Il Giornale del tuo Quartiere
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Periodico d’informazione locale. Anno VII n.11 del 1 Marzo 2013. N° reg 5579 del 17/05/2007 tribunale di firenze. Iscrizione al Roc 8551. Spedizione in a.p. - 45% legge 662/96 art. 2 comma 20/b. Contiene I.P. Prezzo di copertina euro 0,10. Spedizione in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 Aut. GIPA/ C1/FI/46/2012
PRIMO PIANO
sociEtÀ
Viva l’Italia... a modo nostro Andrea Muzzi*
G
CONTADINI DI CITTÀ C’è chi coltiva la verdura sul balcone di casa e chi invece “scende in campo” negli orti sociali PAGG.20-21
IL “CASO” FARMACIE Per i cittadini (e non solo) sono troppo poche quelle attualmente presenti nel quartiere PAG.2
sPort
Semafori e incroci, soluzioni cercasi PAGG.4-5
La crisi “rilancia” l’usato
la storia
di Ilaria Esposito
S UNA PORTA PER DUE La stagione “particolare” di Viviano e Neto. In attesa della riapertura del calciomercato PAG.22
SULLE ROTELLE L’associazione “Firenze Oltrarno Pattinaggio” tra passato e presente: gli obiettivi non mancano PAG.25
e si vuol avere un’idea dell’aria che tira a Firenze (ma più in generale in tutta Italia), forse non è una cattiva idea farsi due passi tra gli scaffali dei negozi di oggetti usati. Qua – assicurano gli addetti ai lavori – le cose stanno cambiando: “Ultimamente ci hanno portato anche dentiere complete di denti d’oro. E questo la dice lunga su quanto grave sia la situazione”, racconta uno di loro. Ci sono poi i commercianti costretti a tirare giù il
bandone per sempre, che “quasi ogni giorno passano da noi per smaltire quello che non hanno venduto”. L’altro lato della medaglia è la possibilità, per chi è a caccia di affari, di trovare vere e proprie occasioni a poco prezzo. Non solo nei negozi, ma anche nei mercatini: in città la scelta non manca. Ci sono infine le aste: un mondo spesso sconosciuto e associato all’idea del lusso, ma non è così. Almeno non PAGG.10-11 sempre.
Lei e lei dissero “sì” PAG.16
giovani
li italiani un popolo di poeti e navigatori? Niente di più falso. Qualcuno di voi mi dirà che però abbiamo avuto anche Dante e Colombo. Colombo è solo uno che ha sbagliato strada. Voleva andare in India ed è finito in America. Allora anche mia moglie è una grande viaggiatrice: voleva portarmi al mare, invece con la macchina si è schiantata sulla porta del garage! Una delle parole che gli stranieri associano di più a Italia è mafia. La mafia ormai la trovi dappertutto. Anche al polo nord. La differenza è che da noi, se qualcuno non paga il pizzo, gli danno fuoco alla casa, là devono scioglierla con il phon! La verità è che siamo un popolo unico. In nessuna altra parte del mondo trovi un rapporto tanto intenso madre/figlio. In America a 16 anni i figli li mandano via di casa. Da noi a 73 anni se i figli ritardano un’ora i genitori chiamano la polizia! Abbiamo un amore per la patria originale. Diventiamo patriottici una volta ogni quattro anni, per i mondiali di calcio. In quel periodo sembra di essere tornati nel Risorgimento! Come l’Italia vince una partita si corre in strada a suonare i clacson! Se perde non solo non siamo più patriottici, ma si cambia anche patria. “L’Italia ha perso!”, “che me ne frega, io tifo Spagna!”. Anche il nostro inno è unico. Negli altri inni si parla in modo chiaro di unità e libertà, il nostro invece dice soltanto “siam pronti alla morte”. Ma non dice mica la causa! Può essere anche morte naturale! L’Italia chiamò... chi? Non fa mica i nomi. Ha chiamato te? No, me no. *Comico
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La “resistenza” degli oratori PAG.12
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Marzo 2013
Isolotto • Legnaia • Soffiano
SALUTE. Una commissione speciale lancia un appello: quattro zone del rione sono sfornite
“Caccia” alla farmacia nel quartiere Sono undici le rivendite presenti tra Isolotto e dintorni, con un rapporto tra croci verdi e numero di abitanti fra i peggiori in città. L’obiettivo è vederne nascere altre Gianni Carpini
U
na “caccia al tesoro” per 32mila persone. Mezzo quartiere non ha una farmacia vicino a casa: per comprare un antibiotico, uno sciroppo per la tosse o un collirio ci vogliono pazienza e gambe buone. Chi è fortunato può contare su un farmacista a seicento metri di distanza. In linea d’aria, ovviamente. Poi vanno messe in conto le barriere architettoniche e i collegamenti viari. Per altri, la strada da percorrere supera il chilometro, senza considerare le difficoltà di mobilità per gli anziani e la “cura dimagrante” imposta ai mezzi pubblici. Da qui al 2014, però, qualcosa potrebbe cambiare, con la riorganizzazione del servizio e un appello lanciato proprio dall’Isolotto. Nel frattempo ci sono novità sul fronte delle aperture notturne: se in tutta Firenze, dallo scorso mese di febbraio, solo due farmacie lasciano su il bandone tra le 24 e le 8, la buona notizia per il Q4 è che questo è l’unico quartiere in periferia a essere stato “graziato” dal nuovo piano, con il punto in piazza dell’Isolotto attivo no-stop durante le ore di buio. L’altro è quello presente all’interno della stazione di Santa Maria Novella. Tornando alla “mappa del medicinale”, sono quattro le zone finite nella lista nera: San Bartolo a Cintoia, Argingrosso, piazza Gaddi-via del Pignoncino e Arcipressi non hanno un punto farmaceutico nel raggio di mezzo chilometro. A livello cittadino quasi la metà delle croci verdi sono concentrate nel centro storico. Ben 54 punti su circa 120 in totale. La periferia resta a bocca asciutta. Il Q4 ne ha un quinto rispetto all’area centrale, 11 farmacie (quattro comunali e sette private). Stessa cifra per Firenze sud. Ventiquattro sono a Campo di Marte, diciotto a Novoli e Rifredi. Fatti due conti, nel quartiere 4 c’è una farmacia ogni seimila abitanti circa, un rapporto tra i peggiori in città. I numeri arrivano dalla relazione stilata dalla commissione speciale istituita dal Consiglio di Quartiere. Per il team bi-partisan composto da cinque persone – in tempi di spending review è bene farlo notare – non è stato previsto alcun rimborso o gettone di presenza per questa attività. Dopo gli incontri con le associazioni di categoria, la
direzione comunale dei servizi sociali, i centri anziani e l’analisi dei dati, la squadra salvafarmacia ha stilato una relazione indirizzata a Palazzo Vecchio e Regione Toscana. Dentro c’è l’invito a prendere in considerazione le quattro aree di San Bartolo, Argingorsso, piazza Gaddi e Arcipressi per la creazione di nuovi punti vendita, in vista di una possibile riorganizzazione del settore nel 2014. “Chiediamo che in futuro sia attivato, da parte di Comune e Regione, un rapporto diretto con il Quartiere
il reporter è un periodico di 5 edizioni che mensilmente viene distribuito in 165.823 copie da Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 Aut. GIPA/ C1/FI/46/2012
te a Firenze, la comunale 13 all’interno della stazione di Santa Maria Novella e – cosa che interessa più da vicino il quartiere – la comunale 5 in piazza dell’Isolotto. Per garantire il servizio è stata attivata comunque la consegna a domicilio dei farmaci tra le 24 e le 8. Il nuovo piano, deciso da Comune, Azienda sanitaria e associazioni di categoria, prevede diverse fasce orarie. Nel Q4, tra le 20 e le 24, è attiva la farmacia di via Starnina, mentre quella in piazza dell’Isolotto va avanti tutta la notte.
L’INIZIATIVA È in programma questo mese “Mestiere: donna”. Tanti gli appuntamenti previsti
Un marzo a tinte rosa, tra mostre e laboratori
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illa Strozzi si tinge di rosa”: poteva essere questo il titolo alternativo della manifestazione legata al mondo femminile organizzata dal Consiglio di Quartiere 4 nel mese più “femminista” che c’è, cioè marzo. Il nome ufficiale dell’iniziativa è “Mestiere: donna”, che rimanda all’otto marzo del 1908, anno in cui un gruppo di operaie di un’industria tessile di New York scioperò per protesta contro le condizioni in cui era costretto a lavorare. Lo sciopero proseguì per diversi giorni, ma l’8 marzo un incendio ferì mortalmente le operaie. Per ricordare quei terribili avvenimenti e per mantenere accesa
Il Reporter di Isolotto, Legnaia, Soffiano raggiunge 27.403 famiglie nel Quartiere 4 di Firenze. Copia in abbonamento postale
su questa materia – afferma Corinna Pugi, giovane consigliera alla guida della commissione speciale – consentirebbe di avere una visione privilegiata sulla situazione del territorio”. La task force è nata dopo la segnalazione di alcuni residenti dell’area via del Pignoncino-piazza Gaddi-via Francavilla. Qui, per comprare un medicinale bisogna camminare oltre seicento metri. Intanto, come detto, da febbraio anche il servizio notturno è stato rivoluzionato: solo due farmacie rimangono aperte l’intera not-
Editore e Concessionaria Pubblicitaria: Direkta s.r.l. Direzione ed amministrazione: via Rossi 25 - 12100 Cuneo Direttore Responsabile: Matteo Francini Service editoriale e grafico: Tabloid soc.coop., Firenze (FI) Tel. 055 6585939 - redazione@ilreporter.it
l’attenzione sull’essere donna (“un mestiere già quello”, spiegano dalle Attività Culturali), è stato messo nero su bianco un elenco di eventi dedicati alla parte rosa dell’universo. Si comincia il 2 marzo con l’inaugurazione di una mostra fotografica organizzata dalla Fiaf - Federazione Italiana Associazioni Fotografiche - che abbellirà le pareti di villa Strozzi per tutto il mese. La struttura di via Pisana sarà la cornice del recital di poesia e musica ideato da Rudie Cavaciocchi: a questa iniziativa è stata dedicata la data dell’8 marzo. Sempre canzoni e letture il giorno successivo, quando la compagnia teatrale
Stampato da Rotopress International, Loreto (AN) Periodico d’informazione locale Anno VII n.11 del 1 Marzo 2013 N°reg 5579 del 17/05/2007 tribunale di Firenze. Iscrizione al Roc 8551. Spedizione in a.p. - 45% legge 662/96 art. 2 comma 20/b. Contiene I.P. Prezzo di copertina euro 0,10€
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“Human to Human” metterà in scena una rivisitazione del Diario di Adamo e Eva di Mark Twain. Tra tutte le iniziative presenti nell’agenda di “Mestiere: donna”, una delle idee più interessanti è senza dubbio quella proposta dall’associazione Arcadia. Nelle giornate del 15, 16 e 17 i volontari della compagnia allestiranno un vero e proprio laboratorio teatrale su Prezzemolina, l’eroina delle favole di Giambattista Basile: un’esperienza, questa, che non avrà limiti d’età, essendo rivolta a un pubblico dagli otto agli ottanta anni. Per un marzo fortemente colorato /F.C. di rosa.
Dati non raccolti presso l’interessato Si informa che, ai sensi dell’art. 24, comma 1, lett. C, del D.Lgs 196/2003 (codice in materia di protezione dei dati personali), il consenso per il trattamento dei dati personali, non è richiesto in quanto i dati sono provenienti da pubblici registri, elenchi, atti o documenti conoscibili da chiunque. Nel rispetto della normativa vigente in materia di protezione dei dati personali (art.13 del d.lg 196/2003). La informiamo che i suoi dati personali, non sensibili, sono raccolti e trattati da Direkta s.r.l., al solo fine dell’invio presso la Sua residenza del periodico gratuito “il Reporter”. Il responsabile del trattamento è Direkta s.r.l. Potrà in ogni caso richiedere l’eliminazione dei Suoi dati e in contemporanea la sospensione dell’invio della sua copia esercitando l’art. 7 scrivendo a Direckta s.r.r. via Rossi 25 12100 Cuneo.
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il giornale del tuo quartiere
IL PUNTO. Il 21 novembre scorso si era verificato il crollo di una parte del soffitto
L’atteso “ritorno” della micropiscina
Dopo il dissequestro è partito l’intervento per rendere la struttura, amatissima dai residenti, nuovamente agibile. “Un lavoro lungo e difficile. Ci sono stati la messa in sicurezza e un monitoraggio totale: fatti simili non si dovranno più ripetere”
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Chitarra, yoga e danza alla Stazione di confine N
Francesca Casagni a mattina del 21 novembre scorso sui giornali fiorentini trovava ampio spazio la notizia del crollo del soffitto della micropiscina dell’Isolotto, in via Baccio Bandinelli. La sera prima, poco dopo le venti, proprio mentre si stavano cambiando le bambine appena uscite dal corso di nuoto, una parte della copertura della struttura era crollata per alcune infiltrazioni d’acqua. Fortunatamente nessuna delle cinque bambine rimaste ferite ha subito conseguenze gravi: due hanno riportato qualche taglio e lesione, mentre per le altre tre solo piccole escoriazioni. Appena la notizia era arrivata nelle sale di Palazzo Vecchio, il vicesindaco con delega allo sport Dario Nardella aveva preso a cuore la questione, annunciando che “per la piscina faremo tutto ciò che è necessario per capire le dinamiche del cedimento e intervenire perché in futuro non avvengano analoghi episodi”. Non sono ancora passati quattro mesi dall’evento e la micropiscina, tanto amata dai cittadini del quartiere 4, ha già riaperto battenti (la data prevista per la sua riapertura, quando andiamo in stampa, è il 4 marzo, ndr). “La notizia del dissequestro della micropiscina dell’Isolotto rappresenta un importante tassello nel percorso che ci porterà, entro la fine del mese di marzo, alla completa riapertura della struttura – aveva spiegato a riguardo il vicesindaco Nardella - vorrei ricordare che, in sinergia col soggetto gestore dell’impianto, già all’indomani del distacco di parte del solaio, abbiamo predisposto servizi alternativi per mantenere i corsi di nuoto in altre piscine cittadine e che abbiamo subito stanziato 145mila euro per la manutenzione straordinaria del solaio dell’impianto”. La piscina è gestita dalla società Aquatica e, per sapere qualcosa di più, abbiamo contattato il responsabile, Franco Bonciani: “Le due ditte – spiega – hanno lavorato da inizio gennaio con impegno e grosso dispiego di forze. Dopo aver ripristinato le parti cadute, sono passati a sistemare le zone pericolan-
LA REALTÀ. Il centro culturale di via Attavante
ti e infine è stata rifatta l’impermeabilizzazione su tutta la struttura. L’amministrazione comunale – continua – ha fatto di tutto per mantenere la promessa e anche le ditte ci stanno aiutando a rendere la cosa possibile. L’importante per noi di Aquatica è far sapere che, quando riapriremo, ripartiranno tutti i corsi, non ci piacerebbe dover dire a qualcuno dei nostri soci che ancora la piscina è a metà servizio”. Dello stesso avviso è anche Donatella Villani, presidente della commissione sport del Q4, che ha seguito con molta attenzione tutte le fasi del ripristino della micropiscina: “Finalmente è tempo di riapertura e non potete immaginare quanto sia contenta. È stato un lavoro lungo e difficile, ma adesso se ne vedono i frutti: per riaprire nei tempi che ci eravamo prefissati sono state messe in campo tutte le risorse disponibili e accumulabili. Siamo molto soddisfatti”. Continuando la conversazione con la presidente Villa-
Nessuna delle bambine coinvolte aveva riportato gravi conseguenze ni, si scopre che i lavori non si sono limitati al punto in cui si è verificato il crollo: “Ci sono stati una messa in sicurezza e un monitoraggio totale di tutta la struttura, fatti come quelli di novembre non si dovranno più ripetere. La cittadinanza ha aspettato con ansia la riapertura della micropiscina, soprattutto i tanti portatori di handicap che l’affollavano la mattina. Grazie alla sua conformazione (altezza dell’acqua di un metro e venti per tutta la lunghezza della vasca) e alla presenza di un montacarichi a bordo piscina – conclude Villani – è una delle più adatte di Firenze per la ginnastica dolce in acqua”.
ella stanza accanto un allievo è alla prese con le percussioni. Dall’altra parte del corridoio un gruppetto di giovani sta preparando un balletto hip hop, mentre dalle finestre si vedono arrivare le piccole studenti di danza classica. Più che una vecchia scuola sembra un porto di mare: ragazzi con strumenti sotto il braccio, adulti che aspettano la lezione di yoga, piccoli che fanno merenda al bar. Siamo alla “Stazione di Confine” di via Attavante, dietro il centro commerciale di Ponte a Greve e a poca distanza da via Baccio da Montelupo. Da questi corridoi passano ogni settimana mille persone, un piccolo esercito che frequenta le tante attività organizzate. Si va dai corsi di musica al teatro, alla danza alla ginnastica dolce e alla fotografia. Tutti a portata di qualsiasi tasca. Si parte dai 20 euro necessari, ad esempio, per seguire le lezioni di musica d’insieme. E il futuro riserva sorprese: il pool di associazioni che si è aggiudicato la gestione dei 2.500 metri quadrati di proprietà comunale per i prossimi cinque anni sta studiando novità. Da qui a settembre il programma di iniziative e laboratori è destinato ad arricchirsi, mentre saranno potenziate le sale da affittare per le feste di compleanno. Una stanza sarà dedicata al co-working delle associazioni: le piccole realtà che hanno bisogno di una sede ma non si possono permettere affitti stratosferici avranno la possibilità di gestire in modo condiviso uno spazio attrezzato. Già disponibile la sala concerti dotata di un
impianto audio-video nuovo di pacca, mentre al piano terra resta attivo l’asilo nido. “Per la maggior parte sono giovani e giovanissimi a frequentare il nostro centro culturale, sebbene stia aumentando la percentuale di adulti – osserva Giampaolo Franceschini, a capo di una delle associazioni che gestisce questa realtà – in un momento non particolarmente positivo anche i più grandi cercano una valvola di sfogo per combattere in modo creativo le loro ansie”. La Stazione di Confine, nata nel 2004 all’interno di un’ex scuola superiore, dallo scorso gennaio ha un nuovo volto. Palazzo Vecchio, con un bando, ha affidato la gestione a una rete di associazioni, tra cui figura il consorzio di cooperative Metropoli e le due scuole di musica che già esi-
Molte le attività organizzate. E il futuro riserva sorprese stevano in via Attavante, l’Athenaeum musicale e la scuola Francesco Landini. La struttura è aperta dal lunedì al sabato dalle 8 alle 23, e la domenica in occasione di eventi speciali. Stessi orari per il bar interno: dai tavolini si può navigare su internet grazie alla connessione wi-fi. Per informazioni è possibile rivolgersi alla segreteria in via Attavante 5, dalle 15 alle 19, o tele/G.C. fonare al 340.9339201.
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Marzo 2013
Isolotto • Legnaia • Soffiano
L’INCHIESTA. A tre anni dall’inaugurazione della tramvia la viabilità fa ancora discutere
Quei semafori “infiniti” nel quartiere Tutti in attesa del verde (e di novità) Ilaria Esposito
“B
isognerebbe essere tutti atleti”. Maria ha sessant’anni ed è appena “approdata” in via Foggini dopo una corsa sulle strisce iniziata sul marciapiede di via Baccio da Montelupo, dall’altro lato della tramvia. Si trova nell’intersezione che, andando in direzione del centro, precede la fermata “Federiga”. A tre anni dall’inaugurazione della tramvia e dopo una serie di mozioni presentate in consiglio di Quartiere sull’argomento, quello della viabilità, in questa zona e non solo, è ancora un problema. Ai semafori pedonali si aspetta tantissimo per il verde, che appena compare diventa giallo e subito rosso. In molti, per passare dal marciapiede di via Foggini a quello di via Baccio da Montelupo e viceversa, allungano il percorso di qualche metro e usano il semaforo tramviario. Così, l’attesa si riduce e il tratto di strada da attraversare è più breve. Gli automobilisti non sono più fortunati: soprattutto in certe ore del giorno, rischiano di fare file chilometriche prima di oltrepassare il tanto sospirato verde. In particolare, il vero “terrore” di residenti e lavoratori è il rosso di via Antonio del Pollaiolo, al quale molti assegnano il record di durata della zona. Guardando oltre la fermata “Federiga”, in direzione del centro, si trova subito un altro punto critico per il traffico cittadino e del quartiere. Si tratta della rotonda su cui si affacciano via Foggini, viale Etruria, viale Talenti e via Canova. Un incrocio evidentemente complicato da gestire, Elisabetta P. Impiegata, 28 anni
Marino Baldacci Pensionato, 62 anni
Guelfo Rosi Pensionato, 74 anni
“Tempi e giri lunghi”
“Difficoltà per vetture e pedoni”
“Per le auto servirebbe un sottopasso”
“Arrivare da via Foggini nella zona della Federiga in macchina è un problema: i semafori ci mettono una vita a scattare e per arrivare qui bisogna fare un giro lunghissimo. Inoltre, a piedi non si può passare, perché i semafori pedonali scattano subito”
“In piazza Batoni arrivare in auto significa fare code interminabili a un semaforo, vedere il verde, partire e fermarsi subito a un altro rosso. I tempi di attesa sono troppo lunghi e la zona è complicata da attraversare sia per le auto, sia per i pedoni”
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“Il problema è che appena si arriva all’incrocio della Federiga scatta il rosso e se sono le 18 non si riesce a passare più, soprattutto se si viene dalla superstrada. Inoltre, non tutti sono in grado di attraversare le strisce nei tempi richiesti dai semafori. Si dovrebbe fare un sottopasso per le auto e sopra lasciare solo la tramvia”
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il giornale del tuo quartiere ma soprattutto da attraversare. Lo sottolinea Ilaria – e la sua opinione è condivisa da molti altri – che ha rischiato più volte di essere travolta sulle strisce dalle auto in uscita dalla rotonda. “Per segnalare il problema – spiega Ilaria – ho telefonato anche ai vigili. Mi hanno risposto che in quel punto a loro non risulta che ci siano stati incidenti mortali”. Impossibile, poi, parlare di viabilità nel quartiere 4 senza citare piazza Batoni, da tre anni a questa parte al centro delle polemiche. Stando dentro l’abitacolo di un’auto, per attraversare l’incrocio in direzione Talenti, immettendosi da via Mortuli, si nota che appena ci si libera di un rosso, se ne trova un altro dopo pochi metri. Il risultato, nelle ore di punta, è facilmente immaginabile. Ma, scendendo dall’auto e attraversando la piazza a piedi, si nota subito che anche per i semafori pedonali bisogna ancora trovare una sincronizzazione ottimale. Come accade nei dintorni della fermata Federiga, per passare da una parte all’altra bisogna accelerare molto il passo e questo, si sa, non è uno sforzo alla portata di tutti. L’amministrazione comunale e il Quartiere 4, da quando è stata inaugurata la tramvia, sono intervenuti più volte su queste aree, come su quella della fermata Arcipressi, dove si riscontrano pro-
blemi di viabilità simili. In piazza Batoni, per guadagnare tempo e sicurezza, l’attraversamento sul lato di via Dosio è stato arretrato e ne sono stati creati altri paralleli alla tramvia. Nella zona della Federiga, invece, per snellire il traffico si è ristretto il marciapiede di via del Pollaiolo, creando una terza corsia che ha permesso una più agevole svolta a destra. Adesso, gli accorgimenti previsti sono legati più che altro alla taratura dei tempi semaforici. Dal Quartiere fanno sapere che è questione di aggiustamenti progressivi e a costo zero, ma che con le tecnologie disponibili può essere necessario diverso tempo per raggiungere un livello ottimale.
Prevista una taratura dei tempi degli impianti
più notizie su
Giuseppe D’Eugenio, presidente del Q4, ammette che “ci sono alcuni addensamenti di traffico in certe fasce orarie. Tuttavia – prosegue – stiamo accogliendo quante più osservazioni possibili. La priorità, comunque, resta la sicurezza. In certi casi, a un incrocio vale la pena di aspettare un minuto di più”.
Sul banco degli imputati incroci e attraversamenti pedonali, dove le persone sono costrette a lunghi “stop” o ad accelerare il passo (ma c’è chi non può farlo) e gli automobilisti rischiano di restare imprigionati in interminabili incolonnamenti
IL CASO. Gli “over” della zona reclamano un luogo in cui potersi ritrovare per socializzare e fare amicizia
Argingrosso, la “battaglia” degli anziani per uno spazio
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era ha una camicetta celeste, ombretto in tinta, occhi vivaci e un desiderio: “Dare uno spazio per socializzare agli anziani dell’Argingrosso”. Le parole di questa signora sono condivise da gran parte degli over 65 della zona. Nel quartiere, infatti, ci sono cinque centri anziani, ma nessuno è a una distanza ragionevole per andarci a piedi, né ci si arriva facilmente con i mezzi. “Sono anni che portiamo avanti questa battaglia – spiega Giuliano Sacconi, il portavoce di coloro che si sono riuniti attorno a un’esigenza comune – perché da noi troppe persone
Richiesta giusta, il problema sarà risolto. La questione non è facile, ma un’idea c’è
restano chiuse in casa tutto l’inverno. Non sanno dove andare: i luoghi dedicati agli anziani sono troppo lontani per chi non è indipendente”. In quella che Sacconi definisce una “lotta” con le istituzioni, promesse e rassicurazioni non sono mancate. Ma niente, finora, è cambiato. “Eppure – spiega Vera Fusi – noi non chiediamo soldi, né di costruire qualcosa ex-novo. Potremmo usare i locali della ex Barsanti, o quelli attorno a piazza San Sepolcro, tra le case popolari”. Giuseppe D’Eugenio, presidente del Quartiere, dà ragione alla protesta dei cittadini: “È innegabile che quella dell’Argingrosso sia una delle aree in cui la popolazione è più anziana. La richiesta di uno spazio è giusta”. E allora? D’Eugenio continua: “Il problema sarà risolto, questione di mesi. La soluzione non è facile, ma un’idea c’è”. Quale? “È pensabile – spiega il presidente – che si riesca a ricavare uno spazio negli edifici attorno a piazza San Sepolcro”. Nessuna possibilità, invece, per la ex Barsanti: “La destinazione d’uso del complesso
Referenziata, Competente e Affidabile
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– afferma D’Eugenio – sarà ampliata, da ‘scuola’ a ‘terziario’ e ‘housing sociale’. Il suo destino, quindi, è da definirsi e anche le associazioni che ora vi hanno sede saranno spostate a breve”. Per questa ragione, la vecchia scuola non può essere una soluzione, nemmeno temporanea, dal momento che – aggiunge D’Eugenio – “i lavori per renderla idonea a questo scopo costerebbero troppo”. Le speranze che l’attesa finisca, dunque, ci sono. Più che altro, però, sembra che a mancare siano tempo e pazienza: “È un diritto di ogni anziano – afferma Sacconi – quello di vivere bene gli anni che gli restano, socializzando, facendo amicizia”. E mentre Giuliano si arrabbia, Vera fa quello che può. A memoria, snocciola gli appuntamenti dei centri anziani che può raggiungere con l’auto. È mercoledì, il giorno della tombola: “Stasera sento chi vuol venire con me. Io posso guidare, anche se è sempre un rischio portare gente in macchina. E poi ho quattro posti soltanto: /I.E. qui gli anziani sono molti, molti di più”.
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Marzo 2013
Isolotto • Legnaia • Soffiano
TEMPO LIBERO. Il Gruppo ambiente Le Torri organizza escursioni alla scoperta del territorio
Il “Gatto” con gli stivali (da trekking) Una volta al mese sono in programma le “gite urbane”: itinerari a partecipazione libera per vivere il quartiere e osservarlo da un altro punto di vista. E per conoscere meglio i vicini di casa Gianni Carpini
i partecipanti a una delle escursioni
stivi castelli dominano il paesaggio. La città riserva grandi sorprese: per scoprirle, basta esplorarla passo dopo passo. Il “Gatto”, sigla che sta per Gruppo ambiente trekking Le Torri, da tre anni organizza ormai, ogni secondo sabato del mese, da ottobre a maggio, escursioni su strade
(foto
di
Stefano Bugetti)
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e sentieri per riscoprire il territorio a due passi da casa. Il ritrovo è fissato sempre davanti a Villa Vogel, sede del Q4, in via delle Torri, alle 9,30. Le camminate durano circa tre ore, sono a partecipazione libera e riescono a richiamare tra le settanta e le cento persone. Il tracciato è deciso di volta in volta. Spesso le passeggiate urbane sconfinano fuori dall’Isolotto: seguendo il corso dell’Arno si raggiungono Scandicci e Badia a Settimo, saltando al di là dal fiume il tracciato tocca le Cascine e il parco dei Renai, attraversando la passerella dell’Indiano la gita si spinge fino alle moderne architetture del Palagiustizia. Poi ci sono le oasi di quiete, come Monte Uliveto e Bellosguardo. “Non bisogna essere esperti, bastano scarponcini da trekking, per evitare distorsioni alle caviglie, una bottiglietta d’acqua e una mantellina in caso di pioggia – spiega Stefano Bugetti, presidente del gruppo e medico di famiglia – camminando insieme i chilometri sembrano più corti. Spesso durante le nostre passeggiate – racconta sorridendo – si ritrovano fianco a fianco
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carpe comode, una bottiglietta d’acqua e via alla camminata. Ecco il quartiere a misura di piede. Vicino a ponte all’Indiano vivono aironi, martin pescatori e garzette. Lungo le strade dell’Isolotto crescono sughere secolari. Sulle colline, sugge-
uno degli
“abitanti”
del territorio
(foto
vecchi compagni di scuola oppure vicini di casa che, nella fretta della vita quotidiana, si salutano appena”. Per quanto riguarda le escursioni di trekking urbano, sono 9 marzo, 13 aprile e 11 maggio le prossime date da segnare sul calendario. La domenica, invece, il Gatto, 24 anni di attività e 65 iscritti, organizza scampagnate in giro per la Toscana. In questo caso è necessario sottoscrivere la tessera annuale. In programma percorsi sulle colline del Chianti, un’escursione nei dintorni di San Miniato con baccellata finale e anche un itinerario sotto la luna piena ad agosto sul Pratomagno. Sul sito ufficiale, www.
di
Stefano Bugetti)
gatto.uon.it, sono riportate tutte le iniziative, i consigli per camminare, le informazioni sulla salute e i link a materiali utili. Tutti i giovedì sera gli iscritti si ritrovano poi al circolo Arci Le Torri in via Lunga 157 per discutere dei percorsi, seguire videoproiezioni o semplicemente per scambiare due chiacchiere. Dall’esperienza del gruppo è nato, l’anno scorso, anche un libro, “Ventisei passeggiate con la tramvia” (a cura di Stefano Bugetti, edizioni Polistampa), che racchiude in 230 pagine suggerimenti per gite a emissioni zero tra Firenze e Scandicci, a bordo di Sirio e con le gambe in spalla.
• Call center del Comune 055 055 • Polizia municipale pronto intervento 055 3283333 • Polizia municipale emergenze 055 3285 • Azienda sanitaria call center (Cup) 840 003 003 • Quadrifoglio informazioni 800 330011 • Quadrifoglio ritiro materiali ingombranti 055 3906666 • Ataf informazioni 800 424500 • Publiacqua 800 238238 • Publiacqua Numero Verde Guasti 800 314314 • Centralino Quartiere 4 055 2767108 • Presidio sanitario Lungarno Santa Rosa 055 69351 • Presidio sanitario Canova Via Chiusi 055 6935406 • Guardia medica 055 700536 • Rete di solidarietà 055 7877776 • Centro per l’impiego 055 2767142 • BiblioteCaNova Isolotto 055 710834 • Riparazioni urgenti (elettricisti, idraulici, muratori) Servizio in collaborazione con Camera di Commercio Firenze 199.20.18.16 www.comune.fi.it • comunefirenze@comune.fi.it • q4@comune.fi.it
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ambiente
Marzo 2013
ALL’ARIA APERTA/1. Dai dati emerge che la situazione a Firenze potrebbe essere migliore
Inquinamento e rifiuti, il punto in città L’anno scorso le centraline Arpat hanno rilevato il superamento del limite di concentrazione delle polveri sottili in più giorni. Nel frattempo si cerca di combattere l’immondizia in strada Sara Camaiora
I
nquinamento e rifiuti, Firenze è promossa o bocciata? Respirare a pieni polmoni in città non sembra un’azione troppo salutare, stando almeno ai dati “raccolti” dalle centraline Arpat e diffusi da Legambiente Toscana, che ha denunciato elevati livelli di polveri sottili, ovvero Pm 10 e Pm 2,5, nell’aria della città. Firenze – viene spiegato – risulta la località toscana che per più giorni, lo scorso anno, ha superato il limite di concentrazione di polveri sottili consentito dalla legge: dal 40esimo posto del 2011, con la centralina di Ponte alle Mosse che registrava 59 giorni di superamento sale, in negativo, di diciassette posizioni, piazzandosi al 23esimo posto, con la stessa centralina di Ponte alle Mosse che rileva 68 giorni di superamento e quella di viale Gramsci con 40 giorni sforati. Nelle prime settimane di quest’anno, inoltre, alla centralina di Ponte alle Mosse si sono già registrati undici giorni di superamento, dieci in quella di viale Gramsci. Il dato più preoccupante, però – viene spiegato ancora – è quello che riguarda il biossido di azoto: con una concentrazione del 62,5% di mg/m3, Firenze si è infatti piazzata al primo posto nazionale, primato di cui non andare fieri. Aprendo invece il capitolo rifiuti, secondo gli ultimi dati forniti da Quadrifoglio e relativi al periodo gennaio-novembre 2012, la percentuale di raccolta differenziata in città è del 44,92%, percentuale scesa dello 0,12% rispetto all’anno precedente. La produzione di rifiuti nel 2012 è diminuita del 5,79% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I rifiuti indifferenziati sono in riduzione di oltre il 5 per cento, quelli differenziati di circa il 6 per cento. Da segnalare
poi, per quanto riguarda la raccolta dei rifiuti, la diffusione sempre maggiore nel centro storico dei cassonetti interrati, con cui si vuol combattere la proliferazione dei rifiuti per le strade. Sono ormai ventisei le postazioni messe a punto, con quelle di via Martelli, via Brunelleschi, via de’ Medici, via de’ Pecori e via del Proconsolo in grado di accogliere anche la frazione dei rifiuti organici domestici: in queste ultime, infatti, oltre a quelle per la raccolta differenziata del multimateriale (imballaggi in vetro, in plastica, in acciaio, in alluminio e poliaccoppiati come i contenitori Tetra Pak o Tetra Brick), si trova una torretta con un adesivo marrone che indica la possibilità di inserire, ben separata dagli altri rifiuti, la frazione organica, che sarà poi inviata all’impianto di compostaggio
Aumentano i cassonetti interrati nel centro storico. Cambiamenti a San Jacopino di Case Passerini. Spostandosi di poco dal centro, c’è infine una novità che riguarda la zona di San Jacopino: qui sono stati allestiti nuovi contenitori che occupano meno spazio e che permettono di raccogliere separatamente le diverse frazioni di rifiuti compreso l’organico e il vetro, dotati inoltre di una calotta che si apre con una chiavetta elettronica personalizzata sul cassonetto della raccolta indifferenziata.
Sede del Quartiere 4
Villa Vogel, via delle Torri 23 tel. 055.2767132-2767150 fax. 055.2767123 e-mail: istituzionaleq4@comune.fi.it web: http://q4.comune.fi.it
Passaggio a Sud-Ovest A cura del Quartiere 4
Cultura e sPort: il Cartellone
foCus i ParChi: sPazi Per la natura… e Per la Cultura
Il Collegio di Presidenza del Consiglio di Quartiere 4 si sta attivando per animare e valorizzare i parchi del sud-ovest fiorentino, rendendoli non solo luoghi di attrazione naturalistica ma anche spazi in grado di ospitare eventi e attività culturali con risvolti economici e imprenditoriali. Va interpretata in questo senso la richiesta rivolta all’amministrazione comunale di inserire il parco dell’Argingrosso tra gli spazi candidati ad ospitare gli eventi dell’estate fiorentina 2013, per la cui gestione e programmazione sta per essere varato un bando pubblico. La candidatura alla dimensione cittadina, che dovrebbe comprendere anche la possibilità di installare un servizio di ristoro, non esclude affatto la possibilità di promuovere e organizzare nel parco attività a livello di quartiere che dovrebbero anzi rappresentare un elemento di continuità per rendere l’Argingrosso un posto sempre più vissuto e frequentato. Nella stessa direzione si muove l’avviso pubblico promosso dal Quartiere per la presentazione di proposte relative all’utilizzo del parco di Villa Vogel. Le associazioni, i circoli, le imprese, le società sportive, i gruppi teatrali, i giovani artisti e qualunque altro soggetto del territorio possono presentare
alcuni dei caSSonetti interrati del centro
una loro richiesta contenente: breve descrizione e caratterizzazione dell’evento proposto, periodo di effettuazione, fascia di pubblico a cui è destinata l’iniziativa, esigenze organizzative e stima preventiva dei costi. Entro il 31 marzo le richieste per il parco di Villa Vogel dovranno pervenire a: Attività Istituzionali Quartiere 4, via delle Torri 23, 50142 Firenze. 055.2767150-2767132 istituzionaleq4@comune.fi.it Sulla base delle richieste pervenute verrà stilato un calendario di iniziative selezionate in base alla capacità di attrazione e alla sostenibilità dell’evento in rapporto alle caratteristiche ambientali e strutturali del parco.
Mestiere: DONNA Rassegna di arte e cultura al femminile. Limonaia di Villa Strozzi, Via Pisana 77 Dal 2 al 17 marzo mostra fotografica a cura di Carlo Ciappi (orario 10,30/12,30 -15,30/17,30); 8 marzo, ore 21, Recital contro la violenza sulle donne, con Rudiae Cavaciocchi; 9 marzo, ore 21, Spettacolo di musica e poesie; 12 marzo,ore 17,30, Convegno-dibattito sul femminicidio e sulla violenza domestica; 12 marzo ore 21,15, proiezione del film: “Un delfino nel cielo”, regia di Stefano Terraglia; 14 marzo, ore 17, presentazione del libro: “Le senza storia” di Fiorenza Alderighi; 15-16-17 marzo, laboratorio di teatro interattivo. Info: Patrizia Menichelli cell.3387870431
Ginnastica per adulti alla Montagnola Nuovo ciclo di corsi di ginnastica per adulti alla Palestra della Montagnola. Le iscrizioni saranno aperte nei giorni 18, 19, 21 e 22 marzo, dalle ore 9 alle ore 12 presso la Palestra della Montagnola, in via Giovanni da Montorsoli 1/c. I corsi, bisettimanali, si terranno nei giorni di lunedì e giovedì (inizio 25 marzo) o martedì e venerdì (inizio 26 marzo).Info: Ufficio Sport Q4, via E. Detti 27, tel. 0557251117
INFO: Ufficio Cultura Q.4, via delle Torri 23, tel. 055.2767113-2767135-2767148 attivitaculturaliq4@comune.fi.it
Rosamimosa 9 marzo, ore 16, Stadio di atletica ‘Bruno Betti’, via del Filarete (Soffiano) Gara di corsa su strada, 8 km, a cura del Gruppo Sportivo Podismo Le Torri
Rassegna di fotografia Isophoto 2013, Limonaia di Villa Vogel, Via delle Torri 23 Fino al 6 marzo, Gruppo Fotografico il Prisma: “La cultura” 7-13 marzo, Gruppo Fotografico Idea Fotografica: “Tre autori tre temi” 14-20 marzo, Ass. Deaphoto: “Deaphoto Italy projects” 21-27 marzo, Claudio Tamburini: “Passioni”
Tennis gratuito Corso gratuito di tennis, a cura del Cral Dipendenti Comunali. Dall’ 11 al 29 marzo 6 lezioni nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì. Info: Info: Ufficio Sport Q4, via E. Detti 27, tel. 055-7251117
Baseball in gabbia 16-17 marzo, ore 15,30, Parco di Villa Vogel, The CageBaseball, a cura di Youth For Christ Italia Una versione modificata del baseball che consente di mettere in pratica una formula sportiva ed educativa in grado di esaltare il valore del rispetto e della lealtà.
notizie sul territorio on line in temPo reale Il giornale esce una volta al mese ma se vuoi conoscere le notizie in tempo reale sul Quartiere 4 (servizi, eventi, spettacoli, segnalazioni, mobilità) visita il sito www.ilreporter.it continuamente aggiornato.
ambiente
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ALL’ARIA APERTA/2. Le aree verdi sotto i riflettori, tra interventi e progetti
E intanto si attendono i nuovi giardini I parchi che andranno ad aggiungersi all’elenco di quelli già
Sara Camaiora
FOCUS Come sta il fiume
Arno e sponde osservati speciali
A
lghe di ogni genere, pesci “strani”. Sull’Arno e i suoi “abitanti”, animali o vegetali che siano, se ne sono dette tante. Ma quanto alla qualità dell’acqua a rassicurare i cittadini è sempre l’assessore all’ambiente Caterina Biti. “Non si tratta di alghe ma di piante acquatiche, un segnale che le acque sono buone: la presenza di una fauna avicola e di cormorani, ad esempio è un’altra conferma di questo”. I problemi, però, non mancano, e sui corsi d’acqua va svolta una costante manutenzione sia quando l’acqua “scarseggia”, ovvero in caso di siccità, sia quando invece la pioggia incessante fa temere il peggio. Con la siccità della scorsa estate sono emersi i problemi derivanti dall’incuria dei cittadini, a partire dall’accumulo di rifiuti di vario genere sia sulle sponde che nell’alveo del fiume, con particolare evidenza nel tratto cittadino, fatto che ha richiesto un’operazione di pulizia straordinaria, svolta in sinergia da Provincia e Consorzio di bonifica. La manutenzione dei fiumi è divisa infatti tra Comune e Provincia: quest’ultima, tramite i Consorzi di bonifica, si occupa di garantire la sicurezza idraulica e la manutenzione delle sponde (sfalci e rimozioni di arbusti), mentre ai Comuni spetta la rimozione dei rifiuti. Gli sfalci vengono svolti due volte l’anno, in primavera e in autunno, eccezion fatta per alcune zone dove vengono effettuati anche tre volte. Quanto alle sponde, il discorso è più complesso, e se in molti casi c’è ancora da lavorare parecchio per permettere alle persone di vivere appieno il fiume, ci sono punti già facilmente percorribili. “Nella zona di Rovezzano, grazie alle nuove piste ciclabili, le sponde sono più frequentate”, ricorda Biti. Mentre Marco Bottino, presidente del Consorzio di bonifica dell’area fiorentina, segnala “il lavoro portato avanti sul tratto urbano del torrente Rimaggio a Sesto Fiorentino, ai fini di un percorso verde a disposizione per la /S.C. città”.
alcune migliorie. Ad esempio, nelle rotatorie sono stati introdotti fiori più selvatici o di campo per riportare in città insetti che mancavano, mentre, per quanto riguarda i giardini nelle zone residenziali, è da segnalare il recupero portato avanti in via Allori, nella zona di via Baracca, che ha portato al rifacimento dell’area giochi, alla realizzazione di un campo da calcetto e uno da basket per adulti mentre l’area è stata recintata per intero. “In complesso, in città c’è una buona quantità di verde, anche le aree più piccole richiedono molta attenzione e giustamente i residenti pretendono che anche in queste sia portata avanti una costante manutenzione”, spiega l’assessore all’ambiente del Comune di Firenze Caterina Biti. Venendo alle aree di maggiore estensione, non mancano progetti e novità. Sul parco delle Cascine c’è un masterplan da portare a termine, che prevede una totale riqualificazione. Per quanto concerne la direzione ambiente, qualcosa è già stato fatto, ovvero la potatura degli alberi di viale degli Olmi, in vista dei prossimi Mondiali di ciclismo. “È un parco monumentale, praticamente ogni albero ha un vincolo: è un’area estremamente delicata e complessa ma vitale per la città”, sottolinea Biti. Presto, però, andranno ad aggiungersi all’elenco di quelle esistenti nuove aree verdi, che nasceranno dal recupero di aree inutilizzate ed edifici dismessi. Un esempio su tutti l’ex Meccanotessile. Qui l’area verde sarebbe il primo intervento previsto all’interno del più vasto progetto di riqualificazione, che è stato però stoppato dal patto di stabilità. “Speravamo di poter accendere un mutuo nel 2012 ma non lo abbiamo potuto fare, ora confidiamo in altri fondi, in un mutuo o in un allentamento dei lacci del patto di stabilità: in ogni caso questo progetto sta veramente a cuore dell’amministrazione e faremo di tutto per portarlo a termine prima possibile”, assicura l’assessore. Dovrebbero invece partire questo mese i lavori all’ex Caterina de’ Medici, dove prima sorgeva l’omonima scuola, per una durata di circa un anno. Qui l’area verde verrà suddivisa in tre zone, dedicate a “utenze” di tipo diverso: un’area per ragazzi, con spazi per giocare a basket e calcetto e un piazzale alberato, un’area giochi per bambini e un’area ristoro con un piccolo chiosco per cibo e bevande, oltre a qualche tavolino. “Le panchine e i tavoli da pic-nic saranno realizzati con materiali totalmente riciclati: non soltanto quindi si riporta a uso dei cittadini un’area importante, ma tutto viene fatto con un’attenzione particolare all’ambiente”, conclude Biti.
Alle Cascine c’è un masterplan da portare a termine
esistenti nasceranno al posto di strutture ed edifici dismessi, dal Meccanotessile all’ex Caterina de’ Medici. Ma si lavora anche sugli spazi più piccoli: sostituiti i fiori nelle rotatorie
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ono circa trecento le aree verdi fiorentine. Tante, anche se i “veri” polmoni verdi sono solo alcuni, come il parco delle Cascine, quello dell’Anconella e il giardino di Villa Vogel. Nel conteggio totale sono infatti compresi anche piccoli giardini o aree interne a rotatorie, zone piccole ma sulle quali comunque sono state fatte
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reportage
Marzo 2013
LA “CITTÀ RICICLATA”/1. Lo “sconosciuto” mondo delle aste: non solo lusso, ma anche occasioni
Col naso all’insù, a caccia dell’affare I frequentatori, come le merci in esposizione, sono delle tipologie più varie, dai giovani in cerca di arredamento a buon prezzo a coppie più mature appassionate d’arte. In aumento le persone che vendono i beni ereditati Ilaria Esposito
C’
è chi, naso all’insù, cerca un quadro fra i tanti appesi alle pareti. Qualcun altro passa la mano su un mobile dell’Ottocento e si precipita a informarsi sul prezzo di partenza. I frequentatori dei locali Isveg di via Poggio Bracciolini, dove la casa d’aste Pandolfini ha una delle sue sedi di vendita, sono di tutti i tipi, come gli oggetti in esposizione: giovani in cerca d’occasioni per la casa, coppie di mezz’età appassionate d’arte, quadri, madie, gioielli. Il mondo delle aste è sconosciuto o quasi ai più e spesso viene associato all’idea del lusso: per questa ragione potrebbe apparire immune alla crisi. Non è esattamente così. Per rendersene conto basta passare da via Poggio Bracciolini il giovedì, giorno in cui si può prendere visione dei beni che saranno venduti il venerdì mattina seguente o nelle settimane successive. I prezzi degli oggetti in vendita possono partire da 60 euro, o anche meno. Il signor Moreno è un appassionato di pittura. Guarda i quadri appesi alle pareti e li attribuisce, con uno sguardo, a uno o all’altro pittore. “Sono tutti ‘minori’ – spiega – i cui prezzi, negli ultimi anni, sono crollati. Ormai si vendono al quaranta per cento in meno rispetto al loro valore”. Secondo Moreno, e anche secondo altri frequentatori di aste e operatori del settore, la ragione è proprio da ricercare nella crisi, che, come risaputo, colpisce soprattutto la fascia media: “Gli oggetti belli e costosi – continua il signor Moreno – si acquistano sem-
pre e non si deprezzano. Ma quelli mediocri e di prezzo medio, rimangono lì dove li hanno esposti. Di questi tempi, chi compra lo fa per rivendere e le cose brutte non portano guadagni. Resiste solo il bello che, al limite, si tiene in casa”. Per ragioni di privacy, gli operatori non rispondono a domande su una possibile relazione tra aste e crisi. Ma quando si chiede se le vendite fallimentari siano aumentate, annuiscono tutti in silenzio, gravi e decisi. Chi lavora nel settore, inoltre, assicura che da qualche anno a questa parte sono aumentate le persone che decidono di vendere i beni ereditati o quelli comprati in tempi migliori per avere liquidità. Ma, come sottolinea Barbara, che ha un negozio di antiquariato in centro e da sempre frequenta le aste per lavoro, “certamente il guadagno non è di chi vende, ma di chi compra”. Fra i curiosi, poi, c’è chi entra non per comprare, ma per farsi un’idea del valore dei prodotti ed evitare così i cattivi acquisti. “Domani c’è l’asta dei gioielli – spiega Matteo, 33 anni, che da tempo frequenta via Poggio Bracciolini in cerca di occasioni – e io, forse, verrò. Lo faccio soprattutto per sapere a quale prezzo vengono venduti gli oggetti e andare a vedere se cose simili, nei negozi, costano molto di più. In genere è così”. Ma la tentazione di comprare, a volte, è troppo forte e non c’è crisi che tenga: “Ogni tanto cedo – confessa Matteo – perché si riescono a portare a casa cose a prezzi buonissimi, soprattutto per fare regali a eventuali fidanzate”.
VISTO DA DENTRO Sono pochissime le donne che fanno questo mestiere: abbiamo scambiato quattro chiacchiere con una di loro
Lucia, la “battitrice” che un giorno si trovò davanti un dito di Galileo
S
e di battitori d’asta non ce ne sono poi molti, le donne che fanno questo mestiere sono ancora meno. Lucia Montigiani lavora da più di dodici anni per la casa d’aste Pandolfini, che ha la sua sede principale a Palazzo Ramirez Montalvo, in borgo degli Albizi. Nella sua carriera ha visto passare opere d’arte, oggetti e compratori di ogni tipo. Una volta le è capitato di battere, inconsapevolmente, anche un dito di Galileo. Era il 2009 e l’oggetto in vendita, con una valutazione di partenza inferiore a mille euro, era un reliquiario ottocentesco in legno. Il compratore risalì all’identità della
reliquia solo qualche tempo dopo averla acquistata. Scoperte simili non si fanno tutti i giorni, né gli oggetti che vengono battuti sono sempre opere d’arte. Tuttavia, “negli ultimi anni – spiega Montigiani – è emerso chiaramente che a non risentire della crisi sono i pezzi più costosi”. La prosecuzione del ragionamento riflette una tendenza rilevata anche in molti altri settori: “È la classe media che subisce di più la situazione attuale. Di conseguenza, ciò che non si può definire arte, ma non costa proprio poco, ha meno mercato”. Guardando la questione dal lato dei venditori, da sempre c’è chi mette
all’asta i propri oggetti per guadagnare o per disfarsene, ma negli ultimi tempi sono frequenti i casi di chi lo fa per aiutare i figli. Situazioni di questo tipo fanno sì che la sfera delle relazioni umane si avvicini al mondo del battitore d’asta e degli operatori del settore. Come spiega Montigiani, “negare il fine commerciale del nostro lavoro sarebbe ipocrita: stabiliamo prezzi da attribuire agli oggetti. È evidente, però, che a questa professione sono legati altri aspetti. Quello del relazionarsi con le persone e, prima di tutto, il piacere di lavorare in mez/I.E. zo all’arte”.
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LA “CITTÀ RICICLATA”/2. Viaggio negli esercizi che trattano articoli di seconda mano
Nei negozi dove gli oggetti rivivono Ilaria Esposito
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medea ha un negozio di oggetti usati in via Berlinghieri, nella zona dell’Isolotto. Entrando, si vedono sveglie e radio d’epoca, qualche abito vintage firmato, pellicce e, appesi al soffitto, lampadari di cristallo. In un angolo vicino al bancone una serie di oggetti di cartoleria in plastica fosforescente contrasta palesemente con il resto della merce esposta. “Sono di un negozio qua vicino, che ha chiuso qualche giorno fa – spiega la proprietaria – ultimamente non è più solo chi svuota la soffitta a portarci le sue cose. Quasi ogni giorno passa da noi un commerciante diverso che cessa l’attività e deve smaltire quello che non ha venduto”. A Firenze esistono due tipologie di negozi dell’usato. Ci sono quelli che hanno scelto di vendere qualsiasi cosa, dalle stoviglie in plastica ai libri, passando per i vestiti di qualsiasi qualità e i giocattoli rotti. Qualche esempio? Si possono trovare scarpe di marca da bambino a 8 euro, un’insegna luminosa di una
famosa marca di bibite a 30 euro, una cartolina dell’isola del Giglio a 2 euro. Altri, invece, hanno optato per una selezione più rigida della merce da esporre. Nel negozio di Amedea, come altrove, i prezzi possono arrivare fino a duemila euro e gli oggetti devono rispettare un certo standard di qualità, anche quando il costo non è elevato. A ciascuna delle due opzioni corrisponde, ovviamente, un diverso tipo di frequentatori. Chi vende di tutto si rivolge a chiunque, mentre chi ha fatto una scelta più “di nicchia” in genere ha come clienti persone a caccia del “buon affare”, a volte collezionisti. Sono molti i negozi dell’usato fiorentino che, negli ultimi anni, hanno intrapreso la seconda strada: selezionare la clientela, spiegano gli addetti ai lavori, aiuta ad averne una fissa. Un elemento, però, accomuna le due tipologie di negozi. Il conto vendita è il meccanismo che va per la maggiore: si portano gli oggetti per una valutazione e, se dopo un certo periodo di tempo rimangono
C’è chi commercia qualsiasi cosa e chi fa più selezione. Qua ci si fa bene un’idea dell’aria che tira: “Ora ci portano di tutto, anche per aiutare i figli senza lavoro”
invenduti, il prezzo cala, fino al ritiro dall’esposizione. Spesso la merce è anche visibile online, o addirittura su Facebook. Un esempio è quello della pagina “In conto vendita”, dove l’omonimo negozio fiorentino offre valutazioni gratuite e pubblica fotografie di oggetti di ogni tipo: dalle mazze da golf ai giocattoli di latta.
Frequentando i negozi dell’usato, a volte, si possono fare veri e propri affari. Lavorarci, invece, significa anche farsi un’idea abbastanza precisa dell’aria che tira a Firenze e, più in generale, in Italia. “Ultimamente – racconta Amedea – mi sono state portate anche delle dentiere complete di denti d’oro. Non è una tipologia di
merce che io propongo, ma episodi di questo genere la dicono lunga su quanto grave possa essere la situazione”. E continua: “Una persona, qualche giorno fa, mi ha messo sul bancone una serie di pezzi di argenteria, bellissimi. Li voleva vendere, come hanno fatto altri, per aiutare il figlio disoccupato”.
TRA LE BANCARELLE. Tante possibilità a Firenze
Baratto e mercatini “anti-crisi” P aperon de’ Paperoni definiva “quasi nuova” la sua palandrana vecchia di anni. Non importa arrivare fino a questi punti, ma è vero che (complice ancora una volta la crisi) i mercatini dell’usato sono tornati di moda e la passione per il riuso è stata riscoperta. A Firenze andare in cerca di occasioni dal sapore vintage non è certo un problema: ogni giorno, in piazza dei Ciompi, si può curiosare tra le bancarelle del classico mercato delle pulci, tutte le seconde domeniche del mese fra quelle del “Mercatino dell’artigianato e del piccolo antiquariato” in piazza Santo Spirito e, se non bastasse, ogni terza domenica si può dare un’occhiata anche a “Fortezza antiquaria”. Tra i fiorentini, però, c’è chi ha deciso di non fermarsi all’usato e di bandire, almeno ogni tanto, addirittura l’uso del portafoglio. Al circolo Andreoni di Coverciano succede da tre anni, ormai con una certa regolarità. Ogni mese e mezzo un gruppo di una decina di persone organizza un mercato dello scambio completamente gratuito. Il funzionamento è tanto semplice quanto insolito: si appoggiano sul tavolo gli oggetti da regalare e si prendono quelli che si vogliono portare a casa, senza necessaria-
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mente rispettare un rapporto uno a uno. Anna, una delle due sorelle che hanno dato vita all’iniziativa, racconta che ormai l’appuntamento è conosciuto e frequentatissimo. Ogni volta si presentano dalle 300 alle 400 persone: “È diventata un’occasione anche per socializzare, soprattutto per i bambini, che qui trovano i giocattoli e li scambiano”. Identico il principio del mercato che viene allestito il primo sabato dei mesi pari alle Caldine dal Gas di Fiesole, in collaborazione con la Fratellanza popolare. Vanna, una degli organizzatori, spiega con soddisfazione che “ultimamente sono anche i giovani e gli studenti a frequentare il nostro mercatino, mentre prima non se ne /I.E. vedevano quasi”.
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focus
Marzo 2013
UNIVERSO GIOVANI. Forse un po’ a sorpresa, queste “istituzioni” reggono ancora
Gli oratori? Resistono ai tempi di Facebook Benedetta Strappi
C’
era un tempo in cui combriccole di nonne filavano la lana sull’uscio di casa e ai bambini si raccontavano favole davanti ai camini, prima di dormire. Oggi queste fotografie sono sgualcite dal tempo, ma del costume sociale che fu restano tanti dettagli, più o meno immutati. Come gli oratori, veri e propri collettori di gio-
LA STORIA Da Castello a Los Angeles
Il sogno americano di atleti “speciali”
C
i sono notizie brutte e storie a lieto fine. E quella di queste righe fa parte della seconda categoria, e racconta di una squadra di disabili che da un centro riabilitativo di Castello adesso sognano di partire nientemeno che verso Los Angeles. Per l’esattezza questa è la storia di Gaetano, Giampiero, Roberta, Alberto, Rossana, Emiliano, Danilo, Nadia, Massimo. E di Lamberto, che ha solo undici anni, una forma di epilessia grave eppure si sta allenando e si prepara a gareggiare. Loro sono i componenti del team fiorentino di Special Olympics (www.specialolympics.it), il programma sportivo internazionale di allenamenti e gare a cui partecipano quattro milioni di disabili di 170 diversi paesi, con campionati invernali ed estivi. Ad aprile il team di Villa San Luigi parteciperà ai campionati nazionali estivi, che quest’anno si terranno ad Arezzo, dal 23 al 28, e che vedranno in gara 28 squadre a rappresentare la Toscana. Ma si punta ancora più in alto: Los Angeles, nel 2015, ospiterà i Mondiali e nulla vieta di sognarli. Anche perché le premesse sono ottime: i ragazzi hanno già vinto molte medaglie e si stanno allenando in diverse specialità, dal canottaggio al calcetto, dal bowling all’equitazione e al nuoto. Sono impegnatissimi, si allenano tre volte a settimana e hanno una bella agenda, piena di cose da fare e di piccoli, immensi, tasselli da aggiungere nel cammino della riabilitazione. “Special Olympics rappresenta, e ancora più sono certa che rappresenterà in futuro, un magnifico mezzo di valorizzazione di tante abilità e talenti che, posseduti dalla persona disabile intellettiva, trovano ancora troppo spesso difficile possibilità di espressione e realizzazione”, spiega la direttrice sanitaria del centro Oda di Villa San Luigi, la dottoressa Giovanna Sorrentino.
ventù che hanno popolato l’infanzia di diverse generazioni di italiani. A dispetto di quanto si potrebbe pensare, queste “istituzioni” reggono ancora. Reggono al passare del tempo e reggono alle accelerazioni moderne persino a Firenze, dove rappresentano una realtà relativamente giovane: “In Toscana, in questo senso, non abbiamo la tradizione tipica della Lombardia o un’esperienza significativa come quella degli oratori romani – spiega don Alessandro Lombardi, responsabile del Centro diocesano di pastorale giovanile della diocesi fiorentina e vice-rettore del Seminario – da noi, fatta eccezione per quelli ‘storici’ come quello salesiano, gli oratori sono figli del Giubileo del 2000”. Ma i ragazzi dei tempi di Facebook davvero ci vanno ancora? “Sì, la percezione che abbiamo noi ‘addetti ai lavori’ non è quella di un abbandono: i bambini e i ragazzi frequentano ancora gli ambienti legati alle parrocchie. Che magari non sono ‘oratori’ in senso stretto e quindi aprono solo in alcuni giorni della settimana, ma che sono comunque molto amati”. Piuttosto, la questione della “diserzione” si pone in un momento
A Firenze non c’è stata una fuga dei ragazzi verso luoghi più “moderni”: la conferma arriva direttamente dagli addetti ai lavori. Oltre alle attività che vengono portate avanti, continua a piacere molto anche la tradizione del “campino” accanto alla parrocchia
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successivo: “Il problema che riscontriamo noi è piuttosto quello della ‘fuga del dopo-Cresima’: si è indebolito il senso di partecipazione alla vita comunitaria, e i giovani seguono il catechismo in preparazione ai sacramenti, ma succede spesso che dopo si discostino dalla parrocchia”. L’identikit degli oratori e delle attività che al loro interno vengono portate avanti non è per il resto molto cambiato rispetto a quello di un tempo: “Generalmente ogni parrocchia individua un tema annuale attorno al quale si sviluppano le attività dell’oratorio, che sono di tipo pratico e ludico e che di solito includono anche gite a tema e la realizzazione di uno spettacolo”. Già, perché il teatro è uno dei punti di forza delle attività oratoriali, osserva il don: “Ai ragazzi piace anche per la progettualità che implica e ci sono anche molte compagnie stabili – spiega – come pure non è tramontata la tradizione del ‘campino’ attiguo alle parrocchie, e alcune hanno anche vere e proprie società sportive”. Lo sport continua insomma a essere un grande collante, un fattore socializzante, oltre che un ingrediente sano della vita dei giovani. Ma, insieme alle attività sportive, negli oratori fiorentini vengono organizzati anche corsi che strizzano l’occhio ai tempi moderni: “Come quelli per imparare un retto uso dei nuovi media – conclude don Lombardi – con incontri che coinvolgono ragazzi e genitori. Del resto, quella di approfondire i nuovi media è un’esigenza rilanciata dagli stessi nostri educatori, che di solito sono poco più che coetanei di chi frequenta gli oratori”.
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appuntamenti
L’EVENTO. Il 16 marzo la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie
Un fiume di passi per non dimenticare L’iniziativa, organizzata da “Libera” e “Avviso pubblico”, si terrà a Firenze nell’anno del ventennale della strage dei Georgofili. In programma un corteo dalla Fortezza allo stadio Franchi: prevista la partecipazione di oltre centomila persone. Saranno poi letti i nomi di coloro che hanno pagato con la vita Ilaria Esposito
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alla Fortezza da Basso allo stadio Artemio Franchi. Tanti passi per ricordare. Il 16 marzo, a Firenze, si terrà la diciottesima edizione della “Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie”, organizzata da “Libera” e da “Avviso pubblico”. L’evento si terrà nel capoluogo toscano proprio nell’anno del ventennale della strage dei Georgofili, in seguito alla quale morirono cinque cittadini: i custodi Angela Fiume e il marito Fabrizio Nencioni con le figlie Caterina e Nadia, oltre a Dario Capolicchio, studente della Facoltà di architettura. I loro nomi saranno fra quei novecento che nella giornata di sabato 16 marzo verranno letti ad alta voce, allo stadio Artemio Franchi, perché non si dimentichino. Momento centrale della giornata sarà il corteo per le strade cittadine, al quale è prevista la partecipazione di oltre centomila persone. La manifestazione partirà da piazza Bambini e Bambine di Beslan, passerà attraverso viale Strozzi, viale Lavagnini, piazza della Libertà e viale Don Minzoni. Attraverso poi il cavalcavia delle Cure, arriverà all’ex viale Maratona passando per viale dei Mille e viale Paoli. L’arrivo allo stadio, meta del corteo, è previsto per le 10,45. Alle 11 inizierà la lettura dei nomi delle vittime, “un elenco terribile dal quale – sottolineano da Libera – mancano tantissime altre vittime, impossibili da conoscere e contare”. Seguiranno alcuni interventi, fra i quali quello del presidente nazionale di Libera, don Luigi Ciotti, del presi-
dente di Avviso Pubblico Andrea Campinoti e di Giovanna Maggiani Chelli dell’associazione dei familiari delle vittime della strage dei Georgofili. Gli appuntamenti del 16 marzo continueranno con l’esibizione di Fiorella Mannoia alle 12,45 e, alle 15,30, con i seminari, che si chiuderanno intorno alle 17,30. In realtà, quella di Libera a Firenze sarà una due giorni. Venerdì 15 marzo, infatti, nel primo pomeriggio i familiari delle vittime della mafia si riuniranno in forma privata a Palazzo Vecchio, nel Salone dei Cinquecento, per una riflessione sulla propria condizione. Dunque si sposteranno nella basilica di Santa Croce per una veglia. Alle 21,30, poi, si terrà lo spettacolo teatrale “Ultimo domicilio: sconosciuto”, di Fiamma Negri e Bruno Cortini. Uno spettacolo che con ironia racconta la storia di una donna e del suo viaggio verso la libertà. Andrea Bigalli, referente di Libera Toscana, ha spiegato il significato della manifestazione: “Ogni anno attraversiamo idealmente l’Italia perché gli esempi positivi, che possono fare da base per la costruzione di un’identità collettiva, non siano dimenticati”. Fra i cittadini vittime di mafia che Firenze ricorda, oltre a quelli che rimasero coinvolti nella strage dei Georgofili, c’è Rossella Casini, donna fiorentina che, per opporsi alla ‘ndrangheta e alla famiglia del fidanzato, pagò con la vita il proprio coraggio. Il corteo di Libera e gli appuntamenti del 15 e 16 marzo avranno come scopo proprio quello di non dimenticare le storie come questa. Più o meno conosciute, spesso del tutto ignote.
AMBULATORI DELLA MISERICORDIA DI FIRENZE TEL. 848 81.22.21 • www.misericordia.firenze.it DORMIRE BENE AIUTA LA VOSTRA SALUTE O.S.A.S. è l’acronimo della Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno. L’apnea notturna è una patologia cronica caratterizzata da sonnolenza diurna e russamento nel corso della notte. E’ una sindrome molto comune: si stima che ne soffra il 3% della popolazione, che, senza saperlo, rende questi soggetti più inclini a sviluppare malattie coronariche, aritmie, ipertensione arteriosa, ictus, infarto del miocardio, diabete mellito di tipo 2. Quando sottoporsi a Polisonnografia? Russate la notte disturbando chi riposa accanto a voi? Soffrite di sonnolenza durante il giorno?. Siete diventati irritabili? Avete difficoltà a concentrarvi? Avete problemi di obesità? Allora è il caso di parlarne con il medico perché potreste soffrire di apnee notturne. Come si possono diagnosticare? Innanzitutto viene prescritto un esame molto semplice la Polisonnografia domiciliare (un monitoraggio cardio-respiratorio nel sonno a livello domiciliare). Da adesso questo esame è eseguibile nel nostro Presidio di via del Sansovino, 176. Come curarle? Il tracciato della registrazione fornito dalla Polisonnografia deve essere sottoposto all’analisi di un medico specialista il quale saprà consigliarvi come risolverla attraverso l’approccio terapeutico personalizzato (calo ponderale, soluzioni con cpap ovvero ventilazione assistita, devices di avanzamento mandibolare, chirurgia otorinolaringoiatrica/maxillo facciale) Per informazioni/prenotazioni chiedere al front desk nelle sedi degli Ambulatori o telefona al numero unico 848-812221 oppure consultate il sito www.misericordia.firenze.it
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società
Marzo 2013
UNIONI GAY. Una fiorentina di nascita e una d’adozione raccontano online i preparativi alla cerimonia
Lei, l’altra e il matrimonio in Svezia Lorenza e Ingrid faranno il grande passo il 21 giugno, all’estero perché in Italia non possono. Intanto hanno dato vita a un seguitissimo blog: “Vogliamo mostrare come le nostre nozze siano uguali a tutte le altre” Gianni Carpini
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le future SpoSe
lorenZa
uasi le va di traverso il pranzo. Alla notizia, comincia a ridere e urla: “Che ganze!”. Sua sorella Lorenza le ha appena annunciato il grande evento. Si sposerà con la compagna Ingrid. Gioia e sorrisi durante una riunione familiare, momenti di una normale casa filmati con un cellulare e finiti su Youtube. Lorenza, fiorentina di 33 anni, e Ingrid, 35enne di origini svedesi ma cresciuta a Firenze, hanno deciso insieme a due amici di creare un diario online per raccontare con video, foto e testi i preparativi per il loro matrimonio. Non in Italia, ma in Svezia, dove le nozze tra persone dello stesso sesso sono permesse. Anche in chiesa: nel paese scandinavo l’istituzione religiosa dipende direttamente dallo Stato. Con il loro video-racconto stanno emozionando il popolo di internet. Il blog (www.leidissesi.net) è andato più volte in tilt per le troppe visite, raccogliendo i commenti – per la maggior parte entusiasti – di migliaia di lettori. Il conto alla rovescia è iniziato: la cerimonia è fissata il 21 giugno 2013, giorno del solstizio d’estate, festa nazionale in Svezia con ben diciotto ore di luce. “Vogliamo mostrare con naturalezza come le nostre nozze siano uguali a tutte le altre – dicono – ci sono da organizzare tante cose: il catering, il viaggio, la lista degli invitati, come in ogni altro matrimonio”. Le due promesse spose stanno insieme da sette anni. All’inizio Lorenza non era molto convinta di compiere il grande passo. “Non ne volevo sapere – racconta
e ingrid
sorridendo – non capivo il motivo di farlo in un paese estero, quando l’Italia non riconosce le unioni omosessuali. Poi – aggiunge più seria – ho compreso: è un atto simbolico, ma una coppia ha bisogno anche di simboli”. Su internet sono finite così le reazioni commosse delle colleghe di lavoro, le interminabili riunioni per decidere il menù nuziale e lo stupore dei bambini, figli delle amiche, che chiedono: “Mamma, perché non possono farlo in Italia?”. “Mia madre è letteralmente impazzita”, rivela Lorenza. “Ci ha subito richiamate all’ordine – commenta divertita Ingrid – portare avanti il proprio lavoro e un blog allo stesso tempo è molto impegnativo: eravamo indietro con le partecipazioni, non avevamo comprato gli anelli, per non parlare dei vestiti da sposa. Lei ha alzato il telefono e ci ha ricordato i nostri doveri”. Fra tre mesi parenti e invitati voleranno in Svezia, mentre Lorenza e Ingrid, cariche di tutto il necessario, affronteranno un lungo viaggio in auto, documentandolo tappa dopo tappa. “In effetti non è un matrimonio a zero emissioni, e questo ci dispiace molto – precisano – ma non potevamo fare altrimenti, visto che l’Italia non ci permette di sposarci”. In futuro il blog potrebbe diventare qualcosa di più. “Vedremo, è nato per dare un volto al concetto di matrimoni omosessuali e potrà continuare a farlo. Dietro questa parola ci sono delle persone comuni, come noi, che stanno insieme da anni e che desiderano solo veder riconosciuto il loro amore”.
LE STORIE Sempre più persone volano in direzione di quegli Stati che hanno legalizzato i legami omosessuali
In fuga da Firenze, verso i paesi che hanno detto “sì”
N
on ci sono solo Lorenza e Ingrid. Ma anche Alessio, Francesco e Alessandro. Sono usciti dall’anonimato per portare alla ribalta delle cronache la questione delle unioni omosessuali. Casi che hanno fatto discutere e riflettere. Chi se lo può permettere, prende il volo e va all’estero per sposarsi in paesi come Norvegia, Spagna o Canada, dove le nozze gay sono legali. Da noi il certificato ottenuto oltre confine non è altro che carta straccia, ma in molti decidono di iniziare una battaglia legale una volta tornati in Italia. È il caso, ad esempio, di Alessandro Cresci, quarantaquattrenne che siede nel consiglio provinciale fiorentino, e
del suo compagno Juanito, di cinque anni più grande. I due hanno pronunciato il fatidico “sì” lo scorso 5 settembre davanti a un funzionario del municipio di Oslo. Tornati a Firenze, hanno replicato in modo simbolico la cerimonia in Palazzo Medici Riccardi, sede della Provincia, dopo l’ok del presidente Andrea Barducci. Adesso hanno intrapreso la via delle carte bollate, presentando ricorso dopo il rifiuto della trascrizione nel loro Comune di residenza, Pontassieve. Una strada imboccata nel 2007 anche da altri due fiorentini. Francesco Piomboni e Matteo Pegoraro sei anni fa furono la prima coppia omosessuale a richiedere la pubblicazio-
Coordinamento di Associazioni per la Tutela dell’Ambiente e dei Diritti di Utenti e Consumatori
ne del matrimonio in Palazzo Vecchio, scatenando un polverone e una guerra davanti ai giudici. Andando ancora più indietro, il 21 ottobre 2002, Alessio De Giorgi, noto imprenditore, genovese di nascita ma trapiantato in Toscana, e il suo compagno Christian Panicucci finirono su tutti i giornali. Furono i primi “sposi” gay d’Italia. Si unirono con il “rito” amministrativo dei Pacs, il patto civile di solidarietà valido solo in Francia, pronunciando il fatidico sì nella sede del consolato francese a Roma. Dopo cinque anni è arrivata la crisi del loro rapporto e sono diventati i primi /G.C. coniugi gay in Italia a essersi separati.
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SICUREZZA STRADALE. Da poco è entrata in funzione una novità sui viali di circonvallazione
Attese addio, ora c’è l’onda verde Benedetta Strappi
Basterà tenere la velocità consigliata per non trovare il rosso al semaforo
È
successivo. L’obiettivo è contrastare il superamento dei limiti, ma non solo
entrata da poco in funzione l’onda verde semaforica sui viali di circonvallazione, un sistema innovativo che, attraverso il coordinamento degli impianti semaforici ad opera della centrale operativa della Silfi, indica agli utenti della strada la velocità da tenere per trovare tutti i semafori verdi. Il tutto in una direzione ben chiara, la stessa lungo la quale viaggia da tempo l’associazione “Lorenzo Guarnieri”: l’onda verde semaforica fa parte infatti delle azioni di “Ingegneria” previste dal progetto David, il piano strategico per la sicurezza stradale a Firenze 2011-2020 che ha l’obiettivo di salvare 58 vite umane e di ridurre di mille unità i feriti gravi. E ne fa parte perché il coordinamento semaforico mira a disincentivare il superamento dei limiti di velocità. Ma come funziona? L’onda verde è resa possibile grazie all’utilizzo dell’Urban Traffic Control (Utc), il nuovo sistema di controllo semaforico centralizzato. L’Utc gestisce 204 impianti semaforici (tre anni fa erano 80) su un totale di 318: si tratta complessivamente di 3.700 lanterne (900 a led). Per ogni incrocio semaforico gestito dal sistema Utc è possibile inviare comandi di attuazione dei piani semaforici disponibili per l’impianto. I piani semaforici predefiniti sono sette (tra cui quello per il picco mattutino, il picco serale, l’ora di “morbida”, ecc.) e sono predisposti anche piani per eventi quali manifestazioni allo stadio, Pitti Immagine e via dicendo. Ma la novità tocca l’intero territorio, perché il sistema Utc dà la possibilità di gestire le principali direttrici di entrata e di uscita dalla città, ovvero Fi-Pi-Li, Pistoiese, Pratese, Sestese, Bolognese, Firenze Nord, Faentina, Firenze Sud e Senese. Quella avviata nelle scorse settimane è l’ultima fase
del progetto e si è concretizzata con l’installazione delle lanterne semaforiche specifiche per la comunicare agli utenti della strada della velocità da tenere per sfruttare l’onda verde. Queste “lanterne” (che altro non sono se non semafori dove a ogni lampada corrisponde la velocità consigliata per trovare il verde agli incroci successivi: 50, 40 o 30 km/h) sono state collocate sui viali di circonvallazione da Strozzi fino all’Arno (ovvero agli incroci Strozzi-Lavagnini, MatteottiCherubini, Donatello-Alfieri e piazza Beccaria). Automobilisti e scooteristi non dovranno quindi far altro che tenere la velocità consigliata per trovare il verde al semaforo successivo, ed evitare così di spingere il piede sull’acceleratore in modo inutile, oltre che irresponsabile. Una volta sperimentato, il sistema sarà implementato con ulteriori lanterne su altre direttrici cruciali per il traffico cittadino. “Fa piacere vedere che il piano David sta diventando realtà – commenta Stefano Guarnieri – altro arriverà a breve, a dimostrazione che per combattere la violenza stradale dobbiamo muoverci su più fronti, non ultimo quello delle leggi. Per questo stiamo continuando a raccogliere firme per l’introduzione nel codice penale del reato di omicidio stradale”.
FOCUS. Va avanti il progetto che vuol proteggere le categorie a rischio
E ai più “deboli” ci pensa David
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a ci sono anche altri interventi in arrivo, ancora nell’ambito del progetto David. Tutti con un denominatore comune: proteggere gli utenti deboli della strada attraverso l’introduzione di elementi per ridurre la velocità e modulare la guida di automobilisti e scooteristi. Due, adesso, i principali settori su cui si concentra l’attenzione: le intersezioni e le piste ciclabili. Per quanto riguarda il primo, sono già stati realizzati lavori in via Mafalda di Savoia e via dello Statuto, mentre sono in corso quelli in via di Villamagna e devono
iniziare quelli in via Fabbroni, via Magellano e via dei Della Robbia. Quanto alle piste ciclabili, sono già finiti gli interventi in via del Sansovino, via Massa, via Panciatichi e viale Guidoni. Si lavora in viale Belfiore, mentre devono iniziare i lavori in via Lazio e via della Sala. Altri punti del progetto David riguardano il miglioramento della visibilità degli attraversamenti pedonali (anche attraverso sistemi di illuminazione notturna), la riduzione della velocità dei veicoli e l’aumento dello spazio disponibile per l’arresto. Già realiz-
zati i lavori sugli attraversamenti pedonali in via Circondaria, via dell’Olmatello, via Reginaldo Giuliani e via Baracca. Sono in corso interventi mirati in via dell’Agnolo, piazza Ravenna, via De Sanctis, via del Pignoncino e lungarno Colombo, mentre sono da realizzare quelli in via del Guarlone e via di Ripoli. Complessivamente, per questi lavori sono già stati spesi 720mila euro: a questi si aggiungono i 270mila euro per gli interventi in corso e i 790mila euro previsti per i /B.S. progetti da realizzare.
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esperienze
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L’INIZIATIVA. Ogni sabato alla Casa della Cultura di Ponte di Mezzo si tengono lezioni speciali
In “classe”, in cerca delle proprie radici Sara Camaiora
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ajar ha otto anni e, tutta orgogliosa, annuncia di aver imparato a scrivere quella difficile lettera araba, quella che in italiano non si pronuncia. Yasmin e Yassin sono i più piccoli, hanno quattro anni e, per ora, guardano i loro compagni di classe con gli occhi sgranati. Più che di scrivere e leggere hanno voglia di fare tanti giochi. Youssef invece di anni ne ha venti, è ormai un “veterano” e, più che imparare, aiuta gli altri bambini. Lo vediamo impegnato con due di loro provenienti dal Bangladesh, che riempiono i loro quaderni in silenzio, scrivendo fitto fitto. Sono solo alcuni degli oltre quaranta bambini e ragazzi che il sabato pomeriggio,
in una sala della Casa della Cultura di Ponte di Mezzo, partecipano a un corso di arabo molto particolare, organizzato dall’associazione di donne magrebine Nissaa e rivolto a bambini nati in Italia da genitori di madrelingua araba. Stranieri solo sul documento d’identità, che parlano italiano, anzi, proprio fiorentino, come tiene a ricordare Giuseppe Guagni, il presidente della Casa del Popolo, che quei bambini li considera un po’ tutti come suoi e che spesso si affaccia alla porta della classe coi lucciconi agli occhi, come raccontano le insegnanti. Un corso un po’ speciale, nato da un progetto particolare. “Sentivamo la necessità di far riavvicinare i nostri bambini alla
Oltre quaranta alunni partecipano a un corso di arabo molto particolare, nato per “far riavvicinare i nostri figli alla loro lingua d’origine”, spiega Aouatif, responsabile della scuola. Bambini stranieri solo sul documento d’identità, che nella vita quotidiana parlano italiano. Anzi, spesso fiorentino
loro lingua d’origine e alle loro radici – spiega Aouatif, responsabile della scuola e insegnante, assieme ad altre tre donne e a un uomo, tutti laureati nel loro paese d’origine, in diverse materie, dalle lingue alle scienze politiche – abbiamo cominciato l’anno scorso, grazie alla disponibilità della casa del popolo che ci ha permesso di usufruire di questo locale: c’erano sì e no dieci bambini, ora sono più di quaranta. Prima – continua – facevamo lezione il martedì e il giovedì, poi ci siamo resi conto che i bambini erano troppo stanchi dalla scuola e abbiamo deciso di svolgere il corso di sabato”. Bambini di varie nazionalità, marocchini, tunisini, algerini, egiziani, senegalesi e di molti altri paesi, affollano la classe mentre fuori li aspettano le loro mamme, che ormai hanno socializzato. “È un momento di incontro anche per loro: per questo abbiamo organizzato dei corsi di alfabetizzazione rivolti alle mamme e vorremmo proseguire il nostro progetto anche con laboratori di artigianato o di cucito, per far conoscere le nostre tradizioni e permettere alle nostre donne di fare pratica e acquisire nuove professionalità”, prosegue Aouatif. Tante le idee, poche purtroppo le risorse, anche se un aiuto è arrivato dalla Regione Toscana, che
ha messo a loro disposizione un contributo straordinario per far fronte agli arredi. “State facendo qualcosa di grande – ha detto loro Stella Targetti, vicepresidente della Regione con delega all’istruzione – avete iniziato a riempire un vuoto che è dei vostri figli, ma che è anche dei nostri, dato che i corsi sono aperti anche ai bambini italiani: conoscere le lingue è pre-
supposto fondamentale per essere liberi. Questi bambini sono nati nel nostro Paese, ma non hanno la cittadinanza italiana. Sono, come gli altri bimbi stranieri nati qui, in una situazione paradossale e inaccettabile. Il messaggio che vogliamo mandare ancora una volta è che chi nasce in Italia è italiano e deve essere riconosciuto come tale”.
PROGETTO ADOZIONE CANI dei canili municipali e rifugio
ANDREA (31br) femmina adulta,taglia media contenuta
NACCHERO (54br) maschio adulto, taglia media
OMAR (58br) maschio adulto, taglia mediogrande
PENELOPE (30br) femmina adulta, taglia medioacontenuta
GIUSEPPE GARIBALDI (57sc) - maschio adulto, taglia medi0-grande
CHARLIE maschio,cucciol one, taglia media
WILLY maschio adulto, taglia piccola
PEPE maschio adulto, taglia medio grande
HACI maschio, cucciolone, taglia mediopiccola
Prendimi con te TI AMERO’ PER SEMPRE Sono tutti cani che vivono in canile ma hanno bisogno di trovare una famiglia seria ed affettuosa che voglia adottarli!
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Medicine complementari, ora è tutto nero su bianco
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gopuntura, fitoterapia, omeopatia, omotossicologia e antroposofia: per le medicine complementari finalmente è arrivata l’ufficializzazione a livello nazionale. Il che vuol dire controllo maggiore e minor rischio di imbattersi in professionisti mica tanto professionisti. È stato infatti approvato un accordo Stato-Regioni che permetterà un percorso di qualità uniforme in tutta Italia per la formazione dei medici, dei veterinari e dei farmacisti. Cosa vuol dire in concreto? Per quanto riguarda i medici, l’accordo consentirà ai professionisti formati di iscriversi in appositi elenchi di esperti, che saranno tenuti dagli ordini professionali competenti per territorio, e agli istituti di formazione, pubblici e privati, di erogare corsi accreditati riconosciuti a livello nazionale. I medici, per essere definiti “esperti nelle medicine complementari”, come previsto dall’accordo, dovranno seguire master universitari o corsi formativi triennali, oltre a formazione guidata e tirocini. Completano l’accordo gli obiettivi formativi, la metodologia didattica, i requisiti dei docenti e le norme transitorie per la fase di prima applicazione. Insomma, tutto nero su bianco, per colmare un vuoto nella legislazione nazionale. Per la verità, la Regione Toscana ha svolto sin dall’inizio un ruolo di primo piano in questa iniziativa, anche grazie all’esperienza maturata con l’approvazione della legge regionale 9/2007, che disciplina la formazione per i medici chirurghi e odontoiatri, i medici veterinari e i farmacisti che praticano agopuntura, omeopatia e fitoterapia. Ora la palla passa alle Regioni: toccherà a loro recepire l’accordo nella propria normativa. Il testo - che era stato proposto dal gruppo tecnico interregionale medicine complementari coordinato dalla Regione Toscana - contiene un allegato che regola la formazione dei medici chirurghi e odontoiatri e si impegna a una successiva regolamentazione anche per veterinari e farmacisti. Questo vuol dire che da oggi l’intero comparto verrà regolamentato, e non sarà una novità per pochi, se si pensa che in Italia sono oltre ventimila i medici che esercitano agopuntura, fitoterapia, omeopatia e altre terapie con farmaci in diluizione, i medici veterinari e i farmacisti impegnati nel settore. E il venti per cento della popolazione (e degli animali) che si cura con queste terapie sarà finalmente tutelato su tutto il territorio /G.R. nazionale.
Benedetta Strappi
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l cambiamento è partito ormai da un mesetto, ma ancora non tutti ci hanno fatto l’abitudine e allora ripetere le “istruzioni per l’uso” forse non guasta. La guardia farmaceutica notturna, dallo scorso primo febbraio, è stata riorganizzata, e adesso nella fascia oraria che va mezzanotte alle otto di mattina le farmacie aperte in città sono solo due. Una è la “comunale 13” all’interno della stazione di Santa Maria Novella, l’altra è la “comunale 5” in piazza dell’Isolotto. Il nuovo assetto prevede nuovi turni per le farmacie, con un’apertura articolata in quattro fasce orarie e una riduzione progressiva delle farmacie in servizio con il passare delle ore (per l’elenco completo delle aperture: www.comune.fi.it). Per garantire comunque la risposta ai bisogni dei cittadini, la riorganizzazione prevede anche un servizio di consegna a domicilio dei farmaci
nella fascia notturna che rimane più “sguarnita”. Da mezzanotte alle otto i farmaci potranno infatti essere recapitati direttamente a casa del paziente, grazie a un servizio messo a disposizione dal Comune. Il nuovo servizio, frutto di un progetto elaborato e finanziato dall’associazione sindacale titolari di farmacie, è gratuito (si paga cioè solo il ticket o il prezzo del farmaco, che restano a carico dell’utente) per tutti i cittadini residenti o domiciliati nel territorio comunale. E siccome è notte, e al buio diventa tutto un po’ più complicato, i “fattorini” delle medicine sono guardie giurate in divisa e radiocollegate a una centrale operativa in grado di gestire in tempo reale le chiamate. Ma per attivare la consegna domiciliare non basta la chiamata del singolo cittadino. Deve invece intervenire la guardia medica (che oggi, per l’esattezza, si chiama “medico di continuità
assistenziale”) per attivare il tutto, laddove ritenga necessario che il paziente debba cominciare immediatamente la terapia. Allo stesso modo toccherà al medico valutare se il paziente è effettivamente impossibilitato a ritirare i farmaci personalmente. Dal punto di vista operativo, a seguito della chiamata della guardia medica alla centrale operativa, la società di vigilanza si occuperà di prelevare la ricetta al domicilio dal paziente, di ritirare i farmaci nella farmacia di turno e di consegnarli direttamente a casa del cittadino. Per ulteriori informazioni si possono contattare gli uffici della direzione Servizi Sociali (055.2616820, 055.2767406). La nuova organizzazione è stata concordata da Comune, Dipartimento del farmaco, Azienda sanitaria di Firenze, Ordine dei farmacisti e Associazione sindacale titolari di farmacia della provincia di Firenze. Per l’inserimento in questa rubrica chiama il 055
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al verde
Marzo 2013
NATURA IN CITTÀ/1. La terrazza diventa un “podere” dove coltivare gli ortaggi da portare in tavola
La verdura? Cresce sul balcone di casa Gianni Carpini
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alettina e rastrello al posto di vanga e zappa. Qualche vaso di medie dimensioni, ottimi quelli in terracotta, l’indispensabile concime, meglio se biologico, e il gioco è fatto. C’è tutto il necessario per trasformare pochi metri quadri di terrazzo in un “campo” a misura di condominio, dove far crescere verdura fresca da portare in tavola. Si parte da una spesa iniziale di poche decine di euro, mentre il risparmio sugli acquisti alimentari, dice chi si è già scoperto “agricoltore di città”, è garantito. E poi c’è la soddisfazione di aver visto crescere con i propri occhi quello che va a finire nel piatto. Piante aromatiche, ma anche pomodori, zucchine, lattuga, addirittura le melanzane: fuori dalle finestre può crescere più di quanto si creda, è sufficiente avere una buona illuminazione e seguire qualche consiglio. Con l’avvicinarsi della bella stagione, il fenomeno dell’orto sul balcone torna a impazzare anche a Firenze. Sia una moda che ricalca l’orto urbano di Michelle Obama alla Casa Bianca, una scelta obbligata per alleggerire il carrello della spesa o una decisione per controllare da vicino ciò che va a finire in tavola, fatto sta che negli ultimi tempi sono aumentati i fiorentini con il pollice verde. Lo sanno bene i negozi specializzati. “Alla fine della scorsa estate, ultimo periodo da sfruttare per le coltivazioni domestiche, tantissimi clienti chiedevano informazioni su come creare un
orto sul terrazzo – racconta Simone Tofani, responsabile dell’area tecnica della Cooperativa di Legnaia – e ora con l’arrivo della primavera ci aspettiamo un nuovo boom”. Il momento migliore per iniziare è a fine mese, in modo da evitare ritorni di freddo, con piante aromatiche (salvia, rosmarino ed erba cipollina), fragole, ravanelli e rucola. Ad aprile è la volta di basilico, peperoncini, zucchine, lattuga, melanzane e pomodori. “I vasi devono avere una grandezza adeguata – avverte Tofani – bisogna tener presente che contengono una quantità limitata di terra, quindi le piante vanno aiutate con sostanze nutritive, usando concimi da sciogliere in acqua, chimici o biologici”. Non bisogna essere necessariamente degli esperti. “La spesa iniziale si aggira intorno ai 25 euro – prosegue – la tecnica è abbastanza semplice e poi, in caso di dubbio, ci si può rivolgere ai negozi specializzati”. Una mano, sebbene a pagamento, può arrivare da Coldiretti: l’associazione degli agricoltori mette a disposizione personal trainer della zappa, tutor che forniscono a domicilio le loro consulenze tecniche. Intanto anche Slow Food Firenze ha in cantiere progetti in materia, mentre l’associazione “Fierucola” propone brevi incontri sulla costruzione di orti familiari durante gli eventi dedicati ad agricoltura e artigianato nello spazio Sam, al vecchio Conventino di via Giano Della Bella (10 marzo, 14 aprile e 12 maggio). La Bibliotecanova dell’Isolotto, infine, ha una sezione dedicata ai libri per coltivare in modo bio, oltre a vantare un suo “bibliorto” curato da un gruppo di volontari sui terrazzamenti dell’edificio.
L’INIZIATIVA In sette scuole di Firenze, tra asili nido, materne ed elementari, i piccoli imparano a seminare e annaffiare
Bambini, tutti fuori: oggi la lezione “scende in campo”
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ambini, tutti in fila, oggi si esce. La lezione è fuori dalle aule, nel baby-orto. Sono sette le scuole di Firenze, tra asili nido, materne ed elementari, dove i piccoli imparano sul campo insieme a mastre, genitori e nonni. Seminano, annaffiano, vedono crescere le piante e, per finire, gustano il raccolto. Un modo diverso per apprendere i tempi della natura, le stagioni, il rispetto dell’ambiente. Si chiamano “Orti in condotta” e in Italia ne esistono oltre quattrocento, promossi da Slowfood, l’associazione no-profit che in tutto il mondo incoraggia la produzione di cibo su piccola scala, sostenibile e di qualità. A Firenze
l’esperienza pilota è partita qualche anno fa dalla scuola elementare Pestalozzi, in zona Santa Croce, mentre da quest’anno altri sei istituti vedono impegnati i loro piccoli agricoltori in erba, grazie a un progetto auto-finanziato dalla rete locale di Slowfood. Da Firenze sud a Campo di Marte, passando per il Galluzzo, le scuole hanno ritagliato nel proprio giardino un mini-appezzamento dove coltivare in modo biologico verdure ed erbe aromatiche, tutte rigorosamente di varietà locali. Gli insegnanti sono stati formati per seguire da vicino il lavoro nei campetti scolastici e periodicamente vengono affiancati da or-
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al verde
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NATURA IN CITTÀ/2. Si chiacchiera, si passa il tempo e si risparmia anche qualcosa sulla spesa
Orti sociali, è boom: U il ritorno alla terra di giovani e over 60
Serena Wiedenstritt
Più notizie su
gli orti Sociali all’argingroSSo
n buon motivo per uscire di casa, ritrovarsi all’aria aperta e fare quattro chiacchiere per molti anziani. Un’occasione per lasciare l’aula e “sporcarsi le mani” per i ragazzi. Stiamo parlando degli orti sociali, quelle aree di proprietà comunale che fanno parte a tutti gli effetti del verde pubblico e che vengono affidate per (più o meno brevi) periodi di tempo ai residenti over 60 o, più recentemente, anche ad alunni e classi di alcune scuole. A Firenze vengono gestiti dai singoli Quartieri e, nei primi mesi del 2013, le aree sono state riassegnate sia nel quartiere 1, per i lotti disponibili in via Jahier nella zona delle Cure, sia nel quartiere 4, uno dei più ricchi di spazi con 72 orti a San Lorenzo Greve, 34 a San Bartolo a Cintoia e ben 275 all’Argingrosso (divisi in due lotti di 120 e 155 unità), per un totale complessivo di 381 appezzamenti. Vero e proprio fiore all’occhiello della zona, gli orti del Q4 sono dotati di tutta una serie di servizi di supporto per chi ci lavora, come impianti d’irrigazione, armadietti personali, pompe e pozzi artesiani, e proprio qui si è registrata una delle prime “incursioni” di giovani nel mondo degli orti sociali. Nel 2012, infatti, un orto è stato affidato per la completa gestione a quattro studenti dell’Istituto di Agraria. Ma fra i progetti già avviati con successo nel quartiere dell’Isolotto rientra anche il Bibliorto che, come suggerisce il nome, si propone di mixare attività agricola e formazione in biblioteca. Si tratta infatti della coltivazione di cavoli, insalata, melanzane e molte altre verdure, rigorosamente di stagione, sulla terrazza al secondo piano della BiblioteCanova dell’Isolotto. L’orto, come tutti quelli sociali, è rigorosamente biologico e viene coltivato grazie all’impegno di alcuni volontari con la passione, da molti riscoperta proprio grazie a questa opportunità, per la terra. I “bibliortolani”, come amano definirsi, sono già ben organizzati e puntano a “colonizzare” tutta la terrazza e una parte del giardino sottostante, accanto alla biblioteca. Ma gli orti sociali spopolano anche alle Piagge, dove a novembre scorso, grazie al contributo di Publiacqua, gli orti di via Piemenonte sono stati dotati di diciotto bauli di plastica per contenere le attrezzature e di sette ombrelloni. Del resto, quella dell’orto sociale è anche una scelta al passo con i tempi, che – tra l’altro – aiuta molti pensionati ad arrivare alla fine del mese, considerando soprattutto l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari. Proprio i vegetali, infatti, stanno registrando un incremento non indifferente dei costi. Spostandosi poi a livello internazionale, oltre al risparmio, gli altri quattro buoni motivi per coltivare un orto in città, secondo il progetto “One Planet Food” del Wwf (www. oneplanetfood.info), sono: diminuire il tasso di cemento in città, stare meno al chiuso e più all’aria aperta, risparmiare Co2 e sostenere la biodiversità.
LA CURIOSITÀ In pochi, regalando una rosa, sanno quanta strada abbia dovuto fare prima di approdare al negozio dietro l’angolo
Il lungo viaggio dei fiori, migliaia di chilometri per arrivare fino a noi
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essuno regala più fiori”, si sente dire spesso in giro. Ma, chi li regala ancora, sa da dove vengono? Spesso no. Una rosa a stelo lungo può costare anche 5 euro perché, prima di arrivare dal fiorista sotto casa, fa un viaggio lungo migliaia di chilometri. Si inizia dal Kenya, nelle zone intorno al lago Naivasha. È qua che viene coltivata la maggior parte delle rose destinate ai mercati europei, perché il costo del lavoro è bassissimo. Dall’Africa, i fiori vengono poi trasportati in Olanda, nel mercato di Aalsmer. I fornitori europei partecipano all’asta, dopo aver raccolto gli ordini dei venditori al dettaglio.
Una filiera lunga e complessa, che Ninfa, una fiorista che ha il negozio nei dintorni di piazza della Signoria, ci descrive così: “Chiamo il mio fornitore tutti i giovedì e faccio il mio ordine. La merce parte il venerdì e arriva il sabato mattina. Le rose che ci arrivano sono chiuse e piene di spine. Per questo il lavoro che facciamo è da artigiani, non da commercianti: da parte nostra c’è una lavorazione”. La crisi, però, si fa sentire anche per i fioristi, che importando sono costretti a vendere al prezzo stabilito alle aste olandesi. Un negoziante paga una rosa a stelo lungo circa 2,20 euro, più i costi di trasporto. Ecco perché si
arriva a vendere un singolo fiore a 5 euro. “L’unico modo per difendersi – continua Ninfa – è puntare sulle produzioni locali. A Pescia si coltivano rose a stelo corto, che costano meno anche perché da una sola pianta nascono fiori in quantità”. Per ricominciare a regalare bouquet senza far sfiorire il portafoglio, un’altra soluzione è quella di abbandonare il mito della rosa recisa. Da Pescia provengono anche bellissimi gerani, ranuncoli da Sanremo, violaciocche dal Meridione, anturium dalla Puglia. In fondo, rinunciare al classico sarà difficile, ma è pur /I.E. sempre meglio di niente.
IL CASO. Viviano e Neto stanno vivendo una stagione particolare, tra continui avvicendamenti
Quella “staffetta” nella porta viola Il primo era stato fortemente voluto in estate (anche) per avviare il processo di riavvicinamento tra squadra e città, il secondo cerca la sua consacrazione definitiva. E alla riapertura del mercato la questione si riproporrà
eMiliano ViViano
Tommaso Loreto
ma della fiducia nei confronti di Viviano, ed ecco che nell’ultimo giorno di mercato l’affare tra i viola e il Bologna per la cessione di Neto sembrava cosa fatta. Una trattativa che poi non si è chiusa per le contropartite che non convincevano i viola, ma che di fatto confermava il nuovo cambio di guardia nel ruolo di portiere titolare della Fiorentina. E così, dopo essere rimasto fuori all’indomani della sconfitta di Roma a inizio dicembre, Viviano si è ritrovato sotto la “sua” Curva Fiesole a respingere i tiri del Parma. Di nuovo titolare, di nuovo portiere della sua amata Fiorentina. E il rientro è andato bene. Una gestione tutta particolare dei portieri, quella che società e allenatore stanno portando avanti in questa stagione. Con il fiorentino fortemente voluto e inseguito per tutta l’estate affinché si potesse anche – tra le altre cose, oltre a contare sulle sue doti tecniche – avviare il processo di riavvicinamento della Fiorentina con la propria gente (dopo un periodo “difficile” da quanto punto di vista), e quel giovane brasiliano di nuovo a sgomitare in allenamento nella speranza di poter finalmente dimostrare tutte
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aradossalmente si sono alternati anche negli ultimi due giorni della sessione invernale del calciomercato. Emiliano Viviano, fino a qualche giorno prima dello scorso 31 gennaio, sembrava con le valigie fatte in attesa di prendere una decisione finale, Neto invece si ritrovava cucita addosso la maglia da titolare della porta viola. La prova con il Napoli, qualche giorno prima del “fischio finale” del calciomercato invernale, del resto sembrava spingere sempre più lontano il “profeta in patria” Emiliano, facendo finalmente conoscere tutte le doti del portiere brasiliano, ormai a Firenze da due anni. Poi, però, ancora una volta i due si sono invertiti. Non nella destinazione finale, che anche nel caso di Neto sembrava essere il Bologna, bensì nella posizione. Agli occhi dei tifosi come a quelli “che contano” di Vincenzo Montella. Qualche errore di troppo a Catania, la confer-
le proprie doti. Poi il campionato, qualche incertezza di Viviano, le voci, i presunti rapporti freddi con il tecnico, e il primo avvicendamento dopo la sconfitta di Roma. Da quel momento Neto è salito sull’altalena dei risultati, alternando buone prove a errori madornali come a Udine e Catania. Da qui il nuovo cambio in corsa, con Viviano rigenerato e Neto ancora una volta relegato in panchina. A giugno, con il mercato estivo, la questione dei portieri sarà probabilmente la prima da sciogliere per la Fiorentina, sia nel caso di Emiliano (il cui riscatto dal Palermo costerà la bellezza di 7,5 milioni) che in quello di Neto, probabilmente destinato a cercare nuova fortuna altrove. Intanto, però, non resta che augurarsi che non ci sia più bisogno di nuovi avvicendamenti, semplicemente perché il portiere chiamato in causa sta offrendo il giusto apporto. Un apporto fondamentale in vista del finale di stagione. Poi, in estate, si vedrà: la società farà le sue scelte e i giocatori pure. Intanto, però, c’è da arrivare più in alto possibile. E in questa “scalata” poter contare su una porta blindata conta, eccome.
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sport
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L’INTERVISTA. A tu per tu con uno dei precursori del ruolo “alla Cuadrado”
Parla Di Chiara: “I conti alla fine” Il bilancio di questa annata – spiega – si potrà fare soltanto al termine del campionato, ma con Montella in panchina e Rossi in campo il futuro promette bene Lorenzo Mossani
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irenze è una città molto passionale. Lo sanno bene i tifosi della Fiorentina. Dopo il grande avvio di stagione e un eccezionale mese di dicembre, con l’inizio del nuovo anno è arrivato un calo fisiologico, figlio di infortuni, sfortuna, e anche di qualche scelta non particolarmente azzeccata. Ma momenti difficili e sconfitte fanno comunque parte dello sport. La “voce tecnica” più amata dai tifosi viola su Premium Calcio, Alberto Di Chiara, dice la sua a Il Reporter sul momento viola, sul gennaio nero, sul futuro dei gigliati e su quell’allenatore che sta sorprendendo tutti come Vincenzo Montella. Di Chiara, a Firenze, ha avuto la fortuna di giocare insieme a Roberto Baggio e Stefano Borgonovo. Precisamente dal 1986 al 1991. Con la maglia viola ha affrontato cinque campionati di Serie A, tutti da protagonista. Collezionando 122 presenze e 10 gol. E sicuramente è stato un precursore dei giocatori “alla Cuadrado”, apprezzatissimi dallo stesso Montella. Uno dei primi esterni di fascia moderni in Italia. Acquistato come ala sotto la guida di Sebastiao Lazaroni, allora tecnico dei viola, fu presto schierato in difesa, sul modello dei terzini d’attacco brasiliani. I suoi cross, in quel momento, erano per la testa di Borgonovo. Un tuffo nel passato per parlare del presente. Ecco le parole di Alberto Di Chiara. Ti aspettavi un “momento no” della Fiorentina come quello di gennaio? Non si possono prevedere i cali mentali di una squadra, forse si possono prevedere quelli fisici. Alla Fiorentina questo è coinciso anche con un po’ di sfortuna: ma così è il calcio. Direi che i conti vanno fatti a fine campionato. Con l’arrivo di Giuseppe Rossi Firenze sogna... La Fiorentina già sta correndo per l’Europa senza un attaccante vero a parte un eccellente Toni. Se Rossi sta bene e recupera per aprile, i
viola possono ulteriormente essere competitivi per lo sprint finale. Anche per la Champions. Che tipo di allenatore è Montella, secondo Di Chiara? Montella è un bravissimo allenatore che mantiene gli equilibri giusti all’interno dello spogliatoio. È equilibrato e pacato fuori, non si scompone e fa giocare bene la squadra. E poi è un ex grande giocatore, e per me questo è un valore aggiunto, perché riesce a cogliere le sfumature che chi non ha giocato non potrà mai vedere.
alberto di cHiara
ai teMpi in cui giocaVa
IL PUNTO. Le trattative non si fermano mai: ecco le mosse che la società studia
Si lavora già per la Fiorentina che sarà S
daniele pradÈ
embra in letargo primaverile, ma non è così. Perché il calciomercato non dorme mai. Tutt’altro: le società e gli agenti di mercato sono ben svegli, e proprio in primavera si costruiscono le squadre per il futuro. Un futuro che per la Fiorentina appare roseo, anche se potrebbe esserci un addio in grado di far male ai tanti tifosi gigliati. La Juventus, infatti, fa sul serio per Jo-Jo. I contatti proseguirebbero sottotraccia, il corteggiamento per il montenegrino andrebbe avanti da tempo, in attesa di trovare i contanti necessari all’operazione. Le alternative, per i viola, si chiamano sempre Quagliarella e Matri, più soldi. Ma Macia e Pradé non sembrano voler rinforzare quella che potrebbe essere una diretta rivale. Quindi si guarda anche all’estero. Poche settimane fa si è esposto pure Mancini. Il futuro di Jovetic potrebbe dunque essere in Premier League, e anche qui ci potrebbe essere uno scambio con il Manchester City, che sarebbe disposto anche a pagare un eventuale ingaggio del giocatore che potreb-
be vestire la maglia viola. Un nome? Aguero. Classe 1988, l’attaccante argentino piace allo staff, alla dirigenza e ai tifosi. La Fiorentina, inoltre, ha fatto capire che, al di là dei giovani, arriverà anche qualche “big”. Si parla di un difensore, un portiere, una punta e un esterno mancino da alternarsi alla pari con Pasqual. Macia e Pradè, ormai l’abbiamo capito, sono però bravissimi a depistare. E d’altronde anche le altre squadre del campionato di serie A sono in pieno movimento. La Juventus ha preso Llorente per l’attacco e cercherà un altro top player davanti, l’Inter dovrà assicurarsi una grande punta e riflettere sul tecnico, panchina in bilico anche al Milan, la Roma dovrà ripartire (di nuovo), Petkovic piace al Borussia Dortmund e allo stesso Milan. Insomma, mezza serie A è già in fibrillazione, soprattutto dopo l’arrivo di Balotelli al Milan, e le “sette sorelle” sono pronte a darsi battaglia sul mercato oltre che in campo. Sembra davvero di essere tornati a /Lor.Mos. qualche anno fa.
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sport
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BOXE. Un fiorentino ai vertici della federazione pugilistica italiana. Con le idee chiare in testa
Alberto Brasca si rimette i guantoni Simone Spadaro
È
Alberto Brasca il nuovo presidente della federazione pugilistica italiana. Brasca, nonostante abbia poi ricoperto importanti ruoli pubblici come presidente della Provincia di Firenze, vicesindaco e assessore allo sport in Comune e presidente dell’assemblea di Palazzo Vecchio, ha sempre mantenuto un costante legame con il mondo della boxe, essendo stato un buon pugile, tra i dilettanti, quando risiedeva a Lucca. Nella storia della federazione pugilistica italiana bisogna tornare indietro al decennio 1947/1958 con Bruno Rossi per ritrovare un toscano ai vertici della boxe azzurra. “Erano i tempi in cui, dopo il calcio e il ciclismo, il pugilato era veramente uno sport di massa – ricorda Brasca – e questo grazie a personaggi come Nino Benvenuti e Sandro Mazzinghi. Quel pugilato oggi non esiste più. Questo incarico lo considero l’ultimo degli impegni della mia carriera e cercherò, con tutte le forze, di riportare questo sport ai vertici”. Il fatto che la boxe non sia comunque passata di moda ma che anzi stia vivendo una seconda primavera lo dimostrano gli ultimi dati degli immatricolati. “Il settore dilettantistico sta andando molto bene – conferma Brasca – e gli iscritti sono triplicati dal 2000 ad oggi. Questo sport attira anche molte ragazze, tra l’altro belle, e personaggi del mondo dello spettacolo, come le attrici. È un bel segnale. Abbiamo poi conseguito anche risultati internazionali importanti. Alle Olimpiadi Cammarelle e Russo hanno vinto l’argento e Mangiacapre il bronzo. Sono molto motivato e voglio lavorare per far crescere tutto il movimento”. Mancano, proba-
alberto braSca (foto
di
dottor Zed)
bilmente, quei personaggi che portarono la boxe alla ribalta mondiale come fece Mike Tyson negli anni ’80. “È chiaro che il personaggio aiuta molto. Negli anni ’70 Adriano Panatta vinceva e tutti volevano diventare tennisti, poi c’è stato il fenomeno Alberto Tomba e tutti volevano sciare. Un campione del mondo dei pesi massimi che ha fatto tanto parlare di sé come Tyson aiutò il movimento – continua Brasca – ma forse questo oggi non basta”. E il “fiorentino d’Africa” Leonard Bundu potrebbe diventare un personaggio utile a promuovere il pugilato? “È un campione. Il 6 aprile, a Roma, dovrà affrontare il polacco Rafal Jackievicz per la difesa del titolo europeo dei welter. Se supera questo ostacolo – aggiunge il neo presidente della Fip – è il candidato numero uno per affrontare il campione mondiale. Sarebbe bello poter ospitare a Firenze un match di tale importanza”. La televisione non sembra aiutare più di tanto il movimento, evitando le prime serate e relegando spesso i match a ore tarde. “Ed è sbagliato – conclude Brasca – perché il pugilato insegna molti valori. All’estero lo hanno capito, valorizzando questo sport. Adesso però tanti canali del digitale terrestre o sul satellite stanno tornando a interessarsi di noi. È uno dei punti sui quali lavorerò”.
PALLAVOLO. La società ha celebrato la ricorrenza con una vera e propria festa di sport
I quarant’anni dell’Olimpia Poliri
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n’atmosfera magica grazie all’entusiasmo di quasi 500 atleti, di tanti tifosi, dell’allegria dei bambini che hanno reso un compleanno una vera e propria festa. Gioia, divertimento e storia della pallavolo, o meglio dello sport. Il “PalaMattioli” era colmo per festeggiarla. Dopo 40 anni è diventata grande, o forse lo è sempre stata. L’Olimpia Poliri festeggia il compleanno con tante certezze e poche recriminazioni. Da sempre è una delle realtà più belle nel settore giovanile fiorentino e toscano, ed è attualmente una delle pochissime forze a voler far crescere anche a livello agonistico il volley maschile, con la prima squadra che sta lottando per tornare in un cam-
pionato nazionale. E poi l’accordo con la mitica Ruini, cinque volte campione d’Italia. La società di Riccardo Ponzalli si merita applausi per quello che sta facendo per la pallavolo e non solo. “La filosofia che ci ha sempre contraddistinti – sono le parole del presidente – è sempre stata quella di dare a tutti i ragazzi un’opportunità di gioco e divertimento con la pallavolo. Il risultato del campo ha la sua importanza, ma non è certo la cosa principale che ci spinge ad andare avanti. La gioia e il divertimento di stare insieme, stabilire delle relazioni anche esterne alla palestra, amicizie che poi rimangono nel tempo – conclude – /C.M. sono altrettanto importanti”.
LA SCELTA. Salvatore Sanzo nominato presidente
Il Coni toscano volta pagina
È
Salvatore Sanzo il nuovo presidente del Coni Toscana. Netta la vittoria (39 a 18) su Paolo Ignesti, numero uno uscente dello sport regionale. L’assemblea delle federazioni, di atleti, tecnici ed enti di promozione, ha scelto di voltare pagina. Un voto chiaro quello per l’ex fiorettista, oro alle Olimpiadi di Atene 2004, che ha promesso dialogo e collaborazione con tutti. Al centro del suo mandato, che durerà fino all’appuntamento di Rio de Janeiro 2016, il recupero degli impianti sportivi ma anche un rinnovato impegno per lo sport nelle scuole. “Occorre introdurre in maniera seria l’attività motoria nelle classi elementari – spiega Sanzo – ed è per questo che intendo instaurare una migliore relazione con la Regione e con i Comuni”. Non manca una stoccata sui prossimi Mondiali di ciclismo: “Fino ad ora il Coni regionale non ha avuto un ruolo nell’organizzazione – commenta l’ex azzurro – e invece dobbiamo entrare, con grande discrezione, all’interno della struttura che sta già lavorando proficuamente”. Grande soddisfazione da parte di Eugenio Giani, sponsor di Sanzo
SalVatore SanZo
e riconfermato delegato provinciale per Firenze: “Ha vinto un grande atleta e un grande dirigente sportivo, che ora rappresenterà tutto lo sport toscano”. Entrano in Consiglio Giancarlo Gosti, bocce; Elio Sità, volley; Simone Cardullo, basket; e Gerardo Valiani. Gli altri delegati sono Giorgio Cerbai ad Arezzo, Daniele Giannini a Grosseto, Giovanni Giannone a Livorno, Enrico Bertuccelli a Lucca, Vittorio Benedetti a Massa Carrara, Giuliano Pizzanelli a Pisa, Gabriele Magni a Pistoia, Massimo Tito Taiti a Prato e Roberto Montermini a /Sim.Spa. Siena.
sport nel quartiere
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LA REALTÀ. L’associazione “Firenze Oltrarno Pattinaggio” porta avanti una disciplina antica
Una storia (a rotelle) che viene da lontano Carlo Marrone
Tra aneddoti e leggende, le origini di questa attività si perdono nel passato.
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Quanto al presente, invece, la società del Q4 ha le idee chiare: raggiungere
a oltre venti anni il nostro team è impegnato a promuovere sul territorio fiorentino la cultura e la passione per il pattinaggio artistico”: queste le parole che descrivono al meglio una delle più belle realtà del Q4, l’associazione sportiva dilettantistica “Firenze Oltrarno Pattinaggio”. La patria del pattinaggio è senza ombra di dubbio l’Olanda, ma anche nell’Oltrarno fiorentino questa disciplina ha trovato terreno fertile per portare avanti la sua storia. Si narra che nel 1572 un drappello di olandesi fu bloccato dagli spagnoli sui ghiacci davanti al porto di Amsterdam. I soldati spagnoli, armati pesantemente, circondarono gli olandesi asserragliati intorno alle loro navi bloccate nel ghiaccio. Con grande sorpresa gli spagnoli videro sbucare gli olandesi che, sfrecciando fulminei su pattini, colpivano i nemici e si dileguavano imprendibili. Non stupisce che già nel 1500 gli olandesi disponessero di un’armata di archibugieri su pattino. Infatti, fin dal 1400, i pattinatori olandesi avevano il loro santo protettore, santa Lidwina. Tra realtà e fantasia, questa leggenda che unisce pattini e battaglie arriva fino ai nostri tempi, per farci capire quanta storia ci sia dietro a quattro rotelle sotto a uno scarponcino. “Il frutto del nostro impegno si è concretizzato con l’assegnazione da parte del Comune di Firenze del nuovo e prestigioso Palarotelle. Struttura moderna dotata dei migliori comfort per l’attività dei nostri atleti”: così continua il racconto della società di pattinaggio artistico. Il Palarotelle è una tensostruttura
sempre più successi sportivi con un occhio a formazione e solidarietà nuovissima dove la società svolge l’attività pre-agonistica, agonistica e gruppi spettacolo. La sezione artistica del pattinaggio ha un elevatissimo contenuto atletico e tecnico, che richiede anni e anni di preparazione e un innato senso artistico espressivo. A differenza della danza, dove è richiesta grande agilità e coordinazione neuromuscolare, nel pattinaggio è richiesta anche molta forza di gambe. Questo deriva dall’elevata velocità di esecuzione delle figure. La maggior energia cinetica consente maggior sviluppo di forza nello stacco e, conseguentemente, tempi di volo più lunghi che consentono evoluzioni più complesse. L’obiettivo della società del Q4 è quello di raggiungere un numero crescente di successi sportivi attraverso un’attività formativa che coinvolga sempre atleti nuovi e che presti particolare attenzione a iniziative di solidarietà sociale. Il successo più rilevante dell’ultimo periodo è senza dubbio quello di Francesco Tonini che, ai recenti Campionati Mondiali di Auckland, è stato vincitore di una splendida medaglia d’argento negli “obbligatori Juniores”. Nella stessa categoria, agli ultimi Europei il giovane aveva conquistato la medaglia d’oro. Per tutti i ragazzi e le ragazze dell’associazione, poi, è stata una bella soddisfazione vedere premiato il compagno d’allenamenti nell’ambito della decima edizione del Premio Villa Vogel.
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ON STAGE/1. Roberto Angelini sbarca alla Sala Vanni con il suo ultimo lavoro da solista
“La musica? Una barra nella testa” Artista talentuoso e cantautore impegnato, ma anche “ponghista”
ON STAGE/2. Al teatro di Rifredi
d’eccezione. La sua carriera riparte da un solo tour che lo farà girare
Dalla valigia al palco, storie per bimbi e non
mezza Penisola, con la promessa di continuare le collaborazioni con Niccolò Fabi e Diego “Zoro”, che affiancherà nella sua prossima esperienza televisiva Cristina Cornelli e Ludovica Zarrilli
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oberto Angelini? “Gattomatto”, direbbero i meno preparati, quelli che la musica l’ascoltano solo in macchina alla radio. E invece no, Angelini, cantautore romano che il 10 marzo porta alla Sala Vanni il suo ultimo lavoro “Phineas Gage”, è molto più di uno stornello da cantare sotto la doccia. È un musicista, un autore e, non da ultimo, un ponghista d’eccezione. Proprio così. Quali sono i punti di forza del tuo ultimo lavoro, “Phineas Gage”? Mi sono sentito libero di miscelare molte delle mie influenze. Dall’elettronica ai suoni di legno e corde. Dal calore di strumenti vintage al gelo di effetti digitali. Da brani strumentali alla canzone più canonica. È un disco nato in un mese di improvvisazioni e destinato a essere suonato dal vivo con la mia piccola astronave da onemanband. Si può dire che la musica sia per te quello che la barra di metallo è stata per Phineas Gage (ispirato alla storia dell’operaio americano che a metà Ottocento sopravvisse a un incidente sul lavoro, una sbarra gli trapassò il cranio, ndr)? Mi diverte questo parralelo. Comunque sì. Mi piace. Qual è il pezzo che pensi ti rappresenti di più? In questo momento mi diverte molto suonare Nella testa di Phineas Gage. Cosa cambia nel percorso che va Gattomatto alle canzoni di oggi? Sono cambiate tantissime cose. Tutto fa parte di un percorso. Se non avessi fatto l’esperienza del gattomatto forse non avrei fatto tutto il resto. È curiosa la tua passione per il pongo. Dove e come nasce e qual è il nesso tra questo passatempo e la tua attività di musicista? Il pongo è una mia grande passione. È stato anche un lavoro (fotoromanzi, pubblicità, animazioni). Ho pensato potesse diventare il mio primo lavoro. Ci vuole una pazienza mostruo-
sa. Penso che curare l’immagine della propria musica sia importante. Ho quasi sempre preferito legare delle immagini di plastilina ai miei dischi, alle locandine e ai siti. È la prima volta che ti esibisci come solista a Firenze: cosa pensi della città? È una città meravigliosa. La amo e la frequento da tanti anni. Quando ero ventenne venivo a strimpellare la chitarra insieme a un amico pianista in un jazz club. Poi sono venuto all’anfiteatro romano di Fiesole e al festival della creatività con un tributo a Nick Drake. Qualche anno fa sono tornato a suonare insieme a Cristina Donà in piazza della Signoria e poi con Niccolò Fabi al teatro con il tour di “Ecco”. Mi sento pronto alla mia prima volta
DESIGN. A “lezione” con celebri progettisti
da solista. Preferisci il Roberto Angelini chitarrista, cantautore o produttore? Accetto le sfumature del mio carattere. Non sono mai soddisfatto fino in fondo di niente e la ricerca è tutto. Ogni attività alimenta l’altra. Progetti? Fino a dicembre sarò in tour con Niccolò Fabi, con Piercortese (Discoverland) e con il mio progetto. Sto lavorando alla produzione di tre dischi. Da marzo mi occuperò di musicare dal vivo la trasmissione di Diego “Zoro” in onda su Rai 3. Sto preparando un tributo a Pink Moon di Nick Drake e al White Album dei Beatles. Prevedo un 2013 intenso.
ARTE. Apre i battenti “Florence Number Nine”
Dalla cattedra alle Murate Aste sì, ma anche incontri
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opo il successo della prima edizione del 2012, ecco che tornano gli incontri aperti al pubblico con designer, storici e personalità del settore, organizzati dall’Ais/Design (Associazione italiana storici del design) con Isia Firenze e SelfHabitat. Appuntamenti a cui seguirà una tavola rotonda: il fil rouge che li unisce è “il rapporto, spesso problematico, dell’arte e delle discipline del progetto con la tecnica che ha caratterizzato tutto il XX secolo”, spiega Vanni Pasca, presidente dell’Ais/Design. Il 5 marzo l’appuntamento in programma è con Loredana Di Lucchio, dell’Università La Sapienza di Roma, che traccerà un quadro dell’applicazione al design di nuove tecnologie, e con Giulio Iacchetti, che parlerà di Interno italiano, progettazione e produzione di oggetti d’arredo con laboratori artigiani e vendita tramite la rete. Le “Lezioni di design” ospiteranno famosi progettisti come Alberto Meda e Denis Santachiara, e ancora Luca Zevi, curatore all’ultima Biennale di Venezia del Padiglione Italia, il 7 maggio, mentre il direttore di Domus Joseph Grima è atteso il 18 giugno al caffè letterario Le Murate.
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i sono la pecora e il lupo, il topolino e la sua casa sotto terra. Dove? Nelle sei valigie che Elisabetta Salvatori, attrice e autrice, aprirà sul palcoscenico del teatro di Rifredi, il prossimo 24 marzo, per raccontare altrettante storie. Il titolo dello spettacolo, non a caso, è “In viaggio, storie in valigia”. Elisabetta, vent’anni fa, scelse sei fiabe della tradizione popolare di diversi Paesi (la favola della pecora e il lupo, ad esempio, è giapponese). Poi decise di ambientare ciascuno di questi racconti in un luogo mobile, piccoli teatri nel teatro. Così, cercò sei valigie di cartone, che le furono regalate da amici, parenti, addirittura da delle suore. Contenitori misteriosi, oggi resi ancora più affascinanti da tanti anni di palcoscenico, che hanno regalato loro quella che si dice “un’aria vissuta”. Elisabetta li apre ogni volta che, durante lo spettacolo, inizia a leggere una storia. Così, a ogni nuovo racconto, corrisponde un ambiente ricostruito in miniatura, ma con tutti i dettagli del caso. Non è la prima volta che “In viaggio, storie in valigia” passa da Firenze. “Sono legatissima a queste favole – spiega Elisabetta – e riproporle mi piace sempre”. L’affetto per uno spettacolo di questo tipo matura soprattutto grazie al rapporto con il pubblico: “Vedere i bambini che osservano quello che succede con i loro occhi imbarazzanti, completamente in balía delle emozioni, per me stessa è uno spettacolo”. Ma le storie di Elisabetta vanno bene per tutta la famiglia. Anzi, come dice lei stessa, “fanno bene a tutti, grandi e piccini, perché il loro messaggio su temi come l’amicizia e la diversità è positivo e lascia spazio alla speranza”. E continua: “Gli adulti arrivano pensando di accompagnare i figli. Quando si siedono sono senza difese. Così cedono e si lasciano coinvolgere”. Uno spettacolo da 7 a 90 anni che, per un’unica serata, trasforma il teatro di Rifredi nel luogo magico e incantato in cui tutte le storie più incredibili prendono vita, grazie alla maestria di Elisabetta e alle sue valigie fatate, scrigni preziosi che raccolgono storie da non dimenticare /I.E. mai più.
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lorence Number Nine è il nome di una nuova realtà nella scena culturale fiorentina. Una casa d’aste, innanzitutto, che commercia arte antica e moderna, occidentale e orientale, oggetti preziosi e d’arredamento, per collezionisti di tutto il mondo. Ma anche una casa per la cultura, un luogo dove i saperi si incontrano e vengono condivisi, attraverso convegni, conferenze, mostre ed eventi. Nella prestigiosa sede di via del Poggio Imperiale, immersa in una delle zone più affascinanti di Firenze, avranno infatti luogo a cadenza periodica incontri con studiosi di fama riconosciuta, che metteranno a disposizione il loro sapere in una cornice di convivialità. Florence Number Nine è un crocevia di oggetti preziosi, da capire, da discutere, da toccare, da apprezzare e, perché no, da comprare. Qui si avvicenderanno continuamente – per natura stessa della casa d’aste – quadri, sculture, tappeti, stampe, gioielli, mobili, vini e accessori, di ogni epoca e provenienti da ogni angolo di mondo, e Florence Number Nine li metterà a disposizione degli appassionati per ammirarli – a partire dalla fine di aprile – prima ancora che per acquistarli.
eliSabetta SalVatori
cultura
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NEL PIATTO/1. Torna Taste, il salone che porta in città il meglio dell’enogastronomia mondiale
Leopolda, Eldorado dei buongustai Barbara Biondi
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manti della buona tavola, state pronti, è in arrivo l’ottava edizione di “Taste, in viaggio con le diversità del gusto”. Il salone dedicato alle eccellenze del panorama culinario quest’anno va in scena dal 9 all’11 marzo, come di consueto alla Stazione Leopolda. Il salone che Pitti Immagine dedica al gusto e al food lifestyle – nato dalla collaborazione con il gastronauta Davide Paolini – si è affermato come il salotto italiano del mangiare e stare bene, dove si danno appuntamento i migliori operatori italiani e internazionali dell’alta gastronomia, ma anche il sempre più vasto e appassionato pubblico dei foodies, i cultori del cibo di qualità e delle nuove tendenze del gusto. A questa edizione saranno circa 280 le aziende partecipanti (in crescita rispetto alle 263 dell’ultima volta), selezionate tra le produzioni di nicchia e d’eccellenza provenienti da quasi tutte le regioni d’Italia, che proporranno i loro prodotti e le novità negli spazi della Stazione Leopolda e nell’area Alcatraz, con uno speciale set di allestimento curato dall’architetto Alessandro Moradei. “Taste è sempre più un punto di riferimento per gli operatori dell’alta gastronomia e della ristorazione, e per il pubblico sempre crescente di appassionati di cibo di qualità – ha detto Agostino Poletto, vicediretto-
re generale di Pitti Immagine – è un’esperienza divertente e coinvolgente, un viaggio multi-sensoriale alla scoperta dei tanti modi in cui oggi si esprime e si sperimenta il gusto”. Se nel marzo scorso il tema era quello dei “protagonisti del gusto”, a questa edizione saranno i luoghi a farla da protagonisti: offellerie, salsamenterie, cremerie, verdurai, piadinerie, pescherie, trippai, pizzicagnoli e chi più ne ha più ne metta. Verranno accesi i riflettori sui luoghi in cui il gusto va in scena, i locali e le botteghe che sono parte integrante della nostra tradizione e che da sempre sono sinonimo di qualità. Alla Stazione Leopolda ci saranno le insegne di questi luoghi e le loro vetrine, dalle mille forme, colori e caratteri tipografici, che, attraverso la grafica, verranno raccontate nel modo più ironico, originale e coinvolgente. Divertente l’area Taste Tools, dedicata agli oggetti di food e kitchen design, a tutti gli strumenti dello chef, ma anche a quelli di chi ama stare tra i fornelli: capi di abbigliamento, attrezzature tecniche e professionali per la cucina. Ma anche il Taste Shop, department store dei cibi esclusivi, il negozio – con oltre 1.500 prodotti in catalogo e con più di 21mila pezzi venduti la scorsa edizione – dove acquistare i prodotti esposti e degustati durante il percorso. Assaggiare per credere.
Appuntamento dal 9 all’11 marzo per soddisfare anche i palati più esigenti. In mostra nella stazione settecentesca un concentrato di sapori che verranno mescolati a seminari e a un negozio senza paragoni
NEL PIATTO/2. L’opera prima della nutrizionista fiorentina Valentina Guttadauro
A tavola con le ricette per stare in forma L
la copertina del libro
a dieta? Uno stile alimentare e non una restrizione. Parola di Valentina Guttadauro, biologa nutrizionista fiorentina che ha dato alle stampe il suo primo libro, “Mangia bene che ti passa” (Sassoscritto, 120 pagg, 8,90 euro), nel quale spiega come affrontare i fornelli senza trasformare un’alimentazione sana in un incubo. “Di fatto è un ricettario – spiega Valentina – suddiviso per finalità. Ci sono ricette drenanti e ricette vegetariane, ricette con poco colesterolo e altre ricche di omega tre”. E la particolarità sta nel fatto che non ci sono indicazioni riguardo a grammature e dosaggi. “Ognuno – continua la nutrizionista – deve sa-
per dosare la quantità di cibi in base al proprio organismo e alle proprie necessità. Non esiste una dose standard per tutti”. Unica eccezione sono i dolci. “In quel caso è d’obbligo indicare la quantità di ingredienti necessaria, e visto che io sono molto golosa, ho segnalato diverse ricette, ma i miei preferiti rimangono i muffin e i plumcake alle carote, perfetti per la prima colazione”. L’altro segreto sta nell’andare alla scoperta di ingredienti un po’ meno diffusi. “Ad esempio, quando siamo davanti allo scaffale della pasta, qualche volta potremmo buttare l’occhio un poco più in là e prendere una confezione di pizzoccheri della Valtellina,
LO SPETTACOLO. Al Puccini l’anteprima del nuovo show del comico
Gli italiani “sbagliati” rivisitati da Andrea Muzzi T
orna alla ribalta con i suoi personaggi un po’ amari, che fanno ridere (e riflettere insieme) dei paradossi del Bel Paese. Si intitola “Due italiani veri” lo spettacolo scritto da Andrea Muzzi insieme a Marco Vicari e messo in scena con Massimiliano Galligani che il 16 di marzo approderà al teatro Puccini. In scena due personaggi che “vengono sequestrati da una coppia di alieni sbarcati sulla Terra e portati sul loro pianeta perfetto – spiega Muzzi – un pianeta dove, ad esempio, la legalità è all’ordine del giorno e si lavora senza raccomandazioni”. I due vorrebbero rimanere in questa specie di paradiso ma, appena gli alieni capiscono di aver rapito due italiani, tentano di fare di tutto per liberarsene. Ed è da quel momento in poi che, sul palcoscenico, prendono vita sette sketch che ritraggono l’italiano nelle sue vesti peggiori, “dal babbo ultras, quello che va a vedere la partita del figlio è urla ‘ammazzalo, spezzagli le gambe!’, alla ‘casta’, che vede al centro dell’attenzione dipendenti
pubblici assentesisti e svogliati che però si lamentano della classe politica, come se gli elettori fossero poi molto diversi dagli eletti”. E ancora c’è la presentazione che somiglia un po’ a quelle fatte a Cupertino, in California, dell’applicazione “I-Mafia”, che consente ai boss di raggiungere in qualsiasi momento il proprio referente in Parlamento per concludere nel più breve tempo possibile la trattativa tra Stato e criminalità. Ognuno dei siparietti è “una specie di atto unico – continua il comico – e nelle intenzioni degli autori dovrebbe servire a far scaturire una risata vendicativa, liberatoria”. Una sorta di presa di coscienza da parte del pubblico, quotidianamente protagonista di storie surreali, che sembrano frutto della fantasia e invece rispecchiano (quasi) fedelmente la realtà. Un’anteprima speciale che i lettori de Il Reporter potranno godersi presentando alla cassa il coupon che trovate qui accanto, che darà diritto a /B.B. uno sconto sul prezzo del biglietto.
a base di grano saraceno, una vecchia farina riscoperta che ha delle ottime proprietà”. Insomma, il consiglio è quello di variare un po’ le classiche farine raffinate a cui siamo abituati, ad esempio si potrebbero introdurre quelle di avena e riso, “che hanno un sapore gradevolissimo e che spesso vengono sottovalutate”. E poi ancora il seitan, il tofu e una lunga serie di altri alimenti che nelle cento ricette trovano un larghissimo uso. “Il cibo deve essere un piacere ma anche il punto vita deve rimanere visibile – conclude Guttadauro – e se a mangiare si impara fin da piccoli, a cucinare si può impa/C.G. rare anche da grandi”. Bon appetit.
segnalazioni a redazione@ilreporter.it
L’APPUNTAMENTO/1 Fino al primo aprile
Marilyn da Ferragamo, ancora per un mese
Live Max Gazzè 14 marzo Viper Theatre Le canzoni tornano a essere firmate dall’artista romano insieme al fratello Francesco: l’ironia delle parole, che talvolta si fa così tagliente da diventare sarcasmo, insieme a testi più intimisti poggiano su musiche che non perdono mai di tensione, con un ritmo sempre serrato ma con aperture di grande respiro sui ritornelli. Bentornato Gazzè.
“L
a misura del piede mi rivela il carattere di chi lo possiede”, diceva Salvatore Ferragamo, che di estremità femminili se ne intendeva. Il 6 era la misura di Marilyn Monroe, venere frivola a cui è dedicata la mostra a Palazzo Feroni Spini. C’è tempo ancora fino all’inizio di aprile per visitare una mostra che ha avuto il successo che si meritava, così ricca di memorabilia e oggetti appartenuti alla diva delle dive. Un’esposizione accurata che racconta la vita della star partendo dai suoi piedi, dalle bellissime calzature che indossava (create per lei, ça va sans dire, anche dal calzolaio delle star Salvatore Ferragamo), passando per gli abiti elegantissimi, per gli scatti più belli, per i fermo immagine rubati ai film e arrivando fino a dettagli curiosi e teneri, come l’agenda personale della diva, le ricevute degli acquisti fatti nella boutique newyorkese di Ferragamo, fino al biglietto d’invito per il compleanno di John Fitzgerald Kennedy. Manca un mese alla chiusura della mostra, giusto il /C.G. tempo per non perdersela.
Renzo Arbore 15 marzo Teatro Verdi Il nuovo spettacolo sarà ancora un grande show (dalle canzoni napoletane ai grandi successi televisivi a quelle sonorità che Arbore chiama le canzoni della memoria), con escursioni verso le musiche del sud del mondo. Il concerto inizierà con alcuni ispirati omaggi al repertorio partenopeo e proseguirà con un ricordo di Totò (con il montaggio degli sketch tratti dai suoi film e l’immancabile Malafemmena) e Murolo, con alcune chicche tratte dal repertorio. Mumford and sons 15 marzo Nelson Mandela Forum Dopo aver raggiunto il primo posto in classifica sia in Inghilterra che negli Stati Uniti stracciando ogni record di vendita, in Italia i Mumford & Sons hanno conquistato con “Babel” il quinto posto tra gli album più
venduti. Anticipato dal singolo “I Will Wait”, questo secondo album conferma il successo planetario che la giovane band ha raggiunto in pochi anni. Note noire quartet 17 marzo Foyer Teatro Puccini Lo spettacolo mostra un sentiero attraverso suoni e forme delle tradizioni zingare che hanno percorso l’Europa nel Novecento: le czardas ungheresi, il valse musette, lo swing, le hora rumene, i canti albanesi e molte altre. Questo eterogeneo panorama musicale che si estende dalla Francia ai Balcani fino ai paesi dell’Est europeo attraversando Alsazia, ex Jugoslavia, Albania, Serbia e Romania viene amalgamato in una sonorità che è tipica dello swing manouche francese, in omaggio al musicista Django Reinhardt e al suo popolo, gli zingari, unici testimoni, ad oggi, della straordinaria varietà e ricchezza di linguaggi musicali che animano la cultura europea. Eros Ramazzotti 24 e 25 marzo Nelson Mandela Forum I suoi fan più accaniti lo stavano aspettando da molto, ed ecco che è tornato. Eros Ramazzotti, che nell’ultimo periodo ha fatto sentire la sua voce su tutte le radio della Penisola, torna a cimentarsi in un tour per far contento chi ha voglia di vederlo (e ascoltarlo) dal vivo. Due le date fiorentine, e poi un viaggio per tutta l’Italia fino all’inizio dell’estate, quando il cantante di “Adesso tu” prenderà il volo per Usa, America del sud, Australia e Sud Africa.
L’APPUNTAMENTO/2 Al museo delle Porcellane
“Lusso ed eleganza” dalla Francia a Doccia
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n occasione dei quarant’anni dall’apertura del Museo delle Porcellane di Palazzo Pitti, la Soprintendenza al Polo Museale fiorentino e l’associazione Amici di Doccia hanno voluto ricordare questo anniversario con la mostra “Lusso ed eleganza”, che mette in evidenza al contempo la collezione museale di Palazzo Pitti e la produzione della manifattura di Doccia del periodo fra la dominazione napoleonica e la Restaurazione lorenese (18001830). Il cambiamento che l’avvento dell’impero napoleonico portò nel governo della Toscana ebbe i suoi riflessi nelle discipline artistiche fin dal regno di Etruria (1801-1807) con Luisa di Borbone Parma, ma soprattutto negli anni della presenza di Elisa Baciocchi. La sorella di Napoleone, prima principessa di Lucca e Piombino (1805-1809) e poi granduchessa di Toscana (1809-1814), promosse un rinnovato interesse per le arti di cui da tempo si sentiva la mancanza. Il suo mecenatismo non soltanto richiamò a Firenze scultori, pittori e musicisti, ma sostenne anche le industrie artigiane, incentivando la lavorazione di /C.G. seta, mobilia e porcellana.
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il sodo, le riChieste e la manifestazione Da circa 40 anni vivo al Sodo, antico e piccolo borgo ubicato nel quartiere 5 di Firenze, posto tra Careggi e Castello ai piedi della collina che sale in direzione di Monte Morello, dove si possono ammirare ville appartenute alle famiglie dei Medici, Pazzi e della Rovere (ville dove è nato il Rinascimento ). Il verde in questa zona periferica è ancora padrone ma è un verde inaccessibile, di proprietà privata e da privati utilizzato. Spesso, per motivi familiari, sono costretto ad allontanarmi anche per 10/15 giorni e in modo non infrequente, al mio ritorno, mi ritrovo a relazionarmi e confrontarmi con novità ed iniziative anche piacevoli e condivisibili. Tutti sappiamo che la qualità di vita (insieme alle condizioni economiche) nei nostri quartieri ha subito un rapido peggioramento e questo capita anche al Sodo. Rientrato a casa il 20 di gennaio, mentre passeggiavo per il quartiere, sono venuto a sapere da “concittadini” che nel giorno precedente, il sabato, si era svolta una manifestazione pubblica ed autorizzata con corteo, striscioni e cartelli (e con Carabinieri, Polizia e Polizia Municipale) per chiedere un quartiere diverso, più partecipato e programmato a misura di cittadino. Diverso? In che cosa diverso? Cosa è stato rivendicato??… Intanto è stato richiesto all’amministrazione di acquisire uno spazio verde ai lati della nuova (anno 2006) strada per Careggi, spazio da utilizzarsi secondo i bisogni della popolazione (giardino, spazi giochi, spazi per cani, luogo di incontro per feste, anche per orti di quartiere, ecc.) e gestito anche direttamente da un’associazione di cittadini senza fini di lucro e con realizzazioni di strutture semplici, comunque sicure e da realizzarsi con spese modeste. E poi?…...... sono stati evidenziati problemi che da tempo, troppo tempo, incidono sul quartiere negativamente: il fabbricato ubicato all’angolo di via Caldieri - via Giuliani costituito da 30 appartamenti, un vasto piano interrato ed un ex-ristorante abbandonati ed inutilizzati (mi domando quanta ricchezza è inutilizzata?) ormai da qualche anno per il quale è stato chiesto il riutilizzo pubblico e di quartiere; giardini già realizzati da anni (già in degrado) ed ancora non aperti come in via di Quarto; orti sociali (via Dazzi) per i quali sono stati spesi fino ad oltre 1 mln di euro ma ancora non assegnati e la primavera sta avanzando; realizzazione ultimata da tempo di nuovo sovrappasso pedonale (in sostituzione del
29 vecchio demolito) per scavalco Tav in via del Sodo che dovrebbe collegare il Lippi al Sodo che ancora non è collaudato e funzionante ed oscuro rimane il soggetto che dovrà garantire la manutenzione e la sicurezza per gli utenti (in particolare per ascensori, illuminazione, ecc.); il giardino storico all’italiana all’interno della villa La Quiete (proprietaria è la Regione Toscana, via della Quiete) non è fruibile dalla popolazione perché non ci sono soldi per mettere in sicurezza la scala di accesso mentre si fanno ricchi “investimenti” che potrebbero essere ridotti senza danneggiamento alcuno; la scarsa pulizia di luoghi pubblici (parcheggio Chiuso dei Pazzi) abbandonato ad un utilizzo incivile e molto “particolare”; una manutenzione degli spazi pubblici come i marciapiedi che niente ha a che vedere con la razionalità e dove si ubicano (pensiamo a pagamento!) per mesi segnali di pericolo che sono più pericolosi del problema stesso; il “recupero urbanistico” dell’ex area industriale Cerdec (Via Giuliani) con destinazione abitativa....... purtroppo “qualcuno” ha provveduto tempestivamente a cancellare tracce di quanto avvenuto strappando nella stessa giornata cartelli e manifesti lasciati ad indicare i perché di tale manifestazione e camminando all’interno del quartiere mi sono venuti in mente quelli che bruciano le biblioteche per nascondere un’idea diversa dalla loro. Invece un bravo e un grazie va a quei cittadini che con sacrificio hanno promosso e partecipato a questa manifestazione al fine di migliorare la vita di tutti..... la prossima volta ci vorrò essere anch’io!!!!! Claudio Badii “fiorentini, Pensiamo un Po’ di PiÙ alla nostra Città” Gentile redazione, vorrei dire la mia dopo aver letto la lettera della signora Maria Adele Bigagli sul Reporter di febbraio 2013. Io sono d’accordo con la signora, se i fiorentini non si mettono in testa di tenerci un po’ di più alla loro città, è inutile che si facciano nuovi giardini e nuovi lavori, è inutile che ci si lamenti poi quando c’è sporco per strada. Ormai devo dire che sono tante le persone che vedo che quando portano fuori il loro cane poi raccolgono nel sacchettino i loro escrementi, e tante di queste persone che lo fanno, almeno quelle che vedo io, sono giovani, e questo mi fa ancora più piacere. Però i nostri marciapiedi sono ancora bombardati da escrementi dei cani, quindi ci sono sicuramente tante altre persone che lasciano che il loro animale faccia i suoi bisogni dovunque senza poi pulire. Questo è un comportamento incivile, soprattutto per chi ha dei bambini, che oltre alle macchine e a tante altre cose deve stare continuamente attento per strada a dove mettono i piedi. Io mi ritengo fortunato a vivere in una città bella come Firenze, e allora vorrei dire a tutti i miei concittadini di tenerci un po’ di più al suo rispetto e alla sua pulizia, non ci vuole molto, e alla fine tutti saremmo più contenti di vivere nella nostra bella città. Grazie, Ivano gli sCooter, il traffiCo e le Corsie Preferenziali Salve, sono uno scooterista, uno di quelli che ogni mattina, estate o inverno che sia, con il sole o con la pioggia, prende il suo motorino per andare a lavorare. Io non so come fanno le persone in macchina che ogni giorno stanno ore e ore in fila, all’andata e al ritorno, facendo intasare tutta la città e creando problemi per le ambulanze e i mezzi di soccorso, che devono fare degli slalom incredibili per passare.... non hanno altre possibilità per andare
invia la tua segnalazione alla nostra redazione redazione@ilreporter.it i vandali e le Pensiline dei bus Spett.le Redazione, ho notato che le nuove pensiline Ataf del mio quartiere sono state seriamente danneggiate dai vandali. Infatti i cristalli di protezione delle bacheche pubblicitarie sono state infranti in almeno 3 pensiline di via Canova e via dell’Argingrosso. Questi atti vandalici vanno pubblicamente condannati ed i responsabili perseguiti penalmente. Non possiamo permetterci di vedere andare in frantumi migliaia di euro di soldi pubblici che potrebbero servire, per esempio, a pagare mesi di stipendio ad un lavoratore disoccupato. Suggerisco ad Ataf di aspettare a riparare i danni e nel frattempo esporre nelle bacheche danneggiate dei manifesti con slogan forti, del tipo: “Ti divertiresti se qualcuno mandasse in frantumi i vetri di casa tua? Pensaci!”. Cordiali saluti, un vostro lettore del Q4
Caro lettore, non bastassero i problemi che ogni città ha già di per sé (soprattutto in tempi non facili come questi, in cui le risorse sono purtroppo quelle che sono) e le difficoltà nel fornire tutti i servizi su cui i cittadini vorrebbero poter contare, ci si mettono spesso e volentieri anche i vandali a complicare ulteriormente la situazione. Gli atti vandalici sono gesti da condannare e combattere con più forza possibile, da quelli apparentemente “innocui” (ma che innocui non sono mai, seppur per i loro autori a volte non si tratti altro che di bravate) fino ai più gravi. Tanti e diversi sono gli obiettivi di volta in volta messi nel mirino dai vandali di turno: beni privati (come auto e motorini), opere d’arte, strutture e servizi pubblici. E tante e gravi sono, in ogni caso, le conseguenze di questi gesti. Danni (economici e d’immagine) alla città e ai suoi abitanti. Che certo, come detto, non ne hanno bisogno, men che meno in questo momento. Prendersela con i servizi pubblici, poi, è particolarmente odioso, per le difficoltà che si vanno a creare a persone che spesso di difficoltà ne hanno già abbastanza. Il malcontento per quello che non va non si può certo esprimere in questo modo. Senza dimenticare poi che a pagare per questi gesti siamo tutti noi, in termini economici ma anche di una minore qualità della vita in città. E qua si torna al discorso fatto più volte in passato, ma sempre attuale: impossibile, per chi è deputato a farlo, controllare la città palmo a palmo, ventiquattro ore su ventiquattro. Può capitare, qualche volta, di cogliere alcuni di questi vandali “all’opera”, ma non sempre può andare così. E allora quello che serve è un rinnovato senso civico, un capire finalmente che fare del male alla città, alle sue strutture e alle sue opere vuol dire far del male a se stessi. E in questo senso è importantissimo il comportamento di tutti i cittadini: ognuno di noi ha il dovere di segnalare quello che sta accadendo quando si trova ad assistere a comportamenti del genere, ognuno di noi ha il dovere di non voltarsi dall’altra parte, seppur a volte si pensi di non trovarsi di fronte ad atti particolarmente gravi. Perché la città, oltre che di chi deve controllarla per mestiere, ha bisogno dell’impegno e della collaborazione di tutti i suoi abitanti. Matteo Francini m.francini@ilreporter.it a lavoro?.... motorino, bicicletta, autobus, ecc.... comunque, spesso in certi punti, anche sui viali, è difficile passare anche con il motorino, perché le macchine non rispettano le corsie e si mettono in mezzo. Avevo letto un po’ di tempo fa che c’era stata la proposta di far passare anche i motorini dalle corsie preferenziali, ma dove è andata a finire quell’idea? Non se ne parla più? Sarebbe molto importante per quelli come me, non penso che si intaserebbero le corsie preferenziali creando danni agli autobus, e invece si libererebbero un po’ di più le altre strade. Quindi io chiedo che si riprenda in considerazione questa ipotesi, a mio modo di vedere importante per il traffico cittadino. Complimenti per Il Reporter e cordiali saluti. Uno scooterista fiorentino “la storia infinita di Piazza delle Cure” Spettabile redazione de Il Reporter, grazie per i vostri articoli sulla vita del quartiere, ci date sempre tante informazioni utili e interessanti che in altri giornali non si leggono. Io sono un abitante delle Cure da 40 anni, e la situazione di piazza delle Cure mi sembra la storia infinita. Ogni volta che ci sono idee e pro-
getti per rifarla c’è sempre qualcuno che non gli va bene, che è contrario e si mette a dire di no. Ora io dico: ma possibile che questa piazza sia destinata a restare così per sempre? Questa volta con l’ultimo progetto che hanno presentato alla riunione dei 100 luoghi sembrava che le cose dovessero finalmente cambiare davvero, o anche questa volta non sarà così? Io capisco che c’è qualcuno che può non essere d’accordo (i fiorentini non sono mai d’accordo su niente), capisco le difficoltà e le paure dei negozi, ma chi vive qua da tanto tempo come me sa che qualcosa deve esser fatto. Tanto peggio di così non può andare. Ogni giorno ci sono super-ingorghi e code, clacson, inquinamento, auto parcheggiate nel mezzo della piazza..... quando ci sono i vigili va un po’ meglio, ma c’è confusione lo stesso.... Così non si può andare avanti, se c’è chi non è d’accordo si potrebbe fare un’altra riunione e riparlarne tutti insieme con i politici e i cittadini, ma non si può sempre essere contrari, piazza delle Cure deve essere rifatta. Spero che anche l’ultimo progetto non vada a farsi benedire... Grazie per l’attenzione, Bruno
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