Il Giornale del tuo Quartiere
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PRIMO PIANO
L’INCHIESTA
GENNAIO 2011
Ma il vino è egocentrico? Andrea Muzzi*
LA SALUTE dEI TEATRI I tagli si sono fatti sentire, ma il pubblico sembra rimasto fedele. Si attendono novità per il Niccolini PAGG.24-25
LE EX POSTE VANNO GIÙ Demolizione in vista per l’edificio di via del Pratellino. Si parte con la bonifica dall’amianto PAG.3
SPORT
Pioggia e allagamenti, le zone a rischio PAG.2
Parola d’ordine: assistenza
vademecum
di G. Carpini - B. Strappi
C’ LA “CRISI” dEI TIFOSI Anche i numeri lo confermano: presenze in calo al Franchi. Si prova a capire perché PAG.28
IN CLASSE SUGLI SCI Il Cai organizza corsi per tutti i livelli e le età. Ma prima spazio alle lezioni teoriche PAG.30
è una Firenze che ha bisogno degli altri. Una fetta intera di città che vive anche dell’assistenza prestata da terzi. È la Firenze dei disabili, quella degli anziani, quella dei minori in difficoltà, quella degli immigrati, quella dei bambini. Tutti cittadini per i quali la macchina dei cosiddetti “servizi alla persona” è indispensabile. La maggior parte di questi interventi – il 90 per cento per l’esattezza – è portata avanti dal mon-
do delle cooperative. Realtà che ogni giorno si occupano dei centri diurni, dell’assistenza domiciliare, dell’alfabetizzazione, del sostegno a chi soffre di problemi psichici e di altro ancora. Quotidianamente questi progetti devono fare i conti con la scure dei tagli governativi, ma la macchina dei servizi non si ferma lo stesso. E dal Comune arriva l’annuncio di un premio per chi aiuta i disabili a inserirsi nel mondo del lavoro. PAGG.10-11
Un anno di cantieri: come sopravvivere PAG.12
Quanti spumanti abbiamo bevuto durante le feste? Proprio per questo mi sembra di buon auspicio iniziare l’anno con questa notizia: sommelier italiano campione del mondo. Da bendato ha riconosciuto 700 calici di diversi tipi di vino. I parenti per festeggiarlo gli hanno fatto fare un brindisi. È entrato in coma etilico! Da cosa si distingue un sommelier da un ubriaco? Dal piattino! Quella specie di conchiglia argentata che porta al collo. I sommelier bevono tutto da quel piattino, sembrano dei gattini quando leccano il latte nella scodella! Tempo fa nelle Dolomiti una slavina ha travolto sei persone. I soccorritori hanno capito subito che una di loro faceva il sommelier perché quando si è avvicinato il San Bernardo con la botte di Cognac, lui è stato l’unico ad allungare la mano con il piattino! Un ubriaco più beve, più sì impoverisce. Un sommelier più beve, più s’arricchisce. Io avevo un amico sommelier che la notte per non perdere il lavoro mentre dormiva si faceva le flebo di Brunello di Montalcino! I sommelier danno sul vino giudizi incredibili. Una volta ho sentito un sommelier dire: “È un vino egocentrico dal temperamento nobile!”. Mi sono sempre chiesto: “Come si fa a dire certe cose per il vino?”. Poi ho capito. Era al decimo assaggio, era già ubriaco! Il vino fa parte della vita dell’uomo, esisteva già più di 2000 anni fa. Durante l’ultima cena Gesù bevve il vino e poi disse: “Pietro, stasera tu mi tradirai”. “Maestro, io no”. “Andrea, tu mi tradirai!”. A quel punto si alzò in piedi Giuda e disse: “Ragazzi, era meglio se l’ultima cena si faceva con l’acqua frizzante!”. Su i calici, adesso. Buon anno a tutti! *Comico
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Gennaio 2011
IL CASO/1. Nel Q2 sono diverse le zone interessate dal problema, come dimostrato ultimamente
Strade e sottopassi a rischio allagamenti IL CASO/2
Dagli attraversamenti sotterranei all’area
Via del Mezzetta e il mistero dei civici
intorno al Parterre, dai viali alle vie interne
Via del Mezzetta, Giappone. Niente numeri civici, solo senso dell’orientamento qui nel rione più a Oriente di Firenze. No, non è uno scherzo, ma la tragicomica realtà. Quando sia scomparsa la numerazione di ingressi e cancelli rimane un mistero, fatto sta che i residenti ormai ci hanno fatto l’abitudine, ma chi arriva da qualche isolato più in là può percorrere la via più volte in su e in giù senza trovare ciò che cerca. Partendo dall’incrocio con via del Gignoro rimane difficile capire anche da che parte stiano i pari e i dispari. Sulla sinistra solo giardini, sulla destra tre o quattro cancelli con tanto di divieto di sosta (ma senza numero), le Poste, uno spazio verde pressoché incolto, qualche casa con accesso da altre vie e solo a metà strada i primi civici pari. I dispari, dicono, si son persi nella notte dei tempi. Nemmeno i cancelli delle scuole li hanno visti passare (o forse in quanto merce rara se li sono nascosti sotto volantini e adesivi vari). E se cercate il numero 1 interno, arrendetevi, non lo troverete mai senza l’aiuto di un passante della zona: è in una stradina parallela a via del Mezzetta, ma dalla parte dei numeri pari.
e più piccole: per i cittadini, in caso di forti piogge, non mancano i disagi Simele Kruklidis
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uando, qualche tempo fa, una pioggia torrenziale provocò il completo allagamento del sottopasso di via del Gignoro, si rese evidente, ancora una volta, il problema della condizione delle strade del quartiere. Questo episodio, di certo raro ed estremo nella sua pericolosità, ha dimostrato infatti come anche l’assenza di adeguati sistemi di scolo dell’acqua possa concorrere in soli pochi minuti a creare pozze anche di notevoli dimensioni. Se poi la stagione si presenta particolarmente piovosa, il rischio di imbattersi in disagi di questo genere aumenta in maniera esponenziale. È così che le piccole azioni quotidiane, pur essendo banali, si scoprono difficoltose e stressanti: accade ad esempio quando bisogna raggiungere la macchina parcheggiata in un laghetto di foglie e fango, o quando si deve attraversare a piedi una via stando ben attenti a non inzuppare le scarpe. Niente di preoccupante, ma di tanto in tanto questo basta per cominciare la giornata con l’umore nero. In effetti, nel quartiere 2, le zone soggette ad allagamenti qualche volta possono diventare davvero impercorribili. Come accennato, gli attraversamenti che più di frequente risentono del problema delle piogge sono quelli sotterranei, poiché è sufficiente anche un intasamento delle fogne per “inondarli” a velocità fulminea. E la situazione peggiora con la presenza della rampa per le biciclette, che può rivelarsi un “efficiente” canale di accumulo delle acque. Nel sottopassaggio di via di San Salvi, ad esempio, un ulteriore disagio deriva dalla pavimentazione degli scalini, tanto liscia e levigata quanto perfetta per scivolare. Ma forse le condizioni più critiche per i passanti sono riscontrabili intorno al Parterre, dove l’evidente conformazione avvallata favorisce l’accumulo di imponenti stagni d’acqua, perfino in presenza di lievi temporali. Caratteristiche simili si ritrovano anche in viale Amendola, su entrambi i lati della strada, dove gli spazi per parcheggiare le auto risultano essere piuttosto inclinati verso il marciapiede: ciò permet-
l’area tra via
Aretina
e via
Minghetti
te che l’acqua fluita via dalla strada finisca per ristagnare lì, tra ciottoli, buche e fogliame. Se dunque il problema risiede nella struttura stessa dell’area, come in questo caso, è più difficile trovare soluzioni durevoli. Fino a che si tratta di liberare un tombino intasato il disagio è risolvibile in poche ore di lavoro. Ma quando è necessario metter mano alla conformazione di un’intera zona, la faccenda diventa un po’ più complicata. Altre strade in cattive condizioni e inclini ad allagamenti
Il Reporter è un periodico di 10 edizioni che mensilmente viene distribuito da in 216.486 copie
tanta rapidità. E questo non è certo l’unico esempio della zona. In realtà, ai bordi dei marciapiedi di Bellariva, si assiste frequentemente alla formazione di piccole e medie pozze; stesso discorso per San Salvi e per le strade che conducono verso la campagna. E il continuo andirivieni di bus e camion di certo non facilita il mantenimento dell’asfalto. Meno male che, da qualche anno, vanno di moda gli stivali di plastica, proprio come quelli che si usano a Venezia.
IL CASO/3 Inaugurazione a primavera, intanto deciso il nome: sarà intitolata a Mario Luzi
Biblioteca nuova, impianto elettrico già da rifare
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uova biblioteca, capitolo tre. Che non è ancora quello conclusivo. La data ufficiale di apertura ancora non c’è, anche se dovrebbe essere a primavera, ma il nome è già stato scelto. Ad avere la meglio è stato quello del poeta Mario Luzi, proposto dalla maggioranza del Q2 nella commissione speciale istituita ad hoc. L’opposizione, per parte sua, aveva proposto una più ampia rosa di personaggi, tra cui l’ex sindaco Lando Conti, vittima del terrorismo nel 1985, che sarebbe stato favorito anche dal regolamento urbanistico. In lizza c’erano anche Oriana Fallaci, lo storico Michele Amari (a
Il Reporter di Campo di Marte, Cure, Coverciano raggiunge 41973 famiglie nel quartiere 2 di Firenze.
Copia in abbonamento postale
sono infine anche viale dei Mille, di fronte alla fermata del bus, e viale Paoli, proprio davanti al parcheggio dello stadio di atletica. Ma circostanze di questo tipo sono evidenti anche in viuzze più piccole o nei pressi di numerose aree di sosta e parcheggi: caso lampante è quello tra via Aretina e via Minghetti, in corrispondenza dell’isola pedonale, dove le forti piogge dell’ultimo periodo hanno spesso provocato veloci allagamenti che, per fortuna, si sono sempre riassorbiti con altret-
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cui il quartiere ha già intitolato una via) e il critico letterario Giorgio Luti, che donò un fondo librario alla biblioteca Pieraccioni. Proprio quella che rischia di chiudere con l’apertura della nuova struttura in via dell’Arcolaio. “Ho proposto che venga stilato un ordine del giorno in cui si chieda al Comune di mantenere aperte tutte e tre le biblioteche del quartiere – afferma Federico Pericoli, consigliere Pdl – anche solo come punti di lettura”. E se dovessero mancare le risorse “si potrebbe fare appello alle tante associazioni di volontariato”. O coinvolgere gli studenti. “Lo abbiamo già sperimentato
Stampato da Rotopress International, Loreto (AN) Periodico d’informazione locale Anno V n.2 del 7 gennaio 2011 N°reg 5579 del 17/05/2007 tribunale di Firenze. Iscrizione al Roc 8551. Spedizione in a.p. - 45% legge 662/96 art. 2 comma 20/b. Contiene I.P. Prezzo di copertina euro 0,10€
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con Villa Arrivabene – continua Pericoli – ai tempi in cui di fronte alla sede del Q2 c’erano le aule di Economia”. E l’esperienza potrebbe ripetersi. “Anche perché se vogliamo far funzionare la nuova biblioteca non possiamo inflazionarla – prosegue il consigliere azzurro – e il numero dei posti è inferiore rispetto a quello delle altre due messe insieme”. Quel che è certo è che prima dell’inaugurazione ci sarà da tirar fuori altri quattrini, da parte del Comune. “L’impianto elettrico deve essere adeguato – spiega il consigliere Pdl Vito Poma – e la gara per gli arredi deve /F.P. ancora partire”.
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via del pratellino. Prendono il via questo mese le opere di bonifica dall’amianto
Ex Poste, la demolizione è alle porte
le ex
Poste
in via del
Pratellino
Ruspe in azione per far sparire lo scheletro verde dallo skyline campomartino. I lavori saranno a carico del Comune, che poi chiederà il conto alla proprietà dell’immobile. Al posto del quale sorgerà un parcheggio per i residenti del quartiere
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Ora si rottamano anche gli abiti usati S
Paola Ferri inalmente ci siamo, le ex poste di via del Pratellino verranno giù. Entro il mese di gennaio lo scheletro verde e ruggine scomparirà definitivamente dallo skyline di Campo di Marte, lasciando posto ad un parcheggio per i residenti. I lavori, che partiranno a breve, saranno totalmente a carico della proprietà dell’immobile. O meglio, inizialmente sarà il Comune a metter mano al portafogli, per poi rivalersi sui proprietari dell’edificio. La svolta è avvenuta la scorsa estate. Da tempo Palazzo Vecchio cercava un cavillo a cui aggrapparsi per risolvere l’annosa questione, non potendo in alcun modo intervenire su una proprietà privata. La lampadina si è accesa alla scoperta di una clausola, stipulata nel momento della costruzione delle Poste (ovvero negli anni ’60), che permetteva l’abbattimento della struttura nel caso fosse venuta meno la sua funzione pubblica. Da lì a chiedere l’esecuzione dell’ordinanza di demolizione alla Berni srl, proprietaria dell’immobile, è stato un attimo. Ma ci sono volute un paio di sentenze prima di mettere il punto alla questione. Prima il Tar e poi il Consiglio di Stato hanno dato ragione all’amministrazione comunale. Anche se poi la vicenda si è trascinata più a lungo del previsto. Il sindaco, infatti, avrebbe voluto chiudere la “pratica Pratellino” entro lo scorso autunno, ma si è nuovamente scontrato contro il muro dell’azienda. Da qui la decisione di procedere “in danno” della proprietà. La Berni srl dovrà perciò tirar fuori di tasca innanzitutto 565mila euro, cifra necessaria a coprire la bonifica dall’amianto, propedeutica alla demolizione. Già, perché nonostante gli specifici interventi condotti nel corso degli scorsi anni, l’amianto c’è ancora all’interno della struttura pericolante di via del Pratellino. Le operazioni, comunque, saranno condotte in totale sicurezza per i cittadini che qui intorno ci abitano o vi transitano ogni giorno. L’im-
via pepe. L’outlet dichiara guerra alla crisi
mobile, infatti, sarà completamente ingabbiato da un ponteggio, a sua volta “impacchettato” in un telo impermeabile. Un sistema in grado di creare una lieve decompressione interna sufficiente a far sì che le fibre di amianto non si disperdano all’esterno. Solo dopo la completa bonifica si procederà alla demolizione, i cui costi saranno anche in questo caso anticipati dal Comune e chiesti indietro successivamente alla proprietà. Una volta sparito il “gigante verde” al suo posto sorgerà un parcheggio, per la gioia dei residenti sempre a caccia di posti macchina. Ancora da approfondire, invece, la questione del riassetto della viabilità. “Abbiamo già chiesto più volte l’allargamento di via Campo d’Arrigo in quel tratto – ricorda Federico Pericoli, consigliere Pdl nel Q2 – intervento che avrebbe l’effetto di fluidificare il traffico ed evitare le classiche code negli orari di punta. Ma ancora
Una volta buttato giù l’edificio sarà possibile anche allargare la strada non ci sono state date risposte precise”. Eppure il presidente di Quartiere, Gianluca Paolucci, rassicura gli automobilisti. “Una volta che l’edificio sarà stato abbattuto – dichiara - non credo che incontreremo particolari problemi nell’allargamento della strada”. A meno che non ci si mettano di mezzo le Ferrovie, con il progetto dei famosi 45mila metri cubi di nuove costruzioni lungo i binari, un tempo inserite nel pacchetto Alta Velocità. Ma questo è un altro capitolo, smontato e rimontato più volte da Palazzo Vecchio e Fs. E la parola fine, in questo caso, non è ancora stata scritta.
e il vestiario diventa un bene di lusso, in tempi di crisi, ecco che nasce la rottamazione degli abiti. L’idea è venuta al Gruppo Cadini, che continua a mantenere sede nel Quartiere 2, nonostante la chiusura del negozio di piazza Nobili. A determinare la serrata è stata proprio la difficile congiuntura economica, circa un anno fa. E’ rimasto aperto, invece, l’outlet in via Guglielmo Pepe, zona Cure, ed è qui che va avanti la produzione artigianale e, in questo periodo, la particolare promozione liberamente ispirata al mercato delle auto. Il meccanismo è lo stesso: porti un abito vecchio e avrai un considerevole sconto sull’acquisto di un capo nuovo. I vestiti “rottamati” saranno dati in beneficenza alla Caritas fiorentina. “E’ un momento difficile per tutti – spiega Osama Rashid, presidente di Cadini Group - ma per il settore moda italiana, uno dei più importanti per il Paese, è stato ed è, senza esagerare, drammatico. In certi settori dell’economia è intervenuto lo Stato con gli incentivi, e quindi soldi pubblici, per sostenere i consumi. Alla moda non ci ha pensato nessuno, eppure dà da lavorare a migliaia di cittadini”. Così Rashid ci ha pensato da solo, dando vita ad uno dei primi esperimenti del genere in Italia. L’operazione rottamazione è cominciata prima di Natale e andrà avanti per tutto il mese di gennaio fino ad esaurimento scorte. L’outlet di via Pepe è rimasto l’uni-
co punto vendita Cadini in Italia, gli altri sono stati chiusi tutti “perché il sistema Italia – dichiara amaramente il presidente – non offre garanzie per continuare ad investire qui. La burocrazia ci uccide forse più della crisi. In Italia continueremo ad investire sempre sul marchio perché il nostro prodotto è comunque esclusivamente Made in Italy. Ma non commerceremo più nel nostro paese. Continueremo a commercializzare il nostro prodotto esclusivamente all’estero”. Il gruppo è nato proprio qui, nelle strade di Firenze, come semplice laboratorio artigianale. Erano gli anni ’70 e da allora il marchio si è specializzato nel total look maschile, conquistando fette di mercato estero fino ad allora ine-
Sconti sul nuovo a chi porta con sé un capo vecchio splorate. L’apice del successo negli anni 2000, con l’apertura di diversi punti vendita, tra cui quello di piazza Nobili. Poi la mazzata della crisi. “Si vende poco e la gente non paga: per incassare un credito ci vuole talvolta un anno e mezzo e poi magari scopri che l’azienda è già morta” si sfoga Rashid. Ma l’outlet delle Cure ha dichiarato guerra alla crisi. /P.F. E resiste.
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Gennaio 2011
L’INCHIESTA. Il Reporter è tornato a vedere come vanno le cose in una zona alle prese con molti problemi
Traffico, caos e strada “ristretta” Via De Sanctis (ri)alza la voce Simele Kruklidis
merciali presenti in zona, il rischio è quello di assistere al primeggiare della sosta selvaggia. Nelle ore di punta, e non solo, le auto in seconda fila sono diventate la regola, proprio come accade nella vicina via Gioberti. Drammatico, in tal senso, è stato il periodo delle feste natalizie, quando tra shopping e traffico il caos ha toccato il suo apice. A confermarlo è il signor Leopoldo, che spesso accompagna la moglie a fare
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l tempo passa, i disagi restano e nessuno rimedia. È questa l’impressione che si ha parlando con i commercianti e i residenti che vivono quotidianamente il caos di via De Sanctis. Dall’ultimo sopralluogo de Il Reporter è ormai passato un po’ di tempo: era il periodo in cui le problematiche relative alla nuova pista ciclabile iniziavano a essere argomento assai dibattuto. E oggi, nonostante le polemiche e il diffuso malcontento, la situazione è rimasta ancora del tutto invariata. Il problema di fondo è ancora una volta il traffico: un andirivieni di auto che, nelle ore di punta, finisce per creare ingorghi e confusione, da cui si cerca di uscire a suon di clacson. “La cosa vergognosa – spiega Beatrice, 36 anni, residente in zona – è l’aver ristretto la strada in maniera sproporzionata rispetto al livello medio di circolazione delle macchine. La pista costruita per le bici è talmente larga che, a dirla tutta, la gente ci passa anche in motorino, quando può”. E in effetti non è raro vedere le biciclette in strada, proprio accanto alle auto, e qualche passante a zonzo sul percorso ciclabile. Altra “piaga” di cui tutti si lamentano è la difficoltà nel trovare parcheggio. Non essendo sufficiente il numero di posti disponibili rispetto alle attività com-
Nelle ore di punta e non solo le macchine in seconda fila sono diventate la regola acquisti a Bellariva e dintorni: “Una confusione di tali proporzioni è un danno non soltanto dal punto di vista estetico, ma anche per i negozi, dato che i clienti si spazientiscono in fretta”. Poco c’è da stupirsi che anche i commercianti continuino a ribadire la propria insoddisfazione. Alcuni individuano nell’assenza di parcheggio un possibile deterrente alle vendite, altri ancora interpretano questi “cattivi” interventi stradali come conseguenza di un più generico abbandono della zona. Ma, a detta di chi vive da queste parti, non si tratta degli unici inconvenienti. Anzi, la lista
STEFANO MALAVOLTI Commerciante, 35 anni
FIORELLA Impiegata, 60 anni
LUCILLA FESTOSO Barista, 33 anni
“Drastica diminuzione dei clienti”
“Non si riesce a trovare parcheggio”
“Il cordolo rappresenta un disagio”
“Ho aperto il bar da un anno e mezzo e avevo scelto la locazione proprio per la strada, che mi sembrava adatta a offrire una buona visibilità. Dopo solo tre mesi la situazione è cambiata radicalmente: il traffico eccessivo e l’assenza di parcheggio hanno provocato una drastica diminuzione della clientela”
“Chi vive e lavora non riesce quasi mai a trovare parcheggio. E persino quando lo trova è costretto ad affrontare grandi difficoltà di manovra, visto l’andirivieni di auto e motorini che sfrecciano a tutta velocità. Sinceramente non sono contenta della situazione. Va bene la pista ciclabile, ma proporzionata al contesto”
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“Chi scende dall’auto è costretto a scavalcare il cordolo per arrivare al marciapiede. E’ un problema da non sottovalutare, non soltanto per le persone anziane, ma anche per i bambini più piccoli, per le mamme con il passeggino, per i diversamente abili. Sono disagi gravi, che dovrebbero essere tenuti in considerazione”
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“La strada è diventata invivibile”
“Ci vuole un cambiamento tangibile”
queste le lamentele di residenti e commercianti. Che attendono nuove risposte: “Basterebbe poco per far contenti tutti”
“Via de Sanctis è diventata invivibile. Questo è un dato di fatto. Io ci abito da anni e quotidianamente vivo tali difficoltà da residente. Quando ad esempio si ferma il camion della nettezza o i fornitori dei tanti negozi della zona, il traffico va in tilt e persino l’ambulanza non riesce a farsi largo nel traffico”
il cordolo della pista ciclabile
delle cose che non vanno è ancora molto lunga. Le isole di traffico presenti a bordo strada, ad esempio, hanno finito per restringere ulteriormente la carreggiata, lasciando agli automobilisti e ai bus ancora meno spazio di prima. E non bisogna neppure sottovalutare la presenza del cordolo della pista ciclabile, dato che un paio di signore anziane ci sono inciampate e diverse auto si sono
rovinate il paraurti anteriore. Persino l’ambulanza, dicono alcuni negozianti, ha difficoltà a farsi largo negli ingorghi giornalieri. Eppure, aggiunge Beatrice, “basterebbe poco per far contenti tutti. Diminuire lo spazio della pista ciclabile, razionalizzare gli spazi, multare chi parcheggia in seconda fila. Sono piccole accortezze, ma fanno la differenza”. E intanto il disappunto aumenta, in attesa
di nuove risposte, magari definitive, da questo 2011. Infatti, a seguito dei famosi “Cento Luoghi” dell’anno appena trascorso, la speranza dei residenti è quella di aver reso evidente all’amministrazione comunale un disagio che è comprovato e continuo. In strada solo un passante sembra non condividere tanta polemica: “Via De Sanctis è così non da ieri, ma da anni. Di cosa ci si stupisce ancora?”.
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“Abbiamo scritto al Comune, ma non è pervenuta ancora alcuna risposta. Sono state fatte tante promesse in questi ultimi anni e adesso vogliamo i fatti. I commercianti pagano tante tasse e credo sia giusto che vengano tutelati nella propria attività. Bisogna che al più presto avvenga un cambiamento tangibile”
Gennaio si preannuncia come un mese tranquillo per quanto riguarda i cantieri. Ecco gli interventi previsti questo mese sulle strade del quartiere (salvo altri eventuali lavori urgenti e quindi non programmati), che comporteranno provvedimenti per la sosta e la circolazione: VIA DEL CAMPO D’ARRIGO – VIA ERMOLAO RUBIERI Per lavori relativi alla realizzazione della linea Alta Velocità, da lunedì 10 gennaio, in via Campo d’Arrigo, sarà istituito un restringimento di carreggiata con senso unico alternato da semaforo, all’altezza di via Ermolao Rubieri. In quest’ultima via verrà invece revocato il doppio senso, per istituire un senso unico da via Campo d’Arrigo a viale Malta. Termine previsto dei lavori, il 22 gennaio.
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RINASCITE. L’area che ospitava il ristorante Kon Tiki è stata acquistata e riqualificata
Il Saschall si allarga e raddoppia Francesca Puliti
no scorso, di cui ancora non si sono scoperte le cause. Risale a circa un anno fa, invece, l’opera di pulizia generale che aveva portato all’abbattimento pressoché totale dello scheletro annerito della pizzeria. Senza però un sostanziale miglioramento delle condizioni dell’area. Il nuovo capitolo si apre come spazio verde. Ed è già un bel progresso per residenti e frequentatori del parco. “Innanzitutto saranno abbattuti tre alberi pericolanti – spiega il direttore del Saschall Massimo Orrigo – e livellato il terreno. L’intera area sarà bonificata dai resti della vecchia struttura e sarà steso un nuovo prato”. Lo spazio diventerà una sorta di dependance all’aperto del teatro. Già a partire dalla prossima stagione potrebbe ospitare concerti, spettacoli e banchetti, come in parte è stato fatto con la zona a verde già recuperata questa estate, attigua al Saschall, che ha fatto spazio a migliaia di persone e di piatti tipici nella bella stagione. Non sarà dunque un giardino pubblico, come sperava qualcuno in zona, per entrare sarà necessario pagare il biglietto (o la cena). Ma in futuro la “corte” del Saschall potrebbe diventare ben altro. “Al momento non abbiamo le risorse necessarie per un investimento simile – dichiara il direttore – ma tra due o tre anni potremmo pensare a un nuovo teatro da affiancare al Saschall”. Dal punto di vista delle carte burocratiche non ci dovrebbero essere grossi ostacoli, visto che l’area è già registrata come edificabile. Molto dipende dalla congiuntura economica, come fa intendere Orrigo, perciò è possibile che dalle ceneri dell’ex Kon Tiki la fenice-teatro risorga anche prima del previsto.
Uno spazio verde per eventi all’aperto, tanto per cominciare. Ma l’ex Teatro Tenda sta già pensando anche a un secondo palcoscenico al coperto per le prossime stagioni
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ia il degrado, arriva il teatro. L’ex ristorante Kon Tiki, o meglio ciò che ne rimane dopo l’incendio, sarà spazzato via da un nuovo manto di verde. E sopra, a partire da questa primavera-estate, ci sbarcheranno gli eventi del Saschall. Ma non è tutto qui, perché l’area è edificabile e il progetto c’è già: quello di farci una succursale dell’ex Teatro Tenda, un nuovo teatro. L’area che ospitava la pizzeria con annesso minigolf, infatti, è stata acquistata dalla proprietà del Saschall, dopo anni di incuria. Sono passati quattro anni da quando il ristorante ha chiuso i battenti. La sua seconda vita non è stata molto felice: prima è stato utilizzato come dimora da alcuni senza tetto, poi ricoperto di piante e infine bruciato in un incendio, a maggio dell’an-
una veduta del
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Iniziate il 6 gennaio le vendite promozionali
Saldi: pronti, partenza, via
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al 6 gennaio hanno preso il via i saldi di fine stagione. Si calcola che 16 milioni di toscani saranno coinvolti nella corsa agli acquisti: le stime prevedono che ogni famiglia spenderà in media 400 euro in abbigliamento e accessori affini, facendo lievitare il bottino dei saldi invernali fino a 7 miliardi di euro. Le vendite in saldo sono un evento atteso sia per gli addetti ai lavori, che sperano di ridare respiro alle imprese in affanno, sia per i consumatori a caccia di affari, in un momento sfavorevole allo shopping. Le associazioni di categoria, per garantire la massima trasparenza nello svolgimento delle vendite, hanno stilato un vademecum con consigli utili. Eccoli. Intanto: occorre conservare sempre lo scontrino. I capi in svendita si possono cambiare e il negoziante è obbligato a sostituire il capo difettoso. Le vendite devono essere realmente di fine stagione: la merce deve essere l’avanzo di quella della stagione che sta finendo e non proveniente dai fondi di magazzino. È poi buona abitudine non fermarsi mai al primo negozio che propone sconti, ma confrontare i prezzi con quelli esposti in altri esercizi. Le associazioni di categoria ribadiscono poi che è bene diffidare dagli sconti superiori al 50 per cento,
e servirsi solo in negozi di fiducia, possibilmente scegliendo merce della quale già si conoscono prezzo o qualità. Ogni capo deve avere il suo cartellino che indichi il vecchio prezzo, quello nuovo e il valore percentuale dello sconto. La possibilità di provare i capi è rimessa alla discrezionalità dei negozianti, mentre nei negozi che espongono in vetrina l’adesivo della carta di credito o bancomat, il commerciante è obbligato ad accettare queste forme di pagamento, senza oneri aggiuntivi. Infine: se si crede di essere stati oggetto di una fregatura è bene rivolgersi al Codacons, all’ufficio comunale per il commercio o ai /V.G. vigili urbani.
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sione dei 150 anni dell’Unità d’Italia che coinvolga gli esercizi”. “La nostra volontà – continua il vicesindaco – è quella di dare un aiuto e un sostegno concreti, soprattutto alle botteghe artigiane del centro e dell’Oltrarno. Stiamo studiando un bando che valorizzi la storicità degli esercizi per poter così dare dei contributi”. Il problema degli affitti è sicuramente quello maggiore, ma su questo Palazzo Vecchio non può certo agire direttamente. Il Comune ha già confermato un vincolo urbanistico che riguarda bar e ristoranti storici del centro, in base al quale non si può cambiare la destinazione
d’uso, se non con delibera del consiglio comunale, ma solo la gestione. Ora gli amministratori stanno lavorando per trovare soluzioni simili anche per le altre tipologie di esercizi. Attraverso il piano strutturale e il piano del commercio si tenterà di introdurre dei vincoli in favore degli esercenti e dei modi per introdurre degli sgravi. Fondamentale per il sostegno anche la promozione che passa attraverso il rafforzamento dei percorsi turistici, che riguarda non solo le botteghe storiche, ma anche tutte le altre. E la scommessa è anche sui centri commerciali naturali, che in tutta Firenze sono ormai 33.
Il segreto? Sta nei clienti in via Cimabue e nelle traverse di piazza Oberdan. Ma, ancora una volta, le attività che si confermano più longeve e resistenti sono quelle legate al settore alimentare: la vendita di un buon prodotto, affidabile, naturale e di alta qualità, è infatti una garanzia per la sopravviven-
Il prezzo più alto lo hanno pagato gli artigiani za. Ad esempio la pasticceria Badiani in viale dei Mille, la Piombanti di via de Sanctis o la gelateria Cavini in zona Cure restano tra le più apprezzate del quartiere. Altrettanto numerose sono le rosticcerie, proprio come quella in via Aretina, all’altezza del cinema, che da tanti anni continua a raccogliere
ottime recensioni. Al contrario, diminuiscono a vista d’occhio le mercerie, i cartolai e le mesticherie, dato che spesso i commercianti sono costretti a chiudere con l’arrivo dell’anzianità. È successo a un’antica merceria di viale Don Minzoni e, sempre in zona, a una cartoleria vecchio stile che, sino all’ultimo anno, ha mantenuto una conduzione familiare. Negozi al dettaglio, dalla forte identità fiorentina, rimasti indietro rispetto alla rapida avanzata della grande distribuzione. Ma, senza dubbio, il prezzo più alto lo hanno pagato gli artigiani, costretti a chiudere o a spostarsi altrove a causa degli affitti divenuti troppo alti. Se tanti negozi storici tengono ancora duro, custodendo un filo diretto con la tradizione, numerosi altri mestieri continuano invece a scomparire, lasciandosi alle spalle saracinesche abbassate e ricordi indelebili. /S.K.
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Qui si sopravvive (anche) grazie agli “affezionati”
a cosa sorprendente dei negozianti “storici” è che il più delle volte riescono a sopravvivere alle crisi, in modo o nell’altro. Stringono i denti, tagliano le spese e riorganizzano il budget: il tutto pur mantenendo autentica e inalterata l’anima del proprio lavoro. E per fortuna queste attività, che poi sono quelle classiche della tradizione, possono contare su un numero consistente di clienti affezionati, che mai si sognerebbero di tradirle. Così, nonostante gli ultimi anni di difficoltà economiche abbiano cambiato il volto di numerosi esercizi commerciali del quartiere, si contano ancora molte vecchie botteghe, rimaste lì dove erano, al loro posto di sempre. Tra le più note c’è qualche orologiaio, come quello di via Gioberti, l’antico civaiolo di Bellariva, il biciclettaio di via Marconi e i negozi di abbigliamento, tessuti e lana che si trovano
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ono tanti, sono storici, sono un pezzo di città. Di quella città che è Firenze, la vera Firenze, la sua natura. Ci sono da decenni, ma è dura. Molto dura. Hanno accompagnato generazioni di fiorentini, ma ora rischiano di chiudere. Di andarsene e di spezzare così il legame con la città e i suoi inquilini. Negozi storici, li chiamano. Ma anche negozi di storia potremmo dire, perché di storia (e di storie) da raccontare ne hanno tanta. Di padre in figlio, di figlio in nipote. Il mondo cambia e la crisi pesa. Quanti bottoni bisogna vendere per pagare 5mila euro al mese di affitto? Tanti, non basterebbero. E allora Palazzo Vecchio decide che questi negozi non si possono perdere, perché non si parla solo di posti di lavoro, ma anche di un’identità. Parte così la scommessa del Comune di Firenze per la salvaguardia degli esercizi storici. Il problema più grosso per i commercianti è sicuramente l’affitto da pagare che, in centro storico, può raggiungere anche svariate migliaia di euro. “Abbiamo ripreso il vecchio elenco dei negozi storici e stiamo studiando delle forme di sostegno – spiega il vicesindaco Dario Nardella – innanzitutto alle aziende familiari diamo un riconoscimento. In più, assieme all’associazione delle imprese storiche fiorentine, stiamo ideando un progetto in occa-
Orientamento per le attività di pubblica utilità
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Federica Momentè
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La battaglia dei negozi storici
Servizi per il Quartiere
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IL CASO. Molti rischiano di chiudere. Ora si cerca di salvaguardarli
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VIA PACINOTTI. Dal ristorante allo storico negozio di abbigliamento, in tanti tirano giù il bandone
Se “chiude” la via dello shopping Caro affitti e crisi dei consumi: si spopola la strada delle compere. E al posto delle vecchie botteghe fioriscono phone center e “compro oro”. Ma c’è anche chi va controcorrente Francesca Puliti
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n principio fu la Pantera Viola, storica pizzeria da tifosi doc a Ponte al Pino, chiusa da quasi un paio d’anni. Da allora è stato come aprire le dighe: una decina i negozi della zona che hanno cessato l’attività o si apprestano a farlo nelle prossime settimane. In via Pacinotti,
la
Corte Pacinotti
proprio dal lato Pantera Viola, sono quattro le saracinesche sbarrate, tra cui quella del concessionario di motorini. Poco più avanti, dopo il Ponte al Pino, ha chiuso i battenti un negozio di intimo, mentre nella vicina via degli Artisti sono tre o quattro i fondi vuoti, con il cartello “affittasi”
in vetrina. Da via Pacinotti se ne è andato anche l’Art’n’art Studio, che si occupa di restauri e decorazioni d’interni. Dal primo gennaio il laboratorio si è trasferito a Coverciano. “Qui l’affitto è troppo caro – ammette la titolare – circa 700 euro al mese per un fondo di 3 metri per 3”. Sarà per questo che in zona si sta registrando una vera e propria moria. Proprio qui accanto un’altra attività se ne è andata per lasciare spazio a un vero e proprio figlio della crisi: uno dei numerosi “Compro Oro” nati come funghi in città nell’ultimo periodo. Qui è possibile far cassa con i propri gioielli anche mettendoli in conto vendita. E chi non se li può permettere li può noleggiare anche per una sola serata, come Julia Roberts in Pretty woman. Ad aggiornare il volto di via Pacinotti e dintorni sono arrivati anche un paio di Internet Point-Phone Center, mentre resiste la storica farmacia, uno di quei negozi nati ancor prima che nascesse il quartiere. Dopo 18 anni di onorato servizio in viale dei Mille, invece, Ada, proprietaria dell’omonimo negozio di abbi-
il bandone chiuso della
Pantera Viola
gliamento, ha tirato giù il bandone definitivamente. Ma in questo caso l’affitto non c’entra. “Alla soglia dei 71 anni – spiega Ada – comincio ad essere un po’ stanca e ho voglia di passare più tempo con la mia famiglia”. Di sicuro non si annoierà. “Ogni persona che passa di qui mi chiede il mio indirizzo per portarmi gli abiti a riparare”. Già, perché la signora Ada cuce da quando aveva 10 anni e ha imparato tutto quel che sa nelle boutique di alta moda del centro. “Quelle di una volta – racconta – dove le taglie esistevano ancora e i vestiti si regolavano addosso a chi li doveva indossare. Oggi nes-
suno sa più tenere un ago in mano”. Con il risultato che in molti andranno a bussare alla sua porta per porre rimedio. “D’altra parte molte delle mie clienti – continua – sono diventate anche e soprattutto amiche”. Tiriamoci su il morale: per diverse botteghe che chiudono, qualcuna invece ha aperto proprio negli ultimi tempi. Basti pensare alla Corte Pacinotti, piccola stradina commerciale che si affaccia accanto alla fermata del bus, dove lo shopping si fa très chic, tra antiquari, maestri cioccolatieri e ristorante solo rigorosamente di pesce. Perché il lusso della crisi non ne ha nemmeno sentito parlare.
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dOSSIER/1. Il Comune sta studiando un progetto per incentivare l’inserimento nel mondo del lavoro
Un premio per chi assume i disabili Si tratterà di un riconoscimento simbolico per tutte quelle realtà che si impegneranno a diverso titolo per promuovere iniziative a sostegno degli individui con disabilità: da laboratori a veri e propri appalti Benedetta Strappi
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uello che si è appena chiuso, sotto il profilo dell’assitenza ai disabili, è stato un anno da dimenticare. Un anno che ha dovuto fare i conti con i pesantissimi tagli ministeriali, a spese di alcuni servizi essenziali come il sostegno scolastico agli alunni con disabilità. E a Firenze le cose come funzionano? Il Comune, in collaborazione con le associazioni che operano in convenzione, assiste 820 persone disabili: circa 500 in strutture a carattere sanitario e 300 in centri diurni a carattere sociale. Si tratta di persone con disabilità tendenzialmente molto gravi e con un’età media di 40 anni. Circa un terzo di loro vive, fortunatamente, con entrambi i genitori, ma esiste un altro 38% ospitato in pianta stabile dai centri. Oltre a questo tipo di servizi, e al prezioso lavoro delle numerose associazioni attive in città, esistono alcuni progetti particolari: le “case famiglia” (attualmente 5 in città), luoghi in cui si cerca di superare la dimensione ospedaliera dell’assistenza e in cui gli inquilini sperimentano la convivenza e la gestione del mènage domestico. Dietro ai numeri, poi, ci sono le persone. Quelle che ogni giorno portano avanti un cammino dif-
ficoltoso, reso ancora più incerto dai tagli governativi e per cui è di vitale importanza conquistare la maggiore autonomia possibile: “Stiamo lavorando – spiega l’assessore alle politiche sociosanitarie Stefania Saccardi – all’istituzione di una sorta di ‘fiorino solidale’ per quelle realtà che si impegneranno in iniziative solidaristiche a favore dei centri per disabili e che aiuteranno le persone con disabilità a inserirsi nel mondo del lavoro”. Si tratterà, in concreto, di una “gara di solidarietà” per “dare in adozione” alcune attività interne ai centri a imprese presenti sul territorio. “A causa dei tagli, difficilmente in futuro riusciremo a garantire attività portate avanti dalle strutture, come i laboratori teatrali o artistici – spiega Saccardi – e per questo vogliamo lanciare questa garà di solida-
I tagli governativi hanno complicato una situazione già molto difficile
rietà. Chiederemo alle imprese di aiutarci, consentendo in questo modo il mantenimento di attività che in realtà non sono affatto collaterali, e che per le persone disabili si rivelano forme di espressioni importantissime. Penso al teatro, alla pittura, alle attività sportive, ma anche alla promozione delle assunzioni e delle esternalizzazioni del lavoro a cooperative di disabili di tipo B”. In cambio, chi si impegnerà in questa direzione riceverà un riconoscimento simbolico. “Stiamo pensando a una cerimonia e a una pubblicazione con l’elenco delle realtà virtuose – continua l’asssessore – oltre alla possibilità, ad esempio, per le imprese coinvolte, di fare visite nei luoghi d’arte insieme ai loro clienti, gratuitamente. Insomma, un modo per mettere la città a disposizione di chi si mette a disposizione della città”. Palazzo Vecchio sta anche preparando un censimento di tutti i centri attivi in città, per ottimizzare i trasporti dei loro ospiti: “Spesso questi ragazzi devono passare ore su un pulmino, e per loro è faticoso. I trasporti saranno uno dei settori che più risentirà dei tagli, nel 2011, e quindi ci stiamo attrezzando per far sì che i disabili possano frequentare i centri più vicini alle loro abitazioni”.
FOCUS/1 In viale Gori c’è un ex albergo convertito per l’accoglienza dei richiedenti asilo. Che è sempre pieno
Corsi di italiano e assistenza legale. Un centro per ricominciare da capo alle occupazioni abusive a un tetto (legale) sulla testa, per arrivare poi all’indipendenza economica e abitativa. È il percorso segnato dal Centro Polifunzionale per l’accoglienza dei richiedenti asilo, aperto a Firenze solo ad aprile dell’anno scorso ma da allora sempre funzionante a pieno ritmo. Centotrenta i posti a disposizione e altrettanti quelli occupati. Da chi? Principalmente da coloro che avevano trovato dimora nella ex scuola di viale Guidoni prima e al Fosso Macinante dopo. Cittadini somali, per la maggior parte, uomini e soli. Il centro però sarebbe attrezzato anche per ospitare famiglie e minori. E infatti
una donna con quattro bambini, di origine afghana, sono arrivati proprio poco tempo fa. Nell’ex albergo di viale Gori i richiedenti asilo trovano tutto l’occorrente per ricominciare da capo. Innanzitutto vitto e alloggio (per 6 mesi prorogabili al massimo di un altro paio). Ma anche e soprattutto “assistenza legale e medica, corsi di lingua italiana, orientamento al lavoro e anche alla città – spiega Matteo Conti, presidente del Consorzio Fabrica che ha in gestione la struttura – per capire come muoversi e dove trovare determinati servizi”. Insomma, qui si lavora sull’integrazione a tutto tondo, senza dimenticarsi nemmeno un aspetto per strada.
E i risultati già si vedono. “Una quarantina di persone ha trovato lavoro e casa per conto suo”, spiega Massimo Giussani, uno dei cinque educatori del centro. In tutto qui lavorano una trentina di persone, tra cui uno psicologo e tre mediatori linguistici. Ma il Comune non ci spende una lira. Il centro è finanziato con fondi europei impiegabili solo in questo settore ed erogati direttamente dal Ministero dell’Interno. Palazzo Vecchio può decidere solo chi entra e chi esce. Già, perché chi non si impegna nel percorso di integrazione può essere allontanato prima del tempo. Ed è già /P.F. successo in una quindicina di casi.
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dOSSIER/2. Oltre il 90 per cento delle attività assistenziali è affidato alle cooperative
La Firenze dei servizi alla persona Anziani non autosufficienti: pranzo e cena arrivano a domicilio. Minori stranieri: tre spazi per aiutarli nell’apprendimento della lingua italiana. Ma la crisi economica colpisce anche qui Gianni Carpini
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Firenze sono oltre tremila, ogni mese, i pasti che arrivano nelle case degli anziani non autosufficienti. Il numero di over 65 assistiti a domicilio nei quartieri 2, 3 e 4 sfiora quota 500. Poi ci sono le Rsa (residenze sanitarie assistenziali) e i centri diurni, ma anche le strutture rivolte all’infanzia, ai disabili, a chi soffre di problemi psichici e agli immigrati. La mappa fiorentina dei servizi alla persona è ampia. La stragrande maggioranza delle attività, il 90 per cento circa, è data in appalto dagli enti pubblici a cooperative sociali: 25 quelle presenti a Firenze e provincia per oltre 1.400 addetti e un fatturato annuo che supera i 33 milioni di euro. La cooperativa Arca, ad esempio, gestisce sul territorio comunale tre centri diurni per anziani, assistendo un’ottantina di utenti, coinvolti in una gamma di iniziative che vanno dalla musicoterapia ai corsi di danza, dalla ginnastica al teatro. Esistono servizi dedicati pure ai più giovani. Spesso bambini e ragazzi stranieri hanno difficoltà a integrarsi nella scuola italiana e hanno problemi nell’apprendimento. Per loro sono presenti tre centri di alfabetizzazione: il Centro Ulysse (nella zona di Santo Spirito), il Centro Giufà (all’Isolotto) e il Centro Gandhi (nel quartiere 5). In media sono 160 gli alunni aiutati nello studio della lingua italiana, grazie a 12 insegnanti e
a due mediatori culturali. Nelle scuole materne, elementari e medie di Firenze, sono poi 400 i minori a rischio o portatori di handicap, assistiti grazie a un progetto del Comune che coinvolge gli educatori della cooperativa Di Vittorio. Iniziativa che è attiva in altre zone dell’area fiorentina: tra Bagno a Ripoli, Pontassieve, Pelago, Rufina e il Chianti fiorentino, sono seguiti 160 bambini. Aiutare i disabili nell’inserimento nel mondo del lavoro è invece l’obiettivo del “progetto inserimenti socio terapeutici”, attivo nel quartiere 4. Una quarantina di disabili ha l’opportunità di lavorare in alcune aziende del territorio, ricevendo un gettone di presenza per ogni giorno di impiego. Ma come incide la crisi economica sui servizi alla persona? “Nonostante i tagli, durante il 2010 il Comune e l’azienda sanitaria hanno mantenuto i loro investimenti, molto consistenti in questo settore”, spiega Maria Antonella Oronte, presidente della Di Vittorio, una delle più grandi cooperative sociali della città. Per il futuro, però, le prospettive non sono rosee. “Nel 2011 non potrà essere così – precisa Massimo Muratori, presidente di Arca, un altro colosso della cooperazione sociale associato, come la Di Vittorio, a Legacoop Servizi Toscana – alcuni piccoli Comuni dell’area fiorentina hanno già iniziato a tagliare a causa della mancanza di fondi”.
FOCUS/2 Una ricerca Cgil Spi fotografa la situazione. Brunetti: “La Toscana supplisce con fondi propri alle carenze statali”
Non autosufficienza, la legge c’è ma non la conosce (quasi) nessuno econdo i dati Cgil Spi (Sindacato pensionati italiani), tra gli iscritti al sindacato nel quartiere 5 sono in 206 ad avere almeno una persona non autosufficiente a carico. Più della metà delle persone intervistate (55,3 per cento) sostiene di sentirsi in difficoltà. Un bisogno forte quello delle famiglie, che nella maggior parte dei casi non usufruiscono della legge regionale 66/2008 sulla non autosufficienza. Il motivo? La mancanza di informazioni nel 63,6 per cento dei casi. È proprio questo il centro dell’inchiesta della Cgil, dalla quale emerge che su 1.762 persone intervistate solo 641 (il 36,4 per cento) sono a cono-
scenza dell’esistenza della legge regionale, nata per supplire al vuoto legislativo nazionale. La legge 66/2008 riguarda tanto la domiciliarità quanto l’assistenza in struttura, e prevede un aiuto alle famiglie tramite il “fondo regionale per la non autosufficienza”. L’inchiesta di Cgil Spi mostra l’esiguo contributo dei servizi pubblici nella diffusione della conoscenza della legge: il 3,1 per cento ha ricevuto informazioni dal proprio medico di famiglia, un altro 3,1 per cento dall’assistente sociale. “È necessario che il Consiglio di Quartiere, in accordo con il Comune, lavori per offrire una comunicazione omogenea sulla legge”, ha spiegato
il presidente del Q5 Federico Gianassi durante la presentazione dei dati. Andrea Brunetti, segretario di Cgil Spi per il Q5, coglie l’occasione per spiegare le difficoltà della Regione a portare avanti il sostegno economico offerto dalla legge 66: “Mentre nel 2008 il fondo era costituito da 21 milioni statali e 10 milioni regionali, nel 2010 la Toscana ha investito 80 milioni per supplire al mancato contributo statale. E lo stesso è previsto per il 2011”. “Questo governo – prosegue Brunetti – tenta di uniformare le regioni al modello Lombardia, senza considerare che da noi solo il 5 per cento degli investimenti nella sanità è privato”. /E.G.
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VAdEMECUM. Si apriranno a breve i lavori per la realizzazione delle linee 2 e 3 della tramvia
Traffico, come sopravvivere ai cantieri Appendete al chiodo le chiavi dell’auto, perché si preannunciano tre anni di code. Ma le soluzioni alternative ci sono, basta organizzarsi per tempo. Con bici, treno, roadsharing e soprattutto a piedi. Fiorentino avvisato, mezzo salvato (dagli ingorghi) Francesca Puliti
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fiorentini sono avvisati: ve la ricordate l’ovonda? Avete già archiviato i cantieri per la linea 1 del tram? Fatene tesoro, invece, perché quel che ci aspetta nei prossimi mesi sarà di gran lunga peggio. Si apriranno a giorni i cantieri per le linee 2 e 3 della tramvia. Tralasciando alcuni nodi ancora da sciogliere per quel che riguarda i tracciati (Duomo in primis), quel che è certo è che i lavori sono destinati a rivoluzionare il traffico cittadino per almeno 3 anni. In altre parole c’è il serio rischio di rimanere incastrati in code a più riprese. È dunque il caso di organizzare la resistenza con ogni mezzo possibile. Meglio ancora se si tratta di mezzo pubblico. Consiglio numero 1: scordatevi l’auto in garage. Consideratela un’operazione risparmio: in termini di benzina, ma anche di monetine gettate nel parchimetro e di tempo passato incolonnati nel traffico (con conseguenti effetti collaterali sull’umore). A questo punto non resta che organizzare gli spostamenti in maniera alternativa. Facendo un rapido calcolo i piedi vincono quasi sempre su tutti gli altri mezzi. Facciamo qualche esempio basandoci proprio sui percorsi del tram. Cominciamo con la linea 2, che collegherà l’aeroporto a piazza Libertà (Duomo permettendo). Dal Polo universitario di Novoli a piazza Libertà è una passeggiata di 40 minuti, mentre ne occorrono tra 20 e 25 in bus, a seconda delle attese. Da Santa Maria Novella a Libertà le 4 ruote convengono ancora meno: a piedi o in bus ci vuole quasi lo stesso tempo. Per andare all’aeroporto, invece, meglio optare per l’apposita navetta Ataf: ce n’è una ogni mezz’ora dalle 5.30 alle 23, con partenza dalla stazione centrale. Circa 25 minuti di tragitto, tempo concorrenziale rispetto al caro (in senso letterale) vecchio taxi. Spostandoci sulla linea 3, Careggi-Smn, ancora una volta i piedi rimangono la scelta migliore: il percorso completo corrisponde a 50 minuti di buon passo, mentre da piazza Dalmazia all’ospedale è sufficiente un quarto d’ora. E le distanze si accorciano ancora se scegliamo la bici. Ma c’è anche l’ipotesi treno: lungo alcune direttrici cittadine è più che fattibile (e anche conveniente). Ad esempio la stazione di Rifredi e quella centrale distano solo 6 minuti sui binari. Saltando in carrozza allo Statuto si fa ancora prima. Ma bisogna azzeccare l’orario, perché la frequenza non è esattamente la stessa dei bus: quando va bene c’è un treno
Da Novoli a Libertà è una passeggiata di 40 minuti
ogni mezz’ora, ma nella maggioranza dei casi ne passa uno all’ora. Il prezzo, quello sì, è lo stesso: per i tragitti urbani basta il biglietto Ataf, convalidato alle solite macchinette gialle delle Fs. Infine, se proprio non si può fare a meno delle quattro ruote, c’è il roadsharing, versione moderna del nostalgico autostop. I viaggi condivisi si organizzano online, le spese si dividono e, se non altro, si ha qualcuno con cui chiacchierare in caso di code.
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l popolo dei ciclisti fiorentini aumenta giorno dopo giorno e anno dopo anno. Tant’è che siamo arrivati a quota 9 per cento di residenti che si spostano pedalando ogni giorno. “Se arrivassimo al 30 per cento - asserisce il sindaco Renzi - Firenze avrebbe risolto il problema del traffico”. Già, ma le piste ciclabili a spizzichi e tronconi e il bike sharing che stenta a partire non aiutano. “Stiamo studiando una soluzione – spiega Giampiero Gallo, il “superconsigliere comunale alla bici” – ma quelle finora vagliate necessitano di un investimento iniziale molto elevato e di alti costi di manutenzione”. Circa un milione/ un milione e mezzo di euro la cifra che il Comune dovrebbe sborsare inizialmente per mettere in piedi un sistema di bike sharing dotato di 700 bici antitaccheggio e 50 stazioni, tutte distribuite in centro. “Le priorità assolute – continua Gallo – per me sono altre: innanzitutto quella di rendere il centro a misura di bici e poi la ‘chiusura’ della rete delle piste, completando i ‘monconi’ che ne precludono la continuità”. Sono proprio queste interruzioni che rendono le piste poco sicure. E poco appetibili per i ciclisti fiorentini. “Basti pensare al tratto Redi-Belfiore – continua Gallo – dove la pista scompare del tutto e si è costretti a buttarsi in mezzo al traffico”. Ma su questo punto, assicura Gallo, l’assessore alla mobilità Massimo Mattei ha fornito rassicurazioni: i primi interventi si sono già visti. Buone notizie, infine, per pendolari e non che ogni giorno lasciano la bici alla stazione: grazie a un accordo tra Palazzo Vecchio, Fipark e Grandi Stazioni, Santa Maria Novella ospiterà un parcheggio coperto da 800 posti. E parcheggiare qui per le due ruote sarà gratis.
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società
Gennaio 2011
ZOOM/1. Un giro nelle strade e nelle piazze per capire cosa i cittadini chiedono al nuovo anno
Benvenuto 2011, i sogni dei fiorentini CHE TEMPO FARÀ
C’è chi vorrebbe trasporti pubblici
Parla Giampiero Maracchi
“Ci aspettano alcuni mesi molto freddi”
migliori, chi più spazi verdi per figli
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e quattrozampe e chi, più semplicemente, si accontenterebbe di avere 20 anni di meno Silvia Columbano
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35 anni, elettricista – soprattutto, nelle zone meno centrali, da piazza Dalmazia a viale Europa”. C’è invece chi vorrebbe più spazi verdi e luoghi all’aperto nei quali far giocare in sicurezza i propri bambini (ma anche i propri amici a quattro zampe) come Luisa, 32 anni, madre della piccola Sofia. Ad esempio Elvira, 47 anni, segretaria, che lamenta la carenza di aree di questo tipo, soprattutto nel centro storico della città. Spostandosi verso il Duomo e l’Oltrarno i desideri cambiano notevolmente: “Meno tasse, più incentivi e aiuti ai negozianti per affrontare meglio la crisi economica”, chiede Giuseppe 44 anni, commerciante. “Ma anche per i giovani che
vengono qui a studiare e sono costretti a spendere anche 400 euro per l’affitto di una stanza, spesso in nero”, gli fa eco Donatella, 26 anni, studentessa calabrese di Giurisprudenza. E ancora: “Che si rafforzi la rete di trasporti pubblici”, fa notare Enzo, 23 anni studente di Lettere e Filosofia e, addirittura, “che tutti viaggino in bicicletta”, è il sogno di Marina, 17 anni, studentessa di liceo. Insomma, tutti “sogni concreti”. “Che vuole, con questa crisi si è tutti più seri - chiosa Franco, 80 anni - ma se proprio devo pensare a un sogno, ecco cosa vorrei: 20 anni in meno per potermi lamentare ancora un po’ della mia città”.
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eno buche e cantieri “eterni”, meno traffico e più vigili nelle periferie della città. Sono questi i desideri che i fiorentini vorrebbero fossero esauditi nell’anno appena iniziato. Niente di nuovo sotto il sole (o la pioggia, data la stagione), niente sogni irrealizzabili e fantasiosi ma piccoli e grandi accorgimenti che aiutino a vivere meglio il quotidiano in città. I cittadini di Firenze, insomma, badano al sodo. La fatidica domanda “Che cosa vorrebbe o sogna dall’anno nuovo per la sua città?” diventa infatti uno spunto per elencare ciò che non va del posto in cui vivono, un vero e proprio sfogo. La sensazione che i fiorentini si sentano un po’ abbandonati a loro stessi, che non credano più alle promesse, è netta. Per prima in Claudia, 40 anni, barista a cui tocca fare ogni mattina lo slalom tra i cantieri e le buche nell’asfalto per arrivare al lavoro da viale Guidoni: “Ormai ci ha fatto quasi l’abitudine”. Per non parlare di Enzo, 67 anni, pensionato, che si lamenta delle soste selvagge delle auto “in doppia e anche terza fila”, oltre che dei troppi cartelloni pubblicitari disseminati lungo le vie più trafficate. “E poi, li vede i marciapiedi, le strade e le piazze, come sono ridotti? - interviene Marisa, 53 anni, cassiera di un supermercato - cartacce, buste di plastica, foglie ovunque”. “Tra l’altro pericolosissime per gli anziani, dopo il maltempo incessante di queste settimane - aggiunge, Luca
omincia l’anno nuovo e la domanda arriva puntuale: che condizioni climatiche ci aspettano? E come proseguirà questo inverno che ci ha già “regalato” la neve?: “Le previsioni di lungo periodo sono sempre difficili da fare – spiega il professor Giampiero Maracchi, climatologo e direttore dell’Istituto di biometeorologia del Cnr - per ora sappiamo che il 2011 ci riserva un inizio piovoso e l’ombrello servirà anche per i primi quindici giorni di gennaio”. Ma si sa, i modelli previsionali di lungo periodo non sono e non possono essere molto precisi. Anzi, all’aumentare della variabile temporale aumentano le probabilità di incertezza. “I primi mesi dell’anno – continua tuttavia Maracchi – saranno molto freddi. Quando c’ è un’anomalia fredda sul Pacifico, e quest’anno c’è, in genere gli inverni sono molto freddi. Dunque, il 2011 sarà molto rigido. E il freddo sarà più intenso, anche se non di molto, a gennaio e febbraio”. E la neve tornerà? “Ora è difficile dirlo con certezza – aggiunge – ma non è da escludere che ci siano nevicate fino a bassa quota”. Non potranno comunque lamentarsi gli sciatori. Nelle località montane di villeggiatura, infatti, la neve è già caduta abbondante e si manterrà per almeno i primi due mesi del 2011. “L’elemento più palese – conclude il climatologo – è l’intensificazione dei cambiamenti climatici causati dal surriscaldamento del pianeta. Adesso siamo alle prese con il freddo, ma non dobbiamo dimenticarci che il 2010 è stato l’anno più caldo in assoluto nella storia della climatologia. Insomma, l’estremo caldo, così come l’estremo freddo, sono la più naturale conseguenza del surriscaldamento del/G.B. la Terra”.
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società
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ZOOM/2. Quattro personaggi famosi “made in Toscana” rivelano le loro speranze. Ma anche i loro timori
Vip che incontri, desiderio che trovi Per il comico Andrea Agresti “bisognerebbe fermare il mondo”, per lo storico Cardini “la società pagherà il conto del 2010”. Più ottimista Daniela Morozzi: “Riprendiamo in mano la nostra vita” Giuditta Boeti
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n alto i calici, si brinda al 2011.Tra buoni propositi e degni auspici di serenità è arrivato il primo anno di un nuovo decennio. “Il 2010 è stato un anno meraviglioso – dice a gran voce il comico toscano Andrea Agresti – ma le cose peggiori che ne hanno fatto parte ce le porteremo dietro anche il prossimo anno, purtroppo. Per liberarcene dovremmo fermare il mondo – ironizza – ma questa strada non mi pare percorribile”. “Allora – conclude la Iena – l’augurio più grande che rivolgo ai lettori de Il Reporter è quello di trascorrere un anno assolutamente normale, perché vivere in una condizione di normalità è la cosa più straordinaria che possa capitarci”. Agresti è dunque propositivo per questo 2011 che lui ha accolto con uno “spettacolo tripletta” a Viareggio la notte del 31 dicembre. Parole decisamente più impegnate quelle usate dal professor Franco Cardini, che azzarda una previsione sociale e civile per il 2011: “La società italiana – dice lo storico fiorentino – deve essere pronta a pagare il conto per ciò che non ha fatto nel 2010: ci portiamo dietro una congiuntura non favorevole, piena di ostacoli. Domina un egoismo che ha distrutto la solidarietà sociale e che ha generato un abuso di potere ai piani alti e un senso di qualunquismo ai piani bassi”. “Ci siamo lamentati per come sono andate le cose nel 2010 – continua Cardini – e ci lamenteremo nel 2011 perché la società civile non è migliore della classe dirigente che ci governa”. Ma l’inizio dell’anno è il momento giusto per gettarsi il peggio alle spalle e ricominciare carichi d’ottimismo e nuove speranze: la vede così Cristina De Pin, showgirl fiorentina, che del “crederci
sempre, non arrendersi mai” ha fatto il suo motto di vita. “Il 2010 è andato molto bene – dice – sia dal punto di vista professionale che privato, e spero che il 2011 possa andare ancora meglio”. Progetti? “Per scaramanzia preferisco non dire nulla – taglia corto – ma ho tante idee in cantiere”, conclude Cristina, che quest’anno ha trascorso la notte di San Silvestro con gli amici. “Ho lavorato tutti gli anni – conclude – ma questa volta ho preferito un ‘ritorno alle origini’ con un brindisi sincero fatto insieme agli amici più cari”. “E l’augurio che voglio rivolgere è quello di poter realisticamente realizzare le proprie ambizioni mantenendo sempre viva la luce sui sogni che, prima o poi, se ci si crede davvero, si realizzano”. Splendide parole per accogliere degnamente
Per la showgirl Cristina De Pin tante idee in cantiere e un po’ di scaramanzia il 2011 arrivano dall’attrice fiorentina Daniela Morozzi: “L’augurio profondo è che la politica possa accogliere questa istanza di cambiamento che arriva dal paese. Stiamo vivendo un momento politicamente faticoso ed è giunta l’ora di credere in un nuovo progetto, un nuovo sogno di speranza. In una parola – conclude – il mio è un augurio di resistenza. Riprendiamoci in mano la nostra vita e il nostro futuro”. Auguri!
daniela MoroZZi
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politica
Gennaio 2011
PALAZZO VECCHIO. Pronto il piano delle aperture straordinarie, dopo due mesi di discussioni
Negozi, bandoni alzati il 1° maggio Il numero delle domeniche lavorative
dal centro si potrà tener aperto solo 18 domeniche l’anno (le ultime del mese più quelle di dicembre e un paio attigue a una festività), numero inferiore rispetto al 2010 appena concluso. Regole più ferree in arrivo anche per i centri commerciali naturali, che dovranno concordare una programmazione semestrale con l’amministrazione comunale. Si restringe anche l’orario di apertura: i cosiddetti negozi automatici (quelli dove altro non c’è se non qualche macchinetta per bevande e piccoli pasti caldi) potranno rimanere in funzione al massimo 13 ore nell’arco di tempo che va dalle 6 del mattino alle una di notte, mentre per tutti gli altri (alimentari e non, ivi compresi i minimarket a gestione straniera) vale la mezzanotte come orario limite di serrata. Infine, a breve potrebbe arrivare un nuovo giro di vite contro l’abuso di alcol tra i giovani. “Con il sindaco – preannuncia Nardella - pensiamo di anticipare ancora il termine entro cui è possibile vendere bevande alcoliche da asporto”. Dalle 23 attuali il limite potrebbe arretrare fino alle 21. Manca solo una cosa: la firma sul documento. E solo perché con le nuove normative entrate in vigore non si è ancora capito se spetti al primo cittadino o al prefetto.
si riduce, si restringe anche l’orario degli esercizi commerciali, compresi quelli automatici e i minimarket. In arrivo un nuovo giro di vite sulla vendita di alcol Francesca Puliti
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i lavora il 1° maggio, si tiene chiuso il 25 aprile. Dopo due mesi di concertazione (e polemiche) è pronto il piano delle aperture straordinarie degli esercizi commerciali per il 2011. Salvati Natalino e Capodanno, su cui le associazioni di categoria avevano rilanciato, è stata invece confermata la facoltà di apertura nella Festa dei lavoratori. Con le dovute distinzioni. La possibilità, infatti, riguarda soltanto i negozi del centro storico, mentre quelli “fuori dalle mura” dovranno tenere il bandone abbassato. Perché il motivo della decisione sta nella vocazione turistica della città e nei lauti incassi legati a ponti e brevi vacanze tipici di questo periodo. Anche se quest’anno il 1° maggio cade di domenica e di ponti non ce ne saranno. “Non esiste un caso Firenze – si affretta a ribadire il vicesindaco Dario Nardella, con delega allo sviluppo economico – si tratta di una scelta slegata da fattori politici”. Come Firenze faranno Siena, San Gimignano e Viareggio, tanto per rimanere in Toscana, Venezia, Verona e Genova a livello nazionale. Non apriranno i battenti, invece, le lussuose vetrine milanesi né quelle della Capitale. Né tantomeno si lavorerà nella vicina Pisa. “Sui valori del lavoro non accettiamo lezioni – commenta Nardella – non basta far festa il 1° maggio per mettersi a posto la coscienza, facciamo una battaglia vera per i diritti dei lavoratori, contro il lavoro nero e la precarietà. È questo il senso della festa”. Per quanto riguarda le domeniche, invece, non c’è stato l’atteso “bomba libera tutti”. Anzi, il numero delle deroghe si riduce: fuori
PIANETA CASA Non solo volumi zero, le nuove costruzioni saranno a energia zero (o quasi)
Gli alloggi popolari crescono. In numero e in ampiezza
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e case popolari lievitano: da qui ai prossimi anni (almeno 4 o 5) gli alloggi cresceranno del 40 per cento, passando da poco più di 10mila a 14mila circa. Una diga contro l’emergenza abitativa, in piena sintonia, però, con il piano strutturale appena varato da Palazzo Vecchio, che prevede lo stop al consumo di suolo. L’assessore alla casa Claudio Fantoni rilancia e raddoppia: la Firenze del futuro non solo sarà a volumi zero, ma anche a zero emissioni. O quasi. Già, perché gli alloggi Erp di nuova realizzazione saranno tutti ad alta, anzi altissima, efficienza energetica. E su quelli vecchi si interverrà
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per limitare al massimo gli sprechi. Anche se talvolta si farebbe prima a demolire e cominciare da capo, come è stato già decretato per il complesso di via Torre degli Agli. Per quanto riguarda le nuove costruzioni, il conto totale, tra Erp e canone calmierato, sfiora quota 4mila, 3.700 e qualcosa per essere più precisi. Di questi quasi la metà (1.800 alloggi) deriveranno da interventi privati, per la clausola che prevede la destinazione a social housing (leggasi in italiano canone calmierato) del 20 per cento degli appartamenti realizzati negli immobili nuovi o ristrutturati. Altri 600 circa (completamente Erp)
sono già in fase di costruzione, mentre più di 300 verranno fuori dalla sopraelevazione e dalla “estensione” di case già esistenti. L’operazione si chiama “roof extension” e si ottiene affiancando nuovi moduli abitativi a quelli già in funzione. Ma quali siano i complessi interessati per il momento è top secret. Infine un altro migliaio di appartamenti (arrotondato per difetto) sarà ricavato all’interno di edifici dismessi, a partire dalle caserme inutilizzate come la famosa Lupi di Toscana. Ma sono già in corso trattative per realizzarne altri /F.P. nell’ex presidio Asl di lungarno Santa Rosa.
politica
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IL CONTO dEI dANNI/1. Dopo il venerdì più nero (e bianco) della città IL CONTO dEI dANNI/2. Dall’opposizione
Emergenza neve, ora si cambia “Una class action per E la Regione fa causa a tutti i cittadini intrappolati” U
Paola Ferri
na “class action” contro Ataf e Quadrifoglio per i cittadini che sono rimasti intrappolati nel traffico cittadino durante la nevicata dello scorso 17 dicembre. A lanciare la proposta, già operativa, è la consigliera comunale Ornella De Zordo (Perunaltracittà) e nel farlo si appella al “senso civico dei fiorentini, affinché certi fatti non si ripetano in futuro”. Non basta, insomma, l’analoga causa collettiva sostenuta dal presidente della Regione Enrico Rossi contro Fs e Autostrade, bisogna agire anche a livello cittadino. Perché è qui che si colloca l’epicentro del disastro, sulle strade cittadine. Con autobus bloccati nella neve o incastrati nel traffico, auto paralizzate per ore e cittadini costretti a percorrere chilometri a piedi nella tormenta per raggiungere il focolare domestico. Alla class action, curata
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na nevicata un po’ più intensa del solito e la città si paralizzò. Ogni fiorentino ha una storia da raccontare su quel famoso venerdì 17 (guarda un po’ il caso) dicembre e su come è uscito dall’emergenza. Ma una situazione del genere, assicura il sindaco, non si ripeterà. Parola d’ordine: totale riorganizzazione della macchina comunale. Entro il 30 gennaio, come solennemente promesso in consiglio comunale, il primo cittadino avrà in mano un piano di gestione dell’emergenza completamente rivisto. Dalla rivoluzione non si salverà nessuno: Ataf, Sas, Silfi, Quadrifoglio e Firenze Parcheggi dovranno ritrattare compiti e responsabilità. Perché nessuno venga a dire la prossima volta che spettava a qualcun altro spargere il sale o dare il via libera agli spazzaneve. Della preannunciata riorganizzazione solo una cosa è certa: il quartier generale del nucleo di emergenza sarà a Palazzo Vecchio, accanto all’ufficio del sindaco. E sarà uno solo, centralizzato, così da scongiurare una gestione frammentata e poco efficace di mezzi e personale. Ma “prima di tagliare le teste – dichiara Renzi – taglierò i pini”. Onde evitare che si ripeta una strage di alberi e rami come quella dello scorso dicembre. Circa un migliaio le piante danneggiate dalla pesante nevicata e diverse decine le auto rimaste vittime dei crolli. Tanto per cominciare, coloro che ci hanno rimesso la vettura saranno rimborsati dall’amministrazione comunale. Ma “il piano del verde è da rivedere”, annuncia il sindaco. Altri rimborsi dovrebbero
Entro il 30 gennaio la macchina comunale sarà completamente rivista. E anche il piano del verde arrivare dalla “class action” promossa dalla Regione contro Ferrovie, Anas, Autostrade e Global Service, la società di manutenzione delle principali arterie autostradali. “I cittadini – dà battaglia il governatore Enrico Rossi - meritano un risarcimento vero, non simbolico. Andremo fino in fondo”. È ovvio che non può bastare il rimborso del biglietto a ripagare i disagi subiti da migliaia di pendolari dimenticati sulle banchine di Santa Maria Novella. Eppure per Fs non è così scontato. Da contratto di servizio le Ferrovie
non sono obbligate a nessun risarcimento in caso di ritardi o malfunzionamenti da imputare a cause esterne (tra cui quelle ambientali). E la neve rientra tra queste. Ma “i treni – va avanti Rossi - non possono fermarsi perché gli scambi si bloccano alla prima gelata”. Specialmente se la Regione sborsa ogni anno 237 milioni a Trenitalia per il servizio. L’esposto in procura è già stato depositato e Fs potrebbe esser costretta a tirar fuori un milione e 300mila euro di penale. Alla causa fatta dalla Regione dovrebbe appunto aggiungersi quella collettiva condotta dai singoli cittadini rimasti vittima dei disservizi. Nell’ambito della stessa inchiesta saranno accertate le responsabilità di Autostrade, Anas e Global Service. Anche in questo caso la strada si preannuncia in salita. Anas ha già fatto sapere di non aver intenzione di rimborsare un centesimo agli automobilisti rimasti intrappolati sulle strade senza pedaggio (vedi Firenze-Siena). Ma la battaglia va avanti: le ipotesi di reato configurate sono quelle di interruzione di pubblico servizio e rifiuto di atti d’ufficio, tra cui rientra anche l’omissione (in questo caso delle condizioni delle strade su cui si stavano immettendo gli automobilisti). “Il ricordo e le conseguenze penali e civili di quanto accaduto in Toscana – afferma Rossi - non si scioglieranno come neve al sole”.
Se Fs non garantisce per un paio di scambi come può fare il tunnel della Tav? dal punto di vista legale dall’avvocato Alfonso Bonafede (sì, proprio l’ex candidato sindaco nella lista dei “grillini”), possono partecipare tutti gli abbonati Ataf e coloro che pagano la Tia. Per partecipare alla richiesta del risarcimento basta chiamare il numero 055/2768335 dalle 9 alle 13 o inviare una mail all’indirizzo di posta elettronica classaction@ perunaltracitta.org. “I due disservizi che hanno provocato maggior danni – sottolinea De Zordo – possono essere individuati nella prolungata mancata fruizione del servizio pubblico di trasporto nonché del servizio di sgombero neve e trattamento antighiaccio su sedi stradali, che compete a Quadrifoglio”. “Sarebbe
bastato dislocare in modo strategico i mezzi di cui la città dispone – fa eco il gruppo Pdl in Palazzo Vecchio – ma dove Renzi ha davvero fallito è stato nella gestione della situazione nelle 48 ore successive alla nevicata. Firenze e i fiorentini sono rimasti attanagliati anche nelle giornate di sabato e domenica tra bus che non passavano, auto incastrate e abbandonate dappertutto, marciapiedi ghiacciati. E in questi casi non servono le apparecchiature sofisticate o le riorganizzazioni epocali annunciate successivamente dal sindaco”. L’azienda di trasporti e quella dei rifiuti non sono le uniche ad avere qualche responsabilità, e un’amara considerazione emerge anche dal comportamento di Ferrovie. “Fs non garantisce per un paio di scambi, come potrà realizzare il tunnel dell’Alta velocità?”, si chiede la De Zordo. “È un azzardo che una città come Firenze non può correre. Con quale cura potranno essere realizzati i lavori del sottoattraversamento se Ferrovie non è in grado di assicurare la manutenzione corrente di un paio di scambi in superficie?”. Domanda che è difficile aggirare a pochi mesi dell’entrata in funzione delle “talpe” a Castello e Campo di /P.F. Marte.
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consumi
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L’INTERVISTA. Dopo l’uscita del libro “Un’altra vita è possibile”, a cura di Pietro Jozzelli
“La crisi? Si vince con i prezzi bassi” Il presidente di Unicoop Firenze Turiddo Campaini e la “ricetta” per affrontare un anno che si annuncia ancora difficile per molte famiglie: “Bisogna cambiare mentalità: finora abbiamo speso più di quel che potevamo”. Anche per questo dice no alle aperture festive a ogni costo di negozi e centri commerciali. E a sorpresa aggiunge: “Di ipermercati avremmo preferito non costruirne neanche uno”
il Presidente di
unicooP FirenZe, turiddo caMPaini,
a una PresentaZione del suo libro
Paolo Ceccarelli
“U
n’altra vita è possibile”. Non è lo slogan (rivisitato) del movimento no global, ma la convinzione dell’uomo che guida uno dei giganti della distribuzione italiana. Lui è Turiddo Campaini, presidente di Unicoop Firenze: una realtà che conta oltre 1,1 milioni di soci, 102 punti vendita e un giro d’affari di 2,2 miliardi di euro. E così si intitola il suo libro-intervista, a cura del giornalista Pietro Jozzelli, appena uscito per la Baldini Castoldi Dalai editore. Un’occasione per fare il punto sulle attività presenti e future di Unicoop. Presidente Campaini, quali sono i progetti di Unicoop Firenze per il 2011? In particolare, ci saranno novità per soci e clienti? I nostri progetti per il 2011 confermano l‘impegno che abbiamo sviluppato in questi ultimi anni. La priorità resta, a fronte di una crisi che colpisce soprattutto i redditi delle famiglie che hanno meno possibilità economiche, quella di tutelare il potere di acquisto di questi nuclei familiari. Quindi confermiamo un impegno sul fronte dei prezzi e l’impegno a favore del sistema legato al sostegno alle imprese toscane, cercando sempre di essere riferimento e stimolo per migliorare la capacità delle aziende a svolgere un ruolo che tuteli il consumatore in termini di prezzo e qualità e che sviluppi l’occupazione. Terzo e non meno importante, riconfermiamo il nostro impegno verso iniziative tese a rafforzare il sistema dei valori
di cui questa regione è portatrice: in primo luogo il valore della solidarietà. Si discute molto delle aperture di negozi e centri commerciali nei giorni di festa. Lei si è detto a favore di una limitazione. Come risponde a chi sostiene che le aperture siano un incentivo all’economia in un momento di crisi come questo? Purtroppo, se non ci sono i soldi nelle tasche delle persone, possiamo aprire anche la notte ma i consumi saranno sempre rapportati alla capacità che la gente ha di spendere i propri soldi. Parlare di incentivi ai consumi in un momento di crisi come quello attuale, è non considerare questa situazione. Questo è un aspetto, ma ce n’è anche un altro che nasce invece da una considerazione più generale: la crisi che oggi stiamo vivendo è una crisi che parte proprio da un modello che possiamo definire consumistico. Questo ci ha portato nel tempo a spendere più di quanto potevamo, portandoci al livello di indebitamento attuale. Allora mi chiedo: dobbiamo continuare su questa strada oppure é meglio fermarsi un attimo a riflettere? Negli ultimi 15 anni sono nati diversi ipermercati. Nel suo libro lei dice che “come scelta astratta avremmo preferito non costruirne nemmeno uno”. Non è una contraddizione? No. Purtroppo le ragioni del mercato ci hanno “imposto” di misurarci anche con questo tipo di realtà. Però non abbiamo mai smarri-
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to la consapevolezza che per noi, e per la natura della nostra cooperativa, è importante la vicinanza dei nostri punti di vendita – anche in termini fisici – alle realtà urbane in cui vivono i nostri soci. Tra il 2001 e il 2009, i prezzi dei prodotti alimentari sono aumentati di quasi il 23% in Italia e del 13,5% a Firenze. Nei vostri punti vendita, invece, l’incremento è stato del 3,6%. Come avete fatto a mantenere sotto controllo i prezzi? La politica dei prezzi è un nostro faro. La convenienza, i prezzi bassi, sono nella natura stessa della cooperativa che, ricordo, è nata per garantire ai propri soci il miglior prodotto possibile al miglior prezzo possibile. Il contenimento dei prezzi non rischia di incidere sulla qualità? Assolutamente no. La nostra filosofia appunto è quella di tenere insieme la qualità e il prezzo dei prodotti. Negli anni ‘60 la volevano far diventare sindaco di Montelupo, la sua città. Due anni fa le proposero di fare il candidato sindaco del centrosinistra a Firenze. Ha detto no tutt’e due le volte. Perché? Perché credo che ognuno di noi sia, per sua natura, adatto a fare meglio alcune cose. Personalmente ho sempre creduto di saper dare il meglio di me, il mio contributo migliore, all’interno della cooperativa e a questa convinzione rimango coerente.
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zoom
Gennaio 2011
L’INTERVENTO. Recentemente sono state abbattute cinque casette. In attesa della dismissione
Olmatello, passi avanti verso la chiusura L’obiettivo è arrivare allo smantellamento totale del campo, nato per accogliere i profughi di Kosovo ed ex Jugoslavia. Intanto le presenze sono già fortemente diminuite, a testimonianza del fatto che “il superamento di quest’esperienza è possibile” Fannì Beconcini
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ovità per l’Olmatello? Forse. Dopo oltre dieci anni dalla creazione del campo – attivo dalla fine degli anni Novanta, quando si rese necessaria l’accoglienza dei profughi dal Kosovo e dall’ex Jugoslavia – sembra che si cominci ad affrontare concretamente la questione della dismissione dell’area. In realtà è da tempo che Regione e Comune hanno espresso la volontà di rimuovere insediamenti di questo tipo per favorire l’integrazione: non a caso, tra il 2004 e il 2005 gli altri due storici campi di Firenze, il Masini e il Poderaccio, sono stati smantellati, e gli abitanti sono stati trasferiti nel villaggio del Poderaccio, un complesso di abitazioni in legno in cui attualmente risiedono un’ottantina di nuclei familiari. Tuttavia si tratta pur sempre di una soluzione transitoria, di cui si prevede il superamento attraverso percorsi di inserimento lavorativo e sociale. Al campo dell’Olmatello intanto si è deciso di abbattere cinque casette: si tratta di strutture non più abitate, due disabitate da tempo e tre lasciate libere recentemente in quanto i nuclei familiari hanno trovato altra sistemazione. Si è deciso di procedere all’abbattimento per evitare che venissero utilizzate abusivamente o nuovamente occupate. Il fine ultimo di interventi di questo tipo infatti è quello di procedere allo smantellamento totale del campo, che ad oggi ospita poco meno di una ventina di nuclei familiari. Come ha dichiarato l’assessore comunale alle politiche sociosanitarie Stefania Saccardi dopo l’approvazione della delibera comunale che ha sancito il provvedimento, “si tratta di un nuovo, importante passo verso lo smantellamento del campo dell’Olmatello, un obiettivo che stiamo perseguendo sempre nel rispetto dei diritti delle persone e, soprattutto, dei minori”. Attualmente il campo ha un servizio di portierato 24 ore su 24 fornito dal consorzio Co&So, che consente l’accesso ai soli residenti regolari e si occupa dell’accompagnamento dei minori a scuo-
la. Integrazione e inserimento sociale sono infatti obiettivi perseguiti soprattutto attraverso percorsi di formazione elaborati da professionisti operanti nell’ambito dell’educazione e del sociale, che seguono sia i minori che le loro famiglie. Da non dimenticare nemmeno l’opera di riorganizzazione del campo, in cui attualmente sono presenti diverse case mobili in sostituzione delle roulotte, il collocamento di alcune famiglie in alloggi Erp e la significativa riduzione delle presenze, diminuite di tre quarti negli ultimi due bienni. Tuttavia la questione della vivibilità del campo e della necessaria integrazione dei suoi abitanti nel tessuto socio-economico della città continua a porre non pochi problemi: nei mesi scorsi diverse sono state le denunce circa le spese, considerate eccessive, destinate a Olmatello e Poderaccio, alle quali istituzioni e addetti ai lavori hanno risposto sottolineando come i fondi comunali siano stati fondamentali per diminuire le presenze – all’Olmatello tra 2009 e 2010 si è passati da oltre 200 abitanti agli attuali 72 – e favorire l’inserimento lavorativo e abitativo di molti rom. La dismissione del campo non è quindi una prospettiva a breve termi-
Integrazione e inserimento sociale sono traguardi inseguiti soprattutto attraverso percorsi di formazione
ne ma, afferma il presidente del Quartiere 5 Federico Gianassi, “l’obiettivo è giungere, attraverso un percorso di medio tempo, alla chiusura definitiva di questa esperienza, che ha rappresentato una risposta temporanea al problema. La forte diminuzione delle persone presenti testimonia che il risultato del superamento del campo è davvero concretizzabile”.
una veduta del campo dell’Olmatello
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“Servono regole e l’impegno di tutti” A giorni i giudici decideranno se mandare a processo i sei indagati per l’incidente che costò la vita alla ragazza, precipitata da un bastione. “Sento l’obbligo morale di andare avanti in questa battaglia giudiziaria”
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Luca Serranò
“V
eronica non me la restituirà nessuno, ma sento l’obbligo morale di andare avanti in questa battaglia giudiziaria. Senza verità non c’è giustizia per nessuno”. Parla così Anna Maria Bettini, madre della trentasettenne ricercatrice fiorentina che il quindici luglio del 2008 precipitò nel vuoto da un bastione del Forte Belvedere. Alla vigilia dell’udienza che deciderà gli eventuali rinvii a giudizio, prevista per il 20 gennaio, la donna racconta con lucida partecipazione quella che per lei è diventata un’autentica missione. “Non deve succedere mai più, serve una barriera culturale contro l’incuria e la sufficienza con cui viene affrontato il tema della sicurezza, spazi pubblici compresi. Certe regole vanno tenute ferme, sempre”. La madre di Veronica Locatelli ha da poco accolto la notizia della ricusazione, da parte dei giudici, dell’incidente probatorio chiesto dalle difese per contestare quanto finora accertato riguardo le falle del sistema d’illuminazione. Gli avvocati delle sei persone finite sotto inchiesta, tra le quali c’è anche l’ex sindaco fiorentino Leonardo Domenici, si erano fatte avanti per chiedere ulteriori accertamenti sulla circostanza, nonostante
tre diverse perizie avessero già dimostrato che quella sera del 15 luglio 2008 non c’era luce a sufficienza. Per la magistratura, eventi come la mostra del fotografo David La Chapelle, durante la quale avvenne il tragico incidente, non dovevano essere organizzati. “È sconcertante pensare che quello che è successo a mia figlia era capitato due anni prima, quasi nello stesso punto, a un altro ragazzo. Si è agito con incompetenza e disprezzo per la vita altrui. La morte di Veronica è una morte prevista e accettata”. Il riferimento è alla morte del ventenne romano Luca Raso, precipitato da un bastione il 3 settembre
La magistratura sta lavorando sodo. Dalla nuova amministrazione un atteggiamento più comprensivo 2006. Per la sua morte è già scattata una prima condanna (8 mesi) per omicidio colposo a carico di Lorenzo Luzzetti, direttore del teatro Puccini che, quell’estate, gestiva le attività del Forte Belvedere. Altre tre persone sono in attesa del vaglio del gup, con la medesima accusa. Si tratta dell’ex assessore comu-
nale alla cultura Simone Siliani, dell’ex dirigente della cultura Giuseppe Gherpelli e dell’autore dei piani di sicurezza Ulderico Frusi. Questi ultimi due, inoltre, sono sotto inchiesta anche per la tragica fine di Veronica Locatelli. “La magistratura sta lavorando sodo - continua Anna Maria Bettini - e in verità avverto anche un atteggiamento più comprensivo da parte della nuova amministrazione. Ora che il Forte si prepara a riaprire i battenti, serve l’impegno di tutti”. Dopo l’ok del tribunale al nuovo piano di messa in sicurezza, si avvicina infatti l’ora X del completo ripristino delle attività culturali all’interno della struttura. Tra le iniziative date per certe, anche una targa o un monumento alla memoria di Luca e Veronica. “Che si ricordi anche il percorso che ha portato a queste tragedie - tiene a precisare la donna - il Forte è passato undici anni fa nelle mani del Comune. Con lo Stato, c’era un accordo ben preciso: prima di aprire al pubblico, servivano mirati interventi di messa in sicurezza. Quel posto invece è rimasto una trappola per quasi dieci anni, nell’indifferenza più assoluta”. A giorni, intanto, i giudici decideranno se mandare a processo i sei indagati per l’incidente che costò la vita a Veronica. “Una ragazza colta, che amava la vita - la ricorda Anna Maria - ma anche una donna prudente. Non si sarebbe mai messa in una situazione di pericolo, sono stati il buio e l’assenza di protezioni a tradirla”.
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SALUTE. Paola Greco, ostetrica dal 1979, fotografa l’universo e i timori della dolce attesa
Il difficile mestiere di aspettare la cicogna Gianni Carpini
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al 1979 aiuta le donne in uno dei momenti più belli della loro vita: mettere al mondo un bambino. Paola Greco lavora tra Firenze e Borgo San Lorenzo, ma non si occupa solo di gravidanza. Con lei abbiamo parlato delle tecniche di preparazione al parto e di temi di stretta attualità. Com’è cambiato negli ultimi anni il ruolo dell’ostetrica? L’ostetrica è da sempre vista come la figura che aiuta nel parto, ma oggi è molto di più. Accompagna le donne in tutte le fasi della loro vita: dalla pubertà fino alla menopausa. È stata una delle prime ostetriche fiorentine a proporre la preparazione al parto in acqua, di che cosa si tratta? L’acqua è il nostro elemento originario: nel liquido amniotico sperimentiamo i primi movimenti. Allo stesso modo in una piscina riscaldata, l’acqua facilita i movimenti delle donne in gravidanza e, attraverso esercizi specifici, è possibile capire le dinamiche della spinta durante il parto. Con la preparazione acquatica è più facile lavorare sul perineo, l’insieme di muscoli maggiormente coinvolto in questo processo. Da 27 anni propongo corsi alla piscina Artemio Franchi di Firenze e in quella comunale di Borgo San Lorenzo. Com’è mutato l’atteggiamento verso il parto? Partorire è uno dei pochi riti di passaggio rimasti nell’età contemporanea, ma ci sono stati dei cambiamenti. Oggi sempre più donne richiedono l’epidurale. Mentre fino agli anni ’90 pochi ospedali proponevano l’analgesia, adesso è una possibilità offerta da tutte le strutture. Per le neomamme il parto naturale ha comunque un significato dal punto di vista ormonale, fisico e soprattutto psicologico. Ad ogni modo sta alla donna decidere quale strada intraprendere. E i metodi di parto “alternativi”?
Sono abbastanza diffusi. È il caso del parto in acqua, una nascita più dolce sia per la madre sia per il bambino. L’acqua rende la muscolatura del perineo più elastica e quindi facilita l’uscita del neonato. Le coppie fiorentine a quale età decidono di avere un figlio? Intorno ai 30 anni. L’età media si è alzata: crescere un bimbo è un atto di altruismo, reso difficile dalla società attuale. La famiglia non è più la priorità e si mettono al mondo meno figli: la maggior parte delle coppie ne ha uno. Dopo il caso di Gianna Nannini si discute di mamme over 50, cosa ne pensa? Le neomamme sopra i 50 anni certo ci sono, ma sono un caso particolare. La natura ci dice che la donna deve avere figli in gioventù. Il motivo più importante: quando si è giovani si hanno le energie e la mentalità giusta per stare al passo con un bambino. Qual è il timore più diffuso tra le mamme in attesa? Ce la farò? Riuscirò ad affrontare il parto? Sono le prime domande. In realtà ogni donna ha dentro di sé tutti gli strumenti per affrontare questo importante momento, vanno solo tirati fuori e qui entra in gioco l’ostetrica. Dopo il parto, in quali occasioni le donne si rivolgono alle ostetriche? Quando sentono di dover parlare della loro salute, soprattutto per la prevenzione. Io mi occupo in particolare delle problematiche legate alla salute del perineo. Da anni, in collaborazione con i Quartieri 2 e 4, conduco corsi di ginnastica per il perineo, rivolti a donne di tutte le età. Si tratta di una muscolatura molto importante nel momento del parto, ma capace di garantire il benessere delle donne in tutte le fasi della loro vita.
Sempre più donne chiedono l’epidurale, ma cresce anche il numero dei metodi di parto alternativi. L’età media in cui i fiorentini danno alla luce un figlio? Trent’anni. Mentre le mamme over 50 “ci sono, ma sono un caso particolare”
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Col termine “striae distensae” ci riferiamo alle comuni smagliature che sono dipendenti dalla rottura delle fibre elastiche cutanee che crea una vera e propria lacerazione superficiale del derma. Le fasi evolutive delle smagliature comprendono una fase iniziale infiammatoria che si manifesta con strie di colore rosso violaceo denominate “striae rubrae”, una fase finale che si manifesta con strie bianco-perlaceo comunemente denominate “striae albae”. Le cause di questo inestetismo possono essere riconducibili a diverse condizioni patologiche e fisiologiche tra cui: l’obesità, la crescita corporea repentina durante la pubertà, la gravidanza. Con l’applicazione del Laser CO2 questi inestetismi migliorano fino a scomparire. La tecnica da noi già precedentemente descritta riferendoci alle rughe ed alle cicatrici, applicata con parametri differenti, permette con poche sedute, a distanza di un mese l’una dall’altra, senza necessità di anestesia, di distendere e levigare la superficie della pelle e di farla rigenerare in profondità grazie alla stimolazione dei fibroblasti. Il tessuto cutaneo ne risulta migliorato in tono e spessore con effetto di riempimento sia a breve che a distanza di mesi. L’effetto finale comprende la possibilità di abbronzarsi nuovamente anche dove erano le striae albae (smagliature di più vecchia data di colore biancastro) mentre le striae rubrae (smagliature in fase iniziale) si risolvono gradualmente fino a confondersi con il tessuto circostante.
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attualità
Gennaio 2011
LA SALUTE dEI TEATRI/1. Potenziata l’offerta. Le campagne abbonamenti sono incoraggianti
I tagli si fanno sentire, ma il pubblico non demorde Gaia Nanni
I
teatri fiorentini sembrano tener duro. L’imperativo categorico è quello di continuare a offrire ai cittadini un’ampia offerta culturale, nonostante tutto. Ma come stanno i nostri teatri? Come ha reagito l’offerta culturale della nostra città alla scure dei tagli, aggravata anche dal mancato reintegro del Fondo unico per lo spettacolo, stralciato dal decreto milleproroghe? Gli addetti ai lavori non perdono l’entusiasmo pur ricordando le tante difficoltà di chi deve far quadrare i conti senza scontentare gli affezionatissimi abbonati. Riccardo Ventrella, direttore del Teatro della Pergola, parla con franchezza dello strano limbo che il suo teatro si trova a vivere dopo lo scioglimento dell’Eti: “Nonostante il grande impegno e le garanzie del Ministero dopo la soppressione dell’Ente teatrale italiano abbiamo incontrato alcune difficoltà di tipo organizzativo. In attesa che si chiariscano le prospettive sul futuro assetto gestionale della Pergola ci siamo
messi al lavoro, abbiamo una buona stagione e la campagna abbonamenti ha avuto un esito incoraggiante”. “Alle minori risorse occorre far fronte con maggiore accortezza gestionale - continua - ma ritengo che non ci si debba mai arrendere nella battaglia per ottenere che le istituzioni investano di più su quell’asset fondamentale che è la cultura”. È dello stesso avviso Giancarlo Mordini, direttore artistico del Teatro di Rifredi, che ricorda: “I tagli li abbiamo avuti anche noi, ma sul profilo qualitativo non abbiamo ceduto di un millimetro. La stagione sta avendo un ottimo riscontro di pubblico con un incremento del 5 per cento. Far quadrare i conti non è semplice: la difficoltà più grossa resta il ritardo nell’erogazione dei contributi da parte di alcuni enti pubblici”. C’è chi, come il Teatro Comunale, risponde ai venti di crisi con un - neanche a dirlo - coup de théâtre, varando per la prima volta nella sua storia una stagione più ricca che mai con 12 titoli d’opera, 12 di balletto, oltre 50 concerti fra stagione, festival e trasferte. “Un atto di coraggio” lo definiscono dal Teatro del Maggio Musicale Fiorentino: “Il direttore artisti-
co Paolo Arcà, la sovrintendente Francesca Colombo e tutto il consiglio di amministrazione presieduto dal sindaco Renzi sono stati unanimi nel voler mantenere un cartellone all’altezza del prestigio del Maggio”. Non ultima novità per il teatro il suo trasferimento al nuovo Parco della Musica: l’inaugurazione della sala principale avverrà il 21 dicembre 2011 con la Nona Sinfonia di Beethoven diretta dal Maestro Zubin Mehta. I lavori per la costruzione del nuovo teatro proseguiranno per tutto il 2012, per dotare l’intera area delle macchine necessarie a consentire l’alternanza degli spettacoli. “La stagione e il festival 2012 si svolgeranno ancora al Comunale - annunciano dal Maggio - per il 2013, anno in cui cadono le celebrazioni di Wagner e di Verdi, aspettiamo tutti nel nuovo Parco della Musica con il grande successo dell’intero Ring a cura de la Fura dels Baus”. Il sindaco ha inoltre annunciato che il nome del nuovo teatro sarà scelto con un concorso fra le scuole, aperto ai cittadini che vorranno dare il proprio contributo. Un modo per far nascere il parco sotto la buona stella dell’estro dei suoi cittadini.
Le risorse sono diminuite e, per fronteggiare le ristrettezze, i direttori hanno dovuto ottimizzare la macchina gestionale. Il momento è difficile ma tutti concordano su un fatto: “Non ci dobbiamo arrendere nella battaglia per avere più investimenti”
il
teatro
della
Pergola
E. CAPPELLETTI Attrice
MARCO CONTE Attore
STEFANO MINIATI Presidente Teatro Cestello
“In città si fatica molto per lavorare”
“Qui mancano le recensioni”
“Settore messo a dura prova”
“All’attore professionista, che ha fatto una scelta di vita coraggiosa, oggi purtroppo capita di dover faticare molto per riuscire lavorare qui. A Firenze non ci sono centri di produzione teatrale stabili e recitare in spettacoli di qualità è sempre più difficile se non si accetta di spostarsi, di migrare altrove”
“Firenze ha bisogno di una stampa locale più attenta alle compagnie medio-piccole che spesso si caratterizzano per proposte interessanti e inusuali e che vengono puntualmente ignorate. Inoltre è scomparsa la critica: il lavoro si annuncia ma le recensioni sono inesistenti e questo non aiuta a distinguere le realtà serie da quelle che non lo sono”
“Far funzionare la macchina teatrale è complesso, la cronica mancanza di fondi mette a dura prova tutto il settore. Dobbiamo ri-conquistare il pubblico, che al giorno d’oggi è rapito dal facile consumo di spettacolo a casa propria o dai multisala, dove cultura e pop corn si declinano allo stesso modo”
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attualità
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LA SALUTE dEI TEATRI/2. Le strutture di via Ricasoli e via Cavour studiano il loro futuro
Niccolini in attesa, nuove ipotesi per il Compagnia Ivo Gagliardi
P
alcoscenici in cerca di un futuro, riflettori accesi su Teatro della Compagnia e Niccolini. Nonostante il momento per la cultura non sia certo dei migliori, sul fronte teatri (non solo quelli “maggiori” come Pergola & Co., ma anche per le realtà di cui si parla meno) qualcosa in città sembra muoversi. A partire dal Niccolini, la storica struttura di via Ricasoli (che originariamente si chiamava Teatro del Cocomero, dall’antico nome della strada) che ha una lunga storia alle spalle ma che è chiusa ormai da diverso tempo. Presto sul suo futuro potrebbero esserci novità: lo stesso sindaco Renzi è al lavoro per la sua riapertura. Come? L’idea sarebbe quella – dopo aver “riscattato” la Pergola dallo Stato – di dar vita a una sorta di “sistema” tra i due teatri, legando in qualche modo Niccolini e Pergola, per garantire così un avvenire al fu Teatro del Cocomero. Sempre in centro, spostandosi di qualche centinaio di metri, c’è un altro ex palcoscenico che presto tornerà a nuova vita. È il teatro della Compagnia, inaugurato in via Cavour nel 1987 per essere destinato a sede stabile del Teatro Regionale Toscano. Dopo essersi trasformata in cinema sotto la gestione Cecchi Gori, e dopo la sua successiva chiusura, la struttura è stata poi acquistata, insieme a Palazzo Bastogi, dalla Regione Toscana, con l’idea di farne la sede definitiva della Casa del cinema. Ma ora il suo futuro non appare più così scontato, e se è cer-
to che entro la fine del 2011 i lavori per rendere lo spazio nuovamente agibile saranno ultimati, sono diverse le ipotesi per il suo utilizzo. L’idea della Casa del cinema non è ancora tramontata, ma nel frattempo ne sono sopraggiunte altre: la struttura potrebbe tornare alla sua funzione originaria, quella di teatro (fungendo all’occorrenza anche da cinema, non per una programmazione commerciale ma per ospitare rassegne ed eventi speciali) oppure, dal momento che la Regione, fatta eccezione per quello del Consiglio, non ha un vero e proprio auditorium, potrebbe essere adibita a questo scopo. Al momento sono solo ipotesi (e non è escluso che ne possano spuntare di nuove) ma entro la fine dell’anno una decisione sarà presa. Per due teatri che cercano di tornare a nuova vita, uno intanto ce l’ha fatta. È l’ultimo nato a Firenze, il Lumière, aperto da pochi mesi in via di Ripoli. Perché la scelta di dar vita a un’esperienza simile in un momento non facile come questo? “È stato fatto uno sforzo economico per rispondere a un impoverimento culturale e creare un nuovo polo d’aggregazione – spiega il direttore artistico Marco Predieri – e la risposta del pubblico non è mancata: abbiamo 52 abbonati e facciamo spesso il tutto esaurito”. Così come la risposta non è mancata per PassTeatri, l’abbonamento trasversale ideato dall’Associazione Firenze dei Teatri: sono state oltre mille le tessere staccate la scorsa stagione. Da dicembre è in distribuzione il nuovo abbonamento (sei spettacoli a 48 euro): se il trend di vendita si confermerà ancora una volta positivo, per i teatri fiorentini sarà un’altra buona notizia.
ROSARIO CAMPISI Attore
A. COMANDUCCI Formatrice teatrale
RICCARDO VENTRELLA Direttore della Pergola
“Occorre un sistema per le piccole realtà”
“Pesa l’assenza di un’accademia”
“Non c’è mai stato un vero teatro stabile”
“La delizia del sistema teatri a Firenze è il pubblico perché i teatri, nonostante tutto, sono pieni. La croce della città è invece l’assenza di un’accademia. La mancanza di fondi e di tempo per l’approfondimento abbassa la qualità e la purezza del lavoro dell’attore. Un paese che rinuncia alla formazione rinuncia al suo futuro”
“A Firenze è difficile fare esperienze formative capaci di coagulare soggetti stabili, non c’è mai stato un vero teatro stabile nella nostra città. Basti pensare alla prestigiosa scuola di drammaturgia di Eduardo De Filippo durata solo un anno. Oggi al giovane attore più che una scuola serve un vivaio di effettivo inserimento lavorativo”
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“Firenze ha bisogno di un sistema che porti a riunificare tutte le piccole realtà. Operazioni come la ‘Firenze dei Teatri’ e il suo ‘Pass teatri’ portano ad un felice incremento di pubblico. Con queste iniziative infatti lo spettatore viene guidato, stimolato e accompagnato in un percorso teatrale eterogeneo e accattivante”
E AL N IO ESS TE F N RO E P ME N A ZIO LET UITA A P T M M OR RA INF CO G
AddIO A MONICELLI. Una selezione delle battute più esilaranti tratte dai suoi capolavori
Ladri e marchesi ma pur sempre “amici suoi” Ha salutato la vita come se fosse un film, decidendo con cura la scena precedente l’inatteso “the end”. Il suicidio del regista toscano ha lasciato a bocca aperta gli italiani e ha fatto versare lacrime sincere ai cineasti. Il Reporter lo ricorda così, con alcune frasi prese in prestito dalle sue pellicole più famose
Taciturno inveroché laconico, ma quando che parla ogni parola è una sentenza. (I soliti ignoti, 1958) Rubare è roba per gente seria, mica per gente come voi! Voi, al massimo... potete andare a lavorare! (I soliti ignoti, 1958)
Un po' di rispetto, è un cadavere morto! (Totò e carolina, 1955)
Sergente: Ma Cristo, dove sei? Cappellano: È qui tra di noi: se ha 33 anni allora è dell'84. (La grande guerra, 1959)
Cos’è il Genio? È fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione. (Amici miei, 1975) Durante l’alluvione di Firenze: - Ragazzi, ora che si fa? - Lo sci d’acqua! (Amici miei, 1975)
La giustizia non è di questo mondo. (Il marchese del grillo, 1981)
Quando penso alla carne della mia carne chissà perché divento subito vegetariano. (Amici miei, 1975)
E io rimasi lì a chiedermi se l'imbecille ero io, che la vita la prendevo tutta come un gioco, o se era lui che la prendeva come una condanna ai lavori forzati, o se lo eravamo tutti e due. (Amici miei atto II, 1982) Lello: Sii astuto come un cervo. Necchi: Che bischerate tu dici? Il cervo non è astuto. Semmai, astuto come una volpe. Lello: Sì, ma la volpe ‘un c’ha mica le corna. (Amici miei atto II, 1982)
Alla fine, sempre, prima di chiudersi nei rispettivi uffici, gli impiegati si trovavano d'accordo che l'istituzione di una sana pena di morte avrebbe messo a tacere definitivamente tutta la violenza di questo mondo (Un borghese piccolo piccolo, 1977)
La vedova è la moglie di un cadavere. (Totò cerca casa, 1949)
cultura
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LO SPETTACOLO. Sul palco, per la prima volta insieme, le vignette di Bobo e gli sketch del comico
Un tg tutto da ridere con Staino e Muzzi Ludovica V. Zarrilli
C
osa c’entra un comico dall’aria trasognata con un vignettista satirico tra i più amati del bel paese? Niente direte voi, e invece c’entrano e come perchè questi due personaggi, apparentemente poco affini, hanno messo insieme le loro forze per approntare uno spettacolo che fa ridere a denti stretti, come nelle migliori commedie all’italiana. E’ un esordio importante, quello che vede uniti, nel ruolo dei protagonisti, la coppia composta da Andrea Muzzi, di professione comico e Sergio Staino, che della vignetta ha fatto un’arte. S’intitola “Edizione straordinaria” lo spettacolo che dopo aver fatto tappa in diversi teatri della Toscana arriva al Puccini il 27 gennaio. “E’ una specie di rassegna stampa comica fatta da un giornalista precario, interpretario dal sottoscritto - spiega Muzzi - che dà solo notizie belle e un po’ stupide, mentre sul retro appaiono le vignette di Sergio, che rappresentano i brutti pensieri del giornalista, rafforzano quello che il mezzo busto sta pensando a proposito delle notizie di cui parla. Il pensiero diventa una specie di piccola libertà che si concede chi, come il personaggio che interpreto, la notizia la subisce”. Il protagonista si chiama Fernando Martini e per la prima volta nella sua lunga carriera da precario, si trova a dover sostituire il suo direttore
alla conduzione del tg. Il giornalista, al quale il capo ha dato indicazioni ben precise riguardo alla conduzione, non segue alla lettera le direttive ricevute, ma cambia totalmente rotta, dando alle notizie un taglio del tuppo personale. Questa sorta di rassegna stampa comica e un po’ pungente occupa tutta la prima parte dello spettacolo, mentre nella seconda parte il ruolo del vignettista, i cui lavori vengono sempre e
Un’accoppiata tra le meno scontate, un risultato da scoprire
comunque proiettati su un grosso monitor alle spalle di Muzzi, si ribalta e da coscienza del comico si trasforma in Bobo, il personaggio più famoso creato dalla sua penna, mette in scena un duello sul comunismo. “La struttura dello spettacolo è molto carina, ma trovavo più divertente Muzzi prima di lavorarci insieme - scherza Sergio Staino -. Il mio e il suo sono due mondi in genere non combacianti ma in questa situazione riescono a far dialogare la satira politi-
la locandina dello sPettacolo
ca con una comicità surreale. Le mie vignette entrano in scena come pensieri anomali che si materializzano in una sintesi vocale prodotta dal computer mentre Andrea fa la sua critica ironica alla società”. L’accoppiata è certamente delle
meno scontate e il risultato è tutto da scoprire. Il comico incrocia le dita, il disegnatore spera che non sia un flop: tutti e due sghignazzano mentre fanno gli scongiuri del caso. In fondo in fondo non sono così diversi.
IL LIBRO. È uscito l’ultimo lavoro di Giovanni Bogani, con un’intervista a Mario Monicelli
Dalla sceneggiatura al “Ciak” in 400 pagine T
ra le pagine fitte compaiono interviste a a Paul Haggis, sceneggiatore di “Million Dollar Baby” e Carlo Verdone, a Steve Zaillian, che scrisse “Schindler’s List” e al produttore Aurelio De Laurentiis, fino al regista Ken Loach (“Il mio amico Eric”), Jean-Jacques Annaud (“Il nome della Rosa”) e Monicelli. Dopo essersi dedicato al romanzo per diversi anni, Giovanni Bogani giornalista e critico del quotidiano La Nazione - torna al suo amore di sempre, il cinema, dando alle stampe “Ciak, si scrive” (Fondazione Sistema Toscana) una sorta di maxi-bignami ad uso e consumo di chi vuole avvicinarsi al magico mondo della sceneggiatura. Scritto con la colla-
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borazione di Gaia Bartolini, Andrea Rapallini e Lorenzo Paviano, il libro raccoglie quindici anni di esperienza di insegnamento della sceneggiatura presso la scuola “Immagina” di Firenze e scioglie tutti i dubbi e le curiosità di appassionati di grande schermo ma anche di chi pensa che il cinema potrebbe essere il suo futuro, abbinando sapientemente i contenuti più prettamente “scolastici” ad una selezione di interviste ad alcuni dei più importanti professionisti del settore, come i sopracitati Haggis, Zaillian, Verdone e Loach, fino al mestro Mario Monicelli, fuoriclasse della commedia tragicomica, scomparso il 29 novembre a Roma. Tra un dialogo con uno
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sceneggiatore d’oltreoceano e una chiacchierata con un regista di casa nostra, compaiono suggerimenti, trucchi e consigli su come organizzare una scena o come vivacizzare la trama di un film; segreti svelati o escamotage raccontati ad alta voce a chi avrà voglia di calarsi nel ruolo dello studente. Per chiudere in bellezza le 400 pagine del libro la lunga intervista al mestro Monicelli che l’auotre chiude con una domanda emblematica: “Ha paura del futuro?”, domanda Bogani. E come nella migliore delle sceneggiature, Monicelli risponde: “No. Ho avuto una vita piena di soddisfazioni, non ho rimpianti. Io, la morte, /L.V.Z. l’ho già fregata”.The end.
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L’ALLARME. I dati pubblicati dalla Lega Calcio confermano una tendenza già sotto gli occhi di tutti
Aiuto, mi si è svuotato l’Artemio Franchi Sempre meno tifosi allo stadio: da una media di 27.427 spettatori della scorsa stagione si è passati ai 22.675 dell’attuale. Ma Firenze non è l’unica città a registrare questo calo. Sartoni: “Il problema? Passione esaurita”
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tadi vuoti. O, meglio, svuotati. Dai campi fangosi della Lega Pro fino ai più lustri palcoscenici della Serie A. Mai come quest’anno la percentuale del calo del tifo si è così incrementata. Colpa di tanti fattori. L’ultimo, ma sono in ordine temporale, riguarda la tanto vituperata (per gli ultras) “tessera del tifoso”. Ma non solo. Mettiamoci anche gli stadi non al passo con i tempi e le televisioni che offrono le partite di calcio a prezzi stracciati. Molto più convenienti di un biglietto in curva. Il calcio italiano sta attraversando un periodo tutt’altro che positivo. E la Fiorentina, nel suo piccolo, conferma questo trend negativo da almeno due anni. Lo mette nero su bianco un dato della Lega Calcio pubblicato lo scorso novembre per quanto riguarda la media spettatori allo stadio rispetto alla stagione passata: la Fiorentina è scesa
dal sesto al nono posto, con una media di 22.675 presenze (a fronte delle 27.427 della passata stagione). Al primo posto si conferma l’Inter con 63.317 spettatori, seguita dal Milan con 49.475. Prima della Fiorentina ci sono le due romane, Palermo, Bari e Genoa. Dietro ai viola, invece, Sampdoria e (magra consolazione) Juventus. Un altro dato preoccupante, poi, riguarda la percentuale di occupazione degli stadi. Che sta a sottolineare il fatto che gli spettatori “veri” negli stadi sono troppo pochi, soprattutto rispetto alla capienza degli impianti. Il Franchi, con il suo 49,50% (l’anno scorso la situazione era più confortante, con il 59,87%), si piazza al 15esimo posto nella classifica, guidata sempre dall’Inter. Diciamoci la verità: non servivano questi numeri per spiegare una tendenza tangibile anche a occhio nudo. Ma perché il Franchi si sta svuotando? “È soprattutto un problema di passione esaurita”, dice la sua Stefano Sartoni, leader del Collettivo Autonomo Viola. “Dispiace vedere quei larghi vuoti sugli spalti che un tempo traboccavano di tifosi. Si
Qualità e genuinità...
può parlare di un problema di Tessera, di un Franchi vecchio, da rifare. Ma secondo me – continua - il nodo della questione lo rappresenta il vuoto sentimentale che ha riempito i cuori dei tifosi viola. Costretti a subire torti e ingiustizie in continuazione. Tanto per capirci, siamo i primi a essere colpevolizzati da chi di dovere. Ma anche gli ultimi a essere tutelati in caso di bisogno. E questo aspetto non è più tollerabile da parte di tanti. Perché non c’entra la Tessera? Perché al Franchi i tifosi della Fiorentina ci possono andare anche senza Tessera. I problemi sono altri. Magari, poi, se i Della Valle ci portassero Ibrahimovic a Firenze la fiamma dei tifosi viola verrebbe subito riaccesa, ma ne dubito”. Niente di positivo, quindi, all’orizzonte. E chissà che, nel caso in cui la situazione dovesse ulteriormente peggiorare, la Fiorentina non decida di adottare la soluzione già testata a inizio stagione dalla Triestina. Quando sugli spalti della tribuna Colaussi non si accomodano veri tifosi. Al posto dei supporter, campeggiava infatti una gigantografia di sostenitori reali.
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Cristina Guerri
sport
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CAMPIONI dI dOMANI. Da Camporese a Piccini, quando a mettersi in mostra sono i giovani
Linea verde in casa viola. E futuro roseo Cristina Guerri
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campioni di domani. Li chiamano così i baby viola provenienti dal settore giovanile che si stanno mettendo in mostra anche in prima squadra. Un progetto, quello della linea verde, ideato
dalla società viola attraverso il responsabile del settore giovanile, Pantaleo Corvino. E avallato, naturalmente, da Sinisa Mihajlovic. Che un po’ per i tanti infortuni che non lo hanno certamente aiutato in questi primi sei mesi da tecnico della Fiorentina, un po’ per il coraggio che ha sempre dimostrato quando
Il progetto “baby” della società è avallato da Mihajlovic, che non ha esitato a buttarli nella mischia. E altri già scalpitano
Michele caMPorese,
giovane ProMessa viola
si parla di giovani, non ha esitato quando gli si è presentata l’occasione di gettare nella mischia quei “ragazzini” provenienti dal campo del Poggioloni (la base per le partite interne della Primavera) e di lanciarli nel calcio che conta. Come è successo con Michele Camporese. Classe ‘92, capitano di quella formazione che due anni fa vinse lo scudetto negli Allievi Nazionali, il giovane difensore toscano aveva fatto il suo esordio in prima squadra in occasione della partita di Coppa Italia contro l’Empoli. Poi è arrivato quello in Serie A: e non certo un esordio soft, ma a San Siro, contro il Milan di Ibrahimovic e Robinho. Gli esperti dicono che ha mostrato ottima personalità e tecnica sopraffina. Giudizio poi confermato anche nelle successive gare contro Juventus, sempre in trasferta, e Cagliari (questa volta al Franchi). C’è poi Cristiano Piccini. Anche lui classe ‘92, quest’anno ha fatto un primo, grande salto di qualità. Chi lo conosce bene parla di una crescita esponenziale - di testa, ma soprattutto fisica - che gli ha permesso di entrare in pianta stabile negli undici titolari scelti da Renato Buso. Per lui l’esordio assoluto in prima squadra è arrivato nella gara interna contro il Cagliari, a un quarto d’ora dalla fine del match. Ma non solo Camporese e Piccini sono in orbita prima squadra. Vanno ricordati anche i nomi di Federico Carraro e Haris Seferovi�. Il primo si era affacciato alla prima
squadra già nella scorsa stagione, quando alla guida della Fiorentina c’era ancora Cesare Prandelli. Lo svizzero pure. Anche se in partite non ufficiali, ma nella tournèe svoltasi a fine campionato in Canada. Ma Camporese potrebbe fungere
da apripista all’ingresso in prima squadra anche di altri baby viola, in particolare dell’esterno Acosty Maxwell, “pupillo” di Pantaleo Corvino, e dell’attaccante Pietro Iemmello, che potrebbe trovare spazio nel finale di stagione.
L’OPINIONE La “ricetta” di Gianfranco Monti per ripartire
“Rientri, acquisti e... fortuna”
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l 2010, in casa Fiorentina, si è confermato un annus horribilis proprio fino alla fine. Complici le sconfitte in cui la squadra è incappata (soprattutto quelle lontane dal Franchi) e l’eliminazione dalla Tim Cup. Un trofeo su cui tutti facevano affidamento, in quanto rappresentava una valida alternativa al campionato per l’accesso in Europa League. Almeno così la pensa Gianfranco Monti, presentatore, comico, ma soprattutto grandissimo tifoso della Fiorentina. “Sono sconsolato e abbattuto soprattutto per il fatto che stiamo buttando via una stagione. Senza la Coppa Italia perdiamo con tutta probabilità l’unica speranza di giocarci un posto in Europa”. La sfortuna, comunque, ci ha messo lo zampino. “Il percorso della Fiorentina, - continua - è stato fortemente condizionato dagli infortuni, molto spesso gravi. Jo-
vetic, Montolivo, Frey... gente che se la togli al Milan o all’Inter... avete capito, insomma. Dobbiamo aspettare e sperare, aspettare e sperare che rientrino questi personaggi qui. E se arrivasse anche un po’ di fortuna non sarebbe male”. Ma cosa si deve fare, ora, secondo Monti? “L’importante è non toccare Mihajlovic. Sta facendo quello che può, e di danni clamorosi non ne ho visti. Forse, e dico forse, ha sbagliato nel caricare l’ambiente appena arrivato. Parlava di Champions, grandi risultati. Ma poi mi domando: cosa doveva dire? Che aveva preso la Fiorentina per la salvezza? Secondo: ma chi si aspettava una Fiorentina così? Io no, certamente. Ripeto, ora dobbiamo aspettare i rientri. E poi – conclude - ci hanno promesso quei due-tre acquisti, e se il grande Pantaleo si impegna so che /C.G. non ci deluderà”.
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sport nel quartiere
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L’INIZIATIVA. Il Cai organizza corsi, sia teorici che pratici, per tutti i livelli e le età
A lezione di sci. Dietro ai banchi Carlo Marrone
In programma due incontri “preparatori” in via del Mezzetta, poi quattro
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domeniche sulle piste e una gara finale. “Vogliamo che i nostri iscritti arrivino
ul cucuzzolo della montagna, con la neve alta così… a valle noi scenderemo con ai piedi un paio di sci”, cantava negli anni Sessanta Edoardo Vianello, ritmando discese e risalite degli italiani. Ma lo sci è uno di quegli sport dove l’improvvisazione non è consigliabile, e per questo il gruppo sci del Cai (che ha da poco ricevuto un riconoscimento per i cento anni di attività in Palazzo Vecchio, e che portava i primi sciatori fiorentini a Secchieta e Vallombrosa), con il consiglio di Quartiere 2, organizza corsi di sci e snowboard per principianti e di perfezionamento a vari livelli, per bambini e adulti. Il tutto grazie alla collaborazione con i maestri della Scuola italiana Sci Freestyle del Corno alle Scale, che terranno le lezioni prevalentemente in loco, ma anche in altre località appenniniche. Il corso non è rivolto solo ai giovani, ma a tutti coloro che vogliono avvicinarsi alla montagna in veste invernale e a chi, sapendo già sciare, vuole perfezionare la tecnica sciistica acquisita, provando anche ad abbandonare le due tavole per passare allo snowboard. Nelle lezioni non saranno descritte solo le tecniche fondamentali, allo stesso tempo gli istruttori cercheranno di far apprendere al novello sciatore la corretta cultura motoria sportiva, senza tralasciare la conoscenza e la salvaguardia dell’ambiente, la sicurezza sulle piste, nel rispetto di se stessi e degli altri. Perché sui tracciati, come sulla strada, non si è soli, e un errore può causare problemi agli altri sciatori. Il presidente della sezione fiorentina del Cai, Aldo Terreni, descrive le caratteristiche del corso: le lezioni si svolgeranno nel periodo gennaio-febbraio, e si articoleranno in momenti
sulla neve già preparati. Poi potranno sbizzarrirsi…”, spiega il presidente Terreni teorici e lezioni pratiche sulla neve. Ci parli delle lezioni dietro ai banchi. Saranno due incontri, il 21 e 28 gennaio, che si terranno nella sede del Cai in via del Mezzetta la sera dopo cena. Dopo la presentazione del corso e un breve accenno alla storia del Cai, si parlerà dell’evoluzione sia sportiva che culturale dello sci, poi passeremo ai dettagli più tecnici come l’abbigliamento, la sicurezza sulle piste e, infine, la meteorologia. Vogliamo che i nostri iscritti arrivino sulla neve già preparati! E quando si potranno mettere in atto le nozioni acquisite in classe? Per quattro domeniche consecutive (dal 23 gennaio al 20 febbraio), più un weekend (26/27 febbraio) nel quale ci sarà l’abituale gara di fine corso, gli alunni potranno sbizzarrirsi sulle piste… ad alcuni verranno a noia gli scarponi. Parliamo un po’ delle condizioni dei corsi. Allora, la quota d’iscrizione è di 360 euro per gli adulti e 300 per i minorenni. La quota comprende: la tessera Cai e quella Fisi, comprensiva di assicurazione infortuni e responsabilità civile, e la Sci-Cai. Inoltre: cinque viaggi in pullman, sei lezioni da due ore e un giorno di mezza pensione al Corno alle Scale… più di questo non potevamo fare. Fino a quando sono aperte le iscrizioni? Fino al 20 gennaio, al Cai Sezione di Firenze e Cai Sottosezione di Scandicci. Per informazioni si può telefonare ai numeri 055.2767834/836/830 o 055.6120467.
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ABETONE. Ripartita la stagione, tra novità e grandi appuntamenti
Un inverno tutto da sciare Simone Spadaro
RUGBY. Parla Tino Paoletti, 125 kg di forza
Il “ragazzone” di San Frediano è tornato. E pensa in grande
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hi si trovava a camminare per Borgo di San Frediano all’inizio degli anni ‘90 si trovava di fronte a un “ragazzone” con il viso buono. Il commento delle persone era soltanto uno: “Io, in ogni caso, non lo farei arrabbiare...”. Poi quel ragazzo è cresciuto diventando un campione di rugby. E che campione. Tino Paoletti, nato a Firenze 33 anni fa, 125 kg di forza, pilone destro. Rientra nella squadra dove è nato rugbisticamente dopo importanti esperienze ad alto livello. 17 presenze con la Nazionale, tra cui la vittoria sulla Scozia nel Sei Nazioni, uno storico successo per gli Azzurri. Nella sua carriera ha collezionato varie stagioni nei campionati francese e inglese e nella Top Ten italiana. Dal 2010 è tornato a difendere i colori della nostra città. Tino Paoletti ha vinto praticamente
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untuale come ogni anno è ripartita la stagione dell’Abetone, la “montagna dei fiorentini”. Molte le novità per questa stagione invernale, con molte promozioni per soggiornare e sciare sul nostro Appennino ma anche occasioni per poter assistere a gare di grande rilievo, come la Coppa Europa femminile e il consueto “Pinocchio sugli sci”. “Il Consorzio Abetone Multipass – spiega il presidente Guarnieri – per venire incontro agli sciatori in una situazione economica che sappiano non facile ha confermato i prezzi bloccati anche quest’anno per gli skipass feriali. Molte sono poi le novità per le famiglie. Da quest’anno, infatti, sono considerati bambini gli sciatori fino ai 14 anni di età, invece che fino ai 10 delle passate stagioni. Tra le altre novità – aggiunge - anche la possibilità, per i bambini sotto gli 8 anni, di ricevere un pass plurigiornaliero omaggio se accompagnati da un familiare che acquisti un biglietto analogo della durata compresa fra i 3 e i 7 giorni”. Tra gli altri aspetti significativi, Guarnieri ha ricordato l’ulteriore potenziamento dell’innevamento programmato e il progetto pilota nel campo delle comunicazioni, realizzato grazie alla collaborazione con Selex Communications di Firenze. “Un’ulteriore conferma – dice il presidente Guarnieri – del rapporto tra l’Abetone e il capoluogo toscano”. Grazie a Selex Communications l’intero comprensorio sarà colle-
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gato in una rete di cui beneficeranno gli addetti alla sicurezza in pista, che potranno garantire interventi ancora più rapidi ed efficienti. Anche gli operatori saranno collegati con il sistema, e questo permetterà maggiore efficienza ma anche un accurato controllo in caso di lavoro notturno, per la produzione della neve o la battitura delle piste. In fatto di ricettività si sta lavorando affinché si arrivi in breve tempo ad aumentare di almeno 300-350 i posti letto negli alberghi. Non siamo sulle Alpi, ma l’Abetone vuol diventare sempre più un’alternativa alle più importanti località dolomitiche. Tra gli appuntamenti
agonistici spicca il ritorno della Coppa Foemina, ovvero la Coppa Europa femminile, che si svolgerà il 14 e 15 febbraio con gare di gigante il primo giorno e slalom il secondo. Una gara con una lunga storia: dalla fine degli anni ‘40 fino al 1969 l’Abetone ospitò gare di Coppa del Mondo femminile, alle quali ha partecipato anche Celina Seghi. Dagli anni ’80 l’Abetone ospita la Coppa Europa, e quella del 2011 è la ventitreesima edizione. Sono poi previsti i Campionati italiani aspiranti il 15 e 16 marzo e la XXIX edizione del Pinocchio sugli Sci, dal 28 marzo al 2 aprile.
Eravamo una banda di amici. Ora si sta cercando di arrivare al professionismo tutto, cosa gli manca? Uno scudetto, magari a Firenze, e un Mondiale... Com’è cambiato il Firenze Rugby? Giocavamo in serie B, eravamo una “banda” di amici, ora si sta cercando di arrivare al professionismo. Direi che è cambiato radicalmente. E com’è cambiato Tino? Sono molto più vecchio (sorride, ndr)
tino Paoletti
e sportivamente ho più esperienza: giocare con dei campioni del Mondo ti arricchisce e ti dà ancora più sicurezza nei tuoi mezzi. Ti sei riambientato subito? All’inizio facevo arrabbiare i miei compagni perché, quando sono in campo, mi si “tappa la vena”, poi ho imparato a stare più calmo io e loro hanno capito che abbaio ma non mordo. È arrivata anche una bella meta con il Brescia… Ho fatto solo l’ultimo metro, la meta è frutto di una grande azione di squadra, ma è stata fatta il giorno del mio compleanno, quindi ha un sapore speciale! Nota stonata, un inizio difficile... È vero, abbiamo avuto troppi alti e bassi. I giocatori sono bravi, lo staff è preparato, è mancata solo l’amalgama giusta per spiccare il volo. Al “Padovani” abbiamo trovato sempre una spinta in più: quella spinta la dobbiamo avere /L.M. sempre.
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IERI E OGGI. Importante ricorrenza per la società che, con la Libertas, ha dato vita alla Fiorentina
Club Sportivo, 140 di questi anni Carlo Marrone
calcio. “Centoquaranta anni di storia pieni zeppi di campioni – continua Nardella – in varie discipline, ma anche spesso di volontari lontani dalle luci della ribalta che hanno fatto grande il ‘clubbe’”. Eugenio Giani, presidente del Coni Provinciale, tra le tante belle parole spese si limita a dichiarare: “Il Club Sportivo non è una società come le altre, ma uno spicchio importante della storia sportiva di Firenze”. Ora il Club Sportivo è calcio con tanti bambini che praticano questa attività, tennis, tamburello, ciclismo e ginnastica. Quasi tutte le attività giocate ad altissimo livello come all’inizio del 1900. Nel 1899 il ciclismo su pista (una delle prime attività del Club) cadde in declino a favore delle corse su strada, e il Velodromo delle Cascine, così era chiamato già all’epoca, rimase in disuso fino al 1903, anno della fusione con l’altra società, il Club Sportivo Ardire che, nato nel 1900, organizzò in tre anni le più importanti corse ciclistiche fiorentine. Ed eccoci quindi al Club Sportivo Firenze, che adottò una divisa di gara candida con lo stemma del giglio fiorentino e divenne subito una polisportiva impegnata nel tradizionale “velocipedismo”, nel motociclismo, nella scherma, nel podismo e, negli anni successivi, nel calcio, nel tamburello, nella palla al cesto e nella boxe. Insomma: buon compleanno Club Sportivo!
“C
entoquaranta anni: un traguardo importante”: ecco le parole del vicesindaco Dario Dardella per celebrare il Club Sportivo, “una società ricca storia, gioie e delusioni, vittorie e sconfitte, fatica e sudore, personaggi e aneddoti”. La seconda società della città, quella che insieme alla Libertas ha fatto nascere la Fiorentina. In realtà, inizialmente - intorno al 1870 - il Club Sportivo nacque come una società di velocipedi (una sorta di biciclette), poi crebbe una vera e propria polisportiva, tra cui il calcio. Ma per arrivare alla maglia viola quanta fatica. Nell’anniversario del Club è da ricordare che fu il marchese Luigi Ridolfi Vay da Verrazzano a creare la Fiorentina che, per un giorno, fece Firenze né guelfa né ghibellina. La lunga rivalità delle due maggiori compagini calcistiche non permetteva di trovare un accordo. Ridolfi era capitato al momento giusto nel posto giusto, anche se la nascita della Fiorentina non era affatto scontata. Grazie alla rigorosa opera prestata da Luigi Ridolfi, vennero soffocate le interminabili polemiche al vetriolo sorte tra i vecchi soci. L’accordo di pace pervenne in virtù della costituzione di un consiglio direttivo paritetico, formato da cinque membri per parte. Quindi, dopo gli sforzi di mediazione operati dal nostro uomo presso le autorità comunali, il 3 settembre “La Nazione” riportò la seguente notizia: “Sembra che l’Amministrazione comunale abbia dato ai rappresentanti della Associazione Fiorentina del calcio assicurazioni tali che valgono a dissipare ogni dubbio sulle sorti della costituenda società”. In conclusione è anche grazie al Club, al suo impianto, che esiste la Fiorentina. Ma, come detto, il Club non è solo
PALLANUOTO. Sembrava ridimensionata, ma la squadra di De Magistris continua a stupire
Firenze c’è. Anche senza le sue (ex) stelle
C’
è una Fiorentina che ha dovuto rivedere i propri obiettivi e il proprio organico, dopo che sembrava aver rinunciato a sperare sia nel campionato che nella Coppa Campioni. Non è stato così. Merito del suo allenatore, Gianni De Magistris, uno degli atleti simbolo di Firenze che, più di tutti, non ci stava ad affondare. La Fiorentina composta da Harachem, Biancardi, Recupero, Masi (nella foto), Lapi, Giachi, Lavorini, Mila De Magistris, Verde, Corrizzato, Casanova (e con l’innesto di alcune giovani) sta facendo miracoli. Senza le stelle Gigli e Dravucz la squadra sembrava ridimensionata. Ma sulla carta non si fanno i risultati. Inizialmente era quasi impossibile credere di
IL PERSONAGGIO. Rimasto in carrozzina, non si è arreso
Le sfide vinte di Fabrizio Caselli
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l mondo, per Fabrizio Caselli, non si è fermato mai un momento. C’è chi vede il cielo sempre blu, c’è chi sa apprezzare le piccole cose. C’è chi è un campione. C’è chi va veloce solo con le gambe, c’è chi per correre usa tanta voglia di vivere e una bici. Fabrizio Caselli, 42 anni, nella categoria MH4 (GS Unità Spinale Firenze) è uno degli atleti più forti d’Italia, forse del mondo. Rimasto in carrozzina dieci anni fa, non si è mai arreso: ha una famiglia (la moglie Barbara e due figli) e una parete piena di titoli. Molti dei quali vinti dopo l’incidente avvenuto mentre svolgeva un’immersione subacquea. Fabrizio, c’è qualcosa che cambieresti negli ultimi anni? La caduta all’ultimo Giro d’Italia, quella maglia rosa sfuggita per un soffio, per una caduta: ero in testa fino alla fine. Così è lo sport. Sport che è la tua passione. È vero, sto pensando già al futuro: ho vinto tanto, ma voglio continuare a tagliare il traguardo per primo. Qualche titolo Italiano non mi ha fatto passare la voglia di vincere a livello agonistico. Che sensazione hai provato a correre insieme ad Alex Zanardi la Firenze Marathon? Siamo due atleti che non hanno mai
FabriZio caselli
smesso di credere nello sport e nella vita. Da quest’anno correrai per un team per “normodotati”? Sì, correrò per la “Strana Officina” della Rufina, obbligatorio ricambiare la fiducia! Sei sempre sorridente, ti ha tolto molto la vita? Ho una moglie meravigliosa, due figli bellissimi e continuo a praticare sport a livello agonistico: in realtà sono felice. Altri progetti? Forse partecipare alle gare di Adaptive Rowing, il canottaggio per disabili, mi sono informato: è un’altra affascinante /L.M. sfida… da vincere!
competere con l’avversaria di sempre, l’Orizzonte Catania, poi la piscina ha dato il suo verdetto: Firenze c’è, la Fiorentina idem. Mila De Magistris, Masi, Lapi e tutte le “mele green” cresciute insieme alle ragazze che hanno dovuto lasciare la squadra per motivi di bilancio hanno ereditato uno scettro che non si sono fatte scappare. Sono loro le regine dell’acqua. Forse la partita della svolta è stata contro Imperia, squadra che è scesa in acqua alla Nannini per vincere ma che, invece, si è ritrovata a fine partita con le ossa rotte da un grande terzo parziale delle fiorentine. Roba da non credere, un sogno che si chiama Fiorentina. E che inizia vera/L.M. mente a fare la storia.
LA RUBRICA DELL'AVVOCATO A CURA DI GUGLIELMO MOSSUTO Avvocato in Firenze
LA FEDELTA’ CONIUGALE Marito e moglie hanno l’obbligo reciproco della fedeltà. Lo stabilisce l’art.143 del codice civile quando disciplina gli obblighi nascenti dal matrimonio. L’infedeltà coniugale è una violazione particolarmente grave del vincolo matrimoniale per la morale, ma soprattutto per il diritto e determina, nel 100% dei casi, l’intollerabilità della prosecuzione della convivenza. L’infedeltà coniugale, quindi, costituendo una regola di condotta imperativa, è una circostanza sufficiente a giustificare l’addebito della separazione al coniuge responsabile, sempre che quella infedeltà sia la causa sola e principale della crisi coniugale. Quest’ultima condizione, nel corso dell’eventuale giudizio di separazione, è oggetto di un accertamento particolarmente rigoroso da parte del giudice; accertamento che necessariamente comporta una valutazione complessiva del comportamento di entrambi i coniugi. Vi chiederete allora quando si considera violata la fedeltà coniugale. La giurisprudenza maggioritaria interpreta il relativo obbligo non nei termini negativi di astensione da rapporti sessuali con terzi, bensì nei limiti positivi della reciproca dedizione fisica e spirituale tra coniugi. Dunque, affinché possa dirsi violato l’obbligo di fedeltà è sufficiente che il coniuge responsabile abbia intrattenuto rapporti con un’altra persona che, secondo la valutazione sociale, siano intollerabilmente lesivi dell’esclusività del vincolo matrimoniale. Che cosa vuol dire tutto questo? Quando viene lesa questa esclusività?
La Cassazione da sempre ritiene che la relazione del coniuge con un estraneo che dia luogo a plausibili sospetti di infedeltà, sebbene non si sostanzi nell’adulterio, offende l’onore e la dignità dell’altro coniuge. Dunque, anche la semplice apparenza di infedeltà può costituire un motivo valido per chiedere la separazione e la sua addebitabilità al coniuge che ne è responsabile. Recentissimamente, con una sentenza dell’8 novembre (n.22677/2010) la Corte di Cassazione ha inflitto l’affondo finale interpretando la rilevanza dell’obbligo di fedeltà, ancora una volta, in maniera particolarmente rigorosa. La Corte, nel respingere il ricorso, ha confermato la sentenza con cui la Corte di Appello di Bologna dichiarava l’efficacia della sentenza di nullità del matrimonio emessa dal Tribunale ecclesiastico in virtù dell’accertata esclusione da parte della moglie dell’obbligo di fedeltà. Obbligo che nel codice canonico è uno dei c.d. bona matrimonii. Ebbene, con questa sentenza la Suprema Corte, in coerenza con la tesi dell’apparenza ostentata, ha ritenuto nullo il matrimonio per il solo fatto che la moglie aveva palesato al marito di non ritenere importante la fedeltà, nonostante che non avesse mai frequentato altri uomini. Per tale via e solo per aver teorizzato o ipotizzato la propria infedeltà nei confronti del marito, la moglie può perdere il diritto all’eventuale assegno di mantenimento. L’ostentata apparenza può sembrare un eccesso interpretativo, in realtà con essa la Corte di legittimità intende tutelare i valori dell’onore e della dignità personale del coniuge oltraggiato che possono essere offesi anche dalla sola parvenza del tradimento.
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LA PRECISAZIONE/1. TABERNACOLI, PARLA IL COMITATO Spett. redazione de “Il Reporter”, in relazione alla lettera a firma Dr Alan Pascuzzi, pubblicata nel numero di novembre della rivista, si ritiene necessario precisare quanto segue. Il Comitato per il decoro e il restauro dei tabernacoli, sorto nell’ambito dell’associazione Amici dei Musei, svolge da anni attività di consulenza per i proprietari di tabernacoli e di ricerca di finanziamenti per il loro restauro, in stretto rapporto con le Soprintendenze, il Comune e l’Opificio delle Pietre Dure per quanto riguarda gli aspetti tecnico-scientifici relativi alla conservazione, al restauro, alla sicurezza nonché all’inserimento di nuove opere d’arte nelle edicole a tutt’oggi vuote (nelle quali non sia rintracciabile l’opera originariamente presente). In tale contesto ha anche preventivamente esaminato le proposte avanzate dal Dr. Alan Pascuzzi relative a tre edicole vuote del centro storico di Firenze, trasmettendo alla Soprintendenza competente i progetti consegnati dall’autore. A seguito di contatti con i proprietari delle edicole (che devono dare i loro assenso all’inserimento di nuove opere nei tabernacoli di loro proprietà) e di esame delle proposte, la Soprintendenza, nell’ambito delle competenze di legge, ha dato parere favorevole alla realizzazione di uno solo dei tre progetti, che è stato regolarmente eseguito, e non agli altri due, giudicati non compatibili con le caratteristiche storiche dei tabernacoli indicati. Quanto sopra si comunica per doverosa informazione sui fatti avvenuti. Comitato per il Restauro e il Decoro dei Tabernacoli LA PRECISAZIONE/2. A PROPOSITO DEGLI EX MACELLI DI FIESOLE Gentile direttore, a proposito dell’articolo “Ex Macelli: tra critiche e plausi al nuovo che avanza” di Ilaria Esposito, apparso a pag. 2 del
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Gennaio 2011
numero scorso de “il Reporter”, mi corre l’obbligo, poiché sono parte in causa, di fare alcune precisazioni che la pregherei di pubblicare. Faccio notare che la gentile giornalista, mandata da lei, è venuta a intervistarmi, o comunque a fare una lunga, e sottolineo lunga, chiacchierata, nella quale ho espresso alcune considerazioni critiche nonché argomentate sull’operato dell’Amministrazione comunale di Fiesole. Non pretendo che lei sia d’accordo con me, ma, quando ci siamo sentiti, lei concordava almeno sul fatto che dovessimo far parlare tutti, anche chi non è proprio allineato; citando, ad esemplificazione, Voltaire, Santoro, Oscar Wilde fino a Saviano. Trovo quindi inopportuno aver estrapolato e pubblicato solo alcune frasi incomprensibili e che non rendono assolutamente l’idea di quello che ho detto e sostenuto. Altro fatto del tutto inadeguato è il titolo, assolutamente fuori luogo e forviante, ma soprattutto è cosa non veritiera aver messo il tutto pardon, il poco, sotto la voce “IL DIBATTITO”. Quando mai? La mia, se proprio non vuole chiamarla intervista, è stata una chiacchierata “vis à vis” con la giornalista, ma non certo un dibattito. Una nota frase attribuita a Giulio Andreotti recitava, più o meno: “A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”!!! Grazie dell’attenzione e cordiali saluti Paolo della Bella LA RISPOSTA/1. AUTOBUS IN VIA DI BELGIOIOSO, “LAMENTELE PRIVE DI FONDAMENTO” Spett.le Il Reporter, vorrei rispondere alla lettera degli abitanti di via di Belgioioso pubblicata nel numero di dicembre. Le lamentele esposte nella lettera mi sembrano prive di validi elementi e dettate solo dalla rabbia di vedersi togliere quell’atmosfera di oasi pacifica di cui hanno goduto finora. A quanto segnalato dal sig. Giannelli rispondo quanto segue: 1) l’inquinamento acustico ed atmosferico sono presenti ovunque in città e non è certo sbagliato ridurlo laddove vi è un maggior traffico di mezzi privati spostando i tracciati di quelli pubblici; 2) non è chiaro perché si debba ritenere più importante la qualità della vita degli abitanti di via di Belgioso rispetto a quella di chi risiede - per esempio - in via Centostelle; 3) il posizionamento di una fermata è certo preferibile in una strada meno frequentata in quanto l’area gialla riservata ad Ataf non sarà così ostruita dalle auto in sosta (come succede ormai dappertutto) e la stessa sosta dell’autobus non sarà di intralcio al deflusso delle auto in vie più transitate; 4) i problemi creati alle manovre di entrata ai parcheggi privati poi non sembrano così gravi. Invito i signori di via di Belgioso a visitare il caos creato dallo sciagurato capolinea 6 e fermata 3 di via Novelli; qui il rumore è creato dai bus che sostano a motore acceso per minuti e minuti, dal clacson delle auto che non riescono a scorrere perché bloccati da 2 autobus in sosta perché a loro volta sono
ostacolati da chi sosta in doppia fila o negli spazi Ataf. Per non parlare dei disagi degli utenti del servizio pubblico di trasporto che devono scendere o salire dai bus in mezzo alla carreggiata per gli stessi problemi appena elencati. Comune, Provincia, presidente Ataf, difensore civico ed Arpat non sono intervenuti nonostante numerose segnalazioni, mi stupirei se lo facessero per le lamentele di via di Belgioioso! Comunque basterebbe che la Polizia Municipale fosse più presente per le strade delle periferie, invece di pensare solo a ZTL e ZCS, e che fossero gli autisti Ataf a segnalare prontamente gli eventuali disagi presenti lungo tragitti e fermate, ma loro si preoccupano solo di scioperare per questioni riguardanti il proprio stipendio. Cordialmente Cristiano B.M. LA RISPOSTA/2. “MA PERETOLA TREMA OGNI 3 MINUTI”, SOLUZIONI E PROBLEMI Gentile Redazione, ho sotto gli occhi l’articolo di S.K., a pag.6 di Reporter Q5 di novembre, con il titolo in oggetto. E così si continua a sostenere la validità della pista dell’Aeroporto parallela all’A11, per liberare Peretola, Le Piagge, Brozzi e Quaracchi dall’inquinamento acustico, e non solo, connesso con l’attuale percorso di atterraggio. Ma, ancora una volta, non si considera che, se si ruota la pista, ci sarà qualcun altro che si ritroverà gli aerei sulla testa. E chi è il “qualcun altro”, se non gli abitanti di Novoli, oltre che sempre di Peretola? Basta osservare bene una qualsiasi mappa di Firenze, per rendersi conto che il “cono di manovra” degli aerei, con la nuova ipotesi, si trasferirebbe, ad est, sugli abitati serviti da Via di Novoli e Viale Guidoni, ben più popolati delle aree ora in crisi. I dati dell’Ufficio Statistica del Comune ci dicono che gli abitanti del Quartiere 5, a fine ottobre scorso, erano 106.210. Di questi, si può calcolare che circa 10.000 possono essere quelli residenti nell’attuale traiettoria degli aerei. Quelli sulla nuova potranno essere non meno di 30.000, con l’aggravante della presenza, sull’area, di edifici di maggiore impatto in altezza, a cominciare dal Palazzo di Giustizia. E l’aggravio maggiore continuerà a interessare il nostro Quartiere, ma non solo: si faranno sentire, a quel punto, gli abitanti del Q.1 (Piazza Puccini e dintorni), che si troveranno sulla stessa linea di manovra, più ad est. Un periodico, che si occupa della nostra Circoscrizione, non può considerare gli argomenti solo con una visuale parziale, ma deve raccontare il pro e il contro di ogni operazione che lo riguardi; altrimenti si trasforma nel giornalino di una certa zona, che niente ha a che fare con l’intero territorio da gestire. E non si ritiri fuori, per favore, l’idea della “pista obliqua”, da nord-est a sud-ovest: si prenderebbe in pieno la zona ospedaliera di Careggi (sempre Q.5). Continuo a sostenere che occorrono soluzioni ben studiate, particolarmente sotto l’aspetto urbanistico-aeronautico (venti prevalenti, in particolare), per non continuare a sognare. Il tutto, poi, nella convinzio-
ne che, se la Pista deve restare, si devono più che altro ottenere parametri di sicurezza idonei, per chi usa gli aerei e per la popolazione sottostante. E’ quindi decisamente fuori luogo parlare, come fa S.K., che riporta le stime di Confindustria, “di incrementare il numero dei passeggeri da 1,8 a 3,3 milioni l’anno”! Non è questo che deve cercare Firenze! Ho già sottoposto all’Amm.ne Com.le di Firenze, oltre che a quelle di Sesto e Campi e alla Regione, una mia banale idea: interrare la Fi-Mare nell’ultimo chilometro (si innesterà così sulla viabilità cittadina a quota diversa, risolvendo così il problema delle code in uscita) e prolungarvi, sopra, verso sud, l’attuale pista. Si potrebbe ottenere un allungamento di circa 200 metri, ottenendo realmente risultati di maggior sicurezza, mantenendo peraltro l’attuale tipologia degli aeromobili. Vi ringrazio dell’attenzione e Vi invio cordiali saluti. Tullio Buliani – Firenze – Q.5 LA RISPOSTA/3. ELOGIO DELLA TRAMVIA, “PERCHÈ NON SONO D’ACCORDO” Sig. Degl’ Innocenti, probabilmente essendo di Scandicci non ha ben chiaro dove rimane San Jacopino. Il quartiere non è distante da Porta al Prato, in dieci minuti, camminando con calma, ci si arriva, perciò se il viale Belfiore (per intenderci quello che poi porta anche al Ponte alla Vittoria) è intasato dalle auto, blocca pure il viale Redi, gli automobilisti che devono girare in via G. Monaco, poi di conseguenza le altre arterie che confluiscono in questo viale. Perciò passando spesso da dove passa la tramvia, per vari motivi non nelle ore di punta, cioè quando la gente entra o esce dal lavoro, non la vedo mai piena, se vuole le faccio delle foto di tutte le volte che la tramvia passa, sia per la stazione che per Scandicci, e così può vederle. Cordialmente. GHIACCIO MA NON SOLO, I PROBLEMI DI VIA FAENZA Il Centro Socio Culturale il Fuligno via Faenza 52 Firenze lancia il suo grido di protesta contro chi non ha preso provvedimenti sul problema ghiaccio, vedi via Marco Minghetti e dintorni. In via Faenza abbiamo dovuto buttare il sale comprato dal pizzicagnolo per non fare cadere i nostri anziani. Via Faenza rimane, e ora lo è di più, una delle vergogne di Firenze, la strada anche senza ghiaccio è impraticabile (tratto che va da via Nazionale a piazza del Crocifisso). Tutto il contorno è stato dimenticato come è stata dimenticata la zona di Rifredi e tante altre strade. Dopo la bufala degli alberi davanti ai centri anziani ancora non si vuole fare chiarezza sulla gestione passata dei medesimi, siamo stati derubati di spazi, finanziamenti, alimenti, mai il Comune ci ha consegnato l’elenco degli anziani bisognosi. Gli anziani vogliono chiarezza e verità sulle associazioni che dicono di fare per gli anziani e invece fanno per sé. Chiarezza sul Fuligno, Bigallo, San Silvestro, il Quercione, ecc. Speriamo che la candida neve pulisca le coscienze e che questo Natale non sia commerciale ma religioso e si vada a tutelare in tutti i
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invia la tua segnalazione alla nostra redazione redazione@ilreporter.it VIALE SANZIO E I “PIRATI DEL MARCIAPIEDE” Abito sul Viale Raffaello Sanzio e mi capita di vedere spesso persone alla guida di moto e scooter che passano sfrecciando sul marciapiede di fronte ai portoni incuranti del pericolo che possono causare ai pedoni o ai residenti che escono dalle loro abitazioni. Questo si verifica nei momenti in cui il traffico rallenta o addirittura si blocca: nelle ore di punta o quando si forma il serpente di auto verso la Fortezza o lo stadio Franchi. Mi è capitato più di una volta di uscire e di trovarmi quasi investito da uno scooterista o motociclista; come se fossi uscito direttamente nella strada invece che sul marciapiede, senza ricevere (ovviamente!) neanche un gesto di scuse dal “pirata del marciapiede”. Giorni fa sono stato addirittura insultato da uno scooterista perché gli ho fatto cenno di scendere; l’individuo “impunito” (come si dice in gergo romanesco) in questione ha quasi minacciato di mettermi le mani addosso: quasi gli avessi fatto un torto! Oltre a ciò, quello che mi sembra più incredibile è l’atteggiamento di indifferenza dei vicini di casa che magari escono con carrozzine o bambini in collo, quasi si fossero abituati, addirittura “assuefatti” alla “normalità” della cosa. E’ veramente triste vedere i passanti ormai quasi totalmente anestetizzati a questo tipo di ordinaria follia. A parte essere un atto di grande inciviltà e mancanza di rispetto verso i pedoni (come se non bastasse già fare lo slalom fra le gambe di pedoni e turisti o sostare sulle strisce pedonali ai semafori!), questa nuova forma di arroganza e prepotenza dei motociclisti costituisce un vero pericolo per chi transita a piedi sui marciapiedi o esce tranquillo dal portone di casa. Dovete intervenire per la salvaguardia e la protezione dei cittadini che non hanno intenzione di veder scambiare il marciapiede sotto casa per la corsia di sorpasso sull’autostrada! Come suggerimento proporrei innanzitutto di mettere dei cartelli che ricordino il divieto di transito ai veicoli a motore sui marciapiedi imposto dal Codice della Strada. Ma soprattutto proporrei di installare delle telecamere in punti nevralgici (vedi Piazza Pier Vettori in direzione del Viale Sanzio-Aleardi ad esempio) allo scopo di cogliere sul fatto questi comportamenti così “barbarici”. Infatti, per questi cittadini con così scarso senso urbano, l’unico deterrente può essere la paura di venire ripresi e multati. E in quanto a multe, vi garantisco che il Comune ne farebbe davvero moltissime. Consiglierei di intervenire immediatamente, prima che, come al solito, questa situazione incivile e barbarica possa mettere in pericolo seriamente l’incolumità di pedoni e residenti. In altre parole, prima che, come purtroppo succede spesso nel nostro paese, ci scappi il ferito o peggio il morto! Cordiali Saluti, Prof. Andrea Pellizzari (...ciclista e motociclista lui stesso!)
Gentile professor Pellizzari, quello cui lei si riferisce è in effetti un fenomeno che capita di vedere troppo spesso lungo le strade, o per meglio dire lungo i marciapiedi, di Firenze. E non c’è bisogno di aggiungere che il traffico e le code, per quanto lunghe in certe zone e a certe ore possano essere, non giustificano in nessun modo un comportamento che, come da lei sottolineato, mette in pericolo l’incolumità delle persone che camminano sui marciapiedi, e che proprio sui marciapiedi dovrebbero essere del tutto al sicuro. Rispetto alle soluzioni da lei proposte per cercare di arginare questo fenomeno, la sistemazione di cartelli per ricordare il divieto di transito ai mezzi a motore sui marciapiedi dovrebbe essere del tutto inutile, nel senso che questo divieto dovrebbe essere non soltanto conosciuto, ma rispettato da tutti senza bisogno di alcun cartello, mentre l’installazione di telecamere porta sempre con sé varie discussioni, a partire da quella sulla privacy. Utili, come è ovvio, potrebbero semmai essere controlli (con conseguenti multe) da parte della polizia municipale, ma anche in questo caso torna valido il discorso già fatto in passato per situazioni analoghe, ovvero che i vigili, pur con tutta la buona volontà del caso, non possono essere ovunque simultaneamente. E sinceramente dispiace di dover anche solo pensare di ricorrere a questi o simili mezzi per disincentivare un comportamento che, per rispetto del codice della strada ma anche e più semplicemente per senso civico, non dovremmo mai vedere in città. Da parte nostra la ringraziamo per aver portato all’attenzione l’argomento, e rinnoviamo il nostro appello a scooteristi e motociclisti perché, quando si trovano nel bel mezzo di un ingorgo, prima di farsi “allettare” da certe (proibite, ma soprattutto pericolose) scorciatoie, pensino alla sicurezza dei cittadini piuttosto che cercare di liberarsi il prima possibile dal traffico. Per non dover adottare soluzioni più drastiche dopo l’incidente di turno. Matteo Francini
sensi chi fa attività sociale nel vero senso della parola. L’impegno del Centro Socio Culturale il Fuligno è dimostrabile su carta. Andrea Bagnai ELLERA CAMBIA VOLTO, “ECCO COSA NE PENSO” Dopo aver letto l’articolo su Reporter non ho resistito a rispondere alla giornalista che l’ha scritto ed anche all’assessore Cocchi. Sono nata ad Ellera, dove ho vissuto la mia infanzia ed adolescenza, e adesso abito a Compiobbi da circa 10 anni, quindi credo di aver maturato un’esperienza sufficiente sul territorio per dare un giudizio di merito sulle informazioni riportate. Negli ultimi 15 anni abbiamo assistito ad un incremento costante delle abitazioni a fronte di una progressiva e continua riduzione dei servizi sul territorio, soprattutto in termine di trasporti pubblici e assistenza sanitaria, associate ad un orario di apertura di negozi, come la Coop, assolutamente discutibili. Ellera, Compiobbi, come del resto i paesi limitrofi, sono diventati nel tempo paesi dormitorio da cui la gente va via la mattina per tornare la sera giusto per la cena e il meritato riposo, e non ci vogliono tanti studi per confutare questo dato, basta vedere l’intensità del traffico sulla via Aretina dalle 7 alle 9 la mattina e dalle 6 alle 8 la sera. Questo incremento del numero di unità abitative, costruite per altro in posti assai discutibili (Sambre alle pendici della collina, Compiobbi, tra le rive dell’Arno e la via Aretina) non mi sembrano rispecchiare un gran miglioramento del territorio, se non per il fatto che le nostre case oggi sono valutate quanto le case in città. In ultimo mi disgusta il fatto che si parli di appartamenti ricavati dalla ristrutturazione del vecchio corpo della fabbrica; quando niente è rimasto di quei muri, nemmeno una pietra. Se ci fosse stato davvero il recupero architettonico, di cui l’assessore va orgoglioso, avremmo avuto appartamenti all’avanguardia, non formicai; un vero esperimento di recupero architettonico di ex aree industriali. Ellera oggi è una frazione vitale, con spazi pubblici e verde sufficiente in cui sono cresciuta insieme a tanti altri ragazzi della mia generazione con gioia e serenità, non è una piazza “finta”, né un parcheggio nuovo che saranno in grado di dare anima ad un paese, è la gente che lo abita, quella che condivide gli spazi esistenti e si impegna per il suo recupero, quella che con il volontariato tiene aperto un centro di aggregazione come il Circolo che offre servizi e motivi di incontro a grandi e piccini. Tenetevi quindi i vostri progetti faraonici di edilizia formicaio e non rovinate ciò che di buono ancora c’è. Valentina Giuliani IL CAR POOLING E LO “SCONTRO” GENERAZIONALE Ho letto a pag. 7 del Il Reporter del 1 Dicembre 2010 l’articolo riguardante “Car pooling” di Reggello e avrei da dire qualcosa. Con tutto il rispetto al promotore dell’iniziativa cui va il mio elogio per l’intuito, va subito osservato che l’argomento tratta di cosa pub-
blica, e la questione così come è stata impostata mi sembra cosa riservata, mi spiego, per poter aderire all’iniziativa si deve possedere un computer collegato in rete, possibilmente a banda larga, saper navigare ed avere una iscrizione a facebook, saper navigare in internet conoscere il sito youtrip.it oltre ad aver capito il significato di “Car pooling”. Il che la dice lunga sulla ristretta cerchia a cui si rivolge, difficilmente si raggiunge un cinquantenne. Purtroppo siamo di fronte allo stessa atavica incomprensione fra generazioni, perché i giovani si organizzano in proprio con quello che hanno costruito con la esigua esperienza maturata nella loro giovane età, non tenendo conto di tutto ciò che si è ottenuto, a suon di enormi sacrifici nella generazione precedente. Sono più di 50 anni che la mia generazione promuove tramite tutti gli enti a tutti i livelli, intendo, comunale, provinciale, regionale e statale, e incentiva i trasporti pubblici senza successo, perché in questi anni si sono privilegiati i trasporti privati a scapito di quelli pubblici. Trascurando gli effetti negativi di tutto ciò, quali l’inquinamento, i problemi legati al traffico, ai parcheggi e via dicendo. Quindi limitare con qualsiasi iniziativa l’utilizzo dell’auto privata è ammirevole ma, secondo me, è “la scoperta dell’acqua calda”, visto che iniziative e incentivi precedenti prevedevano di lasciare in garage l’auto privata. Semmai una cosa va detta a vantaggio del Car Pooling ed è il fatto che il servizio pubblico non sempre riesce a soddisfare le esigenze di tutti, ma questo non può che essere attribuito allo scarso utilizzo dello stesso, e quindi la mancanza di considerazioni atte alla modifica ed il miglioramento dello stesso. Non me ne voglia l’amico che ha pubblicato l’articolo. Eraldo FIGLINE E LA CURA DELLE SCUOLE Gentile redazione, tempo fa ho scritto qualche rigo per far notare la criticità dell’utilizzo della nuova passerella sull’Arno tra Figline e il Matassino e della pericolosità delle rotatorie cittadine, ma, nonostante la dichiarazione del sindaco, sicuramente non sollecitato dalle mie righe, e l’articolo comparso sulla Nazione, nulla cambia per quanto riguarda la sicurezza dei cittadini nell’uso quotidiano delle strade del nostro paese. Peraltro, girando per Figline vorrei fare notare il grave stato di manutenzione dei resede prospicienti alcune scuole, in particolare la Vasari e la succursale ex Inapli, non capisco perché edifici piuttosto nuovi o rinnovati e importanti, siano così poco curati, ma che fanno i responsabili?? Non vedono il degrado?? Non credo che occorrano risorse astronomiche per tenere un po’ pulito e in ordine, basta volontà e buon senso. La cura delle nostre scuole è una delle visibilità di Figline e dei suoi cittadini verso il Valdarno e la provincia.... gli spot televisivi lasciano il tempo che trovano! Saluti Piero P.
segnalazioni a redazione@ilreporter.it
Concerti Recital di Franco Califano 15 gennaio
San Paolo della Croce (Certosa) Franco Califano, noto come Il Califfo o con l’appellativo Il Maestro famoso cantautore italiano da sempre autore di testi, è famoso per canzoni spesso cantate in proprio, ma molto più frequentemente scritte per altri artisti fra cui Mia Martini, Ornella Vanoni etc..... Da cantante, annovera tra i suoi successi “ Tutto il resto è noia” (musica di Frank Del Giudice) e Fijo mio (musica di Amedeo Minghi). per Mina ha scritto i testi dell’album “≠amanti di valore”. Torna Franco Califano in tour con un nuovo recital acustico e intimista come nella miglior tradizione dei grandi çhansonnier francesi. Info e prenotazioni 055.2373684 Foreign Beggars 15 gennaio
Viper Theatre
in Uk, Snoop Dogg, Amy Winehouse e Public Enemy. Qualcuno si ricorderà di loro in qualche recente video visto il prolifico legame artistico con i Noisia con il quale hanno collaborato in più di un’occasione. Maz Gazzè Quindi tour 2011 20 gennaio
Teatro Puccini Gazzè è una delle voci più interessanti del panorama italiano, un artista completo, come non se ne trovano più di eguale qualità, quelli che solo, e giustamente, nella dimensione live si ritrova in tutta la sua carica e forza suggestiva. E, infatti, Max Gazzè è in giro per l’Italia e ci resterà per lunghissimo tempo. Il tour è l’occasione per Max di presentare alcuni dei brani tratti dal suo nuovo album, “Quindi?” (Universal) e, certamente, riproporre le famose “Il Solito sesso”, “Una musica puo’ fare”, “La favola di Adamo ed Eva”, “L’amore pensato”, “Il timido ubriaco”, “Vento d’estate”, “L’uomo più furbo” insieme a canzoni come “Mentre dormi”, hit dell’ultimo disco, poetica ballata da cantare a squarciagola. dj Hype 21 gennaio
Viper Theatre Formati dagli MC’s Metropolis, Orifice Vulgatrom e dai producer Dag Nabbit e DJ Nonames, i Foreign Beggars, dopo l’incredibile successo all’ultima edizione dell’Hip Hop Kemp, arrivano finalmente anche a Firenze il 15 gennaio 2011 in una serata che ancora una volta porta la firma di Switch e Gold. La ricetta questa volta è costituita da hip hop, grime e drum ‘n’ bass e le prestigiose collaborazioni dei quattro eroi brittannici non lasciano spazio all’indecisione. Si va da Bjork ai Gorillaz di Damon Albarn, ma certamente non vanno dimenticati i Prodigy, ai quali si prestano come band per l’apertura dei loro concerti
zare mai più. Uno di questi è Dj Hype (per la prima volta in Toscana) e può essere considerato il Padrino, the God Father di “Jungle Vibes”. E’ un pò il “Rodigan” della drum’n’bass, con qualche anno di meno. Ormai di lui sappiamo tutto: sappiamo che tiene due dischi a tempo mentre beve un drink e fa una foto al pubblico (non per niente si contende ogni anno con Andy C il titolo di miglior dj drum’n’bass del mondo), sappiamo che ha sei etichette, che scratcha con un vinile rotto a metà e che può suonare qualsiasi cosa dalla jump up più aggressiva ai remix ragga più incredibili. La sua verve gli permette di comunicare in modo ineguagliabile con il pubblico, il suo dj set è uno show serrato che ti fa sudare come un mese di palestra ma soprattutto ama l’Italia, (durante il suo show su Kiss Fm ha definito le serate al sud un’esperienza veramente emozionante). Come ogni anno lo seguirà a ruota Mc Daddy Earl quello di “Soundboy Killah” mentre la serata sarà aperta dai nostri paladini: Dp & Promenade (G Recordings, Chronic rec.) Lapo & Tkay (Numa Crew, Erba rec, Elastica rec, Voodoo Rebel) e Vieri & dj Sec (Nuclear Child, Elastica rec). Come se non bastasse, la seconda sala non sarà un semplice ripiego ma l’intera formazione della Numa Crew con l’aggiunta del talento locale emergente Noiza daranno vita ad uno show dubstep sicuramente intenso, mescolando sapientemente le inedite produzioni locali alle novità del mercato U.K., il tutto arricchito dalle veloci rime dell’mc Ninjaz. Serata da non perdere! Maggiori info sui siti: www.dayoffmusic.com e www.viperclub.eu Modà 22 gennaio
Ci sono artisti che hanno la capacità di colpire l’immaginario del loro pubblico nel profondo, dj che dalla prima performance riescono a salire su un piedistallo dorato e a non farsi scal-
Saschall Il 2010 è l’anno che conferma definitivamente i Modà come uno dei migliori gruppi pop-rock italiani con lo strepitoso successo del singolo “Sono già solo”: 40 settimane al vertice delle classifiche e disco di
L’INIZIATIVA
Dal Ciclone a via Orsini per parlare di grande schermo E
ra Selvaggia ne “Il Ciclone”, successo per eccellenza del toscanaccio Pieraccioni, ma ha recitato anche ne “I laureati” e in “Ti amo in tutte le lingue del mondo” dello stesso regista, fino ad approdare quest’anno alla pellicola di Giovanni Veronesi intitolata “Genitori e figli. Agitare bene prima dell’uso”. Barbara Enrichi, toscana doc, approda a Firenze il 12 e 13 febbraio per un seminario di recitazione cinematografica in programma al Teatro dell’Affratellamento (via Giampaolo Orsini, 73). I partecipanti re-interpreteranno scene tratte da film che saranno riprese con la telecamera, così da poterle rivedere subito in video e migliorare la recitazione e i movimenti, curando anche la voce e la dizione in presa diretta. Barbara Enrichi condurrà personalmente il
seminario, seguendo gli allievi negli esercizi d’interpretazione delle sceneggiature cinematografiche (i partecipanti dovranno imparare il testo di una scena a memoria), nella costruzione del personaggio e nella preparazione dei provini cinematografici su parte. Durante le lezioni gli allievi saranno seguiti nella costruzione e nello studio del personaggio, nell’interpretazione del ruolo da un copione cinematografico, esaminando il contesto sociale della scena, affinché emerga l’intensità delle emozioni con l’uso di una recitazione naturale in un contesto dinamico. Gli attori potranno sperimentare a immedesimarsi nel personaggio e viverlo in modo autentico inn circostanze immaginarie. Info e costi: stage@barbaraenrichi.it oppure www.barbaraenrichi.it. /Ludovica Zarrilli
platino. I Modà sono premiati ai Wind Music Awards (Italia1) presso l’Arena di Verona come rivelazione dell’anno, ancora un riconoscimento ai Venice Music Awards (Rai2) come band rivelazione dell’anno.
Spettacoli Giorgio Panariello Panariello non esiste dal 13 al 17 gennaio
Mandela Forum Il ritorno in scena di Panariello rappresenta un momento importante per la carriera di un artista che non ha mai smesso di essere amato, passando dalla TV al cinema, dal palcoscenico alla radio, con la sicurezza e la leggerezza che solo il talento può concedere. Lo spettacolo “Panariello non esiste” è un divertito sguardo sull’attualità, con ampio spazio all’improvvisazione, ma non mancheranno i cavalli di battaglia, i celebri personaggi che diventano una voce satirica che scuote dalle risate la società italiana. Jesus Christ Superstar 22 gennaio
Nelson Mandela Forum Uno spettacolo firmato da Massimo Romeo Piparo con Matteo Becucci nel ruolo di Giuda, Paride Acacia nel ruolo di Gesù e con la partecipazione di Max Gazzè nel ruolo di Erode, Simona Bencini nel ruolo di Maria Maddalena, Mario Venuti nel ruolo di Pilato e Cristian Ruiz nel ruolo di Simone. Questo nuovo allestimenteo propone l’orchestra dal vivo e 35 artisti in scena (versione in inglese). Ritorna dopo 5 anni lo spettacolorecord firmato da Massimo Romeo Piparo. Uno spettacolo che ha profondamente inciso sul corso del Musical in Italia. Playhouse disney live! dal 26 al 30 gennaio
Mandela Forum Tratto dall’omonimo canale televisivo, in onda tutti i giorni su Disney Channel, lo spettacolo Playhouse Disney Live! porta in scena i famosi
personaggi tratti dalle storie tv di Winnie The Pooh, La Casa di Topolino, Manny Tuttofare e Little Einsteins. Non mancheranno all’appuntamento con il grande pubblico le più celebri “icone” dell’universo Disney, su tutti, il simpatico orso Winnie The Pooh, gli amatissimi Topolino, Minnie, Paperino, Paperina, Pippo e Pluto. Già noti ai piccoli spettatori del canale tv Disney Channel, lo show Playhouse Disney Live! proporrà, inoltre, le avventure del buffo personaggio tuttofare Manny Garcia, conosciuto dai bambini per i suoi attrezzi parlanti e, i divertenti amici, Leo, Quincy, June e Annie, direttamente dalla serie tv “Little Einsteins”.
Le mostre Il giro del mondo sotto la neve in una sfera di vetro Fino al 15 gennaio
Sala dei Consoli - Biblioteca Palagio di Parte Guelfa Le lettrici e i lettori hanno prestato, in occasione di questa stravagante esposizione, i pezzi più belli dalle loro collezioni di snowballs per condividere con tutti i visitatori un virtuale Giro del Mondo partendo da Firenze con destinazione le più importanti capitali d’Europa e del mondo. Per i viaggiatori veri sono state prodotte delle cartoline, con le riproduzioni delle palle di neve di città e capitali di un passato recente ma ora introvabili, che potranno essere spedite agli amici o magari alla biblioteca. Lettrici e lettori hanno prestato, in occasione di questa stravagante esposizione, i pezzi più belli dalle loro collezioni per condividere con tutti i visitatori un virtuale Giro del Mondo partendo da Firenze con destinazione le più importanti capitali d’Europa e del mondo. Per i viaggiatori veri sono state prodotte delle cartoline, con le riproduzioni delle palle di neve di città e capitali di un passato recente ma ora introvabili, che potranno essere spedite agli amici o magari alla biblioteca.
For the love of God Fino all’1 maggio
Palazzo Vecchio - Studiolo di Francesco I L’opera realizzata dal provocatorio artista inglese Damien Hirst rimarrà esposto fino a primavera inoltrata nella stanza attigua allo studiolo del granduca, in un ambiente scuro dove spicca For the Love of God, un calco di platino di un teschio umano in scala reale tempestato di 8.601 diamanti al massimo grado di purezza o con pochissime imperfezioni, per un totale di 1.106,18 carati. Sulla fronte è incastonato un grande diamante rosa a forma di goccia anche noto come “la stella del teschio”. I denti sono stati ricavati da un cranio vero del Settecento acquistato da Hirst a Londra.
Storia “Cara Italia”, incontri sul Risorgimento dal 14 gennaio
Villa Pozzolini Cinque mesi di incontri a Villa Pozzolini dedicati al Risorgimento in occasione dei centocinquanta anni dell’Unità d’Italia. A organizzarli è il Quartiere 5 su proposta del Comitato Fiorentino per il Risorgimento. Si comincia il 14 gennaio con la conferenza di Adalberto Scarlino su “Ferdinando Bartolommei, gonfaloniere, primo sindaco nell’Italia unita”, per finire il 27 maggio con gli interventi di Roberto Cappato e di Giacomo Granchi su “Innografia religiosa e opera lirica nell’Ottocento” e “Da Rossini a Verdi, i musicisti italiani e il Risorgimento”. Gli incontri, che si svolgeranno alle 17.30, sono raggruppati sotto il titolo “Cara Italia: le giornate del nostro riscatto” e raccontano il Paese nel periodo del Risorgimento da vari punti di vista. Il Q5 organizza anche visite guidate alla Galleria d’Arte Moderna, alla fondazione Spadolini, al Complesso monumentale delle Porte Sante a San Miniato al Monte. Info al Quartiere 5.
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