Il Reporter - Quartiere 1 - marzo 2013

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Il Giornale del tuo Quartiere

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PRIMO PIANO

SoCietÀ

Viva l’Italia... a modo nostro Andrea Muzzi*

G

CONTADINI DI CITTÀ

CIBO E TRADIZIONE Viaggio tra i lampredottai del centro, per sapere come vanno le cose

Tutti uniti per il futuro San Niccolò ci prova PAGG.4-5

PAG.6

SPort

La crisi “rilancia” l’usato

la storia

di Ilaria Esposito

S UNA PORTA PER DUE La stagione “particolare” di Viviano e Neto. In attesa della riapertura del calciomercato PAG.22

LE “GITE” URBANE Un motivo in più per mettersi in moto e camminare: c’è da ammirare Firenze PAG.25

e si vuol avere un’idea dell’aria che tira a Firenze (ma più in generale in tutta Italia), forse non è una cattiva idea farsi due passi tra gli scaffali dei negozi di oggetti usati. Qua – assicurano gli addetti ai lavori – le cose stanno cambiando: “Ultimamente ci hanno portato anche dentiere complete di denti d’oro. E questo la dice lunga su quanto grave sia la situazione”, racconta uno di loro. Ci sono poi i commercianti costretti a tirare giù il

bandone per sempre, che “quasi ogni giorno passano da noi per smaltire quello che non hanno venduto”. L’altro lato della medaglia è la possibilità, per chi è a caccia di affari, di trovare vere e proprie occasioni a poco prezzo. Non solo nei negozi, ma anche nei mercatini: in città la scelta non manca. Ci sono infine le aste: un mondo spesso sconosciuto e associato all’idea del lusso, ma non è così. Almeno non PAGG.10-11 sempre.

Lei e lei dissero “sì” PAG.16

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La “resistenza” degli oratori PAG.12

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C’è chi coltiva la verdura sul balcone di casa e chi invece “scende in campo” negli orti sociali PAGG.20-21

li italiani un popolo di poeti e navigatori? Niente di più falso. Qualcuno di voi mi dirà che però abbiamo avuto anche Dante e Colombo. Colombo è solo uno che ha sbagliato strada. Voleva andare in India ed è finito in America. Allora anche mia moglie è una grande viaggiatrice: voleva portarmi al mare, invece con la macchina si è schiantata sulla porta del garage! Una delle parole che gli stranieri associano di più a Italia è mafia. La mafia ormai la trovi dappertutto. Anche al polo nord. La differenza è che da noi, se qualcuno non paga il pizzo, gli danno fuoco alla casa, là devono scioglierla con il phon! La verità è che siamo un popolo unico. In nessuna altra parte del mondo trovi un rapporto tanto intenso madre/figlio. In America a 16 anni i figli li mandano via di casa. Da noi a 73 anni se i figli ritardano un’ora i genitori chiamano la polizia! Abbiamo un amore per la patria originale. Diventiamo patriottici una volta ogni quattro anni, per i mondiali di calcio. In quel periodo sembra di essere tornati nel Risorgimento! Come l’Italia vince una partita si corre in strada a suonare i clacson! Se perde non solo non siamo più patriottici, ma si cambia anche patria. “L’Italia ha perso!”, “che me ne frega, io tifo Spagna!”. Anche il nostro inno è unico. Negli altri inni si parla in modo chiaro di unità e libertà, il nostro invece dice soltanto “siam pronti alla morte”. Ma non dice mica la causa! Può essere anche morte naturale! L’Italia chiamò... chi? Non fa mica i nomi. Ha chiamato te? No, me no.


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Marzo 2013

Centro Storico • Porta Romana • San Jacopino

ALL’ARIA APERTA. Con la bella stagione si riaccendono i riflettori sulle aree naturali

I giardini che reclamano attenzione Non solo Cascine, sono tanti gli angoli verdi presenti nel quartiere. Ma i loro fruitori chiedono alcuni interventi per migliorare la situazione. A partire da piazza Tasso Carolina Natoli

“I

giardini di marzo si vestono di nuovi colori”, cantava Battisti nel 1972. Nel 2013, con la primavera alle porte, anche i polmoni verdi del centro storico tornano a nuova vita. Oltre alle “famose” Cascine, sono molti gli angoli in cui trascorrere un sano pomeriggio all’aria aperta. Qualche esempio? Bobolino, subito fuori Porta Romana, piazza Tasso, il giardino delle ex Scuderie di Porta Romana, dove si trova l’istituto d’arte, che hanno subito numerosi interventi di manutenzione e riqualificazione nell’ultimo periodo. Ma sono stati sufficienti? Davide, fruttivendolo di via Romana e padre di due bambine, è sempre stato in prima linea per la tutela del patrimonio verde del centro storico: “Siamo ben felici dell’operato dell’amministrazione nel rimettere i tanto attesi giochi per bambini nel giardino delle ex Scuderie – spiega – ma ci vorrebbero più controlli: sono già malconci e imbrattati di vernice. Uno spazio che andrebbe riqualificato è poi piazza Tasso”. Proprio qua, in piazza Tasso, incontriamo Paola, nonna di un bimbo di tre anni, frequentatrice assidua del giardino: “Porto spesso qui mio nipote, ma qualche problema c’è: bisogna stare sempre all’erta perché i bambini non si facciano male col cemento, e fare attenzione ad alcuni ‘frequentatori’. Mia figlia è cresciuta in questo rione, io ho abitato qui 35 anni – continua – ma non è più come un volta. Questi giardini non sono a misura di bambino, i piccoli non sono liberi di correre e giocare tranquillamente. E, dovendo badare a loro, non si socializza più come prima tra mamme o nonne”. Poco lontano dall’area ludica un gruppo di pensionati del centro anziani si lamenta della sicurezza della piazza: “Ci vorrebbe il poliziotto di quartiere, altroché!”. Con l’assessore comunale all’ambiente Caterina Biti abbiamo provato a capire quale sarà il futuro di queste aree: “Premettendo che i giardini di Firenze sono tanti e che i fondi sono sempre meno, stiamo cercando di redistribuire i finanziamenti dove ce n’è più bisogno. Siamo comunque disposti ad accogliere i suggerimenti dei cittadini nel periodo in cui i giardini sono più frequentati per promuovere qualsiasi tipo di attività, da

l’area verde di piazza

Tasso

quelle culturali a quelle sportive, come accade durante il periodo estivo con l’Estate Fiorentina”, spiega. Molti fruitori si lamentano del fatto che i giochi vengono continuamente danneggiati e chiedono che le aree ludiche vengano chiuse nelle ore notturne, come avviene nel giardino di Santa Rosa, di recente ristrutturazione. Cosa si può fare a riguardo? “Il giardino di Santa Rosa è stata una delle operazioni di riqualificazione tra le più volute dal sindaco Matteo Renzi, perché Firenze deve essere una città a misura d’uomo

il reporter è un periodico di 5 edizioni che mensilmente viene distribuito in 165.823 copie da Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 Aut. GIPA/ C1/FI/46/2012

che sono all’attenzione dell’amministrazione – risponde l’assessore Biti – e quella sarà la destinazione di parte dei futuri fondi che avremo a disposizione per le riqualificazioni. Sappiamo che l’area, con piazza Santo Spirito, è soggetta a essere frequentata dai senza dimora, specialmente nel periodo primaverile ed estivo, e con l’assessorato alle politiche sociali stiamo provando a reintrodurre in società queste persone in difficoltà, cercando di riabilitarle e restituendo loro dignità”.

IL CASO Nuova segnalazione dopo il trasloco degli ambulanti da via de’ Gondi e borgo de’ Greci

Bancarelle addio, “ma ora servono più rastrelliere”

S

ono state tolte alla fine dello scorso settembre risolvendo parte dei problemi della zona, ma qualcosa da segnalare rimane. Stiamo parlando delle quattro bancarelle tra via de’ Gondi e borgo de’ Greci, che sono state trasferite in via Magliabechi non tanto per motivi di decoro, quanto nel nome della sicurezza: la loro posizione, infatti, ostacolava il passaggio di eventuali mezzi di soccorso. Mesi e mesi di discussioni, poi il monito di polizia municipale e vigili del fuoco, infine l’ordinanza del Comune che ha determinato lo spostamento e lo sgombero dell’angolo più “pericoloso” dell’area, ubicata davanti

Il Reporter di Centro Storico, Porta Romana, San Jacopino raggiunge 36.099 famiglie nel quartiere 1 di Firenze. Copia in abbonamento postale

e, soprattutto, a misura di bambino. La cosa più semplice – continua l’assessore – sarebbe avere a disposizione un servizio di vigilanza, che però costa. E qui si chiede quindi la partecipazione della cittadinanza nel denunciare gli atti vandalici e, a chi commette danni, diciamo di pensare che i soldi con i quali vengono aggiustati sono pubblici, quindi anche suoi”. Ma come intende agire l’amministrazione per affrontare i disagi segnalati dai frequentatori del giardino di piazza Tasso? “Piazza Tasso ha delle problematiche

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all’ormai ex tribunale di piazza San Firenze. Una questione segnalata spesso, in passato, dal consigliere di Quartiere e fondatore del comitato Santa Croce e Borgo dei Greci Emanuele Corti Grazzi, sicuramente soddisfatto della decisione presa ma che rivela ora come la situazione resti comunque delicata e aperta a nuovi sviluppi. “È una questione complessa, sicuramente da un punto di vista della sicurezza ora va molto meglio – spiega Corti Grazzi – le bancarelle sono state spostate in una zona dove è garantito lo stesso incasso, come prevede la normativa. Con l’ipotesi della pedonalizzazione dell’intera

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piazza San Firenze sicuramente ci sarà comunque da rivedere tutti i posizionamenti e da ridiscutere l’impostazione”. Sempre lo stesso Corti Grazzi segnala come in altri punti poco distanti da qui resti complicato il passaggio di qualsivoglia mezzo, a causa di un altro problema, ovvero le biciclette parcheggiate in ogni dove. “Questo perché ci sono poche rastrelliere, in Borgo dei Greci ce n’è solo una, andrebbe come minimo raddoppiata, considerando anche che vicino ci sono luoghi frequentati, da visitatori o lavoratori, come la sede della Cgil”, fa presente /S.C. il consigliere.

Dati non raccolti presso l’interessato Si informa che, ai sensi dell’art. 24, comma 1, lett. C, del D.Lgs 196/2003 (codice in materia di protezione dei dati personali), il consenso per il trattamento dei dati personali, non è richiesto in quanto i dati sono provenienti da pubblici registri, elenchi, atti o documenti conoscibili da chiunque. Nel rispetto della normativa vigente in materia di protezione dei dati personali (art.13 del d.lg 196/2003). La informiamo che i suoi dati personali, non sensibili, sono raccolti e trattati da Direkta s.r.l., al solo fine dell’invio presso la Sua residenza del periodico gratuito “il Reporter”. Il responsabile del trattamento è Direkta s.r.l. Potrà in ogni caso richiedere l’eliminazione dei Suoi dati e in contemporanea la sospensione dell’invio della sua copia esercitando l’art. 7 scrivendo a Direckta s.r.r. via Rossi 25 12100 Cuneo.


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il giornale del tuo quartiere

IL PUNTO. Siamo tornati a controllare lo stato di salute di zone già “visitate” nei mesi scorsi

Le piazze in attesa del “lieto fine” focus. Il luogo mostra i segni del tempo

Cimitero degli inglesi, si cercano benefattori S

più notizie su piazza

San Jacopino

Spazi con molte potenzialità ma altrettante problematiche: Santissima Annunziata aspetta una soluzione definitiva ai suoi “mali” , San Firenze di capire cosa ne sarà dell’ex tribunale, per San Jacopino questa volta il traguardo sembra vicino Sara Camaiora

P

unti di ritrovo e aggregazione per i residenti, squarci di centro storico ricchi di attrazioni turistiche, luoghi da riqualificare e rendere finalmente fruibili per la città. Le piazze del quartiere 1 hanno tanti aspetti, tante qualità e altrettante problematiche. Croce e delizia dei fiorentini e degli amministratori cittadini, tutte hanno una storia, un passato spesso importante e un futuro ancora da definire. In particolare, nell’ultimo periodo al centro dell’attenzione ne sono finite alcune. Piazza Santissima Annunziata rientra sicuramente tra le aree ricche di storia e arte, ma i problemi (purtroppo) non le mancano: funestata da sporcizia e degrado, è da tempo oggetto di lamentele da parte di residenti e commercianti, e di soluzioni se ne intravedono poche. Una, sicuramente, è quella di posizionare dei cassonetti interrati, che almeno limiterebbero la spazzatura dilagante e maleodorante: la nuova postazione sarà messa a punto probabilmente entro l’estate. Resta però da risolvere la questione delle persone che bivaccano e dormono sotto i suoi loggiati. Una questione sollevata più volte dai residenti e portata all’attenzione del Quartiere, che se ne sta facendo carico ma che non nasconde le difficoltà per mettere la parola fine ai problemi della piazza. “È complicato reperire altri spazi dove mandare queste persone che, oltretutto, è difficile rendere stanziali: di come trovare una soluzione se ne parla spesso con l’amministrazione e siamo tutti davvero in difficoltà”, commenta il presidente del Q1 Nicola Benvenuti. Aleggia un grande punto interrogativo anche su un’altra piazza storica, compresa tra due delle aree più belle e conosciute del capoluogo, ovvero piazza Santa Croce e piazza della Signoria. Parliamo di piazza San Firenze che, come annunciato più volte anche dal sindaco Renzi, dovrebbe essere oggetto di una pedonalizzazione, le cui tempistiche però non sono ancora definite. In più, è da chiarire il futuro dell’ex tribunale, ormai svuotato, edificio imponente e importante per il quale non sono

ancora partiti i progetti di recupero. In parte vi verranno trasferiti uffici comunali, in parte si dice da tempo che il palazzo è destinato a ospitare le sedi di università di Paesi stranieri emergenti, una soluzione che consentirebbe un grande afflusso di persone e soprattutto di giovani. Una piazza non dotata di particolari bellezze storicoartistiche ma non meno importante per la vita cittadina è quella di San Jacopino, da mesi al centro di un progetto di riqualificazione a dir poco sfortunato. La ditta appaltatrice dei lavori fu infatti costretta a sospenderli a settembre del 2012 per difficoltà economico-finanziarie, a cui il Comune non poteva sopperire perché vincolato dal patto di stabilità. Un destino sfavorevole che però pare essere stato sconfitto. I lavori sono infatti ripartiti gradualmente da dicembre dello scorso anno e sembra che alla fine di questo mese potranno dirsi conclusi. Un vero sollievo sia per i residenti che per i commer-

otto i cipressi di piazzale Donatello le lapidi ottocentesche aspettano di essere adottate. Meno della metà è stata salvata, il resto porta su di sé i segni del tempo. Ci sono marmi anneriti dalle intemperie, croci danneggiate, statue da riportare ai fasti passati. Il cimitero protestante di Porta a’ Pinti, un pezzo di storia della Firenze risorgimentale meglio noto come “degli inglesi”, cerca benefattori. Chi deciderà di riposare in eterno tra letterati e artisti aiuterà il suo restauro. Il posto c’è, non solo per protestanti e ortodossi. Qui sono sepolti scrittori, scultori e personalità illustri. Alcuni nomi: la poetessa Elizabeth Barrett Browning, Jean Pierre Vieusseux, fondatore dell’omonimo gabinetto, Bartolomeo Odicini, medico di Garibaldi. In tutto 1.400 persone di 16 nazionalità diverse, in gran parte britannici e svizzeri. Grazie ai 470 loculi vuoti la Chiesa riformata svizzera, proprietaria del terreno dal 1827, intende ora raccogliere fondi da destinare al piano di recupero. Ci vogliono 3.750 euro per un loculo a livello più basso, che può contenere fino a quattro urne cinerarie. “Non abbiamo né sovvenzioni statali, né comunali – spiega Mario Marziale, pastore della Chiesa riformata svizzera – facciamo fatica a tenerlo in buono stato da soli, ma vogliamo proteggere questo patrimonio”. Sono 700 le tombe arrivate fino ai giorni nostri, più della metà è ancora da ripulire. Pezzo dopo pezzo le vicende legate agli ospiti del camposanto sono state ricostruite da suor Giulia Bolton Holloway. Settantacinque anni, di origini

Tutte hanno una storia, un passato spesso importante e un futuro ancora da chiarire cianti, molti dei quali veramente stanchi di quest’attesa che – assicurano – li ha visti subire un calo notevole di lavoro e una perdita di clientela. Con la chiusura di via Cimarosa che impediva l’accesso diretto in piazza delle auto e le conseguenti deviazioni delle linee degli autobus il movimento è infatti fisiologicamente calato. Ma, secondo qualcuno, non tutto il male viene per nuocere: sul progetto finale, infatti, in molti si dichiarano decisamente soddisfatti. “Abbiamo fatto un sopralluogo poco tempo fa e il risultato è davvero bello: sia amministratori che residenti saranno contenti, alla fine”, prevede il presidente Benvenuti.

il cimitero degli inglesi

inglesi, dal 2000 si prende cura di questo gioiello monumentale tutelato dalle Belle Arti: ha censito ogni tomba una per una, ha realizzato un sito web, ha spalancato le porte a turisti e cittadini. Abito celeste e fazzoletto bianco in testa, accompagna i visitatori lungo i vialetti, svelando la storia nascosta dietro a lapidi e statue. Un’offerta per la manutenzione è ben accetta. “Vengono tanti stranieri – racconta con un inconfondibile accento british – arrivano dall’Australia o dal Canada per cercare i loro antenati”. Il cimitero è rimasto chiuso dal 1877 al 1997, quando Palazzo Vecchio dette l’ok per 500 loculi. Quando suor Giulia arrivò, la collinetta di piazzale Donatello era invasa dalle erbacce. I vandali avevano danneggiato i marmi e spezzato molte croci. Da allora è ini-

Chi deciderà di riposare qua contribuirà al suo restauro ziato il lavoro certosino. Nonostante questo, pochi fiorentini si spingono oltre le inferriate. “Forse sono intimoriti dalla parola ‘cimitero’ che evoca luoghi tristi e paurosi – continua la religiosa – qui l’atmosfera è totalmente diversa, come quella che si respira accanto alle chiesette inglesi”. I cancelli sono aperti il lunedì dalle 9 alle 12 e dal martedì al venerdì in orario 14-17 (invernale) o /G.C. 15-18 (con l’ora legale).


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Centro Storico • Porta Romana • San Jacopino

L’INCHIESTA. Il destino di palazzo Demidoff sta molto a cuore agli abitanti della zona

San Niccolò discute sul suo futuro Tra artisti, botteghe e solidarietà Gaia Grassi

D

a qualche mese, ormai, si dibatte sul destino di palazzo Demidoff, nella zona di San Niccolò. La discussione ha avuto origine quando, nell’ultimo bilancio dell’amministrazione, la storica struttura è stata inserita come “bene immobile alienato”, mutando quindi anche la sua destinazione: l’ex edificio pubblico è attualmente divenuto “residenziale”. Il palazzo in questione è composto da due volumi comunicanti a cui si accede distintamente da via San Niccolò e via del Giardino Serristori, per una superficie totale di circa duemila metri cubi. Un grande spazio, quindi, che attualmente ospita solo un centro di Residenza sanitaria assistita per anziani, ma la cui storia è ancora ben presente agli abitanti del rione e ne costituisce un elemento strutturale. Il palazzo fu infatti donato all’amministrazione del Granducato di Toscana nel lontano 1826 dal principe Nicola Demidoff, con un intento filantropico perseguito anche dai suoi figli, Paolo e Anatolio. L’edificio divenne quindi sede della “Scuola San Niccolò per i Fanciulli” (poi “Pio Istituto Demidoff”), struttura dedicata ai bambini meno abbienti del quartiere. Giuliano Bellini, attualmente responsabile del Centro di documentazione di San Niccolò, sottolinea che: “fu la prima scuola laica dove non si insegnava solo a leggere e scrivere ma – continua – la particolarità era che si poteva apprendere anche un mestiere: valigeria, seteria, tipografia, gioielleria, ecc…”. Una nuova donazione fu elargita dai “principini” con lo scopo Gabriella Gaeta Artigiana

Carla Bruttini Pittrice

Lorenzo Ugolini Musicista

“Poco spazio agli artisti del quartiere”

“È mancata la spinta necessaria”

“Potremmo allargare gli orizzonti”

“I tentativi per dare spazio agli artisti del quartiere sono stati poco incisivi, anche una bella iniziativa come ‘Gallery Night’ è morta almeno per il momento perché, credo, non c’è stata sufficiente partecipazione. Forse è stata fatta troppa poca pubblicità, ma è un fatto che sono poche le attrattive che spingono la gente sino a questa parte di San Niccolò”

“Ultimamente è mancata la spinta necessaria per fare del quartiere una ‘vetrina’ efficace per gli artisti e gli artigiani di San Niccolò: abbiamo messo in campo delle idee, ma sono rimaste solo sulla carta. Non mi do per vinta e non voglio sentire la parola ‘crisi’, ma guardo anche oltre il rione per cercare di dare visibilità alle mie opere”

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“Qui al circolo Arci di San Niccolò alcuni musicisti ed io abbiamo avviato una scuola di musica di cui siamo molto orgogliosi, ma se ci fosse davvero la possibilità di collegarci a palazzo Demidoff avremmo la possibilità di ampliare gli orizzonti nostri e dei nostri ‘alunni’, e di venire a contatto con diverse realtà del mondo della musica”

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il giornale del tuo quartiere di creare la rendita necessaria per stipendiare un medico-chirurgo che prestasse i suoi servizi ai bisognosi del rione e che gestisse una farmacia presso cui distribuire medicine ai malati. E proprio in virtù di ciò che il fabbricato ha rappresentato per il rione, gli abitanti stanno cercando di elaborare un progetto che possa considerarsi in continuità con la funzione che ha sempre svolto e che possa persuadere l’amministrazione comunale a rivedere i termini per le condizioni d’uso. La parrocchia, il Comitato e il circolo Arci si sono riuniti la prima volta lo scorso gennaio e hanno dato vita a un dialogo che ha coinvolto diversi soggetti, per stabilire quali siano le necessità attuali del rione e definire così un progetto con un’ampia base sociale. Ne è emerso che “se chiudesse anche l’ambulatorio non ci sarebbe più nessun servizio nel quartiere”, asserisce Franco Giorgi, presidente della casa del popolo. Ma non solo: accanto all’ambulatorio ci sarebbero gli spazi per allestire una mensa per i poveri, “anche perché di poveri ce ne sono sempre di più”, ricorda Giuliano Bellini. Oltre a queste iniziative, i progetti più ambiziosi guardano alle grandi capitali europee, ad esempio Berlino, “dove alcuni edifici vengono ripristinati grazie ai contributi europei di riqualificazione energeti-

ca – spiega ancora Bellini – e noi pensiamo di essere in grado sia di richiedere i finanziamenti, sia di gestire quello che può nascere da questo progetto”. In particolare, l’obiettivo è quello di poter organizzare spazi per accogliere artisti, pittori, scultori, musicisti o attori (nell’edificio c’è anche un teatro da rimettere in sesto), fiorentini, toscani ma anche di altre nazioni. Anche questa – assicurano nel rione – si configura come una proposta di rilievo, perché la “rive gauche” di Firenze comincia ad accusare colpi e diversi artisti e artigiani lo scorso anno hanno dovuto chiudere bottega, a causa della crisi economica ma non solo. Giovanni De Gara, pitto-

La struttura ha rivestito una grande importanza re, dice infatti: “Gli affitti dovrebbero essere più bassi per fare in modo che qua confluiscano più artisti per ravvivare la zona. E – aggiunge – sarebbe una manna se il Demidoff diventasse un centro polivalente, ma per dare concretezza al progetto si dovrebbe guardare alle realtà del nord Europa”.

Progetti e desideri non mancano: parrocchia, comitato e circolo hanno dato vita a un dialogo per capire quali siano le principali necessità del rione. Fra le ipotesi una mensa per i poveri e spazi per accogliere pittori, attori e musicisti

FOCUS. L’area sta attraversando un momento particolare: il primo nodo da risolvere è quello del traffico

E in Oltrarno è la viabilità l’osservata speciale

L’

Oltrarno sta vivendo un momento difficile, tra problemi, ipotesi e soluzioni all’orizzonte su cui però si continua a discutere. L’aspetto più critico – assicurano i residenti – è rappresentato dai problemi di viabilità causati da una parte dallo sviluppo urbano, dall’altra dalla mancanza di unanimità sul modo in cui affrontare e risolvere la situazione. Il comitato di San Frediano, da diverso tempo, ha chiesto alcuni interventi per risolvere i problemi di traffico. Gli ingorghi che ogni mattina si creano tra piazza de’ Ner-

Continua a tenere banco la questione del parcheggio interrato di piazza del Carmine

li e borgo San Frediano, la porta telematica che impedisce l’ingresso alle auto dei non residenti, l’assenza di parcheggi pertinenziali e a pagamento e le buche sulle strade sono solo alcune delle questioni sollevate da residenti e proprietari di attività commerciali. Alfredo Cozzi, presidente del comitato di San Frediano, spiega: “A causa della scarsa viabilità la gente non viene in questa parte della città e i commercianti ci rimettono di tasca loro. Abbiamo individuato e proposto alcune soluzioni – continua – ma il tempo passa e non succede niente”. Lo spostamento del mercato verso il fondo di piazza de’ Nerli e della porta telematica all’angolo con piazza del Carmine potrebbero creare le condizioni, secondo Cozzi, per permettere a tutti i fiorentini (e non solo) di accedere a questa zona e rivitalizzare così l’Oltrarno, soprattutto dal punto di vista commerciale. Intanto, però, si continua a discutere sulla costruzione del parcheggio interrato in piazza del Carmine:

un progetto su cui non tutti sono d’accordo, nemmeno tra gli stessi commercianti. Il proprietario di un nuovo negozio che sorge proprio nella zona considerata più critica (ovvero a pochi metri dalla porta telematica tra piazza de’ Nerli e borgo San Frediano), commenta: “Non credo che quel parcheggio rappresenti una soluzione, attrarrebbe traffico e continuerebbero a mancare gli stalli per i residenti. Più che altro – aggiunge – sarebbe opportuno trovare una via alternativa per gli autobus: quando passano la gente ha paura a camminare sul marciapiede”. Secondo il presidente del Quartiere 1 Nicola Benvenuti, per trovare una via d’uscita efficace a questa situazione “c’è bisogno di un approccio al problema che tenga conto del contesto delle scelte operate dalle precedenti amministrazioni e di un piano generale di mobilità per l’accesso all’Oltrarno, senza dimenticare – conclude – di considerare /G.G. la volontà degli abitanti”.

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Marzo 2013

Centro Storico • Porta Romana • San Jacopino

MESTIERI DI OGGI E DI IERI. A giro per il centro, per conoscere chi sta dietro a questi banchini

Trippa e lampredotto, come cent’anni fa I tempi sono cambiati, le difficoltà non mancano, ma loro non si arrendono. “Questo non è solo un lavoro, ma un piacere: portare avanti la tradizione fiorentina è un compito importante” Carolina Natoli

C

hiamatelo abomaso, chiamatelo “quarta parte dell’intestino bovino”, chiamatelo “cibo da strada” o “leggenda gastronomica”, dategli qualsiasi nome, ma il risultato sarà sempre lo stesso: passano i secoli, arriva la crisi, ma il panino

il libro messo

“in

vetrina” da

Maurizio,

con il lampredotto rimarrà sempre l’istituzione per eccellenza della tradizione fiorentina. Alla domanda “lo vuole bagnato?” è d’obbligo accettare, per gustarsi ancora di più il brodo dove verrà immerso il “semelle”. Sale e pepe, olio piccante o salsa verde sono a vostra discrezione. Simo-

in piazza de’

Cimatori

ne, lampredottaio storico di piazza del Tiratoio, è il primo che incontriamo: “La clientela è eterogenea, non serviamo solo fiorentini. A livello di turisti c’è stato più movimento rispetto gli scorsi anni, grazie anche a guide e siti in cui si trovano ottime recensioni sul nostro conto. E il risultato con chi lo assaggia per la prima volta è sorprendente: il 90% delle persone ne rimane estasiato. Per me non è solo un lavoro, ma un piacere, perché portare avanti la tradizione fiorentina è un compito importante, un dovere”. Nella parte più turistica del centro sono due i banchi che, da generazioni, si occupano di “street food”: quello di Orazio alla Loggia del Porcellino e quello di Maurizio in piazza de’ Cimatori. “Rispetto a una decina d’anni fa il rapporto con i turisti è migliorato – racconta Orazio – ed essendo in pieno centro storico non ci possiamo lamentare. Sono venticinque anni che faccio questo lavoro, portando avanti la tradizione tramandata dal mio bisnonno, quindi sono più di cent’anni che la mia famiglia tiene alto il baluardo dei lampredottai e di un lavoro tutto fiorenti-

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in piazza del

Tiratoio

no davvero gratificante, dove non sei un ‘numero’ come in un ufficio”. Stefano è cliente di Orazio da dieci anni: “Com’è i’ lampredotto di Orazio? Ne piglio quattro, meglio di così...”. In piazza de’ Cimatori, Maurizio non è altrettanto ottimista: “Sono tredici anni che gestisco il banchino, mio zio lo ha tenuto per trent’anni, un altro zio per quaranta. Gli affari non vanno male, ma ho notato un calo di turisti, oltre ad aver subito un aumento lo scorso anno del 50% dell’affitto del suolo pubblico: sarebbe stato meglio avere un aumento graduale anno per anno. Anche aver decentrato diversi uffici ci ha portato via clientela, e cre-

do che l’amministrazione dovrebbe aiutare un po’ di più i commercianti, magari con più parcheggi e incrementando bus elettrici e navette. Noi trippai reggiamo perché dal lunedì alla domenica siamo sempre qui, dalla mattina alla sera: terrei aperto fino alle 4 del mattino, ma alle 21 mi vedo costretto a chiudere perché il centro si svuota”. Con tanto orgoglio, infine, ci consiglia un libro, “Trippa e Trippai a Firenze”, che tiene in bella mostra sul suo banchino. Per gustare, insieme a un ottimo panino, la storia di una tradizione gastronomica famosa nel mondo (quasi) quanto la Divina Commedia.

• Call center del Comune 055 055 • Polizia municipale pronto intervento 055 3283333 • Polizia municipale emergenze 055 3285 • Azienda sanitaria call center (Cup) 840 003 003 • Quadrifoglio informazioni 800 330011 • Quadrifoglio ritiro materiali ingombranti 055 3906666 • Ataf informazioni 800 424500 • Publiacqua 800 238238 • Publiacqua Numero Verde Guasti 800 314314 • Centralino Quartiere 1 055 2767622 • Presidio sanitario LUNGARNO SANTA ROSA 055 69351 • Presidio sanitario Piazzetta Dalla Piccola 055 312020.1-2-3 • Presidio sanitario Piazza Ss. Annunziata 055 2006701 • Guardia medica 055 2339456 - 055 215616 • Rete di solidarietà 055 2767611 • Centro per l’impiego 055 2761320 • Riparazioni urgenti (elettricisti, idraulici, muratori) Servizio in collaborazione con Camera di Commercio Firenze 199.20.18.16 www.comune.fi.it • comunefirenze@comune.fi.it • q1@comune.fi.it



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ambiente

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ALL’ARIA APERTA/1. Dai dati emerge che la situazione a Firenze potrebbe essere migliore

Inquinamento e rifiuti, il punto in città L’anno scorso le centraline Arpat hanno rilevato il superamento del limite di concentrazione delle polveri sottili in più giorni. Nel frattempo si cerca di combattere l’immondizia in strada Sara Camaiora

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nquinamento e rifiuti, Firenze è promossa o bocciata? Respirare a pieni polmoni in città non sembra un’azione troppo salutare, stando almeno ai dati “raccolti” dalle centraline Arpat e diffusi da Legambiente Toscana, che ha denunciato elevati livelli di polveri sottili, ovvero Pm 10 e Pm 2,5, nell’aria della città. Firenze – viene spiegato – risulta la località toscana che per più giorni, lo scorso anno, ha superato il limite di concentrazione di polveri sottili consentito dalla legge: dal 40esimo posto del 2011, con la centralina di Ponte alle Mosse che registrava 59 giorni di superamento sale, in negativo, di diciassette posizioni, piazzandosi al 23esimo posto, con la stessa centralina di Ponte alle Mosse che rileva 68 giorni di superamento e quella di viale Gramsci con 40 giorni sforati. Nelle prime settimane di quest’anno, inoltre, alla centralina di Ponte alle Mosse si sono già registrati undici giorni di superamento, dieci in quella di viale Gramsci. Il dato più preoccupante, però – viene spiegato ancora – è quello che riguarda il biossido di azoto: con una concentrazione del 62,5% di mg/m3, Firenze si è infatti piazzata al primo posto nazionale, primato di cui non andare fieri. Aprendo invece il capitolo rifiuti, secondo gli ultimi dati forniti da Quadrifoglio e relativi al periodo gennaio-novembre 2012, la percentuale di raccolta differenziata in città è del 44,92%, percentuale scesa dello 0,12% rispetto all’anno precedente. La produzione di rifiuti nel 2012 è diminuita del 5,79% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I rifiuti indifferenziati sono in riduzione di oltre il 5 per cento, quelli differenziati di circa il 6 per cento. Da segnalare

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poi, per quanto riguarda la raccolta dei rifiuti, la diffusione sempre maggiore nel centro storico dei cassonetti interrati, con cui si vuol combattere la proliferazione dei rifiuti per le strade. Sono ormai ventisei le postazioni messe a punto, con quelle di via Martelli, via Brunelleschi, via de’ Medici, via de’ Pecori e via del Proconsolo in grado di accogliere anche la frazione dei rifiuti organici domestici: in queste ultime, infatti, oltre a quelle per la raccolta differenziata del multimateriale (imballaggi in vetro, in plastica, in acciaio, in alluminio e poliaccoppiati come i contenitori Tetra Pak o Tetra Brick), si trova una torretta con un adesivo marrone che indica la possibilità di inserire, ben separata dagli altri rifiuti, la frazione organica, che sarà poi inviata all’impianto di compostaggio

Aumentano i cassonetti interrati nel centro storico. Cambiamenti a San Jacopino di Case Passerini. Spostandosi di poco dal centro, c’è infine una novità che riguarda la zona di San Jacopino: qui sono stati allestiti nuovi contenitori che occupano meno spazio e che permettono di raccogliere separatamente le diverse frazioni di rifiuti compreso l’organico e il vetro, dotati inoltre di una calotta che si apre con una chiavetta elettronica personalizzata sul cassonetto della raccolta indifferenziata.

A cura del Consiglio di Quartiere 1

alcuni dei cassoneTTi inTerraTi del cenTro

Sede del Quartiere 1 Piazza Santa Croce 1 Tel: 055-2767645 • 055-2767628 | Fax: 055-2767604/71 88 03 62 E-mail: q1@comune.fi.it

CENTRO STORICO giovani, anziani, disagio soCiale: servizi da Potenziare

LE COMMISSIONI CONSILIARI FISSANO I LORO PROGRAMMI Durante la seduta del Consiglio del 6 febbraio scorso, sono state approvate le linee programmatiche di alcune delle Commissioni Consiliari che operano all’interno del Quartiere 1. Di seguito riportiamo alcuni brevi estratti di questi documenti (che potrete consultare in forma integrale sul sito http://q1.comune. fi.it/atti/delibere.html ) che rappresentano gli indirizzi politici e programmatici dell’azione di governo di questo Quartiere. INVESTIRE NELLE LUDOTECHE E SOSTENERE LA SCUOLA NEL RAPPORTO COL TERRITORIO La Commissione Servizi Educativi, a fronte delle sempre più ridotte capacità di bilancio, ha deciso quest’anno di privilegiare nelle linee programmatiche il mantenimento dei servizi, in particolare ludoteche e centri estivi. Si investirà quindi sulle strutture ‘Nidiaci’ in Oltrarno (di recente spostata in via Maffia per l’inagibilità dei locali di via della Chiesa), ‘Gianburrasca’ in via Palazzuolo e ‘Marcondirondero’ in via delle Carra. La Commissione sta inoltre adoperandosi per attivare, in collaborazione con una associazione di genitori e residenti, un servizio di sorveglianza che consenta l’apertura del giardino ‘Nidiaci’ ai bambini iscritti alla ludoteca, in modo da continuare a garantire la fruizione di uno spazio verde particolarmente caro agli abitanti di Santo Spirito e dell’Oltrarno. Questa commissione vuole inoltre essere di supporto alle scuole sul nostro territorio, fornendo aiuti logistici e di volontariato, organizzando corsi di formazione gratuiti per gli insegnanti sui disturbi dell’apprendimento e i problemi adolescenziali, lavorando di concerto con le direzioni didattiche ed aprendo alla cittadinanza il mondo della scuola. Infine, organizzeremo nuovamente, a partire da questo quadrimestre, il concorso di poesia e prosa per le scuole di ogni ordine e grado “Le Parole dell’Anima” (interrotto nel 2003) per aiutare i nostri ragazzi a scoprire un lato nuovo di sé tirando fuori le “parole” dalla loro “anima”. Niccolò Torrini, Presidente Commissione Servizi Educativi

SOSTENERE LO SVILUPPO DEL PENSIERO CREATIVO E ESPRESSIVO In continuità con l’impostazione definita ad inizio “mandato”, anche per il 2013 si confermano gli indirizzi strategici e le modalità operative sia per quanto riguarda le politiche giovanili, sia per la promozione dello sport per tutti. Tema centrale sarà l’Anno Europeo dei Cittadini che il Parlamento Europeo ha dichiarato per il 2013. Per quanto riguarda le politiche giovanili continueremo a lavorare sia per la prevenzione del disagio e riduzione del rischio di devianza sociale, sia dal punto di vista della promozione del benessere, incentivando occasioni di espressione giovanile, potenziando e rilanciando spazi di “pensiero creativo ed espressivo” per i giovani. I numeri del 2012 parlano chiaro: 1) i centri giovani Sala Gialla e Nidiaci hanno raddoppiato la frequenza di giovani al loro interno rispetto al 2011; 2) la sala prove Peppino Impastato ha iniziato a funzionare a regime dopo la nuova apertura; 3) la Giornata per la Legalità ha coinvolto oltre 600 studenti delle superiori; 4) la seconda edizione del bando di concorso Corto Fiorentino – Giovani visioni del Quartiere 1 è stata lanciata. Tutto questo verrà replicato e promosso anche nel corso del 2013. Per quanto riguarda, invece, la dimensione “Sport” questa verrà affrontata abbinando l’obiettivo del benessere psico-fisico allo sviluppo delle relazioni sociali, promuovendo interventi che garantiscano il protagonismo dei cittadini, migliori condizioni di eguaglianza ed opportunità, ricerca di qualità slegata da interessi speculativi. Non essendo presenti nel Quartiere impianti rilevanti, l’attività sportiva si svolgerà valorizzando al meglio gli spazi all’aperto. Le iniziative principali promosse dalla Commissione saranno: 1) la valorizzazione ed il recupero di aree dismesse come l’impianto sportivo di Borgo Pinti; 2) la realizzazione della quarta edizione di Q1 in Festa, unica festa cittadina che coinvolge le scuole primarie e secondarie del territorio fiorentino e che quest’anno si svolgerà dal 29 maggio al 1 giugno (Parco delle Cascine) e il 21 settembre (P.zza Annigoni); 3) il sostegno a manifestazioni sportive in linea con gli indirizzi approvati dalla Commissione.

Riccardo Sansone, Presidente della Commissione Giovani e Sport VICINI A CHI HA BISOGNO La Commissione Servizi Sociali, dopo tre anni di profonde riforme ai servizi offerti ai cittadini, sviluppa le linee programmatiche quasi esclusivamente sulle criticità che ancora emergono e che possono essere risolte con un percorso impegnativo ma fattibile. In pillole: favorire la trasformazione dei Centri Anziani in Centri Civici in cui offrire ancora più servizi ed in cui tutti i cittadini possano esprimere la propria personalità in campo sociale, culturale e ricreativo; potenziare e riorganizzare la Rete di Solidarietà, per aumentare ancora di più le tante attività a favore di chi ha bisogno di un aiuto; favorire le attività delle associazioni del territorio con aiuti economici, logistici e di comunicazione; mantenere l’alto livello delle Vacanze Anziani e dell’accoglienza presso gli Orti Sociali. Il tutto ovviamente ricordandosi che negli anni le attività sono aumentate quantitativamente e qualita-

tivamente pur con il dimezzamento delle risorse di bilancio. Andrea Abbassi, Presidente Commissione Servizi Sociali VIGILANZA SUL RISPETTO DELLE REGOLE Dopo l’approvazione del Nuovo Regolamento Interno, avvenuta nel settembre 2012, l’intento della Commissione è quello di vigilare che l’attività istituzionale del Consiglio di Quartiere 1 sia del tutto conforme ai Regolamenti ed agli Statuti vigenti. La Commissione si pone come obiettivo quello di predisporre e far approvare entro il mese di marzo il nuovo Disciplinare per l’assegnazione delle sale e degli spazi assegnati al Quartiere 1, al fine di permetterne un maggiore e migliore fruizione da parte della cittadinanza. La Commissione si pone infine il compito di seguire l’iter degli atti e dei documenti approvati dal Consiglio di Quartiere e trasmessi all’Amministrazione. Marco Passeri, Presidente Commissione Regolamento e Garanzia


ambiente

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ALL’ARIA APERTA/2. Le aree verdi sotto i riflettori, tra interventi e progetti

E intanto si attendono i nuovi giardini I parchi che andranno ad aggiungersi all’elenco di quelli già

Sara Camaiora

S

ono circa trecento le aree verdi fiorentine. Tante, anche se i “veri” polmoni verdi sono solo alcuni, come il parco delle Cascine, quello dell’Anconella e il giardino di Villa Vogel. Nel conteggio totale sono infatti compresi anche piccoli giardini o aree interne a rotatorie, zone piccole ma sulle quali comunque sono state fatte

FOCUS Come sta il fiume

Arno e sponde osservati speciali

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lghe di ogni genere, pesci “strani”. Sull’Arno e i suoi “abitanti”, animali o vegetali che siano, se ne sono dette tante. Ma quanto alla qualità dell’acqua a rassicurare i cittadini è sempre l’assessore all’ambiente Caterina Biti. “Non si tratta di alghe ma di piante acquatiche, un segnale che le acque sono buone: la presenza di una fauna avicola e di cormorani, ad esempio è un’altra conferma di questo”. I problemi, però, non mancano, e sui corsi d’acqua va svolta una costante manutenzione sia quando l’acqua “scarseggia”, ovvero in caso di siccità, sia quando invece la pioggia incessante fa temere il peggio. Con la siccità della scorsa estate sono emersi i problemi derivanti dall’incuria dei cittadini, a partire dall’accumulo di rifiuti di vario genere sia sulle sponde che nell’alveo del fiume, con particolare evidenza nel tratto cittadino, fatto che ha richiesto un’operazione di pulizia straordinaria, svolta in sinergia da Provincia e Consorzio di bonifica. La manutenzione dei fiumi è divisa infatti tra Comune e Provincia: quest’ultima, tramite i Consorzi di bonifica, si occupa di garantire la sicurezza idraulica e la manutenzione delle sponde (sfalci e rimozioni di arbusti), mentre ai Comuni spetta la rimozione dei rifiuti. Gli sfalci vengono svolti due volte l’anno, in primavera e in autunno, eccezion fatta per alcune zone dove vengono effettuati anche tre volte. Quanto alle sponde, il discorso è più complesso, e se in molti casi c’è ancora da lavorare parecchio per permettere alle persone di vivere appieno il fiume, ci sono punti già facilmente percorribili. “Nella zona di Rovezzano, grazie alle nuove piste ciclabili, le sponde sono più frequentate”, ricorda Biti. Mentre Marco Bottino, presidente del Consorzio di bonifica dell’area fiorentina, segnala “il lavoro portato avanti sul tratto urbano del torrente Rimaggio a Sesto Fiorentino, ai fini di un percorso verde a disposizione per la /S.C. città”.

alcune migliorie. Ad esempio, nelle rotatorie sono stati introdotti fiori più selvatici o di campo per riportare in città insetti che mancavano, mentre, per quanto riguarda i giardini nelle zone residenziali, è da segnalare il recupero portato avanti in via Allori, nella zona di via Baracca, che ha portato al rifacimento dell’area giochi, alla realizzazione di un campo da calcetto e uno da basket per adulti mentre l’area è stata recintata per intero. “In complesso, in città c’è una buona quantità di verde, anche le aree più piccole richiedono molta attenzione e giustamente i residenti pretendono che anche in queste sia portata avanti una costante manutenzione”, spiega l’assessore all’ambiente del Comune di Firenze Caterina Biti. Venendo alle aree di maggiore estensione, non mancano progetti e novità. Sul parco delle Cascine c’è un masterplan da portare a termine, che prevede una totale riqualificazione. Per quanto concerne la direzione ambiente, qualcosa è già stato fatto, ovvero la potatura degli alberi di viale degli Olmi, in vista dei prossimi Mondiali di ciclismo. “È un parco monumentale, praticamente ogni albero ha un vincolo: è un’area estremamente delicata e complessa ma vitale per la città”, sottolinea Biti. Presto, però, andranno ad aggiungersi all’elenco di quelle esistenti nuove aree verdi, che nasceranno dal recupero di aree inutilizzate ed edifici dismessi. Un esempio su tutti l’ex Meccanotessile. Qui l’area verde sarebbe il primo intervento previsto all’interno del più vasto progetto di riqualificazione, che è stato però stoppato dal patto di stabilità. “Speravamo di poter accendere un mutuo nel 2012 ma non lo abbiamo potuto fare, ora confidiamo in altri fondi, in un mutuo o in un allentamento dei lacci del patto di stabilità: in ogni caso questo progetto sta veramente a cuore dell’amministrazione e faremo di tutto per portarlo a termine prima possibile”, assicura l’assessore. Dovrebbero invece partire questo mese i lavori all’ex Caterina de’ Medici, dove prima sorgeva l’omonima scuola, per una durata di circa un anno. Qui l’area verde verrà suddivisa in tre zone, dedicate a “utenze” di tipo diverso: un’area per ragazzi, con spazi per giocare a basket e calcetto e un piazzale alberato, un’area giochi per bambini e un’area ristoro con un piccolo chiosco per cibo e bevande, oltre a qualche tavolino. “Le panchine e i tavoli da pic-nic saranno realizzati con materiali totalmente riciclati: non soltanto quindi si riporta a uso dei cittadini un’area importante, ma tutto viene fatto con un’attenzione particolare all’ambiente”, conclude Biti.

Alle Cascine c’è un masterplan da portare a termine

esistenti nasceranno al posto di strutture ed edifici dismessi, dal Meccanotessile all’ex Caterina de’ Medici. Ma si lavora anche sugli spazi più piccoli: sostituiti i fiori nelle rotatorie

l’eX

meccanoTessile


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reportage

LA “CITTÀ RICICLATA”/1. Lo “sconosciuto” mondo delle aste: non solo lusso, ma anche occasioni

Col naso all’insù, a caccia dell’affare I frequentatori, come le merci in esposizione, sono delle tipologie più varie, dai giovani in cerca di arredamento a buon prezzo a coppie più mature appassionate d’arte. In aumento le persone che vendono i beni ereditati Ilaria Esposito

C’

è chi, naso all’insù, cerca un quadro fra i tanti appesi alle pareti. Qualcun altro passa la mano su un mobile dell’Ottocento e si precipita a informarsi sul prezzo di partenza. I frequentatori dei locali Isveg di via Poggio Bracciolini, dove la casa d’aste Pandolfini ha una delle sue sedi di vendita, sono di tutti i tipi, come gli oggetti in esposizione: giovani in cerca d’occasioni per la casa, coppie di mezz’età appassionate d’arte, quadri, madie, gioielli. Il mondo delle aste è sconosciuto o quasi ai più e spesso viene associato all’idea del lusso: per questa ragione potrebbe apparire immune alla crisi. Non è esattamente così. Per rendersene conto basta passare da via Poggio Bracciolini il giovedì, giorno in cui si può prendere visione dei beni che saranno venduti il venerdì mattina seguente o nelle settimane successive. I prezzi degli oggetti in vendita possono partire da 60 euro, o anche meno. Il signor Moreno è un appassionato di pittura. Guarda i quadri appesi alle pareti e li attribuisce, con uno sguardo, a uno o all’altro pittore. “Sono tutti ‘minori’ – spiega – i cui prezzi, negli ultimi anni, sono crollati. Ormai si vendono al quaranta per cento in meno rispetto al loro valore”. Secondo Moreno, e anche secondo altri frequentatori di aste e operatori del settore, la ragione è proprio da ricercare nella crisi, che, come risaputo, colpisce soprattutto la fascia media: “Gli oggetti belli e costosi – continua il signor Moreno – si acquistano sem-

pre e non si deprezzano. Ma quelli mediocri e di prezzo medio, rimangono lì dove li hanno esposti. Di questi tempi, chi compra lo fa per rivendere e le cose brutte non portano guadagni. Resiste solo il bello che, al limite, si tiene in casa”. Per ragioni di privacy, gli operatori non rispondono a domande su una possibile relazione tra aste e crisi. Ma quando si chiede se le vendite fallimentari siano aumentate, annuiscono tutti in silenzio, gravi e decisi. Chi lavora nel settore, inoltre, assicura che da qualche anno a questa parte sono aumentate le persone che decidono di vendere i beni ereditati o quelli comprati in tempi migliori per avere liquidità. Ma, come sottolinea Barbara, che ha un negozio di antiquariato in centro e da sempre frequenta le aste per lavoro, “certamente il guadagno non è di chi vende, ma di chi compra”. Fra i curiosi, poi, c’è chi entra non per comprare, ma per farsi un’idea del valore dei prodotti ed evitare così i cattivi acquisti. “Domani c’è l’asta dei gioielli – spiega Matteo, 33 anni, che da tempo frequenta via Poggio Bracciolini in cerca di occasioni – e io, forse, verrò. Lo faccio soprattutto per sapere a quale prezzo vengono venduti gli oggetti e andare a vedere se cose simili, nei negozi, costano molto di più. In genere è così”. Ma la tentazione di comprare, a volte, è troppo forte e non c’è crisi che tenga: “Ogni tanto cedo – confessa Matteo – perché si riescono a portare a casa cose a prezzi buonissimi, soprattutto per fare regali a eventuali fidanzate”.

VISTO DA DENTRO Sono pochissime le donne che fanno questo mestiere: abbiamo scambiato quattro chiacchiere con una di loro

Lucia, la “battitrice” che un giorno si trovò davanti un dito di Galileo

S

e di battitori d’asta non ce ne sono poi molti, le donne che fanno questo mestiere sono ancora meno. Lucia Montigiani lavora da più di dodici anni per la casa d’aste Pandolfini, che ha la sua sede principale a Palazzo Ramirez Montalvo, in borgo degli Albizi. Nella sua carriera ha visto passare opere d’arte, oggetti e compratori di ogni tipo. Una volta le è capitato di battere, inconsapevolmente, anche un dito di Galileo. Era il 2009 e l’oggetto in vendita, con una valutazione di partenza inferiore a mille euro, era un reliquiario ottocentesco in legno. Il compratore risalì all’identità della

reliquia solo qualche tempo dopo averla acquistata. Scoperte simili non si fanno tutti i giorni, né gli oggetti che vengono battuti sono sempre opere d’arte. Tuttavia, “negli ultimi anni – spiega Montigiani – è emerso chiaramente che a non risentire della crisi sono i pezzi più costosi”. La prosecuzione del ragionamento riflette una tendenza rilevata anche in molti altri settori: “È la classe media che subisce di più la situazione attuale. Di conseguenza, ciò che non si può definire arte, ma non costa proprio poco, ha meno mercato”. Guardando la questione dal lato dei venditori, da sempre c’è chi mette

1246044

V.le Giannotti, 10/r Firenze

Via Pisana, 378 Firenze

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Via Masaccio, 11/r Via V. Veneto, 50 Firenze Prato

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055 6587096 055 7130043 055 5001339 0574 611069

all’asta i propri oggetti per guadagnare o per disfarsene, ma negli ultimi tempi sono frequenti i casi di chi lo fa per aiutare i figli. Situazioni di questo tipo fanno sì che la sfera delle relazioni umane si avvicini al mondo del battitore d’asta e degli operatori del settore. Come spiega Montigiani, “negare il fine commerciale del nostro lavoro sarebbe ipocrita: stabiliamo prezzi da attribuire agli oggetti. È evidente, però, che a questa professione sono legati altri aspetti. Quello del relazionarsi con le persone e, prima di tutto, il piacere di lavorare in mez/I.E. zo all’arte”.


reportage

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LA “CITTÀ RICICLATA”/2. Viaggio negli esercizi che trattano articoli di seconda mano

Nei negozi dove gli oggetti rivivono Ilaria Esposito

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medea ha un negozio di oggetti usati in via Berlinghieri, nella zona dell’Isolotto. Entrando, si vedono sveglie e radio d’epoca, qualche abito vintage firmato, pellicce e, appesi al soffitto, lampadari di cristallo. In un angolo vicino al bancone una serie di oggetti di cartoleria in plastica fosforescente contrasta palesemente con il resto della merce esposta. “Sono di un negozio qua vicino, che ha chiuso qualche giorno fa – spiega la proprietaria – ultimamente non è più solo chi svuota la soffitta a portarci le sue cose. Quasi ogni giorno passa da noi un commerciante diverso che cessa l’attività e deve smaltire quello che non ha venduto”. A Firenze esistono due tipologie di negozi dell’usato. Ci sono quelli che hanno scelto di vendere qualsiasi cosa, dalle stoviglie in plastica ai libri, passando per i vestiti di qualsiasi qualità e i giocattoli rotti. Qualche esempio? Si possono trovare scarpe di marca da bambino a 8 euro, un’insegna luminosa di una

famosa marca di bibite a 30 euro, una cartolina dell’isola del Giglio a 2 euro. Altri, invece, hanno optato per una selezione più rigida della merce da esporre. Nel negozio di Amedea, come altrove, i prezzi possono arrivare fino a duemila euro e gli oggetti devono rispettare un certo standard di qualità, anche quando il costo non è elevato. A ciascuna delle due opzioni corrisponde, ovviamente, un diverso tipo di frequentatori. Chi vende di tutto si rivolge a chiunque, mentre chi ha fatto una scelta più “di nicchia” in genere ha come clienti persone a caccia del “buon affare”, a volte collezionisti. Sono molti i negozi dell’usato fiorentino che, negli ultimi anni, hanno intrapreso la seconda strada: selezionare la clientela, spiegano gli addetti ai lavori, aiuta ad averne una fissa. Un elemento, però, accomuna le due tipologie di negozi. Il conto vendita è il meccanismo che va per la maggiore: si portano gli oggetti per una valutazione e, se dopo un certo periodo di tempo rimangono

C’è chi commercia qualsiasi cosa e chi fa più selezione. Qua ci si fa bene un’idea dell’aria che tira: “Ora ci portano di tutto, anche per aiutare i figli senza lavoro”

TRA LE BANCARELLE. Tante possibilità a Firenze

Baratto e mercatini “anti-crisi” P aperon de’ Paperoni definiva “quasi nuova” la sua palandrana vecchia di anni. Non importa arrivare fino a questi punti, ma è vero che (complice ancora una volta la crisi) i mercatini dell’usato sono tornati di moda e la passione per il riuso è stata riscoperta. A Firenze andare in cerca di occasioni dal sapore vintage non è certo un problema: ogni giorno, in piazza dei Ciompi, si può curiosare tra le bancarelle del classico mercato delle pulci, tutte le seconde domeniche del mese fra quelle del “Mercatino dell’artigianato e del piccolo antiquariato” in piazza Santo Spirito e, se non bastasse, ogni terza domenica si può dare un’occhiata anche a “Fortezza antiquaria”. Tra i fiorentini, però, c’è chi ha deciso di non fermarsi all’usato e di bandire, almeno ogni tanto, addirittura l’uso del portafoglio. Al circolo Andreoni di Coverciano succede da tre anni, ormai con una certa regolarità. Ogni mese e mezzo un gruppo di una decina di persone organizza un mercato dello scambio completamente gratuito. Il funzionamento è tanto semplice quanto insolito: si appoggiano sul tavolo gli oggetti da regalare e si prendono quelli che si vogliono portare a casa, senza necessaria-

il mercaTo dei

ciompi

mente rispettare un rapporto uno a uno. Anna, una delle due sorelle che hanno dato vita all’iniziativa, racconta che ormai l’appuntamento è conosciuto e frequentatissimo. Ogni volta si presentano dalle 300 alle 400 persone: “È diventata un’occasione anche per socializzare, soprattutto per i bambini, che qui trovano i giocattoli e li scambiano”. Identico il principio del mercato che viene allestito il primo sabato dei mesi pari alle Caldine dal Gas di Fiesole, in collaborazione con la Fratellanza popolare. Vanna, una degli organizzatori, spiega con soddisfazione che “ultimamente sono anche i giovani e gli studenti a frequentare il nostro mercatino, mentre prima non se ne /I.E. vedevano quasi”.

invenduti, il prezzo cala, fino al ritiro dall’esposizione. Spesso la merce è anche visibile online, o addirittura su Facebook. Un esempio è quello della pagina “In conto vendita”, dove l’omonimo negozio fiorentino offre valutazioni gratuite e pubblica fotografie di oggetti di ogni tipo: dalle mazze da golf ai giocattoli di latta.

Frequentando i negozi dell’usato, a volte, si possono fare veri e propri affari. Lavorarci, invece, significa anche farsi un’idea abbastanza precisa dell’aria che tira a Firenze e, più in generale, in Italia. “Ultimamente – racconta Amedea – mi sono state portate anche delle dentiere complete di denti d’oro. Non è una tipologia di

merce che io propongo, ma episodi di questo genere la dicono lunga su quanto grave possa essere la situazione”. E continua: “Una persona, qualche giorno fa, mi ha messo sul bancone una serie di pezzi di argenteria, bellissimi. Li voleva vendere, come hanno fatto altri, per aiutare il figlio disoccupato”.


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focus

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UNIVERsO GIOVANI. Forse un po’ a sorpresa, queste “istituzioni” reggono ancora

Gli oratori? Resistono ai tempi di facebook Benedetta Strappi

C’

era un tempo in cui combriccole di nonne filavano la lana sull’uscio di casa e ai bambini si raccontavano favole davanti ai camini, prima di dormire. Oggi queste fotografie sono sgualcite dal tempo, ma del costume sociale che fu restano tanti dettagli, più o meno immutati. Come gli oratori, veri e propri collettori di gio-

LA STORIA Da Castello a Los Angeles

Il sogno americano di atleti “speciali”

C

i sono notizie brutte e storie a lieto fine. E quella di queste righe fa parte della seconda categoria, e racconta di una squadra di disabili che da un centro riabilitativo di Castello adesso sognano di partire nientemeno che verso Los Angeles. Per l’esattezza questa è la storia di Gaetano, Giampiero, Roberta, Alberto, Rossana, Emiliano, Danilo, Nadia, Massimo. E di Lamberto, che ha solo undici anni, una forma di epilessia grave eppure si sta allenando e si prepara a gareggiare. Loro sono i componenti del team fiorentino di Special Olympics (www.specialolympics.it), il programma sportivo internazionale di allenamenti e gare a cui partecipano quattro milioni di disabili di 170 diversi paesi, con campionati invernali ed estivi. Ad aprile il team di Villa San Luigi parteciperà ai campionati nazionali estivi, che quest’anno si terranno ad Arezzo, dal 23 al 28, e che vedranno in gara 28 squadre a rappresentare la Toscana. Ma si punta ancora più in alto: Los Angeles, nel 2015, ospiterà i Mondiali e nulla vieta di sognarli. Anche perché le premesse sono ottime: i ragazzi hanno già vinto molte medaglie e si stanno allenando in diverse specialità, dal canottaggio al calcetto, dal bowling all’equitazione e al nuoto. Sono impegnatissimi, si allenano tre volte a settimana e hanno una bella agenda, piena di cose da fare e di piccoli, immensi, tasselli da aggiungere nel cammino della riabilitazione. “Special Olympics rappresenta, e ancora più sono certa che rappresenterà in futuro, un magnifico mezzo di valorizzazione di tante abilità e talenti che, posseduti dalla persona disabile intellettiva, trovano ancora troppo spesso difficile possibilità di espressione e realizzazione”, spiega la direttrice sanitaria del centro Oda di Villa San Luigi, la dottoressa Giovanna Sorrentino.

ventù che hanno popolato l’infanzia di diverse generazioni di italiani. A dispetto di quanto si potrebbe pensare, queste “istituzioni” reggono ancora. Reggono al passare del tempo e reggono alle accelerazioni moderne persino a Firenze, dove rappresentano una realtà relativamente giovane: “In Toscana, in questo senso, non abbiamo la tradizione tipica della Lombardia o un’esperienza significativa come quella degli oratori romani – spiega don Alessandro Lombardi, responsabile del Centro diocesano di pastorale giovanile della diocesi fiorentina e vice-rettore del Seminario – da noi, fatta eccezione per quelli ‘storici’ come quello salesiano, gli oratori sono figli del Giubileo del 2000”. Ma i ragazzi dei tempi di Facebook davvero ci vanno ancora? “Sì, la percezione che abbiamo noi ‘addetti ai lavori’ non è quella di un abbandono: i bambini e i ragazzi frequentano ancora gli ambienti legati alle parrocchie. Che magari non sono ‘oratori’ in senso stretto e quindi aprono solo in alcuni giorni della settimana, ma che sono comunque molto amati”. Piuttosto, la questione della “diserzione” si pone in un momento

A Firenze non c’è stata una fuga dei ragazzi verso luoghi più “moderni”: la conferma arriva direttamente dagli addetti ai lavori. Oltre alle attività che vengono portate avanti, continua a piacere molto anche la tradizione del “campino” accanto alla parrocchia

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successivo: “Il problema che riscontriamo noi è piuttosto quello della ‘fuga del dopo-Cresima’: si è indebolito il senso di partecipazione alla vita comunitaria, e i giovani seguono il catechismo in preparazione ai sacramenti, ma succede spesso che dopo si discostino dalla parrocchia”. L’identikit degli oratori e delle attività che al loro interno vengono portate avanti non è per il resto molto cambiato rispetto a quello di un tempo: “Generalmente ogni parrocchia individua un tema annuale attorno al quale si sviluppano le attività dell’oratorio, che sono di tipo pratico e ludico e che di solito includono anche gite a tema e la realizzazione di uno spettacolo”. Già, perché il teatro è uno dei punti di forza delle attività oratoriali, osserva il don: “Ai ragazzi piace anche per la progettualità che implica e ci sono anche molte compagnie stabili – spiega – come pure non è tramontata la tradizione del ‘campino’ attiguo alle parrocchie, e alcune hanno anche vere e proprie società sportive”. Lo sport continua insomma a essere un grande collante, un fattore socializzante, oltre che un ingrediente sano della vita dei giovani. Ma, insieme alle attività sportive, negli oratori fiorentini vengono organizzati anche corsi che strizzano l’occhio ai tempi moderni: “Come quelli per imparare un retto uso dei nuovi media – conclude don Lombardi – con incontri che coinvolgono ragazzi e genitori. Del resto, quella di approfondire i nuovi media è un’esigenza rilanciata dagli stessi nostri educatori, che di solito sono poco più che coetanei di chi frequenta gli oratori”.



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appuntamenti

L’EVENTO. Il 16 marzo la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie

Un fiume di passi per non dimenticare L’iniziativa, organizzata da “Libera” e “Avviso pubblico”, si terrà a Firenze nell’anno del ventennale della strage dei Georgofili. In programma un corteo dalla Fortezza allo stadio Franchi: prevista la partecipazione di oltre centomila persone. Saranno poi letti i nomi di coloro che hanno pagato con la vita Ilaria Esposito

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alla Fortezza da Basso allo stadio Artemio Franchi. Tanti passi per ricordare. Il 16 marzo, a Firenze, si terrà la diciottesima edizione della “Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie”, organizzata da “Libera” e da “Avviso pubblico”. L’evento si terrà nel capoluogo toscano proprio nell’anno del ventennale della strage dei Georgofili, in seguito alla quale morirono cinque cittadini: i custodi Angela Fiume e il marito Fabrizio Nencioni con le figlie Caterina e Nadia, oltre a Dario Capolicchio, studente della Facoltà di architettura. I loro nomi saranno fra quei novecento che nella giornata di sabato 16 marzo verranno letti ad alta voce, allo stadio Artemio Franchi, perché non si dimentichino. Momento centrale della giornata sarà il corteo per le strade cittadine, al quale è prevista la partecipazione di oltre centomila persone. La manifestazione partirà da piazza Bambini e Bambine di Beslan, passerà attraverso viale Strozzi, viale Lavagnini, piazza della Libertà e viale Don Minzoni. Attraverso poi il cavalcavia delle Cure, arriverà all’ex viale Maratona passando per viale dei Mille e viale Paoli. L’arrivo allo stadio, meta del corteo, è previsto per le 10,45. Alle 11 inizierà la lettura dei nomi delle vittime, “un elenco terribile dal quale – sottolineano da Libera – mancano tantissime altre vittime, impossibili da conoscere e contare”. Seguiranno alcuni interventi, fra i quali quello del presidente nazionale di Libera, don Luigi Ciotti, del presi-

dente di Avviso Pubblico Andrea Campinoti e di Giovanna Maggiani Chelli dell’associazione dei familiari delle vittime della strage dei Georgofili. Gli appuntamenti del 16 marzo continueranno con l’esibizione di Fiorella Mannoia alle 12,45 e, alle 15,30, con i seminari, che si chiuderanno intorno alle 17,30. In realtà, quella di Libera a Firenze sarà una due giorni. Venerdì 15 marzo, infatti, nel primo pomeriggio i familiari delle vittime della mafia si riuniranno in forma privata a Palazzo Vecchio, nel Salone dei Cinquecento, per una riflessione sulla propria condizione. Dunque si sposteranno nella basilica di Santa Croce per una veglia. Alle 21,30, poi, si terrà lo spettacolo teatrale “Ultimo domicilio: sconosciuto”, di Fiamma Negri e Bruno Cortini. Uno spettacolo che con ironia racconta la storia di una donna e del suo viaggio verso la libertà. Andrea Bigalli, referente di Libera Toscana, ha spiegato il significato della manifestazione: “Ogni anno attraversiamo idealmente l’Italia perché gli esempi positivi, che possono fare da base per la costruzione di un’identità collettiva, non siano dimenticati”. Fra i cittadini vittime di mafia che Firenze ricorda, oltre a quelli che rimasero coinvolti nella strage dei Georgofili, c’è Rossella Casini, donna fiorentina che, per opporsi alla ‘ndrangheta e alla famiglia del fidanzato, pagò con la vita il proprio coraggio. Il corteo di Libera e gli appuntamenti del 15 e 16 marzo avranno come scopo proprio quello di non dimenticare le storie come questa. Più o meno conosciute, spesso del tutto ignote.

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società

Marzo 2013

UNIONI GAY. Una fiorentina di nascita e una d’adozione raccontano online i preparativi alla cerimonia

Lei, l’altra e il matrimonio in Svezia Lorenza e Ingrid faranno il grande passo il 21 giugno, all’estero perché in Italia non possono. Intanto hanno dato vita a un seguitissimo blog: “Vogliamo mostrare come le nostre nozze siano uguali a tutte le altre” Gianni Carpini

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le FuTure spose

lorenza

uasi le va di traverso il pranzo. Alla notizia, comincia a ridere e urla: “Che ganze!”. Sua sorella Lorenza le ha appena annunciato il grande evento. Si sposerà con la compagna Ingrid. Gioia e sorrisi durante una riunione familiare, momenti di una normale casa filmati con un cellulare e finiti su Youtube. Lorenza, fiorentina di 33 anni, e Ingrid, 35enne di origini svedesi ma cresciuta a Firenze, hanno deciso insieme a due amici di creare un diario online per raccontare con video, foto e testi i preparativi per il loro matrimonio. Non in Italia, ma in Svezia, dove le nozze tra persone dello stesso sesso sono permesse. Anche in chiesa: nel paese scandinavo l’istituzione religiosa dipende direttamente dallo Stato. Con il loro video-racconto stanno emozionando il popolo di internet. Il blog (www.leidissesi.net) è andato più volte in tilt per le troppe visite, raccogliendo i commenti – per la maggior parte entusiasti – di migliaia di lettori. Il conto alla rovescia è iniziato: la cerimonia è fissata il 21 giugno 2013, giorno del solstizio d’estate, festa nazionale in Svezia con ben diciotto ore di luce. “Vogliamo mostrare con naturalezza come le nostre nozze siano uguali a tutte le altre – dicono – ci sono da organizzare tante cose: il catering, il viaggio, la lista degli invitati, come in ogni altro matrimonio”. Le due promesse spose stanno insieme da sette anni. All’inizio Lorenza non era molto convinta di compiere il grande passo. “Non ne volevo sapere – racconta

e ingrid

sorridendo – non capivo il motivo di farlo in un paese estero, quando l’Italia non riconosce le unioni omosessuali. Poi – aggiunge più seria – ho compreso: è un atto simbolico, ma una coppia ha bisogno anche di simboli”. Su internet sono finite così le reazioni commosse delle colleghe di lavoro, le interminabili riunioni per decidere il menù nuziale e lo stupore dei bambini, figli delle amiche, che chiedono: “Mamma, perché non possono farlo in Italia?”. “Mia madre è letteralmente impazzita”, rivela Lorenza. “Ci ha subito richiamate all’ordine – commenta divertita Ingrid – portare avanti il proprio lavoro e un blog allo stesso tempo è molto impegnativo: eravamo indietro con le partecipazioni, non avevamo comprato gli anelli, per non parlare dei vestiti da sposa. Lei ha alzato il telefono e ci ha ricordato i nostri doveri”. Fra tre mesi parenti e invitati voleranno in Svezia, mentre Lorenza e Ingrid, cariche di tutto il necessario, affronteranno un lungo viaggio in auto, documentandolo tappa dopo tappa. “In effetti non è un matrimonio a zero emissioni, e questo ci dispiace molto – precisano – ma non potevamo fare altrimenti, visto che l’Italia non ci permette di sposarci”. In futuro il blog potrebbe diventare qualcosa di più. “Vedremo, è nato per dare un volto al concetto di matrimoni omosessuali e potrà continuare a farlo. Dietro questa parola ci sono delle persone comuni, come noi, che stanno insieme da anni e che desiderano solo veder riconosciuto il loro amore”.

LE STORIE Sempre più persone volano in direzione di quegli Stati che hanno legalizzato i legami omosessuali

In fuga da Firenze, verso i paesi che hanno detto “sì” on ci sono solo Lorenza e Ingrid. Ma anche Alessio, Francesco e Alessandro. Sono usciti dall’anonimato per portare alla ribalta delle cronache la questione delle unioni omosessuali. Casi che hanno fatto discutere e riflettere. Chi se lo può permettere, prende il volo e va all’estero per sposarsi in paesi come Norvegia, Spagna o Canada, dove le nozze gay sono legali. Da noi il certificato ottenuto oltre confine non è altro che carta straccia, ma in molti decidono di iniziare una battaglia legale una volta tornati in Italia. È il caso, ad esempio, di Alessandro Cresci, quarantaquattrenne che siede nel consiglio provinciale fiorentino, e

del suo compagno Juanito, di cinque anni più grande. I due hanno pronunciato il fatidico “sì” lo scorso 5 settembre davanti a un funzionario del municipio di Oslo. Tornati a Firenze, hanno replicato in modo simbolico la cerimonia in Palazzo Medici Riccardi, sede della Provincia, dopo l’ok del presidente Andrea Barducci. Adesso hanno intrapreso la via delle carte bollate, presentando ricorso dopo il rifiuto della trascrizione nel loro Comune di residenza, Pontassieve. Una strada imboccata nel 2007 anche da altri due fiorentini. Francesco Piomboni e Matteo Pegoraro sei anni fa furono la prima coppia omosessuale a richiedere la pubblicazio-

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ne del matrimonio in Palazzo Vecchio, scatenando un polverone e una guerra davanti ai giudici. Andando ancora più indietro, il 21 ottobre 2002, Alessio De Giorgi, noto imprenditore, genovese di nascita ma trapiantato in Toscana, e il suo compagno Christian Panicucci finirono su tutti i giornali. Furono i primi “sposi” gay d’Italia. Si unirono con il “rito” amministrativo dei Pacs, il patto civile di solidarietà valido solo in Francia, pronunciando il fatidico sì nella sede del consolato francese a Roma. Dopo cinque anni è arrivata la crisi del loro rapporto e sono diventati i primi /G.C. coniugi gay in Italia a essersi separati.

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sICUREZZA sTRADALE. Da poco è entrata in funzione una novità sui viali di circonvallazione

Attese addio, ora c’è l’onda verde Benedetta Strappi

Basterà tenere la velocità consigliata per non trovare il rosso al semaforo

È

successivo. L’obiettivo è contrastare il superamento dei limiti, ma non solo

entrata da poco in funzione l’onda verde semaforica sui viali di circonvallazione, un sistema innovativo che, attraverso il coordinamento degli impianti semaforici ad opera della centrale operativa della Silfi, indica agli utenti della strada la velocità da tenere per trovare tutti i semafori verdi. Il tutto in una direzione ben chiara, la stessa lungo la quale viaggia da tempo l’associazione “Lorenzo Guarnieri”: l’onda verde semaforica fa parte infatti delle azioni di “Ingegneria” previste dal progetto David, il piano strategico per la sicurezza stradale a Firenze 2011-2020 che ha l’obiettivo di salvare 58 vite umane e di ridurre di mille unità i feriti gravi. E ne fa parte perché il coordinamento semaforico mira a disincentivare il superamento dei limiti di velocità. Ma come funziona? L’onda verde è resa possibile grazie all’utilizzo dell’Urban Traffic Control (Utc), il nuovo sistema di controllo semaforico centralizzato. L’Utc gestisce 204 impianti semaforici (tre anni fa erano 80) su un totale di 318: si tratta complessivamente di 3.700 lanterne (900 a led). Per ogni incrocio semaforico gestito dal sistema Utc è possibile inviare comandi di attuazione dei piani semaforici disponibili per l’impianto. I piani semaforici predefiniti sono sette (tra cui quello per il picco mattutino, il picco serale, l’ora di “morbida”, ecc.) e sono predisposti anche piani per eventi quali manifestazioni allo stadio, Pitti Immagine e via dicendo. Ma la novità tocca l’intero territorio, perché il sistema Utc dà la possibilità di gestire le principali direttrici di entrata e di uscita dalla città, ovvero Fi-Pi-Li, Pistoiese, Pratese, Sestese, Bolognese, Firenze Nord, Faentina, Firenze Sud e Senese. Quella avviata nelle scorse settimane è l’ultima fase

del progetto e si è concretizzata con l’installazione delle lanterne semaforiche specifiche per la comunicare agli utenti della strada della velocità da tenere per sfruttare l’onda verde. Queste “lanterne” (che altro non sono se non semafori dove a ogni lampada corrisponde la velocità consigliata per trovare il verde agli incroci successivi: 50, 40 o 30 km/h) sono state collocate sui viali di circonvallazione da Strozzi fino all’Arno (ovvero agli incroci Strozzi-Lavagnini, MatteottiCherubini, Donatello-Alfieri e piazza Beccaria). Automobilisti e scooteristi non dovranno quindi far altro che tenere la velocità consigliata per trovare il verde al semaforo successivo, ed evitare così di spingere il piede sull’acceleratore in modo inutile, oltre che irresponsabile. Una volta sperimentato, il sistema sarà implementato con ulteriori lanterne su altre direttrici cruciali per il traffico cittadino. “Fa piacere vedere che il piano David sta diventando realtà – commenta Stefano Guarnieri – altro arriverà a breve, a dimostrazione che per combattere la violenza stradale dobbiamo muoverci su più fronti, non ultimo quello delle leggi. Per questo stiamo continuando a raccogliere firme per l’introduzione nel codice penale del reato di omicidio stradale”.

fOCUs. Va avanti il progetto che vuol proteggere le categorie a rischio

E ai più “deboli” ci pensa David

M

a ci sono anche altri interventi in arrivo, ancora nell’ambito del progetto David. Tutti con un denominatore comune: proteggere gli utenti deboli della strada attraverso l’introduzione di elementi per ridurre la velocità e modulare la guida di automobilisti e scooteristi. Due, adesso, i principali settori su cui si concentra l’attenzione: le intersezioni e le piste ciclabili. Per quanto riguarda il primo, sono già stati realizzati lavori in via Mafalda di Savoia e via dello Statuto, mentre sono in corso quelli in via di Villamagna e devono

iniziare quelli in via Fabbroni, via Magellano e via dei Della Robbia. Quanto alle piste ciclabili, sono già finiti gli interventi in via del Sansovino, via Massa, via Panciatichi e viale Guidoni. Si lavora in viale Belfiore, mentre devono iniziare i lavori in via Lazio e via della Sala. Altri punti del progetto David riguardano il miglioramento della visibilità degli attraversamenti pedonali (anche attraverso sistemi di illuminazione notturna), la riduzione della velocità dei veicoli e l’aumento dello spazio disponibile per l’arresto. Già realiz-

zati i lavori sugli attraversamenti pedonali in via Circondaria, via dell’Olmatello, via Reginaldo Giuliani e via Baracca. Sono in corso interventi mirati in via dell’Agnolo, piazza Ravenna, via De Sanctis, via del Pignoncino e lungarno Colombo, mentre sono da realizzare quelli in via del Guarlone e via di Ripoli. Complessivamente, per questi lavori sono già stati spesi 720mila euro: a questi si aggiungono i 270mila euro per gli interventi in corso e i 790mila euro previsti per i /B.S. progetti da realizzare.


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esperienze

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L’INIZIATIVA. Ogni sabato alla Casa della Cultura di Ponte di Mezzo si tengono lezioni speciali

In “classe”, in cerca delle proprie radici Sara Camaiora

H

ajar ha otto anni e, tutta orgogliosa, annuncia di aver imparato a scrivere quella difficile lettera araba, quella che in italiano non si pronuncia. Yasmin e Yassin sono i più piccoli, hanno quattro anni e, per ora, guardano i loro compagni di classe con gli occhi sgranati. Più che di scrivere e leggere hanno voglia di fare tanti giochi. Youssef invece di anni ne ha venti, è ormai un “veterano” e, più che imparare, aiuta gli altri bambini. Lo vediamo impegnato con due di loro provenienti dal Bangladesh, che riempiono i loro quaderni in silenzio, scrivendo fitto fitto. Sono solo alcuni degli oltre quaranta bambini e ragazzi che il sabato pomeriggio,

in una sala della Casa della Cultura di Ponte di Mezzo, partecipano a un corso di arabo molto particolare, organizzato dall’associazione di donne magrebine Nissaa e rivolto a bambini nati in Italia da genitori di madrelingua araba. Stranieri solo sul documento d’identità, che parlano italiano, anzi, proprio fiorentino, come tiene a ricordare Giuseppe Guagni, il presidente della Casa del Popolo, che quei bambini li considera un po’ tutti come suoi e che spesso si affaccia alla porta della classe coi lucciconi agli occhi, come raccontano le insegnanti. Un corso un po’ speciale, nato da un progetto particolare. “Sentivamo la necessità di far riavvicinare i nostri bambini alla

Oltre quaranta alunni partecipano a un corso di arabo molto particolare, nato per “far riavvicinare i nostri figli alla loro lingua d’origine”, spiega Aouatif, responsabile della scuola. Bambini stranieri solo sul documento d’identità, che nella vita quotidiana parlano italiano. Anzi, spesso fiorentino

loro lingua d’origine e alle loro radici – spiega Aouatif, responsabile della scuola e insegnante, assieme ad altre tre donne e a un uomo, tutti laureati nel loro paese d’origine, in diverse materie, dalle lingue alle scienze politiche – abbiamo cominciato l’anno scorso, grazie alla disponibilità della casa del popolo che ci ha permesso di usufruire di questo locale: c’erano sì e no dieci bambini, ora sono più di quaranta. Prima – continua – facevamo lezione il martedì e il giovedì, poi ci siamo resi conto che i bambini erano troppo stanchi dalla scuola e abbiamo deciso di svolgere il corso di sabato”. Bambini di varie nazionalità, marocchini, tunisini, algerini, egiziani, senegalesi e di molti altri paesi, affollano la classe mentre fuori li aspettano le loro mamme, che ormai hanno socializzato. “È un momento di incontro anche per loro: per questo abbiamo organizzato dei corsi di alfabetizzazione rivolti alle mamme e vorremmo proseguire il nostro progetto anche con laboratori di artigianato o di cucito, per far conoscere le nostre tradizioni e permettere alle nostre donne di fare pratica e acquisire nuove professionalità”, prosegue Aouatif. Tante le idee, poche purtroppo le risorse, anche se un aiuto è arrivato dalla Regione Toscana, che

ha messo a loro disposizione un contributo straordinario per far fronte agli arredi. “State facendo qualcosa di grande – ha detto loro Stella Targetti, vicepresidente della Regione con delega all’istruzione – avete iniziato a riempire un vuoto che è dei vostri figli, ma che è anche dei nostri, dato che i corsi sono aperti anche ai bambini italiani: conoscere le lingue è pre-

supposto fondamentale per essere liberi. Questi bambini sono nati nel nostro Paese, ma non hanno la cittadinanza italiana. Sono, come gli altri bimbi stranieri nati qui, in una situazione paradossale e inaccettabile. Il messaggio che vogliamo mandare ancora una volta è che chi nasce in Italia è italiano e deve essere riconosciuto come tale”.

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FARMACIE. Meno punti aperti e consegne a domicilio: cosa è cambiato

Va avanti la “rivoluzione” notturna

L’ACCORDO. Più controlli e rischi ridotti

Medicine complementari, ora è tutto nero su bianco

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gopuntura, fitoterapia, omeopatia, omotossicologia e antroposofia: per le medicine complementari finalmente è arrivata l’ufficializzazione a livello nazionale. Il che vuol dire controllo maggiore e minor rischio di imbattersi in professionisti mica tanto professionisti. È stato infatti approvato un accordo Stato-Regioni che permetterà un percorso di qualità uniforme in tutta Italia per la formazione dei medici, dei veterinari e dei farmacisti. Cosa vuol dire in concreto? Per quanto riguarda i medici, l’accordo consentirà ai professionisti formati di iscriversi in appositi elenchi di esperti, che saranno tenuti dagli ordini professionali competenti per territorio, e agli istituti di formazione, pubblici e privati, di erogare corsi accreditati riconosciuti a livello nazionale. I medici, per essere definiti “esperti nelle medicine complementari”, come previsto dall’accordo, dovranno seguire master universitari o corsi formativi triennali, oltre a formazione guidata e tirocini. Completano l’accordo gli obiettivi formativi, la metodologia didattica, i requisiti dei docenti e le norme transitorie per la fase di prima applicazione. Insomma, tutto nero su bianco, per colmare un vuoto nella legislazione nazionale. Per la verità, la Regione Toscana ha svolto sin dall’inizio un ruolo di primo piano in questa iniziativa, anche grazie all’esperienza maturata con l’approvazione della legge regionale 9/2007, che disciplina la formazione per i medici chirurghi e odontoiatri, i medici veterinari e i farmacisti che praticano agopuntura, omeopatia e fitoterapia. Ora la palla passa alle Regioni: toccherà a loro recepire l’accordo nella propria normativa. Il testo - che era stato proposto dal gruppo tecnico interregionale medicine complementari coordinato dalla Regione Toscana - contiene un allegato che regola la formazione dei medici chirurghi e odontoiatri e si impegna a una successiva regolamentazione anche per veterinari e farmacisti. Questo vuol dire che da oggi l’intero comparto verrà regolamentato, e non sarà una novità per pochi, se si pensa che in Italia sono oltre ventimila i medici che esercitano agopuntura, fitoterapia, omeopatia e altre terapie con farmaci in diluizione, i medici veterinari e i farmacisti impegnati nel settore. E il venti per cento della popolazione (e degli animali) che si cura con queste terapie sarà finalmente tutelato su tutto il territorio /G.R. nazionale.

Benedetta Strappi

I

l cambiamento è partito ormai da un mesetto, ma ancora non tutti ci hanno fatto l’abitudine e allora ripetere le “istruzioni per l’uso” forse non guasta. La guardia farmaceutica notturna, dallo scorso primo febbraio, è stata riorganizzata, e adesso nella fascia oraria che va mezzanotte alle otto di mattina le farmacie aperte in città sono solo due. Una è la “comunale 13” all’interno della stazione di Santa Maria Novella, l’altra è la “comunale 5” in piazza dell’Isolotto. Il nuovo assetto prevede nuovi turni per le farmacie, con un’apertura articolata in quattro fasce orarie e una riduzione progressiva delle farmacie in servizio con il passare delle ore (per l’elenco completo delle aperture: www.comune.fi.it). Per garantire comunque la risposta ai bisogni dei cittadini, la riorganizzazione prevede anche un servizio di consegna a domicilio dei farmaci

nella fascia notturna che rimane più “sguarnita”. Da mezzanotte alle otto i farmaci potranno infatti essere recapitati direttamente a casa del paziente, grazie a un servizio messo a disposizione dal Comune. Il nuovo servizio, frutto di un progetto elaborato e finanziato dall’associazione sindacale titolari di farmacie, è gratuito (si paga cioè solo il ticket o il prezzo del farmaco, che restano a carico dell’utente) per tutti i cittadini residenti o domiciliati nel territorio comunale. E siccome è notte, e al buio diventa tutto un po’ più complicato, i “fattorini” delle medicine sono guardie giurate in divisa e radiocollegate a una centrale operativa in grado di gestire in tempo reale le chiamate. Ma per attivare la consegna domiciliare non basta la chiamata del singolo cittadino. Deve invece intervenire la guardia medica (che oggi, per l’esattezza, si chiama “medico di continuità

assistenziale”) per attivare il tutto, laddove ritenga necessario che il paziente debba cominciare immediatamente la terapia. Allo stesso modo toccherà al medico valutare se il paziente è effettivamente impossibilitato a ritirare i farmaci personalmente. Dal punto di vista operativo, a seguito della chiamata della guardia medica alla centrale operativa, la società di vigilanza si occuperà di prelevare la ricetta al domicilio dal paziente, di ritirare i farmaci nella farmacia di turno e di consegnarli direttamente a casa del cittadino. Per ulteriori informazioni si possono contattare gli uffici della direzione Servizi Sociali (055.2616820, 055.2767406). La nuova organizzazione è stata concordata da Comune, Dipartimento del farmaco, Azienda sanitaria di Firenze, Ordine dei farmacisti e Associazione sindacale titolari di farmacia della provincia di Firenze.

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Marzo 2013

NATURA IN CITTÀ/1. La terrazza diventa un “podere” dove coltivare gli ortaggi da portare in tavola

La verdura? Cresce sul balcone di casa Gianni Carpini

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alettina e rastrello al posto di vanga e zappa. Qualche vaso di medie dimensioni, ottimi quelli in terracotta, l’indispensabile concime, meglio se biologico, e il gioco è fatto. C’è tutto il necessario per trasformare pochi metri quadri di terrazzo in un “campo” a misura di condominio, dove far crescere verdura fresca da portare in tavola. Si parte da una spesa iniziale di poche decine di euro, mentre il risparmio sugli acquisti alimentari, dice chi si è già scoperto “agricoltore di città”, è garantito. E poi c’è la soddisfazione di aver visto crescere con i propri occhi quello che va a finire nel piatto. Piante aromatiche, ma anche pomodori, zucchine, lattuga, addirittura le melanzane: fuori dalle finestre può crescere più di quanto si creda, è sufficiente avere una buona illuminazione e seguire qualche consiglio. Con l’avvicinarsi della bella stagione, il fenomeno dell’orto sul balcone torna a impazzare anche a Firenze. Sia una moda che ricalca l’orto urbano di Michelle Obama alla Casa Bianca, una scelta obbligata per alleggerire il carrello della spesa o una decisione per controllare da vicino ciò che va a finire in tavola, fatto sta che negli ultimi tempi sono aumentati i fiorentini con il pollice verde. Lo sanno bene i negozi specializzati. “Alla fine della scorsa estate, ultimo periodo da sfruttare per le coltivazioni domestiche, tantissimi clienti chiedevano informazioni su come creare un

orto sul terrazzo – racconta Simone Tofani, responsabile dell’area tecnica della Cooperativa di Legnaia – e ora con l’arrivo della primavera ci aspettiamo un nuovo boom”. Il momento migliore per iniziare è a fine mese, in modo da evitare ritorni di freddo, con piante aromatiche (salvia, rosmarino ed erba cipollina), fragole, ravanelli e rucola. Ad aprile è la volta di basilico, peperoncini, zucchine, lattuga, melanzane e pomodori. “I vasi devono avere una grandezza adeguata – avverte Tofani – bisogna tener presente che contengono una quantità limitata di terra, quindi le piante vanno aiutate con sostanze nutritive, usando concimi da sciogliere in acqua, chimici o biologici”. Non bisogna essere necessariamente degli esperti. “La spesa iniziale si aggira intorno ai 25 euro – prosegue – la tecnica è abbastanza semplice e poi, in caso di dubbio, ci si può rivolgere ai negozi specializzati”. Una mano, sebbene a pagamento, può arrivare da Coldiretti: l’associazione degli agricoltori mette a disposizione personal trainer della zappa, tutor che forniscono a domicilio le loro consulenze tecniche. Intanto anche Slow Food Firenze ha in cantiere progetti in materia, mentre l’associazione “Fierucola” propone brevi incontri sulla costruzione di orti familiari durante gli eventi dedicati ad agricoltura e artigianato nello spazio Sam, al vecchio Conventino di via Giano Della Bella (10 marzo, 14 aprile e 12 maggio). La Bibliotecanova dell’Isolotto, infine, ha una sezione dedicata ai libri per coltivare in modo bio, oltre a vantare un suo “bibliorto” curato da un gruppo di volontari sui terrazzamenti dell’edificio.

L’INIZIATIVA In sette scuole di Firenze, tra asili nido, materne ed elementari, i piccoli imparano a seminare e annaffiare

Bambini, tutti fuori: oggi la lezione “scende in campo”

B

ambini, tutti in fila, oggi si esce. La lezione è fuori dalle aule, nel baby-orto. Sono sette le scuole di Firenze, tra asili nido, materne ed elementari, dove i piccoli imparano sul campo insieme a mastre, genitori e nonni. Seminano, annaffiano, vedono crescere le piante e, per finire, gustano il raccolto. Un modo diverso per apprendere i tempi della natura, le stagioni, il rispetto dell’ambiente. Si chiamano “Orti in condotta” e in Italia ne esistono oltre quattrocento, promossi da Slowfood, l’associazione no-profit che in tutto il mondo incoraggia la produzione di cibo su piccola scala, sostenibile e di qualità. A Firenze

l’esperienza pilota è partita qualche anno fa dalla scuola elementare Pestalozzi, in zona Santa Croce, mentre da quest’anno altri sei istituti vedono impegnati i loro piccoli agricoltori in erba, grazie a un progetto auto-finanziato dalla rete locale di Slowfood. Da Firenze sud a Campo di Marte, passando per il Galluzzo, le scuole hanno ritagliato nel proprio giardino un mini-appezzamento dove coltivare in modo biologico verdure ed erbe aromatiche, tutte rigorosamente di varietà locali. Gli insegnanti sono stati formati per seguire da vicino il lavoro nei campetti scolastici e periodicamente vengono affiancati da or-

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al verde

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NATURA IN CITTÀ/2. Si chiacchiera, si passa il tempo e si risparmia anche qualcosa sulla spesa

Orti sociali, è boom: U il ritorno alla terra di giovani e over 60

Serena Wiedenstritt

Più notizie su

gli orTi sociali all’argingrosso

n buon motivo per uscire di casa, ritrovarsi all’aria aperta e fare quattro chiacchiere per molti anziani. Un’occasione per lasciare l’aula e “sporcarsi le mani” per i ragazzi. Stiamo parlando degli orti sociali, quelle aree di proprietà comunale che fanno parte a tutti gli effetti del verde pubblico e che vengono affidate per (più o meno brevi) periodi di tempo ai residenti over 60 o, più recentemente, anche ad alunni e classi di alcune scuole. A Firenze vengono gestiti dai singoli Quartieri e, nei primi mesi del 2013, le aree sono state riassegnate sia nel quartiere 1, per i lotti disponibili in via Jahier nella zona delle Cure, sia nel quartiere 4, uno dei più ricchi di spazi con 72 orti a San Lorenzo Greve, 34 a San Bartolo a Cintoia e ben 275 all’Argingrosso (divisi in due lotti di 120 e 155 unità), per un totale complessivo di 381 appezzamenti. Vero e proprio fiore all’occhiello della zona, gli orti del Q4 sono dotati di tutta una serie di servizi di supporto per chi ci lavora, come impianti d’irrigazione, armadietti personali, pompe e pozzi artesiani, e proprio qui si è registrata una delle prime “incursioni” di giovani nel mondo degli orti sociali. Nel 2012, infatti, un orto è stato affidato per la completa gestione a quattro studenti dell’Istituto di Agraria. Ma fra i progetti già avviati con successo nel quartiere dell’Isolotto rientra anche il Bibliorto che, come suggerisce il nome, si propone di mixare attività agricola e formazione in biblioteca. Si tratta infatti della coltivazione di cavoli, insalata, melanzane e molte altre verdure, rigorosamente di stagione, sulla terrazza al secondo piano della BiblioteCanova dell’Isolotto. L’orto, come tutti quelli sociali, è rigorosamente biologico e viene coltivato grazie all’impegno di alcuni volontari con la passione, da molti riscoperta proprio grazie a questa opportunità, per la terra. I “bibliortolani”, come amano definirsi, sono già ben organizzati e puntano a “colonizzare” tutta la terrazza e una parte del giardino sottostante, accanto alla biblioteca. Ma gli orti sociali spopolano anche alle Piagge, dove a novembre scorso, grazie al contributo di Publiacqua, gli orti di via Piemenonte sono stati dotati di diciotto bauli di plastica per contenere le attrezzature e di sette ombrelloni. Del resto, quella dell’orto sociale è anche una scelta al passo con i tempi, che – tra l’altro – aiuta molti pensionati ad arrivare alla fine del mese, considerando soprattutto l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari. Proprio i vegetali, infatti, stanno registrando un incremento non indifferente dei costi. Spostandosi poi a livello internazionale, oltre al risparmio, gli altri quattro buoni motivi per coltivare un orto in città, secondo il progetto “One Planet Food” del Wwf (www. oneplanetfood.info), sono: diminuire il tasso di cemento in città, stare meno al chiuso e più all’aria aperta, risparmiare Co2 e sostenere la biodiversità.

LA CURIOSITÀ In pochi, regalando una rosa, sanno quanta strada abbia dovuto fare prima di approdare al negozio dietro l’angolo

Il lungo viaggio dei fiori, migliaia di chilometri per arrivare fino a noi

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essuno regala più fiori”, si sente dire spesso in giro. Ma, chi li regala ancora, sa da dove vengono? Spesso no. Una rosa a stelo lungo può costare anche 5 euro perché, prima di arrivare dal fiorista sotto casa, fa un viaggio lungo migliaia di chilometri. Si inizia dal Kenya, nelle zone intorno al lago Naivasha. È qua che viene coltivata la maggior parte delle rose destinate ai mercati europei, perché il costo del lavoro è bassissimo. Dall’Africa, i fiori vengono poi trasportati in Olanda, nel mercato di Aalsmer. I fornitori europei partecipano all’asta, dopo aver raccolto gli ordini dei venditori al dettaglio.

Una filiera lunga e complessa, che Ninfa, una fiorista che ha il negozio nei dintorni di piazza della Signoria, ci descrive così: “Chiamo il mio fornitore tutti i giovedì e faccio il mio ordine. La merce parte il venerdì e arriva il sabato mattina. Le rose che ci arrivano sono chiuse e piene di spine. Per questo il lavoro che facciamo è da artigiani, non da commercianti: da parte nostra c’è una lavorazione”. La crisi, però, si fa sentire anche per i fioristi, che importando sono costretti a vendere al prezzo stabilito alle aste olandesi. Un negoziante paga una rosa a stelo lungo circa 2,20 euro, più i costi di trasporto. Ecco perché si

arriva a vendere un singolo fiore a 5 euro. “L’unico modo per difendersi – continua Ninfa – è puntare sulle produzioni locali. A Pescia si coltivano rose a stelo corto, che costano meno anche perché da una sola pianta nascono fiori in quantità”. Per ricominciare a regalare bouquet senza far sfiorire il portafoglio, un’altra soluzione è quella di abbandonare il mito della rosa recisa. Da Pescia provengono anche bellissimi gerani, ranuncoli da Sanremo, violaciocche dal Meridione, anturium dalla Puglia. In fondo, rinunciare al classico sarà difficile, ma è pur /I.E. sempre meglio di niente.


IL CAsO. Viviano e Neto stanno vivendo una stagione particolare, tra continui avvicendamenti

Quella “staffetta” nella porta viola Il primo era stato fortemente voluto in estate (anche) per avviare il processo di riavvicinamento tra squadra e città, il secondo cerca la sua consacrazione definitiva. E alla riapertura del mercato la questione si riproporrà

emiliano viviano

Tommaso Loreto

ma della fiducia nei confronti di Viviano, ed ecco che nell’ultimo giorno di mercato l’affare tra i viola e il Bologna per la cessione di Neto sembrava cosa fatta. Una trattativa che poi non si è chiusa per le contropartite che non convincevano i viola, ma che di fatto confermava il nuovo cambio di guardia nel ruolo di portiere titolare della Fiorentina. E così, dopo essere rimasto fuori all’indomani della sconfitta di Roma a inizio dicembre, Viviano si è ritrovato sotto la “sua” Curva Fiesole a respingere i tiri del Parma. Di nuovo titolare, di nuovo portiere della sua amata Fiorentina. E il rientro è andato bene. Una gestione tutta particolare dei portieri, quella che società e allenatore stanno portando avanti in questa stagione. Con il fiorentino fortemente voluto e inseguito per tutta l’estate affinché si potesse anche – tra le altre cose, oltre a contare sulle sue doti tecniche – avviare il processo di riavvicinamento della Fiorentina con la propria gente (dopo un periodo “difficile” da quanto punto di vista), e quel giovane brasiliano di nuovo a sgomitare in allenamento nella speranza di poter finalmente dimostrare tutte

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aradossalmente si sono alternati anche negli ultimi due giorni della sessione invernale del calciomercato. Emiliano Viviano, fino a qualche giorno prima dello scorso 31 gennaio, sembrava con le valigie fatte in attesa di prendere una decisione finale, Neto invece si ritrovava cucita addosso la maglia da titolare della porta viola. La prova con il Napoli, qualche giorno prima del “fischio finale” del calciomercato invernale, del resto sembrava spingere sempre più lontano il “profeta in patria” Emiliano, facendo finalmente conoscere tutte le doti del portiere brasiliano, ormai a Firenze da due anni. Poi, però, ancora una volta i due si sono invertiti. Non nella destinazione finale, che anche nel caso di Neto sembrava essere il Bologna, bensì nella posizione. Agli occhi dei tifosi come a quelli “che contano” di Vincenzo Montella. Qualche errore di troppo a Catania, la confer-

le proprie doti. Poi il campionato, qualche incertezza di Viviano, le voci, i presunti rapporti freddi con il tecnico, e il primo avvicendamento dopo la sconfitta di Roma. Da quel momento Neto è salito sull’altalena dei risultati, alternando buone prove a errori madornali come a Udine e Catania. Da qui il nuovo cambio in corsa, con Viviano rigenerato e Neto ancora una volta relegato in panchina. A giugno, con il mercato estivo, la questione dei portieri sarà probabilmente la prima da sciogliere per la Fiorentina, sia nel caso di Emiliano (il cui riscatto dal Palermo costerà la bellezza di 7,5 milioni) che in quello di Neto, probabilmente destinato a cercare nuova fortuna altrove. Intanto, però, non resta che augurarsi che non ci sia più bisogno di nuovi avvicendamenti, semplicemente perché il portiere chiamato in causa sta offrendo il giusto apporto. Un apporto fondamentale in vista del finale di stagione. Poi, in estate, si vedrà: la società farà le sue scelte e i giocatori pure. Intanto, però, c’è da arrivare più in alto possibile. E in questa “scalata” poter contare su una porta blindata conta, eccome.

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sport

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L’INTERVIsTA. A tu per tu con uno dei precursori del ruolo “alla Cuadrado”

Parla Di Chiara: “I conti alla fine” Il bilancio di questa annata – spiega – si potrà fare soltanto al termine del campionato, ma con Montella in panchina e Rossi in campo il futuro promette bene Lorenzo Mossani

F

irenze è una città molto passionale. Lo sanno bene i tifosi della Fiorentina. Dopo il grande avvio di stagione e un eccezionale mese di dicembre, con l’inizio del nuovo anno è arrivato un calo fisiologico, figlio di infortuni, sfortuna, e anche di qualche scelta non particolarmente azzeccata. Ma momenti difficili e sconfitte fanno comunque parte dello sport. La “voce tecnica” più amata dai tifosi viola su Premium Calcio, Alberto Di Chiara, dice la sua a Il Reporter sul momento viola, sul gennaio nero, sul futuro dei gigliati e su quell’allenatore che sta sorprendendo tutti come Vincenzo Montella. Di Chiara, a Firenze, ha avuto la fortuna di giocare insieme a Roberto Baggio e Stefano Borgonovo. Precisamente dal 1986 al 1991. Con la maglia viola ha affrontato cinque campionati di Serie A, tutti da protagonista. Collezionando 122 presenze e 10 gol. E sicuramente è stato un precursore dei giocatori “alla Cuadrado”, apprezzatissimi dallo stesso Montella. Uno dei primi esterni di fascia moderni in Italia. Acquistato come ala sotto la guida di Sebastiao Lazaroni, allora tecnico dei viola, fu presto schierato in difesa, sul modello dei terzini d’attacco brasiliani. I suoi cross, in quel momento, erano per la testa di Borgonovo. Un tuffo nel passato per parlare del presente. Ecco le parole di Alberto Di Chiara. Ti aspettavi un “momento no” della Fiorentina come quello di gennaio? Non si possono prevedere i cali mentali di una squadra, forse si possono prevedere quelli fisici. Alla Fiorentina questo è coinciso anche con un po’ di sfortuna: ma così è il calcio. Direi che i conti vanno fatti a fine campionato. Con l’arrivo di Giuseppe Rossi Firenze sogna... La Fiorentina già sta correndo per l’Europa senza un attaccante vero a parte un eccellente Toni. Se Rossi sta bene e recupera per aprile, i

viola possono ulteriormente essere competitivi per lo sprint finale. Anche per la Champions. Che tipo di allenatore è Montella, secondo Di Chiara? Montella è un bravissimo allenatore che mantiene gli equilibri giusti all’interno dello spogliatoio. È equilibrato e pacato fuori, non si scompone e fa giocare bene la squadra. E poi è un ex grande giocatore, e per me questo è un valore aggiunto, perché riesce a cogliere le sfumature che chi non ha giocato non potrà mai vedere.

alberTo di cHiara

ai Tempi in cui giocava

IL PUNTO. Le trattative non si fermano mai: ecco le mosse che la società studia

Si lavora già per la Fiorentina che sarà S

daniele pradÈ

embra in letargo primaverile, ma non è così. Perché il calciomercato non dorme mai. Tutt’altro: le società e gli agenti di mercato sono ben svegli, e proprio in primavera si costruiscono le squadre per il futuro. Un futuro che per la Fiorentina appare roseo, anche se potrebbe esserci un addio in grado di far male ai tanti tifosi gigliati. La Juventus, infatti, fa sul serio per Jo-Jo. I contatti proseguirebbero sottotraccia, il corteggiamento per il montenegrino andrebbe avanti da tempo, in attesa di trovare i contanti necessari all’operazione. Le alternative, per i viola, si chiamano sempre Quagliarella e Matri, più soldi. Ma Macia e Pradé non sembrano voler rinforzare quella che potrebbe essere una diretta rivale. Quindi si guarda anche all’estero. Poche settimane fa si è esposto pure Mancini. Il futuro di Jovetic potrebbe dunque essere in Premier League, e anche qui ci potrebbe essere uno scambio con il Manchester City, che sarebbe disposto anche a pagare un eventuale ingaggio del giocatore che potreb-

be vestire la maglia viola. Un nome? Aguero. Classe 1988, l’attaccante argentino piace allo staff, alla dirigenza e ai tifosi. La Fiorentina, inoltre, ha fatto capire che, al di là dei giovani, arriverà anche qualche “big”. Si parla di un difensore, un portiere, una punta e un esterno mancino da alternarsi alla pari con Pasqual. Macia e Pradè, ormai l’abbiamo capito, sono però bravissimi a depistare. E d’altronde anche le altre squadre del campionato di serie A sono in pieno movimento. La Juventus ha preso Llorente per l’attacco e cercherà un altro top player davanti, l’Inter dovrà assicurarsi una grande punta e riflettere sul tecnico, panchina in bilico anche al Milan, la Roma dovrà ripartire (di nuovo), Petkovic piace al Borussia Dortmund e allo stesso Milan. Insomma, mezza serie A è già in fibrillazione, soprattutto dopo l’arrivo di Balotelli al Milan, e le “sette sorelle” sono pronte a darsi battaglia sul mercato oltre che in campo. Sembra davvero di essere tornati a /Lor.Mos. qualche anno fa.

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sport

Marzo 2013

BOXE. Un fiorentino ai vertici della federazione pugilistica italiana. Con le idee chiare in testa

Alberto Brasca si rimette i guantoni Simone Spadaro

È

Alberto Brasca il nuovo presidente della federazione pugilistica italiana. Brasca, nonostante abbia poi ricoperto importanti ruoli pubblici come presidente della Provincia di Firenze, vicesindaco e assessore allo sport in Comune e presidente dell’assemblea di Palazzo Vecchio, ha sempre mantenuto un costante legame con il mondo della boxe, essendo stato un buon pugile, tra i dilettanti, quando risiedeva a Lucca. Nella storia della federazione pugilistica italiana bisogna tornare indietro al decennio 1947/1958 con Bruno Rossi per ritrovare un toscano ai vertici della boxe azzurra. “Erano i tempi in cui, dopo il calcio e il ciclismo, il pugilato era veramente uno sport di massa – ricorda Brasca – e questo grazie a personaggi come Nino Benvenuti e Sandro Mazzinghi. Quel pugilato oggi non esiste più. Questo incarico lo considero l’ultimo degli impegni della mia carriera e cercherò, con tutte le forze, di riportare questo sport ai vertici”. Il fatto che la boxe non sia comunque passata di moda ma che anzi stia vivendo una seconda primavera lo dimostrano gli ultimi dati degli immatricolati. “Il settore dilettantistico sta andando molto bene – conferma Brasca – e gli iscritti sono triplicati dal 2000 ad oggi. Questo sport attira anche molte ragazze, tra l’altro belle, e personaggi del mondo dello spettacolo, come le attrici. È un bel segnale. Abbiamo poi conseguito anche risultati internazionali importanti. Alle Olimpiadi Cammarelle e Russo hanno vinto l’argento e Mangiacapre il bronzo. Sono molto motivato e voglio lavorare per far crescere tutto il movimento”. Mancano, proba-

alberTo brasca (FoTo

di

doTTor zed)

bilmente, quei personaggi che portarono la boxe alla ribalta mondiale come fece Mike Tyson negli anni ’80. “È chiaro che il personaggio aiuta molto. Negli anni ’70 Adriano Panatta vinceva e tutti volevano diventare tennisti, poi c’è stato il fenomeno Alberto Tomba e tutti volevano sciare. Un campione del mondo dei pesi massimi che ha fatto tanto parlare di sé come Tyson aiutò il movimento – continua Brasca – ma forse questo oggi non basta”. E il “fiorentino d’Africa” Leonard Bundu potrebbe diventare un personaggio utile a promuovere il pugilato? “È un campione. Il 6 aprile, a Roma, dovrà affrontare il polacco Rafal Jackievicz per la difesa del titolo europeo dei welter. Se supera questo ostacolo – aggiunge il neo presidente della Fip – è il candidato numero uno per affrontare il campione mondiale. Sarebbe bello poter ospitare a Firenze un match di tale importanza”. La televisione non sembra aiutare più di tanto il movimento, evitando le prime serate e relegando spesso i match a ore tarde. “Ed è sbagliato – conclude Brasca – perché il pugilato insegna molti valori. All’estero lo hanno capito, valorizzando questo sport. Adesso però tanti canali del digitale terrestre o sul satellite stanno tornando a interessarsi di noi. È uno dei punti sui quali lavorerò”.

PALLAVOLO. La società ha celebrato la ricorrenza con una vera e propria festa di sport

I quarant’anni dell’Olimpia Poliri

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n’atmosfera magica grazie all’entusiasmo di quasi 500 atleti, di tanti tifosi, dell’allegria dei bambini che hanno reso un compleanno una vera e propria festa. Gioia, divertimento e storia della pallavolo, o meglio dello sport. Il “PalaMattioli” era colmo per festeggiarla. Dopo 40 anni è diventata grande, o forse lo è sempre stata. L’Olimpia Poliri festeggia il compleanno con tante certezze e poche recriminazioni. Da sempre è una delle realtà più belle nel settore giovanile fiorentino e toscano, ed è attualmente una delle pochissime forze a voler far crescere anche a livello agonistico il volley maschile, con la prima squadra che sta lottando per tornare in un cam-

pionato nazionale. E poi l’accordo con la mitica Ruini, cinque volte campione d’Italia. La società di Riccardo Ponzalli si merita applausi per quello che sta facendo per la pallavolo e non solo. “La filosofia che ci ha sempre contraddistinti – sono le parole del presidente – è sempre stata quella di dare a tutti i ragazzi un’opportunità di gioco e divertimento con la pallavolo. Il risultato del campo ha la sua importanza, ma non è certo la cosa principale che ci spinge ad andare avanti. La gioia e il divertimento di stare insieme, stabilire delle relazioni anche esterne alla palestra, amicizie che poi rimangono nel tempo – conclude – /C.M. sono altrettanto importanti”.

LA sCELTA. Salvatore Sanzo nominato presidente

Il Coni toscano volta pagina

È

Salvatore Sanzo il nuovo presidente del Coni Toscana. Netta la vittoria (39 a 18) su Paolo Ignesti, numero uno uscente dello sport regionale. L’assemblea delle federazioni, di atleti, tecnici ed enti di promozione, ha scelto di voltare pagina. Un voto chiaro quello per l’ex fiorettista, oro alle Olimpiadi di Atene 2004, che ha promesso dialogo e collaborazione con tutti. Al centro del suo mandato, che durerà fino all’appuntamento di Rio de Janeiro 2016, il recupero degli impianti sportivi ma anche un rinnovato impegno per lo sport nelle scuole. “Occorre introdurre in maniera seria l’attività motoria nelle classi elementari – spiega Sanzo – ed è per questo che intendo instaurare una migliore relazione con la Regione e con i Comuni”. Non manca una stoccata sui prossimi Mondiali di ciclismo: “Fino ad ora il Coni regionale non ha avuto un ruolo nell’organizzazione – commenta l’ex azzurro – e invece dobbiamo entrare, con grande discrezione, all’interno della struttura che sta già lavorando proficuamente”. Grande soddisfazione da parte di Eugenio Giani, sponsor di Sanzo

salvaTore sanzo

e riconfermato delegato provinciale per Firenze: “Ha vinto un grande atleta e un grande dirigente sportivo, che ora rappresenterà tutto lo sport toscano”. Entrano in Consiglio Giancarlo Gosti, bocce; Elio Sità, volley; Simone Cardullo, basket; e Gerardo Valiani. Gli altri delegati sono Giorgio Cerbai ad Arezzo, Daniele Giannini a Grosseto, Giovanni Giannone a Livorno, Enrico Bertuccelli a Lucca, Vittorio Benedetti a Massa Carrara, Giuliano Pizzanelli a Pisa, Gabriele Magni a Pistoia, Massimo Tito Taiti a Prato e Roberto Montermini a /Sim.Spa. Siena.


sport nel quartiere

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L’INIZIATIVA. Che camminare faccia bene è risaputo. E ora c’è un motivo in più per farlo

Tutti in marcia, ammirando Firenze Carlo Marrone

Studiati e messi nero su bianco diciotto percorsi diversi per scoprire in lungo

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e in largo la città e le sue meraviglie, divisi per distanza e difficoltà. E se qualcuno

he camminare faccia bene (e molto) non è certo una novità. Questa, infatti, è probabilmente l’attività fisica più consigliata per chi desidera aumentare il ritmo del proprio metabolismo e godere dei numerosi benefici che una passeggiata ha sul corpo umano. Camminare, insomma, fa bene a tutto l’insieme dell’organismo, e per questo motivo è uno degli esercizi preferiti da persone di ogni età e condizione fisica. Ma se i benefici del camminare sono ormai cosa nota, cosa succede se decidiamo di fare attività fisica in una delle città più belle al mondo? Corpo e mente sollecitati insieme collaboreranno rendendo più efficace lo smaltimento dei chili o rallentare per cogliere al meglio un dettaglio renderà più lento il calare dell’asticella della bilancia? Non ci sono risposte provate a questi quesiti, l’unico modo per scoprirlo è quello di dotarsi di un paio di scarpe comode e fare la prova. L’amministrazione ha studiato e messo nero su bianco diciotto percorsi (sette base e undici collegati) che permettono di scoprire la città, da nord a sud, da est a ovest, lungo il fiume e sulle colline, in modo che ognuno di questi itinerari racconti una sua storia precisa. Camminare per star bene e per conoscere la bellezza del territorio, dunque. Lungo bellissimi, e a volte insoliti, panoramici, ricchi di luoghi d’arte, fede e cultura. Ciascuno con tipologie diverse per lunghezza, pendenza e livello di impegno fisico. Camminare per il proprio benessere psico-fisico, per la propria salute, ma anche per la propria mente, per la voglia di conoscere tutta la complessità, la bellezza, la ricchezza storica, artistica, culturale e

teme di perdersi, niente paura: è possibile scaricare un’applicazione ad hoc paesaggistica di una città che ha nel suo contesto collinare e fluviale non solo una bellissima cornice, ma anche il senso pieno della sua armonia. Ogni percorso ha delle sue specifiche caratteristiche, di cui occorre tener conto se lo si affronta per la sua interezza. Vengono fornite le indicazioni e i consigli specifici per i camminatori e i podisti: a chi l’itinerario è adatto (con specifiche per famiglie con bambini), tipologia del fondo, pendenze, presenza di marciapiedi e sedi pedonali protette, tipologia di allenamento. È bene ricordare perciò le 10 regole generali: visita medica, tecnica di cammino e corsa, calzature, abbigliamento, riscaldamento, aspetti tecnico-sportivi, recupero, stretching, gradualità e ritmo, alimentazione da rispettare prima di iniziare l’attività sportiva del walking o del running. Gli itinerari si compongono, ciascuno, di un “percorso base” e di uno o più “percorsi collegati”. Percorso base e collegati sono tracciati “ad anello” e si intersecano sempre in uno o più punti. Questa logica “circolare” fa sì che l’inizio e la fine del percorso coincidano. E se la paura di perdervi è l’ennesima scusa per non partire, ora non vale più: si può scaricare l’applicazione “Firenze the Walking City”, in cui si trovano tutti i percorsi con lunghezza, dislivello, pendenza massima, tempo medio di passeggiata e corsa e il profilo altimetrico, i punti di interesse all’interno di ogni itinerario e, soprattutto, il collegamento con Google Maps.

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ON sTAGE/1. Roberto Angelini sbarca alla Sala Vanni con il suo ultimo lavoro da solista

“La musica? Una barra nella testa” Artista talentuoso e cantautore impegnato, ma anche “ponghista”

ON sTAGE/2. Al teatro di Rifredi

d’eccezione. La sua carriera riparte da un solo tour che lo farà girare

Dalla valigia al palco, storie per bimbi e non

mezza Penisola, con la promessa di continuare le collaborazioni con Niccolò Fabi e Diego “Zoro”, che affiancherà nella sua prossima esperienza televisiva Cristina Cornelli e Ludovica Zarrilli

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oberto Angelini? “Gattomatto”, direbbero i meno preparati, quelli che la musica l’ascoltano solo in macchina alla radio. E invece no, Angelini, cantautore romano che il 10 marzo porta alla Sala Vanni il suo ultimo lavoro “Phineas Gage”, è molto più di uno stornello da cantare sotto la doccia. È un musicista, un autore e, non da ultimo, un ponghista d’eccezione. Proprio così. Quali sono i punti di forza del tuo ultimo lavoro, “Phineas Gage”? Mi sono sentito libero di miscelare molte delle mie influenze. Dall’elettronica ai suoni di legno e corde. Dal calore di strumenti vintage al gelo di effetti digitali. Da brani strumentali alla canzone più canonica. È un disco nato in un mese di improvvisazioni e destinato a essere suonato dal vivo con la mia piccola astronave da onemanband. Si può dire che la musica sia per te quello che la barra di metallo è stata per Phineas Gage (ispirato alla storia dell’operaio americano che a metà Ottocento sopravvisse a un incidente sul lavoro, una sbarra gli trapassò il cranio, ndr)? Mi diverte questo parralelo. Comunque sì. Mi piace. Qual è il pezzo che pensi ti rappresenti di più? In questo momento mi diverte molto suonare Nella testa di Phineas Gage. Cosa cambia nel percorso che va Gattomatto alle canzoni di oggi? Sono cambiate tantissime cose. Tutto fa parte di un percorso. Se non avessi fatto l’esperienza del gattomatto forse non avrei fatto tutto il resto. È curiosa la tua passione per il pongo. Dove e come nasce e qual è il nesso tra questo passatempo e la tua attività di musicista? Il pongo è una mia grande passione. È stato anche un lavoro (fotoromanzi, pubblicità, animazioni). Ho pensato potesse diventare il mio primo lavoro. Ci vuole una pazienza mostruo-

sa. Penso che curare l’immagine della propria musica sia importante. Ho quasi sempre preferito legare delle immagini di plastilina ai miei dischi, alle locandine e ai siti. È la prima volta che ti esibisci come solista a Firenze: cosa pensi della città? È una città meravigliosa. La amo e la frequento da tanti anni. Quando ero ventenne venivo a strimpellare la chitarra insieme a un amico pianista in un jazz club. Poi sono venuto all’anfiteatro romano di Fiesole e al festival della creatività con un tributo a Nick Drake. Qualche anno fa sono tornato a suonare insieme a Cristina Donà in piazza della Signoria e poi con Niccolò Fabi al teatro con il tour di “Ecco”. Mi sento pronto alla mia prima volta

DEsIGN. A “lezione” con celebri progettisti

da solista. Preferisci il Roberto Angelini chitarrista, cantautore o produttore? Accetto le sfumature del mio carattere. Non sono mai soddisfatto fino in fondo di niente e la ricerca è tutto. Ogni attività alimenta l’altra. Progetti? Fino a dicembre sarò in tour con Niccolò Fabi, con Piercortese (Discoverland) e con il mio progetto. Sto lavorando alla produzione di tre dischi. Da marzo mi occuperò di musicare dal vivo la trasmissione di Diego “Zoro” in onda su Rai 3. Sto preparando un tributo a Pink Moon di Nick Drake e al White Album dei Beatles. Prevedo un 2013 intenso.

ARTE. Apre i battenti “Florence Number Nine”

Dalla cattedra alle Murate Aste sì, ma anche incontri

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opo il successo della prima edizione del 2012, ecco che tornano gli incontri aperti al pubblico con designer, storici e personalità del settore, organizzati dall’Ais/Design (Associazione italiana storici del design) con Isia Firenze e SelfHabitat. Appuntamenti a cui seguirà una tavola rotonda: il fil rouge che li unisce è “il rapporto, spesso problematico, dell’arte e delle discipline del progetto con la tecnica che ha caratterizzato tutto il XX secolo”, spiega Vanni Pasca, presidente dell’Ais/Design. Il 5 marzo l’appuntamento in programma è con Loredana Di Lucchio, dell’Università La Sapienza di Roma, che traccerà un quadro dell’applicazione al design di nuove tecnologie, e con Giulio Iacchetti, che parlerà di Interno italiano, progettazione e produzione di oggetti d’arredo con laboratori artigiani e vendita tramite la rete. Le “Lezioni di design” ospiteranno famosi progettisti come Alberto Meda e Denis Santachiara, e ancora Luca Zevi, curatore all’ultima Biennale di Venezia del Padiglione Italia, il 7 maggio, mentre il direttore di Domus Joseph Grima è atteso il 18 giugno al caffè letterario Le Murate.

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i sono la pecora e il lupo, il topolino e la sua casa sotto terra. Dove? Nelle sei valigie che Elisabetta Salvatori, attrice e autrice, aprirà sul palcoscenico del teatro di Rifredi, il prossimo 24 marzo, per raccontare altrettante storie. Il titolo dello spettacolo, non a caso, è “In viaggio, storie in valigia”. Elisabetta, vent’anni fa, scelse sei fiabe della tradizione popolare di diversi Paesi (la favola della pecora e il lupo, ad esempio, è giapponese). Poi decise di ambientare ciascuno di questi racconti in un luogo mobile, piccoli teatri nel teatro. Così, cercò sei valigie di cartone, che le furono regalate da amici, parenti, addirittura da delle suore. Contenitori misteriosi, oggi resi ancora più affascinanti da tanti anni di palcoscenico, che hanno regalato loro quella che si dice “un’aria vissuta”. Elisabetta li apre ogni volta che, durante lo spettacolo, inizia a leggere una storia. Così, a ogni nuovo racconto, corrisponde un ambiente ricostruito in miniatura, ma con tutti i dettagli del caso. Non è la prima volta che “In viaggio, storie in valigia” passa da Firenze. “Sono legatissima a queste favole – spiega Elisabetta – e riproporle mi piace sempre”. L’affetto per uno spettacolo di questo tipo matura soprattutto grazie al rapporto con il pubblico: “Vedere i bambini che osservano quello che succede con i loro occhi imbarazzanti, completamente in balía delle emozioni, per me stessa è uno spettacolo”. Ma le storie di Elisabetta vanno bene per tutta la famiglia. Anzi, come dice lei stessa, “fanno bene a tutti, grandi e piccini, perché il loro messaggio su temi come l’amicizia e la diversità è positivo e lascia spazio alla speranza”. E continua: “Gli adulti arrivano pensando di accompagnare i figli. Quando si siedono sono senza difese. Così cedono e si lasciano coinvolgere”. Uno spettacolo da 7 a 90 anni che, per un’unica serata, trasforma il teatro di Rifredi nel luogo magico e incantato in cui tutte le storie più incredibili prendono vita, grazie alla maestria di Elisabetta e alle sue valigie fatate, scrigni preziosi che raccolgono storie da non dimenticare /I.E. mai più.

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lorence Number Nine è il nome di una nuova realtà nella scena culturale fiorentina. Una casa d’aste, innanzitutto, che commercia arte antica e moderna, occidentale e orientale, oggetti preziosi e d’arredamento, per collezionisti di tutto il mondo. Ma anche una casa per la cultura, un luogo dove i saperi si incontrano e vengono condivisi, attraverso convegni, conferenze, mostre ed eventi. Nella prestigiosa sede di via del Poggio Imperiale, immersa in una delle zone più affascinanti di Firenze, avranno infatti luogo a cadenza periodica incontri con studiosi di fama riconosciuta, che metteranno a disposizione il loro sapere in una cornice di convivialità. Florence Number Nine è un crocevia di oggetti preziosi, da capire, da discutere, da toccare, da apprezzare e, perché no, da comprare. Qui si avvicenderanno continuamente – per natura stessa della casa d’aste – quadri, sculture, tappeti, stampe, gioielli, mobili, vini e accessori, di ogni epoca e provenienti da ogni angolo di mondo, e Florence Number Nine li metterà a disposizione degli appassionati per ammirarli – a partire dalla fine di aprile – prima ancora che per acquistarli.

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cultura

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NEL PIATTO/1. Torna Taste, il salone che porta in città il meglio dell’enogastronomia mondiale

Leopolda, Eldorado dei buongustai Barbara Biondi

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manti della buona tavola, state pronti, è in arrivo l’ottava edizione di “Taste, in viaggio con le diversità del gusto”. Il salone dedicato alle eccellenze del panorama culinario quest’anno va in scena dal 9 all’11 marzo, come di consueto alla Stazione Leopolda. Il salone che Pitti Immagine dedica al gusto e al food lifestyle – nato dalla collaborazione con il gastronauta Davide Paolini – si è affermato come il salotto italiano del mangiare e stare bene, dove si danno appuntamento i migliori operatori italiani e internazionali dell’alta gastronomia, ma anche il sempre più vasto e appassionato pubblico dei foodies, i cultori del cibo di qualità e delle nuove tendenze del gusto. A questa edizione saranno circa 280 le aziende partecipanti (in crescita rispetto alle 263 dell’ultima volta), selezionate tra le produzioni di nicchia e d’eccellenza provenienti da quasi tutte le regioni d’Italia, che proporranno i loro prodotti e le novità negli spazi della Stazione Leopolda e nell’area Alcatraz, con uno speciale set di allestimento curato dall’architetto Alessandro Moradei. “Taste è sempre più un punto di riferimento per gli operatori dell’alta gastronomia e della ristorazione, e per il pubblico sempre crescente di appassionati di cibo di qualità – ha detto Agostino Poletto, vicediretto-

re generale di Pitti Immagine – è un’esperienza divertente e coinvolgente, un viaggio multi-sensoriale alla scoperta dei tanti modi in cui oggi si esprime e si sperimenta il gusto”. Se nel marzo scorso il tema era quello dei “protagonisti del gusto”, a questa edizione saranno i luoghi a farla da protagonisti: offellerie, salsamenterie, cremerie, verdurai, piadinerie, pescherie, trippai, pizzicagnoli e chi più ne ha più ne metta. Verranno accesi i riflettori sui luoghi in cui il gusto va in scena, i locali e le botteghe che sono parte integrante della nostra tradizione e che da sempre sono sinonimo di qualità. Alla Stazione Leopolda ci saranno le insegne di questi luoghi e le loro vetrine, dalle mille forme, colori e caratteri tipografici, che, attraverso la grafica, verranno raccontate nel modo più ironico, originale e coinvolgente. Divertente l’area Taste Tools, dedicata agli oggetti di food e kitchen design, a tutti gli strumenti dello chef, ma anche a quelli di chi ama stare tra i fornelli: capi di abbigliamento, attrezzature tecniche e professionali per la cucina. Ma anche il Taste Shop, department store dei cibi esclusivi, il negozio – con oltre 1.500 prodotti in catalogo e con più di 21mila pezzi venduti la scorsa edizione – dove acquistare i prodotti esposti e degustati durante il percorso. Assaggiare per credere.

Appuntamento dal 9 all’11 marzo per soddisfare anche i palati più esigenti. In mostra nella stazione settecentesca un concentrato di sapori che verranno mescolati a seminari e a un negozio senza paragoni

NEL PIATTO/2. L’opera prima della nutrizionista fiorentina Valentina Guttadauro

A tavola con le ricette per stare in forma L

la coperTina del libro

a dieta? Uno stile alimentare e non una restrizione. Parola di Valentina Guttadauro, biologa nutrizionista fiorentina che ha dato alle stampe il suo primo libro, “Mangia bene che ti passa” (Sassoscritto, 120 pagg, 8,90 euro), nel quale spiega come affrontare i fornelli senza trasformare un’alimentazione sana in un incubo. “Di fatto è un ricettario – spiega Valentina – suddiviso per finalità. Ci sono ricette drenanti e ricette vegetariane, ricette con poco colesterolo e altre ricche di omega tre”. E la particolarità sta nel fatto che non ci sono indicazioni riguardo a grammature e dosaggi. “Ognuno – continua la nutrizionista – deve sa-

per dosare la quantità di cibi in base al proprio organismo e alle proprie necessità. Non esiste una dose standard per tutti”. Unica eccezione sono i dolci. “In quel caso è d’obbligo indicare la quantità di ingredienti necessaria, e visto che io sono molto golosa, ho segnalato diverse ricette, ma i miei preferiti rimangono i muffin e i plumcake alle carote, perfetti per la prima colazione”. L’altro segreto sta nell’andare alla scoperta di ingredienti un po’ meno diffusi. “Ad esempio, quando siamo davanti allo scaffale della pasta, qualche volta potremmo buttare l’occhio un poco più in là e prendere una confezione di pizzoccheri della Valtellina,

LO sPETTACOLO. Al Puccini l’anteprima del nuovo show del comico

Gli italiani “sbagliati” rivisitati da Andrea Muzzi T

orna alla ribalta con i suoi personaggi un po’ amari, che fanno ridere (e riflettere insieme) dei paradossi del Bel Paese. Si intitola “Due italiani veri” lo spettacolo scritto da Andrea Muzzi insieme a Marco Vicari e messo in scena con Massimiliano Galligani che il 16 di marzo approderà al teatro Puccini. In scena due personaggi che “vengono sequestrati da una coppia di alieni sbarcati sulla Terra e portati sul loro pianeta perfetto – spiega Muzzi – un pianeta dove, ad esempio, la legalità è all’ordine del giorno e si lavora senza raccomandazioni”. I due vorrebbero rimanere in questa specie di paradiso ma, appena gli alieni capiscono di aver rapito due italiani, tentano di fare di tutto per liberarsene. Ed è da quel momento in poi che, sul palcoscenico, prendono vita sette sketch che ritraggono l’italiano nelle sue vesti peggiori, “dal babbo ultras, quello che va a vedere la partita del figlio è urla ‘ammazzalo, spezzagli le gambe!’, alla ‘casta’, che vede al centro dell’attenzione dipendenti

pubblici assentesisti e svogliati che però si lamentano della classe politica, come se gli elettori fossero poi molto diversi dagli eletti”. E ancora c’è la presentazione che somiglia un po’ a quelle fatte a Cupertino, in California, dell’applicazione “I-Mafia”, che consente ai boss di raggiungere in qualsiasi momento il proprio referente in Parlamento per concludere nel più breve tempo possibile la trattativa tra Stato e criminalità. Ognuno dei siparietti è “una specie di atto unico – continua il comico – e nelle intenzioni degli autori dovrebbe servire a far scaturire una risata vendicativa, liberatoria”. Una sorta di presa di coscienza da parte del pubblico, quotidianamente protagonista di storie surreali, che sembrano frutto della fantasia e invece rispecchiano (quasi) fedelmente la realtà. Un’anteprima speciale che i lettori de Il Reporter potranno godersi presentando alla cassa il coupon che trovate qui accanto, che darà diritto a /B.B. uno sconto sul prezzo del biglietto.

a base di grano saraceno, una vecchia farina riscoperta che ha delle ottime proprietà”. Insomma, il consiglio è quello di variare un po’ le classiche farine raffinate a cui siamo abituati, ad esempio si potrebbero introdurre quelle di avena e riso, “che hanno un sapore gradevolissimo e che spesso vengono sottovalutate”. E poi ancora il seitan, il tofu e una lunga serie di altri alimenti che nelle cento ricette trovano un larghissimo uso. “Il cibo deve essere un piacere ma anche il punto vita deve rimanere visibile – conclude Guttadauro – e se a mangiare si impara fin da piccoli, a cucinare si può impa/C.G. rare anche da grandi”. Bon appetit.


segnalazioni a redazione@ilreporter.it

L’APPUNTAMENTO/1 Fino al primo aprile

Marilyn da Ferragamo, ancora per un mese

Live Max Gazzè 14 marzo Viper Theatre Le canzoni tornano a essere firmate dall’artista romano insieme al fratello Francesco: l’ironia delle parole, che talvolta si fa così tagliente da diventare sarcasmo, insieme a testi più intimisti poggiano su musiche che non perdono mai di tensione, con un ritmo sempre serrato ma con aperture di grande respiro sui ritornelli. Bentornato Gazzè.

“L

a misura del piede mi rivela il carattere di chi lo possiede”, diceva Salvatore Ferragamo, che di estremità femminili se ne intendeva. Il 6 era la misura di Marilyn Monroe, venere frivola a cui è dedicata la mostra a Palazzo Feroni Spini. C’è tempo ancora fino all’inizio di aprile per visitare una mostra che ha avuto il successo che si meritava, così ricca di memorabilia e oggetti appartenuti alla diva delle dive. Un’esposizione accurata che racconta la vita della star partendo dai suoi piedi, dalle bellissime calzature che indossava (create per lei, ça va sans dire, anche dal calzolaio delle star Salvatore Ferragamo), passando per gli abiti elegantissimi, per gli scatti più belli, per i fermo immagine rubati ai film e arrivando fino a dettagli curiosi e teneri, come l’agenda personale della diva, le ricevute degli acquisti fatti nella boutique newyorkese di Ferragamo, fino al biglietto d’invito per il compleanno di John Fitzgerald Kennedy. Manca un mese alla chiusura della mostra, giusto il /C.G. tempo per non perdersela.

Renzo Arbore 15 marzo Teatro Verdi Il nuovo spettacolo sarà ancora un grande show (dalle canzoni napoletane ai grandi successi televisivi a quelle sonorità che Arbore chiama le canzoni della memoria), con escursioni verso le musiche del sud del mondo. Il concerto inizierà con alcuni ispirati omaggi al repertorio partenopeo e proseguirà con un ricordo di Totò (con il montaggio degli sketch tratti dai suoi film e l’immancabile Malafemmena) e Murolo, con alcune chicche tratte dal repertorio. Mumford and sons 15 marzo Nelson Mandela forum Dopo aver raggiunto il primo posto in classifica sia in Inghilterra che negli Stati Uniti stracciando ogni record di vendita, in Italia i Mumford & Sons hanno conquistato con “Babel” il quinto posto tra gli album più

venduti. Anticipato dal singolo “I Will Wait”, questo secondo album conferma il successo planetario che la giovane band ha raggiunto in pochi anni. Note noire quartet 17 marzo foyer Teatro Puccini Lo spettacolo mostra un sentiero attraverso suoni e forme delle tradizioni zingare che hanno percorso l’Europa nel Novecento: le czardas ungheresi, il valse musette, lo swing, le hora rumene, i canti albanesi e molte altre. Questo eterogeneo panorama musicale che si estende dalla Francia ai Balcani fino ai paesi dell’Est europeo attraversando Alsazia, ex Jugoslavia, Albania, Serbia e Romania viene amalgamato in una sonorità che è tipica dello swing manouche francese, in omaggio al musicista Django Reinhardt e al suo popolo, gli zingari, unici testimoni, ad oggi, della straordinaria varietà e ricchezza di linguaggi musicali che animano la cultura europea. Eros Ramazzotti 24 e 25 marzo Nelson Mandela forum I suoi fan più accaniti lo stavano aspettando da molto, ed ecco che è tornato. Eros Ramazzotti, che nell’ultimo periodo ha fatto sentire la sua voce su tutte le radio della Penisola, torna a cimentarsi in un tour per far contento chi ha voglia di vederlo (e ascoltarlo) dal vivo. Due le date fiorentine, e poi un viaggio per tutta l’Italia fino all’inizio dell’estate, quando il cantante di “Adesso tu” prenderà il volo per Usa, America del sud, Australia e Sud Africa.

L’APPUNTAMENTO/2 Al museo delle Porcellane

“Lusso ed eleganza” dalla Francia a Doccia

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n occasione dei quarant’anni dall’apertura del Museo delle Porcellane di Palazzo Pitti, la Soprintendenza al Polo Museale fiorentino e l’associazione Amici di Doccia hanno voluto ricordare questo anniversario con la mostra “Lusso ed eleganza”, che mette in evidenza al contempo la collezione museale di Palazzo Pitti e la produzione della manifattura di Doccia del periodo fra la dominazione napoleonica e la Restaurazione lorenese (18001830). Il cambiamento che l’avvento dell’impero napoleonico portò nel governo della Toscana ebbe i suoi riflessi nelle discipline artistiche fin dal regno di Etruria (1801-1807) con Luisa di Borbone Parma, ma soprattutto negli anni della presenza di Elisa Baciocchi. La sorella di Napoleone, prima principessa di Lucca e Piombino (1805-1809) e poi granduchessa di Toscana (1809-1814), promosse un rinnovato interesse per le arti di cui da tempo si sentiva la mancanza. Il suo mecenatismo non soltanto richiamò a Firenze scultori, pittori e musicisti, ma sostenne anche le industrie artigiane, incentivando la lavorazione di /C.G. seta, mobilia e porcellana.


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il sodo, le riCHieste e la manifestazione Da circa 40 anni vivo al Sodo, antico e piccolo borgo ubicato nel quartiere 5 di Firenze, posto tra Careggi e Castello ai piedi della collina che sale in direzione di Monte Morello, dove si possono ammirare ville appartenute alle famiglie dei Medici, Pazzi e della Rovere (ville dove è nato il Rinascimento ). Il verde in questa zona periferica è ancora padrone ma è un verde inaccessibile, di proprietà privata e da privati utilizzato. Spesso, per motivi familiari, sono costretto ad allontanarmi anche per 10/15 giorni e in modo non infrequente, al mio ritorno, mi ritrovo a relazionarmi e confrontarmi con novità ed iniziative anche piacevoli e condivisibili. Tutti sappiamo che la qualità di vita (insieme alle condizioni economiche) nei nostri quartieri ha subito un rapido peggioramento e questo capita anche al Sodo. Rientrato a casa il 20 di gennaio, mentre passeggiavo per il quartiere, sono venuto a sapere da “concittadini” che nel giorno precedente, il sabato, si era svolta una manifestazione pubblica ed autorizzata con corteo, striscioni e cartelli (e con Carabinieri, Polizia e Polizia Municipale) per chiedere un quartiere diverso, più partecipato e programmato a misura di cittadino. Diverso? In che cosa diverso? Cosa è stato rivendicato??… Intanto è stato richiesto all’amministrazione di acquisire uno spazio verde ai lati della nuova (anno 2006) strada per Careggi, spazio da utilizzarsi secondo i bisogni della popolazione (giardino, spazi giochi, spazi per cani, luogo di incontro per feste, anche per orti di quartiere, ecc.) e gestito anche direttamente da un’associazione di cittadini senza fini di lucro e con realizzazioni di strutture semplici, comunque sicure e da realizzarsi con spese modeste. E poi?…...... sono stati evidenziati problemi che da tempo, troppo tempo, incidono sul quartiere negativamente: il fabbricato ubicato all’angolo di via Caldieri - via Giuliani costituito da 30 appartamenti, un vasto piano interrato ed un ex-ristorante abbandonati ed inutilizzati (mi domando quanta ricchezza è inutilizzata?) ormai da qualche anno per il quale è stato chiesto il riutilizzo pubblico e di quartiere; giardini già realizzati da anni (già in degrado) ed ancora non aperti come in via di Quarto; orti sociali (via Dazzi) per i quali sono stati spesi fino ad oltre 1 mln di euro ma ancora non assegnati e la primavera sta avanzando; realizzazione ultimata da tempo di nuovo sovrappasso pedonale (in sostituzione del

29 vecchio demolito) per scavalco Tav in via del Sodo che dovrebbe collegare il Lippi al Sodo che ancora non è collaudato e funzionante ed oscuro rimane il soggetto che dovrà garantire la manutenzione e la sicurezza per gli utenti (in particolare per ascensori, illuminazione, ecc.); il giardino storico all’italiana all’interno della villa La Quiete (proprietaria è la Regione Toscana, via della Quiete) non è fruibile dalla popolazione perché non ci sono soldi per mettere in sicurezza la scala di accesso mentre si fanno ricchi “investimenti” che potrebbero essere ridotti senza danneggiamento alcuno; la scarsa pulizia di luoghi pubblici (parcheggio Chiuso dei Pazzi) abbandonato ad un utilizzo incivile e molto “particolare”; una manutenzione degli spazi pubblici come i marciapiedi che niente ha a che vedere con la razionalità e dove si ubicano (pensiamo a pagamento!) per mesi segnali di pericolo che sono più pericolosi del problema stesso; il “recupero urbanistico” dell’ex area industriale Cerdec (Via Giuliani) con destinazione abitativa....... purtroppo “qualcuno” ha provveduto tempestivamente a cancellare tracce di quanto avvenuto strappando nella stessa giornata cartelli e manifesti lasciati ad indicare i perché di tale manifestazione e camminando all’interno del quartiere mi sono venuti in mente quelli che bruciano le biblioteche per nascondere un’idea diversa dalla loro. Invece un bravo e un grazie va a quei cittadini che con sacrificio hanno promosso e partecipato a questa manifestazione al fine di migliorare la vita di tutti..... la prossima volta ci vorrò essere anch’io!!!!! Claudio Badii “fiorentini, Pensiamo un Po’ di PiÙ alla nostra Città” Gentile redazione, vorrei dire la mia dopo aver letto la lettera della signora Maria Adele Bigagli sul Reporter di febbraio 2013. Io sono d’accordo con la signora, se i fiorentini non si mettono in testa di tenerci un po’ di più alla loro città, è inutile che si facciano nuovi giardini e nuovi lavori, è inutile che ci si lamenti poi quando c’è sporco per strada. Ormai devo dire che sono tante le persone che vedo che quando portano fuori il loro cane poi raccolgono nel sacchettino i loro escrementi, e tante di queste persone che lo fanno, almeno quelle che vedo io, sono giovani, e questo mi fa ancora più piacere. Però i nostri marciapiedi sono ancora bombardati da escrementi dei cani, quindi ci sono sicuramente tante altre persone che lasciano che il loro animale faccia i suoi bisogni dovunque senza poi pulire. Questo è un comportamento incivile, soprattutto per chi ha dei bambini, che oltre alle macchine e a tante altre cose deve stare continuamente attento per strada a dove mettono i piedi. Io mi ritengo fortunato a vivere in una città bella come Firenze, e allora vorrei dire a tutti i miei concittadini di tenerci un po’ di più al suo rispetto e alla sua pulizia, non ci vuole molto, e alla fine tutti saremmo più contenti di vivere nella nostra bella città. Grazie, Ivano gli sCooter, il traffiCo e le Corsie Preferenziali Salve, sono uno scooterista, uno di quelli che ogni mattina, estate o inverno che sia, con il sole o con la pioggia, prende il suo motorino per andare a lavorare. Io non so come fanno le persone in macchina che ogni giorno stanno ore e ore in fila, all’andata e al ritorno, facendo intasare tutta la città e creando problemi per le ambulanze e i mezzi di soccorso, che devono fare degli slalom incredibili per passare.... non hanno altre possibilità per andare

invia la tua segnalazione alla nostra redazione redazione@ilreporter.it i vandali e le Pensiline dei bus Spett.le Redazione, ho notato che le nuove pensiline Ataf del mio quartiere sono state seriamente danneggiate dai vandali. Infatti i cristalli di protezione delle bacheche pubblicitarie sono state infranti in almeno 3 pensiline di via Canova e via dell’Argingrosso. Questi atti vandalici vanno pubblicamente condannati ed i responsabili perseguiti penalmente. Non possiamo permetterci di vedere andare in frantumi migliaia di euro di soldi pubblici che potrebbero servire, per esempio, a pagare mesi di stipendio ad un lavoratore disoccupato. Suggerisco ad Ataf di aspettare a riparare i danni e nel frattempo esporre nelle bacheche danneggiate dei manifesti con slogan forti, del tipo: “Ti divertiresti se qualcuno mandasse in frantumi i vetri di casa tua? Pensaci!”. Cordiali saluti, un vostro lettore del Q4

Caro lettore, non bastassero i problemi che ogni città ha già di per sé (soprattutto in tempi non facili come questi, in cui le risorse sono purtroppo quelle che sono) e le difficoltà nel fornire tutti i servizi su cui i cittadini vorrebbero poter contare, ci si mettono spesso e volentieri anche i vandali a complicare ulteriormente la situazione. Gli atti vandalici sono gesti da condannare e combattere con più forza possibile, da quelli apparentemente “innocui” (ma che innocui non sono mai, seppur per i loro autori a volte non si tratti altro che di bravate) fino ai più gravi. Tanti e diversi sono gli obiettivi di volta in volta messi nel mirino dai vandali di turno: beni privati (come auto e motorini), opere d’arte, strutture e servizi pubblici. E tante e gravi sono, in ogni caso, le conseguenze di questi gesti. Danni (economici e d’immagine) alla città e ai suoi abitanti. Che certo, come detto, non ne hanno bisogno, men che meno in questo momento. Prendersela con i servizi pubblici, poi, è particolarmente odioso, per le difficoltà che si vanno a creare a persone che spesso di difficoltà ne hanno già abbastanza. Il malcontento per quello che non va non si può certo esprimere in questo modo. Senza dimenticare poi che a pagare per questi gesti siamo tutti noi, in termini economici ma anche di una minore qualità della vita in città. E qua si torna al discorso fatto più volte in passato, ma sempre attuale: impossibile, per chi è deputato a farlo, controllare la città palmo a palmo, ventiquattro ore su ventiquattro. Può capitare, qualche volta, di cogliere alcuni di questi vandali “all’opera”, ma non sempre può andare così. E allora quello che serve è un rinnovato senso civico, un capire finalmente che fare del male alla città, alle sue strutture e alle sue opere vuol dire far del male a se stessi. E in questo senso è importantissimo il comportamento di tutti i cittadini: ognuno di noi ha il dovere di segnalare quello che sta accadendo quando si trova ad assistere a comportamenti del genere, ognuno di noi ha il dovere di non voltarsi dall’altra parte, seppur a volte si pensi di non trovarsi di fronte ad atti particolarmente gravi. Perché la città, oltre che di chi deve controllarla per mestiere, ha bisogno dell’impegno e della collaborazione di tutti i suoi abitanti. Matteo Francini m.francini@ilreporter.it a lavoro?.... motorino, bicicletta, autobus, ecc.... comunque, spesso in certi punti, anche sui viali, è difficile passare anche con il motorino, perché le macchine non rispettano le corsie e si mettono in mezzo. Avevo letto un po’ di tempo fa che c’era stata la proposta di far passare anche i motorini dalle corsie preferenziali, ma dove è andata a finire quell’idea? Non se ne parla più? Sarebbe molto importante per quelli come me, non penso che si intaserebbero le corsie preferenziali creando danni agli autobus, e invece si libererebbero un po’ di più le altre strade. Quindi io chiedo che si riprenda in considerazione questa ipotesi, a mio modo di vedere importante per il traffico cittadino. Complimenti per Il Reporter e cordiali saluti. Uno scooterista fiorentino “la storia infinita di Piazza delle Cure” Spettabile redazione de Il Reporter, grazie per i vostri articoli sulla vita del quartiere, ci date sempre tante informazioni utili e interessanti che in altri giornali non si leggono. Io sono un abitante delle Cure da 40 anni, e la situazione di piazza delle Cure mi sembra la storia infinita. Ogni volta che ci sono idee e pro-

getti per rifarla c’è sempre qualcuno che non gli va bene, che è contrario e si mette a dire di no. Ora io dico: ma possibile che questa piazza sia destinata a restare così per sempre? Questa volta con l’ultimo progetto che hanno presentato alla riunione dei 100 luoghi sembrava che le cose dovessero finalmente cambiare davvero, o anche questa volta non sarà così? Io capisco che c’è qualcuno che può non essere d’accordo (i fiorentini non sono mai d’accordo su niente), capisco le difficoltà e le paure dei negozi, ma chi vive qua da tanto tempo come me sa che qualcosa deve esser fatto. Tanto peggio di così non può andare. Ogni giorno ci sono super-ingorghi e code, clacson, inquinamento, auto parcheggiate nel mezzo della piazza..... quando ci sono i vigili va un po’ meglio, ma c’è confusione lo stesso.... Così non si può andare avanti, se c’è chi non è d’accordo si potrebbe fare un’altra riunione e riparlarne tutti insieme con i politici e i cittadini, ma non si può sempre essere contrari, piazza delle Cure deve essere rifatta. Spero che anche l’ultimo progetto non vada a farsi benedire... Grazie per l’attenzione, Bruno


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