Progetti Bari #2

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editoriale 3

Il gruppo di progetti con cui si apre questo secondo numero di Progetti Bari, ruota intorno all’area di via Sparano, uno spazio pubblico urbano nel cuore della città. La questione dello spazio aperto pubblico è inseparabile dalla vicenda storica stessa della città europea: è asserzione della sua identità speciale, rappresenta il suo attributo più rappresentativo. Cosa sarebbero le città pugliesi senza il gerarchico sistema delle loro piazze segnate da usi diversi, delle strade strette dalle quinte edilizie che improvvisamente si aprono verso piazze nascoste, grandi architetture, paesaggi di colli e marine? Ma ciò che è in ballo non è solo la memoria dei luoghi, la sua connotazione passata; al contrario di quanto avviene ad esempio nelle città dell’America del nord, è proprio la rete degli spazi pubblici che garantisce in Europa un livello accettabile di integrazione sociale e di converso la sostenibilità dei suoi ambienti urbani. Non è perciò un caso che le trasformazioni avviate in alcune grandi città negli anni appena trascorsi, come ad esempio Barcellona o Berlino, abbiano in buona parte riguardato proprio la tematica-bandiera degli spazi pubblici. Ma l’evoluzione nel tempo delle procedure attuative di quegli stessi interventi ha mostrato anche come il soggetto spazi pubblici stia mutando connotazione, dal momento che diviene sempre più difficile evitare il conflitto con alcune questioni relativamente nuove: le quali impongono di modificare le strategie tradizionali, per un maggiore adattamento alle logiche socio-economiche correnti. La prima questione è quella dell’accessibilità; in una società dove la mobilità sempre più prepotente ha ormai assunto un ruolo prioritario, lo spazio pubblico deve essere facilmente raggiungibile da parte di tutti. Il che comporta di dotarlo di una sequenza di infrastrutture, come strade o parcheggi che tendono però a interferire in maniera molto aggressiva con gli spazi pubblici stessi. Una seconda questione è quella della sicurezza; è un fatto che la società contemporanea stia divenendo sempre più impaurita. Il che impone l’introduzione di misure come telecamere, vigilantes, orari ridotti di accessibilità che mettono in dubbio uno degli assunti fondativi dell’identità originaria dello spazio pubblico: la assoluta libertà di uso e percorrenza. Un terzo punto è quello delle risorse finanziarie. In una società votata alla deregulation, in cui lo stato stesso affida sempre più quote di economia sociale nelle mani del capitale privato, è divenuto normale cercare di ricavare dalle superfici aperte pubbliche il massimo ritorno economico. E questo introduce nel campo dello spazio pubblico un elemento che per sua definizione vi si oppone: la privatizzazione. Tutte e tre le questioni elencate si sovrappongono e enfatizzano negli ambiti pubblici dei centri urbani; accessibilità, sicurezza, interazione fra intervento pubblico e privato, rendendo complesse e faticose le operazioni di riqualificazione, anche per la particolare vulnerabilità dell’ambiente e la provvidenziale attenzione costante delle cittadinanze. Ma è indubbio che proprio lì si giocherà una parte consistente della partita delle città nei prossimi anni. Vincerla o perderla spetta anche a noi progettisti. Per parte sua Progetti Bari continuerà a documentare con particolare attenzione quanto avviene lungo la soglia sulla quale gli interventi privati incontrano e costruiscono gli spazi pubblici. Franco Panzini


sommario 4

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lungo via sparano 06 Lungo la via GAP Architetti Associati Federico Bilò, Alessandro Ciarpella, Francesco Orofino

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78 Cool space Studio di progettazione Olga Testini Olga Testini

84 Volumi fluidi 16 Punti di vista Guendalina Salimei Pierpaolo Moramarco Lorenzo Netti, Gian Luigi Sylos Labini, Filippo Spaini, Giuseppe Giannone, Domenico Pastore, Leonardo Visceglie, Paolo Valerio, Antonio Caldarulo, Rossana Lamanna Mauro Sàito Alberto Clementi, Giovanni Gatti, Nicola Martinelli, Mariavaleria Mininni, Maria Raffaella Lamacchia, Paolo A. M. Maffiola, Daniela Sallustro, Francesco Marocco, Vincenzina Vitarella

architettura rigorosa 38 Candore mediterraneo Studio Purini Thermes Franco Purini, Laura Thermes

46 La forma dello spazio Collezioni Design Vito Siciliano, Domenico Fioriello, Alessandro Roppo

aperti al pubblico 56 Aereo spazio Sylos Labini Ingegneri Associati Domingo Sylos Labini, M. Cristina Angiuli

Arcangelo Santamato

paesaggi 90 Il paesaggio del teatro Nicola Martinelli, Mariavaleria Mininni, Daniela Sallustro, Paolo A. M. Maffiola

ma0 Massimo Ciuffini, Ketty Di Tardo, Alberto Iacovoni, Luca La Torre

sacri luoghi 102 Forme antiche

luoghi del lavoro 146 Fashion Stefano Turi

152 Work space Studio Valente Ingegneria Architettura Maurizio Valente

Vincenzo Laforgia

politecnico 166 Un Leone di Pietra per Bari Vitangelo Ardito, Angelo La Notte, Annalisa Macino, Francesco Marzulli, Teresa Cicciomessere, Carlo Carabellese, Nicola Gaudio, Michele Caputo

170 Storia e città 110 La porta Angelo Rotondella

nuove case 116 Volumi di luce Moodmaker Marcello Mininni, Filippo Capodiferro, Giuseppe De Giosa, Marica Laperchia

122 Geometrie avvolgenti Studio Mossa Gaetano Mossa

Antonio Tempesta

132 Visione speculare Gruppo SAMS Michele Sfregola, Angela De Feudis, Maria Antonietta Dimatteo, Giulio Valente

Luigia Capurso

Vincenzo Loglisci

Michele Castellaneta

72 Visioni di celluloide

142 Telai dinamici

162 Plasticismo cromatico 94 Scenari nuovi

126 Armonie cromatiche 64 Forme che curano

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Germana Carrieri, Corrado Petruzzella

138 Diaframmi Studio Radicchio Claudia Radicchio

Francesco Moschini

design 172 Tagli essenziali Domenico De Palo

178 Design o arte? Gianni Veneziano

eventi 182 Commenti urbani presentazione progetti bari 1 186 Incontri baresi 191 Showroom partner e aziende partner Ime SpA

228 Indirizzario


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Showroom e Aziende partner

progetti

Architettura, restauro, design nella provincia di Bari è prodotto da Ime SpA Consulente editoriale per Ime SpA Marco Petroni Pubblicazione periodica Novembre 2007 Iscrizione al Tribunale di Pesaro n° 442 del 06/12/1998 Direttore responsabile Paolo Paci Direttore editoriale Franco Panzini Art direction Alice Sartori Coordinamento di redazione Francesca Pieroni Segreteria di redazione Laura Del Monte

191 Ime SpA 202 Aziende partner

Redazione Barbara Piccolo Collaboratori Alessandro Beato, Elisa Caivano, Arianna Ciciani, Matteo Diotalevi, Greta Franceschini, Mariateresa Macchitella, Lucia Maracci, Mara Mazzanti, Gaetano Morea, Marco Petroni, Fabio Piergiovanni, Lino E. Sinibaldi, Flavio Venturelli Progetto grafico Nicola Sancisi Grafica Giovanna Pompili Marketing Emanuele Scapini, Erika Giangolini, Alessandra Magi, Samantha Righi Fotografi Nevio Arcangeli, Nicola Amato, Alessandro Ciampi, Roberto Cicchiné, Nicola Cipriani, Roberto dell’Orco, Luigi Filetici, Giuseppe Fioriello, Valentina Vetturi, Giovanni Ghiandoni, Moreno Maggi, Nico Marziali, Mario Matera, Alberto Muciaccia, Beatrice Pediconi, Ruy Teixeira, Pierluigi Siena, Enzo Todisco, Filippo Vinari, Archivio Gruppo Quid Stampa Sat - Pesaro Redazione Gruppo Quid srl v. delle Esposizioni 24/25 - 61100 Pesaro tel. 0721 42501 – fax 0721 425050 progetti@gruppoquid.it

Progetti è un’iniziativa editoriale Gruppo Quid Concept Paolo Paci


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lungo via sparano

Lungo la via

“Punto di riferimento di via Sparano, la libreria Laterza rinnova i suoi affari”

Testo: Flavio Venturelli Foto: Filippo Vinardi

Il restauro del Moderno è un tema che ha investito la comunità dei progettisti e dei tecnici ormai già da alcuni anni. Con fervore, trattandosi di architetture relativamente recenti, paradossalmente pionieristico si dibattono, concepiscono e spesso realizzano un po’ ovunque azioni per il recupero di testimonianze uniche, talvolta in colpevole abbandono. Il caso più clamoroso e noto è quello della Biblioteca di Viipuri, una delle prime e più importanti opere di Alvar Aalto, spinta dalla storia in una zona un tempo sovietica e là dimenticata. A una grandissima distanza di clima e cultura è fiorito nel 2006, in terra pugliese, un progetto di ristrutturazione di un altro ambiente legato al mondo dei libri, ovvero la Libreria dell’Editore Laterza di Bari. Non un semplice negozio, dunque, ma un propulsore culturale per la città e punto di contatto tra questa e il clima ideale della casa editrice, nella cui sede storica, progettata da Alfredo Lambertucci, si viene a trovare dal 1962. Questo spazio è legato a filo doppio al progetto dell’architetto marchigiano. Originariamente molto più ampio della superifcie attuale, era concepito attorno ad una navata a doppia altezza scansita da colonne dal diametro monumentale. Nel corso del tempo i suoi ambienti verranno stravolti per con la cessione di una loro parte importante ad un altro esercizio commerciale. Demolita la scala che portava al piano ammezzato, la presenza questa galleria verrà dimenticata, nascosta dietro le tamponature posticce che andarono a chiudere gli affacci dei suoi soppalchi. Nel corso dei decenni successivi, la libreria si è letteralmente insinuata negli spazi della corte interna del Palazzo Laterza, assumendo una conformazione spaziale disorganica, impostata su una biforcazione estranea al disegno originale, intaccata dal nicchione d’accesso. Definire, da una planimetria disorganica, un impianto spaziale limpido e preciso è stato quindi uno degli obiettivi dei GAP, il gruppo di architetti ro-

mani che firma il progetto. Chiariti i rapporti con il cortile attraverso l’apertura di una nuova vetrata, l’ambiente è stato quindi demarcato con chiarezza da pareti di librerie che ne fasciano i muri di d’ambito. Ed è a questo punto che comincia ad aver luogo un fitto dialogo con il progetto originario. Tutti i nuovi interventi rimangono innanzitutto aerei ed improntati alla trasparenza, appesi come sono o al massimo appoggiati, come le soglie per le rampe delle due nuove scale. Sulla galleria di Lambertucci, disincrostata, ripulita dalle stratificazioni successive, si torna ad affacciarsi dai soppalchi di un tempo, protetti da balaustre di cristallo . Le colonne ritrovano la loro dignità ed il loro significato non solo nella composizione, ma perfino nella loro funzione portante, chiamate a reggere un sistema di profilati d’acciaio liberi di solcare ritmicamente la navata. Questo sistema ospita i ripiani per i libri, illuminati anche dai fonti nascoste nell’inclinazione dei sovrastanti espositori inclinati. L’aggrapparsi degli scaffali, pensati per rispondere con flessibilità alle esigenze d’uso nella loro disposizione ed inclinazione, è una delle traccie dell’attenzione, del rigore e dell’ostinata pazienza di questa ricerca delle radici anche culturali del luogo. L’altro simbolo della libreria, suo segno caratteristico, è infatti lo spazio destinato ai dibatti. Un vero scrigno prezioso, che va protetto e valorizzato. Esso emerge, letteralmente, al muoversi di un solaio che lo tiene nascosto ad un livello inferiore rispetto al piano d’imposta del resto del locale. Una specie di cripta, arredata e pronta all’uso, rischiarata da un’illuminazione zenitale. Spenti i riflettori mediatici, lontane le grandi personalità che nello scorso settembre sono accorse alla cerimonia di riapertura, ora possono tornare protagonisti i volumi in vendita. Al solo colore delle loro copertine, infatti, viene lasciato il compito di riempire gli spazi, di un biancore assoluto, che possono tornare così ad offrire un supporto fisico alle idee.

GAP Architetti Associati Federico Bilò Alessandro Ciarpella Francesco Orofino Intervento: progetto e opere di ristrutturazione della Libreria Laterza Luogo: via Sparano - Bari Progettisti: Federico Bilò, Alessandro Ciarpella, Francesco Orofino - GAP Architetti Associati e Domenica Rosa Loperfido Balestrazzi con Claudia Del Colle, Mirko Giardino, Carolina Bozzi Colonna Progetto delle strutture: Valerio Savio Anno di redazione e realizzazione: 2006 Solaio mobile: Alberto Musmeci, Marco Musmeci, Massimo Mercuri Impianto elettrico e climatizzazione: Giuseppe Quattromini Grafica: Luigi Fabii Realizzazione grafica: Fidanzia Sistemi srl


Veduta generale della biblioteca con scaffalatura metallica sospesa al soffitto.

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Nella pagina accanto sezione trasversale; sezioni longitudinali; pianta. In questa pagina veduta dell’area trasformabile in sala conferenze sollevando il piano di calpestio.

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Nella pagina accanto e in questa dettagli degli ambienti e delle scaffalature.

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lungo via sparano

Lungo la via

“Ambienti su più livelli e un attico-terrazza per il recupero di una palazzina che si affaccia sull’arteria centrale della città”

Testo: Flavio Venturelli Foto: Filippo Vinardi

Intervento: ristrutturazione di interno Luogo: via Dante – Bari Committente: privato Progettazione e direzione lavori: Federico Bilò, Alessandro Ciarpella, Francesco Orofino - GAP Architetti Associati e Domenica Rosa Loperfido Balestrazzi Collaboratori al progetto: Mirko Giardino, Hudesa Kaganow, Lorella Tedeschi Progetto delle strutture: Mario Piccioni Impianti: Luca Mastrantonio, Vincenzo Sepe Inizio lavori: 2001 Conclusione lavori: 2004

Il principio che guida l’esperienza progettuale dei GAP è, per loro stessa ammissione, la ricerca di una risposta critica al contesto nel quale si trovano a operare. La ristrutturazione di questa palazzina di inizio Novecento, che si trova a Bari, nel quartiere murattiano, ne è una conferma. La richiesta della committenza - si tratta di una famiglia che possiede tutto lo stabile a eccezione dei negozi al pianterreno - è stata quella di ripensare gli spazi dell’abitare, destinando il primo piano a residenza dei genitori e quello superiore alla figlia. Il terrazzo, invece, doveva diventare un ambiente godibile in comune. Anche tutto il sistema degli accessi e collegamenti interni andava riorganizzato, con il ridisegno dell’atrio e l’inserimento di un ascensore. Il processo di interpretazione critica è cominciato con la demolizione di tutte le incongrue partizioni aggiuntesi nel tempo. È stata un’operazione di riduzione all’essenza del volume d’insieme, una scatola cubica in muratura portante. Ne discende uno schema distributivo a scacchiera, con la casa contraddistinta su ogni suo lato da tre ambienti, dalle dimensioni pressoché costanti, che si affacciano tutti su uno stesso nucleo, una specie di patio di ispirazione forse mediterranea. Poiché vi si accede da un modulo posto, in pianta, in uno degli spigoli del quadrato, questi appartamenti sembrano scorrere ad anello intorno a un vuoto centrale. Ma proprio qui si cominciano a suggerire altri modi per concepire la vita di queste case. Sfruttando interpiani altissimi, ecco che gli ambienti vengono attraversati da soppalchi, scale e passerelle in profilati d’acciaio scuro, che con la trasparenza dei loro piani di calpestio, di un vetro attentamente studiato, talvolta opaco talvolta no, ricordano che non di semplici aggiunte, ma di suggerimenti d’uso, appunto, si tratta. Lo si intuisce già nell’appartamento dei genitori, anche se è in quello della figlia che si viene lasciati ancor più liberi

di scegliere se stare in uno degli ambienti in sé compiuti e posti in sequenza, o se esplorare lo spazio in tutte le sue dimensioni, passando attraverso una serie continua di sfondamenti e compressioni dei piani orizzontali. Per esempio nel soggiorno le tonalità bianche delle pareti intonacate sono solcate da un nastro nero, che comincia in un lato della stanza come basamento per un camino e poi prosegue come una cassapanca continua, sulla quale si appoggia una rampa metallica. Questa, nell’avvolgersi attorno a un setto portante, ne taglia i lati lasciando intuire altre viste. Come quella di una prima terrazza dell’abitazione, alla quale la scala conduce, che è più privata e incassata rispetto al piano di copertura. Oppure altre geometrie, più astratte, che emergono dal contrasto dei piani verticali, sempre bianchi, con il pavimento smaltato in scuro. O altre spazialità, più intime e raccolte, a una sola altezza, fasciate da pannelli di tonalità più calde. Oppure, ancora, mondi diversi come quelli, concavi, che la soppalcatura crea sotto il soffitto voltato. L’addensarsi dei piani si rilassa in copertura, un terrazzo raggiungibile attraverso due percorsi alternativi di rampe, una differenza per di più sottolineata dal dettaglio di due differenti corrimano. Vi si giunge in maniera, per così dire, più appartata dal secondo piano, o anche dalla scala comune. Se si arriva da quest’ultima, si può accedere agli ambienti vetrati di una serra e di una vasca, che restano allineati su uno stesso lato. O si raggiunge, finalmente il grande soggiorno all’aperto, volutamente lasciato libero, che va a chiudere il volume. Con i quattro anni che il progetto ha preteso per essere realizzato, i GAP hanno quindi aggiunto una tappa ulteriore al loro percorso di grande concentrazione sul tema della residenza. Un tassello in più nella città di Bari, che li ha da poco visto terminare, con grande risonanza, altri lavori.


Vista della passerella in vetro; dettaglio della spessa cortina muraria.

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Nella pagina accanto piante del secondo livello; sezione longitudinale; sezione trasversale. In questa pagina dettagli.

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lungo via sparano

Punti di vista

Nella pagina accanto render dei cinque progetti finalisti: “Flesh and Stone” capogruppo Alberto Clementi; “Ville en mutation” capogruppo Mauro Sàito; “Reset” gruppo Lorenzo Netti; “Cambiamo la pelle” gruppo Pierpaolo Moramarco; “Bari Crossing” gruppo Guendalina Salimei.

Progetti finalisti del concorso internazionale per via Sparano a Bari

Testo: Lino E. Sinibaldi

Intervento: concorso europeo di riqualificazione di via Sparano e degli spazi pubblici del quartiere murattiano a Bari Luogo: via Sparano – Bari Ente banditore: comune di Bari Anno di redazione: 2006

Il concorso che dovrebbe ridisegnare la nuova funzionalità del borgo murattiano e la rinnovata centralità di via Sparano riqualificando un corposo nucleo vitale e centrale della città, è recentemente giunto a conclusione dichiarando vincitore il gruppo romano di Guendalina Salimei con il progetto “Bari Crossing”. 61 i progetti presentati alla commissione della Pubblica Amministrazione allo scadere del primo termine; di cui 5 segnalati e altrettanti selezionati per accedere alla seconda e ultima fase di concorso, quella per individuare il progetto per l’assegnazione del definitivo e esecutivo. E, fra quest’ultimi, l’installazione di opere d’arte lungo tutto il percorso urbano e l’accattivante idea di trasformare la via in una galleria liberamente fruibile, vincono di misura sulle altre proposte, presentate da team baresi, aggiudicandosi il futuro volto della città. Il “Concorso europeo di riqualificazione di via Sparano e degli spazi pubblici del quartiere murattiano” è stato indetto con l’obiettivo di operare un restyling mirato a un nuovo uso degli spazi pubblici, al fine di gettare le basi per un ordinato sviluppo del cambiamento. Nella prima fase si sono raccolte le proposte rivolte in particolare alla scacchiera del borgo, e alle problematiche del traffico veicolare, del parcheggio, della sosta, con la realizzazione di zone a traffico limitato e l’estensione delle aree pedonali; e una prima ipotesi di

assetto e riqualificazione dell’asse pedonale di via Sparano. Ai cinque selezionati la possibilità di accedere alla seconda fase del concorso e presentare il progetto per la riqualificazione della strada pedonale del centro urbano recuperandone l’assialità nel sistema stazione-città vecchia. “Cambiamo la pelle” “Flesh and Stone”, “Ville en mutation”, “Reset”, questi gli ormai familiari nomi dei quattro progetti finalisti, rispettivamente presentati dai capogruppo Pierpaolo Moramarco, Alberto Clementi, Mauro Sàito e Lorenzo Netti, insieme alla prossima realizzazione di “Bari Crossing”, hanno messo a fuoco le attuali debolezze dell’area a concorso, e nelle proposte si sono confrontati con le cifre della città: una crescita costante dei suoi poli di maggiore interesse, le vie dello shopping, l’area dei salotti e della cultura, le architetture sullo sfondo, la necessità dell’arredo urbano, il profilo dell’illuminazione pubblica su vie e piazze, la necessità di recuperare spazi per la socializzazione, e poi ancora la scelta dei materiali con cui ridisegnare questa parte di città, e molto altro ancora. Fra i cinque progetti, tutti di grande interesse, uno, dunque, è diventato l’espressione del cambiamento in corso che la città affronterà nei prossimi mesi. Progetti Bari, la rivista di architettura territoriale ha seguito lo svolgersi del concorso e presenta di seguito una galleria dedicata ai cinque progetti finalisti.


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lungo via sparano

“‘Bari Crossing’ ovvero un sistema a ‘barre’ che emergendo dalla griglia murattiana promuove programmi di riqualificazione urbana e di pedonalizzazione”

Punti di vista

Testo: Lino E. Sinibaldi

Guendalina Salimei

Intervento: concorso europeo di riqualificazione di via Sparano e degli spazi pubblici del quartiere murattiano a Bari - 1° classificato Progettisti: Guendalina Salimei (capogruppo), Francesca Contuzzi, Giancarlo Fantilli - T-studio; Marina De Marco - Studio De Marco Associati Progetto urbanistico: Rosario Pavia Consulenti: Maria Emanuela Lo Monaco (fattibilità economica); Mario Andrisani (progetto impianti); Lightco (Light Design); Paolo Luttazzi (computi e stime); Ferdinando Valenzano (botanico)

Guidato da Guendalina Salimei di T-studio, il gruppo ridisegna il borgo murattiano definendo formalmente il processo urbano attuato in cinquant’anni in cui, frantumando, le mura della “città vecchia” si è consentita una notevole flessibilità nell’uso della “città nuova” un’adattabilità trasformata in una forte identità commerciale, confermando la crescita e l’identità di un settore urbano. L’infiacchimento del contesto commerciale locale e il contemporaneo invigorimento del sistema globale di vendita degli ultimi anni hanno però messo in crisi l’ingranaggio considerato, privando il borgo della sua esclusività. L’obiettivo del progetto di attraversamento del quartiere murattiano tende dunque a ripristinare il suo corretto funzionamento attraverso la realizzazione di un sistema a “barre”, cioè assi viari a diversa vocazione, e di un parco urbano sopraelevato che ridefinisce via Sparano quale asse privilegiato tra la nuova stazione ferroviaria e la città vecchia nonché un asse commerciale di considerevole importanza. La nuova via Sparano è immessa nella fascia trasversale che attraversa l’area centrale, dalla Caserma Rossani, al centro storico, all’area portuale e incrocia due fasce orizzontali caratterizzate, per quanto riguarda la prima, dall’Ateneo e della Manifattura dei Tabacchi e per quanto riguarda la seconda, da piazza Garibaldi, dal Municipio, dalla Prefettura, da Sala Murat e dal Teatro Piccinni. Riguardo la riqualificazione dell’asse pedonale, l’obiettivo dell’intervento è mirato alla salvaguardia delle “istituzioni commerciali” attraverso l’interazione tra spazio pubblico ed interni, per ridare valore ai “poli d’attrazione” presenti lungo la via. Per il superamento della barriera ferroviaria, altro punto essenziale del progetto, infine, è ipotizzato l’interramento del piano del ferro per realizzare, tramite lo spazio liberato, l’organizzato parco sopraelevato che consentirà la comunione tra piazza Moro e la Caserma Rossani.


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Nella pagina precedente render di progetto.

In questa pagina pianta e sezione di progetto; render di studio.


Render di progetto con viste degli spazi pubblici e dell’arredo urbano.

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lungo via sparano

Punti di vista

“Un segno unitario e riconoscibile disegna il nuovo ordine urbano con il progetto ‘Cambiamo la pelle’”

Testo: Lino E. Sinibaldi

Le ipotesi di progetto del gruppo di Pierpaolo Moramarco evidenziano un masterplan delimitato tra due estremi, la piazza della stazione centrale e il borgo antico; un lavoro condotto su interessanti soluzioni dei problemi connessi alla circolazione delle auto, accompagnati da interessanti suggerimenti per il trasporto pubblico e le Ferrovie di Stato, per l’attenzione rivolta alle aree limitrofe del quartiere murattiano, fino al recupero delle aree dimesse della periferia della città. È soprattutto un progetto che, come vocazione, sceglie la semplicità di esporre in serie misurata una sequenza di episodi urbani a cui accosta nuove soluzioni progettuali, rettificando l’intervento non solo concettualmente ma anche formalmente, un progetto contraddistinto dalla fermezza di segno forte ma linearmente semplice. Questa semplicità è tradotta nella presenza di un’unica quota per tutto lo sviluppo longitudinale di via Sparano e delle parti a essa adiacenti. Una “piattaforma pedonale” che planimetricamente crea una vera e propria isola nel contesto ortogonale del borgo. Il giardino urbano di piazza Umberto conserva l’identica destinazione, ne vengono potenziate le qualità ricettive e viene riconsiderata la posizione frontale rispetto al palazzo dell’Ateneo. Un progetto quindi che riallinea e riconduce alla simmetria ogni elemento, dove i “centri” diventano visibilmente tali, una vocazione di pacato ordine reintegrando in particolar modo le due piazze che interseca la via dilatandone gli spazi. Geometricamente il progetto è regolato da moduli quadrati che definiscono diverse pavimentazioni, griglie di passi diversi a seconda della loro collocazione e che si piegano alle scale gerarchiche delle presenze o dei fulcri stabiliti. Particolarmente studiata è la riqualificazione delle aree di verde urbano anche grazie a un’ampia scelta di specie arboree che “naturalmente” contraddistinguono i diversi punti nodali del progetto.

Pierpaolo Moramarco

Intervento: concorso europeo di riqualificazione di via Sparano e degli spazi pubblici del quartiere murattiano a Bari - 2° classificato Progettisti: Pierpaolo Moramarco (capogruppo), Mariangela Alicino, Angela Aloia, Michele Ciani, Francesco Colangelo, Simona Dentico, Floriana Errico, Tommaso Gagliardi, Sarah Pugliese, Simona Ventrella, Ferdinando Dipaola Collaboratori: Maurizio Filograno, Gianfranco Torro, Roberta Curbascio, Francisco Carlos Sansiviero, Giovanna Matarrese Costo: 4.000.000,00 euro


Nella pagina accanto schizzo di studio (1째 fase). In questa pagina assonometrie di progetto; pianta.

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Nella pagina accanto studio assonometrico. In questa pagina render di studio (1째 fase).

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lungo via sparano

Punti di vista

“Un piano integrato fra paesaggio, centro urbano, traffico e pedonalizzazione per recuperare una città da vivere e non solo da attraversare. Questa è l’operazione ‘Reset’”

Testo: Lino E. Sinibaldi

Un interessante “sistema integrato”, particolarmente attento a ogni sua declinazione, distingue le soluzioni scelte dal gruppo del professore Lorenzo Netti. Un innovativo studio delle tecnologie per la posa in opera della pavimentazione che prevede sia un adeguamento dei sottoservizi sia un apparato “filtrante” che attualizzando l’attuale sistema della raccolta delle acque pluviali punta a sviluppare un aumento consistente della superficie “permeabile”. Tecnologicamente le lastre saranno posate a secco sopra un sottofondo livellato costituito da uno strato di ghiaia che permette alle soluzioni individuate di cooperare in maniera tale che tutte le esigenze urbane coincidano con gli equilibri idrogeologici del sottofondo. Nel progetto la pavimentazione della vasta area considerata è prevista da un abaco espositivo di lastre di pietra rappresentative delle cave pugliesi che, con il diverso taglio e spessore, rendono differente ognuna delle aree con cui interagisce. Tale soluzione inoltre consente di annullare la visibilità d’ogni elemento funzionale dalla figurazione grafica complessiva della pavimentazione. Sotto l’aspetto tecnico si presenta come un lastricato complesso ma conserva un interessante nitore nella figura. Si adeguano, a questo sistema, le diverse soluzioni d’arredo urbano che, oltre alla pietra, prevedono l’utilizzo del vetro e dei metalli; la connessione tra loro è pensata un’idea di forme “arrotondate” che caratterizzano gli oggetti e li scioglie dai facili vincoli che li avrebbero potuti legare al profilo degli isolati e delle strade. Il problema del traffico è risolto da una pedonalizzazione, prevista per l’intero quartiere murattiano, che iniziando da via Sparano dovrà occupare l’intera area come una sorta di “ring” il cui dovere è quello di diramare il traffico di collegamento esterno al centro della città con la previsione di realizzare circa 7.000 posti auto pensati in diversi autosilo.

Lorenzo Netti Gian Luigi Sylos Labini Filippo Spaini Giuseppe Giannone Domenico Pastore Leonardo Visceglie Paolo Valerio Antonio Caldarulo Rossana Lamanna Intervento: concorso europeo di riqualificazione di via Sparano e degli spazi pubblici del quartiere murattiano a Bari - 3° classificato ex aequo Gruppo di progettazione: Lorenzo Netti (capogruppo), Gian Luigi Sylos Labini, Filippo Spaini, Giuseppe Giannone, Domenico Pastore, Leonardo Visceglie, Paolo Valerio, Antonio Caldarulo, Rossana Lamanna Consulenti: Luciana Bozzo, Mosè Ricci, Alfonso Rosignoli, Nicola Signorile Collaboratori: Pamela Aversente, Michele Carone, Claudia Mancini, Rosita Sardone


Nella pagina accanto disegno assonometrico con segnalazione delle aree pedonali (1° fase). In questa pagina planimetria del borgo murattiano; schema del quartiere murattiano e dell’area di concorso con l’individuazione di una griglia di superisolati a maglia quadrata (1° fase).

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In questa pagina render di progetto. Nella pagina accanto studi assonometrici con in evidenza i diversi momenti di illuminazione durante la giornata.


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lungo via sparano

Punti di vista

“Cambiamento non solo lungo via Sparano ma per l’intero nucleo centrale della città nel progetto che, programmaticamente, si chiama ‘Ville en mutation’”

Testo: Lino E. Sinibaldi

Un ampio piano di ridisegno urbano connota le caratteristiche del progetto presentato dal gruppo di Mauro Sàito che ha puntato le proprie attenzioni progettuali sulla valorizzazione e la pedonalizzazione della scacchiera urbana in cui è inserita via Sparano attraverso una finalizzata programmazione di interventi di installazioni e strutture sia per la mobilità a scala territoriale sia per il diretto rapporto con la città. Si è puntato sull’ampliamento dell’idea di promenade che dalla “via salotto” di Bari si estende valorizzando le presenze monumentali e ottimizzando soprattutto gli spazi pubblici, delimitandosi da un lato con il perimetro del borgo antico dall’altro lato raggiungendo le aree oltre la piazza della stazione e quindi oltre il quartiere murattiano. Questa strategia di studio delle ipotesi di pedonalizzazione si articola in tre aree delimitate, gestite ex novo, in cui si tende a escludere le zone al traffico automobilistico e destinarle a una nuova “educazione” ciclabile. Inoltre ognuna di queste fasce di città avrà una sua specifica destinazione “funzionale”, delimitando un percorso storico-monumentale, un’area mirata a nuove funzioni pubbliche connesse alle private e una ampia superficie destinata a grandi aree di verde urbano. La finalità è quella di creare nuovi luoghi-sistemi urbani distinti da diverse destinazioni d’uso-temi di progetto: quale un “asse pedonale”, un lunghissimo percorso di attraversamento della città da nord a sud; una “passeggiata waterfront” che parte dal Castello Svevo, nel borgo antico e termina al Circolo Barion, nota testimonianza di Dioguardi; un asse destinato al “sistema cultura spettacolo” che comprenderà soprattutto i teatri del centro città e la Sala Murat. Corollario di questa decisa suddivisione sono una serie di “assi minori pedonali” che colmeranno gli interessi commerciali e toccheranno vari poli legati all’istruzione, il tutto unificato da un uso flessibile dell’illuminazione e dell’arredo urbano.

Mauro Sàito

Intervento: concorso europeo di riqualificazione di via Sparano e degli spazi pubblici del quartiere murattiano a Bari - 3° classificato ex aequo Gruppo di progettazione: Mauro Sàito (capogruppo) Danilo Palumbo, Francesco Nigro, Nicola Tafuni, Francesco Civitella Consulenti: Giuseppe Cafaro, Pietro Cupertino, Roberta D’Onofrio, Rosa Giacomobello, Michele Liuzzi, Giorgio Muratore, Michele Notaristefano, Maria Tiziana Pagone, Caterina Pulito, Cristina Bari, Floriana La Viola


Nella pagina accanto render di progetto con vista dall’alto (1° fase). In questa pagina render di piazza Aldo Moro.

Nelle pagine seguenti render, piante, vista prospettica e sezione di alcuni particolari punti di via Sparano.

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lungo via sparano

Punti di vista

“Dal saggio di Richard Sennet prende le mosse ‘Flesh and Stone’, il progetto per una nuova ricerca di identità urbana con forma contemporanea”

Testo: Lino E. Sinibaldi

Alberto Clementi Giovanni Gatti Nicola Martinelli Mariavaleria Mininni Maria Raffaella Lamacchia Paolo A. M. Maffiola Daniela Sallustro Francesco Marocco Vincenzina Vitarella Intervento: concorso europeo di riqualificazione di via Sparano e degli spazi pubblici del quartiere murattiano a Bari - 3° classificato ex aequo Gruppo di progettazione: Alberto Clementi (capogruppo), Giovanni Gatti, Nicola Martinelli, Mariavaleria Mininni, Maria Raffaella Lamacchia, Paolo A. M. Maffiola, Daniela Sallustro, Francesco Marocco, Vincenzina Vitarella Consulenti: Giuseppe Carlone, Antonio Bernardoni, Ernesto Cavuoti, Rita Monaco Collaboratori: Rosanna Rizzi, Leopoldo Rogante, Francesco Sannino, Pierpaolo Todisco, Giampaolo Vacca

La nuova proposta di riqualificazione del gruppo che fa capo a Alberto Clementi si misura con la gravosa eredità del piano di Ludovico Quaroni, mettendo in discussione i principali punti che lo caratterizzavano, la scarsa attenzione rivolta al quartiere ottocentesco e ai rapporti tra la città e il mare e cercando le forme e i materiali appropriati in cui riscoprire nuove esperienze di uso dello spazio. Il nuovo progetto urbano, che interessa non solo via Sparano ma anche le piazze che essa attraversa, agisce sullo spazio pubblico della strada e delle sue dirette proprietà funzionali, estendendo però i suoi effetti di trasformazione anche agli spazi circostanti. Esso è stato ideato come un progetto di suolo teso a sfruttare a pieno la qualità architettonica della pietra calcarea, una koinè mediterranea ed euroadriatica resistente, durevole e rinnovabile: la pavimentazione lapidea, infatti, è utilizzata come un nastro continuo che si ramifica in tre corsie con orditure diverse corrispondenti ad altrettante differenti modalità di attraversamento, quella centrale con transito veloce e quelle laterali, dedicate allo shopping, con andature più lente. Due bande continue poste tra le tre principali partizioni individuano, da un lato, la collocazione di blocchi di vetro colorati per informare sugli eventi della città, dall’altro la realizzazione di sedute a ridosso di alberi ad alto fusto e caducifoglie con funzione adombrante e di segnaletica degli ingressi ai portoni delle residenze. Una “Piazza della Scienza”, che fronteggia l’Ateneo, è concepita come un’estensione dello spazio universitario all’aperto, nel quale ai lecci sui bordi e le palme si aggiungono, per ogni lato, tre file di Alberi di Giuda. Piazza Umberto, una delle rare zone del borgo murattiano con uno spazio dedicato ai giochi infantili, ripresenta, con pavimentazione in pietrisco impastato e pietra lavica, un disegno di Burle Marx su cui si ripartiscono nuovi spazi ricreativi.


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Nella pagina precedente render di studio (1° fase); studi assonometrici.

In questa pagina pianta e sezione di progetto.

Nella pagina accanto a sinistra, studi assonometrici dei caratteri d’eccellenza della cittĂ : la centralitĂ per il sistema portuale pugliese, il sistema commerciale, il sistema del verde e dei servizi urbani, a destra, render di studio (1° fase).


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architettura rigorosa

Candore mediterraneo Geometrie cristalline e volumi puri nel nuovo complesso parrocchiale di San Giovanni Battista a Lecce

Testo: Francesca Pieroni Foto: Moreno Maggi

Studio Purini Thermes Franco Purini Laura Thermes Intervento: concorso di progettazione per complesso parrocchiale di San Giovanni Battista Progetto architettonico 1999: Franco Purini e Laura Thermes - Studio Purini Thermes con Adriano Cornoldi Liturgista: don Roberto Tagliaferri Progetto definitivo e esecutivo: 2000 Progetto architettonico: Franco Purini e Laura Thermes - Studio Purini Thermes Collaboratori: Massimiliano De Meo, Carlo Meo Colombo, Luigi Paglialunga Direttore dei lavori: Raffaele Parlangeli Calcoli strutturali: Enzo Pierri (chiesa), Andrea Cinuzzi (campanile) Committente: Arcidiocesi di Lecce Parroco: don Nicola Macculi Opere d’arte: Armando Marrocco, Mimmo Paladino Costo: 2.650.000,00 euro Impresa esecutrice: Fratelli Marullo (opere di cantiere) Anno di realizzazione: 2004 - 2006 Dati dimensionali: 6.700 mq

Lecce ha un nuovo luogo sacro. Risale al 1999 il primo bando di concorso voluto dalla CEI di concerto con l’amministrazione comunale di Castrignano del Capo per l’erezione di una struttura parrocchiale. In una Italia in cui capita di vedere che l’orrore degli anni Sessanta a Sambuceto non viene abbattuto per fare spazio all’articolato progetto che ridona valore estetico e significato a un contesto dequalificato – costringendo il progettista, l’eccellente Mario Botta, a fare lo slalom fra i fedeli che, ivi battezzati, non vogliono abbandonare il locus della prima catechesi – evidenziando non tanto la levità di taluni legami ma soprattutto l’ambascie dell’amministrazione pubblica, capita anche però, di vedere realizzate opere, sempre di carattere religioso, dall’indubbio valore e finalmente poter tirare un sospiro di sollievo pensando “si può ancora restare nel Bel Paese”. Come dicevamo siamo a Lecce. E dopo l’iter progettuale e di edificazione, lo scorso marzo è stata inaugurata la bellissima struttura del complesso parrocchiale di San Giovanni Battista situata nel quartiere Stadio. L’ampia area è definita da una serie di volumi che si raccolgono in una piccola piazza pedonale, in parte lastricata e in parte a prato, delimitata anche da filari di alberi d’arancio e altri sempreverdi. In questo luogo di raccolta si individuano gli accessi all’aula e alle opere parrocchiali, mentre un portico delimitante un hortus conclusus segna l’accesso alla casa canonica. Due ingressi introducono alla grande aula, disegnata da una pianta quadrata di 24 metri e caratterizzata da una trama di relazioni architettoniche, strutturali ed estetiche fra membrature verticali – i quattro pilastri – e membrature orizzontali – le travi isolate poste a una altezza di 8 metri -, che determina, infine, la copertura tesa a coprire il grande vano centrale, assoluto, e gli spazi che ad anello si svi-

luppano attorno, deambulatorio, navata laterale, endonartece. Una geometria semplice sottende l’idea progettuale, elaborata dall’incontro di forme elementari con una luce evocativamente caratterizzante che segna puntualmente i fuochi di interesse (sopra l’ingresso per illuminare frontalmente l’altare e per accompagnare verso questo luogo sguardo e attenzione; scende dall’alto, a filo dell’intradosso di copertura, conferendo al “cubo centrale” un senso di leggerezza e di espansione; entra dall’abside a illuminare il presbiterio; presente in corrispondenza del battistero e, in maniera discreta, nella cappella con il tabernacolo). Nella parete di fondo si trova scavata una profonda abside, a tutta altezza e in corrispondenza con il presbiterio rialzato su tre gradini e caricato della presenza di importanti poli liturgici: l’altare, l’ambone e, verso il fondo, la cattedra con gli scranni laterali. Dalla navata laterale sinistra, infine, si aprono in successione gli accessi alla cappella feriale e alla sacrestia e in corrispondenza dell’ingresso principale una scala sale alla balconata ricavata sopra parte della cappella e della sacrestia. Saldo, concluso in se stesso e rigorosamente estrinsecato in una geometria che regola in maniera sintetica i pieni con i vuoti e quel che è verticale con quel che è orizzontale, esternamente quanto internamente, l’edificio si caratterizza per blocchi che espressionisticamente bucano, si innestano o fuoriescono dalla astratta “perfezione”. In questo gioco fra corrispondenze cristalline, il disegno del complesso si conclude nel volume a torre del campanile, alto e costituito da una scalinata a chiocciola avvolta in una pelle che la incornicia sullo sfondo del cielo e da una croce latina, unico “vezzo” che Franco Purini e Laura Thermes hanno concesso a una architettura più vicina all’anima che al corpo.


Veduta generale fronte est.

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Nella pagina accanto planimetria; prospetto fronte est.

In questa pagina prospetti del volume al centro del cortile adibito a aula unica.

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Veduta fronte nord; veduta del cortile interno.


Dettaglio; veduta del campanile.

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In questa pagina dettagli. Nella pagina accanto veduta generale dell’aula unica; scorcio dal matroneo verso la parete di fondo.


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architettura rigorosa

La forma dello spazio

Geometrie asettiche ma avvolgenti e colori tenui ma vivaci per interpretare il dinamismo di uno spazio di rappresentanza e di una abitazione

Collezioni Design Vito Siciliano Domenico Fioriello Alessandro Roppo

Intervento: ristrutturazione di interno per sede di rappresentanza Guess Luogo: Casamassima c/o Baricentro – Bari Progetto di interior design: Vito Siciliano, Domenico Fioriello, Alessandro Roppo - Collezioni Design srl Committente: Union Group sas di Edoardo Loffredo Anno di redazione: 2006 Anno di realizzazione: 2007 Impresa esecutrice: Collezioni Design srl Dati dimensionali: 267 mq superficie utile

Testo: Elisa Caivano Foto: Giuseppe Fioriello

Se la definizione più precisa di architettura tiene conto dello spazio interno e se di conseguenza tutto ciò che non ha spazio interno non può dirsi architettura, è proprio lo spazio, il vuoto, a essere il vero protagonista delle opere realizzate da Collezioni Design, studio di progettazione composto da Vito Siciliano, Domenico Fioriello, Alessandro Roppo. Perché architettura non è solo arte, non è solo forma o somma di forme, di dimensioni e di elementi costruttivi in grado di racchiudere uno spazio, ma si caratterizza con quel vuoto, quello spazio in cui l’uomo si muove, vive, o passa soltanto. Le forme pure, i volumi lineari che caratterizzano sia la casa unifamiliare di Binetto che il centro di rappresentanza Guess hanno alla base una generatrice progettuale, un’astrazione spaziale, che può essere ricondotta a una concezione razionale semplice e lineare di organizzazione degli ambienti, che trascende il rapporto di questi con chi li vive, li attraversa o vi entra comunque in contatto; si tratta di spazi in grado di assumere la propria identificazione indipendentemente dall’interazione con l’uomo, caratterizzati da un proprio rigore, un proprio ordine interno che spesso non lascia dubbi sull’impostazione sia planimetrica che dei volumi, in grado di giustificare, mediante l’utilizzo di solidi e forme elementari semplici, il messaggio progettuale dell’opera. Si tratta di volumi puri, scatolari, in grado di assumere una propria giustificazione indipendentemente da tutto, dall’uomo, dal luogo, dall’intorno; la sola riconduzione a un solido elementare ne porta giustificazione e risulta incontestabile proprio per la sua linearità fatta di forme, di autoprogetto, di intenti forse: un cubo è un cubo, un cilindro dà un’immagine di sé incontestabile nella sua unitarietà, nella sua essenza. La sede Guess, all’interno del Baricentro di Casamassima, è stata l’occa-

sione per progettare forme pure, semplici e intelligibili da uno stato di fatto che prendeva le mosse da un capannone. L’edificio aveva subìto nel tempo diverse modifiche: una più fitta suddivisione interna con pannelli in cartongesso e una soppalcatura. L’attuale progetto, limitato al solo piano terra, cerca invece di creare una nuova gerarchia di spazi, una migliore distribuzione degli ambienti e una più efficiente fruizione degli stessi. La lettura degli ambienti è resa possibile sin dall’esterno: una grande vetrata in sostituzione della preesistente rende facilmente percepibile il volume puro della reception, rivestito integralmente in rovere, e lo spazio di distribuzione dei quattro ambienti espositivi. Un percorso asimmetrico, posto in asse con l’ingresso decentrato rispetto alla facciata principale, funge da distributore per i quattro grandi ambienti indipendenti per l’esposizione del campionario, accoppiati a due a due nella forma e nella scelta dei materiali. Lo spazio dedicato alla ricezione è collocato in maniera strategica lungo l’asse ingresso-percorso, in modo da determinare un ulteriore luogo di attesa. Infine un ufficio è situato alla destra dell’ingresso in rapporto diretto con la zona reception, in modo tale da isolare planimetricamente il blocco dei servizi. La nuova distribuzione in pianta è stata possibile grazie alla realizzazione di una pannellatura rivestita in pietra e ispessita, che ingloba gli elementi strutturali e delimita le due diverse pavimentazioni dei due blocchi, una in pietra, l’altra in legno. Gli spazi più allungati di rappresentanza sono delimitati da divisori in vetro, materiale simbolo di chiarezza e trasparenza. Il collegamento con gli spazi soppalcati è stato realizzato con l’impianto di una scala in ferro grezzo collocata in una zona a doppia altezza, anch’essa molto semplice e lineare. Gli stessi elementi di linearità caratterizzano

anche il progetto per una abitazione unifamiliare sita a Binetto. La conformazione del lotto, chiuso su tre lati tranne quello prospiciente la strada, e i vincoli imposti dal piano di lottizzazione vigente, hanno fortemente influenzato le scelte progettuali degli architetti. A un primo sguardo si può cogliere l’uso sapiente di un chiasmo nella composizione dei prospetti: al lato del lotto esposto sulla strada corrisponde una facciata ermeticamente chiusa rispetto al contesto, ai tre spazi aperti ma privati corrispondenti ai tre lati chiusi del suolo, dei prospetti caratterizzati da grandi aperture che consentono un contatto diretto con lo spazio intimo e familiare del giardino. Il fronte principale è un muro bianco, pulito, il cui unico rapporto con la strada è offerto dal portone di ingresso in rovere massiccio, molto rientrante rispetto al filo della facciata. La lettura del volume puro della costruzione è facilitata dalla trasparenza del vetro della recinzione. Anche la distribuzione interna è chiara, semplice, pulita e si articola su tre livelli: al piano seminterrato sono stati collocati i locali tecnici, di servizio e il garage, al piano terra gli ambienti della zona giorno e al primo piano la zona notte, il tutto chiaramente leggibile all’esterno grazie all’abile posizionamento delle aperture. A una maggiore serratura del piano superiore più nascosto perché dedicato alla zona notte, si contrappongono le grandi vetrate apribili della zona giorno di cui il giardino è reso parte integrante. La purezza del volume della costruzione è talvolta interrotta dalla presenza di slittamenti, prolungamenti di alcune parti della muratura perimetrale, aggetti, tesi a garantire quel senso di fusione tra interno ed esterno e dinamicità all’edificio. Il giardino stesso trasmette un’idea di purezza e di incontaminazione: un semplice manto erboso, connotato dalla presenza di due soli alberi.


In questa pagina veduta esterna; dettaglio area d’ingresso.

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Nella pagina accanto pianta. In questa pagina sezioni trasversali; sezioni longitudinali.

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Nella pagina accanto dettagli. In questa pagina vedute sala riunioni.

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architettura rigorosa

Intervento: progetto e realizzazione di casa unifamiliare Luogo: Binetto (BA) Progetto architettonico e di interior design: Vito Siciliano, Domenico Fioriello, Alessandro Roppo - Collezioni Design srl Collaboratore: Nicola Antonacci (strutture) Committente: privato Anno di redazione: 2000 - 2001 Anno di realizzazione: 2002 -2003 Impresa esecutrice: Magnifico Francesco (strutture) Impresa fornitrice: Collezioni Design srl, Gruppo Ime Dati dimensionali: superficie lotto 600 mq; superficie coperta 130 mq; volume totale 819 mc


Nella pagina accanto prospetti e sezioni; pianta piano terra. In questa pagina scorcio del soggiorno.

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In questa pagina dettagli del prospetto fronte sud. Nella pagina accanto dettagli: finestre a nastro e terrazza, rampa del piano interrato, fronte d’ingresso.

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aperti al pubblico

Aereo spazio

Nella pagina accanto prospetto fronte nord; prospetto fronte sud; render di progetto.

Ampliamento e riorganizzazione dello scalo “Papola-Casale” per un aeroporto in costante crescita

Testo: Flavio Venturelli

Sylos Labini Ingegneri Associati Domingo Sylos Labini M. Cristina Angiuli

Intervento: ampliamento e adeguamento aerostazione passeggeri, parcheggio multipiano, riconfigurazione viabilità e parcheggi land-side Luogo: aeroporto civile di Brindisi Papola-Casale Anno di redazione: 2004 Anno di realizzazione: cantiere avviato nel 2005 - 2007 Committente: Aeroporti di Puglia SpA Progetto architettonico: ATI di Bonifica SpA (mandataria), Sylos Labini Ingegneri Associati (mandante) Coordinatore del progetto architettonico: Domingo Sylos Labini Direzione dei lavori: Mauro Moretti Dati dimensionali: superficie coperta piano interrato (attuale non esistente) progetto mq 1.430 superficie coperta piano terra: attuale 4.250 mq progetto 8.380 mq superficie coperta piano primo: attuale 1.600 mq progetto 3.700 mq totale superficie in ampliamento: 7.660 mq banchi chek-in accettazione: attuali 13 progetto 17 sale d’imbarco attesa partenze: gates attuali 4 progetto 8 nastri trasportatori ritiro bagagli: nastri attuali 2 progetto 3

Ogni volta che una nave arriva o lascia il suo porto, a Brindisi si ripete un fenomeno consolidatosi nei secoli. La profonda intagliatura della sua costa ne fa, infatti, da sempre un approdo ideale per uomini e merci in viaggio tra Oriente e Occidente, tra Mediterraneo e Settentrione. Ogni volta che un aereo atterra o decolla da Brindisi, questo dato di fatto viene nuovamente affermato. I primi voli regolari, qui, risalgono al 1928, e non a caso le due piste, sorte proprio a ridosso dell’insenatura, sono costruite a croce lungo gli assi cardinali. Se per gli antichi romani fu naturale segnare il momento del passaggio tra mare e terra con due colonne, noto simbolo della città, come si fa a definire, oggi, un approdo aereo? Di fronte al raddoppio del volume di traffico previsto nei prossimi dieci anni, Aeroporti delle Puglie, che gestisce lo scalo, si è posta seriamente questa domanda. Il “Papola–Casale” mostrava, infatti, tutti i limiti dovuti alla sua rispettabile età: parcheggi insufficienti, accessibilità poco chiara, e un’inadeguatezza funzionale non più sostenibile con la realizzazione di aggiunte parziali. Una simile situazione restituiva oltretutto un’immagine poco attraente della città. Anziché accrescere il numero di operatori e passeggeri, si andava quindi ad aumentare il rischio di perdere competitività. Con l’estensione della superficie, che arriverà ai tredici ettari, la realizzazione di quasi ottocento posti a raso e la semplificazione della viabilità, riorganizzata su un impianto anulare, si è puntato allora a una radicale razionalizzazione. Il compito di metterla in pratica è stato affidato nel 2004 a Sylos Labini Ingegneri Associati e alla loro cinquantennale esperienza in campo di grandi interventi di rilievo pubblico, basti ricordare il recente concorso per il nuovo complesso della Regione Puglia. Lo studio romano–barese, che firma il progetto in associazione a Bonifica SpA, ha impostato una soluzione che bada all’essenzialità e alla chiarezza estreme. Laddove l’aeroporto si dimostrava chiuso, quasi inaccessibile, si provvede a ridefinirlo come un portale aperto e luminoso, una nitida

volumetria dalla pianta rettangolare e impostata su una maglia strutturale estremamente regolare. Una porta, dunque, che come tale trova le sue imposte in due volumi più alti e compatti, aggiunti sui lati corti del complesso esistente e rivestiti di pannelli opachi di alluminio–zinco. Tra questi due poli si sviluppano due lunghe facciate vetrate, alte quanto un singolo piano. Una è rivolta alle piste d’atterraggio, scansita dalla sequenza degli accessi per l’imbarco. L’altra invece, coi volumi opachi degli ingressi che vi si incastonano, guarda alla città e s’inclina verso l’esterno, prolungandosi fino a diventare pensilina pronta ad accogliere il viaggiatore. La transizione da facciata a tettoia è sottolineata dal cambio di materiale, da vetro a maglia in tessuto inox. I paramenti sono disposti in pannelli a giorno e sono sostenuti da portali triangolari in tubolari d’acciaio che definiscono, assieme ai pilastri della struttura preesistente, una zona filtro parzialmente ombreggiata, a sottolineare l’attraversamento della soglia. Il momento del passaggio è ribadito non solo dalla facciata land-side, ma anche, sul lato opposto, dall’andamento svettante di una tettoia aggettante. L’intenzione dei progettisti di esaltare “l’idea del ‘luogo’ non solo di frettoloso passaggio ma anche di incontro e di scambio” si ritrova, del resto, anche nella scelta di tonalità neutre, come i graniti grigi delle pavimentazioni. Una realtà che viene rafforzata dal comfort ambientale garantito dall’alta tecnologia delle facciate ventilate, in grado di assicurare, in combinazione con le caratteristiche tecniche delle superfici vetrate, anche il contenimento del fabbisogno energetico dell’impianto. L’architettura si integra con un processo di radicale razionalizzazione, che prevede l’estensione della superficie fino a raggiungere tredici ettari, la realizzazione di quasi ottocento posti a raso e la semplificazione della viabilità, riorganizzata su un impianto anulare. Al termine di questa vera e propria cura, quindi, l’aeroporto sarà di nuovo pronto a rinnovare la vocazione di Brindisi a essere approdo.


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In questa pagina planimetria generale. Nella pagina accanto pianta piano terra; prospetto nord land-side, prospetto sud air-side, prospetto ovest e prospetto est; sezione I - I’, sezione E - E’, sezione H - H’, sezione B - B’.


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In questa pagina render di progetto: piazzale d’ingresso, veduta dall’alto del padiglione, padiglione,biglietteria. Nella pagina accanto render di progetto angolo nord-ovest.


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Nella pagina accanto veduta fronte d’ingresso. In questa pagina dettaglio area check-in.

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aperti al pubblico

Forme che curano

Composizione di setti curvilinei per un edificio dedicato alla cura e all’assistenza del malato

Michele Castellaneta

Intervento: progetto di Hospice, centro residenziale di cure palliative Luogo: Bitonto (BA) Progetto architettonico: Michele Castellaneta Collaboratori: Aldo Ancona, Mariagrazia Stellacci, Sabina Pice, Maria Luisa Sgaramella Committente: Fondazione Opera Santi Medici Cosma e Damiano Anno di redazione: 2002 – 2003 Anno di realizzazione: 2005 – 2007 Costo: 7.623.000,00 euro Impresa esecutrice: Impresa Dec Dati dimensionali: 6.000 mq superficie coperta

Testo: Alessandro Beato Foto: Nicola Cipriani

Spesso confrontarsi con la realtà significa accettare condizioni al contorno che rischiano di sacrificare ogni interesse architettonico a favore delle necessità tecnologiche e normative. Nel caso del centro residenziale e di cura sorto all’interno della fondazione Opera Santi Medici Cosma e Damiano di Bitonto entrano in gioco delle variabili emotive, legate ad aspetti assolutamente più umani. Proprio perché mortale, l’uomo si ammala e la malattia è dunque parte della vita. L’ospedale è il luogo dove vita e morte si incontrano, è un luogo dove la sofferenza del malato può essere accresciuta dal senso di spavento dato dall’abitare uno spazio estraneo e ignoto. Nel progettare ospedali bisogna partire dal malato, porre al centro di tutto la sua sofferenza, la sua speranza. L’importanza di una struttura innovativa che basa il modello di cura sulla medicina palliativa pone la massima attenzione a tutti quegli aspetti psicologici e percettivi che il malato assorbe durante la sua degenza nella struttura. L’impianto, progettato dall’ingegnere Michele Castellaneta, è una esplicita traduzione spaziale del programma funzionale che concede comunque alla “venustas” un’architettura sobria, non ossessionata dall’estetica ma assolutamente moderna. Nei suoi cinque piani l’organismo architettonico, un monoblocco a direttrice curvilinea, può ospitare fino a trenta malati, e relativi familiari. Al piano interrato è stato realizzato un parcheggio riservato al personale oltre ad alcuni vani impiantistici, mentre, al piano seminterrato, sono localizzati alcuni ambulatori medici, uffici amministrativi, una lavanderia, servizi igienici, spogliatoi e locali per il personale oltre alle cinque camere mortuarie ricollegate al livello esterno mediante una rampa. Nel piano rialzato trovano posto la porti-

neria e l’accettazione, altri ambulatori medici con relative sale d’attesa, la farmacia, la cucina, un bar, una piccola cappella con la sagrestia, una biblioteca e diversi uffici amministrativi oltre ovviamente ai servizi igienici per il personale e per i visitatori. Infine nei due restanti piani sono dislocate le trenta camere per la degenza dotate di propri servizi igienici e piccoli terrazzi esterni. Nelle camere si è cercato di ricostruire quello che è l’habitat domestico. Sono così stati previsti arredi colorati, un divano letto per ospitare i familiari del malato, permettendo a questi di poterlo assistere durante il percorso di cura. L’attenzione posta nell’arredamento della stanza denota la volontà di limitare la sensazione di estraneità percepita dal malato che qui dovrà soggiornare. In ciascuno di questi due piani sono state inoltre realizzate delle cucine, sempre destinate ai familiari dei malati, oltre ai servizi igienici e a speciali bagni per i pazienti non autosufficienti. L’immagine esterna dell’edificio si caratterizza per il fronte a setti curvilinei che l’uno sull’altro scartano rivelando dei profondi tagli dove le grandi vetrate illuminano le risalite verticali o gli ambienti serventi dell’Hospice Aurelio Marena. I fronti sono stati rivestiti in pietra locale, questo allo scopo di limitare nel tempo gli interventi di manutenzione e soprattutto di abbattere i costi ambientali determinati dall’approvvigionamento e dal trasporto dei materiali lapidei. Sul prospetto nord è stata realizzata una facciata ventilata con lastre in pietra di tipo Trani, mentre sulle testate è stato utilizzato travertino noce a formare delle eleganti orditure ortogonali in corrispondenza della scala di servizio. Le pareti del prospetto sud sono state invece rivestite in rame mentre tutti gli elementi verticali sporgenti sono trattati in travertino noce.


Dettaglio.

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Dettagli dei prospetti.


Vedute generali: giorno e notte.

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Scorcio fronte nord.


Dettaglio area d’ingresso.

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Nella pagina accanto interno, dettaglio vano scala. In questa pagina chiesa: scorcio verso l’alto, veduta area presbiteriale.

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aperti al pubblico

Da garage a multisala, un ammiccante progetto che unisce ricercatezza cromatica, design retrò e passione cinefila

Gruppo SAMS Michele Sfregola Angela De Feudis Maria Antonietta Dimatteo Giulio Valente Progetto: multisala “Cinema Opera” Luogo: via Imbriani 27 - Barletta (BA) Progettisti: Michele Sfregola, Angela De Feudis, Maria Antonietta Dimatteo, Giulio Valente - Gruppo SAMS Committente: Videodrome srl Supervisione: Eleonora Strada Anno di redazione: 2004 Dati dimensionali: 67 mq piano terra; 400 mq piano interrato; capienza complessiva di 243 spettatori (75 spettatori sala 1; 75 spettatori sala 2; 93 spettatori sala 3)

Testo: Gaetano Morea Foto: Nicola Cipriani

Visioni di celluloide

Il progetto, commissionato nel 2004 dalla Videodrome srl al gruppo SAMS composto da Angela De Feudis, Maria Antonietta Dimatteo, Giulio Valente e Michele Sfregola, consiste nell’ardito, ma riuscito, tentativo di trasformare un deposito-garage, sito in una zona semicentrale di Barletta, in una multisala cinematografica, una delle nuove tendenze ed esigenze dell’architettura contemporanea. La planimetria dell’immobile, per la maggior parte interrata, è interessata da una pilastratura imponente che con le murature portanti (che sostengono l’edificio per abitazioni che lo sovrasta) caratterizzano la volumetria interna degli spazi e hanno permesso la realizzazione di tre piccole sale cinematografiche; due da 75 posti e una da 93, per un totale di 243 spettatori. L’ingresso su via Imbriani è stato caratterizzato da sontuose presenze che dovevano compensare le modeste dimensioni dell’ingresso e della biglietteria. L’atrio e i sistemi di comunicazione sono stati riconsiderati, organicamente e integralmente, nel progetto della pensilina aggettante luminosa (che ricorda i teatri della grande mela) e delle bacheche vetrate che dalla strada attraggono e invitano il passante con le locandine dei film in programmazione. La pensilina introduce lo spettatore nel piccolo ambiente della biglietteria. La scalinata disegnata dalla forte scelta cromatica del rosso, come una colata lavica, porta all’antro del foyer. Il presupposto figurativo della pellicola cinematografica, nel suo ridisegno stilizzato, percorre tutti gli ambienti della struttura e fa da leit-motiv. Per il foyer sono stati previsti un’accurata definizione di studio del disegno d’interni con rivestimenti dai colori “attraenti” come il rosso, il nero e il grigio, alternati ai riflessi dell’acciaio lucido e del ve-

tro satinato degli apparecchi illuminanti, un unico e originale disegno dove nulla sembra lasciato al caso testimoniato dalla presenza, al centro del foyer, di un divano dalle morbide forme si contrappone alla rigida sagoma delle cabine di proiezione in aggetto che lasciano intravedere il movimento dei proiettori attraverso tagli nella muratura e alle superfici luminose delle altre pareti e del bar. Le tre sale sono state connotate differentemente. La prima sala è tappezzata con gli ormai storici fotogrammi del capolavoro di Federico Fellini del 1963 Otto e mezzo, in alto una grande pellicola cinematografica, che nasconde l’illuminazione, la percorre nella sua lunghezza verso il punto di fuga dello schermo; la seconda sala, che ricorda una stazione ferroviaria o l’interno di un edificio del “razionalismo strutturale”, ha sia le pareti sia il soffitto rivestiti in lamiera metallica e mostra i suoi impianti attraverso le vele curve delle volte; la terza e più grande delle tre, dal disegno che elegantemente misura le volumetrie, propone alle pareti tagli acuti di rombi sottolineati da luci radenti su uno sfondo scuro alternati a pilastri semicircolari, un rombo luminoso al soffitto conduce lo sguardo verso lo schermo. La realizzazione ha dovuto superare i problemi e le difficoltà di inserire in un piano cantinato gli impianti necessari - il condizionamento e il riscaldamento, il ricambio d’aria, l’impianto elettrico e antincendio, le parti tecniche per la progettazione illuminotecnica e acustica - e adeguarlo affinché fossero abbattute le barriere architettoniche. Per garantire la qualità di fruizione, il progetto acustico è stato redatto con la supervisione dell’architetto Eleonora Strada, progettista dell’acustica al Teatro La Fenice di Venezia e al Teatro Petruzzelli di Bari.


Veduta dell’ingresso.

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Fronte d’ingresso: prospetto e sezione; pianta generale.


Dettaglio del foyer; dettaglio della cabina di proiezione.

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Nella pagina accanto veduta generale sala 1; veduta generale sala 2. In questa pagina veduta generale sala 3.

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aperti al pubblico

Cool space

Sobrietà, discrezione e composizione di elementi di gusto per il ristorante e winebar “Nessun Dorma” di Bari

Testo: Fabio Piergiovanni Foto: Nicola Cipriani

Studio di progettazione Olga Testini Olga Testini

Intervento: ristrutturazione di locali commerciali adibiti ad area lounge – wine bar – ristorante Luogo: via XXIV Maggio angolo via Piume, zona Umbertina – Bari Progetto e direttore dei lavori: Olga Testini Collaborazione: Mariangela De Napoli Committente: Soc. Al.ma.ma.val. Bari Anno di redazione: 2005 Anno di realizzazione: 2005 Dati dimensionali: 500 mq circa

Il locale “Nessun Dorma” nasce dall’esigenza di creare un luogo di ritrovo polifunzionale, in cui gli spazi siano altamente flessibili e capaci di soddisfare diverse tipologie d’uso. Un lounge bar, un wine bar e un ristorante devono coesistere nello stesso ambiente senza che si sovrappongano e si infastidiscano l’un l’altro. Olga Testini ha trovato la soluzione realizzando un ambiente sobrio ed elegante capace di soddisfare diverse esigenze funzionali, senza far perdere alle diverse aree la loro specificità d’uso. All’architetto si proponeva la sfida di completare il lavoro in pochissimo tempo e con la minima spesa. Per far fronte a questa prova il progettista ha mirato a utilizzare materiali essenziali e di grande semplicità lavorativa, senza nulla togliere all’eleganza e alla funzionalità degli ambienti, risparmiando così tempo e budget. Il legno, il ferro e la terra cruda per gli arredi, la resina spatolata per i pavimenti, sono quegli elementi che più ritornano all’interno degli ambienti, la loro grande lavorabilità non va a discapito della loro funzione, i colori caldi e morbidi di questi materiali ben si apprestano a essere usati per un ambiente che fa della tranquillità e dell’eleganza la propria parola d’ordine. L’ambiente è diviso in settori tramite volumi squadrati e sobri, nei quali una caratterizzazione ad hoc viene creata attraverso gli allestimenti interni che, grazie agli arredamenti in terra cruda e alle tonalità morbide del beige, del marrone e dell’avorio, colorano il locale. Appena varcata la soglia dell’ingresso si viene accolti dal grande volume quadrato del bancone del wine bar, che divide la zona lounge dalla scala di accesso al ristorante. Questa zona si presenta come un volume unico in cui consumare ciò che si vuole accompagnati da

buona musica avendo come sfondo le luci della città filtranti attraverso i grandi finestroni affacciati verso via XXIV Maggio. Se si vuole utilizzare una zona più appartata, seguendo l’apertura posta sotto le scale, si accede alla vineria. Essa, posta in prossimità del centro geometrico del locale, deve il suo particolare profilo alla presenza della scala di accesso al secondo piano, che con il suo sottile corrimano in vetro e acciaio dona semplicità e ricercatezza a tutto l’ambiente. Seguendo la scala, si accede al primo piano, dove la grande sala ristorante occupa quasi la metà dell’area. Grandi finestroni illuminano tutto il locale, garantendo luce naturale diffusa, che può venire smorzata da tende a grandi fasce verticali bianche e marroni che riprendono il colore di tutto il progetto. Grandi piantane in legno e pergamena distribuiscono la luce artificiale quando quella naturale è insufficiente. Il ristorante si completa con una piccola saletta riservata, appartata e separata dal resto del locale grazie a una vetrata con impresso il disegno del nome del locale, permettendo alla vista di non trovare impedimenti pur rimanendo isolati dal contorno. Seguendo le scale che dal ristorante riportano al bar si accede al piano ammezzato dove risiedono i servizi. Essi sono caratterizzati dalla raffinata e semplice eleganza che ritroviamo in tutto il progetto, ovvero pochi elementi ma di grande gusto che danno risalto a tutto l’ambiente. Una riorganizzazione funzionale di tutti gli spazi senza interventi strutturali importanti unita a una “personalizzazione” ricercata degli ambienti e l’inserimento di pochi elementi studiati sono, per concludere, le caratteristiche dominanti che segnano quel quid in più per l’intervento.


Dettaglio.

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Nella pagina accanto dettaglio del soggiorno; dettaglio delle scale. In questa pagina pianta piano terra; pianta piano ammezzato; pianta piano primo.

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Nella pagina accanto sezione longitudinale; sezione trasversale; veduta generale.

In questa pagina dettaglio della sala principale; dettaglio.

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aperti al pubblico

Volumi fluidi

Il disegno di un edificio multifunzionale nel centro cittadino di Bari

Arcangelo Santamato

Intervento: fabbricato con destinazione residenziale, autorimessa e commerciale Luogo: largo 2 Giugno angolo via Luigi Sturzo – Bari Committente: Mi.Edil srl Anno di redazione: 2003 Anno di realizzazione: 2003 – 2006 Costo: 1.290.000,00 euro Impresa esecutrice: Mi.edil Impresa fornitrice: Ime SpA Dati dimensionali: volume totale 2.166 mc; superficie a carattere residenziale 315 mq; superficie della autorimessa 2.150 mq; superficie a carattere commerciale 211 mq

Testo: Arianna Ciciani Foto: Nicola Cipriani

Probabilmente oggi la sfida più importante che deve affrontare l’architettura contemporanea riguarda la qualità dell’ambiente in cui viviamo; e la necessità di dare risposte coerenti e esaustive alle problematiche poste in essere da un sistema moderno che si è evoluto a partire dagli anni Sessanta in modo caotico, in totale assenza di regole, sulla scia di una progressiva industrializzazione che non ha tenuto conto dei danni e delle ripercussioni che il processo economico produce se non è supportato da una reale e consapevole responsabilità nei confronti del paesaggio circostante. Nasce l’esigenza di formulare un programma dettagliato che analizzi in modo scrupoloso le singole realtà e sappia definire per ciascuna di esse situazioni nuove, con tipologie estetiche e costruttive attente alla cura della forma e alle più svariate esigenze funzionali. È in questa ottica che si pone il lavoro compiuto dall’ingegnere Arcangelo Santamato per il progetto di un fabbricato multifunzionale destinato in parte a residenza, in parte ad autorimessa e locale commerciale che si trova inserito nella cortina residenziale esistente in angolo tra largo II Giugno e viale Luigi Sturzo a Bari. Due sono le matrici fondamentali di questo intervento: la prima è quella costituita dal luogo, ovvero da un tessuto completamente urbanizzato, con ampia viabilità esistente e con forti connotati visivi determinati principalmente dallo skyline degli edifici esistenti, rispettivamente di sette e otto piani fuori terra; la seconda è quella determinata dalla destinazione urbanistica che prevede: una zona residenziale di completamento e un’area per la viabilità. Dal rilievo dello stato dei luoghi emerge la dimensione effettiva dell’area fondiaria oggetto dell’intervento che è pari a 723 mq e che l’allineamento da rispettare nell’edificazione

risulterebbe inclinato di circa cinquantasette gradi rispetto a viale Sturzo, in direzione nord-est. Si delinea in questo modo il perimetro dell’area oggetto di intervento che è sostanzialmente triangolare e la forma che l’edificio ha assunto. Il fabbricato è costituito da un volume principale con pianta ellittica, collegato con ampi terrazzi ai fabbricati esistenti a confine, due blocchi laterali sporgenti, posti agli estremi della dimensione principale, che sembrano due contrafforti. Il resto di suolo residuo, in particolare l’angolo sud-est resta a uso pubblico e definito con pavimentazione e fioriere, creando così uno spazio di servizio sia ai residenti che alla città. Il fronte dell’edificio mette in scena un prospetto piuttosto imponente, fatto di pochi elementi ripetuti in modo ordinato secondo un linguaggio semplice che viene modulato dalla presenza di alcuni volumi (i balconi degli ultimi piani) e da una serie di aperture che attraverso un gioco di luci e ombre animano e disegnano l’intera facciata. Il fabbricato sarà servito da un unico vano scala e ascensore condominiale, prospiciente il cortile interno che sarà sistemato a verde. Il progetto ha portato alla realizzazione di un edificio composto da un piano interrato (autorimessa, deposito, cantinole, locali tecnici), piano terra (locale commerciale, androne di accesso, porticato, area a verde e tre posti auto) e sovrastanti sette piani che dal terzo al quinto sono preposti ad autorimessa, mentre gli ultimi due sono residenziali e infine nella copertura c’è un lastrico solare. Le rampe carrabili di accesso ai piani autorimessa sono a doppio senso di marcia, con larghezza minima di 4,50 m, e partenza dal porticato libero al piano terra. La struttura dell’edificio, compatta quanto rarefatta, caratterizza l’intervento e crea, nella città, una quinta di forte impatto e carattere.


Veduta esterna del blocco per l’autorimessa.

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Nella pagina accanto e in questa sezione trasversale; sezione e prospetto; sezione longitudinale; pianta piano interrato; pianta piano tipo; pianta piano sesto.

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In questa e nella pagina accanto dettagli della struttura.


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paesaggi

Il paesaggio del teatro

Il recupero ambientale della cava Selp e il progetto per un teatro all’aperto nel piano che integra ambiente, archeologie industriali e emergenze naturalistiche

Nicola Martinelli Mariavaleria Mininni Daniela Sallustro Paolo A. M. Maffiola Intervento: recupero ambientale e progetto per un parco e un teatro all’aperto in una cava dismessa Luogo: cava Selp - Bari Gruppo di progettazione: Nicola Martinelli, Mariavaleria Mininni, Daniela Sallustro, Paolo A. M. Maffiola Aspetti botanici e di ingegneria naturalistica: Antonio Bernardoni Anno di redazione: 2006 Dati dimensionali: 12 ha

Testo: Alessandro Beato

Bari, seconda metropoli del Mezzogiorno, sita nella parte mediana di una geografia regionale ha come asse dominante una fascia costiera di oltre quarantadue chilometri. Ma Bari da tempo vive in maniera conflittuale il suo rapporto con il mare, nonostante fosse quasi interamente circondata da esso fino alla fine del Settecento. Numerosi sono stati gli interventi nel corso degli ultimi decenni che hanno tentato di invertire questa tendenza: il piano–idea di Ludovico Quaroni (1973), che per primo ha individuato una continuità spaziale fatta di sistemi lineari aperti, elementi questi caratteristici nella geografia policentrica della conca barese; il programma Urban (1994-2001); infine il piano per la XII edizione dei Giochi del Mediterraneo. Quella che è finora mancata è una strategia globale di ridisegno del paesaggio barese, capace tra l’altro di riavvicinare la città al proprio mare. Il professor Nicola Martinelli, insieme al gruppo di progettazione, raccoglie la pesante eredità di una città profondamente mutata in seguito al piano di Ludovico Quaroni e ad altri fatti assolutamente estranei alla pianificazione (basti pensare a Punta Perotti e all’urbanizzazione incontrollata al di là del quartiere murattiano). Il piano individua dei corridoi di tessuto seminaturale che penetrano con il loro verde agricolo e la loro folta macchia mediterranea sino all’interno dei quartieri e dei centri di corona dell’area metropolitana, integrando costa e aree urbane. Si tratta di un grande vallone erosivo del carsismo detto Lama Balice, un grande corridoio ecopaesistico per il quale è stata istituita una grande Area Protetta Regionale. Nicola Martinelli, sperimentando alcune grandi figure dell’architettura del paesaggio, localizza nodi importanti per lo sviluppo infrastrutturale della città e integra in questa nuova trama urbana le archeologie industriali, le aree dismesse o in attesa di una nuova identità, nonché le emergenze

naturalistiche. Il progetto di un grande teatro all’aperto nella ex cava Selp, si pone lungo questa linea tendenziale. Il futuro teatro di Orfeo si trova tra l’aeroporto internazionale di Bari, lungo il Parco Metropolitano di Lama Balice e di fronte alla grande periferia ovest della città. Nel riuso e nella riqualificazione dei siti estrattivi, è indispensabile una visione del progetto globale, orientata principalmente al riassetto del paesaggio. Ciò è possibile guardando alle cave, non solo come a spazi fisici o geografici, ma anche per la valenza che spesso queste rivestono come monumenti del lavoro, strettamente legati a contesti storici, sociali ed economici. Tale visione può rivelare itinerari di azione inesplorati a forte caratterizzazione progettuale. Si procederà quindi alla sutura di una grande ferita inferta al paesaggio e contemporaneamente si integrerà l’offerta culturale del Parco Metropolitano di Lama Balice, grande polo attrattore, posto a ridosso di un quartiere periferico che chiede riscatto dopo anni di abbandono e marginalizzazione. Lo scopo del progetto non deve intendersi necessariamente come la restituzione dell’area escavata allo stato originale, bensì come un suo reinserimento nell’ambiente circostante, quasi a costituire l’immagine cristallizzata di una parte della storia lavorativa e sociale di questa città. Gli interventi saranno mirati inizialmente alla messa in sicurezza e alla stabilizzazione dei fronti di scavo, garantendone una adeguata stabilità geotecnica e geomeccanica. Successivamente si procederà con un piano vegetazionale e con la realizzazione di tutti quegli interventi necessari a garantire l’accessibilità e la fruibilità dell’area. La grande conca seminaturale della ex cava Selp si presentava già in fase d’indagine con un’ottima acustica, suggerendone così la futura destinazione a spazio per eventi e spettacoli all’aperto.


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Nella pagina precedente veduta zenitale dell’area e pianta dell’intervento di progetto.

In questa pagina carta del territorio barese con segnalazione degli elementi e dei caratteri notevoli del progetto.

Nella pagina accanto vedute della cava-selp allo stato attuale.


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paesaggi

Scenari nuovi

Un giardino mediterraneo e una piazza con sedute rotanti vitalizzano gli spazi urbani di Bari

ma0 Massimo Ciuffini Ketty Di Tardo Alberto Iacovoni Luca La Torre Intervento: realizzazione di un giardino pubblico Luogo: via Salvatore Matarrese - Bari Progettisti: Massimo Ciuffini, Ketty Di Tardo, Alberto Iacovoni, Luca La Torre - ma0 con Maurizio Franco Committente: comune di Bari Anno di redazione: 2002 - 2003 Anno di realizzazione: 2004 - 2006 Costo: 700.000,00 euro Impresa esecutrice: DEC SpA

Testo: Alessandro Beato Foto: Roberto dell’Orco, Valentina Vetturi

I romani emmeazero/ma0 concepiscono l’architettura come un “sapere di mezzo” a cavallo tra diverse discipline e geografie del territorio, come un sistema di regole spaziali capaci di produrre e modificare le relazioni tra spazi e abitanti, tra pubblico e privato, tra interno ed esterno, tra artificiale e naturale, reale e virtuale. In questo percorso di ricerca e sperimentazione lo studio ha recentemente elaborato due progetti per il comune di Bari: un giardino pubblico in via Matarrese, già ultimato, e la centralissima piazza Risorgimento, in fase di realizzazione. Entrambi gli interventi muovono da una premessa comune: la ridefinizione del rapporto tra forma e ruolo sociale dell’architettura. Nel punto di sconnessione tra la città costruita e la campagna barese, il giardino di via Matarrese si pone come elemento di mediazione tra due diverse tipologie di paesaggio: quello antropico della periferia, costruito negli anni Settanta, e quello rurale, caratterizzato da coltivazioni di tipo intensivo. Questo giardino si configura come una progressione di quattro differenti fasce: la prima, più aderente alla città, si presenta come una elegante piazza-percorso realizzata in pietra bianca e piantumata con palme di notevole dimensione; una seconda fascia che, utilizzando i materiali tipici dei giardini mediterranei, erbe e arbusti da roccia, separa e filtra le due tipologie di paesaggio, regolandone l’equilibrio formale e funzionale. Una terza fascia si presenta come un ampio giardino mediterraneo caratterizzato dalla presenza di vigorosi pini marittimi; infine, in continuità con il paesaggio rurale, un’ultima fascia, separata dalla precedente da un sinuoso percorso pedonale, accoglie diversi esemplari di ulivi e fichi, tipiche colture mediterranee. Alla composizione si sovrappone un piccolo padiglione rettangola-

re, che ospita un bar e dei servizi igienici, anch’esso realizzato, nelle parti opache, in pietra bianca come la pavimentazione della piazza. In pianta, la composizione ricorda il dinamismo del mare, delle onde che s’infrangono sulla riva. Il doppio filare di palme crea un percorso protetto e riparato sul quale passeggiare, sostare, o riposarsi. Le sedute, su disegno dei progettisti, si accostano ai fusti delle palme, cingendoli fino alla metà. La copertura del bar, staccata dalle pareti verticali mediante una lama di luce continua, piega sul lato corto per raccordarsi col piano della piazza-percorso. Lo spazio che ne risulta è un ibrido tipologico di piazza-giardino che costituisce una dimensione nuova di paesaggio urbano, risultato della mediazione tra paesaggio rurale e paesaggio antropico. Ecco dunque che lo spazio pubblico torna ad assumere un ruolo predominante in questo ripensamento di un margine della città proposto dallo studio emmeazero; quello stesso spazio pubblico che si rivela come un nuovo campo d’azione dove è possibile riconferire alla città contemporanea intensità d’uso, molteplicità delle relazioni e sedimentazione dell’identità, in altre parole quella ricchezza che è propria della città storica. Il secondo intervento, ancora in fase di realizzazione, riguarda una piccola piazza di forma rettangolare, piazza Risorgimento, nella parte murattiana della città; a oggi questo spazio si presenta come un affollatissimo parcheggio a raso. Volumetricamente la piazza è individuata sul fronte lungo da un lato dalla monumentale facciata della scuola media, recentemente recuperata, dall’altro da un asse stradale che porta dritto fino alla facciata del celebre teatro Petruzzelli. Sui due lati corti insiste un tessuto urbano che, a eccezione di qualche più recente e ingombrante intrusione, risulta proporzionato al

tessuto storico circostante. Al centro della piazza una fontana piuttosto modesta, risalente all’inizio del secolo scorso, che per esplicita richiesta della committenza dovrà rimanere in sito senza subire alcuna trasformazione. La ridefinizione di un invaso, mediante la ricollocazione dei filari di alberi parallelamente al lato corto della piazza, consente di riconciliare il contesto con il fronte della scuola media, che risulterà quindi inquadrata in una prospettiva centrale, e riuscendo così a mediare tra lo spazio della piazza e quello degli edifici che superano l’altezza del tessuto storico. Per ricercare un’asimmetria gli emmeazero propongono un inedito sistema di sedute girevoli incernierate a terra, su un lato, e libere di ruotare descrivendo traiettorie circolari, sull’altro. Il dispositivo è un esplicito riferimento alle vecchie giostre dei playground per bambini. La posizione delle cerniere a terra è distribuita casualmente, in modo da moltiplicare le possibilità di combinazioni tra le sedute; l’illuminazione è disposta in modo tale che i lampioni non ostacolino la rotazione delle panchine. Questa continua riconfigurazione della piazza, a opera dei cittadini o dei fruitori stessi, consentirà di mutarne la rigida simmetria. Si potrà quindi sedere all’ombra degli alberi nei giorni più caldi dell’anno, o al contrario al sole in quelli più freddi per rivolgersi verso l’uscita della scuola in attesa di un figlio che sta per uscire, o verso la via commerciale di fronte in attesa di un appuntamento galante, o ancora alla luce del lampione per leggere la sera o al contrario nella penombra per appartarsi in un dolce incontro. La piazza come nella tradizione italiana torna ad assumere i connotati dello spazio d’incontro e socializzazione, rappresentando un’ulteriore declinazione del rapporto tra forma e ruolo sociale dell’architettura.


Veduta prospettica; dettagli.

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Nella pagina accanto sezione trasversale; pianta. In questa pagina dettagli del giardino in notturna.

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per la città

In questa pagina vista prospettica del progetto per piazza del Ferrarese; inquadramento e segnalazione dell’area d’intervento. Nella pagina accanto render di progetto.

Intervento: progettazione preliminare, definitiva ed esecutiva di una piazza e delle sedute girevoli Luogo: piazza Risorgimento - Bari Committente: comune di Bari Progettisti: Massimo Ciuffini, Ketty Di Tardo, Alberto Iacovoni, Luca La Torre – ma0 Anno di redazione: 2002 - 2005 Costo: 680.000,00 euro Dati dimensionali: 2.055 mq superficie totale


Nelle pagine successive render di progetto; dettagli delle panchine mobili; schema compositivo.

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sacri luoghi

Forme antiche

Monumentalità e simbolismo nell’ampliamento del monastero per le benedettine olivetane a Palo del Colle

Testo: Alessandro Beato Foto: Nicola Cipriani

L’architettura è un fatto permanente. La sua comparsa segna la nascita della civiltà e della sua espressione più alta: la città. Ciò che fa parte dell’identità di un luogo ha il diritto e il dovere di essere permanente, ma porsi il problema del recupero di questi oggetti apre una questione delicata: come aggiornare queste architetture? Aldo Rossi afferma che per “costruire sul costruito” esiste la necessità di rinunciare all’autonomia della forma, che bisogna necessariamente aprirsi alla complessità del luogo, inteso come habitat linguistico e culturale. L’architettura non può essere ridotta al silenzio, non basta ricondurla al purismo, alla semplificazione formale o all’astrazione, bisogna guardare alla contaminazione delle cose accettando la complessità data dal contenuto di vita e di esperienza dell’architettura, giungendo a una soluzione teorica e pratica del problema. Il Monastero e la comunità monastica hanno da sempre un ruolo importante nella vita religiosa e sociale di Palo del Colle, per questo la struttura può essere definita come una “permanenza”, nel senso dato al termine da Rossi, nonostante la scarsa valenza architettonica della stessa. Dal 1987 l’architetto Vincenzo Loglisci ha iniziato un lavoro volto al ridisegno di una identità stilistica e architettonica delle strutture tale da conferire nuova dignità al complesso. I lavori, realizzati per gradi, nella prima fase hanno interessato la ristrutturazione della chiesa con la costruzione del coro monastico. Successivamente sono stati realizzati il chiostro interno, la biblioteca, la sala del capitolo, il noviziato, la foresteria con le sale per le attività religiose e le manifestazioni culturali, la cappella del Santissimo, l’infermeria e la portineria con i parlatori. Negli ultimi due anni i lavori hanno interessato la sistemazione delle aree esterne prospicienti la facciata principale del complesso e il sagrato della chiesa. Sono stati quindi scelti materiali tali da

conferire al complesso un’immagine austera e allo stesso tempo rigorosa e capace di preservarsi nel tempo. La facciata principale è stata così rivestita in pietra bianca e mattoni a pasta molle, a formare una quinta architettonica in cui sono state ricavate piccole aperture regolari tanto da formare delle grate capaci di schermare la vista. L’intervento consente comunque una lettura stratigrafica, senza incorrere in ambigue interpretazioni stilistiche. La compenetrazione dei volumi è evidenziata sia dai due diversi materiali con cui gli stessi sono stati trattati (pietra e mattone), sia dai tagli in corrispondenza degli angoli. La chiesa svetta con la sua facciata rispetto ai corpi adiacenti. A essa è collegata la cappella del Santissimo con l’abside a forma cilindrica sormontata da una piramide a base ottagonale in vetro, esplicito riferimento alla poetica rossiana, che proietta all’interno una luce intensa sull’altare. Un volume virtuale in pietra, arretrato rispetto alla cappella, definisce un cortile che separa le parti del complesso monastico destinate agli ospiti da quelle a uso esclusivo delle religiose. Alla facciata principale si sovrascrive un parallelepipedo aggettante posizionato sull’asse centrale e realizzato anch’esso in pietra bianca, a segnalare l’ingresso alla portineria e ai parlatori. Alla foresteria, ubicata sul lato destro del complesso, si accede invece attraverso una scala realizzata con gradini prismatici a sbalzo incastrati nel muro in mattoni. Lo spazio esterno al complesso, prospiciente la strada principale, è pavimentato con elementi in cotto e inserti in pietra. L’asse principale viene enfatizzato da un doppio filare di colonne, definendo così un invaso capace di proiettare il visitatore in uno spazio che risulta dilatato in profondità. Il complesso risulta immerso in un elegante parco con prato all’inglese e numerose essenze mediterranee che arricchiscono questa ritrovata architettura.

Vincenzo Loglisci

Intervento: riqualificazione e ristrutturazione architettonica del monastero femminile Luogo: Palo del Colle (BA) Progettista: Vincenzo Loglisci Collaborazione (2005-2007): Alessandra Loglisci Committente: monache benedettine olivetane Anno di redazione: 1992 Anno di realizzazione: 1992 - 2007 Costo: 2.000.000,00 euro Imprese esecutrici: Metra costruzioni; D’Introivo Angelo ebanisteria Imprese fornitrici: Ime SpA Impianti idrici: Francesco D’Alonzo


Veduta fronte d’ingresso.

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Nella pagina accanto scorcio dal cortile interno. In questa pagina scorcio laterale.

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Nella pagina accanto schizzi di studio. In questa pagina vedute.

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Veduta esterna; dettaglio di una scala esterna.


Veduta sala per consesso monastico.

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sacri luoghi

La porta

La ricerca di identità nella struttura posta all’ingresso del cimitero di Spinazzola

Testo: Barbara Piccolo Foto: Nicola Cipriani

Angelo Rotondella

Intervento: progetto di edifici per pubblico esercizio presso il cimitero comunale Luogo: Spinazzola (BA) Progetto architettonico e direzione dei lavori: Angelo Rotondella Progetto delle strutture: Vincenzo Ferri Committente: comune di Spinazzola Anno di redazione: 1998 Anno di realizzazione: 2000 Costo: 180.759,00 euro Impresa esecutrice: impresa edile Ferdinando Conticchio Impresa fornitrice: Ime SpA Dati dimensionali: 1.490 mc volume Caratteristiche tecniche particolari: adeguamento strutture esistenti e dotazioni impiantistiche e multimediali

Di solito nei piccoli paesi dell’interno italiano il cimitero non rappresenta solo il luogo dove si ricordano i propri cari ma rappresenta anche un biglietto da visita del paese stesso, un elemento identificante attraverso il quale ci si può presentare all’ospite. Così è di certo per Spinazzola, paesino barese di soli 7.500 abitanti e realtà composta più da costruzioni subite che da architetture vissute. Attraverso la progettazione di una struttura integrata posta all’ingresso del cimitero, l’architetto Angelo Rotondella ha cercato di creare nuove e opportune funzionalità di pubblico interesse ma ancora di più ha tentato, riuscendo, di dare un respiro più ampio al contesto. Il progetto ha previsto l’erezione di due elementi di base: una piccola chiesa e un edificio di servizio. La scelta di non differenziare i due volumi né per la forma né per la grandezza, nasce dal chiaro intento di realizzare un ingresso-portale che dia risalto al luogo e che, al contempo, rappresenti il punto focale del cimitero. Il progetto va quindi oltre la mera funzionalità per incontrare una chiara volontà architettonica. Nascono due strutture tronco-piramidali, imponenti, evocative, che trasformano la rigida geometria ortogonale preesistente in simmetrie essenziali, nasce un vero e proprio ingresso monumentale coperto da una pensilina che collega i due edifici donando all’insieme una ricercata semplicità geometrico-formale. La forma assume un ruolo essenziale attraverso il quale prende vita tutto il progetto. Nell’antico Egitto la piramide rappresentava il luogo dove il faraone prendeva a tutti gli effetti le sembianze del divino, dove le speranze di un popolo potevano avere la loro possibilità di realizzazione. Così può essere un cimitero oggi. Al di là del fattore emotivo rappresenta un luogo indispensabile per la società. E se l’elemento piramida-

le evoca l’antico Egitto, la luce zenitale che penetra all’interno della chiesa in asse con la posizione del celebrante rimanda alla tradizione cristiana, tradizione in cui la luce assume un ruolo chiave: la luce è espansione di Dio, è vita che esce dalle tenebre della morte, è linfa necessaria al vivere. Il progetto di Angelo Rotondella si svela come un crogiuolo di tradizioni, come una fusione di linguaggi diversi per dare voce anche a un paesino come Spinazzola, perché, oltre la mera funzione quotidiana, gli abitanti possano cogliere, l’idea più ampia di architettura che vi sta dietro, il collegamento inscindibile tra stimolo iniziale e realizzazione finale. Un cancello a due ante di ferro, con disegni stilizzati e con un elemento centrale di battuta a forma di croce, introduce al luogo a lui riservato, in un luogo che, pur aprendosi all’esterno (dall’apertura interna si apre lo sguardo a tutta la collina murgiana), assume importanza e valore in se stesso, si stacca nettamente da tutte le costruzioni che lo circondano e permette di entrare in una sfera emotiva che non è più solo personale ma che appartiene a una intera società. L’idea ardita delle piramidi è traduzione di un’architettura che si sceglie e non si subisce e che, deve essere pretesa sia dai grandi centri urbani così come da un piccolo paesino dell’interno barese. Forse una provocazione, un eccesso o più probabilmente un’opportunità, un modo nuovo e audace di intendere ciò che fa parte del nostro vivere, la traduzione, attraverso l’estetica di una struttura architettonica, di un modo innovativo di concepire la funzione cimiteriale. Piramidi ma non monoliti, imponenze ma non oppressioni, stimoli ma non percorsi obbligati perché ogni abitante di Spinazzola possa riconoscere nel cimitero del proprio paese una storia, una memoria, un’identità.


Veduta generale.

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Schizzi di progetto.


Dettaglio.

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Nella pagina accanto prospetti; prospetto e sezione longitudinale, sezione trasversale; planimetria. Legenda: 1 ingresso 2 chiesa 3 edificio di servizio In questa pagina veduta fronte d’ingresso edificio di servizio; dettaglio area d’ingresso.

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nuove case

Volumi di luce Volumi sghembi e trasparenti, spazi illuminati da ampie vetrate o da tagli nelle pareti per definire il carattere di un appartamento contemporaneo

Testo: Mara Mazzanti Foto: Giovanni Ghiandoni

Moodmaker Marcello Mininni Filippo Capodiferro Giuseppe De Giosa Marica Laperchia

Intervento: nuova realizzazione di casa–studio Luogo: via Peucetia - Bari Progettisti: Marcello Mininni, Filippo Capodiferro Collaborazione: Bepi De Giosa, Marica Laperchia Anno di redazione: 2000 Anno di realizzazione: 2002 Costo: 200.000,00 euro Dati dimensionali: 170 mq

L’alternanza di pieni e vuoti accompagnata dall’armonizzarsi di diverse superfici delineano l’interno di un appartamento situato nel cuore di un quartiere residenziale della città di Bari. La mano è quella dello studio Moodmaker, che ha saputo interpretare e trascrivere su carta le linee guida dell’urbanistica dando origine alla distribuzione interna dell’edificio. Infatti, gli stessi architetti hanno pensato di sovrapporre due griglie regolari inclinate tra loro per ottenere la pianta trapezoidale, le ripartizioni interne e le aperture della struttura. I due reticoli di partenza, uno quadrato e l’altro rettangolare, non sono stati però presi a caso; infatti uno deriva dal tessuto viario l’altro, invece, segue le preesistenze del piano particolareggiato della città. Lo sviluppo su due piani dell’edificio ha permesso di risolvere con fantasia ed estro i temi di affaccio e di verticalità; inserendo soppalchi e giocando con le trasparenze si viene a creare un ambiente fluido in cui è stata resa possibile una generosa disponibilità di vuoti pubblici. Gli spazi vetrati orizzontali al piano non sono altro che solai di copertura che però servono soprattutto a mettere in comunicazione le varie parti della struttura. Un ambiente aperto e flessibile capace di accogliere con classe e dignità un mobilio moderno e un’oggettistica contemporanea. Un grande contenitore che mantiene intatte al suo interno delle scatole dotate di una propria personalità e connotazione e che rende possibile un dialogo a livello architettonico tra le singole stanze e i diversi piani. L’idea forte dell’intero progetto sta proprio nell’introdurre la terza dimensione all’interno di uno spazio vivibile in cui svanisce il concetto di bidimensionalità o meglio di semplice sovrapposizione di due volumi ormai collaudato da tempo. Si modellano i pieni e i vuoti in maniera tale da creare delle cubature che abbiano in sostanza una doppia altezza. Per un attimo si accantona il classico concetto dello spazio inteso come semplice sovrapposizione di piani e si privilegia

lo spazio contemporaneo concepito come cluster di spazi a forte sviluppo verticale. All’interno vengono utilizzati prevalentemente materiali moderni, come l’acciaio e il vetro, e grazie alla loro complicità una logica distributiva regola gli spazi della casa; gli elementi strutturali in acciaio vengono inseriti nella scena entrando a far parte dell’arredo con naturale leggerezza ed eleganza. Sono presenti poi ampie aperture su ogni lato, in modo tale che la struttura possa essere perfettamente illuminata durante tutto l’arco della giornata. Tagli di luce si disegnano sulle pareti e sulla pavimentazione grazie a delle sottili fessure realizzate sul solaio di copertura. Nella parte bassa dell’edificio trovano spazio una terrazza a livello, un bagno per gli ospiti e soprattutto la zona giorno caratterizzata da un piccolo, ma geniale, gioco di livelli pensato in modo da rendere ancora più flessibile un’area così ampia; nella parte superiore si sviluppa invece la zona notte confortevole e coerente con il tutto ma soprattutto studiata per la committenza tanto da essere comprensiva di una piccola biblioteca privata. Un progetto originale, pieno di carattere che trova il suo punto di forza sia alla piccola scala che alla grande scala. Non a caso infatti la stessa suddivisione interna nasce da un confronto con il paesaggio o meglio con quanto è presente nell’immediato contesto; è una relazione lampante in grado di legare l’idea di un edificio al resto della città. Stiamo, forse, proprio parlando di urbanistica o meglio di un progetto pensato a livello urbano in cui interno ed esterno trovano linee comuni; una relazione non solo visibile sulla carta ma anche percepibile tra le mura dello spazio domestico. Un merito va quindi a chi ha saputo erigere tramezzi e suddivisioni il giusto indispensabile per creare la privacy di cui ognuno ha bisogno ma anche a chi ha saputo cogliere nella stessa abitazione una location totale a 360 gradi che possa essere vissuta a pieno nella sua totalità.


Veduta generale area soggiorno.

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Nella pagina accanto scorcio del doppio volume. In questa pagina dettagli della scala.

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Nella pagina accanto dettaglio della scala. In questa pagina veduta dell’area relax del piano soppalco.

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nuove case

Geometrie avvolgenti

Nella pagina accanto render di progetto; veduta d’angolo.

Colori chiari e composizione di aggetti, logge e balconate ricurve per un palazzo nel quartiere murattiano di Bari

Testo: Fabio Piergiovanni Foto: Nicola Cipriani

Studio Mossa Gaetano Mossa

Intervento: progetto di edificio a carattere residenziale Luogo: via Oberdan - Bari Progettista: Gaetano Mossa Committente: Clara Annoscia Anno di redazione: 2002 Anno di realizzazione: 2003 Impresa esecutrice: Co.mi. edil snc Impresa fornitrice: Gruppo Ime SpA, Lignarius, Mas marmi Dati dimensionali: 300 mq circa superficie coperta Caratteristiche tecniche particolari: parquet in listoni per pavimentazione; bagni e cucine in granito nero; camino in pietra

Il lotto dell’intervento è posizionato nel quartiere murattiano di Bari, cioè nella prima periferia della città, dove in passato erano presenti complessi industriali di una certa importanza ma anche opifici di carattere artigianale. L’area occupata dal nuovo stabile era in precedenza utilizzata dalla struttura delle cererie Manzari che con l’alta verticale della ciminiera in mattoni rossi, rappresentava un punto di riferimento per quella zona della città e disegnava un suggestivo skyline. La forma del lotto, posto in una situazione ad angolo, è trapezoidale a causa della non ortogonalità dei due assi viari, via Oberdan e via Monsignor Schiralli, che lo delimitano. Il palazzo progettato dall’architetto Gaetano Mossa, è costituito da sette piani fuori terra e contraddistinto da una accentuata verticalità che viene comunque mitigata attraverso la presenza di un disegno orizzontale delle superfici di rivestimento. Gli ampli profili aggettanti dei terrazzi si presentano curvilinei e tondeggianti, quasi in contrasto con il resto dell’intervento generando una spinta dinamica verso l’esterno; le ringhiere, infine, realizzate in profilati di acciaio, donano leggerezza a tutta la costruzione. I sette appartamenti presenti nell’edificio, uno per piano, sono serviti da una scala di collegamento posta accanto all’immobile adiacente permettendo così a ogni appartamento di godere di un ampio raggio di esposizione su tre lati con i due ampli terrazzi che corrono lungo i prospetti segnando quasi un circuito unico. La posizione angolare dell’edificio caratterizza la costruzione di tutto il progetto. Le stesse logge aggettanti sono state

progettate per abbracciare tre lati dell’edificio e creare così un angolo, evidenziato anche dalla loro forma non lineare ma leggermente a punta arrotondata, che sintetizza la proiezione verso l’esterno. Il profilo dell’edificio si può considerare diviso in due parti distinte. La prima, comprendente i primi due livelli, presenta un volume o nastro aggettante intonacato bianco che li avvolge, trasformandoli in un volume unico, che dà l’impressione di essere punto d’appoggio per tutti i restanti piani, i quali formano la seconda parte. Più liberi e separati l’uno dall’altro si presentano con volumi più leggeri, gli spazi vuoti tra di essi sembrano spezzare la staticità dell’edificio. Il lungo terrazzo dell’ultimo piano raggruppa e definisce le due parti. La presenza di un tessuto geometrico alla base del disegno, relativo all’intreccio fra trama orizzontale e ordito verticale, dona una spinta dinamica a tutto l’intervento, senza lasciare alla staticità il sopravvento. Il rivestimento a fasce bicrome di lastre in cemento a faccia a vista di colore bianco e beige, spezza la superficie riportando alla memoria gli antichi materiali usati nella regione, quali il tufo e l’intonaco bianco. Il profilo della struttura diventa così un vivace revival cromatico che nell’alternanza fra il bianco e il beige ricorda le cromie naturali originarie della Puglia ed esalta l’eleganza dei colori tenui e chiari prediletta per tutte le costruzioni architettoniche di questa regione. Massività e leggerezza si uniscono in una compresenza generale per creare un gioco di volumi che caratterizza il palazzo e la sua immagine, inserita in un contesto urbano e sociale.


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Nella pagina accanto pianta piano tipo; prospetto; planimetria con segnalazione dell’intervento; prospetto.

In questa pagina dettagli.

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Antonio Tempesta

Intervento: progettazione di unità abitativa di casa in linea Luogo: Terlizzi (BA) Progettista: Antonio Tempesta Collaboratori: Annalisa Giglio, Daniele Simeone Committente: privato Anno di redazione: 2005 Anno di realizzazione: 2006 Imprese fornitrici: Ime SpA Dati dimensionali: 120 mq superficie utile appartamento; 90 mq superficie terrazza

nuove case

Armonie cromatiche Luci naturali e artificiali nel progetto di ristrutturazione di una grande unità abitativa

Testo: Greta Franceschini Foto: Nicola Cipriani

Rigore ed emozione, ragione calcolante e passione, confusi non solo non si escludono ma sembrano potenziarsi a vicenda in questa casa in cui il linguaggio architettonico contemporaneo parla la lingua degli affetti. Nel soggiorno, come in una citazione affettuosa della prospettiva di Aymonino, dominano le figure mitologiche di Atalanta e Ippomene di Guido Reni che sembrano carnali uscire dalla tela, splendida copia dell’artista Nino de Leo. L‘immagine, la cui scelta e apposizione l’architetto Antonio Tempesta ritiene fondativi del progetto, genera forti sensazioni ed emozioni costruendo sulla parete una geometria visiva regolata da specifiche proporzioni e accordi. A esaltare i volumi e a conferire all’ambiente un “clima” ben temperato è un chiaro e discreto concetto di illuminazione. In questa casa sapientemente illuminata, la luce artificiale non invasiva, attraverso l’assenza di illuminazione diffusa a favore di elementi puntuali, asseconda e completa il percorso del sole. Esso effonde di sé il soggiorno, attraversando una scala di tek e acciaio che, verticale e dinamica conduce al piano superiore. Qui la terrazza, profumata da semplici essenze mediterranee, regala alla casa, attraverso il filtro di una “scatola” di legno e vetro, una eccedenza di luce,

laddove, per dirla con Hegel, “il bello, schön, è l’apparire luminoso, schein”. Ritagli, scavi e aperture danno continuità tematica all’intera unità abitativa. Compenetrazione percettiva e ideativa, visiva e spaziale dei servizi e dei vani principali (cucina e soggiorno, soggiorno e disimpegno, bagno padronale e camera matrimoniale) divisi da pareti in parte diafane e traslate dalla luce, suggeriscono la sensazione di un unicum, in cui ogni ambiente è pro-gettato nell’altro senza soluzione di continuità. A dividere la casa in un palcoscenico pubblico e uno privato più intimo è solo un parallelepipedo rosso, scarto dimensionale e cromatico, vestito da tavole lignee, anche esse opera del de Leo. “Ho voluto con quel forte segno murario che separa la notte dal giorno - racconta l’architetto - inserire una quinta che evidenziasse la sua massività attraverso l’operazione negativa della sottrazione della materia nelle teche frontali e laterali e nella dilatazione visiva del disimpegno”. Lo spazio, obbedendo così a due principi, uno estensivo - per cui si apre, si scopre, si dilata - e uno intensivo - per cui allo stesso tempo si approfondisce, si radicalizza - si riempie di istanze significative, diviene luogo da abitare veramente e pienamente.


Dettaglio del soggiorno.

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Nella pagina accanto sezione e pianta. In questa pagina dettagli della camera da letto con bagno.

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Dettagli della scala.


Dettagli della terrazza.

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Visione speculare

Nella pagina accanto dettaglio della parete in pietra di Trani.

Una geometria lineare e mediterranea definisce il valore di una villa bifamiliare dove domina la pietra di Trani

Testo: Mariateresa Macchitella Foto: Nicola Cipriani

Germana Carrieri Corrado Petruzzella Intervento: progetto per villa bifamiliare Luogo: Molfetta (BA) Progettisti: Germana Carrieri, Corrado Petruzzella Committente: privato Anno di redazione: 2004 Anno di realizzazione: 2005 Imprese esecutrici: Petruzzella Nicolò, Saveco Costruzioni di Petruzzella Saverio Impresa fornitrice: Ime SpA

Se è vero che l’architettura nasce dall’intelligenza creativa individuale e la sua finalità è la creazione di stati d’animo, fare una buona architettura per noi progettisti significa coniugare il risultato dell’intuizione con una disinvolta familiarità con le sensazioni, esprimendosi nel rispetto della massima integrità e purezza. Il nostro atteggiamento progettuale propone un linguaggio coerente, razionale, in linea con la continuità della cultura e della tradizione, con immagini essenziali, che dà agli spazi un’enorme carica comunicativa. Oltre a decisioni riguardanti le misure e le geometrie, i vincoli strutturali o costruttivi, è solo nell’attenta cura dei particolari e nella “forza nascosta” dei dettagli che si è ritrovata la determinazione a garantire la qualità globale del progetto. Realizzare così a Molfetta una villa bifamiliare su di un lotto, fino a ieri votato al completo degrado, e prospiciente una zona di interesse paesaggistico, ha per noi significato intervenire con un progetto che a livello macroscopico si configura come vera e propria riqualificazione urbana e, nel dettaglio, adagiandosi al naturale terrazzamento del terreno e sfruttando tutta la bellezza naturalistica del sito, ne restituisce piena identità. Elemento determinante

per l’immagine e la concezione teorica del progetto sono le tre pareti longitudinali, cerniere di distribuzione, assi di simmetria tra le due unità immobiliari che separano ma in realtà uniscono nell’intento e nello scopo che ci siamo prefissati di raggiungere. L’utilizzo di elementi prismatici assicura poi la plasticità delle forme e si risolve in pianta nella distribuzione perfettamente funzionale e unitaria di tutti gli ambienti a tutti i livelli, utilizzando la luce naturale non solo come complice, ma soprattutto come veicolo per scaturire emozioni. Attraverso l’individuazione di particolari assi visivi, essa conduce alla lettura dell’edificio, sottolineando la separazione tra le parti e i piani. Si muove lungo i volumi e gioca l’alternanza con le ombre, infrange le superfici e risalta la materia che significa rigore geometrico, ma anche protagonismo delle forme. Individua un rituale dell’accesso, percorsi orizzontali e verticali che mai lasciano spazio a scontate aspettative, piuttosto guidano verso volutamente obbligate direzioni che improvvisamente si aprono e proiettano su ampi spazi aperti, assolati, caldi, dove l’unico e il più mediterraneo dei colori, il bianco, non ammette tregua se non al confronto con la vegetazione circostante poco in là.


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Nella pagina accanto prospetti; pianta piano primo.

In questa pagina prospetti e sezioni; pianta piano seminterrato; pianta piano terra.

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Nella pagina accanto e in questa dettagli della struttura.

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Diaframmi

La ristrutturazione di un appartamento poco luminoso diventa l’occasione per creare nuove fluidità spaziali fra gli ambienti

Testo: Fabio Piergiovanni Foto: Nicola Cipriani

Studio Radicchio Claudia Radicchio

Intervento: ristrutturazione d’interni Luogo: Bari Progettista: Claudia Radicchio Committente: privato Anno di redazione: 2005 Anno di realizzazione: 2005 Impresa esecutrice: ditta Fano Nicola Impresa fornitrice: Ime SpA Dati dimensionali: 130 mq Caratteristiche particolari: appartamento situato al primo piano con poca luce naturale

Il progetto di Claudia Radicchio prende vita dalla ristrutturazione di un appartamento posto al primo piano di un palazzo costruito negli anni Settanta, situato in una delle principali vie del quartiere murattiano di Bari. La presenza di due ingressi indipendenti e la mancanza di luce, dovuta all’ubicazione al primo piano, sono stati gli elementi da cui è iniziato lo studio del piano di lavoro. Si è optato quindi per la realizzazione di grandi ambienti, che, grazie a diversi espedienti e utilizzando con accuratezza materiali pregiati e illuminazione artificiale, risultano, alla fine dei lavori, luminosi e accoglienti. Eleganti nicchie arredano le pareti, diventando, grazie a piccoli faretti a incasso, brillanti punti luce. Grazie alla tinteggiatura delle pareti in smalto semilucido, la luce può irradiarsi e riflettersi, aiutata anche dalla particolare conformazione dei muri, i quali perdono la loro linearità per diventare curve che addolciscono i lineamenti dell’appartamento. La conformazione curvilinea degli ambienti permette così un’uniforme luminosità. Elemento ricorrente di tutto il progetto è la pavimentazione lignea che segue tutte le stanze e tutti gli ambienti della casa. Realizzato in parquet italiano, segue la linea delle pareti, diventando protagonista di tutte le zone dell’abitazione, il suo colore, considerato troppo acceso all’inizio dei lavori, si è poi rivelato fattore predominante, diventando veicolo di propagazione della luminosità. La presenza di due accessi all’appartamento ha risolto la necessità di conciliare vita privata e impegni di lavoro della committenza. La professione di medico pediatra esigeva infatti di spazi dedicati ai suoi piccoli pazienti, adibendo a loro spazi e un bagno senza intaccare la privacy dei familiari. Il bagno per gli infanti è stato realizzato con colori vivaci, quasi in contrapposizione al resto

della casa, realizzandolo con piastrelle bordeaux per le pareti e grigie per il pavimento. Anche il bagno per gli ospiti rimane un ambiente a sé stante rispetto al resto della casa. Esso è caratterizzato dalla presenza di piastrelle bianche e lucide per le pareti e bordeaux con inserti al quarzo per il pavimento. La zona soggiorno è definita attraverso una grande essenzialità, dove nulla è lasciato al superfluo, l’ambiente è ampio, di grande vivibilità e luminosità. Una parete in cartongesso crea una zona filtro in cui trova posto un elegante pianoforte, illuminato dalle nicchie con faretti incassati presenti nella stessa parete. Da questo ambiente si accede alla cucina; il passaggio tra le due zone è evidenziato dal fatto che il parquet viene messo in secondo piano dalla presenza di elementi in pietra bianco avorio che fanno da cornice a tutta la stanza. Un lungo corridoio taglia tutta l’abitazione divenendo grazie anche al parquet, nastro trasportatore capace di creare un legame tra tutte le zone. Da esso è possibile raggiungere la camera padronale, ambiente caratterizzato da una parete divisoria posta di sguincio che individua il guardaroba e favorito da una illuminazione naturale che permea, attraverso una porta vetrata a tutta altezza, il bagno padronale, dove ceramiche a smalto lucido di colore albicocca e marrone diventano punti brillanti accompagnati da inserti a mosaico. Grandi spazi, assenza di spigoli vivi, uniformità del colore del pavimento, il bianco lucido delle pareti, la presenza di elementi che si ripetono nei vari ambienti, come il termoarredo di colore grigio satinato, sono dei piccoli dettagli che permettono al progettista di riqualificare un appartamento seguendo le volontà della committenza rendendolo luminoso e accogliente anche se l’immobile, a un primo sguardo, non sembrava permetterlo.


Dettagli.

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Nella pagina accanto dettagli del diaframma progettato per il soggiorno. In questa pagina vista prospettica; pianta ante e post intervento.

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Nella pagina accanto pianta e prospetto degli elementi di progetto; dettaglio della parete.

Telai dinamici La versatilità di una parete che diventa armadio, libreria, dispensa e passaggio fra soggiorno e servizi, nella ristrutturazione di un appartamento

Testo: Arianna Ciciani Foto: Nicola Cipriani

Solo l’essenza dello spazio, nessun artificio né messa in scena, chiarezza formale e funzionale sono i caratteri distintivi dell’appartamento che si trova in un’area di Molfetta a ridosso di un vecchio quartiere INA Casa; una zona con interventi tipici degli anni Sessanta senza alcuna particolare peculiarità architettonica, né tanto meno storica, nessuna identità formale che potesse in qualche modo costituire stimolo o elemento di dialogo tra il fuori e il dentro. Operando nel proprio appartamento, l’architetto Luigia Capurso compie una scelta precisa concentrandosi unicamente verso l’interno ed escludendo tutto il contesto circostante, lasciando che solo una luce forte e intensa penetri nell’inedito concept dell’abitazione, per illuminare l’ambiente certo ma anche per restituire a esso un significato nuovo. L’orientamento dell’edificio permette addirittura un gran risparmio termico, in quanto non sono necessari riscaldamenti per la zona giorno neanche d’inverno. L’intervento operato nell’appartamento mira a una redistribuzione degli spazi interni volta alla creazione di un unico ambiente per la zona giorno, uno spazio fluido, in cui le funzioni vengano espletate in condivisione, senza alcun limite architettonico ma attraverso una continuità visiva e spaziale. La zona giorno e quella dei servizi (ingresso, bagno, tinello con lavatrice) sono divise da una parete attrezzata, un setto lungo dieci metri, un vero e proprio elemento architettonico, realizzato su disegno e concepito con l’idea di non rispondere solo alla necessità di separare, ma a una molteplicità di funzioni diverse; una struttura costituita da una doppia parete profonda da 40 a 100 cm. Due facce della stessa medaglia con caratteristiche e ruoli diversi; nella parte relativa alla zona soggiorno la parete contiene una dispensa e una libreria mentre dall’altro lato (verso l’ingresso) ci sono due armadi e una cassettiera. Differente l’utilizzo e diverso anche l’aspetto delle due pareti: completamente bianca, molto omogenea quella interna,

più caratterizzata quella verso il soggiorno, scandita da una serie di elementi verticali in muratura che contengono delle scaffalature e dei cassettoni in rovere, una successione ritmica che modula e disegna la parete quasi fosse un prospetto urbano; rispettoso anche dei valori tettonici: più chiusa e pesante la parte bassa, più leggera e aerea quella alta dove i contenitori si riducono a semplici mensole. La parete può essere attraversata grazie alla presenza di due porte scorrevoli, una in corrispondenza del tavolo da pranzo, l’altra dei divani; contrariamente alla loro funzione non interrompono visivamente lo spazio in quanto sono costituite da una superficie in vetro acidato contenuta in una struttura sempre in rovere a fasce orizzontali che riprende il disegno delle mensole dell’intera parete. Lo stesso disegno è stato ripreso anche per la porta che separa il soggiorno dall’angolo cottura che si affaccia con un’ampia vetrata sulla terrazza principale della casa. Il legno, utilizzato anche per il pavimento, dona omogeneità agli ambienti e permette allo sguardo di vagare libero nello spazio senza trovare limiti o ostacoli, perché, la sensazione, è quella di trovarsi in una continuità visiva tra la superficie orizzontale e la parete, un minimalismo che si concentra su pochi elementi e che li ripete alla ricerca di un equilibrio, di un’armonia. Da ciò scaturisce una semplicità strutturale che non sconfina nella banalità, ma rappresenta una raffinata sensibilità verso le qualità intime dei materiali. Lo spazio illuminato rivela la sua natura sostanziale e la sua origine; ovvero, quanto più la luce compenetra i materiali tanto più i volumi diventano leggeri. La zona notte, accessibile attraverso un corridoio, comprende una camera da letto con bagno e cabina armadio, una camera da gioco, uno studio e un altro bagno di servizio. Anche qui come per gli ambienti del soggiorno, il linguaggio usato è molto semplice perché l’obiettivo è quello di rendere il più possibile armoniosa l’intera abitazione.

Luigia Capurso

Intervento: redistribuzione funzionale e arredo di interni Luogo: Molfetta (BA) Progettista: Luigia Capurso Collaborazione: Annamaria Gagliardi Committente: Michele Dell’Aquila, Luigia Capurso Anno di redazione: 2002 Anno di realizzazione: 2003 Impresa esecutrice: Impresa Edile Ayroldi Costruzioni srl Dati dimensionali: 120 mq superficie appartamento Imprese fornitrici: Ime SpA


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Dettagli del soggiorno e degli elementi di progetto per la parete-libreria e le porte.


Pianta; dettaglio del soggiorno.

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luoghi del lavoro

Fashion

Neutralità cromatica e spazi eterei e rarefatti per una azienda operante nel settore della moda

Stefano Turi

Intervento: trasformazione di capannone industriale in centro di rappresentanza per azienda operante nel settore della moda e dell’abbigliamento Luogo: Il Baricentro – Bari Progettista: Stefano Turi Collaboratori: Fabrizio Faccitondo, Antonella Miccolis Committente: Coratella & Spinelli Anno di redazione: 2005 Anno di realizzazione: 2006 Dati dimensionali: 250 mq superficie coperta; 450 mq superficie totale

Testo: Matteo Diotalevi Foto: Nicola Cipriani

A prima vista può sembrare un centro di rappresentanze per la moda fatto di aria e sospeso nel nulla. Se lo si guarda meglio, eccolo apparire in tutta la sua concretezza e funzionalità, ma alleggerito da un gioco di vetri e trasparenze che avvalorano ancor più il fatto che il luogo riceva luce solo dalla sommità dell’edificio. Non un compito semplice quello riservato all’architetto Stefano Turi che ha dovuto fare i conti con uno spazio distribuito su due piani praticamente sovrapposti e dotato di luce esclusivamente zenitale. Come illuminare dunque il primo piano senza affidarsi esclusivamente a electra? Nulla di più semplice dato che il progettista ha voluto giocare l’intera struttura sul lungo corridoio del secondo piano costruito tramite pannelli in vetro che si vanno ad appoggiare sulla precostituita orditura metallica permettendo così alla luce di illuminare anche il piano sottostante. Più che un corridoio si ha così l’impressione di una passerella sospesa nel nulla, coincidente con il corridoio sottostante e sui cui lati, sia sopra che sotto, si aprono tutte le stanze campionario, i servizi, presenti a ogni livello, un nucleo per l’amministrazione e una caffetteria mensa. Un corridoio che ovviamente sospeso lo sembra soltanto, dato che ha dei forti e puntuali sostegni. Sostegni che, trovandosi in un centro di moda, appaiono come tanti aghi imponenti che vanno a infilzarsi nel terreno sottostante, non dritti come colonne, ma posti secondo diagonali più o meno strette secondo il perfetto stile della moda che mai segue la geometria e sempre si rivolge alla stranezza dell’arte. E se son presenti gli aghi non poteva mancare il filo, chiamato in causa dai pannelli metallici che, lavorati come fossero degli

uncinetti, chiudono le scale e il parapetto della passerella lasciando filtrare dalle loro trame spiragli di luce che vanno a rincorrersi l’un l’altro, a incrociarsi e infine a impreziosire il pian terreno. A loro volta poi le stesse pareti delle stanze, di cui alcune trasparenti, si inclinano a catturare la luce del sole dalle feritoie delle falde di copertura, massimizzando così la poca luminosità e fondendo i due piani in un unicum di luce e moda. Parti delle stesse scale poi non sono nemmeno dotate di corrimano, quasi a voler snellire il passaggio di luce e a voler rendere ancora più surreale l’ascesa al secondo piano. Idee queste perfette ed efficaci per ridurre la rigidità della planimetria e trasferire a questo spazio la dinamicità e la flessibilità che sono insite nel concetto stesso di moda. E se il problema principale era quello di regalare luce a un luogo non ben conosciuto dal sole, allora quale migliore idea se non quella di colorarlo e vestirlo completamente di bianco, quasi fosse uno spazio sterilizzato in cui gli artisti della moda potranno operare in tutta tranquillità? I tocchi di colore e di vita sono lasciati principalmente ai mobili d’arredo, divani e tavolini, oltre alle numerazioni delle stanze effettuate tramite la semplice scrittura in rosso dei numeri sulle porte delle stanze, creata volutamente con l’effetto di una pennellata veloce. Questa la massima libertà creativa del progettista. In fondo l’idea della passerella passa come normale e ovvia, ma al contrario della moda, l’abilità e l’arte dell’architetto viene tutta a galla in questi dettagli che rendono ospitale e funzionale un posto che tale non era. Un perfetto luogo in cui potrà fiorire la moda, non ispiratore di essa, ma discreto complice e umile servitore.


Dettaglio area d’attesa.

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Nella pagina accanto veduta area d’ingresso e attesa. In questa pagina dettaglio della scala.

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Veduta del corridoio-passerella; dettaglio della struttura del soppalco.


Dettaglio delle soluzioni grafiche.

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luoghi del lavoro

Studio Valente Ingegneria Architettura Maurizio Valente, Giulio Valente

Forme avvolgenti in tre soluzioni progettuali per spazi di lavoro e reception

Intervento: uffici immobiliare De.Mo. srl Luogo: via De Capua 19 – Bitonto (BA) Progettista: Maurizio e Giulio Valente – Studio Valente Ingegneria Architettura Committente: De.Mo. srl Anno di redazione: 2006 Anno di realizzazione: 2006 Dati dimensionali: 160 mq

Testo: Fabio Piergiovanni Foto: Enzo Todisco

Work space

La suddivisione dello spazio attraverso l’utilizzo di giochi cromatici e di forme caratterizza questo progetto, nato per realizzare gli uffici di una filiale della Pirelli Re franchising. Il primo ambiente che si incontra è uno spazio compatto in cui un grande bancone di ricezione occupa interamente la scena. Dinamico e spazioso prende forma dal grande fascione in legno che ne delimita i contorni, ovvero sembra nascere direttamente dalla parete destra. Avvolgendosi e incurvandosi crea la forma del piano di lavoro per poi scomparire all’interno del pavimento. Il colore caldo del legno essenza zebrato, riscalda l’ambiente, rendendo il tutto molto vivace e accogliente. Tagliando lo spazio in orizzontale e verticale divide il luogo in settori altamente funzionali, diventando alternativamente bancone per le funzioni amministrative e divisorio per la separazione dallo spazio pubblico. La pluralità di cromie è elemento essenziale di tutto il progetto per gli uffici. Il verde, presente sin dall’ingresso, domina tutto l’ambiente, essendo esso il colore che identifica il brand di franchising e quindi immediatamente visibile e riconoscibile. Questa cromia è utilizzata anche per la suddivisione degli spazi e guidare un eventuale cliente verso i box. Una parete di questo colore delimita un passaggio obbligato verso l’ampia zona delle consulenze e degli uffici direzionali. La sua linea fluida interseca gli spazi riempiendoli senza soffocarli

rendendo dinamico il percorso. Nella zona dietro il grande bancone la presenza di divisori in cartongesso delimita i box per le consulenze. Linee orizzontali di diverso spessore e colore attenuano la verticalità dei pannelli, creando un motivo decorativo semplice che, scorrendo verso l’alto anticipa la presenza di listelli lineari in legno, frammentando la forma del pannello stesso. I piccoli spazi creati attraverso i cromatici divisori sono accoglienti e permettono di avere la giusta privacy per le questioni più delicate, dando la percezione di trovarsi in un ambiente di dimensioni maggiori, grazie anche al fatto che non chiudono completamente lo spazio ma lasciano un’apertura verso il soffitto o verso il pavimento, permettendo la giusta circolazione dell’aria. Tutto l’ufficio è caratterizzato da un eclettico minimalismo; tutti i suoi allestimenti sono realizzati come se si trattasse di un grande open space, dove il bianco delle pareti e del soffitto creano una scatola capace di contenere sia i box che il grande bancone, dando la sensazione di trovarsi in un ambiente aperto a tutti, dove nulla viene nascosto e dove tutti sono liberi di accedere, senza avere nessuna remora in proposito. Non creano oppressione ma rilassamento, i giochi di luce e colore che filtrano i toni più accesi e rendono l’ambiente privo di contrasti, ma al contrario, dinamico e vivace in un costante connubio tra versatilità e design.


Scorcio della reception.

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Dettagli.


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Pianta.

WC

sala attesa

box trattative immobiliari

archivio reception

RIP

ufficio 1 ufficio 2

WC


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luoghi del lavoro

Work space

“Geometrie irregolari e cromie vivaci scandiscono lo spazio e individuano precise aree di lavoro”

Testo: Fabio Piergiovanni Foto: Enzo Todisco

Linearità e irregolarità a contrasto e gioco di suggestioni e dinamismi che guidano e accompagnano il fruitore attraverso i diversificati spazi. Questi gli elementi principali del progetto dell’architetto Maurizio Valente per gli uffici Mutuosi a Bitonto. L’ingresso guida verso gli ambienti e attraverso le sue linee orizzontali indica la giusta direzione verso le sei aree di lavoro che dividono tutto l’ambiente. Le pareti bianche sono caratterizzate da un susseguirsi di linee verticali arancioni che fuoriescono dal muro, il loro alternarsi genera dinamicità e scandiscono il percorso rendendolo piacevole e sicuramente non monotono. La regolarità lineare delle pareti viene interrotta dalla presenza di quello che è il punto centrale del corridoio, un grande bancone di reception, incassato in un’apertura della parete arancione. Realizzato con un piano in legno wengè supportato da elementi degradanti laccati di bianco il cui colore contrasta con quello degli elementi di contorno, crea un focus che attira l’attenzione del passante. La parete bianca posta dietro alla grande apertura genera una forte luce che dona luminosità a tutto l’ambiente e crea contrasto con l’arancione di tutto l’allestimento di contorno. Altro elemento che sancisce la singolarità del reparto ricezione rispetto al resto dell’ambiente è un mensolone sospeso sopra la reception che funge da tetto porta faretti. Questo elemento illumina e separa il bancone dalle pareti facendolo

diventare spazio a sé stante, in cui l’utente si sente accolto nel migliore dei modi. Alla fine dello stretto corridoio compare, come elemento indipendente, il box per la prima consulenza; questo elemento ha, unite in un unico spazio, tutti gli elementi di dinamismo e regolarità dell’ufficio, quasi come se fosse un punto riassuntivo. Le pareti traslucide in vetro sono messe in movimento dall’inserimento di fasce di legno inserite verticalmente e diagonalmente. L’interno, piccolo ma accogliente, è caratterizzato dalla neutralità del colore bianco accesa da sei decorazioni in rilievo e di colore rosso che donano luce e dinamicità grazie al concept design pop e agli angoli smussati e morbidi. L’arancione del box è solo il preludio a quello presente nella sala riunioni, in cui esso è il colore dominante della grande parete in laminato che delimita l’ambiente, rendendolo fluido e irregolare nella forma. La lunga serpentina scandita da alte aste color alluminio fissate da pavimento a soffitto, spezza la linearità della parete presente a fianco del lungo tavolo in legno, creando una zona double-face, in cui la luce, proveniente da dietro il separé, illumina in maniera avvolgente tutta la stanza. Il contrasto tra i colori, il gioco tra i volumi pieni dell’ingresso e della leggerezza del vetro caratterizzano questo progetto, dove il fine ultimo è generare un percorso tra gli ambienti donandogli comunque una loro particolarità.

Intervento: progetto di interni per uffici Mutuosi Luogo: via De Capua 19 – Bitonto Progettista: Maurizio Valente – Studio Valente Ingegneria Architettura Committente: SIRM srl Anno di redazione: 2005 Anno di realizzazione: 2005 Dati dimensionali: 200 mq


Nella pagina accanto pianta. In questa pagina dettagli dei diversi ambienti: reception; sala riunioni; sala consulenze, esterno e interno.

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luoghi del lavoro

Work space

“Una serie di membrature diverse ma integrate per mettere in relazione ambienti di lavoro posti su due livelli”

Testo: Fabio Piergiovanni Foto: Enzo Todisco

La ristrutturazione dell’edificio in via san Michele a Bari è partita dal concetto di poter mantenere viva la sua memoria storica, valorizzando la struttura preesistente, ma riqualificandola per poter contenere la sede di una nota compagnia assicurativa. Il palazzo, in completo stato di degrado strutturale e architettonico, ha consentito ai progettisti di operare con interventi considerevoli sia internamente che esternamente, mantenendo tuttavia l’originale aspetto dei prospetti e cambiando completamente stile e funzione degli ambienti interni. Appena varcato l’ingresso, si viene accolti da una struttura minimale in legno e acciaio che si inserisce all’interno dell’ambiente, incontrandosi e quasi scontrandosi con il grande soffitto a botte in tufo locale che la contiene. Tale struttura è costituita da due livelli, dove al primo troviamo quella che è la reception, che, grazie a un’ampia apertura creata nella parete fronte porta, permette la vista dei clienti in entrata pur mantenendo un certo distacco e discrezione da parte del personale di portineria. Travi e pilastri di acciaio completamente rivestiti in legno compongono questo ambiente, dove l’inserimento orizzontale di fascioni lignei sancisce la sua linearità e staticità spezzata solamente dalla presenza delle aperture e dei faretti incassati, che riempiono di luce e mantengono luminosa tutta l’area. L’interno di questa “scatola” è un ambiente libero da impedimenti, dove nessun elemento è fuori posto, i tavoli traslucidi sono direttamente appoggiati alle pareti e le librerie sono state create dalle colonne portanti, così che non esiste nessun impedimento per il normale fluire del lavoro. Una scala, costituita dai primi

tre gradini da un mobile contenitore in legno che riprende l’aspetto e il colore del contorno, e per la restante parte in acciaio con sottili tiranti che si collegano al soffitto, collega il primo livello al secondo. Essa è elemento di modernità, quasi separata per stile e aspetto dal resto degli allestimenti. Il metallo delle pedate contrasta e allo stesso tempo viene esaltato dalla vicinanza con il marrone del legno. Le sottili membrature in acciaio che fungono da tiranti sembrano legare il piano superiore con quello inferiore mantenendo una continuità ambientale tra i due piani, collegandosi direttamente a una scatola rossa, che funge da contenitore per i servizi. Elemento che riconduce verso il dignitoso passato della costruzione è una massiccia scala in pietra a una sola rampa, che porta al piano mezzanino. Essa, perfettamente ristrutturata, rivive in un ambiente moderno. La luce dell’intero ambiente è garantita grazie alla presenza di un grande lucernario che ne permette la diffusione uniforme e in maniera naturale, che, riflettendosi nelle pedate in vetro della scala, non trova impedimenti nel suo fluire tra i piani, mentre le pareti e la volta a botte bianca la riflettono senza creare ombre fastidiose e inutili. La ristrutturazione è stata eseguita mantenendo intatta la struttura esterna del palazzo, dove ritroviamo elementi architettonici e strutturali che riflettono il suo passato, ma allo stesso tempo, riqualificando l’interno, riadattandolo a un senso moderno del lavorare, senza che i due aspetti si trovino in contrasto o disaccordo, ma anzi mantenendo la struttura stessa sospesa tra organicità e originalità.

Intervento: restauro edificio e interior design Luogo: via Monte San Michele 7 – Bisceglie Progettista: Maurizio Valente, Giulio Valente – Studio Valente Ingegneria Architettura Collaboratori: Giulio Napoletano Committente: privato Anno di redazione: 2001 Anno di realizzazione: 2002 – 2003 Impresa esecutrice: So.co.bi srl Dati dimensionali: 144 mq


Veduta area reception; dettaglio della scala.

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Assonometria di progetto; scorcio box accoglienza.


Sezione trasversale; dettagli.

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luoghi del lavoro

Plasticismo cromatico

Corpi in aggetto e volumi lineari per una azienda di arredamenti

Testo: Elisa Caivano Foto: Nicola Cipriani

Vincenzo Laforgia

Intervento: edificio industriale con uffici Luogo: ss 16 Barletta Trani – Barletta (BA) Progettista: Vincenzo Laforgia Progetto delle strutture: Del Carmine Ingegneri Associati Committente: Erre Emme Arredamenti Anno di redazione: 2003 Anno di realizzazione: 2004 - 2006 Costo: 1.800.000,00 euro Dati dimensionali: 10.000 mc Caratteristiche tecniche particolari: sistema di copertura del capannone in lamiera zincata autoportante a spinta orizzontale eliminata

L’azienda Zingrillo nasce ottanta anni fa, nel 1925, in una piccola bottega artigiana di una controstrada che lambisce la S.S. 16 che congiunge Barletta a Trani. Un trend in costante crescita ha portato l’azienda, che oggi conta decine di collaboratori ed è specializzata nella realizzazione di arredamenti per pubblici esercizi ed è concessionaria esclusivista di marchi leader, a necessitare di un moderno stabilimento, intervento progettato da Vincenzo Laforgia. E proprio questa consolidata tradizione caratterizzante l’attività aziendale che coniuga modernità e tecnologia suggerisce all’architetto la matrice progettuale dell’intero intervento: la fusione di due opposti tramite l’uso di materiali e soluzioni tecnologiche innovative e una complessa composizione planimetrica. Risultato, il conferimento al manufatto architettonico di un significato di forte intensità. L’edificio industriale è costituito da due corpi di fabbrica: un capannone, di superficie complessiva di 1.500 mq, caratterizzato da un sistema di copertura a volta circolare in lamiera zincata autoportante, posta su travi di banchina in cemento armato, e una palazzina che si affaccia sul piazzale antistante strada, e il cui fronte costituisce dunque la parte visibile al pubblico. Questa parte del manufatto industriale, senz’altro di rappresentanza, sviluppa un volume complessivo di 3392.30 mc per una superficie di circa 1000 mq suddivisa in piano seminterrato, piano rialzato, piano primo e lastrico solare. Il piano rialzato è quasi definitivamente destinato a uffici e comunica con il retrostante capannone mediante una porta REI 60. Il dislivello di 1,50 mt tra l’interno e l’esterno è superato mediante una scala posta sul retro. Il primo piano è anch’esso adibito a uffici e vi si accede tramite il corpo scala o attraverso l’ascensore. Dal punto di vista strutturale la palazzina

è stata realizzata in cemento armato con solai in laterocemento. A una impostazione costruttiva abbastanza tradizionale viene contrapposto un rivestimento esterno con dei materiali di finitura particolarmente innovativi, che ne risaltano le forme per certi versi allusive a un discorso organico e per certi altri ad alcuni esempi del movimento decostruttivista. Le pareti ovest della palazzina, unitamente alle vetrate colorate continue sono realizzate in lamine di zinco-titanio, che con l’esposizione agli agenti atmosferici e il trascorrere del tempo, subisce dei mutamenti nella superficie, evolvendo in una intensa tonalità di grigio che si fonde in un’armonia cromatica con gli altri materiali da costruzione. Il “tunnel” rosso ubicato lungo la parete sud è invece stato realizzato con un rivestimento in alucobond, pannello composito in alluminio con un’anima in polietilene che abbina apprezzabili qualità come leggerezza, robustezza, planarità, autoestinguenza e lavorabilità. Il capannone invece non presenta alcun rivestimento: i suoi tompagni sono realizzati in cemento armato facciavista. Di particolare rilievo sembra essere l’uso dei colori, sia per l’interno che l’esterno: il rosso acceso del tunnel, il blu, l’arancione, il lilla delle aperture per altro ripresi all’interno esaltano quest’architettura volutamente “senza geometria” (la geometria euclidea), senza piani e assi di riferimento, fatta di forme esplose e di volumi plastici, in cui il caos diventa l’elemento ordinatore e il colore il simbolo della funzione. All’interno i colori definiscono uno spazio ricco di movimento, di indicazioni direzionali, di allusioni prospettiche. La sintesi di ciò è una nuova visione dell’ambiente costruito e dello spazio architettonico e soprattutto del contesto lavorativo: uno spazio vivo, mutevole e sicuramente non monotono.


Dettaglio dei volumi e del rivestimento degli esterni; dettaglio del volume in aggetto su pilastrini.

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7 2 8 1

3 9

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Nella pagina accanto prospetti; pianta piano terra. Legenda: 1 ingresso 2 reception 3 ripostiglio 4 spogliatoi 5 anti-WC 6 centrale termica 7 verniciatura (92 mq netti) 8 locale pompe antincendio 9 riserva idrica antincendi

Dettagli: rivestimento esterno; scala interna.

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politecnico

Un Leone di Pietra per Bari

Una “via sacra” e l’incontro tra la cultura occidentale e quella mediorientale nel progetto presentato alla Biennale Architettura di Venezia dal Politecnico di Bari

Testo: Lino E. Sinibaldi

Vitangelo Ardito, Angelo La Notte, Annalisa Macino, Francesco Marzulli, Teresa Cicciomessere, Carlo Carabellese, Nicola Gaudio, Michele Caputo, Alessandro Iacovuzzi, Mariateresa D’Alba

La maglia urbana di assi tra loro paralleli e perpendicolari che contraddistingue il codice genetico della città di Bari segna i paradigmi introduttivi delle idee progettuali del gruppo con a testa Vitangelo Ardito, fautore del progetto vincitore di uno dei quattro Leoni di Pietra assegnati alla decima “Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia” nella sezione “Mostra Città di Pietra/Progetto Sud” a cura di Claudio D’Amato Guerrieri. Un premio ambito che ha gratificato le complesse volontà di un piano di lavoro esteso e impegnativo. Le domande del bando di partecipazione richiedevano per la città di Bari, in una parte dell’area occupata dagli ormai mediatici ecomostri di Punta Perotti e dagli edifici fascisti degli anni Trenta, la formalizzazione di idee che puntualizzassero le attenzioni su un esteso settore a sud della costa, pensando a un luogo che raffigurasse l’incontro tra la cultura occidentale e quella mediorientale e richiedendo la progettazione di una “via sacra” che accogliesse una serie di servizi aventi come fulcro un tempio cristiano atto a celebrare sia il rito cattolico che quello ortodosso. Nel progetto del gruppo Ardito le tematiche del sacro e dell’incontro si intersecano in un sistema di edifici che formano un unitario organismo di interconnessioni stereometriche tenute insieme da eterogenee presenze: un auditorium, una sala convegni, una casa dello studente e un’area più riservata che edifica il suo fondamento nel mare, dove trovano spazio le forme “della cittadella sacra”. In questo progetto la parola fondamento conserva sempre un carattere che comparativamente congiunge i concetti idealisti con quelli tettonici. È su un alto e unico basamento, infatti, che poggiano gli edifici destinati all’Università Teleologica, alla biblioteca e soprattutto all’ordinamento segnico/spaziale della chiesa, una struttura di murature portanti

sulle quali poggiano tre cupole in asse (ricercata citazione di una peculiarità architettonica autoctona), definendo una pianta che oltre alla storia e alla tipologia riconsidera come dati progettuali sia l’orientamento sia le somme dei dati del disegno geometrico, vissuti come verifica delle scelte di progetto. Prospiciente alla chiesa è l’organismo del monastero, definito da un cortile aperto sul prospetto che guarda simbolicamente alla basilica di San Nicola. Tutti gli spazi antistanti agli edifici progettati sono delimitati dal litorale, segnando un percorso che nelle idee di progetto è pensato come cammino di pellegrinaggio, ritmicamente segnato da un sistema di pontili in pietra. Le tavole vanno lette come un compendio di esperienze mediterranee dove la citazione diviene anche un fondamento spirituale col mondo ortodosso e porta ad una serie di contaminazioni che si traducono in citazioni sovrapposte e molteplici, che denunciano con coerenza i debiti e i rimandi con l’architettura romana, bizantina, araba, normanna fino alle doverose citazioni delle testimonianze del lungomare fascista. Di immediata lettura è anche la discendenza e l’influenza della “Scuola della Facoltà di Architettura” di Bari, dove, con attenta risolutezza, da anni si insegue e si ispessiscono gli scambi, i rapporti e la conoscenza con il mondo della storia, dell’architettura in pietra portante e degli adeguamenti tecnici/costruttivi/rappresentativi della tradizione muraria, nonché la costante attenzione a coltivare le tradizioni e gli insegnamenti di un’architettura che sinteticamente si definisce “mediterranea”, seguita velocemente e insufficientemente da una critica che si sofferma troppo spesso su multiformi e ormai di moda soluzioni organiche eccedenti nel loro essere “pezzi di un paese dei barocchi” e trascura il valore della trasmissione delle memorie.


Nella pagina accanto modello di progetto. In questa pagina pianta e sezione della chiesa.

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In questa pagina pianta e sezione del monastero. Nella pagina accanto vista generale della chiesa; vista prospettica.


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politecnico

Storia e città Gli architetti, le opere e la città di Bari in un percorso di ricerca curato dal “Fondo Francesco Moschini”

Testo: Elisa Caivano, Lino E. Sinibaldi

L’architettura a Bari dal Liberty ai giorni nostri Operare una scelta selettiva di opere architettoniche che hanno caratterizzato un arco di tempo storico, è compito complesso che merita una nuova riflessione. Questa indagine, che si traduce in introduzioni e schede per ogni edificio - risultato di un lavoro condotto dal professore Francesco Moschini e i suoi collaboratori per il Politecnico di Bari - s’impegna a offrire uno strumento d’interpretazione dell’oggetto architettonico auspicando la possibilità di affrancarsi da una mera raccolta di dati storiografici e da una tassonomia tipologica, già accreditati da numerosissime pubblicazioni sul tema. Introduzione al Ventennio Le opere del ventennio fascista a Bari sono episodi che ne modificano la forma e la fisionomia, nonostante, l’inserimento in una città già segnata e definita dalle linee dell’impianto ottocentesco. Ne costituiscono un esempio gli edifici dei due famosi lungomari di levante e ponente, diventati un unico percorso a carattere monumentale nel 1931, grazie a un interramento effettuato lungo le mura

della città vecchia. È questa la parte della città che rappresenta uno dei luoghi privilegiati della magniloquenza fascista e in cui la cortina di edifici pubblici del ventennio diventa il simbolo del potere politico ma anche della modernizzazione di una città che doveva diventare “di rappresentanza” partendo da una visione dal mare che assume nella grammatica di questo linguaggio nuovo il ruolo di legame forte tra modernità e passato marinaro e commerciale, coniugazione tipica della ricerca di uno stile architettonico proprio del fascismo, sempre tesa a conciliare gli stilemi delle avanguardie europee e una vuota e consolidata tradizione, costituita in questo caso dalla sintesi del patrimonio artistico regionale, dai caratteri della cultura grecoromana agli stilemi dell’architettura federiciana. Per la creazione di questo nuovo linguaggio architettonico sono utilizzati tutti i “vocabolari” dall’Eclettismo al Novecento di inizio secolo, dal Littorio, con tutto il suo bagaglio simbolico al razionalismo di influenza nordica. Se dunque si sceglie il Moderno come filo conduttore nel tracciare la storia architettonica del capoluogo pugliese occorre far notare come le radici della modernizzazione siano già insite nel collegamento fra alcune esperienze architettoniche degli anni Venti e Trenta e alcune espressioni del nascere

della “modernità” a Bari. Se la Banca Commerciale è costruita in stile “barocco”, la chiesa di Corso Sonnino dell’ingegnere Amoruso in stile lombardo e le scuole comunali di Veccia in stile neo-cinquecentesco, le decorazioni liberty appaiono in ogni modo con sempre maggiore frequenza nei nuovi edifici in costruzione si pensi al teatro Margherita e ai numerosi esempi urbani e suburbani di edilizia privata. Osservando poi l’architettura propria del Ventennio, a Bari come altrove, ci si trova di fronte a un panorama ancora più eterogeneo, che integra in maniera ambigua elementi internazionalistici, che con le Esposizioni Universali diventano paradigmi di modernità, con alcuni caratteri localistici che si mettono in relazione ai diversi significati che termini come classicità, mediterraneità, latinità assumono nel dibattito di allora. Esempi della disomogeneità e del valore eterogeneo che contraddistingue l’architettura della città negli anni Venti/Trenta sono da un lato rappresentati dagli edifici di Saverio Dioguardi, Concezio Petrucci, Alberto Calza Bini, che risentono sicuramente delle istanze dell’idea avanguardistica edificio-macchina e dall’altro dalle architetture di Bazzani o del Vannoni soluzioni formali di impianto sicuramente più conforme alla tradizione, rigorosamente novecentista.


Saverio Dioguardi - Complesso edilizio San Ferdinando - 1926; Saverio Dioguardi - Circolo Canottieri Barion - 1933.

Cesare Bazzani - Caserma Chiaffredo Bergia - 1932; Alberto Calza Bini - Albergo delle Nazioni e complesso residenziale INA - 1932.

Concezio Petrucci - Fronte centrale del Liceo Classico Flacco - 1932; vista dal mare del Lungomare Nazario Sauro.

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design

Domenico De Palo, enfant terrible del design made in Puglia, presenta le sue ultime creazioni

Testo: Marco Petroni Foto: Mario Matera Ritratto: Mario Matera

Tagli essenziali

“Taglio le mie tele all’altezza del cuore per vedere sgorgare la luce” Lucio Fontana

Il taglio come modalità progettuale che ridefinisce l’oggetto e la sua vita rappresenta l’approccio creativo di Domenico De Palo. Una ricerca della linea, di un segno capace di marcare uno spazio dinamico, fluido, nel tentativo sempre in bilico di provare a disegnare oggetti che siano frutto di una relazione essenziale con lo spazio. Calato negli scenari metropolitani contemporanei, il trentenne di Corato ha osservato come i riti collettivi di segnatura del corpo oggi sempre più diffusi: tatuaggi e piercing siano modi per esercitare un controllo sul proprio corpo, sulla pelle. Così proiettando questa tensione fisica nel mondo del progetto, De Palo contribuisce, da una parte, a dare un segnale che il mondo che c’è dentro di noi, sotto la nostra pelle può manifestarsi negli oggetti. Dall’altra, se vogliamo estendere questa proiezione emozionale al mondo dell’arte troviamo delle assonanze concettuali con l’opera di Lucio Fontana e con l’universo di Gordon Matta-Clark. Di quelle esperienze, però, non c’è il senso definitivo, rivoluzionario ma, più intimamente, i tagli di De Palo sembrano appartenere a una sfera più privata. Un esempio è rappresentato da Dodò, lampada disegnata per Viabizzuno, presente nella mostra curata da Andrea Branzi in Triennale “Il paesaggio mobile del design italiano”. Lo stesso oggetto ha conseguito il secondo premio al “Lighting Bit Award”, oscar del light design. Così, egli stesso definisce con piglio poetico la sua creazione: “Interpretare il design non è fine a se stesso, alla linea si affiancano il corpo, l’anima e lo spirito per

fondersi in una sola emozione. Come una pagina di libro la mia lampada si sfoglia... e puoi scrivere il tuo racconto fatto di segni, bassorilievi, materia che si fa luce. Un racconto di contrasti: i pieni, i vuoti, l’ombra e la luce”. Di analoga ascendenza si presentano le collezioni di divani disegnate per Antidiva. Una combinazione di tagli geometrici sottolinea le funzioni e le modalità di utilizzo, in opposizione a una sobrietà minimalista che tende a occultare l’espressività dell’oggetto, qui De Palo traccia un percorso guidato di sguardi e di relazioni estetiche con la semplice seduta. Il segno mai decorativo si trasforma in tema autonomo di progettazione. Spostando la logica del disegno su un piano che crea un diverso rapporto con l’oggetto, il designer crea un dialogo fruitore/prodotto, basato sull’affettività, la comunicazione, la sensorialità. Un design attuale, sempre in movimento che si confronta con le differenze tipologiche con la stessa freschezza inventiva, sempre sorprendente, mai banale. Come nel caso della nuova lampada Dagliretta disegnata per Viabizzuno. È la luce, nella sua essenza immateriale a definire l’oggetto. Un discorso a sé meritano le sedute per esterni in pietra di Trani disegnate per Antidiva realizzate da sapienti maestranze pugliesi rievocano sin dal nome Talamo antichi rituali persi nella notte dei tempi. Con questo progetto Domenico De Palo ha voluto sottolineare la sua appartenenza territoriale evocando antiche memorie che dimostrano come il design sia un lento processo di riconciliazione con se stessi e il proprio habitat. Un dialogo continuo tra privato e pubblico nel difficile tentativo di interpretare una cultura densa di sogni e conflitti dove il designer opera alla ricerca di un accordo, un equilibrio tra storico e contemporaneo attraverso il suo ruolo di catalizzatore di stimoli diversi, aperti al cambiamento.


In questa pagina lampada Dodò, Viabizzuno, secondo premio al “Lighting Bit Awardâ€?.

Nella pagina seguente divani di pietra Talamo, sedute per esterni disegnate per Antidiva.

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In questa pagina divani in pelle, Antidiva.

Nella pagina accanto Dagliretta, lampada Viabizzuno.


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design

Design o arte?

Talento, vitalità e eclettismo di un creativo che dopo Chicago e Milano, vive e opera a Molfetta

Testo: Marco Petroni Foto: Nicola Amato

“ ...Tanto più lo sguardo è sensibile quanto più riesce a tradursi in esplorazioni della vita” Alessandro Mendini – Scritti – Skira Dopo un incessante nomadismo che lo ha portato a Chicago, Milano, Firenze, Gianni Veneziano ha trovato una dimensione più stanziale a Molfetta, cittadina sul mare in provincia di Bari. Il suo lavoro si muove su una traiettoria ibrida come quella del designer-artista, una figura che si occupa di problemi umanistici e linguistici che trovano espressione in oggetti della cultura materiale. Poco avvezzo all’industrial design, Veneziano si è concentrato nella piccola produzione di oggetti, frutto di una ricerca personale, di una sua ipotesi progettuale. La voglia di spingersi oltre frontiere conosciute, cercando di guardare un ordine delle cose, dei problemi diverso, nel quale i luoghi, le culture, le identità sono posti tutti sullo stesso piano. La consapevolezza di operare in uno scenario complesso, fluido che Andrea Branzi ha definito della modernità debole e diffusa, ha determinato un input creativo legato a un racconto, a un’immagine, talvolta a un mito. Abbandonata la stagione delle necessità, della quantità, il designer crea aspettative di piacere. Sono questi gli elementi che compongono la collezione Walking Man. Passaggi, sconfinamenti che portano l’oggetto a mimetizzarsi, a spostarsi nel territorio della vita dove arte e design si sovrappongono, confondendosi, sfuggendo a ogni interpretazione analitica. Un insieme di vasi, segnati nella parte superiore da omini schiacciati, assottigliati nel loro desiderio di occupare non più l’opera ma di attraversare i territori della rete, delle connettività complesse. Il vaso come contenitore di idee, come oggetto primario che pone l’uomo in una posizione centrale rispetto ai processi tecnologici, che guarda al mondo del progetto come sviluppo di esperienze sensoriali, come

territorio di affinità elettive. La collezione realizzata in ceramica di colore bianco si propone a un pubblico di collezionisti che amano l’arte e il design. La natura antropologica degli oggetti si riflette nell’organizzazione strutturale del disegno di Veneziano. L’idea di fondo sembra specchiarsi in una realtà fisica che sfuma in una rappresentazione fatta di un pensiero simbolico. La forma diventa così teatro delle emozioni, contenitore in cui prendono vita le qualità antropologiche del design. Gli oggetti della collezione diventano estensioni ramificate del nostro essere, percezioni mutevoli catturate dal nostro io. Silhouettes che ancora prima di apparire nella loro pienezza materiale, catturano il territorio inconscio delle emozioni e dei desideri. Simbolismo, alchimia, sensorialità, ego, forme evanescenti come miraggi e persistenti come icone. Una visione, quella di Veneziano, che considera il valore degli oggetti che ci circondano non come risultato seriale ma per il loro carico emozionale. Attrattiva disegnata che coinvolge artigiani locali capaci di dare forma a un cambiamento di prospettiva del design più attuale, dove la piccola produzione diviene elemento strategico. Nell’epoca delle complessità, il designer lavora alla ricomposizione di una possibile cultura dell’abitare, cerca, quindi, di ricostruire un sistema di legami e funzioni non esauribili nei rapporti funzionali, ma più ampiamente culturali ed espressivi tra l’uomo e gli oggetti della propria “casa”. Così nel 1988 Alessandro Mendini descriveva il lavoro di Gianni Veneziano e Prospero Rasulo, complici e amici: “Passata la guerra del neomodernismo, si restaurano i relitti e si passa alla ricostruzione. Tornata la calma. ...Ogni autore ha una sua ermetica chiave di lettura, una sua ipotesi, un suo proprio linguaggio. Un incessante lavoro, forse, di “assenza di pensiero”, che si dà come vuoto poetico e come convenzione, come vagare allegro e tragico, come traccia sensibile e non in quanto espressione funzionale...”


Vasi della collezione “Walking Man�.

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In questa pagina due vasi da una precedente collezione del designer; collezione “Volti”; veduta esposizione; collezione “Faces”, disegno e acquarello. Nella pagina accanto dettaglio dei vasi “Walking Man”.


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eventi

Commenti urbani

Dibattito a più voci sul rapporto fra cultura territoriale e progettazione nella serata organizzata da Gruppo Ime SpA

Foto: Nicola Cipriani

“Dal cucchiaio alla città”. Lo storico slogan/manifesto modernista coniato nel 1952 da Ernesto N. Rogers è stato riesumato nel corso di un vivace incontro sul tema “Cultura del progetto e territorio” che si è svolto a Terlizzi nella grande sede del Gruppo Ime, nella zona industriale. L’azienda leader nel campo di forniture per l’edilizia si è così proposta anche come centro di dibattito culturale. Design e architettura infatti – è stato rilevato – fanno parte di un unitario sistema della comunicazione estetica capace di incidere in modo decisivo sulla qualità della vita sociale: anche per Bari e la sua area metropolitana che si va costituendo. “Impresa della bellezza” – come l’ha definita Alessandro Laterza presidente degli industriali baresi - o “economia della conoscenza” - citata dal critico d’arte Pietro Marino – si tratta comunque di dare risposte nuove ai fenomeni di mutazione che investono il mondo urbanizzato. Li ha segnalati in un articolato intervento introduttivo Marco Petroni, consulente editoriale per Progetti Bari, la rivista di architettura e design prodotta proprio dalla Ime che ha organizzato l’incontro. Esempi concreti di risposta progettuale sono stati forniti nel corso del dibattito. Lo stesso Petroni ha sottolineato l’importanza per Bari di ridisegnare, dopo la vicenda di Punta Perotti, il

suo waterfront. L’urbanista Nicola Martinelli ha segnalato, in un intervento scritto, il piano territoriale redatto per la Provincia di Lecce, che comporta un sistema integrato di relazioni città-campagna. Domenico De Palo, giovane industrial designer di Corato emergente a livello nazionale (come testimoniava un video proiettato nel corso dell’incontro) ha sottolineato che esistono in Puglia esperienze creative e produttive di alta qualità. Vittorino Curci, assessore provinciale alla Cultura, ha ricordato il concorso internazionale di idee bandito dalla Provincia per la nuova sede del Museo Archeologico in Santa Scolastica, come metodo innovatore di politica della progettazione. E ha sottolineato l’importanza della partecipazione della comunità alle scelte per il territorio. D’accordo – ha ribattuto Laterza - purché essa non si esprima sempre e soltanto con dei “no”. Non mancano dunque problemi di ordine teorico e difficoltà operative (Marino ha ricordato, fra le vicende esemplari in negativo, la strana storia di Villa Capriati). Occorrono – tutti hanno infine convenuto - un diverso rapporto tra politica e cultura, una nuova alleanza fra servizio pubblico e impresa privata. Come ha suggerito con citazione letteraria Vittorino Curci, occorre per la crescita del territorio non un Guardiano ma un Giardiniere.


I partecipanti al dibattito intitolato “Cultura del progetto e territorio” realizzato nei locali dello showroom di IME SpA a Terlizzi il 5 luglio 2007. Da sinistra: Paolo Caldarola - Ime SpA, Marco Petroni - coordinatore dell’evento,

Pietro Marino - critico d’arte (Gazzetta del Mezzogiorno), Vittorio Curci - Assessore alla Cultura della Provincia di Bari, Domenico De Palo - designer, Alessandro Laterza - Presidente Confindustria Bari.

Nelle pagine seguenti frame del video; veduta della platea; immagini della serata.

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presentazione progetti bari 1

Incontri baresi

Architettura da sfogliare e design da guardare per la presentazione del primo volume di Progetti Bari

Testo: Francesca Pieroni Foto: Giovanni Ghiandoni

Con il titolo “Anche a Bari un’architettura moderna di qualità” uscito il 5 ottobre 2006 a firma di Marilena Di Tursi il “Corriere del Mezzogiorno” ha diffuso la notizia che l’11 ottobre Bari era la protagonista di una nuova iniziativa editoriale chiamata Progetti Bari, ovvero una rivista di architettura territoriale dedicata a tutti gli architetti operanti sulla città e nel suo territorio più prossimo. I locali dell’ex convento di Santa Scolastica, restaurati dall’architetto Ambrosi hanno ospitato una tavola rotonda dal titolo “Bari: progetto di architettura e cultura professionale” con cui si è voluto significativamente inaugurare il primo numero della rivista. A discutere su figure professionali e ruolo dell’architettura di qualità in città alcuni rappresentanti dei diversi enti interessati: dal Politecnico di Bari, Francesco Moschini ordinario di Storia dell’Architettura, e Lorenzo Netti, professore di Disegno dell’Architettura; il presidente dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Bari Vincenzo Sinisi; e il libero professionista Gian Luigi Sylos Labini, ingegnere e architetto. Insieme a loro, il direttore editoriale Franco Panzini e una diversificata platea di auditori e studenti universitari. Anche a Bari come nelle altre città italiane in cui opera il network Progetti, la presentazione della rivista ha rappresentato un’importante occasione d’incontro per e fra i professionisti del territorio, interessati costantemente ad avere e operare in una fitta rete di scambio, conoscenza, comunicazione e fruizione delle opere realizzate e in fase di progetto. E la rivista Progetti Bari si pone proprio questo obiettivo, diventare da questo momento in poi un vero e

proprio punto di riferimento per tutti i professionisti del presente ma anche per quelli del futuro. E grazie alla illuminata operazione desiderata e supportata da Gruppo Ime, showroom partner dell’iniziativa editoriale, Progetti Bari ha iniziato il suo percorso verso un monitoraggio costante degli interventi realizzati, delle caratteristiche architettoniche presenti ed emergenti e delle tematiche urbanistiche o paesaggistiche affrontate, per realizzare un prodotto completo e differenziato, di volta in volta declinato in sezioni diverse che raccolgono nuclei semantici puntuali per documentare progetti e tracciare linee di ricerca. Dedicata all’architettura, al restauro e al design, Progetti Bari 1 è stata presentata nell’ambito della mostra di design “Idee”, evento curato da Giorgio Correggiari, Lamberto Correggiari e Marco Petroni che ha portato sulle scene talenti emergenti che con disinvoltura passano dal design, all’arte e alla performance. Fra chiacchiere, commenti e piacevoli scambi di idee fra amici e colleghi, la serata di presentazione del primo volume della rivista si è svolta all’insegna del successo ottenendo da parte di tutti riscontri positivi, critiche costruttive e fiducia per il proseguimento dei lavori. E a distanza di alcuni mesi, Progetti Bari si ripresenta all’opinione della più diversificata platea di professionisti con i progetti selezionati per il secondo volume. Attenzione alla città e ai progetti di valore urbanistico; ancora interventi dedicati agli interni e uno sguardo su giovani talenti del design originari di Bari e operanti da anni con brand del settore. Questo e molto altro nelle pagine del secondo volume della rivista, il network di architettura territoriale dedicata alla città di Bari.


Veduta del convento di Santa Scolastica, sede della presentazione del primo numero di Progetti Bari.

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I relatori della tavola rotonda “Bari: progetto di architettura e cultura professionale”; Paolo Caldarola, Ime SpA; Lorenzo Netti, architetto e professore di Disegno dell’Architettura al Politecnico di Bari; Franco Panzini, architetto

e direttore editoriale di Progetti; Gian Luigi Sylos Labini, ingegnere e architetto; Francesco Moschini, professore ordinario di Storia dell’Architettura al Politecnico di Bari; Vincenzo Sinisi, presidente dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Bari.


Nella pagina accanto dettagli della mostra di design “Idee�, a cura di Giorgio Correggiari, Lamberto Correggiari, Marco Petroni, organizzata in occasione della presentazione.

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Aziende Partner 202 | Acheo 203 | Albatros 204 | Axor 205 | Berti 206 | Brix 207 | Ceramica Sant’Agostino 208 | Ceramiche Ascot 209 | Ceramiche Caesar 210 | Ceramiche Castelvetro 211 | Duravit 212 | Edimax 213 | Emu 214 | Fap Ceramiche 215 | Gessi 216 | Ideal Standard 217 | Kaldewei 218 | L’Invisibile by Portarredo 219 | Mirage Granito Ceramico 220 | MOBILCRAB 221 | NIC 222 | Paini Rubinetterie 223 | Punto Porte 224 | Runtal Italia 225 | Salis 226 | Technokolla

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Ime

Ime SpA Zona Industriale Complanare S.P. 231 (ex S.S. 98) 70038 Terlizzi (BA) tel. 080 3540401 - fax 080 3540437-3518218 info@gruppoime.it - www.gruppoime.it

Progetto Giuseppe Romanazzi Collaboratore Antonio Romanazzi

Identità e ricerca Lo showroom come specchio della filosofia aziendale Gruppo Ime continua la personale scrittura di una storia fatta di costanti sfide per innovare e formare il gusto del proprio pubblico. La nuova scommessa è rappresentata dalla fresca inaugurazione di un’ampia e selezionata esposizione di arredi e complementi per la casa. Con un intelligente sguardo alle ultime tendenze dell’abitare contemporaneo, lo spazio espositivo si ca-

ratterizza per la sapiente combinazione di equilibrate proposte; dal design più tradizionale a quello più ricercato sia nella forma che nei materiali, non scadendo mai nell’ovvio del decoro gratuito o dell’inespressivo minimalismo. Sin dagli inizi della sua ventennale esperienza, l’azienda di Terlizzi ha sempre inseguito, caparbiamente, certezze estetiche lontane dai segni omologati del

mercato, proponendo marchi già conosciuti al grande pubblico affiancati a giovani e promettenti realtà di ricerca. Così le collezioni disegnate da Paola Navone per Gervasoni si scambiano occhiate ammiccanti con la collezione The Easy disegnata dal giovane Domenico De Palo per Antidiva. Le giocose e visionarie lampade di Ingo Maurer ben incidono lo spazio disegnato dalle librerie

di MDF. Un colorato succedersi di ambienti lascia emergere un insieme composito di proposte per la casa che aiuta il visitatore a scegliere tra prodotti di aziende capaci di offrire alti livelli qualitativi inseriti in nuove prospettive linguistiche, proprie di un’abitare contemporaneo. È la ricerca del bello ad aver orientato il disegno del nuovo spazio espositivo curato dall’architetto Giuseppe


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Romanazzi, un progetto che va a completare la precedente rivisitazione dell’ampia esposizione dedicata all’arredo bagno, alle ceramiche, agli idromassaggi, al riscaldamento, alle porte interne ed ai serramenti. Nella nuova area, grande attenzione è stata attribuita all’allestimento della divisione Cucina. Dietro un’inequivocabile desiderio di qualità e bellezza si è voluto sottolineare lo sviluppo di questa zona della casa nel cuore dei consumatori. Infatti, nella progettazione e nell’esecuzione di ambienti come questo si sente fortemente il desiderio dei progettisti e dei committenti di dotare la cucina con complementi armonici ed estremamente asciutti nel design. Proprio in questa direzione si muove la scelta del Gruppo Ime di una partnership con Acheo che dell’essenziale raffinato ha fatto la sua mission. Da queste considerazioni la realtà imprenditoriale guidata con grande entusiasmo da Pasquale Brindicci si profila come entità dinamica e di successo, leader di settore e riferimento per tutto il centro-sud. Negli anni, l’intuito, il coraggio delle scelte, spesso in controtendenza, la conclamata professionalità, hanno fatto di Gruppo Ime un vero e proprio centro integrato per l’edilizia, capace di soddisfare con puntualità ed efficienza qualsiasi esigenza degli addected e non. Perseguendo questa ostinata filosofia, l’azienda di Terlizzi si sta avviando a divenire riferimento sul territorio anche in termini culturali, promuovendo ed animando l’organizzazione di una serie di eventi legati alla cultura del progetto, alimentando l’approccio ai temi del costruire così da favorire una corretta diffusione di una cultura architettonica che interpreta i desideri della società contemporanea e si confronta senza mimetismi con la morfologia del territorio e la storia intesa nel suo divenire.


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Acheo

Acheo srl via Gemona, 22/24 33078 San Vito al Tagliamento Z.I.P.R. (PN) tel. 0434 857022 - fax 0434 85052 acheo@acheo.it - www.acheo.it

AC02 Progetto razionale Bianco e Grigio Argento Purismo ed innovazione tecnologica rappresentano i punti di forza del sistema prodotto AC02. Caratterizzato dalle due varianti cromatiche Bianco e Grigio Argento, nella versione laminato ad alto spessore in cui un’innovativa tecnica protegge all’interno dei frontali un sistema ecologico di nuova generazione. La maniglia è integrata nei frontali e posizionata a scomparsa. Basi modulari nelle versioni Bianco

e Grigio Argento, colonne medie, sovracolonne di varie altezze e profondità variabili rappresentano un nuovo concetto di cucina estensibile sino alle zone giorno. I piani vengono proposti in varianti per zone snack oppure per situazioni di progetto rivolte alle zone giorno, creando vere e proprie postazioni in sostituzione del tavolo per tutti gli ambienti , anche quelli di dimensioni limitate.


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Albatros

203 Domino srl via Valcellina, A-2 - 33097 Spilimbergo (PN) tel. 0427 594111 - fax 0427 50304 info@dominospa.com - www.albatros-idromassaggi.com

Vasca Facette

Vasca Plana

Design e funzionalità Box doccia Ilyt

Ilyt è un box doccia dalle forme lineari. Modulabile in diverse dimensioni, colpisce per l’intelligente disposizione degli elementi arredanti, che rende possibile una comoda abitabilità interna a fronte di un ingombro esterno contenuto. Per rendersene conto basta accomodarsi sulla speciale seduta removibile in metacrilato trasparente e godere dello spazio a propria disposizione. Elemento focale di Ilyt è l’innovativa colonna multifunzione. Disponibile nei colori Bianco Ice, Blu Ice e Alluminio satinato, permette di personalizzare il box doccia a seconda del proprio gusto. I rubinetti e la doccetta sono posizionati a lato della colonna, mentre al centro possono essere attivati, abbinati ad un getto plantare, otto energici getti verticali, autopulenti, orientabili per un’azione tonificante o sei getti per un massaggio dorsale focalizzato.

Completa lo stato di benessere il distensivo Bagno Turco. Il design pulito e lineare accomuna anche le vasche della serie Design line di Albatros: Facette e Plana. Entrambe non rinunciano al rigore e all’essenzialità della classica forma rettangolare, ma i loro bordi, restringendosi progressivamente o riducendosi per ampliare l’area d’appoggio, permettono una posizione confortevole e avvolgente. Sono disponibili in diverse dimensioni, sono interamente pennellabili a seconda del proprio gusto d’arredo con pannelli in finitura legno (wengè, rovere sbiancato, rovere antracite e mogano) o con pannelli rivestibili e possono essere installate a seconda delle proprie esigenze: free standing, a muro, ad angolo o ad incasso. È possibile sceglierle con o senza idromassaggio Airpool con ozono, attivabile dall’apposito telecomando.


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Axor

Axor - Hansgrohe srl S.S. 10 km 24,4 - 14019 Villanova d’Asti (AT) tel. 0141 931111 - fax 0141 946594 info@hansgrohe.it - www.hansgrohe.it

AXOR MONTREUX Linea Completa Rubinetteria, Docce e Accessori La nuova collezione Axor Montreux è ispirata alla Belle Époque. Un ritorno alle origini del design, all’idea di “disegno applicato all’industria” che fece vibrare l’intera Europa all’inizio del 20° secolo. Scelto dai designer dello studio Phoenix Design (Stoccarda/Tokyo) per Axor, Axor Montreux è una collezione nata per ricreare l’atmosfera delle sale da bagno di un tempo o quelle più estreme del “nuovo lusso”. In questo senso la rubinetteria classica a due manopole, a 3 fori o quella –ancora più caratteristica - “a ponte”, con le due manopole unite all’esterno, evocano uno stile riconoscibile ma senza tempo. Seguendo un principio di fabbricazione dell’epoca, le rubinetterie non sono realizzate in un’unica fusione, bensì formate da segmenti di grande qualità con dettagli minuziosamente lavorati. L’autenticità del design e l’alta qualità della lavorazione fanno di questa nuova linea di rubinetteria vere e proprie opere di “Arti Applicate”. Completano la collezione Axor Montreux accessori e com-

ponenti come la doccia Shower Pipe composta da doccetta, miscelatore termostatico esterno per doccia, specchio, portasapone e specchio cosmetico. Axor Montreux è disponibile in tre finiture: cromo, nichel satinato e nichel lucido. Queste ultime due sono realizzate grazie a una innovativa tecnologia PVD “Physical Vapor Deposition” (rivestimento fisico ottenuto attraverso il vapore). Accanto al risultato estetico, questo procedimento assicura un’ottima resistenza all’usura. E’ naturalmente più caro della cromatura. (+30 %). Scheda tecnica Design: Descrizione: Finiture: Prezzo:

Phoenix Design (Stoccarda) Linea di rubinetteria Axor Montreux cromo, nichel satinato e nichel lucido. Miscelatore monocomando da 432 iva inclusa


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Berti

Da quasi ottant’anni la storia di Berti Pavimenti Legno è scandita dal legno, materia prima assoluta della sua arte, frutto spontaneo della natura che accompagna lo spirito eclettico e innovatore delle sue creazioni. L’azienda, fondata da Cesare Berti nel 1929, sa bene cosa significa evoluzione: da sempre investe nella ricerca, prestando attenzione alla qualità e alla funzionalità, alla personalizzazione di prodot-

205 Berti Pavimenti Legno via Rettilineo, 81 - 35010 Villa del Conte (PD) tel. 049 9323611 r.a. - fax 049 9323639 info@berti.net - www.berti.net

to. La forza dei suoi pavimenti risiede infatti nella varietà di gamma, unita a una straordinaria flessibilità produttiva, alla combinazione di conoscenze artigianali e applicazioni tecnologiche. Intarsio, Tradizionali, Disegni, Prefiniti, Antico, i nuovissimi Havana e Basic: sette linee diverse per permettere a ogni cliente di scoprire il parquet che più si addice alle sue esigenze. Ma la vera rivoluzione tecnologia è

rappresentata dai Prefiniti. Forniti già levigati e verniciati, pronti per essere applicati su vari tipi di sottofondo, sono un’ottima soluzione per i nuovi edifici, ma rivelano una straordinaria duttilità anche nelle ristrutturazioni. Ogni listello è composto da uno strato superiore calpestabile in legno pregiato e uno strato di supporto al quale è delegato il compito di mantenere il pavimento indeformabile. Que-

st’ultimo, contrastando la naturale tendenza al movimento del parquet, garantisce proprietà di resistenza e robustezza molto elevate. La qualità della lavorazione e la specifica finitura superficiale, con stesura industriale della vernice, assicurano al prodotto massima durezza e resistenza all’usura, una totale idrorepellenza. Disponibili a 2 o a 3 strati, i Prefiniti Berti sono utilizzabili a poche ore dalla posa.


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Brix

Brix srl via Circonvallazione N/E 116 - 41049 Sassuolo (MO) tel. 0536 812426 - fax 0536 812680 info@brixweb.com - www.brixweb.com

I frammenti Claudio Silvestrin Design CONCEPT “I giunti non mi hanno mai entusiasmato. Il giunto mi comunica divisione, separazione, l’impossibilita’ di una fusione. Considerare il giunto come unita’ fra due cose e’ un’ illusione. Trovo invece stimolante la fluidita’ immateriale delle energie, dello spazio, dei liquidi. E’ questa fluidita’ che mi ha ispirato per il progetto delle ceramiche Brix. Ceramiche senza disegno, senza grafica, senza design, per rivelare il materiale nella sua purezza ed essenza. L’ho pensato come un campo di frammenti per dargli leggerezza, per togliere il peso della materia.” (CS) L’incontro tra Brix e Claudio Silvestrin nasce da una consonanza di visione: un’idea di design che nella sua assoluta contemporaneità, affonda le proprie radici in una classicità senza tempo che non si presta ai dettami della moda né desidera stabilirli. Una necessità di elegenza mai sfacciata o esibita. Una cura per il dettaglio nella “semplicità” ed essenzialità del progetto. Provocatoriamente Brix ha chiesto

a Claudio Silvestrin di cimentarsi nella “progettazione del nulla”. L’imput iniziale ha dato vita ad una ricerca durata quasi due anni che ha portato, attraverso una serie di fasi successive, alla realizzazione di un micromosaico di dimensioni mai raggiunte: piccolissimi cubi di 5mm di lato incollati su reti di 30x30cm. Ogni foglio di rete è formato da n. 2.304 elementi monocolore. Il raggiungimento del risultato finale è stato possibile grazie ad una innovazione radicale del sistema produttivo per il quale è stato depositato un brevetto di invenzione. La notevole duttilità del materiale consente il rivestimento di ogni tipo di superficie. La serie “i Frammenti” è composta da dieci colori a cui corrispondono altrettanti stucchi in tono (Brixgrout) che Brix consiglia e che vende constualmente al materiale. Sono infine disponibili dieci tipi di colle in tinta col materiale (Brixglue) specifiche per la posa del mosaico. I colori: white – black – sand – grey – aubergine – orange – pink – azure – green - blue


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Ceramica Sant’Agostino

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Ceramica Sant’Agostino via Statale, 247 - 44047 S. Agostino (FE) tel. 0532 844111 - fax 0532 846113 info.italia@ceramicasantagostino.it www.ceramicasantagostino.it

QUADRA La ricerca stilistica che definisce questa collezione ceramica nasce dall’ondata di neoromanticismo ritrovato e rinnovato che sta interessando con determinazione l’intero panorama del design internazionale. Dai mobili ai complementi, ai tessuti, agli accessori; nell’arredamento come nella moda cresce sempre piu’ questa esigenza estetica legata al mondo floreale, con le sue forme armoniche e i suoi rimandi che sanno di “leggerezza” e di eleganza allo stesso tempo. Da qui la ricerca di particolari grafismi ispirati a quell’inesauribile fonte di idee che sono i tessuti per l’arredo e le decorazioni tradizionali da parete, da sempre caratterizzati con motivi disegnati in modo seriale combinati con tinte unite per creare contrasti più o meno accesi. Per quanto riguarda le geometrie, dai nuovi scenari del design sta emergendo una nuova tendenza che privilegia le forme arrotondate Per questo, oltre ai grafismi floreali, QUADRA propone anche motivi decorativi geometrici ispirati a quella che da sempre è considerata la figura perfetta: il cerchio. Con un occhio particolare ai colori tendenza. Quadra rappresenta un mix speciale di creatività,tradizione e libertà interpretativa. La serie QUADRA è realizzata in bicottura a pasta bianca nel formato 40 x 40 cm.


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Ceramiche Ascot

Innovazione e dinamismo sono per Ascot Ceramiche le parole guida che caratterizzano ogni proposta aziendale, dalla ricerca tecnologica allo stile che contraddistingue i propri prodotti e servizi, nei quali nuovamente si rispecchia l’immagine rigorosa e raffinata di Ascot. Un ulteriore traguardo

Ceramiche Ascot SpA via Croce, 80 - 41014 Solignano (MO) tel. 059 778411 - fax 059 778444-43 info@ascot.it - www.ascot.it

che testimonia la coerenza e l’impegno di questa azienda nel perseguire la propria filosofia progettuale e produttiva. Ascot Ceramiche si avvale oggi di due stabilimenti nei quali si realizza interamente la ricerca e la produzione di grès porcellanato e BITECH® ceramica porcellanata.


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Ceramiche Caesar

209 Ceramiche Caesar SpA via Canaletto 49 - 41042 Spezzano (Mo) tel. 0536 817111 - fax 0536 817300 www.caesar.it - info@caesar.it

Arreda Il punto di partenza di ogni stile Ceramiche Caesar presenta Arreda, una nuova collezione di gres porcellanato, punto di partenza di ogni stile: avant-guarde, metropolitan, ethnic, pop, classic, minimal-zen. Pattern ad intreccio e texture morbida e gradevole ricordano luoghi, sapori e colori lontani. La moderna unicità di Arreda evoca gusti e tendenze metropolitane, esaltando gli spazi e la dinamicità di ogni ambiente, a pavimento

e a rivestimento, per numerose destinazioni d’uso. La serie si caratterizza per l’armonia delle grafiche tono su tono, gli intrecci leggermente a contrasto, la struttura garbata ed elegante: Arreda veste anche ambienti classici, dove lo sguardo volge verso il moderno. I formati , la pulizia dei lati e le grafiche leggere, si inseriscono in modo neutro nei contesti più sofisticati, per vivere gli spazi

in armonia con la propria persona. La serie è composta da otto colori, a spessore 11mm, monocalibro, squadrati e rettificati; disponibili nei formati 60x60- 30x60- 14,7x60- 2,1x602,1x2,1 cm. A corredo l’innovativo profilo sagomato Zip, decori Shanghai e Stripe in varie combinazioni colore composti da listelli su rete. Con Arreda puoi vestire i tuoi spazi con il tuo stile in modo sempre elegante!


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Ceramiche Castelvetro

Ceramiche CCV CASTELVETRO SpA Strada Statale 569, 173 - 41050 Solignano di Castelvetro (MO) tel. 059 778511 - fax 059 778571 info@castelvetro.it - www.castelvetro.it

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Castelvetro con ECHO si inserisce nelle diverse tipologie di materiale che si utilizzano nell’arredo e nelle nuove costruzioni architettoniche contemporanee, dando nuove interpretazioni a tutti gli ambienti. ECHO è il richiamo all’antica filosofia fengtsui dove minimalismo e semplicità sono gli elementi essenziali. Con le eccellenti caratteristiche

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del gres porcellanato colorato a tutto impasto la superficie di ECHO può sembrare omogenea, ma se si presta attenzione ad alcuni particolari e non solo, la troverete anche lievemente stonalizzata, tutto dipende da come la si vuole interpretare; attenzione, mai dimenticare eleganza e raffinatezza. Grazie alla materia prima utilizzata i colori naturali

non mutano nel tempo. 5 sono i colori che costituiscono ECHO; Cream-Moka-Ash-CoalPine...c’è solo l’imbarazzo della scelta. 4 sono i formati, 60x60-30x60-10x60-30x30 tutti rettificati a calibro unico. Nuove dimensioni per nuove idee. Semplicità è la parola d’ordine, se amate linee pulite o se preferite dare importanza al vostro arredo,troverete

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i decori ECHO non invasivi, ma saranno di contorno al vostro divano piuttosto che alla vostra vasca a idromassaggio. Riteniamo molto importante mostrare ma soprattutto far capire che ECHO non ha limiti; pavimento interno-esterno-residenziale e commerciale, per non parlare dei bagni, cucine e giardini....cosa può ancora mancare?


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Duravit

211 Duravit Italia srl via Faentina 207/F - 48100 Ravenna (RA) tel. 0544 509711 - fax 0544 501694 info@it.duravit.com - www.duravit.it

La piscina Blue Moon di Duravit Con la nuova piscina “Blue Moon” Jochen Schmiddem e Duravit rendono il sogno realtà. Il corpo quadrato racchiude e nasconde la vasca, rivelando solo un bacino circolare profondo 53 cm. Una profondità che è sinonimo di grandiosità e comfort nella forma più pura, con dettagli bellissimi e funzionali. L’interno ergonomico della vasca ha delle pratiche rientranze nelle pareti laterali che possono essere usate come appoggio

per braccia e piedi per le persone di alta statura, o come puntello per i più piccoli. Le compatte dimensioni esterne di 140x140 cm si contrappongono al grande spazio interno per godere al massimo del piacere del bagno. L’altezza di accesso di 70 cm è ideale anche per le persone anziane che possono sedersi semplicemente nell’ampio angolo di Blue Moon e portare poi le gambe all’interno della vasca, realizzata in acrilico sanitario. Già ad

un primo sguardo Blue Moon è una vera e propria esperienza visiva e convince per i suoi innumerevoli dettagli di comfort. Come una cornice, dentro tonda e fuori quadrata, il piano d’appoggio in legno di Teak o acrilico sanitario offre un’ampia superficie lungo il bordo della vasca e allo stesso tempo nasconde il troppopieno. Diversi gli optional da abbinare, dai poggiatesta, agli appendiabiti, un maniglione in acciaio per entrare e uscire

dalla vasca e una panca in Teak della larghezza della vasca che funge da piano d’appoggio. Per essere davvero una Blue Moon, la piscina rotonda è dotata di un sistema idromassaggio Duravit e dell’optional Luce colorata che inonda la vasca di un suggestivo blu o un altro colore a scelta. Le possibilità di installazione della vasca sono molteplici grazie alle diverse versioni: a centro stanza, angolare o da appoggio a parete.


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Edimax

GRUPPO BETA SpA via Ferrari Carazzoli, 21 - 41042 Fiorano (MO) tel. 0536 837711 - fax 0536 832509 info@edimax.it - www.edimax.it

SHOW ROOM IN TOKYO tel. 0081 3 36240141 fax 0081 3 36222954

Allure

Plate

ALLURE, lo stile che prende le forme di un design sofisticato. Superfici dalle texture, sfumature iridescenti che impreziosiscono gli ambienti, suggestioni tattili insolite ed effetti visivi affascinanti. L’eleganza che veste i luoghi in cui gusto e ricercatezza plasmano la nuova immagine dalle linee squisite e raffinate. Formati: 44,6x44,6 - 22,2x44,6 - 14,7x44,6 5,4x44,6 - 2,6x44,6 Colori: otto

Iridescenze metalliche per vibrazioni cromatiche sofisticate. Tre formati per vestire ambienti di grande eleganza. Tre colori per interpretare la nuova idea di stile contemporaneo e rendere unici spazi dalla bellezza non comune. Linee essenziali, un gusto estetico ricercato per soluzioni di design ed effetti di gran classe. Formati: 60x60 - 29,6x60 - 14,85x60 Colori: tre

Darkboots, linea Allure.

Blu, linea Plate.

Purplehat, linea Allure.


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Emu

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EMU Group SpA Zona Industriale - 06055 Marsciano (PG) tel. 075 874021 - fax 075 8743903 info@emu.it - www.emu.it

Round, design Christophe Pillet

EMU, azienda italiana simbolo internazionale del “made in italy” e marchio di riferimento nell’arredamento da giardino, nasce nel 1951 come azienda produttrice di apparati di trasmissione per uso militare, utilizzando componenti metallici plastificati resistenti agli agenti atmosferici. Nel giro di pochi anni l’esperienza e la capacità nella lavorazione dei metalli e l’alta flessibilità degli apparati produttivi spingono a realizzare una nuova tecnologia per

Heaven, design Jean-Marie Massaud

la realizzazione di arredamenti da esterno. Viene realizzata la prima linea d’arredamento con prodotti in metallo che si afferma in poco tempo in italia e all’estero. Oggi EMU è un gruppo, con quasi sessantanni d’esperienza, che vanta un giro d’affari di 40 milioni di euro, esportando in oltre 50 paesi. Nel settembre del 2005 viene acquisita da L Capital, fondo del gruppo del lusso LVMH. Oggi EMU si avvale di una complessa struttura di vendita

che abbraccia Flagship stores e shop in shop nei negozi d’arredamento più prestigiosi a cui si unisce un’importante sensibilità alla comunicazione e un’avanzata strategia di brand awareness. Nel 2007, al gruppo dei designer storici dell’azienda si affianca una nuova squadra composta da progettisti di consolidata fama mondiale: Dordoni, Massaud e Pillet, un team creativo con cui costruire un feeling particolare attraverso il dialogo e il continuo

Crosso, design Rodolfo Dordoni

scambio di idee sui progetti. Nelle nuove collezioni l’acciaio diventa protagonista e riscopre la centralità che ha caratterizzato la produzione storica EMU: grazie all’interpretazione che ne fanno i designer e alla continua innovazione tecnologica viene piegato, saldato, plasmato, intrecciato. Nascono prodotti dall’elevato contenuto progettuale e di stile, trasversali e adattabili ai più svariati contesti, fatti per resistere negli anni alle condizioni d’uso più proibitive.


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Fap Ceramiche

Fap Ceramiche via Ghiarola Nuova, 44 - 41042 Fiorano Modenese (MO) tel. 0536 837511 - fax 0536 837532 numero verde: 800 272 248 info@fapceramiche.com - www.fapceramiche.com

Ceramica da amare...nasce For Love di Fap Ceramiche For love, la nuova collezione firmata Fap Ceramiche è la forza del colore e del decoro che si uniscono in una soluzione per pavimenti e rivestimenti in ceramica. Una collezione capace di emozionare, di creare intense suggestioni per le sue cromie dalle tinte forti e per i ricchi decori. Una scelta senza mediazioni per rivestimenti che divengono i veri protagonisti della

casa, dove la ceramica riscopre la sua funzione originaria: quella del decoro. Con la collezione For love, infatti, ceramica e decorazione si fondono in un rapporto simbiotico che si rinnova, ritornando ad essere il leit motiv di ambienti personalizzati e di grande carattere, dove viene data massima libertà di creare secondo il proprio gusto. For love è colore allo

stato puro, grazie alla sua palette di nuance inedite e raffinate come: azzurro, beige, bianco, blu, crema, marrone, rosa, verde, mare, pop, terra e argento. Anche i decori interpretano i colori in modo suggestivo: onde color verde pistacchio, sottili linee di un blu intenso come il mare o azzurro come il cielo e il fiore simbolo dell’azienda nel rosa tenue o nel

luminoso arancio. La collezione, pensata per bagni e cucine, è disponibile nel maxi formato per rivestimenti cm. 30,5x91,5 rettificato ed è ideale per soluzioni arredative dal carattere fortemente innovativo. Offre inoltre la possibilità di personalizzare gli spazi con i numerosi decori e pezzi speciali a disposizione. For love di Fap Ceramiche...una scelta d’amore!


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Gessi

215 Gessi SpA Parco Gessi - 13037 Serravalle Sesia (VC) tel. 0163 454111 - fax 0163 459273 gessi@gessi.it - www.gessi.com

XL: the Xtravagant Lure of the Xtra Luxury “Il lusso è poter scegliere. Io sono differente, io sono XL. E’ questo che sembra comunicare la linea Gessi XL. XL ha un taglio di estrema modernità: deciso, forte e distintivo; unico senza essere eccentrico, materializzazione delle sempre nuove espressioni di un design creativo e di forte

Design di Prospero Rasulo. Crediti fotografici: Roberto Rosso.

identità, leggero nel segno e nelle intenzioni, ricercato e ironico: quello di Gessi, sempre inconfondibile. Soprattutto nello stile. Con una forma grintosa ed elegantemente funzionale, un corpo piatto e slanciato e perfette proporzioni, XL è differente anche nelle finiture: oltre al cromo e all’inox spazzolato,

un elegante bianco lucido e un sensuale nero opaco. I volumi essenziali e rigorosi della base del rubinetto, sono ammorbiditi da curve che accompagnano un flusso a cascata libera dal forte impatto estetico. XL è un lusso privato, uno stile personale che si distingue, dimostrando quanto dolce possa essere la

vita con prodotti che non solo la semplificano ma la rendono più piacevole. Il lusso ha un fascino stravagante: è poter scegliere. Per chi non ama le indecise sfumature, per quelli per cui è “bianco o nero” come XL. Per chi è differente. Come XL.” William N. Gore


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Ideal Standard

Ideal Standard, fornitore leader di soluzioni innovative e di design per il bagno, il wellness e la cucina, lancia nuove collezioni. Imagine. Il designer Ronen Joseph si è ispirato ai trapezoidi, figure geometriche che rispecchiano la struttura delle antiche piramidi Egizie. La collezione comprende diciassette modelli di sanitari in ceramica, compresi lavabi, vasi e bidet, e venti tipi di mobili, disponibili in due colori laccati e due finiture in legno. La collezione offre alcune caratteristiche integrate: la tec-

Imagine

Ideal Standard Italia via Domodossola, 19 - 20145 Milano (MI) tel. 02 28881 - fax 02 2888200 info@idealstandard.it - www.idealstandard.it

nologia Ideal Flow elimina dai lavabi i fori di traboccamento; il sistema di chiusura rallentata del sedile del vaso ed il trattamento delle superfici Ideal Plus, che le rende pulibili più facilmente. Con la serie WWW, Ideal Standard inaugura una linea di vasche idromassaggio innovative ed eleganti che introducono novità quali le bocchette idromassaggio ultrapiatte, solo 3mm di spessore, ed i Dry Jet, il primo sistema di idromassaggio a secco al mondo, che agiscono sull’area cervicale. Sfiorando il

Touch Pad si attivano le funzioni Venturi, che regola l’intensità del massaggio, l’ozonoterapia, che permette di migliorare la circolazione sanguigna, e la cromoterapia che aumenta il benessere tramite il potere curativo dei colori. Active, la nuova collezione di rubinetteria ideata dallo studio di design ArteFakt, si avvale di geometrie morbide, abbinando forme rotonde a forme rettangolari. La collezione Active ha ottenuto l’iF Design Award 2007 e il Design Plus Award. La linea com-

prende 18 modelli, tra miscelatori per lavabo, per vasca, per doccia e per bidet. La gamma è completata da termostatici esterni per vasca e doccia. La tecnologia integrata include, nei termostatici, il sistema brevettato Ideal Standard M-tech® che regola la temperatura con assoluta precisione; in tutta la gamma la cartuccia EKO contribuisce a limitare il flusso d’acqua aiutando il risparmio idrico e il sistema Top&Fix che permette un innovativo montaggio del rubinetto dall’alto.

WWW

Active


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Kaldewei

217 KALDEWEI Italia srl via Julius Durst, 44 – 39042 Bressanone (BZ) tel. 0472 200953 – fax 0472 208953 info@kaldewei.it - www.kaldewei.com

PLAZA DUO

ARRONDO

La forma interna della Plaza Duo prende spunto dall’anatomia del corpo umano e assume via via caratteristiche amorfe. I morbidi contorni interni della vasca che presenta un andamento conico verso il fondo, e le forme esterne lineari creano un affascinante contrasto visivo. Con una lunghezza di 180 centimetri, una larghezza di 120 centimetri nella zona delle spalle e di 80 centimetri nella zona dei piedi insieme ad una profondità di 43 centimetri, la Plaza Duo garantisce un comfort straordinario per un bagno perfetto da vivere in due. Il comfort si fa ancora più tangibile con la nuova bocca di erogazione a getto integrata armoniosamente sul lato interno della vasca che elimina un elemento di disturbo per il piacere condiviso del bagno.La Plaza Duo è disponibile in versione sinistra e destra per una flessibilità di montaggio in qualsiasi stanza da bagno.

L’armonioso piatto doccia a quarto di cerchio Arrondo da un lato consente la configurazione personalizzata di ambienti bagno spaziosi, dall’altro offre ampio spazio e libertà di movimento sotto la doccia anche in stanze da bagno piccole e dalla planimetria complessa. Disponibile anche in sei nuovi colori di tendenza - beige, marrone chiaro, marrone scuro, marrone rossiccio, marrone verdastro e antracite - la doccia a filo pavimento garantisce inoltre un effetto estetico ottimale nella sua continuità per un’architettura perfetta e unitaria del bagno. I nuovi modelli, disponibili da subito nelle dimensioni di 90 x 90 e 100 x 100 centimetri, garantiscono una doccia all’insegna del piacere e della comodità su una superficie di appoggio straordinariamente ampia.


azienda partner 218

L’Invisibile by Portarredo

L’Invisibile by Portarredo srl via Besana, snc Z.A. - 44011 Argenta (FE) tel. 0532 800960 - fax 0532 318703 info@linvisibile.it - www.linvisibile.it

L’INVISIBILE by Portarredo è un sistema brevettato di porte a totale filo-muro che elimina stipiti, coprifili e cornici creando continuità assoluta tra porta e parete. Soluzioni “su misura” in infinite dimensioni, forme e rivestimenti. L’INVISIBILE - con movimenti con perni o cerniere a scomparsa - racchiude una tecnologia brevettata capace di rispondere ad ogni desiderio progettuale, grazie anche alla possibilità di poter scegliere qualsiasi tipo di rivestimento, decoro e colore per uniformarsi alla parete

oppure staccarsi visivamente da essa con un effetto trompe l’oeil. Il cuore nascosto del sistema è una tecnologia innovativa che rende perfetti il movimento e l’apertura, nascondendo il funzionamento: un telaio Nucleo in alluminio estruso passivato che consente l’ancoraggio a tutti i tipi di parete senza rischi di screpolature con pannello tamburato composto da legno massello perimetrale e facce in MDF levigato. La produzione si articola in: L’INVISIBILE a Battente, la porta a totale filo-muro con tra-

dizionale apertura a battente reinterpretata senza cornici coprifilo e con cerniere a scomparsa. L’INVISIBILE a Bilico Verticale, la porta a totale filo-muro che si apre ruotando su se stessa con perni a totale scomparsa posizionabili da un minimo di cm. 6,5 dal montante fino al centro del pannello. Disponibile con battuta o senza per aperture fino a 360°. L’INVISIBILE a Bilico Verticale FILO 10 che rappresenta una grande innovazione: grazie a un pannello dello spessore di 10 cm – pari a quello del muro

– è la prima porta planare su entrambi i lati. Un risultato eccellente che riduce la visibilità della porta producendo un effetto movimento altamente emozionante. L’INVISIBILE Chiusure Speciali, il sistema di pannelli chiudi-vano a totale filo-muro ideale per creare ripostigli e armadiature, chiudere nicchie e spazi ciechi, nascondere quadri di controllo e canalizzazioni di impianti. Verniciabile con smalti e idropitture e rivestibile con qualsiasi materiale, anche ceramica o specchi.

L’INVISIBILE a Battente

L’INVISIBILE a Bilico Verticale

L’INVISIBILE a Bilico Verticale FILO 10

L’INVISIBILE Chiusure Speciali


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Mirage Granito Ceramico

219 Mirage Granito Ceramico SpA via Giardini Nord 225 - 41026 Pavullo nel Frignano (MO) tel. 0536 29611 - fax 0536 21065 info@mirage.it - www.mirage.it

Silver WS 01 60x60

Affascinante ed innovativa, frutto di un’approfondita ricerca stilistica, Workshop è una collezione all’avanguardia, senza compromessi e similitudini scontate. Accuratezza ed attenzione per i dettagli, alto profilo estetico ed elevate performance tecniche conferiscono alla serie un potenziale

Clay WS 05 60x120 e mattoncino

illimitato di impiego, per proporsi al meglio in ogni progetto. Workshop è disponibile in sette colori (silver, copper, bronze, almond, clay, coffee, cole), una superficie (naturale), 3 formati (60x120 – 60x60 – 30x60) e si propone come protagonista per gli spazi abitativi contemporanei.

Cole WS 07 60x60, Copper WS 02 squared insert e Motley squared


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MOBILCRAB

Nuovi volumi capaci di adattarsi all’esigenze quotidiane e forme funzionali che diventano linee guida dei progetti Mobilcrab, azienda presente sul mercato da oltre trent’anni e ideatrice di un nuovo concetto

MOBILCRAB srl via Gallarata, 66 - 20019 Settimo Milanese (MI) tel. 02.3288721 r.a. - fax 02.33501216 vendite@mobilcrab.it - www.mobilcrab.it

di design rivolto allo spazio bagno. Linee precise e geometriche modellano la serie 7 Marine disegnata da Manola Scamuzzi Sormani per Mobilcrab. Nuovi materiali delineano le superfici dei pensili, mentre

la maniglia diventa interprete principale nelle composizioni, creando sensazioni di rigoroso design di spiccato glamour stilistico. La luce torna protagonista negli specchi e negli armadi con inserti luminosi.

Nelle immagini, la composizione, abbinata al top in vetro con lavabo integrato, è in colore verde energy, ma è disponibile in una vasta gamma cromatica e nelle finiture tecniche rovere, wengè e tek.


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NIC

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NIC srl via Civita Castellana - 01030 Castel Sant’Elia (VT) tel. 0761 515463 - fax 0761 599688 nicdsign@nic-srl.com www.nic-srl.com - www.nidesign.it

Serie Pillow a terra

Oggetti dalla forte personalità ma che lasciano spazio alla libera interpretazione degli ambienti, per un concept bagno completo, capaci di mettere in risalto i valori plastici del materiale ceramico assoluto protagonista del bagno. I wc e i bidet sospesi Monolite vogliono esprimere una sensazione di stabilità di quiete ed equilibrio, oggetti dalle generose e comode

Serie Pixel e piatto doccia Optical

dimensioni, come sculture primarie ottenute attraverso un processo di sottrazione della materia per ricercarne la essenziale geometria. La serie Pixel è caratterizzata dal ridotto impatto visivo e dalla sensuale morbidezza delle linee, composta da vaso e bidet nella versione sospesa e dal lavabo a parete. La luce più che la ceramica è stata la materia usata per creare i piatti doccia

Optical i cui rilievi circolari acquisiscono dinamismo al suo mutare, generando effetti emotivamente coinvolgenti. I rilievi circolari oltre a determinare il carattere scultoreo dei piatti doccia assumono sia la funzione antiscivolo che quella di celarne la piletta di scarico. Il ridotto spessore di soli 6 cm, permette di posizionarli agevolmente anche a filo pavimento.

Serie Monolite e piatto doccia Forma

Serie Monolite


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Paini Rubinetterie

Paini SpA Rubinetterie via Cremosina, 43 - 28076 Pogno (NO) tel. 0322 9971 - fax 0322 997300 paini@paini.com - www.paini.com

Morgana

Morgana Un nome magico per una linea moderna ed essenziale che si ispira a forme semplici della natura. Un progetto che racchiude tutta l’innovazione, la qualità e la tecnologia di sempre. Il particolare design della serie Morgana esalta il fluire dell’acqua in modo naturale. Tutte da ammirare sono le innumerevoli combinazioni di finiture con materiali che vanno dal legno, al vetro, all’ottone e pwd.

DAX-R

DAX-R Il rinnovamento dei prodotti Paini è in continua evoluzione, e la serie DAX-R lo dimostra con questo rubinetto che è una variante della nota e collaudata serie DAX. La differenza sostanziale è nella leva che si combina perfettamente con la forma quadrata del rubinetto. Linea essenziale e molto richiesta per abbinamenti con moderni ed eleganti arredamenti delle sale da bagno di tendenza.

Ovo Un nome certamente non scelto a caso: Ovo..., evocativo di una nuova forma ovale, capace di rendere unico qualsiasi ambiente con la sua linea elegante. La serie Ovo, ultima nata in casa Paini, è stata creata per soddisfare la richiesta di una clientela sempre più attenta ai particolari e raffinata nel gusto.

Ovo


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Punto Porte

Linea GRANDI NOMI: costituita da anta predisposta a vetro, pannello o bugne scivolate in MDF, realizzata con profili in listellare controbilanciati in MDF e impiallacciati in essenza. Linea DREAMS: costituita da anta pantografata realizzata con struttura a nido d’ape di cartone resinato, tamburata con pannelli di MDF da 10 mm, per uno spessore totale di 43 mm, squadrata, bordata con massello d’abete dello spessore di 43 mm calibrata e riquadrata.

223 Punto Porte srl via dei tipografi Zona A.S.I. - 70056 Molfetta (BA) tel. 080 3385899 - fax 080 3385899 info@puntoporte.it - www.puntoporte.it

Linea NATURA: costituita da anta realizzata con struttura a nido d’ape di cartone resinato. A maglia stretta tamburata con pannelli in MDF da 5 mm per uno spessore totale di 43 mm, squadrata, bordata con massello d’abete dello spessore di 43 mm calibrata e riquadrata.

Linea DREAMS Mod. Stella laccata.

Tutte 3 le linee sono costituite da copriprofili piatti o tondi da 72 o 80 mm interni per telaio piatto impiallacciati in essenza, con aletta da 25 mm e copriprofili piatti da 100 esterni per telaio piatto impiallacciati in essenza, senza aletta con anima in compensato di pioppo da 3 mm.

Linea NATURA Mod. Azalea in tanganika naturale con listello cromo lucido altezza maniglia su entrambi i lati.

Linea GRANDI NOMI Mod. Milena in rovere sbiancato.

Linea NATURA Mod. Azalea essenza zebrano.


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Runtal Italia

Runtal Italia srl via Provinciale, 15/D - 24040 Lallio (BG) tel. 035 4551511 - fax 035 4551512 info@runtalitalia.it - www.runtalitalia.it

Arteplano Anima La collezione Arteplano Anima di Runtal, a numero limitato, esplora il confine tra design, arte e tecnica all’insegna della pura ricerca del bello. Cento pezzi unici, numerati e ricercati come solo un’opera d’arte può essere. Andrea Zanotti è l’artista, il giovane scultore che vive e lavora a Milano, dove le

contaminazioni artistiche tra design e scultura, tra arte e moda alimentano le ricerche creative insieme all’evoluzione del suo fare accademico. Il senso della sua collezione per Runtal si racconta nel tema portante che ne rapisce il nome, cercando risposta a uno dei temi classici delle recherche esistenziali:

l’anima. L’anima degli oggetti e delle sculture in questo caso. Dove abita l’anima delle cose e come comunica con noi, attraverso quali confini formali e materici esprime la sua essenza simbolica? La collezione Arteplano Anima induce alla contemplazione di un’astrazione, attraverso un’opera che invita

all’interazione con il fruitore. Due i modelli, entrambi di grande fascinazione: uno con cover bianca e anima-scultura in ottone; l’altro in acciaio inox satinato con anima-scultura in alluminio. La luce sovrastante completa l’effetto scenico di ogni pezzo, ad illuminare soffusamente l’intorno.

Runtal Arteplano Anima

Particolare Anima - Scultura Allumino

Runtal Arteplano Anima

Particolare Anima - Scultura Ottone


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Salis

225 Salis srl via del Pino, 107 - 06085 Ponte Pattoli (PG) tel. 075 594881 - fax 075 694150 info@salis.it - www.salis.it

L’amore per il legno sposa la tradizione Un manto di legno, unico nel suo genere, per ricoprire con naturalezza ed eleganza pavimenti per interni ed esterni. E’ nella valle del Tevere, a pochi chilometri da Perugia che questo concetto si concretizza, seguendo la tradizione e l’abilità degli esperti di Salis, azienda leader nel settore. La produzione di Salis nasce dalla consapevolezza che il legno sia un materiale naturale ed ecologico, ed è questa l’idea madre che segue l’azienda nella lavorazione del legno, rigorosamente arti-

gianale. Un’opera di ripristino completa, un trattamento unico per riportare alla luce la storia di ogni albero, quercia in particolare, e renderla viva in un contesto quotidiano. Solo valorizzando le caratteristiche del materiale, Salis riesce a raggiungere un risultato così unico, come la sua natura vuole. Il legno viene inizialmente portato al giusto grado igrometrico nei forni di essiccazione, stabilizzato quindi segato ed infine mani esperte piallano doga per doga i vari listoni. Stuccate le even-

tuali spaccature formate dall’azione del tempo o nodi particolarmente profondi, la superficie viene impregnata con patine, olii e cere stesi a mano con stracci e spugne. E’ questo tipo di intervento che permette alle tavole di assumere colorazioni e cromie imprevedibili: la sua particolarità è racchiusa nella imprevedibilità di venature e dimensioni, nella unicità dei listoni. La collezione che meglio rappresenta la linea di produzione dell’azienda è “Di Valore serie Unique”, presentata in dieci

finiture: dalla quercia “bollita” a quella “decapè”, dalla “naturale spazzolata” alla finitura “botte”, dal Cedro sbiancato alla Noce naturale. Una linea raffinata ed elegante capace di ridisegnare ogni spazio e di caratterizzare da sola l’intero ambiente: una collezione che nasce dal desiderio di recuperare la tradizione del pavimento in legno che rendeva eleganti e raffinate le corti rinascimentali. Molte sono le possibilità di scelta per un parquet dal design unico: colori, venature, cromie, dimensioni.


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Technokolla

Technokolla SpA via Radici in Piano, 558 - 41049 Sassuolo (MO) tel. 0536 862269 - fax 0536 862660 info@technokolla.com - www.technokolla.com

Skycolors: massima brillantezza, massima igiene Come fare per preservare l’igiene dei tuoi ambienti e allo stesso tempo renderli eleganti e armoniosi? La risposta è Skycolors. Questo rivoluzionario sigillante epossidico bicomponente, disponibile in un’ampia gamma di colori lucidi e brillanti, consente combinazioni originali e vivaci in tante situazioni differenti, garantendo sempre una perfetta tenuta igienica. Skycolors ha un’elevata durezza e resistenza chimica, è facile

da utilizzare, è inassorbente e antimacchia (non ingiallisce ed è semplice da pulire). Ideale per spa, beauty-farm e centri estetici, piscine e bagni privati. E’ inoltre indicato per ambienti soggetti ad attacco chimico (cucine industriali, banchi di laboratorio, ecc.) o per la sigillatura di rivestimenti ceramici o lapidei e delle fughe di pavimentazioni semplici o soggette a traffico pesante come magazzini industriali o centri commerciali.


indirizzario

Architetti Luigia Capurso via Cap. Carabellese, 1/b 70056 Molfetta (BA) tel. 080 3971329 fax 080 3971329 luigiacapurso@tiscalinet.it Collezioni Design srl Vito Siciliano Domenico Fioriello Alessandro Roppo via Bari, 34 70010 Casamassima (BA) tel. 080 4530023 fax 080 4531098 collezionidesign@email.it Domenico De Palo viale Cadorna, 12/n 70033 Corato (BA) tel. 080 8984768 fax 080 8984768 info@domenicodepalo.it www.domenicodepalo.it GAP Architetti Associati Federico Bilò Alessandro Ciarpella Francesco Orofino via Catania, 80 00161 Roma (RM) tel. 06 7823647 fax 06 78140853 gap@gap-architettura.it www.gap-architettura.it Vincenzo Laforgia via Gironi, 66 70051 Barletta (BA) tel. 0883 572970 fax 0883 572970 arch.laforgia@libero.it marinadimatteo@hotmail.com Vincenzo Loglisci via Matteotti, 9 70024 Gravina in Puglia (BA) tel. 080 3255401 fax 080 3255401 studioia@libero.it avldue@alice.it Moramarco+Ventrella architetti via G. Cardassi, 19 70121 Bari (BA) tel. 080 5210446 fax 080 5210446 pierpaolo@moramarcoventrella.it stella@moramarcoventrella.it Netti Architetti Associati Lorenzo Netti via Abate Gimma, 248 70122 Bari (BA) tel. 080 5241767 studio@nettiarchitetti.it www.nettiarchitetti.it Mauro Sàito via Saverio Lioce, 80/b 74124 Bari (BA) tel. 080 5093952 fax 080 5093952 saitoba@maurosaito.it www.maurosaito.it

SAMS Studio di Architettura Michele Sfregola Angela De Feudis Marina Dimatteo via Paolo Ricci, 101 70051 Barletta (BA) tel. 0883 572970 fax 0883 572970 architetto.sfregola@virgilio.it Arcangelo Santamato via Nicolò Putignani, 234 70122 Bari (BA) tel. 080 5241496 fax 080 5245298 elio@santamato.it www.santamato.it Studio di progettazione architettonica Olga Testini via Cognetti, 33 70121 Bari (BA) tel. 080 5227079 fax 080 5752069 architesti@libero.it mariangeladenapoli@hotmail.com Studio di progettazione e design Angelo Rotondella piazza Plebiscito, 27 70058 Spinazzola (BA) tel. 0883 683567 fax 0883 683567 angelo.architetto@tiscali.it Studio di progettazione Martinelli-Mininni Nicola Martinelli Ricerca e progetto srl paesaggio architettura urbanistica via Principe Amedeo, 25 70122 Bari (BA) tel. 080 5216360 fax 080 5216360 n.martinelli@fastwebnet.it Studio Ma0 Massimo Ciuffini Ketty Di Tardo Alberto Iacovoni Luca La Torre via Giuseppe Libetta, 15 00154 Roma (RM) tel. 06 81903359 fax 06 81903359 ma0@ma0.it Studio Moodmaker Marcello Mininni Filippo Capodiferro Giuseppe De Giosa Marica Laperchia via Dalmazia, 127 70121 Bari (BA) tel. 080 5537415 fax 080 5537415 info@moodmaker.it www.moodmaker.it Studio Mossa Gaetano Mossa via Imbriani, 26 70121 Bari (BA) tel. 080 5217641 archimossa@libero.it

Studio Purini-Thermes Franco Purini Laura Thermes via Dell’Oca, 45 00186 Roma (RM) tel. 06 3612186 fax 06 36092556 francopurini@virgilio.it Studio Radicchio Claudia Radicchio via Putignani, 200 70121 Bari (BA) tel. 080 9909862 fax 080 0999230 clauradi@libero.it

Stefano Turi corso Vittorio Emanuele, 57 70122 Bari (BA) tel. 080 5214827 fax 080 5214827 studioturi@virgilio.it Gianni Veneziano via S. Orsola, 43 70056 Molfetta (BA) tel. 080 3344601 fax 080 3343561 g.veneziano@libero.it info@gianniveneziano.it Fotografi

Studio Tecnico Ancona-Castellaneta Michele Castellaneta via Nino Bixio, 13 70032 Bitonto (BA) tel. 080 3718121 fax 080 3718121 michelecastellaneta@yahoo.it Studio Tecnico di Progettazione Architettonica Work in progress Germana Carrieri Corrado Petruzzella via col. Francesco Regina, 52 70056 Molfetta (BA) tel. 080 3380078 fax 080 3380078 germanacarrieri@virgilio.it corrado.petruzzella@tin.it Studio Valente Ingegneria Architettura Maurizio Valente Giulio Valente via XXIV Maggio, 40 70052 Bisceglie (BA) tel. 080 3953144 fax 080 3953144 mau.valente@awn.it Sylos Labini Architetti Associati Domingo Sylos Labini M. Cristina Angiuli via Marchese di Montrone, 47 70122 Bari (BA) tel. 080 5245259 fax 080 5212133 syloslabiniassociati@tin.it via Raimondo da Capua, 12 00153 Roma (RM) tel. 06 5754781 fax 06 5755721 ingeco@fastwebnet.it www.oice.it/associata/sito_index.php?cod_ass=215 T-Studio Guendalina Salimei piazza A. Mancini, 4 00196 Roma (RM) tel. 06 3235197 fax 06 3235197 info@tstudio.net www.tstudio.net Antonio Tempesta corso Vittorio Emanuele, 32/34 70038 Terlizzi (BA) tel. 080 3510836 fax 080 3510836 antoniotempestaarch@libero.it www.antoniotempestaarchitetto.it

Nicola Amato Archivio Fotogramma vico Maurelli, 1 70122 Bari (BA) tel. 080 5210271 fax 080 5210271 nicola.amato@infinito.it Nicola Cipriani via Pasubio, 100 70123 Bari (BA) cell. 329 6118638 nicolacipriani@yahoo.it Roberto dell’Orco via Castellucci, 3 70052 Bisceglie (BA) cell. 328 7359376 rdorco@yahoo.it Giuseppe Fioriello via Giuseppe Donadio, 10 70032 Bitonto (BA) cell. 339 6049965 solopassaggi@libero.it Giovanni Ghiandoni cell. 339 7652118 info@giovannighiandoni.com www.giovannighiandoni.com Moreno Maggi via G. Caraglio, 3 suite 8/a 00188 Roma (RM) cell. 347 8155451 morenomaggi@tin.it Mario Matera via Aldo Moro, 13 70031 Andria (BA) tel. 0883 557538 info@mariomatera.it www.mariomatera.it Enzo Todisco via Petronelli, 14 70052 Bisceglie (BA) tel. 080 3923222 fax 080 3923222 fotoenzotodisco@libero.it Valentina Vetturi via Privata Borrelli, 6 70100 Bari (BA) cell. 349 6306612


indirizzario

Filippo Vinardi via della Quercia, 2 00060 Sacrofano (RM) tel. 06 9083313 filippo.v@mclink.it studio@filippovinardi.com www.filippovinardi.com

Domino srl via Valcellina, A-2 33097 Spilimbergo (PN) tel. 0427 594111 fax 0427 50304 info@dominospa.com www.albatros-idromassaggi.com

Mirage Granito Ceramico SpA via Giardini Nord, 225 41026 Pavullo nel Frignano (MO) tel. 0536 29611 fax 0536 21065 info@mirage.it www.mirage.it

Duravit Italia srl via Faentina, 207/F 48100 Ravenna (RA) tel. 0544 509711 fax 0544 501694 info@it.duravit.com www.duravit.it

MOBIL CRAB srl via Gallarata, 66 20019 Settimo Milanese (MI) tel. 02 3288721 r.a. fax 02 33501216 vendite@mobilcrab.it www.mobilcrab.it

Axor - Hansgrohe srl S.S. 10 km 24,4 14019 Villanova d’Asti (AT) tel. 0141 931111 fax 0141 946594 info@hansgrohe.it www.hansgrohe.it

GRUPPO BETA SpA via Ferrari Carazzoli, 21 41042 Fiorano (MO) tel. 0536 837711 fax 0536 832509 info@edimax.it www.edimax.it Show room in Tokyo tel. 0081 3 36240141 fax 0081 3 36222954

NIC srl via Civita Castellana 01030 Castel Sant’Elia (VT) tel. 0761 515463 fax 0761 599688 nicdsign@nic-srl.com www.nic-srl.com www.nidesign.it

Berti Pavimenti Legno via Rettilineo, 81 35010 Villa del Conte (PD) tel. 049 9323611 r.a. fax 049 9323639 info@berti.net www.berti.net

EMU Group SpA Zona Industriale 06055 Marsciano (PG) tel. 075 874021 fax 075 8743903 info@emu.it www.emu.it

Brix srl via Circonvallazione N/E, 116 41049 Sassuolo (MO) tel. 0536 812426 fax 0536 812680 info@brixweb.com www.brixweb.com

Fap Ceramiche via Ghiarola Nuova, 44 41042 Fiorano Modenese (MO) tel. 0536 837511 fax 0536 837532 numero verde: 800 272 248 info@fapceramiche.com www.fapceramiche.com

Aziende Acheo srl via Gemona, 22/24 33078 San Vito al Tagliamento Z.I.P.R. (PN) tel. 0434 857022 fax 0434 85052 acheo@acheo.it www.acheo.it

Ceramica Sant’Agostino via Statale, 247 44047 S. Agostino (FE) tel. 0532 844111 fax 0532 846113 info.italia@ceramicasantagostino.it www.ceramicasantagostino.it Ceramiche Ascot SpA via Croce, 80 41014 Solignano (MO) tel. 059 778411 fax 059 778444-43 info@ascot.it www.ascot.it Ceramiche Caesar SpA via Canaletto, 49 41042 Spezzano (Mo) tel. 0536 817111 fax 0536 817300 www.caesar.it info@caesar.it Ceramiche CCV CASTELVETRO SpA Strada Statale 569, 173 41050 Solignano di Castelvetro (MO) tel. 059 778511 fax 059 778571 info@castelvetro.it www.castelvetro.it

Gessi SpA Parco Gessi 13037 Serravalle Sesia (VC) tel. 0163 454111 fax 0163 459273 gessi@gessi.it www.gessi.com Ideal Standard Italia via Domodossola, 19 20145 Milano (MI) tel. 02 28881 fax 02 2888200 info@idealstandard.it www.idealstandard.it KALDEWEI Italia srl via Julius Durst, 44 39042 Bressanone (BZ) tel. 0472 200953 fax 0472 208953 info@kaldewei.it www.kaldewei.com L’Invisibile by Portarredo srl via Besana, snc Z.A. 44011 Argenta (FE) tel. 0532 800960 fax 0532 318703 info@linvisibile.it www.linvisibile.it

Paini SpA Rubinetterie via Cremosina, 43 28076 Pogno (NO) tel. 0322 9971 fax 0322 997300 paini@paini.com www.paini.com Punto Porte srl via dei tipografi Zona A.S.I. 70056 Molfetta (BA) tel. 080 3385899 fax 080 3385899 info@puntoporte.it www.puntoporte.it Runtal Italia srl via Provinciale, 15/D 24040 Lallio (BG) tel. 035 4551511 fax 035 4551512 info@runtalitalia.it www.runtalitalia.it Salis srl via del Pino, 107 06085 Ponte Pattoli (PG) tel. 075 594881 fax 075 694150 info@salis.it www.salis.it Technokolla SpA via Radici in Piano, 558 41049 Sassuolo (MO) tel. 0536 862269 fax 0536 862660 info@technokolla.com www.technokolla.com


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