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Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore
Il professor Marzio Zanantoni, docente di Management per l’editoria presso l’Università di Parma, ci parla dell’importanza del diritto d’autore
Cos’è il diritto d’autore, quanto dura e chi tutela? “Il diritto d’autore in Italia fa riferimento sostanzialmente alla legge del 22 aprile 1941 che raccoglieva una serie di disposizioni già esistenti. La legge è divisa in due parti che non vanno confuse - dice il prof. Zanantoni -: una parte relativa alle disposizioni di legge sul diritto d’autore, l’altra riguarda il diritto di copia, cioè la trasmissione dei diritti di utilizzazione. Il diritto d’autore protegge le opere di ingegno di carattere creativo dal momento in cui si decide di renderle pubbliche. Viene stipulato un contratto con l’ente che contiene norme fisse senza le quali il contratto sarebbe nullo. Vanno però definiti i limiti e le proprietà dell’opera. Il limite più evidente riguarda l’ambito temporale cioè il tempo per il quale un’opera rimane di proprietà dell’autore. L’opera di un autore è inalienabile e sarà cioè sua per sempre, ma grazie al contratto viene normato il tempo in base al quale un editore/ente e può utilizzare quell’opera”.
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Ci sono limiti al diritto d’autore? Qual è il suo parere in merito?
“Il diritto d’autore è stato introdotto in ambito inglese e poi francese tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’800. È stato normato a livello europeo dalla convenzione di Berna nel 1886 e da lì ogni paese ha stabilito negli anni i limiti di tempo del diritto. In Italia i limiti sono di 70 anni dalla morte dell’autore, tempo secondo cui l’opera rimane dell’autore una volta pubblicata. Dalla sua morte per 70 anni la proprietà dell’opera rimane agli eredi. Una volta passati questi anni, ogni editore è libero di pubblicare quell’opera”.
Come funziona se un libro è scritto a più mani?
“Ci sono i casi in cui tante opere importanti sono scritte a più mani, libri che si definiscono collettanei ovvero composti da saggi di tanti autori. In questo caso il principio è sempre lo stesso cioè ogni autore è proprietario della sua opera quindi se si vuole pubblicare un libro collettaneo vanno interpellati tutti autori o se non ci sono più gli eredi”.
Cosa pensa del fatto che il diritto d’autore abbia durata limitata?
“Va considerato anche il contratto editoriale che ha varie caratteristiche. Una di queste è la durata del contratto di edizione. In Italia la durata massima con cui un editore può avere un’opera, cioè la sua proprietà letteraria, e farne più copie per un massimo di 20 anni. Oltre al contratto di edizione esiste il contratto a termine, ovvero quando l’autore e l’editore stabiliscono un termine prima dei 20 anni in cui cessa il diritto di edizione. Questo contratto va da minimo 5 anni ad un massimo di 10 anni”.
Crede che i benefici e i profitti vadano perpetuati ai parenti dell’autore?
Gli eredi hanno una funzione importantissima sia in senso positivo che in senso negativo. Per quanto riguarda l’aspetto positivo un erede può avere interesse economico e culturale per far sì che l’opera continui ad essere pubblicata e venduta. Gli eredi, poi, ricevono i diritti d’autore e quindi una percentuale sulle vendite. L’aspetto negativo riguarda la decisione degli eredi, per motivi di riservatezza o per mancanza di fiducia nei confronti dell’editore - motivi vari e indecifrabili aggiunge il prof - di opporsi alla pubblicazione dell’opera che fino ai 70 anni dalla morte dell’autore non verranno più pubblicate. Questo può rappresentare una limitazione della circolazione culturale ma - conclude il professore - è giusto che una proprietà intellettuale di un autore non più in vita venga gestito dagli eredi”. di Erika Corso