La Nina_ Michelle Botteghi

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Michelle Botteghi

LA NINA


LA NINA Alla Nina non dispiacerebbe affatto uscire in giardino ogni tanto, giocare a rincorrere le farfalle, sentire il sole scaldarle la pelle e il canto vicino degli uccelli riempirle le giornate. Vorrebbe tanto anche avere qualche amichetto; ‘A dodici anni è strano non avere amici’, si ritrova a pensare. Così passa i suoi pomeriggi affacciata alla finestra, sognando di essere dall’altra parte.




La Nina non ha mai davvero capito perché non le sia permesso uscire in giardino; il suo papà sembra avere una scusa diversa ogni volta: « Non vedi che tempaccio che c’è fuori? Fra poco viene a piovere! Lo sai che non voglio che ti bagni. Poi ti ammali. Inoltre lo sai che tua madre non vuole la casa sporca. » Ma fuori c’era un cielo limpido limpido e la Nina lo sapeva che non sarebbe venuto a piovere. E ancora: « Lo sai che troppo sole ti fa male. Lo dice anche tua madre. Fai la brava bambina. » Ma la Nina non capiva a cosa si riferisse: la sua mamma non le aveva mai detto nulla al riguardo.

La Nina lo sa, dunque, che quelle del suo papà sono solo scuse. Non ne capisce il motivo, pero’ la sua mamma non è mai a casa per via del lavoro e la Nina decide che è meglio ascoltare il suo papà senza fare troppe storie. Quindi fa sempre quello che dice, soprattutto da quando lo ha notato comportarsi in modo strano.


La Nina se lo ricorda bene di quando, qualche tempo fa, mentre stava facendo il bagno e giocando con la sua paperetta, le sembrò di sentire un rumore, come uno scricchiolio, provenire in direzione della porta. Incuriosita si voltò verso di essa, ma non vide nulla di strano, se non che era accostata e non chiusa come pensava di averla lasciata. ‘Mi sarò sbagliata’, pensò quindi, e tornò a giocare con la paperetta. Dopo pochi istanti sentì di nuovo quel rumore e si affrettò a guardare verso la porta e lì, proprio in quell’istante, vide il suo papà.

« Papà? Che ci fai lì? » chiese allora la Nina. Il suo papà diventò rossissimo in viso e rispose, quasi con difficoltà, « O-oh, niente di che, volevo solo assicurarmi che stessi bene. Sai, è tanto che sei in acqua! » Se prima la Nina aveva trovato strano vedere il suo papà nello spiraglio della porta, la sua risposta le era sembrata ancora più insolita, visto che era sicura di essere entrata nella vasca da non più di dieci minuti. Ma una cosa così alla Nina non era mai successa, così si limitò a sorridere (ed era un sorriso sincero, la Nina ci tiene a precisare) e finì per dimenticarsi, altrettanto sinceramente, dell’accaduto.



E ci sarebbe anche riuscita, se non fosse che la cosa si ripetè in altre occasioni e altre stanze della casa. Come quando si stava sbucciando una mela in cucina ed ebbe l’impressione di essere osservata, ed effettivamente il suo papà era lì, all’angolo della stanza, che la guardava come di soppiatto.



La cosa più strana che le era successa, però, era che, un giorno, mentre cercava di prendere i suoi pantaloni a righe nuovi di zecca venne bruscamente fermata dal suo papà, che la stava guardando da un po’ (la Nina ne era certa) « No! Non toccare quei pantaloni. Tua madre ha detto che non puoi indossarli. » « Ma papà, me li ha comprati proprio la mamma! Perché non posso indossarli? » Il suo papà non aveva saputo risponderle, le ripetè solo di non toccarli, altrimenti... ‘Altrimenti cosa? Che significa?’, pensò confusa la Nina. Ma, di nuovo, decise di ubbidire. Da quel momento in poi il papà della Nina decise di chiudere a chiave i suoi pantaloni a righe all’interno dell’armadio di camera sua. ‘Addirittura la chiave? Perché mai dovrebbe impedirmi di indossare quei pantaloni?’, si chiedeva perplessa la Nina.



Alla Nina non va tanto a genio essere guardata, anche se a guardarla è il suo papà, che conosce da quando era piccola piccola e di cui si fida ciecamente. All’inizio pensava che fosse perché provava vergogna, poi però, durante una delle sue solite giornate passate in biblioteca, le capitò di leggere un libro che si chiamava Susanna e i Vecchioni. Il libro parlava di Susanna, una giovane che, mentre fa il bagno nel fiume, viene spiata da due signori più anziani; e nel leggerlo la Nina si sentì, con l’innocenza di una che ha soli dodici anni e nulla sa del mondo perché è sempre cresciuta sola, in casa, immedesimarsi con la giovane Susanna. Capì, insomma, che quello che faceva il suo papà era in qualche modo simile a quello che facevano i due vecchioni alla povera Susanna.

Capì che venire spiata non la faceva sentire bene e a suo agio.



Così la Nina provò a parlare con la sua mamma, nel tentativo di capirne di più e convincerla a discuterne con il suo papà. Ma la sua mamma sembrava non capire, « Oh, mia piccola Nina, sono sicura che ti sbagli. Non farti strane idee, papà è solo stanco. » e la Nina, pur sentendosi non capita e confusa più che mai, decise di non insistere. Dopotutto l’ultima cosa che voleva era infastidire ulteriormente la sua mamma.



Alla Nina piace tanto la sera, perché è l’unico momento della giornata in cui può finalmente stare sola. Come sempre si infila sotto le coperte ed immediatamente cade in un sonno profondo e comincia a sognare indisturbata. Quella che è diventata ora una lieve paura del suo papà lascia spazio all’atmosfera di sogno che pervade la sua cameretta. Ma la Nina, che dorme beatamente nel suo lettino, è inconsapevole del fatto che il suo papà la spia anche quando è notte fonda.



Ancora immersa nel sonno, la Nina comincia a sognare e immagina di visitare luoghi magici e fantastici, ben diversi dal mondo in cui la sua mamma e il suo papà la costringono a vivere. E nel sogno indossa quei suoi bellissimi pantaloni a righe, e nota che le stanno anche molto bene. Chissà perché il suo papà non glieli fa mettere. Ma a pensarci bene la Nina non ha tempo di rimuginare sul fatto e semplicemente decide di goderseli, finché può.

E quindi sogna di essere leggera, leggerissima, più leggera di una piuma! Sogna di essere sola, sì, ma libera! Libera di muoversi, di volteggiare e di essere se stessa.



Ad un certo punto la Nina del sogno si ritrova in mezzo ad una pianura sconfinata, e in cima alla collina vede qualcosa..o forse qualcuno? Presto si affretta a salire l’altura, finché non si ritrova davanti ad un..cos’è? Sembra un piccolo topo? Con addosso dei pantaloni a righe? Piano piano la Nina si avvicina e su di lui si china. ‘Un momento..pantaloni rigati? Sembrano tanto i miei’, pensa allora. “Che ci fa un ratto come te con dei pantaloni a righe?”



« Anzitutto, signorina Nina, questi pantaloni sono miei e miei soltanto, non li ho presi proprio da nessun altro, tanto meno da te. » La Nina, sbalordita dalle capacità telepatiche del ratto: « Aspetta, come sai cosa ho pensato su quei tuoi pantaloni? E come sai il mio nome? » Il ratto, sospirando come se questa conversazione gli fosse capitata già un’infinità di volte: « Vedi mia cara, quello che hai davanti e tutto attorno, che ti sembra avvolto come da un alone, non è altro che frutto del tuo subconscio, della tua immaginazione. Io so tutto di te, so di quello che ti succede ogni giorno e so anche di tuo padre, di come ti guarda e di come ti impedisce di vivere la tua giovane vita con parole ladre. » La Nina lo ascolta, sì, (sa benissimo che non ascoltare chi parla è maleducazione) ma al tempo stesso non riesce a pensare ad altro che a quei pantaloni a righe, così tanto simili ai suoi da insospettirla. Che glieli abbia rubati davvero? Forse semplicemente non lo vuole ammettere. Ma il piccoletto continua: « Sai cara ragazza, poco importa se tua madre non ti crede o non ti ascolta, io so quanto sei sconvolta. Qui, davanti a me, su quest’altura, dai tuoi occhi si vede che hai paura. Ebbene, io sono qui per aiutarti. » A quanto pare, il ratto dai pantaloni a righe sa davvero tutto sulla vicenda che rende la Nina ansiosa di vivere in casa con il suo papà. E non solo: dice anche che è normale e giusto avere timore, in una situazione di questo tipo.


Il ratto spiega alla Nina che un papà non dovrebbe spiare la propria figlia, non dovrebbe essere possessivo, ma indulgente e amorevole; dovrebbe voler vedere la propria figlia felice e sempre con il sorriso. Le parole di conforto del ratto colpiscono molto la Nina, che dopo mesi si sente finalmente compresa. E in più ha come l’impressione di essersi appena fatta un nuovo amico, il suo primo amico, seppur frutto della sua fantasia. « Cara Nina, se davvero di tuo padre vuoi liberarti, ho pensato ad un piano nel quale potrai cimentarti. L’obiettivo saranno i tuoi pantaloni a righe, gli stessi che tu pensi io ti abbia rubato. Ma non preoccuparti, le tue accuse non hanno il mio orgoglio intaccato. » ‘Ancora con la lettura del pensiero?’, si chiede la Nina tra sé e sé, ma il ratto continua: « Dovrai trovare un modo per entrare nella stanza di tuo padre e con movenze leggiadre procurarti la chiave. Ti assicuro che una volta indossati nessuno riuscirà a fermarti. Riuscirai a liberarti di tuo padre per sempre, e, se lo vuoi, anche allontanarti dal tuo di appartenenza ventre. »


Proprio quando stava per chiedere in che modo dei semplici pantaloni le avrebbero permesso di emanciparsi dalla sua mamma e dal suo papà, la Nina si sveglia, interrompendo il sogno. Quando si alza dal letto e si dirige verso la cucina per fare colazione sembra aver dimenticato la paura del suo papà: è anzi entusiasta e non vede l’ora di seguire il consiglio dell’amico incontrato durante il sonno. La sua mamma, come sempre, non è in casa e nemmeno il suo papà sembra esserci. ‘Che sia forse uscito?’, pensa la Nina, considerando l’idea di approfittare della sua assenza per cercare la chiave. Alla Nina è sempre stato proibito avvicinarsi alla camera dei suoi genitori, e non ne ha mai capito il motivo. Loro entrano tranquillamente nella sua di camera, senza mai chiedere il permesso. Ma la Nina non ha mai avuto niente da nascondere, quindi li ha sempre lasciati fare. Decide dunque di rimandare la colazione e di avventurarsi nella loro stanza.



Quando la Nina, che si aspettava di vedere chissà quali cose sconvolgenti (altrimenti perché avrebbero dovuto impedirle di entrarci? Questa una delle tante cose che proprio non capiva), apre la porta della camera, rimane delusa. Davanti a lei un letto decisamente più grande del suo, un armadio - ‘Dev ’essere questo l’armadio con dentro i miei pantaloni a righe’ pensa vedendolo – e una abat jour su un comodino tale e quale alla sua cameretta. Con il cuore che le batte a un milione (a mille era troppo poco, dice la Nina) avanza ripetendo le parole del suo amico ratto nella testa: movenze leggiadre, Nina, movenze leggiadre.



Cercando di fare il più silenzio e attenzione possibili la Nina comincia a rovistare nel primo posto a lei plausibile: il comodino. E di fatto eccola lì, tra oggetti di vario genere, la tanto chiaccherata chiave.




Ma la Nina, del tutto concentrata nella sua ricerca, non si è accorta di una presenza dietro di lei, e quando se ne rende conto è ormai troppo tardi: il suo papà l’ha beccata. Col cuore in gola la Nina corre fuori dalla stanza in men che non si dica e si rifugia in un angolo della sua cameretta, sperando con tutta se stessa che il suo papà non la raggiunga e la punisca. Ma il suo papà non arriva mai, e nei giorni seguenti sembra addirittura ignorare l’accaduto. Col senno di poi forse la Nina avrebbe preferito una qualche reazione, davvero una qualsiasi, da parte sua. Invece così ha costantemente il terrore che stia per succedere qualcosa di brutto; il silenzio è insopportabile.


In seguito allo spiacevole episodio la Nina cerca di far finta di nulla, e di sembrare disinvolta. Evitare il suo papà le sembra la soluzione migliore. Lascia intenzionalmente passare due settimane e quando si fa martedì mattina, che è quando è certa che la sua mamma e il suo papà usciranno (una visita medica, ha detto la sua mamma), decide che è ora di prendere coraggio. Decide che questa è la volta buona, deve essere la volta buona. Così la Nina, questa volta più tranquilla e sicura della precedente, entra di nuovo nella stanza dei suoi genitori e comincia a cercare la chiave. Esattamente come si aspettava, nel comodino non c’è. Guarda sotto il cuscino, sotto il letto, ovunque, ma della chiave non c’è traccia.



Scoraggiata fa per uscire dalla camera quando la vede, proprio sopra il capostipite della porta, appesa ad un chiodo. La chiave è troppo in alto, e la Nina è troppo bassa per arrivarci, anche in punta di piedi.


Subito corre in salotto, prende una sedia e la posiziona proprio sotto l’arco della porta. Nonostante l’aggiunta della sedia la Nina si ritrova a doversi mettere comunque in punta di piedi e fortunatamente, anche se solo per pochissimo, riesce ad afferrarla.



Una volta presa la chiave si affretta, con le mani che le tremano, ad aprire l’armadio. Davanti a lei eccoli, finalmente, i suoi tanto desiderati pantaloni a righe. Svelta la Nina richiude l’armadio, rimette la chiave e la sedia al loro posto e torna nuovamente in camera sua.

Nel guardare i pantaloni, alla Nina tornano in mente le cose dette dal suo amico topo, di come indossandoli sarebbe riuscita ad uscire da questa brutta situazione. ‘Che strano, però, mi sembrano dei normalissimi calzoni...In ogni caso tanto vale provarli’, pensa.


Se li infila addosso e si avvicina allo specchio, si guarda ma non vede la solita Nina. Sì, i capelli sono gli stessi, i lineamenti del volto non sono di certo cambiati, la corporatura ancor meno. Ma in quegli occhi riflessi le sembra di vedere una Nina cresciuta; una Nina che non si sente più tanto piccola di fronte alle cose della vita; una Nina sicura di sé; una Nina bella, grande, forte.




Senza capire come tutto ciò sia possibile - ‘Che siano davvero i pantaloni? Forse [il ratto] aveva ragione...’ - la Nina, come presa da una voglia improvvisa ed irrefrenabile di andarsene, si dirige verso il portone di casa ed esce. Semplicemente, esce...




Quando la Nina, con addosso i suoi bellissimi pantaloni a righe nuovi di zecca, varca la soglia di casa non si guarda indietro. Quando finalmente esce di casa riesce solo a guardarsi intorno, ed assorbire e respirare quanto più riesce di tutte quelle cose che ha visto sempre e solo dalla finestra. Con nessuno alle sue spalle, nessuno che la osserva, la Nina è sola e finalmente contenta.



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