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ORCHESTRI ... AMO

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VUALTRIS FASEILU

VUALTRIS FASEILU

Suonare insieme agli altri (2^ parte)

Nello scorso numero abbiamo aperto una finestra sull’orchestra, osservandone l’evoluzione nel tempo e scoprendo alcune compagini attualmente in attività. Ora il nostro sguardo dovrà farsi più attento, perché andremo insieme dentro all’orchestra, ad analizzare struttura e norme che la regolano, spesso non scritte. Cominciamo guardando la disposizione sul palco: in fondo, su pedane, ci sono fiati e percussioni, con parti principalmente solistiche per via della potenza sonora. Più vicino a noi spettatori ci sono gli archi, più numerosi, disposti per file nei quattro spicchi di un semicerchio; al centro c’è il direttore. Negli archi la gerarchia è ben precisa: il musicista di ciascuna fila che si trova seduto più vicino al direttore è la “spalla” di quella fila, stabilisce le arcate in accordo con le altre spalle, dà indicazioni all’intera fila ed esegue eventuali parti solistiche. Esiste una spalla più importante delle altre, è il “violino di spalla”, detto anche “primo violino” o più semplicemente “spalla” dell’orchestra: seduto a sinistra del direttore, rappresenta l’intera orchestra nel dialogo con il direttore durante le prove e quando gli stringe la mano a inizio e fine concerto; inoltre, prima che il concerto prenda il via, si alza in piedi e, davanti ad orchestra e pubblico in attesa, intona il proprio strumento sul la dell’oboe per trasmetterlo a tutti gli archi; durante l’esecuzione sottolinea i gesti di chi dirige. Il direttore coordina l’esecuzione a prove e in concerto, decidendo e comunicando con movimenti codificati e silenziosi la velocità, l’intensità e le intenzioni espressive. Quindi, riassumendo simpaticamente, il direttore… dirige, il violino di spalla… spalleggia, la fila… segue. E il singolo orchestrale? Quali sono i suoi compiti? L’orchestrale dà il suo piccolo contributo, che nell’insieme risulta fondamentale. Conosce bene la propria parte, studiata prima delle prove; si presenta in anticipo con il materiale necessario (strumento, spartiti, matita, leggio). A prove appunta ogni dettaglio e in concerto ascolta il proprio strumento e gli altri e si adatta a ciò che il direttore chiede; alcune sezioni si preparano a suonare parti di accompagnamento, che richiedono concentrazione e precisione ritmica, altre a contare un gran numero di battute di pausa. In orchestra ciascuno deve saper adattare e modellare la propria personalità al servizio di una collettività eterogenea, divenendo così parte di un’onda sonora impensabile da produrre da soli. Abbiamo avviato questo percorso dall’origine della parola “orchestra”. Ora potremmo aggiungere che l’orchestra è disciplina e formazione, inclusione e comunione d’intenti, lavoro di squadra… insomma è una vera società in miniatura. Sogniamo allora insieme alla celebre Mafalda dei Peanuts, che in una delle simpatiche vignette, con espressione beata mentre ascolta la musica in cuffia, esclama: “Orchestre! Se invece che di eserciti il mondo fosse pieno di orchestre, sarebbe una meraviglia”.

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