NO. 2 I'GIORNALINO

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NO 2 Dicembre 2019

I’ GIORNALINO


REDAZIONE

Direttrice GIULIA PROVVEDI (VA)

Vicedirettrice ELISA CIABATTI (IVB)

Redazione MATILDE MAZZOTTA (IVC), ALICE ORETI (IVB), AURORA GORI (IVA), DANIELE GULIZIA (IVB), DIANA GASTALDI (IIA), DIEGO BRASCHI (IVA), PIETRO SANTI (IVA) RICCARDO MOSCATELLI (IVA), PIETRO MARTELLI (VD)

Fotografi SILVIA BRIZIOLI (caposervizio, IVA), MARIA VITTORIA D’ANNUNZIO (IIB), SOFIA ZOLLO (IIID)

Collaboratori ALLEGRA NICCOLI (IIB), MADDALENA GRILLO (IVB), ROXANA POPA (VB), SOFIA DEL CHERICO (VB), ALESSIA ORETI (IIIA), COSIMO CALVELLI (VE), IRENE SPALLETTI (IVA), ELISA CALVELLI (IVA), ELENA CANALI (IVA), DAVID FORTI (IIA)

Art Director DANIELE GULIZIA (IVB)

Disegnatori FRANCESCA TIRINNANZI (IIIB),

REBECCA POGGIALI (IVA)

Grafico BERNADETTE SILVA (VC)

Social Media MARGHERITA ARENA (IIIB), MARIANNA CARNIANI (IIIB)

Ufficio Comunicazioni AURORA GORI (IVA)

Referenti PROF. CASTELLANA, PROF.SSA TENDUCCI


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Cari lettori,

Il 2019, oramai, sta per concludersi.

Che anno pieno d'esperienze che è stato!

Prima, tra tutte, il ritorno di un giornalino scolastico più attivo che mai: una pubblicazione al mese, contenuti sui social, partecipazione agli eventi scolastici ed extrascolastici. Tutto questo, senza dei lettori come voi, non avrebbe senso. A nome della redazione de i’Giornalino vi ringrazio di cuore per il vostro supporto e ricordo che chiunque, nella propria misura, può collaborare alla redazione di questa rivista: nuovo anno, nuove esperienze!

Tanti, tanti auguri per un felice anno nuovo!

Giulia Provvedi


Una vita connessi di Elisa Ciabatti foto di Sofia Zollo

Quando ci sono più messaggi che sguardi, più telefoni alzati ad un concerto che mani, più like che esperienze, non è forse ora di scollegarsi?


In un mondo sempre più virtuale, sono ormai poche le esperienze reali che riusciamo a collezionare interamente nel corso della nostra vita. Si sta infatti perdendo la gioia e l'entusiasmo di vivere appieno un evento, un momento, una sensazione, troppo presi dal condividerlo o dal mostrarlo a sconosciuti. I social sono diventati infatti non più un passatempo o un modo per tenersi in contatto, ma un vero e proprio mezzo per mostrarsi, per apparire perfetti, per crearsi una "vita da rivista". Le piattaforme social sono quindi intasate da foto, like e commenti che non fanno altro che ostentare valori effimeri e realtà idilliache e irrealizzabili, volti esclusivamente a creare invidia e insicurezze in chi guarda. Instagram e Facebook sono gli esempi più in voga al momento. Nate per mettere in contatto persone da ogni parte del mondo, stanno diventando sempre di più una vera e propria gara a chi si mostra più perfetto. Questa spasmodica ostentazione sta però avendo gravi effetti sulle persone, soprattutto su quelle più insicure. Il continuo doversi confrontare con standard irreali distrugge gradualmente l'autostima e l'individualità della persona, portandola a convincersi di essere sbagliata, inadatta, imperfetta, quando in realtà è semplicemente vera. Inoltre, la continua esposizione verso il popolo di internet sta creando grossi problemi alla società; primo fra tutti quello degli "haters", gli odiatori. Questi leoni da tastiera sembra che si sentano obbligati a commentare qualsiasi tipo di contenuto gli capiti sotto mano, usufruendo generalmente di un linguaggio molto poco fine, accompagnato da insulti e denigrazioni. Un alto problema è senz'altro

legato ad uno dei nostri diritti fondamentali: la privacy. Condividendo ogni singolo momento della nostra vita e inserendo, senza pensarci, i nostri dati sensibili un po' ovunque diamo il permesso a chiunque di entrare nelle nostre vite. I social ci espongono a pericoli che raramente prendiamo in considerazione, ma che lentamente si stanno palesando con conseguenze non poco gravi (come dimostrano il caso di Cambridge Analytica sullo sfruttamento dei dati sensibili, i vari casi di suicidi dati dal cyber bullismo e le community formate da persone con idee estreme). L'uso eccessivo e incontrollato dei social ci catapulta quindi in un mondo di inconsistenze, fatto di apparenze che non ci rendono persone, di finzioni e di vulnerabilità. Essi stanno diventando sempre più padroni della nostra vita, estraniandoci dalla società e dalle esperienze sensibili che la vita ci offre. Non sarà infatti una stories di Instagram, un avatar di qualche gioco online o un post di Facebook a sostituire la vita vera, quella fatta di conversazioni tra persone e non tra profili, di tramonti senza filtri e di ricordi unici e privati, quella di chi cammina a testa alta senza bisogno di guardare uno schermo per trovare la strada di casa.

7/10 ore È in media quanto passa un adolescente sullo smartphone (dati Osservatorio Nazionale Adolescenza)


U.S.A.TI di Pietro Martelli

Questa rubrica, presente sul giornalino da questo numero, cerca di mettere in luce alcuni aspetti dell’ influenza che gli Stati Uniti d’America (c’è bisogno della specificazione, visto che alcune forze politiche parlano di “Stati Uniti d’Europa” su modello appunto americano) esercitano sui Paesi del resto del mondo. L’argomento è certamente vasto, ed è proprio per questo motivo che il bisogno di affrontarlo è forte: non ce ne rendiamo neanche conto.


U.S.A.TI

Black Friday Durante lo scorso mese non si parlava d’altro: il venerdì degli sconti, il cosiddetto “Black Friday”, ovvero il giorno dopo il Giorno del Ringraziamento festeggiato negli USA e in Canada. Da questo momento si apre ufficialmente il periodo dello shopping natalizio, e le attività commerciali cominciano ad applicare gli sconti sui propri prodotti, attirando clienti, ed incrementando così i propri guadagni.

STORICAMENTE Ma dove nasce questa usanza? Ovviamente nella “terra delle opportunità”, negli Stati Uniti. Il fenomeno del Black Friday sembra prendere forma negli anni ’60, ma la sua diffusione in America risale agli anni ’80 e successivamente approda in altri Paesi come Canada, Regno Unito, Sud Africa e Italia. Il nome “Black Friday” deriverebbe dal fatto che i negozi, durante questo periodo, nelle annotazioni sui libri contabili passassero dal rosso (perdite) al nero (guadagni).Il fatto di trovarsi davanti sconti anche del 50% è sicuramente un fattore rilevante nell’acquisto di un prodotto e spinge di fatto i “consumatori” (sarebbe opportuna una riflessione su questa parola) a comprare, a “consumare”, appunto. Ma questi sconti sono davvero così vantaggiosi? La risposta, senza troppi giri di parole, è no. Le diminuzioni di prezzo, infatti, spesso vengono applicate al prezzo di listino al momento del lancio sul mercato. È quindi chiaro che il prezzo scontato, nel caso di prodotti usciti anche solamente qualche mese prima, sia simile al prezzo che ha subito un calo fisiologico anche senza sconto.


U.S.A.TI Stato è il luogo dove vengono riconosciuti i diritti, dove vengono emanate le le leggi e dove queste hanno valore, senza questo organo fondamentale è chiaro che le multinazionali Il 29 Novembre, in prenderebbero il controllo concomitanza con il totale delle persone, il cui “Venerdì nero” si sono unico scopo diventerebbe svolte manifestazioni in (ma che in realtà è già) diverse città italiane e non, vivere all’interno del organizzate dai “Fridays binomio “produci e for Future” che, per consuma”. Questo e’ il l’evento, si sono ribattezzati sogno del capitalismo, e se come “Block Friday”. I gli unici valori diventano manifestanti si sono la moneta ed il definiti “contro il profitto, consumismo ed il possiamo dire capitalismo” in addio all’aria un’ottica, pulita. sull’onda È quindi ovviamente delle necessario manifestazioni evidenziare, in per l’ambiente, queste prettamente manifestazioni le ambientale. Ciò che altre conseguenze però non è stato detto Fonte: Fridays for Future e i caratteri è che l’habitat per necessari del eccellenza del capitalismo. È capitalismo è il libero sicuramente un argomento mercato. Il liberismo, molto complesso e di cui si infatti, il quale ha tra i suoi parla poco anche nei “talk fondamenti la minima show” televisivi, ma ingerenza dello Stato nel altrimenti il rischio è quello mercato sia economico che di non riuscire ad “arrivare finanziario, alimenta al succo del discorso” e, ovviamente il potere conseguentemente, quello capitalistico e ci avvicina di non riuscire a cambiare il sempre più al suo mondo in cui viviamo, che monopolio del mercato, è invece l’obiettivo di mettendo così in atto il queste manifestazioni. darwinismo sociale. Lo

Block Friday


ATTUALITÀ

La questione Hong Kong una morsa che stringe i cittadini e li priva dei diritti di Alice Oreti disegni di Rebecca Poggiali Hong Kong divenne colonia britannica nel 1841. La popolazione dell’Isola di Hong Kong era di circa 7.450 abitanti, per lo più pescatori che vivevano in villaggi costieri, presto però vi furono annessioni, che portarono l’economia a basarsi sul commercio e sulla stessa base militare britannica. Il porto diventò il centro finanziario e commerciale regionale.

Dopo il 1949, centinaia di migliaia di persone fuggirono a Hong Kong dalla Cina. Molte di loro erano istruite, qualificate o avevano un po’ di capitale: queste resero possibile il boom industriale che fece di Hong Kong una delle quattro "tigri asiatiche" dell’economia.

Secondo gli accordi del 1984 fra Pechino e Londra, l’ex colonia avrebbe dovuto avere un buon grado di autonomia con poteri

legislativi e giudiziari indipendenti. Le leggi in vigore al momento della firma della Dichiarazione il 19 dicembre 1984, rimasero pressoché invariate.

Nel 1990, però, la Cina scrisse una sorta di costituzione del territorio. Costituzione che le permetteva di abrogare le leggi di Hong Kong, a suo avviso, contrarie ad essa. Si stabilì che il sistema economico, l’organizzazione sociale, lo stile di vita, i diritti e le libertà in vigore sarebbero stati protetti e garantiti dalla legge, che Hong Kong sarebbe rimasto un porto libero, un centro finanziario internazionale e libero di stabilire rapporti economici indipendenti con il resto del mondo.

La Cina si è impegnata a lasciare che Hong Kong rimanga indipendente fino al


2047, ma da allora, cesserà di avere standard politici, economici e istituzionali diversi e più autonomi rispetto al resto della Cina. E Pechino ha già dimostrato l’intenzione di intaccare il grado di autonomia di Hong Kong.

Cominciò tutto con un emendamento (poi ritirato) sulla legge sull’estradizione.

Estradizione

_/e·stra·di·zió·ne/_

sostantivo femminile

La consegna, da parte di uno stato a un altro stato (per lo più legati da un preciso accordo internazionale), di un individuo che si trovi nel territorio del primo e contro il quale sia stata intentata nel secondo un'azione penale o pronunciata una condanna.

Nel 2014 Hong Kong era già stata scossa da proteste. In quel caso, le proteste erano state suscitate dalla riforma del sistema elettorale. Tale riforma, mai attuata, consisteva in una sorta di preselezione dei

candidati da parte del PCC, il Partito Comunista Cinese.

Le proteste non sono una novità ad Hong Kong, anzi. I cittadini non hanno la libertà di esprimere la proprio preferenza elettorale, ma possono manifestare. Le proteste sono dunque diventato lo strumento della società per far sentire la propria voce.

Ma ritornando all’estradizione...

L’emendamento che è stato all’origine delle proteste rese l’estradizione possibile per determinati reati. La proposta di legge nacque dalla richiesta delle autorità di Taipei di trasferire a Taiwan un cittadino di Hong Kong, accusato dell’omicidio della fidanzata mentre si trovava sull’isola.

Perché protestare dunque? La paura dei cittadini hongkonghesi era quella della violazione di diritti umani nel momento in cui la legge avrebbe potuto essere usata come pretesto per raggiungere i dissidenti politici fuggiti ad Hong Kong dal territorio cinese.

Le richieste dei manifestanti non si fermavano però all’abolizione della legge





sull’estradizione. Richiedevano anche le dimissioni di Carrie Lam, l’avvio di un’inchiesta circa l’uso della violenza da parte della polizia, il rilascio dei manifestanti arrestati, e maggiori libertà.

Oggi...

La situazione attuale vede lo schieramento dell’esercito cinese nei pressi di Hong Kong. La Cina ancora una volta fa sentire il fiato sul collo al governo di Hong Kong, se prima in modo strategico, legislativo, subdolo, ma pur sempre a distanza, stavolta in modo fisico. Per evitare, dunque, un intervento militare di Pechino in caso di proteste, Hong Kong è costretta a sedarle quanto più possibile.

I cittadini di Hong Kong si trovano stretti in una morsa, tra governo della città stato/ex colonia e Cina stessa. Ancora una volta ad essere soppressi sono i *diritti quali libertà di parola, di stampa, di espressione, di libera associazione. Ancora una volta, di fronte all’ingiustizia e alla privazione delle nostre libertà, cerchiamo di informarci, di informare, di non essere indifferenti, per aiutare i nostri fratelli hongkonghesi e per evitare, in un futuro, che possa accadere anche a noi.

Con i cittadini di Hong Kong, sempre!


GIRAMONDO di Aurora Gori

In questa rubrica riporterò ogni mese l’esperienza all’estero di un/a ragazzo/a. Con queste interviste sarà un po' come fare un viaggio con la mente nei vari paesi del mondo, impareremo nuovi costumi e diverse tradizioni. Quindi fate la valigia e partiamo! Per questo numero ho intervistato una ragazza di VD del Liceo Musicale, Gemma Cecconi. Gemma è stata sei mesi in Colombia da agosto 2018 a febbraio 2019. Iniziamo il viaggio attraverso le sue parole… Quella di viaggiare è una tua passione o è stato il brivido di un momento? È sempre stata una cosa che volevo fare, fin da bambina. Però questo “viaggio” non è stato un qualcosa che avevo previsto. Non conoscevo la possibilità di fare una cosa del genere alle superiori e il giorno in cui ne sono venuta a conoscenza ne ho parlato con i miei e mi sono iscritta la sera stessa. Da dov’è nata l’idea di andare in Colombia? Volevo visitare un paese dell’America Latina, il mio sogno nel cassetto è sempre stato quello di visitare il Messico, ma nell’associazione con cui ho viaggiato (intercultura) non scegli il paese in cui verrai mandato, puoi solo dare una lista con delle preferenze e poi scegliere se accettare o meno. Per me l’importante era partire, il luogo non mi importava molto, sono convinta che un interscambio è incredibile in qualsiasi paese lo si faccia, e avrò presto la mia chance di vedere il Messico. Hai parenti in Colombia? Se no, dove hai soggiornato? No, non ho nessun parente in Colombia. Intercultura si è occupata di trovarmi una famiglia che mi ospitasse durante i sei mesi in cui sarei stata là, però quella è decisamente diventata la mia seconda famiglia, la loro casa la mia. La città/paese in cui hai soggiornato com’era? Ho vissuto a Sogamoso, città dell’entroterra colombiano, nome che nella lingua indigena vuol dire Città del Sole. Eravamo a 2500 metri sul livello del mare ma non te ne accorgevi neanche. È una cittadina fredda ma il sole picchia forte, spesso si va in giro con gli ombrelli per ripararsi dal sole, e la crema solare è d’obbligo. La parte viva della città è il centro, composto da due o tre vie principali, pieno di negozi, il resto sono abitazioni e poco altro. È una città piccola, ma proprio per questo sono riuscita ad ambientarmi così facilmente. Hai avuto problemi con la lingua? Non molti. All’inizio a casa mi parlavano in inglese, traducendomi poi in spagnolo, ma fuori casa in pochi conoscevano l’inglese ad un livello da conversazione, così ho iniziato ad imparare lo spagnolo. Già dopo la prima settimana riuscivo a capire quello che le persone mi dicevano e dopo il primo mese riuscivo a sostenere una



conversazione senza grandi problemi. La cosa più difficile in realtà era il riuscire a fare il passaggio dallo spagnolo all’italiano: confondevo le parole, gli accenti, usavo strutture sintattiche inesistenti…

«La principale differenza tra il sistema scolastico italiano e quello colombiano sta nell’approccio che hanno i professori verso gli studenti e le modalità con cui fanno lezione.»

Quello dei colombiani è uno stile di vita molto diverso dal nostro? In realtà non tanto. Lo scorso aprile una mia amica è venuta a trovarmi dalla Colombia, e quando le ho chiesto una sua idea sugli italiani mi ha risposto: “Sono come i colombiani, però ballano meno!”. È vero, però io aggiungerei che i colombiani sono più sottili nei rapporti con gli altri, sono meno diretti e cercano di non causare mai scontri non necessari.

Hai avuto modo di confrontarti con il sistema scolastico colombiano? La scuola colombiana è molto diversa dalla nostra. La maggior parte dell’educazione scolastica è in mano a scuole private, e per questo c’è molta competizione tra le scuole, sia a livello accademico che sportivo. Lo sport infatti è molto importante per i colombiani e nelle scuole gli atleti sono quasi dei privilegiati: per esempio sono esonerati dalle lezioni se devono andare agli allenamenti. Nella maggior parte delle scuole l’anno scolastico inizia a gennaio e finisce a novembre, con settimane di riposo distribuite durante tutto l’anno. Mi ha colpito vedere quanti giorni festivi abbiano durante l’anno, sono sempre a festeggiare per qualcosa. E anche quando non ci sono festività, ci sono molti eventi che interrompono lo svolgersi delle lezioni. Un paio di volte al mese c’è l’alzabandiera nel cortile, che occupa quasi tutta la mattinata e molte altre volte vengono invitati a parlare con gli studenti degli esperti in determinati ambiti, scelti dalla dirigenza. Inoltre le scuole tendono a coinvolgere molto di più le famiglie, invitandole ad attività nei pomeriggi, arrivando a coinvolgere addirittura i nonni degli studenti. Le materie sono diverse dalle nostre? Le materie dipendono molto dalla scuola, soprattutto negli ultimi due anni, in cui gli studenti possono scegliere un indirizzo. Nella mia scuola c’erano tre indirizzi: scienze, comunicazione e programmazione. In tutti e tre c’era moltissima matematica, chimica, fisica e biochimica. In tutti c’erano inglese, spagnolo, religione, ginnastica e filosofia. Le mie ore preferite erano quelle di “Proyecto Lector” che consiste nella comprensione di testi, lettura di libri, studio delle tecniche di scrittura. La principale differenza non sta tanto nelle materie ma nell’approccio che hanno i professori verso gli studenti e le modalità con cui fanno lezione. È tutto molto più incentrato sullo studente, le lezioni sono più dinamiche, tranquille. Si lavora a gruppi, a coppie, si può fare lezione all’aperto se il professore è d’accordo. Molti studenti si sentono comunque messi sotto pressione dall’ambiente scolastico; io devo dire che non ho percepito tutta quest’ansia, mi è sembrato tutto molto più rilassato, più comprensivo del nostro. Credo che questo aspetto si possa cogliere dal fatto che ogni mese c’è un giorno in cui la classe si riunisce con il proprio coordinatore e


passano un po' di tempo dividendo la merenda: si fanno portare della pizza o delle empanadas e le condividono con il professore. La cosa che ti ha colpito di più dei colombiani? Sono sempre positivi, non importa quanto le cose possano andare male, loro riescono a trovare il buono in quello che sta succedendo. A volte lo sono anche troppo per i miei gusti, ma in realtà fa piacere sentirsi dire disfruta, un saluto che ti invita a goderti il momento, a cogliere l’attimo, perché se anche la più piccola cosa può rendere felici, allora è meglio non lasciarsela sfuggire. La persona più stravagante che hai incontrato? La persona più stravagante che ho conosciuto non era colombiana, anche lei era una studentessa straniera e veniva dalla Danimarca. Anche lei viveva a Sogamoso, come me, e siamo diventate molto amiche in quei mesi. La cosa che più mi piace di lei, nonostante tutte le sue stranezze, è il fatto che non smette mai di parlare. Può sembrare un po' fastidioso dopo un po', ma quando ero con lei ero sicura che non mi sarei mai annoiata. Il cibo più buono e il cibo più disgustoso che hai mangiato? Il cibo più buono è senza ombra di dubbio il platano fritto, nelle sue molteplici forme, ma sul podio ci sono anche le empanadas e l’avocado. Invece quello che mi è piaciuto meno non è un vero e proprio cibo, me lo usano continuamente per condire (soprattutto le zuppe): il coriandolo. Raccontaci di un’ esperienza nuova che hai fatto. In questi sei mesi ho avuto modo di confrontarmi con moltissime nuove situazioni e di conseguenza anche con nuove esperienze. Letteralmente tutto quello che facevo e che vedevo era nuovo: la casa, la famiglia, il cibo, la lingua, la scuola, il clima. Credo che l’esperienza più grande sia stata quella di trasformare quel nuovo in qualcosa di mio, di trasformare quella casa nella mia casa, quella famiglia nella mia...affezionarmi a tutto questo sapendo che era solo temporaneo, che sarei tornata a casa, alla mia vecchia vita, e nonostante questo pensiero, riuscire comunque a vivere i più bei mesi della mia vita. Consiglieresti anche a noi di partire per la Colombia? La Colombia ormai mi è entrata nel cuore ed è un posto bellissimo, quindi vi consiglio di andarci. Se però volete fare un progetto simile al mio, non per forza dovete visitare la Colombia. L’ importante è partire ed essere pronti ad adattarsi alle situazioni. La Colombia, come tutto il Sud America, ha dalla sua il fatto che tutti sono molto amichevoli e cordiali, sempre pronti a fare amicizia e a darti una mano.

Questa era la Colombia dagli occhi di Gemma! Se avete domande o curiosità, potete scrivere alla pagina de i’Giornalino su Instagram. Le risposte a tutte le vostre domande verranno pubblicate nel prossimo numero insieme alla nuova intervista e al nuovo viaggio!


ARTE AL FEMMINILE

Sofonisba Anguissola la prima pittrice donna a conoscere una fama internazionale di Daniele Gulizia

Nel 1500, Cremona, per ricchezza, importanza politica ed abitanti, era la seconda città dello stato di Milano, animata da un intenso fervore artistico ed intellettuale. Quivi erano attivi artisti come i fratelli Campi, il loro omonimo Bernardino Campi, Camillo Boccaccini e il Solario, pittori ai quali furono affidati importanti cicli di affreschi nelle più note ed antiche chiese della città.

È proprio in questo fervente clima culturale che ha i suoi natali Sofonisba Anguissola, la prima di sette figli e figlie, i genitori della quale appartenevano a delle nobili famiglie di Cremona.

Nella spinta decisiva alla sua carriera artistica fu fondamentale l'influsso del padre Amilcare, anch'egli amante dell'arte e disegnatore dilettante, il quale, superando i pregiudizi dell'epoca, permise a Sofonisba d’ imparare l'arte della pittura, sebbene, ancora in quanto Fonte: Pinterest donna, le fossero preclusi gli insegnamenti di prospettiva e dell'impegnativa tecnica dell'affresco. Anche le sorelle Elena, Lucia, Minerva ed Europa, ebbero la possibilità di studiare l'arte del disegno e della pittura, dando mostra di un discreto talento, che tuttavia non superò mai quello della sorella maggiore Sofonisba, che, come vedremo in seguito, raggiunse ben presto una fama senza eguali (fama che, tuttavia, la storia, a causa del suo sesso, ha tentato di cancellare dalla memoria dei posteri). Il suo apprendistato si svolse a quanto pare sotto la guida del sopracitato Bernardino Campi e di Bernardino Gatti.

La sua attività ebbe inizio con una serie di autoritratti, uno tra i primi datato 1554, e con alcuni ritratti di famigliari, che già ci mostrano il suo talento emergente e il suo approccio alla ritrattistica, nella quale introdusse vari elementi di novità, trasformandola talora in una ritrattistica di genere, dal momento che nel ritratto ella decise di inserire elementi che accennassero alla storia del Ritratto famiglia Anguissola soggetto, che così non risulta più una semplice


immagine fine a se stessa. Solitamente i ritratti dell'Anguissola erano di dimensioni ridotte, come dimostra ad esempio un piccolissimo medaglione con autoritratto, quasi una miniatura, che cela il crittogramma del nome del padre, un elemento, peraltro, tipicamente manieristico, che ci dimostra le conoscenze delle novità artistiche dell'epoca di una pittrice già proiettata in un panorama che preludeva al suo successo.

Oltre che ai suoi autoritratti, che il padre inviava a principi e duchi, che ebbero così modo di notare il suo talento, un elemento che Ragazzo morso da un ramarro svolse un ruolo importante nell‘ incrementare la sua fama furono anche sicuramente i suoi disegni che furono richiesti anche dal grande Michelangelo Buonarroti (che sosteneva, peraltro, che la giovane avesse talento). Tra questi, degno di una menzione straordinaria è sicuramente il Fanciullo morso da un gambero, dove si può notare un incredibile naturalismo nello studio dell'espressione del fanciullo che piange a causa del dolore provocatogli dal morso. Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, aveva sicuramente noto questo disegno quando dipinse il Ragazzo morso da un ramarro, chiaro riflesso questo della diffusa notorietà che raggiunsero anche queste piccole opere su carta. Nel 1566, dopo aver fatto visita alla sua casa, il Vasari, autore de Le Vite, dirà di lei: ”Tanto Ritratto di Elisabetta di Valois

Fonte: Miette Mineo

Ritratto di Filippo II

Fonte: Miette Mineo


ben fatti (i suoi volti) che pare che sprino e siano vivissimi”.

Grazie a questi presupposti, Sofonisba seppe in breve tempo farsi conoscere nelle corti italiane ed europee (Annibal Caro, in una lettera del 14 luglio1566 scrisse: “Le cose sue son da principi”)e nel 1559 giunse presso la rinomata corte spagnola, dove conquistò subito il favore dei sovrani Isabella e Filippo II, grazie ai ritratti che eseguì prima dell'una e poi dell'altro (entrambi conservati a Madrid, al museo del Prado) , diventando la dama di Isabella prima (servendosi in questi caso anche delle sue pregevoli doti letterarie, musicali ed umane) e ritrattista di corte poi, compito eccezionalmente insolito per una donna. Filippo II cercò di trattenerla il più possibile presso la sua corte, proponendole il matrimonio con un nobile spagnolo, ma dovette arrendersi difronte alla ferma volontà dell’ Anguissola di maritarsi con uomo italiano. Il prescelto per lei fu dunque un nobile siciliano, un tal Fabrizio Moncada, che la donna sposò nel 1573, anno in cui lasciò la Spagna alla volta di Palermo. Purtroppo l'unione durò solo cinque anni a causa della prematura morte del marito, ma in Sicilia Sofonisba lasciò una importante testimonianza della sua attività pittorica dipingendo, nel 1579, una pala d'altare per la chiesa della S.issima Annunziata di Paternò (lavoro attestato da un prezioso atto notarile rinvenuto soltanto nel 1994) . La vicenda di Sofonisba in Sicilia non si protrasse ancora a lungo poiché già nel 1580 ella salpò verso Genova, nel viaggio verso la quale conobbe il nobile Orazio Lomellini e si risposò, ancora una volta dimostrando la sua autonomia decisionale e la sua volontà, che impose contro il parere di tutti. Per oltre trent'anni visse con il marito a Genova, ove continuò a ricevere numerose commissioni per le più illustri famiglie della città. Tornata col marito a Palermo nel 1615, ormai ultranovantenne fu visitata dal celebre pittore Anton Van Dyck, che fece di lei, ormai cieca e malata , un piccolo schizzo, ed ebbe a dire: “ho ricevuto maggiori lumi da una donna cieca che dallo studiare le opere dei più grandi maestri”. Proprio a Palermo Sofonisba Anguissola si spense nel 1625, quasi centenaria, con alle spalle una carriera che vantava le lodi di alcuni dei più grandi artisti dell'epoca, legami importanti addirittura anche con famiglie regnanti e una commissione pubblica per una chiesa (cosa estremamente eccezionale per una donna) . Sofonisba non riuscì mai a esser pagata in denaro (paga riservata agli uomini) ma ricevette comunque preziosi pagamenti in rendite vitalizie, gioielli e stoffe preziose.

Forse Van Dyck aveva ragione, e non solo lui, ma tutti, dovremmo imparare da una donna che è stata capace di destreggiarsi in una società che era convinta sostenitrice della superiorità maschile, affermando la sua volontà ed il suo talento, che certo arrivò prorompente ai suoi contemporanei, ma che ella seppe anche abilmente utilizzare, non curante dei pregiudizi al quale sarebbe andata in contro, che in ogni caso mise a tacere grazie al suo coraggio.

Ad oggi le sue opere sono conservati in alcuni dei più importanti musei d'Europa ed un suo autoritratto è conservato alla Galleria degli Uffizi di Firenze.


Quando l'arte incontra la fotografia di Silvia Brizioli

L’idea del progetto nasce dal quadro Fallen Angel di Cabanel: è sempre stato il mio quadro preferito. Con il tempo ho iniziato a fotografare e andando avanti col tempo mi sono accorta che le foto che facevo non mi soddisfacevano abbastanza: volevo fare qualcosa di più. E così ho dato inizio al progetto: trasformare delle fotografie in vere e proprie opere (in fondo anche la fotografia è arte!). Per fare ciò ho scelto 3 dei miei quadri preferiti (Fallen Angel di Alexandre Cabanel, Bacco di Caravaggio e Autoritratto con collana di spine di Frida Kahlo), e ho scelto di rappresentare anche la figura di Maria, reinterpretandola ispirandomi a numerose statue che la ritraggono mentre piange, poiché ho sempre trovato estremamente affascinanti le lacrime di queste statue, così evidenti e brillanti che catturano immediatamente l’attenzione. L’obiettivo del mio progetto è quello di raccontare, mettere in scena una storia attraverso delle immagini. E vedere il risultato, è stato stupefacente. LA CADUTA È la fotografia ispirata al quadro di Cabanel: ritrae Lucifero dopo la caduta dal paradiso. Esprime rabbia, stupore,


LA RICERCA Successiva alla caduta è la fase di smarrimento: Lucifero cerca di orientarsi in questo nuovo luogo sconosciuto, guarda in alto, cercando un aiuto dal cielo, ma invano. I colori cominciano a scurirsi.


LA TRASFORMAZIONE L’ultima fase è la trasformazione dell’angelo caduto nel Diavolo. La rabbia, che fino a quel momento aveva controllato, esplode all’improvviso, e si ha una completa disumanizzazione. I colori non ci sono più: Lucifero non è più un angelo.


PAINED



INEBRIATED


GARDEN


TECHNO IS COMING TO TOWN THE ULTIMATE GUIDE TO TECHNO EVENTS IN FLORENCE THESE XMAS HOLIDAYS

di Elena Canali Christmas is approaching and I bet you are ready to unwrap tons of gifts and eat a delicious Christmas lunch at your granny's. But this year you will not wait for Santa Claus to come down the chimney while dancing to Michael Bublé as Florence will resound with a completely different rythm: the Techno's one. As everyone knows, Florence is renowned for being Renaissance's homeland and for its bistecca alla fiorentina. But this city's name is also written down on every Techno lover's agenda in his “Places to go before dying” list, so let's find out more together about why Florence seems to be this year's Mekka for Techno fans. Christmas' atmosphere is something magic, but holidays could be the perfect time where, while you are relaxing belly-full on the sofa, lots of thoughts and regrets come out of nowhere before New Year's Eve. If that happens to you then just shake those thoughts off by following Wham!'s example: “Last Christmas I gave you my heart but the very next day you gave it away. This year, to save me from tears I'll go to a Techno party” In this case Elrow Firenze Nowmads New World Fonte: Spreadshirt party at Tuscany Hall in Florence has got your back as it is held on Christmas Day. Elrow has been one of the most extravagant and funny events of the world since 2012. If you are looking for the unexpected then this wild never-ending party is the perfect place for you as, on Christmas night, Tuscany Hall is going to be crowded with a lot of crazy-looking people: there will be Egyptians, Bedouins, medieval knights, cave dwellers and even two-metre high blu aliens. It is also said that decorations will be more spectacular than ever too! Have you ever danced in the middle of pyramids, fluorescent foliage and huge peculiar animals like Phoenixes? If the answer is no then you should totally crash Elrow's party to live the unique experience of time travelling to a parallel world to the sound of some of the best international Techno DJs. For all the readers who like to spend Christmas Day with their own families, there is also another chance to enjoy some good Techno music on Saturday 28th of December. On that date Amelie Lens, the new Techno phenomenom, will pleasure your ears with her iconic beats at Tuscany Hall (her sight will pleasure your eyes too as she's a former model). DJ Milo Spykers and the florentine duo Wooden Crate are going to join the queen of Techno Amelie Lens.


 

What are you waiting for? Get your favorite Techno event ticket!

Fonte: Sightnsound


I Medici di Elisa Calvelli

È dal 2016 che nelle nostre tv è apparsa la serie dedicata alla famiglia fiorentina dei Medici. Una serie che ha saputo trasportare gli spettatori nelle vicende storiche di questa famiglia, da quelle più “piccanti” e romantiche fino a quelle riguardanti conflitti e giochi di potere. Proprio grazie a questa serie molte persone hanno riscoperto la famiglia più importante di Firenze che ha saputo innalzare il nome di questa città per arte, cultura e importanza politica. Ma chi sono i Medici? E quali storie e piccole invenzioni hanno accompagnato il loro illustre nome? È proprio di questo, che voglio parlarvi… I Medici furono probabilmente originari del Mugello e la loro fortuna fiorentina ebbe inizio grazie a Giovanni di Bicci che iniziò la carriera banchiera della famiglia. Dai suoi due figli, Cosimo e Lorenzo, nacquero i due rami principali della famiglia, quello del “Cafaggiolo” e quello del “Popolano”. Ad ereditare la sua fortuna fu però soltanto uno dei due figli, Cosimo. Cosimo I dei Medici fu colui che instaurò la signoria dei Medici a Firenze nel 1434. Fu un abile politico che, favorendo industrie e commerci e mantenendo le libere istituzioni, non solo attirò verso di sé le simpatie del popolo ma riuscì anche a mantenere la pace a Firenze. La sua signoria de facto durò fino alla sua morte (1464). Nipote di Cosimo dei Medici, fu Lorenzo detto il Magnifico, forse il più importante esponente dell’illustre famiglia fiorentina. Lorenzo dei Medici viene ricordato spesso per le sue opere di mecenatismo ma sappiamo che non fu solo un mecenate, ma tra le tante cose, fu soprattutto uno scrittore. Possiamo ricordare uno dei suoi versetti più famosi, parte ripetuta di un canto carnascialesco:

Lorenzo de' Medici

“Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza.”

Proprio in un suo poemetto intitolato Corinto possiamo leggere dei versi d’amore scritti per Lucrezia Donati della quale Lorenzo si sarebbe innamorato da giovane. Del loro amore si parla come di un amore platonico che, a causa di matrimoni combinati, restò tale per tutta la vita. Di lei Lorenzo scriverà: “Tiene il mio cuore nelle sue mani”. Tuttavia Lorenzo non fu il solo Medici ad avere un debole per le donne. Ricordiamo infatti suo fratello Giuliano e le sue svariate relazioni amorose, da uno delle quali nacque il figlio Giulio. Si pensa però che amò una donna più di qualsiasi altra e che dopo di lei non amò più nessuno. Questa donna sarebbe stata Simonetta Giuliano de' Medici Vespucci, una donna bellissima nonché la musa di Botticelli.


Possiamo infatti ammirarla ne Nascita di Venere. Uno di questi tanti matrimoni combinati dalla famiglia Medici, portò Caterina dei Medici a trasferirsi in Francia per sposare il re Enrico II. Caterina fu una donna da un carattere molto forte e introdusse in Francia molti cambiamenti. Amava cucinare e fu proprio lei la prima a separare i cibi salati da quelli dolci e a fondare la famosa cucina francese chiamando a Parigi cuochi toscani. Fu sempre lei ad introdurre la forchetta (poiché ancora i Francesi mangiavano con le Caterina de' Medici mani) e ad introdurre il cambio dei piatti per ogni portata. Per seguire il suocero nelle battute di caccia inventò la cavalcata all’amazzone, che permetteva alle donne di stare al passo degli uomini e di poter mostrare, in maniera discreta, la forma delle gambe. Per queste cavalcate indumento essenziale erano le mutande, indumento sconosciuto, fino ad allora, alle dame francesi. Inoltre, sentendosi insicura per la sua bassa statura, con un artigiano fiorentino disegnò i primi tacchi a spillo che iniziò a indossare regolarmente. La prima volta che vide suo marito Enrico II, indossava proprio un paio di scarpe col tacco alto. Quel primo incontro fu particolarmente importante per tutta la Francia poiché, Caterina, pensando che il marito puzzasse, introdusse l’usanza di lavarsi con acqua e sapone e di utilizzare il profumo. Quindi, abbiamo visto che sulla famiglia fiorentina più illustre si possono trovare vari aneddoti per ogni occasione e ora non resta che guardare la serie televisiva su questa famiglia per imparare qualcosa in più e andare a cercare qualche informazione, anche divertente, qua e là. E in tema a questa famiglia, vorrei ricordarvi che, nel 2021, riaprirà il Corridoio Vasariano che sarà uno degli spettacoli più suggestivi di Firenze!


Sguardo randagio in memoria di Bristol

di Irene Spalletti

La nostra associazione si chiama Sguardo randagio in memoria di Bristol ed ha la sua sede a Vicchio, nel Mugello. Il progetto nasce dal desiderio di creare un’associazione in Mugello che si occupi nello specifico di cani abbandonati, non voluti o senza padrone che provengono dalla zona. Cerchiamo di evitare loro il trauma del canile, ospitandoli in casa o nel nostro piccolo rifugio fino all’adozione. Accogliamo i cani che non hanno famiglia, li curiamo, vacciniamo, microchippiamo, li portiamo a fare lunghe passeggiate, a socializzare con altri cani, con la collaborazione di educatori di zona, e cerchiamo per loro la famiglia adatta. Siamo molto scrupolosi nelle adozioni, perché vogliamo cani felici in famiglie felici di averli adottati. Effettuiamo perciò visite di pre-affido, controlli e, solo successivamente, passiamo all’adozione definitiva. Facciamo firmare e compilare dei moduli per assicurare al cane, che ha già conosciuto la solitudine e l’abbandono, un futuro degno di essere vissuto. È utile precisare che i cani che accogliamo sono nati da cucciolate non desiderate, sono cani rimasti orfani di padrone e non accolti dai relativi parenti del defunto, cani rifiutati, perché non adatti alla caccia o alla ricerca del tartufo, cani che a un certo punto i padroni non riescono più a gestire o che diventano “di peso” in seguito alla nascita di un bimbo. Spesso ci contattano le persone stesse che non vogliono più il cane oppure ci vengono fatte segnalazioni da privati. La nostra azione si basa soprattutto sulla ricerca di adozione, ma nel caso in cui il cane manifesti problemi comportamentali, traumi o disagi, ci affidiamo a centri specializzati o educatori esperti per rendere i cani sereni e gestibili dalla futura famiglia adottante. Capita che vengano abbandonati anche cani anziani e malati, in tal caso cerchiamo di rendere la loro vita migliore possibile, con cure, tante coccole e attenzioni. Seguiteci sulla pagina Facebook!


RICORRENZE

Dicembre di Sofia del Cherico

Il 27 e 28 Dicembre segnano per l’Italia e per il mondo due date di non poca importanza. Ammetto che nello scegliere di cosa parlare in questo articolo ho egoisticamente scelto due ricorrenze per me molto interessanti.

Il 27 dicembre 1908 nacque in Italia il fumetto, attraverso un giornale dedicato ai più giovani; il Corriere dei piccoli, di cui una donna, Paola Lombroso Carrara era fondatrice, nonché, con una rubrica settimanale, collaboratrice anonima (Paola aveva già avuto diverse esperienze con i giornali, una di queste fu il quotidiano del partito socialista italiano “Avanti!”). Paola, che aveva di per sé uno spiccato interesse per l’infanzia e la pedagogia, nel 1906 ideo un nuovo metodo d’ insegnamento per i più piccoli, metodo che presentò al direttore del Corriere della Sera, il quale, interessato dallo sviluppo di tale progetto, la aiutò ad aprire il suo giornale. Il primo fumetto nacque quindi a scopo puramente pedagogico, arrivare ai bambini attraverso le immagini. Pensate che fino al 1914, all’alba della prima guerra mondiale, i fumetti, per lo più, furono senza baloon e composti da una sola tavola a disegni, e mentre negli Stati Uniti veniva già usato come strumento di divulgazione per grandi e piccini, in Italia restava un oggetto di stampo infantile. Il 28 dicembre del 1895, al Salon Indien Du Grand Café nel Boulevard Des Capucines (lo stesso che dipinse Monet nel 1873) due fratelli, i Lumière, proprietari di una fabbrica di prodotti e pellicole cinematografiche, portarono agli occhi del pubblico uno spettacolo della durata di 23 minuti. La vera innovazione però, non fu tanto nelle riprese in sé per sé; I fratelli infatti, avevano realizzato una macchina da presa molto più pratica e portatile, che poteva essere usata sia come proiettore che come cinepresa. Questa macchina sarà presentata al mondo con il nome di Cinematografo, Kinema: movimento e Grapho: descrizione, la quale darà nome ai cinema e la nascita effettiva della settima arte. Contrariamente a quel che si pensa i fratelli Lumière non furono i primi a realizzare una sequenza cinematografica, nel 1800 infatti furono diversi ad avere a che fare con le prime immagini in movimento della storia. Nel 1887 ad esempio, Daguerre, girò un filmato di pochissimi secondi di un uomo ripreso mentre gira un angolo.


IL CACCIATORE DI TALENTI di Diana Gastaldi Durante questo mese, girovagando (e perdendomi) tra il labirinto di corridoi della sede in via Puccinotti, mi sono imbattuta in un gruppo di ragazzi che hanno catturato la mia attenzione. Ho deciso quindi, di intervistarli cercando di scoprire il percorso (e anche qualche trucchetto) di questi giovani talentosi.

Cercando di ritrovare la diritta via nella classe IVD ho incontrato Marina Margheri, una brillante violoncellista che mi ha spiegato nei minimi dettagli la vita di un musicista. Il suo segreto per restare concentrati durante i concerti? “Dipende da tutto quello che viene prima” - mi risponde lei poi aggiungendo - “se devo esibirmi come solista, mi concentro sul brano che devo eseguire, mentre se siamo in gruppo (ad esempio nella musica da camera) cerco di creare insieme ai miei compagni una concentrazione di gruppo riguardando gli attacchi e le pause.” mary_m_1500

In IVC ho trovato la band HSO composta da quattro ragazzi: il cantante Giulio Romeni, Samuele Vinattier come chitarrista, alla batteria c’è Giovanni Braconi ed infine il bassista Samuele Carti. Questa band sta per arrivare nelle piattaforme di Youtube, Spotify e i Tunes. Grazie alle notti insonni di Giulio passate a scrivere testi di canzoni e alle conoscenze musicali dei tre strumentisti gli HSO pubblicheranno a breve le loro canzoni, difatti a gennaio uscirà il loro primo brano denominato Coincidenza. hso_band

In IVC mi stava aspettando Dimitri Germani, chiamato su Youtube lil dima. Inizialmente Dimitri produceva basi musicali per un’amica e, dopo averne accumulate un bel po’, ha deciso di dargli una nuova vita aggiungendo un testo e pubblicando il brano su Youtube. Le sue composizioni sono molto soggettive, infatti cerca di dare una forma alle sue emozioni.

lil.dimaa

lil dima


DIARIO DI SOPRAVVIVENZA PER IL LICEO di Alessia Oreti

Spesso i drammi scolastici ci fanno perdere la fame e il sonno.

La scuola rappresenta una grande parte della nostra adolescenza. Ci insegna non solo a

tradurre dal greco o le regole base della musica, ma anche come comportarsi in varie situazioni della vita di ogni giorno.

Una classe media è composta da circa venti alunni, ognuno con la propria mentalità e un modo proprio di reagire alle varie situazioni. Come trovare, dunque, un equilibrio per resistere cinque anni? (Non escludiamo che possano essere di più!)

La cattiveria gratuita è l'arma più letale all'interno di un gruppo di compagni: è molto spesso più facile esprimere le proprie idee alle spalle del diretto interessato, soprattutto quando sembra quest'ultimo fuggire dai suoi impegni. Dovremmo forse fare un passo indietro e contare fino a dieci prima di esprimere un'opinione, si potrebbero evitare spiacevoli fraintesi o litigi. Nessuno di noi conosce così bene la vita degli altri, da poter giudicare.

Aiutarsi, perché no? Abbiamo tutti quel momento di distrazione, che molto spesso, ovviamente, coincide con l'istante in cui il professore decide di dettare i compiti per la lezione seguente. Ma non importa, qualcuno li avrà pur scritti! Basta chiedere sul gruppo di classe, o forse no? “Ragazzi, i compiti di matematica?”. Nessuna risposta. Il diario era forse troppo lontano, o magari erano fuori casa, stavano dormendo? Chissà! Ma i compiti? Nessuna risposta. Eppure basterebbero pochi

secondi per fare un gesto cortese, che probabilmente verrebbe ricambiato nel

momento del bisogno.

Le amicizie non sono necessarie! Non possiamo farci andare bene delle persone solo perché siamo costretti a condividere la stessa stanza per sei giorni alla settimana. Essere amici è un passo avanti, un gradino più in alto e non è un legame obbligatorio. Basterebbe il rispetto reciproco.

I dibattiti non devono diventare litigi. A volte serve spalleggiarsi. Perdonarsi è più semplice di quanto sembri. Ascoltarsi è alla base della pacifica convivenza.

Non serve molto per andare d'accordo, pensateci.

I dibattiti non devono diventare litigi

A volte serve spalleggiarsi

Ascoltarsi è alla base di una convivenza pacifica




 

Testo: Diego Braschi, Riccardo Moscatelli, Pietro Santi Disegno: Francesca Tirinnanzi


I GIORNALINO X EVENTI I SUOI PRIMI 100 ANNI

La storia d’Italia dai banchi di scuola del Liceo Dante di Firenze di Pietro Santi foto di Silvia Brizioli Lunedì 9 dicembre si è tenuta al Liceo Dante una conferenza sulla storia d’Italia vissuta tra i banchi di scuola, dall’Unità fino alla conclusione della Seconda Guerra Mondiale. Il relatore, professor Salvatore Cingari, ha ricercato nell’archivio della scuola alcuni documenti scritti dai presidi, professori e studenti. Da tali fonti, il professore ha tratto un libro di argomento storico. Grazie a questo evento, gli alunni che hanno partecipato hanno potuto conoscere la storia da un diverso punto di vista, usufruendo della possibilità di ascoltare ciò che avvenne come lo scrissero gli studenti dell’epoca. Il Dante nacque nel 1853 come prima scuola laica. Fin dall’inizio gli studenti del Liceo si schierarono a favore dell’Unità d’Italia e con l’avvento di questa, il fervore patriottico si fece ancor più sentire, anche nel campo militare“Abituatevi alla disciplina del soldato, abituandovi oggi alla disciplina della scuola”. Con lo scorrere del tempo e con la Grande Guerra alle porte si evince dagli scritti e lettere, che studenti e professori fossero energici interventisti e in seguito, grandi sostenitori del fascismo che veniva sempre esaltato durante le ore di lezione. Purtroppo nel 1938 furono emanate le leggi razziali in Itali. Dunque pure al Liceo Dante tutti gli studenti ebrei dovettero abbandonare la scuola... Durante l’anno 1944 da scuola fascista e nazionalista l’istituto diventò di stampo politicamente neutrale. Dalla relazione del professor Cingari è emerso anche che l’ideologia nazionalista, interventista e fascista era prevalentemente perseguita dalle persone colte e della buona società, non dai contadini e dal proletariato.


I GIORNALINO X EVENTI

SELLO HATANG A FIRENZE! di Aurora Gori foto di Silvia Brizioli Nell’ambito delle iniziative organizzate in occasione dell’anniversario della morte di Nelson Mandela, il giorno lunedì 9 dicembre, Sello Hatang, amministratore delegato della Nelson Mandela Foundation, fondata nel 1999 da Nelson Mandela, ha incontrato gli studenti del nostro Istituto, illustrando loro quelli che sono stati i valori e gli ideali a cui

Nelson Mandela dedicò la sua intera vita. L’ incontro è iniziato con la visione di un breve filmato di introduzione alla Nelson Mandela Foundation: quest’associazione concentra il suo lavoro nel contribuire alla realizzazione di società giuste mobilitando l’eredità di Nelson Mandela, fornendo al pubblico libero accesso alle informazioni


sulla sua vita e sui suoi ideali e organizzando importanti dialoghi sulle questioni sociali fondamentali. La Fondazione è nata su tre saldi principi: la democrazia, l’importanza dei diritti dell’uomo e il raggiungimento della pace. “Noi tutti possiamo aiutare a formare un mondo migliore per coloro che verranno”, è stata una delle prime frasi che il signor Hatang ha rivolto a noi ragazzi. “Non possiamo rassegnarci a pensare di vivere in modo normale, in un mondo che di normale ha ben poco. Ma non dobbiamo mai smettere di avere speranza; perché la vita senza speranza, è una vita vuota, noiosa e senza significato. Come una fenice, che rinasce dalle sue ceneri, dobbiamo bruciare prima di risorgere”.

Parole emozionanti, a seguito delle quali Hatang ci ha fatto una domanda. “Qual è la cosa che vi tiene svegli di notte, che vi fa riflettere?” Prima con un po' di timidezza, poi pian piano con sempre più decisione, abbiamo risposto, e sono venute fuori risposte interessanti e veramente profonde: l’odio, i problemi economici di alcune parti del mondo, l’indifferenza delle persone nei confronti di tutto ciò che sta accadendo… Entrando nella seconda parte dell’incontro, Sello Hatang ha voluto raccontarci parte della sua vita: di come suo padre lasciando sua madre abbia abbandonato anche il resto della famiglia, le dure condizioni in cui ha dovuto passare l’infanzia con cinque fratelli, dei soldi che scarseggiavano anche solo per


mangiare. A conferma di ciò, ecco uno degli aneddoti che ci ha riferito: “Ero all’università. Avevo a malapena i soldi per pagarmi i libri. Una sera telefonai a mia madre da una vecchia cabina telefonica, una di quelle che ti fanno pagare dopo aver terminato la telefonata, per chiederle un po' di soldi per mangiare. A chi mi ascoltava, ma non riusciva a sentire cosa mi rispondeva mia madre, doveva sembrare che io fossi ricco, pieno di soldi; lei invece mi disse che non poteva spedirmi dei soldi perché semplicemente non ne aveva. Quando riattaccai, l’uomo che era lì mi disse quanto avevo speso, e io mi resi conto di non avere neanche la metà di ciò che mi chiedeva. Gli dissi che sarei andato in camera a prendere il resto dei soldi, ma lui volle che lasciassi qualcosa in pegno: così mi tolsi scarpe e calzini e camminai fino alla mia camera a piedi nudi. Quel giorno capii che la povertà prima di tutto di toglie la dignità; e mentre camminavo promisi a me stesso che avrei fatto tutto ciò che potevo perché nessun altro, uomo o bambino che fosse, provasse la vergogna che stavo provando io.

Ho lottato per tirarmi fuori da quella situazione e non ho mai smesso di credere ai miei sogni”. Da qui il forte desiderio, mai estinto del signor Hatang, di aiutare gli altri. In particolar modo si è concentrato sul Sud Africa dove uno dei principali problemi è quello della terra. Una delle prime leggi dell’Apartheid riguardava proprio il territorio: i neri non potevano possedere più del 13% della terra, che per la maggior parte


apparteneva ai bianchi. Quindi il 10% della popolazione possedeva il 90% delle terre e il 10% delle terre era occupato dal 90% della popolazione. Problema che hanno fatto di tutto per risolvere e che ora, anche con l’aiuto della Nelson Mandela Foundation, stanno riuscendo a sistemare. È stato un incontro molto emozionante, educativo e penso abbia fatto riflettere molti di noi su molte questioni che prima forse non avremmo mai sfiorato con la mente perché troppo lontane dalla nostra realtà. Alla fine penso sia stato questo il messaggio più importante: imparare a rivolgere la propria

attenzione verso problemi che magari non ci riguardano da vicino, ma che alla lunga potrebbero diventare i problemi, se non nostri, delle persone che amiamo: e allora ci ritroveremmo con l’acqua alla gola, proprio nelle stesse condizioni di molte persone in giro per il mondo in questo preciso istante. Perché aspettare quel momento, se abbiamo la possibilità e i mezzi, ora, per poter fare qualcosa? “Nelson Mandela è stato un grande leader, pronto a sacrificare tutto, anche la propria vita, per i suoi ideali”


I GIORNALINO X EVENTI

Container Careggi

di Aurora Gori foto di Silvia Brizioli


Per gli eventi in ambito artistico, martedì 10 dicembre si è tenuta all’Ospedale Ponte Nuovo l’inaugurazione dei murales sui container in partenza per l’Africa, realizzati da sei studentesse del Liceo Artistico. I cinque container sono pieni di materiali sanitari dismessi, ma ancora perfettamente funzionanti, donati dall’ospedale di Careggi, destinati ai paesi del Senegal che ne hanno più bisogno. Flavia Miele, Micaela Bailo, Miriam Dota, Elisa Beni, Chiara Mezzacapo e Sabrina Porro sono le sei ragazze che per due mesi, con il sole e con la pioggia, si sono impegnate per dipingere i container, ogni sabato e lunedì mattina all’interno di un progetto di alternanza scuola lavoro. Promotore del progetto è stato il responsabile della cooperazione internazionale dell’azienda ospedaliero universitaria di Careggi Mario Macchia. In questi anni sono stati spediti via mare arredi sanitari, letti, indumenti sanitari, medicinali, ma anche gel ultrasuoni e carta per le ecografie. Il murales che ci hanno descritto durante l’evento è stato ideato da Flavia Miele: partendo da destra, il dipinto rappresenta il volto di una giovane ragazza (ispirato al murales di Mandela in piazza Leopoldo) circondato da

simboli tribali e fiori tipici del Senegal. Poi appaiono due animali, la giraffa e la leonessa; in particolare la leonessa è l’animale simbolo del paese. E infine lo skyline di Firenze in alto a sinistra a simboleggiare l’unione che si sta già instaurando tra la nostra città e il paese del Senegal. All’inaugurazione era presente anche il console del Senegal, che ha ringraziato da parte dell’ambasciatore e di tutto il suo paese le studentesse per l’impegno e la passione dimostrate. E’ anche stato molto felice di incontrare i percussionisti del Liceo Musicale, i Pulsar, che ci hanno tenuto compagnia prima e dopo l’inaugurazione con la loro travolgente musica.


Angolo del Poeta “La poesia è quando un’emozione ha $ova% il suo pensiero e il pensiero ha $ova% le parole. “

Robert Lee Frost 
 INVIDIA VERSO I PITTORI di F.C.

SOGNI

Girare per la campagna e vedere

Gli ulivi dal nodoso tronco e i rovi

Dalle braccia spinose fa sgorgare

L'invidia dentro me verso i pittori.

Ho fatto un sogno

Fatto di astri e CO2,

Fatto di ossa che non sono le mie,

Fatto di matite con cui non si può colorare,

Di nuvole pesanti e laghi troppo profondi

Ho fatto un sogno

Senza sapere di sognare,

Senza neppure dormire

Né sapere come fare

Ho fatto un sogno e ho avuto paura di svegliarmi

Ho fatto un sogno

E tu eri con me pur non essendoci

Ho fatto un sogno

Ed è finito.

Il mio sogno pieno di mari di carta

E ali spezzate

È tornato a dormire.

Pura e semplice la loro arte nasce

Da un tratto di matita o di pennello

Che ovunque lascia, schietto ed elegante,

I contorni ed il ritratto del bello.

Allo scrittore invece il duro compito

Di usare queste immobili parole

Per disegnare la natura viva.

È meglio lasciare il foglio candido:

È infinita la mole di parole

Da usare nella nostra breve vita.

di Hygge


VIA DE’ BOSCONI di Cosimo Calvelli

Lungi arboree,

Si stagliano le campagne

Da tanta vita restituite.

'l mondo

È cantico novo

Di acre odor di verde

Nel bianco del mattino

Che vita risvegliò

E 'l sorgere del sole

Si innalza sulle case

Brillanti di mattoni

Imperando va'

Negl'atri più bui

Di silenzi oltrumani

Di natural splendore

Il lume giacerà

E 'l chiurlo che ci desta

Là fuori la fenestra

Al primo raggio di vita

Melodia mai sentita

L'anima ristorar

E l'aria odor de fresco

Come vita appena colta

De la villa morta

Che vive di un riflesso

Di un tempo a lungo perso

Che grida e crollerà

Ma il vento soffia piano

E ti spira sul viso

Mio dolce paradiso

E 'l provare sì visione

Che pace ci darà

E allor che di natura

Che forza, irrompe, paga

Ne scopro la bellezza

In una goccia di rugiada.


Angolo del Disegna%re

Sinagoga, David Forti

 

Battistero, David Forti


RECENSENDO… TITOLO: Storie di ordinaria follia.

AUTORE: Charles Bukowski.

Discusso poeta e scrittore tedesco dalla turbolenta vita che dà ispirazione ai suoi scritti. Incompreso e amato, binomio della sua esistenza.

CASA EDITRICE: Feltrinelli.

COLLANA: Universale economica Feltrinelli.

ANNO DI PUBBLICAZIONE: 1972.

GENERE: Romanzo narrativo.

TRAMA: Storie di ordinaria follia, così come ci suggerisce il titolo, è una raccolta di 42 racconti, talvolta autobiografici, talvolta surreali o di pura fantasia. Tocca, molto direttamente, argomenti come il sesso, l'alcol, le scommesse e le donne.

COMMENTO: I racconti di Bukowski sono molto umani. Non sembrano nascondere un tema più profondo al loro

Mostra di Natalia Goncharova a Palazzo Strozzi di Riccardo Moscatelli foto di Maria Vittoria D’Annunzio Posso ben asserire di essere rimasto piacevolmente colpito da quest'artista, che prima della mostra non conoscevo affatto. Devo dire che la personalità della Goncharova, il suo essere anticonvenzionale, influenzi notevolmente il suo stile, sì moderno, ma anche tradizionale sotto certi aspetti. Parlando in particolare della mostra, possiamo notare come nei suoi quadri giovanili si ispirasse principalmente a grandi pittori come Gauguin, Matisse e Picasso, pur non rinunciando a prendere spunto dalla tradizionale pittura russa, passando, in seguito al suo trasferimento a Parigi a uno stile più occidentale. Da non dimenticare la sua vicinanza al Futurismo, movimento che la influenzò sin da giovane, ma soprattutto dopo il suo periodo romano, durante il quale ebbe continui contatti con

interno, è probabilmente questo il motivo per il quale hanno suscitato tante discussioni da parte della critica. Gli argomenti trattati rappresentano i vizi e le debolezze dell'uomo, alle quale spesso sembra arrendersi, cercando di giustificarle. Altre volte pare invece che voglia combatterle, riuscendoci o ricadendo nelle vecchie abitudini. Un'autobiografia eccentrica, che porta a cercare una spiegazione ad ogni follia e esagerazione, che affascina e intriga, parlando di una vita sbandata ma totalmente e crudelmente reale.

VOTO: 3,5/5

Alice Oreti

Marinetti e gli altri futuristi italiani. Personalmente mi sono piaciuti molto Il ciclista, La falciatura e La contadina dalla provincia di Tula. Sono tutti diversi, ma tutti ugualmente belli. È proprio questa, secondo me, la forza della Goncharova, ovvero il suo essere eclettica, il suo riuscire a saltare da una tecnica e un colore all'altro senza risultare caotica e avere un suo stile così riconoscibile. Alla fine penso che lei, fra tutti gli artisti che ho conosciuto (non tanti) sia stata quella che mi ha sorpreso di più, forse anche perché non avendola mai sentita prima pensavo che fosse una pittrice non mediocre, ma nemmeno eccezionale, e in realtà eccezionale dal mio punto di vista lo è davvero, davvero non ha niente da invidiare ad altri artisti uomini, forse è anche più brava di alcuni di loro, anzi sicuramente. Diciamo che però l'essere donna l'ha molto ostacolata, e per questo è restata un po' nell'ombra. Per apprezzarla veramente si dovrebbero vedere i suoi quadri dal vivo, perché con le parole non possono essere descritti.


GENNAIO ARTE

LETTURE

MUSICA

DALL’8 AL 20

14

17

ARTISTI IN VETRINA

CONCERTI AL CHERUBINI

NOTTE NAZIONALE DEI LICEI CLASSICI

Vetrina della sede di Via San Gallo Mostre a cura di studenti ed ex studenti.

DAL 22 AL 3/02 ARTISTI IN VETRINA Vetrina della sede di Via San Gallo Mostre a cura di studenti ed ex studenti del Liceo Artistico.

ore 18:00 Sala dei giochi, Villa Favard Esibizione di solisti e gruppi da camera del Liceo Musicale.

23 POMERIGGI PIANISTICI ore 17:30 Checcacci Store, Firenze Pianisti del Liceo Musicale in concerto.

ore 18:00 Sede di via F. Puccinotti Letture animate, conferenze, presentazione di libri, interventi sulla cultura classica a cura del Liceo Classico.

20 INCONTRI CON GLI AUTORI Potere alle parole, come usarle nel modo giusto. ore 11:00 Teatrino sede di via Puccinotti Incontro con la scrittrice Vera Gheno, evento in collaborazione con Libreria Immaginaria e con il progetto “Lo struzzo a scuola” della casa editrice Einaudi.

28 MARTEDARTE Melpomene - La morte e la tragedia ore 18:00 Teatrino sede di via F. Puccinotti Progetto di interazione tra i tre Licei dell’Istituto.


CONTATTI i_giornalino I’ Giornalino dell’Alberti ilgiornalinoalbertidante @gmial.com


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