Il Giornale del tuo Quartiere
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APRILE 2011
Periodico d’informazione locale. Anno V n.30 del 4 aprile 2011. N° reg 5579 del 17/05/2007 tribunale di firenze. Iscrizione al Roc 8551. Spedizione in a.p. - 45% legge 662/96 art. 2 comma 20/b. Contiene I.P. Prezzo di copertina euro 0,10
PRIMO PIANO
itiNerari
Attenti a quell’uovo! Andrea Muzzi*
L gIte e VIAggI, sI PARte Scampagnate e pic-nic fuori porta, ecco dove andare. Intanto è boom PAGG.16-17 per le crociere
LA PAROLA ALLE MAMME Il quartiere 4 è a misura di bambino? Viaggio lungo le sue strade per capire cosa c’è e cosa manca PAGG.4-5
SPOrt
All’Isolotto torna l’allarme “vandali” PAG.3
Alcol, schiavitù per undicimila
l’annuncio
di Boeti - Passanese
L I supporter viola dicono la loro sul futuro. Tra chi invoca Antognoni e chi “solo” qualche rinforzo PAG.37
auguri butchers! La squadra di basket di Legnaia compie 30 anni. Ma la voglia di far bene è quella dei primi tempi PAG.38
gomito, Livorno (4.484 alcolisti), Arezzo (4.439) e Pisa (4.318). Circa centocinquanta persone, a Firenze, sono in trattamento con i gruppi di auto-aiuto degli Alcolisti anonimi. E, avverte la responsabile, tantissimi sono appena diciottenni e con problemi ancora peggiori degli adulti. Ma intanto si riaffaccia la bella stagione e, con lei, una movida alcolica ancora più scriteriata, fatta di eccessi e spesPAGG.10-11 so di inciviltà.
PAGG.28-29
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società
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i cestini
Il canile di Ugnano apre a fine maggio
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LA PAROLA AI tIFOsI
e statistiche ce lo dicono da un po’: l’età media delle persone con problemi di alcolismo si è abbassata e questo tremendo guaio riguarda sempre più individui. Ma fa effetto scoprire che, solo nel territorio fiorentino, gli schiavi della bottiglia sono undicimila. Tante, tantissime persone tra i 15 e i 64 anni cadute nelle maglie della dipendenza dall’alcol. Seguono, in questa triste classifica delle città in cui si alza troppo il
a Pasqua è la festa che celebra la resurrezione di Gesù. Proprio per questo non capisco cosa c’entri l’uovo. Il simbolo che ricorda la resurrezione dovrebbe essere un sepolcro vuoto oppure un becchino disperato che si mette le mani nei capelli urlando “non è colpa mia: io avevo fatto tutte le cose a modino!”. L’uovo al massimo simboleggia l’avvento di una omelette! Le uova di Pasqua sono come una donna truccata: un’illusione ottica. La sera è bella, ma la mattina quando la vedi girare per casa senza trucco hai voglia di chiederle i documenti perché nemmeno la riconosci. Alla stessa maniera vi consiglio di fare attenzione alle uova. Più l’uovo è grosso, più la sorpresa è piccola. E questa è la prima delusione per il bambino. Ma non la più grossa. Spesso la sorpresa è chiusa in un pillolone giallo di plastica. Aprirlo è impossibile. Voi ci rinuncereste, ma il bambino vuol vedere la sorpresa. Tentate con tutta la forza di dividerlo con le mani. Non ce la farebbe nemmeno Maciste! Il bimbo ora piange: “Babbo, voglio la mia sorpresa!”. Ed è in questo momento che un genitore compie un errore vitale: aprire il pillolone con i denti. Le menomazioni più frequenti riportate durante questa eroica impresa sono: scheggiatura del canino, rottura della capsula appena messa dal dentista e infine l’inghiottimento del pillolone. Mio fratello ha inghiottito sei sorprese di Pasqua. Le ha rifatte 6 mesi dopo. Per fortuna era Natale e le ha riciclate come regali per i bambini!
Se il condominio diventa una trincea PAG.12
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Aprile 2011
Isolotto • Legnaia • Soffiano
SAN BARTOLO A CINTOIA. L’allarme è scattato da tempo, ora si cercano soluzioni
Al circolo Arci non si fermano i furti SICUREZZA
Ogni anno si verificano 4-5 taccheggi (l’ultimo
Gli occhi elettronici in dirittura d’arrivo
a febbraio) con non pochi danni economici.
L’annuncio era stato dato ben 16 mesi fa. Era infatti l’11 dicembre 2009 quando Palazzo Vecchio aveva promesso l’installazione di nuove telecamere di sicurezza, per ampliare la rete creata in varie zone di Firenze. Due impianti riguardavano da vicino proprio la zona di San Bartolo a Cintoia. Adesso, dopo un anno e mezzo di attesa, i lavori sembrano essersi sbloccati con il disbrigo delle ultime procedure legate all’appalto. Gli occhi elettronici per la sorveglianza del territorio saranno installati in due punti e collegati direttamente con le forze dell’ordine: lungo la direttrice principale del borgo e nel parcheggio accessibile da via Simone Martini. Tempo qualche mese, dicono dagli uffici di Palazzo Vecchio, e anche San Bartolo avrà la sua piccola rete di videosorveglianza. Questo progetto, che comprende anche cinque nuove telecamere in via Palazzuolo, nella zona compresa tra via il Prato e la stazione di Santa Maria Novella, ha un costo totale di 150mila euro, stanziati dal ministero dell’Interno.
Ma entro l’estate potrebbero entrare in funzione le telecamere di videosorveglianza Gianni Carpini
L’
allarme per i furti è ormai scattato da tempo. Negli ultimi cinque anni i malviventi hanno fatto “visita” al circolo Arci di San Bartolo a Cintoia periodicamente, scassinando le macchinette cambia-denaro, portando via tabacchi e schede telefoniche, oltre a lasciare dietro di loro una lunga lista di danni a finestre e porte. Il tutto nonostante all’interno del complesso siano attivi il sistema di videosorveglianza e quello di allarme. E dei colpevoli (finora) nessuna traccia. I furti, racconta il presidente del circolo Arnaldo Belcastro, vanno avanti al ritmo di 4–5 casi ogni anno, provocando danni economici e alla struttura per decine di migliaia di euro. Un aiuto potrebbe arrivare dalle telecamere di videosorveglianza promesse dal Comune quasi un anno e mezzo fa. Degli occhi elettronici ancora nessuna traccia, ma – assicurano da Palazzo Vecchio – presto inizieranno i lavori, dopo che sono state sbrigate le ultime pratiche burocratiche legate alla gara d’appalto. Tornando ai furti nel circolo Arci, solo tra gennaio e febbraio di quest’anno sono state due le incursioni dei ladri, una per ogni mese. L’ultima risale allo scorso 4 febbraio, quando i malviventi si sono “accontentati” - per così dire - del denaro contenuto in una macchinetta cambia-soldi, perché messi in fuga dall’entrata in funzione dell’allarme. Sul posto sono arrivate le forze dell’ordine, ma i responsabili si erano già dati alla fuga, facendo perdere le proprie tracce. Quindici giorni prima, a metà gennaio, era stato compiuto un altro colpo, e questa volta il bottino era stato ingente. Ignoti si erano intrufolati nel circolo durante la notte ed erano riusciti a disattivare il sistema antifurto, avendo così tutto il tempo per agire indisturbati. Avevano quindi “assaltato” la zona tabacchi, facendo incetta di sigarette e schede telefoniche per la ricarica dei cellulari. Il valore del bottino è stato stimato intorno ai tremila euro, ma alla refurtiva si sono aggiunte anche le spese che il circolo deve sostenere ogni volta che si verificano questi episodi per riparare gli infissi delle finestre, danneggiati dagli ospiti sgraditi. Finora, come detto, i colpevoli non sono mai stati individuati. “Spesso i ladri vanno a colpo sicuro – spiega Arnaldo Belcastro – entrano in azione quando è ar-
la
Casa
del
Popolo
di
San Bartolo
a
Cintoia
rivato il riassortimento dei tabacchi o poco dopo che è stata ricaricata la macchinetta cambia-soldi. Sanno precisamente quando colpire. Per questo sospettiamo l’esistenza di basisti, qualche persona che durante il giorno svolge sopralluoghi all’interno del circolo, per appurare la situazione e decidere qual è il momento propizio per agire”. La collaborazione con le forze dell’ordine non è mai venuta a mancare, aggiunge il presidente del
il reporter è un periodico di 10 edizioni che mensilmente viene distribuito da in 216.486 copie
to della rete di videosorveglianza messa a punto dall’ufficio Città sicura, che garantisce il costante collegamento con le centrali operative delle forze dell’ordine. Tra gli interventi figuravano anche due telecamere nella zona di San Bartolo a Cintoia. Adesso, dopo 16 mesi di attesa, i lavori si dovrebbero – ma il condizionale è d’obbligo – sbloccare, con l’arrivo delle postazioni entro l’estate.
san lorenzo a greve Scattata una sperimentazione per la raccolta e il recupero di questo scarto
Dalla padella alla caldaia, l’olio fritto ora produce energia
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alla padella alla caldaia: ogni goccia di olio fritto può essere preziosa e produrre energia, se riciclata in modo opportuno. Lo sanno bene le diecimila famiglie che vivono nella zona di San Lorenzo a Greve, area a cavallo tra Firenze e Scandicci. Qui è scattata una sperimentazione per la raccolta e il recupero dell’olio alimentare esausto, grazie al progetto “Olly”. Questi scarti sono molto dannosi per l’ambiente: con la cottura cambia la struttura polimerica dell’olio, che si ossida e assorbe le sostanze inquinanti della carbonizzazione. Ogni anno in Italia sono 280mila le tonnellate di oli esausti che finiscono nelle fo-
gnature, con spese per la depurazione altissime, stimate in 126 milioni di euro. Ma gli scarti della cucina possono entrare in un circolo virtuoso, che produce energia elettrica e termica. Basta riciclarli in modo adeguato come già avviene in molti Paesi del centro Europa. All’interno del centro commerciale di Ponte a Greve è stato installato un punto di raccolta, dove ogni famiglia può ritirare un contenitore da 3 litri da utilizzare per la raccolta, insieme a un opuscolo con tutte le informazioni sul progetto. Il funzionamento della sperimentazione è semplice: il fustino, una volta una riempito, va riconsegnato al punto Olly. Ogni
utente riceverà così un contenitore nuovo e pulito. Una volta raccolti, gli oli alimentari vengono trattati in un moderno impianto di recupero e trasformati in combustibile ecologico utilizzabile per produrre energia elettrica e termica. Il progetto, promosso dai comuni di Firenze e Scandicci insieme a Quadrifoglio e all’azienda Eco.energia, dopo questa prima sperimentazione sarà esteso anche nelle altre zone delle due città. Questo sistema di recupero è nato 12 anni fa in Tirolo e Austria arrivando a coinvolgere oltre un milione di utenze domestiche in più di 1.800 comuni tra Trentino Alto Adige, Germania e Austria. /G.C.
/la rettifica Nel numero de Il Reporter di marzo 2011 avevamo annunciato l’imminente partenza del servizio “La famiglia neonata” offerto dalla Ludoteca “La Carrozza di Hans”: il servizio in questione era invece partito ad aprile 2010, si è concluso a febbraio 2011 e per il momento è interrotto.
Il Reporter di Isolotto, Legnaia, Soffiano raggiunge 27403 famiglie nel Quartiere 4 di Firenze. Copia in abbonamento postale
circolo, ma finora i responsabili non sono stati individuati.“Abbiamo sollecitato il Comune – continua – perché vengano installate due telecamere, collegate alla Questura, per controllare le vie di accesso alla struttura. Da parte delle forze dell’ordine c’è collaborazione, noi chiediamo che siano intensificati i controlli, in particolare per situazioni a rischio come la nostra”. Nel 2009 Palazzo Vecchio aveva annunciato l’ampliamen-
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il giornale del tuo quartiere
ISOLOTTO. I residenti della zona alzano la voce dopo gli ultimi episodi
“Vandalismo e sporcizia, ora basta”
sporcizia ai giardini di via
Ussi
Motorini distrutti e abbandonati in strada, immondizia gettata nei giardini, oggetti di tutti i tipi (da materassi a pezzi di armadi e sanitari) lasciati accanto ai cassonetti. “La cattiva educazione di molte persone ha peggiorato la vivibilità del quartiere”
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E torna il timore delle “baby gang” N
Barbara Rossi on ce la fanno più i residenti dell’Isolotto a vedere il proprio quartiere “allo sbando”. Negli ultimi mesi, infatti, il quartiere 4 è stato scenario di atti di vandalismo e inciviltà, tra motorini distrutti e abbandonati ai bordi dei marciapiedi fino ad arrivare all’immondizia lasciata nei giardini. È ormai “famoso” il caso del motorino abbandonato per più di un mese in via Modigliani. Dopo essere stato distrutto piano piano, partendo dalla sella, è rimasto soltanto lo scheletro dello scooter, lasciato sul ciglio della strada. Diversa sorte era capitata al ciclomotore che l’ha preceduto, sempre in via Modigliani, che era stato letteralmente “sventrato” per poi venire depositato accanto ai cassonetti e finalmente rimosso dopo qualche giorno. “La cosa che mi lascia allibita è che la carcassa del motorino sia ancora lì, ferma da molte settimane”, commenta una signora residente proprio in via Modigliani. Un’altra zona che sembra essere stata lasciata ultimamente un po’ allo sbaraglio è il giardino dietro il supermercato dell’Argingrosso, spesso ricoperto di cartacce, giornali e bottiglie vuote. Non solo, sul prato si trovano regolarmente anche ossi e residui di cibo, segno che ci sono persone che, dopo aver bivaccato sulle panchine del giardino, buttano tutti gli avanzi per terra, ignorando i cestini dell’immondizia presenti. La situazione è abbastanza critica anche dove sono posizionati i cassonetti. “Capita di trovare dei sacchetti al di fuori dei cassonetti stessi - dice un signore – anche quando non sono pieni, quindi non se ne capisce il motivo”. Non solo, vicino a queste aree vengono spesso lasciati gli oggetti più impensati, da materassi a schermi di computer o persino ante di armadi. “Alcune volte mi è addirittura successo di esser venuta a buttare l’immondizia e trovare dei sanitari lasciati accanto ai cassonetti”, racconta sorridendo (ma non troppo) una ragazza. Senza contare
IL CASO. Qualche preoccupazione tra gli abitanti
che il Quadrifoglio svolge appositamente un servizio di ritiro per i rifiuti ingombranti dietro prenotazione telefonica, come si può leggere direttamente sul sito internet dell’azienda. Questi, ovviamente, sono casi estremi di inciviltà, da cui però ultimamente il quartiere 4 è stato purtroppo interessato più volte. Nella zona, inoltre, molti cittadini si lamentano per la pulizia delle strade. “In alcune vie del quartiere avviene solo una volta al mese, a seconda delle zone - afferma un pensionato – in alcune il primo lunedì del mese, in altre il terzo sabato. In altri quartieri il lavaggio c’è una volta a settimana, l’Isolotto è di fatto una delle zone di Firenze meno pulite, dove il lavaggio delle strade viene effettuato meno, non mi sembra giusto”. Così, capita di trovare continuamente cartacce ai margini dei marciapiedi, assicurano molti residenti della zona. Addirittura – aggiungono altri abitanti
Via Modigliani, viale Canova e Argingrosso: ecco i luoghi più colpiti dall’inciviltà - in viale Canova sono stati lasciati alcuni sacchetti dell’immondizia attaccati a una rete che separa il marciapiede dall’autolavaggio presente. “Parlare di degrado all’Isolotto forse è esagerato, soprattutto visto il passato di questo quartiere, che inizialmente veniva considerato il ‘Bronx’ di Firenze, ma si può dire che almeno in parte la cattiva educazione di molte persone ha peggiorato la vivibilità nella zona – conclude una giovane cittadina residente nella circoscizione - con poche attenzioni in più e una buona dose di educazione l’Isolotto potrebbe tornare a essere abitabile come lo è sempre stato negli ultimi anni”.
on solo sporcizia all’Isolotto, ma anche atti vandalici. Oltre ai motorini distrutti (già citati nell’articolo qui accanto), altre azioni avvenute nel quartiere 4 hanno fatto pensare al ritorno delle baby gang. Nel giardino di via Ussi, all’Isolotto, di fronte alla scuola materna, oltre alla grande quantità di cartacce e bottiglie che si trovano continuamente su prato, è stato fatto esplodere, probabilmente durante le ultime feste natalizie, un cestino, forse con un petardo. In via Modigliani, dove sono stati rovinati e abbandonati i due motorini, sono stati addirittura sradicati i due cartelli presenti che segnalavano rispettivamente il parchimetro e il parcheggio per i motorini, e sono stati poi gettati nell’aiuola di fronte all’ormai ex ludoteca. Uno dei due è stato persino imbrattato con degli escrementi. Inoltre, proprio nel vialetto interno di fronte alla vecchia sede della ludoteca, qualcuno dice di aver visto alcuni ragazzi gareggiare di sera con il motorino. Ritorno delle baby gang, dunque? Per il momento è azzardato parlare di un vero e proprio “allarme”, visti i precedenti all’Isolotto negli anni passati. Qualche anno fa, infatti, si erano verificate diverse “bravate” da parte di gruppi di giovani vandali, che avevano anche trovato spazio sulle pagine della cronaca locale, per episodi come furti, aggressioni ai danni di anziani e violenza nei confronti di animali. Le segnala-
zioni erano partite proprio da alcuni residenti della zona, che si erano lamentati per gli schiamazzi e per le minacce da parte dei ragazzi appartenenti a queste “baby gang”. Ora la situazione non sembra essere tornata a quel livello, ma dopo i fatti accaduti negli anni scorsi i residenti temono la nascita di nuove “baby gang” appena un gruppo di ragazzi inizia a riunirsi in uno dei tanti giardini del quartiere. Ma c’è realmente paura del ritorno di queste bande di “teppisti in erba”? “Credo che in realtà si tratti solo di ragazzi che si ritrovano il pomeriggio, mi auguro non sia un ritorno delle baby gang - commenta una signora - in questa zona c’è un gruppo che ultimamente si incontra ogni giorno, ma non
Nell’area verde di via Ussi fatto esplodere un cestino penso proprio siano teppisti. Non hanno mai messo le mani addosso a nessuno, non so se siano stati loro a partecipare agli atti vandalici”. Probabilmente si tratta solo di allarmismo generale da parte dei cittadini del quartiere, che sperano di non ritrovarsi a vivere la situazione che, qualche tempo fa, caratterizzava i giardini di via Gubbio e via Niccolò /B.R. Tribolo.
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Isolotto • Legnaia • Soffiano
L’INCHIESTA. Viaggio lungo le strade di Isolotto e Legnaia per capire cosa va e cosa no
Un quartiere a misura di bimbo? La parola passa alle mamme Barbara Rossi
più piccoli dove trovare - in perfetto stato - tutto ciò che occorre alla crescita di un bambino. Fino al dicembre scorso era presente sul territorio dell’Isolotto anche il Bazar dei Piccoli, altra attività che si occupava della compravendita di articoli per l’infanzia, che dopo quindici anni di aiuti alle mamme del quartiere ha chiuso i battenti. “Come mamma non mi posso lamentare, il nostro è un quartiere fornito benissimo da
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na delle priorità per chi va a vivere in un nuovo quartiere è spesso la presenza di servizi quali supermercati, farmacie, aree verdi. Non solo, si fa molta attenzione anche all’esistenza, nella zona, di scuole per i figli (quando se ne hanno), aree giochi e quanto di più utile per mamme e bambini. Ma il quartiere 4 è a prova di mamma? Cosa cerca una madre per sé e per i propri figli nella zona in cui abita? Sicuramente negozi che vendano di tutto un po’ per i bambini, dai vestitini ai biberon e alle culle. Importante anche la presenza di scuole, ludoteche e giardini, con aree ludiche dove portare i figli. E sotto più punti di vista il quartiere 4 è considerato da diversi cittadini un quartiere “a prova di mamma”, grazie proprio alla presenza di molti servizi rivolti alle famiglie. Nessuna mancanza, infatti, per quanto riguarda i negozi “ad hoc”. Sono tanti i punti vendita dedicati ai bebè e in generale all’infanzia, distribuiti sia all’Isolotto che a Legnaia e Soffiano. Negozi in cui i genitori possono trovare tutto l’occorrente per la crescita dei propri figli. Dallo storico negozio Rosazzurro, in cui le mamme si possono sbizzarrire tra passeggini, giocattoli e corredini per neonati, a Baby Bazar, negozio dell’usato per i
Si possono contare diversi giardini, dai più conosciuti agli spazi disseminati qua e là questo punto di vista - commenta una signora con il figlio nel passeggino - ci sono tra l’altro tante scuole, asili nido, anche le ludoteche dove portare i bambini”. La presenza di asili nido e scuole materne dove portare i propri bimbi è infatti considerata di grande importanza da tutti i genitori, come del resto i giardini. Nel quartiere 4 se ne possono contare diversi, a partire dai più grandi e conosciuti, come il parco di Villa Vogel, in cui si possono trovare spazi per i bambini con tanto di altalene, scivoli e castelli di legno, ma anche una pista da pattinaggio e una giostra
GIULIA CORSI Addetta alle vendite, 26 anni
FEDERICA RULLANI Disoccupata, 35 anni
ELEONORA VILLANI Artigiana, 34 anni
“Legnaia è ben fornita”
“Mai avuto nessun problema”
“Ci sono moltissimi giardini”
“Sono una neo mamma e devo dire che la mia zona, Legnaia, è ben fornita, ci sono diversi negozi per i bambini. Magari mancano negozi che vendono culle, cuscini o simili, ma basta spostarsi all’Isolotto per trovarli. Mi ritengo fortunata perché qui siamo ben serviti, abbiamo anche la ludoteca a due passi da casa”
“Io credo che il quartiere 4 si possa considerare a prova di mamma, non mi posso lamentare. C’è di tutto, negozi per bambini, molte aree in cui portarli a giocare, c’è anche una grande ludoteca vicino. Non ho mai avuto nessun problema né difficoltà da questo punto di vista da quando ho mia figlia”
“Credo che il nostro sia il miglior quartiere da questo punto di vista, ci sono moltissimi giardini per i bambini, senza contare le Cascine vicine. Non sono ancora mamma ma questa è una zona tranquilla, ideale per la crescita di un figlio grazie anche alle ludoteche e ai tanti servizi per i bambini, offerti spesso anche dalle chiese del quartiere”
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il giornale del tuo quartiere
Tra i servizi che una famiglia cerca ci sono asili, scuole, aree giochi, ludoteche e negozi per i più piccoli. E in particolare sotto
CAMILLA SORBI Studentessa, 21 anni
BEATRICE PELACCHI Impiegata, 40 anni
“Mi piacerebbe far crescere qui mio figlio”
“Tante possibilità di fare sport”
quest’ultimo aspetto in molti dicono di non potersi lamentare: sono tanti i punti vendita (anche di seconda mano) per i bebè
per il divertimento dei più piccoli. Spazi per i bambini sono disseminati poi per tutto il quartiere: in molte strade è possibile trovare piccole aree giochi recintate in cui le mamme possono far correre e far divertire i propri figli tranquillamente. Inaugurata recentemente, a novembre 2010, una delle ultime aree ludiche predisposte nel quartiere, in viale dei Bambini, proprio nel cuore dell’Isolotto,
“Non sono mamma ma mi piacerebbe in un futuro far crescere mio figlio in questo quartiere. Ci sono molti parchi, come Villa Vogel che è fantastico. Sono numerosi anche i negozi per i più piccoli, credo inoltre che sia importante la presenza di una ludoteca vicino casa. Non credo che le mamme del quartiere abbiano grandi difficoltà”
dove sono stati sistemati giochi e attrezzature. In linea di massima i genitori (e in particolar modo le mamme della zona) si sentono ben servite e assistite: non ci sono troppe critiche mosse a causa di problemi legati all’esser mamma nel quartiere 4. “Difficoltà? A esser sincera non mi pare di averne avute - dice una neomamma - anzi, mi pare che rispetto ad altri quartieri di Firenze il nostro
proponga servizi adatti alle esigenze di tutte noi”. Considerato di grande importanza, inoltre, lo spostamento - accanto alla BiblioteCanova - della ludoteca “La carrozza di Hans”, un servizio rivolto ai bambini e ai ragazzi fino ai 14 anni e ai loro genitori, in cui è possibile giocare in ambienti appositamente attrezzati e partecipare ai laboratori e alle attività proposti.
“Il quartiere 4 per una mamma è fantastico, mi sono confrontata con mamme di altri quartieri e non hanno a disposizione tutti i servizi che abbiamo qui. I nostri figli possono fare sport grazie alle numerose associazioni sportive presenti, importante il supporto dato ai genitori dai centri estivi, senza contare il verde che ci circonda”
Ecco gli interventi previsti questo mese sulle strade del quartiere (tranne i lavori urgenti e quindi non programmati), che comporteranno divieti e modifiche per la sosta e la circolazione: VIA DI SCANDICCI Iniziano il 4 aprile i lavori di rifacimento della segnaletica in via di Scandicci. Fino al 15 aprile, nella fascia oraria 9-16.30, sarà in vigore un restringimento di carreggiata nei tratti di volta in volta interessati, dall’altezza dell’ingresso del nuovo ospedale San Giovanni di Dio fino a via Torregalli. VIA TORREGALLI Anche in via Torregalli sono in programma lavori di rifacimento della segnaletica. Dal 4 al 15 aprile, nella fascia oraria 9-16.30, è previsto un restringimento di carreggiata nei tratti di volta in volta interessati, dall’altezza dell’ingresso del nuovo ospedale San Giovanni di Dio fino a via delle Bagnese.
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Aprile 2011
Isolotto • Legnaia • Soffiano
sALute/1. Si è riaffacciata la primavera e con lei i fastidi stagionali: sonno, nervoso e debolezza
Aprile, torna la pioggia di sbadigli Serena Wiedenstritt
I rimedi? ginseng, eleuterococco e uno stile di vita “ragionato”: pasti leggeri e sani, niente alcol e orari (il più possibile) regolari. e, quando si può, una pausa dal lavoro
A
prile dolce dormire, recita la saggezza popolare. Che come al solito si basa su un fondo di verità e trova riscontro nei disturbi tipici del cambio di stagione. Chi non ha mai accusato irritabilità, nervosismo, stanchezza, difficoltà di concentrazione o debolezza muscolare al momento del passaggio dall’inverno alla primavera? Certo che il contrario – la fine dell’estate, l’arrivo dell’autunno e l’avvicinarsi dell’inverno – è ben più stressante per psiche e corpo, complice la fine delle ferie e la sindrome da rientro, ma anche la bella stagione, per quanto attesa e desiderata, può portare qualche disturbo. I neurologi attribuiscono sonnolenza e stanchezza diffusa al fatto che l’organismo ha bisogno di energie supplementari per affrontare l’aumento di luce e temperatura della primavera. A questo si aggiunge che lo stesso organismo, in questo periodo, tende a essere reduce da vari attac-
la Bella stagione in Piazza
santa Maria novella (foto
di
giUsePPe della Maria)
chi virali subiti in inverno, dalla classica influenza alle sindromi parainfluenzali e alle gastroenteriti più acute. Alcune ricerche concludono addirittura che una persona, di media età e condizioni psicofisiche, abbia bisogno di circa una settimana extra di riposo in questo periodo. Visto che è obiettivamente difficile riuscire a concedersi così tanto tempo libero per affrontare la bella stagione, tanto vale premunirsi con alcuni piccoli accorgimenti che aiutano il fisico nel momento dello sbocciare della primavera. Fra le buone abitudini rientrano il rispettare orari di lavoro ragionevoli e concedersi, nell’arco della giornata, brevi pause per staccare con la mente e con il corpo, oltre a praticare, appena possibile, sport e attività fisica. Grande importanza è rivestita anche dalla regolarità - fortemente consigliato andare a letto e svegliarsi sempre alla stessa ora – e dall’alimentazione: il pasto serale deve essere leggero, per consentire un buon riposo, ed è bene evitare di bere alcolici dopo cena, mentre fa bene aumentare il consumo di cereali integrali, vegetali a foglia verde, limoni, noci e miele. E ancora, è il caso di ridurre tè, caffè e cioccolata, che contengono sostanze eccitanti ma controproducenti perché il loro effetto è di breve durata e non cura la stanchezza. Sono poi sconsigliati i farmaci, anche perché esistono numerosi rimedi naturali per combattere i disturbi legati al passaggio dall’inverno alla primavera. Fra questi la cura con gli elementi minerali, l’omeopatia e la fitoterapia. Rosmarino, alloro e salvia sono alcune erbe aromatiche che la tradizione spesso indica come efficaci rimedi antistanchezza in generale, ma si può ricorrere anche a erbe più specifiche come l’eleuterococco, adatta alla stanchezza da “stress” fisici e mentali, e il ginseng, che stimola il sistema nervoso, aumenta il rendimento fisico e intellettuale, migliora l’attenzione e diminuisce la sensazione di fatica.
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Allergie, i trucchi per limitarle
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a maggior parte delle persone attende la primavera per passare giornate all’aria aperta nei prati, ma non è così per chi soffre di allergie. Per queste persone la bella stagione porta con sé fastidi e disturbi, talvolta anche molto violenti. Con le prime giornate di sole, infatti, si assiste alla maggiore presenza nell’aria di pollini, che sono la prima causa dei disturbi per chi soffre di allergie. A provocare questi fastidi non sono solo le graminacee, che si trovano nei nostri campi e prati, o la parietaria rintracciabile nelle città, ma anche betulle, cipressi e noccioli. Le reazioni allergiche riguardano principalmente gli occhi (con lacrimazioni e arrossamenti) e le vie respiratorie, con episodi che vanno dalla tosse al raffreddore fino a crisi asmatiche vere e proprie. La cosa migliore, se si avverte il manifestarsi di questi sintomi allergici, è quella di recarsi dal proprio medico, e sottoporsi ai test che consentono di trovare una cura efficace e mirata. In questi casi, i trattamenti più diffusi sono a
base di farmaci che agiscono sui sintomi allergici, o vaccini che aiutano la risposta immunitaria. Tuttavia, nella vita di tutti i giorni, è utile mettere in pratica, soprattutto nei periodi dell’anno più critici, semplici attenzioni per ridurre i possibili episodi allergici. Può rivelarsi utile, ad esempio, ridurre la permanenza e le attività all’aria aperta durante i periodi in cui maggiore è la diffusione di pollini, evitare di passeggiare dove l’erba è stata tagliata di fresco, chiudere le finestre verso sera o viaggiare in auto con i finestri/R.Z. ni chiusi.
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il giornale del tuo quartiere
LOttA AL DegRADO. Sono tanti, dai 18 ai 90 anni, i custodi del bello di Firenze
La spedizione dei mille “angeli” Francesca Puliti
C’
è chi ha adottato un pezzo di marciapiede e chi un giardino, chi ha imbracciato le cesoie e chi il pennello, ma quasi tutti si sono muniti per prima cosa di ramazza e cassetta. Hanno dai 18 ai 90 anni gli angeli custodi di Firenze, meglio detti “angeli del bello”. Dallo scorso settembre, quando la Fondazione è nata con il dichiarato (dal sindaco) scopo di dare vita a un approccio diverso di vivere e curare la città, le iscrizioni non si sono mai fermate. Adesso sono circa 1.200 gli angeli di strada, tutti rigorosamente volontari, più una cinquantina di associazioni, tra cui scuole e istituti di ogni genere e grado. “Ma ci arrivano nuove richieste di partecipazione ogni settimana – assicura Francesca Cannoni, dalla segreteria della Fondazione – oltre ai ringraziamenti dei cittadini”. Per iscriversi non bisogna fare altro che mettersi in contatto con la segreteria e fornire i propri dati: in cambio ognuno avrà una pettorina con il logo e gli attrezzi del mestiere, a seconda di quello di cui si vuole occupare, dalla rimozione di adesivi e manifesti abusivi alla cura di uno spazio verde, fino alla pura e semplice attività di “fund raising”. Da marzo scorso, poi, è nato anche un corso per specializzarsi in cura dei giardini e potatura di rose, specifico per Boboli. Qui, infatti, ogni mercoledì mattina interviene
alCUni
“angeli”
in azione
una squadra di giardinieri volontari, coordinati dai “titolari” del parco. Un altro gruppo di giardinieri si è appena costituito per tenere sotto controllo il parco di Villa Stibbert. Missioni regolari anche in piazza Duomo, dove ogni secondo venerdì del mese c’è chi passa a raccogliere cicche e cartacce. “Non si tratta mai di azioni sporadiche – aggiunge Francesca – ma di intervenire con costanza, in modo da assicurare un risultato duraturo”. Tra i gruppi più attivi c’è l’associazione Fuligno, “di stanza” in via Faenza, ma anche i ragazzi di Trisomia 21, che curano il Giardino degli Iris due volte a setti-
mana, mentre gli iscritti alla Scuola Militare Douhet si danno da fare al parco delle Cascine: “solo” una volta al mese, ma con uno squadrone di un centinaio di persone. In via Maggio, invece, l’omonima associazione ha dichiarato guerra alle scritte sui muri, “tintometro” alla mano per capire, di volta in volta, qual è la tintura giusta da usare per coprire i graffiti. Ma la città non sta a cuore solo ai fiorentini: le università straniere di base in città hanno adottato una piazza a testa, con gruppi di studenti-angeli che vanno dai 10 ai 100 ragazzi. Tutti, italiani e non, muniti di ramazza e buona volontà.
IL PUNTO NEL QUARTIERE In questa zona i volontari non mancano
E l’Isolotto risponde presente
“M
iglioramento della qualità e del decoro urbano dell’area fiorentina, nell’ambito della tutela dell’ambiente, tramite azioni volte alla riduzione del degrado e all’innalzamento del senso civico dei cittadini e dei frequentatori delle aree interessate”. Questa è una delle tante finalità della Fondazione Angeli del Bello, attiva ormai dal settembre 2010 in tutta la città di Firenze. Copertura di scritte murarie, rimozione di adesivi, cura di aree verdi, strade e piazze sono solo alcune delle attività in cui sono impegnati i volontari della Fondazione. Gli “angeli del bello”, così vengono chiamati, non potevano mancare nel quartiere 4, dove stanno dando un grande aiuto attraverso il loro intervento. Ma quante sono le persone che si occupano della zona Isolotto-Legnaia-Soffiano? “Non abbiamo una suddivisione precisa per quartieri delle attività svolte dai volontari - spiegano dalla segreteria della Fondazione - trattandosi di volontariato, la Fondazione non può imporre niente, ma soltanto accogliere le candidature spontanee a intervenire in un luogo. Tuttavia, posso dire che nel quartiere 4 intervengono gruppi molto attivi”. Tra le zone curate dagli angeli del bello ci sono piazza Batoni, via Antonio del Pollaiolo, Soffiano e via Del Filarete, “dove ha sede il Cral dei dipendenti del
Comune di Firenze, che oltre a collaborare attivamente con azioni di informazione e sensibilizzazione ha anche sostenuto economicamente la fondazione, divenendo uno dei soci sostenitori”, sottolineano dalla Fondazione Angeli del Bello. In particolare si sono dati un bel da fare occupandosi recentemente della pulizia dalle erbacce e dalle foglie alla vecchia biblioteca dell’Isolotto, mentre in via Bibbiena sono presenti ogni giorno due persone che tengono in ordine la strada. “Gli interventi nel quartiere 4, come anche nel resto della città, sono principalmente rivolti a curare aree verdi, strade o piazze individuate di volta in volta dai volontari, che spesso scelgono di ‘adottarle’, occupandosene quindi costante-
Tra le aree curate ci sono Soffiano, piazza Batoni e varie strade mente (di solito la frequenza è settimanale, ndr)”, proseguono dalla segreteria della Fondazione. I lavori vengono coordinati quotidianamente e gli interventi sono costanti, grazie proprio alla presenza di numerosi volontari che hanno a cuore il decoro del /B.R. quartiere.
IL NUOVO AMBULATORIO DI FISIOTERAPIA della Misericordia di Firenze. LA MISERICORDIA DI FIRENZE, forte della sua esperienza secolare, del suo radicamento sul territorio ed in linea con i propri principi istituzionali, completa la sua offerta di servizi alla cittadinanza con il nuovo Ambulatorio di Fisioterapia di Via del Sansovino, 176.
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Isolotto • Legnaia • Soffiano
REALTÀ DEL QUARTIERE. Si chiama “CamBiospesa” ed è una bottega di prodotti di filiera corta
Alla Montagnola il biologico è “sociale” Il punto vendita si basa su una ventina di agricoltori e coltivatori diretti di Firenze e dintorni. Dietro al bancone si alternano persone con disagi psichici, che si avvicinano così al lavoro Gianni Carpini
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ino sfuso, formaggi, carne, frutta e verdure bio e a chilometri zero. Si chiama “CamBiospesa”, ed è una bottega di prodotti alimentari biologici e di filiera corta, a due passi dalla Montagnola, che si basa su una
rete di una ventina di agricoltori e coltivatori diretti a Firenze e in Toscana e che garantisce anche la consegna a domicilio delle spese. Dietro al bancone, oltre ai quattro soci fondatori, si alternano persone e giovani con disagi psichici che, proprio grazie a questa oc-
cupazione, iniziano un percorso di integrazione nella società e nel mondo del lavoro, da cui spesso rimangono esclusi. Il progetto è nato nel giugno del 2010 ed è portato avanti dalla cooperativa sociale Liberamente, che ha aperto un punto vendita in via Giovanni da Montorsoli, nei pressi di via del Sansovino. L’iniziativa ha un fine sociale e si propone come collegamento diretto tra i piccoli agricoltori del territorio e i consumatori: ogni settimana i produttori comunicano la tipologia e la quantità di merce che hanno raccolto, viene così inviata una mail a tutti i clienti iscritti alla newsletter e ogni acquirente può fare il suo ordine. Si va dal latte ai formaggi, dalla carne alla frutta e alla verdura. La spesa può essere ritirata direttamente in negozio oppure consegnata a domicilio in buona parte della città. Ovviamente gli alimenti disponibili dipendono dal periodo dell’anno e anche dall’andamento del tempo meteorologico. “Non chiedeteci le fragole d’inverno, oppure frutti eso-
tici come le banane – spiega Sara Ristori, una delle socie della cooperativa Liberamente - il nostro negozio offre solo frutta e verdura di stagione. La rete che abbiamo costruito si basa su una ventina di fornitori che si trovano a Firenze, in zone come Lastra a Signa e Coverciano, e in altre aree della Toscana. Riusciamo così a fornire alimenti biologici di filiera corta e a chilometri zero”. Poi c’è la vendita al dettaglio in negozio, dove si trovano, oltre ai prodotti alimentari, anche articoli per la casa e per l’igiene personale, accomunati però dal rispetto per l’ambiente:
sugli scaffali trovano così posto i distributori alla spina di detersivi e sapone – rigorosamente biologici - che permettono di diminuire la quantità di rifiuti prodotti, grazie al riutilizzo dei contenitori. La bottega bio della Montagnola nasce però principalmente per un fine sociale: “Abbiamo creato un contesto lavorativo per l’inserimento di soggetti svantaggiati e con disagio - racconta ancora Sara - gli inserimenti socioterapeutici riguardano al momento due persone, mentre una ragazza di 19 anni sta svolgendo un percorso di formazione grazie alla scuola”.
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l’inchiesta
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ZOOM/1. Molte le persone tra i 15 e i 64 anni alle prese con il problema
In città sono undicimila gli “schiavi della bottiglia” livorno, arezzo e Pisa seguono a ruota in questa triste classifica. la dottoressa londi: “Dà maggiore dipendenza delle sostanze e delle droghe più conosciute” Antonio Passanese
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lcolici e superalcolici, in Italia, attraggono sempre più i giovani. Si calcola che siano quasi 500mila, in tutto lo Stivale, i ragazzi che bevono troppo, a volte fino al coma etilico. Un dramma che colpisce in modo trasversale, senza alcuna distinzione, molte famiglie, che si trovano a dover fare i conti con un problema il più delle volte sottovalutato. Da uno studio condotto dal Ministero della Salute emergono dati impressionanti: “La percentuale di coloro che consumano alcol al di fuori dei pasti è aumentata significativamente negli ultimi dieci anni – chiarisce il report – in particolare per via del cosiddetto ‘binge drinking’, ovvero il bere appositamente per ubriacarsi, consumando grandi quantità di alcol nel giro di poche ore”. Stando ai dati, l’atteggiamento riguarderebbe più del 20 per cento dei ragazzi fra i 18 e i 24 anni e il 17,4 fra i 25 e i 44 anni. Fra le ragazze, la percentuale complessiva è del 7,9%, ma nella fascia d’età fra gli 11 e i 15
anni la quota è più alta rispetto ai coetanei maschi. In Toscana le cose non vanno certamente meglio, e sono sempre di più i giovani che si rivolgono a strutture specializzate per curarsi dall’alcol-dipendenza. Nella sola provincia di Firenze sono quasi 11mila gli alcolisti tra i 15 e i 64 anni. A ruota, nella classifica delle città dove si alza troppo il gomito, si trovano Livorno (4.484 alcolisti), Arezzo (4.439) e Pisa (4.318). Si calcola, ancora, che i ricoveri ospedalieri tra i minori di 14 anni (maschi e femmine) invece siano pari al 6,5 per cento. Un’enormità. Molte volte sono gli stessi genitori a rivolgersi ai professionisti del Centro alcologico regionale dell’ospedale di Careggi, dove si viene sottoposti a un percorso, soprattutto psicologico, nel quale è necessaria anche la presenza della famiglia. “L’alcol – afferma la dottoressa Ilaria Londi del Car – è una sostanza tossica, potenzialmente cancerogena e capace di indurre una dipendenza superiore rispetto alle sostanze o
alle droghe illegali più conosciute. L’alcol puro, apportando 7 chilochilocalorie per grammo, non è una sostanza nutriente, in quanto il nostro organismo non lo utilizza per portare avanti le sue funzioni. È invece una delle cause di danno diretto a molti organi: i più colpiti sono il fegato e il sistema nervoso centrale. I giovani, le donne e gli anziani sono considerati i soggetti più vulnerabili, perché il loro organismo ha una ridotta capacità di metabolizzare l’alcol”. Il Centro alcologico, negli ultimi anni, ha ottenuto grandi risultati tra i ragazzi, sperimentando il “Mese della Prevenzione”, un progetto approvato anche dal Ministero. “Il risultato più grande – sottolinea la dottoressa Londi – è stato quello di realizzare materiali informativi omogenei su tutto il territorio nazionale, di diffondere i punti di riferimento per questo tipo di problematiche e di iniziare a parlare di alcol in termini di rischi e non solo di piacevole bene e patrimonio della nostra cultura”.
la MaPPa
IL PROgettO
Adolescenza, incontri sul dialogo con i figli
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adolescenza può essere un momento delicato per un ragazzo, ma anche per i genitori alle prese con momenti di tensione e una comunicazione non sempre facile con il figlio. Per aiutare gli adulti ad aprire un dialogo in questa fase complessa, a Firenze è ripartito un ciclo di incontri con un’equipe di esperti. Si tratta una serie di discussioni di gruppo, condotte da psicoterapeuti e operatori specializzati. I prossimi appuntamenti sono in programma al Centro Java, in via Pietrapiana, il 12 e il 26 aprile, dalle 18 alle 20. L’iniziativa “Adolescenti e famiglia. Le parole per dirlo” è la seconda parte di un progetto finanziato dalla Regione e promosso dalla Società della salute di Firenze, dall’azienda sanitaria di Firenze e da Alesia 2007 Onlus, associazione impegnata nella lotta al disagio giovanile. “I genitori chiedono spesso come instaurare una comunicazione profonda con i figli adolescenti – spiega Renata Sardi, psicoterapeuta responsabile dell’equipe scientifica di Alesia 2007 - dopo una prima parte del progetto dedicata alle varie figure all’interno della famiglia, adesso affrontiamo l’argomento del dialogo: in quale modo uscire dalla propria individualità e creare un confronto circolare con tutti i componenti del nucleo familiare”. Circa 70 genitori hanno partecipato alla prima parte del progetto, tra novembre 2010 e febbraio 2011. Per informazioni: alesia2007onlus@gmail. com o www.alesia2007onlus.it.
Numerose le “zone rosse” che, al calar del sole, diventano teatro di eccessi e inciviltà
Torna la movida della bella stagione. E le “notti brave” si moltiplicano
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rriva la bella stagione, tempo di movida. Lo svago estivo, però, non si coniuga solo con il divertimento, ma anche con il degrado. Esistono infatti alcune “zone rosse” della città, luoghi da cartolina di giorno che si trasformano in ricettacolo di degrado di notte. Un problema che il centro storico conosce fin troppo bene. Uno dei luoghi di culto per la movida fiorentina è senz’altro il quartiere di Santa Croce, attraversato in lungo e in largo da notti “movimentate”, tra la Biblioteca Nazionale, Sant’Ambrogio e San Pierino. E il risultato è sotto gli occhi di tutti il mattino seguente, quando la piazza, sotto
l’austero sguardo di Dante, assomiglia a una discarica a cielo aperto di vetri frantumati durante una notte di eccessi. Poco più in là, cambia il quartiere ma non la situazione. Zona San Lorenzo, di giorno un viavai continuo di turisti che affollano il mercato, di notte spopolato fino ad apparire inquietante. Il selciato della Basilica trasformato in pattumiera, lungo le Cappelle Medicee si respira l’odore acre lasciato dai bivacchi, e le vie limitrofe (via Sant’Antonino, via Panicale, via Faenza, via dell’Ariento, via Chiara, via Melarancio) sono segnate da rivoli d’urina. E ancora, l’Oltrarno con la sua identità “viola-
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ta” da notti difficili. Camminare a piedi da soli (soprattutto se si è donne) tra via Maggio e piazza Santo Spirito può mettere le palpitazioni, ed è un vero oltraggio alla bellezza che l’intero quartiere regala, strangolata dalla presenza di chi esagera. E se la piazza è gremita di giovani che affollano i locali, basta voltare l’angolo, in via del Presto di San Martino, la strada che corre sul lato destro della basilica, per assistere a episodi come risse e lanci di bottiglie. Anche per questo, come ogni anno a Palazzo Vecchio sono al lavoro per contrastare il de/G.B. grado nelle piazze più a rischio.
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l’inchiesta
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ZOOM/2. Un ruolo fondamentale nel percorso di disintossicazione è svolto dai genitori
Tanti, troppi diciottenni in terapia sono oltre centocinquanta, a Firenze, coloro che si rivolgono ai gruppi di alcolisti anonimi, per liberarsi dalla prigionia del bere. e oggi si contano (purtroppo) anche molti giovanissimi Giuditta Boeti
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uando il pensiero diventa fisso, ossessivo, non si può più parlare di un innocuo vizio ma più drammaticamente di dipendenza. Una schiavitù che imprigiona giovani e meno giovani, una assuefazione fisica e mentale che le associazioni di recupero degli alcolisti conoscono bene. “Chi arriva da noi soffre di un disagio esistenziale, vivendo una vita che non ha più un senso”, racconta Claudia, responsabile dei comitati esterni della Toscana, gruppo Alcolisti anonimi. “Stiamo seguendo alcuni ragazzi giovanissimi, molti intorno ai 18 anni, che sono incredibilmente schiavi della bottiglia più di un adulto. Perché per certi ragazzi bere diventa l’unico modo per aggregarsi e trovare relazioni con altri giovani”. Una trappola, dunque, che non fa sconti a nessuno. L’aiuto offerto al paziente è totalmente anonimo e gratuito: si tratta infatti di gruppi di auto-aiuto, che non contemplano la presenza di psicologi o educatori. “Chi frequenta gli Alcolisti anonimi lo fa senza vergogna, perché il nostro è una sorta di percorso spirituale con il quale si impara a vivere senza bere”. L’associazione, che nasce negli Stati Uniti nel 1935, raccoglie oggi a Firenze circa otto gruppi di auto-aiuto, frequentati da un minimo di tre a un massimo di 30 membri, per un totale di oltre 150 persone. “In Toscana – continua la responsabile – c’è ancora molta omertà nel riconoscere la
presenza, all’interno di una famiglia, di un figlio alcolizzato. Paradossalmente, è più facile ammettere che sia drogato. Eppure l’alcol fa più vittime di tutte le droghe, essendo una sostanza subdola che si insinua come una malattia dell’anima”. Recentemente si stanno sviluppando nuovi gruppi terapeutici, per sconfiggere il mostro dell’alcol. Al momento una formula efficace è il percorso terapeutico dell’orientamento “all’esterno”: quando il paziente riesce ad applicare all’esterno i comportamenti acquisiti all’interno del gruppo può, grazie a questi modelli di comportamento appresi, instaurare nuovi rapporti interpersonali. Per utilizzare sui giovani questa terapia un ruolo fondamentale lo hanno i genitori. Sono loro che devono “disintossicarsi” (pur non avendone necessità) per dimostrare ai figli come si possa riuscire a vivere senza toccare una goccia d’alcol. Dunque, il primo passo è fermarsi e riconoscere il problema, avere la consapevolezza del bivio di fronte al quale compiere una scelta, una scommessa per se stessi e per il proprio futuro. La vittoria arriva già con la scelta di entrare in terapia, un cammino faticoso, certo, ma che conduce verso la riconquista della libertà. A sentir parlar i responsabili dei centri di ascolto e aiuto si scopre un mondo fatto di storie contrastate, di grandi dolori, di perdite e di sofferenze, ma anche di gioie, recuperi e riappropriazioni.
l’InTervIsTa Parla il professor Valentino Patussi, responsabile del Centro alcologico regionale di Careggi
“I ragazzi sono il target di messaggi promozionali pericolosi” alentino Patussi, responsabile del Centro alcologico regionale dell’ospedale Careggi di Firenze, è uno dei massimi esperti italiani in “patologie alcol correlate”. Cosa spinge un ragazzo di 11 anni ad avvicinarsi all’alcol? Quando parliamo di ragazzi di 11 anni che bevono, facciamo riferimento al primo contatto con l’alcol che avviene solitamente in famiglia. I ragazzi, però, sono già da quell’età target di messaggi promozionali legati alle bevande alcoliche, che da un lato minimizzano i rischi connessi al bere, e dall’altro incentivano i consumi di particolari tipologie di bevande pensate ad hoc.
Quando una famiglia deve rivolgersi al Car? Una famiglia può rivolgersi al Centro di alcologia e patologie correlate in ogni momento lo ritenga necessario, anche per reperire informazioni generali. Nelle situazioni specifiche sia la persona che decide di fare qualcosa per il proprio problema, che i familiari o le persone vicine, possono chiamare il Centro e prendere un appuntamento per un primo colloquio con l’infermiere. Non è necessario che la persona che beve sia la prima con cui si lavora. Può accadere, ed è molto frequente, che chi ha direttamente il problema lo neghi o non se ne voglia far carico. Una volta fatto il primo colloquio ven-
gono attivate le figure di riferimento. Il medico per la parte gastroenterologica, lo psichiatra e lo psicologo. L’infermiere fa il “case managment” che monitora l’andamento generale del percorso, che altrimenti potrebbe risultare frammentato. Da anni organizzate il “Mese della prevenzione alcologica”: quali risultati avete raggiunto? Il Mese della prevenzione rappresenta lo sforzo dell’alcologia di comunicare con la popolazione in generale. Dalle stanze dei medici siamo arrivati a parlare con la gente e a comunicare le evidenze /A.P. scientifiche in modalità idonee alla popolazione.
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E AL N O SI FES TE O N R E P ME N TA TA IO AZ PLE TUI M M RA OR INF CO G
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società
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cAsA&cO. Non c’è condominio che non conosca conflitto. Ma i procedimenti legali sono in calo
Questa è una guerra di pianerottolo Tra le principali cause di litigio i rumori molesti e i panni gocciolanti stesi sul terrazzo,
che acuire le acredini. A meno che non si riesca a raggiungere un accordo bilaterale prima del verdetto. In questo senso va il decreto approvato lo scorso marzo, che rende obbligatorio il passaggio dalla commissione di arbitrato prima di andare davanti al giudice. Altra strada da percorrere può essere quella del mediatore sociale: a Firenze c’è uno sportello ad hoc in ogni quartiere, aperto un giorno la settimana. E c’è quasi sempre la fila.
ma anche cani, gatti e perfino i conigli domestici. Quattro casi su dieci finiscono in tribunale, ma le alternative ci sono: spesso più efficaci, comunque meno costose Francesca Puliti
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C’è chi getta deliberatamente scarti o peggio dalla finestra
Il COrsO Palazzi multietnici
Il mediatore parla straniero
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A NATALE REGALA DA
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è chi vieta l’uso dell’ascensore al cane del vicino, chi getta mozziconi di sigaretta e cotton fioc nel giardino altrui, chi sbatte i tappeti alle 6 del mattino e chi chiede i rilievi fonometrici alla Asl a causa dei figlioletti urlanti del dirimpettaio di pianerottolo. Benvenuti in trincea, anzi no, in condominio, dove la guerra è di posizione, le questioni di confine (del posto auto) comportano imboscate e rappresaglie e la battaglia può durare un giorno o più probabilmente una vita. Al primo posto tra le cause di conflitto di vicinato i rumori più o meno molesti: spostamento di mobili, musica a tutto volume, elettrodomestici in funzione alle ore piccole. Ma più spesso bastano un paio di tacchi a scatenare reazioni infastidite. Al secondo posto tutto ciò che cade/gocciola/viene deliberatamente gettato dai “piani alti”. C’è chi non si limita alle briciole della tovaglia: blog specifici e racconti di vita quotidiana parlano di interi scarti di cibo “defenestrati”, fino ad arrivare a profilattici e assorbenti “caduti”. Di fronte a cronache di questo tipo, chiunque abbia protestato per i panni stesi gocciolanti si faccia un esame di coscienza. Entrano in classifica anche gli animali domestici: dati del 2009 raccolti da Aidaa parlano di un litigio ogni 12 minuti in Italia, in aumento rispetto agli anni precedenti. In quasi due terzi dei casi sono i cani a essere poco tollerati, il 26% delle volte si discute di gatti (o di “gattare” che danno da mangiare ai cuccioli nel cortile interno), mentre ben il 2% dei conflitti è provocato dai pacifici conigli. C’è poco da stare allegri, perché chi è coinvolto nella diatriba rischia talvolta un esaurimento nervoso. E si tratta di guerre senza quartiere, nel vero senso della parola: dal palazzo di pregio alla casa popolare, le risse di pianerottolo sono all’ordine del giorno. Tant’è che spesso si arriva in tribunale. “Su dieci contenziosi – spiega Simone Porzio, presidente del Sunia, il sindacato degli inquilini – quattro proseguono per vie legali”. Ma il dato è in calo: “Fino a pochi anni fa si parlava di 7 casi su 10”. Non fatevi illusioni, però, perché “è solo una conseguenza della crisi economica – continua Porzio – che ha costretto molti a far marcia indietro per evitare le spese”. Già, perché spesso si tratta di soldi buttati al vento: durante il procedimento i battibecchi si intensificano e la sentenza non fa altro
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u, Assan, Mourad, Lovinescu. Più che un amministratore di condominio talvolta servirebbe un interprete, in grado di far dialogare culture e abitudini diverse. Con campanelliere sempre più multietniche i motivi di scontro si moltiplicano, come minimo per il numero di lingue parlate. Nasce così il progetto-scommessa della Provincia di Firenze: formare mediatori condominiali multietnici, in grado di dirimere le questioni tra vicini che non parlano la stessa lingua, nemmeno in termini di regole e di uso degli spazi comuni. L’iniziativa è stata lanciata, anche su segnalazione del Sunia, lo scorso mese. “Adesso si tratta di selezionare un’agenzia in grado di svolgere l’attività di formazione – spiega Sandra Breschi, responsabile della Direzione Istruzione – in modo da aprire i corsi”. In pratica si tratta di imparare a conoscere le abitudini altrui e a mediare nelle tensioni, dai vicini che si lamentano dell’odore del cibo straniero a chi non sopporta le “invasioni” del vano scale con poltrone o altri oggetti di uso privato. Le lezioni si rivolgono ai responsabili di condominio, ovvero a coloro che si incaricano dell’autogestione delle case popolari, su base volontaria. Le iscrizioni si apriranno presumibilmente in questi primi giorni di aprile, presso l’agenzia scelta e la Provincia stessa, ma chi volesse avere informazioni prima o “prenotarsi” può già rivolgersi alla Direzione Istruzione di via Capo di Mondo. Circa 80mila euro i fondi investiti dalla Provincia in un progetto di formazione che, oltre all’aspetto della comunicazione interculturale, abbraccia anche le politiche ambientali. L’altro cardine del corso riguarda infatti il risparmio energetico e la raccolta differenziata, temi su cui c’è ancora molto da lavorare per sensibilizzare i cittadini.
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sulla strada
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DOssIeR/1. Da Firenze parte un progetto per evitare 58 vittime nel prossimo decennio
Si chiama David e di mestiere salva vite Parla il padre di lorenzo guarnieri, il 17enne travolto e ucciso
Gianni Carpini
da uno scooter lo scorso giugno nel parco delle Cascine:
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“stiamo scrivendo una proposta di legge popolare per l’introduzione del reato di omicidio stradale”
n Italia uccide più la macchina che la pistola. Ogni anno, nel nostro Paese, muoiono quasi 5mila persone a seguito di incidenti stradali: una strage. Da Firenze parte allora un progetto che, guardando alle positive esperienze di altri paesi europei, mira a salvare 58 vite nei prossimi 10 anni. Si tratta di un piano di azioni integrate, appoggiato dal Comune di
FOCUs Molti erano giovani
23 le tragedie dell’anno scorso
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Uno dei lUoghi di
firenze
in CUi È avvenUto Un inCidente Mortale
(foto
di
giUsePPe della Maria)
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a lista dei morti sulle strade fiorentine è lunga. Solo l’anno scorso 23 persone hanno perso la vita a seguito di incidenti. Nei primi due mesi di quest’anno si è registrata già una vittima, mentre sono 536 i feriti. Tra i casi che hanno scosso la città c’è proprio quello di Lorenzo Guarnieri, morto a soli 17 anni e mezzo. È stato travolto da uno scooter, nella notte tra il primo e il 2 giugno 2010, mentre si trovava nel parco delle Cascine. Alla guida del motorino c’era un uomo di 45 anni, che è risultato poi essere sotto effetto di alcol e stupefacenti. Dodici ore prima un’altra tragedia aveva sconvolto Firenze e un altro incidente stradale si era portato via una ragazza di soli 22 anni: Ilaria Tacchinardi. La giovane viaggiava a bordo del suo motorino insieme alla sorella 12enne, quando il mezzo è stato colpito in pieno da un furgone passato con il rosso, all’incrocio tra via Rocca Tedalda e lo stradone di Rovezzano, nella zona di Firenze Sud. Altra tragedia nei primi mesi dell’anno scorso. Roberto Bognanno, 29enne di origini siciliane, è stato ucciso il 24 febbraio mentre attraversava sulle strisce al semaforo che si trova all’incrocio tra viale Fratelli Rosselli e via della Scala, vicino a Porta al Prato. Un autobus Ataf della linea 6 lo ha travolto. Ancora sangue sulle strade, in via dei Della Robbia, il 17 ottobre scorso. Luigi Laudisa, 93 anni, ex ufficiale della Marina, è stato investito da una macchina mentre attraversava sulle strisce per andare a comprare il giornale. Diverse ore più tardi l’uomo al volante dell’auto pirata, una guardia giurata di 48 anni, ha telefonato alla polizia municipale e /G.C. si è costituito.
Firenze e portato avanti dall’associazione Lorenzo Guarnieri, intitolata al giovane che, nello scorso giugno alle Cascine, è stato travolto e ucciso da uno scooter guidato da un uomo sotto l’effetto di alcol e droga. Il progetto si chiama “David”, acronimo che sta per “Dati e analisi”, “Aderenza alle regole”, “Vita e educazione”, “Ingegneria” e “Dopo la violenza”. Tra le misure previste lo studio da parte di McKinsey, prestigiosa società di consulenza, degli incidenti stradali in città, che porterà a sviluppare un piano salva-vite. “L’iniziativa nasce dalla mia esperienza personale – racconta Stefano Guarnieri, padre di Lorenzo - da quando ho perso mio figlio mi sono accorto che la questione della sicurezza stradale non è affrontata in modo scientifico e integrato, come succede nel nord Europa, dove i tassi di mortalità sulle strade sono molto più bassi”. Questa lotta passa da diversi aspetti, anche da quello legale. L’associazione sta scrivendo una proposta di legge popolare per l’introduzione del reato di omicidio stradale, che in Inghilterra esiste dal 1988. La raccolta di firme per portarla in Parlamento dovrebbe partire verso la fine di maggio. “I giudici si posizionano spesso sui minimi della pena, non tenendo conto della gravità del fatto – spiega ancora Guarnieri - questo tipo di reato è classificato all’interno dell’omicidio colposo, che spesso fa riferimento al caso e all’incidentalità. Non viene considerato il cosiddetto ‘dolo eventuale’: se una persona si mette alla guida ubriaca, accetta il rischio che può uccidere”. In Italia le regole per chi guida sotto effetto di alcol e droghe sono diventate più severe negli ultimi anni, ma non abbastanza, secondo Guarnieri. “Nel caso di omicidi stradali in Inghilterra è previsto l’arresto immediato, nel nostro Paese viene tolta la patente per un anno e sequestrato il mezzo. L’uomo che ha ucciso mio figlio, ad esempio, tra pochi mesi potrà rimettersi alla guida”. Il progetto David mira a un cambiamento di mentalità. “Ci sono dei comportamenti che devono essere modificati, attraverso educazione, campagne di comunicazione e incentivi. La regola è semplice: quando si guida non si beve. Chi si mette al volante dopo aver bevuto deve essere consapevole che può ammazzare una persona. In Italia uccide più la macchina che la pistola: ogni anno nel nostro Paese muoiono 400 persone per omicidi da arma da fuoco, quasi 5mila perdono la vita a seguito di incidenti stradali”. Infine arriva un appello per i familiari delle vittime della strada: “Non bisogna rinchiudersi nel dolore, ma dobbiamo lottare perché le nuove generazioni vivano in un mondo più sicuro”.
Dobbiamo lottare perché le nuove generazioni vivano in un mondo sicuro
sulla strada
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DOssIeR/2. La periferia ovest risulta essere la zona più pericolosa della città
Mappa del rischio, via Baracca bocciata Luca Squarcialupi
È
la periferia ovest di Firenze la zona più pericolosa della città per quanto riguarda la sicurezza stradale. In quest’area ricadono infatti ben quattro delle cinque arterie con il maggior numero di incidenti. Ma non solo. Dei dieci incroci ad alta incidentalità, sei si trovano nel quartiere 5. La mappa è stata stilata dalla polizia municipale, che ha diffuso i dati relativi all’anno scorso. Ad aggiudicarsi il triste primato di strada più pericolosa è via Francesco Baracca, lungo la quale - durante il 2010 - sono stati rilevati quasi 90 sinistri, 88 per l’esattezza. 141 i veicoli, tra auto, moto e ciclomotori, rimasti coinvolti, oltre a 25 pedoni. Sempre in via Baracca si trova un’intersezione a rischio, quella con via Baracchini (qui l’anno scorso gli scontri sono stati 9). Altre tre direttrici ad alto tasso di incidentalità gravitano nella stessa zona della città. In dodici mesi via Pistoiese ha visto 80 incidenti (con quasi 140 mezzi su due e quattro ruote interessati), men-
tre l’incrocio con via Vespucci è il nono per pericolosità a Firenze. Sessantadue sinistri si sono verificati in via di Novoli e 59 in viale Guidoni. Scorrendo la “classifica” delle zone a rischio, è evidente che sono proprio le strade altamente trafficate il luogo dove avviene il maggior numero di scontri. Viali e carreggiate intasate ogni giorno da migliaia di veicoli. Al quinto posto per quantità di incidenti c’è viale Filippo Strozzi, che corre tutto attorno alla Fortezza da Basso, dove durante il 2010 sono stati 58 i sinistri. Seguono via Pisana, via Baccio da Montelupo (entrambe nella zona del quartiere 4), viale Fratelli Rosselli e viale Francesco Redi. L’incrocio più pericoloso è quello tra via Arnolfo e viale Orcagna, nei pressi del lungarno del Tempio, con undici incidenti. Dieci sinistri sono stati invece rilevati all’intersezione tra via Doni e viale Redi. Ai dati della polizia municipale si aggiungono le rilevazioni del progetto europeo Epca (European pedestrian crossing assessment), che si
Triste primato con 88 sinistri: a dirlo è un rapporto della polizia municipale. Un’indagine europea promuove invece piazza Beccaria
Un tratto di via
BaraCCa
occupa in particolare di sicurezza dei pedoni, andando ad analizzare gli attraversamenti di 18 città dell’Ue. Tra questi, 15 si trovano a Firenze. L’indagine, pubblicata dall’Aci, ha promosso a pieni voti le strisce e il semaforo di piazza Beccaria, considerato il migliore attraversamento pedonale in Italia e il ventiduesimo tra quelli
analizzati in Europa. Firenze è uscita bene da questa classifica, risultando all’ottavo posto. Non mancano però le criticità. Secondo la ricerca, il peggior attraversamento della città si trova in via Bronzino, nei pressi di piazza Gaddi, dove le auto parcheggiate negli spazi a pagamento coprono la visuale ai veicoli in arrivo. Ma quali
sono le zone più a rischio in città? Il Reporter sta raccogliendo le testimonianze di tutti i lettori per creare una “mappa” delle strade più pericolose. È possibile inviare una mail, corredata anche da foto, all’indirizzo redazione@ilreporter.it. Le segnalazioni saranno pubblicate su questo mensile e sul nostro sito www.ilreporter.it.
DOssIeR/3. Positiva inversione di tendenza nel 2010
Meno incidenti, feriti e morti
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eno incidenti, meno feriti e meno morti. Il 2010 ha visto un’inversione di tendenza per quanto riguarda il numero di incidenti sulle strade della provincia di Firenze, stando al dossier curato dalla Prefettura. L’anno scorso è diminuito il numero dei sinistri: segno meno sia per quelli con feriti (-6 per cento) sia per quelli mortali (-4,3 per cento). Un dato in controtendenza rispetto al 2009, quando gli incidenti erano cresciuti del 2,9 per cento. In flessione il numero delle persone che hanno perso la vita: 69 nel 2010, mentre erano state 73 nel 2009, 77 nel 2008 e 80 nel 2007. La ricerca conferma che i mesi più pericolosi, in cui si registra un picco di incidenti, sono aprile, maggio, giugno e settembre, mentre agosto resta il periodo meno critico. A rischio sono soprattutto i giorni del fine settimana e la fascia oraria del pomeriggio: ben due incidenti su 5 avvengono tra le 13 e le 19. I sinistri si verificano soprattutto nei centri abitati e alto resta il numero dei pedoni coinvolti (420 persone su 5.601 incidenti con feriti), nonostante si sia dimezzato rispetto al 2009. Sul banco degli imputati finiscono i comportamenti scorretti al volante: a causare gli incidenti sono soprattutto l’eccesso di
velocità, la guida distratta, l’inosservanza della precedenza e il mancato rispetto della distanza di sicurezza, oltre alla guida sotto effetto di alcol e droga. L’anno scorso, in provincia di Firenze, sono state 1.086 le persone pizzicate alla guida dopo aver alzato un po’ troppo il gomito, 90 quelle al volante sotto effetto di stupefacenti: per tutti loro è scattato il ritiro della patente. In entrambi i casi si tratta comunque di dati in calo rispetto al 2009. Sempre l’anno scorso, prendendo in considerazione solo il territorio comunale di Firenze, sono stati 3.751 gli incidenti rilevati, un dato che ha visto una costante diminuzione negli ultimi tempi: basti pensare che quattro anni fa erano stati 1.600 /G.C. in più.
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itinerari
Aprile 2011
sÌ VIAggIARe/1. Con la bella stagione torna la voglia di scampagnate e pic-nic all’aria aperta
Primavera, è tempo di gite fuori porta De gUsTIBUs
Dalla rievocazione medievale di Panzano
Scatta l’ora delle prelibatezze
Pasqua, a tavola vince la tradizione. E l’Artusi
alla passeggiata in bici a Cerreto guidi, fino
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alla sagra del tortello di Borgo san lorenzo: gli appuntamenti da non perdere Ludovica V. Zarrilli
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l sole torna tiepido, il cielo smette di fare le bizze e tutto ad un tratto le colline dei dintorni di Firenze sembrano accoglienti e pronte a fare da proscenio alle più belle scampagnate fuori porta che si possano immaginare. È proprio aprile il mese migliore, perchè la temperatura torna a essere clemente e siamo tutti stufi di passare i weekend a guardare dal divano la pioggia rigare le finestre. Cosa c’è di meglio di un gita per far tornare il buon umore dopo mesi di grigio inverno? E le occasioni non mancano. I ghiottoni possono partire in destinazione delle sagre che tornano a pullulare nell’hinterland fiorentino, a cominciare da quella del fungo prugnolo e del tortello che, come di consueto, si svolge a Borgo San Lorenzo nei primi dieci giorni del mese. Chi non riesce a svegliarsi dal torpore invernale prima della metà del mese può sempre ripiegare sulla poco distante sagra di Scarperia, che il 16 e il 17 offre tortelli di patate in quantità industriale. Per i nostalgici delle mangiate di piazza basta poi spostarsi in direzione di Siena per imbattersi nella sagra del cinghiale a Certaldo, tutti i lunedì, martedì e mercoledì di aprile, mentre a Vicchio, il 17, grandi festeggiamenti per la festa dei fichi. A Fiesole si aspetta l’ultima settimana del mese per imbandire le tavolate e dare inizio alla sagra gastronomica locale, che si terrà al Circolo Arci del paese dal 27 fino al primo maggio. Due le chicche da segnare in agenda e tener presenti per le scampagnate goderecce del mese successivo: la prima è a base
di formaggio e baccelli a La Massa, frazione di Incisa Valdarno, che dal 1° al 31 maggio offre ai viandanti uno degli abbinamenti più saporiti della tavole toscane, mentre nello stesso periodo, a Mercatale in Val di Pesa, c’è “I’ vino della mi’ cantina”, speciale degustazione di nettari locali. Ma scampagnata non è solo sinonimo di abbuffata, e anche gli sportivi o gli amanti della natura e dell’arte troveranno pane per i loro denti. Il Comune di Fiesole, ad esempio, organizza una serie di passeggiate (con cadenza settimanale) alla riscoperta degli itinerari più belli del territorio, per riscoprire i boschi e i parchi delle ville (info e date su www.comune.fiesole.fi.it). Per gli appassionati
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Nel mezzo del cammin tra Mercatale e S. Casciano vi è un luogo di ritrovo dal sapor tutto toscano. Ahi quanto a dir qual era cosa buona il cibo, il vino, il gusto e la gioia ancor risuona. Tant’è amaro il venir via dalla tavola imbandita che la sogno anche la notte quella carne saporita! Io non so ben ridire com’è il canto di quel gallo ma soltanto il suo colore... ...color del sole....il giallo!
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del genere il 17, nella piazza principale di San Casciano in Val di Pesa, torna il moto e auto raduno, mentre il 25 a Panzano in Chianti c’è la Fiera annuale della stagione bona, con annessa rievocazione medievale. Lo stesso giorno, gli appassionati di due ruote potranno sbizzarrirsi a Cerreto Guidi, con la passeggiata in bicicletta. Anche Empoli e Montelupo Fiorentino danno spazio ai ciclisti, soprattutto in erba, durante la manifestazione Bimbinbici, nei primi giorni di maggio. E, per finire, i fiorentini doc non potranno dire di no a un giro in barchetto sull’Arno, che dall’inizio di maggio e per tutta l’estate tornerà ad attraversare in lungo e in largo il fiume d’argento.
on c’è dubbio: a Pasqua vincono i piatti della tradizione. La cucina toscana è una cucina antica e sapiente, fatta di saporosi ingredienti e mai eccessivamente elaborata. Le portate sono tutte in sintonia con il territorio e la stagione. A Pasqua, va da sè, non potranno mancare le uova, in tutte le loro possibili varianti. Il classico primo piatto è il brodo di gallina con l’uovo benedetto. Preparato con un mazzettino di erbe aromatiche: il gambo del sedano, della carota, del basilico e del prezzemolo e una sfoglia di cipolla arrostita. A seguire l’agnello trippato, che tradizione vuole venga preparato alla maniera suggerita da Pellegrino Artusi, uno dei padri fondatori della cucina contemporanea nazionale. Nel libro “L’arte di mangiar bene”, che a cent’anni dalla morte dell’autore è ancora riferimento d’eccellenza della cucina nazionale e preziosa guida per i più grandi chef, si legge: “Spezzettate grammi 500 di agnello nella lombata e friggetelo con lardo vergine. Fate quindi in un tegame un soffritto coll’unto rimasto in padella, aglio e prezzemolo e, quando l’aglio avrà preso colore, gettateci l’agnello già fritto, conditelo con sale e pepe, rivoltatelo bene e lasciatelo alquanto sopra al fuoco perché s’incorpori il condimento. Poi legatelo con la seguente salsa: frullate in un pentolo due uova con un buon pizzico di parmigiano grattato e mezzo limone. Versatela nell’agnello, mescolate, e quando l’uovo sarà alquanto rappreso, servite in tavola”. A fine pranzo impossibile rinunciare ai biscotti quaresimali, squisiti dolcetti al cioccolato, fatti a forma di lettera dell’alfabeto. La ricetta tradizionale prevede: 150 grammi di farina bianca, 2 bianchi d’uovo, 180 grammi di zucchero a velo, 30 grammi di cacao amaro e la scorza d’arancia. E i vini? Rigorosamente scelti tenendo conto delle tante prelibatezze enologiche della toscana. Si può spaziare dal Chianti al Brunello di Montalcino, fino al vin santo, “nettare” tradizionale da fine pasto divenuto famosissimo /V.G. in Italia e nel mondo.
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itinerari
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sÌ VIAggIARe/2. Nord Africa a rischio, Giappone in ginocchio: ecco dove ripiegano i fiorentini
Villaggi proibiti? E io vado in crociera non c’è crisi in grado di fermare le vacanze. e se la terraferma non è sicura, sono sempre di più coloro che scelgono di passare le ferie su una città galleggiante. Ma per sharm c’è ancora la fila Francesca Puliti
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iù le mani dalle vacanze. Il tradizionale viaggio estivo non si tocca: crisi economica o internazionale che sia, i fiorentini alla propria settimana (15 giorni per i più fortunati) di ferie non ci rinunciano. E a rimanere in Italia non sono in molti. Se i villaggi turistici del Nord Africa sono impraticabili o comunque sconsigliati, si ripiega sui “villaggi galleggianti”, vere e proprie isole di pace immerse nel blu e lontane dai pericoli della terraferma. Sono schizzate alle stelle le prenotazioni per le crociere nel Mediterraneo, come confermano diverse agenzie di viaggi. Un po’ perché fa moda, un po’ perché, preventivi alla mano, rappresentano una valida alternativa al pacchetto all inclusive che offrono (o offrivano) le località turistiche tunisine o marocchine. “Solo che a bordo – avverte Dimitri Baldi, che lavora in un’agenzia di via Centostelle – si paga quasi tutto e va a finire che si spende il doppio”. Le famiglie, però, continuano a sceglierle. Anche perché i bambini non pagano niente e il boccone è alquanto appetitoso. A far gola sono anche i notevoli sconti che si ottengono prenotando per tempo, tant’è che alcuni arrischiano a fissare il viaggio fin dall’anno prima. Per rimanere sulla stessa fascia di prezzo si può optare anche per la Turchia, o scegliere il mare delle isole greche, Baleari e Canarie. Restare in Italia? Spesso non conviene, ma certo poche mete sono in grado di eguagliare il mare della Sardegna, della Sicilia o della Puglia, non a caso tra le destinazioni più richieste del Bel Paese. Schivando le località più a rischio c’è comunque chi continua a prenotare per il Mar Rosso. “Continuiamo a ricevere ancora
molte richieste”, conferma Mauro Pollini di Centostelle viaggi, “ma c’è stato un calo notevolissimo”, precisa Tiziana Tognaccini, titolare dell’agenzia di viaggi “Il Magnifico”. Solo su una destinazione i vacanzieri hanno fatto un deciso passo indietro: il Giappone. “Avevamo fatto numerosi preventivi – continua Tognaccini – fin dallo scorso ottobre, ma dopo il disastroso terremoto del mese scorso si è bloccato tutto e temo che questo mercato rimarrà a lungo fermo”. Non solo: si è scatenato una sorta di effetto domino sui paesi vicini, considerati nell’opinione comune a rischio radiazioni. Chi voleva partire per Polinesia o Australia ha ora qualche dubbio in più. E magari si dirotta su Stati Uniti (New York o tour dei Parchi) o isole caraibiche per chi ha voglia di mare,
Per rimanere sulla stessa fascia di prezzo si può optare per Turchia, Grecia o Baleari anche se i prezzi lievitano notevolmente rispetto al Mare Nostrum. Già, perché l’effetto Libia non influisce solo sul cambio di rotte, ma anche sul prezzo in più da pagare per l’adeguamento carburante. Per una famiglia al completo che si sposta in aereo si può arrivare fino a 300 euro in più sul costo del biglietto, in caso di voli charter. A conti fatti, forse è meglio riesaminare la cartina della cara vecchia Europa.
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L’amica che ti accompagna
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in città
Aprile 2011
cuRIOsItÀ/1. Alla scoperta dei “temporary shop”: bandoni alzati al massimo per qualche mese
Quando il negozio ha i giorni contati Antonio Rettura
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i sono affermati negli Stati Uniti e, da qualche anno, sono comparsi anche nelle principali città italiane, tra cui Firenze: sono i temporary shop, i negozi “a tempo” che aprono e chiudono in un periodo che può variare da alcuni giorni a un massimo di 2-3 mesi. In questo caso non c’entra niente la crisi: chiudere i battenti
CUrIOsITÀ/2 I trucchi contro i “Lupin”
Furti di bici, come evitarli
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uccede: arrivi dove l’avevi lasciata e, al posto della bici, trovi il vuoto assoluto. Il ferro del “mestiere” del ladro di biciclette è la tronchese, e per evitare brutte sorprese occorre quindi assicurare il velocipede con un “antifurto” in grado di resistere il più possibile a questo strumento. Le catene meno robuste sono quelle a maglia tonda, che offrono poca resistenza anche al morso di una semplice tenaglia. Stesso discorso vale per i cavi metallici, semplici o a spirale. Le catene che danno maggiori garanzie sono quelle a maglia quadra in acciaio nichel-cromomolibdeno (detto comunemente acciaio cementato), dotate di lucchetto antiscasso. Altro efficace antifurto è la sbarra a “U”, che ha il vantaggio di essere un pezzo unico dalla sezione più spessa di una catena. Il modo più efficace per legare la bici è quello di fissare il telaio a un supporto fisso, avendo cura di unire anche la ruota anteriore al telaio. Evitare di ancorare la bici alla rastrelliera solo con la ruota d’avanti: la città è piena di ruote solitarie legate a una catena. Viceversa, lasciandola libera può essere facilmente prelevata svitando i bulloni. Per parcheggiarla è bene preferire luoghi frequentati e illuminati. Se non si utilizza la bicicletta per un lungo periodo, occorre spostarla periodicamente, in modo tale da non dare l’impressione che il mezzo sia abbandonato. Nel caso di furto di un pezzo (ruota, sellino, pedali), rimpiazzarlo il prima possibile: una bici lasciata “mutilata” è considerata come abbandonata, quindi particolarmente soggetta a ulteriori saccheggi di pezzi. Per combattere il fenomeno dei furti, infine, è indispensabile comportarsi responsabilmente, evitando di acquistare biciclette di provenienza “dubbia”, in modo da arginare il mercato nero dei velocipedi. Se nessuno comprasse bici rubate, i furti sarebbero un’attività per /A.R. niente redditizia.
dopo poche settimane è una scelta che fa parte di una precisa strategia di marketing. A differenza dei negozi tradizionali, le aziende che allestiscono i temporary shop creano dei veri e propri eventi ai quali le persone sono chiamate a partecipare per scoprire, ad esempio, un prodotto fresco di lancio, per usufruire di un’offerta limitata nel tempo, o - più in generale - per conoscere meglio un determinato marchio. Si tratta quindi di un fenomeno che fa leva principalmente sulla curiosità, stuzzicata dalla natura coinvolgente dell’evento commerciale. Sono diversi i motivi per cui le aziende decidono di adottare questo canale, e gli obiettivi spesso vanno al di là della semplice vendita al dettaglio. Le grandi marche, infatti, adottano questi canali anche per testare l’apprezzamento del pubblico nei confronti di nuovi prodotti, prima della loro messa in commercio su grande scala. Il primo temporary shop in Italia è stato inaugurato a Milano nel 2008, e subito dopo, visto il successo, il format ha preso piede nelle altre grandi città, arrivando –
È un fenomeno partito dagli Usa che ha preso piede anche in Italia: la crisi non c’entra, si tratta di una scelta di marketing per fare pubblicità a marchi o prodotti. a Firenze hanno aperto (e chiuso) grandi nomi, ma anche rivendite di gioielli artigianali a giugno dell’anno seguente – anche a Firenze. Hanno aperto negozi temporanei nel capoluogo toscano marchi quali Rizla, Conad, Camomilla, il Consorzio Centopercento Italiano, Rinascimento, Bijoux Jean Andre. Ma sono state allestite anche anche mostre d’arte, esposizioni di quadri e gioielli artigianali. Lo store “9-99”, nel periodo tra ottobre e dicembre scorsi, ha messo in vendita capi d’abbigliamento di grandi marche italiane e straniere a un prezzo compreso tra 9 e 99 euro. “I fiorentini hanno capito velocemente lo spirito dei negozi temporanei - conferma Angelo Ferrario di “Aelletime”, la società che in via dei Bardi ha allestito uno spazio dedicato a ospitare le iniziative di temporary shop - i grandi marchi, specialmente quelli internazionali, hanno compreso le potenzialità di questo strumento di marketing, mentre le aziende fiorentine stanno recependo un po’ più lentamente questa novità”. Ferrario conclude ricordando che “per le aziende i negozi temporanei rappresentano una grande risorsa per farsi conoscere: prima c’era solo il ‘2D’ dei cartelloni pubblicitari, mentre adesso c’è anche il ‘3D’ del coinvolgimento a tutto tondo dei temporary shop”. Se da un lato la grande storia del capoluogo toscano lo fa rimanere ancorato a una dimensione prevalentemente tradizionalista, dall’altro si iniziano a osservare sempre più spesso fenomeni come questo, che lo spingono verso la modernità.
Noi, i “cani di LiberiTutti”, non siamo spagnoli, non siamo croati né romeni e non rischiamo la soppressione ma la prospettiva di vita che abbiamo è di invecchiare in un box dimenticati dal mondo intero. Siamo sani, non tutti giovanissimi ma siamo cani che hanno come unica prospettiva una morte lenta, inesorabile in tre metri quadrati.
Sesso: Maschio Età: circa 6 anni Taglia: Piccola Carattere: Vivace e iperattivo. Full è un cagnetto piccolo piccolo ma molto vivace. In canile patisce molto la solitudine, vorrebbe stare sempre con qualcuno. E' un piccoletto tutto pepe che vuole giocare e ricevere attenzioni. Le sue sorelline sono state adottate e lui invece è ancora qui perchè "abbaia"un pò troppo. Ma siamo sicuri che con tanto amore Full si calmerà molto.
Sesso: Maschio Età: 9 anni Carattere: dolcissimo e affettuosissimo! Taglia: piccola Il piccolo Calimero è arrivato in rifugio che era un batuffolo di pochi mesi. Ovviamente dal canile non è mai più uscito. Calimero è un nonnetto buono, dolce e affettuoso. Vorrebbe sempre stare in braccio e a panca all'aria per ricevere coccole. E' davvero un cane buonissimo adatto a tutti. Con un bel bagno e una bella spazzolata diventerebbe anche bellissimo.
Sesso: M Età: 4 anni Carattere: affettuoso con tutti tranne cani maschi grandi Taglia: piccola Poldino è cagnetto dolcissimo di circa 4 anni,pesa 8 kg e va daccordo con i bambini, con i gatti e con i cani, ma non con i maschi di taglia grande...non li sopporta!:-( si è rotto una zampina e io non voglio riportarlo in canile perchè sono sicura che Poldo si sia rotto la zampa mentre scappava da qualche cane più grande al quale ha rotto le scattole...e quando ha saltalto il muretto che c'è nel piazzale è atterrato male Molto male! Adesso cerca URGENTEMENTE casa!
Mi chiedo, e so che molti non saranno d’accordo con me, che si offenderanno, ma che senso ha vivere così? Chi ci aiuterà ad avere una vita dignitosa? Sì, è vero tutti gli animali del mondo sono uguali, ma se ci fossero più sindaci o consiglieri comunali che iniziassero a proporre una strategia “comoda ed economica” come quella spagnola, siete sicuri che la legge italiana non cambierà? che qualcuno accorrerà a salvarci? Siamo sicuri di essere così più civili degli altri paesi? Che differenza c’è tra una perrera e un canile dove ci sono 700 o più cani, dove l’USL è collusa e si nascondono i cadaveri? Dove il pasto è costituito dall’immondizia gettata via dalle mense? Ci avete mai visto mangiare bucce di frutta o pasta al sugo stracondita? Siete mai andati a rovistare nelle pattumiere alla ricerca di sacchi di immondizia con scarti “utilizzabili” per la nostra pappa? Questa è la nostra realtà, aprite gli occhi! Giommy chi lo adotterà? Sammy è una meraviglia, entrato in canile da cucciolo non ha mai visto un guinzaglio, mai una passeggiata, mai una casa!!!! Tobia la casa ce l’aveva invece ora è qui, chiuso al buio, terrorizzato dalla vita in canile....... E questo non è un canile lager, qui i 3 ragazzi che tentano di gestirlo alla meglio lottano ogni giorno, e non abbiamo un veterinario che ci segua, non c’è un’area di sgambo, non ci sono volontari per portarci in passeggiata...noi cani siamo 200 e i gatti 80 circa. Il comune non ha soldi da spendere neppure per qualche metro di rete! Adozioni zero o quasi, solo abbandoni e “viaggi della speranza” verso il continente. La scorsa estate siamo arrivati a 100 cuccioli abbandonati più vari adulti, e stiamo parlando di un paesino di poche anime. Anche se non siete d’accordo con il contenuto di questo sfogo,vi preghiamo di dare anche a noi visibilità, anche noi abbiamo diritto a un posticino caldo e una pappa decente: vederci morire giorno dopo giorno, sempre più rassegnati invisibili, vi assicuro, non può lasciare indifferenti. Grazie. Contattare Bianca dopo le 17.00 al 3803130298 opp scrivere associazioneliberitutti@gmail.com www.associazioneliberitutti.it siamo anche su FB
Sesso: M Età: 5/7 anni Carattere: coccolone Taglia: piccola, 8 kg Buffone aveva un padrone anziano e alla sua morte il cane venne affidato al fratello che però partì per l'Australia. Così il piccolo fu dato al nipote, che non perse tempo e lo sbattutè in canile immediatamente. Buffone ha 5, forse 7 anni ma nel cuore è ancora un cucciolone pieno di energia e voglia di coccole! Deve morire in canile???? E' una tg piccola (8kg circa) e si abituerebbe di nuovo a vivere in una casa senza problemi. Ci aiutate a farlo felice dopo tanta sofferenza?
Sesso: Maschio Età: 6-7 anni taglia: medio piccola Carattere: buonissimo Giommy è arrivato al rifugio nel 2005, aveva un padrone che lo lasciava in strada in balia degli eventi come si usa qui in Sardegna. Il dolcissimo Giommy ha perso un' occhio a causa di una pietra lanciata da dei bambini. Abbiamo deciso di portarlo via e di non ridarlo al suo padrone che insisteva per riaverlo. Da quel momento il piccolo non è mai più uscito dal canile! Nessuno lo ha mai notato forse a causa di quell'occhio, eppure è un cane dolcissimo e adatto a bambini e ad anziani
Età: 2001 Sesso:Maschio Taglia: piccolo Carattere: tende a scappare ma è troppo buffo e dolce Pepsi è un bellissimo cagnetto di 10 anni. Durante tutta la sua vita, il piccoletto è sempre stato un vagabondo. E' sopravvissuto ad un avvelenamento nel 2005 e ad un incidente l'anno scorso. Finalmente i volontari sono riusciti a convincerlo che non era più il caso di stare in giro per le strade, che forse era il caso di passare una vecchiaia più tranquilla al riparo dai pericoli. Ultimamente è più tranquillo, ma ha sempre la tendenza a scappare, chissà se poi in una casa si calmerebbe definitivamente. La vecchiaia inizia a farsi sentire e avrebbe davvero bisogno di una casa per passare gli ultimi anni in santa pace.
Età: 2006 Sesso:Femmina Taglia: medio piccola Carattere: timida ma molto affettuosa Bambi Star vive in canile sin da quando era cucciola insieme ai fratellini White Ciotti, Black Ciotti e alla sorellina Aska...Bambi nera purtroppo è morta quest'anno a casusa di un tumore. Non vogliamo assistere impotenti ad altre morti del genere. Questi fratellini e soerelline si meritano di conoscere la vita fuori dal canile. Non hanno idea di che cosa ci sia al di fuori delle sbarre... non hanno mai visto l'erba....
Sesso: F Età: 7anni Taglia: piccola Carattere: dolcissima/timorosa Lei si chiama Gina (è la cagnolina sul muretto), 7 anni, una vita tutta passata in canile! Anche lei è un pò cicciona, ma come possono vivere bene questi cagnotti che condividono con altre 200 anime dei piccoli box sovraffollati? I volontari la amano molto, ma sono solo 3 e non ce la fanno a portarla a passeggio, a farla sgambare. NESSUNO chiede in adozione cani in questo piccolo paese della Sardegna. Gina ha una sua dignità, una voglia matta di dare affetto e di riceverlo. Chi ci aiuta a realizzare questo sogno? E' una tg piccola ed è sana.
Sesso: M Età: 3 anni Carattere: pauroso e con qualche problema Taglia: piccola Tobia è un cagnetto sfortunato come tanti altri. Stava in una famiglia insieme alla sua amichetta Luna, ma un giorno sono stati portati in canile con una banale scusa. Luna che era carina, bionda e dolcissima ha trovato una casa, mentre invece Tobia, che ha qualche problema comportamentale causato dalla famiglia è rimasto in canile. Tobia si agita quando si fanno movimenti particolari, come alzare una mano all'improvissom ma in generale qualunque scatto veloce. Le volte che capita Tobia ringhia anche se non attacca, per questo motivo crediamo che sia stato picchiato. Se lo si sa prendere lui adora stare in braccio a farsi coccolare. Per lui cerchiamo una persona con esperienza e magari l'aiuto di un comportamentalista. Tobia è un cane buono, è solo molto spaventato e stressato
Età: 2006 Sesso: Maschio Taglia: medio piccola Carattere: diffidente ma dolce Black ciotti vive in canile sin da quando era cucciolo insieme ai fratellini White Ciotti, Aska e alla sorellina Bambi star...Bambi nera purtroppo è morta quest'anno a casusa di un tumore. Non vogliamo assistere impotenti ad altre morti del genere. Questi fratellini e soerelline si meritano di conoscere la vita fuori dal canile. Non hanno idea di che cosa ci sia al di fuori delle sbarre... non hanno mai visto l'erba.... Sono tutti un po' sovrappeso perchè non fanno movimento e mangiano male. Black ciotti è un po' diffidente perchè vede sempre e solo i volontari del canile, ma siamo sicuri che in una casa si scioglierebbe.
Sesso: Maschio Età: 6 anni Carattere: coccolone e tranquillo Taglia: media contenuta Sammy è arrivato in canile con i suoi fratellini e sorelline. Purtroppo solo pochissimi di loro sono stati adottati. Lui vive nel box con la sorellina Dea, anche lei molto bella. Sammy è un cagnolino molto affettuoso che adora il contatto umano. E' una taglia media ma contenuta, inoltre ha qualche kiletto di troppo perchè in rifugio non esce mai. Ha solo sei anni, è ancora un cane giovane con tanta voglia di vivere. Non lasciamo che si spenga lentamente tra le sbarre! Adatto anche a famiglie con bambini.
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per concessione gratuita de
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politica
Aprile 2011
PALAZZO VecchIO. Parte la “rivoluzione”, per una zona a traffico limitato per davvero
Meno telepass per tutti, politici compresi Obiettivo decongestionare il centro
a un numero di permessi equivalente al doppio dei propri posti auto. “Sospetto un mercato nero”, rincara il sindaco. E stringe anche sugli artigiani, che contano circa 3mila permessi: finora, infatti, bastava che un qualsiasi idraulico della provincia facesse richiesta per ottenere un accesso alla ztl, anche senza portare nessuna prova del lavoro che avrebbe dovuto svolgere in centro. Da adesso in poi, invece, ognuno dovrà mandare un sms a un apposito numero e conservarlo tipo ricevuta. Troppi, secondo il sindaco, anche i telepass consegnati ai giornalisti, mentre su tutte le altre pratiche si stanno effettuando controlli a tappeto a caccia di irregolarità, e sono già spuntati i primi tre permessi intestati a persone defunte. Ma non è finita qui, perché dal 1° maggio cambia anche il sistema di scarico-carico merci per i negozi del centro. Stop alla “anarchia” di furgoni e furgoncini: si rifornisce solo dalle 7.30 alle 9 (mezz’ora in meno rispetto a ora), senza più deroghe pomeridiane. “Ancora una volta – protesta il vicepresidente di Confesercenti Uliano Ragionieri - il sindaco ha preso una decisione fondamentale per il commercio senza neanche consultare le categorie. Un problema così complicato non si risolve semplicemente concedendo mezz’ora in meno. Prevedo il caos, spero che ci convochi il prima possibile per ripensare il sistema”.
storico dalle auto: si comincia togliendo il permesso ad entrare ai parlamentari, si prosegue con i consoli, i garagisti e altre categorie “protette” Francesca Puliti
Q
uindici milioni di passaggi in un anno, un fiorentino su otto (minorenni compresi) con il permesso di entrare. Sarà anche una delle zone a traffico limitato più grandi d’Europa, ma il centro storico cittadino sembra piuttosto congestionato. A partire da questa primavera si cambia musica. “A Firenze ci sono 372mila abitanti, eppure sono attivi 53.152 telepass per la ztl”, dichiara il sindaco Matteo Renzi agli albori della battaglia contro il lasciapassare facile. E annuncia di aver messo i dipendenti comunali a spulciare una ad una le pratiche. “Io avrò qualche elettore in meno, ma la città sarà più vivibile”. Il primo giro di vite ha colpito nel cuore della “casta”: via il telepass ai parlamentari fiorentini. Denis Verdini, Gabriele Toccafondi, Paolo Amato del Pdl, ma anche Michele Ventura del Pd sono pregati di passare a Palazzo Vecchio per restituirlo. “Perché un parlamentare deve avere diritto al telepass? Può benissimo pagarsi il taxi –aggiunge Renzi – se proprio non vuole provare il brivido di salire su un autobus o se non se la sente di camminare o andare in bici”. E il primo cittadino dà il buon esempio restituendo il proprio telepass. A ruota fanno la stessa cosa il presidente della Provincia Andrea Barducci e l’europarlamentare, nonché ex sindaco, Leonardo Domenici. Le cose si complicano quando l’operazione coinvolge i consoli di stanza in città, che non ci stanno. In tutto si tratta di un centinaio di telepass (i consoli sono 54, ma hanno diritto a due apparecchietti per uno) a cui si aggiungono una cinquantina di posti auto riservati, nei pressi del consolato, che l’amministrazione vorrebbe restituire ai cittadini. Non si salvano dalla morsa neanche i garagisti, che finora avevano diritto
FOCUs Vetture fuori dalla cerchia dei viali nei weekend estivi. Ma è ancora tutto da decidere
Ztl notturna, si replica. E si riapre il dibattito su orari e confini tl notturna, ci risiamo. La bella stagione è alle porte e i cittadini cominciano a chiedersi che ne sarà quest’anno delle limitazioni al traffico. “L’intenzione è quella di confermare i provvedimenti attuati l’estate scorsa – dichiara il vicesindaco Nardella, alla vigilia di un incontro con le associazioni di categoria dei commercianti – stavolta però partiamo prima, così da lavorare meglio su alcune misure in grado di agevolare l’accesso al centro”. Nardella parla di “accorgimenti di tipo tecnico” da studiare insieme all’assessore alla mobilità Mattei, e non sembra prendere in considerazione, almeno per ora,
un potenziamento dei mezzi pubblici notturni. “L’anno scorso non sono stati molto sfruttati – dichiara – ma certo, li riproporremo”. A meno di due mesi dalla sua entrata in funzione, insomma, di certo c’è ancora poco. Molto probabilmente, però, l’area chiusa alle auto sarà confermata: una ztl allargata alla cerchia dei viali a partire dalle 23 o dalle 24, fino alle 3 o alle 4. C’è da aspettarsi che sugli orari gli esercenti del centro siano pronti a dar battaglia. “Spero che non si ripeta lo scenario increscioso dell’anno scorso – dichiara Daniele Locchi, vicepresidente di Confcommercio – quando ci siamo ritro-
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vati la ztl notturna tale e quale all’anno prima, nonostante le promesse”. Di proposte in canna i commercianti ne avrebbero diverse: dalle cosiddette staffe di penetrazione per accompagnare/riprendere i figli in centro alla mobilità alternativa, fino a una diversa gestione dei parcheggi. “Avevamo chiesto che il tavolo sulla mobilità fosse attivato subito, dalla fine della scorsa estate – aggiunge Locchi – invece si è riunito una sola volta”. I commercianti, però, continuano a essere fiduciosi. “Siamo in ritardo – conclude il presidente di Vivacity - ma /F.P. spero che si apra una discussione seria e serena”.
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politica
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NucLeARe/1. Netto rifiuto da parte di Regione, Provincia e Comune
NucLeARe/2. Pdl e Lega, con riserva
C’è chi dice sì, Centrali in Toscana? No, grazie Basteranno sole e vento (nel 2030) “ma a patti chiari” C
Paola Ferri
U
ndici marzo duemilaundici: il mondo intero ripensa l’energia nucleare. E la Toscana dice no, fermamente no. Il rifiuto della Regione, in realtà, arriva molto prima della tragedia giapponese e delle ripercussioni sul fronte interno, anche direttamente fiorentino (leggi Maggio Musicale). Arriva da lontano, dal primo referendum sul nucleare posto in Italia. E giunge fino al prossimo referendum, quello del 12 e 13 giugno, quando i cittadini saranno nuovamente chiamati alle urne per dire sì o no all’atomo. O, meglio, a dire sì per fermare la realizzazione di nuove centrali, oppure no per mandarle avanti. “Il governo – dichiara il governatore Enrico Rossi – ha cercato di boicottare il referendum evitando di farlo coincidere con le amministrative e sperando in una scarsa partecipazione. Ma a questo punto, dopo ciò che è successo in Giappone, penso che tanti cittadini parteciperanno e che sarà una scelta consapevole”. Anche se sarebbe meglio tenere fuori da questa scelta il Paese del Sol levante e l’onda lunga dell’emotività. “Ma di incidenti ne sono accaduti già diversi in passato – ricorda Rossi – a partire da Chernobyl”. Meglio investire sulle rinnovabili, che “nel 2030 produrranno elettricità pari a quella dell’atomo, ormai lo ammettono anche le compagnie petrolifere”, aggiunge il presidente della Provincia Andrea Barducci, ribadendo il suo no alle centrali. Lontano dalle ideologie anche il sindaco di Firenze Matteo Renzi. “L’Italia – dichiara - ha perso il treno del nucleare
L’Italia ha perso questo “treno” nell’87, ripartire ora sarebbe molto difficile nell’87, ripartire adesso sarebbe molto difficile, al di là dei facili slogan”. Neanche le famose compensazioni per gli enti locali che le ospitino fanno gola alla Toscana. “Non ci sono compensazioni possibili - taglia corto Rossi - se le Regioni sapranno esprimere un ‘no’ compatto sarà molto meglio. Anche Tremonti ha rifatto i conti e scoperto che il nucleare è antieconomico. Finora non aveva considerato i costi di smantellamento. Non mi sembra una dimenticanza da poco”. Tra i siti di smaltimento delle
enriCo rossi
scorie, apparsi per la prima volta in un elenco pubblicato dall’Enea, l’agenzia nazionale per le nuove tecnologie, ci sarebbero l’Amiata grossetana e il Padule di Fucecchio, tra l’altro entrambe aree protette. “Il governo non è mai stato chiaro su questo punto – sottolinea il consigliere regionale Mauro Romanelli (Fds-Verdi) – ma sta incassando numerosi no anche dalle amministrazioni di centrodestra”. Sarà per questo che l’esecutivo ha optato per una moratoria di un anno sul nucleare, 12 mesi per ripensare alla strategia da mettere in atto. “È chiaramente una fregatura – mette in guardia Fabio Evangelisti, segretario regionale Idv – sperano così di far passare la paura e di portare avanti il loro progetto”. Le stesse parole arrivano da Sel. “È un trucco – dichiara il coordinatore regionale Giuseppe Brogi – ma non credo che stavolta il governo otterrà nessun risultato, gli italiani confermeranno il loro no al nucleare. D’altronde – continua – anche in Europa stiamo assistendo a un ripensamento generale, a partire dalla cancelliera Angela Merkel, che ha recentemente dichiarato che prima usciamo dal nucleare e meglio è”. La Toscana, invece, può diventare un distretto delle rinnovabili. “A cui se ne dovrebbe aggiungere un’altra, spesso dimenticata – conclude Brogi – che si chiama risparmio ed efficienza”.
entrali in Toscana? Niente in contrario. O quasi. Nel panorama politico regionale c’è anche chi non si lascia spaventare dal nucleare, ma a patti chiari, studiando soluzioni diverse, compensazioni adeguate e un sistema di garanzia che coinvolga l’Europa intera, “perché è inutile costruire qui delle strutture supermoderne se ai nostri confini abbiamo centrali che risalgono agli anni ‘60”, specifica Massimo Parisi, coordinatore regionale Pdl. “La questione va rivista in chiave europea – insiste – ma tenendo presente un dato: le rinnovabili non bastano, siamo molto lontani dall’autosufficienza energetica”. Dunque, sì agli impianti nucleari anche in Toscana? “La localizzazione è una questione complessa - dichiara Parisi – e nella nostra regione ci sono diverse zone a rischio sismico. Ma non sono affetto dalla sindrome Nimby”. Quella sin-
La questione va rivista in chiave europea drome da “non nel mio giardino” che sta invece contagiando molti governatori pidiellini in tutta Italia. “Non ha senso dire no sull’onda dell’emozione provocata dal disastro di Fukushima – ribadisce la consigliera regionale del Pdl Stefania Fuscagni - bene ha fatto il governo a imporre uno stand by, così come ha fatto l’Europa, perché sarebbe folle dire no al nucleare in Italia e continuare ad avere centrali non sicure, come quella slovena, a poca distanza”. Favorevole all’atomo anche il capogruppo della Lega a Palazzo Panciatichi. “Sono d’accordo con la moratoria – dichiara Antonio Gambetta Vianna – ma siamo circondati da centrali e rischiamo di subire le conseguenze senza
MassiMo Parisi
trarne alcun beneficio”. Un altro sì a impianti targati Italia, anzi Toscana. “Non avrei nulla in contrario – continua – purché si individui un posto sicuro e ci siano compensazioni adeguate, come ad esempio significativi sgravi fiscali”. Secondo un vecchio elenco del Comitato nazionale per l’energia nucleare, risalente al 1979, tra i possibili luoghi adatti a ospitare centrali nucleari ci sarebbero l’isola di Pianosa, la costa a nord di Piombino fino a Cecina, quella a sud fino a Follonica e quella davanti a Grosseto, prima e dopo il Monte Argentario. A due passi dal confine, a Montalto di Castro, ne potrebbe sorgere un’altra. Ma si tratta di studi risalenti a oltre 30 anni fa, meglio andarci con i piedi di piombo. Così la pensa anche Dario Locci, consigliere regionale leghista. “Per il momento non ne farei – dichiara – prima è necessario sottoporre alle persone una proposta intelligente, non si può fare il nucleare sulla testa della gente”. La proposta potrebbe essere quella di “costruire impianti più piccoli, ad autospegnimento in caso di guasti o scosse sismiche, e dunque più sicuri”. C’è solo un problema: il prezzo si alzerebbe rispetto a quelle di dimensioni maggiori. “Ma credo che in futuro non potremo rinunciare al nucleare”, conclude Locci. /P.F.
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informazione
Aprile 2011
INteRNet. Su www.ilreporter.it le “guide” per vivere Firenze. E i lettori possono segnalare i temi da trattare
I parchi più belli? Si scoprono on line www.lalocandina.it
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Sesso con adolescenti in cambio di droga, impiegato comunale in manette Giovedì 24 Marzo 2011 15:06
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Offriva droga e regali in cambio di prestazioni sessuali. Arrestato un dipendente del Comune, accusato di violenza sessuale, prostituzione minorile e spaccio aggravato nei confronti di due ragazzini stranieri.
compagni di squadra a Mihajlovic.
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Gila torna in Nazionale. Con Montolivo
Giovedì 24 Marzo 2011 16:56
Anche Gilardino ha uno stalker
Incidente sull'A1 tra Pian del Voglio e Barberino di Mugello. Lo scontro ha coinvolto tre mezzi pesanti. Pesanti anche le code: fino a 16 km in
Totti frena la Fiorentina
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Non c'è niente di meglio, si sa, che trascorrere le prime giornate primaverili in un un parco tranquillo e soleggiato. Ma se il parco in questione si fosse trasformato in un deposito di rami tagliati? E' ciò che è successo al parco dell'Anconella, nel Quartiere 3.
Il tirocinio te lo paga il Comune
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Nuovo album per il 'menestrello'
Il Comune di Firenze lancia un'iniziativa per i giovani diplomati o laureati tra i 19 e i 35 anni: tirocini formativi retribuiti.
E' considerato la voce più significativa della musica tradizionale toscana. Arriva il nuovo album di Riccardo Marasco, mentre le sue canzoni
La dura vita dei (neo)laureati - Giovani e lavoro: i sogni dei fiorentini / VIDEO - Giovani e lavoro, ''la mia (deprimente) esperienza''
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vivono una seconda giovinezza grazie al web. GUARDA IL VIDEO
Panariello tifa Renzi. E vuol fare un film sulla Fiorentina - VIDEO
Meteo Firenze Venerdì 25/03/2011 Poco nuvoloso Temperatura minima: 6°C Temperatura massima: 17°C Probabilità di precipitazioni: 10% Vento moderato da WSW
Cercasi attori, casting ai Gigli
Giovedì 24 Marzo 2011 15:54
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Panariello-show questa mattina in Palazzo Vecchio. Coprotagonista dello spettacolo il sindaco Matteo Renzi.
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Domenica 27
Lunedì 28
Poco nuvoloso Minima: 5°C Massima: 16°C Precipitazioni: 10% Vento moderato da WSW
Pioggia debole Minima: 8°C Massima: 15°C Precipitazioni: 70% Vento moderato da WSW
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prile, si sa, fa rima con bel tempo. La primavera – calendario alla mano – è ormai arrivata, e dopo un inverno freddo e piovoso (e quest’anno anche nevoso) non c’è niente di meglio che un tuffo nella natura e nel verde per dare il benvenuto alla bella stagione. Già, ma dove? Spesso – troppo spesso - una passeggiata nei parchi si trasforma in uno slalom tra cartacce, “ricordini” dei cani e chi più ne ha più ne metta. Ma, fortunatamente, scaffali dei negozi italiani. E non a un orario qualunque.
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Pioggia di milioni: in un solo colpo l'avventore di una tabaccheria si è portato a casa 5 milioni di euro. Il fortunato ha ringraziato tramite lettera la titolare del negozio dove aveva acquistato il tagliando del ''maxi miliardario'' da 20 euro.
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Cinema, stop al rincaro del biglietto
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Cancellato l'aumento del costo del biglietto del cinema, previsto
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Sant'Orsola si rimette a nuovo: va avanti il progetto
Ponte al Pino, vandali contro la nuova pensilina
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Campo di Marte sotto assedio. Delle auto / FOTO
VIDEO / Sulla parete della scuola spuntò un murales. Contro il degrado
Via Modigliani, la pista ciclabile si unisce
Lo storico fruttivendolo saluta e se ne va
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Impruneta
Valdarno
Già nell’articolo di benvenuto ho espresso quello che penso riguardo a questo fenomeno, ma vi sono altri aspetti che stanno nascendo e che richiedono una riflessione. 1163228
Carte false per ottenere appalti: impresa edile nei guai A Borgo nasce il ''book club''
Pagine di storia in mostra a Borgo
In Chianti va in scena il 'Ciccia show'
Alla scoperta del colle etrusco, il programma
Tracce di preistoria a Cetona
Alla scoperta del colle etrusco, a piedi o sui pedali
Guasto alla Telecom. E Greve rimane isolata per giorni
Ora oltre alla multa scatta anche la foto. E finisce sul web
Macchina sfonda la vetrina di una banca, colpo a Tavarnuzze
Cioccolato a bordo della storica ''cinquina''
Circonvallazione di Impruneta, inaugurato il primo lotto
Ancora guai per l'aspirapolvere Kirby
Treno investe e uccide un uomo: probabile suicidio
Il biologico on-line sta crescendo; anche qui però è doveroso fare molta attenzione a quello che compriamo e da chi. Quando visitate un sito che vende bio, guardate tre cose. Primo: se vi è scritto a chiare lettere dove operano, da dove vengono e che prodotti trattano. Se servono tutta Italia, analizzate meglio che tipo di prodotti hanno e come ve li fanno recapitare. Secondo: Questo è forse il punto più importante; CONTROLLATE SE è FACILE E POSSIBILE RISALIRE AI PRODUTTORI. Non basta che il prodotto abbia il nome della ditta che lo produce. Chi tratta alimenti o prodotti biologici o ecologici, deve avere ben in testa, non solo la qualità del prodotto, ma anche da dove viene, chi lo produce e come, e soprattutto dare al cliente ogni informazione a riguardo. Privilegiate sempre prodotti regionali quando è possibile (km0) Terzo: Guardate che tipo di prodotti hanno, poichè chi vende di tutto e tutto bio 100% ogni momento dell’anno, bè probabilmente è una fregatura, o quantomeno di bassa qualità. Non vi possono essere pomodori Bio a Febbraio; se vi sono vengono minimo dalla Sicilia e per trasportarli a voi, se state al Nord o al Centro, sono stati colti quando ancora non erano maturi, risentendone così il gusto, non esiste, eccezion fatta per le regioni del Sud nei luoghi più caldi, che un prodotto fresco sia sempre disponibile, magari pure bello. Se visitate il nostro sito www.portoacasa.com, noterete come sia facile risalire ai produttori, come questi siano, prevalentemente, della Toscana. Se poi ci seguirete nel tempo, noterete con quanta lentezza verranno aggiunti nuovi prodotti o produttori, questo sta a significare una ricerca e un controllo accurato e quasi maniacale, poiché quando Portoacasa vi propone un nuovo prodotto è perchè è sicuramente bio e soprattutto buono. Conoscere cosa mangi, ma anche chi lo fa è sempre stata una buona regola. Web&Press Edizioni S.r.l. a Socio Unico Rea e P.iva 04455680480 cap.soc ! 41.250,00 i.v.
Una sacher torte gigante a Impruneta
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TOP FIve FOTO 1. In migliaia in piazza con il tricolore in spalla 2. Brache e belle donne: alla scoperta delle vie più strane di Firenze 3. A piedi nudi nel parco? Qui si può fare 4. Attento a dove fai benzina: la mappa del risparmio, anche sul web 5. Il cupolone e la neve
lettere le regole del fair-play: è la squadra 'old' dei rugbisti gigliata.
Giovedì 24 Marzo 2011 16:05
Quartiere 1
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in tema di “scoperte” cittadine, chi di voi sapeva che Serve Smarrite, Drago d’Oro e Stracciatella (solo per fare qualche esempio, perché la scelta è davvero vasta) sono nomi di vie fiorentine? E in quanti saprebbero dire con certezza in che zone della città si trovano? E allora, se il tempo è poco, per fare un viaggio alla scoperta delle strade più curiose e misteriose della bella Florentia non è necessario “armarsi” di cartina e scarpe comode e lanciarsi alla loro ricerca (anche se potrebbe davvero valerne la pena...), ma è sufficiente collegarsi al nostro sito e scoprire - da casa o dall’ufficio – tutti gli angoli nascosti di Firenze, click dopo click. Così come click dopo click, inchiesta dopo inchiesta, sul portale de Il Reporter si può rivivere l’avventura del Maggio Musicale Fiorentino - che si è trovato a Tokyo nei giorni dello spaventoso terremoto che ha devastato il Giappone - dalle prime scosse fino al ritorno a casa, con interviste, immagini e video. O “l’avventura” (perché spesso, purtroppo, chiamarla così non è affatto esagerato) dei giovani fiorentini in cerca di lavoro, tra sogni, speranze, problemi e opportunità. O ancora, dato che in primavera (è risaputo) i sensi si risvegliano, sfogliando le pagine virtuali de Il Reporter. it si può scoprire che – udite udite – non solo l’amore non danneggia la carriera, ma anzi la favorisce, o conoscere quelle che (studi e ricerche alla mano) sono le nuove tendenze in fatto di rapporti uomo-donna... Insomma,
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esperienze
Aprile 2011
il personaggio/1. La storia di Guido Bartoloni, traghettatore d’Arno, che costruì da solo un ponte sul fiume
Quando Brooklyn si trasferì all’Anchetta Trentamila fori fatti a mano e una grande passione: tanto c’è voluto a un barcaiolo nato e cresciuto nella frazione di Fiesole per realizzare un’opera che solo la furia dell’alluvione del 1966 riuscì a distruggere Ludovica V. Zarrilli
S
embra quasi un romanzo la storia di Guido Bartoloni, traghettatore dell’Anchetta, che a metà del secolo scorso decise che - dopo anni di fatica - era arrivato il momento di semplificarsi la vita e di costruire un ponte che collegasse le due rive dell’Arno. Ma fac-
Milena Torrini
ciamo un passo indietro. Chi erano i traghetattori, detti anche barcaioli? Erano quelle figure - indispensabili - che portavano uomini, macchine e bestie da una parte all’altra del fiume, aiutandosi con un remo che faceva da timone e con un fune tesa tra le due rive. “Era nato nel 1899
con una foto d’epoca che la ritrae sul ponte da bambina
ed aveva appena diciott’anni quando andò in guerra e fu assoldato nel genio pontieri - spiega la signora Milena Torrini, nipote di Guido Bartoloni -. Quando tornò all’Anchetta decise che era arrivato il momento di costruire un ponte”. L’unico piccolo inconveniente era che Guido non era un ingegnere, aveva appena la terza elementare e ogni sua proposta di costruire l’attraversamento veniva puntualmente bocciata dai tecnici del comune. “Ma era molto testardo - continua Milena - e non si perse d’animo. Aspettò la fine del secondo conflitto mondiale, quando al passaggio del fronte i due eserciti avversari si lasciarono alle spaller un mucchio di materiale abbandonato”. Cominciò a mettere da parte grossi pezzi di legno e ferro e alla fine riuscì a convincere l’amministrazione a dargli una chance. “Ci vollero tre anni e 30mila fori fatti a mano per tirare su quel ponte a campata unica che somigliava in tutto e per tutto a un piccolo ponte di Brooklyn - spiega Milena mostrando le vecchie fotografie -. Una volta finita la sua grande opera, era il 1949, arrivò il momento
il ponte costruito da
Guido Bartoloni
del collaudo”. Già all’epoca si usavano i camion per testare la resistenza degli attraversamenti fluviali, ma i tecnici del Comune non si fidavano di quell’omino cocciuto e per non mettere a repentaglio la vita di un uomo, fecero attraversare il ponte ad un carro trainato da buoi senza conducente. Il risultato fu sbaloriditivo: il ponte non solo reggeva, ma era anche costruito a regola d’arte. “Fu aperto al pubblico e lo zio riscuoteva 50 lire per ogni motorino e 100 lire per ogni automobile che lo attraversava”. La notizia della costruzione del ponte fece il giro dei cinque continenti e furono diversi i giornalisti che si in-
teressarono alla storia. “Purtroppo però morì tre anni dopo aver terminato la sua opera. Il paradosso è che dopo aver passato una vita a contatto con l’acqua del fiume, sfidandolo in ogni momento dell’anno, perse la vita nell’acqua salata della Versilia, per un collasso cardiaco”. L’opera di Guido Bartoloni non cedette mai sotto il peso dei pesanti carri che tutti i giorni la attraversavano e continuò a funzionare egregiamente fino al 4 novembre 1966, giorno in cui la furia dell’Arno in piena lo sradicò distruggendolo per sempre. Ma Milena Torrini pensa che sia ancora lì, adagiato sul fondo, eterna sentinella di un’epoca passata.
IL PERSONAGGIO/2. Piero Gemelli ha qui la sua bottega artigianale, dove crea e vende un po’ di tutto
Un “lupo di mare” in via Ponte di Mezzo Tra ninnoli, soprammobili e cornici a farla da padrone è proprio il mare, presente nelle foto, nei quadri e nelle conchiglie. Perché lui divide la sua vita tra Firenze e l’Elba. E ora lancia un appello Elena Guidieri
C
he Firenze sia una città piena di sorprese è cosa risaputa. Piccoli artigiani si “nascondono” un po’ ovunque, portando avanti tradizioni artigianali fatte di manualità e attenzione al dettaglio. Ma che anche via Ponte di Mezzo, tra gas di scarico e clacson, nascondesse un piccolo spazio artigianale era forse meno facile da immaginare. La vetrina di Piero Gemelli si trova al numero 31r, è sbiadita e senza insegna. Si fa fatica a ritrovarla, anche dopo esserci stati una prima volta. Oltre il vetro, strani oggetti colorati in legno, alabastro e ceramica. Nessun prezzo, né orario di apertura. Più che un negozio è una bottega artigianale, aperta mattina e pomeriggio. Ad accogliere oltre la porta ci sono l’odore della vernice e
circa dieci metri quadri di qualsiasi tipo di soprammobile da collezione. Nel mezzo il signor Gemelli, poco abituato a ricevere visite, intento nella lavorazione di qualcuno dei suoi oggetti. Sorridente, Piero si pulisce le mani scure di vernice e invita a “navigare” nella sua bottega. Solo con gli occhi, a dir la verità, perché qui anche fare pochi passi sembra essere un’impresa. Ogni piccolo spazio è infatti riempito da ninnoli in esposizione. È l’alabastro il materiale che spicca: Piero lo prende a Volterra, una delle zone in Italia dove ce n’è maggiore concentrazione. Il materiale informe passa direttamente nelle mani dell’artigiano, che lo lavora, lo dipinge e ne fa una delle sue opere. Soprammobili, cornici, scatoline e cofanetti. A guarda-
re meglio, nella bottega di via Ponte di Mezzo predomina il mare. È nelle foto, nei quadri, nelle conchiglie che adornano cornici e oggetti vari. Perché Piero, prima di tutto, si sente un uomo di mare. Ha trascorso molti anni all’Isola d’Elba, dove ha costruito un albergo “lavorando giorno e notte”, come racconta. Un albergo che ha poi dovuto vendere, dedicandosi solo alla pesca e alla sua barca. Finché un giorno ha incontrato la signora Mirella, che però era fiorentina e non aveva nessuna intenzione di lasciare la sua città. Decisero che avrebbero vissuto sei mesi all’Isola d’Elba e sei mesi a Firenze, e così fanno ancora oggi. Il signor Piero soffre “nel grigio della città, nel caos e nel traffico”, e aspetta che torni aprile, con la bella stagione,
Piero Gemelli
a riportarli entrambi sull’isola. Attraverso Il Reporter, Piero Gemelli vuol lanciare un appello per poter chiudere la sua attività: “Vendo tutti gli oggetti che ho a 1,50 euro l’uno, ma solo a chi compra tutto”. “Il valore di questi oggetti – spiega ancora Piero – è più alto di questa cifra, e
sarebbe un guadagno sicuro per chi compra”. La condizione è appunto che l’acquirente si prenda tutto quello che c’è in bottega. Se siete curiosi, andate a visitare il negozio, ma solo da settembre: come ogni anno, dal primo aprile Piero è salpato per la sua amata isola.
focus
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LA cITTà DA VIVERE. Ecco come sta il polmone verde di Firenze, tra progetti e novità
Le Cascine studiano da grande (parco) IN BICICLETTA
Pedalando verso il piazzale. E non solo Continuano gli interventi per la “rivoluzione ciclabile” di Firenze. Lo scorso 16 febbraio è stata inaugurata una nuova corsia riservata alle biciclette, che permette di percorrere pedalando i due chilometri che separano piazza Ferrucci dal piazzale Michelangelo. La pista è interrotta solo da due semafori che contribuiscono alla sicurezza del viale. Anche se la salita potrebbe scoraggiare i primi approcci, il percorso è in realtà piuttosto frequentato e, con la bella stagione, si prevede una fruizione più consistente. Questo nuovo tratto ciclabile è dovuto alla volontà di fare di Firenze una città a misura di bici, e “prepararla” all’eventuale candidatura del festival-conferenza sulla mobilità ciclabile “Vivacity” del 2013. Per questo sono previsti ulteriori interventi che andranno a completare la pista di via Panciatichi e, successivamente, quella che unisce l’argine dell’Isolotto al ponte della tramvia.
Gaia Grassi
“È
primavera, svegliatevi bambine, dalle Cascine messere aprile fa il rubacuor”, cantava Alberto Rabagliati nel suo famoso pezzo degli anni Quaranta “Mattinata Fiorentina”. Quando arriva la primavera, infatti, il parco delle Cascine diventa una meta quasi obbligata per i cittadini, un luogo in cui prendersi qualche ora di svago e relax all’aria aperta. E da quest’anno sono previste molte novità, che si aggiungeranno alle opere di restauro già effettuate. L’amministrazione comunale ha avviato alcuni lavori di manutenzione e di recupero che serviranno a fare di quest’area verde di Firenze uno spazio più bello, più fruibile e più vivibile, in piena sicurezza. Nel giro di un anno sono già stati risistemati il monumento dell’Indiano e l’area adiacente, mentre lo scorso febbraio il luna park solitamente in piazzale Kennedy è stato spostato sul viale Lincoln, tra piazza Vittorio Veneto e il ponte della tramvia sull’Arno. La decisione di trasferire le giostre è stata presa all’unanimità dal Comune e dagli operatori dei giochi, con il via libera della Soprintendenza dei Beni Architettonici e del Paesaggio, ma la nuova postazione è soltanto provvisoria: il permesso di permanenza è concesso sino all’11 giugno, e intanto si discute sulla locazione definitiva delle giostre, che potrebbe essere il Lotto Zero o l’Argingrosso, sempre nel quartiere 4. Di conseguenza, piazzale Kennedy è tornato a rappresentare il cuore del parco, a totale disposizione dei cittadini. Per quest’area sono già stati attuati interventi di recupero dell’arredo urbano, di risanamento dei marciapiedi e
di recupero delle aiuole. Interventi di restauro sono stati effettuati anche al giardino della Catena, nel pieno rispetto del progetto iniziale di Emilio Pucci, il primo soprintendente ai giardini e alle Pubbliche Passeggiate del Comune di Firenze, che nel 1871 organizzò questo spazio inserendo gli elementi tipici dello stile romantico (il laghetto, la Grotta - detta Grotta del Frate la montagnola, piccole aree di sottobosco) per offrire un piacevole luogo di svago a coloro che non potevano, o non volevano, inoltrarsi nel parco. In questo piano di riqualificazione delle Cascine non poteva certo mancare un progetto per rinnovare
l’Anfiteatro delle Cornacchie, per rendere lo spazio protagonista delle future estati fiorentine, proponendolo come luogo naturale di incontro e socializzazione per i cittadini. Qui sarà collocato un palco smontabile di 280 metri quadrati per ospitare diversi concerti, e saranno risistemati gli elementi lapidei delle sedute. E ancora, l’ex casermetta attigua diventerà l’edificio in cui saranno situati locali di servizio, wc, spogliatoi e camerini per gli artisti. L’accesso all’area sarà più sicuro grazie all’aumento dell’illuminazione pubblica e al ripristino dei vialetti. Ma le novità non finiscono qua: il prossimo 5 giugno (il giorno della festa
del Grillo) sarà ufficialmente presentato dal sindaco di Firenze, Matteo Renzi, il progetto che farà delle Cascine il parco più grande d’Europa. Questo ambizioso obiettivo sarà raggiunto unendo al giardino pubblico l’area dell’Argingrosso, i lungarni del Pignoncino e dei Pioppi, l’area del Podere La Trave - il Barco e il nuovo polo musicale con il teatro del Maggio Fiorentino. Tra i primi lavori è prevista una nuova passerella ciclo-pedonale situata a metà strada tra il viadotto all’Indiano e la passerella dell’Isolotto, a sottolineare una volta di più la volontà di rendere la città sempre più vivibile e sicura. Anche in bicicletta.
TRADIZIONI Da San Lorenzo a quello delle pulci, dall’artigianato al cibo: ce n’è per tutti i gusti
In centro è tempo di mercati e mercatini
F
irenze non è soltanto la città delle grandi firme, ma si caratterizza anche per i tradizionali mercatini situati soprattutto alle porte (e all’interno) del centro storico. Nel quartiere non ci sono infatti solo monumenti e opere d’arte, ma il culto è quello di vivere anche il luogo e le tradizioni fiorentine. Non solo negozi ma anche nei caratteristici mercati all’aperto, dove generalmente è possibile trovare prodotti artigianali e oggetti particolari fatti a mano, con le tecniche di un tempo. Il mercato di San Lorenzo, forse il più conosciuto, è una location molto frequentata essenzialmente dai turisti, che tutti i giorni della settimana trovano banca-
relle di abiti, articoli in pelle e souvenir. Non di minor bellezza è la storica Loggia del Porcellino, un mercatino non molto distante da Ponte Vecchio che mette in bella mostra articoli in paglia fiorentina, ricami fatti a mano, merce in pelle e oggettistica in legno. Per chi invece ama i sapori di un tempo punto di forza nel quartiere sono i mercati di generi alimentari, dove spesso è possibile trovare frutta e verdura di stagione. In piazza Ghiberti e in piazza Sant’Ambrogio (mercato sia interno che esterno) basta fare una camminata per “scoprire” la frutta fresca, la verdura, gli abiti, i fiori, le scarpe e le bancarelle di elettrodomestici. Entrando, poi, si pos-
sono trovare anche carne o pesce fresco, pasta, alimentari in genere e del buon formaggio. Da non dimenticare è anche lo storico “mercatino delle pulci”, così chiamato ormai da anni, che si trova in piazza dei Ciompi e che è aperto ogni giorno dalle 9 alle 19,30. Nell’ultima domenica di ogni mese le bancarelle si estendono fino alle vie circostanti. Qui si possono trovare mobili e oggetti antichi, dipinti, monete e gioielli. Vi sono “tesori” abbordabili in mezzo a pezzi d’antiquariato e tra i libri pieni di polvere, che spesso riportano ad assaggiare un po’ dell’Italia antica, attraverso gli oggetti più disparati espo/B.R. sti in queste bancarelle.
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storie
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IMMIgRAZIONe. “I miei connazionali rispettino le regole. Ma sull’illegalità non generalizziamo”
La cinese che rilancia il made in Italy Federico Bausi
tanto per far capire il clima, non si scontrano neanche sulla cucina: una volta alla settimana la pausa pranzo è a base di piatti cinesi, un’altra volta a base di piatti nostrani. I capannoni dove centinaia di cinesi lavorano in condizioni estreme per produrre i falsi, insomma, sono lontani, lontanissimi. Prato, con i problemi d’integrazione della comunità cinese, è a pochi chilometri di distanza, eppure sembra un altro mondo. Anche su questo Sara Lin ha le idee molto chiare. “Le aziende cinesi – dice – devono rispettare le regole dello Stato italiano, su questo non c’è punto di discussione possibile. Io, come tanti altri, le rispetto e pago le tasse: perché qualcun altro non dovrebbe fare lo stesso? D’altra parte – continua – la società italiana deve prendere atto che tante imprese come la mia, che operano nella legalità e in cui italiani e cinesi collaborano, sono una realtà importante del tessuto economico dell’Italia e dell’area fiorentina”. E vanno valorizzate. Per questo motivo, Sara ha deciso di affacciarsi alla politica locale: al congresso del Pd fiorentino che si è svolto nell’ottobre scorso si è candidata al circolo di San Donnino (Campi Sud) ed è stata eletta delegata all’assemblea metropolitana. Sorpresa e un po’ spaesata davanti all’improvvisa attenzione che i media le hanno dedicato, essendo la prima persona d’origine cinese a entrare in un’assemblea di partito a Firenze, ha detto: “Cercherò di dare il mio contributo”. Con la “c” aspirata, ovviamente.
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uping Lin è convinta che “made in Italy significhi qualità”. Per questo, con la sua azienda, ha deciso di acquisire uno storico marchio di borse fiorentino. Nuova organizzazione e investimenti importanti: per il restyling del logo, per una nuova sede con showroom, per una nuova campagna pubblicitaria, un nuovo catalogo, nuovi accessori personalizzati, un nuovo packaging (sacchetti panno, cartellini, shopping di carta). Suping Lin è nata a Ruian, nella provincia cinese di Zhejiang, ma in azienda e tra i suoi amici è difficile sentirla chiamare così. Per tutti è Sara. Sara Lin. Ha 31 anni ed è arrivata in Italia quando ne aveva 10. Oggi è l’amministratore delegato della J&C (Jacky e Celine, i nomi dei suoi due figli, entrambi nati a Firenze), un’azienda che produce borse e accessori per l’abbigliamento. Non solo: a febbraio, sempre con la J&C, ha aperto un negozio nel centro di Firenze, in via Guicciardini. “Sono nata in Cina e cresciuta in Italia – dice Sara aspirando qualche “c”, come una fiorentina di nascita – quindi sono un po’ il connubio di due culture e reputo questa la mia grande fortuna. È l’amore per l’Italia che mi ha spinto a radicare ancora di più la mia impresa qui, acquistando uno storico marchio fiorentino come Desmo. Il sogno in cui credo è portare il made in Italy in tutto il mondo”. E se qualcuno si sorprende – una cinese che salva un brand italiano e vuole esportare il made in Italy? – sappia che la storia di Sara non finisce qui. Alla J&C, che ha una trentina di dipendenti, italiani e cinesi lavorano insieme, fianco a fianco. E,
suping lin ha 31 anni e vive in Toscana da quando ne ha 10. È un’imprenditrice che punta tutto sulla qualità del marchio del Belpaese. la sua azienda, dove italiani e orientali lavorano fianco a fianco, ha acquistato il brand fiorentino di borse Desmo: decisa a investirci tanto
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L’unica donna che non ti fa aspettare
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attualità
Aprile 2011
QuAttROZAMPe/1. Ci lavoreranno anche detenuti in semilibertà, ex tossicodipendenti e disabili
Il canile di Ugnano aprirà a fine maggio. Con sorpresa Giulia Righi
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ono settanta, hanno una coda, due orecchie e quattro zampe ciascuno. E si preparano a fare il loro ingresso nel nuovo canile comunale “Parco degli animali” a Ugnano. Tra gli ultimi giorni di maggio e i primi di giugno la struttura aprirà infatti i battenti, dopo un anno e mezzo di lavori e un investimento complessivo di oltre 4 milioni di euro. Ma c’è di più: a gestire il nuovo canile comunale saranno due cooperative di tipo B, ovvero realtà che si occupano degli inserimenti lavorativi di persone svantaggiate. Si tratta delle cooperative Archimede e Samarcanda, e a occuparsi del nuovo canile saranno persone provenienti dal circuito carcerario (in semilibertà o affidate ai servizi sociali), persone con dipendenze lasciate alle spalle e disabili. “Ci sembra una bella operazione, un modo nuovo
di valorizzare il sociale – spiega l’assessore comunale Stefania Saccardi – gli operatori di entrambe le cooperative hanno avuto un periodo di formazione e siamo pronti a cominciare”. E così i settanta cani sotto la tutela del Comune di Firenze che attualmente sono ospitati da un canile convenzionato di Arezzo si preparano a “rimpatriare” nella nuova struttura. Ad attenderli c’è un’area di due ettari che arriva dopo qualche polemica e un progetto diviso in due lotti. Il primo ha riguardato la costruzione di 30 box e delle cosiddette “aree di sgambamento”, quelle cioè dove i quattrozampe possono correre liberamente. Questa prima parte di lavori ha riguardato anche la costruzione di uffici, servizi, cucine e infermeria, oltre al tracciato per garantire la viabilità interna e d’accesso, gli impianti di illuminazione, quelli fognari, i parcheggi e tutti gli allacci di acqua, gas e le barriere fonoassorbenti. La seconda “mandata” di lavori ha invece visto la realizzazione di al-
tri 24 box per i cani e delle relative “aree da corsa”. A tutto questo si aggiunge il nucleo per i servizi (che si trova al centro, tra la struttura costruita per prima e quella arrivata con il secondo lotto) che comprende una lavanderia, un magazzino, un locale per la preparazione delle pappe e una dispensa. Le “casette” per i cani sono state realizzate utilizzando prefabbricati a elevato potere di coibentazione (e cioè in grado di isolare gli animali dal caldo e dal freddo eccessivi) e attrezzate con un sistema di riscaldamento. I pavimenti invece sono stati realizzati in quarzo, studiato per evitare di danneggiare i polpastrelli dei cani e per garantire le condizioni igieniche migliori. E, per completare il tutto, sono stati installati alcuni pannelli fonoassorbenti per ridurre l’inquinamento acustico a tutela degli abitanti vicini. Quindi, a quanto pare, mancano solo loro, quei settanta quattrozampe che si spera che a Ugnano possano essere solo di passaggio. In attesa di una casa vera.
I settanta animali sotto la tutela del Comune attualmente ospitati da una struttura convenzionata di arezzo si preparano a tornare nella “loro” Firenze. ad attenderli box nuovi, riscaldati e costruiti con criteri moderni per limitare al massimo i disagi
dUe aniMali osPiti del Canile del
terMine
JaMira (e areS) In attesa da 7 anni
GHiO aspetta da 10 anni
lUi (e altri 30) attendono da 5 anni
Una vera “coppia di fatto”
Grande, grosso e buonissimo
Code e occhioni in cerca di casa
Non si può parlare di Jamira (nella foto) senza nominare il suo consorte, Ares. Sono stati abbandonati circa 7 anni fa di fronte al canile del Termine, parcheggiati lì con solo un bigliettino davanti. Da allora sono inseperabili, e proprio per questo aspettano di essere adottati in coppia. Dolcissimi tutti e due. Per info: 347.8345299 (canile del Termine).
Ghio - racconta la presidente dell’Unione Amici del Cane e del gatto Cosetta Mazzoni - è uno di quei cani che anni fa sono stati affidati al canile del Termine dal Comune, in convenzione. Scaduta quella, avrebbero dovuto essere trasferiti nella nuova struttura vincitrice dell’appalto, e invece il canile lo ha chiesto “in regalo”. Tenerissimo. Info: 347.8345299.
Questo (bellissimo) micio è uno dei circa trenta gatti ospiti del canile del Termine. Si tratta di animali sani, esenti da Fiv, a cui la struttura dedica un’area ad hoc, ma che certo starebbero meglio in una casa vera. Ce n’è davvero per tutti i gusti, di tutti i colori possibili. Per innamorarsene basta guardarli un attimo negli occhi. Info: 347.8345299.
attualità
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QuAttROZAMPe/2. Moltissime le associazioni operative in città per agevolare le adozioni
Ma c’è ancora un esercito in attesa di un padrone Benedetta Strappi
C’
è purtroppo un “esercito” di animali (cani, gatti, ma anche roditori e uccellini) in cerca di casa. È un esercito sfortunato, inutile dirlo, fatto di occhioni che ti guardano da dietro una rete e di punti interrogativi enormi che sembrano spuntare da quelle pupille speranzose. Per fortuna anche a Firenze c’è una fittissima rete di associazioni che si occupa di aiutare i quattrozampe disagiati. L’Unione Amici del Cane e del Gatto è una delle più conosciute, salita alla ribalta negli anni anche per le vicende legate al canile del Termine che l’associazione gestisce. Senza entrare nel merito della querelle, oggi ci sono cose di cui gli ospiti della struttura (circa duecento cani e una trentina di gatti) hanno molto bisogno. Croccantini, ad esempio. Ma anche la disponibilità di stalli temporanei per mici e cagnolini, al chiuso o all’aperto. E persone pronte a occuparsi, a turno, delle cure mediche degli animali. L’Unione ha la sua nuova sede in via Reginaldo Giuliani 130/r, e si può contattare allo 055.4590880 e al 347.8345299. Attiva in città è anche la sezione fiorentina dell’Oipa (Organizzazione internazionale protezione animali). Tra le altre cose, l’Oipa si occupa di diffondere appelli per gli animali in cerca di un padrone e
di un particolare progetto, il “Rehoming”. Questo percorso è destinato ai cani che più di altri hanno urgenza di uscire dal canile, per ragioni di salute o comportamentali. I volontari di Oipa seguono questi animali, spesso ospitandoli nelle proprie case, per aiutarli a diventare adottabili nel minor tempo possibile. Oltre a questo, l’organizzazione ha avviato altri progetti: “Otello” (che, in collaborazione con il canile di Pontassieve, prevede incontri pre e post adozione per aiutare i nuovi padroni dei cani durante tutto il percorso) e “Beniamino”, nato per aiutare i volontari al lavoro nel Sud Italia a trovare una nuova casa per i tanti quattrozampe in difficoltà. Oipa si occupa anche degli animali “esotici” e sul suo sito (www.oipafirenze.it) si trovano appelli anche per cricetini, coniglietti, pappagalli e tartarughe. Ma le realtà vicine ai quattrozampe sono veramente tante: solo per citarne alcune, c’è la sezione fiorentina dell’Ente nazionale protezione animali (www.enpafirenze.it), c’è Guida Verde-Sos Animali (www.guidaverde.eu) che si occupa anche del servizio di ambulanza veterinaria, c’è il Caniglio (www.caniglio. blogspot.com), piccolo canile che ospita 26 animali. Un elenco più completo di tutte le strutture operanti sul territorio si trova sul sito dell’Ufficio animali del Comune, e questa può essere una buona bussola per chi avesse voglia di rendersi utile all’universo dei Fido&co. più sfortunati.
reMÌ 8 anni
NiKe 5 mesi
leVaNte 6 mesi
Sette anni in canile. Bastano, sì?
Cinque mesi e tante sfortune
Un cucciolo tutto giochi e coccole
Il dolce Remì è un meraviglioso spinoncino color champagne, dal musino bianco e dal carattere stupendo. Taglia medio-piccola, 16 chili, 8 anni, è entrato in canile nel 2004. Ha estremamente bisogno di una famiglia. Per info e adozioni: Cristina (347.9843116), Niccolò (333.8536032), progettootello@oipafirenze.it.
Nike è una coniglietta siamese femmina di cinque mesi. È stata ceduta ad Oipa perchè aveva la rogna. Era debole a causa dell’alimentazione scorretta, e per colpa di un incidente è attualmente ingessata. Insomma: una storiaccia che merita una ricompensa. Info per l’adozione: Giovanna Maria (349.4488482), animaliesotici@oipafirenze.it.
Levante ha solo sei mesi e decisamente bisogno di una famiglia vera, e definitiva. È un cagnolotto buonissimo, docile e pacato. E, come tutti i cuccioli, è un amante delle coccole e del salutare passatempo del gioco. Per altre informazioni e l’adozione la persona di riferimento è Cristina: 347.9843116 - cristina@oipafirenze.it.
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sAPORI e DINtORNI/1. Non solo sushi e kebab, in città prodotti tipici dei quattro angoli del globo
Il giro del mondo senza alzarsi da tavola Basta fare pochi metri per saltare dall’estremo Oriente ad africa e sudamerica. la strada con la maggiore scelta? via ghibellina, tra paella, pollo alle mandorle e bistecca argentina Francesca Puliti
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all’Estremo Oriente al Continente Nero nel giro di due strade. Scordatevi dispendiosi voli aerei, ferie programmate o tantomeno i famosi 80 giorni: per fare il giro del mondo basta attraversare la strada. E sedersi a una buona tavola. In principio fu il popolo cinese a esportare involtini primavera e riso alla cantonese sui nostri menu, poi arrivarono i ristoranti indiani e, a ruota, gli enormi spiedi fumanti dei kebabbari. E se gli anni 2000 hanno portato alla ribalta il cibo giapponese (rimbalzato tra ristoranti ultrafashion, aperitivi low cost e infine pranzi a buffet e prezzo fisso), adesso anche i rotolini ripieni di riso sono più che inflazionati. E torna di moda la cucina euro-mediterranea. Sulla via della seta, si possono comunque continuare ad assaggiare piatti e bevande orientaleggianti, ma senza esagerare: ad esempio servendosi un tè in via degli Alfani, immersi in un’atmosfera da Mille e una notte, o gustandosi un piatto ebraico al ristorante Kosher poco distante. Senza allontanarsi troppo sulla mappa del mondo e della città, in zona Santa Croce è possibile concedersi una sosta molto speziata tra i cedri libanesi. Poche strade più in là le specialità toscane incontrano quelle giapponesi, nel giro dello stesso pasto. A ben guardare l’Africa non è così lontana. Sempre in zona via Ghibellina, ci si può sedere sulle rive del Mediterraneo e ordinare un antipasto maghrebino, una paella spagnola e un dolce greco. Cucina marocchina contagiata da quella francese e viceversa anche al vicino Sésame, mentre il Corno d’Africa ha trovato una nuova casa in piazza San Jacopino. E guai a saltare il rito del caffè a fine pasto. Il cous cous la fa da padrone anche a Rifredi, in salsa algerina, però. Per i palati
più “timorosi” è sempre possibile restarsene nel Vecchio Continente. E ripiegare su una semplice insalata greca o su una più impegnativa moussaka, in uno dei due ristoranti ellenici fiorentini. Se invece avete voglia di crauti, wurstel e stinco di maiale, non vi resta che dirottare sulla cucina tedesca del Parterre, dove i piatti si accompagnano ciascuno a una birra differente (da gustare, volendo, anche nel risotto). Paella, sangria e polpo alla gallega, invece, in via Ghibellina o alle Piagge, rigorosamente serviti con sangria. Per mangiare le polpette svedesi, il viaggio, si sa, è un po’ più lungo: almeno fino all’Ikea dell’Osmannoro. Il Sudamerica, invece, è sbarcato da tempo nel centro storico
Per i palati più “timorosi” il tour si ferma in Europa, tra polpette svedesi, crauti e insalata greca cittadino: i peperoncini più piccanti del Messico si trovano accanto al Teatro Verdi, mentre la famosa carne argentina si mangia nell’ormai multietnica via Ghibellina. New entry nella classifica degli stranieri più gustati, la rosticceria peruviana in Borgo Ognissanti. Riso, banane e patate fanno da base quasi a ogni piatto, letto per carne, pesce o verdure, purché in gran quantità. Già, perché se c’è una cosa che i ristoratori stranieri, da qualsiasi angolo del mondo vengano, hanno capito dei fiorentini, è che amano le porzioni abbandonanti. E preferibilmente un conto poco salato.
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Cinque continenti in un piatto
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aladar, tradotto: sapori, gusti. O anche, nell’accezione cubana del termine, case-ristoranti dove si preparano piatti molto caserecci. Tradotto nella versione delle Piagge, invece, è il nome dell’unico ristorante multietnico di Firenze e d’Italia. Dalla Tailandia all’Etiopia, da Cuba al Senegal fino alla Spagna, qui si può davvero saltare da un continente all’altro in punta di forchetta. Magari scegliendo il piatto intitolato non a caso “Giro del mondo”, vero e proprio tour gastronomico dei cinque continenti. Il bello è che non riuscirete mai, ma proprio mai, a esaurire il menu: la carta, infatti, viene rinnovata ogni due settimane, in modo da accogliere specialità sempre diverse. “Tutto è nato nel 1998 – racconta una delle quattro socie – da un gruppo di donne arrivate qui da altri paesi. Eravamo tutte ansiose di lavorare, ma aspettavamo che ci arrivasse qualche aiuto dai servizi sociali”. Finché un giorno, stanche di aspettare, si sono messe in società e hanno deciso di far fruttare l’arte culinaria. “Insieme a una ristoratrice italiana – continua il racconto – abbiamo organizzato un corso di cucina per insegnarci a vi-
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Alle Piagge il primo ristorante multietnico d’Italia
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cenda a preparare le ricette tipiche dei nostri paesi di provenienza. Poi abbiamo formato un’associazione e aperto il ristorante”. L’unica socia italiana è Benedetta Vitali, poi ci sono Maria Estela Solano, Mercedes Frias (sì, proprio l’ex parlamentare di Rifondazione) e la sorella Juana Francisca Frias, tutte di origini dominicane. Lo stesso staff ha poi messo su un servizio di catering multietnico che serve tutta la Toscana. Inoltre le cuoche, tutte donne, organizzano anche corsi di cucina multietnica, rivolti a coloro che vogliono provare a cimentarsi in prima persona con /F.P. polpette e cous cous.
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sAPORI e DINtORNI/2. Si moltiplicano le attività specializzate nella cucina made in Usa
Tu vò mangià americano? Ora si può a spasso per Firenze, dove capita sempre più spesso di imbattersi in locali che offrono bagels, cheesecake e maxi tazze di caffè Ludovica V. Zarrilli
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hi l’ha detto che nella città del giglio si mangia solo ribollita, lampredotto e rosticciana innaffiata con del buon Chianti? E chi l’ha detto che se si va alla ricerca di cibi esotici si vuole solo thai, giapponese, cinese o indiano? Da qualche tempo a questa parte anche la cucina made in Usa fa la parte del leone, e vede spuntare qua e là diversi locali dove è possibile mangiare cibi ben fatti alla maniera dei cugini d’oltreoceano. E chi pensa che siano fatti su misura per i tanti statunitensi che si affacciano dalle nostre parti si sbaglia di grosso, perché a frequentarli sono molti fiorentini, attratti dal food... fast ma non troppo. Un esempio su tutti è quello di Sugar and Spice (via dei Servi 43 e borgo La Croce 15r), pasticceria americana messa in piedi già da diversi anni da una signora originaria di New York, che oltre a preparare dei cheesecake divini e dei bagels altrettanto saporiti per la pausa pranzo conserva intatto il suo slang arrivato dritto dritto dalla Grande Mela, che la fa sembrare agli occhi degli avventori ancora più simpatica. Altro posto imperdibile per gli amanti del genere è Mama’s backery (via della Chiesa
24r), nato dalla fantasia di Matt Reinecke, ex broker che, insieme a sua moglie Cristina (lei fiorentina doc), un bel giorno ha deciso di mollare Milano, la Borsa e gli affari per dedicarsi a quello che più di ogni altra cosa ama fare, il pane. “Avevo cominciato a preparare bagels in casa per la famiglia – spiega Matt – poi ho deciso che era arrivato il momento di lasciare spazio in Borsa alle nuove generazioni, e così sono tornato a Firenze, città d’origine di mia moglie, e insieme abbiamo aperto questo negozio”. Un piccolo angolo di paradiso, Mama’s backery, con tanto di giardino per passare un’oretta all’aria aperta nelle belle giornate e con tavolini che invitano a nozze gli studenti, che non aspettano altro che andare ad aprire i loro libri in compagnia di un amico, un caffè – rigorosamente lungo – e uno stuzzichino fatto bene. Altro posto da segnare in agenda è Lungarno 23 (al civico 23 di lungarno Torrigiani), locale fiorentino al 100% ma specializzato nella preparazione di hamburger fatti solo con carne chianina. Il classico panino mordi e fuggi viene servito con ingredienti ricercati come formaggi particolari, salse made in Tuscany e accompa-
gnato rigorosamente da un ottimo vino rosso. Un hamburger rivisitato e arricchito con pane tostato, pomodorini freschi e una spolverata di pepe nero lo si trova al Nacchero (piazza Gavinana 4r), ma è meglio chiedere prima di andare a colpo sicuro,
perché non tutti i giorni viene inserito nel menù. Se poi si vuole andare sul sicuro, in borgo San Jacopo (al 21r) c’è Ringo, american bar storico dove le porzioni sono abbondanti e i prezzi... direttamente proporzionali.
FUOrI POrTa A Panzano il fast food è accompagnato da vino rosso toscano. E si trasforma in una “ricetta” della tradizione
Nel cuore del Chianti, dove spopola l’hamburger low cost del Cecchini
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asta mescolare della buona carne, un po’ di contorni fatti bene, una spruzzata di vino e l’ottima fama del padrone di casa, che non guasta mai. È questo il segreto di Dario +, fast food in salsa toscana di proprietà di uno dei re della ciccia di casa nostra, Dario Cecchini, di stanza a Panzano in Chianti, frazione di Greve, famoso in tutta la penisola perché avvezzo a declamare versi della Divina Commedia mentre prepara divini piatti a base di chianina. Ed è proprio lì che il macellaio, che si vanta di fare questo mestiere da oltre trent’anni e di essere ancora alla ricerca
del taglio e del gusto perfetto, accoglie gli avventori nel suo ristorante suddiviso in settori diversi, uno dei quali – che si chiama proprio Dario + - dedicato all’hamburger. Ma perché mai bisogna arrivare fino a Panzano per mangiare un hamburger quando ce ne sono di tante qualità sulla piazza fiorentina? Il motivo è semplice. Innanzitutto perché con la primavera che avanza è piacevole fare una gita fuori porta attraversando le colline che accompagnano fino al versante più a sud del Chianti, e poi perché il buon Cecchini, per la modica somma di 10 euro, porta sulla tavola un medaglione
di carne, pane in abbondanza, patate al forno, un secondo contorno di carne e poi salse in quantità e acqua a fiumi. Volendo, se si preferisce, ci si può portare anche il vino da casa, in alternativa Dario offre nettari del posto a prezzi altrettanto popolari. Insomma, la mangiata vale il prezzo del biglietto, e con la stessa cifra che si spenderebbe se si andasse a pranzare (perché Dario + è aperto solo a pranzo, dal lunedì al sabato e non accetta prenotazioni) in una delle popolari catene di fast food disseminate nei cinque conti/L.V.Z. nenti. Assaggiare per credere!
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zoom
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RIceRcA/1. Tantissimi i progetti dell’Università di Firenze che decollano dal Polo di Sesto
Quelle invenzioni che parlano toscano I brevetti sono i più disparati. e utili: dai dispositivi per diagnosticare malattie anche fuori dagli ospedali a un sistema che riesce a scovare persino le mine Antonio Passanese
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al Polo scientifico di Sesto nascono idee e progetti che potrebbero aiutare l’economia a risalire la china o i medici nella cura di gravi patologie. Perché l’università non è solo studio e teoria, ma anche pratica. E i ricercatori fiorentini mettono in campo venti progetti accademici che aspirano a diventare una vera e propria azienda, e che in gergo tecnico si chiamano “Spin off”. Brevetti che l’Unifi potrebbe vendere al mondo dell’imprenditoria per autofinanziarsi la ricerca. I gruppi di lavoro, nei loro studi, hanno spaziato dai servizi multi-media e multi-canale ai sistemi matematici e informatici, dalle tecnologie per la marcatura di immagini 3D all’uso dell’informatica in strutture universitarie e non. Fra le idee-impresa anche l’uso delle nanotecnologie per nuovi prodotti farmaceutici utilizzabili per la diagnostica e la terapia di tumori e altre patologie, la medicina per il controllo, la diagnosi di possibili malattie durante il sonno e lo sviluppo di una nuova classe di piccoli radar. Nell’ambito delle applicazioni biomediche, per esempio, il gruppo di lavoro del professor Leonardo Masotti ha creato un dispositivo portatile, minimamente invasivo, per la diagnosi preventiva di patologie respiratorie anche lontani da ospedali. L’applicazione, già testata clinicamente, aiuterebbe a ridurre in maniera sensibile i costi di ricovero e degenza a carico del Sistema sanitario nazionale. Il dipartimento di Elettronica e comunicazioni, invece, ha prodotto un sistema robotico in grado di identificare la posizione di oggetti invisibili all’occhio umano. I settori nel quale potrebbe essere utilizzato questo progetto sono molti, tra tutti quello umanitario per lo sminamento delle aree dove vi è la presenza di bombe antiuomo. Annarosa Arcangeli e Annalisa Crociani, del dipartimento di Patologia e Oncologia Sperimentali, infine, hanno messo a punto un sistema basato su nanoparticelle e anticorpi monoclonali da utilizzare nella diagnostica e nella terapia del cancro. La ridotta dimensione delle particelle permette infatti una facile penetrabilità all’inter-
no dei tessuti, mentre le loro capacità magnetiche consentono il monitoraggio all’interno dell’organismo con le comuni tecniche diagnostiche. “La Regione Toscana – chiarisce il prorettore Marco Bellandi - cofinanzierà, nei prossimi tre anni, le spese di promozione, supporto e sviluppo del ‘business plan’, appunto, dei progetti di nuova impresa. Poi, un accordo con Confindustria Firenze permetterà di associare dei ‘business angels’ alla costituzione in impresa, cioè investitori informali che apportano forti competenze manageriali e di mercato e una parte del capitale di rischio”.
RIceRcA/2. Il dipartimento di Chimica ha collaborato a un’importante scoperta
E dal ghiaccio dell’Antartide grandi novità
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a fine dell’ultima glaciazione, 18mila anni fa, è dipesa da un’evoluzione climatica che ha agito come un’altalena, trasferendo le variazioni di temperatura tra l’Antartide e l’Artide. La conferma dei meccanismi che regolano le variazioni del clima terrestre proviene dal ghiaccio estratto in Antartide da un team internazionale di cui fanno parte ricercatori del dipartimento di Chimica “Ugo Schiff” dell’Università di Firenze. Una scoperta importante, pubblicata sull’ultimo numero della rivista Nature Geoscience, che ha permesso di ricostruire la storia dell’emisfero meridionale degli ultimi 250mila anni grazie all’estrazione di una “carota” di ghiaccio di 1.650 metri nella zona di Talos Dome, in Antartide. I ricercatori del Polo scientifico di Sesto lavorano a questo progetto dagli anni ’80, con missioni che hanno riguardato l’estremo sud e l’estremo nord del pianeta. Uno studio che rientra nel progetto europeo denominato Taldice, a cui partecipano anche Francia, Germania,
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Regno Unito e Svizzera. “Sincronizzando la serie climatica ottenuta dal ghiaccio di Talos Dome abbiamo potuto dare conferma dell’esistenza di un meccanismo di trasferimento di energia e calore inter-emisferico denominato altalena bipolare - spiega Roberto Udisti, professore associato di Chimica analitica dell’Università di Firenze - in pratica, tra i due emisferi vi è uno scambio costante di materia ed energia attraverso la circolazione oceanica profonda, le cui variazioni hanno causato periodi di riscaldamento e di raffreddamento. In particolare – aggiunge il docente – le fasi di riscaldamento su scala millenaria che si sono verificate nell’emisfero Nord hanno causato una contemporanea diminuzione delle temperature nell’emisfero Sud e viceversa. Una corretta interpretazione dei tempi e dei modi con i quali tali processi sono avvenuti può farci capire in quale dei due emisferi abbiano avuto origine i periodi di glaciazione e quelli di de/A.P. glaciazione”.
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A tu PeR tu. Quattro chiacchiere con Niccolò Fabi, che si esibisce al Teatro Puccini il 19 aprile
Lui, il pubblico e un mare di emozioni Tutto pronto per l’arrivo del cantautore romano di origine senese, che annuncia
LA stORIA
uno spettacolo intimo e diretto, quasi una conversazione con gli spettatori
Un libro ricorda “quel prete sempre di corsa”
in sala. Una tournée che lo vede per la prima volta da solo sul palcoscenico: “Questa serie di concerti per me è l’occasione di una crescita personale enorme” Ludovica V. Zarrilli
È
un po’ una sfida quella di Niccolò Fabi, che porta nella città del giglio il suo primo vero one man show. Da solo sul palcoscenico, in un concerto che lo vede come unico autore, interprete, regista, coreografo. Il musicista diventa la sintesa estrema del menestrello che si prepara a raccontare la sua storia, personale, intima, fatta di note, parole e melodia. L’appuntamento è fissato per il 19 aprile al Teatro Puccini, dove il cantautore romano - di origine senese - aveva già suonato in passato e dove farà tappa il suo “Solo un uomo tour” partito all’inizio del mese dalla provincia di Forlì-Cesena. “Mi era già capitato di fare altri concerti in teatro - spiega Niccolò Fabi a Il Reporter -, ma l’intimità di questa tournée è data dal fatto che sul palco ci sono solo io, cosa che fai in modo che si crei un rapporto più esclusivo tra chi suona e chi ascolta”. “Se essere artista - continua - è anche e soprattutto inseguire nuove idee, non accontentarsi, porsi nuovi ostacoli e superarli, allora un concerto in cui si è soli sul palcoscencio diventa una tappa fondamentale , quasi obbligata per ogni percorso di crescita artistica. Come nel monologo per un attore, è il momento in cui ci si assume la responsabilità personale più grande e rischiosa, quella di offrirsi nudi, senza protezione davanti al pubblico”. E’ un Niccolò Fabi maturo e consapevole quello che si appresta a suonare sul palcoscenico del Puccini, raccontando una sorta di storia, una storia che parla della sua musica, delle parole che ha sempre voluto infilarci dentro e poi anche dei dolori, quelli recenti, legati alla perdita della sua bambina di appena due anni, scomparsa nel 2010 per una meningite fulminante. “L’ambizione di questo tour - continua - non avendo un disco nuovo da proporre, è quella di rivivere cose già scritte, canzoni speciali unite da un filo narrativo altrettanto speciale. Per me è l’occasione di una crescita professionale enorme”. Continua ad avere un rapporto costante e continuativo con la Toscana, terra d’orgine di sua madre, e con Firenze dove torna quasi
niCColÒ faBi
tutti i mesi per portare avanti il progetto “Filigrane” - percorso di partecipazione giovanile sui temi della tolleranza e dell’accoglienza - in collaborazione con la Regione Toscana. E poi c’è “Parole di Lulù”, cofanetto con un dvd contenente il video del concerto di Mezzano Romano dello scorso 30 agosto, che Fabi organizzò coinvolgendo i volti più noti della canzone italiana per raccogliere fondi da destinare alla costruzione di un ospedale in Angola.
“Abbiamo raggiunto - spiega il cantautore - il tetto di vendite che garantisce all’associazione Medici con l’Africa di andare avanti col progetto e di questo sono soddisfatto”. Soddisfatto del presente ma riservato riguardo ai progetti futuri. “Non ho mai vissuto questo modo di fare musica come un obbligo e non intendo farlo ora - spiega -. Ho sempre scritto quello che mi succedeva, trasponendo in musica il mio percorso emotivo”.
IL PeRsONAggIO. Dagli esordi in parrocchia al tour insieme a Patty Pravo
Un tavarnellino sul palco dell’Ariston S
laPo Consortini
insieMe a
PattY Pravo
anremo è sempre Sanremo. Ma quest’anno, per Lapo Consortini, 33 anni, tavarnellino doc, lo è stato ancora di più. Lui infatti la manifestazione canora più famosa d’Italia l’ha vissuta da protagonista, calcando le tavole del Teatro Ariston come musicista di Patty Pravo. Come sei approdato dalla parrocchia di Santa Lucia al Borghetto, dove suonavi la chitarra per accompagnare il coro, al Festival di Sanremo? In realtà il mio percorso musicale risale ormai a dieci anni fa, quando ho cominciato a collaborare con uno studio di San Gimignano. Nel novembre scorso, sono stato contattato per lavorare all’album di Patty Pravo, per il quale ho eseguito anche gli arrangiamenti insieme al produttore artistico. E’ stato in quel frangente che lei mi ha chiesto di es-
sere il suo chitarrista e, nel frattempo, ha ricevuto anche l’invito da Morandi per partecipare a Sanremo; invito che ha accolto ponendo però, come condizione, il fatto di avere i suoi musicisti sul palco. Così è nato il “mio” Sanremo. Adesso il sogno prosegue con il tour italiano di Patty Pravo... Ad aprile, abbiamo in ponte ben 11 tappe, di cui le più vicine sono quelle di Bologna e Roma. Cosa ti ha lasciato il Festival? Un’esperienza grandiosa ma vivendolo in prima persona si ridimensiona tutto ciò che da casa sembra quasi una realtà parallela. Tu sei una piccola parte di un grande ingranaggio con il quale ti trovi a rapportarti. Insomma, se ce l’ho fatta io ce la pos/I.B. sono fare in tanti.
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ualcuno, il suo sorriso, l’ha definito “devastante”. E in effetti lo sguardo sereno di Don Renzo Forconi, per oltre trent’anni presidente dell’Opera Diocesana di Assistenza, era capace di muovere gli animi con una grande carica positiva. A due anni dalla sua scomparsa, l’Opera (oggi diventata fondazione) gli ha dedicato una pubblicazione dal titolo “Quel prete sempre di corsa. La vita di Don Renzo Forconi e la sua missione nell’Oda”, presentata dall’arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori a margine di un’affollatissima messa di commemorazione. Centoventi pagine di parole e foto che ripercorrono il cammino di un pastore molto amato, che a lungo è stato un padre per i ragazzi disabili assistiti dall’Oda, ma anche una guida spirituale per i ferrovieri fiorentini e per i fedeli della chiesa di Santa Maria a Quarto di cui era parroco. Nel libro, una serie di testimonianze raccolte dalla viva voce di chi lo ha conosciuto fotografa tutti questi aspetti dell’operato del Forconi. Parlano, per primi, i direttori dei due centri gestiti dall’Oda (uno a Castello e uno a Diacceto). Sono loro, la dottoressa Giovanna Sorrentino per Villa San Luigi e il dottor Marco Campigli per il centro di Diacceto, a tratteggiare con parole eloquenti il grande amore con cui Don Renzo gestiva le due strutture, e, soprattutto, la forza con cui ha saputo instradare i ragazzi assistiti dall’Opera lungo il difficile cammino verso l’autonomia. Ma parlano anche i suoi fedeli, che ricordano con un sorriso quella sua eterna spola tra un impegno e l’altro, la stessa che gli valse il soprannome di “parroco volante”. E porta la sua testimonianza Silvia Mosconi, “braccio destro” di Don Renzo dal 1977, accorta sovrintendente alla burocrazia quotidiana fino all’ultimo. Ma nel libro si intrecciano le voci di tante altre persone: da quella di Silvano Silvia, fotografo di “fiducia” di Don Renzo, della sua parrocchia e dei ragazzi dell’Oda, a quella di Renzo Manni, ferroviere a cui il Forconi ebbe a dire “Io mi sento il tuo quarto fratello, se me lo permetti”. Chiude il libro un capitolo dedicato agli esordi di Don Renzo, che alla fine degli anni ‘50, da priore della parrocchia di Santa Maria all’Ostale, nel Mugello, si occupò dell’assistenza spirituale degli operai al lavoro per costruire l’autostrada del Sole. Chi fosse interessato ad una copia della pubblicazione può chiamare l’amministrazione della Fondazione allo /B.S. 055-2286433.
la CoPertina del liBro
cultura
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L’eVeNtO/1. Alla scoperta del festival che, dal 6 al 10 maggio, trasformerà la città nella capitale dell’Unione
Cinque giorni (e una notte) blu Europa Barbara Biondi
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andiere di colore blu intenso tingeranno per cinque giorni il cielo di Firenze per dare il benvenuto alla prima edizione del Festival che dal 6 al 10 maggio trasformerà la città del giglio nella capitale d’Europa. Educazione, cultura, didattica ed economia, di questo ed altro si parlerà nelle intense giornate organizzate dall’Istituto Universitario Europeo che vedranno partecipare luminari arrivati da mezzo mondo e metteranno a disposizione del pubblico un cartellone con proposte culturali di ogni genere, che invaderanno pacificamente il centro storico culminando tra il 7 e l’8 maggio nella notte blu, variante della notte bianca in salsa europea. Tra gli altri appuntamenti da tener presenti, c’è il Premio Galileo 2000 in programma la sera del 9 maggio presso il Teatro della Pergola e lo spettacolo “Voci e suoni d’Europa”, previsto nella notte del 6 maggio sotto la Loggia dei Lanzi per celebrare le identità culturali del nostro continente. Protagonista del festival anche il Maggio Musicale Fiorentino con la rappresentazione dell’Aida come “concerto per l’Europa” nella sera del 7 maggio, al Teatro Comunale e ancora incontri, dibattiti, grandi eventi, come il festival Fabbrica Europa, che proprio in quei giorni aprirà i battenti. Ci sarà spazio anche per una rassegna di cinema eu-
ropeo in programma all’Odeon e poi mostre di ogni genere, come quella che vede protagonisti gli studenti del corso di progettazione fotografica dell’associazione Deaphoto, che esporranno i loro lavori il 7 e l’8 nella chiesa sconsacrata di San Carlo dei Barnabiti, in via Sant’Agostino. Ma non è finita, un concerto nel Salone dei ‘500, organizzato in collaborazione con il consolato d’Ungheria collegherà il Festival alle
Incontri, dibattiti, mostre e molto altro ancora
celebrazioni per il bicentenario della nascita di Liszt. Questa è una delle iniziative di grande respiro culturale proposte dai paesi dell’Unione Europea e dei paesi candidati, tra cui Turchia e Croazia, invitati a partecipare al percorso espositivo della Piazza Europa dedicata all’innovazione, alla creatività e al futuro dell’Unione Europea con il coinvolgimento dell’assessorato di Palazzo Vecchio all’Università, ricerca e politiche giovanili. Tra gli eventi anche un festival
Uno degli sCatti deaPhoto in Mostra a
san Carlo
di storia dal titolo significativo: “contempo”, che, in una serie di incontri con studiosi europei e colleghi extra-europei, vedrà il confronto tra eventi storici particolarmente emblematici nella storia di quattro paesi europei e fatti avvenuti si-
dei
BarnaBiti (Ph. stefano erManni)
multaneamente in altrettanti paesi extra-europei. Infine sarà affrontato il tema dell’Europa vista dagli studenti americani a Firenze, attraverso un questionario i cui risultati saranno presentati nei giorni del Festival.
L’eVeNtO/2. Il 30 aprile torna l’appuntamento con musica, teatro & co. Fino all’alba
E la “Notte bianca” concede il bis E
siccome le buone abitudini non si cambiano, insieme alla notte blu, Firenze si prepara ad accogliere anche il bis della frequentatissima Notte bianca, crogiuolo di eventi che quest’anno promette uno sguardo un po’ più attento alla contemporaneità. Dopo il grande successo dello scorso anno, che per tutta la notte animò la città con spettacoli, performance, installazioni, concerti e mostre richiamando oltre 150mila persone, anche quest’anno il Comune scommette su questa iniziativa. La data scelta è la stessa del 2010, il 30 aprile. Le uniche differen-
ze sono la scelta di affidare la direzione artistica a Valentina Gensini e l’idea di puntare tutto sul contemporaneo. Obiettivo: rinnovare lo sguardo su Firenze, sostituendo all’immagine ormai usurata di una cartolina rinascimentale per turisti quella di vibrante città del presente da vivere collettivamente in una notte visionaria. Tra gli eventi principali, un’orchestra multietnica in forma di street band partirà da piazza del Cestello portando sui lungarni musica aperta a contaminazioni; il piazzale degli Uffizi ospiterà una maratona jazz di giovani talenti italiani e
stranieri; e una speciale sessione cittadina sarà dedicata alla musica sperimentale elettronica con un dj set internazionale. “Come l’anno scorso - ha commentato l’assessore alla cultura Giuliano da Empoli - la forza e la specificità della Notte bianca fiorentina sarà la partecipazione di tutti, associazioni e singoli artisti, che hanno presentato le loro proposte per diventare protagonisti della manifestazione. La Notte bianca, infatti, è anche un’occasione per mettere sotto i riflettori una creatività emergente in città che è ancora /B.B. troppo spesso misconosciuta”.
LA cLAssIFIcA. Nella top 20 dei più ricchi d’Italia stilata da Forbes ecco spuntare Diego e Andrea
La famiglia Della Valle tra i “Paperoni” la notizia trapela tra i fiorentini che ironizzano con striscioni dopo il risanamento del Colosseo finanziato dai fratelli: “Bravo Diego, ma adesso chi restaura la squadra?” e “scarpe, Colosseo, Ballarò: 5 minuti per la Fiorentina, no?”
diego della valle
Cristina Guerri
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a notizia è arrivata ai fiorentini attraverso MF, il noto quotidiano italiano che si occupa di economia e finanza: i fratelli Della Valle sono entrati nella classica dei miliardari di Forbes. Nello specifico, con una fortuna personale valutata intorno agli 1,3 miliardi di dollari, Diego Della Valle (presidente e a.d. di Tod’s) si posiziona al 13esimo posto dei miliardari italiani, mentre il fratello Andrea (vicepresidente e a.d. della società) una posizione sotto, con 1,2 miliardi. Una crescita esponenziale quella del gruppo Tod’s, con le azioni che ,dallo scorso gennaio, hanno avuto un aumento del 65%. A ottobre, invece, l’ex patron della Fiorentina aveva “battuto” l’uomo più ricco del mondo diventando il maggiore azionista dei grandi magazzini Saks, il tempio del lusso sulla
Quinta strada di New York, grande distributore sull’intero mercato americano del made in Italy. Tutto sembra procedere a gonfie vele, dunque, per la famiglia proprietaria della Fiorentina. Anche se le ultime notizie provenienti dal mondo della finanza hanno fatto storcere il naso a qualche tifoso viola, convinto che - con tutto quel patrimonio - qualcosa in più per la causa gigliata doveva essere fatto. Dare continuità al progetto Fiorentina, insomma. A tal proposito, aveva risposto alle critiche l’amministratore delegato viola Sandro Mencucci: “Ricordo che nel 2002 la Fiorentina era fallita, è ripartita dalla C2 grazie a loro, gli unici imprenditori che abbiano bussato alle porte di Firenze. E in questi anni hanno investito circa 200 milioni di euro per la causa viola”. La polemica si era ulteriormente rafforzata con la decisione, da parte di Diego Della Valle, di sborsare 25 milioni di euro per il restauro del Colosseo. Ironiche e immancabili le risposte dei tifosi attraverso gli striscio-
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ni (“Bravo Diego, ma adesso chi restaura la Fiorentina?” e “Scarpe, Colosseo, Ballarò... 5 Minuti per la Fiorentina, no?”, tanto per fare due esempi). Pronta la risposta dell’ex patron viola: “Il restauro del Colosseo è un dovere morale. Le reazioni a Firenze? Andrea (suo fratello, ndr) là ha fatto 10 Colossei”. E la volontà di aiutare il Paese nel recupero dei beni storici non si ferma al Colosseo. Perché nei piani dei Della Valle c’è anche il restauro dell’area archeologica di Pompei. “Il mio impegno - aveva detto il maggiore dei due fratelli - è convincere magari un gruppo di imprenditori campani a mettersi insieme e a prendersi cura di tutto il sito di Pompei, che ha bisogno di interventi urgenti”. Importante, poi, sottolineare la manifestazione di vicinanza e solidarietà che il gruppo Tod’s ha dimostrato nei confronti della popolazione giapponese colpita recentemente dal terremoto e dallo tsunami, destinando a quella causa una somma di oltre 100 milioni di yen (circa 900mila euro).
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LA PAROLA AI tIFOsI. I supporter gigliati guardano al futuro. Tra speranze e polemiche
Sognando l’Europa. E qualche rinforzo Cristina Guerri
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sogni son desideri. Anche per i tifosi della Fiorentina, che sperano da qui alla fine del campionato che la classifica regali loro la qualificazione all’Europa League. Questo, in soldoni, l’esito del nostro
vox populi tra la tifoseria viola. Ma c’è dell’altro nel cassetto dei desideri. Marco, da quasi 24 anni abbonato in tribuna laterale, vuole a tutti costi un presidente. E non uno qualsiasi: “Visto che Andrea, proprietario della Fiorentina assieme a suo fratello, non vuole tornare alla presidenza della società, sarebbe giusto che noi tifosi po-
Qualcuno invoca il grande giancarlo antognoni come presidente, mentre Mihajlovic resta saldo in panchina
tessimo esprimere la nostra opinione a riguardo. Io, e non penso di essere il solo, voglio Antognoni presidente. E alla fine questo Sinisa non è niente male, finalmente è riuscito a trasmettere alla squadra la sua personalità”. A proposito di Mihajlovic, parla Francesca, 20 anni, giovane tifosa viola della curva Fiesole: “Alla fine dobbiamo dare atto a Sinisa che le assenze lo hanno penalizzato. Mi sembrava strano si giocasse così male, addirittura peggio delle squadre che lottano per la salvezza. Ultimamente ho visto ottime prestazioni, un bel gruppo. Per la prossima stagione dobbiamo, insieme a Sinisa naturalmente, cercare di rinforzarci in tutti i reparti. Bisogna spendere, ma bene”. “Io - la interrompe il signor Giuseppe (che allo stadio non ci mette più piede da 16 anni) - voglio vedere lo scudetto sulla maglia della Fiorentina prima che il mio tempo sia finito!”. Come dargli torto. Anche se alla fine è stato l’unico degli interpellati ad aver espresso un desiderio di tale portata. Nick, infatti, vuole rivivere le emozioni vissute all’Anfield contro il Liverpool. “Una serata come quella mi farebbe dimenticare tutte le situazioni negative che gravitano attorno alla Fiorentina. E mi riferisco alla Cittadella, ai grandi giocatori che se ne vogliono andare, etc etc...”. Quello dei big pronti, a fine stagione, a far le valige è un argomento caldo. “Perché la società - spiega Giorgio, accompagnato dai figli Nicola e Manuel - deve aprire gli occhi. Santana ha dimostrato per tutta la stagione il
suo valore, non capisco perché nessuno gli proponga un rinnovo adeguato. Abbiamo tanti giocatori scarsi in rosa, perché se ne devono andare via quelli buoni?”. Capitolo Montolivo, parla Jessica, di professione postina: “Se Riccardo si fosse sentito legato alla
città e alla maglia avrebbe già rinnovato. Non è possibile che il capitano di una squadra tentenni sul proprio futuro. Allora non doveva prendersi questa responsabilità. Dovrebbe essere un onore portare quella fascia al braccio, io la consegnerei a Frey”.
aMarCOrD Appuntamento con la storia: prima puntata
Fiorentina-Inter 4-3
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arte l’appuntamento de Il Reporter con la storia viola. E non potevamo non farlo rendendo omaggio a chi, per la maglia della Fiorentina, ha dato semplicemente il cuore. E che ancora oggi dimostra di essere legato alla sua gente, al suo passato. Stiamo parlando di Stefano Borgonovo. Sono passati poco più di 22 anni, ma il ricordo di Fiorentina-Inter 4-3 è ancora vivo nella mente di tutti. Era il 12 febbraio 1989, e in un Franchi tutto esaurito con i suoi 40mila spettatori la Fiorentina affrontava l’invincibile Inter del Trap. Sulla panchina viola sedeva invece Eriksson. Chi era presente allo stadio si ricorda di una partita altalenante: i nerazzurri campioni d’inverno erano passati in vantaggio con Matthaeus (su rigore), salvo poi essersi fatti recuperare e sorpassare grazie alle reti di Baggio e Cucchi.
La doppietta di Serena, poi, riportava l’Inter sulla via del successo. Fino a quando Borgonovo non ha deciso di salire in cattedra, riagguantando prima il pari e, a cinque minuti dalla fine, mettendo il sigillo sulla vittoria. E come dimenticare quella rete: Borgogol intuisce il retropassaggio di Bergomi e anticipa Zenga, appoggiando facilmente la sfera in rete, sotto una Fiesole in delirio. Era la prima volta che quell’Inter, che poi sarebbe diventata campione d’Italia, perdeva in campionato. E questo è soltanto il primo assaggio di quello che la Fiorentina ha regalato ai suoi tifosi nel corso della sua storia. Imprese da (ri)scoprire seguendo mese dopo mese questa rubrica, nata per non dimenticare le partite, gli episodi e i campioni che hanno scritto pagine e pagine del calcio di casa /C.G. nostra.
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Aprile 2011
sport nel quartiere
pallacanestro. La squadra del Q4 compie gli anni: trenta stagioni di successi alle spalle
Basket, buon compleanno Butchers Carlo Marrone
Il 2011 è ricco di celebrazioni: tra queste, non poteva essere dimenticato
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l’anniversario di una società come quella di Legnaia. Di tempo ne è passato dalla
l 2011 è una data particolare, molti sono gli anniversari che festeggeremo in quest’anno: tutti siamo scesi in piazza per goderci la festa tricolore dello scorso 17 marzo e declameremo la “Divina Commedia” di Dante a quasi settecento anni dalla sua scomparsa. Andando dietro ad una frase che va molto forte nelle stanze dei bottoni “con la cultura non si mangia” vogliamo informarvi che anche nello sport fiorentino si festeggerà un importante avvenimento in questo 2011: il trentennale dalla fondazione dei Butchers, squadra di basket che ha fatto di Legnaia la sua casa. I Butchers, traduzione italiana della parola macellai, nacquero nel settembre 1981 per opera di quattro soci fondatori: Andrea Calfurni, Filippo Landini, Stefano Mecatti, Massimo Pelizziari. Il primo nome della squadra fu “S. Ilario”, come la parrocchia presso la quale i quattro amici si conobbero e presso le cui strutture cominciarono a giocare. L’aneddoto più particolare è che quattro nessuno dei quattro sapeva, di fatto, giocare a basket, e anche fra gli amici che subito si aggregarono solo alcuni avevano avuto precedenti rilevanti esperienze. L’inizio dell’attività avvenne tra il serio ed il faceto come dimostrano le tante foto inserite nel sito internet, rudimentale ma aggiornatissimo, della società. I primi allenamenti si svolgevano all’esterno presso i campi parrocchiali anche durante l’inverno: questo è l’esempio di come l’entusiasmo sia più forte del sudore ghiacciato nei berretti di lana. Nel 1984 avviene la svolta: iscrizione al campionato Uisp e una palestra con un tetto dove provare gli schemi senza rischiare ogni volta
sua nascita, ma la voglia di avere un “posto al sole” rimane la stessa di sempre un malanno. All’inizio i risultati non arrivano soprattutto a causa dell’inesperienza di molti giocatori. Ancora forte il ricordo delle prima due vittorie contro il “Variety” e “Epicentro”, avvenute nel finale della prima stagione che vide l’allora Sant’Ilario penultimo: risultato che dopo tanti anni è il peggiore di sempre. Dopo la prima esperienza l’attività proseguì negli anni successivi, con risultati decorosi nei campionati UISP e con alcune vittorie e piazzamenti in tornei minori. In uno di questi la squadra ottenne un successo pesantissimo, la squadra avversaria che fu travolta con quaranta di punti di distacco: fu allora che il nome si trasformò in “S.Ilario Butchers”. Il 1996 è stato uno degli anni più importanti nella storia di questa società, a settembre venne costituita l’associazione sportiva e nella stagione successiva i Butchers raggiungono il loro apice, che non corrisponde con la vittoria del campionato ma nel bel gioco.Gli anni passano, la voglia di mostrare bel gioco rimane e questo si scopre ascoltando i commenti di mister Cini nel dopo gara di un torneo che si sta svolgendo in questi giorni: “Dobbiamo rendere più fluido il nostro gioco e attaccare con più pazienza. Comunque giocare male e vincere è sinonimo di squadra solida e sono sicuro con le partite importanti ritroveremo la squadra che tante soddisfazioni si e tolta negli ultimi anni.” Cento di questi giorni Sant’Ilario Butchers.
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bAsKet. Arbitri aggrediti dai “tifosi” locali. Ora Borsetti lancia un appello
La Claag si lecca le ferite di Lucca Lorenzo Mossani
DRAgON bOAt. In arrivo un importante progetto
L’Arno si tinge di rosa per remare contro il cancro
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osa come il fiocco che da sempre contraddistingue la lotta al tumore al seno, celeste intenso come il cielo che ha fatto da cornice al momento dell’uscita in acqua delle Florence Dragon Lady. Lo scorso martedì 8 marzo, il gruppo di canottaggio al femminile ha partecipato con orgoglio a una delle tante iniziative per la festa della donna. Nelle ore passate sull’Arno, la società guidata da Alessandro Piccardi ha messo in mostra tutta la propria attività: coinvolgendo chi ha partecipato all’evento e attraendo la curiosità dei tanti turisti affacciati fra il Ponte Vecchio e il Ponte delle Grazie. Queste le parole di Piccardi al termine della manifestazione: “Siamo cresciuti come gruppo e come coinvolgimento cit-
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uando sei sconfitto e sei sicuro di averci messo il cuore, hai già vinto: lo dice uno a cui perdere non piace affatto”. Se lo afferma Kobe Bryant ci possiamo anche credere, perché adesso è uno dei più grandi giocatori Nba, ma prima di arrivare nei Lakers ha imparato sulla propria pelle i valori che si possono apprendere dalle sconfitte. Purtroppo, ancora i fatti non lo dimostrano. In Italia la storia dell’educazione sportiva viene messa in discussione dai comportamenti dei tifosi, non solo nel calcio. Sfortunata protagonista la Claag Firenze Basket. Sono passati due mesi dall’incresciosa follia scatenata a Lucca dai supporter della squadra di casa: dieci minuti di caos che hanno portato i supporter dell’Arca Impresa ad aggredire ferocemente gli arbitri dopo qualche fischio considerato sbagliato. Peccato che la sconfitta rimediata dai propri beniamini non sia altro che conseguenza naturale della bella prestazione messa in campo dai giocatori fiorentini. Peccato che ai posteri rimarranno più articoli sulla scazzottata finale che sulle gesta degli uomini di Aprea. Dopo quasi sessanta giorni da quei fatti sono arrivate le squalifiche per la squadra lucchese, che il presidente dell’Asd Nuova Pallacanestro Fi-
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la
Claag
renze, Luca Borsetti, ha così commentato: “Per prima cosa esprimiamo la massima solidarietà agli arbitri, che sono stati aggrediti da almeno quindici persone e che, se non fossero riusciti ad arrivare fino al nostro spogliatoio: dove sono stati accolti e protetti fino all’arrivo della Polizia di Stato, avrebbero subito conseguenze peggiori. Evidenziamo come la nostra squadra e lo staff non abbiano subito aggressioni: quanto riportato in un primo momento dal nostro sito è stato inesatto ma frutto del momento di confusione creatosi all’esterno del
nostro spogliatoio e poi telefonicamente riferito”. Sempre Borsetti ha poi continuato: “Per concludere, rivolgiamo a tutti gli amanti e gli appassionati della pallacanestro un appello, perché certi fatti non si ripetano più, mai più. Non permettiamo che pochi facinorosi rovinino il lavoro che, con passione, centinaia di persone svolgono, a tutti i livelli, per far crescere un movimento che ora come mai ha bisogno di consolidarsi e tornare a volare”. L’obiettivo finale della Claag, sul campo, rimane sempre una tranquilla salvezza.
Oltre alla gara anche l’occasione per uno scambio di esperienze tadino. L’occasione dell’evento organizzato dall’assessore Cianfanelli è solo l’ultimo di un anno che ci ha portato in Canada ma senza farci dimenticare l’Italia, dove siamo entrati in contatto con altri gruppi. Realtà cresciute insieme alla nostra: lottiamo insieme per diffondere un messaggio di speranza per le donne colpite da tumore al seno. Può
essere il simbolo di una speranza per il presente e per il futuro”. La primavera sarà una stagione molto importante per le Florence Dragon Lady: in ponte c’è un grande progetto internazionale che si svolgerà sul fiume fiorentino nell’ultimo weekend di maggio. L’idea denominata “Florence Dragon Boat Pink Meeting 2011” si propone di essere un incontro europeo sulla disciplina del Dragon Boat, organizzato dalla Lilt - sezione Firenze (Lega italiana lotta tumori) con le Florence Dragon Lady, che vedrà coinvolti equipaggi in rosa italiani, europei e di oltreoceano. Accanto alla competizione ci sarà l’occasione per lo scambio di esperienze fra le donne stesse e di coordinamento fra coloro che affrontano professionalmente i temi della prevenzione, della cura e della riabilitazione /L.M. dopo il tumore.
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PALLANuOtO. Entusiasmo ritrovato per la squadra allenata da Gianni De Magistris
La Menarini Fiorentina torna a galla Carlo Marrone
è ai vertici da tanti anni potrebbe sentirsi appagata, quasi rilassata in certe partite. E invece, ad esempio, nella gara di esordio con il nuovo nome della squadra, Menarini Fiorentina Waterpolo, abbiamo battuto Bogliasco con un 19 a 2 che è segnale di voler lottare per il primo posto in regular season fino a fine stagione, di spirito di squadra, ma soprattutto un primo piccolo ringraziamento al nostro nuovo sponsor principale. Non abbiamo più alibi adesso per non fare bene da qui al termine della stagione, e l’obiettivo principale rimane giocarsela fino all’ultimo per il titolo. Per me, che partecipo anche ai raduni collegiali con la Nazionale, è un onore portare in giro il nome della Fiorentina Waterpolo, adesso griffata Menarini. Ad aiutarmi nel mio inserimento fiorentino ci hanno pensato compagne come la Casanova, la Biancardi e la Lavorini, che fanno della loro esperienza la virtù e la base per la solidità del nostro spogliatoio. Adesso - ha concluso speriamo che Firenze ci segua, non solo nei nostri scontri al vertice, perché ho scoperto la passione della città per ogni sua impresa sportiva e noi siamo pronte, come Fiorentina Waterpolo, a farne vivere sempre di più”.
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a pallanuoto torna a galla, anzi a nuotare. È iniziato, infatti, un nuovo, importantissimo capitolo in casa Fiorentina Waterpolo. Vitale per la pallanuoto femminile. Lo scorso 8 marzo, a Palazzo Vecchio si è svolta l’importantissima conferenza stampa alla presenza del vicesindaco Dario Nardella, della dirigenza del Gruppo Menarini e di Sandra Del Corona, presidente di Fiorentina Waterpolo. L’incontro ha sancito un importantissimo sodalizio, che dà nuova linfa alla squadra di Gianni De Magistris, pronta nuovamente a lottare per il tricolore e, dalla prossima stagione, per diventare nuovamente Regina d’Europa. Le ragazze sono tornate a sorridere, convinte più che mai di lottare. L’entusiasmo non è mai mancato, ma ora c’è una certa tranquillità, essenziale per scendere in acqua serene. Una delle ultime arrivate racconta a Il Reporter la “rinascita”. Il centroboa Medea Verde commenta così il nuovo connubio con la prestigiosa azienda farmaceutica Menarini: “Credo che l’arrivo del nuovo title sponsor sia un successo per la città sportiva, che si abbina a un marchio riconoscibile e che, soprattutto, è fiorentino come lo spirito della nostra squadra. Inoltre è un segnale importante per noi, perché ci dà la possibilità di lavorare più serene e con lo spirito di chi sa che viene seguito, in tutti i sensi – ha raccontato la classe ’91 nata a Grottaglie, arrivata la scorsa estate dalla formazione di Varese – la cosa più importante che ho capito in questi miei primi mesi con la Fiorentina Waterpolo è lo spirito di gruppo della squadra. Una formazione che
PALLAVOLO. Rossoblu campionesse provinciali dopo una gara avvincente contro la Sales
Il Calenzano Volley vince con l’Under 14
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i sono alcune “piccole-grandi” realtà sportive che, dopo un’annata fortunata, tendono a sedersi sugli allori e a raccontare per anni e anni di “quella volta che si vinse il torneo”. Meno male che non tutte sono così: il Calenzano Volley ha ancora voglia di arrivare in alto. Dopo il fantastico cammino che ha portato l’Under 16 alle finali nazionali nello scorso campionato, quest’anno a marzo c’è stato nuovamente un motivo per festeggiare. L’Under 14 guidata dalla coppia “magica” Isabella Lotti - Gloria Masetti, infatti, è diventata campione provinciale, vincendo contro la Sales in finale. Marco
tIRO AL VOLO. Un oro e un bronzo per Campriani
Il Wonder Boy non si ferma più
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on ci sono più parole per descrivere Niccolò Campriani, il ventiquattrenne fiorentino ormai da qualche anno la stella più splendente nell’universo della carabina da dieci metri. Ultimo sigillo del caporal maggiore dell’Esercito è stato il titolo individuale nella carabina a 10 metri nel Campionato Universitario Americano Ncca, a cui ha partecipato con la squadra del West Virginia. Il tiratore azzurro, al suo ultimo anno universitario, ormai prossimo alla laurea, ha superato la qualificazione con un punteggio quasi perfetto (599) e ha chiuso la finale con 701, vincendo il primo titolo individuale per la West Virgina nella carabina a 10 metri. Niccolò, che sta finendo i suoi studi di ingegneria in America, si sta allenando con la squadra universitaria, e ha chiuso la sua carriera universitaria con un bellissimo titolo individuale. La squadra della West Virginia, nonostante sia arrivata prima nella classifica di carabina a 10 metri, si è piazzata seconda nella classifica combinata con lo small-bore dietro al Kentucky. Questo non è l’unico riconoscimento degno di nota che il giovane tiratore ha collezionato nell’ultimo
niCColÒ CaMPriani
periodo. A Brescia, ai Campionati Europei di tiro a segno, Niccolò, per colpa di un attacco influenzale, si è dovuto accontentare della medaglia di bronzo nella sua specialità. Campriani ha disputato la finale con gli avversari che sicuramente ritroverà a Londra nel 2012 alle Olimpiadi. Da ricordare che Campriani è stato uno dei primi atleti al mondo a conquistare il pass lo scorso luglio a Monaco di Baviera. A proposito di Londra 2012, ha dichiarato: “L’obiettivo è salire sul podio. Ma c’è ancora tanto da crescere”. La domanda da farsi è: dove vuole arrivare il nostro “Won/Lor.Mos. der Boy”?
Masetti, dirigente della società, ha descritto l’importante risultato: “Sono talmente contento che non riesco a esprimermi bene: abbiamo tenuto a freno il nostro entusiasmo sin dai quarti di finale, perché la scaramanzia e il rispetto delle avversarie sono fondamentali nello sport, ora però è tempo di festeggiare!”. I progetti del presidente sono chiari: “C’è da continuare un percorso di crescita anche alle fasi regionali. Crescita sportiva, che deve andare di pari passo con la maturazione di ragazze che presto saranno donne: questo è lo scopo principale della pallavolo e /Lui.Van. dello sport in generale”.
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“IN RICORDO DI ALESSIA BALLINI: RIFLESSIONI DI UN MEDICO” Una persona giovane che si ammala e muore, suscita una gradualità di pensieri che si può dire direttamente proporzionale alla vicinanza delle persone che l’hanno conosciuta e comunque, mai tendente a zero. Se quella persona ha avuto un ruolo pubblico e magari è stata amata pure in questo, anche chi non l’ha conosciuta intimamente, si ferma rispettosamente a pensarne la fine prematura; questo capita anche a chi, come me, medico dell’Associazione Pallium, ha visto quella persona solo una volta, rispondendo ad una disperata richiesta di aiuto. Di quell’unica visita ad una giovane donna provata dalla malattia ma con negli occhi la pazienza di lasciarsi aiutare da chi, a vario titolo, amicizia, amore, professione medica, provava a far qualcosa per lei, ricordo una sensazione precisa: la stanca e luminosa gratitudine verso gli altri. Difficile esserlo in modo autentico dopo una lunga battaglia contro una malattia che si sperava di vincere e di cui invece si incomincia ad intravedere lo sbaraglio. Ho visto Alessia per meno di un’ora; un tempo in cui ho dovuto fare domande per ricostruire in fretta una storia clinica passata e recente, ho dato indicazioni terapeutiche o di semplice buon senso, ho ascoltato e proposto. Una carezza al cane, un saluto alle persone care presenti così protese a nuove speranze, ma non posso certo dire di aver conosciuto quella giovane donna. La sua fine, che anch’io immaginavo, tuttavia non così imminente, è giunta dopo meno di una settimana. Solo nei giorni seguenti la sua morte ho cominciato a conoscere quella donna, quando non c’era più: sì perché quasi tutta la città ha parlato di lei. In ogni quotidiano compariva la sua perdita e le parole erano sempre di commozione. Nel luogo di lavoro per lei, di dichiarata appartenenza politica, c’è stato il saluto sincero anche della parte avversa. Il consiglio comunale ha osservato un minuto di silenzio. Varie associazioni, tutto il suo paese San Piero a Sieve di cui, giovanissima,
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era diventata Sindaco, gruppi sportivi, pizzerie, tanta gente, stretta intorno a quella figura di donna decisa. In quei giorni la moglie di un paziente che assistiamo a casa da circa un anno riferendomi del dolore poco controllato che il marito aveva avuto per tutto il giorno, mi dice: “Non vorrei che c’entrasse la brutta notizia della morte della sua amica, con cui collaborava in Regione per i progetti: la conosceva dottoressa? Dice che era una gran donna”. Poche settimane dopo, con il tempismo di chi non ha bisogno di aspettare un anniversario, in memoria di Alessia che, come hanno riportato i giornali, “non voleva musi lunghi”, politici contro giornalisti, hanno organizzato una partita benefica di calcio. Il Sindaco di Firenze in testa e tanti altri, tutta gente che ha certamente da fare, si sono messi i calzoncini corti e hanno giocato per lei, con un omaggio sincero, senza facciata. E molti hanno risposto partecipando da spettatori accesi. Di recente un politico al quale il giornalista chiedeva quale sarebbe il suo obiettivo, qualora arrivasse a governare, rispondeva: “la lotta alla precarietà”. Seguiva una pausa che rendeva il proposito poco originale, ma poi aggiungeva “non solo la precarietà del lavoro, ma tutte le precarietà: quella delle relazioni, dell’ambiente, dei sentimenti…”. La vita la possiamo riempire di componenti inalterabili. Alessia ci deve essere riuscita. E così anche il lavoro di chi come noi medici, infermieri, volontari del Pallium, o di altri gruppi, ogni giorno cerca di portare un aiuto a chi sta male diventa una lotta alla precarietà delle emozioni, affinché queste restino e si accumulino e ci servano da substrato per redigere la giusta graduatoria delle cose. Perché se è vero che l’importante è non soffrire è altrettanto vero che è essenziale esserci fino in fondo, senza fare sconti alla vita, senza toglierci un solo minuto di quella coscienza che ci fa andare oltre il tempo. Valeria Cavallini Medico oncologo, responsabile sanitario dell’Associazione Scientifica Palliumonlus BICICLETTE, “MANCANO RASTRELLIERE E ORGANIZZAZIONE” Salve, scrivo due righe sulla questione della ciclabilità di questa città. Possibile che sembri una grande elargizione mettere una rastrelliera? Dove sono tutte quelle che aveva promesso il Comune? Ci dovrebbe essere una rastrelliera in ogni strada razionalmente così come un parcheggio per i motorini. La mancanza di organizzazione crea poi tensioni tra le persone che si disturbano a vicenda e si diseducano reciprocamente al rispetto per motivi ovvii di insofferenza. Altro punto, chi ha mai visto la ciclabile mescolata al passaggio pedonale, di nuovo motivo di irritazione e litigiosità, soprattutto sui lungarni… Ricordo che il sindaco Renzi andava in bicicletta durante la campagna elettorale, come mostra anche la foto su Facebook, poi chi ce l’ha più visto? P.s. vado in bicicletta tutti i giorni ma veramente ci vuole ostinazione. Francesca
BUCHE IN LUNGARNO TORRIGIANI, “IL MIO RINGRAZIAMENTO AI VIGILI” Spett. Redazione, approfitto dell’ospitalità del vostro giornale per ringraziare i due vigili ai quali, nei pressi del Ponte Vecchio, ho segnalato alcune buche nell’asfalto del lungarno Torrigiani. Questo è accaduto verso le 9 di mattina del 18/3 e il 19 alle 8 non c’erano più. Naturalmente il ringraziamento va anche a chi le ha fatte chiudere e a chi le ha chiuse, sperando che altre segnalazioni dei cittadini vengano ascoltate come la mia. Cordiali saluti, E. Ciardetti I GIARDINI DI NOVOLI E L’ARTE ALL’ARIA APERTA Vorrei fare questa segnalazione. Io vivo a Novoli e passeggiando per il Parco di S. Donato ho pensato che sarebbe buona cosa per gli abitanti avere la possibilità di rifornirsi di acqua ad un “fontanello”. Anche il Parco di viale Canova ne ha uno ed ho trovato la scelta fatta molto importante. Oltre ad essere utile per la salvaguardia dell’ambiente, è un mezzo per creare rapporti sociali nel quartiere. Girando per la città ho notato che in moltissimi giardini pubblici c’è una statua di bronzo o di marmo: ebbene a Novoli nemmeno l’ ombra. Piazza Puccini non ha nemmeno una immagine del grande artista, i giardini di via Toscanini neppure. Il giardino di Piazza delle Medaglie d’oro solo un macigno in mezzo alla piazza e basta. I giardini di piazza Valdelsa, di recente ristrutturati, non hanno sculture. Solo in viale Guidoni la Cassa di Risparmio ci ha regalato la scultura di Pomodoro. Dimenticavo i giardini di via Allori: anche lì niente. Eppure la bellezza, l’arte godibili all’aria aperta fanno bene all’anima. Ripenso al cerbiatto del bellissimo giardino dell’Orticultura: chissà quante persone come me lo accarezzano nei loro pensieri! Sarebbe bellissimo che i nostri bambini potessero godere della bellezza dell’arte quando giocano e quando sono soli con i loro pensieri! Vorrei che vi faceste portavoce di questa mia richiesta per l’installazione di qualche scultura nei nostri luoghi di incontro per dare al Quartiere un aspetto sempre più accogliente, per aiutare i piccoli a crescere gustando l’arte come fosse un gelato al cioccolato! BICI, MOTORINI E “L’INVASIONE” DEI MARCIAPIEDI La Nazione, domenica 17 ottobre 2010 – cronaca di Firenze: “Nuovo piano strutturale: è prioritario completare le piste ciclabili”; il Reporter, marzo 2011: “La giunta ha recentemente stanziato oltre mezzo milione di euro per le piste ciclabili”. Perché sprecare risorse? Già esistono e si estendono per tutta la città. Quali sono? I marciapiedi: nugoli di ciclisti di tutte le età sfrecciano incuranti dell’incolumità dei pedoni, siano essi vecchi, bambini in carrozzina o persone che incautamente escono dai portoni. Guai poi a protestare, bene che vada si è mandati a quel paese. Da un
po’ di tempo, per non essere da meno, in alcune zone, si stanno facendo vivi anche i conduttori di ciclomotori. Ma in fondo è giusto che si comportino così. I vigili urbani non intervengono e, più volte da me sollecitati, si stringono nelle spalle. Ho addirittura assistito ad un gesto di estrema cavalleria da parte di due vigili che, intenti a far contravvenzioni per divieto di sosta, sono scesi dal marciapiede per far posto a tre frettolosi ciclisti. Se non si ha né la capacità né la voglia di far rispettare le leggi, si fa più bella figura ad abrogarle. Cordiali saluti. Gianni Bellini FIRENZE, LA “FIORENTINITÀ” E L’APERTURA AL MONDO Mi sono trovato in casa il vostro giornale e, straordinariamente, l’ho letto. Dico così perché in quest’epoca nella quale le informazioni sono sovrabbondanti grazie al www, tendo a scansare almeno quei foglietti distribuiti gratuitamente che mi raccontano, di solito, notizie già viste, ricucinate in una salsina popolar-superficiale. Ma erano troppi i richiami. A differenza del lettore che scrive di essere andato ad aprire un locale a Valencia io sono tornato a Firenze per aprirne uno guarda caso proprio nel quartiere di San Lorenzo del quale si parla nell’articolo a pagina 3. Ho vissuto per anni all’estero e ora che l’Europa ed in particolare il paese e quindi la città versano in una crisi epocale, nuoto controcorrente e mi butto nella bocca del leone venendo ad investire in una delle “zone buie della città”, come vengono definite in prima pagina, citando un’altra volta il quartiere dove sono anche tornato a vivere. Vi devo fare i complimenti per gli argomenti che trattate: sono quelli che interesserebbero a chi vive e/o lavora in centro e sui quali si dovrebbe aprire un dialogo fra i cittadini, ma come si fa a credere ad amministratori buoni solo a scoprire l’acqua calda? E questa sarebbe l’idea: il made in Italy, la fiorentinità? Sarebbero patetici se non stessero dilapidando un patrimonio pubblico di arte e cultura, un mito globale com’é la città di Firenze! Quello che Firenze non dovrebbe mai essere é provinciale. Ha vissuto il suo splendore grazie all’apertura sul mondo. Da qui sono partite le idee (ed anche molti dei finanziamenti) che hanno portato nel Nuovo Mondo. La Firenze di Vespucci era multiculturale, la sintesi più raffinata delle arti e delle scienze del rinascimento. Come si può pensare che la soluzione alla crisi ed al degrado sia chiudersi a riccio come fanno certi bifolchi padani? Michelangelo M. PULIZIA DELLE STRADE, “PRENDIAMO SPUNTO DA FRANCOFORTE” Gentile Redazione, ho appreso nel numero del corrente mese del Vostro periodico della “controrivoluzione” prevista per la pulizia delle strade con la Sweepy Jet che comporterà, per una parte di residenti, una cadenza diversa per gli spostamenti della loro auto con il risultato che ci saranno una parte di cittadini serviti meglio ed un’altra meno. Per
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invia la tua segnalazione alla nostra redazione redazione@ilreporter.it DEGRADO E INCIVILTÀ, “SERVONO PIÙ CONTROLLI” Io penso che il degrado coinvolga tutta la città. L’inciviltà a Firenze è a livelli altissimi. Non c’è rispetto per la “cosa pubblica” che in quanto pubblica è di tutti e quindi va rispettata. Basta pensare ai padroni dei cani che prendono i marciapiedi come “cessi” per i loro amati cani (e questi non sono ragazzi giovani ma spesso signori/e rispettabili), a chi lascia qualsiasi rifiuto per la strada (“io il mio problema l’ho risolto: qualcun altro ci penserà”) e poi c’è il problema dei graffiti sui muri, dei parcheggi selvaggi, del rumore ecc. Secondo me ci vuole maggiore controllo e più presenza di vigili sul territorio, più rigore. Ma intanto scrivi e nessuno ti considera. La zona di fronte alla stazione di Campo di Marte poi è la ciliegina sulla torta, veramente il massimo del menefreghismo sia dei cittadini che dell’Amministrazione pubblica, e quindi l’Anarchia (quella deteriore) lascia spazio all’avanzare del degrado sotto tutti gli aspetti. Ho scritto, sollecitato interventi, risultati? Nessuno!!!!!!! Lettera firmata
Gentile lettore, penso che il problema che lei pone nella sua lettera debba essere, in qualche modo, “scomposto” in due parti. Da un lato c’è il degrado che – impossibile, purtroppo, negarlo – interessa diverse zone della città, in centro come in periferia, sia che si tratti di intere aree, più o meno estese, che di singoli muri, strade, piazze, ecc... Nel nostro giornale abbiamo affrontato più volte (o almeno ci abbiamo provato) molte di queste situazioni – dalla stazione di Campo di Marte, per cui continuano ad arrivare diverse lettere in redazione da parte dei residenti, a quelle del centro storico e di altre zone più periferiche – mettendo in risalto quello che non va e dando la parola a coloro che quelle situazioni sono “costretti” ad affrontarle ogni giorno, ovvero abitanti e lavoratori. Alcune di queste situazioni sono poi state risolte (come testimoniato anche dalle vostre lettere), mentre altre sono ancora in attesa: noi vi chiediamo di continuare a inviarci le vostre segnalazioni. Sul nostro sito internet (www. ilreporter.it) abbiamo pubblicato anche molte fotografie che ci avete mandato (sia che fossero muri sporchi che cassonetti troppo pieni), perché a volte un’immagine vale più di molte parole. E può aiutare chi di dovere a capire in che direzione muoversi. Poi c’è il capitolo dei controlli, che lei – come molti altri cittadini – auspica vengano aumentati. E certo male non farebbe un maggior numero di vigili – e non solo – in giro per le strade dei quartieri e delle città: ma c’è sempre, e purtroppo, da fare i conti con quelle che sono le risorse e il personale che l’amministrazione (ogni amministrazione) ha a disposizione. Che non sono infinite. E qui il discorso si intreccia con la seconda parte del problema: l’inciviltà. Perché – ho già avuto modo di dirlo in passato, rispondendo ad altri lettori – nessun controllo potrà mai essere sufficiente se nei cittadini non aumenterà (e in modo deciso) il senso civico. Cartacce e rifiuti vengono gettati in strada con troppa leggerezza, non c’è marciapiede – o quasi – lungo cui le persone non siano costrette a fare “slalom” tra le deiezioni canine, e l’elenco potrebbe essere ancora molto lungo: servirebbe un vigile per ogni strada, a voler impedire con le sanzioni questi comportamenti. Ma quello che servirebbe veramente è uno scatto nel senso civico, nel rispetto per la città, da parte di tutti gli abitanti, nessuno escluso. Perché non dobbiamo dimenticare che la città non è soltanto il “contenitore” in cui viviamo, ma che in realtà la città è fatta dai suoi abitanti, la città è ognuno di noi. E per ognuno di noi rispettare la città vuol quindi, semplicemente dire rispettare se stesso. Prima riusciremo a capirlo, prima Firenze (così come d’altronde qualsiasi altra città) potrà tirare un sospiro di sollievo. Matteo Francini
ovviare a queste discrepanze avevo già accennato ad una possibile, probabile soluzione l’anno scorso (riportata nel Vostro periodico di luglio 2010 nella rubrica “Ufficio reclami”) e, visto che il problema permane, mi permetto di replicarla perché si tratterebbe, da parte di Quadrifoglio, di prendere informazioni presso il Comune di Francoforte sul Meno (Germania) sul loro modo di operare in quanto da tempo loro usano un mezzo simile - in strade larghe e strette - senza far spostare la macchina a nessuno. Fosse possibile anche qui saremmo accontentati tutti. Tutto questo, naturalmente, senza voler entrare nel merito delle altre problematiche emerse qui, come il parcheggio a “lisca di pesce” che impedirebbe il corretto uso della Sweepy Jet o la presunta maggior spesa nell’uso di tale macchi-
na. Ringrazio per l’attenzione e porgo cordiali saluti. Alessandro SOTTOATTRAVERSAMENTO TAV, “I MIEI TIMORI” Probabilmente avrete ricevuto o riceverete un sacco di lettere su questo argomento, questa non è che una delle tante, quella di un cittadino comune che vuole manifestare pubblicamente le sue paure e i suoi timori per questa opera pubblica che rischia, pare, di lasciarlo per un tempo indefinito senza la propria abitazione. La galleria della Tav passerà sotto lo stabile nel quale vivo e nello stesso edificio vive mia madre, ultraottantenne, che naturalmente non vuole nemmeno sentir parlare di spo-
starsi o di traslocare avendo vissuto ben più della metà della sua vita nell’attuale appartamento e nel contesto del quartiere (medico di famiglia, negozi, circolo anziani, parrocchia, posta, ecc.). Leggendo gli accordi intercorsi fra l’Amministrazione comunale e le Ffss per la salvaguardia dei cittadini interessati dall’attraversamento risultano ipotesi di danno e lesioni marginali agli edifici che non dovrebbero impedirne l’abitabilità, ma non è previsto nessun crollo o lesione maggiore. I testimoniali di stato, questo atto compiuto dai tecnici per verificare lo status quo degli edifici in modo da poter poi procedere ad eventuali ripristini e o rimborsi per danni causati dai lavori, procedono nell’ottica di lesioni marginali.... ma se ciò non fosse? Mi chiedo, e chiedo a chiunque sappia o possa rispondere, visto che non è previsto lo sgombero degli edifici, cosa succederà se questo dovesse avvenire, o i tecnici sono certi che gli edifici rimarranno abitabili? Mi è venuto questo dubbio ieri quando sul quotidiano locale ho notato in bella vista l’affermazione del nostro Sindaco che assicurava: non ci saranno crolli, non devono essere avanzati inutili allarmismi! Benissimo, ne sono contento, ma l’amico Renzi, come mio sindaco, ne è certo o così gli hanno assicurato i suoi tecnici? Se io rimango in casa e la casa mi crolla addosso chi risponderà in prima persona di fronte alla legge: il Sindaco, i geologi, le Ffss, insomma chi sconterà la pena per l’omicidio commesso? Sarebbe opportuno fino da ora sapere chi è il responsabile... e, possibilmente, che sia uno e non tanti perché altrimenti, come spesso, succede ci sarà lo scaricabarile in caso le cose non vadano nel modo prefigurato. Tengo a precisare che sono favole alla Tav, un po’ meno al sottoattraversamento cittadino da quando mi hanno detto che ci sono studi di fattibilità per soluzioni molto meno costose, più rapide e meno impattanti. Sono poi poco favorevole quando ho visto che i cittadini interessati dal sottoattraversamento vengono tutelati solo in parte, come se fosse colpa loro se le Ffss hanno deciso di passare sotto le loro case in una città dove non era nemmeno possibile costruire la metropolitana per i rischi idrogeologici paventati. I danni saranno infatti rimborsati solo in modo parziale e/o, comunque, con il sistema da sempre adottato dalle assicurazioni, defalcati di un quantum dalla somma stimata del danno (vetustà dell’edificio, ecc. ecc.) a meno che uno non voglia affrontare procedimenti legali con esiti incerti e tempi lunghissimi. Perché il Comune di Firenze non si è fatto parte in causa accollandosi i lavori di ripristino in toto con l’utilizzo di maestranze certificate e con il pagamento a carico delle Fffss? E se, poi, veramente le lesioni saranno gravi da non poter abitare la casa cosa dovrà fare il cittadino? Teniamo presente che il “talpone” che ti passa sotto farà vibrare le tubature dell’acqua, del gas, gli impianti elettrici, stresserà gli impianti di riscaldamento e gli scarichi di abitazioni non certo recenti. Che succederà se si allagherà qualche casa o si romperà qualche tubatura del gas? E i geologi utilizzati sono consci e consapevoli di quanto dovranno affrontare? Mi risulta che nella zona dove vivo ci siano tanti pozzi e falde acquifere, lo
testimoniano le fonti utilizzate per l’erogazione dell’acqua durante l’alluvione del 1966, piante spontanee che vivono in zone umide che popolano alcuni piccoli giardini ancora rimasti in vita, alcuni edifici con i resti di finestrature appositamente realizzate per attingere l’acqua dal pozzo condominiale, ecc. Tutto questo lo scrivo non per fare polemica, ma per avere da chi gestisce la città in primis e da eventuali altre autorità competenti quelle rassicurazioni che spettano, credo, ad ogni buon cittadino che vede gravare sulla propria abitazione, non certo regalata ma spesso acquisita a seguito di sacrifici, un pericolo che ne può compromettere l’utilizzo. Carlo Biancalani EDILIZIA E AMBIENTE NELLA VALLE DELL’ARNO, PARLA UN GRUPPO DI CITTADINI Gentile direttore, stimolati dai frequenti interventi sul suo mensile dell’assessore all’urbanistica Cocchi, in difesa delle sue realizzazioni cementizie, l’ultimo dei quali nel numero di dicembre, vorremmo anche noi, da cittadini, esprimere qualche considerazione. Dice dunque Cocchi, in polemica con l’artista fiesolano Paolo Della Bella, che “i fiesolani sono contenti” e, poco dopo, “molti approvano”, ecc... Ci piacerebbe sapere da dove l’assessore Cocchi trae queste certezze. Ha forse fatto un referendum? No, non sia mai detto! Il suo partito, nelle ultime elezioni comunali, ha preso circa il 45% quindi, in teoria, potrebbe anche esserci una maggioranza di cittadini che non approva la sua politica edilizia. C’è comunque un certo numero, piccolo o grande, di persone le quali pensano che l’ambiente è un “bene comune” e che mai un sindaco, anche con il 98% dei voti, dovrebbe decidere interventi, senza prima avere dialogato anche con l’ultimo dei cittadini, e soprattutto favorito una informazione corretta, cioè plurale. Cosa che qui è mancata del tutto. Così accade che, mentre le grandi cattedre e le autorità morali del mondo, persino l’Onu e il Papa, chiedono a gran voce svolte radicali per contrastare il riscaldamento del pianeta e l’imminente esaurimento delle risorse energetiche, qui a Fiesole si afferma il vecchio e superatissimo “sviluppismo”: si sparge cemento in tutte le frazioni, si urbanizzano le campagne con conseguente aumento del traffico privato e quindi dell’inquinamento. Eppure anche il PD parla in difesa dell’ambiente nei suoi programmi nazionali e perfino nel programma 2009 del sindaco Incatasciato. Ma, come si sa, tra il dire e il fare... soprattutto qui, nella valle dell’Arno, l’assessore Cocchi si è scatenato: costruisce formicai a picco sull’acqua dell’Arno, spiana colline, progetta strade pressoché inutili, distrugge paesaggi... e, per la Befana, ci ha promesso una ciliegina sulla torta: incastonato nelle colline di Ellera un bel distributore di benzina, con lavaggio e parcheggio di roulottes, che va ad aggiungersi alle due dozzine di altri consimili recinti maleodoranti esistenti nel breve tratto Fi-Pontassieve. Grazie assessore, l’ambiente “ringrazia”. Un gruppo di cittadini di Compiobbi (Fiesole)
segnalazioni a redazione@ilreporter.it
Spettacoli giorgio Panariello Panariello non esiste 13 e 14 aprile
Nelson Mandela Forum Giorgio Panariello torna nella bella Firenze con il suo ultimo spettacolo, Panariello non esiste, che miete successi in tutta la penisola. Il comico è reduce dall’enorme suguito di Ogni maledetta domenica, il radio show che per otto settimane ha tenuto impegnato il comico toscano su RTL 102.5 e contemporaneamente al teatro The Club di Roma, dove ha intrattenuto il pubblico e gli ascoltatori con monologhi e personaggi ispirati all’attualità.
Concerti America 7 aprile
teatro Verdi E’ in arrivo il classic rock della musica west coast degli America. La mitica band americana celebra quest’anno 40 anni di gloriosa carriera con l’uscita di un nuovo album chiamato “Hits“ con tutti i loro piu’ grandi successi ed un tour europeo che vede gli America fare tappa nel belpaese questo mese. Davide Van De sfroos 7 aprile
saschall Davide Van De Sfroos in gara alla 61° edizione del Festival di Sanremo con Yanez, un brano scritto e cantato in dialetto tremezzino (o laghée) sul celebre corsaro portoghese Yanez De Gomera che segue fedelmente il bornese Sandokan nel ciclo romanzesco dei Pirati della Malesia, nato dalla penna del famoso scrittore italiano di romanzi d’avventura Emilio Salgari. «Cancellare i dialetti è come
limare gli Appennini perchè l’Italia rimane unita anche grazie all’identità dei dialetti. Mi preoccuperò il giorno in cui parleremo tutti un italiano commerciale misto all’inglese. “Yanez” è un omaggio a mio padre, che non c’è più. Lui è cresciuto leggendo i romanzi di Salgari.
l’impronta rock. Sul palco ci saranno solo 4 musicisti con i loro strumenti, incluso Nek,che oltre a cantare suonerà il basso, e il loro compito sarà dare vita alle canzoni senza l’ausilio di campionamenti o altri strumenti elettronici.
giusy Ferreri 8 aprile
glue - alternative concept space Parte con un progetto tutto speciale la nuova rassegna targata Glue “Oltre Le Gambe”. Si inizia alla grande con il nuovo progetto musicale di Umberto Giardini (Moltheni) dal nome Pineda. Abbandonata la chitarra e il microfono, Umberto sarà alla batteria in questo trio di post-rock strumentale. Ad aprire il concerto il concerto, Matteo Toni accompagnato dalla sua chitarra e dalle sue sonorità molto evocative.
saschall Conosciuta al grande pubblico attraverso la partecipazione a XFactor, dal 2008 ad oggi, Giusy Ferreri ha pubblicato l’ep “Non ti scordar mai di me” (290.000 copie vendute), il cd di inediti “Gaetana” (5 volte disco di platino con oltre 400.000 copie vendute) e l’album di cover “Fotografie” (doppio disco di platino in Italia e disco di platino in Grecia), vendendo quasi 1.000.000 dischi solo in Italia in meno di tre anni. Nek 10 aprile
teatro Verdi Per celebrare i suoi primi 20 anni di carriera, Nek ha pubblicato “E da qui - Greatest Hits 1992-2010”, la più completa ed esauriente collezione dei suoi più grandi successi che contiene ben 36 canzoni di cui 3 inediti, e intraprenderà un tour che lo porterà a cantare nei principali teatri italiani a partire dal 31 marzo, data in cui aprirà la tournèe dal Palacreberg di Bergamo. Dopo le 16 tappe italiane, Nek proseguirà anche in Europa nel corso dell’estate, tenendo concerti in paesi come Svizzera, Germania, Austria, Olanda, Francia Spagna e Belgio. Il progetto del Nek European Tour 2011 - The Quartet Experience si fonda sull’idea di riportare alle origini il suono live, sottolineandone
Moltheni 12 aprile
sinapsi liriche 16 aprile
teatro Niccolini - san casciano val di pesa Un parterre di ugole d’oro nel concerto che vedrà un gruppo di cantanti lirici (Miki Shibahara, Stefano Fini, Claudio Cambi, Marcello Bianchi, Cie Shirotori, Ada Morviducci) esibirsi - diretti dal maestro Romualdo Lucci e accompagnati al pianoforte da Eleonora Frosecchi - in una selezione di brani tratti dalle più belle ed emozionanti opere liriche della tradizione.
A teatro Alessandro benvenuti. Me medesimo 9 Aprile
teatro Lumiere Questa è la storia strampalata di Cencio, uomo di mezza
età fortemente in crisi su molti aspetti della vita, che dopo aver trovato nell’alcool un palliativo al senso di totale fallimento disgusto ci racconta con un sarcasmo a volte amaro, i suoi ricordi, e ci fa “vedere” quelli che ha sentito raccontare da altri falliti come lui: un padre di famiglia tormentato da due figlie maleducate e irriconoscenti, un altro che, licenziato, viene scoperto dal figlioletto in gita scolastica mentre chiede l’elemosina sui gradini di Santa Maria Novella. Mauro Monni. Potente 29 e 30 aprile, 1 maggio
teatro everest Una ballata popolare, una corsa nel tempo, un canto. Ci sono personaggi che diventano più veri se la loro esistenza è bagnata dal mito, è portata nell’aria dalla forza della poesia, da quella più alta a quella immensa e fortissima del racconto popolare, delle storie del canto del fuoco, i vecchi che raccontano, i ragazzi che ascoltano con il viso arrossato dai riflessi della fiamma del focolare.Questo è “Potente”. Aida 28 aprile, 3,7,8,10 e 12 maggio
teatro comunale Uno dei classici più amati dell’opera italiana. Un tripudio di musiche e colori brillantemente composte da Giuseppe Verdi. L’Aida torna al Comunale per la gioia di tutti gli appassionati, portando sul palcoscenico del Maggio le piramidi, gli elefanti, i palazzi sfarzosi e le acque del Nilo. Un classcio da non perdere, e non dimenticare.
LA MOstRA
Eleonora Duse rivive nelle sale della Pergola M
anifesti, biglietti, taccuini, appunti, ritagli di giornale e ancora abiti di scena e vestiti da camera. Questo ed altro è Il viaggio di Eleonora Duse intorno al mondo, fino al 17 aprile al Teatro della Pergola, mostra inserita nel calendario delle attività ufficiali per le Celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, e promossa assieme a Fondazione Giorgio Cini Onlus nell’ambito de Il teatro italiano nel mondo - Progetto della Compagnia Italiana Centro europeo di Teatro. Un viaggio nel tempo che accompagna il visitatore alla scoperta di un personaggio indimenticabile e di un’epoca, quella a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, che ha visto l’Italia trasformarsi radicalmente. Modernissima e commovente, la mostra in
corso al primo piano dell Pergola (dal lunedì al venerdì: 11-18, la domenica 11-15), vede esposti pezzi del puzzle che hanno composto la vita della grandissima attrice, capricciosa artista che ha portato con orgoglio il vessillo del belpaese nei teatri in cui ha reacitato e nei paesi che ha visitato, sparsi nei quattro angoli del globo. L’itinerario espositivo è strutturato in due sezioni distinte: la prima volta a presentare la vicenda biografica di Eleonora Duse e l’altra dedicata ai viaggi e alle tournée che l’attrice ha realizzato nel corso della sua carriera dal 1885 al 1924. Eleonora figlia, moglie e madre, questo è il ritratto multisfaccettato che ne viene fuori, alternando fotografie ufficiali a pezzetti di vita privata che incan/L.V.Z. tano il visitatore.
Le mostre Dianora Marandino Fino al 15 maggio
galleria del costume La mostra presenta una selezione di capi d’abbigliamento realizzati da Dianora Marandino dal 1947 al 1971. L’artigiana, che si può definire ‘artista’, si dedicò allo studio dei colori da impiegare nella sperimentazione di nuove tecniche di pittura e di stampa su tessuto, come pure alla tintura di filati in lana da utilizzare nella tessitura. Con i suoi stessi tessuti decorati a stampa, realizzò capi dalla foggia lineare, rifuggendo dal creare modelli complessi e articolati. Picasso, Mirò, Dali. giovani e arrabbiati. La nascita della modernità Fino al 17 luglio
Palazzo strozzi Pablo Picasso, Salvador Dalì e Joan Mirò sono i tre protagonisti della mostra “Picasso, Mirò, Dalì. Giovani e arrabbiati: la nascita della modernità”, promossa dall’Ente cassa di risparmio e dalla fondazione Palazzo Strozzi con il supporto della soprintendenza al polo museale fiorentino, che fino al 17 luglio occuperà le sale del piano nobile di Palazzo Strozzi. Più di sessanta opere tra lavori giovanili e schizzi picassiani provenienti dai più importanti musei del mondo, dal Metropolitan Museum of Art di New York e da notevoli collezioni private. Mai come questa volta, il punto focale si sviluppa intorno al tema della gioventù, una gioventù ribelle e mai arresa davanti alle convenzioni di un’epoca che avrebbe imposto a queste tre figure chiave del Novecento un atteggiamento più pacato e convenzionale nei confronti della vita e nel loro approccio con l’arte.
l’aPPUnTaMenTO Alla Fortezza da Basso
“Art”, l’artigianato torna protagonista
P
rimavera: bel tempo, scampagnate e... mostra dell’artigianato. Come ormai da tradizione, torna anche quest’anno “ART”, la Mostra Internazionale dell’Artigianato, che per nove giorni, dal 30 aprile all’8 maggio, trasformerà la Fortezza da Basso in una colorata festa della fantasia e della creatività. In occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, il viaggio di ART lungo lo Stivale partirà dalla Valle d’Aosta, regione ospite 2011 che, al padiglione delle Ghiaie, presenterà i “gioielli” del proprio artigianato legato al territorio e a millenarie tradizioni. Ma non mancheranno nemmeno, come di consueto, le “rotte” estere: quelle principali saranno verso Brasile, Cina e Russia che – insieme alla Spagna, paese ospite 2011 – formeranno un multiforme mix tra “Essere” e “Abitare”, fra proposte per la persona e oggettistica per la casa. E ancora, tra le tante iniziative in programma, occhi puntati su “Botteghe d’Art”, evento organizzato dalla Fondazione di Firenze per l’Artigianato Artistico in collaborazione con Cna e Confartigianato, che trasformerà gli spazi della Palazzina Lorenese in veri e propri atelier d’arte, mostrando dal vivo e in diretta i segreti del lavoro manuale “fatto ad arte”. Sul fronte dell’imprenditoria “rosa” new entry per “Donne in campo”, associazione di imprenditrici agricole, mentre per i più piccoli torna l’appuntamento con “Artigiani in Famiglia”, laboratori gratuiti per chi desidera sperimentare la manualità. Orario: dalle 10 alle 23, ultimo giorno chiusura alle 20. Ingresso: intero 3 euro (dal lunedì al venerdì), 5 euro sabato e domenica – convenzionati: 2 euro (dal lunedì al venerdì), 4 euro (sabato e domenica). Info: www.mostrarti/I.G. gianato.it.
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