La casa a schiera e in linea

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Tre tipologie dell’abitare La casa a schiera e in linea Susanna Curioni 20 novembre 2012

I materiali inclusi nella dispensa hanno scopo esclusivamente esemplificativo e didattico. Non è possibile la loro divulgazione, riproduzione o pubblicazione se non espressamente autorizzata dall’autore. Si rimanda alla bibliografia per riferimenti e approfondimenti.


Per casa a schiera si intende l’aggregazione di una serie di unità edilizie unifamiliari il cui carattere principale è l’affaccio su strada e l’accesso autonomo all’unità immobiliare. La casa in linea è costituita dall’aggregazione di unità immobiliari servite da accessi collettivi (blocco scale, ballatoio, ecc.). La casa a schiera e la casa in linea appartengono alla classe tipologica delle residenze plurifamiliari, generalmente a più piani. Sono tipologie residenziali molto diffuse, sia per l’economia dell’impianto costruttivo sia per I valori di densità abitativa che si possono ottenere. Le differenti possibilità di articolare la configurazione planimetrica, la posizione delle scale e degli accessi e del numero di alloggi senza variare l’impianto tipologico costituiscono gli elementi di maggiore funzionalità di queste tipologie.


L’origine della casa a schiera europea risale all’alto Medioevo. L’alto sfruttamento del fronte e del lotto che derivano dall’esigenza di addensamento tipica dei centri di scambio sono fin dalle origini i tratti caratteristici di questo tipo edilizio e ne fanno una abitazione eminentemente urbana. L’edilizia gotica delle città europee mostra una varietà illimitata di esempi, dalle modeste abitazioni dei pescatori della laguna veneta alle grandi dimore dei mercanti fiamminghi.


In Italia, i primi esempi documentati di edifici plurifamiliari, che possono essere considerati matrice del tipo in linea, sono relativi ad alcune proprietà conventuali esistenti in aggregati, di costruzione cinque-seicentesca, nel Tridente di Piazza del Popolo a Roma: pur nella coerenza con il tessuto modulare e cellulare tipico della edificazione a schiera, si notano coppie di edifici trasformati in modo da avere un appartamento per piano e una scala a doppia rampa che serve i vari piani come un percorso-strada in verticale. Il tipo in linea rappresenta il protagonista dei tessuti edilizi formatisi negli ultimi secoli. Ormai presente e generalizzato in tutta l’area occidentale, ha conosciuto il massimo sviluppo col formarsi delle aree di nuova urbanizzazione dei grandi agglomerati contemporanei alla rivoluzione industriale, quando la concentrazione delle attività produttive ed il conseguente aumento della popolazione portano alla formazione di una città diversa.


Le esperienze europee del primo dopoguerra: la Germania Tra gli architetti operanti in Germania prima degli anni ’20 si manifesta la tendenza ad un radicale rinnovamento dell’attività professionale che, pur seguendo attentamente I problemi dello sviluppo tecnologico, è sempre più legata all’azione politica. A Berlino viene fondata la libera associazione “Novembergruppe” che sottolinea il riconoscimento dello spirito rivoluzionario che aveva portato alla costruzione del governo provvisorio socialista del novembre 1918. Nello stesso periodo viene fondato inoltre ilcircolo “Arbeitstrat für Kunst”(Consiglio del Lavoro per l’Arte) il cui scopo dichiarato è quello di usare l’azione politica per svincolare l’arte da qualunque tipo di costrizione.


Bruno Taut – Siedlung di Britz 1925-27 Importante figura della cultura architettonica di questi anni, Bruno Taut, dopo un primo periodo dedicato a studi teorici sulla residenza, opera concretamente nell’ambito dell’edilizia popolare. La sua maggiore attività comincia nel 1924 quando viene chiamato a Berlino come consulente della Gehag (compagnia edile economica per le case di utilità socilae).


Il Weissenhof di Stoccarda Il quartiere Weissenhof, realizzato a Stoccarda in occasione della II esposizione del Deutscher Weerkbund del 1927 rappresenta una ottima occasione di propaganda e un banco di prova per le nuove idee. Mies van der Rohe, che aveva partecipato attivamente alle iniziative rivoluzionarie del Novembergruppe, ottiene l’incarico di eseguire, oltre ai consueti padiglioni provvisori, un quartiere di abitazioni permanenti su una collina vicino alla città . Sulla base del piano di insieme da lui formulato vengono chiamati a progettare i singoli edifici i migliori architetti del momento: Gropius, Le Corbusier, Oud, Stam, B. eM. Taut e lo stesso Mies. Il quartiere ha dichiaratamente carattere sperimentale: un insieme di edifici diversi e non un complesso unitario. Rappresenta un repertorio di prototipi con il quale il Movimento Moderno intende dare una concreta risposta, tipologica, normativa e architettonica, al problema della casa.


Mies van der Rohe: casa in linea


Mies van der Rohe: casa in linea


Jacobus J. P. Oud: case a schiera


Francoforte: Ernest May Nel 1925 Ernest May viene chiamato a dirigere l’Ufficio tecnico del Comune di Francoforte. Studia il piano regolatore della città, in particolare per quanto concerne le espansioni, e con un gruppo di collaboratori dà inizio ai primi tentativi di definizione razionale dei caratteri delle Siedlungen. Tra il ’26 e il ’28 si costruiscono 8.000 alloggi e se ne programmano altri 16.000, che verranno terminati solo in parte a causa della crisi economica. Il repertorio tipologico di Francoforte prevede la standardizzazione di alcuni elementi, tra i quali è rimasta famosa la cucina, e un certo numero di tipi edilizi: case in linea, a ballatoio, a schiera. Gli studi sugli alloggi minimi, sulla loro aggregabilità, sui rapporti tra edificio residenziale e strada, e quindi degli studi sulla formazione degli isolati, rappresentano una consapevole applicazione del metodo razionalista. Il Congresso CIAM del 1929 si svolge a Francoforte e assume come tematica l’alloggio minimo, dimostrando la validità di questa ricerca, che si conclude con una serie di prescrizioni: 1. La distribuzione dei locali deve assicurare il minimo dispendio di forze all’economia domestica ed evitare tutti i percorsi inutili 2. Il comfort dell’abitazione non dipende solo dalla forma dei singoli locali e dalla loro rispettiva disposizione, ma in gran parte della penetrazione di luce e di sole nell’abitazione. 3. Orientamento piante delle case plurifamiliari: camere da letto sole del mattino, soggiorno sole del pomeriggio 4. La preparazione dei pasti deve avvenire in una piccola cucina separata dal soggiorno e ad esso collegata con il percorso più breve possibile 5. La cucina deve contenere installazioni che consentano lo sfruttamento razionale del limitato spazio a disposizione 6. Evitare, tramite la creazione di un numero sufficiente di locali, la camera comune tra genitori e figli 7. L’abitazione di 3 locali è l’abitazione media per la massa dei meno abbienti e può essere ricavata in uno spazio di 44 mq.


Francoforte: Siedlung Rรถmerstadt di Ernest May


Francoforte: Siedlung Rรถmerstadt di Ernest May


Alexander Klein Alexander Klein opera in Germania dal 1920 al 1933 come architetto, ricercatore e insegnante. Le sue proposte sull’edilizia unifamiliare aggregata si inquadrano nella ricerca di un metodo per la valutazione della qualità degli alloggi in base a parametri quantitativi e geometrici che sottopone nel 1929 al CIAM di Francoforte. Valendosi della sua capacità di isolare lo studio delle piante dagli altri aspetti della progettazione, Klein disegna in varie occasioni delle case a schiera che segnano l’evoluzione degli schemi a fronte medio e largo, con un notevole sviluppo delle superfici esterne, a quelli più economici dove la profondità dell’alloggio è notevolmente superiore all’ampiezza del fronte e gli ambienti di servizio sono posti nella zona interna non illuminata.


Alexander Klein. Bad Dürrenberg (Lipsia) 1928-30 Per il quartiere Bad Dürrenberg, un complesso di 1000 alloggi costruito dal ’28 al ’30, progetta due tipi di casa a schiera (65 e 85 mq), una delle quali ha una pianta ormai da manuale: Fronte di 4 metri, profondità di poco superiore a 8 metri, scala servizi e nicchia del pranzo contenuti nella fascia centrale. Le case a schiera formano delle file parallele, rigidamente orientate nord-sud e servite da strade perpendicolari alla rete di circolazione primaria.


Vienna: gli Höfe Tra il ’20 e il ’34 l’amministrazione di Vienna mette in atto un vasto programma inteso a risolvere il problema dell’abitazione media attraverso un gran numero di interventi. Il piano prevede la realizzazione di grandi unità estremamente compatte ed omogenee, chiamate Höfe (cortili), in quanto affacciate generalmente su grandi spazi interni. La configurazione è a blocco chiuso (o semi-aperto). La cortina esterna è formata da un certo numero di elementi di linea)che si ripetono costantemente lungo i lati, con variazioni in corrispondenza degli angoli, e comprendono dai 2 ai 4 alloggi per piano.


Karl Marx- Hรถf di Karl Ehn 1926-30


Olanda Una felice continuità di esperienze tra la tradizione della città giardino e le tematiche del quartiere operaio si realizza in Olanda dove dal 1902 è in vigore un’avanzata legislazione urbanistica che permette ai comuni di acquistare aree edificabili e costruire edilizia economica. L’esperienza olandese si svolge, dalla fine della guerra agli inizi degli anni ’30, in un contesto particolarmente favorevole alla sperimentazione e allo sviluppo del dibattito: i legami con la tradizione, le innovazioni tecnologiche e le ricerche sulla tipologia riescono a saldarsi in un clima di attivo confronto, favorito dal grande numero di realizzazioni e dalla eccezionale personalità di alcuni progettisti.


Rotterdam. Quartiere operaio Kiefhoek di Jacobus Oud


I Congressi CIAM e l’abitazione razionale All’inizio degli anni ’30 i problemi della tumultuosa urbanizzazione conseguenza del pieno sviluppo della civiltà industriale si pongono con drammaticità, soprattutto per quanto riguarda le condizioni di vita della classe operaia e dei ceti meno abbienti. I 2 Congressi di Architettura Moderna tenuti a Francoforte nel 1929 e Bruxelles nel 1930 affrontano il tema dell’elaborazione di modelli ottimali di insediamento residenziale per il livello minimo di vita. Il complesso di contributi presentati rappresenta uno dei più importanti tentativi organici nella storia dell’architettura moderna di risolvere il problema dell’abitazione razionale economica.


L’abitazione per il minimo vitale. Francoforte 1929 Il tema affrontato nel congresso di Francoforte è quello dell’abitare per il livello minimo di esistenza o abitazione minima (o existenminimum). La razione di abitazione diviene lo standard cui commisurare ogni impostazione edilizia. I due parametri che condizionano e definiscono l’alloggio minimo come rispondente alla necessità di indipendenza abitativa di ogni nucleo sono: - Necessità individuale data dal letto - Composizione numerica del nucleo familiare Il processo si articola così per sommatoria: più letti formano un alloggio, più alloggi formano una unità tipologica (edificio), più unità tipologiche formano un insediamento, più insediamenti sono la città.


L’abitazione per il minimo vitale. Francoforte 1929 Il problema dell’alloggio minimo è quello del minimo elementare di spazio, aria, luce, calore necessari all’uomo per non subire, nell’alloggio, impedimenti al completo sviluppo delle sue funzioni vitali, un minimum vivendi e non un modus non moriendi, l’abitazione standard. […] Le considerazioni biologiche che determinano la dimensione dell’abitazione minima sono fondamentali per la scelta del tipo di raggruppamento nell’ambito della città. Scopo fondamentale delle leggi urbanistiche è massimo di luce, sole e aria per tutte le abitazioni. […] La struttura della famiglia industriale rifugge dalla casa unifamiliare a favore del caseggiato a molti piani e della casa con servizi domestici centralizzati. (Walter Gropius, I presupposti sociologici dell’alloggio minimo).

Trovare e praticare metodi nuovi e semplici che diano la possibilità di elaborare i progetti necessari e che si prestino per la loro realizzazione alla standardizzazione, all’industrializzazione, alla taylorizzazione. […] La vita domestica consiste in un susseguirsi regolare di funzioni precise, è un fenomeno di circolazione. La circolazione esatta, economica, rapida è il perno dell’architettura contemporanea. […] Per ogni funzione occorre una capacità minima tipo, standard, necessaria e sufficiente - scala umana. (Le Corbusier e Pierre Jeanneret, Analisi degli elementi fondamentali del problema della “Maison Minimum”).


Metodi costruttivi razionali. Case basse, medie e alte . Bruxelles 1930 Il Congresso prende in esame i metodi della costruzione razionale, analizzando i dati tecnico-economici dell’edificare nuovi insediamenti. Tenendo conto dei risultati esaminati a Francoforte (livello minimo vitale 40/42 mq per 4/5 letti come standard aggregativo-compositivo), il dibattito è teso a definire le tipologie edilizie – case a schiera, in linea, lamellari come fondative dell’assetto dei nuovi insediamenti. Le tre soluzioni (case alte, medie, basse) sono e restano compresenti nelle proposte o nelle realizzazioni presentate a sostegno delle tesi. Il Congresso sancisce la identificazione tra tipo edilizio e tipo di alloggio, permettendo la precisazione di volumetrie all’interno dell’insediamento parziale (quartiere). Tale precisazione porta a rifiutare i vincoli esistenti stabiliti dai regolamenti edilizi, particolarmente quelli sulle altezze massime degli edifici, come anacronistici rispetto alle impostazioni economico-distributive o più strettamente tecniche (strutture in acciaio o in cemento armato).


Metodi costruttivi razionali. Case basse, medie e alte . Bruxelles 1930 Le tre condizioni fondamentali di una abitazione confortevole sono sicuramente soddisfatte in modo migliore nella casa unifamiliare piuttosto che nei criticati alloggi di cortile dei casermoni. La colpa non è però del caseggiato a più piani in se stesso ma della legislazione che ha abbandonato l’edilizia popolare agli speculatori privi di scrupoli. Il caseggiato progettato con responsabilità e posto su ampie superfici verdi, con larghi spazi, può soddisfare anche le necessità di luce, aria e movimento e in più offrire al cittadino una serie di altri vantaggi. Le due forme di abitazione, alta o bassa, non sono dunque buone o cattive ma le loro diverse caratteristiche determinano impieghi distinti. (Walter Gropius, Costruzioni basse, medie o alte?)

Il quesito costruzioni basse, medie o alte è solo una parte del problema generale dell’urbanizzazione moderna. La questione riguarda due concezioni di città tra loro contradditorie: - Centri urbani organizzati in città-giardino che provocano la dispersione degli abitanti di un agglomerato e l’estensione considerevole del territorio cittadino - Concentrazioni urbane, costruite in altezza, che raggruppano gli abitanti in un fenomeno sociale unitario e riducono al minimo la superficie della città. Il XIX secolo ci ha fornito di tecniche moderne. Sono le tecniche moderne che possono risolvere i problemi connessi all’urbanizzazione delle città. Delle due soluzioni contradditorie bisogna scegliere quella che evita la dispersione – di tempo, d’energia, di denaro, di territorio. (Le Corbusier, La parcellizzazione del suolo urbano)


Italia: il razionalismo Gli anni ’30 sono caratterizzati da un grande fermento di idee innovative, che si esprime però attraverso realizzazioni numericamente assai limitate ed in buona parte legate a occasioni particolari, quali concorsi ed esposizioni. 1933 Quinta Triennale di Milano Presentazione di prototipi di cellule elementari in acciaio, che fanno parte di case in linea. È questo il primo tentativo italiano di svolgere, in chiave medioborghese, un tema tipologico già affrontato in numerose esperienze tedesche di edilizia popolare. 1936 Sesta Triennale di Milano Bottoni presenta, in una serie di pannelli, il progetto di un insediamento-tipo. Affermando che l’abitazione moderna deve basarsi sulla perfetta aerazione, l’illuminazione, la tranquillità, Bottoni si riferisce ad un tema che fin dal Congresso CIAM di Bruxelles era all’ordine del giorno della cultura razionalista europea.


Quartiere Fabio Filzi di Franco Albini 1936-38


Quartiere Fabio Filzi di Franco Albini 1936-38


Quartiere Fabio Filzi di Franco Albini 1936-38


Quartiere Fabio Filzi di Franco Albini 1936-38


ร lvaro Siza. Abitazioni sociali Bouรงa. Porto


ร lvaro Siza. Abitazioni sociali Bouรงa. Porto


ร lvaro Siza. Abitazioni sociali Bouรงa. Porto


ร lvaro Siza. Abitazioni sociali Bouรงa. Porto


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ร lvaro Siza. Abitazioni sociali Bouรงa. Porto


ร lvaro Siza. Abitazioni sociali Bouรงa. Porto


ร lvaro Siza. Abitazioni sociali Bouรงa. Porto


Bibliografia Carlo Aymonino (a cura di), L'abitazione razionale: atti dei Congressi C.I.A.M. 1929-1930, Marsilio, Padova 1971 Matilde Baffa Rivolta e Augusto Rossari (a cura di), Alexander Klein. Lo studio delle piante e la progettazione degli spazi negli alloggi minimi: scritti e progetti dal 1906 al 1957, Mazzotta Milano 1975 Gian Franco Caniggia, Gian Luigi Maffei, Composizione architettonica e tipologia edilizia, Marsilio, Venezia 1979 Philippe Panerai, Jean Castex, Jean Charles Depaule, Isolato urbano e città contemporanea, Clup, Milano 1981 Cambi, Di Sivo, Steiner, Tipologie residenziali in linea, BE-MA, Milano 1984 Cambi, Di Cristina, Steiner, Tipologie residenziali a schiera, BE-MA, Milano 1989 Kenneth Frampton, Álvaro Siza: tutte le opere, prefazione di Francesco dal Co, scritti di Álvaro Siza, Electa, Milano 1999 Zero gravity. Franco Albini. Costruire le modernità. Catalogo della mostra, Milano, 28 settembre-26 dicembre 2006 Álvaro Siza, Il SAAL di Bouça trent'anni dopo, in “Casabella” 765, aprile 2008 “La riparazione della città diffusa un progetto urbano: Alvaro Siza, Viviendas Sociales en Bouça, Porto”. Corso di progettazione urbanistica 2010/2011

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