INDIVIDUI IUDIVIDNI
Edgar Lee Masters - Laura Affatato
INDIVIDUI selezione di poesie liberamente tratte da Antologia di Spoon River di Edgar
Opere di
Lee Masters
Laura Affatato
Le poesie: portano una sorta di pace. Senza anestetizzare o dare facili rassicurazioni, ma riconoscendo e promettendo che ciò di cui si è fatta esperienza non può svanire come se non fosse mai stato.
Introduzione Sentirsi -come umanità, e non solo come individuo- sprecati, come vediamo sprecati dalla natura i singoli fiori è un sentimento al di sopra di ogni sentimento. Ma chi ne è capace? Certamente solo un poeta. Edgar Lee Masters nel libro Antologia di Spoon River del 1915 immagina che i defunti della cittadina di Spoon River, sepolti in uno di quei cimiteri posti su una collina, come ve ne sono tanti in America, recitino da sé il proprio epitaffio. Con l’autore entra nella narrativa la voce umana: una voce severa che suggella un mondo lirico sotto specie di giudizio e di memoria. La realtà è vista sotto l’aspetto del ricordo: gli epitaffi non ci descrivono quello che il villaggio è stato, ma quanto del villaggio hanno fantasticato i suoi morti. I personaggi di E. L. Masters si esprimono con estrema sincerità perchè non hanno più da aspettarsi niente, non hanno più niente da pensare. Così parlano come da vivi non sono mai stati capaci di fare. E con tale sincerità mi sono proposta di dare un volto a questi individui. Non ho mai cercato di fare un quadro, ma un brano di vita. Fare come la mamma che legge una storia ad un bambino prima di addormentarsi. Concede a lui del tempo, in realtà tutta una vita, per farlo pensare, sognare e alla fine chiudere gli occhi e lasciare solo a lui immaginare, sperando che in qualche modo quel racconto gli sia servito anche solo per addormentarsi. E’ incredibile come in un attimo quello che è stato non c’è più. Spero solo che nel ricordo, in qualche modo rifiorisca un’ebrezza che arriva diritta allo stomaco e che travalichi giù nella discesa della lacrima. Il profumo del per sempre è profumo antico come il sonno, familiare ai vivi come ai morti.
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OPERE - POESIE
Fletcher McGee
Mi prese la forza minuto per minuto, mi prese la vita ora per ora, mi succhiò come una luna febbricitante che fruga il mondo nel suo giro. I giorni passarono come ombre, i minuti rotarono come stelle. Mi prese dal cuore la pietà, e la trasformò in sorrisi. Era un pugno di creta di scultore, e i miei segreti pensieri erano dita: volavano dietro la sua fronte pensosa e la segnavano di una pena profonda. Le sigillarono le labbra, le afflosciaron le guance, e le gonfiarono gli occhi di dolore. La mia anima era entrata nella creta, lottando come una schiera di diavoli. Non era mia, non era sua; lei la teneva, ma queste lotte le modellarono un volto che detestava, un volto che io temevo di vedere. Battei alle finestre, scossi i paletti. Mi nascosi in un angolo... e allora ella morì e mi perseguitò col suo spettro, e mi diede la caccia per tutta la vita.
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William e Emily
C’è qualcosa nella Morte che ricorda l’amore. Se con qualcuno con cui avete conosciuto la passione, e la vampa del giovane amore, dopo anni di vita comune, sentite spegnersi la fiamma; e così insieme svanite, a poco a poco, soavemente, per così dire abbracciati, nella stanza consueta c’è, fra gli spiriti, un unisono che ricorda l’amore.
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Wendell P. Bloyd
Cominciarono ad accusarmi di libertinaggio, non essendoci leggi antiblasfeme. Poi mi rinchiusero per pazzo, e qui un infermiere cattolico mi uccise di botte. La mia colpa fu questa: dissi che Dio mentì ad Adamo, e gli assegnò di condurre una vita da scemo, d’ignorare che al mondo c’è il bene e c’è il male. E quando Adamo imbrogliò Dio mangiando la mela e si rese conto della menzogna, Dio lo scacciò dall’Eden per impedirgli di cogliere il frutto della vita immortale. Santo cielo, voi gente assennata, ecco ciò che Dio stesso ne dice nel Genesi: << E il Signore Iddio disse: Ecco che l’uomo è diventato come uno di noi >> (un pò d’invidia, vedete) << a conoscere il bene e il male >> (la menzogna che tutto sia bene!); << e allora, perchè non allungasse la mano a prendere anche dell’albero della vita e mangiarne, e non vivesse eterno; per questo il Signore Iddio lo scacciò dal giardino dell’Eden >>. (La ragione per cui io credo che Dio crocifiggesse Suo Figlio, per uscire da quel brutto pasticcio, è che ciò è proprio degno di Lui).
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Il suonatore Jones
La terra ti suscita vibrazioni nel cuore: sei tu. E se la gente sa che sai suonare, suonare ti tocca, per tutta la vita. Che cosa vedi, una messe di trifoglio? O un largo prato tra te e il fiume? Nella meliga è il vento; ti freghi le mani perchè i buoi saran pronti al mercato; o ti accade di udire un fruscìo di gonnelle come al Boschetto quando ballano le ragazze. Per Cooney Potter una pila di polvere o un vortice di foglie volean dire siccità; a me pareva fosse Sammy Testa-rossa quando fa il passo sul motivo di Toor-a-Loor. Come potevo coltivare le mie terre, -non perliamo di ingrandirlecon la ridda di corni, fagotti e ottavini che cornacchie e pettirossi mi muovevano in testa, e il cigolìo di un molino a vento - solo questo? Mai una volta diedi mani all’aratro, che qualcuno non si fermasse nella strada e mi chiamasse per un ballo o una merenda. Finii con le stesse terre, finii con un violino spaccato e un ridere rauco e ricordi, e nemmeno un rimpianto.
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Zenas Witt
Avevo sedici anni, e facevo sogni terribili, mi vedevo macchie davanti agli occhi, e avevo i nervi stanchi. E non riuscivo a ricordare i libri che leggevo, come Frank Drummer che mandava a memoria pagine su pagine. La mia schiena era debole, e io mi tormentavo, e non capivo e balbettavo le lezioni, e se mi alzavo a recitarle avevo dimenticato tutto ciò che avevo studiato. Bene, vidi l’annuncio del dottor Weese, e là lessi stampato ogni cosa, proprio se mi avesse conosciuto; e anche i sogni con cui non potevo sfuggire. Così seppi che dovevo morir giovane, e mi tormentai finché presi una tosse, e allora i sogni cessarono. Allora dormii un sonno senza sogni qui sulla collina presso il fiume.
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Yee Bow
Mi mandarono alla Scuola della Domenica in Spoon River e tentarono d’indurmi ad abbandonare Confucio per Gesù. Non mi sarebbe andata peggio se avessi tentato d’indurli ad abbandonare Gesù per Confcio. Perchè senza preavviso, come se fosse uno scherzo, sbucando alle mie spalle, Harry Wiley, il figlio del sacerdote, mi ficcò le costole nei polmoni con una botta del suo pugno. E adesso io non riposerò mai coi miei antenati in Pechino e nessun figliuolo venererà la mia tomba.
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Dippold, l’ottico
Che cosa vedete adesso? Globi di rosso, giallo, porpora. Un momento! E adesso? Mio padre e mia madre e le mie sorelle. Si. E adesso? Cavalieri in armi, belle donne, visi gentili. Provate questa. Un campo di grano - una città. Benissimo! E adesso? Una donna giovane e angeli chini su di lei. Una lente più forte! E adesso? Molte donne dagli occhi vivi e labbra schiuse. Provate queste. Soltanto un bicchiere su un tavolo. Oh, capisco! Provate questa lente! Soltanto uno spazio vuoto - non vedo nulla in particolare. Bene, adesso! Pini, un lago, un cielo d’estate. Questa va meglio. E adesso? Un libro. Leggetemi una pagina. Non posso. Gli occhi mi sfuggono di là dalla pagina. Provate questa lente. Abissi d’aria. Ottima! E adesso? Luce, soltanto luce che trasforna tutto il mondo in giocattolo. Benissimo, faremo gli occhiali così.
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Judson Stoddard
Sulla cima di una montagna, sopra le nuvole che come un mare mi si stendevano ai piedi, dissi: quella vetta è il pensiero del Budda, e quella è la preghiera di Gesù, e questa il sogno di Platone, e quella laggiù il canto di Dante, e questa è Kant e questa è Newton, e questa Milton e questa Shakespeare, e questa la speranza della Madre Chiesa, e questa... ma tutte queste vette son poemi, poemi e preghiere che fendono le nubi. E dissi: << Che cosa fa Iddio, delle montagne che giungono quasi al cielo? >>
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Seth Compton
Quando morii, la Biblioteca circolante che avevo organizzato per Spoon River, e di cui avevo avuto cura per il bene di menti avide, fu venduta all’asta sulla pubblica piazza come per distruggere l’ultimo vestigio della mia memoria e della mia influenza. Giacché, tra i tuoi figli, quelli che non capivano l’importanza di conoscere Le Rovine di Volney come l’Analogia di Butler e il Faust così come Evangelina1, erano i veri potenti nel villaggio, e spesso mi chiedevate: << A che serve conoscere il male nel mondo? >> Io sono fuori dalla tua strada ora, Spoon River; scegli il tuo bene e chiamalo il bene. Perchè io non riuscii mai a farti capire che nessuno sa che cosa è il male; e nessuno sa che cosa è vero se non sa che cosa è falso.
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Poema di H. Longfellow (1807-82).
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La signora Kessler
Il signor Kessler, sapete, era nell’esercito, e prendeva sei dollari al mese di pensione, e se ne stava sull’angolo della via a parlare di politica, o rimaneva in casa a leggere le Memorie di Grant; e io mantenevo la famiglia lavando e apprendendo i segreti di tutti da coperte e coltri, camicie e sottane, perchè le cose nuove diventano vecchie, alla fine, sono sostituite da migliori o non lo sono affatto: la gente può prosperare o decadere. E gli strappi e le toppe si allargano col tempo; né l’ago e il filo può seguire la rovina, e ci son macchie che sfidano il sapone, e ci sono colori che stingono vostro malgrado, per quanto vi si accusi di rovinare il vestito. Fazzoletti, tovaglie, hanno i loro segreti la lavandaia, la Vita, sa tutto intorno a ciò. E io che andai a tutti i funerali che ci furono a Spoon River, giuro che mai ho visto la faccia di un morto senza pensare che pareva qualcosa di lavato e stirato.
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Jonathan Houghton
Il gracchiare di una cornacchia e il canto esitante del tordo. Il tinnire di un campano laggiù, e la voce di un aratore sulla collina di Shipley. La foresta di là dal frutteto è calma della calma della mezza estate; e lungo la strada chioccola un carro carico di grano, che va ad Atterbury. Un vecchio siede sotto un albero e dorme, e una vecchia attraversa la strada, di ritorno dal frutteto, con una secchia di more. E un ragazzo giace nell’erba accanto ai piedi del vecchio, e guarda le nuvole veleggianti, e desidera, desidera, desidera, che cosa, non sa: la virilità, la vita, il mondo ignoto! Poi passarono trent’anni e il ragazzo ritornò spossato dalla vita e trovò il frutteto svanito e la foresta scomparsa e la casa data via e la strada coperta di polvere delle automobili e se stesso desiderare la collina!
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Lyman King
Forse pensi, viandante, che il Destino sia un trabocchetto esterno che puoi schivare usando previdenza e saggezza. Così puoi credere osservando la vita degli altri come chi, alla maniera di Dio, si piega su un formicaio e saprebbe evitarne gli ostacoli. Ma entra nella vita: e vedrai che il Destino a suo tempo ti si avvicina in forma della tua immagine allo specchio: o mentre siedi al focolare, solo, d’improvviso la sedia accanto a te conterrà un Ospite, e tu conoscerai quest’ ospite, potrai leggergli il messaggio negli occhi.
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Lucinda Matlock
Andavo a ballare a Chandlerville a giocavo alle carte a Winchester. Una volta cambiammo compagni ritornando in carrozza sotto la luna di giugno, e così conobbi Devis. Ci sposammo e vivemmo insieme settant’ anni, stando allegri, lavorando, allevando i dodici figli, otto dei quali ci morirono prima che avessi sessant’ anni. Filavo, tessevo, curavo la casa, vegliavo i malati, coltivavo il giardino e, la festa, andavo a spasso per i campi dove cantano le allodole, e lungo lo Spoon raccogliendo tante conchiglie, e tanti fiori e tante erbe medicinali gridando alle colline boscose, cantando alle verdi vallate. A novantasei a nni avevo vissuto abbastanza, ecco tutto, e passai a un dolce riposo. Cos’ è questo che sento di dolori e stanchezza, e ira, scontento e speranze fallite? Figli e figlie degeneri, la Vita è troppo forte per voi ci vuole vita per amare la Vita.
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Albert Schirding
Jonas Keene credeva di essere un infelice perchè i suoi figli eran tutti falliti. Ma io so di un destino che è peggio: esser noi falliti quando i figlioli riescono. Perchè io allevai un nido di aquile che volaron via alla fine, lasciandomi come una cornacchia sul ramo abbandonato. E allora, con l’ambizione di chiamarmi << Onorevole >> perchè mi ammirassero, tentai di ottenere l’Ispettorato scolastico spendendo ogni mio risparmio - e fallii. Quell’autunno mia figlia guadagnò il primo premio a Parigi per un suo quadro intitolato Il vecchio molino (era il molino ad acqua prima che Henry Wilkin lo trasformasse a vapore). L’idea che non ero degno di lei, mi uccise.
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Washington McNeely Ricco, onorato dai miei concittadini, padre di molti figli, nati da madre nobile, tutti allevati là nella grande villa, dove la città finisce. Guardate quel cedro sul prato! Tutti i miei figli frequentarono Ann Arbor, tutte le figlie Rockford, e la mia vita trascorreva, e accumulavo altre ricchezze e altri onori riposando sotto il cedro la sera. Gli anni passarono. Mandai le ragazze in Europa; diedi loro una dote quando si sposarono, e capitali ai ragazzi per lanciarli negli affari. Erano figlioli forti, promettenti come mele quando ancora non mostrano il baco. Ma John fuggì il paese, rovinato. Jenny morì di parto io sedevo sotto il cedro. Harry si uccise dopo una notte di bagordi. Susan divorziò io sedevo sotto il cedro. Paul si ammalò per il troppo studiare, Mary divenne reclusa in casa per l’amore di un uomo io sedevo sotto il cedro. Se ne andavano, o la vita li azzoppava o li inghiottiva io sedevo sotto il cedro. La mia compagna, la loro madre, mi fu tolta io sedevo sotto il cedro. Fino a che i novant’anni scoccarono. O Terra materna che culli e assopisci la foglia caduta! 40
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Mary McNeely
Viandante, amare è ritrovare la propria anima traverso l’anima dell’amato. Quando l’amato se ne stacca, allora tu l’hai perduta. E’ scritto: << Ho un amico, ma il mio dolore non ha amici >>. Di qui, i miei lunghi anni solitari nella casa paterna, cercando di riavere me stessa e trasformare il mio amore in qualcosa di alto. Ma c’era mio padre coi suoi dolori, che sedeva sotto il cedro, una visione che s’impresse nel mio cuore alla fine portandovi riposo infinito. Oh, voi anime che avete avuto una vita fragrante e bianca come le tuberose nell’oscuro grembo della terra, eterna pace!
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Benjamin Fraser
I loro spiriti battevano sul mio come le ali di mille farfalle. Io chiusi gli occhi, e li sentivo vibrare. Io chiusi gli occhi, ma sapevo quando le loro ciglia frangiavano dagli occhi abbassati le guance, e quando voltavano la testa; e quando i loro abiti aderivano a loro, o ricadevano in squisiti drappeggi. I loro spiriti osservavano la mia estasi con ampi sguardi d’indifferenza stellare. I loro spiriti guardavano la mia tortura; la bevevano come se fosse acqua di vita; con guance arrossate, con occhi lucenti la fiamma dritta della mia anima indorava loro gli spiriti, come ali di farfalla ch’ esce a un tratto alla luce del sole. E invocavano da me solo la vita, la vita, la vita. Ma io prendendola tutta per me, afferrando e schiacciando quelle anime, come un bambino schiaccia l’uva e beve a giumella il succo purpureo, giunsi a questo vuoto senz’ali, dove né rosso, né oro, né il vino, né si conosce il ritmo della vita.
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Marie Bateson
Vedete la mano scolpita con l’indice puntato al cielo. E’ questa la direzione, non c’ è dubbio. Ma come si può seguirla? Il bene è astenersi dall’assassinio e dalla lussuria, perdonare, beneficare gli altri, adorare Dio senza immagini. Ma in fondo queste non sono che cose esterne con cui più che altro si fa del bene a se stessi. Il nòcciolo interno è libertà, è luce, purezza... Per me è finita, trovate voi la mèta o fallitela, secondo la vostra visione.
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Edmund Pollard
Vorrei avere immerso le mie mani di carne nei fiori tondeggianti pieni di api, nello specchiante cuore di fiamma della luce vitale, un sole d’estasi. A che servono petali o antere o le aureole? Larve, illusioni del cuore profondo, la fiamma centrale! Tutto è tuo, o giovane che passi; entra nella sala del banchetto pensandoci; non sgattaiolarci come preso dal dubbio se tu sia il benvenuto - il festino è per te! E non prendere solo un poco, rifiutando il resto con un timido << grazie >> quando sei affamato. E’ viva la tua anima? Allora, che possa nutrirsi! Non lasciare balconi che tu non abbia scalato; né seni nivei che tu non abbia premuto; né teste d’oro di cui dividere il guanciale; né coppe di vino, quando il vino sia dolce; né delizie del corpo e dell’anima. Tu morrai, non c’è dubbio, ma morrai vivendo in profondità azzurre, rapito e accoppiato, baciando l’ape regina, la Vita!
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Walter Simmons
I miei pensarono che sarei stato grande come Edison o più grande: perchè da ragazzo facevo palloni e aquiloni meravigliosi e giocattoli a orologeria e piccole macchine con le rotaie per correrci e telefoni di scatole e filo. Suonavo la cornetta e dipingevo, scolpivo, recitai la parte del cattivo nell’Ottorone. Ma poi a ventun anno mi sposai e dovevo vivere, e così, per vivere, appresi il mestiere dell’orologiaio e tenni il negozio in piazza, pensando, pensando sempre non agli affari, ma alla macchina per cui studiavo anche il calcolo. E tutta Spoon River aspettava impaziente di vederla in funzione, ma non funzionò mai. E poche anime buone credettero che il mio genio fosse impedito in qualche modo dal negozio. Non era vero. La verità era questa: non avevo genio.
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Griffy il bottaio
Il bottaio deve intendersi di tinozze. Ma io conoscevo anche la vita, e voi che vi aggirate tra queste tombe credete di conoscere la vita. Credete che i vostri occhi spazino su un largo orizzonte, fose, in realtà state solo guardando le pareti della tinozza. Non potete sollevarvi ai suoi orli e vedere il mondo esterno delle cose, e così vedere voi stessi. Siete sommersi nella vostra tinozza tabù e regole e apparenze, sono le doghe della vostra tinozza. Spezzatele e rompete l’incantesimo di credere che la vostra tinozza è la vita, e che voi conoscete la vita.
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Edith Conant
Restiamo qui presso noi le momorie; e ci copriamo gli occhi perchè abbiamo paura di leggere: << 17 giugno 1884, di 21 anni e 3 giorni >> . E tutte le cose son mutate. E noi - noi, le memorie, ce ne stiamo qui sole, perchè nessun occhio ci vede, né saprebbe perchè siamo qui. Tuo marito è morto, tua sorella vive lontano, tuo padre è incurvato dagli anni; ti ha dimenticato, di rado lascia la casa ormai. Nessuno ricorda il tuo volto squisito, la tua dolcissima voce! Come cantavi, persino il mattino che fosti colpita, con acuta dolcezza, con dolore palpitante, prima della nascita del figlio che morì con te. Tutto è dimenticato, tranne da noi, le memorie, che siamo dimenticate dal mondo. Tutto è mutato, tranne il fiume e la collina... No, sono mutati anch’ essi. Soltanto il sole scottante e le stelle silenziose sono le stesse. E noi - noi, le memorie, restiamo qui timorose, con gli occhi chiusi dalla stanchezza di piangere nell’infinita stanchezza!
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Zilpha Marsh
Alle quattro, sul finire di ottobre, sedevo solo nella scuola di campagna dietro la strada fra i campi battuti, e un turbine di vento sbatteva le foglie contro il vetro, e bisbigliava nel camino della stufa, che dallo sportello aperto soffondeva le ombre con lo spettrale bagliore di un fuoco morente. Pigramente spostavo la planchette...1 d’improvviso il polso mi cedette e la mano cominciò a muoversi in fretta sulla lavagna, finché il nome di << Charles Guiteau >> fu capitato e minacciò di concretarsi davanti a me. Mi alzai e fuggii dalla stanza a testa nuda nel crepuscolo, atterrito dal mio talento. Da allora gli spiriti sciamarono Chaucer, Cesare, Poe e Marlowe, Cleopatra e Mrs. Surrat dovunque andassi, con messaggi... Tutte schiocchezze, sentenziò Spoon River. Ma si dicono sciocchezze ai bambini, nevvero? Supponete allora che io veda ciò che voi non vedeste mai e di cui mai udiste parlare e per cui non avete parole, dovrò ben dire sciocchezze, quando mi interrogate su ciò che io vedo!
Nelle sedute spiritiche usano una tavoletta che reca le lettere dell’alfabeto e i numeri. 1
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La signora Sibley
Il segreto delle stelle: la gravitazione. Il segreto della terra: giacimenti di pietre. Il segreto del suolo: ricevere il seme. Il segreto del seme: il germe. Il segreto dellâ&#x20AC;&#x2122;uomo: seminare. Il segreto della donna: il suolo. Il mio segreto: tutto un tumolo che voi non scoprirete mai.
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Si potrebbe dire che i dipinti fissano l’istante; eppure, a rifletterci, è ovvio che non è vero. A differenza dell’istante fotografico, l’istante pittorico in quanto tale non è mai esistito.
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Dove sono Elmer, Herman, Bert, Tom e Charley, l’abulico, l’atletico, il buffone, l’ubriacone, il rissoso? Tutti, tutti, dormono sulla collina. Uno trapassò in una febbre, uno fu arso nellla miniera, uno fu ucciso in rissa, uno morì in prigione, uno cadde da un ponte lavorando per i suoi caritutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina. Dove sono Ella, Kate, Mag, Edith e Lizzie, la tenera, la semplice, la vociona, l’orgogliosa, la felice? Tutte, tutte, dormono sulla collina. Una morì di un parto illecito, una di amore contrastato, una sotto le mani di un bruto in un bordello, una di orgoglio spezzato, mentre anelava al suo ideale, una inseguendo la vita, lontano, in Londra e Parigi, ma fu riportata nel piccolo spazio con Ella, con Kate, con Magtutte, tutte dormono, dormono, dormono sulla collina.