Progetti Bari #1

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editoriale 3

Attendendo che l’appena aperta Biennale architettura ci indichi quali sono le tendenze in corso della cultura progettuale, notiamo che la ricetta più diffusa fra gli operatori del settore è lo zibaldone. Leggerissimi frullati, aerei spumoni e colorati frappé sono il toccasana con cui rispondere non solo alle ricorrenti crisi economiche e politiche, ma anche a quella sorta di sazietà degli operatori e utenti stessi del settore: i quali nello sfogliare le riviste di architettura, sono colti da un senso di tedioso déjà vu. Lo stesso sentimento che ci coglie quando, inseguendo le realizzazioni più moderne sparse per il mondo, ritroviamo sovente il medesimo edificio già visto al capo opposto del globo. In ogni luogo del pianeta ci si sente a casa: come ci hanno insegnato prima Mc Luhan e poi Mc Donald. La globalizzazione linguistica, la antropofagica appropriazione di ogni tendenza figurativa, la replicante riproposizione delle novità anche nelle più remote periferie, hanno finito per generare un sovrano sentimento di noia verso il nuovo in architettura, ancor prima che questo appaia. Le estasi postmoderne sono ormai appannaggio esclusivo dei promotori immobiliari di basso profilo, i furori decostruttivisti trovano il loro maggior seguito fra gli arredatori di supermercati, il contemporaneo restyling metamorfico e metabolico ha già da tempo investito i banconi dei gelatai. Scomparsi i maestri, incerte le gerarchie culturali, le strade del futuro risultano sempre meno percepibili, nella diffusa aspirazione che il domani sia saldamente uguale all’ieri. Che fare? Non cerchiamo solo rifugio nell’esoterismo progettuale dell’istante; approfittiamo piuttosto della congiuntura per guardare su una nuova rivista, Progetti - Bari, una volta tanto non un edificio a mille miglia, ma quello che facciamo, quanto si realizza nelle nostre città. Cominciando a chiederci se non sia venuto il tempo di discutere non dell’ultimo lavoro della primadonna di turno (genere peraltro in via di rarefazione), ma dei nostri progetti. Dopo la grande buffe delle architetture patinate e plastificate, impariamo ad apprezzare la freschezza della discrezione domestica. Anche perché la scomparsa di scuole e tendenze, l’estinzione stessa dei concetti di ortodossia e eterodossia, fertilizza oggi l’humus di una vivace progettualità locale, tornata a proporre lingue con sapidi accenti regionali. A questa realtà si rivolge Progetti - Bari, una rivista che, promossa da un grande rivenditore di materiali e accessori per l’edilizia, è uno strumento a disposizione dei progettisti per documentare le esperienze del territorio.

Franco Panzini


sommario 4

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Geometrie aeree

Netti Architetti Lorenzo Netti Gloria A. Valente

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14 Due di due SMN Studio di Architettura Gian Luigi Sylos Labini e Partners

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20 Frammenti murattiani Emanuele De Nicolò

26 Forme e Simboli Emanuele Calvi Giuseppe D’Angelo

Orizzontalità estreme esse elle associati Giampaolo Bianco Antonio De Palma Maria Teresa La Notte Mauro La Notte

Pavilion house

esse elle associati Giampaolo Bianco Antonio De Palma Maria Teresa La Notte Mauro La Notte

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130 Decorare la storia Cecilia Di Marzo Giovanni dell’Aquila

134 Il senso dello scacco Beatrice Pediconi

140 Architettura di pietra Carlo Moccia

144 Trame espressioniste Carlo Moccia

148 Web reality 80

Astrazione dal caos

Living Box

Ettore Tricarico

32 Lessico essenziale Antonio Grasso

152 Il Salento in una stanza 86

Cultura tra gli ulivi Andrea Roselli

36 L’eleganza del gusto Arbore and Partners Francesco Paolo Arbore

46 Per il territorio Studio Valle Progettazioni Tommaso Valle

54 Scena ritrovata SMN Studio di Architettura Gian Luigi Sylos Labini e Partners

62 Nel viaggio Marco Tamino

64 Il valore del rispetto Michele Castellaneta

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Il decoro e il suo doppio

aut_MIGLIETTA ASSOCIATI Marco Miglietta Rita Miglietta Valeria Crasto

Simmaco Sorbo

156 Sotto i tigli 98

Rigore scompaginato

Moodmaker Marcello Mininni Filippo Capodiferro Giuseppe De Giosa Marica Laperchia

110 Giardino urbano Mariavaleria Mininni Stefania Cascella

116 Storie e natura Nicola Martinelli

124 Il mare nel paesaggio Daniela Sallustro, Maria Raffaella Lamacchia Margherita D’Onghia

Michele Cuonzo

158 Contrasti mediterranei Rosa Pagliarulo

162 Restaurare il moderno Maria Filomena Genzano Maria Luongo Maria Bruna Lunalbi Antonella Mastronardi Francesco Marzulli Tiziana Mennuni Azzurra Sylos Labini

170 Magiche trasformazioni Houdini, il bagno trasformista


Showroom e Aziende partner

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progetti

Architettura, restauro, design nella provincia di Bari è prodotto da Gruppo Ime Pubblicazione periodica Settembre 2006 Iscrizione al Tribunale di Pesaro n° 442 del 06/12/1998 Direttore responsabile Paolo Paci Direttore editoriale Franco Panzini Art direction Italo Campagnoli Coordinamento di redazione Francesca Pieroni

175 Showroom partner

Gruppo Ime Progetto Giuseppe Romanazzi Collaboratore Antonio Romanazzi

188 Aziende partner 216 Indirizzario

Segreteria di redazione Laura Del Monte Collaboratori Angelica Gabrielli, Augusto Magni, Lucia Maracci, Marco Petroni, Rosita Romeo Progetto grafico Nicola Sancisi Realizzazione grafica Alice Sartori, Giovanna Pompili Marketing Emanuele Scapini Alberto Soldatini Fotografi Celati Berardo, Dell’Orco Roberto, Gernone Beppe, Ghiandoni Giovanni, Muciaccia Alberto, Oliva Niki, Pediconi Beatrice, Roberto Michele, Lorenzo Scaraggi, Vigilanti Nicola, Aeronautica Militare, Archivio Fotogramma, Archivio Grandi Stazioni, Archivio fotografico Gruppo Quid Stampa Sat - Pesaro Redazione Gruppo Quid srl v. delle Esposizioni 24/25 - 61100 Pesaro tel. 0721 42501 – fax 0721 425050 progetti@gruppoquid.it La redazione ringrazia il prof. arch. Ariella Zattera per il supporto prestato nell’individuazione di progetti e realizzazioni recenti nel territorio barese

Progetti è un’iniziativa editoriale Gruppo Quid Concept Paolo Paci


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grandi residenze

Geometrie aeree

Netti Architetti Lorenzo Netti Gloria A. Valente

Forme, materiali e rapporti spaziali in costante dialogo con il mare

Intervento: edificio residenziale con uffici e negozi al Faro – Bari Luogo: quartiere San Cataldo – Bari Progettisti: Lorenzo Netti, Gloria A. Valente con Grazio Frallonardo, Piero Esposito, Francesco Longano, Tommaso Nasti Progetto strutturale: ing. Alfonso Chiaia, ing. Michele Colasuonno Direzione dei lavori: Lorenzo Netti Committente: PiVi.Edil srl – Bari Anno di redazione: 1990-1995 Anno di realizzazione: 2000 Importo lavori: 3.753.970,00 euro Impresa esecutrice: PiVi.Edil srl – Bari Dati dimensionali: superficie coperta 5.470 mq, volumetria 33.003 mc

Testo: Francesca Pieroni Foto: Alberto Muciaccia Foto aerea: Aeronautica Militare (autorizzazione SMA concessa)

Una punta arrotondata e dolce che si allunga sul mare, che leggera e solitaria sfida il Maestrale, e guida ad un approdo sicuro con il suo occhio di luce posto all’estremità. Appare così la penisoletta di San Cataldo a chi arriva dal mare abbracciando con lo sguardo le coste della città. Generoso prolungamento sul mare, la zona è un naturale sito d’avvistamento, adibito nella antica storia cittadina a difesa per l’urbe arretrata, che ha trovato nella cultura architettonica della seconda metà degli anni Sessanta una nuova dimensione urbana tesa a riqualificare tutta l’area con una edificazione densa e destinata ad ospitare funzioni molteplici a fronte delle diverse e dominanti realtà presenti: dalla struttura portuale allo stadio della Vittoria e dal complesso della Fiera del Levante all’ospedale Inail realizzato da Giuseppe Samonà dei primi anni Cinquanta. Il complesso in oggetto, ubicato nell’isolato centrale della penisola di San Cataldo e realizzato dallo studio Netti Architetti di Bari, rappresenta uno di questi interventi di azione riqualificante. Si tratta di un complesso residenziale con uffici e negozi con planimetria fondante sul disegno di un edificio preesistente di forma quadrata, superstite nel solo spigolo esterno assunto come origine del nuovo intervento. Il complesso si erge con sei piani fuori terra, di cui i primi due adibiti rispettivamente ad attività commerciale e ad uffici, e dal secondo al terzo piano, per i due terzi del perimetro, si sviluppa la parte destinata alle residenze, culminante in un piano attico arretrato. Caratterizzato da una planimetria lineare e definita lungo tutto il perimetro, il complesso è dominato da una torre

che si eleva nell’angolo N-O: qui da un basamento di due livelli a forma quadrata si determina una costruzione di forma ottagonale su quattro piani. In questa struttura si trovano gli uffici e le dirigenze della Svimservice, azienda del settore informatico, mentre fra il basamento adibito ad attività terziaria e la parte residenziale si colloca, su due livelli, il volume ospitante una collezione d’arte privata. A completare l’opera, il piano interrato destinato a parcheggio come l’area residua del lotto. Dal punto di vista formale, l’edificio presenta una netta differenziazione fra zone a carattere commerciale e residenziale. Ospitando negozi, uffici e gli ingressi alle abitazioni, i due livelli basamentali del complesso presentano prospetti lineari lungo tutto il perimetro; una ritmata ma serrata partitura delle aperture scandisce il disegno delle pareti rafforzato anche dal rivestimento in tufo carparo di colore giallo paglierino. E se a caratterizzare i livelli del terziario sono i pieni, la linearità e il rigore della forma geometrica ripetuta sempre uguale a se stessa, il vuoto, l’aggetto e l’estrusione di forme ordinate determinano nei piani adibiti a residenze private volumi nuovi, leggeri e quasi aerei. Ancora una volta a determinare il disegno delle logge è il quadrato, forma regolare assoluta e definita da una maglia strutturale di elementi omogenei fra pilastrino e soletta, ma vera e propria matrice geometrica e concettuale che sta alla base di molte delle scelte progettuali di questo intervento, compiuto e razionale che con la sua rilevanza architettonica e formale conferisce valenza urbana anche agli interventi edilizi in corso d’opera al suo contorno.


In questa pagina assonometria dei livelli e del volume dell’edificio. In senso orario, la torre ottagonale con uffici, il corpo basso del museo privato, i sei livelli delle residenze e l’edificio preesistente nell’area. In basso, veduta aerea della penisola di San Cataldo con il faro e sullo sfondo la città di Bari.

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Nella pagina accanto veduta frontale dell’edificio caratterizzato dal rivestimento in tufo carparo nella parte destinata al terziario e dalle logge in quella riservata a residenze private; schizzo di studio. In questa pagina scorci del fronte est in via di completamento.

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In questa pagina pianta del sesto piano con la torre ottagonale degli uffici, la copertura del museo privato, le abitazioni e l’edificio preesistente. Nella pagina accanto veduta frontale del livello basamentale rivestito in tufo carparo; vista dell’angolo tra via del Faro e via Skanderberg.


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Nella pagina accanto veduta dello spazio interno del museo; prospetto lungo via del Faro. In questa pagina veduta del coronamento della parte adibita a residenze dell’edificio.

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grandi residenze

Due di due

Residenziale e terziario: separati in casa per un edificio dal disegno schietto e di incisivo nitore

Testo: Lucia Maracci Foto: Beppe Gernone

SMN Studio di Architettura Gian Luigi Sylos Labini e Partners

Intervento: residenze ed uffici Luogo: via della Carboneria – Bari Progetto architettonico: SMN studio di architettura – G.L. Sylos Labini e Partners Progetto strutturale: Studio Costa ingegneri associati Progetto impianti e sicurezza: ing. Pasquale Misceo Committente: Edilizia Nuova s.r.l. Anno di redazione: 1999 Anno di esecuzione: 2002 Costo: 2.529.605,89 euro Impresa esecutrice: Edilizia Nuova s.r.l. Dati dimensionali: 3000 mq, 14.600 mc

Due facciate, come di un libro aperto. Due funzioni, un solo edificio. Nello stabile di corso della Carboneria a Bari, progettato dal gruppo che fa capo a Gian Luigi Sylos Labini, convivono, separati in casa, abitazioni e uffici. Il progetto si differenzia dalla tipologia usuale che dispone ai primi piani gli uffici e agli ultimi le abitazioni (come nell’edificio che completa il lato dell’isolato, adiacente al progetto). Infatti la soluzione adottata presenta una separazione di funzioni per moduli affiancati, in cui residenza e terziario occupano ciascuno un proprio spazio delimitato e caratterizzato. La distinzione è confermata da due ingressi indipendenti. La scelta progettuale pare infatti determinata anche da motivi di sicurezza e presidio delle zone a uso residenziale. Il rischio è minore rispetto a grandi edifici a tipologia mista, dove, nei periodi di chiusura degli uffici, le scale, non più presidiate dal viavai di utenti e clienti di società di servizi e professionisti insediati ai primi piani, sono considerate meno sicure, e gli appartamenti, di conseguenza, di minor valore di mercato. La divisione di questo edificio è coerente con la sua posizione nel lotto e nel contesto dell’isolato, al centro del quale, adiacente a un altro preesistente, è collocata la parte degli uffici, mentre alle abitazioni è riservata la sezione d’angolo, con tre lati di affaccio. Il basament dell’edificio è sottolineato dalle bucature di accesso al parcheggio coperto privato che si alternano ai due ingressi, ognuno dei quali dà accesso a una funzione distinta: uffici da una parte, abitazioni dall’altra. Su ognuna delle due parti, dalla facciata si stacca visivamente un volume prevalente sottolineato da un tono cromatico più caldo: un parallelepipedo che, nella parte residenziale, all’angolo su via

Brigata Regina svisa e rivela un sistema verticale di balconi protesi sul prospetto del lato corto. La parete curva del volume ne denuncia un’impercettibile rotazione in avanti sull’asse centrale, che lo fa emergere con poco aggetto dalla superficie della facciata. Così l’elemento compositivo bidimensionale si rivela superficie proprio nell’angolo dove si incastra al volume. Anche nella porzione destinata agli uffici il parallelepipedo esce dalla facciata, ma con una rotazione più accentuata, che rima, in pianta, con la delimitazione del lotto, a sua volta inclinata rispetto al corso. È chiaramente leggibile sui due volumi la denotazione funzionale, evidenziata per gli uffici da un disegno elementare di ritmo binario, per le residenze da un più frastagliato traforo, il cui gioco vuoto/pieno culmina nelle due sequenze asimmetriche di balconi. Così nel prospetto su corso della Carboneria, unitario per tessiture e proporzioni, eppure leale nel racconto delle funzioni racchiuse, si distinguono due parti affacciate, che si guardano come pagine aperte dello stesso libro, distinte ciascuna dal proprio layout e dai propri diversi contenuti. Disposti sullo spartito di una scansione modulare costante, bucature e aggetti caratterizzano le due porzioni dell’edificio con una diversa intensità e densità delle ombre. Il disegno dell’angolo, su via Brigata Regina, articolato in volumi digradanti dal blocco centrale, recupera il rapporto con la scala del contesto edilizio, in cui coesistono differenti altezze di gronda. La scansione del prospetto garantisce d’altronde continuità e proporzione con l’edificio adiacente, più alto di un paio di piani. Sul retro la citazione iconografica del libro aperto è accreditata da una spina dorsale di balconi che fa da rilegatura – o costa - di un libro che si spagina.


Veduta d’angolo su via della Carboneria.

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17 Nella pagina accanto i prospetti meridionale e settentrionale del complesso architettonico. In questa pagina planivolumetrico di progetto.


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In questa pagina veduta del prospetto su via della Carboneria nel contesto urbano. Nella pagina accanto prospetto su via Brigata Regina.


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grandi residenze

Frammenti murattiani

Emanuele De Nicolò

Il dialogo fra nuova progettazione e preesistente in un intervento nel cuore ottocentesco della città

Intervento: edificio per civile abitazione Luogo: via de Nicolò, angolo XXIV Maggio – Bari Progettisti: Emanuele De Nicolò, Vito Vendemia Progetto strutture: ing. Di Salvatore Committente: Coeni S.p.a. Anno di redazione: 1999 Anno di esecuzione: 2002 Costo: 5 miliardi Impresa esecutrice: Coeni S.p.a. Dati dimensionali: superiore lotto 380 mq, volume 7000 mc (compreso garage)

Testo: Marco Petroni Foto: Nicola Vigilanti

La scena urbana barese ha la capacità di offrire un insieme composito di punti di osservazione, di analisi che spaziano dal centro storico al lungomare, alle sterminate periferie per concludersi nelle maglie ortogonali del quartiere murattiano. In particolare, quest’ultimo può essere considerato archetipo efficace per cogliere le peculiarità del fare architettura nel capoluogo pugliese. Da una parte, troviamo interventi che mirano a conservare e dall’altra progetti che aprono le porte alla contemporaneità. Su questo versante, particolarmente riuscita è la nuova costruzione di un edificio curato dall’architetto Emanuele De Nicolò. L’intervento ha come presupposto la costruzione di un piccolo brano di città piuttosto che la semplice realizzazione di un edificio. Infatti, l’intervento si integra nel tessuto urbano ottocentesco con l’obiettivo di mantenere inalterata l’inconfondibile fisionomia murattiana dove nuova progettazione e preesistente dialogano in un rapporto di continuità. L’attenzione appare rivolta a un’oscillazione, a un transito, nel tentativo di recuperare il senso di una profondità che ancora riguarda ed è ancora vivissima in questa parte della città. Il programma progettuale si confronta con le esigenze della città contemporanea prevedendo l’inserimento di due piani dedicati ad autosilo visivamente mascherati e sfruttati per costituire la fascia basamentale. La schermatura dell’autosilo conferisce un’aria di leggerezza all’intera struttura. Il progettista si è lasciato sedurre dalla leggerezza intesa come strumento per sviluppare strategie di inserimento ambientale e contestuale. L’apparato murario si trasforma in elementi trasparenti frapposti tra pareti traslate e slanciati pilastri che rievocano

le facciate ottocentesche concludendosi con un attico mascherato da una leggera cortina di coronamento. “Il rispetto del contesto cittadino in cui si inserisce l’edificio ha segnato la filosofia progettuale dell’intervento, dice Emanuele De Nicolò, che voleva essere di cultura contemporanea consapevole del gusto classico che domina il quartiere murattiano”. E proprio questo si evince dalle belle facciate del palazzo, una struttura concepita con i primi due piani ad auto rimessa, e tre piani adibiti a residenze private più un grande attico arretrato. Creato per riempire il vuoto lasciato da un vecchio cinema caduto in abbandono, il progetto recupera il valore di quello spazio d’angolo - e quindi di connessioni, di relazioni, di rapporti assiali e prospettici - e in virtù del significante valore contestuale, elabora una struttura compatta e conclusa, caratterizzata nella parte basamentale dalle orizzontali schermature delle porte dell’autorimessa per poi lasciare che un paramento tenue in pietra di Trani rivesta le pareti, snelle, lineari, docili, scandite dal ritmo costante dei balconi e interrotte dalla fenditura angolare, altro spazio da cui è possibile guardare al mare. La posizione che occupa - a pochi passi dalla spiaggia -, la monumentalità con cui si eleva a qualificare la trama ortogonale del quartiere – protetta dal vincolo della Soprintendenza -, l’uso dei materiali di natura moderna che accentuano il carattere indomito della filosofia progettuale, ma soprattutto il dialogo costante che opera con i palazzi circostanti, caratterizzati da bugnati, lesene, cornici e mensole decorate, fanno di questo edificio un completo ed esaustivo compendio di progettazione per recuperi urbani densi di tematiche contestuali.


Scorcio dal basso del palazzo con veduta dell’adiacente costruzione ottocentesca del quartiere murattiano.

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Nella pagina accanto veduta d’angolo del palazzo caratterizzato nella fascia basamentale da due piani adibiti ad autorimessa; render di studio; dettaglio del paramento esterno della autorimessa. In questa pagina veduta dal basso dell’edificio con prima parte destinata ad autosilo e restanti quattro piani adibiti a residenze civili; planimetria generale e di dettaglio dell’inserimento del palazzo nel quartiere murattiano.

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In questa pagina scorcio dell’angolo dell’edificio che permette l’affaccio verso il mare. Nella pagina accanto pianta del piano destinato a residenze; scorcio dal basso con vista degli aggetti dei balconi e del loggiato del piano attico.


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grandi residenze

Forme e simboli

Il dialogo fra geometrie diverse quale sintesi formale per il recupero di un contesto urbano

Testo: Francesca Pieroni Foto: Giovanni Ghiandoni

A volte capita che le città acquistino il volto antropomorfo del cives che le abita. A volte capita che questo prevalga sul contesto naturalistico e ambientale originario. È il caso delle tante realtà italiane che hanno ospitato attività produttive che hanno fatto la storia dello sviluppo industriale di quella città. In molti casi resta poi difficile perdere le tracce, più o meno evidenti e impattanti di quello sviluppo. Questo è successo anche a Trani. Una sua parte, esterna, marginale e da tempo non più vivacemente popolata da operosi artigiani, risulta tuttavia ancora profondamente connotata dalle strutture produttive di inizio secolo Ventesimo, in particolare da dismessi opifici industriali e da una grande e significativa testimonianza architettonica di fornace. Proprio quest’ultima con i molti volumi abbandonati e la ciminiera in mattoni rossi segna, con la sua altezza, lo sky-line idealistico diventando anche valore semantico della città. Questo è il contesto in cui si trova l’intervento edilizio a carattere residenziale realizzato da Stefano D’Angelo e Emanuele Calvi, giovani architetti tranesi. Il progetto si confronta inoltre con una seconda non trascurabile presenza: l’asse ferroviario Lecce-Bologna. Da questo non semplice dualismo, nasce l’idea progettuale di inserirsi rispettando le dominanze cromatiche esistenti, in particolare il rosso bruno, caldo e tonale, del mattone. Il complesso è composto da quattro corpi di fabbrica con pianta a T allineati e disposti a pettine parallelamente all’asse ferroviario in modo da avere un lungo corpo longitudinale su cui se ne attestano quattro

perpendicolarmente. In un disegno uniforme caratterizzato da una così forte impostazione ideale e concettuale, sono le forme a rompere gli schemi volumetrici. Proprio il corpo perpendicolare, infatti, termina con un ampio loggiato aperto e semicircolare cui segue il volume chiuso e compatto, che inverte la curva con una punta di flesso innescando un dinamismo correlato fra volumi, geometrie e punti di vista. L’edificio si erge con sei piani fuori terra, un piano interrato adibito a parcheggio e culmina con un piano arretrato adibito a solarium. Da un punto di vista formale, la struttura è caratterizzata dal confronto fra due forme geometriche: il cerchio delle possenti logge estromesse che come torrioni disegnano e scandiscono la magnificenza dell’opera vista nel suo insieme, e il tessuto di maglie quadrangolari della più austera loggiata dei corpi longitudinali, organizzato con un reticolo ortogonale di soletta in cemento e pilastrini binati in acciaio. Anche dal punto vista cromatico, tutto il progetto risulta definito da un calibrato e ricercato raffronto fra tonalità e consistenze materiche. Da una parte la forza, la compattezza, la solidità del mattone e della pietra di Trani, utilizzati rispettivamente per il rivestimento delle grandi superfici e per alcune parti della tessitura muraria, e dall’altra la leggerezza e la neutralità dell’acciaio e dell’intonaco. Il dinamismo delle linee tracciate dai diversi volumi si confronta costantemente con le soluzioni tecniche adottate per rapportarsi, infine, al contesto urbano, così profondamente testimone dei cambiamenti sociali della sua gens.

Emanuele Calvi Giuseppe D’Angelo

Intervento: fabbricati in linea per abitazioni civili Luogo: via Verdi - Trani Progettisti: Emanuele Calvi, Giuseppe D’Angelo Committente: Graziano s.r.l. Anno di redazione: 2001 Anno di realizzazione: 2004 Importo lavori: 15.000.000, 00 euro Impresa esecutrice: Graziano s.r.l. Dati dimensionali: superficie totale alloggi 15.000,00 mq; superficie garage su due piani interrati 16.000,00 mq


Prospetto del corpo longitudinale con facciata scandita dalla trama delle logge.

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In questa pagina pianta di due corpi di fabbrica a T; pianta del piano rialzato. Nella pagina accanto prospetto di via Pugliese e di via Verdi; rendering di studio con vista prospettica dei quattro edifici disposti a pettine.


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Nella pagina accanto veduta di uno degli ingressi con scorcio sul volume circolare. In questa pagina scorcio sui diversi corpi di fabbrica.

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Lessico essenziale

Una spazialità ampia e fluida per le collezioni di alta moda, nel cuore commerciale di Bisceglie

Testo: Rosita Romeo Foto: Giovanni Ghiandoni

Antonio Grasso

Intervento: negozio Pret A Porter Luogo: Bisceglie – Bari Progettista: Antonio Grasso Anno di esecuzione: 2000 Imprese fornitrici: Gruppo Ime, De Feudis s.r.l. Dati dimensionali: 250 mq Caratteristiche tecniche particolari: pavimento “Stone” in marmo/resina, arredi in legno tranciato “Tabu”, pitturazione in spatolato bianco

Pret a Porter, in via Aldo Moro, il nucleo commerciale di Bisceglie, è uno spaccato dell’architettura contemporanea dell’hinterland barese che ben si colloca in una posizione dialettica con il contesto urbano della città che risale all’XI secolo. Gli spazi ampi e fluidi, l’omogeneità cromatica e una puntuale illuminazione che definisce le aree di lavoro, sono gli elementi caratterizzanti di un negozio minimalista, dedicato all’abbigliamento femminile, che vuole essere più che un luogo d’incontro esclusivamente commerciale, un’elegante agorà in cui scegliere e confrontarsi sull’intrigante mondo della moda. Antonio Grasso, chiamato ad intervenire su uno spazio di 250 mq, prezioso per le ampie vetrine che si affacciano sulla via principale della città, ha scelto le direttrici del rigore e dell’eleganza, finalizzate alla creazione di un ambiente accogliente e neutro allo stesso tempo che se da un lato non subisce le fluttuazioni delle mode dell’interior design, dall’altro si presta come scenario imparziale per i dettagli moda che mutano di stagione in stagione. Pret a Porter, in accordo con la filosofia del negozio, raffinata e immediata, del pronto da indossare, si offre alla clientela come spazio diretto dove ogni ambiente espositivo è concepito per dare alla clientela la massima libertà di scelta. Abiti ed accessori moda sono esposti per essere toccati, portati in camerino, indossati e acquistati con scioltezza. È la filosofia easy del pret a porter che Grasso ha interpretato secondo il lessico dell’architettura d’interni. A partire dall’ingresso, ampio, trasparente, invitante, dalle ampie vetrine che danno sulla via principale della città, e che consentono dall’esterno un’ampia

veduta dello showroom. “Il taglio architettonico è rigoroso ed elegante, spiega l’architetto Grasso nel raccontare la realizzazione del suo progetto. Gli elementi d’arredo e i materiali dalle tinte neutre, che ho utilizzato per le finiture, si omogeneizzano e conferiscono a tutto l’ambiente, così come la committenza ha richiesto, uno spiccato senso di spazio e luce”. Per la pavimentazione interna, infatti, proprio per amplificare gli spazi, sono state utilizzate lastre di marmo/resina - un materiale composto a base di marmo, che rispetto alla pietra naturale offre maggiori caratteristiche di resistenza e flessione all’urto -, color tortora, nel formato 60x60cm, levigato in opera per ottenere una maggiore omogeneità della superficie pavimentale. Il rivestimento dei contenitori espositivi interni, di alcune pareti e delle basi delle vetrine, è stato risolto con una boiserie in doghe di betulla, alte 60 cm, della stessa tonalità tortora del marmo/resina, del pavimento. I tavoli a forte spessore sempre color tortora, sono stati eseguiti su disegno da artigiani locali. Alla omogeneità cromatica del pavimento e della boiserie fa da contrappunto la pittura spatolata bianco lucido che illumina e impreziosisce le pareti, alcune quinte del negozio e le nicchie espositive. I controsoffitti, con le loro diverse quote, nascondono nei bordi arretrati il sistema a neon per la luce soffusa e indiretta e i fari ad incasso per l’illuminazione diretta e puntuale delle aree di lavoro. Per alcuni complementi di arredo, che caratterizzano l’ambiente, l’architetto ha puntato sulla modernità dell’acciaio cromato e sul cristallo, trasparente e opalino, per un sofisticato effetto luminescente.


Veduta interna del negozio.

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Nella pagina accanto particolare della parete espositiva. In questa pagina pianta generale dell’intervento; particolari esecutivi degli arredi progettati; schizzi di studio per la composizione di logo e targa; ampie vedute degli ambienti del negozio.

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L’eleganza del gusto

Francesco Paolo Arbore ha disegnato gli ambienti del Perini, tempio dell’alta gastronomia in via Sparano

Testo: Marco Petroni Foto: Giovanni Ghiandoni

Arbore and Partners Francesco Paolo Arbore

Intervento: Ristorante winebar Perini Luogo: via Sparano 13/15 - Bari Progetto architettonico: Francesco Paolo Arbore - Studio Arbore and Partners Progetto strutturale: prof. ing. Fulvio Resta Progetto impianto climatizzazione: ing. Francesco Allegretta Progetto impianti elettrici: ing. Achille Musci Collaboratore: arch. Gianluca De Gioia Anno di realizzazione: 2004 - 2005 Impresa esecutrice: General contract Il Quadrato s.r.l. Bari Dati dimensionali: 650 mq

“Per vedere una città non basta tenere gli occhi aperti” Italo Calvino – Gli dei della città Lo sguardo su un territorio si forma attraverso colori, sapori, suoni e umori di chi vi abita, di chi costruisce e progetta gli spazi della vita. Per vedere una città occorre semplificare, collegare, costruire relazioni che guardano, a volte, indietro, altre, in avanti, contribuendo a edificare, a rappresentare il genius loci, l’anima del luogo. Via Sparano a Bari rappresenta forse meglio di altre strade della città pugliese, questo sguardo sul territorio urbano, incrocio di commerci e di prospettive aperte ora sul mare, ora sul dedalo murattiano. Complessità e contraddizioni del capoluogo si specchiano in questo lungo budello del centro cittadino. Francesco Paolo Arbore, progettista barese si è immerso nella fascinosa avventura di disegnare uno spazio dedicato alla cultura del cibo proprio in questa via, cercando di mettere in relazione tradizione e gusto contemporaneo. Ha scelto di padroneggiare la proliferazione di rimandi, riducendo all’essenziale un gran numero di stimoli, di elementi che una città come Bari mette sotto gli occhi di chi la guarda. Scegliendo come traduzione concreta del suo segno, pulizia e rigore. Espressi in un corpo che, elegantemente, si sviluppa su quattro livelli. Nessun eccesso estetizzante, né trendy ha accompagnato la ristrutturazione e la rifunzionalizzazione del Perini, ristorante/winebar di 650 mq. La chiarezza e l’accuratezza dei minimi dettagli si esprime attraverso la scelta dei materiali che spaziano dai masselli di teak alle lastre di onice, dai tessuti agli acciai per concludersi nella sapiente distri-

buzione di elementi in vetro sabbiato o trasparente. Una selezione di elementi d’arredo, scelti da collezioni storiche dell’industrial design come le Wire Mesh Chair di Charles e Ray Eames del ’51, i Dining Table di Eero Saarinen del ’56 ed altri accompagnano e completano le rigorose scelte del progettista. Il racconto, la descrizione del ristorante Perini non può non essere legata ai profumi e ai piaceri offerti dal generoso territorio barese, penso al sapore unico della rucola selvatica, al colore rosato dei vini, proprio con queste sensazioni ben chiare ci si confronta, guardando gli ambienti di questo “tempio” del gusto. Un piano in teak, estensione delle pavimentazioni interne accoglie sedute e tavoli protetti da fioriere in resina bianca. Questo elemento volutamente etereo ed astratto anticipa discretamente quanto caratterizza l’interno. Due grandi portali in cristallo e doghe in legno massello rimandano ai grandi portoni della via Sparano e del quartiere murattiano, l’ingresso sintetizza l’attenzione al contesto. Da qui si accede al pianoterra articolato nelle tre aree del bar, del winebar e dell’ostricaio o forse sarebbe meglio dire allo spazio dedicato alla degustazione dei frutti di mare, autentica passione dei baresi e generosa offerta del loro mare. Ogni elemento di questi ambienti è stato disegnato con il desiderio di tradurre ogni esigenza funzionale in elemento di precisa caratterizzazione formale. Dalle vetrine espositive alle rastrelliere per la conservazione dei vini che trasformano le bottiglie sospese alle pareti in elementi del climax generale, l’esigenza di sottrarre alla vista le dotazioni tecniche del bar si è tradotta nella realizzazione di grandi quinte in onice luminescente. In diretto rapporto visivo


Veduta dell’ingresso con la stele in alluminio e acciaio ed il grande portone in doghe di tek e cristallo.

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In questa pagina prospetto del palazzo su via Sparano con in evidenza il piano che ospita il ristorante Perini. Nella pagina accanto veduta di uno dei banconi bar in massello di tek e acciaio con retrobanco in onice e cristallo trasparente retroilluminati; veduta della sala ristorante verso le cucine a vista.


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Nella pagina accanto veduta della sala ristorante. In questa pagina veduta della saletta superiore; veduta del bancone bar con il piano in massello di tek e la teca in cristallo e acciaio.

con il pianoterra è il livello ammezzato, destinato agli uffici amministrativi e a uno spazio dedicato al tè. Qui, le sedute Diamond di Harry Bertoia, divise per gruppi cromatici, si stagliano come oggetti/sculture fluttuanti al di sopra dell’area bar. Il terzo livello è completamente occupato dal ristorante con le cucine e i vari ambienti di servizio. Questo ambiente è segnato dalla continuità visiva tra la sala e le cucine, creata da una parete di vetro trasparente. Grazie a questa soluzione il ristorante si trasforma nel palcoscenico ideale per la rappresentazione dello spettacolo del gusto. Nella sala ritornano gli elementi di caratterizzazione già espressi al piano terra come la grande parete rivestita di bottiglie, le lampade a sospensione in tessuto plissettato che, unitamente al legno, contribuiscono a donare un vago sapore di intimità domestica. Perini si completa, con un piano interrato, dedicato al laboratorio di pasticceria e gelateria e a uno scrigno che ospita la cantina riservata alle etichette di particolare pregio. In questo ambiente ritornano i masselli di teak che si aprono sulla toilette riservata agli ospiti segnati da grandi specchi molati che proiettano la ricercata pulizia come sforzo progettuale ampiamente riuscito.

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Testo: Francesca Pieroni Foto: Giovanni Ghiandoni

Intervento: ufficio prestiti “Cattolica popolare soc. coop. a.r.l.” Luogo: piazza Garibaldi 13/13 a – Molfetta Progetto architettonico: Francesco Paolo Arbore Studio Arbore and Partners Collaboratore: arch. Gianluca De Gioia Anno di realizzazione: 2006 Dati dimensionali: 58 mq

L’architetto Francesco Paolo Arbore insieme ai suoi collaborati ha curato anche la progettazione dell’ufficio prestiti per la banca Cattolica Popolare s.r.l. L’ambiente affaccia sulla piazza centrale di Molfetta e dispone di due locali di discrete dimensioni di cui uno illuminato dalle grandi vetrate. Rispondendo alle contingenti esigenze della committenza che richiedeva una immediata comunicazione percettiva e visiva del dinamismo e del carattere giovane dell’istituto, l’architetto ha concepito uno spazio che prende nettamente le distanze dall’ufficio bancario tipo, caratterizzato generalmente da un corridoio centrale con a destra le postazioni di lavoro, a sinistra gli uffici per i colloqui privati e diritto in fondo l’ufficio del direttore, ma, in linea con la mission aziendale che desidera avvolgere il cliente, l’architetto disegna uno spazio aereo, libero, easy, che non costringe a passaggi obbligati ma accompagna. Rompendo gli schemi precostituiti che agiscono sul rapporto cliente/azienda per preferire un dialogo più a misura d’uomo, se vogliamo anche più moderno, l’architetto costruisce non solo gli spazi della banca ma ne plasma l’immagine. Spazioso e dominato dalla forza immanente della luce, l’ambiente di ingresso ospita una area

reception e un lungo mobile di arredo per le postazioni di lavoro. Le superfici bianche insieme al cristallo acidato o laccato del tavolo creano uno sfondo neutrale per le vivaci cromie delle sedute di design Arne Jacobsen. Le grandi vetrate affacciate all’esterno eliminano quel naturale filtro che esiste fra ciò che in e ciò che è out, lasciando quindi che lo spirito accattivante del luogo invada la strada, e, di contro, che la strada con i suoi protagonisti entri. A conferma di questo scambio reciproco di valori e identità, il grande pannello fotografico di Francesco Mezzana, costituito da una notevolissima serie di ritratti di gente comune, realizza e riassume il senso di questa operazione. Una parete contenitore di colore blu elettrico separa, infine, l’ambiente delle comunicazioni private. Questo risulta uno spazio intimo e riservato. Il colore scelto per le pareti, ancora un blu elettrico, avvolge la postazione di lavoro e invita ad un colloquio sereno. Come evidenziato nella riqualificazione del ristorante Perini, anche in questo intervento, così carico di elementi da comunicare, la progettazione dell’architetto Arbore risulta puntuale e precipua per l’aspetto formale e stimolante e accattivante dal punto di vista estetico.


Nella pagina accanto veduta esterna degli uffici bancari. In questa pagina scorcio della sala d’ingresso e dell’ufficio attiguo.

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In questa pagina veduta frontale delle postazioni di lavoro con pannello fotografico di Francesco Mezzana sulla parete di fondo. Nella pagina accanto vedute della sala d’ingresso con banco reception e postazioni di lavoro.


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Per il territorio

Studio Valle Progettazioni Tommaso Valle

Integrazione paesistica, simbolismo formale ed architettura bioclimatica nella nuova Sede del Consiglio Regionale della Puglia

Testo: Francesca Pieroni

Il concorso internazionale per la Nuova Sede del Consiglio della Regione Puglia è stato vinto dallo Studio Valle e associati - in ATI con Mirizzi Architetti Associati, Pro. Sal srl, Sylos Labini Ingegneri Associati e la consulenza di A&P Architettura del Paesaggio - grazie ad un progetto di respiro moderno e cosmopolita capace di coniugare una efficiente organizzazione funzionale con una forte caratterizzazione architettonica profondamente legata al tema progettuale ed al suo contesto. In primo luogo le scelte compositive e formali discendono dalla riflessione sul tema del governo del territorio, dei suoi doveri di rappresentatività e trasparenza; quindi si concretizzano nell’attenta lettura del sito, delle sue valenze paesaggistiche e della sua esposizione agli agenti atmosferici; infine si definiscono nei loro aspetti costruttivi con una particolare attenzione rivolta all’uso di materiali e tecnologie rispettose del contesto o da esso stesso mutuate. E pertanto il modernismo, il simbolismo formale, l’ integrazione paesaggistica, l’architettura bioclimatica ed ecocompatibile che caratterizzano il progetto rappresentano i differenti punti qualificanti di un pensiero progettuale unitario e coerente, ben distinto dalla comoda adesione alle mode culturali del momento. L’intervento prevede la trasformazione urbanistica di un area di 83.736 mq localizzata nell’anonima periferia a sud di Bari in prossimità della fascia costiera, allo scopo di promuovere la riqualificazione e valorizzazione della zona come nuovo polo direzionale della città. Pertanto il nuovo complesso e le sue pertinenze si sono informate ad un concetto

di apertura ed integrazione spaziale e funzionale con il contesto. Un primo livello di contestualizzazione è dato dall’orientamento nord-sud sull’asse mare-città: lungo questa direttrice l’edificio si sviluppa con due ali curvilinee ed asimmetriche capaci di costituire una figura ibrida tra il recinto ed il teatro, atta a definire una corte, uno spazio interno privilegiato ma aperto verso i poli opposti e caratterizzanti del territorio. La funzione principale del complesso, la Sala del Consiglio Regionale, viene localizzata nel fulcro della composizione, laddove le ali murarie si ravvicinano verso la città. In questa zona lo spazio della corte viene vetrato, in modo da realizzare un ambiente climatizzato ma capace di lasciare intatta la continuità visiva e spaziale con l’esterno. Lasciando alla libera percorrenza il piano terreno, la sala del consiglio viene localizzata nello spazio sovrastante, quasi a voler sottolineare la funzione sovraordinata e lungimirante dell’istituzione. Lo spazio al piano terra costituisce la hall di ingresso ed il cuore distributivo dell’intero complesso; qui sono localizzati tutti gli uffici in cui è previsto il rapporto con il pubblico (pubbliche relazioni, polizia, convegni, biblioteca, mostre, caffetteria) e da qui si dipartono i percorsi che attraversano le ali murarie dell’edificio in cui sono concentrati gli uffici della funzione pubblica. In questo modo si consegue architettonicamente l’obiettivo della massima permeabilità e trasparenza sia dell’edificio che dell’istituzione che ospita. La porzione scoperta della corte ospita una piazza pubblica attrezzata e connessa con le sistemazioni esterne, il parco urbano in progetto

Intervento: nuova sede del Consiglio regionale Luogo: Bari Progettisti: Studio Valle Progettazioni Roma(Capogruppo), PRO.SAL.s.r.l. Lecce, Mirizzi Architetti Associati Bari, Studio Sylos Labini Ingegneri Associati Bari, dott. ing. Giampiero Marati Lecce Coordinamento e responsabile prestazioni specialistiche: Prof. arch. Tommaso Valle – mandatario Progettazione architettonica: Studio Valle Progettazioni – Roma – Mandataria Capogruppo, Prof. arch. Tommaso Valle Collaboratori: C. Valle, C. Marani, G. Mura, S. Rosa, B. Toma, P. Vacatello, A. Amoroso; Studio Sylos Labini Ingegneri Associati – Bari – Roma; Ing. Domingo Sylos Labini Collaboratore: arch. M.C. Angiuli; Mirizzi Architetti Associati – Bari; Prof. arch. Luigi Mirizzi, arch. Vittorio Mirizzi Stanghellini Perilli Collaboratori: G. Stanghellini Perilli, E. Paradiso, C. Sorrenti, W. Ranieri; Pro.Sal.S.r.l. Progettazione strutture: Studio Sylos Labini Ingegneri Associati – Bari – Roma; Prof. ing. Francesco Sylos Labini Collaboratore: arch. Paolo Antonini; Studio Valle Progettazioni – Roma; Prof. ing. Gilberto Valle Progettazione impiantistica: ing. Giampiero Marati Collaboratore: ing. R. Mandurino Coordinamento sicurezza D.Lgs. 494/96 in fase di progettazione e di esecuzione: PRO.SAL.S.r.l., Ing. Mauro Sylos Labini, prof. arch. Luigi Mirizzi, arch. Cesare Valle Direzione lavori, misura e contabilità: Prof. arch. Tommaso Valle, ing. Domingo Sylos Labini, prof. arch. Luigi Mirizzi, PRO.SAL.S.r.l., ing. Giampiero Marati Controllo qualità: PRO.SAL.S.r.l. – dott.ssa Rosa Palma Prove geognostiche e relazione di indagine geologica, geotecnica, sismica, idraulica: Prof. ing. Giuseppe Spilotro Verifica e relazione ex legge 10/91: ing. Giampiero Marati Progetto di prevenzione incendi e predisposizione pratica VV.F.: Ing. Giampiero Marati Consulenti sistemazioni esterne - in fase di progetto preliminare -: Studio A & P Architettura del Paesaggio Arch. Flavio Trinca, arch. Emanuele Von Normann Committente: Regione Puglia Anno di redazione: 2003 - 2006-08-07 In attesa di approvazione progetto esecutivo Costo: 49.069.239,98 euro Dati dimensionali: area totale 150.000 mq; superficie coperta 30.000 mq


Veduta zenitale del modello di progetto con segnalazione dell’edificio esistente nella parte superiore e il nuovo Palazzo del Consiglio Regionale nella parte inferiore; vista del fronte d’ingresso.

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In questa pagina vedute del modello di progetto. Nella pagina accanto render di studio delle pareti vetrate - giorno e notte; render di studio della sistemazione di collegamento con l’edificio esistente.

ed i percorsi nel paesaggio; questo spazio si pone come la continuazione formale e funzionale dello spazio interno, luogo di incontro e di aggregazione, deputato alla riflessione ed al confronto con i cittadini ed il territorio. Un secondo livello di contestualizzazione è affidata ai materiali: le strutture murarie presentano un rivestimento lapideo di pietra locale di Trani, Lecce ed Apricena; le sistemazioni a verde riproducono le coltivazioni prevalenti dei giardini della regione. La conformazione dei corpi edilizi e la loro realizzazione tecnica risponde ai principi della bioarchitettura e del risparmio energetico: la corte è maggiormente aperta con vetrate a nord, in modo da aumentare il soleggiamento invernale; le ali degli edifici si avvicinano verso sud in modo da diminuire l’esposizione solare estiva, ulteriormente abbattuta dalla maggiore altezza del blocco di sud-ovest; la parete vetrata della hall è realizzata in diagonale rispetto alla direzione dei venti dominanti da mare. La tecnologia consente ulteriori passi in avanti: la parete ventilata della sala consiliare è realizzata con una doppia membrana di etiltetrafluoro etilene che garantisce l’adattamento della temperatura interna alle condizioni ambientali esterne; la copertura trasparente della hall è realizzata in texalon, un materiale leggerissimo non inquinante ad elevata coibenza termica, avente la caratteristica in caso di incendio di evaporare riducendo gli effetti del collasso strutturale. Anche gli specchi e ‘segni’ d’acqua inseriti nel progetto svolgono una funzione tecnica di accumulo delle acque piovane e di condensa nell’ambito della gestione integrata delle acque di recupero a fini irrigui.


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In questa e nella pagina accanto piante e prospetti della struttura.

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Nella pagina accanto render di studio della corte di accesso. In questa pagina render di studio della hall vetrata interna.

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Scena ritrovata

Restituito alla città il foyer del Teatro Petruzzelli, in una logica di restauro e funzionalizzazione

Testo: Rosita Romeo Foto: Archivio Fotogramma, Michele Roberto (ricostruzione della cupola), arch. Roberto dell’Orco (restauro del foyer)

SMN Studio di Architettura Gian Luigi Sylos Labini e Partners

Intervento: progetto di restauro e di recupero funzionale del Teatro Petruzzelli; Luogo: Bari Committente: Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio della Puglia Progettazione architettonica e strutturale: SMN Studio di Architettura – G. L. Sylos Labini e Partners, Comes Studio Associato, Studio Vitone e Associati, M. Civita (consulente), G. Berardi, G. Giannini Coordinamento: G. M. Jacobitti - Soprintendente per i Beni Architettonici e per il Paesaggio della Puglia Progettazione impiantistica: U. Ruggero, M. Strada, M. Cisternino Acustica: E. Strada, U. Perut Sicurezza e prevenzione incendi: P. Masini, N. De Venuto, F. Spadafora Direttore lavori: N. Tomaiuoli - Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio della Puglia Direttore operativo: G. L. Sylos Labini Impresa costruttrice: Consorzio recupero patrimonio artistico Direttore di cantiere: A. Resta; Direttore tecnico: F. Fuzio Consulenti: G. Fuzio, F. Resta Dati dimensionali: 7400 mq, 100.000 mc

Dopo il drammatico incendio del 27 ottobre del 1991, il primo lotto dei lavori di restauro del Teatro Petruzzelli concluso a giugno del 2005 dopo due anni di lavori - ha restituito alla città l’area foyer del teatro. È la seconda fase di intervento dopo la ricostruzione nel 1994 - necessaria per cautelare la platea e il palcoscenico dalle intemperie della copertura del teatro, con la cupola in acciaio e il tetto a capriate lignee. Il progetto di restauro e riorganizzazione funzionale del Teatro Petruzzelli - importante esempio di Politeama del XIX secolo, dalla caratteristica cavea a ferro di cavallo - è stato finalizzato alla ricostruzione dell’apparato decorativo del foyer e dei locali annessi e all’adeguamento dell’edificio alla normativa vigente in materia di sicurezza. Migliorandone al contempo la funzionalità degli impianti e degli spazi al servizio degli artisti e del pubblico. La ricostruzione del primo lotto, che si inserisce nell’ampio progetto della ricostruzione del Teatro Petruzzelli, si articola intorno a due temi fondamentali: la conservazione del monumento e delle sue qualità spaziali e materiali; l’integrazione delle parti incomplete o destinate ad accogliere nuove funzioni, nel rispetto dei criteri d’impostazione dell’impianto originario e di adeguamento agli standard di sicurezza. Il conseguimento di tali obiettivi ha richiesto un intervento estremamente rispettoso della tipologia architettonica, entro i rigorosi limiti imposti dalla conservazione della struttura materiale dell’edificio. Il foyer del teatro è stato ristrutturato secondo gli originali disegni, ripristinando le cromie originali del bianco e dell’oro - con i materiali e le tecniche primarie in accordo con le esigenze della sicurezza

- e riportando alla vita alcuni ambienti laterali allo spazio d’ingresso, rimasti inutilizzati per lungo tempo, destinandoli a funzioni complementari a quelle svolte nel foyer, come la biglietteria, il bar e il ridotto. L’adeguamento alle norme di sicurezza vigenti, invece - che ha rappresentato l’aspetto più rilevante dell’intervento di funzionalizzazione del teatro -, ha contemplato sia l’inserimento di nuove scale di sicurezza per il deflusso degli spettatori della sala, opportunamente collocate nel rispetto del razionale e simmetrico schema distributivo che caratterizza l’impianto, sia l’adeguamento di vani scala preesistenti nella zona dei camerini e a cavallo tra la sala e l’area scenica, secondo una strategia distributiva che, attraverso passaggi di servizio filtrati, collega tra loro tutte le scale di sicurezza, garantendo agli spettatori un sistema di vie di fuga assolutamente sicuro, di comoda percorrenza e di facile individuazione. Particolare attenzione è stata dedicata al superamento delle barriere architettoniche: l’inserimento di rampe e le rampe di meccanizzazione dei collegamenti verticali nei punti nodali del percorso, consente ai portatori di handicap la più completa e comoda accessibilità a qualsiasi punto dell’edificio teatrale, dal palcoscenico alla platea, ai vari ordini dei palchi, al loggione, ai camerini. In questa ristrutturazione filologicamente corretta, si inseriscono nuovi elementi architettonici, guardaroba, biglietteria, bar, scale di sicurezza ed apparato scenico. Riconoscibili nella loro forma contemporanea, sono stati affrontati secondo criteri di leggerezza, reversibilità, innovazione tecnologica, inserendosi discretamente, ma con decisione, all’interno del corpo di fabbrica restaurato.


Veduta del foyer con balconata.

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Nella pagina accanto il foyer e il teatro dopo l’incendio del 27 ottobre 1991. In questa pagina veduta della cupola durante e dopo la ricostruzione; studio prospettico del cornicione decorativo posto nella parte superiore boccascena del distrutto durante l’incendio.

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In questa pagina sezione longitudinale; prospetto su via XXIV Maggio; sezione orizzontale alla quota del primo ordine di palchi.


In questa pagina schizzi di studio per la biglietteria del teatro.

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Nella pagina accanto veduta della scala di accesso al bar. In questa pagina fondale del ridotto.

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Nel viaggio

Il progetto di riqualificazione della stazione di Bari Centrale e il suo nuovo ruolo per la città

Testo: Francesca Pieroni Foto: Archivio Grandi Stazioni – Donatella Brogini, Ivano Carmosino, Anna Pesce, Gianmarco Torri, Alessandro Vicario

Più seria parve la proposta di via ferrata economica fatta nel dicembre ’70 dall’architetto barese Michele Lofoco, con cui prima gareggiò, poi si associò il nostro ingegnere Giorgio de Vincentiis. Studii importantissimi e precisi aveva già fatti costui, massime intorno alla direzione ed intensità di traffico di esportazione verso Bari, che come centro attrae a sé dai dintorni tutto il movimento commerciale; ed all’utile chilometrico, che potrebbero le vie economiche fruttare, indicando le principali linee da percorrere: e questi studii poi mise a stampa nel gennaio seguente, esortando la Provincia ad affrettarsi alla concessione, affinché il commercio non prendesse altra via, disertando Bari e Barletta, e ad esser prima a dar l’esempio di tali vie ferrate, che avrebbero più rapidamente spinto il commercio, forse anche incitato a nuove industrie, e contribuito a civiltà. Giulio Petroni, Della storia di Bari (1860-1895), Bari, Tip. E. Accolti – Gil. e C., 1912 Il tono risoluto, pomposo e retorico tradisce il forte desiderio dell’autore di poter avere quel miraggio di civiltà e sviluppo che rappresentava, all’epoca, la strada ferrata. Già perché questa è la via seguita dal famoso Orient express e dal meno celebre treno delle Indie. Due realtà cariche di merci e cultura. Nell’Italia di metà Ottocento che inaugura il primo tratto di ‘strada ferrata’ da Napoli a Granatello di Portici – goccia in mezzo al mare desiderata e sponsorizzata dall’ingegnere francese Armando Bayard de le Vingtrie -, Bari affronterà la questione a partire dalla seconda metà del secolo, per vederne il definitivo inserimento al di fuori della città murattiana, nel 1865. Il progetto originario a cui partecipò l’ingegnere Giorgio De Vincentiis, e caratterizzato da una serie di elementi tipici del luogo di transito come dimostra la tettoia a falde piane che copriva due binari di corsa e uno di attraversamento con le relative banchine, subisce, fin dai primi anni di esercizio, una serie di ampliamenti che investono l’area binari e il fabbricato viaggiatori, insufficienti a gestire il crescente

traffico ferroviario. Il linguaggio architettonico semplice e razionale della prima struttura, in linea con la tendenza storicistica dell’epoca che privilegiava l’uso di caratteri essenziali e di forme geometriche, inizia così a confrontarsi con gli interventi di ampliamento che modificano l’impianto. Nei primi anni del Novecento vengono aggiunti cinque binari, costruiti edifici accessori, ampliato il corpo centrale verso la piazza, e installata una pensilina in ferro battuto in stile liberty. In seguito, la stazione è oggetto di ulteriori interventi che mutano forme e dimensioni originarie. In particolare, nel 1930 viene realizzata una sopraelevazione di un piano delle campate centrali e la chiusura delle rientranze esistenti tra il corpo di fabbrica principale e gli edifici laterali. L’atrio perde le volte a crociera originarie sostituite da soffitti a cassettoni, e grandi colonne marmoree si elevano al posto dei pilastri. Per giungere, in anni recenti, al desiderio di Grandi Stazioni S.p.A. di operare significativi interventi di riqualificazione, attraverso la modifica delle aree esistenti e la realizzazione di nuove strutture, che mirano a far diventare i luoghi della sosta lungo la ‘strada ferrata’ un nuovo spazio dotato di servizi per il viaggio, il ristoro e il tempo libero. Il progetto riguardante la stazione di Bari Centrale comprende un’area di 48.890 mq (20.850 mq occupati da fabbricati). Con la realizzazione del progetto redatto dall’architetto Marco Tamino, progettista che si è occupato del programma di riorganizzazione e gestione dei flussi per tutte le dodici grandi stazioni italiane, si prevede un incremento notevole di tutte le attività economiche, determinato sia dalla modifica funzionale delle aree esistenti sia dalla realizzazione di nuove strutture (mezzanini, piani rialzati, nuovi volumi) e di nuove percorrenze (scale mobili, ascensori, tapis roulant). Secondo il progetto la stazione sarà caratterizzata da una spina centrale di percorrenza longitudinale rispetto al complesso edilizio che collegherà la biglietteria – riposizionata – e il bar ristorante, attraversando vari altri locali destinati a servizi primari e

Marco Tamino

Intervento: restauro e rifunzionalizzazione stazione di Bari Centrale Luogo: Bari Progettista: Marco Tamino Collaboratore: Fabio Lattanzi Committente: Grandi Stazioni S.p.A. Anno di redazione: 2001 – 2002 Anno di esecuzione: lavori in corso di affidamento

secondari. Il nuovo percorso di distribuzione sarà realizzato grazie anche al tamponamento vetrato di due rientranze simmetriche del corpo di fabbrica esistente che permetterà di creare una galleria, visibile e attraente sia di giorno che di notte, da piazza Aldo Moro. Gli interventi riguarderanno essenzialmente il fabbricato destinato ai viaggiatori ed un fabbricato contiguo, edificato in un periodo successivo. Da qui, sarà più facile perdersi nei propri pensieri di viaggio. La redazione ringrazia il personale della Biblioteca Nazionale Sagarriga Visconti Volpi e in particolare il direttore Mauro Giancaspro, Antonio Borrelli e Ilia Binetti per la cortesia accordata.


Disegni di progetto: pianta alla quota del piano terra (+0.50), pianta del recupero e adeguamento funzionale del fabbricato viaggiatori, pianta dell’intervento per le infrastrutture esterne;

foto storica con veduta del fronte binari nel 1934; render di progetto con veduta della stazione dal piazzale Aldo Moro; sezione trasversale; sezione trasversale con nuovo corpo scala e scala di accesso al sottopassaggio pedonale.

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Michele Castellaneta

Michele Castellaneta ha progettato l’Hospice, modello di architettura funzionale per i centri di medicina palliativa

Intervento: progetto di hospice centro residenziale di cure palliative Luogo: Bitonto – Bari Progetto architettonico: ing. Michele Castellaneta Collaboratori: ing. Aldo Ancona, ing. Mariagrazia Stellacci, arch. Sabina Pice, arch. Maria Luisa Sgaramella Committente: Fondazione “Opera Santi Medici Cosma e Damiano” Anno di redazione: 2002 - 2003 Anno di esecuzione: 2005 - 2006 (in fase di completamento) Costo: 7.623.000 euro Impresa esecutrice: Impresa Dec Dati dimensionali: cinque livelli con superiore coperta totale di 6000 mq

Testo: Rosita Romeo

Il valore del rispetto

Il progetto per la costruzione di un centro residenziale di cure palliative per malati terminali di cancro a Bitonto, è stato fortemente voluto dalla fondazione “Opera Santi Medici Cosma e Damiano”. L’Hospice è una struttura residenziale concepita per accogliere trenta malati in fase avanzata e terminale che non possono essere seguiti adeguatamente al proprio domicilio. Il modello di assistenza si basa sui principi fondamentali della medicina palliativa, che comprende la cura globale della persona nella fase più avanzata della malattia, nei suoi bisogni fisici, psicologici e spirituali. Il complesso edilizio, progettato dall’ing. Michele Castellaneta e dalla sua equipe di collaboratori, sorge su un’area di circa 7.700 mq a nord di Bitonto e si sviluppa su un monoblocco curvilineo articolato su cinque livelli, piano interrato, seminterrato, piano rialzato e due piani superiori, collegati dalla scala principale interna e da tre ascensori che servono tutti i piani, di cui uno per montalettighe e da due montacarichi. L’Hospice è stato progettato per offrire ai malati terminali una dimensione ampia, serena, con tutti i comfort che possono alleviare, per quanto possibile, al malato e alle persone care, il disagio della malattia. All’Hospice di Bitonto, si accede dall’ampio atrio d’ingresso del piano rialzato che oltre ad essere il punto di accoglienza dell’intera struttura, prevede una serie di ambienti dedicati alle prestazioni ambulatoriali, con sale d’attesa e sale per i colloqui con il personale. Ma è anche il piano dedicato alle esigenze culturali e religiose degli ospiti, per le quali sono state previste una biblioteca, una sala per il culto e una cappella con sacrestia. Per i momenti di ristoro dei parenti degli ospiti in degenza, sono stati previsti, inoltre, un bar e una cucina con dispensa. Gli ambienti dedicati alle camere, quindici per piano, sono stati previsti ai due livelli superiori della struttura. Ogni camera, ampia 30 mq,

è stata progettata per garantire al malato la massima privacy, con servizi igienici annessi e terrazzini. Ed è stata dotata di tutti gli impianti e le attrezzature necessarie - climatizzazione, allarme, impianto centralizzato di chiamata, impianto per gas medicali, impianto telefonico e televisivo, letti speciali con schienali regolabili e all’occorrenza carrozzelle -, per garantire all’ospite e ai parenti un ambiente confortevole e pronto ad ogni evenienza. I piani delle camere ospitano anche un soggiorno polivalente, pensato come luogo di confronto e solidarietà per i parenti dei malati, una medicheria, una stanza per il personale di assistenza, una stanza da bagno, due piccole cucine per i familiari, una saletta per i parenti e diversi locali deposito. Al piano seminterrato, invece, sono stati dedicati gli spazi per gli ambulatori radiologici, una sala polifunzionale per i volontari, una sala riunioni del personale medico, alcuni locali per gli uffici amministrativi, cinque camere mortuarie, un locale lavanderie ed un locale stireria, i servizi igienici e gli spogliatoi. E al piano interrato, il progetto prevede l’area parcheggio per il personale dipendente e le centrali dei principali impianti. Dall’esterno l’Hospice si offre come un volume accogliente, dalla geometria rotta dai setti curvilinei e dall’utilizzo di materiali come la pietra, il vetro e l’alluminio, che in un gioco di alternanza, alleggeriscono l’impatto visivo del complesso edilizio. Sia per il valore estetico che per limitare nel tempo gli interventi di manutenzione, per le finiture delle parti esterne il progetto prevede l’utilizzo di materiali lapidei locali, la pietra di Trani e il marmo tipo Apricena Extra Bronzetto. Il prospetto principale, sarà caratterizzato, da una grossa vetrata con profilati in alluminio anodizzato color bronzo con su scritto “Hospice SS. Medici Cosma e Damiano”. Più in basso, una grande croce in marmo tipo Apricena Extra Bronzetto.


Render di studio.

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In questa e nella pagina accanto render di studio dei diversi prospetti dell’edificio.

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In questa pagina scorci del prospetto posteriore. Nella pagina accanto vista del prospetto d’ingresso e particolare della lastra decorativa nella parte superiore della vetrata.


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Orizzontalità estreme

Il progetto di interior design firmato esse elle scivola lungo linee orizzontali sfruttando sapientemente contrasti e geometrie tattili

Testo: Angelica Gabrielli

esse elle associati Giampaolo Bianco, Antonio De Palma, Maria Teresa La Notte, Mauro La Notte Intervento: ridistribuzione funzionale e arredo di interni Luogo: Bari Progettisti: esse elle associati - Giampaolo Bianco, Antonio De Palma, Maria Teresa La Notte, Mauro La Notte Committente: privato Anno di redazione: 2002 Anno di esecuzione: 2002 Dati dimensionali: 110 mq

Una successione di ambienti, un dipanarsi ampio e vaporoso di spazi e luci, contrasti e linee. Sono le prime sensazioni che si raccolgono nell’immergersi in questa nuova opera di interior design realizzata da esse elle, rinomato studio di architettura barese costituito da Giampaolo Bianco, Antonio De Palma, Maria Teresa La Notte e Mauro La Notte, che da alcuni anni non manca di stupire per l’essenzialità e la funzionalità che riesce ad impiegare nella distribuzione degli spazi e dell’arredo. Ospitata in un edificio residenziale degli anni Settanta, alla periferia di Bari, l’unità abitativa si caratterizza per una forte fluidità: varcato l’ingresso, un grande ambiente living sembra attendere potenziali ospiti, mettendo sin da subito in vista quasi metà della casa. Ogni rigidità schematica e tipologia si scioglie, prende il passo l’ampiezza e l’immediatezza del luogo: un controsoffitto bianco indica la strada verso lo spazio notte, passerella invertita, percorsa la quale si giunge nella zona più privata della casa e si evade dalle trasparenze del soggiorno e della cucina. In tale circuito aperto, a dominare è la successione ordinata e libera degli ambienti, il fluire scomposto di linee orizzontali all’interno del quale si racchiudono e aggomitolano il soggiorno e la cucina, una ripetuta alternanza di colori e materiali che generano contrasti percettivi, cromatici, tattili. A rendere possibile ciò, di certo la scelta di materiali, chiari come l’acero per il parquet, l’intonaco bianco o il rivestimento in pietra di Trani; e scuri come il legno degli arredi, degli infissi interni e delle laccature colorate della

cucina. Anche gli accessori di arredo infatti non sono da meno: il bianco delle sedie, sgabelli e altri complementi di arredo, si contrappone al colore scuro del tavolo, del divano, del tappeto, ed altro ancora, lasciando ai metalli, satinati o lucidi, il compito di neutralizzare gli elementi dell’illuminazione a vista e degli accessori della cucina, apparentemente superflui in questa costante e fragile contrapposizione cromatica. Il tutto è immerso da una luce ambiente naturale, in molti casi diffusa dalle nicchie bianche scavate nelle pareti: al loro interno, mensole di cristallo fungono da lamelle preziose di una corona di fili orizzontali che ritorna e si ripete, marcata dai pannelli del fondo di pietra bocciardata e dal lungo contenitore di legno che, sospeso, scivola lineare su quasi tutta la parete. Ricorsi in alluminio prolungano il tratto orizzontale lungo la vetrata trasparente che separa illusoriamente la cucina dal soggiorno, cedendo il passo gli scuretti orizzontali che parallelamente tagliano la pietra di cui è rivestita la colonna divisoria della vetrata, e poi ritornare. Linee proiettate all’orizzonte e alternanza di colori e materiali, sono dunque i temi che popolano e si ripentono nello spazio iniziale, ma che non mancano di contraddistinguere anche la zona notte, dove pure trovano spazio nicchie che fungono da mensole, cabine armadio ricavate nella parete, luce ambiente soffusa che marca l’opposizione dei contrari. A ben guardare, linee verticali tentano di farsi strada lungo le pareti, gli infissi, uno specchio, irrompendo però, perdenti, nel dominio dell’orizzontalità.


Veduta del soggiorno.

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In questa e nella pagina accanto vedute del soggiorno.


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In questa pagina veduta della cucina dal soggiorno; dettaglio della parete attrezzata della cucina. Nella pagina accanto veduta della camera da letto e del corridoio che porta al soggiorno.


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Pavilion house

L’uso sfizioso dei cromatismi trasforma gli elementi architettonici in emozioni polisensoriali

Testo: Angelica Gabrielli

Intervento: ridistribuzione funzionale e arredo di interni Luogo: Bari Progettisti: esse elle associati - Giampaolo Bianco, Antonio De Palma, Maria Teresa La Notte, Mauro La Notte Collaboratore: Danilo Stefanelli Committente: privato Anno di redazione: 2005 Anno di esecuzione: 2005 Impresa esecutrice: Capital costruzioni di Massimo Cassano Dati dimensionali: 120 mq

Nel cuore del borgo murattiano di Bari, là dove prima sorgeva un palazzo ottocentesco, si erge oggi uno dei tanti edifici costruiti negli anni del boom economico e dello sviluppo edilizio del Mezzogiorno, più precisamente alla fine degli anni Sessanta. Al suo interno, un piccolo gioiello dell’arte architettonica firmata esse elle: 120 mq di puro stile, fusione elegante e sapiente di una modernità attenta con la lontana storia di un luogo fisico e l’anima culturale del contesto da cui nasce. Uno spazio residenziale che pulsa contemporaneità e guarda con sapienza al proprio passato, appropriandosi di particolarità che rievocano l’edilizia ottocentesca del quartiere ma senza perdere le coordinate del presente. È il caso del muro a spina, tipico delle abitazioni del XIX secolo, che qui divide le aree del nucleo abitativo, prezioso del rivestimento in travertino: di grande impatto estetico nel volto complessivo dell’ambiente, funzionale nel dividere il soggiorno da ingresso, cucina e zona notte. Ad incrementare la raffinatezza del colpo d’occhio, contribuisce il sistema di porte scorrevoli di collegamento, in cristallo smaltato nero: così elegante ed essenziale, che acquista materialità nel contrasto che esso stesso crea e stabilizza in tutto lo spazio. Al fianco di colori chiari dei pavimenti e delle pareti, resistono il grigio ed il nero di alcuni pezzi d’arredo, fino a scontrarsi con l’intensità quasi violenta del viola (ottenuto con un trattamento di smalto acrilico) della nicchia del soggiorno, in cui trova ospitalità la tecnologia, e di alcuni setti murari della zona notte. Un

contrasto evidenziato, in quest’ultimo caso, da una struttura volontariamente sconnessa dal resto dell’unità abitativa, uno sbilanciamento stilistico orientato verso le linee spezzate, irregolari. Carattere questo che viene ripreso similmente attraverso l’uso del controsoffitto, anch’esso irregolare, eppure obbediente agli spazi in cui viene inserito: allungato orizzontalmente lungo il muro di travertino del living o incastrato nello spogliatoio della camera matrimoniale. In ogni caso, funzionale a nascondere gli impianti di condizionamento ed illuminazione, complice esecutore di quella spinta percettiva che avvolge l’intera unità abitativa, un piccolo universo domestico popolato da macro strutture e pochi dettagli, in un concentrato ad alto grado di coinvolgimento, un composto di sensazioni tattili ed effetti visivi che pretende la raffinata ricercatezza dei materiali, gioca con la luce proiettandola in maniera diretta solo nei punti in cui sia necessariamente richiesta - ad esempio il tavolo del soggiorno o lo spogliatoio - e lascia al colore il compito di tracciare gli spazi, renderli importanti - è il caso dei setti murari -, colmare i vuoti come per le nicchie che fungono da mensole in soggiorno -, evidenziare i contrasti e i ruoli. Il risultato complessivo è un’armonia di stili e di sensazioni, che ancora una volta è impronta riconoscibile dei lavori firmati esse elle, uno studio avviato da un gruppo di giovani architetti, ai tempi dell’università al Politecnico di Bari, ad oggi dosatori esperti ciascuno dei propri talenti e dei propri ingredienti. Per questa volta: curry, melanzana e pepe nero.


Veduta del soggiorno.

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Veduta del soggiorno caratterizzato da mensole retroilluminate e faretti a pavimento proiettati sul setto murario di spina rivestito con lastre di travertino.


Vedute della parete in travertino del soggiorno che rende permeabile la zona giorno con l’ingresso, la cucina e la distribuzione della zona notte con un sistema di porte scorrevoli in cristallo smaltato; sotto, vedute della camera da letto.

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Astrazione dal caos

Analisi di una ristrutturazione che regala nuova spazialità, funzionale e contemporanea, attraverso la logica del de-creare per ri-creare

Testo: Rosita Romeo Foto: Giovanni Ghiandoni

L’intervento di ristrutturazione dell’architetto ha ridefinito la distribuzione degli spazi di un appartamento di 160 mq circa, posto all’interno di un ampio complesso residenziale sito lungo un importante e trafficato asse viario di accesso alla città di Bari. Tricarico, giovane professionista, che da quasi dieci anni si occupa di progettazione e design, porta avanti con coerenza il proprio linguaggio basato sull’idea che bisogna vivere il proprio tempo con tutte le sue conquiste e tutte le sue contraddizioni, “certi, dice, che la contemporaneità con i suoi nuovi valori abbia un senso ed una dignità incontrovertibili”. Questa la scommessa. Trasformare un appartamento smunto del tessuto urbanistico in una nuova realtà abitativa metropolitana, vivace e contemporanea, quasi avulsa dal caos della città. L’appartamento si sviluppava attorno ad un asse distributivo centrale, che serviva i vari ambienti secondo una logica asettica, tipica dell’edilizia residenziale degli anni Settanta. La committenza, una coppia di professionisti, ha richiesto all’architetto una distribuzione spaziale razionale e contemporanea, conforme alle proprie esigenze funzionali ed estetiche. “Oltre a dotare l’abitazione di tutti gli spazi richiesti, racconta l’architetto, ci si è preoccupati di creare nell’ambito giorno una percezione d’insieme volumetrica secondo un lessico architettonico contemporaneo, definito dai materiali, dagli elementi d’arredo e dai dettagli di design”. L’intervento primario è stato quello de-creare l’appartamento abbattendo le trame murarie, per ri-crearlo, partendo da una scatola vuota, secondo le nuove esigenze progettuali. L’architetto ha suddiviso idealmente e materialmente l’appartamento nei due ambienti giorno/notte. Alla zona giorno, aperta e omogenea, fanno da contrappunto gli ambienti più intimi e riservati della zona notte.

“Il fulcro compositivo della casa, spiega l’architetto, si materializza nel living per il quale è stato scelto il monocromatismo, definito dai toni del bianco, della cucina, del tavolo e del divano, che si confronta con le cromie decise dei complementi d’arredo, delle librerie e degli sgabelli di design”. L’omogeneità del living, concepito come spazio regolatore di tutta la casa, è risolta dal parquet in rovere che unifica gli ambienti ampliandone la spazialità percettiva e dall’illuminazione, pregevole progetto di lighth design, che attraverso un suggestivo effetto soffuso creato da un taglio perimetrale a soffitto e da una serie di faretti ad incasso, sottolinea le aree di attribuzione e gli elementi d’arredo che si stagliano dall’omogeneità dominante secondo un rapporto immagine/sfondo. Il passaggio tra la zona living e la zona notte è sottolineato con una porta a tutta altezza, indicatore di passaggio fra i due ambienti, rivestita da una pannellatura a doghe orizzontali di rovere a passo variabile. La particolarità del rivestimento a doghe viene ripetuta in tutte le porte della zona notte, insolite, per il telaio con elementi verticali in plexiglass sabbiato che lasciano filtrare lame di luce, naturale o artificiale, a seconda delle ore del giorno, dall’interno delle camere. “Lo spazio più intimo e riservato della camera, spiega, è stato suddiviso in modo rigoroso e funzionale. È composto da due camere da letto, uno studio, una piccola lavanderia/stireria e da un bagno a servizio della zona living”. Per una maggiore intimità e riservatezza della zona notte, le due camere da letto ospitano due piccole stanze da bagno. Di particolare eleganza il bagno padronale, nei toni garbati della pietra perlino e del rovere, di impatto scenico il bagno della camera piccola, con il mobile/lavabo rosso fuoco che si staglia sul rivestimento bianco del marmo di Carrara.

Ettore Tricarico

Intervento: manutenzione straordinaria e ristrutturazione totale dell’unità abitativa Luogo: Bari Progettista: Ettore Tricarico Collaboratori: arch. Daniela Mangiatordi, geom. Antonio Chiapperini Committente: privato Anno di redazione: 2004 – 2005 Anno di esecuzione: 2005 Costo: 240.000, 00 euro Imprese esecutrici: Impresa edile Angelo Nardelli, Locorotondo (BA) Imprese fornitrici: I Conci (rivestimenti locali di servizio), Flaminia, Pozzi (sanitari), Boffi, Bonomi, Ritmonio (rubinetterie), Schiffini (cucina), Tinotti (divani e letto), Ycami (librerie e scrivanie), Capo d’opera (mobile tv e libreria), Knoll (tavolo), B&B (sedie), Alias (sgabelli) Dati dimensionali: superficie appartamento 160 mq


Veduta del soggiorno verso il blocco cucina.

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Nella pagina accanto dettaglio dell’ambiente cucina. In questa pagina sezioni dell’appartamento e pianta.

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Nella pagina accanto scorcio sulle porte in tavolato di rovere; veduta dall’esterno sul bagno padronale. In questa pagina dettaglio del soggiorno con mensola di design.

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Cultura tra gli ulivi

Il progetto di recupero di un vecchio casale nei pressi di Castel Del Monte

Testo: Augusto Magni Foto: Giovanni Ghiandoni

Da qualche anno, le colline attorno a Castel Del Monte sono teatro di importanti eventi culturali e di un piano allargato di recupero architettonico e paesaggistico. La riscoperta di questa porzione di territorio è determinata dal grande interesse che ruota attorno al misterioso castello federiciano, dichiarato dall’Unesco patrimonio universale dell’umanità. Pare che la sua pianta ottagonale sia fonte di ricchezza e saggezza. Dopo anni di incuria e di volgarità ostentata attraverso l’asportazione di ulivi secolari e il depredamento di importanti reperti archeologici di cui questo insediamento è ricco. Speriamo che i riflettori accesi sul castello e i dintorni portino a una maggiore tutela del patrimonio paesaggistico e architettonico. In linea con questa attenta tendenza di recupero si inserisce l’intervento curato dall’architetto Andrea Roselli. Il progettista ha elaborato un intervento di ampio respiro che ha interessato una superficie di circa 4,5 ha. Questa porzione ambientale insiste ai piedi della collina di Castel Del Monte ed è caratterizzata dalla presenza di ulivi secolari fra i quali si trova il casale di impianto ottocentesco, cuore dell’intervento. La costruzione centrale è costituita da un volume a pianta quadrata in muratura portante di pietra e tufo, con coperture a crociera voltata in tufo. A questo corpo, in origine, era affiancato un’ulteriore costruzione in tufo con il solaio di copertura in legno. Lungo il prospetto secondario del casale e il volume aggiunto si estendeva una grotta, utilizzata come deposito di grano e olio. Diversi decenni di abbandono e incuria hanno determinato pessime condizioni manutentive dell’intero

fabbricato. In particolare, il corpo aggiunto si presentava in precarie condizioni statiche, con il solaio in legno totalmente crollato e la muratura fortemente deteriorata; anche una parte delle grotte presentava dei cedimenti strutturali. Il corpo principale lamentava alcune lesioni in facciata ed evidenti segni di infiltrazioni d’acqua. L’intervento di recupero del casale si è mosso su una doppia linea, da una parte ci si è preoccupati di ripristinare l’esistente e dall’altra di ricostruire, conservando il sapore, le linee già presenti. Il progetto nasce da un’attenta lettura del contesto e dell’architettura preesistente. Il casale è espressione di un’architettura semplice e razionale, dalla forma cubica, e dalle linee orizzontali o verticali. L’architetto Roselli riprendendo il climax architettonico che domina questa parte di territorio pugliese ha cercato di mantenere, sia nelle nuove costruzioni che nelle ricostruzioni delle parti crollate, la razionalità originaria. I volumi, le geometrie, le scansioni delle bucature e l’utilizzo dei materiali ricalcano l’essenza architettonica della cultura locale. Il casale è stato ridisegnato con la distribuzione delle funzioni abitative su tre livelli: interrato, terra e primo piano. Il piano interrato è stato ricavato da vecchi depositi e cisterne, collegato internamente con il piano terra da una scala che si dipana dalla zona living e si apre in un salone principale. Questo livello è dominato da grandi vetrate scorrevoli che esaltano i meravigliosi giochi della luce naturale, particolarmente avvincenti da queste parti. Attraverso queste aperture si accede ad un terrazzino al piano, collegato con una terrazza coperta

Andrea Roselli

Intervento: restauro antico casale Luogo: area di Casteldelmonte – Bari nord Progettista: Andrea Roselli Committente: privato Anno di redazione: 2002 Anno di esecuzione: 2003 – 2005 Costo: 1.500.000,00 euro Impresa esecutrice: Guadagno costruzioni s.r.l. Imprese fornitrici: Calceforte (intonaco a grassello di calce, cornici e modanature), Bisazza (rivestimento a mosaico servizi), Trend (rivestimento a mosaico piscina), Reauh (impianto di riscaldamento e refrigerazione a pavimento), Duravit (sanitari), Viabizzuno (illuminazione scala), Guzzini, Albertini (infissi) Dati dimensionali: 6500 mq Caratteristiche tecniche particolari: consolidamento della struttura preesistente con catene; recupero dei pavimenti in pietra “Chianche”; recupero volte in tufo a vista


Veduta del prospetto d’ingresso del casale.

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attraverso una scala a sbalzo, in cemento a vista, che fuoriesce da una parete rivestita con blocchetti di pietra grezza locale, illuminata da faretti ad incasso. Il piano terra è caratterizzato da un ingresso principale da cui si dipanano i passaggi per le zone living. L’ingresso molto ampio presenta una volta a croce in tufo, una pavimentazione di pietra antica ed è illuminato da un lampadario in acciaio cromato, dal forte contrasto tra antico e moderno. Il primo piano è invece rappresentato dalla zona notte con una stanza soggiorno con camino dalla quale si accede alle due camere da letto e al bagno di piano. Impossibile dimenticare in questo suggestivo percorso il terrazzo che guarda il parco degli ulivi, segnato dai numerosi percorsi pedonali illuminati che accompagnano alla scoperta di questo incantevole frammento di architettura locale, ridisegnata da Andrea Roselli mantenendo inalterata l’essenza culturale di questo territorio. L’architetto desidera ringraziare l’impresa Guadagno Costruzioni S.r.l. nelle persone di Vincenzo e Michele, per la precisione e regola d’arte con cui le opere sono state realizzate nel corso di questi anni ma anche per la dedizione e comprensione dimostrata.


Nella pagina accanto veduta della sala d’ingresso con volta a crociera di conci di tufo. In questa pagina scorcio del soggiorno con ringhiera realizzata in alluminio su disegno dell’architetto; veduta del bagno ospiti con coppia di lavabo a bacinella in marmo.

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Simmaco Sorbo

Il decoro e il suo doppio

Il restyling di un appartamento della zona murattiana di Bari

Intervento: ristrutturazione e arredo appartamento Luogo: Bari Committente: privato Progettista: Simmaco Sorbo Anno di redazione: 2003 – 2004 Anno di esecuzione: 2004 – 2005 Dati dimensionali: superficie interna 100 mq, terrazzi 60mq

Testo: Marco Petroni Foto: Giovanni Ghiandoni

“fate quello che vi pare ma spiegatemi perchè lo fate” Corrado Levi Molta architettura contemporanea sembra allontanarsi speditamente dalla massima loosiana secondo cui ornamento=delitto. Pertanto, con l’occhio di chi guarda gli elementi che compongono l’abitare del presente considero il decoro, l’ornamento come una componente importante in tanta buona architettura del presente. Durante un recente incontro dal titolo “Fenomenologia dell’ornamento”, al quale hanno partecipato, tra gli altri, Andrea Branzi e Stefano Bonaga, è emersa la considerazione che non vi è nulla di negativo nel decorare le pareti di una casa, se questi elementi vivono come tracce, mappatura esistenziale in cui si rispecchia l’identità di uno spazio e la personalità di chi lo abita. Ecco che il decoro diviene elemento di indagine progettuale, risultato di una ricerca che scandaglia nelle pieghe della personalità del committente/abitante, generando un elemento di sicuro appeal nell’analisi architettonica. Cresciuto nella rutilante bottega di Corrado Levi al Politecnico di Milano, l’architetto Simmaco Sorbo sembra non preoccuparsi delle nostre considerazioni attorno all’ornamento, trasformando la ristrutturazione di un’abitazione nel centro di Bari in territorio di sperimentazione decorativa. Del resto, proprio Corrado Levi ha più volte affermato che la contaminazione tra arte decorativa, arte applicata e poesia genera progetti/prodotti di grande fascino. Basti pensare alla libertà creativa di Fabio Novembre, enfant terrible del design, che ha seguito con grande attenzione le lezioni di Levi. Anche il segno di Sorbo vive di questa libertà. Assecondato da una committenza illuminata che ha saputo guardare al “segno” del-

l’architetto come garanzia di buon abitare, emerge un intervento che scompagina la preesistente costruzione andando a comporre un alternarsi di ambienti su un unico livello. Un lungo corridoio presenta alle pareti un nudo di Amedeo Modigliani stampato su un lightbox che diviene non solo elemento decorativo ma corpo illuminante e citazione della passione per l’arte del committente. Questa stretta promenade conduce, attraverso una discreta apertura, a un piano rialzato, dedicato alla zona notte, sul fondo un interessante ambiente benessere con bagno turco e sanitari dalla forme tondeggianti. Il pavimento in legno scuro contrasta con le campiture bianche delle pareti, il gioco cromatico è di chiara ascendenza pittorica e si completa con i drappi alle finestre di colore intenso e gli apparecchi illuminanti discreti e orientati ad esaltare gli elementi più scenografici. I colori e gli elementi d’arredo si sfumano per rendere l’ambiente abitabile e godibile. L’intervento dell’architetto Sorbo vive due dimensioni parallele da una parte la teatralità, la messa in scena di un abitare denso di citazioni e rimandi al mondo dell’arte, dall’altra la capacità di ritrovare in uno spazio recitato, il play della quotidianità. Play inteso come uno dei verbi più declinabili della lingua inglese: giocare, rappresentare, recitare, cantare e così via. Azioni che animano lo spazio vissuto, aldilà di ogni ostensione estetica. Il montaggio sapiente degli spazi sembra suggerire un alternarsi di immagini che per impatto emozionale rimandano alla forte empatia tra gli ambienti e il progettista. Una tecnica quasi cinematografica inquadra dettagli visivi e funzionali che orientano lo sguardo e arricchiscono la fruizione dell’insieme. Penso alle foglie, in ottone, inserite sulle pareti armadio della camera da letto, simulano una caduta autunnale così da con-


Veduta del corridoio verso il soggiorno. In primo piano la gigantografia di ‘Nudo disteso’ di Amedeo Modigliani con cornice cromo lucido retroilluminata; sulla sinistra il fianco di un armadio della camera da letto che diventa lampada nell’affaccio lungo il corridoio.

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Nella pagina accanto mobile sospeso realizzato su disegno in rovere laccato nero su parete rivestita con carta da parati con disegno bianco/nero “cole&son”; luci di Viabizzuno.

In questa pagina pianta; veduta di parte del soggiorno dall’esterno; parte del terrazzo vista dall’interno. In primo piano mobile su disegno realizzato in cromo lucido e rovere laccato nero per contenere l’impianto hi-fi.

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Dettaglio di una porta con telaio in rovere laccato bianco e pelle bianca bottonata; veduta del lounge. In primo piano il tavolo Saarinen produzione Knoll con sedie Luigi XVI e in fondo divano in velluto rosso e libreria in rovere laccato nero, entrambi disegnati dal progettista.

fondere le maniglie delle ante. Dalla piccola scala le foglie si ingrandiscono per accogliere i tendaggi di velluto cangiante, verde intenso che si aprono su una grande terrazza con vista sul quartiere murattiano del capoluogo pugliese. Tutto testimonia l’interesse del progettista per la vita e la forma fisica degli ambienti. Una zona lounge è impreziosita da un tavolinetto basso dall’inequivocabile design anni Cinquanta, ripreso nell’elemento bianco a parete disegnato da Sorbo. La lezione del “maestro” Corrado Levi continua a manifestarsi nell’equilibrato pastiche di questa porzione, dedicata a un piacevole drink con gli amici ascoltando una bossa nova mixata da Nicola Conte, altro talento barese. C’è un desiderio di movimento nella composizione degli ambienti, tutto si apre sulla grande terrazza, punto di fuga e di riflessione di un paesaggio carico di fascino ed eleganza. Dalla terrazza si coglie l’intenzione del progettista di rompere le rigidità dello spazio preesistente operando una trasformazione dinamica che appare come processo di estrazione di concretezza da operazioni astratte, come il riconoscere il valore simbolico di alcuni episodi della storia della pittura alle pareti legato a una felice successione di ambienti estremamente eleganti. La frammentazione non appare come un limite, ma come dimostrazione di come con creatività e determinazione, si possa ristrutturare anche ciò che appare difficile da ridisegnare. Con un’operazione di pulizia e sfrondamento, l’architetto Sorbo ha saputo dare al vecchio, un nuovo volto, essenziale nella distribuzione spaziale ma nello stesso tempo carico di energia che si sprigiona dal contrasto tra i volumi. La casa aveva una distribuzione interna banale e rapporti con l’esterno convenzionali fatti di piccole finestre. Aprendo la parete di fondo si è creato un’apertura ampia a tutta altezza che crea senza soluzione di continuità un elemento unico con la terrazza. Si è restituito significato in termini di spazio rispondendo alle richieste del committente e si è recuperato il rapporto con l’esterno, soprattutto con la terrazza, in un delicato gioco complessivo di bilanciamento tra estroversione e introversione, apertura al contesto e ritrovamento della organicità e unitarietà delle relazioni interne. Contaminazioni, citazioni, recupero di materiali e ambientazioni stile anni Cinquanta, di sapore molliniano, sempre pericolosamente in bilico tra il compimento dell’armonia e il caos.


Dettaglio del soggiorno impreziosito dal lampadario appeso in una scatola di cristallo.

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In questa pagina viste della camera da letto con soffitto decorato dalla stampa retroilluminata de ‘Il bacio di Venere e Cupido’ del Bronzino. Sul fondo, scorcio del bagno con armadio rivestito da un mosaico di specchi a punta di diamante anni Cinquanta.

Nella pagina accanto dettaglio del bagno padronale con pareti rivestite in marmo nero marquinia e gigantografia di Tamara De Lempicka; dettagli del bagno per ospiti con rivestimento in legno iroko a pavimento e ardesia grigio cenere alle pareti.


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speciale moodmaker

Rigore scompaginato

Moodmaker presenta la sua filosofia progettuale che, come un gioco oltremodo serio, destabilizza l’ordito regolare

Testo: Rosita Romeo

Moodmaker Marcello Mininni, Filippo Capodiferro Giuseppe De Giosa, Marica Laperchia

Portatori di un’architettura contemporanea, dall’omogeneità stilistica allentata, i professionisti di Moodmaker, con i loro interventi “sulla pelle” degli edifici - giocando con i materiali lapidei e con quelli hi-tech - scompaginano l’ordito regolare, la geografia vincolante, dell’architettura del paesaggio barese. Moodmaker inventa quello che non esisteva prima, il nuovo, l’inaspettato, in una combinazione di unità e varietà che dà luogo a nuove realtà emergenti. Gli interventi di Moodmaker che presentiamo, sono degli spaccati del lessico architettonico di questa giovane equipe di professionisti che si è ritagliata uno spazio di valore nella pluralità dei linguaggi dell’architettura contemporanea. L’edificio residenziale di via De Giosa, tipico esempio dell’archittura murattiana - con la struttura in muratura portante, le volte a botte o a crociera e l’affacciata distinta in due diversi blocchi per l’attacco a terra e l’alzato – è stato ristrutturato nel rispetto della normativa sugli edifici storici, (sono state mantenute le quote, le superfici e gli ingombri preesistenti) portando, al contempo, i segni inequivocabili di un intervento di ristrutturazione contemporaneo. La facciata, elemento di pregio e di orientamento filosofico dell’edificio, è stata strutturata con una doppia ripartizione che prevede uno zoccolo in travertino color noce che abbraccia il piano terra e il primo piano e un corpo sovrastante rivestito di pannelli di alluminio ondulati, in un elegante connubio fra la componente calda, accogliente, del materiale lapideo e quella fredda, asettica dell’alluminio, il cui rigore materico viene ammorbidito dalla foggia ondulata della pannellatura che si presenta come una pelle che in taluni tratti lascia trasparire i materiali meno superficiali trattati ad intonaco colorato. I balconi sono costituiti

da una struttura in travi e arcarecci in acciaio che sorreggono lastre in pietra di Apricena bocciardata. Un sistema di travature in legno lamellare sorregge i brise soleil del piano di copertura garantendo l’ombreggiamento nelle ore più calde della giornata. L’edificio residenziale di via Nicolai, invece, presenta una disposizione dei volumi in due blocchi prevalenti, separati da un setto leggibile sul prospetto interno, con un elemento di pietra naturale incastrato nella facciata organizzata per piani orizzontali che smorza la rigida e tradizionale simmetria degli affacci e dei balconi. Un balcone per piano con semplice ringhiera ad eccezione dei due balconi sul lato destro del complesso residenziale, al secondo e al terzo piano, con il parapetto pieno in cemento armato a faccia vista verniciato nero e ruotato verso il centro, come se spingesse l’elemento in pietra naturale. L’elemento lapideo, che ricorda un monolite, ospita sulla sua superficie sghemba le finestre dell’edificio, diverse l’una dall’altra, semplici tagli per gli affacci o incisioni sulla superficie. Un cubo inclinato rispetto al piano centrale della facciata e inserti di alluminio, articolano e rompono il rigore del blocco centrale della facciata. Il basamento che comprende il piano terra e parte del piano primo è stato volutamente smaterializzato e alleggerito con pareti in rete metallica stirata fissata su telaio, per creare l’effetto sospensione da terra il blocco centrale. Il progetto di via Peucetia coerente con la filosofia progettuale dello studio barese, tesa a destabilizzare i concetti tradizionali di armonia, unità e stabilità, rompe lo schema ripetitivo del piano particolareggiato del quartiere Japigia che vede sagome edilizie a scatola rigidamente allineate secondo le direttrici degli assi stradali. Accattivante per l’atrio d’ingresso risolto con elementi di sostegno


Dettaglio dell’atrio dell’edificio di via Peucetia, Bari, caratterizzato da elementi di sostegno tubolari in acciaio con andamento irregolare.

tubolari in acciaio colorati ad andamento irregolare in spiccato, la composizione planimetrica dell’edificio - adibito a edificio residenziale, locali commerciali e autorimessa - trae spunto dalla sovrapposizione di due griglie: la prima orientata secondo il tessuto viario, la seconda rispetto i severi allineamenti del piano particolareggiato. Nel complesso architettonico di via Peucetia la forte dominante cubica viene rappresentante in una evoluzione disgregante da offrire a colpo d’occhio un complesso di volumi e forme frammentato. Il prospetto viene svincolato dalle regole compositive e la struttura puntiforme di sostegno si trasforma in setti portanti evidenziati in alzato da lastre in cemento armato a vista e in elementi snelli di acciaio raggruppati a caso. L’edificio di via Ennio, residenza e uffici, quattro piani fuori terra, sorge su un lotto angolare a forma trapezoidale, su una superficie di 118 mq. Dalla superficie risicata l’esigenza del blocco scale esterno e sollevato dal suolo, aperto mediante tagli e distacchi nei pannelli traslucidi in policarbonato alveolare, per non sottrarre spazio utile alla residenza. Il volume del complesso edilizio, viene conseguentemente poggiato su un setto di cemento armato che diventa l’elemento regolatore del prospetto principale. Anche nell’edificio di via Ennio, a definirne l’orientamento progettuale, è la sovrapposizione dei materiali di rivestimento che evidenziano, sottolineano, marcano, i piani e i setti. Le pareti, differentemente caratterizzate, definiscono le facciate del corpo principale dell’edificio. E il brise soleil, in pannelli dogati in acciaio e con uno sghembo telaio metallico, allineato con il fronte stradale, rispetto al corpo dell’edificio appare obliquo e sporge oltre il profilo, come ultimo elemento di definizione, dal disordine apparente.

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100 In questa e nella pagina accanto Palazzo di via De Giosa. In basso, schizzo di studio. Vedute della facciata caratterizzata da zoccolo in travertino color noce che abbraccia il piano terra e il primo piano e un corpo sovrastante rivestito di pannelli di alluminio ondulati. L’edificio ha mantenuto l’ingombro della costruzione precedente, mentre gli alloggi, serviti da una scala che si sviluppa sul lato lungo del perimetro, presentano un doppio affaccio sulla strada principale e sull’interno del lotto.

Intervento: edificio per residenze civili Luogo: via N. De Giosa, 101/103 – Bari Progettista architettonico, strutture e direzione lavori: ing. Filippo Capodiferro, ing. arch. Marcello Mininni Collaboratore: Giuseppe De Giosa Committente: Mi.Edil. S.r.l. via Beatillo, 17 – Bari Anno di redazione: 2002 Anno di esecuzione: 2004 Costo: 800.000,00 euro Impresa esecutrice: Mi.Edil. S.r.l. via Beatillo, 17 – Bari Dati dimensionali: superficie costruita: 521,30 mq; volume totale: 1680 mc Foto: Berardo Celati


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In questa e nella pagina accanto Palazzo di via Nicolai. Prospettive assonometriche di progetto; veduta dalla loggia superiore; dettagli della facciata esterna dell’edificio, caratterizzato da una lastra monolitica di cemento armato di forma romboidale irregolare, rivestita da lastre di Serizzo. Su questa superficie sghemba si aprono le cavità delle finestre, diverse l’una dall’altra, o semplici tagli che permettono l’affaccio. Ad articolare e rompere ulteriormente il blocco centrale della facciata concorrono anche inserti di alluminio, in particolare un cubo inclinato rispetto al piano principale della facciata.

Intervento: edificio residenziale Luogo: via Nicolai, 44/46/48 – Bari Progetto architettonico, strutture e direzione lavori: ing. arch. Marcello Mininni, ing. Filippo Capodiferro Collaboratori: arch. Giuseppe De Giosa, arch. Marica Laperchia Committente: Mi.Edil. s.r.l., via Beatillo, 17 – Bari Anno di redazione: 2003 Anno di esecuzione: 2004 Impresa esecutrice: MI.Edil. s.r.l., 17 – Bari Costo: 1.100.000,00 euro Dati dimensionali: superficie costruita: 1124 mq; volume totale: 3653 mc


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Nella pagina accanto veduta della dinamica facciata dell’edificio. In questa pagina vedute di dettaglio della facciata; prospetto grafico con segnalazione dei diversi materiali utilizzati.

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In questa e nella pagina accanto Edificio di via Peucetia. Prospetti; pianta e sezione di parte dell’edificio. Vedute e scorci della struttura architettonica connotata da una forte dominante geometrica basata principalmente sulla forma cubica e sulla scomposizione dei volumi che provocano una accentuata instabilità architettonica con forme totalmente frammentate.

Intervento: edificio residenziale, locali commerciali e autorimessa Luogo: via Peucetia, 8 – Bari Progetto architettonico, strutture e direzione lavori: arch. ing. Marcello Mininni Collaboratori: arch. Romana Petroli, Marica Laperchia Committente: Centrale Immobiliare s.a.s. di Ravanne Daniela & C. Anno di redazione: 2000 Anno di esecuzione: 2002 Costo: 1.500.000,00 euro Impresa esecutrice: Centrale Immobiliare s.a.s. di Ravanne Daniela & C. Dati dimensionali: superficie costruita fuori terra: 620 mq, interrata 2000 mq, area di sedime 1400 mq Foto: Niki Oliva


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In questa e nella pagina accanto Palazzo di viale Ennio. Piante del primo e secondo livello; dettagli del blocco scale collocato all’esterno e aperto mediante tagli e distacchi nei pannelli traslucidi in policarbonato alveolare. La scomposizione volumetrica dell’edificio è accentuata sul prospetto principale dal brise soleil in pannelli dogati in acciaio e da uno sghembo telaio metallico che regge un pavimento di doghe di legno posato sul terrazzo, accessibile dal quarto piano di pertinenza per mezzo di una scala che si avvita nel vuoto.

Intervento: edificio per residenza e uffici Luogo: viale Ennio, angolo via Lecce – Bari Progetto architettonico, strutture e direzione lavori: ing. Filippo Capodiferro, arch. ing. Marcello Mininni Collaboratori: arch. Giuseppe De Giosa, arch. Marica Laperchia Committente: Roberta Romanazzi Anno di redazione: 2002-2003 Anno di esecuzione: in fase di ultimazione Costo: 500.000,00 euro Impresa esecutrice: ing. Cassano costruzioni s.r.l., via Lucarelli 62/D – Bari Dati dimensionali: superficie costruita: 265 mq, volume totale: 825 mc


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paesaggio

Giardino urbano

La progettazione di uno spazio verde nel quartiere murattiano

Testo: Francesca Pieroni

Mariavaleria Mininni Stefania Cascella

Intervento: progetto per giardino storico nella scacchiera murattiana Luogo: borgo murattiano - Bari Progettisti: arch. Mariavaleria Mininni, arch. Stefania Cascella Committente: prof. Vincenzo Lattanzio Anno di redazione: 2005 Anno di esecuzione: 2005 - 2006 Imprese esecutrici: Colamaria Alberobello (BA) Dati dimensionali: 200 mq circa

Nascosto ai più e custodito gelosamente all’interno di uno spazio intimo che conserva ancora tutto il fascino dell’edilizia ottocentesca rispettando appieno il ritmo e i rapporti architettonici del tessuto edilizio murattiano, il giardino segreto si rivela attraversando una sequenza di spazi che filtra il passaggio dalla strada buia al luminoso garden. Un androne di accesso voltato, una area intermedia fra cortile e rampa di accesso ai piani dell’edificio, il cortile pavimentato e la bella esedra, schermano il giardino dall’esterno provocando nello spettatore che attraversa questi spazi una sensazione di attesa compiaciuta e stupore nell’avvicinarsi alla luce e ai colori. Per giungere, infine, all’ingresso e abbracciare con lo sguardo tutto il giardino, riverberante una intensa luminosità. Scendendo i pochi gradini, si recupera la quota originaria del piano, ovvero l’antico livello della campagna preesistente alla fondazione del borgo, archeologia di superficie che testimonia delle rilassate atmosfere rurali ancora avvertibili da questo ritagliato e suggestivo recupero di città. Il progetto redatto dagli architetti Mariavaleria Mininni e Stefania Cascella, inserendosi in un contesto così fortemente contingentato da spazialità, dimensione, inclusione, reinterpreta il valore del luogo proprio attraverso il trapasso dalla dimensione urbana a quella rurale. Il percorso visivo che unisce i due estremi di questo spazio di attraversamento, l’esterno e l’interno – ma anche, in termini metafisici, l’oscurità e la luce - si installa lungo una stretta prospettiva per racchiudere/giungere/abbracciare la massa

verde oltre l’esedra e realizzare, concretamente, la mise en paysage. Il giardino diventa così luogo concluso, privato, intimo. Circondato da alti edifici che si affacciano sulla sua bassa quota, ovvero chiuso nel suo recinto, il giardino rivela il valore di enclaves e in questa espressione manifesta la sua natura introversa. In questo spazio dominato dalle tonalità del verde, i materiali vegetali costruiscono le regole compositive dell’architettura fitomorfica: una vasca/fontana posta in fondo alla campata d’ingresso si arricchisce di specie idrofile, papiri e canne che diventano un cuscino di vegetazione da sottobosco sul muro di fondo; intorno, le pareti di cinta sono coperte da una vegetazione rada di rampicanti che non le nascondono per lasciare che solo una parete a nord, incombente, venga completamente assorbita dalla spessa trama delle diverse sfumature del sempreverde. In questo gioco osmotico fra segno architettonico e segno vegetale, in una scacchiera che definisce sul suolo lo spazio per le essenze fiorite stagionali si inserisce la casualità delle giaciture degli alberi preesistenti, un mandarino, un limone ed una palma. Infine, in una posizione ottimale per ammirare, gustare, assaporare e odorare, è posta una scacchiera di basolato di pietra che individua lo spazio dello stare, ovvero il luogo che non necessitando di assialità prospettica e percorsi visivi rompe le regole e diventa il centro, non geometrico ma puramente sensoriale, dove starsene in relax, magari con il naso all’insù, sospeso fra il verde delle piante e il cielo di Bari.


Veduta dell’accesso al giardino della casa.

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In questa pagina pianta del progetto; vedute del giardino. Nella pagina accanto vedute del giardino con dettagli delle diverse vegetazioni presenti. In particolare, rampicanti alle pareti di cinta, essenze erbacee nelle piccole aiuole e alberature mantenute in situ.


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Nella pagina accanto i diversi prospetti del giardino; dettaglio delle lunghe asole con soglia in pietra che integrano le giaciture delle preesistenze arboree. In questa pagina veduta del giardino urbano dall’ingresso; veduta laterale del giardino.

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paesaggio

Storie e natura

Il progetto di recupero della dolina di Molfetta fra erosioni, terrazzamenti e preesistenze archeologiche

Testo: Francesca Pieroni

Nicola Martinelli Intervento: Parco Ambientale e Archeologico della Dolina di Molfetta Luogo: Molfetta - Bari Progettista e coordinatore: prof. arch. Nicola Martinelli Direttore lavori: arch. Sergio Fanelli - Provincia di Bari Direttore scientifico dello scavo: dott.ssa Francesca Radina – Soprintendenza Archeologica della Puglia Aspetti botanici e naturalistici: dott. Antonio Bernardoni Aspetti geologici: prof. Michele Maggiore Aspetti archeologici: dott. Italo Muntoni e Iole Caramuta Sistema informativo geografico: arch. Marella Lamacchia Aspetti di architettura del paesaggio: arch. Daniela Sallustro Aspetti architettonici: arch. Giovanna Balacco, arch. Federica Greco Committente: Provincia di Bari Anno di redazione: 1996 Anno di esecuzione: 1997 - 2002 Costo: 4 miliardi di lire Impresa esecutrice: Lacitignola (TA) Dati dimensionali: L’area della dolina, sita a 3 chilometri dall’abitato di Molfetta lungo la SP Molfetta – Ruvo, è una dolina carsica a scodella profonda 38 metri dal piano di campagna e con un diametro massimo di 200 metri

Il Pulo di Molfetta – come viene chiamato localmente il Parco della dolina cittadina –, ha trovato nuova forma valorizzatrice per recuperare la complessità di questo geosito, interessato da un habitat di grande rilevanza ma anche da una stazione neolitica di interesse internazionale e da un complesso di archeologia industriale di età borbonica. Aderente ad alcuni principi contenuti nella Convenzione Europea del Paesaggio (2000), il progetto del recupero dell’area, considerata da sempre parte integrante di una paesaggio culturale, ha operato affinché si potesse ristabilire una immagine complessiva dei diversi aspetti, assecondando da una parte l’evoluzione naturale con i processi di erosione attivi o l’espandersi incessante della vegetazione, preservando tuttavia dall’altra le strutture archeologiche e architettoniche presenti all’interno di un sito fragile e con equilibri ambientali assai delicati per i quali le trasformazioni devono essere compatibili. Prima dell’intervento progettato dal professore Nicola Martinelli, la dolina, appartenente a quel paesaggio fortemente segnato dalle manifestazioni del carsismo dove “i ripiani di terra” – come li ha magistralmente definiti Aldo Sestini - risultano modellati da azioni erosive e di scavo, mostrava una intelaiatura di forma concentrica, una geometria ben delineata che caratterizzava il paesaggio malgrado l’inevitabile rilassamento del complesso sistema di contenimento dei terreni e di controllo delle acque superficiali responsabile della modellazione delle pendici. Priorità assoluta dell’intervento recuperare il sito evitando di modificare il

profilo originario dei terrazzamenti e conservandone una continuità alternata ad andamenti e balze. L’intervento di recupero è stato realizzato avvalendosi sia di maestranze locali – i parietari attivi nella Puglia centrale e particolarmente capaci nelle opere di muratura a secco come i muri a gravità per il contenimento delle terre o i doccioni per il displuvio delle acque meteoriche, ma preziosi anche per il recupero di elementi architettonici di finitura dei muri in pietra come acquidocci, scale a mensola, sedili incassati, copertine superiori – che di opere di ingegneria naturalistica di ultima generazione, adottando sistemi integrati quali gabbioni, drenaggi e biostuoie. Scendendo nella voragine, lungo i sentieri interni che connettono i diversi terrazzamenti, si possono scorgere grandi varietà di specie vegetali, innumerevoli manifestazioni erosive come grotte e cavità, e tutto il palinsesto delle architetture storiche di un luogo abitato, tutt’intorno, fin dal neolitico, come dimostrano anche le ceramiche impresse a crudo del tipo Molfetta conservate presso il Museo Archeologico di Bari e recuperate nei primi anni del Novecento. Il monastero dei Cappuccini (XVI secolo), posto sul ciglio della dolina, e i diversi corpi della Nitriera borbonica, sono di certo le testimonianze di archeologia industriale più importanti del sito. Particolarmente articolata, la struttura industriale risalente al XVIII secolo, è composta da tre corpi di fabbrica e un cumulo di pietre con rampe di scale interne chiamata la Specchia che funge da collegamento con la miniera. Un primo corpo di guardia all’ingresso, la


Veduta aerea del sito della dolina di Molfetta, geosito caratterizzato da una intelaiatura di forma concentrica che con la sua geometria caratterizza il paesaggio di un luogo coltivato per secoli come ‘giardino mediterraneo’.

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Nella pagina accanto pianta e sezioni dell’edificio di servizio progettato nell’ambito del piano di riqualificazione dell’area; planimetria del progetto del Parco della dolina di Molfetta con le preesistenze archeologiche, il monastero dei Cappuccini, la Nitriera borbonica e le vasche per la sciviazione del salnitro.

In questa pagina veduta dall’alto del Parco della dolina. In primo piano il nuovo piazzale d’accesso con l’edificio del blocco servizi, a sinistra la cavità carsica sul cui ciglio sorge il monastero dei Cappuccini (XVI secolo), sul fondo della dolina le vasche della Nitriera borbonica.

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In questa pagina vedute della distilleria della Nitriera borbonica (XVIII secolo). Per consentire la visita del Parco l’aula è stata restaurata e allestita con una passerella di accesso fra le vasche e una copertura lignea. Nella pagina accanto veduta aerea delle vasche di decantazione del salnitro poste sul fondo della dolina e ancora perfettamente funzionanti; veduta dall’alto delle strutture della Nitriera borbonica e del monastero dei Cappuccini.


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distilleria con le fornaci di ebollizione, e le vasche per la produzione di salnitro, la sciviazione, ovvero la separazione dell’acqua dalle terre nitrose (tutte opere del XVIII secolo), insieme alla cisterna ipogea per la raccolta delle acque formano il nucleo industriale. All’interno di questo articolato complesso architettonico di natura industriale le vasche di decantazione del salnitro, poste sul fondo della dolina, sono di certo la parte più interessante per la qualità dell’opera architettonica, perfettamente funzionante e realizzata in pietra calcarea da taglio debitamente impermeabilizzata. Nell’ambito del progetto di landscape restoration i reperti archeologici recuperati nel corso degli scavi della fine degli anni Novanta sono stati restaurati e affinché il complesso fosse visitabile quale museo an plein air, l’aula della distilleria è stata dotata di una passerella che si snoda fra le vasche di ebollizione della fornace e di una copertura che permette di ‘leggere’ le testimonianze senza recare danno alla struttura, mentre presso il corpo di guardia si trovano le postazioni multimediali per la comprensione del sito. Dal recupero ad hoc del Pulo il progetto ha interessato anche le zone limitrofe, in particolare il parcheggio–giardino, realizzato con una ampia area non pavimentata che ha inserito al suo interno le preeistenze vegetali; l’abbattimento della torre di trasformazione dell’Enel e il ridisegno del vecchio piazzale asfaltato antistante l’ingresso pedonale al parco realizzato negli anni Sessanta; e la costruzione di un piccolo edificio pergolato in pietra al servizio del pubblico.


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In questa pagina rilievo delle vasche della fornace; veduta aerea della Nitriera borbonica con l’edificio del corpo di guardia allestito per le postazioni multimediali. Nella pagina accanto vedute dell’edificio di servizio del Parco.


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paesaggio

Il mare nel paesaggio

Il difficile connubio fra le diverse realtà ambientali nel piano per la costa di Polignano a Mare

Testo: Francesca Pieroni Foto aeree: Lorenzo Scaraggi

Daniela Sallustro Maria Raffaella Lamacchia Margherita D’Onghia Intervento: Piano Comunale delle Coste di Polignano Luogo: fascia costiera di Polignano a Mare - Bari Progettisti: Raggruppamento Temporaneo di Professionisti “Paesaggi Costieri Bari” Coordinatori scientifici: prof. arch. Nicola Martinelli, prof. arch. Mariavaleria Mininni Capogruppo RTP: arch. Daniela Sallustro con arch. Maria Raffaella Lamacchia, arch. Margherita D’Onghia Collaboratori: arch. Stefania Cascella Aspetti botanici e naturalistici: dott. Antonio Bernardoni Aspetti geologici: dott.ssa Ilaria Maracchione Committente: Comune di Polignano a Mare (BA) Anno di redazione: 2005 - 2006 In corso la fase di adozione del Piano da parte del Comune di Polignano a Mare e di redazione degli Abachi progettuali da parte del RTP Dati dimensionali: la fascia costiera del Comune di Polignano a Mare estesa per circa 13 chilometri per una profondità di circa 500 ml

La natura che Pascali amava è quanto di meno ovvio e romantico si possa immaginare. [...] La natura non ha per lui nessun significato se non dentro un ordine umano. Vittorio Rubiu “Cascate”, “Fiume con foce tripla”, “Pozzanghere” e, ovviamente, “32 mq di mare circa”, ovvero opere fatte con bacinelle tutte uguali che diventano geometrie, riquadri ricolmi di acqua in movimento, e onde realizzate con l’aeromodellismo; un mare di plastica liquida colorata e a tal punto fintamente esagerata da divenire evocativa. E ancora i gesti di Pino alle prese con le forbici e la volontà di tagliare il mare. Era il 1967. L’anno in cui Pino Pascali comincia a cercare un’integrazione sempre più difficile e stimolante tra cultura agraria - nel senso di primaria - e civiltà industriale – nel senso della comunicazione dei materiali come zinco e alluminio - per esprimere l’intimità di acqua e terra e per rievocare incessantemente una delle personalissime tematiche dominanti, la natura. Pino Pascali nasce a Polignano a Mare nel 1935 e muore a Roma, a soli 33 anni di vita per un incidente stradale in motocicletta. Di lui, chiamato da Germano Celant a far parte del gruppo dell’Arte Povera, si conoscono le opere realizzate fra il 1964 e 1968, anno del tragico incidente. L’omaggio all’artista, all’uomo, ma soprattutto al cittadino Pascali, nasce dagli stessi progettisti che hanno riconosciuto nelle sue opere acquee un forte legame concettuale con la sfida affrontata nell’elaborazione del piano costiero di Polignano a Mare. Una città, questa, interessata da sedici chilometri di waterfront in cui si succedono diversi morfotipi quali la costa rocciosa, quella della falesia su cui è arroccata la città, le piccole spiagge sabbiose poste alla foce dei valloni erosivi delle Lame e tutto il paesaggio costiero caratterizzato dalla ricca vegetazione tipica della macchia

mediterranea, dove il contesto agrario si alterna a oliveti, ficheti e orti irrigui, in un panorama disegnato dai muretti a secco frangivento e dalle strutture di servizio al lavoro dei campi come masserie fortificate e pagliai in pietra. Identificato quale ‘paesaggio culturale’ secondo i precetti della Convenzione Europea del Paesaggio (2000) per i fattori identitari di questo territorio del sudest barese, il sito, oltre ad essere impreziosito da preesistenze architettoniche, come il complesso monastico costiero di San Vito e alcune torri di avvistamento del XVI secolo, ed ospitare suggestive cave di calcarenite a cielo aperto e in grotta, presenta alcuni punti di criticità, quali forme di abusivismo edilizio e la presenza di residenze stagionali sparse e non aderenti quindi a nessun contesto progettuale o di identità ambientale. Partendo da questa situazione, il piano si orienta per conservare-modificare i vuoti costieri di nordovest e sudest e per rispondere alle sempre maggiori richieste di balneazione – e quindi di accessibilità – studiando progetti specifici e contingenti alle diversificate realtà contestuali (insenature, aree di interesse archeologico, luoghi del loisir, ecc.) prevedendo anche la libera partecipazione di tutti gli attori possibili. In questo progetto trasversale che integra gli aspetti paesaggistici e culturali a quelli sociali e commerciali, la volontà è quella di attrezzare le piccole insenature con strutture amovibili adagiate sulla costa o galleggianti; e, in particolare, consentire un ampio accesso alla spiaggia utilizzando proprio i sistemi espressivi del paesaggio, i crinali, i terrazzamenti, la viabilità rurale, la maglia di impianto degli oliveti storici, gli spalti dei valloni erosivi, ovvero le strutture profonde del paesaggio costiero sui quali costruire i progetti per la nuova fruizione, per integrare, infine, a queste tipologie di vita costiera anche quella della conoscenza attraverso la presenza di parchi tematici che delineino gli aspetti di unicità e complessità del luogo.


‘32 mq circa di mare’, installazione di Pino Pascali, 1967.

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Nella pagina accanto tratto nordovest della costa di Polignano a Mare dove si integrano permanenza di luoghi della naturalitĂ con aree modificate per consentire la balneazione. In questa pagina lavoro propedeutico al progetto con la individuazione e interpretazione dei caratteri strutturanti il paesaggio costiero di Polignano, tra mare, campagna e naturalitĂ ; tratto centrale della costa di Polignano a Mare con il centro antico arroccato su alte falesie e sugli spalti della Lama Monachile. Il tessuto urbano a scacchiera extra moenia si sviluppa sulla piana circondata dalla campagna.

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Tratto sudovest della costa di Polignano a Mare dove prevalgono nettamente i luoghi della naturalitĂ con una grande varietĂ di morfotipi costieri incisi dai paesaggi geologici dei valloni erosivi del carsismo: le Lame.


Trama per rispondere alla domanda di accesso al litorale utilizzando gli aspetti del paesaggio agrario: crinali, terrazzamenti, viabilitĂ rurale, sesti di impianto degli oliveti e cigli dei valloni erosivi.

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Cecilia Di Marzo Giovanni dell’Aquila

Intervento: restauro e risanamento conservativo edificio ottocentesco Luogo: Bari Progettisti: ing. Giovanni dell’Aquila, arch. Cecilia Di Marzo Committente: privato Anno di redazione: 2002 - 2003 Anno di esecuzione: 2003 - 2004 Imprese esecutrici: Il Kantierino s.r.l., Falegnameria FAL PIS, Petit Maison Dati dimensionali: 190 mq

Decorare la storia

Testo: Augusto Magni Foto: Giovanni Ghiandoni

Il recupero di un interno in un palazzo ottocentesco fra decorazioni, tradizione e nuova identità

Le maglie ortogonali del quartiere murattiano di Bari sono capaci di riservare piacevoli sorprese. Una di queste è rappresentata, sicuramente, dalla scoperta di alcuni palazzi di impianto ottocentesco che, di tanto in tanto, rompono la piattezza del restyling modernista, effettuato nel secondo dopoguerra in questa parte della città. In una delle poche costruzioni del periodo ancora esistenti, gli architetti Cecilia Di Marzo e Giovanni dell’Aquila hanno curato il restauro conservativo di un ampio interno di circa 180 mq. L’intervento insiste all’interno di un palazzo costruito negli anni tra il 1860/70. La costruzione, nata a ridosso di una piccola villa preesistente e del suo giardino, ha ospitato in alcune partizioni del piano terra e del seminterrato, il “Teatro Cammarano”. Negli anni successivi, questi ambienti hanno subito successive modifiche, in particolar modo sono state ridisegnate e arricchite le decorazioni del prospetto principale, dell’androne, delle scale e del lucernario. Queste variazioni tipologiche sono tuttora conservate e conferiscono particolare pregio al palazzo, tutelato giustamente dalla Soprintendenza per i beni monumentali e architettonici. L’attenzione al contesto e il desiderio di ripristinare i fasti passati hanno guidato il recupero di uno degli appartamenti al primo piano. Decenni di trascuratezza hanno velato la bellezza e il pregio degli elementi che caratterizzano l’abitazione. Il ripristino delle ampie volte decorate, delle pavimentazioni in mattoni di cemento e della sequenza distributiva degli ambienti hanno riportato alla luce il fascino oscurato da anni di incuria. Lo spazio si distribuisce in un

percorso rettilineo che, dall’ingresso conduce ad un ampio salone, intervallato da ambienti di dimensioni sempre più grandi che si aprono in una prospettica apertura sul verde della piazza antistante. Tutti gli ambienti sono segnati da volte a padiglione, due delle quali decorate in stile liberty, con motivi floreali e/o geometrici realizzati su intonaco. Di particolare pregio è l’ampia volta del salone con una decorazione ottocentesca realizzata su carta incollata e decorata in situ. Alcuni ambienti, tra l’ingresso e il salone, hanno richiesto la rimozione di un tramezzo con controvolta in mattoni forati che occultava la decorazione della volta originaria. Il recupero delle pavimentazioni originali si sviluppa attraverso una scansione cromatica che, dalla monocromia gialla dell’ingresso, impreziosita da una doppia greca floreale e geometrica bordeaux e verde, digrada sul bianco con cornice geometrica gialla e verde, per passare poi al ricco tappeto floreale del primo salotto sulle tonalità del rosso, per arrivare a un ampio “prato fiorito” del salone principale, incorniciato da un parquet di rovere trattato ad olio naturale. Particolare cura è stata posta nella redifinizione impiantistica che prevede sistemi di illuminazione, capaci di esaltare le preziose decorazioni delle volte e il recupero degli antichi radiatori in ghisa, impreziositi da rilievi floreali. Completa la didascalica attenzione al contesto e al pregio ottocentesco, il restauro dei preesistenti infissi in legno. Insieme, Cecilia Di Marzo e Giovanni dell’Aquila hanno raggiunto l’obiettivo di ripristino della dignità formale di questa tipica abitazione ottocentesca.


Veduta del salone principale e scorcio della volta a padiglione dipinta.

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In questa pagina dettaglio del rosone dipinto nella volta a padiglione del salone principale; pianta dell’edificio con i diversi rivestimenti pavimentali. Nella pagina accanto dettaglio di volta a padiglione ornata da decorazioni pittoriche eseguite su intonaco; veduta di una delle sale del palazzo; dettagli della decorazione pavimentale realizzata con mattonelle di graniglia di cemento.


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Beatrice Pediconi

Il senso dello scacco

Il Castello Svevo di Bari ha ospitato la mostra antologica “Oltre” di Beatrice Pediconi a cura di Marilena Bonomo e Marcello Benedettelli

Intervento: OLTRE - mostra di Beatrice Pediconi Luogo: La Corte, Castello di Bari, dal 5 aprile al 5 maggio 2006 a cura di Marcello Benedettelli e Marilena Bonomo Courtesy Galleria Bonomo

Testo: Marco Petroni Foto: Beatrice Pediconi, courtesy by Galleria Bonomo di Bari

“....non c’è altro ricorso possibile che quello di srotolare la vita su un piano bidimensionale...” Reinventare il medium – Rosalind Kraus Attraversare lo spazio del mondo, varcare la soglia di territori inesplorati, andare “oltre” la mappatura di segni architettonici. Sta in questa tensione poetica il senso della mostra antologica di Beatrice Pediconi. L’artista romana, di formazione architetto, lascia emergere dai dittici in mostra un senso di scacco, una collisione tra visione e veduta. Lo spazio della visione si restringe fino a farsi altro, si assiste a un epochè temporale. Architetture di periodi differenti compongono un’ immaginifica scacchiera dove un gioco di pieni e di vuoti aiuta la costruzione di un’astrazione. Siamo dalle parti di Samuel Beckett, l’attenzione alla visione, al valore percettivo dell’immagine si muove su traiettorie che fissano lo sguardo ora sullo spazio, ora sulla topologia delle forme. Il vuoto creato dall’ arco moderno nella cappella Brion di Carlo Scarpa si contrappone al pieno della forma circolare della cupola Barocca di S. Maria in Campitelli, le linee orizzontali della rampa del Lingotto implodono nella sequenza verticale di colonne di S. Salvatore a Spoleto. L’immagine della Cattedrale di Siena, rubata attraverso le

colonne dialoga con l’immagine, rapita dagli oblò, del cimitero Brion. Visione e veduta si presentano come ascisse e ordinate di un sistema poetico che ci accompagna nella deriva di un mondo precipitato. La tromba delle scale della Casa del Fascio di Giuseppe Terragni diviene così metafora di collegamento tra l’alto e il basso, tra progetto e deriva della ragione. Un’architettura, questa, che lo sguardo dell’artista inquadra come raccordo tra opposti, da una parte la spinta modernista dell’architetto lombardo, dall’altra, l’ansia di un potere che penetra ogni cosa. Quest’immagine anticipa il dittico che forse più degli altri esplicita il desiderio dell’artista di non tornare indietro, di ridisegnare ancora traiettorie imprevedibili. Inattese si presentano allo sguardo due immagini pressoché identiche, siamo davanti alla Casa del Fascio di Como, ma qualcosa non quadra, in una delle immagini, c’è una macchia, un segno di presenza umana. Ad uno sguardo attento si percepisce che è l’artista ad attraversare lo spazio della “mise en scene”. La personale rappresentazione del mondo di Beatrice Pediconi si chiude con la consapevolezza che, senza la fragilità dell’esistenza umana, non c’è dramma, non esiste il legame magico tra l’immagine e lo strappo con cui si può fare a pezzi una fotografia.


Nella pagina accanto Galleria Vittorio Emanuele, Giuseppe Mengoni, Milano. In questa pagina Castello Svevo, Bari, sede dell’esposizione. Veduta dell’esterno e della sala espositiva.

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Nella pagina accanto Casa del Fascio, Giuseppe Terragni, Como, esterno. In questa pagina Casa del Fascio, Giuseppe Terragni, Como, scala; Edificio delle Poste, Angiolo Mazzoli, Sabaudia, interno.

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Nella pagina accanto, in senso orario Mole Antonelliana, Alessandro Antonelli, Torino, veduta copertura; Cimitero, Aldo Rossi, Modena, esterno; Tomba Brion, Carlo Scarpa, S. Vito Altivole (TV), interno cappella; Stabilimento Fiat Lingotto, Giancarlo Mattè–Trucco, Torino, rampa elicoidale.

In questa pagina Chiesa dell’Autostrada, Giovanni Michelucci, Firenze, interno.

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concorsi

Architettura di pietra

Il progetto vincitore del concorso per la Casa degli Anziani di Trani quale esempio di costruzione in muratura lapidea

Testo: Francesca Pieroni

Carlo Moccia

Intervento: progetto definitivo dell’ampliamento della Casa per Anziani a Trani Luogo: Trani (BA) Progettista: Carlo Moccia Gruppo di progettazione: Franco Defilippis, Tommaso Di Biase, Luca Labate, Calogero Dentamaro, Giuseppina Uva Committente e ente banditore: Ente Vittorio Emanuele II Anno di redazione: 2005 Dati dimensionali: 12500 mc Caratteristiche tecniche particolari: costruzione in muratura portante

“Che cosa importa se il mare Interno è fantasticamente più vecchio della più vecchia delle storie umane che ha ospitato! Eppure, il mare non si può comprendere a fondo se non nella lunga prospettiva della sua storia geologica, cui deve la forma, l’architettura, le realtà di base della sua vita, quella di ieri come quella di oggi, o di domani.” Memorie del Mediterraneo, Fernand Braudel Conservatore e allo stesso tempo innovatore e ricercatore nella conoscenza dell’architettura di pietra, il docente di progettazione architettonica della facoltà di architettura del Politecnico di Bari Carlo Moccia nell’elaborazione di due progetti similari riguardanti il tema delle residenze collettive, entrambi redatti nell’ambito di concorsi a livello internazionale, ha utilizzato una serie ben definita di precetti e principi costruttivi per elaborare una architettura in muratura portante caratterizzata dalla forte espressività dei prospetti, serrati e contenuti entro geometrie rigorose e cristallizzate che si individuano nella ripetizione multipla del singolo, il muro. Il muro quale piano di espressione a cui è affidato il compito di limitare gli spazi in forma di continuità, espressiva per i valori materici e tattili di superficie, e spessore, espressivo nel senso del rapporto fra pieno/vuoto e profondità/massività, ovvero nella discretizzazione del muro. Nel progetto vincitore della Casa degli anziani

a Trani i principi costruttivi del muro si rapportano a quelli spaziali, organizzati secondo la scatolarità, ovvero la chiusura su tutti i lati della campata creando così unità indipendenti, sia strutturalmente che formalmente, tali da rispondere in maniera contingente anche agli effetti del sisma. Questa scomposizione in parti strutturalmente indipendenti e differenziate in maniera precipua, consente inoltre di creare caratteri espressivi specifici per l’unità. Nel progetto la costruzione muraria si declina attraverso tre forme costruttive: il muro contraffortato, il maschio, il pilastro murario. Esteso per tutta la lunghezza dell’edificio, il muro contraffortato costituisce la spina dorsale dell’organismo nonché l’elemento unificatore del progetto; i maschi murari sono le parti in cui il muro si richiude come volume e caratterizza le parti comunitarie della struttura e i servizi, delimitando l’edificio sul fronte esterno, dove le scatole murarie si succedono intervallate da vuoti e scandite dalle ombre profonde che ne esaltano la consistenza materica; i pilastri murari cruciformi costruiscono il fronte loggiato degli spazi comunitari e si caratterizzano per la forma, a croce o a T, per la fittezza della successione e per la immanente solidità visiva della costruzione connaturata all’architettura in pietra. In questo calibratissimo gioco di equilibrio fra spessore, massa, carattere ed espressività che evidenzia, in sintesi, la tensione esistente fra tecnica, tecnologia e pensiero, le strutture oriz-


Planimetria.

zontali delle parti comunitarie sono costruite in legno lamellare di travi binate differenziandosi dal sistema lapideo scelto per le strutture di elevazione. Sul tavolato dei solai è, infine, previsto un pavimento alla veneziana con conglomerato di cemento e scaglie di pietra di Trani. Architettura di pietra appunto. Una particolare e antica area del costruire, questa, che richiede competenze tecniche specifiche in grado di corrispondere ai requisiti fisico-tecnici e statici per assicurare il benessere igrotermico e la solidità costruttiva dell’edificio. Quella proposta dall’architetto Moccia per l’edificio tranese si basa su un muro – quale cellula primaria di tutto il sistema progettuale - costruito con strati verticali omogenei e realizzati con tessitura ‘a due teste’, ovvero con un paramento esterno in pietra di Trani, materiale che costituisce una barriera resistente agli agenti atmosferici, e un paramento interno in tufo calcareo di Canosa che permette la traspirazione garantendo la salubrità degli ambienti. Prevedendo anche una particolare tessitura dell’opera muraria affinché si azzerino i differenziali causati dalle diverse caratteristiche di posa dei due materiali e per legare i paramenti e omogeneizzare il blocco murario – ogni tre ricorsi costituiti dal doppio paramento è presente un ricorso a tutto spessore realizzato con diatoni in pietra di Trani – il progettista ha creato un organismo complesso caratterizzato dalla misura che regna sovrana a regolare la forma e la sua tecnica.

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Nella pagina accanto prospetti; pianta piano tipo. In questa pagina ordine della loggia; sezioni costruttive.

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Trame espressioniste

Il vigore classico del progetto segnalato per il concorso dei 100 alloggi ERP del Politecnico di Bari

Testo: Francesca Pieroni

Carlo Moccia Intervento: concorso di progettazione per “100 alloggi ERP, per gli studenti dell’università e del Politecnico di Bari” Luogo: Mungivacca Progettista: Carlo Moccia Gruppo di progettazione: Gian Luigi Sylos Labini, Marialaura Polignano, Antonella Calò, Enrico Mola Committente: Università degli Studi di Bari Ente banditore del concorso per i 100 alloggi ERP: Istituto Autonomo delle Case Popolari della Provincia di Bari Anno di redazione: 2003 Dati dimensionali: 37.470 mc Caratteristiche tecniche particolari: costruzione in muratura portante e calcestruzzo armato

Concepito con il medesimo sistema di architettura in muratura portante, il progetto redatto dall’architetto Carlo Moccia per il concorso “100 alloggi ERP per gli studenti dell’Università e del Politecnico di Bari”, destinati ad inserirsi nel contesto urbano di Mungivacca, riassume in sé alcuni dei concetti formali espressi anche nel caso delle residenze per anziani di Trani. Il tema comune, infatti, è quello delle residenze collettive. Segnalato dalla giuria competente, questo progetto, concepito da Carlo Moccia insieme a Gian Luigi Sylos Labini, Marialaura Polignano, Antonella Calò e Enrico Mola, si caratterizza immediatamente per il valore espressionista dei prospetti che, come vedremo, sono l’espressione dell’analisi di due registri: le relazioni urbane tra edificio e quartiere di Mungivacca e la rappresentazione dell’unità dell’edificio – ovvero l’essere più di una somma di alloggi - destinato a residenza temporanea. Per quanto riguarda le relazioni con la città, il gruppo individua nella facciata posta a fondale della campagna, lo spazio prospettico della strada che si costruisce in asse con quella del quartiere e lo spazio delle corti che si aprono sul parco come i tre distinti temi urbani attraverso i quali comporre la dimensione identitaria nel rapporto architettura/luogo/luoghi. Inoltre, l’edificio è articolato in corpi di differente altezza e carattere che corrispondono alle differenti relazioni urbane. Per quanto riguarda invece il carattere unitario della costruzione, il progetto affida alla distribuzione e alla collocazione delle

parti comuni il compito di dare definizione al principio. Il percorso di accesso agli alloggi è costruito come una strada interna, illuminata naturalmente attraverso i pozzi di luce che scandiscono la sequenza degli ingressi. Queste camere di luce e d’aria sono disposte tra i volumi dei servizi degli alloggi e creano un percorso, un viaggio ritmato nella struttura. In questo complesso, equilibrato e rigoroso sistema di relazioni e integrazioni fra volumi, altezze e discordanti allineamenti di spazi interni, gli alloggi definiscono il principio degli spazi esterni, e si presentano dotati di aeree loggiate aperte verso il parco pubblico e la campagna. Il rapporto interno/esterno trova quindi la misura del confronto nella diversa interpretazione di questa struttura, letta come maglia, trama e tessitura di un razionalismo espressionista che diventa, per chi la vive, espressione dell’abitare, e leggerezza e ponte verso la quieta dimensione del paesaggio. La struttura progettata, unitaria malgrado i diversi corpi con geometrie e altezze differenti, risulta un complesso architettonico di particolare rilievo. Proprio come nel caso di Trani, anche in questo intervento il team di progettazione propone una costruzione che dal punto di vista strutturale è realizzata in muratura portante e da quello formale diventa espressione manifesta e densa dei rapporti fra spazio libero, alloggi e strada urbana. Il progetto si pone dunque carico di elementi significanti e capace di realizzare al meglio il complesso gioco di relazioni che comporta l’abitazione collettiva.


Prospetti dell’edificio.

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In questa pagina prospetti. Nella pagina accanto ideogramma; planivolumetrico; pianta piano tipo.


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Living Box

Web reality

Testo: Francesca Pieroni

Nasce a Bari il successo internazionale del concorso Living Box per la progettazione della casa prefabbricata del futuro

Da qualche tempo ci siamo tutti abituati a far parlare i numeri. E, adeguandomi, propongo subito quelli di Living Box, lasciando che ‘il profumo del successo’ emerga in forma libera. 2.570 progettisti partecipanti, 1.048 progetti presentati, 6.806 tavole di progetto, 12 gigabytes di file trasmessi via internet, 65 paesi rappresentati e 500 mila visitatori collegati al sito www.livingbox.it per vedere le tante idee che architetti e designer hanno messo in campo per creare l’unità abitativa del futuro. E per farsi accattivare dall’idea - o dal bisogno sempre più crescente in determinate realtà - di vivere in moduli prefabbricati dalle forme più o meno organiche che racchiudono tutto il mondo (in)finito dell’essere umano. Tutto questo ha avuto origine a Bari. Il concept e l’organizzazione della competizione nasce infatti dal team di Edilportale.com, la realtà virtuale barese dedicata agli operatori e alle imprese del comparto edilizio, che con il patrocinio del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, del BEST di Milano e la collaborazione di brand del settore costruzioni, ha bandito la prima competizione mondiale di design per progetti di casa modulare prefabbricata operando esclusivamente su una piattaforma internet. Dispondendo di due soluzioni tipologiche, un living box pre-assemblato in fabbrica che trasportato via mare o terra sia immediatamente abitabile, e un kit mono-casa da assemblare sul posto, in forma singola o aggregata in più esemplari a formare veri e propri Living Box Village, i vincitori del concorso, insieme ai 12 progetti con menzione speciale, hanno interpretato al meglio i diversi caratteri richiesti dal bando: qualità architettonica, funzionalità degli spazi interni, comfort abitativo, idoneità strutturale, fattibilità industriale della soluzione, trasportabilità, aggregabilità dei moduli, sostenibilità e riciclo dei materiali utlizzati. Lo studio tedesco Architekturbüro [lu:p] e l’italiano Alessandro Baldo con ‘Abitare Mo-

kka’ l’8 maggio scorso si sono aggiudicati il primo posto in ex-aequo, mentre ‘The Hive’, l’alveare del coreano Kim Minsung, ha guadagnato la medaglia di bronzo. Guidato dal capogruppo Reneè Lorenz, Architekturbüro [lu:p] ha immaginato l’unità abitativa dall’unione di elementi sezionali plastici prestampati, tutti perfettamente identici nel profilo ma ognuno contenente un diverso modulo funzionale con cucina, servizi, letto, ecc. E se a caratterizzare questo progetto sono semplicità, flessibilità, produzione e trasportabilità dell’elemento singolo da modulare sul posto, Mokka dell’italiano Alessandro Baldo, interpreta il blocco unico del container proponendo nella struttura fissa con scocca di lamiera grecata la rotazione delle pareti longitudinali, cieche, che guadagnano tuttavia affaccio su entrambi i lati aprendosi all’esterno. Concepito come blocco compatto, il progetto risulta valorizzato nella capacità di creare nuova spazialità e luminosità all’interno della cellula, considerando che anche nella sua forma aggregata con soluzioni di sovrapposizione, le aperture restano costantemente indipendenti garantendo privacy anche in questa nuova forma di vita collettiva. La forma riprende direttamente la struttura dell’alveare in The Hive, ideato dal coreano Kim Minsung per creare ricercati sistemi di interazione fra blocchi/spazi adibiti alla vita comunitaria. La semplice sezione esagonale schiacciata, internamente suddivisa da volumi opachi per i diversi ambienti e illuminata dalle grandi pareti laterali, ottiene facili soluzioni ad innesto che ne permettono uno sviluppo in orizzontale e verticale, immaginando per un futuro forse non troppo lontano, grandi strutture a torre circolare modulate da semplici geometrie. Quella di Living Box è solo una delle molte e diversificate iniziative rivolte all’architettura che hanno preso vita nel capoluogo pugliese, a testimonianza che la città e la sua gente restano attenti alle tante questioni dell’abitare e vivere contemporaneo.


Nella pagina accanto logo del concorso Living Box. In questa pagina tavola di progetto presentata da Architekturbüro [lu:p], gruppo tedesco vincitore ex-aequo del primo posto.

Progetto vincitore - 1° ex-aequo Capogruppo: arch. Reneè Lorenz Componenti: Architekturbüro [lu:p] Gabi Schillig, Verena Bischoff, André Sammler Nome progetto: Living Box

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Tavola di progetto di Alessandro Baldo, vincitore ex-aequo del primo posto. Nome dell’opera: Abitare Mokka.

Progetto vincitore - 1° ex-aequo Capogruppo: arch. Alessandro Baldo Nome progetto: Abitare Mokka


Tavola di progetto del coreano Kim Minsung, vincitore del terzo posto. Nome dell’opera: The Hive.

Progetto 3° classificato Capogruppo: arch. Minsung Kim Nome progetto: The Hive

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concorsi

Il Salento in una stanza

La camera d’albergo di Miglietta Associati vince il concorso di progettazione “Viaggio nel Salento”

Testo: Marco Petroni

aut_MIGLIETTA ASSOCIATI Marco Miglietta Rita Miglietta Valeria Crasto Intervento: primo premio concorso Viaggio nel Salento Luogo: Lecce Progettisti: Marco Miglietta, Rita Miglietta, Valeria Crasto - aut_MIGLIETTA ASSOCIATI Committente: Over Costruzioni s.r.l. promotrice del concorso Anno di redazione: 2004 Anno di esecuzione: in fase di realizzazione presso Albergo Continental - Lecce Dati dimensionali: 18 mq

“alla ricerca di idee...suggerite o meno da quello che una sola stanza riesce a contenere” Filosofia del camminare. Esercizi di meditazione mediterranea, Duccio Demetrio Da qualche tempo, la penisola salentina è attraversata da un insieme composito di riflessioni attorno alla sua definizione identitaria o più semplicemente da un dibattito che definisca un virtuoso equilibrio tra sviluppo turistico e tradizione. Nella dialettica degli opposti manca, a mio avviso, la declinazione di una modernità in salsa salentina, di un modello proiettato nel presente che sia capace di far emergere un paesaggio di idee, di talenti che guardano ciò che sta davanti, non trascurando le stratificazioni già consolidate. Un piccolo segno, nella direzione della modernità, è rappresentato da Viaggio nel Salento, concorso di progettazione di una struttura alberghiera nella città di Lecce promosso da Over Costruzioni. In linea con le tendenze della progettazione alberghiera contemporanea che, alla omogeneità delle camere, sostituisce un’offerta articolata

ed esclusiva, il bando di concorso sottolinea come questa differenziazione creativa dovesse emergere da un racconto ispirato dal Salento. L’iniziativa, rivolta a giovani progettisti salentini, ha visto come espressione più efficace il progetto presentato da Miglietta Associati, ensemble di brillanti architetti che hanno proposto un’idea progettuale sintetizzata nel titolo Il paesaggio in una stanza. Il progetto nasce dall’interpretazione del territorio come figura forte che lascia emergere un’identità rappresentata sulla superficie del paesaggio. Quest’immagine del Salento diviene forma funzionale che privilegia, nello sviluppo del progetto, l’individuazione di una porzione di territorio da riprodurre nel disegno della stanza. Le scelte compositive ed estetiche consolidano il rapporto tra forma e funzione, minimizzando la componente decorativa, ornamentale. A determinare la struttura del progetto non è una semplice ragione estetica di ascendenza minimale, bensì il desiderio di costruire una liason privilegiata tra esperienza e conoscenza. Il viaggio si trasforma così in occasione polisensoriale che vede lo spazio della stanza come ambiente mentale oltre che fisico. Il visitatore/viaggiatore si trova di fronte ad un catalogo paesaggistico che veicola informazioni legate al territorio. Si crea una sorte


Rendering della parete-contenitore realizzata in corian.

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porta valigia

tv

armadio

vano doccia lavabo

scarpiera

SEZIONE B-B

SEZIONE C-C

SEZIONE D-D

SEZIONE E-E


Nella pagina accanto in alto, rendering di studio della zona doccia; sezioni dei diversi box-contenitori ricavati nella parete; sotto, pianta e sezione della camera dal letto con parete-armadio in corian. In questa pagina rendering del progetto visto dall’alto; l’articolazione degli incavi e la loro funzione.

di ponte che collega i sapori, gli odori, le vedute esterne con l’interno della struttura alberghiera. Un’attenta analisi del paesaggio salentino inteso come processo stratificato di pratiche umane e naturali ha stimolato la scelta di Miglietta Associati di definire una stanza ispirata dalla morfologia delle cave a cielo aperto da cui si estrae la “pietra leccese”. Questi caratteristici insediamenti ambientali si articolano in negativo sotto quota zero dando forma a complesse geometrie, in positivo l’estrazione del materiale configura un insieme di manufatti. Con la tecnica dello stampo i progettisti hanno disegnato un quadro in rilievo, materico, che lascia emergere dalle pieghe della sua forma, ora un centro antico, ora una masseria fino a perdersi nella naturalezza di un muro a secco. La scelta non è evocativa o celebrativa della pietra leccese ma propone una reinterpretazione del materiale che si traduce nell’utilizzo del Corian. Materiale innovativo che garantisce omogeneità e malleabilità. Una massa compatta di Corian plasmata e intagliata è la rappresentazione plastica del paesaggio, un pieno nel cui spessore ritagliare vuoti dai contorni netti come le cave. Questo agglomerato materico definisce lo spazio e può essere utilizzato come elemento d’arredo. Mediante un gioco compositivo di pieni e vuoti, questa massa ospita verso la camera da letto abiti, televisore ecc., verso il bagno diviene elemento di rivestimento della zona doccia. Il Corian si trasforma così in campitura unificante che attraverso un gioco di pieni e di vuoti che a loro volta determinano un alternarsi di luce e ombra vanno a formare il quadro, l’esperienza che attiva nell’ospite, un viaggio polisensoriale. Miglietta Associati hanno sviluppato un progetto che sembra evocare il sapore spaziale e l’attenzione ambientale, racchiusa nell’esperienza artistica di Enrico Castellani, grande artista “povero”.

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concorsi

Sotto i tigli

Michele Cuonzo

Il progetto vincitore per Piazza Matteotti a Ruvo di Puglia scolpisce un nuovo spazio dedicato all’incontro e alla relazione

Intervento: primo classificato concorso di idee: riqualificazione di due piazze del nordovest barese Luogo: ricordo della Torre pilota, piazza Matteotti Ruvo di Puglia Progettisti: Michele Cuonzo (capogruppo), ing. Piervito Tullo, arch. Rosa Mastrandrea Committente: Fondazione Nasti – Onlus con il patrocinio Regione Puglia, provincia di bari, Comune di Ruvo di puglia, Comune di Trani Anno di redazione: 2001

Testo: Lucia Maracci

Chi non ricorda con nostalgia il piacere di spendere lunghe ore in piazza, al fresco a chiacchierare nelle sere d’estate, fino a che non si accendono le luci dei lampioni e dalle finestre aperte si sente l’acciottolìo delle stoviglie? Anche su una superficie ampia come quella oggetto di questo concorso si può ricavare uno spazio circoscritto e accogliente che inviti i passanti a sostare e incontrarsi, un posto dove darsi appuntamento. Piazza Matteotti a Ruvo di Puglia, già Piazza Castello - senza contare almeno un paio di altri toponimi - è uno spazio attualmente indifferenziato, circoscritto da fabbricati risalenti a epoche diverse, delimitato da vie di traffico organizzate in una viabilità anulare. Sembra, insomma, un posto davvero in cerca, denominazione toponomastica a parte, di una sua individualità. Ma è anche luogo di passaggio e di sosta, molto frequentato per la presenza degli uffici comunali, ospitati nel pregevole Palazzo Avitaja, di alcuni esercizi commerciali e servizi, di Palazzo Melodia, della seicentesca chiesetta di S. Rocco e della chiesa del Redentore. La piazza in sé è stata prodotta da una sottrazione di elementi: il castello e le mura medioevali, con la Porta e la Torre del Pilota di cui la città visse il crollo a fine Ottocento. Permangono alcune tracce storiche, come un terrazzamento che aveva la funzione di camminamento esterno del castello, e in seguito è stato inserito nel disegno architettonico del prospetto nord della piazza come basamento di edifici nobiliari. Il progetto, elaborato dal gruppo di progettazione coordinato da Michele Cuonzo, muove dal desiderio di restituire identità a una piazza orfana di tanti segni. Allora erano margini e barriere, oggi assenze che segnano il limite fra il nucleo medievale e l’espansione ottocentesca. La nuova piazza, pensata come un bassorilievo scavato, formella o intarsio nella trama esistente

delle città consolidata, segue la pendenza naturale del terreno e fa riferimento a due assi principali: l’asse orientato verso la chiesa del Redentore e l’asse di corso Cotugno, segnato da una serie di setti disposti come frammenti di volumi emergenti dal terreno a segnare l’area carrabile che collega il corso a via De Gasperi. A differenza dei percorsi pedonali, con conci diversamente orientati, le superfici della piazza e delle vie percorribili in auto sono trattate uniformemente. Ma nella pavimentazione dal disegno unitario si distinguono segmenti di linee frantumate, a eco delle direttrici contrapposte che orientano i setti: sono inclusioni di travertino disposte a comporre disegni frammentari sulla superficie in pietra di Trani. Rispondendo alle istanze del concorso bandito dalla Fondazione Nesti, che prevedeva la riproposizione delle tracce storiche della Torre del Pilota e delle mura medioevali, i progettisti hanno segnato l’impronta dell’assenza con una sottrazione di volume proprio dove sorgeva la torre, ricavando così una “piazzetta” ribassata qualche decina di centimetri sotto il piano della pavimentazione, tanto da consentire la seduta comoda lungo il perimetro, e orientando lo spazio con un taglio nella pavimentazione che conduce lo sguardo al prospetto più scenografico della piazza. A chiudere la quinta su corso Gramsci è disposta una fila di tigli ed è prevista la collocazione di una fontana. Si realizza così un angolo raccolto, quasi domestico, in cui i ragazzi possano fermarsi a chiacchierare la sera. Nelle intenzioni dei progettisti, pur proponendo il disegno scheggiato e frammentario degli elementi compositivi, rivive il mito della piazza italiana di inizio secolo, con il fruscio e il profumo inconfondibile di primavera dei tigli, la fontana che mormora incessantemente e le tracce del passato a occhieggiare da dietro le gelosie.


Schizzi di studio; elaborati grafici di progetto con l’inserimento della piazza nel contesto urbano.

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concorsi

Rosa Pagliarulo

La riqualificazione del seefront di Messina Marinae a Palermo nel progetto vincitore di Europan 8

Intervento: vincitore del concorso Europan 8 progetto “Sicilia Mia” AM 142 Luogo: lungomare Messina Marinae - Palermo Progettisti: Rosa Pagliarulo (capogruppo responabile), Viviana D’Ambruoso, Paola Recchia, Francesco Sinisi Collaboratori: Manlio Di Dio, Lorenza Benegiamo, Roberto Sajeva Consulenti: Francesco Defilippis, Michele Montemurro Anno di redazione: 2006 Costo: 4.500.000,00 euro

Testo: Lucia Maracci

Contrasti mediterranei

Il mare, a guardarlo da terra, è davvero una cosa immensa. E se, come a Palermo, la prima terra che ti sta di fronte è lontana parecchie miglia di navigazione, ti sembra proprio di non poterne afferrare la fine. Questo progetto prova a misurare lo spazio e prova a dirci anche la distanza che c’è fra camminare sull’acqua, sprofondare nella terra e arrampicare il cielo. In effetti, sono le contrapposte suggestioni che allestiscono il fronte mare e risolvono la riorganizzazione del tessuto urbano ad emergere per prime dalle planimetrie e dalle sezioni di questo progetto “giovane” e quasi tutto al femminile dell’équipe di progettazione costituita da architetti formati al Politecnico di Bari, che ha come capogruppo Rosa Pagliarulo. Sul mare campeggia la collocazione di due pontili, dominati ciascuno da una torre-faro. Questi, con il molo di ampliamento del porticciolo di Bandita, misurano e delimitano l’intervento a nord-ovest e sud-est e insieme all’asse del lungomare fanno da sistema cartesiano di riferimento del progetto. Nella città, altrettanto sorprende la scelta di una trama sotterranea di percorsi e spazi che indaga le radici di una periferia di margine e ricuce dalle fondamenta un tessuto sdrucito di borgate di case popolari avvilite dall’abusivismo e dalla speculazione edilizia. Materiali impalpabili giocano a modulare gli spazi: luce spalancata, raddoppiata dal riflesso dell’acqua, e ombre lunghe, tagliate a spigolo vivo. Il progetto sostiene con ostinatezza l’ipotesi che la città debba riprendersi il mare. Protendendosi al largo con i pontili e innalzando torri (nei portolani dei navigatori sono “punti cospicui”, questi riferimenti a terra per orientarsi sottocosta) la terra richiama a sé il mare con simboli e linee lanciate come lenze gettate a pescare. Ma anche il mare entra a terra, e impronta di onda sulla battigia - una fascia di terra è lasciata alla

vegetazione spontanea, libera da forme urbane. Da qui, una banda di costa è dedicata a strutture sportive e al teatro all’aperto, in testa a via Diaz, e alla reintepretazione del modello della riviera con una ampia passeggiata alberata parallela a via Messina Marinae. Nella parte centrale del litorale si collocano gli interventi più rilevanti. Nell’ambito della piastra che scavalca via Messina Marinae (sottoquota, in questo tratto) una ampia agorà di pietra è scavata alcuni metri sotto il livello dell’abitato esistente. Qui si rivela la complessità della struttura pensata “sotto”: verso la città, una strada ipogea collega al tessuto esistente il sistema delle nuove residenze, facendo da spina a patii privati e raccordandosi con rampe inclinate alla rete dei percorsi in superficie. Verso il mare la fascia dedicata alla passeggiata di lungomare accoglie, in spessore, parcheggi sotterranei e altri ambienti a servizio delle attività balneari. La piazza interna, sovrastata da un grande edificio a uso pubblico che replica la scala degli edifici circostanti, emerge a quota zero e idealmente si dilata e si affaccia sul mare con passerelle e gracilissimi padiglioni. Per la progettazione edilizia, in mancanza di un modello formale rintracciabile nell’intorno, il disegno delle palazzine adibite a residenza assume e interpreta uno schema arcaico con la giustapposizione “a catasta” di volumi semplici. La stessa struttura è replicata a una scala espansa nell’edificio centrale della piazza. Qui, l’uso di brise soleil alleggerisce i volumi e ne attenua la verticalità, listando con ombre volubili gli spazi interni. Il progetto complessivo risolve il tema dell’urbanità come sintesi fra spazi della vita collettiva e ambienti del privato e si relaziona all’esistente con decisione e leggerezza, nella manifesta ricerca di equilibrio fra edificato e componenti naturali del paesaggio.


Veduta generale dell’intervento per il Lungomare di Messina Marine.

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In questa pagina il lungomare visto da una delle torri–faro; sezione trasversale dalla strada commerciale fino al mare e sezione longitudinale sulla strada commerciale. Nella pagina accanto pianta dell’intervento alla quota del nuovo Lungomare.


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tesi

Restaurare il moderno

Da una tesi di laurea del Politecnico, un progetto che offre interessanti spunti per l’Ospedale Domenico Cotugno

Testo: Lucia Maracci

Nel 2005 un gruppo di laureandi del Politecnico di Bari ha discusso una tesi di Architettura che, sotto la supervisione dei relatori, professori Menghini, Netti, Paris, Raffaele, affronta il tema, non facile, del restauro di un edificio moderno. La disciplina è vasta e complessa, e la casistica di riferimento è ancora modesta. DO.CO.MO.MO. Italia ha attivato da anni il confronto multidisciplinare delle esperienze per la valorizzazione delle opere dell’architettura moderna, ma l’esplorazione del tema è tuttora in corso e la rivalutazione di progettisti e di opere meno noti apre a numerosi argomenti di ricerca. La tesi di laurea, che ha ad oggetto l’ospedale “D. Cotugno” di Bari, già Istituto Sanatoriale, ha portato avanti questa idea di rivalutazione del moderno dall’analisi dei documenti amministrativi storici fino al progetto del restauro, e dedica una parte consistente del lavoro all’esposizione della metodologia. Si sottolinea, da subito e con forza, l’enorme rilevanza che ha l’indagine storica complessiva, critica e specifica, in un lavoro onesto e competente di restauro, anche in termini di tempo e di risorse. La necessità di ricostruire tutti gli aspetti e, perché no, i valori - o i disvalori - etici e le istanze politiche nel quadro dei quali si inserirono idea, progetto e realizzazione, porta ad allargare lo spettro della ricerca a campi i più vari. Si rileva l’utilità per il progetto della quantità di schizzi, calcoli, fotografie e carteggi che è possibile reperire negli archivi di architettura per ricostruire, quasi giorno dopo giorno, la storia di un edificio, della committenza, delle imprese e finanche delle maestranze occupate nella costruzione. Ma non sono stati così fortunati i giovani architetti Maria Filomena Genzano, Maria Luongo, Maria Bruna Lunalbi, Antonella Mastronardi, Francesco Marzulli, Tiziana Mennuni, Azzurra Sylos Labini che non hanno

potuto contare su tanta abbondanza di dati. Un po’ perché così succede per edifici ritenuti secondari, se non addirittura privi di valore artistico, nello scenario della produzione architettonica. Un po’ perché la destinazione e la funzione sociale dell’edificio - accogliere malati di tubercolosi, a quei tempi vera piaga – deve aver generato una sorta di tabù, il che ha fatto sì, a esempio, che dell’edificio essi non siano riusciti a reperire alcuna foto d’epoca. L’approfondita ricerca storica li ha portati comunque a scartabellare fra i vecchi atti di quello che allora era chiamato I.N.F.P.S. (l’Istituto Nazionale Fascista di Previdenza Sociale), e di molti altri archivi, per arrivare a decifrare le sovrapposizioni di interventi occorsi negli anni e costruire un disegno completo dello stato di fatto su cui attestare le nuove scelte progettuali. È un tema di grande attualità la riconversione delle strutture ospedaliere, edifici pubblici di grande dimensioni che si portano dietro inesauribili problemi tecnico-progettuali, e l’esigenza del rispetto di norme che poco spazio lasciano all’autonomia del progettista. Fondamentale riferimento del progetto rimane quello dei dieci principi informatori individuati da Renzo Piano su incarico del Ministero. Fra questi Urbanità, che introduce al concetto di ospedale aperto al contesto della città che lo accoglie; Innovazione per cui la flessibilità si declina in una logica di “preveggenza” delle future necessità di adeguamento tecnologico, dimensionale, organizzativo; Umanizzazione per fa sì che il malato sia circondato da un ambiente confortevole e sicuro e in cui siano garantite efficienza e riservatezza, in un’ottica di centralità del paziente. Anche in risposta a questo principio, il progetto degli interni propone una articolazione “a scatole” delle camere di degenza e dei relativi servizi, con una studiata

Maria Filomena Genzano, Maria Luongo, Maria Bruna Lunalbi, Antonella Mastronardi, Francesco Marzulli, Tiziana Mennuni, Azzurra Sylos Labini Università: Politecnico di Bari Corso di laurea: Architettura Titolo: Riqualificazione architettonica del centro ospedaliero Domenico Cotugno di Bari Progettisti: Maria Filomena Genzano, Maria Luongo, Maria Bruna Lunalbi, Antonella Mastronardi, Francesco Marzulli, Tiziana Mennuni, Azzurra Sylos Labini Argomento: restauro dell’architettura moderna mediterranea Relatore: prof.ssa Anna Bruna Menghini, prof. Lorenzo Netti, prof. Spartaco Paris, prof. Domenico Raffaele Anno accademico: 2004 - 2005


Immagine d’archivio dell’ospedale di Cotugno di Bari.

variazione dell’altezze interne. I percorsi per i visitatori sono distinti da quelli per i medici, adiacenti ai quali sono i servizi per il personale. Il piano attico ospita strutture dedicate per il ricovero dei bambini: stanze che sono come piccoli monolocali con cucina e ampie sale dove giocare. Scelte tecniche e di orientamento permettono di sfruttare l’illuminazione naturale quasi come supporto terapeutico, suggerimento che proviene dall’originaria funzione di sanatorio del Cotugno. Le attività sono disposte per blocchi funzionali, anche allo scopo di ottenere una leggibilità planimetrica chiara: sul lato sud dell’edificio le degenze e sul lato nord l’amministrazione, i laboratori di ricerca, e gli spazi comuni a disposizione dei professionisti. Fra questi, che comprendono i servizi di archivio e deposito al piano interrato e i laboratori specialistici nei piani intermedi, si prevedono una biblioteca e aule per riunioni e convegni, disposti al piano rialzato con accesso indipendente. Il sistema delle attrezzature impiantistiche e degli spazi operatori e le funzioni di servizio sono ricavati dal raddoppiamento in pianta della linea di recinzione, su due lati del lotto. Qui, nuovi volumi di modesta altezza addossati al lato interno della recinzione realizzano una vera e propria “cintura attrezzata” che fa da sistema connettivo ospedale/città. La hall si configura come un ampio spazio pubblico intorno al quale si organizzano i diversi spazi funzionali. L’antica pavimentazione e lo scalone monumentale sottolineano l’unicità di questa area, tutta dedicata all’accoglienza dei pazienti e delle loro famiglie. Proprio nella ricerca di un più umano rapporto con il malato e della equilibrata relazione con il contesto cittadino, la tesi di laurea per l’Ospedale Cotugno di Bari propone, insomma, una sobria e funzionale soluzione di restauro del moderno.

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Planivolumetrico stato di fatto e di progetto; veduta a volo d’uccello dell’area di progetto.


Prospetto laterale del braccio trasversale; scorcio delle logge per la cura elioterapica.

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Nella pagina accanto pianta piano seminterrato di progetto - le sale operatorie; pianta primo piano di progetto. In questa pagina ricostruzione stato originale - prospetto principale; sezione prospettica di progetto.

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Nella pagina accanto disegni di progetto: sezione longitudinale e sezioni trasversali. In questa pagina prospettiva con sistemazione dell’area fronte nord; ricostruzione stato originario - dettaglio della serranda; progetto per i balconi elioterapici.

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Houdini, il bagno trasformista

Magiche trasformazioni

Gruppo Quid presenta “Houdini, il bagno trasformista”, il concorso internazionale di architettura e design alla ricerca di soluzioni stupefacenti e all’avanguardia

Testo: Francesca Pieroni Foto: Beatrice Pediconi, Giovanni Ghiandoni

Da sempre attento alle soluzioni dell’arredo bagno attraverso le riviste tematiche Design Plaza e Progetti, e la promozione di eventi e concorsi, Gruppo Quid, in collaborazione con le aziende partner dell’iniziativa, indice un concorso internazionale di progettazione dal titolo “Houdini, il bagno trasformista”. Protagonista assoluto delle ultime tendenze in fatto di benessere e salute psicofisica, l’ambiente bagno diventa attore principale di questo nuovo appuntamento, che, dopo il successo di “Zodiac, sotto il segno del bagno”, il concorso vinto da Francesco Paolo Picella con Etna il bagno vulcanico dedicato all’eterno richiamo fra acqua e fuoco, lancia il nuovo happening dedicato a tutti i progettisti che vorranno presentare le loro magiche idee a “Houdini, il bagno trasformista”. Gruppo Quid torna a monitorare la creatività dei progettisti internazionali invitandoli ad una nuova ricerca estetica e formale mirata alle più aggiornate esigenze dell’ambiente bagno. Una nuova iniziativa, dunque, che esalta le diverse personalità di questo luogo/non luogo, magico quanto concreto, dove il carattere e lo spirito si mescolano alla funzionalità e alla tecnologia senza mai rivelare una natura unica e definita. Una nuova iniziativa, questa, che ispirata alle magie del mago più famoso della storia desidera promuovere una ricerca estetica e formale d’avanguardia arricchita da un pizzico di eccentrica fantasia e dominata da immaginazione e trucco. Un concentrato di elementi che miscelati in giuste dosi creano quel meraviglioso legame fra due mondi apparentemente distanti quali l’architettura e la magia per far vivere in maniera immaginifica la metamorfosi, il trasformismo e la versatilità dell’ambiente bagno contemporaneo. Supportato da aziende sponsor che offrono i loro prodotti alla libera interpretazione

dei progettisti e articolato in tre sezioni dedicate al design, l’interior, l’industrial e il restauro decorativo, il concorso ha avuto le primissime elaborazioni realizzate al Macef gennaio 2006 dai designers testiminial scelti per ogni categoria. Testimonial per la sezione di interior design, Giorgio Gurioli e Marco Maggioni propongono un ambiente dedicato alla riscoperta del bagno nella sua dimensione più intima e pura. Ho sete di conoscenza, questo il nome del progetto, propone una dimensione spirituale dove rigenerarsi attraverso le trasformazioni (meta)fisiche dell’acqua nell’eterno passaggio fra sorgente, vapore e condensa. La loro è una proposta rivelatrice di quel simbiotico legame che unisce il nostro corpo e la nostra mente all’elemento che, in libertà, sgorga da scenografiche pareti ricoperte da giunchi e fluttua, invade, e infonde benessere. Rappresentante della stessa categoria dedicata all’interior, Silvia Stanzani elabora invece un progetto dedicato al gioco. Let’s play è infatti un contenitore di ‘qualità del benessere’ fruito e fruibile attraverso volumi semplici ed essenziali che creano percorsi alternativi dove si intrecciano tre elementi diversissimi ma egualmente caratterizzanti: evoluzione, dinamismo, colore. In questo mondo parallelo di grande valore simbolico, le superfici si ricoprono di nuove forme e texture policromatiche che, in un sistema di inebriante dialettica, diffondono una luce ricca di energia stimolante. Testimonial per la sezione di industrial, la famosa coppia di fratelli torinesi, Davide e Gabriele Adriano, esponenti di punta della qualità progettuale e formale del design italiano, interpretano la metamorfosi e il trasformismo progettando un oggetto tipologicamente funzionale all’ambiente bagno che trasformandosi sia creativo assolvendo una nuova dimensione

spazio-temporale; e quindi adatto ad essere inserito in altri ambienti della casa interpretando lo spirito tutto houdiniano che rincorre iperboliche trasformazioni. Nel bagno Oplà, lo spazio concepito e scandito sulla base della semplice struttura quadrata di Superbox – Adriano design by Lazzari – il rubinetto, elemento scelto dai testimonial per esemplificare la categoria di industrial design del concorso, si trasforma e diventa TacTac. Progettato per essere invisibile e incontestualizzabile, il parallelepipedo con lo sviluppo di un movimento si apre ed eroga acqua per poi richiudersi, scomparire e implodere. Nel caso dei fratelli, la magia si chiama esplosione, estrusione, espulsione per creare una forma decostruttivista che torna poi ad essere invisibile, imploso, contratto e definito in forma rigorosamente geometrica. Testimonial, infine, per la sezione di restauro decorativo, Stefano Bizzarri con Bath garden propone di trasformare il bagno in giardino. Inseguendo la libertà tramite la metamorfosi, il designer proietta la tradizione in una diversa dimensione e dilata lo spazio tramite quinte sceniche che si aprono sul verde e invitano ad esperire una dimensione polisensoriale. La nuova atmosfera permette al progettista di sfuggire i vincoli creando una bellezza rivolta allo stimolo psicofisico dei sensi, esperita fra la scelta del materiale protagonista, un cotto con superficie arricchita da texture particolari, i complementi d’arredo ridotti al minimo indispensabile e un’ambientazione scenica carica di luci filtrate, lampade con diffusione acustica, dettagli materici in calde tonalità contenute da razionali linee disegnative, ovvero sinergie che creano ambienti suggestivi che coinvolgono i sensi del corpo e la sensibilità dell’animo. Attenzione massima, dunque, per Houdini, perché la magia comincia adesso.


Veduta del box espositivo di ‘Houdini, il bagno trasformista’ ai Chiostri dell’Umanitaria 2006; un particolare scorcio dell’allestimento Getti & Oggetti a Macef 2006.

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Ritratto di Stefano Bizzarri, designer testimonial per la sezione Restauro decorativo e la sua proposta Bath garden.

Ritratto di Silvia Stanzani, designer per la sezione Interior design con accanto la sua idea per Houdini: il bagno Let’s play.

Ritratto di Giorgio Gurioli e Marco Maggioni, testimonial della sezione di Interior design e il bagno Ho sete di conoscenza.

Ritratto di Davide e Gabriele Adriano, testimonial per la sezione di Industrial design con TicTac, il rubinetto ‘trasformista’.


Concorso Internazionale di Interior Design, Industrial Design e Restauro Decorativo dedicato al mondo del bagno per informazioni:

Gruppo Quid +39 0721 42501

in collaborazione con



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Aziende Partner


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Ime

Ime spa Zona Industriale Complanare S.P. 231 (ex S.S. 98) 70038 Terlizzi (BA) tel. 080 3540401 - fax 080 3540437-3518218 info@gruppoime.it - www.gruppoime.it

Progetto Giuseppe Romanazzi Collaboratore Antonio Romanazzi

Identità unica Gruppo IME è una realtà imprenditoriale di successo nata dall’incontro di un affiatato team di personalità, oggi leader di settore e punto di riferimento per tutto il centro/sud. L’equipe che costituisce il nucleo direttivo, si caratterizza per energia, originalità, professionalità, curiosità, intraprendenza e capacità strategiche, elementi che hanno strutturato nel tempo un insieme di valori identitari e riconoscibili sia dal cliente che dagli addected. Un mix di stimoli, che può definirsi come etica qualitativa, perché negli anni IME ha perseguito la formazione e la ricerca adattando la propria organizzazione anche alle nuove forme di comunicazione. Lo showroom di IME, vero e proprio centro integrato per l’edilizia capace di forti economie di scala, copre una superficie espositiva di oltre 8000 mq, organizzata nel suo svolgimento scenico dall’architetto Giuseppe

Romanazzi. La filosofia del suo progetto, volutamente teatrale, scenografico e sensoriale, presenta le sale espositive all’interno di un percorso/galleria che si snoda fra gli ambienti attraversando i diversi settori merceologici con una poliedrica rosa di scelte: dalla ceramica al mosaico, dal marmo al parquet, dal grès al cotto, alla pelle per i rivestimenti; ed ancora l’arredo bagno, i sanitari, gli idromassaggi, i camini, le stufe, le porte interne e blindate, gli infissi in legno ed alluminio, le cucine, i complementi d’arredo e l’arredo giardino. E proprio come recita il pay-off aziendale, “IME, i Tuoi Desideri, le Nostre Idee”, l’utente incontra uno staff di consulenti professionale e coinvolgente, in grado di rispondere appieno alle esigenze contemporanee del ‘vivere la casa’, sia nella forma estetica che in quella funzionale, lasciando che l’allestimento, spazialmente definito da


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quinte, cromaticamente caratterizzato da colori che interagiscono con il contenuto dello spazio e preziosamente illuminato, esalti il prodotto e lasci sognare. Perché arredare la propria casa significa anche lasciarsi stimolare dalle sensazioni, attrarre da atmosfere rarefatte e sentire la matericità e la lavorazione particolare di certe proposte. Ovvero significa anche continuare ad alimentare i propri sogni con qualcosa di unico. In tutto questo emerge il carattere del Gruppo IME, che proprio quest’anno ha festeggiato il Ventennale con una serata/evento, un’importante occasione di incontro e scambio con guru del design come Perry King e Santiago Miranda, imprenditori, fornitori, clienti, amici e colleghi, per condividere la “IME/Revolution”, mission aziendale fondata sul dinamismo e la capacità di cambiamento per riaffermare la propria Identità Unica.


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Idee e architettura Il progetto espositivo dello showroom IME fra concept spaziale e suggestioni sensoriali Idea, sensibilità e percezione visiva. Dal connubio dei tre elementi nasce il progetto di ristrutturazione degli spazi e di rielaborazione della stessa filosofia espositiva dello showroom IME, attraverso un sapiente processo di “recupero della scena”. Intervenendo infatti sul corpo di fabbrica preesistente, il progetto dell’architetto Giuseppe Romanazzi ha originato un unico ambito spaziale, dove

Foto: Elena Zita - Conversano Bari

si fonde l’idea di un percorso all’interno di una galleria definita ed univoca interrotta da veri e propri momenti scenici. Nel corso del suo svolgimento si trovano eventi o nuclei tematici in cui ogni oggetto, forma e materia che sia, si rende significante di ciascuno scenario nel quale è ospitato e della sequenza, obbligatoria, dei punti di vista che il percorso offre.L’architettura, condizionata dai

due grandi blocchi sviluppati su due livelli e vincolata tanto al preesistente quanto al carattere stesso della struttura, diventa quindi nuovo spazio scenico, intrigante, suggestivo, istantaneo; lungo questo percorso, gli spazi, articolati fra galleria ed eventi e definiti dal fluido disporsi di quinte, impianti che frammentano lo spazio creando inediti punti di vista e nuovi ambiti nei quali entrare in


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contatto con la materia, l’oggetto, la forma, diventano il nucleo centrale e ideale in cui convogliare l’incontro fra il mondo dei desideri ed il mondo delle idee. Ovvero, lo spazio e l’architettura danno forma, nuova, al mondo della bellezza. E come la distribuzione dello spazio e gli accorgimenti progettuali sono gli strumenti che delineano la forma, la luce, naturale ed artificiale e i colori delle superfici architettoniche sono gli elementi che definiscono l’immagine e le suggestioni, giocando un ruolo tra “l’architettura che mostra” e “quella che fa mostra di se stessa”, dando corpo agli oggetti, alle superfici rivestite di materia ed ai contenitori che li espongono; contenuto e contenitore focalizzano gli oggetti mentre la luce diffusa illumina il percorso dello showroom. La necessità di realizzare l’incontro di mondi differenti, ha stimolato la ricerca di un ideale connubio tra più ele-

menti: materia, forma, colore, immaginazione, razionalità e irrazionalità, architettura e spazi e non potendo variare la modalità di rapportarsi tra il visitatore e l’oggetto si è intervenuti sulla variabile spaziale, dove è lo spazio architettonico dell’esposizione che mutando genera nuove modalità di esporre, modificando il rapporto persona/oggetto/spazio. All’allestimento spetta il compito di stabilire il contatto tra materia, oggetti, ambienti diversi, consentendo al visitatore che attraversi i due grandi “ponti” espositivi di immagazzinare informazioni, mettere a confronto soluzioni, elaborare e modificare. Le quinte, i “punti di vista”, sono studiati in modo da non svelare contemporaneamente materia e oggetti se non attraverso un suggestivo gioco tra visitatore, oggetto e spazio dispiegato lungo il percorso, rompendo con la tradizione espositiva statica, con l’intreccio di

abitudini di accostamenti seriali di materiali, con modi di organizzare e di vedere gli oggetti all’interno della struttura espositiva quali cose morte, animandoli ed avvicinandoli per quanto possibile alla loro realtà finale. Lungo il percorso trovano spazio, in isole e spazi neutri, anche immagini a tutta parete, simboli di comunicazione associati a didascalie appena accennate, funzionali alla percezione della mission aziendale perché venga trasmessa al visitatore. Ideato per rispondere alle più recenti esigenze di mercato, lo spazio realizzato dall’architetto Romanazzi opera un connubio formale e concettuale fra ambiti diversi e realizza proprio in questo alchemico scambio il concept progettuale. L’ architettura diventa palcoscenico delle idee; le idee divantano architettura in mostra.


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Albatros

Domino srl via Valcellina, A-2 - 33097 Spilimbergo (PN) tel. 0427 594111 - fax 0427 50304 info@dominospa.com - www.albatros-idromassaggi.com

Cube Zone. Un salto evolutivo nel mondo del wellness. Cube Zone è spazio totale del benessere. Vasca e doccia non sono più elementi che entrano nel bagno come singole unità, ma compongono un sistema che li integra tra loro e li relaziona a tutto lo spazio in cui agiscono. La tradizionale plastica è limitata alle funzioni per le quali risulta indispensabile per questo Cube Zone è composto da elementi realizzati con materiali di valore quali finiture teak, rovere sbiancato, wengè, cristalli

trasparenti e satinati e alluminio cromato. Gli elementi funzionali (rubinetterie, comandi, ecc.) non ingombrano e non sono mai esibiti, ma contenuti nelle soluzioni di un design essenziale e rigoroso. Cube Room è progettata per chi vuole uno spazio esaustivo, tutto destinato alle varie funzioni del benessere ottenuto attraverso l’energia vitale dell’acqua. E’ concepita quale area globalmente dedicata al wellness e quindi distinta da quella

igienica, perché dedicata a momenti emotivamente più intensi e ad azioni più complesse. La doccia è di comoda abitabilità con installazione a muro oppure ad angolo. Variano la lunghezza del box e la posizione della porta. Si può scegliere la versione completa con la parete attrezzata, oppure quella dotata di solo piatto e chiusura. I piatti, in Cristalplant di colore bianco o nero, si scelgono ad incasso o appoggiati al pavimento,

in due diverse possibili altezze, abbinati a pedane modulari in Cristalplant di colore bianco oppure rivestite con le doghe in similteak (identiche a quelle che rivestono la parete attrezzata). Infine due modelli di vasca, singola e doppia, con o senza idromassaggio. Le fiancate sono disponibili nelle finiture teak, wengè oppure rovere sbiancato e possono rivestire tutti e quattro i lati per un’installazione anche a centro stanza.


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Bisazza

189 Bisazza Spa viale Milano, 56 - 36041 Alte di Montecchio Maggiore (VI) tel. 0444 707511 - fax 0444 492088 info@bisazza.com - www.bisazza.com

Spazio Bisazza Milano via Senato, 2 - 20121 Milano (MI) tel. 02 76000315 - fax 02 76395994 bisazza.milano@bisazza.com - www.bisazza.com

BISAZZA MOSAICO 2006: Aria, Vetricolor, Le Gemme, Oro, Smalto, Gloss, Opus Romano Bisazza arricchisce la collezione in mosaico di vetro con una nuova serie di dodici miscele composta con Aria (formato 20X20 mm) - il mosaico di vetro trasparente disponibile in quindici colori in tinta unita dal timbro limpido e luminoso – mescolato ad altre tipologie di prodotto, come Le Gemme, Gloss o Smalto. La serie Vetricolor (formato 20x20mm, 10x10mm; spessore 4-4,5 mm) è il mosaico di vetro in

tinta unita costituito da tessere quadrate, con bordi leggermente arrotondati. Il mosaico Oro, (formato 20x20mm, 10x10mm; spessore 4-4,7 mm) tagliato e lavorato a mano con una foglia d’oro 24 Kt inserita fra due vetri di protezione rappresenta la proposta Bisazza più preziosa per i pavimenti. Per i rivestimenti Bisazza propone il mosaico Oro Bis, (formato 20x20mm, 10x10mm; spessore 4 mm) lavorato come la

Summer Flowers, decoro in mosaico di vetro Bisazza, collezione Opus Romano, 12x12 mm, design Marco Braga. Prezzo al pubblico su richiesta. Location: Hotel Una Vittoria, Firenze. Architetto: Fabio Novembre.

serie Oro. Si distingue dal primo per spessore e regolarità delle tessere quadrate bisellate. La serie Mix Oro (formato 20x20mm) propone una cartella di dodici diverse miscele composte con collezioni Oro Bis, Smalto (mosaico di vetro trasparente e smalti, in ventiquattro colori in tinta unita), Le Gemme (il mosaico miscelato con la pietra avventurina), Gloss (la collezione per rivestimenti di aspetto iride-

scente e brillante proposta in dodici colori in tinta unita, dal timbro morbido e delicato). Per i pavimenti ad alto traffico, Bisazza propone Opus Romano, (formato 12x12 mm, spessore tra 8 - 8,5 mm), il mosaico di smalto veneziano, costituito da tessere quadrate montate su fogli di rete. Per la posa del mosaico, Bisazza propone tre prodotti: lo stucco colorato Fill, il collante Start ed il lattice Up.


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Brix

Brix srl via Circonvallazione N/E, 116 - 41049 Sassuolo (MO) tel. 0536 812426 - fax 0536 812680 info@brixweb.com - www.brixweb.com

NUDO Claudio La Viola Design 2005 “Volevo camminare sulla sabbia. Sabbia che cambia colore a seconda del posto in cui si trova. Sabbia che ho mescolato creando delle geometrie semplici. Sabbia ridotta a nuda materia.” Claudio La Viola

60x60; 30x60; 4,8x60; Slash (trapezio: 9,4 - base minore; 20,4 – base maggiore; 60 – altezza). La superficie ottenuta con una particolare tecnologia pressando pigmenti e granuli di impasto colorato, garantisce un’ot-

tima resistenza all’usura superficiale. I formati 60x60 e 30x60 sono squadrati: possono quindi a piacere essere posati anche senza fughe. Il particolare formato (60x60) e le caratteristiche tecniche lo rendono perfettamente utilizzabile

anche per pavimentazioni sopraelevate (pavimenti flottanti). Il formato 4,8x60 è utilizzabile anche come battiscopa. I formati 4,8x60 e Slash non essendo squadrati devono essere posati con fuga.


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Calibe

SILANUS di Calibe, l’evoluzione del Leak-Free Realizzato completamente in acciaio inox e cristallo, installabile senza silicone e senza guarnizioni di plastica. Se vi preme l’igiene assoluta, prima di installare un piatto doccia ed una cabina qualsiasi, pensate ai grandi vantaggi che offre il sistema brevettato Leak-Free.

Calibe srl via Sant’Apollinare, 687 - 40050 Castello di Serravalle (BO) tel. 051 6705383 - fax 051 6705377 info@calibe.it - www.calibe.it


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Ceramica di Treviso

“Collezione Atlante” Formato 1x1 Rosso Siso, Melanzana

Ceramica di Treviso via Martin Luther King, 22 - 31050 Villorba (TV) tel. 0422 608500 - fax 0422 608317 info@ceramicaditreviso.it - www.ceramicaditreviso.it

Mosaico: “COLLEZIONE ATLANTE” Unico mosaico di argilla capace di uno spettro tonale dai decisi accenti cangianti, dal disegno compositivo degli elementi che lascia libera interpretazione formale e di posa, la naturalità dell’argilla nel rispetto dell’ambiente vissuto e di relazione. Il Mosaico “1x1” si caratterizza per il disegno irregolare della superficie, costituito da tessere realizzate ed applicate appositamente per riprodurre l’irregolarità propria

“Collezione Atlante” Formato 1x1 – 10x10 – 1x2 mosaico intreccio Rosso Corallo Formato 1x1- 1x2 mosaico intreccio Grigio Luna

del vero mosaico.Tale effetto permette alla luce di adagiarsi sulla superficie, di percorrerne le asperità creando effetti di chiaro/scuro capaci di re-interpretare lo spazio interpretato. Dopo anni di “non colore”, di proposte in grigio e di bianco, il settore ceramico conosce una nuova primavera con la proposta delle 15 tonalità della Collezione Atlante: studiate ponendo la massima attenzione alla composi-

zione chimica di ogni tinta, la proposta si rifà ai colori della fascia del Mediterraneo, ai colori ed alle nuances capaci di cambiare in intensità e forza al breve apparire di una nuvola in cielo. Ed ecco che ogni superficie, da ogni singola tessera del mosaico a quella più ampia di un fondo in 20x60 cm, ha in sé la capacità di mutare in luminosità e contrasto al solo apparire di un raggio di sole che impunemente

“Collezione Atlante” Formato 1x1 Melanzana, Rosso Siso Formato 10x30 Rosso Siso

la solca: è sufficiente ruotarla alla luce ed il colore di superficie, cangiando, disegna nuovi spazi ricchi delle sensazioni di paesi lontani. I 15 colori della collezione Atlante sono: Cromo, Bianco Ostuni, Bianco Cera, Grigio Luna, Grigio Lava, Melanzana, Terra di Bukkuram, Rosso Siso, Rosso Corallo, Arancio Salamanca, Mieledoro, Verde Lime, Azzurro Bersabea, Blu Splendente, Blu di China.


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Ceramica Sant’Agostino

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Ceramica Sant’Agostino via Statale, 247 - 44047 S. Agostino (FE) tel. 0532 844111 - fax 0532 846113 info.italia@ceramicasantagostino.it www.ceramicasantagostino.it

LASER: il rigore dell’acciaio per ambienti di ultima generazione L’acciaio, materiale principe dell’architettura contemporanea, interpretato attraverso la tecnica del gres porcellanato colorato a tutto impasto, ha ispirato la collezione LASER: una serie estrema, dal carattere forte che riflette le tendenze dell’arredamento e del vivere metropolitano. Studiata principalmente per il pavimento è ideale anche per creare rivestimenti in ambienti particolari. Nella versione Bronzo, ad

esempio, l’irregolarità della trama di superficie, trasmette la sensazione “invecchiata” della lavorazione acidata delle lastre metalliche; i toni grigi e le tinte chiare e neutre interpretano le ultime tendenze del pensiero architettonico nella realizzazione, ad esempio, di grandi ambienti, spazi di ritrovo, showroom o locali notturni. Grazie ai due particolari formati 45x90 e 60x60, all’unicità dellla mattonella 22,5x90

(novità assoluta per la ceramica Sant’Agostino), al mosaico a mattoncino su rete 30x30 e a particolari elementi decorativi essenziali, LASER consente la realizzazione di motivi insoliti e originali, sia nel pavimento che nel rivestimento. La linea propone quattro diverse varianti cromatiche con effetti di superficie diversi tra loro. Tutti i formati sono disponibili in versione rettificata.


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Ceramiche Ascot

Innovazione e dinamismo sono per Ascot Ceramiche le parole guida che caratterizzano ogni proposta aziendale, dalla ricerca tecnologica allo stile che contraddistingue i propri prodotti e servizi, nei quali nuovamente si rispecchia l’immagine rigorosa e raffinata di Ascot. Un ulteriore traguardo

Ceramiche Ascot S.P.A. via Croce, 80 - 41014 Solignano (MO) tel. 059 778411 - fax 059 778444-43 info@ascot.it - www.ascot.it

che testimonia la coerenza e l’impegno di questa azienda nel perseguire la propria filosofia progettuale e produttiva. Ascot Ceramiche si avvale oggi di due stabilimenti nei quali si realizza interamente la ricerca e la produzione di grès porcellanato e BITECH® ceramica porcellanata.


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Ceramiche CCV Castelvetro

195 Ceramiche CCV Castelvetro S.p.A. Strada Statale 569, 173 - 41050 Solignano di Castelvetro (MO) tel. 059 778511 - fax 059 778571 info@castelvetro.it - www.castelvetro.it

ONE Prima collezione di CCV Castelvetro , studiata per la realizzazzione di ambienti contemporanei , uno stile moderno che non dimentica la tradizione, un’eleganza essenziale per oggi e domani. One, in gres porcellanato, ha ottenuto ottimi risultati nelle prove di laboratorio: BCR, Pei, ingelività, assorbimento d’acqua, carico di rottura, rilascio di piombo e cadmio. Cinque

sono le varianti di colore, Light, Sand, Desert, Grey Dark, Stream e cinque sono i formati disponibili, 50,2x50,2 - 33,3x50,2 - 16,4x50,2 - 33,3x33,3 - 16,4x16,4. One offre anche un’ampio corredo di decori e pezzi speciali, dal muretto allo stick su rete. One nata per pavimenti da interni ha invece stupito e creato molto interesse anche nel rivestimento.


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Ceramiche Marca Corona

Ceramiche Marca Corona spa via Emilia Romagna, 7 - 41049 Sassuolo (MO) tel. 0536 867200 - fax 0536 867320-51 info@marcacorona.it - www.marcacorona.it

I CIOTTOLI: la nuova collezione di Marca Corona Si ispira ad otto pietre italiane di grande prestigio la nuova collezione di MARCA CORONA. Porfido, pietra di luserna, lavagna, pietra serena, tufo, travertino chiaro, rosa e noce naturale, sono i colori che compongono la collezione I CIOTTOLI. Un

Ciottoli pietra luserna burattato 13,2x13,2 cm, ciottoli tufo burattato 6,4x13,2 cm.

Ciottoli travertino rosa 13x2x13,2 - 13,2x26,4 cm, ciottoli travertino rosa tessere 26,4x26,4, ciottoli vetro red matita 2x26,4.

progetto dedicato agli spazi esterni e interni, ad ambienti residenziali e commerciali che rappresenta la tradizione e la contemporaneità di una materia sempre attuale e di forte impatto decorativo. I Ciottoli sono realizzati in grès porcellanato: un materia-

le eccellente, che esprime caratteristiche e potenzialità tecniche superiori alle pietre naturali e alla normale ceramica. Perfetti per pavimenti e rivestimenti, i Ciottoli hanno due diversi tipi di superficie, naturale e burattata per ambienti dall’effetto

più rustico. I decori, trame, motivi e inserti permettono ampia libertà creativa ed arricchiscono gli ambienti esterni ed interni, tradizionali o contemporanei, con nuovi dettagli di stile. Disponibile nei formati 13x13, 13x26 e 6,5x13 cm.

CIO.TRAVERTINO CHIARO 13

CIO.TRAVERTINO ROSA 13

CIO.TRAVERTINO NOCE 13

CIO.LAVAGNA 13

CIO.PIETRA LUSERNA 13

CIO.PIETRA SERENA 13

CIO.PORFIDO 13

CIO.TUFO 13

CIO.TR.NOCE 13 BURATTATO


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Ceramiche Provenza

197 Ceramiche Provenza srl via 2 Giugno, 13/15 - 41040 Spezzano (MO) tel. 0536 927611 info@ceramicheprovenza.com - www.ceramicheprovenza.com

Live Arredare con un prodotto della serie Live significa evocare all’interno della propria casa tutta la suggestione e la potenza degli elementi naturali riproponendone l’effetto con stupefacente efficacia e forza persuasiva. Il singolare effetto di traspa-

renza, profondità e particolare cromatismo che fa il fascino e l’unicità di Live è frutto di un sofisticato processo di doppia pressatura, condotto nella più scrupolosa salvaguardia delle caratteristiche tecniche e chimico-fisiche del prodotto.


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Duravit

Duravit Italia via Faentina, 213 - 48100 Fornace Zarattini (RA) tel. 0544 509711 - fax 0544 501694 info@it.duravit.com - www.duravit.it

2nd floor Il bagno su un altro piano Progettata da Sieger Design, la nuova serie per il bagno 2nd floor si inserisce nella nuova tendenza che punta ad aprire gli spazi. Ispirata allo studio “private heaven” realizzato da Sieger Design, 2nd floor rende il bagno uno spazio abitativo aperto, integrandolo ad esempio con la camera da letto.

Mobili con finiture in legno, dettagli intelligenti, sanitari in ceramica dalle linee essenziali e al di fuori delle mode, spazi di benessere destinati anche ai veri appassionati di design, 2nd floor ha tutto quello che contraddistingue un classico: linee chiare e proporzioni armoniche. L’am-

pia forma squadrata dell’interno di lavabi,vasche e piatti doccia si rispecchia anche nell’esterno. La serie è studiata per un uso molteplice e logico, sia sul piano orizzontale che su quello verticale. La gamma comprende numerosi pezzi, dal piccolissimo lavamani con base sottolavabo per il bagno

degli ospiti fino alla soluzione grande con lavabo doppio. Grazie alla ricchezza di varianti delle sue superfici in melammina o impiallacciate, opache o lucide, in tonalità chiare o scure, 2nd floor apre la via verso i più svariati universi stilistici, offrendo così la soluzione perfetta per tutti i gusti.


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Fap Ceramiche

VELVET: BLUE – OPTICAL BLUE – SKY MOSAICO

Fap ceramiche via Ghiarola Nuova, 44 - 41042 Fiorano Modenese (MO) tel. 0536 837511 - fax 0536 837532 numero verde: 800 272 248 info@fapceramiche.com - www.fapceramiche.com

Satinato-chic: è la nuova collezione Velvet di Fap Ceramiche Libertà di creare con Velvet, la nuova collezione di rivestimenti e pavimenti per bagni in ceramica rettificata di Fap Ceramiche dalla superficie soft, satinata, estremamente piacevole al tatto come dettano i trend più recenti.Materia che decora... tessuto di toni... giochi di forme... spazi di luce... colore di colori: Velvet è una collezione che soddisfa contemporaneamente la voglia di

VELVET: BROWN – BLOOMY BROWN

matericità, di volumi raffinati e tridimensionali per Melange, di giocosi effetti cromatici giovani e dinamici per Optical, di preziose trame luminose per Bloomy e di inediti abbinamenti di colori e disegni per Chrissy. Esercizi di stile creativi che traggono ispirazione dalle ultime tendenze della moda e del design dove colori, segni, disegni interpretano diversi stili di vita.

Otto le tonalità disponibili: White, Sand, Beige, Brown, Lilac, Spring, Sky, Blue. Tre i formati per i rivestimenti: 30,5x56 e 15x56 rettificati e mosaico (formato 30,5x30,5); per i pavimenti è disponibile il formato 30,5x30,5 rettificato. Tutti sono completati da un’ampia proposta di pezzi speciali come greche, listelli, inserti, spigoli per garantire il miglior risultato estetico e

VELVET: BEIGE – MELANGE SAND

funzionale. Via libera dunque a formati, colori e disegni da abbinare e mescolare per creare ambienti unici e personali. Materie prime altamente selezionate, l’affidabilità e la serietà della produzione di Fap Ceramiche garantiscono nel tempo la qualità della ceramica che caratterizza Velvet. Velvet di Fap Ceramiche: nuove interpretazioni di stile.

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Gervasoni

Gervasoni spa z.i. Udinese - 33050 Pavia di Udine (UD) tel. 0432 656611 - fax 0432 656612 info@gervasoni1882.com - www.gervasoni1882.com

Collezione INOUT Un sapiente gioco di materiali, forme e colori caratterizza la collezione In–Out, pensata sia per l’uso in esterni - terrazze, giardini, piscine - sia per l’arredamento d’interni. Garantisce l’idoneità all’uso in esterno l’oculata scelta dei materiali impiegati. Le parti in legno sono in massello di teak naturale non trattato, essenza resistente al sole e ai rigori invernali. Lasciato grezzo, praticamente senza manutenzione, il teak con il tempo acquisisce una coloritura grigio – argento dovuta all’ossidazione di superficie del legno. Regolarmente trattato con olio di teak invece mantiene l’aspetto originario. Gli elementi in ceramica sono realizzati artigianalmente. Nei processi di creazione, coloritura, smaltatura, il fattore di ca-

Collezione OTTO sualità, sempre rilevante nel “fatto a mano”, fa sì che ogni prodotto sia in realtà un pezzo unico che può presentare irregolarità nella superficie, forme e dimensioni sempre leggermente diverse, tonalità di colore più o meno intense o luminose. Insomma, il “fascino dell’imperfezione”, che rende prezioso ogni manufatto artigianale, caratterizza fortemente questi componenti di In–Out. La pietra, da esterni per eccellenza, e l’alluminio sono gli altri materiali utilizzati per la collezione. L’eleganza delle forme e la possibilità di dotare le sedute di confortevoli elementi imbottiti, trasformano i pezzi della collezione In-Out in raffinati e inusuali arredi per interni caratterizzati dall’attenzione al vivere “naturale”.

Otto è il nome del progetto ideato da Paola Navone e realizzato da Gervasoni, in occasione del Salone del Mobile 1997. La nuova collezione di Gervasoni racconta la storia di incontri tra i mondi occidentale e orientale, apparentemente lontanissimi. E’ una storia progettuale un po’ diversa, forse in controtendenza rispetta alle super ricerche tecnologiche nostrane. La scelta di Otto privilegia il linguaggio della sensibilità e pertanto adotta materiali importanti sotto quest’aspetto: il legno è noce, scuro e solido;: la pergamena intrecciata nasconde minuscoli alfabeti; il cocciopesto e il bamboo pressato a doghe sono utilizzati per i

piani dei tavoli. Vuoti e pieni si alternano, con equilibrio, in ogni pezzo di Otto. Le strutture sono semplici, rigorose, quasi minimaliste. La concentrazione va sul particolare; la tattilità delle superfici, il gioco di trasparenza, gli intrecci e altre invenzioni ricordano atmosfere d’oriente al cittadino del mondo. I colori sono caldi e ancora una volta orientali: senape, arancio, indaco, blu. L’immagine dell’intera collezione, un po’ anni ‘40, è lussuosa e semplice al tempo stesso. Sono divani, poltrone, poltroncine, tavoli, tavolini e sedie, indicatori di nuove tendenze culturali e sociali in cui si sono annullate le distanze, azzerati i confini.


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Gessi

“quando ami per davvero, basta poco per sognare... vuoi svegliarti la mattina e vederla riposare, per avere la certezza che non se ne vuole andare... quando ami per davvero, non ti basterà il futuro, vuoi soltanto avere lei che vale

201 Gessi spa Parco Gessi - 13037 Serravalle Sesia (VC) tel. 0163 454111 - fax 0163 459273 gessi@gessi.it - www.gessi.com

più dell’oro nero... vuoi svegliarti la mattina, respirare il suo cuscino, fisso sul soffitto dire piano è tutto vero, è tutto vero...” Otto Ohm

Design Prospero Rasulo


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Glass Idromassaggio

Glass Idromassaggio via Baite, 12/E - 31046 Oderzo (TV) tel. 0422 7146 - fax 0422 816839 glass@glassidromassaggio.it - www.glassidromassaggio.it

Box doccia ANTHROPOS® di Glass Idromassaggio Libertà compositiva Dalla chiara intenzione “umanistica” di ricollocare l’uomo al centro dell’universo è nato Anthropos ®, il nuovo box doccia multifunzione, progettato per ritrovare nell’acqua e con l’acqua energia vitale e realizzato per essere un importante oggetto di arredo, originale ed esclusivo. Un prodotto dalla doppia personalità e dal carattere innovativo per gli accostamenti “plurimateri-

ci”, finiture in legno e cristallo, che rompe le regole del semplice strumento atto al benessere ed entra con forza nel campo del design, della libertà compositiva, costituita dalla ricerca del nuovo equilibrio di forme e materiali per il consumatore più esigente. L’originale personalità è accentuata dalla versatilità nell’installazione (centro stanza, ad angolo, frontale e laterale), dalle am-

pie superfici in cristallo che consentono una maggiore visibilità interna e facilitano l’adattabilità del prodotto all’arredamento della stanza e dalle molteplici funzionalità dell’oggetto (doccia, idromassaggio, bagno di vapore, aroma terapia, cromoterapia, radio, superfici d’appoggio, vano riscaldato per riscoprire il piacere unico e personale di uscire dalla cabina avvolti da un caldo

accappatoio). Con Anthropos ® l’ambiente bagno diventa il nuovo irrinunciabile centro di gravità della casa; un luogo straordinario in cui corpo, mente e spirito ritrovano l’armonia perduta in mezzo alle pieghe di giornate troppo piene di rumori, voci, luci e pensieri. Un luogo ideale, dove si ritrova, attraverso il benessere del corpo, il filo perduto dell’armonia.


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Hansgrohe

Grazie all’eleganza formale e al loro contenuto emozionale, ogni elemento della linea Axor Massaud riesce nella sfida di trasformare l’ambiente bagno in una sorta di living, un’area abitativa tutta da vivere. Linee morbide e organiche, ispirate dalla natura, dialogano con forme geometriche e rigorose capaci di nascondere un sofisticato contenuto tecnologico. Disposta in modo asimmetrico

203 Hansgrohe srl S.S. 10 km 24,4 - 14019 Villanova d’Asti (AT) tel. 0141 931111 - fax 0141 946594 info@hansgrohe.it - www.hansgrohe.it

rispetto al corpo del miscelatore la generosa e lucente superficie della bocca di erogazione si alza di 40 cm rispetto al piano del lavabo. Si genera così una sorta di nastro d’acqua largo e sottile come quello prodotto in natura dalla caduta dell’acqua da uno scivolo di pietra. La linea di rubinetteria Axor Massaud prevede accessori, doccette e altri elementi dell’arredo bagno coordinati.


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Kaldewei

KALDEWEI Italia s.r.l. via Julius Durst, 44 - 39042 Bressanone (BZ) tel. 0472 200953 - fax 0472 208953 info@kaldewei.it - www.kaldewei.com

Punta Duo 3

Conoduo e Conoplan Conoduo e Conoplan del prestigioso studio di Design Sottsass Associati di Milano, sono i testimonial del prestigioso programma Avantgarde di Kaldewei, appositamente concepito per i clienti più esigenti; gli amanti del design esclusivo possono così inserire nella stanza da bagno un elemento che catalizza l’attenzione, unendo i pregi dell’estetica e del massimo comfort durante il bagno. La vasca da

Conoduo e Conoplan

bagno Conoduo, colpisce per il taglio netto delle sue linee e per l’elegante e puristico linguaggio formale e la sobria forma esterna rettangolare è esaltata dalle sue dimensioni rigidamente geometriche. Il piatto doccia Conoplan è disponibile su richiesta anche con rivestimento sagomato. Un dettaglio inconsueto è rappresentato dallo scarico centrale smaltato e coperto in grado di creare un legame armonioso con il profilo esterno.

Punta Duo 3 in Smalto Kaldewei Splendore inimitabile e qualità unica Le vasche e i piatti doccia in Smalto Kaldewei, come il modello Punta Duo 3, non si distinguono solo per la qualità unica, ma entusiasmano anche per l’impareggiabile varietà delle loro forme e per l’intramontabile eleganza del loro design, creato da prestigiosi studi come Sottsass Asso-

ciati o Phoenix design. Grazie alle speciali proporzioni della miscela le vasche da bagno e i piatti doccia in Smalto Kaldewei sono altamente resistenti all’abrasione, ai graffi e agli urti, stabili ai colori, solidi alla luce e inodori. Sulla superficie incomparabilmente liscia e dura come il vetro l’acqua scivola semplicemente via, portando con se sporco e calcare.


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Laufen

205 Laufen Italia via Faentina, 213 - 48100 Fornace Zarattini (RA) tel. 0544 509711 - fax 0544 501694 info@laufen.it - www.laufen.it

Palomba Collection Arredare il bagno con più libertà Laufen amplia la serie Palomba Collection, inizialmente composta dalla gamma di lavabi e dai mobili coordinati, con le nuove vasche, i piatti doccia, i vasi e i bidet (sospesi e a pavimento) tutti contraddistinti dall’inconfondibile stile dei suoi creatori, la coppia di designer italiani Ludovica+Roberto Palomba. Il loro design oscilla tra forme architettoniche e forme organiche, le stesse che contraddistinguono i lavabi e le bacinelle della serie, premiata appunto per il design. I pezzi ricordano così un cubo, scavato e arrotondato dal-

la forza dell’acqua. Vasca e piatti doccia non sono solo un piacere per la vista, ma anche per il tatto perché sono prodotti in acrilico sanitario, un materiale che risulta gradevole a contatto con la pelle. Ancora più comfort è offerto dalla versione della vasca con il sistema idromassaggio optional. La vasca, nelle dimensioni 180x90 cm, è disponibile nella versione a centro stanza con pannello integrato e in due versioni da incasso con bordo alto 40 o 200 mm. I piatti doccia sono disponibili nelle versioni da 90x90 cm o 80x120 cm.


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Mirage

Mirage Granito Ceramico Spa via Giardini Nord, 225 - 41026 Pavullo N/F (NO) tel. 0536 29611 - fax 0536 29865 infomir@mirage.it - www.mirage.it

Area Un progetto dell’abitare moderno mirato a cambiare il concetto di visione del prodotto ceramico. Un gioco armonioso tra estetica, funzionalità ed innovazione in una forma completamente rinnovata. Una nuova pietra, realizzata pensando prima di tutto a chi dovrà viverla quotidianamente (facile da pulire, inattaccabile dagli acidi,

inassorbente), a chi dovrà posarla (prodotto monocalibro, squadrato e rettificato) e a chi dovrà utilizzarla come strumento creativo e progettuale. La soluzione di una soluzione esteticamente originale, la certezza di un pavimento sicuro, che lo rende illimitatamente applicabile sia nel residenziale che nel grande progetto.


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Paini Rubinetterie

207 Paini S.p.A. Rubinetterie via Cremosina, 43 - 28076 Pogno (NO) tel. 0322 9971 - fax 0322 997300 paini@paini.com - www.paini.com

Morgana. La nuova serie di miscelatori Design Arch. Mirko Bosio

Morgana. Un nome magico per una linea moderna ed essenziale che si ispira a forme semplici della natura. Un progetto che racchiude tutta l’innovazione, la qualità e la tecnologia di sempre. Il particolare design della serie

Morgana esalta il fluire dell’acqua in modo naturale. Il miscelatore per la cucina è provvisto di bocca girevole per ottenere un perfetto comfort ergonomico. Il gruppo vasca proposto con finitura cromata e wengé.


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Punto Porte

La Punto Porte è una falegnameria artigianale in grado di realizzare ogni porta come fosse un progetto unico. Grazie all’elevata flessibilità aziendale e all’applicazione tecnica dei suoi artigiani la Punto Porte offre alla clientela il servizio PERSONALITY. Varie

Punto Porte s.r.l. Contrada S. Giorgio, Z.I. - 70038 Terlizzi (BA) tel. 080 3513469 - fax 080 3515567 info@puntoporte.it - www.puntoporte.it

soluzioni di telai, cerniere, maniglie e serrature sono il vero “plus”. La Punto Porte, inoltre, produce cabine armadio, armadi a muro e vetrate in coordinato con la tipologia delle porte. La casa è più ricca e omogenea con la qualità di Punto Porte.


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Regia

Juke Box è una gamma di complementi per arredo bagno in acero frisé disegnato da Bruna Rapisarda per Regia. Juke Box rende omaggio, nelle forme e nei colori, al mondo degli anni Settanta, ispirandosi ad un’estetica che molto deve a quegli anni ma che, unitamente a linee definite e squadrate, guarda anche al minimalismo del periodo

209 Regia srl via Vigevano - 20053 Taccona di Muggiò (MI) tel. 039 2782510 - fax 039 2782571 info@regia.it - www.regia.it

precedente, inventando, così, un nuovo stile. Chiari e scuri di luce, laccature al poliestere lucido e tinteggiature naturali in una vasta gamma cromatica sono le caratteristiche del mobile profondo 50 o 36 cm, abbinato a lavabi modulari in Tecnoglass disponibili in diverse misure. Il programma include una vasta proposta di pensili studiati come

accessori, con vani aperti componibili adatti a creare armadiature e con una sofisticata citazione di specchi da “camerino”, con lampadine a incandescenza a vista. Nelle immagini la collezione è raffigurata nella versione rosa ciclamino. Juke Box è disponibile anche nei colori acero naturale, blu notte, arancio, grigio titanio e verde bosco.


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Runtal

Runtal Italia srl via Provinciale, 15/D - 24040 Lallio (BG) tel. 035 4551511 - fax 035 4551512 info@runtalitalia.it - www.runtalitalia.it

ARTEPLANO Arteplano risponde all’evoluzione di progetto e di design del Zehnder Group Design Center che lo ha vestito con cover creative e inusuali, che sembrano quasi dar forma a pensieri armoniosi e liberi. Il cuore, come di consueto in Azienda, è solidamente in acciaio con un registro di piastre da 7 cm a garanzia dei massimi livelli tecnologici, con sviluppi sia orizzontali che verticali. Arteplano, come tutta la famiglia di prodotti Runtal, si distingue per una linea che

non è mai fine a sé stessa ma frutto di tecniche all’avanguardia, dove ogni corpo scaldante è pensato come un calorifero “su misura”, flessibile e in grado di adattarsi alle esigenze dell’impianto e dello spazio nel quale verrà collocato, nuovo o ristrutturato che sia: bello con anima, per sintetizzare. Concetto quest’ultimo della bellezza, che in Arteplano diventa il fil rouge di una vocazione per sviluppi formali inediti, con infinite finiture di gamma; o come

nel modello Satin versatile anche come scaldasalviette a diverse modularità e altezze. Per risaltare, infine, con la linea Arteplano Arte, nel felice connubio tra arte-design e tecnica, con due modelli di grande richiamo. Realizzati dallo scultore Andrea Zanotti uno in versione esterno bianco e anima - scultura in bronzo; l’altro in versione alluminio anodizzato con anima - scultura in alluminio. Due modi per approfondire il concetto di anima con gli oc-

chi dell’artista, attraverso sculture che stigmatizzano la concentrazione di calore. Opere di un artista che ama esplorare e contaminare, indagando sulle affinità creative tra arte e moda, arte e design. Andrea Zanotti è un giovane scultore che vive e lavora a Milano dal 2005. Accanto all’attività artistica segue la specializzazione nella docenza in discipline plastiche all’Accademia di Brera, partecipando anche a numerose mostre e concorsi.

Runtal Arteplano Arte Design: Zehnder Group Design Center e anima Andrea Zanotti Finiture: Alluminio anodizzato con anima in alluminio

Runtal Arteplano Arte Design: Zehnder Group Design Center e anima Andrea Zanotti Finiture: Colore RAL 9016 con anima in bronzo

Runtal Arteplano Satin Design: Zehnder Group Design Center Finitura: Acciaio Inox

Runtal Arteplano 3D Design: Zehnder Group Design Center Finitura: 3D Alluminio Anodizzato


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Salis

211 Salis srl via Del Pino, 107 - 06085 Ponte Pattoli (PG) tel. 075 594881 - fax 075 694150 info@salis.it - www.salis.it

Il valore della tradizione Si arrichisce di nuovi preziosi elementi la collezione “Di valore” prodotta da Salis. La raffinatezza e l’eleganza del parquet si esaltano nelle nuove combinazioni materiche sviluppate dagli artigiani dell’azienda umbra. Il legno si combina con

il marmo, con il cemento e con il cotto, miscele di materiali che riprendono e valorizzano la tradizione manifatturiera del nostro paese. Una collezione quella “Di valore” capace di ridisegnare ogni spazio e di caratterizzare da sola gli ambienti

in cui viene applicata. I nuovi nati della collezione nascono dal desiderio di Salis di recuperare e rileggere con occhi contemporanei la tradizione delle preziose decorazioni che definivano le fastose corti rinascimentali. Colori venature, cromie,

dimensioni si combinano determinando oggetti unici nella loro valenza estetica e funzionale. Il legno di Salis rimane attraverso sapienti trattamenti naturali una sorta di tesoriere della sua dimensione calda e confortevole.


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Stone Italiana

Stone Italiana spa via del Perlar, 2 - 37135 Verona (VR) tel. 045 8282222 - fax 045 8282200 stone@stoneitaliana.com - www.stoneitaliana.com

The Bathroom collection È il nuovo progetto di Stone Italiana che propone soluzioni innovative di forte personalità per il mondo del bagno. Forme geometriche semplici, ripetute sino a formare decorazioni, si portano immediatamente in primo piano rispetto al resto del bagno. I colori di Stone Italiana, sono realizzati con impasti unici di quarzo con vetri, specchi, metalli ed altri ma-

teriali che danno vita a cromie dall’aspetto magico. Le decorazioni possono essere inserite anche solo dietro il lavabo o nel vano doccia, abbinate ad un pavimento di grande formato e al top, di colore complementare o di tono più scuro. Stone Italiana propone dunque un bagno su misura, più colorato con nuovi materiali e soluzioni innovative.


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Studio Associato by Cesana

213 Cesana Spa via Dalmazia, 3 - 20059 Vimercate (MI) - c. p. 38 tel. 039 635381 - fax 039 6851166 cesana@cesana.it - www.cesana.it

Eclisse design Piet Billekens L’area doccia è ormai diventata una zona di grande impatto nell’ambiente bagno. La ricerca di soluzioni sempre più “trasparenti”, in cui le pareti sostituiscono le porte, si ispira a concetti di accessibilità e funzionalità che devono necessariamente prevedere alti livelli di comfort ed un’estetica essenziale ma innovativa. Eclisse è una chiara espressione di questa tendenza. Come in un eclisse che si forma dalla sovrapposizione di due dischi, così anche in questo prodotto due aree circolari si uniscono e si

Tecnostar design Piet Billekens separano. La cabina è composta da due lastre di vetro identiche, due profili d’alluminio e un braccio di rinforzo. La sua semplicità ha reso possibile la sua reversibilità, i componenti infatti fanno si che la cabina possa essere montata sia a destra che a sinistra. Una pedana in teak naturale per l’entrata ‘morbida’ della zona antidoccia, un piatto opportunamente sagomato, ed uno sgabello in teak massello completano l’angolo doccia. Dimensioni: cm 100 x 165 x 200 h - Vetro temperato di 6 mm

Cesana, che si confronta quotidianamente con i cambiamenti e le dinamiche dell’evoluzione dei lifestyle, concepisce il bagno come un sistema dalla massima flessibilità, dimensionale ed estetica, a cui si aggiungono possibilità sempre più evolute per la ricerca del benessere. Tecnostar è destinato a chi desidera inserire nell’arredamento del proprio bagno un oggetto dal design contemporaneo e sofisticato. Semplicità, eleganza e funzionalità sono infatti le principali caratteristiche

che contraddistinguono la serie di queste pareti doccia. Le linee estremamente rigorose ed essenziali rendono queste cabine molto versatili e facilmente integrabili in differenti ambienti bagno. La serie è composta da porte e pareti che si possono comporre in vario modo, per creare angoli o spazi walk-in, per coprire larghezze fino a 180 cm. La struttura è realizzata in vetro temperato 8 mm trasparente, con profili in alluminio brillantato e componenti in ottone cromato.


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Technokolla

Technokolla Spa via Radici in Piano, 558 - 41049 Sassuolo (MO) tel. 0536 862269 - fax 0536 862660 info@technokolla.com - www.technokolla.com

Rasolastik Rasante cementizio elastico impermeabilizzante anticarbonatazione. In soli 3 mm impermeabilizza balconi, terrazze e piscine. Con Rasolastik tutta l’acqua e l’umidità restano all’esterno. In soli 3 mm assicura una barriera impermeabile in grado di proteggere efficacemente dalle

infiltrazioni. Ideale per balconi, terrazzi, bagni, piscine e utile per molte altre applicazioni. Resistente alle alte temperature ed all’invecchiamento, Rasolastik è l’impermeabilizzante cementizio di facile utilizzo, flessibile, adatto a qualsiasi superficie e rivestimento. Campi d’impiego:

In bagni, docce o ambienti soggetti a forte umidità. In terrazze, piscine e vasche. Rasatura di calcestruzzo o intonaci fessurati. Protegge il calcestruzzo dalla carbonatazione. Per ulteriori informazioni consultare la scheda tecnica. Caratteristiche: Elevata flessibilità. Permeabile al vapore.

Riceve qualunque tipo di rivestimento finale. Aderisce a qualsiasi supporto. Non soffre l’invecchiamento. Resistente alle alte temperature (max 120°C). Resistente alle basse temperature (min -40°C). Pedonabile. Si può lasciare a vista. Idoneo per il contenimento di acque potabili.


il network al servizio del design italiano

Per informazioni: Gruppo Quid +39 0721 42501 gruppoquid@gruppoquid.it


indirizzario

Architetti Arbore Francesco Paolo Arbore and Partners via Baccarini, 88 - via Germano, 41 70056 Molfetta (BA) tel. 080 3974289 - 080 3352917 cell. 348 2282411 francescopaolo.arbore@tin.it

Di Marzo Cecilia strada Palazzo dell’Intendenza, 4 70122 Bari (BA) tel. 080 5242711 fax 080 5211106 cell. 328 6619097 cecilia.dimarzo@libero.it

Mastronardi Antonella Residenza: vico Matera, 2 75023 Montalbano Ionico (MT) Domicilio: viale Abruzzi, 84 20131 Milano tel. 333 3027217 antonella_mastronardi@yahoo.it

Baldo Alessandro via Marconi, 17 36061 Bassano del Grappa (VI) tel. 0424 502439 fax 0424 502439 al.baldo@archiworld.it www.orthodesign.it

Edilportale.com spa le costruzioni in internet via Guarnieri, 24 70126 Bari (BA) tel. 080 5543553 fax 080 5417632 info@edilportale.com www.edilportale.com

Mennuni Tiziana via G. Verdi, 38 70010 Valenzano (BA) tel. 080 4673075 cell. 349 3899470 tmennuni@libero.it

Bianco Giampaolo esse elle associati corso Sonnino, 29 70121 Bari (BA) tel. 080 5534862 fax 080 5587453 esselle.associati@tin.it www.esselleassociati.it Cascella Stefania piazza Aldo Moro, 24 70051 Barletta (BA) stefaniacascella@interfree.it Castellaneta Michele Studio tecnico di ingegneria via Nino Bixio, 13 70032 Bitonto (BA) tel. 080 3718121 fax 080 3718121 cel. 335 7835151 michelecastellaneta@yahoo.it Cuonzo Michele Studio tecnico di architettura via della Minerva, 23 70027 Palo del Colle (BA) tel. 080 3811812 fax 080 3811812 archmiky@libero.it Calvi Emanuele D’Angelo Giuseppe Studio di architettura via Ognissanti, 123 70059 Trani (BA) tel. 0883 486988 fax 0883 488861 cell. 335 6209521 335 7219131 dangelo.calvi@libero.it dell’Aquila Giovanni piazza Garibaldi, 58 70122 Bari (BA) tel. 080 5238659 fax 080 5211106 cell. 328 6516723 giovanni-dellaquila@libero.it De Nicolò Emanuele De Nicolò e Partners via Turati, 11 70125 Bari tel. 080 5024087 cell. 333 2770390 archdenicolo@libero.it

Genzano Maria Filomena Residenza: via Frisi, 73 85010 Cancellara (PZ) Domicilio: viale Salandra, 7 70124 Bari (BA) tel. e fax 0971 942096 tel. 080 5425614 cell. 328 9246845 mariagenzano@libero.it Galleria Bonomo via Nicolò dell’Arca, 19 Bari (BA) tel. 080 5210145 galleria.bonomo@tin.it Grasso Antonio Studio tecnico via Maggiore Sallustio, 17 70056 Molfetta (BA) tel 080 3354181 cell. 338 9651360 ant.grasso@libero.it Lunalbi Maria Bruna via B. Croce, 8 75100 Matera (BA) tel. 0835 261425 cell. 328 1039238 brunellalunalbi@libero.it Luongo Maria via E. Sisto, 4 75016 Pomarico (MT) tel. 0835 551338 cell. 320 7664060 marialuongo.ml@libero.it Martinelli Nicola Mininni Mariavaleria Maria Raffaella Lamacchia Margherita D’Onghia Studio di progettazione Martinelli - Mininni via Piccinni, 97 70122 Bari (BA) tel. 080 5216360 fax 080 5216360 n.martinelli@fastwebnet.it m.mininni@poliba.it Marzulli Francesco via Dante 522 70123 Bari (BA) fmarzulli@gmail.com

Marco Miglietta Rita Miglietta Valeria Crasto aut_MIGLIETTA ASSOCIATI via di Porcigliano, 62 73100 Lecce (LE) tel. 0832 306191 fax 0832 306191 cell. 333 5862066 aut.migliettaassociati@virgilio.it Kim Minsung bundanggu gumidong kkachimaul Shinwon apt 311-1001 46350 Sungnam City (Corea) tel. +82 162074621 Moccia Carlo Studio di architettura via G. Matteotti 70042 Mola di Bari (BA) tel. 080 4735635 cmoccia@libero.it Mininni Marcello Studio Moodmaker architettura ingegneria design via Dalmazia, 127 70121 Bari (BA) tel. 080 5537415 info@moodomaker.it www.moodmaker.it Lorenzo Netti Gloria A. Valente Netti Architetti via Abate Gimma, 248 70122 Bari (BA) tel. 080 5241767 fax 080 5240038 studio@nettiarchitetti.it www.nettiarchitetti.it Pagliarulo Rosa Studio professionale via De Romita 70121 Bari (BA) tel. 080 5542030 fax 080 5542030 cell. 329 4160948 rpagliarulo@libero.it Lorenz Renee Ringstrasse 21 96271 Grub Am Forst (Germania) tel. +49 9560 8122 fax +49 9560 8121

Andrea Roselli Associati Roselli D’Amore via S. Gervasio, 98 70059 Trani (BA) tel. 0883 482442 fax 0883 482442 cell. 349 4413336 arch.roselli@tin.it Daniela Sallustro via Cairoli, 6 70122 Bari (BA) sallustrodaniela@tiscali.it Sorbo Simmaco Studio di architettura e design via Cognetti, 47 70121 Bari (BA) tel. 080 5540214 fax 080 5540214 simma63@tiscali.it Sylos Labini Azzurra via Piccinni, 128 70100 Bari (BA) tel. 080 5234142 cell. 348 3430112 yubi@iol.it Sylos Labini Gian Luigi SMN studio di architettura G. L. Sylos Labini e Partners via G. Bozzi, 51 70121 Bari (BA) tel. 080 5216812 fax 080 5245277 smn@smnarch.it www.smnarch.it Tamino Marco Tamino and Partners via Passeri, 101 61100 Pesaro (PU) tel. 0721 65182 fax 0721 65182 madicon@tin.it Tricarico Ettore Studio di progettazione via Arc. De Sario 70038 Terlizzi (BA) tel. 080 3510218 ettoretricaricoarch@libero.it www.architettotricarico.it Valle Tommaso Studio Valle Progettazioni circonvallazione Clodia, 76/4 00195 Roma (RM) tel. 06 3759671 fax 06 37515371 valle@studiovalle.com


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Archivio Grandi Stazioni via Giolitti, 34 Roma (RM) tel. 06 478411 fax 06 4823915 info@grandistazioni.it www.grandistazioni.it

Domino srl via Valcellina, A-2 33097 Spilimbergo (PN) tel. 0427 594111 fax 0427 50304 info@dominospa.com www.albatros-idromassaggi.com

Celati Berardo via Bottalico, 74 70123 Bari (BA) tel. 080 5563694 berardocelati@libero.it

Bisazza Spa viale Milano, 56 36041 Alte di Montecchio Maggiore (VI) tel. 0444 707511 fax 0444 492088 info@bisazza.com www.bisazza.com

arch. Dell’Orco Roberto via Luigi Castellucci, 3 70052 Bisceglie (BA) cell. 328 7359376 ro.dellorco@gmail.com Gernone Beppe via strada Incuria, 1 70122 Bari (BA) cell. 330 657126 beppegernone@libero.it Ghiandoni Giovanni via Trieste, 69 60019 Senigallia (AN) tel./fax 071 7919996 cell. 339 7652118 gioghiandoni@libero.it Muciaccia Alberto via O. Assarotti, 8 00135 Roma tel. 06 3385170 al.muciaccia@libero.it Oliva Niki via Padre Pio da Pietralcina, 10 70020 Bitritto (BA) tel. 080 3856058 fax 080 3859433 cell 348.6415722 gioliva@libero.it Pediconi Beatrice via G. Allega, 2 00198 Roma (RM) beatricepediconi@virgilio.it prof. Roberto Michele corso Cavour, 130 70121 Bari tel. 080 5247933 fax 080 5247933 seab2003@libero.it Lorenzo Scaraggi Sintesi vico Jatta, 3 70037 Ruvo di Puglia (BA) cell. 328 4613915 lorenzoscaraggi@libero.it www.lorenzoscaraggi.it Vigilanti Nicola 15 Boulevard De Charonne 75011 Parigi (Francia) tel. 080 5618479 fax 080 5618479 cell. it 339 7637893 cell. fr +33 0632836804 nicolavigilanti@hotmail.com www.nicolavigilanti.com

Spazio Bisazza Milano via Senato, 2 20121 Milano (MI) tel. 02 76000315 fax 02 76395994 bisazza.milano@bisazza.com www.bisazza.com

Ceramiche Provenza srl via 2 Giugno, 13/15 41040 Spezzano (MO) tel. 0536 927611 info@ceramicheprovenza.com www.ceramicheprovenza.com Cesana Spa via Dalmazia, 3 20059 Vimercate (MI) - c. p. 38 tel. 039 635381 fax 039 6851166 cesana@cesana.it www.cesana.it Duravit Italia via Faentina, 213 48100 Fornace Zarattini (RA) tel. 0544 509711 fax 0544 501694 info@it.duravit.com www.duravit.it

Mirage Granito Ceramico Spa via Giardini Nord, 225 41026 Pavullo N/F (NO) tel. 0536 29611 fax 0536 29865 infomir@mirage.it www.mirage.it Paini S.p.A. Rubinetterie via Cremosina, 43 28076 Pogno (NO) tel. 0322 9971 fax 0322 997300 paini@paini.com www.paini.com Punto Porte s.r.l. Contrada S. Giorgio, Z.I. 70038 Terlizzi (BA) tel. 080 3513469 fax 080 3515567 info@puntoporte.it www.puntoporte.it

Brix srl via Circonvallazione N/E, 116 41049 Sassuolo (MO) tel. 0536 812426 fax 0536 812680 info@brixweb.com www.brixweb.com

Fap ceramiche via Ghiarola Nuova, 44 41042 Fiorano Modenese (MO) tel. 0536 837511 fax 0536 837532 numero verde: 800 272 248 info@fapceramiche.com www.fapceramiche.com

Regia srl via Vigevano 20053 Taccona di Muggiò (MI) tel. 039 2782510 fax 039 2782571 info@regia.it www.regia.it

Calibe srl via Sant’Apollinare, 687 40050 Castello di Serravalle (BO) tel. 051 6705383 fax 051 6705377 info@calibe.it www.calibe.it

Gervasoni spa z.i. Udinese 33050 Pavia di Udine (UD) tel. 0432 656611 fax 0432 656612 info@gervasoni1882.com www.gervasoni1882.com

Runtal Italia srl via Provinciale, 15/D 24040 Lallio (BG) tel. 035 4551511 fax 035 4551512 info@runtalitalia.it www.runtalitalia.it

Ceramica di Treviso via Martin Luther King, 22 31050 Villorba (TV) tel. 0422 608500 fax 0422 608317 info@ceramicaditreviso.it www.ceramicaditreviso.it

Gessi spa Parco Gessi 13037 Serravalle Sesia (VC) tel. 0163 454111 fax 0163 459273 gessi@gessi.it www.gessi.com

Salis srl via Del Pino, 107 06085 Ponte Pattoli (PG) tel. 075 594881 fax 075 694150 info@salis.it www.salis.it

Ceramica Sant’Agostino via Statale, 247 44047 S. Agostino (FE) tel. 0532 844111 fax 0532 846113 info.italia@ceramicasantagostino.it www.ceramicasantagostino.it

Glass Idromassaggio via Baite, 12/E 31046 Oderzo (TV) tel. 0422 7146 fax 0422 816839 glass@glassidromassaggio.it www.glassidromassaggio.it

Stone Italiana spa via del Perlar, 2 37135 Verona (VR) tel. 045 8282222 fax 045 8282200 stone@stoneitaliana.com www.stoneitaliana.com

Ceramiche Ascot S.P.A. via Croce, 80 41014 Solignano (MO) tel. 059 778411 fax 059 778444-43 info@ascot.it www.ascot.it

Hansgrohe srl S.S. 10 km 24,4 14019 Villanova d’Asti (AT) tel. 0141 931111 fax 0141 946594 info@hansgrohe.it www.hansgrohe.it

Technokolla Spa via Radici in Piano, 558 41049 Sassuolo (MO) tel. 0536 862269 fax 0536 862660 info@technokolla.com www.technokolla.com

Ceramiche CCV Castelvetro S.p.A. Strada Statale 569, 173 41050 Solignano di Castelvetro (MO) tel. 059 778511 fax 059 778571 info@castelvetro.it www.castelvetro.it

KALDEWEI Italia s.r.l. via Julius Durst, 44 39042 Bressanone (BZ) tel. 0472 200953 fax 0472 208953 info@kaldewei.it www.kaldewei.com

Ceramiche Marca Corona spa via Emilia Romagna, 7 41049 Sassuolo (MO) tel. 0536 867200 fax 0536 867320-51 info@marcacorona.it www.marcacorona.it

Laufen Italia via Faentina, 213 48100 Fornace Zarattini (RA) tel. 0544 509711 fax 0544 501694 info@laufen.it www.laufen.it


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