Il Paese della Sera_ 18 settembre 2018

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ORIZZONTALI

VERTICALI

1. Molto più di un continente; 6. Un Ministero utile a far propaganda; 8. Ricerca e soccorso; 9. Spesso è truccata; 12. La pagano i proprietari; 13. Si bevono per dimenticare; 15. Per alcuni italiani è un confine; 17. Quella dell’Unità è scomparsa; 18. Quello dei Cinque Stelle lo attendono in molti; 20. La macchina burocratica per eccellenza; 21. La fine di tanti; 22. In questa legislatura ce ne sono di più; 26. Capita a volte ai disonesti; 28. Iniziali del leader che gira in moto; 29. Si diceva di quelli che aderivano alla P; 30. Se le hai contate ti senti in pericolo; 31. La coscienza di sé; 32. La comunità religiosa nata nel 622 d.c.; 33. Un segno che fa bene alla borsa; 34. In Italia è un'emergenza;

2. Il dollar più importante; 3. L'azienda con il....cavallo; 4. Quelle che non vogliono seguire i politici di nuova generazione; 5. La procura che indaga sul Ministro dell’Interno; 6. Il clima del paese negli ultimi mesi; 7. Sono famosi quelli partigiani 10. Un saluto imperiale e fascista; 11. Se sale c’è da preoccuparsi; 14. Un' intelligenza non umana; 16. L'eroe alla fine; 17. Li raccontano i giornali; 19. E’ prima di oggi 20. Quando il futuro...è molto buio; 23. Lo sono i diritti quando vengono calpestati; 24. La seconda città italiana a guida 5S; 25. Quella che manca al PD; 27. Lo scandalo del Cavaliere; 28. Un partito ne vorrebbe una per ogni cittadino; 30. La sanità...mondiale; 32. Unione Africana;

La cultura dei valori e dell’impegno responsabile www.fondazionebracco.com

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120 MILIONI DI BAMBINI AL MONDO NON POSSONO FREQUENTARE LA SCUOLA; DI QUESTI PIÙ DEL 60% SONO FEMMINE. LA GRAN PARTE

Basta applausi LUCA MATTIUCCI

«Quando i nazisti presero i comunisti,/ io non dissi nulla/ perché non ero comunista./ Quando rinchiusero i socialdemocratici/ io non dissi nulla/ perché non ero socialdemocratico./ Quando presero i sindacalisti,/ io non dissi nulla/ perché non ero sindacalista./ Poi presero gli ebrei,/ e io non dissi nulla/ perché non ero ebreo./ Poi vennero a prendere me./ E non era rimasto più nessuno che potesse dire qualcosa». Chiunque può ancora oggi leggere queste parole inscritte nel Monumento all'Olocausto a Boston, Massachusetts. Ma quanti oggi leggendole percepiscono il monito di tenere alta la guardia? L’errore più grande del nostro tempo è quello di credere che il nazionalsocialismo o il comunismo in salsa russa siano stati eventi causati da poche menti folli che si sono ritrovate quasi per caso a governare interi paesi. Qualcuno mi dirà che il pericolo oggi non sono i campi di concentramento. A loro rispondo che i campi di oggi sono, come allora, lontani dagli occhi della gente. Che a bruciare spegnendosi lentamente oggi sono non più gli ebrei ma altri popoli. E la nostra società ora come allora commette individualmente e collettivamente gli stessi identici crimini. Fatti di rabbia, approssimazione di giudizio e assenza di analisi. Perché è necessario riflettere sull’unico vero valore che ha permesso alle nostre generazioni di non vivere guerre, paura, fame. I diritti. Gli stessi che senza il contrappeso del sopruso e della privazione hanno lasciato la libertà a generazioni intere di spingersi di nuovo a potersi immaginare razzisti, sopraffattori dei deboli, in virtù dell’egoistico diritto al benessere proprio prima di quello di chiunque altro. E allora si interroghino i cittadini su cosa potrebbe accadere se domani forze di polizia venissero a prelevarli senza alcuna motivazione legittima, come accaduto agli eritrei del Baobab che qualche giorno fa attendevano in fila una visita medica. Interrogatevi quando il rom di turno vi pulisce il parabrezza, se la sua vita di miseria è davvero il motivo del vostro malessere o piuttosto nasce in una società che vi vuole stupidi e arrabbiati. Da domani davanti alla tivù, ad un convegno, sui social applaudite solo se davvero avrete capito a chi o a cosa state dando il vostro consenso. Perché su quel consenso una maggioranza populista e una minoranza senza idee stanno costruendo un cupo futuro. Allora iniziamo a pensare. Perché quello contro cui stiamo sputando è lo Stato di Diritto che è per tutti noi tutela, l’unico a cui potremo aggrapparci quando verranno a prenderci. @lucamattiucci

#INPRIMOPIANO

Dall’11 al 14 ottobre torna a L’Aquila il Festival dei diritti che “misura” la Democrazia

Incubi e incertezze, la società civile si arma di Partecipazione

PAOLA GRECHI

Quatto giorni di conferenze, laboratori, dibattiti, concerti e spettacoli. Più di 300 ospiti, oltre 50 eventi che invaderanno sale, teatri, piazze e università nel centro storico dell’Aquila. Uno spazio inclusivo e aperto per contribuire alla trasformazione del paese attraverso il ruolo attivo dei cittadini e la tutela dei loro diritti, dove dall’11 al 14 ottobre prossimi ci si interrogherà su “Sogni, incubi, realtà. Democrazia e Partecipazione nell’era dell’incertezza”. È così che nasce la terza edizione del “Festival della Partecipazione”, promosso da ActionAid Italia e Cittadinanzattiva in collaborazione con Slow Food Italia e il patrocinio del Comune de L'Aquila. A partire proprio dall’esigenza di fare emergere l’anima partecipativa dell’Italia e affrontare i problemi che la investono nello stato di incertezza e paura che caratterizza la nostra epoca. Incertezza e paura, come spiegano i promotori, che riguardano la vita presente e il futuro e che investe il lavoro, le risorse economiche, il rapporto con

Credits Alessandro Serranò

#EDITORIALE

l’ambiente, la qualità della vita, i rapporti personali e sociali, le regole alla base della cittadinanza, i confini e la identità delle comunità nazionali, le condizioni di eguaglianza sostanziale, lo sviluppo culturale, soprattutto delle giovani generazioni. Sarà la comunità aquilana e abruzzese e i tanti cittadini attivi da ogni parte d’Italia, d’Europa e del mondo a trovare risposte innovative divenendo protagonisti di tavole rotonde, incontri con i produttori del mercato contadino,

maratone progettuali, lectio magistralis, proiezioni di documentari e percorsi partecipati. Un impegno positivo che farà diventare l’Aquila nei giorni della manifestazione un osservatorio dello stato di salute della partecipazione e della democrazia in Italia. Non solo, dalla quattro giorni nascerà un patrimonio di esperienze, nuove e vecchie sfide, che vuole servire a dare nuova linfa e energia civica al nostro “fragile” paese. @Paola_Grechi

#DISABILITÀ

Jessi e Lorcan, storia della gatta che ha restituito la parola a un bimbo GIULIA POLITO

Non c’è niente in grado di riempire la vita di una famiglia più delle risate dei bambini. Per i genitori le chiacchiere dei figli e la loro capacità di esprimere emozioni sono sintomo di una crescita sana. Ma cosa succede se ad un certo punto i bambini smettono di parlare? Casa Dillon, a Manchester, è diventata improvvisamente silenziosa quando il piccolo Lorcan non è stato più in grado di esprimersi. La sua era una condizione che peggiorava fuori dalle mura domestiche. All’asilo, ad esempio, non era riusciva a proferire parola o a esprimere la benché minima emozione, dalla paura alla gioia, dalla tristezza all’ansia. L’incapacità di parlare di alcuni bambini è un disturbo preciso che prende il nome di mutismo selettivo e colpisce, secondo recenti stime, circa sette bambini su mille. Lorcan Dillon era uno di questi. Aveva costruito negli anni un piccolo mondo silenzioso e impenetrabile. A tutti, tranne che a un

solo componente della sua famiglia: Jessi, la gatta di casa. Appena arrivata la gatta Jessi è riuscita a suscitare nel bambino nuove emozioni, una reazione empatica che ha creato una frattura nella bolla di solitudine creata da Lorcan. É a lei che, dopo anni di silenzio, il bambino ha mostrato i primi segni di apertura. A lei ha dedicato le sue “nuove” prime parole: «I love you - Ti amo Jessi».

La storia di Lorcan e della sua gatta ha fatto il giro del mondo ed è finita su tutte le principali televisioni inglesi. Perché la loro è una storia di amicizia che attesta il valore terapeutico del rapporto uomo-animale, soprattutto quando in gioco c’è la salute e la serenità delle persone sole o più fragili: gli anziani o i bambini con disabilità.

@GiuliaPolito


2018

E DI ESSI SI TROVA NEI PAESI POVERI O IN ZONE DI GUERRA. IN NIGER IL 78% DELLE BAMBINE NON È MAI ENTRATO IN UNA SCUOLA

Dati: Unesco e Unicef

#GIOVANI

#SOSTENIBILITÀ

Involontario, la serie che rompe gli stereotipi

Quid, quando la moda fa rima con etica

EMILIANO MOCCIA

Essere alla moda sì ma con un ‘Quid’ in più perché l’outfit perfetto è bello, etico e rispetta l’ambiente. Ecco perché la sostenibilità è di casa per il Progetto Quid, nuovo marchio di moda che nasce da tessuti di qualità recuperati localmente per mano di donne con un passato di fragilità. Il progetto nasce a Verona nel 2013 con una forte connotazione sociale: il reinserimento lavorativo di donne in difficoltà attraverso il loro impegno in attività produttive che rispondono alle logiche di mercato e che allo stesso tempo stimolano una partecipazione attiva alla bellezza e alla creatività. Un progetto sociale ma anche ambientale, visto che si regge sul recupero di tessuti di qualità (eccedenze e stock di aziende del tessile) che negli anni è riuscito a ritagliarsi un posto nel difficile mondo della monda. Partito 5 anni fa con sole 5 persone, oggi il progetto Quid, conta 90 occupati di 16 nazionalità diverse. Un’azienda giovane (con una media di 35 anni) e a tutti gli effetti in rosa: «abbiamo l’80% di

Non immaginava che quella semplice lettera gli avrebbe rivoluzionato la vita, aperto gli occhi verso un mondo che prima non conosceva. Perché quando il neolaureato Ettore, che per vivere fa il fattorino precario, entra all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano per consegnare una missiva, capisce che tutte le sue certezze sono ormai compromesse. Basta uno sguardo, quello di una giovane specializzanda per conquistarlo, per fargli capire che la sua strada è lì. Tra le corsie ed i reparti di quell’ospedale. E per conquistarla si inventa di tutto, tanto da fingersi volontario di una organizzazione non profit che organizza un contest musicale in ospedale. Quella che da settembre andrà in onda su MTV. it e tutti i canali social di MTV è una fiction inedita, sorprendente, capace di parlare un linguaggio nuovo per avvicinare soprattutto i più giovani ai temi del volontariato, della solidarietà. L’incipit che vede come protagonista il giovane Ettore, interpretato da Francesco

Meola, segna infatti la trama di “Involontario”, la serie di cinque puntate promossa da Fondazione Cariplo e Officine Buone che oltre al cast di attori (tra cui Giulia Penna) coinvolge anche altri artisti, come i cantautori Brunori Sas e Roberto Dell’Era (Afterhours), i conduttori TV Federico Russo e Melissa Marchetto, gli attori Paolo Ruffini e Eleonora Giovanardi. La web serie “Involontario”, le cui riprese sono state realizzate all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano mentre era in attività, «è uno strumento molto utile per parlare in modo diverso ai giovani e avvicinarli ai temi sociali di cui ci occupiamo» ha spiegato Sergio Urbani, Direttore Fondazione Cariplo.

@emimoccia

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impiego femminile», spiega Giulia Houston, responsabile Relazioni Istituzionali. Le persone da impiegare «ci vengono presentate da organizzazioni del territorio sia pubbliche che private che hanno come missione il supporto ad una determinata categoria». Diverse le figure professionali: ci sono le competenze sartoriali ma anche di gestione del magazzino, controllo qualità e imbustaggio. Ma chi compra Progetto Quid? «Il nostro target di riferimento sono le donne dai 20 anni in su, con una particolare sensibilità ai temi etici». Attualmente, spiega Giulia, «abbiamo 5 negozi monomarca nel nord Italia ma abbiamo intenzione di espandere questa rete di vendita: circa uno all’anno». Il futuro di Progetto Quid è sempre più green: «abbiamo intenzione di implementare piani per la riduzione del carbon footprint, pianificando un sistema di spostamenti con veicoli a basso impatto ambientali». A cura di

#INNOVAZIONE

Impatto sociale, quanto e come cambiano le Fondazioni d’impresa ANNA TORO

Risorsa importante per il benessere collettivo del nostro paese, supporto alla società civile e fanno dell’impegno sociale un fattore strategico dell'azienda che le crea. Sono le Fondazioni d’impresa, di cui però si sa ancora troppo poco: quante sono? Come sono cambiate e qual è il loro ruolo nella società? A colmare questo gap di conoscenza arriva lo studio promosso da

Fondazione Bracco e Fondazione Sodalitas, e realizzato da “Percorsi di secondo welfare”. Lo scopo: scattare la fotografia aggiornata delle “corporate foundations” in Italia e fare il punto sul loro contributo ad affrontare i cambiamenti economici e sociali. L’ultima rilevazione risale infatti al 2009, e da allora molto è cambiato: le fondazioni d’impresa sono cresciute per numero, centralità, capacità innovativa, efficacia nel contribuire alla qualità della vita

delle persone e al benessere delle comunità. La nuova indagine prevede due fasi: una quantitativa – i cui risultati verranno presentati a fine 2018 – e una qualitativa, che farà emergere il tratto distintivo e la capacità di innovazione dell’impegno e degli obiettivi di queste fondazioni: promuovere cultura e arte, investire in istruzione e ricerca, integrare il sistema di welfare, rafforzare coesione e inclusione sociale per rispondere alle sfide del nostro

tempo (disoccupazione giovanile, invecchiamento della popolazione, inclusione lavorativa delle donne, migrazione, povertà e fragilità sociale). L’integrazione qualitativa sarà disponibile nella primavera 2019.

@annaftoro


Direttore responsabile: Luca Mattiucci - mail@ilpaesedellasera.it - www.ilpaesedellasera.it | Edito da WSC - Via Fiume delle perle, 11 - 00144 Roma - www.whitestonecompany.org | Stampa Arti grafiche Boccia Spa - Via Tiberio Claudio Felice, 7- 84131 Salerno | Testata registrata presso il Tribunale di Roma n° 58 del 5 aprile 2016 Iscrizione ROC n° 26419

anno 3 numero 1 |2018 (17 settembre - 30 settembre 2018) Quindicinale in distribuzione gratuita. | Questa pubblicazione non si avvale di contributi statali e favorisce l’inserimento lavorativo di giovani in condizioni di svantaggio economico | L’Editore si dichiara disponibile a regolare eventuali spettanze per quelle immagini di cui non sia stato possibile reperire la fonte |

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#AAAPERSONALECERCASI

Il domani comincia adesso Sta per iniziare una nuova avventura, un’avventura che vede al centro la convinzione di poter trasformare in realtà un’idea di azienda in grado di essere innovativa e rivoluzionaria, puntando sul business ma al tempo stesso capace prima di ogni altra cosa di essere attenta a tutti coloro i quali concorrono a creare il prodotto finale. Un prodotto che vuole restituire un modo differente di concepire l’informazione a partire da come la si produce e la si diffonde. Una sfida per chi l’ha immaginata e per quelli che ci credono che si propone di mostrare a tutti che non è morto il mondo dei giornali, ma è giunto il momento di ripensarli totalmente. Un percorso a cui ci siamo approcciati con la mente del principiante, libera da schemi e preconcetti. Quella che dovrebbe essere propria di tutti i manager. A partire da oggi e per i prossimi mesi condivideremo con voi un percorso che siamo certi vi renderà protagonisti. Da domani l’appuntamento è sui social con la pubblicazione dei profili di cui siamo in cerca. Se siete giornalisti, manager, progettisti, logisti, grafici, social media manager, esperti di segreteria, ragionieri o esperti di marketing allora questa è l’opportunità che fa per voi. Un’opportunità che si rivolge anche a categorie che solitamente restano escluse dai circuiti lavorativi tradizionali: disabili, neo-mamme, ex-detenuti, migranti, giovani provenienti da aree depresse del paese e anziani. L’avventura è appena iniziata e i protagonisti siete voi!

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Il comitato editoriale de Il Paese Sera Media Group Twitter /Facebook: @ilpaesesera

#ALTRIMONDI

Jerry Masslo, il ricordo del profugo sudafricano ucciso nel 1989 a Villa Literno MASSIMILIANO SIGNIFREDI

Il 25 agosto, a Villa Literno tanti italiani e immigrati hanno voluto ricordare Jerry Essam Masslo, ucciso 29 anni fa, al ritorno dal lavoro nei campi del casertano, da alcuni rapinatori, per i pochi soldi guadagnati insieme ad altri suoi compagni africani. Nato in Sudafrica, Jerry era fuggito dal suo paese dopo che il regime razzista dell’apartheid gli aveva ucciso il padre e un figlio di appena 7 anni. Giunto

a Fiumicino il 2 marzo 1988, era stato trattenuto un mese all’aeroporto, perché allora l’Italia concedeva l’asilo politico solo ai cittadini dei Paesi dell’Est Europa. Dopo una lunga trattativa con il Ministero dell’Interno, Jerry ottenne lo status di rifugiato delle Nazioni Unite e venne accolto in una casa dalla Comunità di Sant’Egidio. La sua morte violenta sconvolse l’Italia e spinse il parlamento ad approvare la prima legge sull’immigrazione, la Legge Martelli. Da allora Jerry

Masslo è diventato un simbolo per tanti, italiani e immigrati, che credono nell’integrazione e rifiutano ogni forma di violenza e di intolleranza. Alla cerimonia nel cimitero di Villa Literno, Daniela Pompei, responsabile di Sant’Egidio per i servizi a migranti e rifugiati, ha ricordato quanto il lavoro e la presenza di tanti stranieri, ormai “nuovi italiani”, hanno fatto progredire il nostro Paese. Ma ora, in un clima troppo spesso teso e di contrapposizione sull’immigrazione,

«è giunto il momento di costruire con maggiore convinzione il processo di integrazione». Il pensiero è andato anche verso tutti i braccianti, che svolgono un lavoro prezioso ma al tempo stesso troppo duro e pieno di rischi.

www.santegidio.org


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