Il Giornale del tuo Quartiere
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PRIMO PIANO
luogHi
NOVEMBRE 2012
Una donna per i nonni Andrea Muzzi*
Q I SEPOLCRI FIORENTINI Viaggio nei cimiteri di casa nostra, tra novità in arrivo e tombe che raccontano storie PAGG.10-11
SOTTO IL RIONE Viaggio nei sottopassi della zona, dove non mancano i problemi. Ma le Cure hanno il loro “angelo” PAGG.4-5
SPort
Nuovo look per il quartiere Tra progetti e “rivoluzioni” PAGG.2-3
La città ferita dai vandali
società
di Biondi - Zarrilli
L’
IL NUOVO CESARE? Continua a crescere il feeling tra Montella e i tifosi. E c’è già chi “scomoda” Prandelli PAG.22
GUERRIERI IN GABBIA Musica e combattimenti spettacolari: Las Vegas è sbarcata a Firenze, senza esclusioni di colpi PAG.25
ultima è stata il Ratto di Polissena alla Loggia dei Lanzi, ma la scultura di Pio Fedi – peraltro già presa di mira in passato – si trova purtroppo in ottima compagnia tra le opere fiorentine che hanno dovuto fare i conti con i vandali. La storia dei capolavori “feriti” dai malintenzionati è lunga e le vittime illustri: si va dal David di Michelangelo al Biancone dell’Ammannati. Opere che un brutto giorno sono finite nel mirino di persone che, di proposito
o per sbaglio, hanno danneggiato veri e propri tesori fiorentini. Ma c’è di più. La statua di Dante in Santa Croce, ad esempio, nel tempo ne ha viste di tutti i colori: c’è chi l’ha utilizzata come nascondiglio per la droga e chi, sotto lo sguardo severo del sommo poeta, si è lasciato andare ad atti decisamente troppo osé. Ma se pensate che quello di bistrattare i monumenti sia un malcostume tutto fiorentino vi sbagliate: legPAGG.20-21 gere per credere.
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In conclusione, ci tengo a esprimere un sincero grazie a tutte queste ragazze che si prendono cura dei nostri nonni! *Comico
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Il lungo viaggio delle badanti
uando mio nonno era anziano le badanti non esistevano, i nonni stavano con le loro famiglie. Tutti ammassati sotto il solito tetto: nonni e nipoti. Da qui il famoso detto: “La vita è un passaggio da un pannolino a un pannolone: uno si trova costantemente nella cacca!”. Alcuni nonni finivano all’ospizio. Di solito gli ospizi erano posti allegri come una finanziaria di Monti. Oggi per molti nonni c’è la badante: una giovane donna dell’est che si occupa esclusivamente di loro. Conosco uomini di trent’anni che si tingono i capelli di bianco perché questo è l’unico modo che hanno per avere una donna tutta per loro! La badante per gli anziani è una speranza di vita. Ci sono uomini che per tutta la vita cullano il sogno di avere una donna diversa dalla moglie. Una donna da amare. Finalmente a 85 anni il sogno si avvera: la badante! Peccato che a quell’età uno non ce la fa più ad amare una donna! La badante è una donna speciale. Per fare colpo su una donna devi mostrarti migliore di quello che sei: più giovane, più forte. Se lo fai con la badante lei ti lascia. Lei ti vuole così come sei: anziano e inerme! Inoltre, vuoi mettere lo scambio di culture? Spesso le badanti sono straniere. Hai ascoltato per tutta la vita tua moglie, italiana come te, e non l’hai mai capita. Nella terza età ascolti una donna rumena o filippina e non la capisci uguale. Ma almeno stavolta capisci perché!
Perdere i denti è un trauma! L’implantologia moderna è una soluzione che ti sorprenderà.
I maxi complessi in cerca di futuro PAG.12
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Novembre 2012
Campo di Marte • Coverciano • Cure
IL QUARTIERE CHE CAMBIA/1. Alberti e Nannotti verso un assetto diverso che le valorizzi
Piazze e strade, missione “recupero” Si continua a discutere anche sul futuro di via Gioberti, tra chi la vorrebbe off limits per le auto e chi invece no. Attualmente sono molte le ipotesi allo studio Fannì Beconcini
N
ovità in vista per piazza Alberti: la zona potrebbe cambiare volto, anche se non subito. Allo studio ci sono prospettive di risistemazione e alcune ipotesi, come la realizzazione di piste ciclabile con il conseguente completamento della rete in un futuro prossimo. “La realizzazione della rete ciclabile ha subito una battuta d’arresto, nonostante fosse preventivata già dall’anno scorso, a causa della spending review e del patto di stabilità, tuttavia gli interventi saranno realizzati a breve e nel corso del 2013 contiamo di completare il tutto”, assicura il presidente del Quartiere Gianluca Paolucci, che nel corso dell’assemblea dei 100 luoghi che si è tenuta a ottobre ha sottolineato come la piazza, al pari di quella delle Cure (leggi l’articolo alla pagina accanto, ndr), costituisca uno snodo cittadino fondamentale ma necessiti di una riqualificazione e di una razionalizzazione sostanziali. Attualmente infatti piazza Alberti si configura come una rotonda di smistamento del traffico più che come una piazza vera e propria, identità che – è l’auspicio – va invece recuperata e valorizzata. Altro punto caldo è la vicina piazza Nannotti, realizzata accanto al nuovo parcheggio ma che non sembra sia mai riuscita a “sbocciare”: l’area doveva infatti fungere da collegamento tra via De Sanctis e via Campofiore, ma il transito è stato ostacolato dalla presenza di un terreno da poco in via d’esproprio. “È stata recentemente approvata la variante urbanistica. A breve ci sarà l’esproprio e inizierà un iter che durerà qualche mese per acquisire il terreno, bandire la gara di appalto e affidare i lavori di riqualificazione, presupposto per una risistemazione più ampia di tutta la zona”, spiega Paolucci. Questione annosa e complessa, al centro dei dibattiti cittadini in svariate occasioni, è invece la riqualificazione di via Gioberti. E proprio il termine “riqualificazione” è quello su cui opinioni e volontà si sono spesso e volentieri scontrate: da un lato c’è chi auspica e chiede da tempo la pedonalizzazione dell’intera via, anche a fronte di un “traffico considerevole e di una situazione della sosta ai limiti della legalità, con
piazza
Alberti
parcheggio selvaggio e auto che sostano lungo la carreggiata”, dall’altro ci sono esigenze e interessi degli esercenti della zona, molti dei quali si riterrebbero penalizzati da un’eventuale pedonalizzazione. Intanto via Gioberti continua a essere una delle strade commerciali più importanti dell’intera città per numero di attività e transiti giornalieri, pur non essendo in centro, un punto di passaggio tra una zona periferica e il centro cittadino. Quello che molti cittadini chiedono e che l’amministrazione
intende portare avanti è ora una mediazione tra esigenze diverse, “mediazione che ha come obiettivo la riqualificazione intesa come agevolazione della fruizione pedonale della via: ad oggi in alcuni tratti di strada è possibile, in altri non è agevole a causa dei marciapiedi stretti e delle auto parcheggiate sopra di loro. Attualmente ci sono varie ipotesi: l’allargamento dei marciapiedi dove possibile, il miglioramento dei materiali, la razionalizzazione dei transiti pedonali, la riorganizzazione della
sosta”, elenca Paolucci. Che aggiunge: “L’anno scorso, in occasione dell’assemblea dei cento luoghi dedicata al tema, ci furono diverse proposte in tal senso ed esiste un’idea progettuale portata avanti dai commercianti, ma ad oggi è prematuro parlarne perché occorre una maggiore pianificazione per un progetto definitivo che poi possa diventare esecutivo. Quello che è certo – conclude – è che questo progetto dovrà essere il risultato del dibattito tra cittadini e istituzioni”.
L’INTERVENTO Dopo l’abbattimento del “mostro verde” va avanti il percorso di risistemazione dell’area
Via del Pratellino, il restyling si avvicina
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l “mostro verde” ormai non c’è più da circa un anno: l’edificio delle ex poste è stato demolito a fine 2011 dopo dieci anni di abbandono. E dopo anni di richieste da parte dei cittadini, polemiche, contrasti e rallentamenti, per via del Pratellino sembra finalmente essere arrivato il momento di progetti concreti e a brevissimo termine. Come spiega l’ingegner Mannucci della Direzione mobilità e nuove infrastrutture del Comune, siamo alla fase definitiva in attesa del progetto esecutivo: “Il progetto sta per essere portato in consiglio per l’approvazione definitiva. Una volta approvato il progetto, il regolamento prevede che trascorrano 60 giorni
Il Reporter di Campo di Marte, Coverciano, Cure raggiunge 41.973 famiglie nel Q2. Copia in abbonamento postale
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il reporter è un periodico di 5 edizioni che mensilmente viene distribuito da in 165.823 copie
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per eventuali osservazioni in merito alla variante, dopodiché l’amministrazione sarà in grado di approvare il progetto esecutivo su cui stiamo già lavorando e che si basa su una serie di analisi effettuate per trovare un compromesso tra la razionalizzazione di traffico e mobilità e la richiesta di parcheggi avanzata dai residenti”. Il progetto attuale, infatti, si concentra su due aspetti: il flusso veicolare e la sosta, razionalizzati attraverso una riorganizzazione della circolazione e l’allargamento della strada. È stata privilegiata la direttrice di Ponte al Pino e via Campo d’Arrigo, attualmente percorsa dai mezzi del trasporto pubblico e già semaforiz-
Stampato da Rotopress International, Loreto (AN) Periodico d’informazione locale Anno VI n.60 del 1 novembre 2012 N°reg 5579 del 17/05/2007 tribunale di Firenze. Iscrizione al Roc 8551. Spedizione in a.p. - 45% legge 662/96 art. 2 comma 20/b. Contiene I.P. Prezzo di copertina euro 0,10€
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zata, ma di dimensioni tali che non consentono ai mezzi più grandi di transitare agevolmente. Inoltre si è voluto razionalizzare l’incrocio anche dal punto di vista dei percorsi pedonali e per quanto riguarda i parcheggi: 34 posti auto di cui due riservati ai disabili, più una rastrelliera e alcuni posti moto. I lavori di progettazione sono a uno stadio avanzato, in modo da consentire l’operatività immediata non appena sarà possibile passare alla fase esecutiva. Sono comunque previsti altri incontri con i cittadini, ma il progetto non dovrebbe cambiare troppo e gli interventi dovrebbero essere avviati nei pri/F.B. mi mesi del 2013.
Dati non raccolti presso l’interessato Si informa che, ai sensi dell’art. 24, comma 1, lett. C, del D.Lgs 196/2003 (codice in materia di protezione dei dati personali), il consenso per il trattamento dei dati personali, non è richiesto in quanto i dati sono provenienti da pubblici registri, elenchi, atti o documenti conoscibili da chiunque. Nel rispetto della normativa vigente in materia di protezione dei dati personali (art.13 del d.lg 196/2003). La informiamo che i suoi dati personali, non sensibili, sono raccolti e trattati da Web&Press s.r.l., al solo fine dell’invio presso la Sua residenza del periodico gratuito “il Reporter”. Il responsabile del trattamento è Web&Press s.r.l. Potrà in ogni caso richiedere l’eliminazione dei Suoi dati e in contemporanea la sospensione dell’invio della sua copia esercitando l’art. 7 scrivendo a Web&Press via Kassel 17 50126 Firenze.
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il giornale del tuo quartiere
IL QUARTIERE CHE CAMBIA/2. Della riqualificazione si parla da decenni: è la volta buona?
E anche le Cure ora ci riprovano
la planimetria di come potrebbe diventare piazza delle
Cure
È una rivoluzione quella presentata da tre architetti-residenti: previste due rotatorie, una grande superficie pedonale e un parcheggio su tre livelli. Ma pure il “verde verticale” e una vasca in omaggio alle lavandaie da cui il rione prende il nome
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Più spazi e nuovo look Lo sport protagonista I
Fannì Beconcini na piazza-non piazza, un gruppo di cittadini accomunati dalla volontà di rendere vivibile la zona in cui vivono e lavorano, un’amministrazione che decide di scommettere sulla partecipazione e la progettazione condivisa: per le Cure – dopo i tanti annunci che si sono ripetuti negli anni – sembra finalmente essere arrivato il momento di rinnovarsi. La piazza è un punto nevralgico per la viabilità cittadina, caratterizzato da un transito disordinato di auto e pedoni, con le conseguenze che questo comporta per viabilità vivibilità e commercio, a partire dal mercato, uno dei più vitali e antichi di Firenze. Della riqualificazione delle Cure si parla ormai da decenni: una questione complessa quanto urgente e necessaria. Oggi però qualcosa sembra muoversi. È infatti nata un’esperienza di partecipazione e dialogo portata avanti da tre cittadini, tutti architetti, che abitano alle Cure: Sergio Carini, Andrea Parigi e Cinzia Nepi, che hanno realizzato un progetto che prevede la riqualificazione della piazza a partire dalle esigenze della collettività. “Siamo nati, ci piace dirlo, il 28 settembre 2011, in occasione dell’assemblea cittadina dei cento luoghi dedicata a piazza delle Cure, criticando molto il progetto allora presentato e decidendo per questo di trovare una soluzione il più possibile condivisa: abbiamo quindi elaborato un’idea progettuale sottoponendola a residenti, negozianti e operatori del mercato, organizzando incontri e riunioni, ascoltando le diverse esigenze e cercando per quanto possibile di recepirle nel progetto. Contemporaneamente c’è stata la condivisione costante del progetto con l’amministrazione e i tecnici del Comune, che ci hanno ascoltato e supportato”, racconta Carini. Il progetto è stato presentato il mese scorso durante l’edizione 2012 dei 100 luoghi: è previsto l’accorpamento delle corsie senza modifiche agli attuali flussi, la sistemazione dei parcheggi di superficie a sosta veloce e la realizzazione di due rotatorie. In questo modo – viene spiegato – sarebbe possibile la creazione di un’area pedonale di circa cinquemila mq, suddivisi in uno spazio principale intorno al mercato e
FOCUS. Lavori agli impianti di Campo di Marte
una serie di piccole aree di fronte ai negozi. Dietro l’area pedonale, al posto degli edifici esistenti oggi in abbandono e in via di demolizione, verrebbe collocato un parcheggio a tre livelli con 130 posti auto dotato di zona per la sosta e per il carico-scarico merci. Il parcheggio, posizionato dietro al mercato con ingresso e uscita lato ferrovia, consentirebbe di lasciare libera la piazza senza interferire con la mobilità pedonale e la viabilità. Soluzioni innovative sono il “verde verticale” sulla facciata del parcheggio e la nuova pensilina – che funge anche da ingresso pedonale al parcheggio nonché da fermata della linea 1 – leggermente arretrata rispetto all’attuale e più grande. Accanto alla pensilina è stato pensato uno spazio che, nelle intenzioni dei progettisti, potrebbe fungere da centro polivalente per attività socioculturali che mantengano viva e vivibile la piazza a tutte le ore del giorno. E, a proposito di memoria, c’è anche la proposta di collocare al centro della piazza una vasca che ricordi un la-
Completano il progetto illuminazione, panchine e giochi per bambini vatoio, in omaggio alle “curandaie” (lavandaie) che danno il nome alla zona, e di realizzare sculture ispirate alle novelle di Calandrino e Buffalmacco del Boccaccio ambientate alle Cure. Completano il progetto illuminazione, panchine, giochi per bambini e il mantenimento della pista ciclabile esistente in vista di un ampliamento. Insomma, le idee sono molte e il dialogo è aperto: la speranza è che questa, per le Cure, possa davvero essere la volta buona.
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l quartiere 2, e in particolare la zona di Campo di Marte, ospita i maggiori impianti sportivi presenti a Firenze e numerose sono le associazioni e le società, cittadine e non, che si avvalgono per eventi e competizioni dello stadio Artemio Franchi, dello stadio di atletica Luigi Ridolfi, della piscina Costoli e del Nelson Mandela Forum. Nel corso del 2012 sono stati realizzati alcuni interventi per riqualificare e riorganizzare zona e strutture: a fine estate si sono chiusi i lavori di riqualificazione del centro sportivo situato nell’area dei cosiddetti “campini”, nel corso dell’anno si è portato avanti il restyling della piscina Costoli avviato nel 2011 ed è attualmente in corso l’intervento di completamento della riqualificazione del giardino di Campo di Marte. Per quanto riguarda il restyling della Costoli, occorre precisare che, dopo un primo sostanziale intervento avviato l’anno scorso a fronte di alcune carenze strutturali di un impianto costruito negli anni ‘70, un recente accorgimento è stato quello della sostituzione della copertura esterna con un telo elettrostatico: “Avremmo voluto fare un intervento più importante, ma per spending review e patto di stabilità non è ancora stato possibile, tuttavia siamo riusciti a realizzare il tutto nei tempi previsti e non appena possibile procederemo con la completa ristrutturazione dell’impianto”, spiega Elena Toppino, dirigente del Servizio sport del Comune. Un intervento ormai già realizzato e di
cui è attualmente in corso il completamento è quello riguardante il giardino di Campo di Marte, dove a marzo è stato predisposto il percorso vita con attrezzi e strutture rinnovate e dove durante l’estate sono stati avviati lavori di rifacimento: riorganizzazione dell’area centrale e realizzazione di muretti di contenimento con funzione di sedute, limitazione del ristagno d’acqua e recupero di alcuni vialetti, spostamento di alcuni giochi per rendere più fruibile l’area, sostituzione delle altalene danneggiate e messa in opera di due nuovi grandi giochi in corda. Appuntamenti sportivi del mese, calcio a parte, sono la Firenze Marathon, che si svolgerà domenica 25 novembre, e il match di rugby Italia-Australia,
In arrivo il match di rugby Italia-Australia fissato sabato 24. Il caso ha voluto che i due eventi coincidessero, tuttavia organizzatori, società sportive e amministrazione comunale assicurano un coordinamento ottimale per limitare i disagi per i residenti, che intanto però potranno godersi un weekend all’insegna dello sport e della solidarietà. Il tutto in attesa del grande evento del 2013: i mondiali /F.B. di ciclismo.
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Campo di Marte • Coverciano • Cure
IL CASO. Sulla galleria delle Cure sorveglia Salvatore, ormai conosciuto da tutti come Totò
Degrado, i tunnel osservati speciali La “ricetta” dell’angelo del sottopasso Giulio Schoen
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lla fine dell’agosto scorso l’assessore comunale alle politiche giovanili Cristina Giachi aveva indicato alcune aree fiorentine degradate o molto vicine a esserlo: tra queste i sottopassi di piazza Alberti e via dello Statuto, proponendo di “risanare” queste zone grazie all’arte di strada, i graffiti. Certamente non basta questo a far sì che un’area riacquisti vivibilità, bisogna anche garantire una pulizia costante, impedire che una zona diventi terreno di spaccio o un dormitorio, installare bagni pubblici, farla diventare insomma a pieno titolo parte della città e non solo un luogo di passaggio affrettato e incurante. Ne sa qualcosa il “custode” dell’altro sottopasso del quartiere 2, quello di piazza delle Cure. Salvatore ci tiene a mostrare dettagliatamente tutte le gallerie, i lucernari, le intercapedini e le grate che pulisce ogni giorno, da diciotto anni ormai, sotto ai binari della ferrovia. “L’ho sempre detto che l’ingegnere ha sbagliato tutte le pendenze del sottopasso – analizza con grande enfasi – ogni volta che piove si allaga quasi tutto, e i lucernari rischiano di venir giù per il peso dell’acqua, visto che non hanno gli scoli adeguati”. Questa, almeno, è la sua opinione. E ne ha tante di rimostranze da fare Salvatore, all’amministrazione, ai ciclisti, ai “disturbatori”, anche ai ragazzi che hanno abbellito il sottopasso con i murales approvati dal Comune, perché “l’hanno fatto di giorno, quando passano tutti, e le vernici spray in uno spazio angusto come questo possono dar noia”. Lui stesso –
Salvatore
al lavoro sotto piazza delle
Cure
Pierluigi Giannini Geometra, 80 anni
Roberta Lanfredini Docente, 49 anni
Nyur Ka Barista, 33 anni
“Salvatore ben più che un angelo”
“Pulito e sicuro, altri no”
“A volte lavora anche di notte...”
“Le promesse sono state disattese, in campagna elettorale promisero di riqualificare posti come questo. Meno male che c’è Salvatore, un grande amico della città e delle Cure in particolare, ben più che un angelo. È a lui che dovrebbero dare in gestione posti come questo, retribuendolo anche”
“Abito alle Cure alte da dieci anni, e quando scendo nel sottopasso so che troverò pulito e, cosa non meno importante, che sarà sicuro. Dispiace che in altri sottopassi di Firenze la situazione non sia così, e proprio per questo il lavoro di Salvatore dovrebbe essere riconosciuto. Svolge una funzione sociale”
“Non ho nessuna paura a venire qui a qualsiasi ora, Salvatore è un gran lavoratore e ci tiene che il ‘suo’ sottopassaggio sia sempre pulito e sicuro. Scherza coi bambini e mette la musica, la gente gli vuole bene e gli è grata per quello che fa. A volte lo trovi anche di notte a liberare i tombini o a pulire le rampe”
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il giornale del tuo quartiere racconta – ora risente di problemi respiratori oltre che di vista, per il troppo tempo passato là sotto. Ma non se ne va mai dal suo “posto di lavoro” l’angelo del sottopasso? “Ho un figlio e un nipotino fuori Firenze che vedo di rado, non posso certo allontanarmi più di tanto, sennò qui diventa un’altra volta una discarica”, risponde. Alle quattro e mezzo finiscono le scuole, il sottopasso si riempie di mamme e bambini che tornano a casa, tutti salutano Salvatore e si fermano a sentirlo suonare l’armonica o ad ascoltare il disco folk che mette su. Lui esorta i ciclisti ad andare piano, “sarebbe vietato andare in bici quaggiù, ma per non creare incidenti basta rallentare un poco, l’ho scritto anche all’ingresso di ogni tunnel”, prima di mostrarci il suo giaciglio di fortuna ricavato lungo la minuscola stazione delle Cure. “Qui faccio le mie ‘vacanze’, che per me sono le poche ore di sonno che mi concedo tra un turno di pulizie e l’altro: a volte mi ospitano amici, altre volte vado all’albergo popolare, ma impiego troppo tempo ad arrivare, e chi ci pensa poi a pulire qui?”. Una vera vocazione quella di Totò, come lo chiamano tutti qui ormai, dopo le diffidenze dei primi tempi. Ma era anni fa. “Ho chiesto una brandina da mettere nello stanzino del sottopasso, ma non mi hanno mai risposto”,
dice. Però intanto è stato iscritto “ad honorem” all’associazione Angeli del Bello, che insieme a Quadrifoglio si occupa in molte zone di Firenze di riqualificare giardini, piazze e muri imbrattati: lui ha rifiutato. “Mi sembrava un’imposizione inutile”, taglia corto. “Vennero qui per farmi firmare, ma io non voglio essere lo spot di nessuno, è inutile creare queste associazioni se poi i netturbini ordinari non passano mai a svuotare i cestini o a pulire il bagno chimico, che ho richiesto io con forza e che prima era assente”. “Per riqualificare zone come queste bisognerebbe creare una rete di vicinato che mantenga alta l’attenzione, che faccia quadrato su questioni di
Anche quello di piazza Alberti deve essere “risanato” un sottopasso cittadino
pulizia, ordine pubblico e decoro”, sostengono coloro che transitano dal sottopasso e che si fermano a scambiare quattro chiacchiere con Salvatore. “Magari facendo sì che persone come Totò veglino su sottopassi e cavalcavia tenendoli puliti e in ordine – concludono – però in modo retribuito...”.
I percorsi sotterranei sono finiti al centro dell’attenzione per le condizioni in cui versano, dalla sporcizia alla sicurezza. Nel rione, però, c’è un “custode” che si occupa delle pulizie: “Ma se mi allontano per un po’ tutto torna come prima...”
FOCUS. I residenti sollevano nuovamente il problema, mentre la buona notizia arriva da Palazzo Carnielo
Luci e ombre di piazza Savonarola. “Qui non si dorme”
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ella situazione di piazza Savonarola si è discusso anche in uno degli incontri dei 100 luoghi di ottobre. Qui, a detta di molti residenti, degrado e inciviltà sono fenomeni che devono essere affrontati il prima possibile e nel modo più determinato. “Il problema a mio parere parte dalla presenza del chioschino in piazza – racconta un cittadino – tra la musica e l’alcol, con il conseguente comportamento da parte di molti giovani che si ritrovano in zona, per noi residenti dormire è diventato difficile”. Secondo lui, il problema sollevato dagli
“Non si tratta dei soliti schiamazzi del sabato, ma di una situazione fuori controllo da affrontare”
abitanti del posto “è stato sottovalutato, non si tratta dei soliti schiamazzi del sabato sera, ma di una situazione fuori controllo”. “Io stesso – continua – sono sceso più volte di casa per redarguire alcuni giovani che stavano sbraitando alle tre di notte passate, e per tutta risposta sono stato insultato fin sotto il portone di casa, che è stato anche preso a calci per tentare di entrare. Io penso che ormai una soluzione pacifica sia impossibile da trovare, ma che almeno ci provassero, applicando magari il patto per la notte anche qua”. Servirebbe un maggiore controllo da parte delle forze dell’ordine, sostengono in molti, ma la cosa non sembra così semplice. “Le abbiamo chiamate e fatte intervenire molte volte – spiega un altro residente della zona – ma appena arriva la volante chi fa casino smette o si dilegua, e per poco tempo torna la calma, fino a che le forze dell’ordine non se ne vanno e allora ricomincia tutto come prima. Io ho filmati e foto di queste situazioni per
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noi insostenibili, andrò a denunciarle e spero che non sia il solito rimpallo di responsabilità per chi debba cominciare a far prevenzione nella zona”. La nota positiva della piazza, invece, è la ristrutturazione di Palazzo Carnielo, un gioiello unico dello stile Liberty a Firenze, donato al Comune dal figlio dello scultore Arnaldo Carnielo e in stato di abbandono fino allo scorso anno. Il progetto di recupero, costato settecentomila euro, è ora in fase di ultimazione. “Anche la facciata finalmente è praticamente terminata – annuncia il vicesindaco Dario Nardella – adesso dobbiamo però trovare le risorse per non lasciarlo vuoto, per riempirlo di attività, contenuti, associazioni culturali e dare lustro al lascito dello scultore che ha voluto che la sua galleria fosse dei fiorentini”. E proprio il palazzo potrebbe forse ospitare l’archivio Zeffirelli, visto che il regista ha messo fine alla polemica riguardo la città a /G.S. cui donarlo.
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Campo di Marte • Coverciano • Cure
IL LUOGO. Nella strada dello shopping c’è (anche) una bottega molto originale
Gli artigiani “speciali” di via Gioberti Qui vengono venduti i lavori fatti da realtà come le cooperative sociali, da persone “che hanno alcuni disagi ma anche grandi capacità”. Si può trovare di tutto un po’, con un occhio al riciclo Barbara Rossi
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asseggiando in una delle strade dello shopping per eccellenza del quartiere 2, passando da un negozio all’altro di via Gioberti, è possibile imbattersi in una bottega molto originale. Non si tratta del “solito” negozio di moda, ma di qualcosa
di diverso, di nuovo e originale. “Arte. Fuori Binario. Artigianato Sociale”. Questo è quello che si legge sulla soglia di questo inusuale negozio, che in effetti proprio negozio non si può definire. “L’idea di questa bottega è nata quattro anni fa – spiega Maria Pia
Passigli – vedevamo realtà come le cooperative sociali che facevano lavori bellissimi e ci domandavamo ‘ma poi dove vanno a finire?’. Solitamente – continua – le cose prodotte vengono rivendute ai vari mercati o feste organizzati dalle stesse cooperative e, nella maggior parte dei casi, finiscono nelle mani di genitori o parenti di chi le ha prodotte. Abbiamo quindi pensato di mettere in luce queste realtà e così è nata questa bottega, per far esprimere persone che hanno dei disagi ma che hanno grandi capacità”. Coloro che se ne occupano sono tutti volontari che fanno parte dell’Associazione Onlus “Periferie al Centro”, associazione che dal 1994 gestisce anche il giornale “Fuori Binario”, autogestito e autoprodotto, nel quale viene dato spazio a temi che riguardano tutti i cittadini, diritti di cittadinanza, movimenti sociali, approfondimenti (in questi ultimi mesi si è parlato ad esempio della crisi del lavoro). Inizialmente, come spiega la stessa Maria Pia, l’associazione aveva pensato di aprire un labora-
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torio/bottega ma purtroppo, come succede spesso in questi casi, non è stato possibile trovare uno spazio concesso gratuitamente. Così, per dar vita a questo sogno, è stato preso un locale in affitto sul libero mercato. “Da noi si trova di tutto, diciamo che la nostra è una bottega degli artisti del riciclo”. La maggior parte degli oggetti che qui vengono venduti nascono infatti dall’utilizzo di materie di scarto: con i tappi delle bottiglie – ad esempio – si realizzano originali collane, con due vecchi floppy disk si possono creare degli stravaganti blocchetti per gli appunti, e così via. Ma come si è
inserita questa bottega di artigianato sociale all’interno del quartiere? “La paura iniziale – risponde Passigli – era che la gente etichettasse il nostro negozio, ma per fortuna non è andata così. Siamo riusciti a mescolarci, anche i residenti apprezzano il nostro lavoro, ci danno una mano”. Come riesce un’associazione a mantenere un negozio? “Gli oggetti che vendiamo sono in conto vendita, sul loro prezzo tratteniamo una percentuale. Il ricavato non è molto, su cose che costano poco poi non tratteniamo niente, e i volontari aiutano a pagare l’affitto se necessario. Siamo un po’ al limite”.
• Call center del Comune 055 055 • Polizia municipale pronto intervento 055 3283333 • Polizia municipale emergenze 055 3285 • Azienda sanitaria call center (Cup) 840 003 003 • Quadrifoglio informazioni 800 330011 • Quadrifoglio ritiro materiali ingombranti 055 3906666 • Ataf informazioni 800 424500 • Publiacqua 800 238238 • Publiacqua Numero Verde Guasti 800 314314 • Centralino QUARTIERE 2 055 2767831 • Presidio sanitario Via Gabriele D’Annunzio 055 69341 • Guardia medica 055 679293 • Rete di solidarietà 055 667707 • Centro per l’impiego 055 5520559 • Riparazioni urgenti (elettricisti, idraulici, muratori) Servizio in collaborazione con Camera di Commercio Firenze 199.20.18.16 www.comune.fi.it • comunefirenze@comune.fi.it • q2@comune.fi.it
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società
Novembre 2012
L’UNIVERSO DELLE BADANTI/1. Un popolo sommesso e silenzioso. Ma sempre più numeroso
L’aiuto si trova al centro per l’impiego In Toscana gli over 65 sono oltre 872mila, e aumenteranno ancora. Così, sul fronte occupazionale, tra le figure più ricercate ci sono proprio le “addette all’assistenza personale a domicilio” Benedetta Strappi
È
un popolo sommesso e silenzioso, sempre più numeroso e rappresentativo del cambiamento dei tempi. Quello delle badanti – o, più propriamente, delle assistenti familiari – è un universo composito. Che può essere conosciuto un po’ meglio grazie a qualche cifra. Secondo l’Istat, i cittadini toscani over 65 sono più di 872mila. L’agenzia regionale di sanità aggiunge a questa stima un altro dato: sono ottantamila quelli che hanno bisogno di particolari attenzioni, cure e assistenza, di cui quarantamila gravi. Guardando ancora più lontano, il Censis stima inoltre che, in tutta Italia, entro il 2030 ci saranno 4,6 milioni di anziani in più ed entro il 2040 il numero delle persone non autosufficienti in Italia aumenterà fino a 6,66 milioni. Con questi numeri, va da sé che ad avere la necessità di un’assistenza mirata siano tantissime persone: per farsene un’idea, basti pensare che nel 2010 il contributo per l’assistente familiare è stato erogato a 5.146 famiglie toscane, in base alla legge regionale 66/2008 (“Fondo regionale per la non autosufficienza”). Altro fatto emblematico: lo scorso anno, le figure professionali più richieste a Firenze e provincia sono state proprio quelle di cameriere, commesse e addette all’assistenza personale a domicilio. In parole semplici, quanto pertiene al lavoro domestico: baby sitter, badanti e colf. Nella nostra regione ci sono una serie di servizi dedicati, pensati per agevolare in qualche maniera il percorso di chi cerca un aiuto qualificato. Ad esempio, nel territorio fiorentino, chi vuole lavorare come baby sitter, badante o colf si può iscrivere, presso i centri per l’impiego della Provincia di Firenze, in uno speciale database in cui di-
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chiara la disponibilità a essere contattato da una famiglia che risiede in zona. Allo stesso modo, chi ha bisogno di un lavoratore domestico, anche per l’assistenza a una persona anziana, può rivolgersi ai centri per l’impiego (fisicamente in via del Pratellino 9, oppure chiamando il numero verde 800.855.855), specificando la propria esigenza. Tra gennaio e settembre scorsi, tra famiglie e personale, le iscrizioni a questo servizio (che si chiama “Abc famiglia”) sono state 1.281. Ma a livello istituzionale si lavora anche sulla formazione delle persone chiamate ad assistere gli anziani non autosufficienti: la Regione ha investito 1,4 milioni di euro per questo tipo di attività, affidando al circondario Empolese/Valdelsa l’organizzazione di corsi che avranno una durata di duecento ore, delle quali ottanta di
Chi vuole un posto in questo settore si può iscrivere in un database stage. Questi corsi verranno attivati entro il mese in corso e sono studiati proprio per formare chi dovrà svolgere attività di sostegno e assistenza nella vita quotidiana ad anziani e disabili presso il loro domicilio.
più notizie su
A cura del Consiglio di Quartiere 2
Sede del Quartiere 2 Villa Arrivabene, piazza Alberti 1/a Tel: 055-2767831 | Fax: 055-2767838 E-mail: q2@comune.fi.it
CAMPO DI MARTE
CULTURA LA BIBLIOTECA ‘MARIO LUZI’ E’ UNA REALTÁ Grande festa lo scorso 30 settembre nel Q.2 per l’inaugurazione della biblioteca “Mario Luzi”, in via Ugo Schiff 8. La Biblioteca Mario Luzi osserva il seguente orario: lunedì, ore 14-19; martedì, mercoledì, giovedì e venerdì, ore 9-19; sabato, ore 9-13
Il Consiglio di Quartiere 2 ringrazia il pittore Giovanni Baldini per aver donato alla biblioteca un quadro da lui eseguito raffigurante Mario Luzi.. INFO: Biblioteca Mario Luzi, via Schiff 8 (zona via Gabriele D’Annunzio) 055.669229; bibliotecaluzi@comune.fi.it
IL CARTELLONE PARCHEGGIO PUBBLICO IN VIA DEL PRATELLINO DEGLI EVENTI
DAL TERRITORIO
Via libera del consiglio comunale al parcheggio in via del Pratellino. Il 15 ottobre l’assemblea di Palazzo Vecchio ha approvato la delibera, presentata dall’assessore alla mobilità Massimo Mattei. Contestualmente è stato votato un ordine del giorno che recepisce le indicazioni del Consiglio di Quartiere 2 e della commissione Urbanistica. Il consiglio di Quartiere 2 nella seduta del 3 ottobre aveva dato infatti indicazioni per un maggiore numero di posti per i residenti, per consentire l’accesso al parcheggio anche da via Campo d’Arrigo e per un incremento dei posti per ciclomotori. Nell’area resasi disponibile dopo la demolizione dell’edificio preesistente sarà realizzato un parcheggio per 34 posti auto (alcuni riservati ai disabili), 16 posti per biciclette, 7 posti per motocicli. Prevista la realizzazione ex novo degli impianti di illuminazione e di smaltimento delle acque piovane. Il progetto prevede inoltre la creazione di un’ampia area verde con prati, siepi (sul fronte della strada) e alberi (lungo la ferrovia). Adeguamento funzionale anche dell’incrocio tra via del Pratellino e via Campo di Arrigo, dove sarà ricavata una corsia per la svolta a sinistra verso viale dei Mille in modo da avere via libera lungo la ferrovia. Questo dovrebbe comportare una generale fluidificazione del traffico locale, con effetti benefici anche per i veicoli diretti verso Ponte al Pino,
a cominciare dai bus del trasporto pubblico. Prevista anche una speciale attenzione per la mobilità elementare: saranno infatti realizzati percorsi pedonali protetti in tutta l’area interessata dal progetto. I lavori dovrebbero iniziare la prossima primavera.
NUOVA LUCE A SAN SALVI E A COVERCIANO Nuovi lampioni e più luce in via Mazzanti (zona San Salvi) e nella parte alta di Coverciano (via Pirandello e limitrofe). Si sta infatti procedendo alla sostituzione e all’ammodernamento dei punti luce esistenti, da tempo sollecitata dal Q.2.
STORIA DELLA MUSICA 2/9/16/23 novembre, ore 17, Villa Arrivabene, Piazza Alberti 1/a Incontri a cura di Mattia Rigacci RICONOSCERE I FUNGHI 15/22/29 novembre, ore 18, Parterre, Piazza Libertà, incontri formativi in collaborazione con Regione Toscana e Gruppo micologico Micheli. Iscrizione gratuita, presso Q.2 LA VOCE DELLE DONNE 18 e 25 novembre, ore 16,30, Cenacolo Andrea Del Sarto, via San Salvi 16 Rassegna di produzioni musicali femminili. Musiche di Adajevskaja e Jacquet de la Guerre CONVERSAZIONI MUSICALI 26 novembre, ore 17, Villa Arrivabene, Piazza Alberti 1/a Guida all’ascolto delle opere in programma al Teatro del Maggio Musicale Turandot di Giacomo Puccini UN LIBRO DI SAPORI 28 novembre, ore 17, Villa Arrivabene, Piazza Alberti 1/a ore 17 Presentazione del libro“DiVini Sapori”di Beatrice Bocci Balocchi Tutte le iniziative sono ad ingresso gratuito. INFO: Ufficio Cultura Q.2, Villa Arrivabene, p.zza Alberti 1/A, tel.055.2767854 fax. 055.2767832, culturaq2@comune.fi.it www.comune.fi.it
società
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L’UNIVERSO DELLE BADANTI/2. In zona stazione partono, ogni settimana, i mezzi diretti a Est
Quei pullman carichi di pacchi e speranze Occhi azzurri, pelli bianche e valigie impilate tra un gran via vai
Giulia Righi
L’
ora di pranzo di un sabato mattina d’autunno, con Firenze che si trascina pigra verso l’inverno. In quest’atmosfera, nascosta tra le pieghe della quotidianità, spunta una cartolina che arriva dritta dall’Europa dell’Est e che rivive identica ogni settimana. La zona è quella della stazione - deposito dei mezzi Sita, per
LA STORIA Elèna, 35 anni, polacca
“Io, diventata mamma e babbo”
S
toria di ordinaria modernità, di una di quelle persone che, per vocazione o necessità, diventano i bastoni della vecchiaia di altri esseri umani. Elèna (ma il nome è di fantasia e la riservatezza dell’est estrema) ha 35 anni. Vive in Italia da dieci, e a Firenze ci è arrivata dopo quattro anni di “prove generali” a Roma. Adesso fa la badante in casa di un signore anziano, non autosufficiente, che per fortuna ha accettato di dare ospitalità anche ai due figli della donna, di dieci e quattro anni. Il babbo di questi bambini non c’è, sta in un altro paese lontano, ed Eléna ha imparato le fattezze della solitudine da quando ha scelto di lasciare il suo villaggio vicino a Varsavia per provare la carta di una vita nuova in Italia. “Il mio lavoro mi piace – racconta in un italiano deciso, scegliendo con cura le parole – e adesso lavoro da un signore molto gentile e che ci rispetta. Ma in questi anni, prima a Roma e poi qua, ho incontrato anche persone peggiori”. “Sono contenta di far crescere i bambini qua e non in Polonia, anche se mi spiace che non conosceranno mai bene la loro terra e i loro nonni”, aggiunge. I parenti lontani sono uno dei tasti dolenti di chi lascia il paese d’origine per un altro: “Ogni mese cerco di mandare alla mia mamma dei soldi, quello che riesco a mettere via. E delle foto dei miei figli: il signore da cui lavoro ha una macchina fotografica e facciamo un sacco di fotografie ai bambini. Almeno anche i nonni vedono come stanno diventando grandi”. É una domanda quasi retorica, ma viene spontanea. Quanto è difficile affrontare una vita nuova, tanto lontana dagli affetti, e per di più da sola con due bambini? Elèna ha gli occhi tristi: “Tanto difficile. Non ho un compagno, una persona che mi aiuti. Da quando abito in Italia sono dovuta diventare una /B.S. mamma e un babbo”.
l’esattezza - e c’è un gran viavai di gente con l’attesa stampata in fronte. È da qui che partono i pullman delle badanti, gli stessi che riportano a casa signore polacche, ucraine, moldave, russe e romene. Occhi dell’est, pelli bianche e un sacco di valigie impilate in modo scomposto nel terminal riservato agli autobus in partenza in quelle direzioni. Arrivano, alla spicciolata e senza troppa fretta rispetto all’orario di partenza, infilano i loro bagagli in un pertugio del box clienti della compagnia che organizza le trasferte, e aspettano che vengano etichettati per imbarcarli sulla corriera che li riporterà a casa. Sono soprattutto donne, le stesse che un giorno con quelle valigie sono partite da Timisoara, da Varsavia, da Kiev, da mille altri posti da cui era meglio fuggire. Irina ha ventisette anni e una bambina di quattro per mano. Non è contentissima di raccontare gli affari suoi: quella partenza se l’è sudata, a casa non ci tornava da un anno e adesso è il gran giorno, per cui per le chiacchiere non avanza molto spazio. A Firenze fa la badante da tre anni. Si occupa di una signora anziana che non può camminare sola e nel giorno libero (il giovedì, che è un po’ la domenica delle badanti) va a fare le pulizie da una negoziante. “L’Italia mi ha dato un lavoro, ma un giorno spero di riportare Alina in Romania”. E lo dice abbassando lo sguardo verso il cesto di capelli castani della figlia, che la sua terra natale la tradisce con una ci aspirata (“che fatiha carihare le borse sul pullman”) e ha il sorriso ancora pieno di chi vive giocando. “Vado dalla nonna oggi!”. Intorno a Irina e Alina un sacco di occhi azzurri brontolano nei volti un po’ stanchi delle persone in partenza con il pullman diretto in Romania. “Spesso invece partono e arrivano solo le merci”, racconta una guardia giurata al lavoro nell’autostazione. “C’è un sacco di gente che utilizza questo servizio soprattutto per mandare pacchi a casa”. E non è difficile immaginare vestiti e scarpe di fortuna sistemati con amore in quei cartoni, in viaggio verso una mamma, un babbo, una figlia lasciati lontano per racimolare due soldi in Italia, accarezzando giorno dopo giorno la speranza di tornare. Intanto è l’una e mezza, e davanti alla Sita per Montespertoli si mette in moto la corriera con destinazione Bucarest. Alina ci si arrampica sopra alla velocità della luce e saluta al modo dei bambini dal finestrino. Accanto a lei, la sua mamma sorride un po’ più amara. Il torpedone sguscia fuori dal deposito, con davanti tanta strada. La farà tutta, e poi sarà di nuovo sabato. E un’altra Irina guarderà a Est con aria malinconica dalla pancia dei pullman dietro la stazione.
Spesso invece a “viaggiare” sono solo le merci
di gente. Qui “salpano” le corriere che riaccompagnano a casa signore polacche, ucraine e russe. Una di loro: “L’Italia mi ha dato un lavoro, ma un giorno spero di riportare mia figlia in Romania”
l’atteSa alla Stazione dei pullman
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Novembre 2012
I CIMITERI DI FIRENZE/1. A novembre aumentano le visite, ma come stanno quelli del capoluogo?
Là, dove riposano i fiorentini Recentemente Palazzo Vecchio ha buttato giù un nuovo regolamento: le linee guida sono state quelle di assicurare il rispetto delle scelte della persona e della famiglia e la trasparenza nelle prestazioni e nei costi Serena Wiedenstritt
A
lmeno una volta l’anno, almeno per la “festa” dei morti, una scappata al cimitero la fanno più o meno tutti. Sono i giorni in cui non si trova parcheggio nei dintorni dei camposanti e gli affari dei fiorai vanno particolarmente bene. Ma in tempo di crisi, che succede ai cimiteri? Pensare al caro estinto è ancora una priorità nel mondo moderno? Ha fatto scalpore, nelle ultime settimane, il caso della confraternita del Santissimo Sacramento di San Piero a Ema, che ha recapitato ai cittadini della zona un messaggio promozionale con cui offriva “un posto per la vita eterna” a condizioni irrinunciabili. Se acquistato entro la fine del 2012, a prescindere da quando sarebbe stato occupato, il posto veniva venduto a particolari condizioni vantaggiose, come il pagamento a rate e la possibilità di acquisto immediato a un prezzo medio di quattromila euro. Ma della questione cimiteriale si è occupato recentemente anche il Comune di Firenze, elaborando un nuovo regolamento di polizia mortuaria che vada a sostituire quello momentaneamente in vigore, un po’ datato, che risale al 1969. Le linee guida del documento elaborato dall’assessorato alle politiche sociosanitarie che fa capo a Stefania Saccardi sono state quelle di assicurare il rispetto delle scelte della persona e della famiglia e la trasparenza nelle prestazioni e nei costi, e di esplicitare le diverse modalità di onoranze e di sepoltura che vengono rese disponibili per venire incontro a diversità culturali, religiose e psicologiche. Tra le novità del regolamento, la
collaborazione con la Facoltà di Medicina dell’Università di Firenze per favorire lo sviluppo delle indagini scientifiche da parte dei laureandi in medicina, attraverso l’inserimento di un’apposita norma che disciplina il rilascio di cadaveri di persone che hanno espresso in vita la disponibilità all’utilizzo del proprio corpo a scopo di studio. In tempi di crisi, niente “offerte” da parte del Comune, ma una netta indicazione su quali siano i servizi di competenza comunale e quali quelli gratuiti, e maggiori informazioni sulle modalità e le possibilità della cremazione, con precisazioni sulle dimensioni delle urne cinerarie, sulle modalità di conservazione e sull’eventuale dispersione delle ceneri sul territorio comunale. Altra novità: a pagamento, invece, il servizio di cura delle tombe e fioritura potrà essere fornito anche dal Comune. A Firenze i cimiteri più grandi sono quello di Trespiano, così esteso da essere percorso al suo interno da un bus navetta, e quello di Soffiano, che ospita anche le cappelle di famiglie nobili come gli Strozzi, i Ginori-Lisci, i Capponi, i Serristori, gli Antinori, i Pucci e i Pandolfini. Fra i cimiteri monumentali il più conosciuto è quello delle Porte Sante, inaugurato nel 1848 e realizzato in occasione del nuovo piano urbanistico previsto per Firenze capitale d’Italia, con una spettacolare vista sulla città, appena sotto la chiesa di San Miniato. Fra le tombe qui presenti ci sono quelle di Carlo Collodi, Enrico Coveri, Vasco Pratolini, Mario Cecchi Gori, Giovanni Spadolini, Felice Le Monnier e Ciro Menotti.
I CIMITERI FIORENTINI QUARTIERE 1
PORTE SANTE A SAN MINIATO
QUARTIERE 2
TRESPIANO, SETTIGNANO
QUARTIERE 3
IL PINO, SANTA LUCIA, SAN FELICE A EMA, SANTA MARIA A MARIGNOLLE, MONTERIPALDI
QUARTIERE 4
CIMITERI MINORI SOLLICCIANO, UGNANO E MANTIGNANO, SAN BARTOLO A CINTOIA
QUARTIERE 5
RIFREDI, BROZZI, PERETOLA, SAN SILVESTRO A RUFFIGNANO, CAREGGI
FOCUS Fu costruito in seguito alle leggi napoleoniche, che proibivano la sepoltura nelle chiese e in altri luoghi pubblici
E l’ex camposanto della Misericordia potrebbe trasformarsi in “parco”
U
n parco cimiteriale. Una sorta di Père-Lachaise fiorentino. È quello che potrebbe diventare l’ex cimitero della Misericordia di via degli Artisti. Un’area di quasi quattromila metri quadri che è stata anche oggetto di un incontro dei 100 luoghi edizione 2012, e che ha ospitato lo scorso luglio un workshop di studi sull’interior design e sulla progettazione urbana per ridisegnare, in chiave moderna, l’assetto della città, con la partecipazione di 23 studenti provenienti dalle migliori scuole di architettura e interior design di Stati Uniti e Inghilterra. Il Cimitero dei Pinti, così chiamato perché si trovava appena all’esterno di Porta a Pin-
ti, fu costruito in seguito alle leggi napoleoniche che proibivano la sepoltura nelle chiese o in altri luoghi pubblici. Così, per i propri confratelli, la Misericordia chiese al Granduca la concessione per costruire un cimitero fuori dalle porte di Firenze, accanto e inizialmente separato da quello riservato ai deceduti a Santa Maria Nuova. Il cimitero, nella sua forma attuale, è stato completato tra il 1878 e il 1886 dall’architetto Michelangelo Maiorfi, e raccoglie le spoglie, fra gli altri, di Antonio Corazzi, Emilio De Fabris, Paolo d’Arco, Edgar Henry Lockhart, Cammillo Ruspali e Vincenzo Sermolli, oltre a quelle dei fratelli della Misericordia
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che avevano svolto servizio attivo e di altre personalità che, con la loro opera e attività, in vario modo e in vari campi, avevano onorato Firenze. Sempre al Cimitero dei Pinti la Misericordia di Firenze ha depositato alcuni antichi carri funebri usati nelle varie epoche, come quello piccolo bianco trainato da cavalli riservato ai bambini e il monumentale carro, originariamente a cavalli e poi trasformato in auto, per i funerali delle personalità e dei Capi di Guardia. Anche questi forse potrebbero diventare parte del parco cimiteriale, anche se per il momento non sono stati fissati /S.W. appuntamenti operativi per la sua realizzazione.
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I CIMITERI DI FIRENZE/2. Sono tanti gli esempi “particolari” presenti in città e dintorni
I sepolcri che conservano storie Serena Wiedenstritt
I
l cimitero degli inglesi, il cimitero ebraico, il cimitero di guerra e in arrivo, forse, quello per i mai nati. Mentre il nuovo regolamento di polizia mortuaria è in attesa di essere approvato e applicato, Firenze non è certo una città che, nel corso dei secoli, non ha dato il giusto peso ai suoi cittadini, più o meno illustri, passati a miglior vita. Sono tanti i cimiteri “particolari” della città, alcuni dei quali da visitare anche per motivi storico-artistici. Impossibile non citare i Sepolcri di Santa Croce, quelli che “a nobili cose l’animo ispirano” come scrisse Foscolo nel tentativo di contestare l’editto napoleonico che vietava di seppellire in città. Senza allontanarsi troppo si può continuare ricordando il cimitero degli Inglesi in piazzale Donatello. Risale all’inizio dell’Ottocento, quando iniziò ad accogliere alcune delle attuali 1.409 tombe di letterati, artisti e mercanti di oltre sedici nazioni diverse. Al cimitero degli Inglesi seguì il cimitero degli Allori di via Senese, aperto il
26 febbraio 1860 quando le comunità non cattoliche di Firenze non poterono più seppellire i loro defunti nello spazio di piazzale Donatello, poiché con l’abbattimento delle mura diventò uno spazio interno alla città dove quindi era vietato tumulare nuove salme. Nato come cimitero protestante, dal 1970 accoglie defunti di tutte le confessioni e laici, mentre a Trespiano è stata ricavata un’area apposito per la sepoltura dei defunti musulmani. In viale Ariosto, appena fuori dalle antiche mura rinascimentali, si trova il cimitero monumentale ebraico, esiliato al di fuori del centro perché risalente all’epoca in cui non era consentito seppellire gli ebrei nella città. Aperto la prima domenica del mese, consente visite storico-artistiche su appuntamento. Sempre più considerati come luogo del ricordo e della commemorazione sono i cimiteri di guerra, con le loro croci tutte uguali. Al Girone si trova il Florence War Cemetery, dedicato a soldati, marinai e aviatori delle forze del Commonwe-
Da quello degli inglesi, con le sue tombe di letterati e mercanti, fino a quelli di guerra. E intanto si discute sullo spazio che dovrebbe accogliere i mai nati
ZOOM. Anche un’idea per non separare animali e padroni
L’ultima dimora di cani e gatti Q uando a dirti addio è il cane o il gatto di famiglia, quello con cui sei cresciuto e hai condiviso svariati anni della tua vita, non è così semplice trovare una degna sepoltura. Da sempre è meno complesso per chi ha un giardino o un appezzamento di terra e può magari anche piantare un albero alla memoria del caro animale, ma per chi vive in appartamento spesso non c’è scelta. Per questo è nato tra Firenze e Prato, a San Giorgio a Colonica, il cimitero “I Cipressini”, uno spazio apposito per gli animali d’affezione che vengono a mancare realizzato dall’associazione Orma. Si tratta di uno spazio di circa 2.500 metri quadri che si presenta a un occhio esterno come un semplice, ben curato e recintato giardino all’inglese: ma qui, in realtà, sono ospitati gli animali deceduti. Raccontano dall’associazione, che si pone l’obiettivo di contribuire – con gesti di semplice quotidianità – a promozione, sviluppo e divulgazione della cultura di rispetto verso l’ambiente e gli animali, che non è stato facile affrontare il lungo iter burocratico per ottenere tutte le autorizzazioni necessarie da parte delle autorità competenti. Ma, una volta superata la trafila burocratica, oggi i soci –
il cimitero per animali di
San FranciSco
la quota associativa parte indicativamente da 210 euro per i cani di piccola taglia – possono contare su tutti i servizi legati al trapasso del proprio amico a quattro zampe: dall’inumazione al sudario, dalla realizzazione della lapide in legno trattato, con foto a colori, nome, data e dedica alla copertura della tomba con le piante e alla sua manutenzione fino alla fornitura della chiave di accesso al giardino. Questo mentre a Fauglia, in provincia di Pisa, è stata lanciata, ma non ancora realizzata, l’idea di un cimitero misto, dove cani, gatti, cavalli e altri animali possano trovare l’ultima dimora accanto a quella del proprio padrone. In modo che nemmeno la /S.W. morte li separi.
il cimitero ebraico
alth caduti nella campagna di Liberazione dell’Italia tra il 1939 e il 1945, mentre a Falciani, vicino Tavarnuzze, sorge il cimitero americano di Firenze, uno dei quattordici luoghi in territori d’oltreoceano prescelti dalla Commissione. È diventato invece un caso di cronaca il cimitero per i mai nati, ratificato dal nuovo regolamento
di polizia mortuaria approvato dalla giunta di Palazzo Vecchio e in attesa dell’esame del consiglio comunale. Dovrebbe sorgere a Trespiano e accogliere i feti, compresi i prodotti abortivi e i prodotti del concepimento. Dovrebbe essere varato sull’esempio del romano Giardino degli Angeli, ma per ora è tutto bloccato. Attacca-
to da più fronti, il sindaco Renzi ha spiegato come in realtà non sia una novità, considerato che lo spazio per i mai nati è ratificato da una normativa nazionale del 1990 e già dal 1996 proprio a Trespiano esiste uno spazio dedicato ai feti, dove sono stati seppelliti negli anni 1.019 mai nati. Ma il dibattito è ancora aperto. 1240509
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progetti
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IL PUNTO. Edifici e maxi-complessi lasciati al loro destino: la mappa dei luoghi da recuperare
Gli scatoloni in cemento da trasformare Gianni Carpini
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ochi punti fermi e tanti interrogativi. I grandi “scatoloni di cemento” rimangono nel limbo. Sono i luoghi simbolo dell’abbandono: immense cittadelle, ex caserme o testimonianze del passato industriale di Firenze che restano vuote, nonostante – col passare del tempo – siano state spese parole e studiate ipotesi sul loro fu-
FOCUS I lavori erano slittati
Ex Meccanotessile, si riparte dal verde
È
sempre lì, tra incuria ed erbacce, da 42 anni. Ma forse il 2013 sarà l’anno giusto almeno per vedere un piccolo pezzo di quell’area industriale riaprirsi alla città. Il primo passo del recupero dell’ex Meccanotessile passa dal verde, il tanto agognato verde. Mentre si dibatte ancora sul futuro dei locali di via Taddeo Alderotti, a Rifredi, l’area esterna sarà bonificata e trasformata in giardino pubblico. Da tempo i residenti chiedono una zona attrezzata per far giocare i bambini e passare qualche momento all’area aperta, in una parte di Firenze “colonizzata” dal cemento e dall’asfalto. I lavori per il parco sono slittati più volte: dal 2011 all’agosto scorso, e ora si è arrivati alla prossima primavera. Dopo la gara pubblica in questo mese di novembre, entro primavera gli operai entreranno in azione. I cittadini dovranno quindi rassegnarsi a un’altra estate senza verde pubblico. È stata Titta Meucci, assessore comunale dell’urbanistica, a fornire il calendario degli interventi durante l’ultima riunione dei 100 luoghi, impegnandosi a fare un punto della situazione proprio in primavera insieme a comitati e cittadini. Ci vorranno 1,6 milioni di euro per vedere aperti i cancelli del giardino, a causa della costosissima bonifica del terreno. Un’altra tappa della riqualificazione è il recupero delle casette che guardano via Vittorio Emanuele: gli ex laboratori saranno trasformati in appartamenti con resede e una piccola area verde, per poi essere venduti. Resta invece al centro del dibattito il destino del complesso centrale, la parte più grande. Dopo il dietrofront sulla cessione ai privati, il Comune pensa adesso di usare i locali per un centro di documentazione. L’Archivio di Stato è alla ricerca di nuovi spazi ed è in corso una trattativa. Un’ipotesi, quella di un museo-archivio, che non richiederebbe una variante urbanistica, accorciando così i tempi burocratici.
turo. Dall’immenso complesso della Manifattura Tabacchi compreso tra piazza Puccini e le Cascine (ci sono solo idee, non progetti su carta) all’ex Meccanotessile di Rifredi (l’arrivo del giardino slitta ancora), passando per una dozzina di caserme fiorentine in disuso e per l’ex Panificio militare. A eccezione dei luoghi un tempo zone militari, la maggior parte delle strutture è di proprietà privata, fatto che non aiuta nella trasformazione. Iniziamo da cosa è fermo. Sono arenati i progetti per l’ex caserma Guidobono di via Mariti, meglio conosciuta come Panificio militare, dove dovevano nascere abitazioni, uffici e una piazza pubblica. Un accordo non c’è mai stato e ora sembra che si siano perse perfino le speranze. Non va meglio per le altre caserme che, da tre anni a questa parte, l’amministrazione comunale reclama. Da Roma finora non è arrivato l’ok al passaggio. È il caso dell’ex quartier generale dei Lupi di Toscana, centomila metri quadrati in zona Torregalli, dove Palazzo Vecchio vorrebbe costruire appartamenti per giovani
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Dalla Manifattura Tabacchi al Panificio Militare, passando per quella che un tempo era la caserma dei Lupi di Toscana. In città non mancano i grandi contenitori abbandonati che da anni aspettano una nuova vita: per alcuni qualcosa si muove, per altri ancora no
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coppie. Sembra invece sfumato l’interesse per l’ex caserma Vittorio Veneto in Costa San Giorgio: il recupero del complesso sarebbe troppo difficile. Odissea infinita, poi, per l’ex Meccanotessile: 28mila metri quadrati da quarant’anni al centro della discussione. Un pezzo del complesso sarà trasformato in giardino, come chiesto a gran voce dai cittadini (vedi il focus in questa pagina). Per i locali al chiuso, invece, si continua a dibattere. Piccoli passi invece per la Manifattura Tabacchi, ma qui siamo ancora nella fase della raccolta delle idee. Una prima bozza di progetto prevedeva la costruzione di due torri alte quasi quanto i 76 metri del Palagiustizia, per accogliere appartamenti. La proposta è stata però bocciata dalla Soprintendenza, i grattacieli sono così diventati tre e la loro altezza è stata “limata” a 45 metri. Gli immobili su via delle Cascine saranno destinati a funzioni pubbliche, e qui potrebbe arrivare l’emeroteca della Biblioteca Nazionale. Sia ben inteso, si tratta di ipotesi di lavoro, ancora non c’è neppure il primo foglio del progetto. Nella lista dei luoghi da recuperare è finito, in conclusione, anche un piccolo cuore verde sconosciuto ai più, l’ex camposanto della Misericordia in via degli Artisti. Potrebbe diventare il primo parco cimiteriale della città, sul modello di quelli francesi (vedi articolo a pagina 10). La disponibilità della Misericordia c’è, i soldi non ancora. E il punto interrogativo, anche in questo caso, è d’obbligo.
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politica
Novembre 2012
MATTONE. Famiglie alle prese con non poche difficoltà, così arrivano alcune proposte
Riflettori puntati sul fronte della casa I giovani con basso reddito possono
MOBILITÀ. Stanziati 9 milioni per i prossimi tre anni
chiedere un contributo per l’affitto,
E le biciclette vanno in rete
mentre torna il bando per gli alloggi Erp
C
Antonio Passanese
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er molte famiglie fiorentine – gravate dalla crisi, dalla disoccupazione e dall’aumento esponenziale del costo degli affitti – ottobre è stato un mese da dimenticare. Si calcola che siano stati eseguiti 140 sgomberi, con una media di sette sfratti al giorno. Nelle ultime settimane sono andate in scena numerose manifestazioni di protesta, presidi e flash mob per dire “basta sfratti e una casa per tutti”. E ora dall’Anci e dal Parlamento arrivano proposte per contenere una situazione che sta diventando incandescente: c’è chi propone il rilancio dell’edilizia residenziale pubblica, di un piano salva-casa o dell’abbattimento delle pigioni, e chi avanza l’ipotesi di un “diritto” all’abitazione con tanto di moratoria per i nuclei familiari numerosi. Anche la Regione Toscana sta cercando di correre ai ripari e, tra le varie iniziative, ce n’è una rivolta ai giovani dai 25 ai 34 anni di età con basso reddito. Il 15 ottobre (scadenza il 21 dicembre prossimo) è stata aper-
ta la seconda tranche del bando del progetto Giovani sì chiamato “Contributo al pagamento del canone di locazione”, che prevede un pacchetto di interventi per complessivi 45 milioni di euro, da erogare nel triennio 2011-2013. In pratica, i giovani tra i 25 e i 34 anni che vorranno metter su casa, partecipando al bando potranno accedere a un contributo per l’affitto tra 150 e 350 euro mensili per tre anni, ovvero da 1.800 a 4.200 euro all’anno. Entro novanta giorni dal contratto è obbligatorio trasferire la residenza anagrafica presso l’abitazione presa in affitto e abitarvi regolarmente, pagando il canone di affitto accordato per l’intero triennio. Il contributo sull’affitto sarà più alto se la fascia di reddito è più bassa e diminuirà con l’aumentare del reddito. Il Comune di Firenze, invece, fino al prossimo 22 novembre distribuirà le domande relative al bando per l’assegnazione in locazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, meglio noti come “case popolari”. Possono presen-
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tare domanda i nuclei familiari residenti a Firenze o che svolgano a Firenze una documentata attività lavorativa. La partecipazione è estesa agli immigrati residenti in possesso di permesso di soggiorno almeno biennale e a condizione che prestino una regolare attività lavorativa (autonoma o dipendente). Per essere ammessi occorre inoltre avere un reddito “convenzionale” relativo all’anno 2011 calcolato con le modalità indicate dalla legge regionale 96/96 non superiore a 15.320 euro, non essere proprietari di alloggi idonei per il proprio nucleo familiare la cui dimensione o rendita siano superiori ai limiti previsti dalla stessa legge e non occupare senza titolo alloggi di edilizia residenziale pubblica.
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iclismo mon amour. Sembra proprio che la bicicletta piaccia sempre più ai toscani. E non solo per quanto riguarda tempo libero e sport. Una buona fetta della popolazione utilizza infatti le due ruote anche per recarsi al lavoro, nonostante tutte le difficoltà attualmente presenti. Una passione, quella per i pedali, che coinvolge tutti, dai 14 ai 70 anni, dagli studenti passando per i professionisti e finendo con i pensionati. È quanto emerge dalla prima indagine commissionata dalla Regione Toscana per analizzare i numeri di un fenomeno già consistente ma destinato a esserlo ancora di più. Tanto che l’assessore regionale alla mobilità, Luca Ceccobao, per sviluppare una rete toscana di connessione ciclabile ha messo a disposizione 9 milioni di euro per i prossimi tre anni. “É arrivato il momento di fare un passo avanti – ha detto l’esponente della giunta Rossi – il classico salto di qualità. Negli ultimi anni ci sono state tante iniziative, progetti e realizzazioni”. Attualmente in Toscana esistono oltre 300 chilometri di piste ciclabili, cento di percorsi cicloturistici, altri 50 di piste in corso di realizzazione e ulteriori 500 da realizzare in tempi brevi. “Da poco la Regione ha approvato una legge per promuovere lo sviluppo di questo tipo
di mobilità – ha aggiunto Ceccobao – e per i prossimi tre anni sono stati inseriti in bilancio 9 milioni di euro a questo scopo. Bisogna insistere”. Un dato importante, riferito al 2011, è il sorpasso delle bici sulle auto in termini di vendite. “Aggiungiamoci anche che il 2013 sarà l’anno dei Mondiali di ciclismo – ha sottolineato l’assessore – ospitati per la prima volta in Toscana, che conta tra le altre cose circa 350 associazioni sportive ciclistiche. Insomma, tutto questo impone un salto di qualità, che si traduca nella realizzazione di una rete regionale di mobilità ciclabile. Dobbiamo cercare di colmare una lacuna importante, la mancanza di interconessione e integrazione dei vari percorsi, in città e /A.P. fuori”.
in città
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IERI E OGGI. Marco Conti studia da cinquant’anni la storia di Peretola e dintorni
Il nonno di Amerigo Vespucci? Visse qui Tanti i personaggi celebri che abitarono in questi luoghi: da Zoroastro, famoso per aver testato la macchina per volare di Leonardo Da Vinci, al Bronzino. E le ricerche vanno avanti Antonio Rettura
È
nella casa in via di Peretola al numero 8 che ebbe origine la famiglia del navigatore Amerigo Vespucci: a scoprirlo è stato Marco Conti, lo storico che da cinquant’anni studia con passione e minuzia la storia del borgo in cui vive e dei
Marco Conti
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suoi dintorni, da Brozzi a Petriolo, fino a Novoli. Conti ha raccolto documenti per ricostruire la vita dei personaggi vissuti in questi luoghi, come Zoroastro da Peretola – al secolo Tommaso Masini – l’allievo di Leonardo Da Vinci celebre per aver testato la macchina per volare
progettata dallo scienziato. Leonardo era particolarmente ottimista sulla buona riuscita del “test”, tanto che prima della prova scrisse in un’epigrafe: “Piglierà il primo volo il grande uccello sopra del dosso del suo magno Cecero, empiendo l’Universo di stupore”. Non andò esattamente così: Zoroastro si lanciò dal monte Ceceri, ma dopo aver planato per poche centinaia di metri precipitò rovinosamente al suolo, decretando il fallimento dell’impresa. L’attività di ricerca storica di Marco Conti è partita nei primi anni ‘60, quando l’urbanizzazione di Firenze cominciava ad accelerare, con i nuovi palazzi che iniziavano a prendere il posto dei centenari casolari di campagna.Vissuto da sempre nel borgo di Peretola, lo storico racconta che “la città iniziò a ingrandirsi così velocemente che avevamo l’impressione che Firenze ci stesse per investire”. Fu in quel periodo di “transizione” che iniziò l’attività di documentazione e ricerca, spinta dalla voglia di preservare e studiare il passato e favorita da un clima culturale molto vivace: “Alla
la casa dei nonni di
Amerigo Vespucci
Casa del Popolo di Peretola si tenevano di continuo mostre, dibattiti e altre iniziative nelle quali i miei lavori trovarono spazio”. È in quegli anni che Conti ritrovò un documento del catasto datato 1427, nel quale era indicata la collocazione esatta della casa del nonno di Amerigo il Navigatore. Ma le ricerche e le scoperte dello storico non finiscono qui: sempre in via di Peretola, al numero 162, c’è quella che fu la casa del pittore Alessandro Allori, detto il Bronzino. Marco Conti racconta che nei magazzini di Palazzo Pitti è presente un’opera dell’artista fiorentino nella quale è raffigurato quello che Allori
vedeva dalla finestra della sua casa di Peretola. E questi sono solo alcuni dei numerosi studi di Conti, che sono contenuti in più di 40 pubblicazioni. Per chi fosse interessato, molti volumi sono consultabili alla biblioteca di Villa Pozzolini, in viale Guidoni. Tra le recenti pubblicazioni da citare gli studi contenuti nel volume “Navigatori toscani”, dedicato ad Amerigo Vespucci, e nell’ultimo numero della rivista dell’Istituto Geografico Militare “L’Universo”, in uscita questo mese. Ma quali saranno le sue prossime ricerche? “Il mio nuovo obiettivo – svela Conti – è individuare la casa di Boccaccio”.
focus
AUTUNNO/INVERNO. Ecco alcune delle possibilità per tenersi in forma nei mesi freddi
Le mode cambiano (anche in palestra) Breve viaggio tra le attività più in voga del momento: dallo Zumba alla Thai boxe, fino ai più “tranquilli” yoga e Pilates. Senza dimenticare, naturalmente, la sempreverde piscina. E anche Firenze si aggiorna Sara Camaiora
S
e le lezioni di aerobica di Jane Fonda hanno segnato un’epoca e probabilmente molte “nostalgiche” degli anni ’80 le prendono tuttora come punto di riferimento, mai come ora è il caso di dire che la moda sta cambiando, anche in palestra e anche a Firenze. Si stanno infatti affermando sempre più nuove e originali discipline, che pur non soppiantando del tutto i corsi tradizionali attirano sempre più giovani e meno giovani. Una per tutte, lo Zumba fitness, ideato da un ballerino colombiano, che mixa i movimenti tradizionali dell’aerobica con i ritmi afro-caraibici. Il risultato è un grande sforzo fisico accompagnato da una buona dose di divertimento, ovvero tante calorie in meno con gusto e diletto. Per questo motivo, in quasi tutte le palestre della città è possibile trovare corsi specifici di questa disciplina, a partire da quest’anno o anche da prima
per le più “aggiornate”. “Dall’anno scorso non abbiamo più in programma il corpo libero tradizionale, ora abbiamo inserito lo Zumba e sono tutti entusiasti”, spiegano da una delle tante palestre fiorentine. “Lo Zumba è molto richiesto, come la danza latino-americana e tutte le discipline che prevedono l’accompagnamento di musica, ma anche la Thai Boxe ultimamente si è affermata, più che la Kick che andava di moda invece qualche anno fa”, aggiungono da un’altra palestra. E già da qualche anno hanno preso campo anche attività più “tranquille”, mirate al benessere psicofisico. Non solo yoga e affini, ma anche ad esempio il Pilates, sistema di allenamento mirato ai muscoli posturali, molto utile per chi lavora tante ore seduto, per la sua capacità di prevenire problemi alla schiena. Si tratta di attività ormai onnipresenti anche in città, sia nelle palestre che in centri
o associazioni specializzati in questo ambito. “Sono discipline che piacciono un po’ a tutti, soprattutto a chi fa lavori stressanti: ci sono due pubblici diversi, chi preferisce il movimento più frenetico e chi invece attività come queste. Per questo prevediamo pacchetti differenti”, fanno presente in un istituto. Appare (ancora) più di nicchia, invece, rivolgersi a un personal trainer, o comunque fare attività mirate e individuali. “È facile che molti chiedano consigli agli esperti, ma a farsi compilare programmi
appositi sono in pochi, le persone nello sport cercano più che altro sfogo e divertimento”, è la ragione di questo fenomeno, secondo gli esperti del settore. Un evergreen resta poi la piscina, dove il pubblico è variegato in quanto a età, sesso e quant’altro. “Cambia il tipo di attività, signore più anziane preferiscono l’acquagym, i bambini si allenano molto nel nuoto, ma comunque le piscine continuano a piacere”, conferma un’istruttrice. A ciascuno, insomma, il suo allenamento.
PARLA L’ESPERTO Quattro chiacchiere con la dottoressa Maria Teresa Cappellini: “Il ‘meglio che nulla’ in quest’ambito non vale”
“Il segreto per fare sport con successo? Il divertimento”
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l segreto per fare sport con successo? Divertirsi. Lo sostiene la dottoressa Maria Teresa Cappellini, responsabile dell’Unità funzionale di Medicina dello Sport della Asl 10 a cui abbiamo posto alcune domande. Le palestre offrono tanti nuovi corsi: come si può scegliere al meglio? Bisogna senza dubbio trovare una cosa che piace, l’attività motoria deve essere svolta senza troppa fatica: divertendoci rilasciamo endorfine che fanno sentire meno fatica e tengono più alto il tono dell’umore. Direi di basarsi su questo più che sulla moda e di cercare sempre un’attività multidisciplinare: le attività ripetitive non sono fisiologiche, non siamo fatti per ripetere mezz’ora la solita cosa.
Cosa consiglia a chi si iscrive in palestra perché ha qualche chilo di troppo? E a chi invece ha problemi posturali, lavorando tutto il giorno seduto a una scrivania? Resto dell’idea che ognuno deve scegliere in base al proprio gusto, affiancando un programma mirato. Nessuno proibisce, ad esempio, a chi vuol dimagrire di fare yoga o pilates, ma magari meglio prima o dopo fare un po’ di tapis roulant. Oppure, chi ha problemi posturali e vuol fare spinning fa bene, basta che faccia anche stretching. Ci vogliono istruttori competenti e attenti alle esigenze dei singoli. Quanto conta l’alimentazione in chi fa attività sportiva? Lo sport non fa miracoli da sé. Bisogna sempre accompagnare l’attività con una dieta adeguata e proporzionata al carico di lavoro svolto. L’alimentazione dello sportivo in realtà non è che l’alimen-
Referenziata, Competente e Affidabile
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tazione corretta per tutti. Con che cadenza si deve svolgere la propria attività? Dipende dal risultato che si vuol ottenere, ma in ogni caso è sempre meglio un’attività sottomassimale ma continuativa, ad esempio un’ora di allenamento quattro volte la settimana. Una volta alla settimana caricando tantissimo il nostro corpo non produce risultati: il “meglio che nulla” nello sport non vale. Ritiene che sia sempre meglio un controllo medico prima di intraprendere un’attività sportiva? Anche se non più obbligatorio in tante palestre io ritengo di sì. Dipende certo dall’intensità e dal tipo di allenamento che si intende fare, ma anche solo un consiglio al medico curante è bene chie/S.C. derlo.
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INDAGINI. Non mancano critiche sull’operato dei cittadini alla guida. Da parte di pedoni e passeggeri
Semaforo giallo ai fiorentini al volante Giulia Righi
Chi si sposta a piedi vede negli scooter il “nemico numero uno”. Le auto sono
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considerate pericolose alle strisce, ma anche i conducenti hanno qualcosa da dire
ita da pedone, atto primo: attraversamento sulle strisce con attento dribbling dei motorini che, nel superare le auto, spesso e volentieri non mettono in conto l’esistenza di persone che invece si muovono a piedi. Atto secondo: transito da un lato all’altro della strada su manto privo di strisce, contravvenendo alle regole del buonsenso e mettendo in difficoltà chi sta guidando. Succede: sia di essere pedoni (scaltri o prudenti), sia di muoversi su mezzi a motore, rispettosi o meno di chi invece va a piedi. E anche spostarsi camminando, si sa, comporta dei rischi. Che a quanto pare non sfuggono ai fiorentini. Secondo un’indagine dell’osservatorio Linear dei servizi (specializzata in polizze auto), il 55% dei cittadini pensa che il pericolo principale per chi si muove a piedi siano gli scooter, che talvolta hanno persino il viziaccio di salire sul marciapiede. Quanto alle auto, invece, il 41 per cento degli interpellati fiorentini pensa che siano pericolose per i pedoni perché tendono a non fermarsi sulle strisce. Anzi: stando ai timori degli intervistati, per il 41 per cento addirittura accelerano e per il 47 per cento non rispettano i limiti di velocità. Ma non va troppo meglio se la parola passa agli automobilisti, che hanno a loro volta da ridire sui pedoni: il 40 per cento denuncia il fatto che passino anche con il rosso, il 56 per cento pensa che sia pericoloso l’attraversamento fuori dalle strisce, il 20 per cento accusa i pedoni di trascinarsi un po’ lentamente nell’attraversare la strada. E poi c’è un’altra voce: quella dei passeggeri, spettatori privilegiati delle abilità (o presunte tali) dei conducenti. Li ha intervistati il centro studi e documentazione Direct Line, e quello che ne
è uscito è un ritratto con qualche neo. Ad esempio: tra gli inviti più frequentemente rivolti a chi è al volante si trova quello a moderare la velocità (17 per cento), seguito da critiche sulle modalità di parcheggio (15 per cento), mentre all’11 per cento viene ricordato di cambiare marce più alla svelta. E siccome avere grilli parlanti accanto non fa piacere a nessuno, alle critiche dei passeggeri seguono le reazioni dei conducenti: il 32 per cento ammette di fare finta di niente, oramai abituato alle critiche, mentre un più filantropo 35 per cento si dichiara contento di essere assistito durante la guida e sostiene di mettere in pratica i consigli. C’è poi un più irascibile 12 per cento di intervistati che ammette di essere stato tentato di fermare l’auto e far scendere il compagno di viaggio pedante, e un altro 16 per cento che, di fronte alle osservazioni, perde la pazienza, si arrabbia e dà avvio a una sonora litigata. Fa da contraltare a questa quota di collerici un mite 6 per cento che, per zittire le critiche, alza semplicemente il volume della radio. Il ritratto del fiorentino al volante si chiude nel parcheggio: pare che ce la giochiamo con i milanesi quanto a critiche sulla capacità nel posteggiare.
L’INIZIATIVA. Il 10 dicembre all’Obihall, organizzata dalle associazioni Borgogni e Guarnieri
Una festa nel nome della sicurezza stradale
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I prossimo 10 dicembre, all’Obihall di Firenze, si terrà la festa delle associazioni Gabriele Borgogni e Lorenzo Guarnieri. Entrambe impegnate sul fronte della prevenzione stradale, quest’anno organizzeranno insieme il loro evento più importante. Le due associazioni hanno tanto in comune. Entrambe nascono nel ricordo di un ragazzo a cui è stato tolto il diritto di vivere a causa di irresponsabilità alla guida: Gabriele, 19 anni, e Lorenzo, 17, sono stati vittime innocenti di alcol passivo. Entrambe hanno poi lo stesso obiettivo, quello di
salvare vite umane prevenendo quegli “incidenti” stradali che poi – spiegano – incidenti non sono. È per questo che le due associazioni lavorano insieme per contribuire all’attuazione da parte del Comune del “piano David”. “Talvolta non è facile far capire che il nostro punto di partenza purtroppo è la morte, ma quello di arrivo è la vita, la vita di tanti giovani che ogni giorno si muovono in città e che hanno il diritto di tornare a casa sani e salvi”, dicono le due presidenti Valentina Borgogni e Stefania Guarnieri. “Per diminuire il tasso di mortalità sul-
le strade di Firenze dobbiamo riuscire a cambiare i comportamenti dei guidatori: non sarà facile né immediato, ma ce la faremo. Ognuno può aiutarci, assumendo comportamenti corretti alla guida e controllando che le persone vicine facciano altrettanto. Per questo la festa di dicembre si intitolerà ‘Make it happen’ (‘fallo accadere’), perché ognuno può dare un aiuto concreto a questa causa”. Alla festa (l’ingresso è libero) sono invitati tutti gli amici e i sostenitori delle associazioni, ma anche chi /G.R. volesse solo conoscerle meglio.
speciale salute
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MALI DI STAGIONE. Niente farmaci, piuttosto riposo e alimentazione sana
Raffreddore, la miglior cura? Il tempo
L’ESPERIENZA. Pazienti da tutte le regioni
A Pitigliano il primo ospedale di medicina integrata d’Italia
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Giulia Righi
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e l’ha insegnato, col sorriso sulle labbra, il grande Peppino De Filippo: “Un raffreddore ben curato dura sette giorni, se trascurato dura invece una settimana”. E aveva ragione. Anche quest’anno è puntualmente ricomparso l’autunno con il suo carico di fresco, umido e pioggia. Un cocktail perfetto per aprire la strada ai primi acciacchi di stagione: raffreddore, naso chiuso o che cola, qualche colpo di tosse. “Parlerei volutamente di ‘acciacchi’ e non utilizzerei il termine malattie perché di questo si tratta – spiega il dottor Niccolò Berzi, medico di medicina generale – nonostante possano essere fastidiosi, spiacevoli e ci facciano sentire ammalati, sono condizioni transitorie, costituiscono il prezzo da pagare per consentire al nostro organismo di adattarsi all’ambiente esterno che si modifica”. Vero è però che in un
momento storico segnato da impegni serrati, ritmi incalzanti e la necessità di essere efficienti sempre e comunque, spesso riesce difficile rallentare per un piccolo malanno, così siamo circondati da continue pubblicità di prodotti, farmaceutici e non, che aiutano ad affrontare questi poco temibili nemici, offrendo sollievo e benessere. “Ma ricordiamo a noi stessi che la vera cura è il tempo – chiarisce il medico – recuperare un ritmo più consono al nostro organismo, qualche ora di sonno in più, aumentare l’apporto di liquidi, mangiare meglio (privilegiando i pasti veri agli spuntini fuori casa e consumando frutta e verdure) sono ottime terapie”. E il dottore ci tiene a puntualizzare anche un’altra questione, che tocca da vicino la stagione che ci aspetta: “Il recente ritiro dal mercato di alcune dosi di vaccino antinfluenzale ha generato dubbi e perplessità che invece non hanno alcuna ragione – spiega – queste dosi sono state ritirate ancor prima della commercializzazione,
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per cautela. Quindi vorrei sottolineare che questo avvenimento non è un deterrente alla sicurezza del vaccino, anzi, i controlli canonici e strettissimi che vengono effettuati nella catena di produzione hanno dimostrato la loro validità e serietà, in grado di fornire un prodotto sicuro”. Berzi, e con lui l’intera comunità dei camici bianchi, lo ribadisce con forza: “La vaccinazione antinfluenzale è in grado di garantire una miglior difesa da parte dell’organismo e minori complicazioni in caso di malattia a una percentuale elevata della popolazione: la vaccinazione delle persone a rischio, degli ultrasessantacinquenni e di coloro che soffrono di patologie croniche, è fortemente consigliata”. I vaccini per gli adulti (in vendita a pagamento nelle farmacie) arriveranno comunque a metà novembre per i medici di famiglia, quindi la vaccinazione massiva partirà in quei giorni. Ma nessuna paura: l’influenza “vera” arriverà soltanto tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio.
ra difficile aspettarselo da un paesino di settemila anime incastrato nella Maremma toscana, e invece i numeri parlano chiaro. L’ospedale di Pitigliano è il primo d’Italia in cui, all’interno del percorso terapeutico dei pazienti, la medicina tradizionale (la biomedicina) si affianca a quella complementare. Questo centro ospedaliero funziona da un anno e mezzo, attira pazienti da tutte le regioni ed è il primo ospedale del Paese di medicina integrata. L’innovativa esperienza è stata presentata al “Festival della Salute”, l’apprezzatissima kermesse che si è tenuta nelle scorse settimane a Pietrasanta e che è stata l’occasione per presentare questa e molte altre eccellenze toscane. A Pitigliano, in un anno e mezzo, nei cinque ambulatori dell’ospedale sono state fatte circa settemila visite: il 20 per cento degli utenti arrivava da altre regioni, limitrofe ma non solo. E il successo è stato tale che per le visite ambulatoriali adesso c’è una lista d’attesa di un anno. Un grande risultato, a dispetto di quanto forse ci si poteva aspettare da una realtà piccola come Pitigliano, che avrebbe potuto dimostrare resistenze verso questo tipo di medicina e che invece, anche grazie alla forza del tam-tam, l’ha accolta con entusiasmo. A essere curati con la medicina integrata, nell’ospedale maremmano, sono pazienti cronici, oncologici e poli-patologici, oltre a quelli del centro di riabilitazione neurologica e ortopedica della vicina Manciano. E tutto questo è possibile perché la nostra regione ha una particolarità: dal 2007 ha accolto, con una legge ad hoc, l’omeopatia, la fitoterapia e l’agopuntura all’interno della medicina ufficiale. “Stiamo verificando con una serie di studi l’efficacia della medicina integrata nella cura dei pazienti cronici – ha spiegato la responsabile del centro ospedaliero di medicina integrata di Pitigliano, Simonetta Bernardini – sia sul profilo del miglioramento della salute, sia su quello del miglioramento della qualità di vita che di quello della riduzione della spesa sanitaria. I primi risultati costituiscono un’evidenza della forte efficacia”. Il progetto è stato finanziato dalla Regione e realizzato dalla Asl 9 di Grosseto. Chi volesse informazioni più dettagliate può rivolgersi alla struttura: via mail scrivendo a medicinaintegrata.pitigliano@usl9.toscana.it, al telefono chiamando il servizio accoglienza del centro (0564.618281), il cup /B.S. (0564.483500) o il centralino dell’ospedale (0564.618111).
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Novembre 2012
ARTE VIOLATA/1. L’ultimo episodio è recente, ma sono molte le meraviglie “ferite” nei secoli
I capolavori presi di mira Firenze vittima dei vandali Ludovica V. Zarrilli
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overa Firenze, presa di mira da vandali armati di poco rispetto per l’arte. Non è una storia nuova quella delle opere d’arte - a cielo aperto e non solo - che ogni tanto vengono offese. A volte per incuria o per sbaglio, a volte di proposito. L’ultima in ordine cronologico risale a poche settimane fa e riguarda una scultura già presa di mira, il Ratto di Polissena realizzato da Pio Fedi a metà Ottocento e collocato sotto la Loggia dei Lanzi. La mano di uno dei personaggi riprodotti nel gruppo è un po’ sporgente rispetto al basamento, ed è proprio questa caratteristica a renderla molto vulnerabile. Tutte e cinque le dita sono state sostituite con delle copie in gesso nel corso degli anni, ma due di questi episodi sono particolarmente ravvicinati tra loro: uno risale al 2009, quando la Soprintendenza non aveva ancora collocato le telecamere a
circuito chiuso sotto la Loggia, e l’altro a metà settembre di quest’anno, quando una falange è scomparsa in circostanze misteriose. Forse, come ha raccontato il Corriere Fiorentino pochi giorni dopo l’accaduto, è stato lo stesso restauratore e addetto alla pulitura del marmo (ma non ci sono prove provate) ad aver urtato per sbaglio una delle dita. Poco distante dalla statua di Fedi c’è un’altra icona fiorentina particolarmente “amata” dai vandali: è la Fontana di Nettuno dell’Ammannati, confidenzialmente soprannominata il Biancone. Nel XVI secolo veniva abitualmente usata come lavatoio, più tardi fu rubato una dei bronzi del Giambologna che circondano la base, nel 2005 un vandalo ci si arrampicò sopra finendo per staccare una mano e, per finire, appena tre anni fa, due turiste americane pensarono bene di urinarci dentro. Marmo diverso ma sorti simili per la statua di Dante che fa da sentinella alla Basilica di Santa Croce. Anche questa, nel tempo, ne ha subite di tutti i colori. Da chi la scambia per
un vespasiano a chi utilizzava il basamento come nascondiglio per la droga fino ai due studenti stranieri che questa estate si sono lasciati andare a un rapporto sessuale sotto lo sguardo indiscreto e allibito dell’Alighieri. Teatro di attentati meno plateali ma pur sempre da condannare il giardino di Boboli, storica location per gli studenti “forcaioli”. Le sculture degli angoli meno presi d’assalto dalla folla sono “arricchite” da personalizzazioni adolescenziali, con cenni alla squadra o al ragazzo del cuore. Ma l’atto vandalico per eccellenza rimane comunque quello che nel 1991 colpì il David di Michelangelo. Un malintenzionato di nome Piero Cannata entrò alla Galleria dell’Accademia con un martello e colpì l’omone di marmo. Il risultato? L’alluce e due dita del piede sinistro scheggiate. Ora le misure di sicurezza adottate dai musei non lo consentirebbero, ma la prudenza non è mai troppa e c’è da scommettere che anche ai capolavori fiorentini talvolta tremino i polsi. Di marmo.
Dal David di Michelangelo al Ratto di Polissena, dal Biancone alla statua di Dante in Santa Croce. Viaggio tra le sculture deturpate da persone che, per sbaglio o di proposito, hanno danneggiato alcuni “simboli” del capoluogo toscano
la Statua di
ratto di PoliSSena Pio Fedi
La scultura con la mano mutilata
La famosa martellata sull’alluce
La statua senza più dita (originali)
Anche il David non ha avuto vita facile. Quando l’originale si trovava ancora davanti a Palazzo Vecchio fu preso di mira da molti vandali. L’ultimo e più clamoroso attacco riguarda però anni abbastanza recenti: era il 1991 quando Piero Cannata entrò alla Galleria dell’Accademia con un martello e colpì ripetutamente l’opera rovinandole il piede sinistro.
Forse è per via di quella mano troppo sporgente che fa gola a distratti e male intenzionati, fatto sta che il Ratto di Polissena, gruppo scultoreo di fattura ottocentesca, è stato più volte mutilato. L’ultima volta risale al mese scorso, quando la falange di un dito di uno dei personaggi è stata staccata in circostanze ancora non del tutto chiare.
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Forse è tanto preso di mira perché si trova al centro di una delle piazze più frequentate della città. Fatto sta che la Fontana del Nettuno ne ha dovute sopportare diverse. Dalla vasca usata come lavatoio al furto di uno dei bronzi del Giambologna fino al distacco di una mano provocato da un tale che si era arrampicato nottetempo sulla scultura marmorea.
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l’inchiesta
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ARTE VIOLATA/2. La città del giglio non è l’unica a essere colpita: stessa sorte per tante opere
Sfregi oltre confine da Roma ad Atene Barbara Biondi
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hi pensa che Firenze sia l’unica città in cui i vandali si svegliano una mattina e decidono di andare a far danni dovrà ricredersi dopo aver fatto il conto di quanti altri episodi del genere sono accaduti in Italia e fuori confine. Per restare in tema di opere michelangiolesche, ad esempio, basta spostarsi a Roma, dove è custodita, all’interno della Basilica di San Pietro, la celebre Pietà. Il 21 maggio del 1972 un australiano - anche lui, come il “collega” dell’attacco fiorentino, armato di un martello - entrò in chiesa e sferrò 15 colpi alla statua al grido di “sono Gesù Cristo”. Sempre nella capitale, ma qualche anno più tardi - era il 1989 - un signore su una sedia a rotelle entrò nei Musei Vaticani e si diresse subito verso “La Madonna di Fuligno” di Raffaello, buttò sopra il dipinto del liquido infiammabile e lo avrebbe distrutto se non fossero intervenuti alcuni sorveglianti quando stava per appiccare il fuoco. Sorte un po’ diversa quella toccata all’affresco raffigurante “Il trasporto del corpo di San Cristoforo” di Andrea Mantegna, conservato a Padova nella chiesa degli Ermitani che, nel 1993, fu ricoperto da uno spray rosso fuoco che un folle decise di spruzzarvi sopra. Ma non tutti i danni sono causati da squilibrati alla ricerca di una qualche vendetta. Nel 1998 alcuni giovanissimi studenti in visita a una mostra romana pensarono bene di bucare “per gioco” tre tele di Matisse: “La giapponese”,
roma
“Pianista e giocatori di dama” e “Zorah in piedi”. E nemmeno i capolavori conservati oltre confine se la passano meglio. Basti pensare a “La ronda di notte”, enorme tela di Rembrandt conservata al Rijksmuseum di Amsterdam, realizzata nella prima metà del Seicento e ripetutamente sfregiata. L’ultimo - e anche il più clamoroso - degli attacchi è datato 1975, quando fu squarciata da 13 coltellate, alcune delle quali lunghe fino a 80 centimetri. E nemmeno l’arte contemporanea si salva da questa carneficina. L’ “Orinatoio” tanto caro a Marcel Duchamp fu colpito e scheggiato nel 1977 durante una mostra al Centre Pompidou di Parigi. Ad Atene, nel 1983, è toccato a un Picasso intitolato “La femme qui lit”, sul quale fu gettato del liquido diluente che danneggiò irreparabilmente le tinte originali e nello stesso periodo, a Monaco di Baviera, un malintenzionato distrusse tre quadri di Albrecht Durer, spruzzandoci dell’acido solforico. Tanto per tornare all’attualità, nell’aprile 2007 un gruppo di addetti alle pulizie della città di Londra pensò bene di cancellare un murales del celebre street artist Banksy, provocando l’indignazione di critici e amanti del genere. E, per chiudere con un altro scempio di casa nostra, che dire de “La moglie del pescatore”, statua eretta a Porto Cesareo che riproduce le fattezze di Emanuela Arcuri e alla quale è stato staccato il naso con un colpo ben assestato? Beh, forse in quel caso il vandalo in questione non ha fatto un dispiacere proprio a tutti, visto che la scultura - sia col naso che senza - continua a essere molto contestata dagli abitanti della cittadina. Soprattutto dalle donne.
la ronda di notte Rembrandt (Amsterdam)
Madonna di fuligno Raffaello (Roma)
fontana Duchamp (Parigi)
Tredici coltellate alla tela
Il rogo sventato per un pelo
Scalfito il simbolo del Novecento
È una delle opere più duramente colpite della storia dell’arte. Il dipinto di Rembrandt, che ha una larghezza di oltre tre metri, è stato danneggiato numerose volte. Il danno più grave lo subì quando un folle, entrato nel museo dove è conservato, squarciò la tela con ben tredici coltellate, alcune delle quali di una lunghezza di 80 centimetri.
Era il 1989 quando un uomo, dopo essere entrato regolarmente nei Musei Vaticani, si diresse verso il capolavoro di Raffaello e lo “annaffiò” utilizzando del liquido infiammabile. Fu però fermato dagli addetti alla sicurezza della galleria giusto un attimo prima che riuscisse ad appiccare il fuoco al dipinto.
Nemmeno l’arte contemporanea è stata risparmiata dall’attacco dei vandali: ne è una prova la “Fontana” di Marcel Duchamp, famoso e discusso orinatoio diventato il simbolo della storia dell’arte del Novecento. Durante una mostra al Centre Pompidou di Parigi, nel 1977, l’opera fu presa a martellate da un folle.
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IL PUNTO. La scintilla tra la città e Montella è scoccata. E a qualcuno ricorda Prandelli
E Firenze spera: “È l’erede di Cesare?” Il tecnico è stato colpito dal calore della piazza, mentre in poco tempo il suo calcio ha stregato i tifosi. Tanto che i paralleli con l’attuale ct della Nazionale sono già partiti: ora non resta che attendere i risultati
vincenzo montella
Tommaso Loreto
S
i sono restituiti il sorriso a vicenda, Firenze e Vincenzo Montella. A margine della cerimonia del lancio dell’iniziativa “Every one” contro la mortalità infantile, a Roma per Save the Children, il tecnico viola si è volentieri prestato a rispondere alle varie domande del caso (incluse quelle legate alle vicende giallorosse, da parte di chi nella capitale rimpiange già che non sia stato scelto l’aeroplanino...), tirando fuori una battuta per niente scontata. “Io ho restituito il sorriso a Firenze? Semmai è Firenze che l’ha restituito a me...”. E se il calore della piazza deve aver comunque colpito Vincenzo, di certo il suo calcio ha stregato l’intera città. Qualcosa si era, per la verità, già intuito in quel di Moena. Quando ancora gli acquisti non arrivavano un po’ tutti si aggrappavano alle idee innovative di questo giovane allenatore e del suo ampio staff.
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Una scelta quasi istintiva, forse dettata dal profilo comunque basso ed educato dell’ex bomber di Roma e Sampdoria. E, se vogliamo, persino simile ai primi approcci fiorentini di Cesare Prandelli. Tanto che, da più parti e a scadenze ricorrenti, ecco arrivare il parallelo tra l’attuale ct degli Azzurri e l’allenatore gigliato. Una simpatia nemmeno troppo influenzata dalle recenti scottature chiamate Mihajlovic prima e Rossi poi, quella tra Firenze e il napoletano Montella. Ma qualcosa, in effetti, si poteva comunque intravedere in quei primi giorni di nebulosa Fiorentina, ancor prima che Pradè e Macia aprissero i rubinetti del mercato. Perché, a differenza dei suoi predecessori, Montella ha sì avuto la fortuna di ritrovarsi uno spogliatoio “ripulito” da qualche cattiva abitudine, ma anche il merito di aver messo subito in chiaro il suo credo. Calcistico e non. Di tattica e disciplina. Andando a istituire, per esempio, una fascia da capitano che potesse girare tra i vari esempi di condotta interna al gruppo. Scelta per niente banale, come del resto quella di voler
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provare a costruire una squadra “alla spagnola”, una Fiorentina comunque votata al gioco. E se il buongiorno si vede dal mattino, i risultati hanno dato già ragione a Montella. Qualche punto dimenticato qua e là per poca cattiveria sotto rete, qualche disattenzione e un’ingenuità comunque giustificabile a pochi mesi dalla nascita di una squadra tutta nuova sono gli aspetti su cui lavorare ma che non sarà impossibile migliorare. Adesso, mentre la piazza si specchia nei talenti arrivati in estate (Borja Valero, Roncaglia, Pizarro e compagnia, tanto per intendersi) è soprattutto lui a rappresentare la garanzia di un’annata tutta da seguire. Con il suo sorriso, talvolta sornione, che ora rimbalza sul volto di ogni tifoso viola. Se Montella potrà ripercorre le gesta di Prandelli sulla panchina viola, di certo, è ancora presto per scoprirlo. Ma una cosa è certa. Proprio come accadde nei primi tempi di Cesare, adesso anche Vincenzo ha già portato l’intero consenso della tifoseria dalla sua parte. Non resta allora che riportare prima possibile la Fiorentina in Europa.
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ERANO VIOLA. Viaggio tra gli ex: Glenn Ingvar Hysen, in riva all’Arno dal 1987 al 1989
Il libero “buono” che incantava la Fiesole Forse, se lui giocasse ancora, quel ruolo non sarebbe andato in pensione: il difensore, maestro di correttezza, recuperava palloni e riavviava l’azione Lorenzo Mossani
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orse, se lui fosse ancora in campo, il ruolo del libero esisterebbe ancora. Glenn Ingvar Hysen aveva in intelligenza tattica, piedi buoni e un ottimo tempismo. Un idolo della Fiesole, un modello per i baby calciatori, a partire dal suo fair play. Hysen entrava in scivolata, recuperava palloni e faceva ripartire l’azione. Un maestro di correttezza. Nato a Goteborg il 30 ottobre 1959, iniziò a giocare nel Warta, uno dei vari club calcistici della città svedese. Esordì nel 1977 in terza divisione, per poi passare, dopo un solo anno, al più quotato Goteborg, con cui nel 1979 debuttò in prima divisione sotto la guida di Sven Goran Eriksson, che sarebbe poi stato suo allenatore anche alla Fiorentina. Con il Goteborg Hysen vinse due titoli nazionali (1982 e 1983) ma, soprattutto, la Coppa Uefa 1981-82. Una vittoria storica, perché fu il primo successo internazionale di una squadra svedese. Il giovane difensore in quella stagione fu nominato giocatore dell’anno. Il successo europeo fu il biglietto da visita per la prima avventura continentale di Hysen, ingaggiato dagli olandesi del Psv nell’estate del 1983. Qui rimase due stagioni, prima di tornare al Goteborg. La seconda avventura fuori dai confini nazionali fu in Italia, in viola, squadra in cui Hysen si consacrò. Firenze lo ammirò dal 1987 al 1989. Due stagioni di partite da ricordare. Salito all’attenzione del calcio inglese, alla scadenza del contratto con la Fiorentina, dopo un primo contatto con il Manchester United, Hysen si accordò con il Liverpool per tre stagioni, vincendo subito, nel 1990, la First Division e formando con Alan Hansen e Gary Ablett un superbo pacchetto difensivo. Senza il compagno di reparto scozzese, infortunatosi nel 1991, Hysen faticò però a reggere da solo il peso della difesa, e nel 1992 tornò nella sua Goteborg per giocare un’ultima stagione nel Gais. Fu nominato calciatore svedese dell’anno nel 1983 e nel 1988 e, tra gli anni Ottanta e Novanta, fu
capitano della sua nazionale. Attualmente, appese le scarpette al chiodo, è commentatore per la tv del suo Paese. Tra le sue partite “perfette” ci fu quella, nell’ottobre del 1988, del girone di qualificazione al campionato del mondo 1990 contro l’Inghilterra a Wembley, quando riuscì a marcare alla perfezione la punta inglese Gary Lineker. L’incontro finì 0-0 e la Svezia si qualificò come prima del girone, proprio davanti all’Inghilterra. In Nazionale totalizzò 68 presenze (con 6 gol). E chissà se con lui Ibra avrebbe avuto vita facile in allenamento...
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MERCATO. Si avvicina la sessione invernale: nel mirino dei gigliati c’è l’olandese?
Caccia al bomber, gli occhi su Huntelaar I
l mercato invernale si avvicina e la Fiorentina vuole arrivare a una grande punta, dopo il clamoroso caso Berbatov della scorsa estate. Tanti i nomi su taccuino di Pradé e Macia: tra questi uno cui porterebbero molti indizi: l’ex Milan Klaas Jan Huntelaar. L’olandese, che attualmente gioca nelle fila dello Schalke 04, in Germania, è una prima punta classica, forte di testa, e secondo molti addetti ai lavori sarebbe perfetto per il gioco di Montella, da tempo alla ricerca di un attaccante da area di rigore. Come se non bastasse, Huntelaar è in scadenza di contratto a giugno 2013. L’olandese ha iniziato la sua carriera professionistica nel 2002 nelle fila del Psv Eindhoven. Dopo una sola presenza in campionato, è stato ceduto in prestito al De Graafschap e, in seguito, all’Agovv Apeldoorn. Nel 2004 l’Heerenveen lo acquistò dal Psv, dandogli l’opportunità di mettersi in evidenza nell’Eredivisie da titolare. Il baby-centravanti realizzò 17 reti in 31 partite nella stagione 2004-2005. Nel 2005/2006 si superò, realizzando 17 reti in soli 15 incontri di campionato. Ed ecco la telefonata
dell’Ajax e il suo passaggio ai lancieri: nel gennaio 2006 fu acquistato per 9 milioni di euro. Inizialmente vestiva la maglia numero 25: in seguito, diventato vicecapitano della squadra, si prese il numero 9, maglia appartenuta negli anni Ottanta a un certo Marco Van Basten, manco a dirlo suo idolo. In quella restante metà di stagione mise a segno altre 16 reti in altrettante gare, vincendo la classifica marcatori (33 reti in 31 partite). Messosi in luce in tutta Europa a suon di gol, Huntelaar sbarcò al Real realizzando in sei mesi 6 gol in 20 presenze. Poi la nota stonata dell’avventura italiana al Milan: 25 reti, 7 gol e qualche fischio. Solo una parentesi però, perché la sua vena realizzativa riesplode subito in Germania, allo Schalke 04. La rete inizia a gonfiarsi sempre più spesso: “Holly” Huntelaar, 63 presenze e 40 reti. Il lupo, insomma, non ha perso il vizio. E proprio così sembrano pensarla anche Montella, Pradé e Macia, che l’avrebbero messo nel mirino per gennaio, per offrirgli l’opportunità di una rivincita italiana. Ora non resta /Lor.Mos. che attendere.
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Novembre 2012
LA STAGIONE. Nuova avventura per il Firenze Rugby, mentre si attende il match della Nazionale
I “gladiatori” fiorentini tornano in campo Lorenzo Mossani
ci, con squadre che ‘chiudono’ o sono costrette a cedere il titolo”. Alla presentazione erano presenti, oltre alla squadra e a una delegazione di ragazze che per la prima volta hanno formato una formazione di rugby femminile, il presidente del comitato regionale toscano della Fir Riccardo Bonaccorsi, il vicepresidente Vezio Fanelli e il consigliere comunale Stefano Di Puccio, componente del consiglio della Firenze Rugby 1931. “Faccio un appello agli imprenditori – ha spiegato Di Puccio – affinché possano sostenere nelle forme più diverse la società, che attualmente sta attraversando un momento difficilissimo della sua gloriosa storia di più di 80 anni. E tutto questo nonostante un vivaio tra i più prestigiosi d’Italia, con i suoi quasi 400 giovani atleti dai 6 ai 14 anni e con le squadre giovanili Under 20 e Under 16 nel campionato nazionale di Eccellenza. Il rugby sta crescendo, ma non sempre gode dell’attenzione adeguata. Sarebbe un peccato rischiare di perdere questo patrimonio”. Per i leoni del Firenze Rugby è insomma l’ora di andare in meta. Il futuro è loro, e ora è anche rosa. Da sottolineare che il Firenze Rugby è attivo anche nel sociale. Un esempio? Il sostegno attivo che sta dando al Dynamo Camp, conosciuto in tutto il mondo per l’aiuto che dà ai bambini. Un’altra bella meta. Chapeau.
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è uno sport che non ha avversari, ma solo gladiatori che sfidano altri gladiatori, c’è una grande famiglia che si ritrova insieme per il terzo tempo, c’è un gruppo di atleti che gioca in serie A per l’onore di giocarci. È il Firenze Rugby, vanto e gloria di questa città. Un gruppo che vuol stupire, allenato dalla capacità di Sordini e dalla grinta di Ippolito. E c’è un’amministrazione comunale che vuol dare il pieno appoggio a questa favola fiorentina. “Proporremo alla Federazione di destinare l’1% dell’incasso del test match del 24 novembre allo stadio Franchi fra Italia e Australia al movimento rugbistico fiorentino”: è questa l’idea lanciata dal vicesindaco e assessore allo sport Dario Nardella, che sembra sempre più affascinato da questa disciplina. “L’amministrazione comunale – precisa Nardella – ha grande attenzione verso il rugby. Vorrei ricordare che per ben due volte Firenze è stata e sarà sede di un test match della nostra nazionale, e che da poco abbiamo inaugurato il nuovo impianto a San Bartolo a Cintoia. Inoltre, anche se non si parla purtroppo di grandi cifre, assegniamo direttamente come Comune un contributo per l’attività”. Dopo il classico “in bocca al lupo” a dirigenti, tecnici e giocatori, il vicesindaco ha elogiato la società per la politica di sostenibilità intrapresa: “Quella di quest’anno è praticamente una squadra ‘Made in Florence’ e questo è un modello di cui andare fieri e da rivendicare con orgoglio. Meglio far crescere un ragazzo del vivaio e poi inserirlo in prima squadra che acquistarne uno a cifre non sostenibili. Purtroppo nello sport gli esempi sono tanti e i risultati talvolta drammati-
IN PISCINA. L’obiettivo della Ngm Waterpolo è riportare lo scudetto in riva all’Arno
La pallanuoto in rosa punta in alto
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unta in alto la Ngm Firenze Waterpolo, e non si nasconde. La nuova società, nata da una collaborazione (e non da una fusione come era stato annunciato in precedenza) tra Fiorentina Waterpolo e Firenze Pallanuoto, punta a riportare lo scudetto in riva all’Arno. Delle quattordici atlete a disposizione di Andrea Sellaroli, quattro erano l’anno scorso alla Fiorentina: Allegra Lapi, Jessica Masi, Gloria Giachi e Carina Harache. Tre sono le new entry: il portiere della Nazionale Elena Gigli, il centroboa dell’Ungheria Ildikò Tòth e la giovane promessa Margherita D’Amico. Confermate la capitana Giulia Bartolini, le esperte Marta Co-
laiocco e Francesca Biancardi e le più giovani, molte cresciute nel vivaio biancorosso, Bianca Ferrini, Jennifer Olimpi, Barbara Schifter Giorgi, Laura Repetto e Maria Bosco. “Questa è una stagione importante – spiega Sellaroli – in cui non c’è più il Recco, squadra che l’anno scorso ha ammazzato il campionato. Ce la dovremo vedere con Rapallo, Orizzonte Catania, Imperia e Padova. Loro possono vantare il fatto che giocano assieme da più anni e noi saremo penalizzati dal fatto che, per indisponibilità della piscina di Bellariva, fino a dicembre giocheremo a Prato. L’obiettivo è centrare la Final /Sim.Spa. Four che assegna il tricolore”.
L’APPUNTAMENTO. Il 25 novembre scatta la Marathon
la rubrica dell'avvocato
La città si riscopre di corsa S
a cura di GuGlielmo mossuto avvocato in Firenze
la sorella in seguito “inavvertitamente ascoltata dal marito”; 2) la telefonata era un semplice (e umano) sfogo della donna, "un momento d'ira", dopo aver scoperto il tradimento del marito. La Prima Sezione civile della Cassazione, investita della questione, non ha sentito ragioni e , con la sentenza n. 16089/2012, ha respinto il ricorso. Avere un'amante, secondo la Cassazione è assolutamente giustificato in un caso come questo, in cui la moglie dichiara espressamente di non volere figli dal proprio marito. Gli ermellini hanno precisato che "l'inosservanza dell'obbligo di fedeltà, da solo, non può giustificare addebito qualora una tale condotta sia successiva al verificarsi di una accertata situazione di intollerabilità della convivenza ". Aggiungendo anche che la telefonata in sé per sé "non dimostra tanto una chiara e consolidata volontà di non avere figli" ma bensì e' la spia di "una situazione di crisi" e fa emergere "la preoccupazione di lei per la fine del rapporto". Superfluo soffermarsi sulla gravità di queste considerazioni. Appare ormai evidente che, specialmente in tema di diritto di famiglia, ciò che dovrebbe essere l’eccezione, diventa la normalità. In tal modo non si fa altro che svalutare sempre più l’istituto, costituzionalmente garantito, della famiglia come “società naturale fondata sul matrimonio”. Non resta dunque che mettervi in guardia: care lettrici, pesate bene le parole durante le vostre conversazioni telefoniche se non volete finire cornute e mazziate!
ComUNICAzIoNE PUBBLICITArIA
crisi di coppia? la corte giustifica il tradimento! care donne, Fate attenzione! Ancora una volta la Corte di Cassazione, in tema di separazione ed addebitabilità della stessa fa notizia, addirittura “giustificando” il tradimento. Anche se vostro marito ha un'amante evitate accuratamente di esprimere qualsiasi giudizio o future intenzioni sulla volontà di avere dei figli, perché potrebbero pesantemente ritorcersi contro di voi. Questo è ciò che emerge dalla lunga causa di separazione iniziata nel 2007 in quel di Bolzano. Una donna si era separata dal marito, reo di avere una relazione con la sua segretaria (che cliché!) da anni. Il Tribunale in primo grado, (a mio avviso giustamente), aveva dato ragione alla donna, nonostante il marito avesse giustificato il suo tradimento con l'espressa volontà della moglie di non desiderare figli dal compagno. Ebbene, offeso nell'orgoglio l’ex-marito aveva pensato bene di trovare conforto in lidi più accoglienti. Diversamente, la giustificazione proposta dal marito è stata accolta dalla Corte d'Appello alla quale l'uomo si era rivolto. La Corte territoriale, ribaltava di fatto la sentenza del Tribunale, dichiarando che al coniuge fedifrago non potesse addebitarsi la colpa della separazione giacché la relazione extra-coniugale era iniziata dopo che lui aveva inavvertitamente sentito una conversazione tra la ex e sua sorella, in cui la prima rimarcava di non voler figli da suo marito. La signora però non ha voluto arrendersi e si è rivolta alla Suprema Corte. In questa sede la donna ha giocato i suoi due assi al fine di ottenere l’addebito della separazione all'ex marito: 1) la relazione era iniziata ben un anno prima della telefonata con
Firenze, viale dei mille n. 82 tel. 055 576090 - avvocatomossuto@tin.it
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allegra lapi
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econda solo a Roma per numero di iscritti, la Firenze Marathon il 25 novembre punta a superare anche in questa edizione il suo record di iscritti. Si spera di arrivare alle 12mila presenze per questa grande festa di sport senza confini, per riscoprire Firenze di corsa. Un appuntamento, il ventinovesimo, da non perdere per tutti gli sportivi che amano correre nel bello, vivendo l’emozione di una città unica al mondo, attraverso quarantadue chilometri e 195 metri da percorrere tutti d’un fiato, lasciandosi affascinare dalla magia di strade, piazze e monumenti senza tempo in compagnia di migliaia di atleti di ogni nazionalità. L’evento, promosso dallo staff della Firenze Marathon in collaborazione con l’assessorato allo sport di Comune e Provincia di Firenze, la Iaaf e la Fidal, e con il contributo fondamentale di duemila volontari, prenderà il via anche quest’anno da lungarno Pecori Giraldi alle 9 in punto. L’arrivo sarà ancora una volta in piazza Santa Croce. Il percorso, rinnovato lo scorso anno, è uno dei più affascinanti al mondo, e riesce a unire alla perfezione caratteristiche di scorrevolezza con scorci paesaggistici e monumenti di una bellezza unica. Il tracciato è senza dislivelli
una delle precedenti edizioni
e si snoda attraverso i luoghi più apprezzati della città, come piazza Signoria, Ponte Vecchio, piazza Pitti e piazza del Duomo. Con la Firenze Marathon torna anche la Ginky Family Run, la corsa non competitiva dedicata a bambini, ragazzi e famiglie. Una festosa kermesse di sport per tutti che sarà anche un grande momento di solidarietà, coinvolgendo varie associazioni di volontariato e solidarietà del territorio. La corsa prenderà il via alle 9,30 di domenica 25 novembre da piazza Santa Croce, dove tornerà a concludersi al termine di un percorso di circa due chilometri tutto nel centro storico del ca/Sim.Spa. poluogo toscano.
sport nel quartiere
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L’INIZIATIVA. La gabbia delle “Mixed Martial Arts” è sbarcata per la prima volta in città
E Firenze si trasformò in Las Vegas Carlo Marrone
All’Obihall si sono affrontati agguerritissimi combattenti provenienti da tutto
U
il mondo e dalle più svariate discipline, che si sono sfidati in incontri senza
n evento senza precedenti. Un evento che ha fatto storcere il naso a qualcuno, ma che ha fatto esplodere i tanti appassionati che si sono riversati all’Obihall per l’occasione. Per la prima volta la “Mixed Martial Arts” in gabbia è atterrata a Firenze e ha fatto il tutto esaurito: combattimenti spettacolari, atleti marziali da tutto il mondo e musica, ricalcando gli show di Las Vegas. Per la prima volta l’appassionante gabbia che da sempre si vede negli show televisivi di Las Vegas, Londra, Amsterdam e Tokyo è arrivata anche a Firenze, con uno schieramento di agguerritissimi combattenti provenienti dalle più svariate discipline marziali che si sono sfidati in incontri vibranti senza esclusione di colpi. Che fosse un evento importante lo si era capito già dalla presentazione a Palazzo Vecchio, con la presenza del vicesindaco Dario Nardella e del presidente del Consiglio Comunale Eugenio Giani: il galà marziale ha visto campioni di tutto il mondo “rinchiusi” dentro una gabbia ottagonale esibirsi in match con mosse ai limiti del proibito (ma sempre in massima sicurezza). Firenze si è trasformata così in un piccola Las Vegas, con uno spettacolo sportivo di grande impatto emotivo, accompagnato da luci, suoni, musica e ballerine. E, dulcis in fundo, anche un piccolo showcase dalle tinte rosa: “Miss Girl in the Cage”. Le seducenti ring girls, sul ring nelle pause tra una ripresa e l’altra, si sono sfidate a colpi di sensualità ed eleganza davanti al pubblico dell’Obihall. Da segnalare inoltre il particolare allestimento dell’Obihall in occasione dell’evento:
esclusione di colpi. E lo spettacolo è stato accompagnato da suoni e luci tavoli vip a bordo gabbia e sedute lato ring hanno contribuito a immergere ancor più gli spettatori nell’atmosfera animosa e scintillante dei grandi show made in Usa. Kung fu contro karate, Muay Thai contro pugilato, Brazilian Ju-Jitsu contro lotta libera. Diverse scuole di pensiero, sport da ring e discipline marziali in un’unica tipologia di combattimento, le “Mma” appunto (dette anche “Vale Tudo”, date le loro origini brasiliane), che si propongono di fondere tutti i colpi in una sorta di mash-up, mettendo alla prova gli atleti e chiamandoli talvolta a prestazioni ai limiti dell’incredibile. Frequenti, in questi incontri, anche ko provocati, oltre che da pugni, calci e gomitate, anche da tecniche di lotta corpo a corpo, leve articolari e strangolamenti. Molti coloro che sugli spalti si chiedevano come gli atleti (perché la componente atletica è importantissima) riuscissero a fare certe mosse. Le Mixed Martial Arts sono nate in Brasile per far competere fra di loro stili diversi di arti marziali: al loro interno sono incluse tecniche di Muay Thai (per la parte in piedi), Brazilian jujitsu e lotta classica (per la parte di lotta a terra). Sono ammessi tutti i colpi di pugno, calcio e gomito, sia in piedi che a terra, in tutte le parti del corpo. Coloro che hanno partecipato alla serata sono usciti dall’Obihall soddisfatti dallo spettacolo visto e pronti a descriverlo a quegli amici convinti che le Mixed Martial Arts siano solo violenza.
Il nuovo AmbulAtorIo dI novolI In piazzetta valdambra aperto il quarto presidio cittadino nel mese di ottobre è diventato operativo il quarto ambulatorio della Misericordia di Firenze in piazzetta valdambra, 8. il nuovo presidio, rilevato da una precedente gestione, è stato ammodernato nella struttura e munito di nuova e moderna strumentazione. anche qui è possibile effettuare diversi tipi di ecografie, relativi alle specialità di cardiologia, angiologia, ginecologia ed altre quali addome, osteoarticolare, muscolo tendinea, tiroidea, parotidi e ghiandole salivari, tegumenti e parti superficiali, capo e collo, testicolare e transrettale. al suo interno è operativo l’ambulatorio di otorinolaringoiatria dove è possibile sottoporsi ad esame audiometrico e impedenziometrico. l’ambulatorio di novoli è aperto con il seguente orario: dal lunedì al venerdì dalle 09.00 alle 12.00 e dalle
tel.
15.00 alle 19.00. il sabato dalle 09.00 alle 12.00. l’impresa sociale “ambulatori della Misericordia di Firenze”, continuamente impegnata a fornire sempre maggiori e migliori servizi, arriva così a coprire quasi l’intero territorio cittadino. tutti gli ambulatori garantiscono la presenza di medici specialisti di grande esperienza e professionalità, personale all’accettazione sempre pronto a soddisfare le richieste dei pazienti con cortesia e disponibilità ma, soprattutto, tempi di attesa e costi contenuti. anche per il nuovo Presidio di novoli per prenotare: numero unico 848-812221 oppure direttamente on line sul sito www.misericordia.firenze.it.
848 81.22.21
nuove tArIffe
dal primo settembre, nei presidi Ambulatoriali di vicolo Adimari, viale de mille, via del Sansovino e via delle Pleiadi a Prato, sono entrate in vigore le nuove tariffe. Per le visite specialistiche sono previste tre diverse fasce rivolte, rispettivamente, ai : • non associati euro 42,00 • associati (gli attuali Buonavoglia) euro 38.00 • Fratelli che svolgono servizio attivo 13,00 euro. tutti gli iscritti alla Misericordia di Firenze, di Prato e di Ponte di Mezzo sono pertanto invitati ad identificarsi, al momento dell’accettazione, per poter usufruire della fascia tariffaria di competenza.
• www.misericordia.firenze.it
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GRANDE SCHERMO. Fino a metà dicembre all’Odeon una staffetta di corti e lungometraggi
Cinquanta giorni di cinema inedito Dal Festival dei Popoli allo Schermo dell’arte, dal River to River al Balkan Florence
LA RECENSIONE/1
Express: nella sala del centro protagonisti film in arrivo dai cinque continenti,
“Io amo Firenze”, il blog diventa libro
con i loro diversi punti di vista. Un susseguirsi di kermesse che raccontano il mondo attraverso la lente spesso impietosa della macchina da presa Barbara Biondi
A
umenta la voglia di trascorrere le serate in una grande sala con comode poltroncine quando fuori la colonnina di mercurio fa le bizze. È anche per questo motivo che, fino alla metà di dicembre, al cinema Odeon prende vita la 50 giorni di cinema internazionale, una serie di festival a staffetta dedicati a lungometraggi e cortometraggi che portano in città prime visioni, prodotti rari e capolavori in lingua originale. Un’occasione da sfruttare al massimo perché è statisticamente provato che chi ama il grande schermo qui trovi qualcosa che corrisponda ai suoi gusti, sia che si tratti di un film francese, sia che si tratti di un documentario inedito, sia che si tratti di una pellicola dedicata a qualche genio incompreso dell’arte. La proposta è variegata e la maggior parte delle proiezioni riguardano anteprime di film mai arrivati prima in Italia. Dal 10 al 17 novembre si fa spazio il Festival dei Popoli, nato 53 anni fa a Firenze e che, dopo oltre mezzo secolo, continua a offrire il meglio della documentaristica internazionale, seguito a ruota da altri classici della 50 giorni come “Immagini e suoni dal mondo” (il 18 e 19), dedicato ai film etnomusicali, e subito dopo il gradito ritorno del Kibaca Florence Festival (20 novembre), giornata dedicata al cinema africano e ancora Lo schermo dell’arte, attesa carrellata di pellicole che gravitano attorno al mondo dell’arte contemporanea. Dal 30 novembre al 5 dicembre toccherà poi al “Festival internazionale Cinema e donne”, mentre dal 7 al 13 dicembre la protagonista sarà Bollywood, con le produzioni indiane di “River to river”. Infine ci sarà la premiazione del N.i.c.e. Festival città di Firenze, attribuito dal pubblico del Festival N.i.c.e. Usa, al termine di un anno di manifestazioni itineranti che toccano tre continenti e che arriverà nel gennaio 2013 anche in Cina. Caratteristiche peculiari di questa full immersion nel grande schermo sono l’apertura di orizzonti verso paesi e culture del mondo, lo sguardo verso le altre cinematografie europee e mondiali, l’attenzione verso l’affermazio-
un Frame di
Secret
diSco revolution in programma al
ne delle diversità di genere, lo spostare l’asse dalle manifestazioni cinematografiche ad alto budget, orientate al glamour, verso iniziative di spessore culturale, rivolte agli addetti ai lavori e a tutti gli appassionati di cinema, che in queste riconoscono un momento di formazione e arricchimento personale. Ogni anno la “50 Giorni di Cinema Internazionale a Firenze” accoglie nuovi appuntamenti, nuove tessere che compongono il puzzle di una rassegna cinematogra-
FeStival
dei
popoli
fica che dura un’intera stagione. Quest’anno la novità assoluta è il “Balkan Florence Express” (26-29 novembre), che offrirà uno spaccato significativo della cinematografia proveniente dalla penisola balcanica, vicina all’Italia ma che ancora non ha molti scambi con il nostro paese. Confermati anche gli appuntamenti con il cinema sociale di “Cospe” (7 novembre) e con il premio “Raccorti sociali” (16 dicembre). Non resta che mettersi comodi.
LA RECENSIONE/2. Fabio Cacioli ha dato alle stampe un volume tenuto a lungo nel cassetto
Riflettere sulla vita, chiusi in ascensore L
uca, avvocato in carriera, vive una vita a suo avviso perfetta. Ha un lavoro sicuro, riceve molti riconoscimenti professionali e ha una compagna con la quale convive. Ma le certezze del protagonista di “Bottiglie di vento” di Fabio Cacioli (112 pag, L’autore Libri Firenze) sono destinate a svanire in settantadue ore, tempo che trascorre chiuso nell’ascensore del palazzo in cui lavora. Luca affronta le prime ore dei tre lunghi giorni con calma e fermezza. Poi disperazione e paura prendono il sopravvento. Ed è proprio in questo momento che le sue emozioni e la solitudine provate in quella gabbia di ferro lo portano a riflettere non solo sulla vita, ma sull’esistenza intera. Le sue basi solide diventano così terreno friabile, nuovi valori vengono presi adesso in considerazione e messi in pratica nella vita reale. Senso della vita, morte e resurrezione. Rapporto con Dio e limite dell’esistenza, ma anche un chiaro riferimento all’opera “Per chi suona la campana” di Hemingway portano il lettore di “Bottiglie di vento” ad affrontare un grande viaggio introspettivo, proprio come ha fatto Luca. Ed è nello stesso
protagonista della sua opera prima che Fabio Cacioli, almeno un po’, si riconosce. “Non sono mai rimasto chiuso in ascensore e non ho mai pensato al suicidio come invece ha fatto Luca – spiega l’autore – ma in lui mi riconosco per molti aspetti, a partire dalla sua professione fino ad arrivare ad alcune sfumature del suo carattere”. Fabio, fiorentino di nascita, ha scritto per caso il libro che si è rivelato essere poi una riflessione sull’intera esistenza. “Ho scritto il racconto dieci anni fa in una settimana, e dopo varie modifiche ho deciso di darlo alle stampe. Ma non mi sento un vero scrittore”. Avvocato, Cacioli ha ricoperto numerosi ruoli in consigli di amministrazione di società operanti nei servizi alle imprese. Per anni dirigente nel settore del commercio e della rappresentanza di impresa, svolge la sua professione come dirigente nella pubblica amministrazione. I proventi delle vendite di “Bottiglie di vento”, nel corso di alcuni eventi, sono stati interamente devoluti alla Fraternità della Visitazione di Pian di Scò, fondata dieci anni fa da tre /C.F. suore per offrire il loro aiuto a ragazze-madri.
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ltre sei anni di attività, più di tremila post, 23.301 commenti e duemila visitatori al giorno. Sono questi i numeri di “Io amo Firenze”, il blog di Elena Farinelli, fiorentina doc che coltiva una passione unica per la sua città. Dopo sei anni di vita intensa sul web, ioamofirenze il mese scorso è diventato anche un libro, edito da Edk editore. “Non avevo mai pensato alla versione cartacea del blog – spiega l’autrice – finché un mio lettore, Filippo Giovannelli, mi ha contattata e mi ha informata che un editore di Rimini era interessato a trasformare il blog in un libro”. Il dietro le quinte della Firenze notturna, degli eventi di nicchia, dei ristoranti e degli aperitivi diventa così un blog da sfogliare (Io amo Firenze, 128 pagg, Edk editore) con le dita e da tenere sullo scaffale della propria libreria. “Mi sono laureata in Scienze della Comunicazione a Siena nel ’98 con una tesi su internet, la prima in tutta Italia – spiega Elena – appena laureata ho iniziato a collaborare con un portale di Firenze. È stato in quel periodo che ho creato il mio blog Io amo Firenze”. Nato un po’ per gioco e un po’ per trasmettere il suo amore verso la città ai suoi visitatori, Elena ha fatto della sua passione uno stile di vita. “Ho iniziato scrivendo per me e per le mie amiche – ricorda la blogger - poi l’obiettivo è diventato quello di far conoscere non solo le cose belle della mia città, ma anche eventi e luoghi di nicchia. Tutto questo per una ragazza che vive, si sposta e si muove a Firenze. Come me”. Tutto quello che la Farinelli fa in città, con le sue amiche, da sola o sotto il consiglio dei suoi lettori, lo “posta” online, proponendo locali, teatri sconosciuti, ristoranti o eventi alterativi. “In sei anni ho recensito nell’anonimato ben 283 ristoranti – spiega – i primi tempi i camerieri non capivano quello che facevo. Non si vedono tutti i giorni clienti che fotografano l’ambiente o il piatto appena servito”. Oltre alla città, i veri protagonisti del blog sono i suoi visitatori. “Il mio lettore più giovane ha quattordici anni. Il più anziano ne ha ottantacinque. È un signore fiorentino che vive da quarant’anni a Torino, dove si è trasferito per lavoro. Sono tutte queste persone che mi consigliano posti nuovi da recensire o eventi da consigliare. Anche molte delle foto sono loro, come l’idea di aggiungere la sezione /C.F. Firenze per i bambini”.
cultura
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L’INIZIATIVA. Da questo mese parte in città il corso di comicità intitolato al geniale Totò
A scuola di risate con Muzzi & Co. Ludovica V. Zarrilli
F
ar ridere? Un duro lavoro, ma qualcuno dovrà pur pensarci. Questo il ragionamento del comico Andrea Muzzi, che insieme al collega Massimiliano Galligani ha deciso di dar vita a una vera e propria scuola di comicità, dove insegnare la fine arte del far sorridere la gente. Niente di arrangiato, niente di lasciato al caso, il motto della scuola fiorentina è: divertire con professionalità. “C’è una parte teorica e una parte di pratica - spiega Muzzi - si parte dalle basi, perché il nostro obiettivo è coinvolgere tutte quelle persone che hanno passione per la comicità ma non hanno strumenti per farsi apprezzare”. Una scuola in piena regola che, per partire con il piede giusto, è stata dedicata al principe della risata, Antonio de Curtis, alias Totò. “Abbiamo voluto omaggiare - continua Andrea - il più grande comico italiano e per questo abbiamo chiesto a sua figlia Liliana di venire a fare un saluto ai nostri allievi”. Porte aperte, senza limiti di età, a tutti coloro che vogliono mettersi alla prova, perché “non sai quanto lavoro serio c’è dietro a una cosa divertente”. E allora via alle lezioni a partire da metà novembre per un totale di 50 ore, che si svolgeranno negli spazi messi a disposizione dal Quartiere 4 - la Limonaia di Villa Strozzi -
e al teatrino della casa del popolo Maccari, nel cuore dell’Isolotto, dove gli studenti avranno la possibilità di salire sul palco e provare i propri sketch. “Al contrario di quello che pensano molti, far ridere non è una cosa così automatica, non è detto che una persona che diverte gli amici al bar poi nella pratica si riveli un buon comico”. Per scoprirlo verranno messi a disposizione degli iscritti dispense e strumenti, supportati da alcuni classici della comicità di casa nostra: “Dai film di Charlie Chaplin a Stanlio e Ollio, da Troisi al trio Aldo, Giovanni e Giacomo”, spiegando passo dopo passo in cosa consiste questo curioso mestiere. “E alla fine del corso ognuno degli allievi dovrà creare un piccolo pezzo sulla base del quale costruiremo un vero spettacolo da mostrare al pubblico”. Nuovi professionisti della battuta andranno ad aggiungersi ai talenti toscani? Sicuramente questo è il primo e più importante step, quello che aiuta a capire se nel proprio futuro possa esserci o meno il palcoscenico. “Mi piacerebbe che la Antonio de Curtis fosse una vera e propria fucina - conclude Andrea Muzzi - un primo passo seguito poi da un secondo e un terzo, in modo da far crescere sempre più la cultura del divertimento”. Info: info@andreamuzzi.it o 347.7211571.
andrea muzzi
Dalla teoria alla pratica passando per alcune pietre miliari della difficile arte del far sorridere: scattano le lezioni rivolte a tutti coloro che vogliono mettersi alla prova. E alla fine si terrà un vero spettacolo
LA MOSTRA/1. È curata da Christophe Berthoud, che ha attinto dagli archivi
Italo Calvino negli scatti degli Alinari L
e fotografie di Alinari e le fantasie di Italo Calvino si incontrano in una mostra. In occasione del 160° anniversario della Fratelli Alinari, i Rencontres d’Arles e la Fondazione Alinari rendono omaggio alla sua storia con un’esposizione che unisce letteratura e fotografia, “Gli archivi Alinari e la sintassi del mondo. Omaggio a Italo Calvino”. Presentata lo scorso luglio a Les Rencontres d’Arles 2012 nella particolare cornice del Chiostro di Saint-Trophime, la mostra è curata da Christophe Berthoud che, ispirandosi dall’opera di uno dei più grandi narratori del Novecento, Italo Calvino, ha attinto e utilizzato gli archivi Alinari come un inesauribile giacimento di storie e immaginari.
All’interno della mostra, richiamando il dispositivo combinatorio che Calvino propone nella sua raccolta di racconti “Il castello dei destini incrociati”, Berthoud rende giustizia all’enorme ricchezza degli archivi Alinari e al loro aspetto caleidoscopico, mostrandone la varietà di temi e generi fotografici che raccontano l’arte, la società e i costumi italiani tra la fine dell’Ottocento e il primo quarto del Novecento. Nella mostra presentata al Mnaf e dedicata alla storia della Fratelli Alinari, il gioco di Calvino si protrae nello spazio dell’esposizione. Servendosi di un sistema combinatorio ispirato a quello di Calvino, Berthoud ha proceduto in parallelo leggendo i racconti dell’autore e selezionando
le immagini dagli archivi Alinari. Interpretando la regola di Calvino, il curatore affianca le fotografie Alinari ai tarocchi marsigliesi utilizzandole, come fanno i viaggiatori di Calvino, per raccontare di volta in volta nuove storie, non scritte, attraverso meccanismi sempre diversi. Sulle pareti della mostra, scrive Berthoud “le fotografie si ordinano secondo un sistema di parole chiave e si sostituiscono alla narrazione letteraria. Il risultato può apparire come un rebus, addirittura come uno storyboard, senza essere veramente assimilabile a nessuna di queste due forme. È un’illustrazione senza testo, l’eco fotografica di un racconto ispirato anch’esso /B.B. da emblemi”. Fino al 6 gennaio.
LA MOSTRA/2. “Plus ultra” è organizzata dalla California University insieme a Oda e all’associazione Colori del levante fiorentino
Vespucci e gli altri viaggiatori, dalla West Coast a qua S
i chiama “Plus Ultra, i grandi viaggi” ed è una speciale mostra pittorica che dal 22 al 25 novembre sarà ospitata dalla California University, nella sua bella sede di via Leopardi 12, per celebrare l’anno Vespucciano nel 500esimo anniversario dalla morte dell’esploratore. L’esposizione, organizzata dalla scuola in collaborazione con la Fondazione Opera Diocesana di Assistenza e l’associazione di pittori “Colori del Levante Fiorentino”, ha più di una particolarità. In mostra infatti ci saranno una cinquantina di opere realizzate da artisti diversi: sia dagli studenti del corso di laurea in arte della scuola, sia dai pittori dell’associazione “Colori del Levante Fiorentino”. Alcuni di questi artisti sono disabili, ospiti del centro riabilitativo di Diacceto gestito dalla Fondazione Oda. Da tempo questi pittori speciali sono soci dei Colori del Levante Fiorentino, e questa è la seconda esposizione organizzata
uno dei pittori al lavoro
insieme all’associazione che riunisce artisti della Valdisieve. Tema dell’esposizione sarà il viaggio e il legame tra Firenze (patria natale di Amerigo Vespucci) e gli Stati Uniti, con un focus su ciò che unisce le due realtà, ma anche su ciò che va oltre: da qui il titolo, “Plus ultra”. Per l’occasione, direttamente dalla California, arriveranno anche opere realizzate da pittori autistici californiani. L’inaugurazione si terrà giovedì 22 novembre (il giorno del Ringraziamento per gli americani) alle 17, alla presenza dell’arcivescovo di Firenze, monsignor Giuseppe Betori, e dei rappresentanti dei moltissimi enti che hanno dato il loro patrocinio. L’esposizione sarà poi visitabile fino al 25 con orario 10-13 e 15-17 il venerdì e il sabato, 1013 la domenica. L’ingresso è rigorosamente libero. Per tutte le info: www.odadiaccetoragazzi.it, www.coloridellevantefiorentino.it, /B.S. www.csufirenze.it.
segnalazioni a redazione@ilreporter.it
L’APPUNTAMENTO/1 Shopping delle grandi firme
teatro Carlo Felice di Genova per regalare nuove emozioni al suo pubblico.
Concerti Biagio Antonacci 10 novembre Mandela Forum
Palazzo Borghese “boutique” per Ant
Paolo Conte 16 e 17 novembre Teatro Verdi
Il cantante pop, che quest’estate ha imperversato nelle radio del bel paese con il suo ultimo tormentone, torna a Firenze per un maxi concerto al Nelson Mandela Forum. Lo spettacolo, che ha registrato quasi ovunque il tutto esaurito, ha già imposto il raddoppio di alcune tappe. Malika Ayane 14 novembre Teatro Verdi
V
enerdì 23, sabato 24 e domenica 25 novembre il Palazzo Borghese di via Ghibellina 110 a Firenze (orario continuato 10-19) si trasformerà in una grande boutique in cui saranno esposti e offerti al pubblico articoli di abbigliamento, accessori e pelletteria messi a disposizione da oltre 90 aziende del settore moda a favore della Fondazione Ant. Tra i prestigiosi marchi presenti Salvatore Ferragamo, Roberto Cavalli, Bulgari, Braccialini, Patrizia Pepe, Gianfranco Lotti, Nannini, Roberto Collina, Mont Blanc e tanti altri. Lo “Shopping delle Grandi Firme”, giunto alla sua IX edizione, si svolgerà in una location storica e di grande prestigio come il palazzo Borghese-Aldobrandini, per permettere ai tanti oggetti di valore, donati dalle migliori griffe della moda, di avere la giusta visibilità e un’adeguata esposizione. Tutti i fondi raccolti saranno destinati a sostenere il servizio di assistenza socio-sanitaria domiciliare oncologica che Ant offre gratuitamente ai sofferenti di tumore e alle loro famiglie a Firenze, Prato e Pistoia, e i progetti di prevenzione portati /C.G. avanti dalla fondazione.
Malika Ayane salirà questa volta sul palcoscenico del Teatro Verdi, per dare il via ad una nuova emozionante stagione a base di musica. Sarà accompagnata sul palco dai suoi musicisti: Leif Searcy alla batteria; Marco Mariniello al basso; Stefano Brandoni alla chitarra; Carlo Gaudiello al pianoforte; Giulia Monti al violoncello; Daniele Parziani al violino. A loro si aggiungeranno tre fiati e una viola.
L’ultimo lavoro discografico di Paolo Conte é Gong-Oh, il disco è una raccolta di 19 brani che ripercorrono i oltre trent’anni di carriera di uno dei più grandi autori del nostro tempo. Canzoni del calibro di Sotto le Stelle del jazz, Alle prese con un verde milonga, Novecento, Gli Impermeabili, Epoca. Un viaggio a ritroso nell’universo poetico di un artista in grado di appassionare le platee di tutto il mondo grazie ad uno stile originale ed eclettico. Pooh 19 novembre Teatro Verdi I Pooh saranno in concerto sul palco fiorentino per la prima volta accompagnati dalla Ensemble Symphony Orchestra, diretta dal maestro Giacomo Loprien. Disney on Ice Dal 22 al 24 novembre Nelson Mandela Forum
Giovanni Allevi 15 novembre Teatro Verdi L’enfant prodige del pianoforte, al quale va riconosciuto il merito di aver riavvicinato la gente alla musica strumentale, torna ancora a Firenze, città che molte soddisfazioni ha già dato al compositore e concertista. Già in confidenza con il Teatro Verdi, Allevi arriva in città per esibirsi insieme all’orchestra del
Sta per arrivare anche in Italia “Disney On Ice, Facciamo Festa!”, la nuova produzione sul ghiaccio di “Feld Entertainment”, presentata in Italia da “Applauso”, con tantissimi personaggi Disney, oltre 50. A cominciare da Topolino per arrivare a Buzz Lightyear, che celebreranno le festività di tutte le parti del mondo.
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L’APPUNTAMENTO/2 Solidarietà all’Obihall
Il mercato di Natale della Croce Rossa
T
orna il tradizionale Mercato di Natale al teatro Obihall, curato dalla componente femminile della Croce Rossa di Firenze. Un’occasione per trovare oggetti esclusivi, preziosi o rari e, nello stesso tempo, per contribuire all’assistenza di chi ha bisogno, partecipando così attivamente al sostegno sociale della propria città. Come ogni anno il mercatino dura tre giorni, dal 30 novembre al 2 dicembre (30 novembre dalle 15.30 alle 19 - 1° e 2 dicembre dalle 10.30 alle 19) e ha l’obiettivo di coinvolgere quanta più gente possibile. Dai curiosi in cerca di qualche cadeau per Natale agli appassionati di vintage, che si ritrovano di anno in anno per cercare oggetti particolari, vecchi vestiti e accessori venuti fuori dall’armadio della nonna che oggi sono tornati prepotentemente di tendenza. Allo stesso tempo, è molto forte la componente solidale, che spinge molti dei partecipanti a fare acquisti, anche piccoli e simbolici. Tutto il ricavato verrà infatti devoluto alla Croce Rossa e verrà utilizzato per le attività dell’associazione. Ingresso: 5 euro. /C.G.
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via gioberti e lo “sPettaColo” del ParCHeggio Abito nelle vicinanze di via Gioberti e spesso mi capita di doverci passare in bicicletta. Ogni volta resto allibito dallo spettacolo di inaudita cafonaggine rappresentato dalle numerose automobili parcheggiate a cavallo dello stretto marciapiede, che quasi impediscono il passaggio dei pedoni e rendono molto pericoloso quello delle bici, costrette a compiere vere e proprie evoluzioni in uno spazio occupato dalle auto in transito nella via con il rischio di cadere o di essere urtato. Il tratto in cui la situazione è particolarmente evidente è quello iniziale, verso piazza Alberti, dove la scuola San Giuseppe, la chiesa dei salesiani e qualche ristorante richiamano un gran numero di persone evidentemente poco disposte ad un piccolo sforzo aggiuntivo per raggiungere le proprie destinazioni (nella piazza esiste un enorme parcheggio sempre libero). Credo che per la maggior parte non si tratti di persone anziane con problemi di mobilità, ma semplicemente di persone pigre (e, me lo si lasci dire, anche parecchio arroganti) che non si fanno troppi scrupoli a danneggiare il prossimo se questo può evitargli la fatica di camminare dieci metri in più. Spero che l’amministrazione si convinca ad installare le balaustre dissuasive già presenti nel tratto successivo della via, che purtroppo - in mancanza del necessario senso civico - rappresentano l’unico mezzo per evitare questo tipo di comportamenti. Cordiali saluti. Valerio Parmigiani stazione di CamPo di marte, “PiÙ Controlli e QualCHe idea” Vorrei tornare sul problema della stazione di Campo di Marte. La Stazione si trova in prossimità di un quartiere residenziale di Firenze e separa in maniera traumatica due zone (la zona di viale Mazzini e la zona dello stadio) che, se collegate, potrebbero dare nuova linfa alla zona. Otre a questo aspetto la stazione, così come oggi si presenta, è fonte di degrado più volte denunciato dal sottoscritto (rumore, traffico, sporcizia, senso di abbandono ecc.) che male si sposano con le caratteristiche del quartiere. Detto questo oltre a richiedere un controllo più continuo e serrato per ridurre la situazione di degrado di cui sopra elenco sotto alcune tipologie di interventi che potrebbero essere a mio avviso utili: Copertura della stazione nel tratto di sosta dei treni (spesso il rumore dei treni in sosta specialmente di notte è insopportabile, la mattina si sentono addirittura gli annunci dei treni in arrivo e in partenza con la raccomandazione di allontanarsi dalla linea gialla etc..).
29 Allungamento del sottopasso dal quale si accede ai binari fino a via Campo d’Arrigo in modo da poter avere accesso alla stazione anche da quella parte e conseguente realizzazione di un parcheggio in quella zona (mi sembra che di spazio ce ne sia a iosa). Parziale demolizione delle strutture fra via Varchi e viale Mazzini in modo da poter avere in quella zona uno spazio per la sosta dei taxi e degli autobus in modo da decongestionare quel tratto di strada (e quindi avere due uscite dalla stazione: per i privati via Campo d’Arrigo con il posteggio e per taxi e mezzi pubblici via Mannelli). Idee folli e irrealizzabili? Forse, ma certamente un maggiore interesse da parte dell’Amministrazione Pubblica sarebbe auspicabile. Francesco Casalotti traffiCo e viabilità in via Ponte di mezzo e dintorni Buongiorno, scrivo per segnalare come la Vs. risposta alla lettera del sig. Corgiolu riguardo la segnalazione di pericolosità della nuova fermata bus e pensilina in via Ponte di Mezzo, sembra una risposta di facciata, perché purtroppo il cittadino “sentinella” nessuno lo ascolta, il povero cittadino che cerca di convivere con i disagi causati dell’amministrazione, e il traffico veicolare con il suo inquinamento ambientale ne è una prova, non viene ascoltato ma anzi penalizzato; l’idea della nuova viabilità è stata studiata certamente solo a “tavolino”, le auto in arrivo da Viale Guidoni risultano ferme per molto tempo al semaforo in angolo con via Mariti adesso rosso per i veicoli che vogliono andare verso il centro città o svoltare a destra appunto su via Mariti, l’attraversamento pedonale risulta incomprensibile in quanto rosso per lungo tempo, il tutto solo per far girare delle fantomatiche auto dalla corsia Ponte di Mezzo direzione Carlo del Prete su via Mariti, sono stati tolti i parcheggi davanti alla farmacia, consentendo ai poveri clienti che pur si dovranno fermare da qualche parte, il parcheggio a cavallo del marciapiede, come contropartita non è stato fatto niente per evitare che le auto vengano parcheggiate in doppia fila sul lato dell’ex cinema Manzoni, dimenticavo la corsia per svoltare a destra verso p.zza Dalmazia è oltremodo larga, levando spazio alle corsie adiacenti in direzione contraria che non riescono ad assorbire il traffico veicolare fermato dal semaforo pedonale sul cavalcavia del Terzolle, non esiste segnaletica orizzontale o verticale che indichi alle auto di disporsi su più file, sono andato dai vigili urbani e ho segnalato tutto il disagio arrecato dalla nuova viabilità, hanno raccolto le mie esternazioni dicendomi che molti altri cittadini avevano fatto altrettanto, ma ad oggi chi si è inventato tutto questo si disinteressa se ci sono delle macchine parcheggiate con il motore acceso sotto casa di qualcuno, ma non è forse vietato sostare con l’auto a motore acceso in città? Cordiali saluti Carmelo Projetto Gentile signor Carmelo, le assicuro che la nostra non è stata una risposta di facciata, anzi: confermo che il ruolo di “sentinella” dei cittadini è molto importante, come tra l’altro dimostrato in passato da molte lettere che ci informavano che i casi segnalati sul nostro giornale sono poi stati risolti. Da parte sua ha fatto bene a evidenziare le criticità della zona: la speranza è che anche il suo calarsi nel ruolo di “sentinella” (cosa che ha fatto scrivendoci la sua lettera) possa portare buoni frutti. Ci tenga informati. M.F. le auto sul Ponte vesPuCCi Gentile Reporter, mi rivolgo a voi perché dopo aver inviato varie email alla segreteria del sindaco ed al reparto mobilità di Firenze, non sono riuscito ad avere una risposta soddisfacente alla mia domanda. Il motivo
invia la tua segnalazione alla nostra redazione redazione@ilreporter.it l’infinita “guerra” tra CiClisti e non Come tipicamente avviene in Italia in presenza di interessi soggettivi e collettivi ogni cittadino sceglie sempre per i primi. E’ inutile in modo ipocrita nascondere la mancanza di senso civico degli odierni fiorentini. Spesso è proprio l’ipocrisia che cela la verità anche nei media poiché è scomodo far sapere che il paese o la città non funziona, bisogna sempre simulare che tutto vada bene e sia risolvibile in un falso ottimismo che i fatti poi portano a smentire. Questa premessa serve per capire la triste vicenda che vede da anni il contrasto tra pro bicicletta e contro la bicicletta in Firenze. Coloro che non usano le biciclette vedono le medesime come un insieme di carcasse che rimangono per mesi nelle rastrelliere (e spesso ai pali sui marciapiedi) e che comunque concorrono a mantenere una città disordinata nonostante i tentativi del Comune di ripulire strade e rastrelliere non riuscendoci per vari motivi. Coloro che usano invece le biciclette vedono le medesime come salutari, indispensabili per la nostra viabilità, e sono sempre in contestazione per la mancanza di rastrelliere in città. Non voglio qui dare ragione ai primi o ai secondi ma evidenziare che se le cose vengono progettate bene e applicate con intelligenza possono funzionare dando soddisfazione a tutte le parti. Capisco che là dove manca l’efficienza di servizi o la carenza dei medesimi per vari motivi questo equilibrio salta. Quanto sopra deve farci riflettere sul fatto che il fine della risoluzione dei problemi della città serve non ad una delle parti sopra citate ma alla vivibilità ed al decoro di una città come la nostra già ampiamente ferita nella sua immagine negli ultimi dieci anni. Iniziamo ad emulare i nord europei ed ad applicare rigidamente le regole rispettando il prossimo in modo pragmatico e probabilmente potremmo ambire a tornare ad ottimi livelli in Europa. G.V.
Caro lettore, in effetti, per vari motivi, negli ultimi tempi ma non solo non sono mancati a Firenze i contrasti tra ciclisti e non. Una “guerra” (come abbiamo titolato, in modo volutamente provocatorio, la sua lettera) cui spesso abbiamo assistito anche attraverso le pagine di questo giornale tramite le lettere di voi lettori. Rigorosamente divisi, spesso e volentieri, tra difensori a oltranza della bicicletta e “accusatori” dell’uso a volte improprio delle due ruote. C’è così chi sostiene – e devo dire a ragione – che i mezzi a pedali siano sempre più importanti in una città alle prese (come del resto tutte le medie e grandi città) con problemi di traffico e inquinamento e che per questo meritino sempre più considerazione nelle scelte dell’amministrazione, e chi – magari pur riconoscendo questo ruolo alle bici – pone tuttavia l’attenzione sul fatto che taluni ciclisti, “coperti” dall’anonimato, ovvero dalla mancanza della targa, si rendano autori di comportamenti in grado di mettere potenzialmente in pericolo la sicurezza propria e altrui. Ma non voglio star qui a discutere di questo, pur rimarcando come tutti debbano rispettare le regole, anche quando i rischi di incappare in sanzioni non facendolo siano minimi: voglio invece sottolineare come sia auspicabile superare al più presto questa contrapposizione ciclisti-non ciclisti. Certo, la presenza di buoni servizi – in questo caso di un sistema efficiente di piste ciclabili e rastrelliere – può essere senz’altro in grado di favorire una convivenza più serena tra i cittadini, ma questi non dovrebbero comunque mai mancarsi di rispetto fra loro, in qualunque modo scelgano di muoversi. Perché spesso il comportamento sbagliato di qualcuno (pedone, ciclista o automobilista che sia) porta a estendere critiche e giudizi nei confronti dell’intera categoria. E questo non deve succedere. È giusto chiedere spazi e attenzione – a maggior ragione in questo caso, perché non è difficile capire come un incremento dell’utilizzo della bicicletta possa portare benefici a tutta la città – non lo è però “reagire” alla mancanza di spazi e servizi adeguati con comportamenti scorretti, ad esempio intralciando i marciapiedi con bici lasciate ovunque. Altrimenti questa insensata “guerra” cittadina rischia di non finire mai. Matteo Francini m.francini@ilreporter.it
è che sul ponte Vespucci sono anni che le macchine parcheggiate sia ai lati che nel centro sono oggetto di furti e danneggiamenti. Basta vedere i vetri delle auto frantumati sul marciapiede o sulla strada, ma la cosa più strana è che su questo ponte sono parcheggiate auto senza nessun permesso di zona. Cioè il ponte sembra zona franca. Ma a parte questo che mi sembra molto significativo, mi chiedo quanto sarebbe più bello se fosse proprio divieto di parcheggio anche perché in questo caso non porta nessun vantaggio agli abitanti del quartiere che sempre con più difficoltà riescono a trovare il parcheggio vicino alla loro abitazione o
parcheggiare in modo corretto per i pochi posti disponibili dato che questa zona è la più accessibile per chi viene da fuori. Inoltre mi sembra che questo sia l’unico ponte d’interesse che abbia il parcheggio. Premetto che anche io vivo in Oltrarno, ma mi rendo conto che la zona invece di essere valorizzata viene trattata come di terza categoria. Basta vedere i fondi stradali devastati dai pullman turistici a due piani che sono passati per mesi nelle strade strette dell’Oltrarno. Grazie per il vostro interessamento e spero proprio che qualcosa possa veramente migliorare. Gianni
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