Sara Bisacchi_In quiete

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Sara Bisacchi

poesie liberamente tratte da Una quieta polvere e Madre d’inverno

di Vivian Lamarque





Sara Bisacchi

In quiete

poesie liberamente tratte da

Una quieta polvere e

Madre d’inverno di Vivian Lamarque



Che lo si voglia oppure no, la nostra vita è percorsa da momenti di dolore, di tristezza, di insoddisfazione. Come direbbe mia madre, “è fisiologico”, e come tale lo affrontiamo. Fa parte dell’essere uomini: accanto a momenti belli coesistono momenti brutti. Entrambi ci segnano e ci rendono quello che siamo. Tutto questo ho trovato nella poesie di Vivian Lamarque, poetessa nata a Tesero (Trento) nel 1946. Da due sue raccolte di poesie, “Una quieta polvere” e “Madre d’inverno”, pubblicate a venti anni di distanza l’una dall’altra, la prima nel 1996, la seconda nel 2016, è nato questo libro. Le poesie di Lamarque hanno quella straodinaria capacità di trasformare in leggero qualcosa di pesante, di affrontare temi dolorosi restituendoli come fossero confetti. Leggere queste poesie è trovarsi nell’intimo della Lamarque, nella sua vita, che diventa poi anche la nostra, perchè ci travolge, perchè tocca quelle corde

dell’anima che ci accomunano gli uni agli altri, figli di qualcuno che ci ha abbandonato. Vivian Lamarque cerca di mettere a fuoco i pensieri torbidi, i ricordi più dolorosi, le cose che si volgiono dimenticare, facendole diventare qualcosa da proteggere e custodire, come abbracciare un cespuglio di rovi per dimostrargli il nostro affetto. La decisione di riunire poesie provenienti da due libri diversi scritti in due momenti diversi è un voler sottolineare che quello che accade durante la nostra vita non ci abbandona mai, rimane impresso e, come un’ombra, ci segue. È un continuo ritorno del passato, che ci fa riflettere sul presente e sul futuro, magari dandoce anche un assaggio.





affacciata alla sponda del tuo letto d’ospedale la visione della candida collina del lenzuolo che faticosi respiri fanno sollevare abbassare sollevare, nella bianca camicia un ricamo trasale, trema un bottone di madreperla in precario equilibrio quieto luccica il termometro sul comodino posato e luccica come un’aurora un tramonto il rosa della flebo e nel sacchetto l’oro dell’urina e lo scialle bianco fa la collina 9

per chi ha vegliato una notte una madre

Altro che la visione delle immacolate vette dell’Himalaya, altro che le meraviglie dei vulcani in ripresa d’attività, altro che da una sponda osservare le maestose cascate come nel film Niagara


coperta di neve tanta neve infatti stai cercando di formare la frase senti che freddo qui che freddo che fa?

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autoritratto

Io uovo di Pasqua ho carta e carta addosso un fiocco rosa stretto cioccolato nero in fronte pulcini a mille in testa sto dietro al vetro con una sorpresa dentro.

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ritratto con dante

Sappi che sopra il tuo ritratto ho appeso il babbo, la foto che lui è come un dio dagli occhi azzurri, campione d’Italia di sollevamento pesi, anche lui vive ora di vita a specchio, riflessa. Uno sopra l’altra guardate davanti a voi lontano molto molto oltre questa me che vi guarda dal divano.


babbi

Caro babbo I ( in ordine di n.) che ti chiamavi E. che facevi il Preside che quando ti ho detto scusi mi hanno detto che lei è mio padre hai fatto un salto indietro hai fatto un salto indietro Caro babbo II ( ma primo) che ti chiamavi Dante che facevi il Campione d’Italia di Sollevamento Pesi e il Vigile del Fuoco che salvavi le persone che hai fatto in tempo a salvare anche me prima di morire a 34 anni. 14


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ritratto con eleganza

Questa è bella, oggi sulla tua testa si è posato deciso un vaso! Come tu dovessi ora portartelo in giro dritta come un fuso come fanno quelle belle africate e ora (che viavai) cosa ti è sceso sulla fronte? sembra un pizzo di non so quale erba, sembri una fidanzata con la veletta, te le ricordi le velete? le modiste? te la ricordi la bella parola eleganza?

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a Gioxe De Micheli che ti dipinse

ritratto Rosa

Ti guardo dal divano, stai di fronte a me. Ma causa riflessi entrano a coprirti il viso e l'abito a fiori, il platano del viale, i fiori rosati del balcone. O sei tu ora, madre alberata quelle foglie, tu quel geranio rosa come il tuo nome, quel fiore che bagnavi da viva da severa regina del balcone?

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conoscendo la madre

Ecco il privilegio: ha conosciuto sua madre volendolo (quale bambino?) e fresca di parrucchiere con una camicia azzurra e una gonna grigia alle cinque o le sei era in ritardo credo d'inverno aveva la pelliccia. Passiamo al dopo: un film di James Bond (distraiamola, avevano detto) poi a nanna bambina della mamma.


prato

Guada: questa notte hanno pettinato un prato chi è stato? una madre credo, una di quelle vere di quelle che pettinando di baci coprono il bambino che prato beato come sa di essere amato

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a Guido Gozzano, "i fuori mi sembrano strani"

persone con fiori in mano

Guardando delle persone con dei fiori in mano io non guardo le persone io guardo i fiori in mano svenuti stanno per lasciare l'aldiqua, nessuno che accompagni quel loro solitario andare fino a lĂ .

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vicini

Quando mi ricordo della morte guardo diversamente i Fiori e l’Erba li accarezzo preparo la nostra futura amicizia saremo così vicini! i vicini più stretti guarderò tanto (dal basso) i loro steli perfetti. 23


alla famiglia V. scala A. II p.

c’era il muro

C’era il muro dove appoggiava l’orecchio per sentire parlare (la guancia fredda l’odore di gesso) quando cresceva troppo il silenzio della sua casa c’era il muro per sentire parlare di là i vicini.

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Cercasi casa cercasi casa con sole con sole fin dal mattino casa con dentro un bambino con madre con padre secondo te a chi assomiglia cercasi casa con dentro famiglia.

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Trovata, e con sole con sole fin dal mattino e con vista su un castellino finto, e su una caserma vera, e col tennis di sotto e sul piano una signora con un cane bassotto e c'è anche e c'è anche una vera famiglia con un bambino, che assomiglia.

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condominio

Cammino piano, qua sotto al terzo piano dorme un condomino morto. È tornato morto stasera dall’ospedale, gli hanno salito le scale, gli hanno aperto la porta anche senza suonare, ha usato per l’ultima volta il verbo entrare. Ha dormito con noialtri condomini essendo notte sembrava a noi uguale ha dormito otto ore ma poi ancora e ancora e ancora oltre la tromba mattutina dei soldati, oltre il sole alto nel cielo, ora che noi ci muoviamo non è più a noi uguale. È un condomino morto. Scenderà senza piedi le scale. Era gentile, stava alla finestra aveva un canarino, aveva i suoi millesimi condominiali, guarda gli stanno spuntando le ali.


ballata degli ogghili neri

(da leggere senza pause, concitatamente, ma con voce incolore)

oh la Norvegia aiuto stavo per morire dov’era il Suo belo cuore Al Café Haus (I) Dietro gli occhiali neri io Le cercavo gli occhi gli occhi amati cercavo e la voce gentile il solo c’era ma era disperato c’era il tè caldo ma era tè ghiacciato per terra c’era un guanti di una grande mano io mi sentivo male male piano piano dietro gli occhili neri io Le cervavo gli occhi gli occhi amati cercavo e la voce gentile 32

il Suo cuore gentile chi c’era lì seduto dietro gli occhiali nero io non trovavo gli occhi forse così è la morte io mi sentivo male male forte forte c’era un guanto per terra di una grande mano c’era uanstrana ragazza ed una ragazzo strano c’era un cameriere c’era Corso Sempione e sotto un cielo azzurro azzurro gelato l’Arco della Pace era insanguinato.


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Ai giardini (II) Senza gli occhili neri d’improvviso i Suoi occhi gli occhi Suoi ritrovati e la voce gentile ma solo per l’istante prima di sparire oh i giochi dei bambini le voci delle mamme stavo per gelare e avevo il cuore in fiamme giocavan con la palla e una bambina a mamme stavo per gelare bruciata dalle fiamme oh i giochi dei bambini io mi sentivo sola c’era una bambina io ero una signora c’erano panchine 34


ero disperata c’erano mamme nonne c’era anche una tata e l’erba nelle aiole e in mezzo al cielo il sole forse così è la morte io mi sentivo male male forte forte oh i giochi dei bambini le voci delle mamme cercavo gli occhi amati e la voce gentile forse sarà così morire.

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madre l’altra incontro

L’ho già scritto in un’altra poesia che avevo 19 anni la prima volta che la vidi e che per farmi bella ero andata dal parrucchiere ( anche a certi neonati converrebbe!) e che per l’emozione accese la sigaretta dalla parte del filtro, e che avevo schierato in parata tutte le mie foto dai nove mesi ai diciannove anni e che lei disse le guardiamo un’altra volta, cara, e che poi mi portarono a vedere il primo James Bond i suoi copli di scena.

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Quando si rompe una collana fuggon a gambe le perle liberate chi qua chi lĂ ridono della grazia ottenbuta, libertĂ ! E se dopo giorni e giorni ancora una ne scorgo lĂ sotto in un angolino zitta tondetta muso di bambino, fingo di non vederla, tiro dritto sei salva bisbiglio facendole occhiolino

le tue collane

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algasiv

Quando fanno lo spot dell’algasiv me lo rivedo sul tuo comodino dietro il termometro con l’oxivent il lanoxin il tachidol, paesino allineato soccorrevole, accanto alle parole crociate al libro al giornale all’acqua minerale e in dicembre ti aggiungevo anche l’albero di natale quello pieghevole da ospedale (quante rime in ale). Che casino questo comodino diceva l’infermiera, ha ragione sa mia figlia è fissata con gli alberi di natale, mi lanciavi un’occhiataccia, toglilo subito mi dicevi già sapendo che non ti avrei ubbidito mai e poi mai, anzi, ti dicevo, te ne ho fatto uno anche a casa tua, e sulla porta ti ho messo quelle campane ti ricordi l’anno scorso che cadevano sempre? Scuotevi la testa sconsolata, dicevi ma dove t’ho trovata? 40


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a Ignazio e alla sua traductora Normita

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gatto tedesco

In una libreria di Colonia per nostalgia del tuo tepore su uno sgabello ho accarezzato un gatto tedesco arrotolato. Ma fusa zero di zero e zero calore, il libraio ha sorriso bieco, anche quest’oca ci è cascata. Era un gatto finto troppo bene imitato. Persino, proprio come te ora non respirava.


ma non te lo ricordi più?

Quando si telefona, dopo, nelle loro case si fa suonare a lungo più a lungo e di quegli squilli supplementari ti sono grati gli annoiati mobili e soprammobili e quadri e l'asse da stirare e più di tutto la disabitata poltrona, tutto nella casa tende le orecchie, tutti, anche chi ha formato il numero, e proprio mentre sta per riagganciare su ferma, alt, è parso di sentire di là quel lieve fruscio che sempre precede l'atto del rispondere. P.S. (che poi tu mi diresti ma cos'hai nella testa a telefonare non te lo ricordi più che sono morta?)

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ADE La Morte è una Madre che abbandona tiene tutti gli altri figli e lascia all'Ade te.

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“oh i giochi dei bambini le voci delle mamme cercavo gli occhi amati e la voce gentile forse sarà così morire.”


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