Diario di bordo - Federica Minnelli

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DIARIO DI BORDO

di Federica Minelli



DIARIO DI BORDO di Federica Minelli






12 Luglio 2017... partenza

Durante l'estate del 2017, dopo un periodo complesso, travolta da dubbi e curiosità, decido di partire... anche per fare pulizia da ciò che è stato e abbracciare il cambiamento, lasciandomi trasportare dalla poetica di un' artista contemporanea che vive in un piccolo paese di novantotto abitanti chiamato Fabiano. L'artista che sto raggiungendo si chiama Chiara Camoni ed è con lei che ho iniziato un rapporto epistolare attraverso il quale mi ha dato la possibilità di raggiungerla tra le sue montagne e di vivere un'esperienza formativa con lei e i suoi amici. vive lì con la sua famiglia. Il rapporto con l'altro ed il ciclo del tempo sono parte integrante del suo lavoro. Il passato la coinvolge e la stimola quanto ciò che le è più sfuggente e incerto. Il paese è abbracciato dalle Alpi Apuane, lassù la roccia marmorea racconta una storia di grandi artisti e popoli, che nei secoli l'hanno scavata, attraversata e anche stravolta, lasciando evidenti i loro segni, ancora oggi gli scavi sono aperti. Quello che mi emoziona mentre mi "arrampico" sulla montagna con la vecchia seicento rossa, colma di bagagli con dentro sogni, adrenalina, incertezza, domande e zero risposte, voglia di fare e di imparare il più possibile; insieme al mio coniglio Cassiopea e Daniele il mio "compagno di avventure", che gentilmente ha deciso di seguirmi anche questa volta per questa partenza organizzata in poco tempo, quello che mi emoziona è anche solo l'idea di percorrere una strada che dalla montagna si estende fino al mare, questa è stata progettata da Michelangelo Buonarroti su richiesta di Giovanni de Medici nel periodo che va dal 1518 al 1521 per la riapertura delle cave e il trasporto del marmo, questa strada viene anche chiamata "via di Michelangelo" o "via dei marmi ". Mentre attraversiamo questo percorso incontaminato ripido e dalle curve taglienti, ombreggiate dai grandi castagni facenti parte di una vegetazione rigogliosa. Nel cammino ci accorgiamo che il grigio della strada viene mangiato dal verde dei cespugli, e più ci avviciniamo verso le frazioni in pietra, come vecchi paesini medievali, arroccate sulla montagna, più le piante ci portano quasi agli estremi della via e non posso fare a meno di lasciarmi divorare da quelle montagne dalle grandi incisioni,


che ad un certo punto ci fanno inchiodare a metà strada, mostrandoci i loro forti rilievi placati dalla calma piatta dell'orizzonte e del mare.

Finalmente eccoci arrivare al parcheggio dove sembra essere arrivati a destinazione, in realtà ci sono ancora più di 100 metri da percorre a piedi, con i bagagli di due mesi in mano, ci incamminiamo attraverso i sentieri del paese, fino a lasciare i bagagli nella casa rosa, il luogo dove alloggerò per un pò.


é una casa aggrappata alla montagna, attraversata dagli animali del bosco, spaziosa e accogliente, sicuramente un buon luogo per riflettere e liberare la mente. In questo diario di bordo mi piacerebbe raccontare di quanto il meraviglioso e il piccolo, l'incontaminato e il limpido mi hanno insegnato nel periodo che va da Luglio a Novembre di questo anno.

“A volte q uando comin cio un nuov esattamente d o ciclo di o ove sto and pere non so ando. Faccio ma le ragion con decision i quelle arr e delle cose ivano dopo associazio , . Seguo u ni, accostame n fl u n s ti s , intuizion una necessi i. Potrei dir o di tà. Da un s e che seguo imile grovig un ordine, u lio si dipan na posizio a una forma ne. E così u triangolo, u , na linea, un na pallina, u cerchio, un n fiore, una le dita di un scacchiera, u a mano, un v na sequenz iso, una cos a, tellazione, un tempo”.


La ricerca di Chiara Camoni è incentrata sia sulla scultura che sul disegno, l'artista è meditativa e manuale, interiore, analitica e antropologica. Organizza il suo lavoro partendo spesso dall'utilizzo di materiali trovati casualmente, o dalle esperienze che ha coltivato con le persone vicine. Nel Disegno si contraddistingue per le riflessioni sul ciclo del tempo e della durata dei momenti, e sul coinvolgimento e la collaborazione di altre persone. Per sentire a pieno la sua poetica non si può non andare nel luogo in cui vive, le sue opere somigliano alle montagne intorno e al suo giardino dove concepisce i suoi lavori. Questi nascono spesso su di un tavolo di marmo ricoperto da una tovaglia con un motivo di ciliege, è un luogo dove la quotidianità e un fare si intersecano tra loro, quello che viene a crearsi è uno "spazio magico", come può essere quello di un gioco, così nascono le sue idee. Chiara dice che un atelier potrebbe essere ovunque, e che molte volte ci si trova in un luogo e si sente che è quello giusto, in cui puoi lavorare come giocare, un gioco istintivo, ricco di pause, soluzioni infinite, riflessioni e silenzi.

Chiara Camoni, Barricade, 2006, clay vases, water, flowers variable dimensions


Per esempio nell'istallazione "senza titolo, mosaico", l'artista ricava dall'ambiente che la circonda, durante le sue passeggiate, numerosi frammenti di marmo, pezzi che vengono scartati dai marmisti dell'alta Versilia e poi gettati nei corsi d'acqua, dove tramite questa si levigano e si consumano nella forma e nel colore: "Testimoniano un ciclo: il marmo, tolto dalla montagna, è stato trasformato in manufatto dall'uomo; gettato nel fiume, lentamente torna al suo stato di pietra"; non sono più dei manufatti, ne sassi, ma forme riplasmate dalla natura. L'artista con il suo lavoro e la sua visione, va a contrapporre la passeggera azione dell' uomo al ciclo infinito e durevole della natura, dando immagine ad una armoniosa coesistenza. Nella sua scultura, molti lavori non hanno mai forme chiuse, possono essere smontati e rimontati, ogni volta assumono forme e dimensioni diverse, questo avviene sia nei suoi mosaici che nelle sue creazioni in terra cotta, "si modificano come organismi viventi" racconta Chiara Camoni.

Chiara Camoni, Nessun titolo, Mosaico 2011- 2012 Marble 390 x 45 cm, variable dimensions,



dopo tre giorni Daniele torna a casa, passo ogni mattina e ogni pomeriggio con Chiara, i suoi due bambini Anna e Davide e Luca Bertolo il suo compagno, artista anche lui. Lei è sempre molto disponibile e insieme sperimentiamo, passando attraverso la creta, e il disegno, nel frattempo mi racconta del luogo in cui vive e di come è capitata in quella zona dell'Italia essendo lei di Piacenza; mi racconta che prima lavorava a Milano, poi dal 2004 comincia a lavorare con la Galleria SpazioA di Pistoia, con la quale lavora attualmente, li conosce Luca, lui già da tempo veniva in vacanza d'estate tra le alpi apuane. Poi insieme passano li tutte le estati e nel tempo decidono di tornare e di restare in quei luoghi tutta la vita. Chiara dice che in un qualche modo questo le ha anche permesso di fare pulizia nella sua mente dalle immagini già elaborate che si possono quotidianamente incontrare ogni giorno in una qualsiasi grande città, come le insegne pubblicitarie, cartelloni e schermi. Dunque la vita in montagna non solo da modo alla sua mente di sprigionare un particolare immaginario, ispirato ad un passato arcaico, ma riesce anche a stimolare corpo e mente, trovandosi in un luogo dove non tutto è già dato. Ora mi trovo nel loro giardino fiorito, sono seduta davanti al grande tavolo di pietra, guardo oltre e il mio sguardo si appoggia sul muretto che separa il giardino sopraelevato rispetto alle altre case del paese, essendo la casa su un punto più alto della montagna. Lo sguardo si arrampica tra le foglie di glicine aggrappate al muretto, in secondo piano l'orizzonte, Anna, la bambina di Chiara ogni giorno lo sfiora tra le mani immaginando di accarezzarlo, prenderlo e portarlo con se tra i suoi giochi, mi lascio sorprendere e stimolare da tutto questo e fantastico sul foglio di carta, con l'idea di reinterpretare ciò che vedo attraverso quelle palline di creta che nei giorni precedenti ho schiacciato tra le mani seguendo un suggerimento di Chiara,


che poi ho lasciato seccare e che infine ho legato insieme, in modo da creare una trama che desse l'impressione di un folto pelo di un'animale selvatico. Con la micromina traccio dei segni sul foglio, non riesco a smettere di analizzare quei pezzetti in creta da ogni punto di vista, così comincio a immaginare e disegnare soggetti e spazi, dentro di me interminabili, fino a discostarmi a volte da quella trama di creta secca che a tratti somiglia al mio coniglio e a tratti alle grandi montagne ai lati dell'orizzonte, di fronte a me, fino a disegnare con meraviglia il più piccolo filo d'erba del prato. Chiara mi osserva a fondo, mentre disegno quell'ammasso di creta grezzo intrecciato da un normale spago da cucina, così simile al mio coniglio Cassiopea, così simile per me ad ogni forma che osservo; ad un certo punto tutto ciò che ho intorno nell'immaginazione si trasforma in tutto ciò che voglio, così continuo ad analizzare quello che mi circonda e contiuamente a trasformarlo su carta, fino ad osservarlo sempre meno e a ripensarlo sempre di più attraverso un altro oggetto, come la trama di creta grezza, cambiando continuamente punto di vista dell'oggetto;


il foglio diventa così uno spazio di gioco bidimensionale e io sono li dentro piccola come un filo d'erba che gioco a ricomporre ogni volta quel paesaggio suggerito da qualcosa che sta al di fuori di me. In un pomeriggio intente nei lavori manuali, Chiara mi suggerisce di portare con me ogni giorno quel finto coniglio di creta aggrovigliato su se stesso in tutti i luoghi visitati durante l'estate, così ogni volta che mi accingo a cominciare una passeggiata aggiungo il coniglio finto nello zaino, insieme ai miei fogli di piccola dimensione, una matita, una gomma pane e Cassiopea (il coniglio vero) al guinzaglio; ho un nuovo compagno di viaggio.





Dopo averne parlato a lungo con Chiara, con un gran entusiasmo, decidiamo di preparare delle stoffe di seta; su queste realizziamo delle figure, spesso femminili, altre volte androgine, altre ancora sembrano quasi dei folletti, o delle figure con delle grandi radici al posto delle gambe, spaventapasseri, corpi di un passato antico o animali. L'idea è quella di rendere queste figure iconografiche, ognuna con le proprie caratteristiche. Le protagoniste delle tele nascono dalle piante e dagli arbusti della montagna e del suo giardino, dove Chiara vive, e rappresentano dei cicli stagionali. L'intero lavoro si chiamerà Senza Titolo (l'estate della festa). Ad un certo punto il luogo dove lavoriamo, ossia il suo grande tavolo di marmo diventa uno spazio magico situato all'interno della quotidianità di Chiara che stabilisce anche il ritmo del lavoro.



3/13 disegni a matita del taccuino estivo, da sinistra verso destra: 29-Luglio-2017 31-Luglio-2017 21-Agosto-2017



Che cos’è la stampa ecologica Ecoprint o stampa ecologica è un tecnica dalle origini antichissime, si dice che provenga da alcuni esperimenti realizzati dagli aborigeni australiani, la pionera di questa tecnica naturale è India Flint, un artista, alchimista botanica australiana. Ci sono diversi insegnanti sparsi in tutto il mondo che diffondono questo metodo di stampa che ha origine dalla tintura naturale, ma si differenzia da essa, mentre nella tintura avviene l' estrazione del colore dalle piante, con l' ecoprint dopo aver mordenzato il tessuto, le foglie, fiori e radici, vengono poste direttamente sulla stoffa, il tutto viene poi arrotolato su un tubo di gomma o su un bastone di bamboo (materiali neutri), e messo a cuocere per un pò di tempo. Il giorno dopo i rotoli verranno aperti. Le piante tintoree non solo lasciano una particolare tonalità cromatica, ma soprattutto imprimono sul supporto (cotone, seta, lana, lino, carta) la loro struttura; affascinante è che ogni foglia e ogni elemento utilizzato ha un proprio mondo, perchè sono tutti diversi tra loro, dunque accostati in un'unica tela danno la possibilità di poter realizzare, sperimentando, diversi ritmi e forme.


Le proprietà tintoree delle piante mutano ogni volta, in base alla stagione in cui vengono utilizzate, al tipo di supporto e alla scelta dei mordenti che servono per far virare e fissare il colore di una pianta. Una volta aperti i rotoli chiamati anche bundle, le stoffe vanno stese e ripulite dalle foglie ormai prive di colore e fatte ossigenare all'aria aperta e grazie a questo passaggio i colori mutano e soltanto dopo un giorno ci si rende conto di cosa si ha davanti, ma è sorprendente vedere che anche nei giorni successivi i toni e i disegni cambiano. È una tecnica imprevedibile.


Ecoprint (base) Di buon mattino recarsi ai fornelli, calcolare sul peso del tessuto il 7% di cremor tartaro nel pentolone, versare dell' acqua, versare la polvere di cremor tartaro mescolare, mescolare, mescolare, far scaldare l' intruglio senza raggiungere l' ebollizione, ed immergere la seta. Mordenzare, mordenzare, mordenzare... senza superare i 98°, soltanto dopo un' ora, estrarre la stoffa. In un altro pentolone Calcolare sul peso del tessuto il 20% di allume di rocca, insieme all'acqua mescolare, mescolare, mescolare, senza superare i 98°, immergere il cotone. Mordenzare, mordenzare, mordenzare... durante la mordenzatura non immergere mai nello stesso pentolone due stoffe con fibre differenti.


La mordenzatura fa in modo che il pigmento tintorio si leghi con la fibra. Per definizione il mordente, che è un sale di un metallo, lega le proteine della fibra al colore, in maniera forte e stabile. Se si vuole realizzare un' immagine speculare, come nel caso delle figure dell' Estate e dell' Autunno, stendere il cotone, sopra il tavolo, utile per dare definizione ai colori e alle forme, essendo un tessuto particolarmente assorbente, trattiene l'acqua e non acquerella i colori. Sopra di esso la seta, sopra la seta spruzzare una miscela di acqua e solfato di ferro se si vuole far virare i colori delle piante nei toni del bruno,


o una miscela di acqua e aceto se si vuole far virare i colori nei toni del giallo, o una miscela di acqua e rame se si vuole far virare i colori nei toni del verde e del rosso, o tutte e tre se si vuol sperimentare. Realizzare qualsivoglia composizione, pescando radici e foglie nel cestino. Appoggiarle solo su un lato della stoffa, poi la stoffa andrà chiusa su se stessa. Schiacciarle con cura con le mani e con ingegno. Per far aderire ogni pianta alla superfice, stendere successivamente una pellicola da cucina di protezione su tutta la superfice della stoffa, per evitare la sovrapposizione delle foglie mentre si va ad arrotolare la stoffa al bastone di bamboo. Coprire ancora con la pellicola

Posso cons ervare le fo glie per un riodo di te lungo pempo, lascian dole pressa di giornale, te tra fogli oppure con g e larle in dell Mentre pe e bustine. r un breve periodo di anche solo c tempo basta oprirle con d e lle coperte i nell ‘ acqua mbevute .


e con lo spago realizzare una sorta di reticolo intorno al bundle, come fosse un "insaccato" evitando così bolle d'aria o di acqua. Mettere a cuocere. È importante che la temperatura di cottura non raggiunga la bollitura perchè si lavora con fibre che non amano le alte temperature. E importante è non avere fretta, ma affrettarsi lentamente, aspettare solo il giorno dopo per aprire i bundle. Ricorda alle foglie piace cambiare.

Ricorda, pr ima di reali zzare una ne con le fo composizi glie , che q ou e s te sul retro loro forma, lasciano la davanti lasci ano il loro perimetro.

...

Curiosità

utunno, A n i o n i n no più tan sita nelle piante a n o i g i r p s ntorea in ti Le piante tà pree i e r t p n o e r m p r a a l l o è to è partic il tannino s e u l meloe Q n . , i a r s u c o s r oce, nella che da gli n l macco, e n m , o o s n l g e ta n s , a c nell’’acero sente nel , o n ta s a c o l’’ipp grano, nel nell ‘ eucalipto... cia, nella quer


TINTURA CON CLOROFILLA Dopo aver fatto diversi esperimenti, negli ultimi giorni proviamo a tingere la stoffa di verde estraendo la clorofilla direttamente dalle piante. Così spezzettiamo fili d'erba, rosmarino, foglie di castagno, erba cipollina, salvia, mimosa, qualche foglia di melograno ornamentale... insomma più o meno quasi tutti i vegetali presenti nel giardino di Chiara! In una pentola con un pò di acqua fredda, mescoliamo un pò l'intruglio e lo lasciamo fermo per un quarto d'ora, così facendo estraiamo il colore dalle piante. Dopodiché Prepariamo il decotto, ci rechiamo ai fornelli e mettiamo a cuocere l'intruglio per 45 minuti, a non più di 50°. In seguito filtriamo le erbe, aggiungiamo dell'acqua






















Non è difficile da realizzare, ma ha dei tempi lunghi e la vera difficoltà sta nel saperlo aspettare. Come quando si attende una lettera che proviene da un lungo viaggio...


Chiara Camoni (with Federica Minelli) Le Sete (the summer of the party) 2017, vegetal print on silk, cm 40 x 80






Chiara Camoni (with Federica Minelli) Le Sete (the summer of the party) 2017, vegetal print on silk, cm 40 x 80






Una mattina di Agosto, Chiara mi chiede di accompagnarla al maneggio, dove la attende il suo cavallo, Cabira, così in prima mattinata ci avviamo per raggiungere i piedi della montagna, in quelle ore lassù, in particolar modo d' estate, il cielo è limpido a tal punto da riuscire ad intravedere la Corsica. Raggiungiamo il maneggio, sembra quasi una fattoria, incontro cavalli al galoppo, un gatto a due zampe, una gallina e suoi pulcini che zampettano tra le nostre gambe, un lama dagli occhi grandi e un maiale socievole, senza occhi e dalla buffa anatomia, la sua ciccia si è un pò appoggiata ovunque sul suo corpo, anche sul muso, sembra quasi che questa gli stia mangiando il naso. Chiara mi racconta che un cavallo del maneggio non si addormenta finchè il maiale non entra nella stalla insieme a lui, e insieme passano la nottata... Attendo Chiara che sta galoppando nel recinto insieme agli amici del maneggio, dondolandomi su un finto cavallo appeso tra due alberi, come fosse un'amaca, in realtà questo serve per insegnare ai bambini a montare in sella. Il proprietario del maneggio mi propone di salire su un cavallo, lo ringrazio, ma preferisco rimanere a ritrarre il maiale seduta su quello finto.



Le Sete (in the autumn) 2017, vegetal print on silk, cm 50 x 100






Le Sete (in the autumn) 2017, vegetal print on silk, cm 90 x 180









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