Il Giornale del tuo Quartiere
Q4
APRILE 2012
Periodico d’informazione locale. Anno VI n.25 del 1 aprile 2012. N° reg 5579 del 17/05/2007 tribunale di firenze. Iscrizione al Roc 8551. Spedizione in a.p. - 45% legge 662/96 art. 2 comma 20/b. Contiene I.P. Prezzo di copertina euro 0,10
PRIMO PIANO
L’IncHIESTA
Gli stagisti negli alveari Andrea Muzzi*
D BICICLETTE, VITA DURA Viaggio sui pedali a Firenze, fra ostacoli e piste che non ci sono. Incidenti in aumento PAGG.10-11
NELL’EX GASOMETRO Viaggio nello scheletro della struttura del Pignone, che attende un futuro. “Situazione insostenibile” PAG.3
SPORT
Le piazze del quartiere alla “prova primavera” PAGG.4-5
In città, a caccia di verde
reportage
di Carpini - Squarcialupi
P SETTE ANNI IN VIOLA Si dividono le strade di Corvino e della Fiorentina. Storia di un amore finito (male) PAG.28
MAURINO E IL CALCIO Da trent’anni dietro il bancone, una fama da burbero: l’Asd Florence vista dal suo storico barista PAG.31
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rimavera fa rima con natura, le belle giornate invitano a uscire all’aperto. Ma Firenze è pronta ad accogliere i cittadini in cerca di verde? La risposta è: dipende. Dipende dal quartiere in cui si vive. Perché, in quanto a natura, non tutte le zone della città sono uguali. E allora Il Reporter ha fatto due conti. Per scoprire che la “maglia verde” spetta (a sorpresa?) all’Isolotto, mentre le cose vanno decisamente peggio a Campo di Marte. Anche in centro i giardini sono
quasi un miraggio, ma la presenza delle Cascine fa fare al quartiere un bel balzo in classifica. Già, le Cascine. Come ogni anno, con la bella stagione il polmone verde viene scelto come luogo prediletto per i ritrovi di alcune comunità straniere, a partire da quella peruviana. Con la scia di sporcizia, rumore e polemiche che questi festini si portano dietro di loro. Quest’anno, però, è annunciata una novità: i volontari antiPAGG.24-25 degrado. Basterà?
Tra gli “schiavi” del gioco d’azzardo PAGG.8-9
uro braccio di ferro fra sindacati e governo per la riforma del lavoro. Il governo vorrebbe che nel lavoro ci fosse ancor più flessibilità! Secondo me noi precari ci siamo già flessi abbastanza: più di così si rischia il colpo della strega. A forza di fletterci siamo diventati elastici, infatti il circo Orfei i precari li cerca in continuazione: li usa come contorsionisti! “Gentile pubblico, osservate come questo ricercatore universitario entri dentro un pacchetto di sigarette!”. Oggi siamo tutti precari. L’unico in Italia che ha il posto fisso è il Papa! Sembra però che anche in Vaticano abbiano deciso di adeguarsi ai tempi: il prossimo Papa sarà assunto a tempo determinato! Il precariato oramai s’è diffuso ovunque, anche tra gli animali. Una volta negli alveari c’era l’ape operaia. Adesso è stata sostituita da un tipo di ape più conveniente: l’ape stagista. Impollina i fiori gratis per due mesi e poi la licenziano! Il precario è diventata la figura più popolare d’Italia. Tant’è vero che quest’anno anche il carnevale di Viareggio gli ha dedicato un carro. Per renderlo più veritiero ogni cinque minuti il carro si fermava, smontavano il precario di cartapesta e ne rimontavano un altro! Monti ha detto che il posto fisso è monotono. Ha ragione. Io ho un amico precario che lavora al call center e ride dalla mattina alla sera. Ma quello non è divertimento: è esaurimento nervoso! Perché del precariato ne parlano solo quelli che hanno il posto fisso? Sarebbe come se si chiedesse a Giuliano Ferrara di consigliarci una dieta. Cosa ne sa? Qualunque cosa dica è solo frutto della fantasia! *Comico
progetti
La Firenze rimasta solo sulla carta PAG.26
Edizione del Quartiere 4 • 27.403 copie distribuite da
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Aprile 2012
Isolotto • Legnaia • Soffiano
AMBIENTE. Si spostano nel quartiere i cantieri per il “tubone”: in arrivo 7,2 km di conduttura
Via all’operazione “salva-Arno” Il megacollettore permetterà di intercettare gli scarichi fognari di 140mila fiorentini che ora finiscono nel fiume. E c’è chi ipotizza che ci si tornerà a fare il bagno Luca Squarcialupi
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l “tubone” sta arrivando. Poco più di sette chilometri di conduttura da Scandicci al ponte dell’Indiano, lungo il corso dell’Arno, toccando gran parte del quartiere 4. Da Ugnano, passando per Mantignano, fino all’Isolotto, il megacollettore permetterà di intercettare gli scarichi fognari di 140mila fiorentini, che ad oggi finiscono direttamente nel fiume, per convogliarli verso il depuratore di San Colombano, alle porte della città. Dopo la prima parte dei cantieri, che hanno interessato le zone fuori dal confine gigliato, i lavori si spostano sul lato di Firenze. Gli operai sono impegnati nelle opere di scavo e nella posa delle tubature, che andranno a connettere la nuova infrastruttura con la rete già esistente, quella che arriva fino a via dell’Isolotto, all’altezza del viadotto all’Indiano. Proprio in questo punto sono visibili a occhio nudo le tubature che dalle fogne scaricano direttamente in Arno. Una situazione per la quale i comuni dell’area fiorentina rischiano pesanti sanzioni europee a causa della mancata depurazione delle acque reflue. Per questo motivo i lavori di Publiacqua devono proseguire spediti ed essere conclusi entro il 2015. L’operazione salva-Arno avrà un costo totale di 71,5 milioni di euro: se ultimata entro i limiti metterà al sicuro la città da multe e garantirà una migliore qualità ambientale. Alcuni ipotizzano addirittura che in futuro si possa tornare a fare il bagno nel corso d’acqua, come succedeva decenni fa. Il primo passo del progetto “Ersa”, sigla che sta per “Emissarrio di riva sinistra d’Arno”, è stato compiuto un anno e mezzo fa, nel settembre del 2010, quando partirono i primi interventi sul territorio comunale di Scandicci. Adesso ruspe e camion entrano in azione nel quartiere 4, con qualche accorgimento. I mezzi pesanti non andranno a impattare sul traffico, ma si muoveranno lungo i percorsi in terra battuta creati in funzione del cantiere. Poi c’è il capitolo bonifica. Andando a scavare lungo gli argini, giù fino a una profondità di 10-15 metri, sono
già saltati fuori rifiuti di ogni genere, alcuni dei quali devono essere smaltiti in modo appropriato. Così, nei mesi scorsi, sono venuti alla luce i resti dell’alluvione del ’66 – finiti, a novembre, in una teca commemorativa - e materiali da trattare. La terra movimentata durante le opere è custodita in alcune vasche isolate, per evitare che le eventuali sostanze inquinanti contenute nel terreno vadano disperse nell’ambiente in caso di pioggia. Successivamente viene effettuata
una cernita, per dividere ciò che è da smaltire dai materiali che possono invece essere impiegati per il riempimento degli scavi. Al termine dei lavori, gli appezzamenti agricoli espropriati lungo il corso del fiume torneranno a essere coltivabili. Solo in alcuni casi, come nell’area dell’Argingrosso, questo non è stato possibile: ai proprietari è stata riconosciuta la possibilità di permuta, ossia la possibilità di “traslocare” in altri terreni presenti nella zona. In totale, durante
i cantieri saranno posati 7,2 chilometri di conduttura, con ottocento tubi di ghisa da due metri di diametro e nove di lunghezza. Insieme al collettore è prevista la creazione di un impianto idrovoro con tre pompe a monte del ponte dell’Indiano, che entrerà in funzione in caso di piene eccezionali. Per la realizzazione dell’opera sono stati coinvolti i Comuni di Firenze e Scandicci, oltre a Provincia, Regione, Autorità di Bacino e l’Autorità di ambito territoriale 3.
SUL PALCO L’edificio di via Pisana è diventato il punto di riferimento della compagnia teatrale
E l’Orsa Minore trovò casa al Cantiere Florida
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on è mai facile dire a trenta persone che di loro spontanea volontà si sono alzate dal divano, hanno spento la tv e sono venute a teatro - di tornarsene nei loro salotti perché non c’è più posto in sala”. Inizia così la conversazione con Lorenzo Carcasci, attore della compagnia teatrale Orsa Minore che, da qualche tempo, ha trovato come teatro di riferimento dei propri spettacoli il Cantiere Florida di via Pisana. Lorenzo, classe 1988, è un ragazzone di quasi un metro e novanta nato a Firenze: grazie allo studio ha quasi perso del tutto l’accento della città dei Medici, ed è entrato a far parte della compagnia nel 2009:
Il Reporter di Isolotto, Legnaia, Soffiano raggiunge 27403 famiglie nel Quartiere 4 di Firenze. Copia in abbonamento postale
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Il Reporter è un periodico di 8 edizioni che mensilmente viene distribuito da in 216.486 copie
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“Stavano facendo i provini per mettere in scena Il Rifugio di Agatha Christie e sono stato l’unico ragazzo a presentarsi... non potevano che scegliere me. Un po’ di fortuna nella vita ci vuole”. Ma il ragazzo non si è certamente fermato alla fortuna: ora continua ad affinare la sua tecnica alla Dream Communication. “Dopo l’esperienza di inizio anno siamo tornati al Florida per mettere in scena uno studio dell’Ubu Re, e dobbiamo ringraziare il direttore del Teatro, Franco Palmieri, che ci ha dato la possibilità di salire nuovamente sul palco”, racconta Lorenzo, descrivendo poi le emozioni che si provano a guardare la sala e vedere la
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gente seduta anche sui gradini. E proprio per coloro che sono dovuti tornare a casa a causa della grande affluenza, nel mese di aprile andrà in scena una replica straordinaria dello spettacolo diretto da Giacomo Marconi, che ha avuto l’idea di affiancare agli attori della compagnia venti giovani che hanno portato entusiasmo sul palco. “Tenendo presente la materia umana che avevo di fronte e volendo dar voce a questo straordinario gruppo nato quasi per caso - spiega il regista a proposito dello spettacolo - ho puntato soprattutto a far emergere la loro energia sul palco. Anche /F.C. questa è la magia del teatro”.
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il giornale del tuo quartiere
REPORTAGE. Da tempo l’area attende una nuova vita. E intanto i problemi non mancano
Viaggio nello scheletro del gasometro
Siringhe abbandonate nello spazio verde e pochi controlli. Mentre in Palazzo Vecchio si disegna il futuro dell’ex struttura industriale del Pignone, i residenti denunciano: “La situazione è diventata insostenibile. Di notte i giardini sono terra di nessuno”
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Tutto esaurito per i corsi di arabo L
Gianni Carpini problemi rimangono quelli di sempre. È mal frequentato. Di notte i cancelli vengono chiusi ma qualcuno – denunciano i residenti – riesce comunque a scavalcare e il giardino diventa terra di nessuno. Poi ci sono le spiacevoli sorprese che le mamme, con figli al seguito, trovano davanti a sé ogni giorno: siringhe lasciate vicino ai giochi per i più piccoli. Da tempo l’area dell’ex gasometro del Pignone attende una nuova vita. L’impianto industriale, costruito a metà dell’Ottocento, rimane uno scheletro vuoto, aspettando i progetti del Comune. Dietro l’angolo l’ex Mamma - il locale finito ai suoi tempi sulla “lista nera” dei residenti per la chiassosa movida che aveva scatenato - pezzo dopo pezzo è stato ricostruito e messo a norma, in vista della riapertura prevista entro primavera. Niente night life, stavolta si punterà sulla vita diurna, dal mattino a mezzanotte, con iniziative, internet wi-fi free e laboratori per grandi e piccini. La zona compresa tra via dell’Anconella, le mura e lungarno Santa Rosa rappresenta un punto di ritrovo: qui si affacciano un centro anziani e una ludoteca. Nel giardino passeggiano mamme, nonni e nipotini. Ma non solo, anche presenze più “particolari”: a pochi metri si trova il servizio per le tossicodipendenze della Asl, mentre le panchine diventano meta di persone in difficoltà, come senza dimora e soggetti ai margini della società. Le uniche cure per riqualificare lo spazio sembrano essere i progetti futuri. Quello più a lunga scadenza riguarda l’ex gasometro, la struttura circolare dove - nel diciannovesimo secolo - era immagazzinato il gas prodotto dalla combustione del carbone. Era il cuore da cui arrivava il “carburante” per i riscaldamenti, per le cucine e per l’illuminazione pubblica della città. Oggi è una carcassa d’acciaio. Palazzo Vecchio vuole riempire questo pezzo di archeologia industriale con un centro wellness dedicato alle famiglie, tirando su un silos da tre o quattro piani. Il recupero passerà attraverso un project financing: i privati si faranno carico del-
L’INIZIATIVA. Alla BiblioteCanova, per i bambini
la ristrutturazione milionaria. In cambio, la società che si aggiudicherà il bando pubblico potrà gestire il complesso in concessione. “Ben vengano le novità, basta che tolgano tutta questa sporcizia – dice Stefania, che abita nella zona - la situazione è insostenibile: ci sono senzatetto che dormono sulle panchine, chi si buca vicino allo scivolo per i bambini e poi abbandona le siringhe”. Stefania è una delle dieci mamme che, dopo numerose telefonate, riunioni e richieste, hanno fatto tirare a lucido il poco distante giardino di Santa Rosa: giochi nuovi, una recinzione che corre tutto intorno, più lampioni. Ma dall’altra parte della strada, in via dell’Anconella, la battaglia è ancora tutta da combattere. “È da una vita che sento parlare del recupero dell’ex gasometro – spiega Claudio, 56 anni, nato e vissuto nel rione – speriamo che si arrivi finalmente a un risultato. Sono favorevole – precisa – purché l’impianto non ne esca snaturato:
Con la bella stagione è prevista la riapertura dell’ex Mamma fa parte della storia del quartiere”. Intanto, con la bella stagione è prevista la riapertura dell’ex Mamma: i circa 90 metri quadrati vicini al palazzo della Asl sono stati affidati a una società privata, la Firenze Ricevimenti, che ha rimesso a nuovo il fabbricato. Il locale versava in pessime condizioni. Era tutto da rifare: cucina, impianto elettrico, bagni pubblici. Gli interventi sono stati rallentati dal grande freddo di febbraio, ma i gestori puntano ad aprire nel giro di poche settimane. L’idea è quella di creare un luogo di incontro per bambini, giovani e anziani: colazioni, pranzi, laboratori pomeridiani e ginnastica nei giardini.
a stragrande maggioranza di loro già parla in lingua, ma non sa né leggere né scrivere in arabo. Alcuni lo imparano per motivi religiosi, altri per riscoprire le loro radici. Sono una trentina, tra i 6 e i 15 anni, gli “alunni speciali” della BiblioteCanova dell’Isolotto, che per il secondo anno consecutivo ha organizzato un corso di arabo, gratuito. Sono state così tante le richieste da parte dei genitori che è stato necessario raddoppiare l’offerta: due diversi livelli, uno base per i nuovi arrivati, il secondo per chi è più avanti nello studio e per chi ha già frequentato durante il 2011. Nonostante questo, qualche bambino è rimasto fuori, mentre sono tanti gli adulti, soprattutto italiani, che si sono rivolti alla biblioteca per lezioni di arabo in versione senior. Al momento, però, l’unico corso attivato riguarda bambini e ragazzi. Tutti arrivano da famiglie in cui uno o entrambi i genitori sono originari di paesi arabofoni. Si va dal Marocco all’Egitto, dalla Tunisia all’Algeria, fino al Kosovo. Dietro la cattedra Sanaa Ahmed, originaria dell’Egitto, laureata in lingue, oltre che in chimica e fisica. “I bambini spesso parlano già la lingua, anche se in diversi dialetti – spiega – io propongo l’arabo classico: insegno la pronuncia, a leggere e a scrivere”. Le lezioni sono partite lo scorso gennaio e proseguiranno, ogni sabato pomeriggio, fino a giugno. Per il futuro rimane però qualche incertezza: l’iniziativa è finanziata con risorse della stessa
biblioteca, ma dal salvadanaio stanno progressivamente scomparendo i denari, a causa degli inevitabili tagli. Si naviga quindi a vista e, per quanto riguarda il prossimo “anno scolastico”, si deciderà in base ai soldi messi a disposizione dalla direzione cultura. Contemporaneamente, cresce la domanda per questo genere di corsi: molti adulti, soprattutto italiani, si sono rivolti alla struttura per tornare sui banchi e studiare idiomi esteri. Una necessità fatta presente dai cittadini anche durante le assemblee dei 100 luoghi. “Le richieste riguardano principalmente le lingue emergenti – dice la direttrice Sandra Tramonti – per esempio l’arabo o il cinese: aumenta l’interesse verso culture sempre più presenti sul nostro territorio”.
Sempre più interesse per le lingue emergenti Al momento non sono state attivate iniziative di questo genere. Si lavora invece sull’integrazione e l’alfabetizzazione delle persone di origine straniera che vivono e lavorano nel nostro paese, che sono seguite da una decina di volontari che aiutano i nuovi cittadini a districarsi con le regole della lingua italiana e a utilizzare le nuove tecnologie, come computer e /G.C. internet.
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Isolotto • Legnaia • Soffiano
L’INCHIESTA. Viaggio nel rione per testare lo stato di salute dei suoi luoghi di ritrovo all’aperto
Le piazze, queste (quasi) sconosciute Ecco come stanno quelle del quartiere Francesca Casagni
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uesto mese abbiamo deciso di focalizzare la nostra attenzione sulle piazze del quartiere, stilando una “classifica” delle cinque più significative e facendo una ricognizione per capire quale sia il loro stato di salute. Aprendo il dizionario italiano alla parola “piazza”, si legge: “Spazio urbano di forma variabile, più o meno ampio, circondato da caseggiati, sito di solito all’incrocio di più strade”. Nel quartiere 4 di vie che formano incroci ce ne sono parecchie anche se, strano ma vero, le piazze non sono poi così numerose come ci si potrebbe aspettare. Il perché è presto spiegato: questo è un quartiere nato “dal niente” per ospitare molte abitazioni e, proprio per questa scelta urbanistica, quando le strade si intersecano fra loro creano angoli e non piazze come avviene in altre zone della città. A nostro parere la piazza più “importante” del quartiere è piazza dell’Isolotto, sia dal punto di vista storico che sociale. Centro religioso e commerciale del rione, su di lei si affaccia la chiesa di Santa Maria Vergine Madre delle Grazie. Chiesa che venne consacrata nel 1958, realizzata dall’architetto Guido Morozzi e ricordata, non solo a Firenze, per l’intensa attività sociale e politica svolta da don Enzo Mazzi. Di fronte alla chiesa, ogni mattina, la popolazione si ritrova al mercato, sotto la pensilina fissa, dove si scambiano ricette o si discute di calcio e politica. Un luogo d’incontro soprattutto per gli anziani: qui non è difficile incontrare persone venute apposta per fare la spesa. Altra caratteristica importante è la
piazza dei
Tigli
PIAZZA DELL’ISOLOTTO
PIAZZA DEI TIGLI
PIAZZA PIER VETTORI
Il vero “centro” del Q4
Verde ma con poca luce
Punto nevralgico per il traffico
Il “centro” del quartiere: la piazza è in prossimità dell’Arno e in corrispondenza con la passerella, il ponte pedonale che porta alle Cascine. Dal 1953, anno della sua edificazione, rappresenta uno dei cuori pulsanti del rione, grazie al mercato che tutte le mattine viene svolto sotto la pensilina.
Tra inizio primavera e fine autunno è il luogo d’incontro pomeridiano di bambini e ragazzi usciti da scuola. Mentre le mamme parlano sedute sotto i pochi tigli rimasti, i ragazzi possono giocare nel prato senza che nessuno li disturbi. Il problema maggiore è la scarsa illuminazione notturna.
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Centro nevralgico del traffico del quartiere, piazza Pier Vettori è allo stesso tempo importante dal punto di vista dei negozi. Il continuo rinnovarsi dell’offerta commerciale per qualcuno è dovuto alla crisi, per altri alla voglia di investire nella zona. I cittadini d’accordo nel chiedere di eliminare il senso di grigiore della piazza.
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il giornale del tuo quartiere passerella che unisce questa zona di Firenze alle Cascine: passaggio che dal 1959, prima di legno e poi - dal 1962 - in muratura, unisce le due sponde dell’Arno. La pulizia delle strade che avviene ogni giorno dopo il mercato e la recente sistemazione dell’illuminazione fanno sì che questa sia la piazza preferita dagli abitanti del quartiere. All’incrocio tra viale dei Bambini e via dei Mortuli si trova invece piazza dei Tigli, la seconda della nostra speciale classifica. Di tigli ne sono rimasti ben pochi, ma tra inizio primavera e fine autunno questo è il luogo d’incontro pomeridiano di bambini e ragazzi usciti da scuola. Mentre le mamme parlano sedute sotto i pochi alberi rimasti, i ragazzi possono giocare senza che nessuno li disturbi nel prato. Parlando con gli abituali frequentatori dell’area si riscontrano però alcune problematiche: la poca illuminazione notturna e l’assenza di un fontanello al quale i ragazzi possano bere. Rispetto ad anni fa viene detto che la pulizia della zona è aumentata e che è diminuita la presenza di “gente strana”. Piazza Pier Vettori è senza dubbio il centro nevralgico del traffico del quartiere, e allo stesso tempo un’area importante per i suoi negozi, con un continuo rinnovarsi dell’offerta commerciale, dovuto forse alla crisi o forse alla voglia di investire nella zona. Qui si trova an-
che il palazzo della Confesercenti, distinguibile dagli altri edifici per la sua facciata in vetro. Lo stabile venne progettato dal giapponese Itarum Maruyama e da Riccardo Stoppioni nel 1985. Sul lato ovest presenta caratteristiche completamente diverse dalla facciata per permettere l’integrazione con gli edifici già esistenti. I cittadini chiedono ora un restyling, così da eliminare un po’ il “grigiore che contraddistingue quest’area”. Le ultime due classificate sono piazza Batoni e piazza Piero della Francesca: con gli anni sono passate da zone di aggregazione a semplici luoghi di passaggio. La prima è divisa in due dalla tramvia, la seconda da un mini parcheggio. E i cittadini
Pier Vettori, i residenti chiedono un restyling cosa ne pensano? Da un breve sondaggio emerge che – a detta loro – la situazione nel quartiere non è delle peggiori. Ma certo si potrebbe sempre migliorare.
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LA CLASSIFICA P iazza dell’Isolotto
Piazza dei Tigli
Piazza Pier Vettori
Piazza Piero della Francesca
Piazza Batoni
Strano ma vero, non sono numerosissime quelle presenti nella circoscrizione: “colpa” di una scelta urbanistica che ha voluto privilegiare le abitazioni. La più amata è piazza dell’Isolotto, mentre altre si sono trasformate solo in zone di passaggio
FOCUS. Alla scoperta della Fattoria dei ragazzi: il mondo contadino “a domicilio” tra case e palazzi
Un angolo di campagna nel bel mezzo della città
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n piccolo angolo di campagna nel bel mezzo del quartiere 4. Potrebbe essere definita così la “Fattoria dei ragazzi”, in via dei Bassi all’Isolotto, una vera e propria casa colonica collocata all’interno di un insediamento urbano nella periferia fiorentina. Con annessi agricoli e un grande appezzamento di terreno circostante, la Fattoria dei Ragazzi può essere definita uno “spaccato di vita contadina” a conduzione familiare, che permette da molti anni alle persone, soprattutto ai bambini, di conoscere un mondo spesso lontano. Alla fine
A fine febbraio sono nate sei caprette. Qui si impara anche a coltivare la terra
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Incredibili effetti di tonificazione, di riduzione del grasso cutaneo e sulla postura PROVA UNA SEDUTA OMAGGIO
degli anni Ottanta è partito il recupero della casa colonica, concepito come la ricostruzione di un ambiente agricolo tipico dell’agricoltura toscana che mostrasse ai cittadini ciò che non sono (più) abituati a vedere o che addirittura non conoscono, come ad esempio gli animali di campagna e dell’aia: capre, galline, tacchini, conigli, papere. Proprio a fine febbraio due capre della fattoria, Nerina e Bianchina, hanno partorito sei caprette, evento al dir poco inusuale per una città come Firenze. Non solo animali, però. Alla Fattoria dei Ragazzi è anche possibile coltivare la terra, seminare, curare, raccogliere e cucinare i prodotti agricoli e coltivati con concimi biologici. Un vero e proprio progetto didattico in cui, da sempre, vengono privilegiate le esperienze di contatto, osservazione e riflessione sull’ambiente naturale, che sono spesso carenti - se non addirittura assenti - nella vita non solo dei bambini, ma anche degli adulti, come ha recentemente affermato
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l’assessore comunale all’educazione Rosa Maria di Giorgi. Durante il mattino, la Fattoria dei Ragazzi si trasforma in un laboratorio per gli studenti delle scuole che hanno così modo di apprendere i principali lavori agricoli stagionali come la vendemmia e la vinificazione, la raccolta delle olive e la produzione dell’olio, il ciclo del grano dalla semina alla battitura, mentre nel corso del pomeriggio vengono organizzate prevalentemente attività rivolte a bambini e ragazzi tra i 5 e gli 11 anni di età. Tra le varie attività, inoltre, sono da segnalare le esperienze di cucina con la possibilità di utilizzare i prodotti della campagna utilizzando i forni a legna presenti nella fattoria. Al momento la Fattoria dei ragazzi è chiusa per alcuni lavori di ristrutturazione. Circa 250mila euro i costi previsti per rendere la struttura a norma dal punto di vista della sicurezza. Entro l’estate è prevista la conclusione del primo dei /B.R. due lotti dei lavori.
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Isolotto • Legnaia • Soffiano
CURIOSITÀ. Ecco da dove nascono alcuni dei nomi delle strade del quartiere
Fonderie e code storte, i “segreti” delle vie Dalla natura all’arte, passando per storia e geografia: da queste “materie” è stata presa in prestito la toponomastica del rione. L’Isolotto, ad esempio, un tempo esisteva davvero... Francesca Casagni
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n alcuni angoli del Salone de’ Dugento stanno ancora riecheggiando le discussioni dei consiglieri comunali riguardo la possibilità (poi bocciata) di intitolare una via di Firenze a Bettino Craxi, mentre – tra gli altri – ne avrà una Oriana Fallaci. Prendendo spun-
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ta toponomastica e regolamentata da leggi nazionali. Alcune strade si chiamano così perché, da sempre, sono denominate in tale maniera, per esempio via Pisana: chi la percorreva costeggiando l’Arno, prima o poi arrivava proprio sotto la torre pendente. All’epoca, infatti, non era ancora stata pensata la superstrada. Una storia particolare è quella di via della Fonderia: il suo nome ricorda la presenza in questa zona di una vera e propria fonderia, quella che nel 1874 sarebbe diventata la Pignone, che si estendeva con un lungo fronte sul fiume. Via di Soffiano prende invece spunto dal borgo il quale, a sua volta, deriva dal nome romano Sufius, cioè il possessore di un fondo agricolo di cui però non si trovano documenti. Abbandonata questa parte del quartiere, ecco che i toponimi più curiosi si trovano nella zona Isolotto-Le Torri. Intanto, come mai l’Isolotto si chiama così? Prima della sistemazione dell’argine, in questa zona l’Arno formava una vera e propria isola e, proprio in suo ricordo, la piazza dove arriva la passerella delle Cascine ha preso
il nome che porta attualmente. Da qui parte il viale dei Bambini che, essendo da sempre riservato ai pedoni e arredato con giochi per i più piccoli, ha preso questa denominazione. Percorrendo la strada, si può apprezzare la sistemazione urbanistica del quartiere, realizzata nel 1952. Proprio questo reticolo di vie e viuzze intorno a viale dei Bambini dimostra come la toponomastica possa essere importante. Partendo dal lungarno dei Pioppi e fino a piazza dei Tigli, ci si rende conto di attraversare strade il cui nome prende spunto da varietà di alberi e fiori da fare invidia a un orto botanico: quer-
ci, agrifogli, ortensie, melograni, pini... denominazioni che vennero decise per ricordare l’altra faccia del quartiere, quella capace di ospitare diverse famiglie senza negare loro dei giardini. E se la botanica va forte, allo stesso tempo - attraversando in lungo e in largo il quartiere – può sembrare di entrare in un manuale di storia dell’arte: Canova, Modigliani e Piero della Francesca solo per fare alcuni esempi. La palma di via più strana se l’aggiudica però via Torcicoda: basta cercarla su una qualsiasi mappa per capire quanto il movimento della strada assomigli proprio a quello di una “coda storta”.
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to da questo recente “battibecco”, ci siamo chiesti quali siano (e che storia abbiano) i nomi delle vie del quartiere 4. Per chi non lo sapesse, esiste una vera e propria materia che studia “l’insieme dei nomi attribuiti alle entità geografiche ed il loro studio storico-linguistico”, chiama-
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zoom
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L’EVENTO. Curato da Manu Lalli e Riccardo Ventrella, coinvolgerà tutto il centro
La notte si tinge (davvero) di bianco Ludovica V. Zarrilli
L
e notti bianche al plurale immaginate da Dostoevskij erano molto diverse da quella, singolare, che invece va in scena oggi, a distanza di oltre un secolo e mezzo dalle atmosfere raccontate nel romanzo del grande scrittore russo. Sono diverse per due motivi: innanzitutto perché la notte bianca fiorentina è un melting pot di eventi che per dodici ore, dal tramonto all’alba, porterà nelle strade e nelle piazze di Firenze una lista lunghissima di eventi, e poi perché quest’anno l’appuntamento, in programma come di consueto il 30 aprile e curato da Manu Lalli insieme a Riccardo Ventrella (che tornerà a occuparsi anche dell’Estate Fiorentina), sarà bianco per davvero. Nel senso letterale del termine. “La nostra intenzione è colorarla per farla essere il più bianca possibile”, spiega Manu Lalli. “Io sono un po’ ossessionata dalla bellezza – continua la curatrice – perché penso che la bellezza educhi alla bontà. E sono in un certo senso ossessionata anche dal bianco, colore che ho sempre usato molto nelle mie esperienze artistiche, perché trovo che, se una cosa è bianca, venga meno voglia di sporcarla”. Il segnale è chiaro: tingere la città assume un valore importante per recuperare l’idea di bellezza, “per far capire soprattutto a chi viene da fuori, l’importanza del luogo e il rispetto che gli si deve”. Ma come si concilia tutto
questo con un maxi evento cittadino che spesso e volentieri si è trasformato in una serata all night long a uso e consumo dei giovani? “Si concilia dando spazio a eventi nuovi e coinvolgendo tutta la città – spiega ancora Lalli – e coinvolgere tutta la città significa anche i bambini e gli anziani, non solo chi è già solito vivere Firenze quando il sole non c’è più”. Mentre Il Reporter va in stampa il calendario ufficiale è ancora in costruzione, ma è già sicuro che si tratterà di una kermesse diffusa, spalmata su tutto il centro della città. Farà vivere strade, piazze e angoli inattesi, le logge saranno illuminate e vedranno session di musica dal vivo di tutti i generi, dalla classica al jazz, dal funk al rock, dalle bande di città ai grandi complessi di fiati e percussioni, fino al tango suonato e danzato. Si ballerà anche in Palazzo Vecchio, da sempre fulcro della Notte Bianca. Saranno aperti i musei e, a sorpresa, sarà invaso anche il tribunale in piazza San Firenze, luogo recentemente riconsegnato alla città. Inoltre saranno popolati di luce i ponti, dalle Grazie fino al Ponte alla Carraia e le rive dell’Arno. Quest’ultimo progetto, insieme ad altri, proseguirà poi per tutta l’estate: quest’anno, infatti, per la prima volta, grazie alla comunanza delle direzioni artistiche, Notte Bianca ed Estate Fiorentina vanteranno importanti sinergie e proporranno progetti a lunga scadenza.
Il 30 aprile torna l’appuntamento con la kermesse che fa vivere la città dal tramonto all’alba. Tra le novità l’apertura al pubblico del tribunale di piazza San Firenze e una serie di iniziative a misura di bambini e anziani
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dipendenze
Aprile 2012
REPORTAGE. Storie, testimonianze e rituali di una riunione dei “giocatori anonimi” di Firenze
Una serata fra gli “schiavi” delle slot Matteo Francini
V
incenzo ha vinto la fortuna di due milioni e 800mila dollari giocando on line, salvo poi riperdere tutto e molto di più. Maurizio si è giocato (dilapidandoli) trentamila euro in due mesi. Non ricorda nemmeno come o dove, sa solo che a un certo punto si è ritrovato senza più quei soldi. Ivano ha cominciato a giocare che aveva appena 14 anni: adesso ha smesso da sei e ha ancora un mutuo da 35mila euro da pagare per ripianare i debiti. Della sua gioventù, degli anni dai venti a trenta, non ricorda niente, se non che ha giocato tanto, tantissimo. A tutto. E probabilmente non ha fatto altro, in quegli anni, perché tutti i soldi che aveva (e anche quelli che non aveva) gli servivano per giocare. I nomi sono di fantasia, le storie tragicamente vere. Storie che si possono ascoltare tutte in una sera, tutte d’un fiato, a una delle riunioni dei giocatori anonimi. Proprio come quelle dei più “famosi” alcolisti, solo che qui la bottiglia è una slot machine o un gratta e vinci. Ma con la stessa, distruttiva attrazione. Anche a Firenze esiste un gruppo (www.giocatorianonimifirenze.it) che si riunisce periodicamente. L’incontro è fissato per le nove di sera, ma ben prima molti sono già fuori che aspettano. Si salutano, si abbracciano, sorridono. Tanti si conoscono già, alcune
sono facce nuove. Sembra un ritrovo tra vecchi amici, ma non lo è. Poi tutti dentro, nelle “stanze”, come le chiamano loro. L’accensione di una candela significa che la serata ha inizio, i presenti (anche i familiari, quando le riunioni sono aperte) si siedono l’uno accanto all’altro, viene recitato un breve rituale introduttivo (come in una sorta di messa laica), viene chiesto ai presenti da quanti giorni, settimane o mesi non giochino (ognuno ricorda perfettamente quando è stata la sua ultima volta) e per ogni giorno, settimana o mese in cui si è riusciti a restare “puliti” scatta un applauso. Viene dato il benvenuto ai nuovi, se ci sono. Perché Giocatori anonimi è aperta a tutti, sempre, “l’unico requisito per divenirne membri è il desiderio di smettere di giocare”. Poi vengono recitati i “12 passi”, il cuore del programma di recupero, comandamenti da seguire per liberarsi dall’ossessione del gioco. E infine ci sono le testimonianze. “Mi chiamo Roberto e sono un giocatore compulsivo”. “Ciao Roberto”, rispondono gli altri. Si inizia proprio così, come vuole l’immaginario collettivo. E il Roberto di turno inizia a parlare. A ricordare. A sfogarsi. Storie diverse, ma che alla fine si somigliano tutte. Famiglie distrutte, patrimoni sperperati, debiti, usurai, bugie, sotterfugi, liti con mogli e mariti, solitudine,
furti in casa (nella propria), anelli, collanine e qualsiasi altro oggetto capitasse per le mani svenduti per far cassa. E poi ancora più giù, sempre più giù, fino in fondo, fino
alla strada, a dormire sotto i ponti, agli stipendi giocati e finiti già il secondo giorno del mese. Separazioni, divorzi, pasti elemosinati alla Caritas, il pensiero di farla finita. “Praticamente non ho visto crescere i miei figli, a casa non c’ero mai”, racconta Antonio. Figli che ora, alle riunioni aperte, ascoltano con orgoglio il proprio padre parlare, ricordare, reagire. Così come le mogli, quando ancora ci sono, quando il gioco non è riuscito ad allontanarle. Ma come si arriva fin qui? È la sete di soldi a spingere a tanto? All’inizio, forse. Dopo no. Dopo è peggio, molto peggio. Dopo si gioca per giocare. E basta. “Giocavo per finire i soldi, non vedevo l’ora che finissero, così l’incubo terminava. Fino al giorno dopo, quando tutto ricominciava”, racconta Ivano. “Quando vincevo ero triste, perché avevo raggiunto l’obiettivo e non avevo più motivo per giocare”, ricorda Vincenzo. Che poi ci tornava ugualmente, a giocare, sempre. “Ormai non dormivo nemmeno più la notte, uscivo alle cinque e aspettavo che aprisse il primo bar per sedermi davanti a una macchinetta”, spiega Maurizio. Per tutti la stessa domanda, “ma se non era nemmeno per soldi, allora perché giocavate?”, da tutti la stessa risposta, “solo giocando ci sentivamo bene, isolati dal mondo, i problemi sparivano”. Salvo poi ripresentarsi tutti insieme non appena finita la “trance”. Un racconto dopo l’altro, testimonianze a cascata. Chi è qui vuole uscirne, restare sobrio più a lungo possibile, dimenticare il passato. Per tutti, da tutti, un grazie e un applauso. Poi una “preghiera” finale recitata abbracciati, una torta da dividere, la candela che viene spenta. Ci si saluta, si torna a casa, ci si rivedrà alla prossima riunione. Un altro dei fatidici, faticosissimi dodici passi è stato fatto.
Una candela accesa segna l’inizio dell’incontro, poi via a racconti e confessioni. Frammenti di vite segnate da debiti, usurai e solitudine che ora cercano di ripartire da zero. “Non vedevo l’ora di finire tutti i soldi, così l’incubo terminava”
I GRUPPI. Qui si parla, si ascolta e non si giudica
L’esercito dei tremila che si “aiutano da soli” P
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iù di 3.200 in Italia, trecento nella sola Toscana, una crescita continua che li ha portati a raddoppiare in pochi anni (nel 1999 erano 1.600): è la fotografia (non proprio recentissima, aggiornata al 2006) dei gruppi di auto-aiuto nel nostro paese. Ma di cosa si tratta? Di piccoli gruppi costituiti da “individui alla pari” che si incontrano per condividere un problema e per realizzare obiettivi specifici, dove “ci si confronta con altre persone che ci capiscono perché sanno in prima persona di cosa si sta parlando e ci si rende conto che non si è soli”, spiega la dottoressa Francesca Gori del coordinamento regionale toscano dei gruppi di auto-aiuto (www.autoaiutotoscana.org). Spesso questi gruppi nascono spontaneamente, dal basso, e non sono quindi facili da “censire”: in media a ogni gruppo partecipano dalle cinque alle quindici persone, e per questo in Toscana sono stimati in circa tremila i soggetti interessati. Che si trovano alle prese con i problemi più disparati: si va dagli “storici” gruppi per dipen-
denza da alcol e disagio mentale (attualmente i più numerosi nella nostra regione) ad altri nati di recente sulla scia dei cambiamenti della società. Così, ad esempio, ci sono i gruppi di badanti, disabili o balbuzienti, o gruppi per persone afflitte da ansia e depressione, solitudine, shopping compulsivo o dipendenza da internet. E molti, molti altri ancora. Ci sono delle regole, però, che li accomunano tutti: sono gratuiti e caratterizzati dal principio della riservatezza. Quello che viene detto all’interno del gruppo resta all’interno del gruppo. Si parla uno alla volta, in prima persona, non si giudica e si cerca di far intervenire tutti, rispettando però i “tempi personali”: ci sono persone che non parlano per un anno intero e poi si sfogano di colpo. “Ma spesso, ancora oggi, da parte dei professionisti c’è paura dell’auto-aiuto – conclude Gori - forse perché c’è poca conoscenza. In realtà il lavoro del gruppo è diverso dalla terapia che fa il professionista: sono due momenti complementari del percor/M.F. so di cura”.
dipendenze
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UN ANNO DOPO. Da aprile 2011 a oggi: come vanno le cose in Toscana sul fronte dell’allarme alcol
Sempre più anziani a “rischio sbronza” Aumentano i giovani, anche minorenni, che si rivolgono ai centri specializzati per curarsi. Ma il “binge drinking”, ovvero la pratica di bere tantissimo in poco tempo, non riguarda più soltanto loro Ivo Gagliardi
S
u Il Reporter di aprile 2011 avevamo fotografato l’allarme alcol in Toscana. Una fotografia non certo rassicurante, con un nutrito esercito di “schiavi” della bottiglia sparsi un po’ ovunque nella nostra regione: undicimila nella sola provincia di Firenze, quasi cinquemila in quella di Livorno e via a ruota in tutte le altre. Un problema, avevamo visto, che riguardava anche – e sempre più – giovani e giovanissimi. Ma come vanno le cose oggi, un anno dopo? Non troppo meglio, purtroppo. Anzi. Aumenta il numero dei giovani che si rivolgono al “Car”, il centro alcologico regionale di Careggi, spesso accompagnati da famiglie disperate: under 20, ma anche under 18, per cui la bottiglia rappresenta già una dipendenza. A confermarlo è il dottor Valentino Patussi, responsabile del centro. Il “nemico” più pericoloso da combattere, da qualche anno a questa parte, è sempre lo stesso: l’ormai famigerato “binge drinking”, ovvero la pratica di consumare bevande alcoliche diverse e in grande quantità in un breve arco di tempo. Un fenomeno nord-europeo che ha ormai preso piede anche in Italia, come dimostra la relazione annuale al parlamento presentata a fine febbraio dal Ministero della Salute: nel 2010 ha interessato il 13,4% degli uomini e il 3,5% delle donne. Nella fascia tra i 18 e i 24 anni, però, la percentuale di donne – in questo caso ragazze - sale preoccupantemente fino al 9,7%. Ma un fenomeno che – ed è una tendenza preoccupante – non riguarda più soltanto i giovani: è sempre Patussi a spiegare che, anche da noi, sono sempre di più gli anziani “a rischio binge”. Spesso – spiega – si tratta di persone sole, ma capita che anche durante le gite per “over” venga alzato il go-
mito (molto) più del dovuto. “La società è ormai invasa dal binge – conferma il dottore – e per gli anziani è ancora più pericoloso, perché spesso prendono farmaci per cui l’alcol fa male”. Ma come si può combattere questa tendenza? “È importante informare la gente sui rischi che si corrono bevendo, bisogna bloccare la comunicazione non corretta, come per esempio certe pubblicità”, risponde Patussi, che sul consumo di alcol da parte dei minori sostiene che “finché alla prevenzione non saranno unite sanzioni anche per gli esercenti, questi continueranno a vendergli alcolici e i giovani a trovare escamotage per comprarli. Servono regole chiare – propone - che rendano possibile, ad esempio, dopo un certo numero di ‘sgarri’, riconoscere che un certo commerciante non è etico e togliergli la licenza”. Regole,
LE DIPENDENZE IN TOSCANA (2010)
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TOSSICODIPENDENTI
4.822 ALCOLISTI
È importante informare sui pericoli che si corrono. Stop a certe pubblicità
4.800 TABAGISTI
insomma, che possano contribuire a fare in modo che i numeri delle dipendenze in Toscana – già preoccupanti – non continuino a crescere. Secondo i dati Istat 2009 in Toscana sono ben 392mila i bevitori a rischio. Nel 2010 gli alcolisti in carico ai servizi pubblici (Sert o équipe alcologiche) erano poco meno di cinquemila. Cui si devono aggiungere 14mila tossicodipendenti, 4.800 tabagisti e circa 400 giocatori d’azzardo patologici.
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l’inchiesta
Aprile 2012
REPORTAGE. Da nord a sud di Firenze, per scoprire che le difficoltà sono un po’ ovunque
Una corsa (a ostacoli) sui pedali in città Motorini che sfrecciano lungo le piste, biker costretti a slalom tra le buche e intralci di ogni tipo. E ancora, percorsi che finiscono nel nulla e attraversamenti che non ci sono. Spostarsi sulle due ruote, così, diventa spesso un’impresa Valentina Buti
L
ungarno della Zecca Vecchia, un motorino sfreccia a tutta birra. Niente di nuovo, se non fosse che il centauro sta correndo sulla pista riservata alle bici, in una “zona 30” a velocità limitata. Percorso ciclabile di viale Gramsci, stessa scena: un pony express in scooter fa lo slalom tra i ciclisti prima di accostare per la sua consegna. Pista di lungarno Pecori Giraldi: qui la gimkana devono farla le bici, tra le buche e la discarica a cielo aperto che ne copre il tracciato. Poche e trasandate: i 60 chilometri di piste ciclabili di Firenze non sono un’isola felice per i biker. Il Reporter ne ha testata una fetta da nord a sud della città. Il risultato? Deludente. I percorsi a singhiozzo sembrano non avere una logica di collegamento precisa. I tronconi si interrompono senza preavviso e segnaletica: di botto il ciclista si trova in mezzo agli incroci alla mercé del traffico. In viale Redi la summa della pista spezzatino: il percorso ciclabile muore al ponte sul Mugnone e, prima di ricollegarsi a quello in via di Novoli, chi è in bici deve riuscire a sopravvivere alla rotatoria con via Forlanini, priva di attraversamenti adeguati. Da lì, nessun prolungamento per raggiungere il
polo universitario. Per il nuovo palazzo di giustizia c’è un moncone isolato in viale Guidoni. La situazione più critica è proprio nel versante nord della città: le piste sono quasi una chimera. La stazione di Rifredi e l’ospedale di Careggi, servito solo da un breve tracciato su viale Morgagni, sono off limits per chi viaggia sui pedali. Goccia in mezzo al mare, la nuova pista di via Panciatichi. Lungo la tramvia sono spuntate una pista in via del Sansovino e una in viale Talenti: ma la felicità per i ciclisti dura poche decine di metri. Mozzate all’improvviso anche le piste di via Tornabuoni e via Cavour, in centro. Qui, altra difficoltà sono le zone pedonali a senso unico. In Borgo la Croce, lungarno Corsini, ponte Santa Trinita e ponte alla Carraia le bici in contromano rischiano la multa. Idem in via de’ Cerretani, che costringe a un giro pesca i ciclisti diretti al Duomo. Noi passiamo e “tagliamo” lo stesso. Ci sono i vigili, ma chiudono un occhio e l’altro pure. Gli attraversamenti sono un rebus. Dovrebbero essere colorati di rosso come le piste e distinti dai passaggi pedonali. Invece, spesso l’attraversamento c’è ma non si vede: sbiadito dal tempo, come in Borgo Pinti o in
piazzale Donatello, o eliminato per lavori in corso e mai ripristinato, come in via dell’Agnolo e in viale Lavagnini alla Fortezza. Per attraversare in bici “sgomitiamo” tra i pedoni. Un labirinto l’attraversamento di lungarno Ferrucci: si dovrebbe fare il giro della piazza, passando quattro semafori e un’isola col ghiaino. Alla fine tutti tagliano la semicurva sul ponte per ricongiungersi alla pista di lungarno Cellini. Solitario, su viale Michelangelo, l’unico semaforo a chiamata per bici della città. Sempre a sud, binario morto è la pista di via Erbosa, che finisce nel nulla con uno scalino transennato. Quella di piazza Alberti svanisce nel sottopasso di Campo di Marte, trasformata in un cordolo di gomma ripido, stretto e scivoloso. “Indecente”, commenta un anziano che ha faticato a tenere in equilibrio la sua bici. Su via Lungo l’Affrico la pista è “da cross”. Per le radici degli alberi e per le lingue di ferro alte qualche centimetro che sbucano da terra, vecchi residuati delle transenne delle corsie. Come se non bastasse, ecco i nuovi barbari: gli scooter invasori, che nelle piste ciclabili trovano scorciatoie al traffico. Chi controlla? I vigili in bici a Firenze sono solo otto.
LUnGO I BInARI DEL SIRIO
RASTRELLIERE E FURTI
SPORcIZIA E BUcHE
In attesa delle bici sul tram
Quei rottami abbandonati
Gli intoppi in sessanta chilometri
In viale Redi il tracciato si interrompe a ridosso della rotatoria senza attraversamenti protetti. Il progetto del Comune è quello di rendere ciclabile il ponte sul Mugnone quando arriveranno i binari del tram. I vagoni del Sirio per ora sono vietati alle bici: per vederle salire a bordo si dovrà aspettare l’entrata in circolazione degli ultimi due convogli che Ansaldo Breda deve ancora realizzare.
La signora Maria abita in via dei Saponai, vicino piazza Signoria. Le hanno già rubato tre bici. Mille ogni anno i furti di bici in città. Maria lega la sua alla catena lungo la strada. Le rastrelliere vicine sono piene, occupate dai rottami. In città ci sono 13mila posti in rastrelliera: 2.600 sono occupati da scheletri abbandonati. Il Comune vuole portarli a 16mila entro fine mandato.
Buche, radici sporgenti o sacchi dell’immondizia: sulla strada dei ciclisti fiorentini qualche ostacolo c’è sempre. Le piste ciclabili della città sono in totale 60 chilometri (ma sono compresi anche i percorsi dei parchi come le Cascine e l’Albereta). Molti meno, per fare qualche esempio, rispetto ai 200 chilometri di Reggio Emilia, ai 175 di Torino, ai 140 di Siviglia e ai 160 di Strasburgo.
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l’inchiesta
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INVESTIMENTI. Sei milioni per la competizione internazionale, uno per il restyling dei tracciati
E i ciclisti-pendolari “invidiano” i Mondiali Tra gli interventi in programma il collegamento viadotto di Varlungo-via di Villamagna e nuovo asfalto in viale dei Mille e via Lungo l’Affrico. Ma per le associazioni i conti non tornano Natalia Binagli
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ei a uno: i Mondiali di ciclismo battono i pendolari della bici. Sono sei i milioni che Palazzo Vecchio spenderà per sistemare le strade in vista della competizione internazionale del prossimo anno. Uno solo, invece, il milione che destinerà al restyling delle piste ciclabili. Numeri che fanno diventare verdi di invidia i trentamila ciclisti “fai da te” di Firenze. Il tesoretto messo a disposizione dal Comune per i Mondiali (quattro milioni messi a bilancio nel 2012 e due nel 2013) servirà infatti a ricoprire d’asfalto solo le vie della città che diventeranno terreno di gara. Gli ostacoli, i cordoli e le buche scompariranno così da piazza Puccini, Cascine, piazza della Libertà, viale dei Mille e viale Paoli, per fare spazio ad ammiraglie e professionisti delle due ruote. Ma le piste ciclabili non saranno nemmeno sfiorate dagli interventi del Mondiale. Firenze, per loro, sempre nel contesto del Mondiale, ha chiesto al governo un contributo extra di un milione e mezzo. Ma non è detto che arriverà. La priorità spetta al denaro per gli interventi di messa in sicurezza delle strade da gara. E anche su questo non c’è un punto fermo. Per portare il Mondiale di ciclismo in Toscana servono infatti 50 milioni (20 dei quali trasferiti dalla Regione) di cui 16-18 solo a Firenze, ma il governo non ha ancora dato l’ok definitivo ai finanziamenti. Nell’attesa, alle piste ciclabili di Firenze tocca accontentarsi di quel milione che quest’anno andrà a mettere qualche toppa nei tracciati a “spiz-
zichi e bocconi”. Innanzitutto la pista del viadotto di Varlungo sarà cucita a quella di via di Villamagna (250mila euro), sarà data una mano di rosso agli attraversamenti e in alcuni tratti sarà messa una nuova segnaletica. Saranno inoltre collegati gli spezzoni della pista di piazza Batoni e riasfaltate quelle di viale Don Minzoni, viale dei Mille e via Lungo l’Affrico. “Un passo in avanti importante”, secondo il consigliere speciale alla bicicletta Giampiero Gallo, che rivela anche che il Comune sta studiando la possibilità di rendere ciclabile il parco di San Donato, pur ammettendo le difficoltà di far tornare i conti in tempi di tagli. Poco soddisfatte, tuttavia, le associazioni dei ciclisti. Valerio Parigi e Massimo Boscherini di “Firenze in bici”, carte alla mano, ricordano le promesse di Renzi in campagna elettorale: 10 km di nuove piste ogni anno e un investimento annuo di 5 euro ad abitante per la bici. “A due anni e mezzo di distanza – tirano le somme - sono solo 7 i km di piste ciclabili realizzati e i 4,6 milioni annunciati sono rimasti lettera morta”. Più che il denaro, secondo “Firenze in bici”, quello che manca “è la volontà politica di riconoscere l’importanza delle bici nella mobilità cittadina, di cui oggi pure rappresentano il 10%”. Sulla stessa linea l’associazione “Città ciclabile”. “Prima di pensare ai Mondiali, sarebbe meglio si pensasse ai ciclisti che sulle strade di Firenze viaggiano tutto l’anno”, è il commento della portavoce Carla Lucatti.
L’ALLARME In un anno i sinistri sono cresciuti del cinquanta per cento. Le auto restano il “nemico pubblico numero uno”
Tutti in sella contro il caro-benzina. E gli incidenti lievitano
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irenze città sicura per i ciclisti? In un anno gli incidenti che hanno coinvolto le biciclette sono cresciuti del 50%. Dai 260 del 2010 ai 384 del 2011: oltre uno al giorno di media. I ciclisti che hanno perso la vita sono passati da uno a tre. E il 2012, almeno per il momento, non ha segnato la svolta, anzi: nei primi tre mesi si sono già contati cinquanta incidenti in bici, uno dei quali mortale. È un bilancio non rassicurante quello che traspare dai dati dell’Ufficio sinistri della Polizia Municipale di Firenze. L’aumento esponenziale degli infortuni, spiegano gli addetti ai lavori, è in parte frutto del boom di utilizzo della bici, sempre più
gettonata in tempi di crisi come risposta al caro-benzina. Nel giro di un paio d’anni, si stima che sia salito in sella il 30% in più dei fiorentini. Questo ha fatto sì che nel 2011 siano raddoppiati gli infortuni provocati da cadute dalla bici, per frenate improvvise e sbandamenti (da 54 a 112). Ma le auto, i numeri parlano chiaro, restano il nemico pubblico numero uno dei mezzi a pedali. Lo scorso anno sono stati 272 gli incidenti dei ciclisti provocati da scontri con altri veicoli o tamponamenti, oltre che con i pedoni, cresciuti del 32% rispetto al 2010. I feriti in totale sono stati 349 (l’anno prima furono 231). Quanto al rischio di mortalità, rivela
un’indagine di Aci e Istat, Firenze - con un tasso pari a 3,52 - è molto più sicura di città come Potenza (16,83) o Torino (4,24), ma supera la media nazionale, pari a 1,92. Per i bici-amatori è la prova che il Comune dovrebbe investire di più per la sicurezza dei ciclisti. “Il Comune – spiega Carla Lucatti dell’associazione Città ciclabile – ha aderito alla campagna ‘Salviamo i ciclisti’. Se li vuole salvare davvero potenzi le ciclabili, crei ‘zone 30’ per rallentare il traffico automobilistico, con dossi e dissuasori. Allora sì, potremo avvicinare i nostri bambini a uno sport che fa /V.B. bene al fisico e all’ambiente”.
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salvadanaio
Aprile 2012
GIOVANI. Due conti in tasca a chi decide di salutare mamma e papà e andare a vivere da solo
Bamboccioni, il prezzo (salato) della libertà Non c’è scampo, i costi sono sempre più di quelli previsti. Cambiare casa comporta una serie di spese “occulte” impensabili alla vigilia: dalle caparre all’agenzia fino a volture, corrispondenza e presine, le occasioni per mettere mano al portafogli non mancano mai Francesca Puliti
B
amboccioni in procinto di lasciare il focolare domestico, non fatelo. O almeno pensateci bene e fatevi due conti in tasca, perché il prezzo della libertà è alto, ben più alto di quel che immaginate. Se pensavate di cavarvela con affitto e cibo dovrete ricredervi in fretta. Metter su casa da soli, infatti, comporta una serie di spese “occulte” capaci di far tornare indietro anche il più cocciuto figlio ribelle. Tanto per cominciare non basta il canone mensile (o la prima rata del mutuo) per assicurarsi un tetto sulla testa: bisogna mettere in conto la caparra (un paio di mesi di affitto se va bene, fino a quattro per i meno fortunati) e, se ve ne siete serviti, le spese di agenzia (un altro mese di affitto). Anche il bonifico in automatico da parte della banca si paga a caro prezzo. Ma il problema si può risolvere attivando il cosiddetto “home banking” e sbrigandosi da soli sul web le proprie operazioni. Sempre che vi appuntiate sul calendario le scadenze da rispettare e non vi scordiate immediatamente il codice di accesso. A proposito di internet, ci sono da calcolare anche le spese telefoniche: fate bene i vostri conti, perché il panorama delle offerte è tanto vasto da perdercisi dentro. Altra manovra da fare subito: intestarsi le bollette. Tra gas, luce e acqua la missione “volture” vi porterà via quasi 300 euro (senza contare i consumi). E ricordatevi di controllare spesso la cassetta delle lettere, perché i primi bollettini non tarderanno tre mesi, ma solo venti giorni. Raccomandazione per tutti i novizi: prendere la residenza fa risparmiare qualcosa sulle bollette e non costa niente, basta fare un viaggetto all’anagrafe. Altro discorso per la posta: esiste un sistema semplice e indolore per far arrivare le lettere al nuovo indirizzo senza mettersi a comunicarlo a tutti. Il servizio è offerto dalle Poste, ma ovviamente si paga. Meglio, forse, fare un salto alla vecchia casa di famiglia di tanto in tanto e prendersi la corrispondenza di persona: sia il portafogli che i genitori se ne rallegreranno. Immancabilmente arriverà anche il canone Rai, e l’esanime conto corrente si alleggerirà di un altro centinaio di euro. Da mettere in conto la spesa di un paio di stipendi in arredamento, ringraziando i grandi magazzini del mobile (sempre che decidiate che il divano può attendere). Se poi avete la fortuna di portarvi dietro qualcosa dalla vecchia cameretta, calcolate comunque un altro bigliettone verde per il trasloco, a meno che non possiate contare su amici dotati di braccia forti, furgone e buona volontà. Impensabile, poi, di ritrovarsi in un colpo solo fuori portata mamma e la-
IL COSTO DELL’INDIPENDENZA CAPARRA: DA 2 A 4 MESI DI AFFITTO SPESE AGENZIA: 1 MESE DI AFFITTO SPESE DI CONDOMINIO: DA 30 A 200 EURO AL MESE, A SECONDA DEL TIPO DI RISCALDAMENTO, DELLA PRESENZA DI ASCENSORI, GIARDINI COMUNI, ECC. CANONE RAI: 129 EURO TRASLOCO: DA 100 A 200 EURO ARREDAMENTO: DA 1.000 EURO ALL’INFINITO PICCOLI LAVORETTI DI CASA (INSTALLAZIONE LAMPADARI, MENSOLE, MOBILETTI): QUALCHE CENTINAIO DI EURO ELETTRODOMESTICI: DA 300 A 500 EURO L’UNO UTENSILI DA CUCINA INDISPENSABILI: DA 50 EURO IN SU A SECONDA DELLE NECESSITÀ FARE UN ALTRO MAZZO DI CHIAVI: POCHI EURO TARGHETTE PER CAMPANELLO/POSTA: 10 EURO L’UNA SE IN METALLO, QUASI NIENTE SE SI ADOTTA LA SOLUZIONE CARTA, PENNA E CALAMAIO
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vatrice: bisognerà mettersi una mano sul cuore e portare l’altra alla carta di credito per l’ennesima volta. E visto che siamo nel reparto casalinghi andrà a finire che si riempirà un altro carrello con presine da cucina, scolapaste, pentole e piatti. Ma su questo fronte sentitevi liberi di investire: sono cose destinate a seguirvi di casa in casa. A meno che, a questo punto, non abbiate deciso di ripiegare le ali e restare nel nido paterno.
VADEMECUM Ridurre le uscite si può
Il decalogo per risparmiare
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idurre al minimo le uscite e ottimizzare le entrate. Questa frase corrisponde anche al vostro mantra? Ecco il decalogo a cui attenersi. Punto primo: prendere il controllo del proprio conto in banca (o alle Poste o dove volete) e attivare tutti i servizi online che potete. Si risparmia in tempo e soprattutto in denaro: il costo delle singole operazioni è ridotto quasi a zero. Passo numero due: domiciliare le bollette. Non costa niente e consente anche la restituzione della caparra inizialmente pagata. Tre: mercatini dell’usato e negozi in conto vendita restano validi alleati nella scelta di beni altrimenti assai costosi (ancora avvolto nel mistero il motivo per cui una sedia possa arrivare a costare il doppio di un tavolo). Il trucco sta nel non arrendersi alla prima difficoltà o al primo prezzo che si incontra lungo la strada. Abbiate la pazienza di visitare posti diversi e comparare qualità e cifre sul cartellino. Stessa cosa vale per il supermercato: prima di tutto munirsi di tutte le tessere-sconto, poi valutare dove comprare cosa. E copiare la strategia della nonna: niente più buste di plastica, solo di stoffa. Sembra una bazzecola, ma in un anno vi farà risparmiare diversi quattrini. Consigli numero sei e sette: puntate sul fai-da-te, ma affidatevi ad amici esperti, onde evitare di fare i conti per anni con armadi storti e cassetti sfondati o ritrovarsi le mensole inesorabilmente penzoloni dopo poche ore dalla faticaccia fatta per appenderle. Otto: archiviate tutte le ricevute di farmaci, analisi del sangue e simili e scaricate tutto lo scaricabile dalle tasse. Nove: per un mesetto conservate gli scontrini e monitorate spese e sprechi. E infine la dritta più difficile da mettere in pratica: appuntate tutto mentalmente e imparate dai vostri errori.
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focus
Aprile 2012
LA NOMINA/1. Chi è Giuseppe Betori, sbarcato nel capoluogo toscano quattro anni e mezzo fa
Una storia di fede partita da lontano LA REALTÀ/1
Ordinato sacerdote nel 1970, da allora
Prevenzione e non solo
La lotta alle droghe di Villa Lorenzi
il suo curriculum si è riempito
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di incarichi importanti. È considerato uno dei maggiori biblisti italiani Benedetta Strappi
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ella città del giglio ci è arrivato quattro anni e mezzo fa. Era l’8 settembre 2008 e monsignor Giuseppe Betori, oggi cardinale, veniva nominato arcivescovo di Firenze. Pochi giorni dopo, il 26 ottobre, faceva il suo ingresso nell’arcidiocesi fiorentina, ricevendo il pastorale del cardinal Ennio Antonelli e scegliendo di dedicare la prima uscita pubblica ai piccoli pazienti ricoverati al pediatrico Meyer. Ma la storia ecclesiastica del neocardinale comincia da lontano. Dal settembre del 1970, per l’esattezza, quando Betori, nato a Foligno, viene ordinato sacerdote nella stessa città. Durante il mandato sacerdotale nella città natia, Betori ha prestato opera come assistente all’Istituto San Carlo, occupandosi della formazione dei giovani diocesani. Ma nel curriculum dell’oggi cardinale gli incarichi importanti si sono susseguiti e riempiono pagine e pagine: come quello di segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, mandato che ha concluso il 25 settembre 2008. L’anno successivo invece – per la precisione il 10 febbraio 2009 – è stato eletto dai vescovi toscani presidente della Conferenza Episcopale Toscana. Ma Betori ha anche una carriera saggistica degna di nota, frutto dei suoi studi, ed è considerato uno dei maggiori biblisti italiani. Si è formato alla Pontificia Università Gregoriana e al Pontificio Istituto Biblico, dove ha conseguito il dottorato in Sacra Scrittura con una tesi poi pubblicata con il titolo “Perseguitati a causa del Nome”. Autore di numerosi saggi sull’opera lucana e su temi
il neocardinale
giuseppe beTori
di ermeneutica biblica e di catechetica, è stato docente di introduzione alla Sacra Scrittura e di esegesi del Nuovo Testamento presso l’Istituto Teologico di Assisi. Già direttore dell’Ufficio catechistico nazionale - altro incarico di peso nel suo curriculm – il cardinale ha curato la pubblicazione di vari volumi del catechismo della Cei, l’organizzazione del Convegno ecclesiale di Palermo (1995) e di quello di Verona (2006), l’avvio e lo sviluppo del “progetto culturale” e la preparazione della XV Giornata mondiale della gioventù (2000) in occasione del Giubileo. Tre anni fa, invece, il 29 giugno 2009, papa Benedetto XVI gli ha concesso il pallio, segno distintivo degli arcivescovi metropoliti, che sono poi
quelli che presiedono le province ecclesiastiche. Il pallio è una stola, bianca, che richiama la pecora che il pastore prende sulle spalle e simboleggia, appunto, il compito pastorale di chi lo indossa. Il resto è storia recente, recentissima. Un capitolo buio della biografia di Betori è quello che ha riempito le cronache il 4 novembre scorso, quando il segretario del neocardinale, don Paolo Brogi, è rimasto ferito all’addome durante un agguato avvenuto all’ingresso della Curia. A sparare fu un uomo, un pluripregiudicato di 73 anni, arrestato tempo dopo. Chiusa la vicenda, la biografia di monsignor Betori porta dritto al 18 febbraio scorso, con la nomina a cardinale da parte di Benedetto XVI.
na delle realtà legate alla diocesi fiorentina è Villa Lorenzi. Qui le attività legate alle tossicodipendenze vanno avanti dal 1988, quando la chiesa fiorentina decise di affidare a Zaira Conti, anima del progetto, la struttura vicino a Careggi. L’idea era quella di mettere a punto un programma di prevenzione dal rischio tossicodipendenza, ed è in questa direzione che si è cominciato a lavorare fin da subito. L’associazione che sta dietro a Villa Lorenzi, infatti, era attiva in quest’ambito già alla fine degli anni ‘70, quando si occupava essenzialmente di programmi di recupero. Oggi ha allargato il suo raggio d’azione, e il piano d’intervento è triplice: prevenzione, riabilitazione e formazione per adolescenti e giovani. Tante le attività portate avanti ogni giorno, come il centro diurno dedicato ai minori a rischio, frequentato da ragazzi divisi in fasce d’età (11-14 e 14-18), al quale si affiancano i gruppi di sostegno ai genitori e vari progetti con scuole, parrocchie e associazioni. Ci sono poi il “Programma giovani per il futuro”, che si rivolge ai consumatori di nuove droghe e ai giovani con disturbi alimentari, e un gruppo dedicato ad amici e parenti di persone che vivono situazioni di disagio. Sul fronte della riabilitazione, invece, ci sono un programma serale riservato ai giovani tossicodipendenti che sono riusciti a mantenere i loro impegni di studio o lavoro, un gruppo per i “poliassuntori” e per chi è caduto nel tunnel della cocaina, uno per i genitori e persino uno sportivo, per cominciare a riprendersi la quotidianità fin dai campetti di calcio. Chiudono il cerchio le attività formative: a Villa Lorenzi si tengono anche un laboratorio di falegnameria e restauro e uno di legatoria e cartotecnica, entrambi pensati perché i ragazzi possano “imparare un mestiere” e sviluppare capacità creative. Per informazioni: www. /B.S. villalorenzi.it.
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LA NOMINA/2. Quel giorno in San Pietro la proclamazione da parte di papa Benedetto XVI
18 febbraio, un “fiorentino” cardinale A supportare il “loro” vescovo un migliaio di fedeli, arrivati per l’occasione dalla città del giglio. Poi il lungo applauso in Santa Maria del Fiore Benedetta Strappi
I
l 18 febbraio scorso, nel calendario diocesano fiorentino, è stato un giorno di quelli con la “G” maiuscola. È in questa data, infatti, che l’arcivescovo Betori è stato creato cardinale da papa Benedetto XVI, con la consegna della berretta e dell’anello cardinalizio nella basilica vaticana durante il concistoro. Insieme a lui, altri 21 nuovi cardinali: a ognuno è stato assegnato un titolo o una diaconia della chiesa romana. A Betori è toccata la chiesa di San Marcello dei Serviti in via del Corso, a Roma. E non è stato casuale, perché questa chiesa è stata retta per anni dai Servi di Maria, ordine religioso nato proprio nella diocesi di Firenze, nel convento di Monte Senario. A Roma, quel giorno, c’erano anche un migliaio di fedeli fiorentini, arrivati a supporto del “loro” vescovo, mentre tra i volti noti in San Pietro c’era anche quello del premier Monti, accompagnato dalla consorte. E monsignor Betori, con l’occasione, ha scelto di “sgarrare” rispetto al protocollo e a conclusione del concistoro ha portato di persona i suoi saluti al presidente del Consiglio: “Ho voluto anche
esprimere la vicinanza della Chiesa all’Italia in questo momento difficile per il paese”, ha poi spiegato il neocardinale. Il giorno dopo, tornato nella sua Firenze, monsignor Betori è stato accolto da un lunghissimo applauso che gli ha dato il benvenuto all’inizio della messa celebrata in Santa Maria del Fiore, alla presenza di quasi tutti i vescovi della Toscana, del cardinale Silvano Piovanelli e dell’arcivescovo di Perugia Gualtiero Bassetti . La sua omelia, la prima da cardinale, è stata tutta incentrata sul significato della parola “porpora”, e alla folla di fedeli che lo ascoltavano ha detto: “Il mio servizio si estende oltre i confini della comunità dei credenti in Cristo e si fa responsabilità per tutta la città degli uomini, a cominciare da questa amata città di Firenze”. Tanto amata, Firenze, che Betori per la prima volta ci venne nel 1966, a 19 anni, come angelo del fango, arrivato come centinaia di altri ragazzi da tutta Italia per aiutare nella ricostruzione dopo l’alluvione. Fu lui stesso, appena insediatosi, nella lettera di saluto alla chiesa e alla città di Firenze, a confidare: “Quando mi è stata co-
la priMa
Messa
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firenze
del cardinale
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di
municata la decisione del Santo Padre di inviarmi a Firenze come Arcivescovo, mi è sembrato per un attimo di risentire il frastuono e la convulsione di quei giorni”. Tra le iniziative nate in seno proprio alla “sua” Firenze, Betori nel 2009 ha avviato di un sistema di microcredito che l’arcidiocesi fiorentina garantisce a chi avvia nuove imprese. E proprio con la città monsignor Betori, sin dalla notizia della
anna zucconi)
futura nomina a cardinale, ha voluto spartire i meriti di questa nomina, come ha detto durante durante l’Angelus dell’Epifania: “Esprimo profonda gratitudine al Santo Padre per questo gesto di benevolenza, che sento rivolto non solo alla mia persona, ma anzitutto alla Chiesa fiorentina e alla città di Firenze, come riconoscimento della loro gloriosa tradizione di fede e di cultura”.
LA REALTÀ/2 Alla scoperta dei due centri gestiti dalla Fondazione Opera Diocesana di Assistenza
Là dove i disabili coltivano l’orto e dipingono quadri
L’
arcidiocesi fiorentina ha davvero tanti “rami”. Tanti settori d’attività, e uno di questi è la riabilitazione delle persone disabili. La Fondazione Opera Diocesana di Assistenza di Firenze se ne occupa dagli anni ‘70 e oggi gestisce due centri, uno a Castello (Villa San Luigi) e uno a Diacceto (Pelago). Nelle due strutture sono seguite, complessivamente, 140 persone: alcune ci vivono, altre frequentano i centri solo di giorno. La riabilitazione, da queste parti, è intesa come una missione e ogni giorno si lavora per restituire agli ospiti la massima autonomia possibile, con una grande attenzione alle attività socio-educative. E allora non c’è da stupirsi nello scoprire che questi
disabili vadano a cavallo (tecnicamente si tratta di ippoterapia, naturalmente), facciano teatro, coltivino orti biologici, fabbrichino bomboniere, partecipino alle olimpiadi di Special Olympics e giochino a calcetto. E questo giusto per citare alcune delle attività portate avanti nei due centri. Nei mesi scorsi, ad esempio, alcuni disabili ospiti di Diacceto sono stati i pittori protagonisti di una mostra dedicata al tricolore che, dopo un grande successo registrato a Firenze, è stata portata in trasferta a Monsummano. E a Villa San Luigi, il giorno di Natale, medici e operatori sono riusciti a chiudere l’istituto e a trovare, per ognuno degli ospiti, una famiglia che li accogliesse per il
pranzo natalizio. Proprio in quel centro, in questi giorni, sta tra l’altro per arrivare un ospite molto speciale: si chiama Fly, è un cucciolo di golden retriever, e da ora in avanti sarà il fido “operatore” di pet therapy per i disabili ospiti dell’istituto. A Diacceto, invece, si è al lavoro per realizzare un villaggio “bio” in cui andranno a vivere i disabili che hanno completato il loro percorso riabilitativo e sono pronti per una vita indipendente, per quanto assistita. Per info: www.odafirenze. it. Si può anche scegliere di donare il 5 per mille alla Fondazione specificando il codice fiscale 00705550481 nella casella dedicata al so/B.S. stegno del volontariato nella dichiarazione dei redditi.
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politica
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IL DOCUMENTO/1. Approvato da Palazzo Vecchio il bilancio di previsione 2012
Irpef, Imu e le altre: ecco cosa cambia La prima passa dallo 0,3 allo 0,2,
i minori trasferimenti (vengono a mancare 55 milioni di euro, compensati da 43 milioni di maggiori introiti Imu e 12 dal contributo di soggiorno) il Comune ha comunque deciso di investire di più in alcuni settori, destinando due milioni di euro in più per la cultura e 5,7 milioni in più per casa, sociale, istruzione e sport. Vita dura, infine, per i furbetti della dichiarazione fiscale. Matteo Renzi e Claudio Fantoni hanno voluto inserire nel bilancio 500mila euro di recupero dall’evasione. Gli evasori saranno scovati grazie a un nuovo software che consente di avere i dati incrociati dei fiorentini, dal reddito ai beni immobili fino ai consumi. Insieme al bilancio, inoltre, sono state approvate tredici varianti urbanistiche (secondo una procedura prevista nel decreto Salva Italia): una dà il via alla riqualificazione dell’area della Mercafir. Le altre varianti riguardano l’ex ristorante Le Rampe, la colonica di piazza Artom, l’ex deposito tram, il teatro comunale, l’ex scuola di via di Villamagna, il nuovo Conventino, l’attrezzatura sportiva di San Bartolo a Cintoia, l’ex Meccanotessile, l’edificio del Parione, il Possesso di Rusciano, l’Istituto Demidoff e l’Istituto Sant’Agnese.
la seconda sarà del quattro per mille, meno dell’ultima Ici, quella del 2007. Nel mirino i “furbetti della dichiarazione fiscale”: controlli incrociati anti-evasori Antonio Passanese
P
er Palazzo Vecchio è tempo di bilancio. E chi si aspettava un aumento dei balzelli dovrà ricredersi: per la prima volta è stato deciso di abbassare l’addizionale Irpef, che passa dallo 0,3 allo 0,2. Anche sull’Imu per la prima casa i fiorentini pagheranno meno rispetto all’ultima Ici, quella del 2007. Allora corrispondeva al 6 per mille, adesso l’Imu sarà al 4 per mille, una percentuale comprensiva dell’adeguamento catastale che consentirà di andare a pagare un po’ meno di prima. Diverso il discorso per le seconde case e terze case affittate e i negozi, con l’Imu al 9,99 per mille, e per le seconde e terze case sfitte, per le quali l’Imu sarà al massimo, 10,6 per mille, più del doppio di prima. È stata inserita anche una speciale Imu pari al 7,6 per mille con rimborso del 50% per chi affitta le case a canone concordato. Si tratta, come ha spiegato il sindaco Matteo Renzi insieme all’assessore al bilancio Claudio Fantoni, di una sorta di “minipatrimoniale” che va a colpire la rendita. Ma questi sono solo alcuni dei “principi cardine” che compongono il bilancio di previsione 2012 approvato da Palazzo Vecchio agli inizi di marzo. Nel documento economico la giunta comunale ha voluto prevedere anche punti di “gentilezza urbana”: chi ha i bambini in affido non pagherà le rette o le mense scolastiche, mentre gli studenti e i parenti dei ricoverati (al massimo due) non dovranno più versare la famigerata tassa di soggiorno. Musei civici gratis per i minori di 18 anni e gli accompagnatori dei disabili. Nonostante
IL DOCUMENTO/2 Galli: “Tutto e il contrario di tutto, con fughe in avanti e dietrofront”. Cellai e Roselli: “Niente di nuovo sotto il sole”
Dalle multe alle alienazioni, le “preoccupazioni” dell’opposizione
L’
approvazione del bilancio di previsione 2012 ha alimentato una ridda di polemiche dall’opposizione. L’ex pidiellino Giovanni Galli, senza tanti complimenti, ha definito Matteo Renzi “il rappresentante di una politica vecchio stampo, capace solo di spettacolarizzare ogni cosa o evento senza accompagnarvi sostanza”. Secondo il capogruppo dell’omonima lista, il primo cittadino “ha sparato cifre a non finire dicendo tutto e il contrario di tutto con fughe in avanti e rapidi dietrofront: sull’Imu, ad esempio, ha scelto di stangare
i negozi ma poi ha annunciato di essere aperto al dialogo”. Per la maggioranza è Francesco Bonifazi, capogruppo Pd, a difendere l’operato della giunta: “È nota la smania di Galli di apparire sui giornali. Ma forse prima di criticare il bilancio potrebbe leggerlo. Anche stavolta Galli poteva risparmiarsi il suo comunicato di chiacchiere”. Il Popolo della libertà definisce il bilancio 2012 un atto “di poca fantasia”. “Multe, alienazioni e poco più – dicono i consiglieri Jacopo Cellai ed Emanuele Roselli – tutto già visto, in perfetta continui-
tà con Domenici. Anche quest’anno infatti ritroviamo nel bilancio una voce consistente riguardante le alienazioni. E questo non può che destare preoccupazione visto i continui fallimenti che questa amministrazione ha registrato fino ad oggi: immobili come il teatro comunale che non si riescono a vendere – con il rischio di svendere prima o poi – hanno portato solo a nuovi mutui a carico di Comune e quindi dei cittadini. Insomma - concludono Cellai e Roselli - niente di /A.P. nuovo sotto il sole”.
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politica
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INTERVENTI. Sul piatto opere per 312 milioni per i prossimi tre anni PDL. Questione morale e primarie i temi più caldi
Strade, scuole e infrastrutture Plebiscito e polemiche nel piano degli investimenti al congresso azzurro S
Antonio Passanese
i è chiuso il mese scorso il congresso del Pdl fiorentino, il primo dell’era “post-Berlusconi”. La due giorni di conta, avvenuta sabato 3 e domenica 4 marzo a Firenze e Scandicci, riconferma Nicola Nascosti e Alberto Tirelli alla guida della direzione metropolitana, Gabriele Toccafondi e Achille Totaro a quella del partito cittadino. Si è trattato di un vero e proprio plebiscito per le candidature vicine al coordinatore nazionale Denis Verdini. Accompagnato da un grande successo di partecipazione: alle urne si sono presentate oltre 1.600 persone, quasi il 70% dei tesserati. Un dato storico per il Pdl gigliato. Se il congresso è stato unitario, i malumori e le schermaglie in verità non sono mancati, specie sulla “questione morale” e sulle primarie. Protagonista principale della polemica uno
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irenze? Una città in continua evoluzione, che cresce e che continuamente deve adattarsi alle esigenze di chi la abita, rispettando però allo stesso tempo la sua vocazione storica. Sono queste le diverse anime della città che il piano triennale degli investimenti - approvato dalla giunta comunale, che ha messo sul piatto opere per 312 milioni di euro – prova a conciliare. Si tratta di risorse sia pubbliche che private (project financing o sponsorizzazioni) e derivano da stanziamenti di bilancio, alienazioni, mutui, trasferimenti da Stato o Regioni. Gli investimenti sono finalizzati a interventi in settori cruciali come viabilità e infrastrutture, beni culturali e scuole. Per il 2012 saranno disponibili oltre 156 milioni, per il 2013 oltre 113 e oltre 42 nel 2014, per un totale di 312.943.676 euro. Molto consistente il piano della viabilità (oltre 50 milioni solo per il 2012), che comprende rifacimento di strade e nuove infrastrutture. Per quanto riguarda i rifacimenti, dopo i lavori effettuati in precedenza in zone non centrali, nei prossimi mesi partiranno numerosi cantieri nel centro storico, per esempio in via Por Santa Maria (un milione di euro), in piazza de’ Nerli (1,7 milioni) e in via della Colonna (oltre un milione). E ancora in via Panzani (oltre un milione), via Cerretani (oltre un milione) e via Tornabuoni (850mila euro). Tra gli investimenti previsti ci sono poi il completamento del collegamento viario Nenni-Torregalli (800mila
Molto consistenti i capitoli che riguardano viabilità, mobilità e sicurezza euro), i nuovi parcheggi a Serpiolle (un milione), Sorgane (un milione) e Settignano (un milione). Un milione e 200mila euro sono stati messi a disposizione degli interventi della mobilità nel Parco delle Cascine (ztl e parcheggi), mentre un milione e mezzo serviranno per la realizzazione della passerella ciclo-pedonale Argingrosso-Cascine. Inserite nel Piano anche opere fondamentali per la mobilità cittadina come il bypass delle Cascine del Riccio e quello di Ugnano e Manti-
gnano, e l’ampliamento della rete di busvie. Numerosi infine gli interventi di infomobilità e di aumento della sicurezza stradale nell’ambito del progetto David. Una buona fetta delle risorse (45 milioni di euro) è stata destinata anche all’edilizia scolastica per manutenzione, miglioramento acustico, adeguamento energetico e lavori strutturali. Il piano degli investimenti triennali, oltre alla consueta manutenzione di edifici, monumenti e chiese, concentra l’attenzione su Palazzo Vecchio, di cui è già partito il progetto di raddoppio degli spazi museali (oltre due milioni di euro totali), sulla biblioteca delle Oblate e sul teatro dell’Oriuolo, compresa la bonifica dall’amianto (oltre due milioni di euro). Più di quattro milioni sono previsti per la ristrutturazione del teatro della Pergola, oltre un milione è destinato allo Stibbert. Infine, la giunta Renzi non dimentica nei suoi progetti nemmeno lo sport: l’avvicinarsi dei Mondiali di ciclismo mette in moto numerosi investimenti, con alcuni milioni di euro solo per interventi di messa in sicurezza della viabilità dei percorsi di gara. Per quanto riguarda il verde pubblico, infine, da segnalare la realizzazione del giardino nell’area dell’ex Meccanotessile, per un costo pari a un milione e 600mila euro.
Riconfermati Nascosti, Tirelli, Toccafondi e Totaro dei big della vecchia guardia del partito, il senatore Paolo Amato. Il cui richiamo “al partito degli onesti” auspicato dal segretario Angelino Alfano è stato interpretato come un j’accuse nei confronti del coordinatore nazionale Verdini in merito alle vicende giudiziarie che lo hanno chiamato in causa: la “cricca”, la P3, le opere del G8 e, da ultimo, l’inchiesta sul senatore Pdl Riccardo Conti. La risposta di Verdini non si è fatta attendere. Dal palco del congresso il coordinatore nazionale si è scagliato contro Amato, e i due si sono lanciati in un acceso battibecco davanti agli iscritti allibiti. Una tenzone finita con il commento secco di Amato: “Nelle tue condi-
gabriele Toccafondi
zioni – si è rivolto a Verdini – dovevi dimetterti”. Solo un atto del dibattito interno che da mesi ormai sta scuotendo il Pdl. Innanzitutto gli addii. L’ultimo ad andarsene sbattendo la porta è stato Samuele Baldini, consigliere provinciale recentemente passato al gruppo misto e ora tentato dall’Udc, come già prima lui il parlamentare Alessio Bonciani, passato al partito di Casini in aperta rottura con Berlusconi e Verdini. C’è poi la rivolta degli “ottanta” capeggiata dall’eurodeputato Paolo Bartolozzi, primo firmatario di un documento presentato al congresso, critico per la scarsa dialettica interna al partito e sottoscritto da un’ottantina di eletti tra comuni e circoscrizioni. Capitolo primarie: richieste da molti esponenti del partito, alla fine sono state bocciate dai vertici. Il consigliere comunale Francesco Torselli e quello regionale Paolo Marcheschi tra i più attratti dall’idea della consultazione tra gli iscritti per la scelta dei candidati. “Basta ai candidati ‘last minute’”, è stato l’invito di Marcheschi al congresso. Ma lo ha gelato il coordinatore fiorentino. “Le primarie? Nel nostro partito non c’è la cultura adatta”, le ha rispedite al mittente /N.B. Toccafondi.
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al volante
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SICUREZZA. Ormai da mesi si parla dell’introduzione di questo reato: l’iter va avanti
Il (lungo) cammino verso “l’omicidio stradale” Giulia Righi
Sull’argomento è intervenuto anche il ministro Corrado Passera: “L’impunità
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non può essere tollerata”. Le pene saranno più severe, ma ci vorrà del tempo
ono passati ormai tanti mesi da quando si è cominciato a parlare del reato di “omicidio stradale”. È partito tutto da Firenze, e poche settimane fa l’eco dell’iniziativa si è sentita nei palazzi romani, con il ministro dei trasporti, Corrado Passera, che in commissione trasporti ha sottolineato come ci si trovi di fronte a un “problema da approfondire”. E che si tratti di un “problema da approfondire” da tempo lo sostengono oltre 58mila persone, le stesse che hanno firmato la proposta di legge per introdurre questo tipo di reato.”Quello che è importante – ha spiegato il ministro – è che l’impunità non può essere tollerata. È socialmente inaccettabile che chi uccide qualcuno guidando sotto lo stato di ebbrezza o di sostanze stupefacenti ritorni casa. Credo che sia obiettivo comune eliminare qualcosa che offende il comune sentire”. Il ministro ha comunque puntualizzato che, nell’istituzione di questa nuova fattispecie penale, occorrerà tener conto del quadro normativo vigente a livello europeo. Ma cosa dovrebbe cambiare, effettivamente, a livello legale una volta che questa battaglia avrà compiuto il suo iter? La proposta mira a inasprire le pene per chi uccide guidando sotto l’effetto di alcol e droghe. In Italia, infatti, gli omicidi come quello di Lorenzo Guarnieri, investito mentre si trovava alla guida del suo scooter da una persona risultata positiva all’alcol-test, sono giudicati e puniti come “colposi”, diversamente da quanto avviene in altri paesi, dove questo tipo di omicidio viene considerato “volontario” e punito come tale. Con l’introduzione del reato, le pene attualmente previste
passerebbero da 3-10 anni a un minimo di 8 e a un massimo di 18 anni. La proposta di legge prevede inoltre l’arresto in flagranza di reato e il cosiddetto “ergastolo della patente”: a chi guida sotto l’effetto dell’alcol e della droga sarà tolta definitivamente la patente dopo il primo omicidio. Ad ora, invece, è prevista solo la revoca temporanea del permesso di guida e nessuna misura cautelare. Certo, ci vorrà ancora del tempo. Perché - come racconta nelle righe qua sotto Stefano Guarnieri, padre di Lorenzo - l’iter è impegnativo ed è ambizioso pensare che si arrivi al dunque entro la fine dell’anno in corso. Ci sono prima le discussioni nelle commissioni, poi il passaggio alla Camera per il voto, poi la discussione in Senato. A quel punto, se la proposta verrà approvata, il governo sarà tenuto a legiferare sulle modifiche richieste. Ma le battaglie dell’associazione non finiscono qua: l’omicidio stradale è uno dei 35 punti del progetto David sulla sicurezza stradale, che si propone di salvare 58 vite umane e ridurre di 1.000 i feriti gravi a Firenze sino al 2020, attraverso una serie di interventi e campagne di comunicazione.
LA REAZIONE. Il commento di Stefano Guarnieri: “Grazie a tutti i firmatari”
“Bene, ma c’è ancora tanto da lavorare”
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ull’apertura all’introduzione del reato di omicidio stradale arrivata dal ministro Passera ha detto la sua a Il Reporter Stefano Guarnieri, padre di Lorenzo e presidente dell’associazione Lorenzo Guarnieri. Come associazione che da tempo porta avanti questa campagna e che ne è stata la promotrice, cosa vi aspettate adesso? Siamo felici delle dichiarazioni del ministro anche se siamo prudenti sugli sviluppi, quindi restiamo con i piedi per terra. Di strada da fare ce n’è ancora
tanta. Certo che senza le oltre 58mila firme la proposta di legge non sarebbe andata in discussione in commissione trasporti. Grazie a tutti i firmatari. Quale sarà l’iter della legge? L’iter è ancora lungo. Dopo le discussioni nelle commissioni (trasporti e giustizia) dovrà andare in assemblea alla Camera per il voto. Dopodiché sarà discussa in Senato e, se approvata, obbligherà il governo a legiferare sulle modifiche richieste. Noi continueremo a fare pressione insieme ad altre associazioni per far sì che questa sia una priorità di
governo e che quindi i tempi vengano accelerati da un eventuale decreto legge. L’obiettivo molto ambizioso rimane quello di trasformare la proposta in legge nel 2012. E le prossime battaglie dell’associazione? Sono quelle che portiamo avanti tutti i giorni, andando nelle scuole e spingendo il Comune nella realizzazione del progetto David. Le strade delle grandi città italiane sono pericolose, soprattutto per gli utenti deboli: pedoni, ciclisti e motociclisti. /G.R. C’è ancora tanto da lavorare.
ZOOM. I futuri architetti parteciperanno a un workshop
Le opere degli studenti contro gli incidenti L’ ingegno dei futuri architetti per la causa della sicurezza stradale. Nei prossimi mesi gli studenti della Facoltà di Architettura dell’Università di Firenze parteciperanno a un workshop progettuale nell’ambito della campagna “Occhioallastrada”, attivata all’interno del progetto “David”, per mettere la loro “creatività a disposizione di una causa importante che riguarda tutti, ovvero la lotta agli incidenti stradali”, come spiegato dall’assessore alla mobilità di Palazzo Vecchio Massimo Mattei. Ma in che modo saranno coinvolti gli architetti di domani? Gli studenti del corso di sociologia urbana, coordinato dal professor Leonardo Chiesi, saranno chiamati a progettare una serie di installazioni sulla sicurezza della guida in città. Un contributo che dovrà “invitare” i cittadini a pensare in modo nuovo alla sicurezza sulla strada e sensibilizzarli sul tema in una maniera insolita e originale. Un tema, quello della sicurezza al volante, che riguarda drammaticamente proprio il mondo dei
giovani: come ricordato dall’assessore Mattei agli stessi studenti, gli incidenti stradali sono la prima causa di morte dei ragazzi tra i 15 e 25 anni. “Come Comune, negli ultimi anni – ha spiegato - anche grazie allo stimolo e al supporto di associazioni come quelle intitolate a Lorenzo Guarnieri e a Gabriele Borgogni abbiamo fatto importanti passi avanti, ma siamo ancora lontani dal centrare l’obiettivo della riduzione degli incidenti del 50% fissato dall’Unione Europea. Un risultato che potremo raggiungere soltanto con la collaborazione dei cittadini e soprattutto dei giovani”. Alla presentazione del workshop erano presenti anche Stefania Guarnieri, presidente dell’associazione Lorenzo Guarnieri, e i tecnici dell’ufficio comunicazione del Comune e dell’Agenzia Catoni. Ora la palla passa in mano agli studenti, che dovranno trovare il modo di ricordare ai loro coetanei (e non solo) – attraverso installazioni e fantasia – quanto sia importante la sicurezza sulla strada. /E.M.
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in città
Aprile 2012
L’INCHIESTA. Il punto della situazione sulla sua salute con la direttrice Maria Letizia Sebastiani
Un “tesoro” sulle rive dell’Arno Come sta la Biblioteca Nazionale Serena Wiedenstritt
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n patrimonio di oltre sei milioni e 300mila volumi a stampa, 2.689.672 opuscoli, 25mila manoscritti, 4mila incunaboli, 29mila edizioni del XVI secolo e oltre un milione di autografi, insieme alla ricchezza di una raccolta di riviste italiane e straniere e di giornali, di spartiti musicali, di carte geografiche, di fondi fotografici, di comics, di libri d’artista del Novecento e, infine, di vari dipinti e oggetti artistici. Tutto questo è la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Per fare il punto sulla situazione su questo “tesoro” abbiamo parlato con la direttrice, Maria Letizia Sebastiani. Direttrice, partiamo dalla questione finanziamenti: la biblioteca è ancora in difficoltà? I tagli al bilancio, di sicuro notevoli, dipendono da una più generale e diffusa crisi economica. In questa situazione non si può non cercare di riprogrammare le proprie esigenze ottimizzando le risorse disponibili e gestendo percorsi comuni anche con i cittadini e gli utenti stessi. Speriamo in un forte rilancio della cultura e in una maggiore attenzione da parte della classe politica. Ad oggi, tra i tanti, il problema più difficile da risolvere rimane la diminuzione degli organici. La biblioteca conta attualmente solo 183 unità di personale, in rapporto alle oltre 400 che ne costituivano in un passato neanche lontanissimo l’organico, e il dato è in continuo calo per l’aumento progressivo dei pensionamenti. Il non inserimento di nuove leve sta facendo mancare il fondamentale processo di affiancamento, che nel lungo tempo finirà per pesare anche
l’ingresso della biblioteca
(foto
di
Giuseppe Della Maria)
Simone Berardino Laureando in Economia
Francesco Poggi Studente di Storia
Andrea Casadei Studente a Pisa
“Regole troppo restrittive”
“Fanno quello che possono”
“Un buon ambiente per lo studio”
“I problemi ci sono, ma alla biblioteca fanno quello che possono, considerata l’attuale scarsità di risorse, come in tutti gli istituti di studio. Dopo la tesi sulla storia politica di Urbino del Trecento vorrei restare all’università, ma mi andrà già bene se troverò un posto da cassiere...”
“Alla biblioteca nazionale di Firenze vengo solo per studiare. Ci si studia bene, è un ambiente positivo. Per quanto riguarda le città, a Pisa riconosco una maggiore apertura, mentre Firenze è sotto molti aspetti una città a misura di turista più che di studente”
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“Nella vita faccio tutt’altro rispetto ai mie studi. E chi come me frequenta la biblioteca come un utente qualsiasi, solo per passione, si trova penalizzato: dagli orari di apertura alle regole per la consultazione che sono troppo restrittive”
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in città
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sull’erogazione dei servizi, nonostante la presenza di un personale altamente qualificato e disponibilissimo. Quali sono i problemi ancora da risolvere e i progetti in corso? Stiamo ancora lavorando ai danni causati dall’alluvione del 1966: restano ad oggi ancora da recuperare circa 17mila volumi appartenenti ai Fondi Palatino e Magliabechiano e circa 30mila miscellanee. E questo a fronte di circa 1.200.000 unità bibliografiche danneggiate, di cui 300mila libri. Per fortuna il settore dei manoscritti e dei rari, collocato al piano superiore, non venne raggiunto dall’acqua. Gran parte dei volumi danneggiati e tutti i cataloghi sono stati recuperati ad opera del centro di restauro della biblioteca, anche se la drastica riduzione di personale da 70 restauratori agli attuali 7 provoca notevoli ritardi e rallentamenti. Lo stesso laboratorio di restauro interno si occupa di aggiornare il “Piano di emergenza per le collezioni” della biblioteca, di concerto con la protezione civile. Per quanto riguarda il capitolo delle acquisizioni, la biblioteca gode del deposito legale di quanto pubblicato in Italia: significa un accrescimento di circa due chilometri lineari all’anno delle nostre raccolte, oltre a essere impegnata in un progetto di fruizione e conservazione delle memorie digitali denominato “Magazzini digitali”. La biblioteca è anche impegnata da anni nel settore della digitalizzazione di
parte del proprio patrimonio librario e documentario con vari progetti ministeriali e non, in particolare con il Progetto ProQuest, in corso, e il Progetto Google, che partirà a breve, i quali, nella loro diversità oggettiva, avranno come fine comune la disponibilità e la visualizzazione in rete di gran parte dell’immenso e notevole patrimonio della biblioteca. Quali sono le prossime iniziative in programma? In occasione della Settimana della Cultura, il 16 aprile verrà inaugurata una mostra fotografica in collaborazione con il Nucleo di tutela del patrimonio culturale dei Carabinieri sui patrimoni ritrovati. Sempre in aprile sono previste le presentazioni del libro
Il suo patrimonio cresce di due chilometri lineari ogni anno l’esterno della struttura
curato da Anna Levi “Storia della Biblioteca dei miei ragazzi”, sulla storia della casa editrice Salani in occasione dei 150 anni della sua fondazione, a cui sarà affiancata un’esposizione dei libri della collana, e del libro di Enrica Asquer “Storia intima dei ceti medi. Una capitale e una periferia nell’Italia del miracolo”.
(foto
di
Giuseppe Della Maria)
Oltre sei milioni di volumi a stampa e una valanga di manoscritti, opuscoli e riviste. Il problema principale è la diminuzione dell’organico, più che dimezzato rispetto a non molto tempo fa. E i danni causati dall’alluvione si fanno ancora sentire
FOCUS. Turnover bloccato, i diplomati sono costretti a lavorare altrove. “Ma ci sono segnali positivi”
E intanto l’Opificio lotta per il suo futuro
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e tecniche più raffinate di restauro e l’innovazione della ricerca scientifica, un connubio che in un futuro neppure troppo lontano potrebbe cessare di dare i risultati straordinari finora ottenuti. È in sintesi la situazione drammatica che sta vivendo l’Opificio delle pietre dure, un istituto autonomo del Ministero dei Beni Culturali, tra i più importanti a livello internazionale nell’ambito del restauro delle opere d’arte. Un laboratorio all’avanguardia, un ente di ricerca scientifica e, infine, un istituto di formazione che prepara specialisti riconosciuti,
Dallo scorso 20 febbraio è in carica un nuovo soprintendente, Marco Ciatti
il cui diploma, grazie all’accreditamento ottenuto nello scorso 2009, equivale a una laurea magistrale: tutto questo è l’Opificio. I diplomati sono costretti però a lavorare altrove in quanto non ci sono possibilità di restare all’interno per colpa del turnover bloccato: il personale continua ad andare in pensione, non ci sono concorsi e viene quindi a mancare la trasmissione di conoscenze. Dai circa 140 dipendenti degli anni passati si è passati a cento: le maggiori carenze sono nell’ambito del settore del restauro degli arazzi, dell’oreficeria e del mosaico, le cosiddette “pietre dure” che danno il nome all’istituto. A riferirci questi dati è l’attuale soprintendente Marco Ciatti, in carica dallo scorso 20 febbraio, che in merito all’annoso problema si dimostra però più ottimista del passato. “Ci sono dei segnali positivi, tra questi anche la mia nomina, che rappresenta la volontà di affidare a una figura specifica l’istituto, mentre per anni se ne è occupata ad interim Cristina Acidini, una persona eccezionale
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ma chiaramente impegnata su diversi fronti”, spiega. Il dialogo con il Ministero, secondo Ciatti, non è mai mancato, e il depotenziamento è da ricollocare in un contesto generale di tagli alla pubblica amministrazione. Resta però il dramma di una spada di Damocle pendente su un vero fiore all’occhiello non solo della città di Firenze ma dell’intera Italia. Per capire l’entità dell’eventuale perdita, basti pensare alla qualità e all’importanza di alcuni lavori svolti, come il recupero della Croce dipinta di Giotto della Chiesa di Ognissanti, avvenuto nel novembre 2010, un’opera non più visibile dagli inizi del ‘900 e ora nella sua sede originaria. O ancora, uno degli interventi di restauro tra i più importanti al mondo, quello del ciclo di arazzi di manifattura medicea della Storia di Giuseppe ebreo, realizzati nella seconda metà del ‘500, con disegni preparatori di autori come Pontormo e Bronzino. Un’opera titanica, considerando che cia/S.C. scun pezzo supera i cinque metri.
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professioni
Aprile 2012
OCCUPAZIONE. La crisi ha colpito per prime, e in modo più duro, le donne
Il lavoro in rosa? Breve e precario Luca Squarcialupi
È
un momento grigio per l’occupazione in rosa. Gli avviamenti femminili al lavoro registrati dai centri per l’impiego durante tutto il 2011 hanno fatto segnare un aumento del 2,9 per cento in provincia di Firenze, arrivando a quota 98.178, 3.800 in più rispetto ai colleghi uomini. Nonostante questo, però, gli impieghi del gentil sesso sono sempre più precari, con una maggiore incidenza dei cosiddetti contratti atipici e sempre più di breve durata. Se da una parte l’anno scorso le assunzioni delle donne a tempo indeterminato sono aumentate di 1.400 unità, dall’altra sono ancora numerosi i rapporti intermittenti a tempo determinato (4.966 nel 2011 contro i 3.252 del 2010), interinali a tempo determinato (10.992) e a progetto (9.116). E non basta. I contratti a termine si confermano “corti”: oltre 38mila, durante il 2011, hanno avuto una durata inferiore a un mese, 17.197 tra uno e quattro mesi. “Le donne sono state le prime a uscire dal mercato del lavoro quando la crisi è iniziata, le prime e le più colpite. La crisi le rende più ricattabili – spiega Elisa Simoni, assessore al lavoro e alla formazione della Provincia di Firenze - i numeri, a livello locale e globale, sono impressionanti: si parla di 800mila lavoratrici che in Italia perdono il posto per la maternità. Ecco
che il lavoro delle donne diventa sempre più precario, sempre peggio pagato e poco professionalizzato”. Cameriere e commesse: sono queste le due qualifiche che nel 2011 hanno fatto registrare il numero maggiore di avviamenti al lavoro, rispettivamente 12.485 e 4.606. Seguono le addette all’assistenza personale a domicilio e quelle ai servizi di igiene e pulizia. Ma a incidere nei prossimi mesi ci saranno anche le aperture nostop di negozi e supermercati, decise dal governo Monti. “Le recenti liberalizzazioni del commercio, settore che impiega tante donne, penso che non aiutino la componente femminile – attacca Simoni - questo Paese non può permettersi né di perdere il valore delle donne (le laureate sono spesso più meritevoli dei maschi) né di continuare a non fare figli, perché tra qualche anno il nostro rapporto tra anziani e bambini non ci permetterà la sostenibilità del welfare così come lo conosciamo”. Servono quindi politiche mirate. “Le donne si caricano e sono caricate di compiti multipli per la comunità: fare figli, allevarli, occuparsi degli anziani e della cura della famiglia – prosegue l’assessore - devono essere messe in condizione di non sacrificare la loro vita lavorativa per queste pur nobilissime azioni. Come Provincia di Firenze forniamo servizi di orientamento, formazione gratuita e sostegno alla ricerca di occupazione attraverso i centri per l’impiego e i corsi di formazione”.
l’assessore provinciale
Elisa Simoni
IL PUNTO
I servizi al femminile per trovare un posto
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no sportello dedicato, corsi di orientamento e una lista per trovare lavoro come assistenti, badanti e colf. Sono alcuni dei servizi “a misura di donna” offerti dai centri per l’impegno della Provincia di Firenze. Il primo passo per cercare un’occupazione è la stesura di un curriculum, unito a una buona preparazione nel caso di colloqui o selezioni. Da qui nascono tutta una serie di iniziative, molto richieste dalle candidate e offerte dai centri, come i corsi sulle trasformazioni del mercato del lavoro al femminile, le tecniche di ricerca di un’occupazione e l’analisi delle competenze, che vengono organizzati a cadenza mensile. Un altro servizio per chi va a caccia di un impiego in ambito domestico è “ABC per la famiglia”, dove ABC sta per assistenti, badanti o colf. Domanda e offerta vengono incrociate: le donne interessate a lavorare in questo settore si possono iscrivere in un’apposita lista, mentre le famiglie alla ricerca di una figura di questo tipo si rivolgono direttamente ai centri per l’impiego. Negli ultimi anni, le iscritte sono aumentate progressivamente, attestandosi sul migliaio di unità nel 2011. Su un altro fronte, quello imprenditoriale, lo sportello “Creaimprese”, avviato la scorsa estate, piace soprattutto alla componente femminile, il 75 per cento dell’utenza che finora ha avuto accesso ai suoi servizi, tutti gratuiti: si va dai percorsi di orientamento alla formazione individuale, fino ai gruppi di accompagnamento alla creazione di un’impresa. Per quanto riguarda la formazione, l’anno scorso 266 donne del territorio provinciale hanno usufruito della “Carta Ila”, una sorta di carta di credito per sostenere spese legate alla formazione, ciascuna di circa duemila euro, assegnata a disoccupati iscritti al centro per l’impiego. Informazioni dettagliate sui vari servizi mirati si possono trovare all’indirizzo www.provincia.fi.it/lavoro.
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speciale salute
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SESSUALITÀ/1. Accanto all’Hiv ce ne sono di nuove e di “riemergenti”
Quelle malattie trasmesse in intimità
Giulia Righi
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ue, massimo tre su dieci: è il numero dei pazienti del Centro malattie trasmesse sessualmente della Asl 10 di Firenze che dichiara di utilizzare il preservativo. Il restante 70 per cento non lo utilizza o lo fa soltanto occasionalmente. A rivelarlo è un test proposto a settecento utenti della struttura, che ogni anno registra un flusso di 12-13mila pazienti, dei quali – fortunatamente - solo circa il 10 per cento è effettivamente affetto da patologie sessualmente trasmesse. A rivolgersi al centro sono soprattutto giovani dai 17 ai 30 anni: “Capita spesso che si tratti di ragazzi che hanno avuto un rapporto a rischio – spiega il reponsabile del centro, il professor Giuliano Zuccati – e arrivano da noi spaventati”. E il problema, si sa, è proprio questo: quando si parla di malattie legate alla sfera sessuale può più la paura
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a cose fatte che la prevenzione. Perché se negli anni ‘90 le campagne di comunicazione erano molte (e molto forti), come quelle sull’Aids, negli ultimi anni la percezione diffusa è che si sia abbassata un po’ la guardia. “Da quando, all’inizio del ventunesimo secolo, si è trovata la terapia per l’Hiv, si è cominiciato a intenderla come malattia cronica curabile ed è cambiata la percezione del rischio che se ne ha”. E invece si tratta di una malattia serissima per la quale ancora non esiste un vaccino, e dunque solo una saggia accortezza può servire a evitarla. Ma, accanto a questa, che resta lo spettro più temuto, ci sono altre malattie cosiddette “riemergenti”: “Aumentano i casi di sifilide, gonorrea e infezioni da Chlamydia thrachomatis, un batterio che si comporta come un virus”. Altre malattie sessualmente trasmesse in aumento sono l’herpes genita-
le e l’hpv, il papilloma virus. Ma ci sono anche malattie “nuove” legate alla sfera sessuale: “Una variante nuova di una patologia esistente è il linfogranuloma venereo – spiega ancora il professor Zuccati - nella particolare forma clinica che si presenta negli omosessuali, identificata dal 2006 in poi”. Insomma, le malattie legate alle abitudini intime sono molte, e quanto sia importante la prevenzione andrebbe ripetuto come un mantra: “La raccomandazione è quella, scontata, di cercare di avere sempre con sé dei preservativi. E di usarli – conclude il professore –. Tutte le volte che si hanno rapporti a rischio è bene poi rivolgersi a centri come il nostro, e occorre fare lo stesso se si rompe il preservativo”. Il centro si trova in piazza Indipendenza 11, al terzo piano, ed è contattabile telefonicamente all numero 055.6939654.
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SESSUALITÀ/2. Vaccino ma non solo
Il papilloma virus, cosa è e come si cura T
ra le malattie legate alla sfera sessuale di cui si parla un po’ di più (e comunque ancora troppo poco, lamentano gli esperti) ci sono quelle legate ai papilloma virus (Hpv). Già, ma di cosa si tratta esattamente? I papilloma virus umani sono virus che si trasmettono per via sessuale e si replicano nelle cellule dell’epidermide. In natura ne esistono di oltre 120 tipi, e di questi oltre quaranta interessano l’epitelio anogenitale. È tra questi che si trovano gli Hpv definiti “ad alto rischio oncogeno”, che cioè sono collegati all’insorgenza di tumori, come il tipo 16 e 18. “In questo caso il virus penetra nel Dna della cellula e può causare il carcinoma della cervice uterina: ogni anno nel mondo si registrano 500mila nuovi casi ed è il secondo tumore delle donne, dopo quello della mammella”, spiega ancora il professor Zuccati dal Centro malattie sessualmente trasmesse. In Toscana, da anni, è stata avviata una campagna vaccinale gratuita per le ragazzine, per proteggerle da questi due tipi di Hpv. “Ma questo tipo di vaccino non copre contro gli Hpv 6 e 11, che sono invece responsabili dei condilomi più diffusi al mondo”, aggiunge Zuccati. E ancora: “Si stima che circa l’80-90 per cento delle persone incontri un Hpv nella sua vita, ma che solo il dieci per cento di questa popolazione sviluppi poi una malattia, mentre il restante 90 per cento elimina il virus dall’organismo nel giro di due anni”. La vaccinazione, che prevede tre iniezioni intramuscolari sul braccio nell’arco di sei mesi, è completamente gratuita per tutte le ragazzine residenti in Toscana, in età compresa fra gli undici e i sedici anni compiuti. Ci si può vaccinare gratuitamente nei Centri vaccinali delle Asl dopo aver ricevuto per posta la relativa convocazione. La Toscana, quest’anno, sarà tra l’altro la prima regione italiana ad adottare, progressivamente nelle varie Asl, il test Hpv in sostituzione dell’attuale pap test, per le donne over 35. Il nuovo test /G.R. avrà validità quinquennale anziché triennale.
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LA CITTÀ VERDE/1. Pochi spazi a Campo di Marte, l’oscar va all’Isolotto: il punto della situazione
Il giro di Firenze in trecento giardini: promossi e bocciati Gianni Carpini
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a maglia verde spetta al quartiere 4, quella nera se l’aggiudica Campo di Marte, dove ogni residente può contare solo su 8 metri quadrati di giardino pubblico. Va invece molto meglio diladdarno, tra l’Isolotto e Legnaia. Qui, facendo due calcoli, il rapporto persone/prati è il migliore: per ciascun cittadino ci sono 23 metri quadrati di erba e alberi. Sul secondo gradino della “top-green”, prendendo in considerazione le aree gestite dal Comune, si trova il quartiere 3 (Galluzzo-Gavinana) con 21 metri quadri pro-capite. Medaglia di bronzo per il centro storico, che però è favorito dall’esistenza dentro i suoi confini del parco più esteso, le Cascine. Una presenza “ingombrante” che fa salire il verde disponibile per ogni residente quasi a quota 20 mq. La zona maggiormente popolata, quella di Novoli e Rifredi, è in quarta posizione (13 mq), ma guardando il rapporto tra giar-
dini ed estensione totale il quartiere 5 è promosso nelle prime tre posizioni. In tutto il territorio comunale lo spazio per passeggiate, jogging e giochi si estende per quasi sei chilometri quadrati, il 6 per cento della superficie complessiva. “Firenze è in una situazione intermedia – spiega il presidente di Legambiente Toscana, Fausto Ferruzza - non va male come al Sud, ma non siamo ai livelli altoatesini. È una condizione di limbo: per usare un termine calcistico, siamo a metà classifica. Ci salvano i grandi contenitori come Cascine e Albereta”. Sono oltre 310 i parchi e i giardinetti distribuiti nell’intera città. Ottantamila gli alberi curati dai tecnici del Comune, 1.500 i giochi per bambini. Il più ricco, rispetto alla sua grandezza, è il quartiere 1, ma il primato lo deve in gran parte ai 160 ettari che vanno da piazza Vittorio Veneto a ponte all’Indiano. Palazzo Vecchio mira a unire, grazie a una nuova passerella pedonale, il polmone cittadino e il parco dell’Argingrosso, sull’altra sponda dell’Arno. Per Legambiente non basta. “Firenze non deve respira-
re corto, ma guardare a tutto l’hinterland – dice ancora il presidente dell’associazione – prevedere nel piano strutturale aree verdi a dieci minuti da casa è un aspetto assolutamente condivisibile”. L’operato della giunta Renzi è promosso però con riserva. “Ciò che manca nel regolamento urbanistico – prosegue Ferruzza - è la realizzazione di corridoi ecologici tra le zone naturalistiche della piana e le grandi Cascine. Stiamo pensando a una lunga striscia di verde che connetta il parco fluviale al centro urbano, dall’Albereta giù fino a Signa, grazie a una rete di percorsi ciclopedonali, le cosiddette greenway”. Strade verdi anche per la fauna urbana: gli ambientalisti segnalano ad esempio la presenza di aironi e germani reali ai piedi di ponte all’Indiano. “È un progetto ambizioso – risponde Caterina Biti, assessore all’ambiente di Palazzo Vecchio, ultima arrivata in giunta – un aspetto su cui sarà necessario lavorare, ma è una proposta che va nella direzione già intrapresa dall’amministrazione per quanto riguarda vivibilità urbana e mobilità dolce”.
Alberi, giochi e prati: Il Reporter fa due conti. Nel quartiere dello stadio ci sono solo otto metri quadrati di natura per ogni abitante, mentre va meglio dall’altra parte dell’Arno. E Legambiente propone corridoi ecologici lungo gli argini del fiume Q1 GIARDInO DELLE ROSE
Q2 GIARDInO DEL mEZZETTA
Q3 ALBERETA E AncOnELLA
Sculture con vista sul cupolone
Il verde si rifà il look
Due in uno: doppia “A” lungo l’Arno
Apertura tutto l’anno, non solo nel periodo di fioritura. Il giardino delle rose, sotto il piazzale Michelangelo, ospita dodici opere dello scultore Jean Michel Folon ed è visitabile da gennaio a dicembre. Anche il vicino giardino dell’Iris potrebbe presto ospitare mostre d’arte. Sempre nel Q1 sbloccato il restyling di piazza d’Azeglio, da concludere entro la primavera 2013.
L’area, quasi 26mila metri quadrati, è stata al centro di problemi e varie segnalazioni da parte dei residenti. In cantiere c’è la sua risistemazione: nuovo assetto per il verde, aree giochi per bambini e uno spazio per il fitness. Attrezzature dedicate agli sportivi anche ai giardini di Campo di Marte, grazie al contributo di uno sponsor.
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Tredici ettari che corrono sulla riva sinistra dell’Arno, stretti tra due ponti (Verrazzano e Varlungo) e dove sono presenti molte realtà sportive. Con la bella stagione tornano gli eventi all’Anconella, grazie al cartellone di iniziative curate dall’associazione Cambiamusica. Sempre all’Anconella è stato costruito il nuovo deposito barche dei canottieri.
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la schiena la cervicale il ginocchio del corridore l’emicrania ecc. poi ci sono i problemi relativi all’addome malato • per non dimenticare i focolai nascosti, che nessuno li sente ma che divengono causa di tanti mali. 1213333
LA MEDICINA INTEGRATIVA NON E’ IN OPPOSIZIONE ALLA MEDICINA TRADIZIONALE MA LA ARRICCHISCE.
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LA CITTÀ VERDE/2. Il polmone “green” e i festini senza regole: arrivano i volontari anti-degrado
Un patto per salvare le Cascine. Funzionerà? Luca Squarcialupi
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omo avvisato, parco salvato. In soldoni è questa la strategia di Palazzo Vecchio per liberare le Cascine da sporcizia, rumore ed eccessi alcolici, alla base anche di qualche rissa: o i gruppi di persone che utilizzano gli spazi verdi si autoregolamentano oppure scatteranno i controlli serrati della polizia municipale. Questo l’aut aut di Palazzo Vecchio in vista di una stagione che si preannuncia, come da qualche anno a questa parte, rovente. A finire nell’occhio del ciclone è soprattutto la comunità peruviana, 5.600 anime a Firenze, diecimila in tutta la Toscana, che ha eletto a proprio punto di ritrovo il prato davanti all’ippodromo del Visarno. Qui ogni fine settimana, bella stagione permettendo, si danno appuntamento centinaia di persone, che banchettano, bevono alcolici e ascoltano musica, sparata a tutto volume. La novità di quest’anno sono i volontari anti-degrado: un gruppetto di cittadini di origine sudamericana, una decina in tutto, si è impegnato a far rispettare le regole agli altri connazionali durante i mega-ritrovi all’aria aperta. Al compromesso si è arrivati dopo mesi di incontri, ma il successo del patto salva-parco potrà essere valutato solo di settimana in settimana. La squadra capitanata dall’assessore al decoro Massimo Mattei ha scelto la via della diplomazia, coinvolgendo il consolato, prima di ricorrere al pugno duro. “Abbiamo raggiunto un accordo e ne siamo contenti, ma se le regole non
verranno rispettate – avverte – entrerà in azione la polizia municipale”. Chi vive nella zona, però, rimane scettico. In particolare gli abitanti di lungarno dei Pioppi, in linea d’aria proprio di fronte al prato incriminato. La questione dei festini alle Cascine si trascina da tempo, ma finora non è stata trovata una soluzione. Il 2011 è stato un anno da scordare per il “city park” fiorentino, alle prese con una situazione fuori controllo, grigliate non autorizzare, siepi trasformate in latrine, risse e residenti sul piede di guerra per gli schiamazzi, diurni e notturni. “Il Comune è stato fermo nelle sue richieste – spiega Manuel Veramendi, console generale del Perù a Firenze – in più occasioni, durante l’inverno, abbiamo informato tutti i rappresentanti della comunità che questa situazione non può andare avanti, altrimenti saranno prese misure drastiche. Ci sono delle norme da osservare e un comportamento decoroso da tenere. Ovviamente starà al singolo attenersi a un buona condotta. Da parte nostra – auspica – c’è la speranza che tutto vada per il meglio”. Gli happening delle Cascine non sono legati a particolari avvenimenti, si spiega dal consolato, ma sono un’occasione di ritrovo per gran parte della comunità peruviana. Durante gli incontri degli scorsi mesi era stata paventata l’ipotesi di un cambio di location, eventualità poi accantonata. “Non vogliono lasciare le Cascine, è un luogo pubblico e hanno diritto a starci, come ogni cittadino - precisa l’assessore Mattei – abbiamo raggiunto un’intesa: la comunità si è impegnata a rispettare le regole, quelle stesse regole che valgono per tutti i fiorentini, come il decoro e la pulizia”.
Q4 PARcO DI VILLA STROZZI
Q5 EX mEccAnOTESSILE
FUORI PORTA PARcO DI PRATOLInO
Un bosco in mezzo alla città
Erba nella vecchia area industriale
La casa del gigante dell’Appennino
Dagli “autoctoni” è chiamato semplicemente “il boschetto”: otto ettari e mezzo di verde sulla collina compresa tra Bellosguardo, via di Soffiano e via Pisana. Al suo interno anche una villa: dopo il trasloco del Polimoda, qui potrebbero prendere posto uffici del Comune. Sempre nel Q4 risistemazione in vista per viale dei Bambini.
Mentre continua la discussione, va avanti il progetto per aprire il giardino ai cittadini. In cantiere c’è la creazione di un’area verde, con attrezzature e giochi per bambini. Altro luogo, altro progetto: entro ottobre dovrebbero essere conclusi i lavori all’ex scuola Caterina de’ Medici, con la creazione di un giardino da 350mila euro.
Celebre è la scultura del Giambologna (il colosso dell’Appennino) che domina un laghetto artificiale. Nacque alla metà del ‘500 per volere di Francesco I dei Medici, nell’800 passò ai Demidoff, dal 1981 è in mani pubbliche. Ogni anno, nel parco, si svolgono iniziative e visite guidate, oltre a osservazioni astronomiche.
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scenari
Aprile 2012
LA CITTÀ IMMAGINATA. Viaggio tra idee e proposte che non hanno mai visto la luce
Ecco la Firenze dei progetti irrealizzati Ludovica V. Zarrilli
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arebbe senza dubbio una Firenze diversa. Più contemporanea? Forse. Quel che è certo è che se schioccando le dita ci ritrovassimo per magia nella città in cui tutti i progetti proposti negli anni fossero stati trasformati in realtà, avremmo sicuramente davanti agli occhi una Firenze inedita. Più bella o più brutta è difficile stabilirlo, ma sicuramente
FOCUS Facoltà di Architettura
Il prof e i sogni degli studenti
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ascate tra Ponte alle Grazie e Ponte Vecchio, il Campanile di Giotto nel bel mezzo di Manhattan e poi una maxi piscina in mezzo al colonnato degli Uffizi e un campo di grano in piazza della Signoria. Sono solo alcuni degli sguardi visionari che gli studenti del corso di grafica della Facoltà di Architettura hanno realizzato negli ultimi anni sotto la guida del loro professore e mentore, Marcello Scalzo. È stato lui a dar vita a quello che col tempo è diventato un tormentone, quella “Firenze Immaginaria” – oggi diventato anche un bel volume illustrato (Edizioni Edk, 127 pagg., 35 euro) – che proietta sulla città le fantasie degli studenti. “Con questo e altri progetti, come Tram vai a Firenze – spiega Scalzo – tento di accendere una lampadina nella creatività dei ragazzi, il primo passo per sviluppare poi progetti più complessi”. Il volume è dedicato ai ragazzi che hanno frequentato il corso e a Giuseppe Poggi. “L’anno scorso ricorreva il secondo centenario dalla nascita dell’architetto – continua il professore – e nessuno si è preso la briga di ricordarlo. E invece il Poggi è stato un progettista visionario e lungimirante. È stato lui a dare alla città un sistema efficace di viabilità quando di auto non ce n’era nemmeno l’ombra”. Un “gioco”, quello di immaginare una Firenze diversa, che tira fuori idee nuove e buoni propositi. “L’obiettivo è anche quello – chiosa Scalzo - di provocare una scintilla, di accendere un dibattito ogni giorno nuovo”.
guarda le foto su
stenteremmo a riconoscerla. Proviamo a immaginarla iniziando dalle proposte più recenti, come il ritorno alla pavimentazione in cotto per piazza della Signoria. Il fulcro della città sarebbe tinto di rosso, tornando al look delle origini, del periodo in cui – eravamo nel Quattrocento - Savonarola fu bruciato sul rogo. Ma la proposta, fatta da Renzi lo scorso febbraio, sembra non aver riscosso grandissimi consensi. Sorte un po’ incerta anche per la loggia progettata dal giapponese Arata Isozaki per l’uscita degli Uffizi in piazza del Grano, che ha visto schierarsi squadre di esperti pro e contro. Oggi è tutto fermo al palo, tra chi spera che si farà e chi giura che rimarrà un altro progetto irrealizzato. Spostandosi verso piazza San Lorenzo e guardando una delle chiese più belle della città torna in mente il desiderio espresso dall’attuale presidente del consiglio comunale Eugenio Giani, insieme ai rappresentanti degli albergatori, di completare la facciata della basilica a distanza di quasi cinquecento anni da quando Michelangelo Buonarroti l’aveva pensata e poi lasciata incompiuta. Anche que-
la piaTTaforMa di lungarno
piazza della
signoria
coloMbo
ripaviMenTaTa in coTTo
la loggia di isozaKi
san lorenzo
coMe l’aveva iMMaginaTa
MicHelangelo
Dalla discussa loggia di Isozaki agli Uffizi alla piattaforma galleggiante sull’Arno, fino alle scale mobili per il Piazzale e all’ufficio per il turismo simil Apple store in piazza della Repubblica: breviario delle opere rimaste sulla carta o ancora in cantiere. Forse sta proposta (per fortuna?) sembra non aver trovato sostenitori. Stessa mente ma location diversa per il progetto di collegare il rione di San Niccolò con il piazzale Michelangelo, oggi “allacciate” sì ma con le ripide rampe progettate da Giuseppe Poggi e con i viali in salita. Anche qui Giani aveva detto la sua: “Perché non collegare la parte più bassa con quella più alta tramite un sistema di scale mobili?”. L’idea venne avvalorata (per poi essere dimenticata) da vari sopralluoghi sul posto e fu fatta una bozza di preventivo di spesa. Ma non è finita qui: per dare il benvenuto ai turisti in visita nella città del giglio, al principio della sua carriera da sindaco, Matteo Renzi aveva abbozzato l’ipotesi di costruire un cubo di cristallo sulla falsa riga dell’Apple store sulla quinta strada a New York nel bel mezzo di piazza della Repubblica, salvo poi smettere di parlarne da un momento all’altro. E che dire di un Arno navigabile e della piattaforma galleggiante con annessa scacchiera in stile Marostica che era stata paventata per i dintorni di lungarno Colombo? Sembrava cosa fatta e invece è – metaforicamente - naufragata. E se all’ultimo piano del poco frequentato parcheggio di piazza Alberti, in un momento dato, si voleva organizzare un drive in, sotto la fontana all’esterno della Fortezza da Basso sarebbe in cantiere la creazione di un nuovo padiglione fieristico, con tanto di soffitto in vetro. Questo, ad oggi, sembra l’unico progetto ad aver ancora qualche chance di venire realizzato. Ma, visti i precedenti, chi può dirlo?
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L’ADDIO. Dopo il clamoroso tonfo (0-5) con la Juventus è arrivato l’annuncio del divorzio
Corvino, sette anni tra top e flop Le strade del club viola e del direttore sportivo si separano. Tanti i successi che hanno caratterizzato la sua gestione, tanti i big portati sulle sponde dell’Arno, da Frey a Jovetic. Ma anche molti errori
panTaleo corvino
Lorenzo Mossani
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utti i grandi amori, quando finiscono, lasciano dietro di loro nostalgia e passione, amore e odio. Corvino e la Fiorentina si sono detti addio dopo il clamoroso Fiorentina-Juventus 0 a 5 di marzo. Un punteggio e una partita che hanno fatto traboccare il vaso. Una sconfitta terribile, “storica”, contro la nemica di sempre che ha sancito la fine di un’era, quella di Corvino. Troppa la rabbia dei tifosi, per la società l’obbligo di prendere una decisione in tempi rapidi. E il 18 marzo, il day-after il disastro sportivo, è arrivato l’annuncio. La crisi del settimo anno è stata letale. La storia tra Corvino e la Fiorentina era infatti iniziata proprio sette anni fa. Nell’estate del 2005, dopo sette stagioni da direttore sportivo a Lecce, il “Corvo” era passato a occupare il medesimo ruolo nella Fiorentina, diventando ben presto un beniamino dei tifosi. Negli anni trascorsi alla Fiorentina
la squadra da lui costruita ha conquistato quattro qualificazioni (di cui due non disputate a seguito dei fatti di Calciopoli) consecutive alla Champions League, una semifinale di Coppa Uefa, una semifinale di Coppa Italia e un ottavo di finale di Champions. Tra gli acquisti effettuati in quegli anni spiccano quelli di Sébastien Frey, Alessandro Gamberini, Riccardo Montolivo, Luca Toni, Adrian Mutu, Alberto Gilardino, Felipe Melo, Juan Manuel Vargas, Stevan Joveti� e Valon Behrami, oltre a molti altri giovani promettenti del panorama europeo come Kuzmanovi� e Osvaldo. E la lista potrebbe continuare. Naturalmente, oltre ai successi sono arrivati anche i flop: Mazuch, Hable, Savio, Castillo, Da Costa, Cacia, Bolatti, Jefferson, Felipe, quasi tutto il mercato estivo 2011/12, ma anche qui la lista potrebbe andare avanti. Sicuramente l’annuncio dell’addio di Corvino ha diviso la tifoseria: odio e amore. Forum, siti, social network si sono equamente divisi nei giudizi sul ds. Non lo ha fatto Carlo Pallavicino, agente di Montolivo, che a Radio Blu si è espresso con durezza nei confronti del direttore
sportivo: “Dopo l’annuncio dell’addio di Corvino la gente sana di mente stapperà le bottiglie. Inizia un nuovo ciclo per la Fiorentina, potranno finalmente arrivare tutti i giocatori senza esclusioni. I Della Valle hanno sbagliato il cavallo sui cui puntare. Ci si è liberati di un problema che affliggeva da anni. La Fiorentina da stasera è terra libera”. Reazione più pacata quella di Giancarlo Antognoni: “In questi anni – ha detto a una radio nazionale - ci sono stati evidenti errori della società, anche se poi i giocatori non hanno reso secondo le aspettative. Inoltre manca una spina dorsale che derivi dal settore giovanile, basta vedere che fine ha fatto Camporese. Dopo Prandelli sono cambiate molte cose, ma diamo tempo a Rossi anche nella prossima stagione. Serve chiarezza, i Della Valle hanno fatto molto ma c’è troppo assenteismo, non devono illudere la gente. Ciò che si può imputare a Corvino nella sua esperienza fiorentina è che ha fatto tutto da solo. Il suo errore è stato quello di fare il solitario, di sobbarcarsi tutte le responsabilità, e nel calcio di oggi è impossibile”.
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sport
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IL PERSONAGGIO. Passato e presente di Behrami, ormai entrato nel cuore dei tifosi
Valon, il Franchi ha il suo gladiatore Accolto con un po’ di scetticismo, si è conquistato una maglia da titolare fisso grazie a corsa e cuore. Proprio a Firenze segnò il suo primo gol in serie A Lorenzo Mossani
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n questa travagliata stagione della Fiorentina c’è un giocatore che è entrato nei cuori dei tifosi per abdicazione, attaccamento alla maglia o, forse, perché più semplicemente è impossibile non trovare Valon Behrami non stremato al termine di una partita. L’agonismo e la corsa sono due doti che non mancano certo al centrocampista, ma gli ingredienti del cocktail che fa di Behrami un giocatore unico non sono certamente solo questi. Scaviamo nella sua storia per capire la carriera che ha forgiato la tempra del gladiatore viola. Nella Fiorentina è arrivato tra un po’ di scetticismo durante il mercato di “riparazione” di gennaio 2011, nel pieno della sua maturazione d’atleta. È cresciuto calcisticamente nelle giovanili dello Stabio e del Chiasso, per poi passare nel 2000 al Lugano. Ed è proprio con la maglia del Lugano che Behrami, entrato in prima squadra nell’estate del 2002, si è messo in luce come talentuoso esterno di centrocampo. Dopo una sola stagione nella serie B elvetica Valon attira su di sé l’attenzione di club prestigiosi come Liverpool, Inter, Udinese e Genoa. Alla fine ad avere la meglio sono proprio queste ultime due società, che ne acquistano in comproprietà il cartellino. Behrami, non ancora pronto per provare l’avventura nella massima serie, passa al Genoa, dove milita nella stagione 2003-2004. L’anno successivo l’Udinese cede la propria metà del cartellino e Behrami passa all’Hellas Verona, dove si mette in luce nel campionato di serie B 2004-2005. Nell’estate 2005 Valon conquista la Serie A, acquistato per metà dalla Lazio. Il 19 febbraio 2006 segna il suo primo gol nella massima serie proprio all’Artemio Franchi di Firenze, contro la sua futura squadra. La partita termina 2-1 per i biancazzurri. A Roma esplode calcisticamente in maniera definitiva. Nel 2007, dopo la cessione di Massimo Oddo al Milan, Behrami si adatta al ruolo di terzino destro. L’allenatore? Delio Rossi. L’anno dopo comincia la sua avventura in Premier. Domenica 1° marzo 2009, durante il match contro il Manchester City, arri-
va il primo stop della sua carriera: ginocchio e caviglia effettuano un’innaturale torsione, mentre i tacchetti restano fissi a terra. Il giocatore sviene e per cinque minuti viene soccorso in campo, prima di lasciare il terreno di gioco in barella e con la maschera d’ossigeno applicata sul volto. La prima diagnosi parla di un lungo stop e di una probabile operazione chirurgica. Dopo il buio arriva però la rinascita. Una rinascita che ha un preciso colore: il viola. Nella Fiorentina è un titolare fisso. Tutti possono andare in panchina ma non lui, il gladiatore del Franchi.
valon beHraMi
AMARCORD. A Pasqua Milan-Fiorentina. Nel 2000/01 un trionfo indimenticabile
La notte in cui Rui schiacciò il Diavolo S
i gioca nel weekend di Pasqua, quest’anno, Milan-Fiorentina. Partita che ha quasi sempre visto il Diavolo partire favorito. Forse in questa stagione in maniera particolare. Il Milan in lotta per lo scudetto ha un potenziale che, sulla carta, fa della Fiorentina quasi una vittima sacrificale. Ma per fortuna nel calcio niente è deciso a priori. All’andata terminò 0 a 0: buon debutto per Delio Rossi in panchina, ma in questo caso chi ben cominciò si è trovato solo alla prefazione dell’opera. Il tecnico ha cambiato tutti i moduli possibile e il suo cammino in maglia viola è stato sancito da alti e bassi. E contro il Milan a San Siro non può nemmeno affidarsi alla cabala. Sono passati infatti sei lunghi anni dall’ultima vittoria della Fiorentina contro il Milan, un 3 a 1 al Franchi. Sperando che il futuro prossimo possa tingersi ancora di viola, torniamo con la memoria a un altro successo gigliato sul Diavolo. Stagione 2000/01, Franchi pieno. La Fiorentina ha voglia di stupire e gioco. Senza Bati, passato alla Roma nell’estate del 2000 ma con un Rui Costa nella sua migliore stagione. Rui, con
la fascia di capitano, è osannato dalla Fiesole. In quella magica serata si celebra l’amore tra il portoghese e i tifosi della Fiorentina. In Curva Fiesole si alza lo striscione “Fatih non parole”, omaggiando l’imperatore Fatih Terim allenatore della Fiorentina. La Fiorentina è padrona del centrocampo, il Milan è da subito alle corde. 15°: punizione di Rui Costa, palla scodellata sulla testa di Nuno Gomes e gol, Milan gelato, stadio impazzito. Successivamente lo stesso portoghese direttamente da calcio di punizione impensierisce Abbiati scheggiando la traversa. Il sipario si apre sul secondo tempo con i gigliati alla ricerca del raddoppio. E questa volta la “griffe” è dei gregari. Cois, lanciato da Torricelli, stoppa in area e colpisce di collo pieno, sassata all’incrocio. Partita chiusa, lo show no. Da quel momento in poi è un susseguirsi di occasioni per i viola. Il terzo gol porta la firma di un grande centravanti, Enrico Chiesa, al 27°. Al 42° ecco la gemma di Rui Costa, che ubriaca la difesa rossonera e, con un colpo di esterno magico, fissa il punteggio sul /Lor.Mos. 4-0. Nostalgia.
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sport
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AUTO STORICHE. Nuovo appuntamento con la Mille Miglia, che ricorderà anche Lucio Dalla
La “Freccia Rossa” torna a Firenze Simone Spadaro
centro di Firenze passando da via del Gelsomino, piazzale Galileo, via Nicolò Machiavelli, via Romana, ponte Santa Trinita, piazza della Signoria, piazza Duomo, piazza della Libertà, Ponte Rosso, via Bolognese, VagliaCafaggiolo, Passo della Futa e Passo della Raticosa, entrambi passaggi storici per gli appassionati del volante, con le loro curve emozionanti. Poi l’innesto sulla Strada Regionale 65 ormai in Emilia Romagna. Prove cronometrate sia in Umbria il 19 (all’andata) che in Toscana il 20 maggio (nel tragitto di ritorno). Sandro Binelli, segretario generale del comitato organizzatore, annuncia che “la qualità delle auto che parteciperanno all’edizione 2012 è davvero straordinaria. L’appello fatto ai collezionisti perché fossero candidati modelli diversi di auto è stato accolto in pieno. Siamo riusciti a dare un’ampia varietà di modelli che hanno corso la Mille Miglia storica e – aggiunge – abbiamo registrato un aumento nelle iscrizioni di auto che hanno realmente corso la Mille Miglia”. Ogni strada ha la sua storia, i suoi aneddoti, le sue tradizioni. In oltre ottant’anni di vita, i paesaggi ai margini delle strade sono cambiati, così come è cambiato il Paese. Ma qualcosa di immutato è rimasto: la passione per la Mille Miglia.
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nzo Ferrari l’aveva definita la corsa più bella del mondo, e anche se oggi si corre solo la rievocazione storica la Mille Miglia rimane una delle gare più avvincenti per auto storiche. Quasi 1.400 domande di iscrizione da tutti i continenti per una corsa che, quest’anno, si tiene dal 17 al 20 maggio e che ricorderà anche Lucio Dalla, artista recentemente scomparso e grande appassionato di auto, tanto che scrisse anche un brano dedicato proprio alla Mille Miglia e un altro su Tazio Nuvolari che fu, ai tempi d’oro, uno dei protagonisti della “Freccia Rossa”. L’artista recentemente scomparso dovrebbe essere ricordato proprio quando la carovana passerà dalla sua Bologna. Come sempre, saranno 375 le vetture in gara, di proprietà di collezionisti provenienti da tutto il mondo. Non mancheranno nemmeno le Ferrari. Ormai da qualche anno le rosse di Maranello fanno da cornice a Mercedes, Porche, Fiat, Aston Martin e a tutto quel museo viaggiante che incanta gli occhi di grandi e piccini. Il percorso presenta diverse novità, con la sosta il primo giorno a Ferrara e il secondo, come di consueto, a Roma. Poi i passaggi a Sirmione, Casal Maggiore e Manerbio, ma anche dalla Repubblica di San Marino. Come ogni anno la “Freccia Rossa” attraverserà Firenze e tutta la sua provincia sabato 20 maggio. Il percorso rimane inalterato rispetto alla scorsa edizione. Gli equipaggi, venendo da Siena, attraverseranno Barberino Val d’Elsa, poi Tavarnelle Val di Pesa, San Casciano in Val di Pesa, Tavarnuzze-Bottai, il Galluzzo e a quel punto la carovana storica punterà sul
L’EVENTO. A maggio la World League maschile sarà di scena al Mandela Forum
Aria di grande pallavolo in città
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anca ancora un mese. Poi si aprirà il sipario sul grande volley a Firenze. La World League di pallavolo maschile scenderà in campo al Mandela Forum, per un evento attesissimo dagli appassionati in programma dal 18 al 20 maggio: gli “attori” saranno Stati Uniti, Francia, Corea e Italia. “Si tratta di una straordinaria opportunità per Firenze – ha sottolineato il vicesindaco Dario Nardella – che prosegue nella direzione intrapresa da questa amministrazione per ospitare grandi eventi. Due anni fa abbiamo avuto i Mondiali di volley, ora questo importante appuntamento, che è uno degli eventi di spicco nel calendario di Firenze città europea dello sport. Abbiamo otte-
nuto l’organizzazione di questa fase – continua - grazie alla stretta sinergia fra il Comune, la Fipav e il suo presidente regionale Elio Sità. Sono certo che questa collaborazione ci consentirà di riportare nella nostra città, già ricca di praticanti e appassionati, la pallavolo ad alti livelli”. Rimanendo nel volley, ma passando al femminile, Firenze potrebbe ritrovare una squadra in serie A. Il Bisonte San Casciano dello stesso Elio Sità sta lottando contro Scandicci per la promozione diretta in serie A2. La squadra potrebbe giocare al Mandela in caso di promozione nella prossima stagione, perché il palazzetto di San Casciano /L.M. non è omologato per la A.
BASKET. Lamma alla Brandini-Claag per la salvezza
L’arrivo di Davide (e Laura)
C
ome nelle migliori storie da rotocalco lui, Davide Lamma, è il trentacinquenne d’esperienza arrivato a salvare le sorti della Brandini-Claag Firenze Basket mentre lei, Laura Chiatti, è una delle giovani attrici più gettonate nello star system italiano, ed è tra l’altro sul grande schermo proprio in questi giorni con la pellicola “Romanzo di una strage” di Marco Tullio Giordana, dopo aver fatto sognare milioni di teenager italiani con pellicole a sfondo giovanilistico. I due fanno coppia ormai da anni, anche se qualche gossip sostiene che ogni tanto ci sia un po’ di ruggine, ma la favola del bel cestista ex Siena, Cantù, Milano, Reggio Calabria e Bologna e la splendida attrice regge. E chi lo sa che prima o poi non si possa vedere la bella Chiatti sugli spalti del Mandela Forum? Di certo c’è che il “colpo” fatto dai fiorentini non è da poco. Lamma è un leader vero e forse l’unico sulla piazza capace di guidare la squadra biancorossa verso la salvezza. Per lui l’esperienza è stimolante e farà da chioccia ai più giovani: da Amici a Monaldi fino a Giampaoli. Magari, se veramente sarà lui l’uomo della provvidenza in casa Brandini-Cla-
laura cHiaTTi
e
davide laMMa
ag, non è da scartare l’ipotesi di un proseguimento di collaborazione con la squadra allenata da Paolini. Da quando è sceso sul parquet la svolta si è vista: squadra più quadrata e con maggiore fiducia nelle proprie possibilità. Scontati i play out salvezza per i fiorentini che però, con un asso nella manica in più, potrebbero non aver problemi e riguadagnarsi il diritto di partecipare al Campionato di Divisione Nazionale A. Se poi l’avvenente presenza di Laura Chiatti in tribuna riuscisse a far smuovere qualche spettatore in più attorno alla compagine gigliata, beh, sarà tutto di /Sim.Spa. guadagnato.
sport nel quartiere
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IL PERSONAGGIO. L’universo Florence secondo Maurino, lo storico barista della società
Un (falso) burbero dietro il bancone Carlo Marrone
Da trent’anni la sua vita è qui, in mezzo ai ragazzi. E di cose ne ha viste cambiare
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molte: “Prima era tutto più semplice, il calcio aveva meno aspettative”.
er essere una grande società non importa vincere campionati. Ogni anno la Florence ospita tanti bambini nella sua scuola calcio, ormai è un vero riferimento per Ugnano, Mantignano ma anche per tutto il Q4. Dopo un anno ricco di soddisfazioni la società ha deciso, in collaborazione con gli istruttori della scuola calcio Fiorentina, di organizzare un “Florence Camp”, che partirà il 15 giugno per la durata di due settimane per tutti i bambini di età tra i 6 e gli 11 anni. Ore di calcio ma anche di attività fisica (piscina) e divertimento in perfetto stile Florence. È Maurino, storico barista della Florence con una fama (falsa) da “burbero”, a illustrarci il progetto: “Ma io vado al mare, a me mi vedono a settembre...”. È vero che lei è burbero? Che volete, a stare da 30 anni nel mondo del calcio... A parte tutto sto bene insieme ai ragazzi, con loro mi diverto e spero che anche questo sia un progetto di aggregazione. La scuola calcio è l’età più bella per fare calcio. Trent’anni insieme ai ragazzi: com’è cambiato questo mondo? Forse prima era più semplice, il calcio aveva meno aspettative, era più un divertimento: ora sembra tutto esasperato. Lo preferivo quando anche a 8 anni i ragazzi giocavano a 11. Lo trovavo ancora più popolare. Dicono che Maurino si lamenti spesso, ma poi una spuma non la neghi a nessuno... È un po’ nel mio personaggio (strizza l’occhio, ndr), ma senza respirare calcio non ci saprei stare. Sono vecchio, ma ho ancora molto da dare a questo mondo. Poi ci capisco più io degli altri, ma lasciamo perdere...
La sua “fama” lo precede, ma una spuma non l’ha mai negata a nessuno...
Maurino
dietro il bancone
Ci racconti la storia della Florence... L’A.S.D. Florence Sporting Club è nata nel 1995 dalla fusione delle società A.S. Firenze 5 e Ugnano. La società Firenze 5 già in precedenza, nel 1986, era nata dalla fusione del Viola Club “La Casella” e Argingrosso. Nelle proprie fila militano più di 250 ragazzi. Nel 1995 nacque la collaborazione con la Scuola Calcio Empoli che si avvalse di tecnici e collaboratori preparati, cercando un salto di qualità che non tardò ad arrivare. Nel 2004 la Florence SC si sposta dal vecchio impianto di Ugnano e si trasferisce nel nuovissimo impianto sportivo di Mantignano, dove inizia la collaborazione con A.C.F. Fiorentina. Qual è lo spirito della società? Ogni ragazzo che fa parte delle giovanili della Florence avrà modo di giocare sempre: questo è lo spirito della società, che la distingue su ogni fronte, sia organizzativo, sia ricreativo che sociale. Ecco perché la nascita della società è avvenuta con la fusione di altre due realtà della zona, quali Firenze 5 e Ugnano. L’intenzione era di dare una maggiore possibilità ai giovani che volevano intraprendere questo sport. C’è anche un pulmino? Per agevolare le famiglie, e di conseguenza i ragazzi, la società mette a disposizione due pulmini per gli spostamenti dalle abitazioni ai campi di allenamento e gioco. Ma lei non era burbero? Certo grullerello... vuoi una spuma? Offro io. Grazie Maurino.
COME CONTROLLARE LO SVILUPPO E LA CRESCITA DEL BAMBINO
Nel
presidio di via del Sansovino è stata introdotta una nuova specializzazione. L’auxologia è una branca della medicina che studia l’accrescimento corporeo: principale caratteristica dell’età evolutiva. I fattori che influenzano l’accrescimento sono rappresentati dai fattori genetici, dalla razza, dal sesso e dalle caratteristiche dei genitori. In Pediatria una corretta valutazione auxologica permette di: 1) seguire la crescita e lo sviluppo di un soggetto, in quanto rallentamenti o accelerazioni patologiche saranno segni di allarme di possibili malattie. 2) sospettare, diagnosticare e seguire le principali patologie auxologiche e cioè le alterazioni staturali, ponderali e della cronologia della pubertà le cui cause possano essere le più varie (ormonali, genetiche, ossee, tumorali, gastroenterologiche, metaboliche ecc.) E’ essenziale che le diverse variabili auxologiche vengano rilevate mediante specifici strumenti periodicamente tarati.
VELOCITÀ DI CRESCITA STATURALE E PONDERALE Queste due variabili sono derivate dalle due misure (statura e peso) prese in tempi successivi. Rappresentano rispettivamente l’accrescimento staturale e l’aumento ponderale avvenuti in un determinato periodo di tempo. Il loro calcolo è semplice: basta infatti dividere la differenza fra due misurazioni successive per l’intervallo di tempo intercorso fra le misurazioni stesse riferendosi come unità di misura a cm/anno e Kg/anno. LA MATURAZIONE SCHELETRICA L’età ossea permette di inquadrare più precisamente il soggetto cogliendo e/o confermando le sue dinamiche accrescitive evidenziate all’esame clinico-anamnestico. L’età ossea viene determinata mediante la radiografia che valuta il grado di maturità del distretto scheletrico indagato. Ci sono vari metodo per eseguirla. Il più usato è quello di Greulich e Pyle Se il rapporto fra età staturale (ES) ed età ossea (EO) è > 1 la prognosi staturale è favorevole perché indica che la crescita staturale progredisce più rapidamente rispetto alla maturazione ossea, se invece è accelerata significa che la maturazione ossea progredisce più velocemente della statura per cui si avrà un arresto precoce dell’accrescimento staturale.
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STADI PUBERALI Rappresentano un importante indicatore di maturazione fisica alla pubertà. Si tratta di una valutazione sia ispettiva che palpatoria che permette di paragonare lo sviluppo fisico dei genitali esterni nel maschio, del seno nella femmina e del pelo pubico in entrambi i sessi a degli stadi successivi di maturazione secondo la nota classificazione di Tanner (1970).
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1212495
IL PROGRAMMA. Hanno preso il via le esposizioni organizzate dai (e nei) musei statali fiorentini
Gli Usa e il Giappone abitano qui Dagli arazzi della Galleria degli Uffizi alle tre mostre dedicate alla terra nipponica
O FLOS COLENDE
e realizzate grazie a uno scambio interculturale. E poi l’evento sugli usi e costumi
Il grande organo e i virtuosi del suono
degli Indiani d’America, l’arte contemporanea che dialoga alla perfezione con la collezione permanente dell’Accademia e le maioliche dipinte del Bargello Caterina Gentileschi
È
cominciato con una preziosissima selezione di arazzi l’Anno ad arte targato polo museale fiorentino. Un programma di sei mostre che, da qui alla fine dell’anno, troveranno posto nei musei statali fiorentini e che spazia dalle fascinazioni d’Oriente ai pezzi più preziosi di una collezione sugli indiani d’America, da un’antologia di artisti contemporanei a una collezione di maioliche rinascimentali fino a una summa di capolavori gotici. “Anche stavolta – ha detto Cristina Acidini, soprintendente al Polo Museale fiorentino - la scelta operata dai direttori dei musei corrisponde al principio ispiratore di rinnovare l’offerta museale permanente con proposte espositive stimolanti. Una sorta di filo conduttore che lega le sei mostre del 2012 si manifesta infatti nella valorizzazione dell’alterità: dell’altro da sé, del diverso rispetto a ciò che si conosceva o si credeva di conoscere, dell’inaspettato che viene dall’altrove nello spazio o nel tempo”. Il primo taglio del nastro è spettato alla Galleria degli Uffizi con la mostra “Epifanie di tessuti preziosi” (fino al 3 giugno), nella quale sono esposti alcuni dei preziosissimi arazzi di proprietà del museo fiorentino, custoditi dal 1987 al riparo da luce e polvere in attesa che vengano allestite le sale del pian terreno. L’appuntamento numero due è fissato con l’arte del Giappone, che prende vita nel tris di mostre allestite negli spazi di Palazzo Pitti tra Museo degli Argenti, Galleria Palatina e Galleria d’arte moderna dal 3 aprile al 1° luglio. “Giappone, terra d’incanti”, così si intitola il viaggio in estremo oriente frutto di uno scambio tra la soprintendenza fiorentina e le istituzioni museali giapponesi, che vede esposti una serie di fiori all’occhiello tra cui anche un viale di pioppi dipinto da Claude Monet, in cui sono evidenti le suggestioni orientaleggianti, arrivato per l’occasione dal parigino Musee d’Orsay. La Galleria dell’Accademia prende in prestito l’espressione coniata da Luciano Fabro “Arte torna Arte” per dar vita, dall’8 maggio al 4 novembre, a un percorso nella produzione moderna e contemporanea di quegli artisti – da Alberto Burri a Martin Creed, da Francis Bacon a Rineke Dijkstra fino
a Pistoletto e Sol le Witt - che hanno attinto a piene mani dai maestri di epoche precedenti. Il 16 maggio (fino al 16 settembre) aprirà invece i battenti al museo del Bargello “Fabulae pictae”, ricca panoramica dedicata alle maioliche istoriate del Rinascimento, mentre il 19 giugno (e fino al 4 novembre) torneranno protagonisti gli Uffizi con “Bagliori dorati. Il Gotico internazionale a Firenze”, che partirà dagli interpreti massimi dell’ultima fase della stagione trecentesca fino ad
arrivare al Quattrocento e all’attesissimo ritorno della Battaglia di San Romano di Paolo Uccello, esposta dopo un lungo restauro. L’ultimo appuntamento dell’anno è con “La nuova frontiera”, alla Galleria del costume dal 3 luglio all’8 dicembre. Nell’anno delle celebrazioni vespucciane, arriva a Firenze un viaggio, tutto da scoprire, dedicato alla civiltà del popolo indigeno del Nord America. Tra opere d’arte e oggetti d’uso comune arrivati dal Gilcrease Museum di Tulsa, in Oklahoma.
A TEATRO. La storia rivista “Libera-Mente” LIVE. Torna il festival “elettronico”
Hoffmann all’Antella Il Muv alla Fortezza U
n fortissimo amore per il teatro e uno altrettanto forte per la psiche umana. È da questo connubio di passioni che nasce il gruppo teatrale I Libera-Mente, in scena dall’8 al 10 maggio al Teatro del circolo culturale dell’Antella con lo spettacolo “L’uomo della sabbia. Ovvero come Clara e Nathan riuscirono a ingannare la morte”, tratto dall’omonimo racconto di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann. Uno spettacolo che è anche il frutto di un lavoro intenso, realizzato grazie all’impegno di questa compagnia di attori dilettanti, che dal 2006 - anno della nascita del gruppo - ad oggi ha già messo in scena due spettacoli. “Questa è la terza piece che produciamo - spiega Francesco Romano, autore della riduzione, regista insieme a Luisa di Valvasone e anima del gruppo - la storia, al contrario dell’originale di Hoffmann, è ambientata in tempi moderni, ma con elementi di scena che rimandano all’inizio dell’Ottocento”. Ingresso euro 12, apericena euro 5 (prenotazione obbligatoria). Email: prenotazioni@libera-mente.it, oppure 347.6444271 /L.V.Z. o 339.5370919.
S
arà il padiglione Cavaniglia della Fortezza Da Basso di Firenze la location che ospiterà l’anteprima dell’ottava edizione del Muv Festival, prevista per sabato 7 aprile. Sul palco tre dei nomi più cliccati della nuova scena elettronica europea: Paco Osuna, Egbert e Paul Ritch, assieme ai resident Philipp, Cole e Brandon Bi. In ordine di importanza il primo nome che balza all’occhio è certamente quello dello spagnolo Paco Osuna, miglior artista iberico del 2011 secondo Dj Mag nonché primo dj spagnolo a lavorare per la celebre Cocoon Recordings. Potenza unita ad armonia e suoni deep techno fusi con un tocco di minimalismo sono invece il marchio di fabbrica del parigino Paul Ritch, dj attivo su Quartz Rec, noto alle cronache musicali per i suoi straordinari piazzamenti nelle classifiche dei brani più venduti su beatport. Ultimo, ma certamente non meno importante, l’olandese Egbert: il pupillo di Secret Cinema che, grazie al suo Vlammen Ep, è riuscito a entrare nella borsa di Sven Vath e ad apportare elementi dub e progressive nelle produzioni /B.B. per Cocoon Recordings.
S
ettemila canne distribuite in cinque corpi d’organo dislocati in settori diversi della basilica di Santa Maria del Fiore. Il suono prodotto dall’organo Vincenzo Mascioni del Duomo, installato negli anni Sessanta del Novecento, produce un suono che avvolge e sorprende, arrivando all’ascoltatore da punti inaspettati della chiesa. A raccontare a Il Reporter le particolarità di uno strumento importante quanto prezioso è l’organista e concertista Gabriele Giacomelli, direttore artistico della rassegna di musica O flos colende e a lungo ispettore onorario della soprintendenza di Arezzo per il restauro degli organi antichi. “Il grande Mascioni del Duomo fiorentino, il più grande organo a trasmissione elettrica della Toscana e sicuramente uno dei più importanti del Paese - spiega Giacomelli - è una specie di Ferrari nel suo genere: tanto più è perfetto, tanto più ha bisogno di manutenzione”. Rimasto fermo a lungo e utilizzato solo per qualche messa cantata, l’enorme strumento è stato riportato in auge proprio per suonare in occasione di O flos Colende, “quando è stato suonato dai più grandi musicisti”, tra i quali l’organista di Notre Dame. La rassegna 2012, arrivata alla dodicesima edizione e in programma con una calendario ben scandito fino al prossimo 17 settembre, prevede due appuntamenti musicali con protagonista il grande strumento di santa Maria del Fiore. Il primo è fissato venerdì 13 aprile, quando il tedesco Klemens Schnorr, organista titolare della Cattedrale di Friburgo, una vera e propria autorità nel campo, attivo come rinomato insegnante e celebrato concertista in tutto il mondo, si esibirà in brani di Reger, Bach e Louis Vierne, tra cui il celebre Carillon de Westminster, ispirato dal notissimo motivo suonato a Londra dal Big Ben. Il secondo appuntamento è invece fissato per il 25 maggio quando, per la prima volta nella storia di O flos colende, si svolgerà una vera e propria maratona organistica che vedrà alternarsi per quasi tre ore (si comincerà eccezionalmente alle 20,30) ben quattro organisti italiani di fama, ciascuno impegnato in un autentico tour de force di bravura e virtuosismo: Gianluca Libertucci, Stefano Pellini, Gian Vito Tannoia /L.V.Z. e Ferruccio Bartoletti.
cultura
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MUSICA/1. A giugno lo show al Franchi. Ecco cosa successe la prima volta che si esibì, 25 anni fa
Madonna? Faceva jogging sui lungarni Gianni Carpini
“E
bbene sì è apparsa la Madonna. O meglio la signora Ciccone in carne e ossa”, scriveva la Nazione quasi 25 anni fa, il 7 settembre 1987. Era il day after del primo, grande concerto a Firenze di un astro nascente della musica pop, anzi di una rockstar come veniva chiamata ai tempi. Lo stadio Franchi era la tappa finale del tour mondiale, il primo per una 29enne che già aveva cambiato look una manciata di volte. Il capello corto e biondo, insieme alla guepiere con i seni a punta, riportano ad atmosfere passate. Tempi in cui la città impazzì per un’americana minuta che urlava “Siete caldi?”. La lussureggiante dimora scelta dalla cantante, Villa La Massa nelle campagne di Candeli, era assediata dai fan, giorno e notte. La suite era la numero 34, dotata – per l’occasione – di uno specchio in cui la Material Girl poteva rimirarsi a figura intera. In suo onore fu organizzata una cena esclusiva, riferiscono le cronache di quegli anni, che contava una dozzina di invitati in tutto, tra cui il regista Franco Zeffirelli e la marchesa Bona Frescobaldi. Madonna espresse anche il desiderio di incontrare Cicciolina, ma l’allora onorevole Staller disertò l’incontro fiorentino a causa di “impegni improrogabili”. La città fu messa sottosopra. Il
traffico andò in tilt durante la prima uscita di shopping della popstar, che a bordo di un’Alfa 164 fiammante si diresse in una gioielleria di Ponte Vecchio. Il giro di compere finì poco dopo, accerchiata com’era da fan e dagli inseparabili gorilla. Le stesse guardie del corpo che la seguivano nelle sedute di jogging. Per due giorni la diva si presentò in tenuta sportiva, calzoncini neri, maglietta bianca e occhiale da sole, sui lungarni, percorrendo ponte da Verrazzano e poi giù per qualche chilometro fino ai viali di circonvallazione. Dietro di lei un nugolo di ammiratori a piedi e in motorino. Infine arrivò il momento del concerto, sold out: 57.117 biglietti staccati, ma “solo” 10mila persone poterono accedere al prato di fronte al palco. Il giorno del grande evento, domenica 6 settembre, tutta l’area intorno allo stadio fu chiusa la traffico, alcune strade furono addirittura interdette ai pedoni, se non muniti di regolare ticket. Lo show vide sette cambi di abito, frasi in un italiano un po’ stentato (“Balli con me”, “Ciao Italia”) e un bis sulle note de La Isla Bonita, Who’s That Girl, Holiday. Un concerto fotocopia rispetto a quello andato in scena due giorni prima a Torino e trasmesso in diretta tv Rai, ma con un ciuffo in meno. Sì, una bella ciocca di capelli. Il ballerino 13enne
che accompagnava sul palco miss Ciccone, tale Chris Finch, mentre si esercitava in camerino batté la testa contro un vaso. Risultato: sei punti di sutura e testolina mezza rapata, tra le proteste
delle guardie del corpo. “Se lei se ne accorge – mugugnarono al medico che intervenne - sono guai”. Ma si sa, negli anni ’80 il ciuffo era uno status symbol. Anche per Madonna.
MUSICA/2. I locali dove “nacquero” i Litfiba sono visitati ogni anno da moltissimi fan
La cantina del rock. A Ponte Vecchio A
ltro che Uffizi, macché David. La tappa obbligata per i fan dei Litfiba è una sola: lo scantinato in cui nacquero i primi album, da Eneide a Desaparecido, da 17 Re a Litfiba 3. Il “Ba” che chiude il nome del gruppo si riferisce a via de’ Bardi, strada a poche centinaia di metri da Ponte Vecchio. Al civico 32 si trova la via d’accesso alla cantina del rock. Qui, sotto il livello del suolo, Pelù, Renzulli & co. avevano la loro “casa”, qui provavano insieme ad altri complessi della scena new wave fiorentina, tra il 1980 e il 1988. Fu proprio Ghigo a chiedere in affitto i locali al conte Capponi Canigiani: nove metri per otto, convertiti in sala prove, con salottino, magazzino e bagno
annessi, dove risuonò il primo vagito dei Litfiba. A trent’anni di distanza la storia della musica è rimasta tracciata sulla parete esterna, tappezzata da disegni e scritte lasciate dai fan. “È un monumento al rock fiorentino, bisognerebbe metterci un targa – propone Bruno Casini, primo manager della band dall’80 all’86, che ha raccontato quegli anni in un libro (In viaggio con i Litfiba, editrice Zona, 192 pagg., 17 euro) - è un luogo ancestrale, una cantina umida, che durante l’inverno si allagava spesso”. Accanto alla porta il numero civico non c’è. Sono le frasi, le dediche e i commenti, stratificati anno dopo anno, che fungono da richiamo per gli appassionati. Ci sono le fan
che si limitano a un prosaico “Piero sei bono”, altri tracciano sul muro brani di canzoni (“Sogno proibito di qualcuno è castigare”, “Senza dormire non posso stare”), altri ancora disegnano il celebre cuore con le corna. Oltre alla band di Pelù e Ghigo il civico 32 è stato frequentato da tanti altri. Tra gli anni ’70 e ’80, nei sotterranei del palazzo riecheggiavano le note dei Cafè Caracas (gruppo punk-rock in cui esordì Raf e di cui faceva parte anche Renzulli), provavano i Moda, suonavano i Diaframma. “Erano anni belli, spensierati e di grande sperimentazione – ricorda Casini – erano frequenti le session con altri musicisti, anche di /G.C. passaggio a Firenze”.
FOTOGRAFIA. Da un progetto del libano-statunitense Mark Abouzeid un’iniziativa in Sala d’Arme
Italiani e stranieri insieme per le famiglie di Samb e Diop “L
a prova che gli Italiani e gli Stranieri possono vivere insieme”. Questa è la frase che accoglie i visitatori nella pagina Facebook di “Non sono clandestino”, un progetto ideato da Mark Abouzeid, libano-statunitense trapiantato a Firenze dove lavora come fotoreporter, e un gruppo di associazioni che rappresentano gli immigrati. Ragazzi stranieri posano per una rivisitazione fotografica di alcuni ritratti di grandi personaggi storici legati alla fiorentinità. Ed ecco quindi Andre, jamaicano-americano, diventare Lorenzo il Magnifico ritratto dal Bronzino, o Savonarola interpretato da un israelo-ungherese. “Il nuovo Nuovo mondo” sarà la mostra che a giugno, in Sala d’Arme di Palazzo Vecchio, raccoglierà i nuovi/vecchi ritratti in uno dei percorsi che commemorano i cinquecento anni dalla morte di Amerigo Vespucci. “È un’iniziativa utile e che deve far riflettere – spiega Mark – il ricavato della mostra, infatti, una
una delle foTo in MosTra
volta pagate le spese, sarà devoluto alle famiglie di chi rimase vittima del doppio agguato di piazza Dalmazia e San Lorenzo a dicembre, dove persero la vita due ragazzi e tre vennero feriti”. Anche il dietro le quinte di “Non sono clandestino”, formato da più di trenta professionisti, si muove per puro volontariato, si tratti di mano d’opera, materiali o altre risorse. “Dobbiamo ringraziare tutti quelli che ci hanno sostenuto e anche il Comune, che ha messo a disposizione molti materiali e addirittura la Sala d’Arme di Palazzo Vecchio”. Questa è la vera forza del progetto, che oltre alla mostra deve servire a unire i vecchi e i nuovi fiorentini. “Bisogna capire che extracomunitario e straniero non sono difetti, e non sono legati a parole come clandestinità o criminalità. L’extracomunitario è medico, è netturbino, paga le tasse ed è attivo nel sociale, spesso più degli italiani”. L’iniziativa è /G.S. in programma dal 5 al 7 giugno.
segnalazioni a redazione@ilreporter.it
25 APRILE. Per ricordare l’anniversario Il Reporter racconta la storia di Giancarlo Cecchi
Firenze, il partigiano e la Liberazione Ludovica V. Zarrilli
R
accontare la storia di un uomo per raccontare la vita di tutti quelli che hanno contribuito alla Liberazione del Paese, quel 25 aprile del 1945. Così Il Reporter vuol ricordare una delle date più importanti nella storia dell’Italia post unità, “anche se, bisogna tenerlo bene a mente, Firenze è stata liberata più tardi, l’11 agosto, con il suono indimenticabile della Martinella (la campana di Palazzo Vecchio, ndr) che chiamava a raccolta la popolazione”. A parlare è Giancarlo Cecchi, classe 1928, ex partigiano, ex dipendente della Giunta Regionale della Toscana, appassionato produttore di documentari di vario genere e amante delle cose “fatte con le proprie mani”. Un uomo normale con una storia speciale, che a soli 16 anni decise di combattere per riprendersi la sua Firenze, per non lasciarla in mano a “quegli invasori prepotenti”. “Ero salito sull’autobus per tornare a casa dal lavoro – spiega Giancarlo - quando fui fermato da un gruppo di uomini in divisa che mi invitarono a scendere e mi riempirono di botte. Mi spac-
giancarlo ceccHi
nella redazione de il
reporTer
Aveva appena sedici anni quando si incamminò da solo verso Monte Morello, per difendere i diritti della gente come lui e opporsi al regime che stava schiacciando l’Italia
carono un dente e mi strapparono la maglietta. Tornai a casa sanguinante”. La sua “colpa”? Aver raccolto e poi gettato a terra un manifestino di propaganda fascista. Cecchi, che più che un uomo era un ragazzo, appena 15 anni d’età, di lì a pochissimo decise di mollare tutto per ritirarsi sul Monte Morello e combattere a fianco dei partigiani. Poco più di un bambino, con le scarpe chiodate che strusciavano pesanti tra un nascondiglio e l’altro, la storia di Cecchi è la storia di una famiglia semplice nella Firenze della fine degli anni Trenta. La fame, la miseria, i lavori improvvisati, i genitori che fanno i salti mortali per riuscire a portare a casa uno stipendio per campare. Le vicende di quest’uomo sono vicende condivise, fatte di rinunce, di battaglie, di sogni e di uomini, tanti uomini, che un bel giorno decisero di alzarsi in piedi e combattere per la libertà loro e della loro terra. “Oggi vado nelle scuole – spiega Cecchi – e i ragazzi mi fanno tante domande. È una bella sensazione, perché i giovani non fanno domande premeditate, chiedono quello che gli passa per la testa, fanno scelte d’istinto”. Un po’ come quella di incamminarsi un bel giorno verso un’Italia nuova.
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CHARLIE maschio,cucciol one, taglia media
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IL CONCORSO Live Nina Zilli 10 aprile
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Nina Zilli partirà con il suo “L’amore è Femmina tour” il 10 aprile dall’Obihall di Firenze per le prime 10 imperdibili date nei club più importanti dello stivale portando davanti al pubblico tutto il suo talento di cantante appassionata, autoironica e glamour. Nina Zilli porterà dal vivo i brani del suo nuovo album “L’amore è femmina” (uscito per Universal Music il 15 febbraio). In scaletta anche “Per sempre” la canzone presentata al Festival di Sanremo 2012 e i brani del suo album d’esordio “Sempre lontano”, come “L’uomo che amava le donne” o “50mila” che l’hanno resa una delle voci più amate dal pubblico.
dall’album Manifesto abusivo, il musicista pubblica su etichetta Sony Music PSYCO, 20 anni di canzoni, un’antologia di 28 brani divisi in due cd, selezionati e “restaurati” dallo stesso Bersani, e impreziosita da due inediti “Un pallone”, con cui partecipa al Festival di Sanremo, e “Psyco”. Un percorso musicale lungo vent’anni che, dai tempi di “Chicco e Spillo” ad oggi, gli è valso il ruolo di assoluto protagonista tra coloro che sanno trasformare in arte l’osservazione della realtà circostante e dei sentimenti interiori, servendosi di un linguaggio sempre moderno e suggestivo, in bilico costante tra poesia e invettiva, tra il ricorso al paradosso e l’ironia. Loreena McKennitt 18 aprile
Obihall
Pierdavide Carone 11 aprile
Obihall
A volte è dai piccoli particolari che si giudica un cantautore. E se la “quasi citazione” degregoriana viene scomodata, la ragione c’è. Pierdavide Carone rappresenta appieno la nuova canzone d’autore, e non solo perché molte frasi dei suoi testi risultano più interessanti della media di quello che si sente in giro. Come dicevamo, sono i particolari che contano, fin dall’inizio, quando ad esempio “Di notte”, sicuramente qualcosa di più di “Una canzone pop” (titolo del suo album di debutto), vantava una costruzione poetica di una certa solidità, opera di chi ha letto e ascoltato molto nonostante la giovane età. Samuele Bersani 12 aprile
Teatro Verdi
Unica nel suo genere, Loreena McKennitt continua a tessere la sua magia celtica anche dal vivo. Il “Celtic Footprints Tour” tocca 11 paesi europei per 29 concerti. “Non vedo l’ora di portare nuovamente la mia musica al pubblico europeo” ha detto, annunciando il tour. “E’ sempre un piacere incontrare così tante persone che hanno trovato un posto per la mia musica nella loro vita”. Con lei sul palco alcuni dei musicisti già noti al pubblico per averla accompagnata anche nelle tournee passate, come il chitarrista Brian Hughes, il violinista Hugh Marsh e la violoncellista Caroline Lavelle, mentre altri saranno nuovi compagni di viaggio. Il pubblico potrà ascoltare i brani tratti da album attraverso i quali la cantante ha esplorato le radici della musica celtica, un viaggio musicale che l’ha portata dall’Asia Minore all’Irlanda. Pino Daniele 19 aprile
Teatro Verdi
A distanza di quasi tre anni
Dopo il successo dell’evento live con Eric Clapton lo scorso 24 giugno a Cava de’ Tirreni,
Pino Daniele torna nel 2012 con un nuovo album di inediti e un’intensa attività live. Anticipato il 2 marzo dal primo singolo in radio, il 20 marzo è uscito “La grande madre”, il nuovo disco di Pino Daniele, con il quale il cantautore entra nel novero degli artisti che hanno detto addio alle major discografiche.
La mostra
Paul, un giovane scrittore, che per mantenersi frequenta una donna più grande che gli permette di continuare a rincorrere il sogno del “romanzo perfetto”. I due si incontreranno e si scopriranno a vicenda mettendo in luce le rispettive debolezze, come la depressione e l’instabilità che minano il magico mondo creato ad arte da Holly per sfuggire alla sin troppo cruda realtà.
Macchiaioli: una collezione ritrovata Fino al 16 aprile
Il gioco dell’amore e del caso Dal 24 al 29 aprile
Galleria Pananti - Viale del Poggio Imperiale Continua fino al 16 aprile “Macchiaioli, una collezione ritrovata”, mostra che apre le porte della nuova sede della Casa d’aste Pananti e raccoglie 39 opere pressoché inedite provenienti da una collezione privata. Il volume della mostra presenta una prestigiosa collezione, composta da opere importanti e note dei protagonisti del movimento macchiaiolo, in buona parte proveniente da raccolte storiche. La raccolta, costituita agli inizi del XX secolo conserva pressoché intatta, nel nucleo principale e senza aver subito interventi pesanti di restauro e pulitura, permette di ripercorrere, per capisaldi, le vicende della pittura “toscana” del rinnovamento. Uno dei vertici della raccolta è costituito da 8 opere di Giovanni Fattori, 7 di Telemaco Signorini, quindi sono bene rappresentati Vincenzo Cabianca, Giuseppe Abbati, Edoardo Borrani, Raffaello Sernesi, Vito D’Ancona e Serafino De Tivoli. Due suggestivi studi di Stefano Bruzzi, e alcune superbe tavolette di Eugenio Cecconi, concludono il percorso di ambito toscano. Giuseppe De Nittis è qui documentato da una delle sue varie redazioni di nota “Veduta napoletana”.
A teatro Colazione da Tiffany Dal 10 al 15 aprile
Teatro della Pergola Un grande romanzo, un film famosissimo, ora una divertente commedia. Holly è una ragazza estroversa, molto sofisticata e con qualche scheletro nell’armadio; vive a New York frequentando l’alta società e party esclusivi, sognando di sposare un miliardario per potersi permettere i preziosi della grande gioielleria Tiffany, per la quale ha una sorta di venerazione. Nel suo palazzo abita
Teatro della Pergola L’attività produttiva della nuova Pergola si apre con il grande gioiello dell’opera di Marivaux, portato in scena per la prima volta nel 1730 dagli attori della Comédie Italienne. È un classica “commedia degli equivoci”: Orgone ha una figlia, Silvia, alla quale concede di vestire i panni della sua cameriera, Lisetta, con lo scopo di studiare segretamente i comportamenti del suo futuro sposo, il giovane Dorante. Anche Dorante, però, ha usato lo stesso stratagemma: mascherato da Arlecchino, suo servitore, studierà il comportamento di Silvia. Silvia e Dorante, nei panni dei rispettivi servi, si innamorano e la stessa cosa accade anche ai due servitori che indossano le vesti dei loro padroni. Una stanza al buio 10 e 11 aprile
Teatro Lumière
“Una stanza al buio” è una commedia gialla di Giuseppe Manfridi, uno dei più noti ed interessanti drammaturghi italiani contemporanei. L’azione si svolge in un appartamentino che uno scapolo impenitente - non per nulla malvisto da un condominio di anziani - ha trasformato in una garconnière sul cui pavimento campeggia una sinistra sagoma segnata col gesso della Polizia: questo luogo peccaminoso è contaminato da un delitto sul quale ancora si sta indagando. E qui si introducono un uomo e una donna.
“Firenze e Danza”
Tre giorni all’Obihall per i giovani ballerini
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ata nel 2000 con la collaborazione di Comune e Q2, la manifestazione Firenze e Danza spegne quest’anno la sua dodicesima candelina. Dopo la rassegna che si è svolta a marzo – il mese di aprile sarà dedicato a un maxi concorso. Il 13, 14 e 15 aprile verrà fatto spazio a una tre giorni all’insegna del movimento, durante la quale, sul palcoscenico dell’Obihall, si alterneranno giovani coreografi emergenti, solisti, duo, passi a due e gruppi dai 7 ai 25 anni, divisi per livello e categoria, che si contenderanno i vari premi messi in palio. La giuria, composta da nomi di fama internazionale, dovrà individuare i più bravi e meritevoli a cui andranno premi e borse di studio. “Il progetto a cui stiamo già lavorando - spiega l’organizzazione - è di formare un gruppo coreografico che possa diventare nel tempo una compagnia, la creazione di una accademia per poter dare la possibilità a molti ragazzi di potersi preparare ad un futuro professionale nella danza”. /B.B.
IL LIBRO L’opera di Roberta degl’Innocenti
I graffi delicati della poetessa
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ontana la città nel suo respiro/Memoria nostalgia di passi verdi/Piazze rotonde e vicoli di sogno/Il fiume è languere della sera/Memoria incontri e pagine smarrite. Sembra di trovare la via d’accesso ad angoli remoti del cuore leggendo i versi di Roberta degl’Innocenti, che nel suo “I graffi della luna”, raccolta di poesie (Edizioni del Leone, 82 pagg., 10 euro) si muove con disinvoltura tra atmosfere oniriche e ambientazioni urbane, raccontando l’universo che le si muove intorno col garbo di chi sa usare le parole. La scrittrice ha già all’attivo quattro libri di narrativa e quattro di poesia, produzione che negli anni le ha fatto guadagnare un posto di rilievo nel panorama culturale fiorentino. Vincitrice di numerosi premi, arriva con “I graffi della luna” a solcare quei percorsi dell’anima che non tutti riescono a /B.B. rendere con così tanta pregnanza.
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disabili, “non volevo mettere in disCussione le loro diffiColtà” Egregio Direttore, innanzitutto La ringrazio per aver pubblicato la mia lettera ne “Il Reporter” di Febbraio 2012, e Le confermo che non era assolutamente mia intenzione mettere in discussione le difficoltà che incontrano, ogni giorno e nelle più diverse situazioni, i disabili. Come peraltro anche da Lei evidenziato, mi volevo riferire ai cosiddetti “furbetti” ed alla mancanza di controlli volti ad eliminare tali incivili comportamenti e mi spiace quindi che il Sig. Bandini abbia rilevato solo l’aspetto dello shopping in taxi e non le altre proposte a favore (più parcheggi riservati presso ospedali, Asl, ecc.). Cordiali saluti Franco Palagiustizia, merCafir e meCCanotessile: “le mie osservazioni” Queste mie osservazioni si articolano su tre punti: 1- Sono scandalizzata dalle lamentele di giudici ed avvocati per la carenza di parcheggi gratis intorno al nuovo Palazzo di Giustizia mentre il parcheggio sotterraneo è vuoto (pag.8 del vostro numero di marzo); sorvoliamo sul fatto che queste categorie di professionisti potrebbero tranquillamente permettersi il taxi o il parcheggio, ma se proprio non vogliono, perché non si alzano un po’ prima per prendere uno o anche due autobus, come fanno migliaia di lavoratori e pendolari? 2- Stadio e cittadella viola vicino al Mercafir sacrificando un po’ di spazio all’ortofrutta?? Piuttosto espanderei lo spazio per lo smercio di ortofrutta, mandando tutti i calciatori e satelliti a coltivare i campi! 3- E rieccoci col Meccanotessile. E’ vero che dopo trenta o quarant’anni
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Aprile 2012
di sterile balletto del si fa e del non si fa non ci si può aspettare il miracolo di una soluzione rapida, per le decisioni sagge ci vuole il suo tempo..... ma un’occhiatina al perimetro, nemmeno? Latrina per i cani dei maleducati, discarica per maleducati, lavagna per le zozzerie dei “writers”, più buche che marciapiedi eccetera, eccetera. E poi i residenti che hanno espresso “perplessità” sull’abbattimento del muro di cinta! E’ troppo bello, quel muro, per poterne fare a meno? Serve forse a nascondere le malefatte di chi riesce a penetrare l’area? Infine: i tagli alla spesa pubblica non consentono alla Guardia di Finanza di acquistare un paio di posacenere da posizionare sul marciapiede per i suoi agenti che fumano fuori della loro sede? Speranzosi saluti. L.P. la “CaCCia al tesoro” a Careggi Salve, ieri sera sono andato a Careggi a trovare mio fratello, appena operato al setto nasale. Parcheggio il motorino negli appositi spazi proprio di fronte al nuovo ingresso e mi dirigo verso il bellissimo cartello colorato con tutti i disegnini, i reparti tanti bei nomi e tanti bei cartellini, cerco il reparto che mi aveva detto in cui si trovava e... niente da fare, non esiste!!! Siccome si potrebbe passare da cretini, vi chiedo di fare un salto a Careggi per rendervi conto voi stessi del caos che regna. Nessuno trova niente, non corrisponde il 50... 60... 80% delle indicazioni, tutti vagano e domando a chi incontrano o si fanno guidare al telefono, come ho fatto io. Vi aiuterò... la palazzina era la B8, andate e controllate come si chiama nella realtà, non solo, una volta arrivati, trovatemi, da soli, 1° piano, la stanza 114... buona caccia al tesoro :-) E quando uscite... attenti a non spezzare il setto nasale, a chi magari scende tranquillamente le scale!!! da non credere!!!! Lettera firmata “uno stadio nuovo Per far tornare tutti i tifosi” Salve, sono un cittadino dell’Isolotto e tifoso della Fiorentina. Lasciamo perdere come va quest’anno, ma per i prossimi anni (però non si deve andare in Serie B!!!!!!!!!!!) questo benedetto nuovo stadio va fatto. Vado allo stadio da trenta anni (l’abbonamento però quest’anno non l’ho fatto), ormai ho l’età mia e non ne posso più di prendere la pioggia. Già che si deve vedere giocare Cerci... scherzi a parte, alla televisione si vedono all’estero questi stadi bellissimi, ultra-comodi, tutti al coperto, che ti viene voglia di andarci. Perché noi dobbiamo continuare a avere il vecchio stadio? Io ci sono anche affezionato, ma quest’anno non ho fatto
l’abbonamento perché l’anno scorso ho saltato mezze partite perché faceva freddo, pioveva, tirava vento, ecc ecc. Allo stadio non ci vanno solo i giovani tifosi, quelli della curva, ma anche i vecchietti come me, i bambini e le famiglie. A Firenze ci vorrebbe un nuovo stadio, così sono convinto che un po’ di gente allo stadio ci tornerebbe. Ora non ci si va più da un po’, ma quando si giocava in Coppa dei Campioni (o come si chiama ora, non mi riesce nemmeno di scriverlo) non ci si faceva tanto bella figura con lo stadio. Il mio sogno è uno stadio nuovo, al coperto e comodo e con il parcheggio. Fatelo dove volete, ma fatelo!!!!!!! Grazie, Arturo l’aPPello Per un gatto smarrito
Salve, il giorno 23/12/2011 in zona Rifredi, via dei ragazzi del 99, ho smarrito un gatto. Nonostante i vari tentativi (volantinaggio, segnalazioni a negozi, ambulatori, veterinari, ecc.) nessuno mi ha dato notizie in merito. Siccome il micio è molto buono probabilmente qualcuno l’ha portato a casa anche per toglierlo dal pericolo della strada, però così facendo il gatto non può ritornare. Chiedo se potete aiutarmi magari con un piccolo annuncio sul giornale. Ringrazio per l’attenzione augurandovi un buon lavoro. Lettera firmata via del romito e la (non) Pulizia delle strade Buongiorno, mi chiamo Letizia e abito in via del Romito dove la pulizia delle strade è stata ripristinata al quarto giovedì del mese. Sono ormai mesi che è in atto (per modo di dire) la pulizia, pulizia che però non viene effettuata in quanto nessuno sposta le macchine e quindi è impossibile effettuarla. Ho chiamato più volte il Quadrifoglio e la Polizia Municipale e tutti e due si rimpallano le competenze. Il Quadrifoglio non chiama i Vigili e i Vigili non vengono perché non chiamati!!!! Per
cui, senza nessun controllo, le strade sono mesi che non vengono pulite a fondo... vi farei vedere in che condizioni sono: le fogne sono così otturate da cicche di sigarette e pallottole di sporcizia che, se un giorno dovesse arrivare un forte acquazzone (come vengono spesso d’estate a Firenze), si allagherebbe tutto in quanto è tutto tappato! (vedasi l’estate scorsa). Io credo di essere l’unica a spostare macchina e motorino e anche questo non mi sembra giusto che io debba perdere un sacco di tempo a cercare parcheggio (che in quella zona è praticamente impossibile!) per poi vedere che sono l’unica e che le strade rimangono in quelle condizioni. Quando un tempo mettevano le ganasce le cose funzionavano diversamente perché (è brutto a dirlo!) ma senza i dovuti controlli e le multe la gente fa come vuole. Non so se conoscete la zona di Rifredi/Statuto ma è un po’ lasciata andare a se stessa: la nuova pulizia strade è del tutto inefficiente, le scritte sui muri e sulle saracinesche sono sempre di più, i parcheggi selvaggi sui marciapiedi sempre più frequenti, extracomunitari pieni di roba di contrabbando davanti ogni bar, ogni negozio, ogni farmacia aumentano a dismisura e gli zingari sono fissi a elemosinare ai semafori! Io vivo da queste parti da 30 anni e così in basso non l’avevo mai vista! Mi dispiace enormemente e spero si possa fare qualcosa.. mi si stringe il cuore a vedere la noncuranza sia delle persone che ci vivono sia delle persone che dovrebbero far rispettare le regole del buon cittadino e che invece non si vedono mai! In attesa di un vostro gentile riscontro, porgo cordiali saluti, Lettera firmata “viale tosCana? un gabinetto PubbliCo” Sono una residente di Viale Toscana e intendo segnalare lo stato di degrado, di abbandono e di sporcizia in cui versa il viale stesso. Trovo scandaloso che le autorità preposte non intervengano per un ripristino decente del viale. Il manto stradale e dei marciapiedi sono una sequenza di buche e dislivelli da rendere pericoloso il percorso pedonale anche ad una persona sana, figuriamoci per gli anziani e i bambini della zona. Ad aggravare poi la situazione è che il Viale Toscana è diventato il gabinetto pubblico di tutti i cani del circondario i cui padroni non si preoccupano minimamente di raccogliere i loro escrementi, che sono così fitti da obbligare noi abitanti a zigzagare con prudenza evitando spiacevoli e insalubri pestamenti. Ma, sbaglio o c’è una ordinanza comunale che obbliga a raccogliere e gettare nei cassonetti gli escrementi dei cani, pena una multa salata? L.R.
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invia la tua segnalazione alla nostra redazione redazione@ilreporter.it le Condizioni di strade e marCiaPiedi di “Periferia” Cara redazione del Il Reporter, Vi scrivo in merito all’articolo sulle condizioni delle strade e dei marciapiedi. E’ tutto vero ciò che scrivete ma vorrei far presente che Firenze non è solo il centro storico e Oltrarno. Esiste anche la periferia, che se non è messa peggio, meglio no di sicuro. A testimonianza di questo ciò che è successo a mia madre, che alla fine di novembre, a causa di un marciapiede dissestato nella zona “periferica” di Rifredi, è caduta riportando una frattura ad un polso con relativa ingessatura per un mese. Il quartiere di Rifredi, è densamente popolato da persone anziane le quali hanno già di per sé difficoltà motorie, poi naturalmente ci sono i disabili in carrozzina e le mamme con i passeggini. Insomma vorrei davvero che il sindaco Renzi non pensasse a fare bello il centro solamente perché è visitato dai turisti che portano guadagni ai commercianti, non possono esserci fiorentini di serie B. Grazie per la Vostra cortesia. Cordiali saluti Lettera firmata
Gentile lettore, ciascun fiorentino sa fin troppo bene che (purtroppo) il problema delle buche non riguarda soltanto le strade del centro. E quello di cui si parla è un problema che non deve essere andato a “cercare” nemmeno troppo, ma che “si fa vivo” da solo mentre si cammina per la città o si è alla guida di auto, motorino o bicicletta. L’articolo cui lei si riferisce era stato scritto prendendo specificatamente in considerazione il centro fiorentino ed è per questo che l’analisi si limitava a quella zona, ma ciò non vuol dire che simili problemi non riguardino anche altre aree di Firenze. Anzi. La zona di Rifredi – come da lei segnalato – ma anche altre sparse qua e là per la città. Buche, avvallamenti, ostacoli, sconnessioni e chi più ne ha più ne metta non caratterizzano solo il cuore di Firenze (che pure, anche in questo caso, ha le sue particolarità, per via della sua pavimentazione, diversa rispetto a quella di altre zone della città), ed è giusto che su tutto il territorio comunale si intervenga per risolvere i problemi che riguardano le carreggiate, sia per i disagi che creano a chi le percorre sia per il pericolo di cadute o altro che possono rappresentare, ricordando sempre che quelle che per molti possono essere semplici “scocciature” per un disabile o per una mamma con il passeggino rischiano di trasformarsi in veri e propri insormontabili ostacoli. Insomma, la stessa attenzione del centro merita ovviamente anche la “periferia” (che poi spesso periferia non è), ed è per questo che vi chiediamo di segnalare quello che non va (in strade e marciapiedi, ma non solo) nelle vostre zone. Chi meglio di chi vive la città e i suoi vari rioni può essere “sentinella” in grado di accorgersi di quelle che sono le situazioni da cambiare? E allora aspettiamo che ci segnaliate le strade in cui secondo voi sarebbero necessari interventi. Noi a nostra volta amplificheremo la vostra voce, per cercare di vincere tutti insieme l’ardua battaglia contro le buche. Matteo Francini m.francini@ilreporter.it
“la mia ProPosta: una Pista Per biCi e Pedoni lungo il terzolle” Buongiorno, io abito in Piazza Dalmazia, zona densamente urbanizzata e trafficata e ogni giorno per portare mia figlia alla scuola Matteotti e per poi andare al lavoro, passo accanto al Terzolle e dal caos di Via Reginaldo Giuliani, girando l’angolo, per pochi minuti, mi si apre il cuore, perché finalmente lo sguardo si allarga fino alle colline di Careggi,
c’è un po’ di verde, ci sono le anatre giù in basso, perfino l’aria è più pulita, ma l’incanto è di breve durata..... pochi passi e ci si ributta nel traffico di via Santo Stefano in Pane e poi di Viale Morgagni. Eppure basterebbe così poco...... si potrebbe camminare tranquillamente là in basso, accanto al fiume, basterebbe ripulire e tenere puliti gli argini e si potrebbe andare fino alle Cascine a piedi e fino a Cercina.... Una vera pista pedonale e ciclabile, lontano dal traffico, piacevole da percorrere, sicura per grandi e piccini, come
esistono in tante altre città... come è stata fatta lungo l’Arno per andare dal Parco delle Cascine ai Renai.... La prospettiva giusta non è quella di fare più spazio alle macchine: bisogna fare in modo che non sia più indispensabile l’uso della macchina, bisogna pensare ad una mobilità alternativa alle auto, in una città piccola e in pianura come Firenze, e con tutto il traffico, la scarsa ciclabilità è un reato. Siamo troppi per girare tutti in automobile e non possiamo cementificare ogni cosa e trasformare tutto in strada. Una domenica, sono andata insieme a mia figlia, da Piazza Dalmazia a Villa Petraia, in bicicletta: io stavo sulla strada ma è impensabile farci stare anche dei bambini!!! Quindi, mia figlia, pedalava stando sul marciapiede, ci siamo create, con tutte le difficoltà del caso, la “nostra” pista ciclabile ma non è giusto penar così per andare in bicicletta!! Grazie per l’attenzione Cordiali saluti Sandra Turco il Cambiamento di san lorenzo visto da una residente “storiCa” Cara redazione, in questi giorni è stato completato lo spostamento dei banchi degli ortolani all’interno del mercato di S. Lorenzo, e è stato rimosso il tendone esterno, pare che finalmente si passerà ad una riqualificazione di tutta la piazza. Sono un’abitante del quartiere da 60 anni, in pratica ci sono nata e fino ad ora ho assistito al lento degrado e abbandono di questo mercato che, fino ad ora, aveva funzionato, anche per calmierare i prezzi, era un mercato dove si andava per risparmiare e per trovare quei prodotti tipici della nostra regione, adesso però tutto è cambiato, sono diminuite le pescherie, i banchi degli ortolani, le macellerie, e sono aumentati i banchi che vendono prodotti diciamo “etnici”, ho sentito che il nostro sindaco Renzi vuole che i banchi esterni, quelli che per intenderci sono attualmente in piazza S. Lorenzo, vendano prodotti dell’artigianato fiorentino, e mi sembra giusto, così come i banchi all’interno dovrebbero, per la maggior parte, vendere prodotti toscani, ma questo non avviene perché ogni volta che un’attività chiude viene, invariabilmente, sostituita da persone che vendono altri prodotti che con la tradizione toscana hanno ben poco da condividere: Vorrei sapere dal nostro Sindaco, come funzionano le concessioni delle licenze per queste attività? Quando un commerciante si ritira deve riportare la concessione in comune, come avveniva una volta; e poi il comune faceva dei concorsi per la riassegnazione delle concessioni? Oppure può tranquillamente venderle o affittarle a terzi come avviene attualmente? E, non mi si venga a dire
che i fiorentini non vogliono fare questi lavori perché con l’attuale crisi sarebbero tante le persone interessate, se non dovessero pagare cifre stratosferiche per acquistare dai vecchi conduttori queste concessioni, o pagare agli stessi affitti al nero. Vorrei tanto una risposta. Patrizia Grassi mosChea, “PerChÈ non farla in Centro?” Caro Reporter, ho letto con interesse l’articolo pubblicato a marzo sulla discussione per la nascita di una moschea a Gavinana. Io abito nel quartiere da quasi vent’anni, è un quartiere molto verde e tranquillo, e devo dire che sono favorevole alla costruzione della moschea. Non penso che il quartiere cambierebbe, però secondo me ha ragione il presidente del quartiere quando dice che non ci sono gli spazi adatti. Dipende da come questa moschea dovrebbe essere, ma se dovesse essere fatta come si legge, capace di accogliere centinaia e centinaia di persone, penso che dovrebbe essere una costruzione abbastanza grande, per la quale ci vuole un grande spazio. E poi qui nel quartiere di stranieri non ce ne sono molti, soprattutto in confronto con altre zone e soprattutto con il centro. Ripeto che per me non c’è problema se la moschea fosse fatta a Gavinana, ma penso che si dovrebbe farla in centro, dove si trova il maggior numero di stranieri. Sarebbe bello, da fiorentino, poter dire che la mia città ha una moschea in centro, insieme ai tanti altri monumenti, penso che sarebbe un bel segnale di accoglienza. Anche in centro è vero non ci sono grandi spazi, ma penso che un posto potrebbe essere trovato e che quello sarebbe il posto migliore per la moschea. Da fiorentino sarei anche curioso di andare a visitarla mentre passeggio per il centro, e anche ai turisti piacerebbe. Che ne pensate? Grazie per l’attenzione e complimenti per il vostro giornale, cordiali saluti, Michele F. artiColo sui Cinema, due PreCisazioni In relazione all’articolo “Cinema: assalto alle tessere sconto. Il dietrofront dei piccoli” due precisazioni: - I dati relativi ai biglietti, da me correttamente comunicati alla giornalista, si riferiscono a tutta Italia e non solo a Firenze. - Ho lasciato da tempo la presidenza dell’Anec e quindi il mio ruolo attuale è solamente quello di esercente del cinema Adriano. Grazie per l’attenzione. Maurizio Paoli
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BAGNO A RIPOLI , porzione di colonica con giardino e terreno disposta su due livelli, con ingresso indipendente. Composta da cucina, sala pranzo, salone con camino, 4 camere. Ristrutturata con rifiniture di pregio. ☎335 7678437 - 331 8532086
BAGNO A RIPOLI nelle vicinanze, zona collinare nel verde, caratteristica porzione di colonica in pietra, tutta ristrutturata composta da cucina, sala/soggiorno, camera matrimoniale, 1 singola, stanza guardaroba, lavanderia, bagno, giardino di 600 mq con ulivi.classe energetica g >175 kwm in attesa attestato di certificazione € 345.000,00 ☎335 7678437 - 331 8532086
GIRONE in posizione collinare, fienile in fase di ristrutturazione circondato da 2000 metri di terreno .possibilità di personalizzazione.classe energetica g >175 kwm in attesa attestato di certificazione € 850.000,00 trattabili ☎335 7678437 - 331 8532086
STRADA IN CHIANTI nel verde, ma vicino ad ogni servizio, porzione terratetto di antica colonica con ingresso indipendente e giardino di proprietà.composta da ampia sala con camino, cucina, 2 camere e 2 bagni.completano 2 posti auto .ristrutturazione con materiali di pregio, cotto artigianale, soffitti con travi a vista e volte a mattoni.isolamento termico ed acustico.classe energetica g in atesa attestato certificazzione € 440.000,00 ☎335 7678437 - 331 8532086
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