezzo di storia di Borgo, che merita un "articolo" a parte, ha chiuso, ahimè, i battenti) a un centinaio di metri dall'abete... Si fermavano i mezzi pubblici davanti alla Corallina, prima il "Bertozzi", poi il Gigli...quindi la CAP e fino a un po' di tempo fa, ancora bisognava passare dal Bar Corallina per conoscere gli orari, per fare i biglietti etc...e Mario, l'ultimo erede della famiglia Ballini, arrivava perfino - se riuscivi a prenderlo "per il verso giusto"- a telefonarti a casa per avvisarti dei cambiamenti di orario... poi questa Amministrazione è riuscita, certo non volendo, a farci perdere anche la voglia di prendere i mezzi pubblici, spostando in periferia le fermate che gli anziani non riescono più a raggiungere, senza un punto di riferimento per fare i biglietti o per prendere gli orari...e così aggiungo un'altra "Lamentatio" del profeta Geremia.... Il martedì, giorno di mercato (ora il mercato che blocca ogni... mi mordo la lingua altrimenti le sparo troppo grosse) a Borgo era un brulicar di persone che, davanti al bar Corallina, aspettavano i mezzi pubblici...e , un tempo (vi parlo di una cinquantina di anni fa), sotto "i braccioni" del grande abete, si fermavano i cantastorie - ne ricordo uno che chiamavano "Totò" e che arrivava con moglie e cinque figli, tutti in divisa con giacche rosse, con le greche e bottoni aurei, e ciascuno suonava uno strumento musicale, batteria compresa,- che declamavano l'episodio, indicando, con un righello, un cartellone dove erano raccontate, in quadri, le varie fasi della vicenda, in genere, truci fatti di cronaca nera, realmente accaduti, e conditi di particolari macabri ...ad esempio mi ricordo della storia di quel contadino che uccise il ragazzino che aveva "rubato" un grappolo d'uva e fu punito da un cacciatore che, avendo assistito alla scena, uccise, a sua volta, con una fucilata, il contadino. Poi Totò presentava la storia della "barbara orchessa" di Giuseppe Bracali che si ispirava a un fatto realmente accaduto in cui una madre indegna, vedova, per contrarre nuovo matrimonio, si sbarazza della figlia, uccidendola, facendola a pezzi, cucinandola e poi servendola ai clienti della sua trattoria...finché un sensale se ne accorse e denunziò il misfatto. Ora al bar (con orario conti-

nuato dalle 5 alle 20) era rimasto solo Mario, tempra è proprio il caso di dirlo - di indefesso lavoratore, un tipo che par tagliato con l'accetta e che, grazie a Dio, va "controcorrente", e casomai si rifiuta di servire un Whisky baby a un giovanotto (l'Whiski io lo servo "adulto") e un "Marocchino" a una ragazzina ( Prego? Le dice e la guarda in un "certo modo" per cui la ragazzina abbassa la testa e dice: allora mi dia un caffé). Ed è, il nostro Mario, uomo tanto libero che quando per "Hallowen" già dalle 16 del pomeriggio cominciavano a passare i bambini accompagnate dalle "mammine" con le zucche vuote, tirava giù il bandone e se ne andava a casa fino al giorno di poi, portandosi dietro un bel libro di un classico (ama moltissimo Honoré de Balzac) e quando in Borgo veniva il Senatore Valerio di Sanctis per qualche comizio, di fronte a un fuggi fuggi generale, Mario lo accoglieva con grande signorilità, orgoglioso che scegliesse il suo bar.. e forse gli offriva quell'Americano che, solo lui, sa dosare con maestria: Vermut, Bitter e Amaro... Per Natale non faceva il presepe, ma i presepi : uno nella bottega e uno in vetrina.. Notavamo il cambiamento del nostro paese (Mario ed io abbiamo la stessa età) in settant'anni...quanti ricordi...quante speranze Sì, in questi lunghi settanta anni tutto è cambiato, a poco, a poco, ma, mentre nella società civile ci sono state "resistenze" eroiche, come quella di Mario, che ha portato "avanti la baracca" da solo, per decenni, senza cedere di un millimetro...c'è chi ha ceduto in pochi mesi per cui potevi vedere distrutte chiese e balaustre, vendute a "robivecchi" perfino le Sacre Reliquie dei Santi, spariti i paramenti, incensiere turiboli, calici, pissidi, reliquiari, quadri di arte sacra, libri e messali di grande valore...sparito perfino il suono delle campane che, anni fa, dava l'ultimo addio della comunità a colui che se ne andava per sempre e sparite anche la dottrina e la fede da quel triste giorno dell'otto dicembre del 1965 ...allorché terminava l'ultimo Concilio della Chiesa. E Mario mi guardava pensoso...ci voleva proprio il Coronavirus per fargli gettare la spugna...ma con onore, come nel "buon tempo antico". Pucci Cipriani


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