La storia di
Gennaro &
Immacolata
La storia di Gennaro e Immacolata Una r ivisitaz ione napoletana della stor ia d’amor e di Paolo e F r ancesca
Testo e Illust r az ioni di Salvator e D ’Acunz o
Don VIncenz o
“Il Mammasantissima”
Il più temuto dei boss evaso cinque volte dal 41-bis . ancor a og g i latitante
Alber to
“Muss’ e’ puor c’”
Uomo fidato di Don Vincenz o dar e b be la vita per il boss
G iuseppe
“Uocchi’ e’ voie”
F ig lio pr imog enito di Don
Vincenz o, suo er e de dir et to e pr incipe di Bar r a
Don G aetano
“ò malament ’”
Immacolata
“ bambulell’leopadat ’”
G ennar o
“cavall’ paz z ’”
Mandante di più di
F ig lia unica di Don G aetano
F ig lio secondog enito di Don
temuto r e di Bar r a
di Napoli est
sue abilità in moto
5000 omicidi, il più
la r ag az z a più ambita
Vincenz o conosciuto per le
Napoli pr imi anni 2 000
Nel quar tier e di San G iovanni a Te duccio, al vicolo Scassacor z i, abitava la famig lia Esposito, il cui capofamig lia , Don G aetano, det to “ò malament ’”, er a il boss del quar tier e
L a fr az ione di San G iovanni in queg li anni non viveva un clima t r anquillo, infat ti la famig lia di Don Vincenz o, boss del quar tier e limit r ofo di Bar r a , aveva pr ovato a pr ender e il cont r ollo della piaz z a di spaccio della z ona .
Per placar e l’ir a di Don Vincenz o e per dar e t r anquillità al suo quar tier e, Don G aetano aveva pr oposto al boss di Bar r a un accor do: far sposar e sua fig lia Immacolata , la più bella del quar tier e . . .
. . .con suo fig lio G iuseppe det to “Uocchie e voie” (per g li occhi che spor g evano dalle cavità or bitali pr opr io come un bovino) , pr imog enito di Don VIncenz o e d er e ditar io dei beni e dei domini pater ni.
Immacolata er a la r ag az z a più bella e d ambita del quar tier e, di statur a me dia e dalla lung a chioma ner a lucente, facilmente r iconoscibile per i suoi abiti maculati.
esclamaz ione dialet tale napoletana , utiliz z ata da per sone appar tenente ad un r ang o sociale est r emamente basso. C on codesto ter mine si tende ad indicar e l’est r ema belle z z a del “lato b”. Dal latino culum r iadat tato dal dialet to par tenopeo in “fetillo” dal ver bo feter e ossia Puz z ar e .
-Uà c’ fetill
t en’ nu bell’ fetill’ — ha un bel culo
esclamaz ione dialet tale napoletana utiliz z ata per indicar e l’appar ato r ipr odut tivo femminile . Appellativo utiliz z ato per far r ifer imento ad una bella donna .
-Ciaccarè
uè ciaccarè — ciao bella donna
Don G aetano conoscendo il br ut to aspet to di G iuseppe, per non met ter e a r ischio la r iuscita del mat r imonio, pr opose a Don Vincenz o un t r anello per sua fig lia
Don Vincenz o, sentendo questa pr oposta non poté che accet tar la . Suo fig lio, pr imog enito e suo er e de dir et to, avr e b be finalmente dato continuità al suo r eg no.
G ennar o er a il r ag az z o più bello di Bar r a , alto, muscoloso e con i capelli quasi r asati a z er o. Questi er a conosciuto da tut to il quar tier e per le sue abilità sul motor ino: r iusciva a camminar e impennando per lung hissime distanz e, tanto da g uadag nar e l’appellativo di “C avall’ Paz z ’”.
Er ano g ior ni di festa per il quar tier e, si r icor dava la r icor r enz a del santo pat r ono San G ennar o. C ome d’usanz a napoletana nel g ior no del suo onomastico, G ennar o si r ecò al vicolo Scassacor z i per offr ir e le pastar elle (dolci di piccolo tag lio) a Don G aetano e d a Immacolata , ma sopr at tut to per fissar e l’accor do sulle noz z e .
G ennar o g iunto al cospet to di don g aetano, si accomodò per ascoltar e i det tag li del piano
G iunse il g ior no delle noz z e e nella chiesa di San G iovanni bat tista . . .
G iuseppe “uocchie e voie”, si pr esentò come d’accor do sull’altar e con abito composto da . .
Ment r e G iuseppe er a sull’altar e
ar r ivò Immacolata in tut ta la sua belle z z a: aveva un abito pr incipesco con un cor pet to in piz z o semi t r aspar ente, per far ve der e i tatuag g i, una g onna a campana che ter minava in una coda lung a t r e met r i che occupava tut ta la navata cent r ale della chiesa .
Appena ar r ivò sull’altar e al cospet to di G iuseppe, Imma si accor se dell’ing anno
Andò da suo padr e con ar ia di sfida chie dendo spieg az ioni sul per chè al suo fianco non si t r ovasse G ennar o. Don G aetano, al cui voler e nessuno poteva oppor si, con tut ta calma , le die de uno schiaffo con il dor so della mano scar aventandola per ter r a , cost r ing endola a r ialz ar si per far r itor no sull’altar e al fianco di G iuseppe
Il par r oco, ig nar o dell’ing anno, pr eoccupato nel ve der e la sposa in lacr ime pr ovò ad inter venir e, ma Don G aetano con sg uar do intimidator io disse al sacer dote di continuar e la cer imonia .
Alcuni g ior ni dopo don g aetano, per sug g ellar e l’ing r esso di g iuseppe nella “famig lia”, lo invitò nella sua villa per onor ar lo e per r eg alar e a lui e al suo staff un viag g io di una set timana in hondur as .
Il ver o intento del r eg alo non er a quello di allietar e i suoi uomini, bensì quello di pr ender e accor di con i nar cot r afficanti ondur eg ni, per por tar e una nuova var ietà di cocaina nella piaz z a di spaccio del quar tier e di san g iovanni.
Ment r e g iuseppe er a in viag g io, immacolata , delusa e ar r ab biata per l’ing anno r icevuto, chiamò g ennar o:
t r ascor ser o due g ior ni dalla par tenz a di g iuseppe dur ante i quali i i due confidenti continuar ono a ve der si, quando alber to det to “muss’ e’ puor c’”, br accio dest r o di don vincenz o, si t r ovò a passar e davanti alla villa dei novelli sposi e con la coda dell’occhio vide g ennar o ent r ar e in casa .
Alber to, fe delissimo alla sua “fimig lia”, andò a r ifer ir e la notiz ia a Don vincenz o, il quale incr e dulo esclamò:
Alle par ole del boss , “muss’ e’ puor c’” scat tò sug li at tenti e si r ecò imme diatamente pr esso l’abitaz ione incr iminata . Nei g ior ni seg uenti alber to continuò a ve der e “cavall’ paz z ’” ent r ar e nella villa , e da buon detective scat tò alcune foto per dimost r ar e la ver idicità dei fat ti. r accolte le pr ove decise di chiamar e imme diatamente g iuseppe per r accontar g li l’avvenuto.
“Uocchie e voie”, all’insaputa della mog lie, decise di pr ender e il pr imo volo per Napoli e par lar e di per sona con Alber to per ve der e con i suoi occhi le foto scat tate . Non appena ar r ivò all’aer opor to di C apodichino, G iuseppe, senz a nemmeno fer mar si a casa del padr e per lasciar e i bag ag li, incont r ò Alber to.
A questa r ichiesta , Alber to pr ese tut ti i documenti e g lieli most r ò.
Quando r icono b be il fr atello in compag nia della mog lie, G iuseppe andò su tut te le fur ie e decise che l’indomani avr e b be aspet tato di nascosto l’ar r ivo del fr atello.
Er a ancor a l’alba , quando G iusseppe, dopo aver t r ascor so una not te insonne e in pr e da all’ir a pr ima di r ecar si a casa sua , . . .
. . .munitosi di una calibr o 9 scappò via .
G iunto al cancello di casa , si nascose alle spalle di un mur et to e at tese lì per qualche or a .
G ennar o, ig nar o dell’ar r ivo di G iuseppe, si pr esentò come solito fuor i al cancello e per far si apr ir e da Immacolata bussò t r e volte . Imma , da dent r o, r icono b be il codice seg r eto e apr ì senz a nemmeno r isponder e .
G iuseppe vide la scena e, divor ato dalla g elosia apr ì in un baleno il cancello r ecandosi di cor sa fuor i la camer a da let to convito che la mog lie lo stesse t r adendo con il fr atello.
Immacolata r icono b be subito la voce del mar ito e in pr e da all’ansia disse a G ennar o di nasconder si nell’ar madio; ma ment r e chiudeva le ante r imase con la camicet ta leopar data impig liata nella manig lia st r appandone una par te .
G iuseppe, che nel fr at tempo continuava a inveir e da fuor i la por ta , or mai convinto che lì dent r o si stesser o concr etiz z ando i suoi pensier i, decise di far e ir r uz ione nella stanz a r ompendo con un calcio la por ta
G iunto nella stanz a vide la mog lie con la camicet ta r ot ta e con il seno quasi scoper to. Dinanz i a quell’immag ie i suoi sospet ti divenner o cer te z z e, ar mò la pistola e g r idò ad alta voce
G iuseppe iniz iò a met ter e a soqquadr o la stanz a fin quando non sentì un lamento di paur a pr ovenir e da dent r o l’ar madio.
Imma in lacr ime si lanciò ai pie di del mar ito chie dendo per dono pur non avendo fat to nulla , ma quest ’ultimo la g uar dò con dispr e z z o e la allontanò con un calcio.
All’ennesimo r ichiamo, G ennar o spalancò le ante del suo nascondig lio e uscì fuor i in g inocchio pr eg ando di non spar ar e .
Uocchie e voie, con sg uar do sdeg nato, puntò la pistola sulla fr onte del fr atello. Ma Imma con un balz o felino saltò da ter r a e andò ver so il mar ito cer cando di tog lier g li l’ar ma dalle mani
Nella collut taz ione G iuseppe spar ò er r oneamente alla mog lie colpendola nel pet to. Imma , or mai in fin di vita e in un lag o di sang ue, esalò l’ultimo r espir o t r a le br accia di G ennar o.
Senz a nemmeno g uar dar lo neg li occhi, G iuseppe fece fuoco colpendolo in piena fr onte, e dopo aver lo visto cr ollar e per ter r a scappò via .
FINE
id airots aL
oranneG &
atalocammI