ies Industria e Sviluppo
LA FILIERA DELLA SALUTE: UN ASSET PER LO SVILUPPO DEL PAESE UN ARTICOLO DI:
Giorgio Squinzi
quadrimestrale di informazione, opinione, economia, impresa Confindustria Firenze, Livorno, Massa Carrara, Toscana Nord, Toscana Sud
ANNO VIII - N. 1 gennaio-aprile 2016
LA FILIERA DELLA SALUTE IN TOSCANA
LE SCIENZE DELLA VITA IN TOSCANA: ATTIVITA’ DI RICERCA
L’INDUSTRIA CHE ALLUNGA LA VITA FABRIZIO LANDI L’industria del farmaco è pronta a crescere STEFANIA SACCARDI Pharma Valley, il futuro prossimo della Toscana RINO RAPPUOLI Dai vaccini alla life science, il futuro è già qui
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SOMMARIO
EDITORIALE
7
La Filiera della salute: un asset per lo sviluppo del Paese
COVER STORY
12
L’industria del farmaco è pronta a crescere 16
Dai vaccini alla life science, il futuro è già qui 20
Sanità e salute, un patrimonio da sostenere 24
Pharma Valley, il futuro prossimo della Toscana 28
Più prevenzione, più salute 34
Salute e benessere, dall’equilibrio tra tecnologia e natura 40
Wellness, per una filosofia della salute 44
Con la competizione “virtuosa” la Sanità migliora 48
Pubblico e privato, più sinergia e il paziente ci guadagna 52
Farmaci per la vita, dalla Toscana al mondo 56
Dall’unione nasce il successo 60
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COVER STORY / L’INDUSTRIA CHE ALLUNGA LA VITA
IES | gennaio-aprile 2016 | Pagina 7
Il testo del presente articolo del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, è già stato pubblicato dal quotidiano il Messaggero
La Filiera della salute: un asset per lo sviluppo del Paese La Filiera della salute è un patrimonio di tutti: pilastro di ogni moderna democrazia, richiede oggi azioni in grado di favorire l’integrazione pubblico-privato e di sostenerne la stabilità e la crescita di Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria
I
l dibattito di questi giorni sul futuro del modello sanitario e sulla sua spesa è una questione di primaria importanza per il Paese, per ciascuno di noi e per la nostra economia. La salute è, infatti, un diritto inalienabile dell’uomo e garantire la condizione di benessere è uno dei compiti fondamentali di ogni Stato, specchio del suo livello di civiltà. Le statistiche in parte ci confortano perché lo stato di salute della popolazione italiana è buono e i servizi del sistema sanitario sono ancora di discreta
qualità. Altri indicatori dicono però che l’universalità del servizio è più nominale che altro, che nel Mezzogiorno ci sono situazioni critiche con mobilità dei pazienti dove la sanità è migliore e che le liste d’attesa restano un problema serio. Il sistema della salute è in altri termini mediamente accettabile, ma tende a farsi sempre più diseguale, con il rischio di trovarci tra non molto con una buona sanità per i cittadini più abbienti e una scadente per quelli con meno mezzi.
Oltre ad essere un pilastro di ogni moderna democrazia, quella della sanità rappresenta una filiera assai vitale della nostra economia: vale circa l’11 per cento del Pil e conta più di un milione di addetti. Ha livelli di export, di ricerca e sviluppo molto alti, una qualità del lavoro e una produttività tra le migliori dell’economia nazionale, realtà pubbliche e private di assoluto valore. In Italia la spesa pubblica pro-capite è tra le più basse e quella privata tra le più elevate tra i paesi Ocse. Seguendo una
logica di puro risparmio, negli ultimi anni la spesa è stata ridotta a suon di tagli lineari, penalizzando i settori privati della filiera. Più di 10 miliardi di tagli sono ricaduti sulle imprese a partire dal 2012 e i 2,3 miliardi di riduzione della legislazione corrente a decorrere dal 2015, come di consueto, prevedono di nuovo tagli per le imprese private. Sempre le esigenze di finanza pubblica hanno comportato per le imprese maggiorazioni Irap, ingenti debiti verso i fornitori della sanità che non
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vengono ancora ripagati nei tempi previsti dalla direttiva europea e l’introduzione di perversi meccanismi di restituzione da parte dei privati come il cosiddetto pay-back. Pensare di risolvere la sostenibilità del sistema salute in questi termini renderà certezza il rischio che interi segmenti industriali della filiera trasferiscano altrove la produzione. Il Paese perderebbe valore, occupazione qualificata e investimenti, diventeremmo una realtà dove la salute si cura all’estero, con effetti penalizzanti anche sulla crescita. Non credo sia desiderio di alcuno che questo accada e occorre che nell’agenda politica al tema “salute”ci si avvicini con la consapevolezza non solo della qualità delle prestazioni del sistema pubblico, ma anche degli effetti sull’economia e sulle imprese della filiera. La nostra proposta ha come obiettivo la sostenibilità complessiva del sistema a partire dal servizio nazionale pubblico, il soggetto che per primo dovrebbe avere interesse a combattere sprechi e inefficienze, ridurre le prescrizioni inutili, difendere la reale universalità del diritto alla salute. Il tema dell’efficienza è fondamentale ma, da solo, non è in grado di risolvere il proble-
COVER STORY / L’INDUSTRIA CHE ALLUNGA LA VITA
Fondamentale per la crescita la condivisione di un progetto che consideri finalmente la filiera della salute come un patrimonio di tutti Giorgio Squinzi
ma del finanziamento a mediolungo termine della domanda di salute dei cittadini. La nostra proposta non ha alcun obiettivo di privatizzazione, perché non considera la salute un bene scambiabile con il solo meccanismo di prezzo, ma guarda alla sostenibilità e all’equità complessive, sposta l’analisi dalla spesa sanitaria pubblica a quella totale, privata compresa. Il soddisfacimento della domanda di salute dei cittadini è infatti già oggi sempre più caratterizzato da un sistema di finanziamento misto pubblico/ privato, un elemento che assumerà un peso crescente soprattutto alla luce della restrizione dell’intervento pubblico nel campo della salute. Molta della
spesa privata attuale è pagata in contanti, non è efficiente e drena risorse delle famiglie all’economia. Organizzare un “secondo pilastro”privato e integrativo può contribuire alla sostenibilità e alla piena esigibilità del diritto alla salute, bilanciare la composizione della spesa e rendere più efficiente il sistema sanitario nel suo complesso. La massa critica di consolidamento del modello che noi proponiamo può essere raggiunta con idonee politiche fiscali che favoriscano l’afflusso di risorse da parte delle famiglie e dei lavoratori verso il“secondo pilastro”piuttosto che verso forme cash di spesa, nonché con un impegno crescente da parte delle imprese, compensato sul
La sostenibilità del sistema di salute nelle sue diverse componenti, la difesa dei valori industriali e di assistenza non sono variabili in conflitto, ma al contrario una grande opportunità di crescita della società, del lavoro e dell’economia
piano fiscale. Il costo di una tale politica per lo Stato può essere minimo o nullo. Si tratta di operare una revisione dei benefici fiscali già oggi esistenti in materia di spese sanitarie e di sfruttare i vantaggi connessi all’emersione di una quota di sommerso. La sostenibilità del sistema di salute nelle sue diverse componenti, la difesa dei nostri valori industriali e di assistenza non sono variabili in conflitto, ma al contrario una grande opportunità di crescita della società, del lavoro e dell’economia. A una condizione, però, condividere un progetto di lungo termine fondato sulla libera scelta di cura e l’integrazione pubblico-privato, che consideri finalmente la filiera della salute come un patrimonio di tutti. In caso contrario non faremmo un buon servizio alla salute pubblica e ci priveremmo di una delle leve migliori per far tornare la crescita in Italia.
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CLOUDITALIA IL PARTNER IDEALE PER LE ESIGENZE ICT DELLE PMI ITALIANE L’idea alla base del progetto è molto semplice: il presente ed il futuro dell’ICT aziendale è rappresentato dal Cloud che per funzionare correttamente ha bisogno di una rete di telecomunicazione altamente performante. Per quanto l’idea sia in effetti molto semplice sono ancora pochissime le aziende che possono vantare un’offerta integrata di questo tipo. Con una rete proprietaria di 14.000km e due datacenter di ultimissima generazione Clouditalia è certamente uno dei leader di questo ristretto gruppo. Abbiamo incontrato Francesco Baroncelli, Direttore Generale Mercato e Operations Clouditalia. Cosa avete di diverso rispetto alle altre aziende del mercato ICT in Italia? Anche se il nostro progetto è diventato realtà da quasi quattro anni, siamo ancora una delle aziende più innovative e competitive nel nostro agguerrito mercato e contiamo di esserlo ancora a lungo.
Abbiamo compreso fin da subito l’importanza che avrebbero avuto i servizi di Cloud Computing all’interno del ciclo produttivo delle nostre imprese. Abbiamo integrato tecnologie d’avanguardia offerte in una logica pay per use con un’offerta infrastrutturale di servizi ad alto valore come il Disaster Recovery e il Backup as a Service. Oggi infatti tutti i nostri competitor parlano di Cloud Ibrido intendendo, in estrema sintesi, la possibilità di integrare i data center presso la sede del cliente ed i data center dei provider come noi, in una unica architettura. Perché il Cloud Ibrido, che oramai rappresenta la visione predominante, possa funzionare al meglio occorre Da sinistra: Francesco Baroncelli - Direttore Mercato & Operations, un controllo Bruno d’Avanzo - President, Marco Iannucci - Amministratore Delegato, complessivo Bernardo Marzucchi - Direttore Tecnico
dell’architettura ed in particolare della rete di telecomunicazione. Pochissime aziende sono in grado di offrire Cloud e Connettività in maniera realmente integrata come invece Clouditalia può offrire. La rete Clouditalia è realizzata infatti con tecnologie a banda larga di ultima generazione, flessibili, scalabili e a copertura nazionale, in grado di poter raggiungere efficacemente anche aree a scarsa copertura. A dicembre 2014 Clouditalia ha completato il potenziamento da 10G a 100G della propria dorsale a due vie. Sono stati realizzati due data center gemelli di ultima generazione, uno a Roma e uno ad Arezzo, collegati tra loro con doppio collegamento dedicato, indipendente in disaster recovery. Quale è l’obiettivo di Clouditalia? In primo luogo siamo convinti di poter essere il “partner” di riferimento per le Piccole e Medie Imprese italiane. La nostra attenzione si dirige anche verso i partner: una rete di oltre 200 aziende e professionisti che portano i nostri servizi sul territorio. Attraverso la sinergia con il canale di vendita e la condivisione degli obiettivi abbiamo costruito un ecosistema in grado di raggiungere le PMI italiane e dialogare con loro in modo diretto. Crediamo molto nei nostri partner e consolidiamo questo
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rapporto costruendo un’offerta che sia di reale valore sul mercato in cui operano, aggiungendo tutto il supporto in termini di personalizzazione, formazione e valorizzazione dei risultati. L’Italia è il paese più ricco di Piccole e Medie Imprese: oltre 4 milioni di imprese che contribuiscono per più del 70% del valore aggiunto annuo e danno occupazione a oltre 13 milioni di persone. Hanno dovuto far fronte a una crisi senza precedenti ma hanno anche reagito investendo sulla loro competitività. Secondo molti studi di mercato siamo il secondo paese in Europa (dopo al Finlandia) nell’adozione dei servizi Cloud. Come vede Clouditalia il mercato oggi? In tre parole: “Una Grande Opportunità”. Siamo un operatore di telecomunicazioni che ha sviluppato un’offerta ricca di Cloud e la proponiamo sul mercato attraverso una rete di partner altamente specializzati che conoscono i nostri clienti e le loro esigenze. Clouditalia ha realizzato con convinzione il modello “KM0”, portando su un mercato altamente tecnologico e ipercompetitivo come quello dell’ICT l’idea di un partner italiano, con sedi in Italia e quindi soggetto, ad esempio, a tutte le regole di privacy e di conservazione dei dati vigenti nel nostro stato. Come avete scelto i vostri vendor? Abbiamo scelto i primi della classe ossia coloro che secondo noi offrivano la migliore tecnologia al miglior prezzo ma soprattutto capaci di innovare e reagire ai cambiamenti del mercato. In questo modo possiamo, da un lato, essere per loro un partner di riferimento nel nostro paese e, dall’altro, contare sul loro supporto tecnico, commerciale e professionale. Questo è una garanzia per i nostri Clienti. Quale nuova tendenza influenza di più il settore dell’ICT Il settore dell’IT è in continuo cambiamento. Questa non è una grossa novità. Credo però che rispetto al passato oggi i cambiamenti importanti, quelli che gli analisti chiamano
i “cambiamenti di paradigma”, siano molto più frequenti e più rapidi. Basti pensare a quello che sta accadendo a livello tecnologico sulle nuove architetture di datacenter, dove da un’idea di “risorse distribuite” si è passati a strutture integrate “iperconvergenti”, le cosiddette “Software Defined Architecture”. É facile cogliere che questa accelerazione continua e con complessità continuamente innalzata, rende il ruolo di chi gestisce questo mondo estremamente complesso. Fenomeni emergenti come i Big Data, per esempio, o anche l’Internet of Things, da un lato hanno allargato il mercato aprendo grandissime finestre di opportunità, dall’altro hanno sviluppato un nuovo modello di business. Avere un unico riferimento italiano per tutti questi temi come Clouditalia, è un vantaggio insostituibile per molti dei nostri partner e clienti finali.
Quale è il limite che andrebbe rimosso per portare tutte le aziende in un ICT? Uno su tutti il Digital Divide. Il Cloud è entrato nella sua seconda era, quella professionale, e questo lo evidenziano tutti i risultati degli analisti. Le nostre imprese oggi hanno bisogno di velocizzare i loro processi per essere competitivi. Il Cloud professionale è un acceleratore eccezionale di competitività ma allo stesso tempo, poiché diventa un elemento critico della catena produttiva, deve essere sicuro e affidabile. In sintesi deve fornire livelli di servizio garantiti, o per dirla con un acronimo inglese SLA. Per questo la banda, la connettività, il modo con cui l’azienda raggiunge il suo Cloud diventa un elemento essenziale, importante e strategico. www.clouditalia.com
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COVER STORY / L’INDUSTRIA CHE ALLUNGA LA VITA
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L’industria del farmaco è pronta a crescere
Fabrizio Landi
Confindustria Toscana Sud e Chianti Banca pronte a fare ingresso nella fondazione senese noprofit per sviluppare progetti pubblico-privati: bio-banche per conservare campioni biologici, un polo logistico per ottimizzare la distribuzione di farmaci di Silvia Pieraccini, giornalista “Sole 24 Ore”
È
un incubatore che da un decennio punta a far crescere le giovani imprese e i centri di ricerca farmaceutici, ma non solo. Toscana Life Sciences (Tls), fondazione no-profit col cuore a Siena, guarda sempre più “oltre” il tradizionale perimetro, ad attività e territori vicini. Soprattutto da quando (aprile 2014) a guidarla c’è Fabrizio Landi, ex amministratore delegato del gruppo Esaote (diagnostica per immagini), oggi consigliere di amministrazione di Finmeccanica e consigliere per l’economia del
sindaco di Firenze, Dario Nardella. Landi, negli ultimi mesi Tls ha rilevato la moribonda Siena Biotech, coordina il progetto regionale Pharma Valley e gestisce il distretto delle scienze della vita. Dunque, cosa vuol fare da grande? “Mettere insieme tutti gli elementi per attrarre in Toscana investimenti nel settore delle scienze della vita, uno dei pochi che è cresciuto durante la fase di crisi economica: quando una multinazionale deve decidere
dove installarsi sul territorio, guarda quali servizi ci sono”. E Tls che servizi offre? “Ha una palazzina con impianti del valore di circa dieci milioni di euro: affittiamo spazi a chi viene a fare impresa e ricerca pubblica e privata, e forniamo loro servizi, dal supporto alla brevettazione, ai laboratori, ai centri di strumentazione strategici, che non potrebbero essere acquistati da queste realtà”. Che numeri avete? “Tls ha una trentina di dipendenti più centosettanta
persone, età media 33-34 anni, che lavorano nelle aziende e nei laboratori incubati, in tutto trentadue: si tratta di uno dei più grandi centri di ricerca in Toscana e in Italia, che sta diventando un modello da imitare. L’azienda più grossa che abbiamo fa servizi specializzati per l’industria dei vaccini e ha venticinque dipendenti, quella più piccola ha tre dipendenti e tara le ‘pipette’ che servono per fare ricerca. Ma abbiamo anche laboratori di ricerca di fondazioni no-profit che si occupano di oncologia e diabetologia,
COVER STORY / L’INDUSTRIA CHE ALLUNGA LA VITA
spin-off e startup, oltre alla fabbrica dell’azienda farmaceutica Kedrion che produce un collirio speciale e che ha assunto più di venti persone”. E come vi finanziate? “Gli affitti che incassiamo coprono i costi di struttura, mentre ricorriamo ai soci finanziatori, cioè Regione Toscana e Fondazione Monte dei Paschi (che quest’anno hanno erogato in tutto 1,9 milioni, N.d.R.), per pagare l’investimento immobiliare da 20 milioni che era stato fatto in passato. Quando, tra un anno, finiremo di pagare il mutuo, faremo ricorso ai soci solo per finanziare i nuovi progetti”. Intanto un progetto nuovo è aver rilevato dal fallimento, nel giugno scorso, Siena Biotech... “Siena Biotech era una società di ricerca farmaceutica tradizionale che occupava centocinquanta persone, e nella quale la Fondazione Monte dei Paschi aveva messo nel tempo 200 milioni di euro. Quando è fallita, abbiamo preso in gestione dal curatore per tre anni l’edificio che occupava, di quattromila metri quadrati, che ci permetterà di raddoppiare il nostro incubatore, e da luglio scorso abbiamo rilevato undici ex dipendenti. Lo abbiamo fatto per conto della Regione (che ha finanziato l’operazione), come braccio operativo del sistema sanitario, con l’obiettivo di attrarre nuove aziende e ospitare centri di ricerca. E non solo”. A cos’altro state pensando?
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Sviluppare competenze e partecipazione all’innovazione clinico-farmaceutica uno degli obiettivi per la crescita
“Vogliamo dar vita a un polo specializzato nella cosiddetta ‘medicina di precisione’ e nei vaccini, in collaborazione con l’ex Novartis, ora Gsk, che a Siena ha una presenza storica nella ricerca”. Per questo coordinate anche Pharma Valley, il progetto lanciato dalla Regione per stringere i rapporti tra le aziende farmaceutiche toscane e costruire servizi strategici? “Pharma Valley è il tentativo regionale di concentrare sulla farmaceutica un terzo dei fondi europei destinati all’industria, con la logica di attrarre investimenti. Tra i progetti previsti, c’è quello di creare quattro centri di riferimento regionali: a Siena per i vaccini, a Firenze per la farmaceutica di sintesi, a Lucca per gli emoderivati e a Pisa per medical device e software”. E sul fronte dei servizi? “Dar vita alle bio-banche
per conservare i campioni biologici: una potrebbe essere fatta a Firenze, magari nel polo scientifico universitario di Sesto Fiorentino, e l’altra a Siena, in Tls. Sarebbe un servizio per le aziende che devono decidere se e dove insediarsi sul territorio. Così come sarebbe un servizio - per le aziende farmaceutiche, ma anche per il sistema sanitario - la nascita di un polo logistico coordinato che ottimizzi la distribuzione di farmaci, e che potrebbe sorgere a Livorno grazie agli incentivi agli investimenti legati al contratto di programma”. Ha in mente un’alleanza pubblico-privato? “E’ indispensabile lavorare con i privati sui progetti della Pharma Valley: per questo è pronto l’ingresso in Tls di Confindustria Toscana Sud, che dovrebbe fare da apripista all’ingresso di Confindustria Toscana; e dovrebbe entrare anche Chianti Banca”.
Infine, Tls gestisce il distretto delle scienze della vita: che significa in concreto? “Aiutare le quattrocentocinquanta aziende, di cui molte piccolissime, che fanno parte del distretto: metterle in contatto con possibili investitori, informarli sui bandi pubblici. E Tls coordina anche iniziative sulla formazione con un Its (Istituto tecnico superiore) che ha due sedi, a Firenze la produzione farmaceutica, a Siena quella biotecnologica”. Dunque il settore delle scienze della vita è pronto a crescere? “Il segreto è giocare su più tavoli: l’interesse del servizio sanitario, quello della Regione e quello delle aziende. Io spero di attrarre in Toscana non solo investimenti, ma anche sperimentazioni cliniche, che vuol dire competenze e partecipazione all’innovazione clinicofarmaceutica”.
Il settore delle scienze della vita è pronto per crescere: servizio sanitario, Regione e aziende devono giocare insieme per raggiungere l’obiettivo
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C&G DEPURAZIONE INDUSTRIALE SOLUZIONI PER IL RISPARMIO AZIENDALE A FAVORE DELL’AMBIENTE C&G Depurazione Industriale Srl opera dal 1971 nel settore del trattamento dei reflui industriali in Italia e nel mondo. Gli obiettivi dell’azienda sono da sempre quelli di ridurre fino al 95% il costo di smaltimento ed il consumo di acqua utilizzata dalla aziende, riciclare l’acqua usata nella linea industriale, recuperare metalli preziosi e modernizzare la produzione, eliminando al tempo stesso il rischio di incorrere in costose sanzioni da parte delle Autorità preposte alla tutela dell’ambiente. Il team di C&G è composto da ingegneri e personale altamente specializzato che segue direttamente ogni cliente: dal progetto e costruzione della macchina all’installazione “chiavi in mano”, fino all’assistenza e la manutenzione post-vendita. Quest’ultime di altissimo livello grazie a un fornito magazzino di pezzi di ricambio e alla disponibilità del team che permettono a C&G di assistere rapidamente i suoi clienti. Quali sono i fattori che hanno decretato il vostro successo a livello nazionale e non? Il know-how che ci caratterizza rappresenta un fattore determinante per il nostro successo, dimostrato dagli oltre 2000 impianti per il trattamento di reflui industriali progettati e costruiti in tutto il mondo. Una caratteristica che ci incoraggia a crescere costantemente per proporre ai nostri clienti soluzioni complete, uniche e personalizzate, sempre nella tutela e nel rispetto del patrimonio ambientale. A quali settori industriali fornite i vostri apparecchi e tecnologie di supporto? Le filiere produttive che serviamo possono sembrare apparentemente molto distanti tra loro, in realtà tutte sono accomunate dallo stesso obiettivo: trattare e migliorare le condizioni di un determinato liquido prodotto da qualsiasi attività industriale che generi acqua inquinata da agenti chimici e non scaricabile in ambiente. I principali settori sono quello galvanico, con recupero di cromo VI, nickel, rame, metalli preziosi e relativo smaltimento, le arti grafiche, meccanico, chimico, petrolchimico, farmaceutico, cosmetico e alimentare. Quali sono i prodotti della vostra linea di produzione? Evaporatori sottovuoto, osmosi inversa, ultrafiltrazione, scambio ionico, demineralizzatori, ed apparecchi speciali per la galvanica, tutti prodotti conformi alle vigente direttive CEE e caratterizzati da un publiredazionale
basso consumo energetico, alimentazione con corrente elettrica di rete o energia alternativa, funzionamento automatico continuo nelle 24 ore, robustezza e compattezza, affidabilità e costanza nei risultati in assenza di fumi e odori. Da oltre 20 anni siete specializzati nel servire imprese specializzate nel trattamento delle superfici metalliche in genere e nella lavorazione dei metalli. Quali sono i vantaggi per le aziende galvaniche di installare un vostro evaporatore? Innanzitutto la possibilità di recupero materie prime provenienti dai bagni esausti dell’attività di galvanica. I nostri evaporatori vengono messi in linea, per esempio, su acque di lavaggio da galvanica che, una volta concentrate, possono essere re-immesse nel ciclo di produzione. Il distillato viene riutilizzato come acqua per effettuare ancora lavaggi. Così non solo si recupera materia prima, ma anche acqua, ottenendo quindi la situazione ideale di scarico 0 e quindi il disinquinamento da sostanze inquinanti. www.cgdepur.it info@cgdepur.it
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FRM SRL INGRANAGGI DI PRECISIONE AD ALTA TECNOLOGIA FRM Srl nasce a Bagno a Ripoli nel 1974 per opera di Maurizio Ristori e cresce nel corso degli anni specializzandosi nella produzione di ingranaggi di precisione. Signor Ristori cosa vi ha permesso di crescere incessantemente fino ad oggi? Per il successo dell'azienda sono stati determinanti gli investimenti in Ricerca e Sviluppo, in particolare quelle in campo tecnologico che, come può immaginare sono indispensabili per le aziende che operano nel settore della produzione di ingranaggi. Oggi siamo un'azienda leader sul mercato italiano e continuiamo ad investire in tecnologia per essere più competitivi mantenendo alta la qualità dei nostri prodotti. A quali settori industriali si rivolge la FRM Srl? I campi di applicazione dei prodotti FRM Srl sono i più eterogenei, dal settore macchine elettromedicali a quelle per la stampa su oggetti ed etichette, dalle macchine per calzature e tessili a quelle per la lavorazione del legno, fino a quelle dedicate all'imballaggio automatico. Siamo specializzati nella produzione di piccola e media serie e grazie alla composizione di una struttura interna flessibile FRM oggi è in grado di produrre anche pezzi singoli.
Ci descriva meglio il mercato di FRM Srl... Il 50% della nostra produzione FRM viene montato su macchine utilizzate per l'impacchettamento alimentare, del tabacco e per la stampa di etichette. Il restante 50% è invece composto da ingranaggi per macchine ad alta precisione. Produciamo ingranaggi per il mercato italiano, mentre esportiamo in tutto il mondo pompe idrauliche a paletta tramite una nostra consociata B&C di Reggio Emilia. In che modo riuscite a garantire l'alta qualità della produzione? Innanzitutto disponiamo di una sala metrologica per il controllo e siamo in possesso della certificazione ISO 9001. Però, oltre alla collaborazione fattiva con i clienti ed i fornitori anche il personale di FRM, che oggi ammonta a 30 addetti, partecipa attivamente e in modo propositivo alla
risoluzione delle possibili problematiche aziendali. L'obiettivo è quello di instaurare e mantenere rapporti di reciproca fiducia che garantiscano il rispetto dei requisiti qualitativi dei prodotti, oltre che della qualità del servizio e delle efficienti modalità di consegna. Curare il cliente monitorandone il livello di soddisfazione ed avere un ritorno positivo dall'applicazione della gestione qualità è per tutti noi motivo di grande orgoglio. Per ottenere questo bisogna che l'intero staff aziendale sia coinvolto nel miglioramento del sistema produttivo ed organizzativo, perché è così così che si ottengono i risultati migliori. É importante camminare sulla stessa strada perché i vantaggi che se ne traggono riguardano tutti. www.frmitalia.com
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COVER STORY / L’INDUSTRIA CHE ALLUNGA LA VITA
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Dai vaccini alla life science, il futuro è già qui
Rino Rappuoli
Un polo scientifico tecnologico nel cuore della Toscana, l’azienda numero uno di vaccini al mondo: innovazione, ricerca, eccellenze che puntano al mondo, anche in Italia si può di Mattia Cialini, giornalista “Arezzonotizie.it”
Q
ual è il simbolo universale del luogo dell’innovazione? Il garage, senza dubbi. I più avranno in mente uno di quelli della Silicon Valley, in California. Fu proprio qui, in un fondo di Palo Alto, che nel 1939 Bill Hewlett e Dave Packard fondarono la società diventata il colosso dell’informatica Hp. E sempre un garage californiano, qualche anno più tardi, fece da incubatore all’attività creativa di Steve Jobs, padre della Apple. Ben prima – e per questo, se possibile, la vicen-
da assume contorni ancor più leggendari – in uno scantinato della Toscana nasceva un’attività destinata a diventare rivoluzionaria, quella dell’Istituto Siero e Vaccino, fondato da Achille Sclavo. Da quel primo laboratorio senese, nato nel 1904, discendono gli attuali stabilimenti di Siena e Rosia che di recente sono passati dalla Novartis alla GlaxoSmithKline. Attorno, nel tempo, s’è coagulata una complessa attività di ricerca, tanto da far prospettare – nel parallelo con l’insediamento
d’avanguardia della Silicon Valley – la nascita di una Pharma Valley, un polo di ricerca e innovazione del campo della farmaceutica. Dal marzo 2015 la multinazionale GlaxoSmithKline (Gsk) è subentrata a Novartis nell’area senese, nell’ambito di uno scambio di business tra società: la seconda ha preso in mano la divisione oncologica della prima, che – viceversa – ha consolidato il proprio primato in fatto di vaccini, acquisendo lo specifico settore di Novartis. Rino Rappuoli è chief
scientist di Gsk Vaccines, una vita spesa nella ricerca, entrato giovanissimo nell’allora “Achille Sclavo”, ha saputo rendere una realtà produttiva biotecnologica italiana competitiva in una dimensione mondiale. Gsk, grazie all’acquisizione in terra senese, “è diventata l’azienda numero uno dei vaccini al mondo”, spiega Rappuoli. La Gsk dispone di due distinte strutture nel cuore della Toscana: una a Siena e una Rosia. Che ruolo giocano per l’azienda?
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“Molto importante: a Rosia c’è un impianto di produzione. Si tratta dell’unico posto al mondo dove si fanno tutti i vaccini esistenti per la meningite. Un luogo strategico per lotta alle malattie infettive”. Tutti i vaccini per la meningite vengono prodotti esclusivamente a Siena? “La gamma completa soltanto qui. Altre aziende producono alcuni vaccini, la nostra unicità è data dal vaccino contro il meningococco B che abbiamo registrato due anni fa. Nel frattempo è stato registrato in trentotto Paesi nel mondo e il suo impiego sarà cruciale per tutto il pianeta”. La struttura di Siena, invece, è il cuore della ricerca. “Esatto. GlaxoSmithKline aveva un solo centro ricerche in Belgio. Adesso se ne sono aggiunti due: uno negli Stati Uniti e un altro a Siena. La struttura toscana è la stessa in cui, un tempo, si faceva produzione. Non sono molte le aziende che decidono di fare ricerca in Italia, il caso della Gsk a Siena rappresenta una mosca bianca. Gli altri due centri sono localizzati a Rixensart, non lontano da Bruxelles (Belgio) e a Rockville,
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Grandi competenze, dinamismo, investimenti in ricerca e sviluppo: l’identikit delle aziende che crescono
vicino Washington negli Stati Uniti”. Il sito senese ha una lunga storia alle spalle: sono passati più di cento anni dalla fondazione. “E’ nato nel 1904, grazie ad un’intuizione di Achille Sclavo”. Originario del Piemonte, Sclavo – dopo la laurea in medicina – girò l’Italia (Roma, Torino, Sassari, Siena) per gli incarichi che gli vennero conferiti. Scoprì il siero contro il carbonchio ematico. Si fermò in Toscana dopo essere stato nominato docente ordinario a Siena. “Fondò una ditta personale – prosegue Rappuoli –
Dal progetto della Pharma Valley alla Precision Medicine, lo sviluppo è d’avanguardia
sulla scorta delle sue scoperte, in quella che ritengo la prima ondata delle biotecnologie, che si verificò a cavallo tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900. Il grande precursore della sieroterapia fu lo scienziato francese Louis Pasteur che studiò a fondo molte malattie dovute ai microbi e mise a punto alcuni sieri curativi. A seguito di questi studi, alcuni ricercatori dell’epoca aprirono la propria ditta. Achille Sclavo fu uno dei pionieri: avviò la propria attività in una cantina”. Quella cantina diventata oggi centro ricerche Gsk? “Esatto. Il Centro Ricerche di Siena è, oggi, un punto di riferimento internazionale nell’ambito dello sviluppo di vaccini. Negli anni c’è stata una crescita imponente. Tra l’altro qui passò anche Albert Sabin per lo sviluppo del vaccino anti-polio. Vorrei poi sottolineare un altro aspetto. Oltre ai due siti già menzionati, a Siena la Gsk dispone di un istituto che mette a punto vaccini per Paesi in via di sviluppo. Aree dove la povertà è diffusa e non esiste un mercato. Ma la missione di questo istituto non è far profitto. Prima si chiamava Novartis Vaccines Institute For Global Health ed è stato mantenuto con Gsk”. Da Sclavo a oggi, Siena ancora protagonista nel campo della ricerca. “Grandi competenze si sono avvicendate nel tempo. Negli ultimi venticinque anni
abbiamo creato circa duemila posti di lavoro, grazie a un’azienda dinamica. Non solo, abbiamo iniziato ad avere anche l’attenzione delle istituzioni, che hanno apprezzato gli investimenti in ricerca e sviluppo. Così è nato il Tls, ‘Toscana Life Science’, un polo scientificotecnologico nel settore delle scienze della vita: un incubatore che ha iniziato a lavorare con due-tre aziende. Oggi le imprese coinvolte sono una trentina e hanno creato duecento posti di lavoro. L’iniziativa funziona perché le aziende che vengono qui hanno più opportunità di far bene: c’è un ambiente virtuoso. Chi ha delle buone idee è incentivato a spostarsi da noi. Io sono presidente del distretto toscano delle scienze della vita: grazie ad un certosino lavoro abbiamo mappato tutte le aziende biomediche in Toscana. Tramite il Tls forniamo la possibilità alle piccole aziende di avere tanti servizi in più. Oltre alla possibilità di sfruttare connessioni per vagliare chi nel mondo può rappresentare un partner ideale”. Dall’incubatore alla Pharma Valley, quanto è lungo il passo? “Il sostegno della Regione Toscana è crescente, all’ente sono state fatte delle proposte: la Pharma Valley è un grande progetto. E nell’ambito dell’innovazione, vorrei ricordare anche gli investimenti in Precision Medicine, un settore davvero d’avanguardia, il futuro”.
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TRE STUDI LEGALI: COMUNIONE DI OBIETTIVI E SINERGIE DI RETE Chi è nato in Toscana sa bene che in questa terra ci sono bellezze naturali e artistiche, profumi e sapori che non può trovare in nessun’altra parte d’Italia o del mondo; non deve sorprendere quindi il desiderio di ritornare di coloro che, per motivi di studio e di lavoro, se ne sono allontanati. Questo è quanto sta accadendo al Prof. Avv. Alberto Mazzoni ed al Prof. Avv. Duccio Regoli, livornese il primo, lucchese il secondo, entrambi formatisi come giuristi nell’università pisana e da anni contitolari dello Studio Legale Mazzoni e Associati con sede a Milano, Via Manzoni n. 12, al piano primo del prestigioso palazzo nobiliare Poldi Pezzoli. Una prestigiosa realtà professionale del capoluogo lombardo alla quale si uniranno come soci dal prossimo anno altri due eminenti giuristi e noti professionisti, anch’essi di origini toscane, il Prof. Avv. Vincenzo Cariello e l’Avv. Cristina Pagni. La formazione scientifica, i titoli accademici e le esperienze professionali dei quattro futuri partners, oltre che dei loro 15 associati, rendono lo Studio milanese una boutique di qualità sulla piazza nazionale che offre assistenza legale a una clientela nazionale e internazionale in tutte le aree del diritto commerciale e dei mercati finanziari, sia in ambito giudiziale che stragiudiziale. Da anni i soci sono componenti di collegi arbitrali in contenziosi arbitrali nazionali e internazionali e rivestono ruoli di amministratori indipendenti e sindaci negli organi della governance di società quotate. Del resto, i curricula dei soci non fanno che confermare tale reputazione. Alberto Mazzoni, allievo del prestigioso Collegio Giuridico della Scuola Normale Superiore di Pisa (poi confluito nella Scuola Superiore Sant’Anna) e alumnus della University of Chicago, ha svolto la professione in rinomati studi americani a Parigi e New York ed una volta rientrato
in Italia, divenuto Professore Ordinario di Diritto Commerciale presso l’Università Cattolica di Milano, ha fondato lo studio legale da cui ha tratto le proprie origini l’attuale struttura milanese. Dal 2010 è Presidente di Unidroit che è una organizzazione internazionale intergovernativa indipendente di cui fanno parte 63 Stati del mondo che ha come scopo la modernizzazione e l’armonizzazione dei diritti privati di questi Stati con particolare riguardo agli aspetti di diritto commerciale. Duccio Regoli, anch’egli allievo dell’Università di Pisa prima e della University of Chicago poi, dopo aver lavorato in un prestigioso studio americano a New York, è rientrato in Italia, dove è divenuto Professore Ordinario di Diritto Commerciale nell’Università Cattolica di Milano, presso la quale presiede oggi il corso di laurea magistrale in Economia e Legislazione delle imprese. Vincenzo Cariello, formatosi all’Università Cattolica di Milano, ha successivamente conseguito il Dottorato di Ricerca all’Università Bocconi per poi diventare anch’egli Professore Ordinario di Diritto Commerciale presso la Facoltà di
Giurisprudenza dell’Università Cattolica di Milano. E’ stato socio di un prestigioso studio nazionale ed è componente di diversi gruppi di ricerca nazionali e internazionali e membro del collegio sindacale di Telecom Italia. Non da meno il curriculum vitae dell’Avv. Maria Cristina Pagni, uno dei più noti esperti di contenzioso giudiziale e arbitrale della piazza milanese, allieva del Prof. Mario Casella e già socio di prestigiosi studi internazionali. Ebbene, Mazzoni, Regoli, Cariello e Pagni, unitamente alla schiera di collaboratori, anch’essi con importanti profili accademici
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e professionali, forniscono a imprenditori italiani e stranieri, oltre che a investitori internazionali, l’assistenza legale per avviare e sviluppare iniziative economiche e/o finanziarie sul mercato domestico o sui mercati internazionali; un’assistenza che consiste in un servizio di alta qualità ed efficienza che spazia dall’assistenza nella contrattualistica, anche internazionale, all’assistenza nell’ingegneria societaria e nelle ristrutturazioni, incluse quelle legate a crisi di impresa, nelle principali industries (dal pharma al media e tlc). Dunque, dicevamo che questo Studio milanese, a caratura nazionale ed internazionale, per volontà dei suoi soci ha deciso di dedicare una particolare attenzione agli imprenditori toscani in relazione alle sempre più frequenti aperture della loro struttura proprietaria ai capitali di investitori nazionali e internazionali, nonché alle loro iniziative di crescita tramite acquisizioni di società o di quote di mercati esteri e non ultimo in relazione al loro processo di avvicinamento alla quotazione su un mercato regolamentato. E’ nata così l’idea di una sinergia tra lo Studio milanese e lo Studio lucchese che fa capo agli avv.ti Sauro Regoli, padre di Duccio e Andrea Dianda, e allo Studio pisano dell’avv. Lionello Mazzoni, fratello di Alberto. Lo Studio di Lucca ha un’elegante sede nella centralissima Piazza Bernardini, dove svolgono la loro atttività, insieme al già citato avv. Sauro Regoli, noto non solo a Lucca per la sua esperienza nel campo del diritto civile, commerciale e fallimentare, l’avv. Andrea Dianda, esperto in diritto commerciale e fallimentare e l’avv. Antonio Baldo, che cura
l’attività giudiziale. Lo Studio di Lucca ha da sempre avuto un’importante reputazione nell’assistenza degli imprenditori e spesso dei creditori nelle crisi d’impresa organizzando e gestendo innumerevoli concordati e procedure fallimentari nel settore della cantieristica, dell’industria cartaria e da ultimo anche nell’immobiliare e nell’energia. La forte colleganza tra lo Studio di Lucca e quello di Milano ha già portato l’Avv. Dianda e il Prof. Regoli a collaborare su pratiche di clienti toscani in aree molto particolari come quella del trust o dell’assistenza in operazioni di private equity. Lo Studio di Pisa ha sede in piazza del Pozzetto n. 9, che poco o nulla dice a chi non è pratico della città della Torre pendente, ma chi avrà modo di vedere la vista che sul lungarno si ha dalle sue finestre, difficilmente potrà dimenticare lo spettacolo. Dello Studio pisano, si occupa l’avvocato Lionello Mazzoni, che ha proseguito l’attività iniziata dal suo maestro avv. Francesco Marini. Quest’ultimo, allievo del Prof. Lorenzo Mossa fondatore del Diritto commerciale italiano basato sulla figura dell’impreditore, per oltre quarant’anni ha dedicato la propria vita professionale, anche quale legale di fiducia della locale Camera di Commercio, alla soluzione dei problemi giuridici di carattere civilistico, amministrativo e tributario degli imprenditori. L’avv. Lionello Mazzoni nel proseguire ormai da più di quarant’anni l’attività del suo maestro, presta quotidiana assistenza legale giudiziale e stragiudiziale in materia civilistica e commerciale ad imprenditori del settore conciario, calzaturiero, edile, finanziario, assicurativo, manufatturiero, della carpenteria metallica, dei trasporti e
dell’informatica. Collaborano con lui l’avv. Silvia Batini, che si dedica al diritto civile nel settore giudiziale e stragiudiziale con particolare interesse verso la responsabilità civile e al Diritto della famiglia, l’avv. Michele Jeri, nipote di Alberto e Lionello, che si occupa di Diritto delle assicurazioni, di Leasing e di responsabilità civile in campo sanitario e l’avv. Massimo Volpe, che si occupa anche lui di responsabilità civile in genere e di contenzioso bancario. Dalla sinergia di questi tre Studi legali tra loro complementari è nata una realtà toscana che ha lo scopo di poter offrire agli imprenditori toscani, anche per le loro problematiche non aziendali, quello che una volta era solito definirsi con la frase “dallo spillo al cannone”. Un’offerta che pensiamo possa meritare di essere sottoposta all’attenzione degli interessati, con la certezza che gli stessi troveranno in questa offerta risposte convincenti alle loro esigenze, grandi o piccole che siano, ma soprattutto con l’impegno a dare loro quella attenzione e quel rispetto che merita ogni imprenditore, grande o piccolo, o commerciale o industriale o agricolo, per il fatto che ogni giorno, nonostante tutte le difficoltà imposte da una sempre più complessa normativa nazionale ed europea, lavora animato da serietà, passione, impegno ed anche amore per la propria azienda. mazzoni@mazzonieassociati.it regoli@mazzonieassociati.it info@mazzoniejeri.it dianda@regolieassociati.it
publiredazionale
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Sanità e salute, un patrimonio da sostenere Ricerca e innovazione, sviluppo e diversificazione: serve una politica industriale capace di sostenere e promuovere sanità e salute, tasselli fondamentali per la crescita economica e sociale di Mattia Cialini, giornalista “Arezzonotizie.it”
S
anità e salute in Italia. Un universo variegato, in evoluzione. I meccanismi del sistema sanitario nazionale, i rapporti con i fornitori, le nuove frontiere in ambito medico-scientifico e farmaceutico, l’innovazione nei macchinari e nei processi, le numerose realtà legate al beauty&wellness. Sul versante industriale giocano un ruolo strategico per il Paese le imprese nel campo dei dispositivi medici e diagnostici, molte delle quali riunite in Assobiomedica, associazione che promuove il valore culturale, sociale ed economico dell’innovazione, della ricerca e
dello sviluppo tecnologico, con l’obiettivo di valorizzare il Servizio sanitario nazionale.
Fernanda Gellona
Al vertice di Assobiomedica c’è Fernanda Gellona, intervistata tra un impegno e l’altro del Forum Risk Management di Arezzo.
Cosa manca in Italia per l’industria dell’ambito sanitario? “Molto semplice: manca una politica industriale. Si vede dai tagli alla sanità. Noi chiediamo dei provvedimenti di gestione. Per il comparto dei dispositivi medici, che si fonda sull’innovazione, chiediamo l’abbattimento dei numerosi vincoli burocratici. Penso alla partecipazione alle gare di appalto, la cui organizzazione ha una grande incidenza sui costi. Le procedure andrebbero snellite. C’è, infine, una diffusa lentezza nel saldare i debiti che la pubblica amministrazione contrae nei confronti dei fornitori.
So bene che il fenomeno non riguarda soltanto la sanità, ma in campo sanitario l’80 per cento delle commesse è pubblico. E questa lentezza nei pagamenti non è accettabile”. Quali sono le prospettive? “Abbiamo analizzato il comparto dei dispositivi medici, ascoltando quattromila aziende. Si tratta di un settore vitale, composto da realtà votate all’esportazione. E ci sono tanti vincoli, ostacoli. Da non dimenticare, poi, la presenza di multinazionali che hanno iniziato a disinvestire nel nostro Paese reputando – evidente-
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mente – meno conveniente far impresa a queste condizioni. I numeri che abbiamo in mano dopo questo censimento dicono che nel futuro ce la possiamo fare, in Italia abbiamo grandi potenzialità. Se i problemi non saranno risolti, il settore può essere messo in crisi. Sarebbe una grave perdita per l’Italia”. C’è poi la frammentazione delle relazioni impresesistema sanitario su base regionale, con rapporti che mutano addirittura tra una Asl e un’altra. “Assistiamo a grandi discrepanze tra Regioni, tra Asl della stessa regione. Ed è inaccettabile per il diritto dei cittadini italiani di essere curati con pari condizioni. Torniamo alle lacune della politica industriale. Assobiomedica è dell’idea che per alcune decisioni serva un ruolo centrale, pur senza ledere l’autonomia delle singole Regioni. E’ indubbio che una regia a livello nazionale può essere utile: non siamo contrari al federalismo, ma purtroppo, spesso, il federalismo non esiste”. Come giudica la riforma sanitaria della Toscana? “La stiamo valutando. Ci sono dei punti di attenzione, degli aspetti di ottimizzazione. Ma, purtroppo, anche un potenziale appesantimento sul
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La riforma della sanità in Toscana ha obiettivi ambiziosi, ma per non essere tagliata fuori la piccola azienda deve agire in rete
versante burocratico”. Come sta la sanità in Italia? C’è una buona integrazione tra sanità pubblica e privata? “L’integrazione tra pubblico e privato è a macchia di leopardo. Il livello varia da Regione a Regione. Purtroppo la politica dei tagli fa aumentare il numero delle persone che sono escluse dal percorso di cura, perché non si possono permettere il privato”. C’è integrazione tra centri di ricerca e industria della sanità? “Ci sono degli ottimi centri di ricerca in Italia, bisognerebbe far sistema. L’idea della Pharma Valley in Toscana segue questa logica. Ma sinergie ce ne sono poche. Stiamo lavorando per creare cluster, circoli virtuosi che possano servire alle
Sanità: troppi tagli, lentezza nei pagamenti, per le imprese servono più certezze
imprese per fare innovazione. Una rete di innovatori può servire alle start up più piccole che non posso reggere costi troppo alti. Non è più il tempo degli orticelli, delle gelosie. Ci vuole dialogo”.
Luigi Salvadori
Luigi Salvadori è il presidente della commissione sanità di Confidustria Toscana, ma anche il presidente dell’omonima azienda con sede a Scandicci (Fi) specializzata nella produzione di garze mediche. Fondata nel 1907 dal nonno – Luigi Salvadori, come il nipote – è di recente entrata a far parte della multinazionale Sts Medical Group. E’ delicato il momento per la sanità in Italia? “Diciamo interlocutorio. Le spese di ogni Regione per la sanità si aggirano attorno al 7080 per cento, quindi il pubblico è fondamentale per mantenere in piedi il sistema, a cui sono legate numerose realtà imprenditoriali. Un paio di anni fa i tempi di pagamento si erano allungati in maniera preoccupante, portando grosse difficoltà per le aziende. Nell’ultima legge di stabilità sono previsti
dei tagli, ma se questi non sono ragionati, si va inevitabilmente incontro a un abbassamento qualitativo del prodotto. Tutto questo è molto pericoloso, la salute dovrebbe essere salvaguardata. I percorsi di riduzione dei costi dovrebbero essere affrontati con calma, attuati attraverso passaggi intermedi: le associazioni di categoria possono essere d’aiuto in questo senso, offrendo collaborazione al governo”. E in Toscana? “La riforma prevede un obiettivo importante e ambizioso, come un centro d’acquisto unico. Realizzarlo presenta delle difficoltà e spero non si faccia in maniera frettolosa. Ci sarebbero dei grandi vantaggi: gare con quantitativi standard permetterebbero grandi risparmi. Ma ci sono alcuni fattori da considerare: le gare con grandi quantitativi escludono le piccole aziende. In questo modo sarebbero stimolate le reti d’impresa, ma non credo che una trasformazione del genere avvenga in maniera rapida. Inoltre, la standardizzazione del prodotto è qualcosa di positivo, ma occorre far attenzione. Contestualmente deve avvenire la trasformazione del sistema industriale. Il mercato è già cambiato moltissimo negli ultimi anni. Le gare si sono ridotte: una volta, come azienda, rispondevamo a 1.000 gare all’anno, oggi siamo a 50. C’è molta meno diversificazione rispetto al passato. La riforma sanitaria sarà corretta se andrà incontro a un abbattimento dei
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Velocità e competitività, nel settore sanità e salute l’industria italiana viaggia già a 4.0
costi, sfruttando un’organizzazione migliore”. La rivoluzione del mercato come è stata affrontata dalla sua azienda? “Noi produciamo garze, puntando sulla specializzazione e sulla qualità. Il grande cambiamento, per noi, è avvenuto dopo le trasformazioni post Tangentopoli. Nel 1994, avendo delle difficoltà abbiamo iniziato un percorso di internazionalizzazione, creando un’azienda in Bulgaria. In Italia siamo rimasti concentrandoci sul commerciale e sul mercato italiano. Alla fine dello scorso aprile, infine, l’ultimo importante passaggio: siamo entrati a far parte del gruppo Sts, una multinazionale con 100 milioni di fatturato”.
Enrica Giorgetti
Il direttore generale di Farmindustria, associazione aderente a Confidustria che riunisce circa 200 imprese del farmaco operanti in Italia, è Enrica Giorgetti. Qual è il ruolo della farmaceutica italiana in ambito internazionale?
“Un ruolo di primo piano. L’Italia è l’hub europeo del settore con l’ambizione di diventare una piattaforma globale e il primo Paese produttore in Europa, superando la Germania. Per crescita dell’export farmaceutico tra il 2010 e il 2014, infatti, il nostro Paese è primo al mondo e oggi le esportazioni superano il 72 per cento della produzione. Le imprese del farmaco sono state, soprattutto negli ultimi anni, tra le co-protagoniste nel panorama economico e manifatturiero. In un contesto dove la velocità è elemento base della competitività, la nostra industria sta già viaggiando sull’onda del nuovo modello 4.0. Possiamo affermare con orgoglio che ogni singola azienda è un’eccellenza. E tutto il settore è un fiore all’occhiello del Made in Italy”. Che ruolo giocano ricerca e innovazione? Si può migliorare il rapporto con le università? “Ricerca e innovazione rappresentano il cuore pulsante dell’industria farmaceutica. Stiamo entrando in un futuro rivoluzionario: i 7.000 farmaci in sviluppo nel mondo avranno un ruolo fondamentale nella cura di diverse patologie. In questo contesto l’Italia potrà essere in prima fila nella competizione internazionale, anche nella ricerca – sempre più biotecnologica, come dimostrano i 303 prodotti biotech in sviluppo – grazie alle sue diffuse eccellenze e competenze. E una sinergia sempre maggiore – che potrà solo migliorare – tra
imprese, centri di ricerca e università. Spetta a noi tutti puntare sulla formazione dei giovani per farli innamorare di una professione così stimolante e innovativa come quella del ricercatore, profondamente cambiata negli ultimi anni. Oggi, infatti, sono richiesti specifici skills, come parlare fluentemente l’inglese ed essere ‘open minded’, pronti a spostarsi e conoscere nuovi Paesi e culture. Un itinerario che richiederebbe anche il riconoscimento delle peculiarità di queste figure professionali dal punto di vista contrattuale”.
occupati (6.200 addetti diretti, di cui 1.100 ricercatori, e 4.200 nell’indotto), un export di 1 miliardo di euro l’anno, 250 milioni di investimenti in R&S. Imprese del farmaco che rappresentano un punto di forza per l’economia della regione che rientra nella top ten dei poli hi-tech del nostro Paese. Firenze, Siena, Lucca e Pisa sono tra le prime 20 province farmaceutiche in Italia, con 15 stabilimenti produttivi e 9 imprese con laboratori di ricerca”. Uno sguardo al futuro. Punti critici e opportunità del settore. “Opportunità e nuove sfide sono sempre dietro l’angolo. A partire da quelle relative alla sostenibilità, che richiede una nuova governance in grado di superare la visione a silos e cambiare il paradigma, considerando il settore farmaceutico non più solo una spesa ma anche un valore. Misure che possono attirare maggiori investimenti, da accompagnare alla stabilità delle regole e alla creazione di un contesto favorevole”.
La farmaceutica in Toscana. “L’industria farmaceutica in Toscana è un’eccellenza, con una forte presenza industriale, a capitale nazionale e internazionale. Può contare su 10.400
Aurelio Crudeli
Per un futuro in crescita occorre puntare sulla formazione dei giovani
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Nell’alveo del diversificato mondo dell’impresa legato al benessere si inseriscono le terme. Aurelio Crudeli è il direttore di Federterme di Confindustria. Terme: se ne parla sempre di più non solo con riferimento alla salute ma anche al turismo, allo svago, al relax. Cosa sono veramente? “Dal punto di vista economico-produttivo le terme si collocano nel settore sanitario e della salute garantendo prevenzione, cura e riabilitazione termale; a questa vocazione originaria si affianca quella del benessere termale, quello dell’ospitalità e del turismo termale. Entrambe presentano punti di forza e di debolezza a esigenze più o meno pressanti di cambiamento. Le terme italiane sono circa 400, presenti in oltre 170 Comuni e rappresentano una risorsa di fondamentale importanza per ognuna delle Regioni; l’attività termale e il suo indotto rappresentano l’attività economica prevalente e/o quasi esclusiva di importanti segmenti del territorio non toccati da altri motori di crescita del marketing territoriale. Spesso, infatti, i comuni dove sono localizzati gli stabilimenti termali si contraddistinguono, oltre che per la ridotta ampiezza demografica, soprattutto per la vivacità del tessuto produttivo e per la dotazione di un patrimonio storico, culturale e ambientale che ne alimenta la
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Aspetti sanitari, turistici, ambientali ed economici, c’è ancora molto da fare per dare un supporto concreto, anche in Toscana
vocazione turistica”. Il settore è in espansione? Cosa si può chiedere al Governo? “E’ sicuramente in crescita la reputazione delle terme, fra tutte le classi di età, per la qualità dei servizi medici specifici garantiti ai vari livelli – direttori sanitari, medici, operatori termali, altri – e dall’amenità delle strutture e dei contesti. Anche il sistema termale, come gli altri settori economici italiani, ha sofferto il morso della crisi ed è impegnato in una difficile risalita per recuperare, almeno in parte, le perdite degli ultimi anni; tale situazione, protrattasi troppo a lungo, ha limitato le capacità di rinnovamento di molte strutture determinando una situazione a macchia di leopardo”. Che fare? “A distanza di quindici anni
Anche il sistema termale, come gli altri settori economici italiani, ha sofferto il morso della crisi ed è impegnato in una difficile risalita
dalla legge di riassetto del settore (L. 323/2000) i tempi sono ormai maturi per una revisione e un ammodernamento legislativo per rispondere a esigenze nuove e all’evoluzione della domanda; in tale ottica si muove una mozione, presentata in Parlamento dall’onorevole Fanucci, sottoscritta da parlamentari di tutti gli schieramenti di Camera e Senato, Amici del termalismo, che descrive in maniera esaustiva lo stato del settore indicando anche alcune linee guida di riforma che tengono conto delle potenzialità del settore e delle aspettative sul fronte della domanda; occorrono interventi che tengano conto delle nuove esigenze e di nuovi stili di vita, così come della necessità di un recupero di competitività nei confronti dei vari concorrenti, soprattutto quelli dell’Europa orientale, che usufruiscono di regimi fiscali di favore, sia per le attività terapeutiche sia per quelle turistiche”. E per la Toscana in particolare? “I benefici delle acque della Toscana erano note agli Etruschi che le hanno fatte conoscere ai Romani. Le attuali terme della Toscana operano con le stesse acque con l’aggiunta delle conoscenze più avanzate sulle valenze terapeutiche delle acque e dei trattamenti termali, grazie a ricerche scientifiche della Fondazione Forst, promossa e sostenuta dalle imprese termali italiane, riconosciute a livello internazionale dall’Oms. In Toscana le terme raggiungono livelli di eccellenza,
sia per la qualità dei trattamenti sia per i livelli dell’ospitalità. Le imprese termali operanti in Toscana rappresentano certamente una risorsa estremamente rilevante per il territorio costituendone, soprattutto in talune zone, una delle principali garanzie economico-occupazionali e costituiscono un presidio sanitario irrinunciabile che sottrae al Servizio Sanitario nazionale e Regionale una platea di pazienti che graverebbero sui capitoli di spesa di altri segmenti del comparto sanitario (oneri per ricoveri ospedalieri, accresciuto consumo di farmaci, prestazioni specialistiche e ambulatoriali). A questo proposito, il sistema termale ha sempre operato per fornire il proprio apporto negli ambiti regionali di riferimento, svolgendo diversi momenti di approfondimento e di proposta con gli assessori regionali della sanità, della cultura, del turismo, del commercio. Le terme della Toscana dispongono anche di strutture ricettive di grande qualità, inserite in un contesto ambientale, paesaggistico e culturale di grande attrattività per i turisti stranieri e italiani. C’è ancora molto da fare, e occorre farlo presto, con l’auspicio che gli interventi sappiano rispondere a tutte le domande e istanze che agitano il sistema e che si riflettono sugli aspetti sanitari, turistici, ambientali ed economici, con l’obiettivo di promuovere e dare un supporto concreto a un comparto produttivo di grande importanza per l’economia della Toscana”.
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Pharma Valley, il futuro prossimo della Toscana Collaborazione pubblico-privato e un sistema più semplice e organizzato: passi verso la realizzazione di un sistema integrato che faccia della Toscana una realtà di riferimento nel panorama internazionale di Francesco Butini Istituto di Studi politici “Renato Branzi”
L
a Direzione Generale della Programmazione Sanitaria del Ministero della Salute ha recentemente redatto i risultati per l’anno 2013 di quello che è definito “adempimento del mantenimento dell’erogazione dei LEA attraverso gli indicatori della Griglia LEA”. L’oscura allocuzione, tradotta in italiano, indica la valutazione regione per regione di un insieme di indicatori relativi ai cosiddetti Livelli Essenziali di Assistenza (i LEA, appunto) con un punteggio assegnato a ciascuno di essi. Ad esempio, al livello di assistenza “Prevenzione” corrispondono alcuni indicatori quali la copertura vaccinale o la proporzione di persone che hanno effettuato test di screening. Oppure, nell’ambito della “Prevenzione e tutela nei
luoghi di lavoro” si va a calcolare la percentuale di unità controllate sul totale da controllare. Ebbene, la Toscana ottiene il maggior punteggio tra le regioni italiane a statuto ordinario con 214 punti. L’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas), sempre per conto del Ministero della Salute, ha recentemente redatto i risultati dell’edizione 2015 del Programma Nazionale Esiti (PNE) con cui “fornisce a livello nazionale valutazioni comparative di efficacia, sicurezza, efficienza e qualità delle cure prodotte nell’ambito del servizio sanitario”. Anche in questo caso, e anche quest’anno, la Toscana si conferma tra le regioni con i migliori risultati di performance. Insomma, la sanità toscana
gode di ottima salute? Ne parliamo con l’assessore regionale alla sanità Stefania Saccardi. Nella sua biografia ritroviamo la recente Vice Presidenza della Regione Toscana, e il precedente incarico di Vice Sindaco di Firenze durante il mandato di Matteo Renzi, nonché una lunga militanza nella Democrazia Cristiana. “Sì, anche quest’anno la Toscana si è confermata ai vertici tra le regioni quanto a qualità ed efficacia delle cure ospedaliere, e al primo posto per quanto riguarda l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza” ci dice l’assessore Saccardi “e a dirlo non siamo noi”. E aggiunge: “Voglio ricordare che, al di là di questo primato, la Toscana destina oltre 100 milioni di euro a servizi extra LEA,
per offrire prestazioni ancor più di qualità e rispondere a bisogni a cui le altre regioni non rispondono”. Non senza un pizzico d’orgoglio l’assessore vuole ribadire e sottolineare che“il nostro è un sistema sanitario tra i migliori a livello italiano, ma direi anche europeo, un sistema che, con tutti i limiti e le difficoltà, garantisce la migliore risposta ai bisogni delle persone. Che dà risposte a tutti con identica qualità. E noi vogliamo mantenerlo, e migliorarlo”. Viene da chiedersi, e da chiedere all’assessore, in che misura il rapporto tra pubblico e privato nella sanità toscana abbia contribuito al raggiungimento di questi risultati. Il contenuto della risposta non lascia trapelare dubbi sul punto di equilibrio di tale rapporto: “Ribadisco con forza il
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valore del pubblico nella sanità”. Comunque sia “il privato, e soprattutto il privato sociale, sono parti del sistema, nell’ambito di una forte funzione di programmazione e controllo da parte del pubblico”. Ci poniamo inevitabilmente l’interrogativo su quale ruolo potrà avere nel futuro (futuro prossimo, non quello inutilmente definito a lungo termine) l’industria privata nella filiera della sanità. E in questo campo l’impresa e l’iniziativa privata assumono“in Toscana senz’altro un ruolo molto importante”. “La Toscana è una delle regioni più competitive nel comparto delle scienze della vita” ricorda Stefania Saccardi “grazie al peso crescente di università e centri di ricerca pubblici e privati, alla presenza di una qualificata produzione industriale dove la farmaceutica fa la parte del leone, collocando la regione al terzo posto a livello nazionale dopo Lombardia e Lazio, con circa 40 imprese, di cui 4 multinazionali e una serie di piccole e piccolissime aziende, che rappresentano il 13 per cento del fatturato complessivo nazionale del settore e danno lavoro a circa 6.000 addetti in 15 stabilimenti produttivi”. “A queste” continua l’assessore “vanno aggiunte le imprese che operano nel settore biotech. In Toscana, per iniziativa della Regione, sta prendendo vita la Pharma Valley, capace di attivare sinergie, attrarre investimenti, creare le condizioni per sostenere e favorire ricerca e sviluppo,
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Stefania Saccardi
far lavorare in rete sia i colossi dell’industria farmaceutica, sia le piccole e dinamiche realtà presenti in Toscana. Un patrimonio di competenze, ricerca e occupazione, che deriva dalle particolari condizioni esistenti in Toscana. Un patrimonio che la Regione intende non solo salvaguardare, ma anche valorizzare e accrescere”. Ricerca e innovazione sono il pane quotidiano per l’industria. Sanità e farmaceutica si collocano inevitabilmente in prima fila nell’evoluzione della tecnologia. Proprio a Siena opera il Distretto Toscano Scienze della Vita. “Il Distretto è il cluster regionale che raccoglie tutti i soggetti pubblici e privati che a vario titolo operano nel settore delle biotecnologie, del farmaceutico, dei dispositivi medici, della diagnostica, della nutraceutica e della cosmeceutica. E’ nato su iniziativa della Regione Toscana, con la
La riforma della sanità toscana, uno snodo cruciale per le sue ricadute sociali ed economiche
Integrazione e sviluppo di competenze e tecnologie catalizzatori fondamentali per la realizzazione di percorsi innovativi finalità di stimolare e facilitare la creazione sul territorio di relazioni tra imprese e tra imprese ed eccellenze regionali della ricerca, favorendo l’integrazione e lo sviluppo di competenze e tecnologie, catalizzatori fondamentali per la realizzazione di progetti, prodotti e processi innovativi che sono alla base della crescita della competitività e della creazione di nuove opportunità di business”. Quale è la sua opinione in merito? “La mia opinione non può che essere positiva” ci dice la Saccardi “il Distretto Toscano Scienze della Vita alimenta e sostiene un processo virtuoso di trasformazione, che porta tutto l’insieme delle eccellenze industriali e di ricerca regionali verso la realizzazione di un sistema fortemente integrato, affermando così la Toscana come realtà di assoluto valore nel panorama internazionale del settore”. L’ultimo argomento di conversazione riguarda la riforma della sanità toscana, una riforma difficile come tutte le riforme in Italia, ma soprattutto impegnativa per le sue ricadute sociali ed economiche. “Questa riforma è un passaggio cruciale per la nostra sanità, e il nostro obiettivo è dare ai toscani la migliore sanità possibile, in un momento in cui, lo sappiamo, le risorse, seppur in leggero aumento, rischiano di essere insufficienti di fronte all’aumento dei bisogni e alle nuove scoperte farmaceutiche e tecnologiche. E
il ruolo, la scommessa di chi governa, è organizzare le migliori risposte possibili in base alle risorse disponibili”. La politica come arte del possibile, dunque. “Abbiamo parlato prima degli ottimi risultati conseguiti dalla Toscana nel punteggio LEA e nel PNE” continua l’assessore Saccardi “Ecco, l’obiettivo della riforma è proprio quello di mantenere, anzi, se possibile, migliorare ancora questi risultati, per dare ai cittadini toscani servizi sanitari sempre più di qualità”. Quali sono i punti salienti della riforma? Innanzitutto “la riduzione delle aziende sanitarie da 12 a 3, con la realizzazione di economie di scala su diversi processi. Ci sarà un percorso di valorizzazione del territorio, e una connessione sempre più stretta tra ospedale e territorio. L’organizzazione ospedaliera sarà per dipartimenti, aziendali e interaziendali. Vogliamo eliminare il più possibile sprechi e doppioni. Vogliamo fare sinergia, non siamo in un sistema che si fa concorrenza, ma che deve imparare a lavorare insieme”. Lavorare insieme. Una sfida per tutti. Anche per le imprese. “Le imprese” conclude Stefania “si troveranno a confrontarsi con un sistema più semplice ed organizzato. Potranno quindi rapportarsi meglio col mondo della sanità e programmare in maniera più esatta la loro attività”. Buon lavoro a tutti.
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Consigli per regali dalla bellezza senza tempo
L’arte della gioielleria e dell’oreficeria artigianale è capace di affascinarci con creazioni uniche e esclusive, interpretate e impreziosite dall’esperienza, la passione e l’estro creativo dei maestri che incontreremo in queste pagine.
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ALESSANDRO DARI
Quando l’arte orafa incontra la spiritualità Alessandro Dari è Maestro Fiorentino di Arti Orafe e Scultore. Lavora i gioielli presso il suo “Museo Bottega”, titolo conferito nel 2001 dal Ministero dei Beni Culturali, nell’antico Palazzo Nasi Quaratesi a Firenze, dove si possono ammirare le sue collezioni di oreficeria e l’unicità dei gioielli che racchiudono lavorazione scultorea e sperimentazione orafa di altissimi livelli. L’Artista, al quale sono state dedicate numerose personali, è stato il primo ad unire anatomia e architettura nella gioielleria contemporanea. Il suo lavoro si basa su una costante ricerca spirituale della propria esperienza personale che lo nutre e lo stimola nella creazione delle sue opere.
Alessandro Dari Via San Niccolò, 115/r, Firenze (FI) Tel. 055.244747 info@alessandrodari.com www.alessandrodari.com
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La gioielleria sartoriale La Gioielleria Michele Marchi dal 1960 è un riferimento nel settore dei preziosi a Lucca. Dirige l’attività il dott. Angelo Marchi figlio del fondatore, laureato e gemmologo. La conoscenza specifica della lavorazione di pietre e metalli preziosi per arrivare al prodotto finito caratterizza questa impresa, attenta a presentare gioielli e argenteria nel giusto rapporto qualità-prezzo,fino alla manifattura personalizzata partendo dal disegno. Gli spaziosi locali della Gioielleria si trovano in un palazzo del centro storico di Lucca.
Gioielleria Michele Marchi Via Roma 2, Lucca (LU) www.gioielleria michelemarchi.com
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COVER STORY / INDUSTRIA E SALUTE - CONFINDUSTRIA FIRENZE
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Più prevenzione, più salute E’ necessario superare la “rivalità” tra pubblico e privato per trovare nuove soluzioni, capaci di conciliare l’evoluzione dell’assistenza con l’ottimizzazione dei costi di Maurizio Abbati, giornalista freelance
L
a sanità privata negli ultimi anni è andata incontro a un’evoluzione costante, che l’ha portata a differenziare e qualificare sempre più la propria offerta diagnostica e medica. Eppure ha dovuto subire gli effetti della crisi che ha colpito in maniera consistente il welfare familiare e ha spinto molti a ridurre i livelli di spesa assistenziale. Il Rapporto “Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali” di Censis e Unipol, datato 2014, indica come nel corso dell’anno precedente la spesa sanitaria privata abbia segnato una diminuzione del 5,7 per cento e come il valore pro-capite si sia ridotto da 491 a 458 euro l’anno; le famiglie hanno puntato a risparmiare, dimenticandosi
spesso anche di prevenzione, rinunciando a 6,9 milioni di prestazioni mediche private. Insomma, in un momento in cui il privato poteva subentrare in parte al pubblico che riduce la propria offerta, viene a mancare la domanda di assistenza. Negli anni della crisi, dal 2007 al 2013, la spesa per le prestazioni sanitarie nel pubblico è rimasta in pratica sugli stessi livelli (+0,6 per cento in termini reali), mentre nel privato si è incrementata del 9,2 per cento la spesa tra il 2007 e il 2012, per poi imboccare una ripida discesa nel corso del 2013, perdendo il 5,7 per cento e fermandosi ai 26,9 miliardi di euro. Secondo Censis, negli anni a venire l’incremento della domanda di sanità e di assistenza proseguirà comunque a ritmi
serrati, domanda che l’offerta pubblica non potrà soddisfare. C’è già oggi una domanda inevasa di cure e di assistenza a cui il sistema pubblico non riesce a fare fronte. Infatti, il 73 per cento delle famiglie italiane ha fatto ricorso almeno una volta negli ultimi due anni a visite specialistiche o a esami diagnostici a pagamento, in intramoenia o presso studi privati. “Il grosso problema della sanità privata oggi è che la componente di popolazione più attiva e che ha sempre meno tempo da dedicare alla propria salute - commenta la presidente della Sezione Centri diagnostici di Confindustria Firenze, Benedetta Bigazzi -, non ha il concetto della prevenzione. Non si rende conto di quanto schedu-
lare un piano di prevenzione mirato produca professionisti e imprenditori più performanti e sani. In pratica è un mondo in cui si passa dallo stare perfettamente bene, in forma, all’essere seriamente malati. Ma oggi i problemi, a causa della maggiore sedentarietà, sono aumentati. I servizi per cui noi come centri privati siamo più strutturati, destinati a un target medio alto, sono i più difficili da erogare, proprio per questa tendenza a non fermarsi e a non farsi check up”. E invece il rapporto con la sanità pubblica? “Noi cerchiamo di collaborare quanto più possibile. Aiutiamo il pubblico a curare tanti pazienti che hanno biso-
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gno di punti di riferimento. Se la sanità in Toscana va bene è anche perché c’è tanto privato che la sostiene. Noi ci sentiamo parte di un sistema importante che è fare salute, ma non ci viene riconosciuto. Purtroppo, come imprenditori noi siamo abituati a programmare ogni investimento e iniziativa, ma con il pubblico in questi ultimi anni siamo passati da una programmazione triennale a una semestrale se non bimestrale. Senza contare che siamo sottoposti a un protocollo a cui il pubblico non deve adeguarsi, come la questione degli aggiornamenti. Ad esempio, da noi ogni due anni tutto il personale deve fare training per l’utilizzo del Blsd, cioè la manovra salvavita con il defibrillatore, compresi gli anestesisti. E questo, oltre a portare via del tempo, costa 80 euro a esame. Cosa che non avviene nel settore pubblico”.
canza di una vera cultura della prevenzione, che andrebbe trasmessa in maniera più efficace, perché prevenzione significa meno ricorso alle cure”.
Ma la diminuzione delle prestazioni effettuate dal sistema pubblico ha portato maggiore lavoro al privato? “Non è così. Purtroppo meno visite ed esami passa il pubblico e meno il paziente si cura. Capita anche che, quando il Cup dice che c’è un anno e mezzo di attesa, si pensi che allora non deve trattarsi di una cosa così grave. Ma non è vero e ci sono dei tempi di diagnosi e intervento che vanno rispettati. Ecco un altro segno della man-
Servirebbe più dialogo e collaborazione tra pubblico e privato? “Bisognerebbe che centri sanitari d’eccellenza quale Careggi si concentrassero sui casi importanti, senza farsi intasare per dare tutto a tutti, appoggiandosi alle altre strutture. Per noi confrontarci con l’amministrazione è difficile perché i suoi tempi sono diversi da quelli nostri, che sono da imprenditori. Certo che servirebbe maggiore dialogo, perché se ad esempio è
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Benedetta Bigazzi
Sanità: forte la richiesta di un maggiore dialogo con le amministrazioni da parte delle imprese
Le innovazioni, anche amministrative, nel settore sanitario, richiedono risorse umane sempre più preparate e competenti
vero che sta cambiando la sanità toscana, ci piacerebbe che qualcuno ci spiegasse allora in cosa consisterà questo cambiamento, anche se poi non si vuole rendercene partecipi. Invece non abbiamo un interlocutore politico da più di un anno e c’è grande incertezza sui contratti e sui budget”. Invece all’interno delle vostre strutture cosa è cambiato? “Molto, soprattutto sul fronte sanitario. Ma nel piccolo anche su quello amministrativo le cose si sono rivoluzionate. Siamo passati dai documenti cartacei alla gestione informatica e alla digitalizzazione. Questo comporta un aggiornamento costante del personale, ma anche la necessità di effettuare un turn over per acquisire persone più preparate a cui noi però non possiamo ricorrere. All’interno di Confindustria, come gruppo cerchiamo di acquisire più compattezza e assumere decisioni comuni, così da acquisire maggiore autorità nei confronti del pubblico e della politica, per rendere difficile spezzare un fronte compatto. E’ necessario superare le rivalità per guardare a uno sviluppo della nostra attività che consenta di ritagliarci un ruolo chiave nell’offerta sanitaria regionale”. Sapere di rappresentare
Francesco Matera
un’eccellenza nel panorama sanitario ed essere considerati un po’ come delle cenerentole. La sanità privata non ci sta e chiede nuovi spazi in un settore in cui c’è sempre più bisogno di erogare servizi di qualità al cittadino e dove il pubblico da solo non può riuscire a garantirli. Nel 2010, dei 631.167 cittadini toscani che hanno fatto ricorso a un ricovero ordinario o a un day hospital, solo il 9,7 per cento di questi (in valore assoluto 61.254), in pratica solo un cittadino su dieci, ha potuto usufruire in convenzione dei servizi di una struttura privata accreditata. Per altro nel settore pubblico si prospettano nuovi tagli. Abbiamo chiesto al presidente delle Case di cura di Confindustria Firenze, Francesco Matera, di spiegarci la situazione del comparto e le prospettive per il futuro, ma anche quali sono gli ostacoli che frenano lo sviluppo dell’imprenditoria privata in campo sanitario.
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Qual è la situazione della sanità privata oggi in Toscana e in particolare a Firenze? “Intanto preciso che la nostra sanità privata eroga un servizio pubblico e quindi la definirei sanità pubblica a tutti gli effetti, a gestione privata. Infatti, il cittadino che sceglie di curarsi in una nostra azienda accede con le stesse modalità dell’ospedale, non paga nulla, basta avere la prescrizione su ricettario regionale. Il nostro comparto a gestione privata in Toscana rappresenta il 3 per cento di tutta l’offerta sanitaria. Siamo un po’ la Cenerentola del Sistema sanitario regionale, il grosso delle risorse economiche è assorbito dagli ospedali a gestione pubblica. Si tenga presente, proprio a partire da quest’ultima osservazione, che se si mette a confronto l’incidenza della spesa dedicata al privato accreditato (14 per cento del totale) con l’incidenza delle giornate di degenza fornite dal privato stesso (27,4 per cento del totale) non si può non prendere atto di come la componente del privato accreditato del sistema misto oggi esistente svolga un ruolo rilevante (quasi il doppio) da un punto di vista delle prestazioni, ma operi a costi più contenuti e decrescenti, assorbendo una quantità proporzionalmente ben più limitata (la metà circa) di risorse. Chiaramente Firenze rispecchia perfettamente in questo quadro, in quanto sul territorio di area metropolitana fiorentina insistono il maggior numero di
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Per lo sviluppo occorre un sistema virtuoso che coniughi le potenzialità del sistema misto integrato
strutture accreditate”. Sotto il profilo occupazionale quanto pesa la sanità privata? “Le risorse umane impiegate a livello regionale toscano che svolgono la loro attività all’interno del privato accreditato sono circa 1.200 unità, a fronte di 1.181 posti letto accreditati in carico alle nostre aziende associate”. Quale potrebbe essere il suo sviluppo in parallelo e in supporto alla sanità pubblica? “Lo sviluppo non può essere né in supporto, né in parallelo, può esserci solo un sistema perfettamente integrato tra pubblico e privato. Bisogna entrare nell’ordine di idee che non può esistere una sanità di serie A e una di serie B, ma una sanità che metta al centro i bisogni di assistenza dei nostri concittadini senza rivalità, un sistema vir-
La burocrazia è un grande nemico della crescita, anche nel settore sanitario
tuoso che coniughi e ‘sfrutti’ le potenzialità e le professionalità presenti in questo sistema misto integrato. Su Firenze ci sono già queste sperimentazioni, una su tutte la radioterapia dell’Aou di Careggi che opera in sinergia con il privato accreditato, Villa Ulivella, dove è presente una tecnologia all’avanguardia, il Cyberknife, radioterapia robotizzata che si integra e completa perfettamente l’offerta pubblica in questo settore, classificando questo servizio fra i centri di eccellenza più importanti dell’Europa, reso attraverso sinergie messe in comune dal pubblico e dal privato accreditato”. In questi anni com’è cambiata la posizione della politica rispetto al ruolo dei privati? “E’ proprio su quello che dicevo prima che è cambiata la posizione della politica rispetto ai privati, l’aver capito che da soli non si va lontano e che se si vogliono avere dei risultati apprezzabili bisogna unire le forze nell’intento comune di offrire delle prestazioni di qualità ed eccellenza alle migliori condizioni di economicità per il sistema sanitario”. La sanità privata quanto e in che modo contribuisce all’innovazione tecnologica e terapeutica? “L’innovazione tecnologica e terapeutica rappresenta un elemento importante per noi privati, sia per il miglioramento dei risultati delle pratiche mediche e assistenziali sia per la
produttività del sistema sanitario e per il rendimento delle risorse impiegate. Quindi da parte nostra su questo settore ci sono evidenti investimenti, perché crediamo che questa sia la strada maestra per essere competitivi e attrattivi così da essere partner affidabili per il Sistema sanitario”. Quali sono gli ostacoli più grandi che si trova ad affrontare l’imprenditore in campo sanitario in Italia? “Gli ostacoli sono quelli normativi e quelli di natura burocratica e soprattutto l’idea che la sanità sia un’esclusiva del Pubblico: le nostre aziende quindi, sono considerate marginali e spesso penalizzate. Altro ostacolo è la mancanza di uniformità legislativa sul territorio nazionale: ogni Regione legifera per proprio conto e spesso ci troviamo di fronte a 21 modi diversi di erogare sanità ai cittadini. Aspetto da non trascurare è poi la mancanza di terzietà dei controlli e l’eccessiva politicizzazione dei gestori della sanità, tutta in mano pubblica. Insomma, non vi è imparzialità, da parte di chi governa il Sistema sanitario nazionale, nell’affidare la gestione dei servizi al miglior produttore, sia questo pubblico o privato. L’unica soluzione oggi possibile per un Sistema sanitario virtuoso è un’integrazione pubblico-privata di pari dignità. Dobbiamo vedere il privato non come un nemico, ma come un alleato che gioca insieme all’offerta pubblica”.
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LA RIFORMA DEL PROCESSO TRIBUTARIO COSA CAMBIA PER I CONTRIBUENTI, CE LO SPIEGA L’AVV. MARCELLO LASTRUCCI Con il D.Lgs. n. 156 del 24.09.2015 (emanato su delega conferita al Governo dalla L. n. 23 dell’11.3.14) è stata attuata una nuova riforma del contenzioso tributario. Nella stessa materia si erano succeduti, prima, il DPR 636 del 1972 (che regolamentava le “vecchie” Commissioni Tributarie di 1° e di 2° Grado, oltre a quella Centrale, istituite dal 1937), e poi - il D. Lgs. n. 546 del 31.12.1992, che aveva introdotto le Commissioni Tributarie Provinciali e Regionali (rispettivamente per il 1° ed il 2° grado di giudizio di merito), cui si aggiungeva la possibilità di ricorrere in Cassazione per i soli motivi di legittimità. Fermo il mantenimento di tali ultimi Organi Giudiziari, l’attuale riforma è tesa ad equiparare sempre più il processo tributario al processo civile ordinario, anche se – a tutt’oggi– non trovano ingresso nel primo alcuni importanti istituti processuali quali la testimonianza ed il giuramento. Le principali innovazioni (che entreranno in vigore in gran parte dal 1.1.2016, anche per i giudizi già pendenti) possono – fra le altre - essere così sintetizzate : (i) allargamento dei casi in cui, per controversie di valore fino ad € 20.000,00, si debba fare ricorrere al reclamo ed alla mediazione per diminuire il numero di ricorsi pendenti; tale strumento è ora esteso a tutti gli Enti impositori e non più ai soli tributi dovuti all’Agenzia delle Entrate;(ii) estensione degli strumenti cautelari (id est: sospensione dell’atto impugnato o della sentenza impugnata) a tutte le fasi e gradi del processo tributario; (iii) ampliamento del processo telematico, come già avviene in quello civile; (iv) immediata esecutività delle sentenze per tutte le parti processuali, anche se non passate in giudicato (ovvero non più soggette agli ordinari mezzi di impugnazione), come avviene da anni nel processo civile ordinario, pur limitando detta innovazione solo alle sentenze che pronunciano avverso atti impositivi dei vari Enti o che siano inerenti a rimborsi richiesti dal contribuente; (v) ampliamento dei casi in cui il contribuente si può difendere da solo (valore innalzato da € 2.582,28 ad € 3.000,00) ed allargamento delle categorie professionali abilitate al patrocinio avanti ai Giudici tributari (ora possono farlo anche i dipendenti dei CAF in talune ipotesi); (vi) rafforzamento del criterio della soccombenza per la liquidazione delle spese in favore della parte vittoriosa in giudizio, com’è nel processo civile. Non vi è dubbio che una materia come quella che ci occupa rivesta per i contribuenti
e – fra essi - prime fra tutti le imprese, un particolare interesse, atteso il peso che l’adempimento degli obblighi fiscali riveste nell’economia familiare ed aziendale e la conseguente necessità di potersi avvalere di strumenti giuridici snelli per risolvere celermente i contenziosi. A corollario di quanto sopra può senz’altro affermarsi che pagare le tasse sia un dovere etico e morale ancor prima che giuridico ed è giusto che tale principio si radichi sempre più nella coscienza sociale. Forse – però - ognuno di noi le corrisponderebbe più volentieri, non solo se le stesse fossero più eque, ma
soprattutto se vedessimo un utilizzo di detti proventi più attento ed oculato da parte dei Pubblici Amministratori: ma questa è un’altra storia. www.studiolastrucci.it info@studiolastrucci.it
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CUCINA TORCICODA L’ECCELLENZA GASTRONOMICA NEL CUORE DI FIRENZE Cucina Torcicoda si estende per oltre mille metri quadrati nel cuore di Firenze, a due passi da Piazza Santa Croce. Cucina Torcicoda si estende per oltre mille metri quadrati nel cuore di Firenze, a due passi da Piazza Santa Croce. Cucina Torcicoda vuole rappresentare l’eccellenza in ogni ambito della ristorazione, per questo ogni sala è arredata con massima cura e la stessa attenzione è posta nei piatti del menù come nella scelta degli ingredienti, il tutto caratterizzato da alta qualità, autenticità e ricerca. Al piano terra due sale con un lucernario ed un caminetto, al piano inferiore la Cantina, con uno spazio in classico stile
“Buca” fiorentina, perfetto per eventi privati o per una semplice cena in compagnia di amici. I suo locali ospitano una pizzeria con forno a legna, un ristorante gourmet, una osteria con piatti della tradizione, la gelateria artigianale ed una bottega con vendita di prodotti enogastronomici. Il menù del ristorante comprende piatti di cucina mediterranea con alcune contaminazioni esotiche, pur mantenendo delle salde radici nel territorio toscano. Non mancano i piatti di pesce,
preparati accuratamente dallo Chef Alessandro Fabbri, insieme alle immancabili bistecche, con la possibilità di scegliere tra quattro diversi tipi di bovino: il tenero manzo nazionale, la saporita carne irlandese, il gustoso angus nord americano e la prelibata Chianina toscana. Il tutto accompagnato da una ricca carta dei vini, con più di 200 etichette provenienti dall’Italia e dal mondo. La pizzeria di Cucina Torcicoda sforna le vere pizze napoletane, composte da ingredienti di primissima qualità, come la
colatura di alici ed il pomodoro del Piennolo, preparate magistralmente e cotte in forno a legna dal pizzaiolo Vito Scavo. L’osteria di Cucina Torcicoda si sviluppa su due livelli ed offre un menù ricco di piatti della tradizione toscana ed italiana dove non mancano però scelte più contemporanee come Hamburger da 250 gr con panino al sesamo fatto in casa. Via Torta 5 r, 50122 Firenze Tel. 055 2654329 www.cucinatorcicoda.com info@cucinatorcicoda.com
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DOCG e quello bianco Valdichiana DOC, ad aceti biologici, per arrivare all’aceto di mele del Trentino e ai balsamici di Modena, questi ultimi prodotti da acetaie emiliane con cui l’Acetificio Aretino collabora da anni. Prodotto di punta è l’aceto di arance rosse, frutto di anni d’impegno e ricerca della giusta armonia di sapori. L’innovazione gioca un ruolo fondamentale per l’Acetificio Aretino, che ha lo sguardo proiettato verso il futuro. www.acetificioaretino.com
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ALIANTE RISTORAZIONE I PROFESSIONISTI DEL CATERING & BANQUETING Aliante ristorazione da 15 anni è specializzata in servizi di catering e banqueting per aziende e privati, distinguendosi per un servizio di alta qualità, che va oltre la gestione della pura somministrazione e comprende attenzione al cliente e un servizio ad hoc. Dal 2011 ha scelto di concentrare la propria attività nell’ambito del catering aziendale e congressuale. attenti anche alle esigenze alimentari legate a tradizioni religiose e culturali con piatti vegani, vegetariani e kosher. Naturalmente abbiamo un menù dedicato alle intolleranze alimentari e siamo dotati di certificazione ASL per la cucina e pasticceria Gluten Free.”
Sig.ra Carolina, in quali servizi è specializzata Aliante Catering? “Forniamo servizi di ristorazione e catering per eventi privati e pubblici, attraverso lo sviluppo di progetti personalizzati, sia dal punto di vista della scelta del menù, sia per quanto riguarda il design degli allestimenti. Alla base dei nostri servizi, c’è un rapporto continuo di ascolto e dialogo con i nostri clienti.” Quali sono le caratteristiche distintive dell’azienda? “Il nostro punto di forza è sicuramente la garanzia di seguire alla perfezione la realizzazione del progetto in ogni sua fase, curando ogni dettaglio estetico e qualitativo
nel rispetto del budget stabilito. Inoltre, grazie ad anni di esperienza, ci distinguiamo per la pronta individuazione di soluzioni ad imprevisti che possono presentarsi nel corso del lavoro.” Anche in cucina è indispensabile stare al passo con i tempi? “Una clientela sempre più esigente e cosmopolita ci ha spinti verso lo sviluppo di menù a tema: proponiamo ad esempio piatti internazionali e rivisitazioni della nostra tradizione enogastronomica, questi ci hanno portato un riconoscimento molto importante con il primo premio del concorso nazionale King of Catering 2014 nella sezione Tradition & Innovation. Siamo
L’importanza delle materie prime “Siamo da sempre attenti alla genuinità e alla territorialità dei prodotti. Per questo selezioniamo con cura i nostri fornitori, privilegiando la filiera corta ed il rapporto personale con i produttori, spesso piccoli, che garantiscono qualità del prodotto e possibilità di sviluppare nuove idee in sinergia con la nostra azienda, come ad esempio la pasta fresca con ripieni da noi ideati.” Quali servizi potete fornire nello specifico per il settore business? “L’esperienza maturata nel settore aziendale ci permette di garantire servizi chiavi in mano d’ottima qualità: da coffe break, light lunch o aperitivi a catering più strutturati per grandi eventi, come set fotografici delle grandi firme di moda o congressi scientifici e industriali, sia nazionali che internazionali. Ogni evento da noi è unico e curato nei minimi dettagli.” www.alianteristorazione.it
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COVER STORY / INDUSTRIA E SALUTE - CONFINDUSTRIA TOSCANA SUD
Salute e benessere, dall’equilibrio tra tecnologia e natura
Valentino Mercati
Aziende radicate nel territorio e proiettate verso il futuro: valorizzare la qualità per promuovere lo sviluppo, nuove sfide da affrontare per crescere di Mattia Cialini, giornalista “Arezzonotizie.it”
A
boca è un toponimo: l’azienda che ha iniziato scommettendo sulle piante officinali quasi trent’anni fa – diventando poi gigante dei mercati internazionali – è partita da una fattoria, posta nell’omonima località, adagiata tra le colline della Valtiberina toscana. Guidato da un sogno e da una visione lungimirante, l’artefice del fenomeno Aboca è Valen-
tino Mercati, già commendatore e insignito – nel 2014 – del titolo di cavaliere del lavoro. Secondo la società di consulenza Pambianco Strategie di Imprese, Aboca nel 2015 fa parte della top ten nazionale delle realtà che operano nel campo del beauty e del benessere, assieme a colossi come Kiko e Manetti&Roberts. Ed è al secondo posto assoluto per ritmo di crescita. Un’impresa
che crea posti di lavoro al ritmo di cento all’anno e che, all’interno della sede, può vantare anche un esclusivo allestimento, “l’Aboca Museum”, unico museo delle erbe che tramanda la storia del millenario rapporto tra l’uomo e le piante medicinali, tra ricostruzioni di antichi laboratori, preziosi erbari, libri di botanica farmaceutica, mortai del passato, ceramiche.
Cavalier Mercati, il fatturato di Aboca continua a crescere (+14,4 per cento nel 2014) e ha superato i 100 milioni di euro annui. La crisi non ha affatto minato le certezze dell’azienda, che continua a investire. Qual è la ricetta? “Il mondo sta cambiando completamente. In questo momento non stiamo attraversando una normale fase di un ci-
COVER STORY / INDUSTRIA E SALUTE - CONFINDUSTRIA TOSCANA SUD
clo economico. Noi cerchiamo sempre di guardare alle esigenze che ci potrebbero essere nel futuro”. La grande crisi economica ha fatto da spartiacque. Solo aziende sane hanno retto l’urto. “Ci deve essere un cambiamento di concetto, di prodotto e di mentalità. Chi cerca di fare il furbetto all’italiana e non paga è tagliato fuori”. Aboca parte da una materia prima riscoperta, le piante officinali, per imporsi nel mercato mondiale di salute e benessere. Come si conciliano le esigenze di rispetto di un piccolo territorio da cui provengono le piante con quelle del mercato globale in cui vengono distribuiti i prodotti? “Non vendiamo insalata. Prendiamo un campo che dà tonnellate di materia prima e rivendiamo in milligrammi. Non c’è sfruttamento, il rispetto del territorio è garantito”. Le piante officinali sono il vostro tesoro: in buona parte le coltivate da soli. Perché non approvvigionarsi da fuori? Dove si trovano i vostri terreni? “Produciamo l’80 per cento delle piante officinali che
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Il legame con il territorio è un valore aggiunto per l’intero tessuto sociale
utilizziamo. Acquistiamo poche materie prime. Abbiamo degli standard di qualità elevati che ci impongono rigidi controlli su tutta la filiera, fino alla distribuzione dei prodotti finali. Perciò conviene produrre da soli. Le nostre coltivazioni si concentrano in Valtiberina, a cavallo tra Toscana e Umbria e in Valdichiana, in provincia di Arezzo, per un totale di mille ettari”. In Valtiberina c’è stato un duro confronto con i coltivatori di tabacco: pomo della discordia, l’uso di pesticidi. “Eravamo arrivati allo scontro frontale, poi Aboca ha lasciato perdere. Coltiviamo seguendo rigidi standard ambientali e la vicinanza a terreni in cui si utilizzano determinate
Standard elevati e controlli severi garantiscono un prodotto finale di eccellenza
sostanze non può essere accettata. A malincuore, abbiamo abbandonato”. Aboca è nata nel 1978. Qual è la filosofia che ispira l’azienda? “La nostra filosofia si basa su un semplice concetto: l’uomo è parte della natura. Il sistema del progresso non può prescindere da questa considerazione. O riscopriamo che il modo di vivere umano deve essere dentro la natura, oppure siamo condannati. L’uomo artificiale non può esistere: siamo nati in natura, siamo un’entità biologica”. Siamo anche quel che mangiamo, sosteneva Ludwig Feuerbach. Il 2015 è stato l’anno dell’Expo dedicato al tema “nutrire il pianeta”, come giudica l’evento? “Le intenzioni nobili non hanno avuto grande seguito. E’ stato fatto un grande spot ma privo di contenuti. Voglio dire, tra i main sponsor c’erano Coca-Cola e McDonald’s”. Torniamo ad Aboca. L’azienda è in costante crescita, sta creando molti posti di lavoro sul territorio. “Assumiamo al ritmo di circa cento persone all’anno. Si tratta di figure altamente
specializzate, addetti dell’agricoltura ovviamente, ma anche personale di laboratorio e informatici”. Qual è il livello delle esportazioni di Aboca? “In questo momento il 25 per cento della nostra produzione è destinata al mercato estero che registra una crescita annuale del 40 per cento mentre il mercato italiano continua a crescere del 10 per cento. Immagino che a breve arriveremmo al pareggio”. Salute, bellezza e benessere. Sono numerose le declinazioni di questo universo in provincia di Arezzo. Tra le tante dinamiche realtà del territorio ci sono cliniche e case di cura, a volte vere e proprie eccellenze con alti tassi di specializzazione. Realtà all’avanguardia con tecnologie avanzate, locali di nuova concezione, partnership con ricercatori, esperti e medici di fama internazionale. Tra queste, ci sono la storica clinica Poggio del Sole e il nuovissimo Centro Chirurgico Toscano. Due strutture che fanno parte della stessa famiglia. Il direttore generale è il professor Stefano Tenti, medico e manager del gruppo di cui fa parte anche Sapra, azienda che si dedica a salute e si-
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Stefano Tenti
Positiva la collaborazione tra sanità pubblica e privata quando lo scopo è quello di migliorare e risolvere curezza attraverso due distinte attività: un poliambulatorio e il ramo della medicina del lavoro, che, tra gli altri clienti, annovera la Regione Toscana, le acciaierie di Terni (Thyssenkrupp Acciai Speciali) e la Tratos Cavi di Pieve Santo Stefano. La clinica Poggio del Sole è una realtà che marcia verso il secolo di storia. Nacque nel 1924, è diventata nel tempo un punto di riferimento per Arezzo. E’ situata sull’omonimo colle, a due passi dalla stazione ferroviaria. Negli ultimi anni ha avuto diversi passaggi di proprietà fino all’attuale assetto. La struttura è stata riammodernata nel 2012: è disposta su quattro livelli, uno interrato. Ci sono venti posti letto e due sale operatorie. Il Centro Chirurgico Toscano si trova poco fuori dal centro di Arezzo, in via dei Lecci, ed è collegato da un servizio bus navetta gratuito (dal lunedì al sabato) alla stazione ferroviaria cittadina. La struttura è nuova, è stata inaugurata nel 2011. Anche in questo caso sono quattro i livelli su cui è disposta, sei le sale operatorie e cinquanta i posti letto. Assieme alla casa di cura Poggio del Sole fa parte di un’unica azienda, che ha preso il nome della clinica più recente: Centro Chirurgico Toscano. D’altronde “la grande maggioranza del nostro lavoro è imperniato sulla chirurgia”,
precisa Stefano Tenti. Direttore, l’attività del Cct è in espansione. E non sembra limitata alla provincia di Arezzo. “Anzi, noi lavoriamo molto con pazienti al di fuori della regione. L’80 per cento di chi sceglie le nostre cure non è toscano”. E come si compone percentualmente la vostra utenza? “Il 20 per cento è toscano, per buona parte aretino. Diciamo per il 15 per cento del totale proviene dalla provincia di Arezzo e il 5 per cento arriva dalle altre province. Il resto proviene quasi interamente dalle altre regioni d’Italia. Abbiamo circa l’1 per cento di pazienti che arrivano dall’estero”.
Buon livello dei servizi a costi ragionevoli, l’utenza riconosce sempre il valore aggiunto della qualità
Progetti futuri? “Abbiamo chiuso l’anno scorso con settemila interventi chirurgici. Al termine del 2015 (proiezione al momento della stesura dell’articolo, nda) saremo a quota settemilacinquecento, speriamo di mantenere questo trend di crescita. Se possibile, vorremmo espanderci. La mia personale ambizione è quella di riuscire a creare un grande polo, aggregando al Centro Chirurgico Toscano anche il San Giuseppe Hospital, un’altra struttura privata di Arezzo”. E il matrimonio sta andando avanti? “A dire la verità in questo momento siamo in una fase di stallo. Ma non perdo le speranze”. Cosa pensa della riforma sanitaria toscana e della futura collocazione della sede di Asl di area vasta ArezzoSiena-Grosseto?
“Non mi pare sia molto importante per il cittadino se ci sia un’unica Asl nell’area vasta o se ce ne siano tre diverse per Arezzo, Siena e Grosseto. L’importante è che non diminuiscano i servizi per i cittadini. Che non cambi la quantità e la qualità delle prestazioni fornite. Faccio un esempio: ad Arezzo c’è un grande e avanzato reparto di chirurgia vascolare. Al cittadino aretino interessa il mantenimento del livello di eccellenza di questo reparto, perché altrimenti – per un certo tipo di operazioni – sarà costretto ad andare alle Scotte di Siena. In definitiva, credo che il nodo cruciale sia che, di fronte ai tagli necessari, le Asl eroghino servizi di buon livello e a un costo ragionevole”. C’è un buon livello di integrazione tra pubblico e privato in ambito sanitario in Toscana? “L’integrazione tra pubblico e privato c’è ed è buona. Parlo per Arezzo: la Asl, in sinergia con il privato, ha speso di meno e le prestazioni nei confronti degli aretini sono aumentate. E questa mi pare una buona cosa per il paziente. Ma quel che ci tengo a sottolineare è che la Asl faccia continui controlli nel settore privato, perché le discipline affidate al di fuori dell’ambito della sanità pubblica siano sicure. L’integrazione è buona nel momento in cui si può far spendere di meno e offrire più servizi. E a patto che ci siano controlli adeguati”.
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GIULIO ANDREANI COME PROTEGGERE IL PROPRIO PATRIMONIO E PAGARE MENO TASSE Gli imprenditori, i professionisti e i top manager, oltre ad occuparsi delle loro attività d’impresa e professionali, hanno anche la necessità di curare aspetti che attengono alla loro sfera privata, quali sono quelli relativi alla protezione del loro patrimonio personale, con riguardo ad esempio ai rischi generabili da fattori di crisi o da particolari situazioni familiari, alla pianificazione del passaggio generazionale, che deve essere elaborata con sufficiente tempestività, e alla ottimizzazione fiscale dei loro investimenti finanziari, allo scopo di minimizzarne gli oneri tributari. non esterovestito, perché in caso contrario il suo impiego potrebbe essere censurato dall’Amministrazione finanziaria. Secondo varie fonti è probabile che presto venga innalzata l’aliquota dell’imposta sulle successioni. Come possono esserne evitati gli effetti? L’operazione sopra descritta assolve anche questo compito. Il medesimo risultato può essere peraltro raggiunto anche mediante la semplice accensione di una polizza assicurativa avente contenuto finanziario, poiché le somme attribuite in tal caso agli eredi non sono soggette all’imposta di successione, oltre a essere esenti ai fini dell’imposta sui redditi.
Al fine di fornire a imprenditori, professionisti e top manager l’assistenza legale e fiscale necessaria per la cura dei loro patrimoni personali, lo Studio Legale Tributario DLA Piper ha costituito un team di professionisti muniti di competenze specialistiche e multidisciplinari, guidato da Giulio Andreani, Senior Tax Advisor dello Studio, al quale abbiamo posto alcune domande. Quali sono i servizi forniti dallo Studio Legale Tributario DLA Piper nel settore del Wealth Planning? I servizi forniti dal nostro team di Private Clients Wealth Planning sono principalmente i seguenti: - protezione del patrimonio personale, familiare e aziendale; - segregazione e tutela del patrimonio; - pianificazione fiscale nazionale e internazionale della successione patrimoniale e aziendale; - fiscalità delle successioni e delle donazioni; - fusioni e acquisizioni; - private equity; - investimenti immobiliari; - contenziosi, incluse le controversie fiscali e sui trust; - servizi filantropici e operazioni caratterizzate da esenzione fiscale.
Ci indica un esempio di strumento volto a proteggere il patrimonio personale, ottimizzando il trattamento fiscale dello stesso? Le indico il caso delle polizze assicurative apportate in un trust estero white list, che costituisce una struttura atta sia a fornire un’adeguata protezione al patrimonio personale, sia a minimizzarne la tassazione. Infatti se una polizza assicurativa avente carattere finanziario viene apportata a un trust estero, istituito in un paese white list, tutti i redditi che ne derivano sono sottoposti a una tassazione assai contenuta, il che genera un evidente beneficio per chi ne è titolare. É vero, da un lato, che in questo caso al momento dell’apporto al trust si rende dovuta, almeno secondo l’Agenzia delle Entrate, l’imposta sulle donazioni, che varia dal 4 all’8 per cento, la quale potrebbe essere evitata in assenza di apporto al trust; ma, dall’altro lato, tale onere è generalmente inferiore a quello che nel corso degli anni verrebbe alternativamente sostenuto, per effetto del prelievo del 26 per cento sui rendimenti finanziari generati dalla polizza, con la conseguenza che il ricorso al trust risulta comunque conveniente sotto il profilo fiscale. Un corretto uso di questa struttura richiede peraltro che la costituzione del trust non sia dettata essenzialmente da ragioni fiscali e che il trust sia reale e
Per proteggere il patrimonio bisogna spesso trasferire gli immobili, ma tale trasferimento è soggetto all’imposta di registro del 9 per cento del relativo valore di mercato. Come può essere ridotto questo onere? Il trasferimento di immobili può avvenire anche per mezzo di un conferimento a favore di una società avente sede legale o amministrativa in un altro Stato membro dell’Unione europea. In tal caso l’imposta di registro si rende dovuta solo nella misura fissa di duecento euro e le azioni di tali società possono poi essere trasferite agevolmente. Giulio Andreani, considerato dai centri di ricerca italiani e internazionali uno dei maggiori tributaristi italiani, è Senior Tax Advisor dello Studio Legale Tributario DLA Piper, all’interno del quale ricopre anche il ruolo di responsabile del settore Private Clients Wealth Planning. E’ autore di una decina di monografie e di circa trecento articoli pubblicati nelle principali riviste specialistiche. DLA Piper è uno dei principali studi legali al mondo. E’ presente in Italia a Milano e a Roma e in altri 33 Paesi, con 4.200 professionisti. www.dlapiper.com www.giulioandreani.it
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LA CASA DI RODO Un’ospitale tenuta toscana ai piedi delle splendide colline di Carmignano, circondata da curati giardini, un ampio parco e bosco, dove natura, arte e buona cucina si fondono. A disposizione degli ospiti, oltre ad una magnifica piscina e un caratteristico Gazebo per eventi, si trova un accogliente Ristorante, la cui cucina è ispirata dalla tradizione e abilmente reinterpretata.
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ROMANI FRANCESCO IMPIANTI AERAULICI CREARE, CREDERE E COSTRUIRE Colgo l’occasione per ringraziare tutte le aziende per le quali abbiamo lavorato e che hanno riposto in noi la massima fiducia, motivandoci così a dare il massimo per soddisfarli. E i risultati di queste unioni sono tangibili. Quali sono i vostri tempi di operatività? Uno dei nostri punti di forza è che se hai un problema la Romani te la risolve, per questo offriamo sempre disponibilità massima: il problema va risolto al più presto. Allo stesso tempo chi si rivolge a noi è sicuro che rispetteremo il crono-programma assegnatoci.
Da una piccola Panda fino a un capannone di 500 mq: questa è la storia di Francesco Romani, giovane titolare della Romani, azienda che dal 2007 realizza con impegno ed orgoglio impianti aeraulici per l’industria. Dalla progettazione all’assistenza, Romani opera su tutto ciò che riguarda il risanamento ambientale nell’ambiente lavorativo grazie a impianti di aspirazione in grado di togliere residui di lavorazione che possono inquinare l’ambiente o essere nocivi per la salute dei lavoratori. Sig. Romani in quali settori industriali opera la sua azienda? La nostra area di intervento tocca svariati settori: dal tessile e la pelletteria fino alla meccanica e all’alimentare. Il nostro obiettivo è risanare l’ambiente e renderlo conforme alla sicurezza sull’ambiente di lavoro. Si pensi ad esempio alle polveri di verniciatura, ai fumi di saldature, all’evaporazione di acidi corrosivi, ai gas di scarico ma anche alle farine derivanti dalle lavorazioni alimentari fino alla semplice segatura del falegname. La nostra azienda esegue dai più piccoli lavori fino ai più imponenti per le grandi industrie che hanno bisogno di
impianti realizzati su misura (ultimamente ad esempio abbiamo progettato e realizzato un impianto con 1 km di tubazioni con 220 KW di potenza installata). Ma oltre ai lavori di grosso taglio assistiamo i clienti che hanno urgenza di una piccola modifica o di accessori per la lavorazione studiati appositamente dal responsabile di reparto o dall’operatore, figure con cui collaboriamo spesso. Perché le aziende scelgono la Romani? Col passare degli anni, il vantaggio che ci ha dato più pregio è che abbiamo sempre soddisfatto il cliente con delle soluzioni su misura che siano andate a favore di uno snellimento del lavoro e che lo abbiano reso soddisfatto del suo investimento. La cosa più importante è proporre al cliente un progetto (in AutoCAD) e una realizzazione interpretati secondo le sue necessità e che soprattutto raggiungano il massimo in termini di qualità e di affidabilità. L’obiettivo è studiare la soluzione migliore per ottenere funzionalità, contenere i costi e offrire un impianto studiato su misura e competitivo. Il cliente deve parlare bene della Romani.
Il suo motto è “Creare, crederci, costruire”... Esatto, il mio mestiere mi permette di accontentare le richieste del cliente che non trova soluzioni sul mercato, quindi creare. Un’altra cosa per me importantissima è emanare al cliente positività e coraggio nelle scelte per questo devo essere io il primo a credere che farò bene il mio lavoro. Il cliente deve credere nella Romani, otterrà un profitto dai nostri interventi con effetti positivi in un’ottica imprenditoriale futura. E infine costruire, non solo da un punto di vista pratico: noi costruiamo qualcosa per il futuro, chi investe in noi investe anche in una migliore qualità del lavoro della propria azienda.
Romani Francesco Impianti Aeraulici
Via Palazzi 4, Ponte di Serravalle (PT) Cell. 335 5959204 Tel. 0573 919120 romanifrancesco80@hotmail.it
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Wellness, per una filosofia della salute La filosofia della salute passa anche attraverso le scelte di vita, la cura di sé, il tempo dedicato. Questo, e molto di più, è il settore termale. Ma non mancano le ombre di Mattia Cialini, giornalista “Arezzonotizie.it”
A
“
nche da noi la crisi si è fatta sentire. Ma stiamo mettendo in campo iniziative per avvicinare nuovi clienti dall’estero. Abbiamo la fortuna di poter contare su un territorio straordinario, purtroppo molto di meno possiamo contare sulle Istituzioni”. In Maremma è arrivato da un paio di anni, ma la fotografia che scatta di questa terra è puntuale. Licinio Garavaglia è il direttore di una realtà imprenditoriale senza pari nei dintorni: Terme di Saturnia Spa & Golf resort. Centossessanta dipendenti, un’impresa complessa e affascinante che scommette tanto sui doni (e il rispetto) del territorio. Siamo nel sud della
Toscana, non lontano dal confine laziale e da quello umbro. Saturnia è ormai un brand sinonimo di benessere, oltre che una località nel piccolo comune di Manciano, adagiata tra le colline del Tufo. “Il mito narra che Saturno – spiegano dalle Terme – dio delle messi e dell’abbondanza, un giorno perse la pazienza nel vedere che sulla terra gli uomini erano costantemente impegnati a farsi la guerra. Allora prese un fulmine e lo scagliò con forza. La saetta cadde nel cratere di un vulcano, dal quale zampillò un fiume d’acqua sulfurea e calda che si riversò per valli, monti e pianure, avvolgendo uomini e cose e acquietando finalmente gli animi. Iniziò così l’età dell’oro
dedicata a Saturno, un’epoca felice, illuminata dalla bellezza delle donne e dalla forza degli uomini, convertiti all’agricoltura, alla caccia e all’amore”. Ecco la narrazione dell’origine del paese di Saturnia, dove tuttora l’acqua sgorga alla temperatura costante di 37°C attraverso centinaia di piccoli geyser e meravigliosi soffioni. Al di là delle leggende, le storie delle testimonianze dell’uso dell’acqua termale in questa zona ci sono fin dall’antichità, sfruttata dagli etruschi prima e dai romani poi. Nell’alto Medioevo, però, le terme caddero in disgrazia, considerate luoghi di lussuria e di perdizione. Dopo l’anno Mille, la riscoperta. Con la diffusione della pratica dell’idro-
terapia, Saturnia fu al centro di feroci contese tra i feudatari, gli Aldobrandeschi di Santa Fiora e quelli di Sovana. Nel 1454 le terme furono sistemate in un più ampio progetto di bonifica grazie ai coloni piacentini, romagnoli e lombardi che ottennero la concessione dello sfruttamento dei bagni. Rimasero ancora floride sotto il Granducato di Cosimo II di Firenze e raccomandate per ragioni curative fino al ‘700. Nel 1865, la svolta. I Ciacci, proprietari, bonificarono il sito, nel 1918 costruirono il primo albergo e l’Università di Pisa fece le prime analisi chimiche complete delle acque. Nel 1946 i Ciacci cedettero le terme ai signori Passalacqua e questi, nel 1956, le passarono alla Società Terme
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di Saturnia, con sede a Roma. Oggi la società è controllata al 100 per cento dal Gruppo Manuli, azionista dal 1996. Licinio Garavaglia – dopo aver maturato numerose esperienze nell’ambito dell’ospitalità – è arrivato a Saturnia nel 2013 per gestire l’attuale complesso. Piscine termali, centro benessere, resort con centoventotto camere e suite, campo da golf. Praticamente una città. Qual è stato l’impatto con la nuova realtà? “Sono due anni che vivo in Maremma, amo la zona, amo il resort. Il sud della Toscana è una realtà che non conoscevo molto. Dopo aver fatto la scuola alberghiera, in provincia di Sondrio, sono partito per l’estero. Ho maturato esperienze in Francia, Inghilterra, poi sono tornato in Italia. Ho fatto alcune tappe in alberghi a cinque stelle. Tra le più importanti quella al Principe di Savoia a Milano durata nove anni e a Villa D’Este sul Lago di Como, e poi sono stato chiamato dalle catene Baglioni Hotels e Planetaria Hotels. Ho avuto il piacere di curare l’apertura di un piccolo ma prestigioso albergo come Château Monfort affiliato alla catena Relais & Châteaux. Poi ho ricevuto la proposta dalla Toscana. Un’avventura nuova, stimolante. Terme di Saturnia è un brand davvero importante”. Anche le Terme di Saturnia hanno avvertito la crisi?
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Licinio Garavaglia
“La crisi si è fatta sentire. C’è stato un calo sensibile di ricavi e di occupazione delle camere. Facendo un passo indietro, fino a una decina di anni fa, il resort aveva fino al 90 per cento di occupazione, in maniera costante. Occorre precisare che il 75 per cento della nostra clientela è costituito italiani e solo un quarto è rappresentato da stranieri. Anche per questo motivo abbiamo risentito, rispetto ad altre realtà, in modo maggiore della crisi. Un tempo chi sceglieva Saturnia, arrivava e restava settimane. Il soggiorno medio, una volta, era di sette notti, adesso è mediamente di due-tre giorni. Prevalentemente viene scelto il weekend, dal giovedì o dal venerdì fino alla domenica. La nostra difficoltà è rappresentata dal riempire l’albergo durante la settimana. Occorre trovare
Espansione verso nuovi mercati, ancora molte le carte da giocare per i territori toscani
Nuove strategie per essere competitivi e promuoversi, il settore termale cerca di resistere alla crisi nuova clientela. Però abbiamo carte importanti da giocare”. Quali sono gli assi? “Beh, la qualità della nostra acqua termale. Molti centri benessere hanno soltanto acqua riscaldata. Senza contare la portata idrica della sorgente di Saturnia. Un vero patrimonio. Solo noi e un altro albergo in Giappone possiamo contare su una portata di 500 litri al secondo. In questo modo l’acqua della piscina termale cambia quattro volte al giorno”. Gli ospiti delle Terme di Saturnia cercano maggiormente il relax o sono più attratti dalle proprietà curative dell’acqua? “Certamente il relax, anche se l’offerta comprende inalazioni, fanghi. Tuttavia i confini sono piuttosto sfumati. Si può parlare di clientela alla ricerca di un più generale concetto di benessere. Anche perché la struttura ha tante potenzialità. Non solo la piscina, abbiamo sale convegni, ristoranti, il campo da golf. Le Terme vengono scelte per iniziative di team building, per presentazioni, promozione di nuovi prodotti, lancio di automobili”. Tre quarti di italiani, un quarto dall’estero. Da dove arrivano i vostri clienti stranieri? “La maggior parte dai paesi dell’ex Unione Sovietica, Russia, ma non solo. Poi ci
sono Austria, Svizzera, Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti. In questo momento cerchiamo di investire sul mercato americano”. Le Terme di Saturnia sono una realtà di grande impatto. Per di più collocata in un contesto naturale davvero pregiato, anche se magari poco valorizzato. Lamenta la scarsità di infrastrutture e collegamenti? “La Maremma è così bella e ancora selvaggia. Di certo è poco conosciuta e sottovalutata. E per certi versi, meglio così, perché preserverà più a lungo il suo spirito autentico. Saturnia è al centro di questa terra, a 40 minuti da Grosseto, 45 da Viterbo, altrettanto da un’altra città ricca di storia come Orvieto. Roma dista un’ora e mezzo. Nei dintorni – in collina – ci sono delle perle come Pitigliano, Montemerano, Manciano. A quaranta minuti c’è il mare: Orbetello, Porto Santo Stefano. In quaranta minuti si arriva anche in montagna, sull’Amiata, dove d’inverno si può sciare. C’è di tutto. Certo, il territorio non ha fatto mai molto per farsi conoscere. E le Istituzioni hanno scommesso, negli anni, davvero poco su questa terra. Peccato. Chissà se si fosse investito qui come a Montalcino o come nel Chianti, cosa si sarebbe potuto ottenere dal punto di vista turistico”.
DOVE MANGIARE
Consigli per la gastronomia toscana d’eccellenza
Tradizione e ricerca, sperimentazione e antiche ricette. Nei ristoranti che scopriremo c’è tutto questo e non solo: le location esclusive sono infatti la scenografia ideale dove gustare piatti eccezionali, serviti con cura in ambienti raffinati.
RISTORO L’ANTICA SCUDERIA Cucina toscana immersa nel chianti Classico
In un piccolo borgo medievale si trova il Ristoro l’Antica Scuderia, un luogo elegante e curato in ogni minimo particolare, immerso nelle splendide vigne del Chianti Classico. Da trent’anni si dedica alla ristorazione con passione offrendo un servizio curato e discreto. Il menù cambia con le stagioni per assicurare la genuinità degli ingredienti delle ricette della tradizione, interpretate per esaltare la tipicità dei prodotti con un pizzico di naturale creatività. Ad accompagnare le tentazioni della cucina offre vini, anche al bicchiere, delle migliori annate dei Supertuscan, dei Brunelli di Montalcino o dei Chianti.
Ristoro l’Antica Scuderia Via di Passignano 17, Tavarnelle Val di Pesa (FI) Tel. 055.8071623 info@ristorolantica scuderia.com www.ristorolantica scuderia.it
RISTORANTE SABATINI Nobile protagonista della storia culinaria fiorentina
Aperto nel 1914, il Ristorante Sabatini fece restaurare i suoi locali nel 1955 dall’architetto Stigler il quale si servì degli arredi di una chiesa sconsacrata del Cinquecento: per questo motivo è l’unico ristorante in Italia vincolato dalle Belle Arti. Entrare da Sabatini quindi equivale ad attraversare un secolo di storia, dove artisti e uomini politici ne hanno calcato le scene. Oggi Carlo Lazzerini e Claudio Schiavi lo gestiscono con impegno e professionalità per continuare ad essere quello che è da sempre: un vanto della gastronomia fiorentina.
Ristorante Sabatini Via Panzani, 9/a Firenze (FI) Tel. 055.211559 Tel. 055.282802 www.ristorantesabatini.it info@ristorantesabatini.it
BERNARDONE
Ristorante
Il Ristorante Bernardone è un luogo di relax e allo stesso tempo è la location adatta a meeting, soggiorni di lavoro, seminari, conferenze, mostre e cerimonie. Un’atmosfera rustica e avvolgente accoglie gli ospiti in ambienti arredati con raffinatezza in ogni dettaglio, il tutto immerso in un bellissimo contesto di campagna. La cucina è quella tipica della tradizione toscana, basata su ricette dai sapori antichi cucinate con ingredienti a Km 0, alla quale si accompagnano vini provenienti dalle migliori cantine della Toscana.
Ristorante Bernardone Via S.Pertini 427, 55041 Nocchi Camaiore (LU) Tel 0584.951118 www.ilbernardone.it info@ilbernardone.it
CASAMIA Piccolo Bistrot É con materie prime di alta qualità acquistate giornalmente e con prodotti del territorio a km0 che vengono creati i piatti di CasaMia piccolo Bistrot. La cucina elabora piatti della tradizione con un taglio moderno abbinandone nuovi gusti e sapori per stupire ad ogni portata. Dal pane alla pasta, tutto viene prodotto dalla cucina che offre esclusivamente pescato del Mediterraneo e carni nazionali da accompagnare con vini frutto di una ricerca molto accurata. I locali ricevono l’ospite in ambienti raffinati e accoglienti. CasaMia piccolo Bistrot organizza inoltre cene e pranzi aziendali su prenotazione.
Casa Mia Bistro Via Udine 44, Pistoia (PT) Tel. 0573.28784 www.casamiabistrot.it
MYTHOS COFEE BREAK Bar & Pasticceria
Mythos Coffee Break è un bar, caffetteria e pasticceria di Montale. É aperto dalla mattina presto: per la colazione, la pasticceria è specializzata in creazioni dolciarie artigianali di qualità. Infine gli aperitivi a buffet sono un punto di forza del locale: le sue aperi-cene vi permettono di stare in piacevole compagnia e bere qualcosa di buono.
Pasticceria Mythos Coffee Break, Via Garibaldi, 5/A Montale (PT) Tel 0573.959039 mythoscoffeebreak.com
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Con la competizione “virtuosa” la Sanità migliora Il rapporto pubblico-privato può crescere, a partire dal taglio degli sprechi e delle inefficienze e dal riconoscimento delle eccellenze. Molta la strada ancora da fare di Paolo Vannini, giornalista freelance
L
a Casa di Cura Villa Fiorita, fondata nel 1957 in un edificio storico realizzato nella seconda metà dell’800, alle pendici di Poggio Alto, a Prato, è una delle strutture private convenzionate più grandi della Toscana. Nel corso degli anni ha incrementato la propria attività e l’offerta assistenziale, integrandosi con la stessa struttura ospedaliera pubblica pratese per molte attività, compresa quella chirurgica. Un osservatorio privilegiato, dunque, dal quale guardare il panorama sanitario toscano e le sue mille sfaccettature. Di questo, e in particolare del rapporto fra sanità pubblica e privata, abbiamo parlato con il suo direttore generale, il dottor Gianni Del Vecchio.
Dottor Del Vecchio, la vostra struttura lavora da anni in convenzione con il servizio pubblico. Qual è il giudizio che dà di questa collaborazione e quali aspetti andrebbero modificati e migliorati? “Il nostro rapporto con il servizio sanitario regionale è virtuoso. Nel corso degli anni i ‘tagli’ alla sanità hanno pesato molto sul privato accreditato, un fatto che ha prodotto una contrazione consistente. Dentro questo quadro, il nostro relazionarsi con la sanità pubblica resta di segno positivo. Facciamo anche una programmazione insieme, cerchiamo di essere di aiuto alla sanità pubblica e quindi di integrare i servizi forniti dalla struttura ospedaliera pratese. Credo che la nostra struttura sia
la seconda a livello regionale per servizi erogati”. Lei ha fatto cenno ai “tagli” alla sanità e alle pesanti ricadute che si sono avute soprattutto nel settore privato convenzionato. Come si potrebbe ovviare alla riduzione di risorse destinate alla sanità? Ci sono spese superflue, errori di base sui quali poter incidere? “Nelle strutture pubbliche sanitarie, a livello nazionale, si potrebbero tagliare dai sette agli otto miliardi di euro agevolmente e non parlo di tagli ai servizi ma agli sprechi. C’è un’area di inefficienza e di sprechi che persiste. Penso al settore degli acquisti e alle difformità che esistono fra una realtà e un’altra: cose che qui costano una cifra e
altrove una molto diversa. Ma ci sono anche altri settori dove si potrebbe intervenire per ridurre le spese, penso a quello degli appalti, alle stesse utenze. Tutti elementi su cui si dovrebbe agire per ridurre la spesa destinata al settore, senza comprometterne il funzionamento”. Veniamo alle difformità che esistono fra diverse realtà del nostro Paese. Anche la quota di risorse destinata dalle Regioni alla sanità privata convenzionata non è uguale ovunque. Da questo punto di vista la Toscana è fra le meno generose. “Nel panorama toscano la parte destinata alle strutture convenzionate è del 3,5 per cento. Il raffronto con altre regioni è impari: sia rispetto al sud sia
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rispetto al nord, dove la spesa destinata alla sanità privata convenzionata è assai più consistente. Anche in una regione confinante come l’Emilia Romagna questa quota ha un peso maggiore. In Toscana si è guardato in passato con un po’ più di sospetto a questo tipo di gestione”. Quindi poche risorse che possono finire prima del tempo e mettere a rischio l’erogazione di servizi sanitari in convenzione. “Infatti. Noi non lavoriamo a piè di lista bensì con un budget predefinito. Quando una struttura supera la cifra stabilita, non riceve più fondi per coprire le prestazioni sanitarie, quindi ai suoi pazienti può fornirle solo in via privata”. Più risorse al privato, dunque? “Considerate le performance che il settore privato accreditato riesce a garantire per competenza, efficienza, umanizzazione rispetto ai pazienti sarebbe buona cosa incrementare queste attività anche nella nostra Regione. Non in modo indiscriminato, cercando di distinguere in base ai risultati, alle competenze, alle singole capacità, ma complessivamente dando più peso al settore”. Una strada potrebbe anche essere quella di rivedere il ticket sulle prestazioni sanitarie. Così com’è oggi ha ancora un senso? Come andrebbe rivisto?
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Gianni Del Vecchio
“La gente spende ormai quasi lo stesso importo per i ticket sanitari e per le prestazioni in forma privata, non convenzionata, e quindi la tendenza è quella di ricorrere sempre meno al sistema pubblico per una prestazione sanitaria, rivolgersi direttamente al privato. Il che permette di accelerare i tempi con una spesa quasi identica o di poco superiore. La compartecipazione alle spese è una formula ineludibile, tutto gratis a tutti è una formula che non funziona. Penso però che andrebbe meglio calibrata rispetto ai redditi dei pazienti”. Al di là del ticket è forse l’intero modello della sanità, e il rapporto fra la pubblica e la privata convenzionata, in parte da rivedere? “Lo si potrebbe rivedere come in altri Paesi importanti europei. Ovvio che il Sistema
La compartecipazione alle spese è ineludibile, da calibrare però in modo equo sui redditi dei cittadini
Nel settore pubblico, per migliorare i servizi, è necessario ridurre gli sprechi e ottimizzare le spese debba restare in mano pubblica ma un maggiore pluralismo e una competizione virtuosa fra diversi soggetti potrebbero far fare un passo avanti al sistema sanitario: un maggiore equilibrio aiuterebbe sicuramente a far ottenere risultati migliori a tutti”. Veniamo al funzionamento della Casa di cura che lei dirige. Lei accennava prima ai tempi lunghi di attesa nelle strutture pubbliche. La sua è una struttura privata ma convenzionata. Che tempi riuscite a garantire? “Non ci sono code significative, gli interventi chirurgici si fanno nell’arco di alcune settimane, al massimo si può arrivare a tempi di attesa di un mese-un mese e mezzo. Le prestazioni diagnostiche, invece, si effettuano praticamente senza far attendere i pazienti”. Dottor Del Vecchio, ci può spiegare in sintesi il funzionamento di Villa Fiorita? “Villa Fiorita è ormai una presenza storica nella sanità toscana. Effettuiamo visite specialistiche nei due presidi ambulatoriali, uno interno alla struttura e uno esterno. Le prestazioni offerte sono molte: radiologia tradizionale, prelievi ed esami diagnostici, visite di controllo post intervento e visite specialistiche per numerose discipline – chirurgia generale, chirurgia plastica, ortopedia, otorinolaringoiatria, ginecologia, urologia e
cardiologia – oltre alle prestazioni diagnostiche di ecografia, elettrocardiografia, ecocardiografia ed ecodoppler. C’è poi la parte di vero e proprio presidio ospedaliero, con la possibilità di effettuare interventi di chirurgia generale, ginecologia, ortopedia, otorinolaringoiatria e urologia”. La vostra è una struttura dai numeri importanti. Vuol fornirci i più significativi? “Abbiamo centottanta dipendenti. Nell’arco di un anno si registrano ottomila ricoveri, settemila interventi, quarantamila trattamenti. I posti letto sono centotredici, i cittadini che si rivolgono alla nostra struttura, nell’arco dell’anno, sono ventimila. C’è infine un’attività libero professionale di circa cinquanta medici che forniscono la loro opera all’interno della struttura in forma non convenzionata, per specialistica e diagnostica, anche in questo caso con numeri importanti: quattromila visite specialistiche e diecimila prestazioni di diagnostica”. Come misurate il giudizio dei vostri pazienti? “Una recente statistica del laboratorio Mes di Pisa conferma che Villa Fiorita è la prima struttura sanitaria regionale per gradimento in base alle indicazioni dei pazienti. La ricerca ci dice che ben il 96 per cento di chi ha usufruito dei nostri servizi consiglierebbe la nostra struttura ad amici e parenti”.
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INNOVAZIONE SRL AIUTA LE IMPRESE A CRESCERE Dal 1995 Innovazione Srl opera su tutto il territorio nazionale per offrire un servizio completo di consulenza in tutti i settori della finanza, da quella agevolata a quella ordinaria passando per quella innovativa, con elevata professionalità ed altissima competenza. Abbiamo incontrato gli Amministratori della società: il Dott. Maurizio Iacopozzi, Commercialista, e la Sig.ra Anna Maria Nardi, Revisore dei conti, entrambi con un’esperienza pluriennale in ambito finanziario, del controllo di gestione e fiscale. In che modo Innovazione Srl aiuta le aziende a crescere? Innanzitutto offriamo ai nostri clienti un check-up finanziario completo. Sulla base dei risultati offriamo servizi integrati per aiutare le Aziende a sviluppare il proprio business: analisi del rating aziendale al fine di migliorarlo facilitando l’accesso al credito.
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Pubblico e privato, più sinergia e il paziente ci guadagna I tagli alla sanità penalizzano soprattutto chi è più in difficoltà. La collaborazione tra pubblico e privato è la strategia per migliorare la qualità e la varietà dei servizi di Paolo Vannini, giornalista freelance
C
“
rediamo nella sinergia fra pubblico e privato. Il nostro laboratorio esiste dal primo marzo del 1975: da quarant’anni lavoriamo in convenzione perché pensiamo che una struttura privata possa dare un servizio al territorio. Noi crediamo che un centro come il nostro possa fornire risposte primarie importanti ai pazienti che vivono in questa zona; al pubblico deve competere tutto il resto, la rete ospedaliera, le emergenze, alcune eccellenze sanitarie”. La dottoressa Francesca Greco, responsabile risorse umane del laboratorio di analisi Data Medica, sintetizza così la “filosofia” della struttura di Montecatini. In questa intervista Greco spiega il funziona-
mento di Data Medica, la sua storia, i lunghi e non sempre idilliaci rapporti con la struttura pubblica, il rapporto con i pazienti, i cambiamenti sopraggiunti con gli anni. Dottoressa Greco, il vostro centro, come molti altri, ha continuamente a che fare con il Servizio sanitario nazionale, quindi con leggi dello Stato e della Regione. Non mancano, a più riprese, voci critiche che si levano nella sanità convenzionata. Anche in casa vostra non mancheranno le difficoltà in tal senso. “Come erogatori privati siamo sempre più ‘privati’ a causa dei tagli alla sanità. Se il Governo centrale riduce gli stanziamenti alle Regioni, noi siamo i primi a subire i tagli
conseguenti. Eppure le strutture private sono destinatarie di neppure l’1 per cento di queste risorse e non ha molto senso tagliare proprio in questa direzione”. Secondo lei quali strade dovrebbe essere imboccate? “Dovremmo cambiare impostazione, servirebbe un altro modello. Io personalmente credo che il paziente, il contribuente nel caso, dovrebbe poter trattenere una parte delle tasse per decidere da chi e dove farsi curare. Dovrebbe spettare a lui la scelta. Così non aggraveremmo di costi la sanità rivedendo il gettito presunto che va in quella direzione”. Modello molto difficile da realizzare nel nostro Paese, non crede?
“Sì, infatti esprimo un’opinione personale, quasi da utente più che da persona del settore. Certo alcune cose si potrebbero comunque modificare. Se la ratio è che in una struttura sanitaria il rapporto personale amministrativo personale medico è di cinque a uno, c’è qualcosa che non va. La riorganizzazione dovrebbe cominciare da qui. Aggiungo per conoscenza diretta: una struttura medica come la nostra ha in corso una convenzione con l’ente pubblico valida solo sei mesi. In quale altro settore un’impresa può lavorare e programmare avendo una prospettiva così breve, una copertura contrattuale così limitata?”. Nonostante le difficoltà nel rapporto con il sistema
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pubblico la vostra struttura funziona da decenni ed è sempre più radicata nel territorio, come conferma anche la recente acquisizione di una struttura prestigiosa e simbolica per Montecatini come nuova sede. Ce ne vuol parlare? “Già nel 2009 la proprietà individuò la nuova sede nelle ex Terme anche per dare aiuto a un settore in grande crisi. Il progetto prevedeva la ristrutturazione degli ex bagni gratuiti, un immobile dell’800 regalato dal Granduca Leopoldo alla città. Un intervento conservativo, che ha ripreso e mantenuto nelle sue linee la pianta del vecchio edificio. Le vasche presenti all’esterno, una delle quali è stata regalata alla nuova società che gestisce le Terme, sono state riutilizzate come grandi fioriere. Il centro è in funzione in questo ambiente dal febbraio di quest’anno”. Il centro Data Medica è prima di tutto un laboratorio di analisi. Quali sono i servizi principali che erogate? “Fino ad oggi abbiamo operato principalmente come laboratorio di analisi potremmo dire “fatto in casa”, cioè senza ricorrere ad altre strutture esterne, grazie ai nostri tecnici di laboratorio. Siamo un’azienda medio-piccola per la realtà regionale toscana, con quattordici dipendenti, una micro impresa su scala nazionale.
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Francesca Greco
Oltre a questo settore abbiamo la cardiologia, l’ecografia, la risonanza magnetica muscolare scheletrica e la Moc. Abbiamo poi nuove importanti attività in arrivo. Dovremo dotarci in tempi brevi di una risonanza magnetica di alto campo, della Tac e della mammografia. Per questi servizi stiamo aspettando il via libera dalla Regione. Presso il nostro centro operano infine medici professionisti con studi medici che si appoggiano sulla nostra struttura: in questo caso possiamo parlare di ambulatori privati non convenzionati”. Veniamo ai pazienti. Come arrivano da voi, per scelta diretta o per destinazione casuale in base alla prenotazione presso le strutture pubbliche? “Diciamo anzitutto che il paziente è il nostro interlocutore primario, qualunque sia la
La riduzione di risorse per le strutture private non è una soluzione ma un’ulteriore problema
I centri medici di piccole e medie dimensioni posso essere più vicini alle esigenze dei cittadini sua provenienza, e si rivolge a noi per avere risposte efficaci. Certo chi passa attraverso la prenotazione del Cup è più casuale, chi sceglie è più consapevole. Purtroppo può capitare che il budget pubblico sia finito e in quel caso non possiamo fornire prestazioni solo con il pagamento del ticket. Quel che è certo è che non facciamo la corsa al ribasso dei prezzi, non entriamo nella logica di ‘svendere’ un servizio sanitario qualificato”. E qual è il vostro paziente classico? Esiste una tipologia ben definibile? “In un’area depressa come la Valdinievole, con crescenti problemi socio-economici, c’è un diffuso fenomeno di persone anziane, con poche disponibilità finanziarie, magari con la sola pensione minima, che fanno ovviamente grande fatica. E la stragrande maggioranza delle persone che si rivolgono anche a Data Medica sono anziane. Il nostro centro cerca di dare risposte a persone che vivono in questo territorio e che spesso hanno difficoltà anche a spostarsi, a trovare un mezzo pubblico per raggiungere una struttura sanitaria, un familiare o un parente che li può accompagnare”. Come sono cambiati i vostri pazienti negli anni e come è cambiato il rapporto con loro?
“Ovviamente abbiamo nuove famiglie e nuovi approcci, anche se nella sostanza il rapporto è rimasto più o meno lo stesso. Ci sono molti pazienti affezionati che ritornano. Anche il fatto di aver investito nella struttura ci ha sicuramente aiutato. Il centro occupa un’area di 1.300 metri quadrati, è tutta situata al piano terra, sono state completamente abbattute tutte le barriere architettoniche. Questi sono elementi apprezzati dai pazienti, oltre alla bellezza della struttura in sé e, ovviamente, alla qualità del servizio”. Quindi, in conclusione, esiste un forte legame con il territorio e con i suoi abitanti. Vorreste che il vostro ruolo venisse valorizzato maggiormente dall’interlocutore pubblico? “Noi cerchiamo di fare anche un lavoro di prevenzione, per esempio con i corsi di aggiornamento per operatori interni ed esterni accreditati ‘ecm’. Vorremmo che ci fosse riconosciuta quest’attività dall’interlocutore pubblico per poter contribuire ad abbattere le liste di attesa, senza dover ricorrere continuamente alla contrattazione, una pratica davvero avvilente. Se la politica riscoprisse davvero il motivo per cui governa, direbbe grazie a molti che come noi contribuiscono alla cura dei cittadini”.
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STS NETWORK UN UNICO INTERLOCUTORE PER UNA PLURALITÀ DI SERVIZI DEDICATI ALLE IMPRESE STS network nasce dall’unione delle competenze professionali dei suoi soci fondatori, con l’obiettivo di rappresentare la soluzione ideale alla crescente domanda, da parte delle imprese, di servizi professionali sempre più qualificati e diversificati, mantenendo al tempo stesso un unico rapporto fiduciario con il proprio consulente. L’esperienza pluriennale e multidisciplinare dei suoi professionisti, maturata presso primari studi di rilevanza internazionale, permette di offrire una consulenza completa ed altamente specializzata alle aziende operanti nei principali settori economici. Abbiamo incontrato i fondatori di STS Network. Quale è il vostro campo di azione e quali sono i vostri clienti tipo? Oltre ad operare a livello locale, attraverso la nostra rete di contatti internazionali e di corrispondenti esteri siamo in grado di assistere il cliente anche a livello internazionale. Per questo STS network è in grado di offrire consulenza e assistenza a gruppi internazionali, alle imprese italiane che operano all’estero e alle società non residenti che operano in Italia. I servizi che STS Network dedica alle aziende sono moltissimi. Potreste brevemente presentarceli? Innanzitutto siamo specializzati nell’attività di assistenza e consulenza fiscale, societaria e aziendale. Le nostre professionalità si dedicano anche alle persone fisiche che vogliano ottimizzare la propria pianificazione fiscale e personale. Uno dei punti di forza dello Studio sono la consulenza e l’assistenza nelle operazioni societarie di natura straordinaria, quali fusioni, scissioni, conferimenti, trasformazioni, cessioni di aziende e di partecipazioni (anche all’estero), scambio di partecipazioni, liquidazioni, publiredazionale
compresa l’attività preliminare di due diligence. Altra nostra specializzazione è l’assistenza del contribuente nel contenzioso tributario, sia extragiudiziale che propriamente processuale, nel cui ambito abbiamo negli ultimi anni ottenuto rilevanti successi, che hanno costituito veri e propri “casi di studio” pubblicati sulle riviste specializzate. Inoltre, tramite studi legali collegati, offriamo consulenza e assistenza legale in tutti gli ambiti dell’attività d’impresa, con particolare riguardo alla contrattualistica, alla consulenza societaria nelle riorganizzazioni societarie e nelle crisi d’impresa, al recupero crediti e al passaggio generazionale. Il nostro Studio, inoltre, presta assistenza alle nuove imprese nella fase di start up (dal business plan alla costituzione di joint venture fino alla richiesta di contributi e finanziamenti pubblici). Una competenza distintiva di STS Network sono i servizi dedicati alla fiscalità internazionale. Perché è importante per le imprese essere assistite in questo ambito? La globalizzazione richiede ormai che le imprese siano assistite, anche a livello
internazionale, con un elevato grado di specializzazione: per questo i nostri servizi riguardano anche il tax planning internazionale con costituzione di branch e subsidiary all’estero, la realizzazione della documentazione in tema di transfer pricing e la consulenza nell’ambito delle normative sulla CFC e sul foreign tax credit. www.stsnetwork.it info@stsnetwork.it
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ELIOS INGEGNERIA MACCHINE IN AZIENDA: UN SERVIZIO INNOVATIVO DI ISPEZIONE TECNICA PER MASSIMIZZARE L’INVESTIMENTO Pensiamo per un momento a quanto ciascuno di noi sia attento nelle scelte delle proprie, anche piccole, spese quotidiane e quanti e quali controlli faccia, prima e dopo, magari pure con i consigli dell’amico più esperto. Poniamoci allora una semplice domanda: se lo faccio per le piccole spese, non è forse ancora più logico farlo con investimenti di decine, o centinaia di migliaia di euro? Posso oggi accontentarmi solo del fatto che la nuova attrezzatura da lavoro per la mia azienda “funzioni”? Da sempre ogni azienda che investe ha sicuramente posto prima davanti a sé obiettivi di sviluppo e miglioramento; è quindi ovvio e necessario che gli investimenti rappresentino un’opportunità, e non un ulteriore problema da dover affrontare domani. Non dimentichiamo infatti che un qualsiasi incidente in azienda porta sempre con sé aspetti spiacevoli, fossero anche solo quei ritardi di produzione che rappresentano costi imprevisti e non recuperabili. È sulla base di questo semplice ragionamento che ELIOS INGEGNERIA ha creato e propone un servizio di ispezione tecnica nel campo della sicurezza delle macchine, scelto già da importanti realtà industriali nazionali. Molti infatti ancora oggi ritengono erroneamente che acquistare macchine marcate CE sia sufficiente per vedere rispettati requisiti di legge, in particolare di salute e sicurezza sul lavoro. L’esperienza e le sentenze però insegnano che non è così e, purtroppo, spesso ce ne rendiamo conto quando è troppo tardi e porvi rimedio diventa molto costoso, vanificando i benefici dell’investimento. Coinvolgere un esperto tecnico per tali aspetti, come ELIOS INGEGNERIA, è quindi oggi la soluzione per le aziende per massimizzare l’investimento, soprattutto se lo si fa fin dalle fasi iniziali, già in fase precontrattuale. Si scoprirà allora che quella macchina tanto economica rispetto ad altre, in realtà nascondeva in sé costi
Da sinistra: Dott. Ing. Massimo Picci e Dott. Ing. Paolo Fichera
occulti che, se non rilevati in tempo o solo a transazione conclusa, si sarebbero poi riversati sull’acquirente, vanificando ben presto quel risparmio inizialmente tanto evidente. Rilevare invece eventuali carenze tecniche in tempo, se correttamente gestite, consente di avviare un miglioramento per entrambe le parti, acquirente e venditore, con un conseguente maggior rendimento dell’investimento stesso. Perché meno incidenti significa anche meno fermi di produzione e quindi maggior produttività.
campo delle attività a rischio di incidente rilevante (Seveso), delle atmosfere esplosive (ATEX), del trasporto di merci pericolose (ADR), dei sistemi di gestione (ISO 9001, ISO 14001, OHSAS 18001), nonché tutti i più classici servizi nel settore della prevenzione incendi e del D.Lgs. 81/2008 (DVR, corsi, RSPP, ecc.). www.eliosingegneria.it. info@eliosingegneria.it
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Farmaci per la vita, dalla Toscana al mondo Essere competitivi si può: come conciliare tradizione e innovazione anche in Italia, e convivere con la burocrazia senza farsi schiacciare di Paolo Vannini, giornalista freelance
A
iutare gli altri, creare posti di lavoro, produrre profitti. Il tutto grazie al plasma, che viene seguito in tutto il suo percorso, dalla raccolta attraverso i donatori fino alla sua trasformazione in farmaci biologici salvavita. E’ questa, in sintesi, la “mission” di Kedrion, azienda farmaceutica dalla storia e dai numeri importanti, unica nel suo genere in Italia e in compagnia di sole altre cinque aziende con caratteristiche simili nel mondo. “Il nostro è un farmaco biologico, non chimico e neppure biotecnologico. La materia prima è il plasma, ovvero la parte liquida del sangue. E’ importantissimo perché permette di realizzare farmaci salvavita per la cura di malattie rare come l’emofilia”, ci spiega l’Italy Country Manager Danilo Medica, introducendoci nel mondo di Kedrion. Dottor Medica, la produ-
zione di un farmaco di natura biologica pone voi e poche altre aziende mondiali in un settore di ultra-nicchia. La realtà generale è fatta di tante imprese farmaceutiche. Quali altre differenze esistono fra di loro? “Ci sono centinaia di aziende farmaceutiche che realizzano farmaci di sintesi, mentre quelle che operano nel settore dei biologici derivati dal plasma si contano sulle dita di una mano e si dividono in due grandi categorie: il no profit, laddove Paesi come la Francia hanno deciso di procedere con la nazionalizzazione delle aziende produttrici; e poi c’è il settore profit, che nel mondo conta soltanto sei aziende, e Kedrion è l’unica in Italia”. Come mai così pochi esempi di aziende che investono in questo specifico settore? Un problema finanziario o che altro? “Esistono barriere di ingres-
so altissime. Servono anzitutto investimenti ingenti: si pensi che un impianto medio costa 200 milioni di euro. Poi si ha a che fare con un settore iper-regolato, con una normativa estremamente rigida. Ancora, il ‘know how’ è posseduto solo da pochi soggetti. Infine, servono le persone disposte a donare il plasma, la materia prima dalla quale parte tutto il resto”. Si sa probabilmente ancora poco dell’importanza del plasma e la donazione in Italia si concentra sulla raccolta classica di sangue. E’ così? “La legge 219/2005 afferma che sangue, plasma e organi non possono essere oggetto di commercializzazione. In Italia la donazione è organizzata solo e soltanto con donatori volontari non remunerati, che oggi sono circa 1.800mila, quasi tutti iscritti a una delle quattro associazioni impegnate nel settore, Avis, Fratres, Fidas e Croce Rossa Italiana. La
stragrande maggioranza di loro dona sangue intero. In pochi donano solo il plasma, attraverso la cosiddetta plasmaferesi, che divide già nel momento della raccolta il plasma dal resto. E’ un metodo purtroppo ancora poco diffuso benché abbia molti vantaggi”. Un paradosso, quindi. “Sì, perché è vero che una plasmaferesi dura di più di una donazione di sangue intero, circa cinquanta minuti, però si tratta di un metodo assai meno invasivo e meno debilitante dell’altro. Quindi a una donazione di solo plasma si può ricorrere più spesso rispetto alla tradizionale donazione di sangue”. Quanto plasma si raccoglie in Italia e quanto ne servirebbe? “In Italia ogni anno si raccolgono circa 800.000 kg di plasma, soddisfacendo una domanda che va dal 50 al 70 per cento della richiesta dei farmaci che ne de-
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rivano. Il che rende necessario il ricorso al mercato commerciale, ossia all’acquisto di farmaci prodotti a partire da plasma commerciale, proveniente dall’estero e specificamente da quei Paesi che consentono la donazione remunerata”. Ma il fabbisogno di sangue intero non resta comunque alto? “Sebbene l’Italia abbia raggiunto l’autosufficienza per quanto riguarda i globuli rossi, l’equilibrio rimane precario. È altrettanto vero che le nuove tecniche chirurgiche permettono di operare con molto meno dispendio di sangue, il che ci fa pensare che in futuro ci sarà sempre meno bisogno di sangue intero. Anche per questo è necessario organizzare campagne di informazione che permettano di aumentare la raccolta specifica del plasma”. Torniamo alla specificità di Kedrion. Può sintetizzarci, in poche parole, come nasce, il suo sviluppo e i numeri attuali? “La nostra storia è una grande storia: Kedrion è stata fondata in Italia nel 2001, forte di decenni di esperienza nella produzione di farmaci plasmaderivati da parte delle aziende che ne costituivano la struttura originaria. Oggi è per il 75 per cento di proprietà della famiglia Marcucci, mentre per il restante 25 per cento è partecipata dal Fondo Strategico Italiano, ramo della Cassa Depositi e Prestiti, riconducibile al Ministero dell’Economia. Un elemento, questo, che ci onora in quanto
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Danilo Medica
implica un riconoscimento del valore dei nostri piani di sviluppo. Abbiamo sei siti produttivi: tre in Toscana – l’impianto storico di Bolognana e quello di nuova costruzione a Castelvecchio Pascoli, entrambi in provincia di Lucca, e il centro di Siena specializzato in farmaci per la cura di malattie super rare –, uno a Sant’Antimo, in provincia di Napoli, e due all’estero, uno in Ungheria, a Gödöllo, Budapest, e uno negli Stati Uniti, a Melville, New York”. Una multinazionale ormai? “Kedrion è un’azienda italiana, con radici italiane, che è mutata nel tempo e che oggi opera in oltre cento Paesi nel mondo. Da impresa italiana siamo diventati un’azienda internazionale che ha deciso però di continuare a investire soprattutto nel nostro Paese e di accompagnare il Sistema Sangue italiano verso l’obiettivo dell’autosufficienza in plasma e
Un’azienda moderna e innovativa ha bisogno di talenti, ovunque si trovino
Dal plasma ai farmaci biologici, i progressi della scienza sostengono la vita plasmaderivati che gli permetterebbe di essere svincolato dai mercati esteri. Nel mondo, invece, alcuni Paesi raccolgono il plasma a livello locale, ma non hanno ancora la capacità, o la capacità sufficiente, di frazionarlo e di trasformarlo in farmaci”. Quindi quella di Kedrion è anche un’operazione di trasferimento delle proprie conoscenze? “Kedrion ha creato un processo graduale per il trasferimento delle proprie conoscenze e tecnologie. Lo facciamo in più modi: ad esempio con la consulenza e assistenza nello sviluppo di centri locali di raccolta del plasma, oppure con servizi di frazionamento plasma per la produzione di farmaci plasmaderivati, da restituire poi al Paese partner. Torniamo al Sistema italiano: pur facendone parte, non andate incontro anche voi alle ben note difficoltà di chiunque debba relazionarsi con la sanità pubblica in Italia? “Diciamo che la burocrazia rende tutto più complesso; ma noi, anche in funzione della vocazione che il nostro Paese ha nei confronti della farmaceutica industriale, ribadiamo la nostra scelta di puntare sull’Italia. Per questo chiediamo norme in linea con i parametri e i tempi europei e un impegno in tal senso da parte del legislatore. Serve una legislazione che snellisca le procedure per la farmaceutica in generale
e per quella biologica in particolare. Mi riferisco in particolare al processo autorizzativo che si rende necessario per rinnovare gli stabilimenti produttivi, cosa che per noi è all’ordine del giorno in quanto noi viviamo di innovazione”. Quali sono le caratteristiche del vostro personale, che tra l’altro è composto in misura importante da donne? “Kedrion gestisce tutto il processo, dalla ricerca fino alla commercializzazione, quindi servono figure diverse e competenze diverse. L’età media dei nostri dipendenti è intorno ai 40 anni, perché è richiesta una certa ‘seniority’, fatta di esperienza e competenza. Per questo il turn over è molto ridotto. Comunque, un’azienda moderna e innovativa ha bisogno di talenti, dovunque si trovino, e in questa direzione ci siamo mossi e continueremo a muoverci. L’Italia, anche grazie alla presenza di prestigiose università e centri di ricerca, garantisce quest’offerta di talento che Kedrion riconosce e valorizza, come dimostrano gli ultimi investimenti operati sul territorio, primo fra tutti quello di circa 70 milioni di euro che ha portato alla costruzione del nuovo stabilimento produttivo di Castelvecchio Pascoli, attualmente in fase di ottenimento delle autorizzazioni alla lavorazione e destinato a creare 100 nuovi posti di lavoro sul territorio.
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SIGMA INGEGNERIA H.P.S. SRL PRODOTTI HEAVY DUTY AD ALTISSIMA PERFORMANCE Cesare Buttari, presidente di H.P.S. Srl, ha iniziato l’attività di vendita all’ingrosso di parti di ricambio industriali e per la nautica nel 1975. Fonda poi H.P.S. Srl nel 1991 e si specializza nella commercializzazione di ricambi Heavy Duty, sia nel settore del veicolo pesante ed industriale che nel settore marino. Sono distributori in Italia di ricambi originali e aftermarket di qualità, realizzati secondo le specifiche tecniche dei più prestigiosi marchi presenti sul mercato internazionale. Nel 2010 H.P.S. Srl ha aperto una nuova filiale ad Empoli specializzata in ricambi elettrici ed elettronici. La H.P.S. Srl è un’azienda leader nella fornitura di ricambi per motori marini ed industriali per impiego civile e militare. Presidente Buttari ci faccia degli esempi dei marchi che trattate? Per i motori marini posso farle l’esempio della Sherwood, che rappresenta l’eccellenza, soprattutto dal punto di vista della resa nel raffreddamento e dell’affidabilità dei motori marini. Poi posso nominarle la Prestolite Electric Inc., la Remy International o la AIRSEP®... Ma questi sono solo alcuni dei marchi ad altissima ingegneria che distribuiamo, senza contare le nostre forniture per sistemi di controllo e sicurezza, sistemi di filtrazione e parti elettriche. Quali sono i punti di forza della H.P.S. Srl? Una caratteristica importante della nostra azienda è che acquistiamo solo prodotti publiredazionale
certificati, per garantire la qualità e le garanzie ai nostri clienti. Inoltre non ci limitiamo solo a vendere il prodotto, ma anche a seguire la vendita e il cliente, rispondendo rapidamente ad ogni sua domanda e specifica esigenza, tutto questo grazie alla nostra lunga esperienza nel settore. Infine è importantissimo per noi essere sempre aggiornati sulle novità presenti e future del mercato, per continuare ad essere punto di riferimento in questo settore. I clienti si rivolgono a noi perché sanno che troveranno le migliori soluzioni che cercano. Nell’ottica di un’offerta sempre migliore, stiamo lavorando per garantire anche un servizio con catalogo e vendita sul web, esclusivo per gli operatori del settore. www.h-p-s.it info@h-p-s.it
Sigma Ingegneria è una società di progettazione che da oltre 10 anni opera nel settore della produzione industriale, della meccanica di precisione e dello sviluppo di prototipi. Attualmente è attiva nei settori della meccanica dei sistemi radar, della tecnologia dell’UHV e dello sviluppo di macchine di linee di produzione. Quali servizi dedicate ai vostri clienti? Offriamo la nostra capacità di realizzare prototipi e piccole serie di macchine partendo dal progetto meccanico curandone tutti gli aspetti costruttivi e produttivi. Qual è la vostra mission? Distinguerci attraverso un ruolo socialmente responsabile, monitorando e rispondendo alle aspettative di tutti gli stakeholder con l’obiettivo di coglierne un vantaggio competitivo e massimizzare gli utili di lungo periodo. In che modo riuscite a svolgere questo ruolo? Valore centrale per la nostra azienda sono le risorse umane sulle quali poniamo la massima attenzione sia come persone che come professionisti; collaboriamo con prestigiosi istituti di studi superiori; al fine di agevolare le scelte professionali di neolaureati
mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro abbiamo stipulato convenzioni con l’Università di Pisa per attivare tirocini formativi anche all’estero in strutture universitarie internazionali; siamo inoltre presenti sul territorio attraverso la stipula di convenzioni con cooperative di assistenza sociale. Quali sono i vostri progetti futuri? Dal 2013 il nostro sforzo è mirato alla diversificazione dei prodotti. In particolare nel settore dei SAPR per i quali è in previsione la vendita di mezzi professionali (fotogrammetria 3D e settore agricolo). In quest’ottica abbiamo intrapreso il percorso di certificazione UNI EN 9100:2009 che specifica i requisiti supplementari per l’industria aeronautica, dello spazio e della difesa. www.sigmaingegneria.com info@sigmaingegneria.com
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UNO INFORMATICA UN MODELLO DI BUSINESS IT DI SUCCESSO
DECOR SERVICE RESTAURI NELL’EDILIZIA PUBBLICA E PRIVATA
In un mercato ICT in continua evoluzione che va sempre più restringendosi, Uno Informatica è considerata tra le migliori aziende partner che vengono esaminate da IBM per i risultati che danno e per la sua qualità di azienda con una sana capacità finanziaria e tecnica.
Decor Service nasce dall’unione di artigiani esperti e certificati per soddisfare un mercato che richiede tempi e servizi veloci, con costi moderati ed onesti.
In un mercato ICT in continua evoluzione che va sempre più restringendosi, Uno Informatica è considerata tra le dieci aziende partner che vengono esaminate da IBM per i risultati che danno, in qualità di azienda con una sana capacità finanziaria e tecnica. Abbiamo parlato con il Presidente Danilo Camorri che da 30 anni guida con successo sempre crescente l’azienda che gestisce in autonomia il dimensionamento, la progettazione esecutiva e la realizzazione di soluzioni hardware e software “chiavi in mano” garantendo sempre flessibilità, qualità e professionalità ai massimi livelli. Dott. Camorri quale è la ricetta del vostro successo? L’esperienza acquisita nella fornitura di soluzioni tecnologiche complesse ci consente di proporci oggi come riferimento per il mercato IT a livello nazionale. Oltre a partnership strategiche che ci consentono di utilizzare in anteprima le migliori tecnologie hardware e software sul mercato, adottiamo un approccio al problem solving ben strutturato, vagliando tutte le possibili alternative insieme al cliente, sempre mantenendo la massima confidenzialità sulle informazioni e i dati trattati e ricercando la miglior soluzione nel minor tempo. Per quali motivi le aziende scelgono Uno Informatica? Ciò che ci contraddistingue dalla concorrenza è la capacità di poter fornire tutta una serie di servizi aggiuntivi
É una ditta strutturata,dinamica e moderna, che si propone di offrire una gamma di servizi diversificati che varia dai lavori più semplici di manutenzione, a quelli artigianali più complessi, fino a una serie di lavori altamente specializzati. Lo scopo principale è quello di risolvere problemi connessi nell’ambito civile ed edilizio, con minimo tempo e alta professionalità. altamente qualificati che vanno dalla “misurazione” puntuale ed oggettiva dello stato dell’infrastruttura IT, alla definizione degli scenari evolutivi, al dimensionamento degli enhancement necessari, all’implementazione degli stessi e al loro mantenimento in esercizio. Noi realizziamo quello che proponiamo, con elevati livelli di qualità, rispettando i tempi e i costi e quindi le aspettative dei clienti. Quali sono le vostre previsioni per il futuro? L’obiettivo è continuare a crescere, lavorando e preparandoci ai mutamenti continui di questo settore per mantenere alta la fiducia delle aziende che investono su di noi. www.unoinformatica.it info@unoinformatica.it
Per riuscire in questo scopo si struttura in vari settori operativi che autonomamente, ma in sinergia organizzata, realizzano unità di prestazioni tecniche e commerciali. L’ingegneria costante e la realizzazione delle operatività, sia di tipo artigianale che industriale, garantiscono ai loro committenti pubblici e privati un risultato altamente soddisfacente. Decor Service si rivolge principalmente a chi vuole restaurare, conservare, dipingere, decorare e valorizzare gli ambienti interni ed esterni di palazzi, ville, cascinali e castelli, ma anche ad un’utenza che necessita di lavorazioni più semplici ed economiche per soddisfare le varie esigenze, mantenendo un ottimo standard qualitativo. Tra le lavorazioni più pregevoli c’è la realizzazione di bellissimi pavimenti decorati in resina, con tecniche elaborate e resine di ultima generazione, per i gusti
più raffinati ed esigenti. Questa lavorazione non è invasiva ed è possibile realizzarla senza demolizioni e senza alterare i volumi del fabbricato. Decor Service ha creato una ditta nel restauro edile del patrimonio italiano imbattibile nei prezzi e nella qualità, grazie ad un’organizzazione aziendale efficiente, che sfrutta la piena collaborazione di tutti i membri a tutti i livelli. info@decorservicelucca.it publiredazionale
COVER STORY / INDUSTRIA E SALUTE - CONFINDUSTRIA LIVORNO
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Dall’unione nasce il successo Fare rete, scelta decisiva anche per il futuro delle imprese che operano nel settore sanitario, come investire sulle risorse umane e diversificare di Mattia Cialini, giornalista “Arezzonotizie.it”
U
n’impresa di successo nata dalla necessità. E’ il caso della Biolabor di Livorno, che ha visto la luce nel 1993, dall’unione di alcune professionalità rimaste improvvisamente senza impiego nel campo delle analisi e della medicina del lavoro. Una cooperativa che nel tempo ha messo radici solide, tanto da riuscire ad allargarsi anche fuori dai confini provinciali. Dal febbraio 2009 ha anche acquisito il laboratorio di analisi cliniche Il Poggio di Poggio a Caiano, nel Pratese. La Biolabor oggi offre servizi nei settori sanitario (analisi chimico-cliniche e diagnostica strumentale), ambientale, agroalimentare e della medicina del lavoro. Il legale rappresentante si chiama Alessandro Santillo, c’era anche lui – oltre venti anni fa – quando l’avventura è partita. Poche le certezze, molta la determinazione.
Come è nata la Biolabor? “All’inizio degli anni ‘90 molti biologi e tecnici rimasero senza lavoro a causa della crisi dei laboratori privati. Numerosi centri, per far fronte alla sopravvivenza dopo la fine del sistema di convenzioni con la sanità pubblica, ricorsero ai licenziamenti. La Biolabor nacque proprio dall’impegno di alcune persone rimaste all’improvviso disoccupate. Inizialmente la cooperativa poteva contare su nove elementi. Oggi alla Biolabor lavorano settanta persone. Io avevo una formazione da biologo, ho fatto parte della Biolabor fin dalla fondazione. Nel 2008 ne sono diventato il presidente”. Partire non è stato semplice. “Per niente. All’inizio abbiamo dovuto fare investimenti consistenti. Abbiamo fatto ricorso alle liquidazioni di tut-
ti i soci per poter comprare la strumentazione necessaria allo svolgimento del nostro lavoro”. Dalla fondazione a oggi, per la Biolabor c’è stata un’espansione costante? “Non proprio. Nel 2004 abbiamo avuto una crisi di crescita. Da una parte continuavamo a produrre opportunità, ma non eravamo adeguatamente strutturati. Così abbiamo optato per una necessaria diversificazione. Non ci siamo riconvertiti, ma abbiamo assunto altre figure, già formate. Inoltre abbiamo investito in nuove strumentazioni e nuovi locali. Siamo partiti da strutture di duecento metri quadri, oggi contiamo su una superficie di mille metri quadrati soltanto a Livorno”. Con i vostri servizi riuscite a raggiungere tutta la Toscana? “Stiamo arrivando anche ad Arezzo. Vorremo coprire tut-
te le province della Toscana, al momento ci mancano Massa e Grosseto”. Quanto avete avvertito la grande crisi degli ultimi anni? “L’abbiamo sentita di riflesso, soprattutto sul versante della medicina del lavoro. Non essendoci lavoro, anche il nostro settore è andato in crisi”. Prospettive future? “La sanità privata sta diventando terreno di conquista per multinazionali straniere. E noi abbiamo un progetto ambizioso: stiamo cercando di costruire una rete con altre strutture, vorremo attivare sinergie su scala nazionale. L’unica maniera per resistere è fare rete, perché in un futuro prossimo non esisterà più il piccolo laboratorio. Grazie alla collaborazione con altre realtà stiamo cercando di espanderci nelle altre regioni del Centro: Marche
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e Umbria su tutte”. Come valuta la riforma della sanità toscana? “La riforma sanitaria dovrebbe andare incontro alle istanze del cittadino, invece ci sono pochi investimenti sulla prevenzione. C’è molta propaganda, ma non si fa quel che si deve. I tagli ci sono e sono consistenti. Mi pare si intraveda la volontà di snellire la burocrazia, poi però ci sono equilibri e interessi da salvaguardare. Noi, periodicamente, ci scontriamo con la burocrazia in ambito sanitario. Ed è davvero faticoso. Inoltre occorrerebbe rivedere i rapporti che legano le singole Asl con fornitori diversi”. Da qualche tempo la Biolabor ha attivato una collaborazione con un’analoga realtà livornese, il centro medico Biosalus in cui è possibile fare indagini di radiodiagnostica, diagnostica di laboratorio e specialistica. Il centro dispone di un reparto di terapia fisica e riabilitazione. Il vice presidente della Biosalus è David Corsi: è responsabile dell’area marketing e management dell’azienda nata oltre venti anni fa, nel 1993. Oggi la Biosalus è una realtà che può contare su un nucleo di sette-otto operatori principali, a cui si aggiungono a vario titolo una ventina di collaboratori. Per quanto riguarda radiologia, la struttura è accreditata nel siste-
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Alessandro Santillo
Formazione, tecnologia, investimenti, chi ha coraggio cresce ma sanitario a Livorno. David Corsi, qual è l’obiettivo della Biosalus? “Abbiamo una filosofia di fondo. La Biosalus ha una certa sensibilità verso pazienti meno abbienti e cerchiamo di andare incontro alle loro esigenze. Gli istituti privati non hanno più convenzioni e noi, nei limiti del possibile, abbiamo cercato di ritoccare in basso i nostri prezzi”. Una scelta precisa nell’indirizzo della vostra attività. “E’ il nostro taglio, se così vogliamo chiamarlo. Ed è un taglio nazional-popolare. Noi ci poniamo all’opposto della clinica di lusso”. Come può una realtà locale competere nello stesso mondo in cui si muovono co-
L’unico modo per resistere è fare rete, perché in un futuro prossimo non esisterà più il piccolo laboratorio
lossi multinazionali? “Stiamo cercando fare investimenti per coprire il gap tecnologico. Stiamo lavorando sul marketing. Il mio sogno è quello di costituire una rete di imprese. L’idea è che l’unione tra piccoli possa far la forza”. Quindi l’idea è organizzare una sorta di “resistenza”? “Le multinazionali sono lobby, se dovessero sbarcare in Italia sarebbe difficile competere con loro. Ma i servizi e la copertura che potremmo offrire con le reti d’impresa ci darebbero nuove prospettive”. Cosa ne pensa della riforma sanitaria della Toscana? “Sto leggendo la riforma, mi sto informando. E’ difficile giudicare. E’ difficile comprendere verso che cosa ci stiamo muovendo”. Vede all’orizzonte nuove forme di integrazione pubblico-privato? “Ci potrebbero essere dei modelli di integrazione nuovi tra pubblico e privato, degli ambiti di collaborazione specifici. Quelle private sono strutture più snelle, con molti meno vincoli. Le opportunità ci sarebbero. I privati potrebbero dare molto, attraverso una rete. Potrebbero creare una software house dedicata alla salute”. Il sistema sanitario pubblico dovrebbero liberare delle risorse e affidare la gestione di “pezzi” di sanità al soggetto privato?
David Corsi
“In linea con la filosofia della nostra impresa, sono dell’idea che il welfare italiano non debba essere smantellato. Le persone meno abbienti devono ottenere le cure necessarie. E quindi vorrei specificare: nella mia testa non c’è lo storico modello sanitario americano. La sanità pubblica, però, dovrebbe liberarsi di quel che non funziona. C’è un apparato pesante, ci sono dei meccanismi incrostati. Affidare ad alcune strutture private determinati processi potrebbe rendere più efficiente l’intera sanità pubblica. Si potrebbero risparmiare i soldi dei contribuenti e dare servizi migliori”. E la riforma secondo lei va verso uno snellimento delle procedure? “Penso alla riforma delle Asl. Se si tratta di cambiare semplicemente una veste alle stesse strutture, la riforma sarebbe un bluff. Invece mi auguro che si riesca a lavorare di bisturi. A tagliare dove serve”.
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STUDIO OLASTRI UN’ESPERIENZA DI OLTRE 50 ANNI IN MATERIA FISCALE, SOCIETARIA E DEL LAVORO Lo Studio Olastri è nato a Firenze a metà degli anni ‘60 per opera di Mauro Olastri che ha trasmesso alle figlie Manuela e Silvia l’amore e la dedizione a questo lavoro.
AVV. MARRUCCI Difendere il contribuente davanti all’Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza e ad Equitalia Federico Marrucci è un avvocato tributarista che lavora presso lo “Studio Legale e Tributario Etruria” con sede in Lucca, Viareggio e Pisa. Il cuore di tutta la sua attività professionale è rappresentato dalla tutela del contribuente/cittadino dinanzi all’Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza ed Equitalia. Avv. Marrucci, in parole semplici, di cosa si occupa l’avvocato tributarista? Negli ultimi anni, il Fisco è entrato quotidianamente nella vita di tutti i contribuenti: quindi attenzione, non solo delle società o piccole imprese, ma anche dei semplici cittadini, come lavoratori dipendenti, pensionati, studenti, nuclei familiari, disoccupati. Ebbene il mio lavoro è, prima di tutto, offrire consigli pratici (ad esempio in riferimento all’accertamento da “redditometro”) e, in seguito, garantire un’idonea difesa del cittadino per evitare che quest’ultimo possa ricevere le “fastidiose” e “non richieste” attenzioni da parte dell’Agenzia delle Entrate. Ma non solo: la difesa del contribuente deve essere indirizzata non unicamente agli atti di accertamenti veri e propri (avvisi di accertamento), ma anche in caso di notifica da parte di Equitalia delle publiredazionale
famose “cartelle esattoriali” (di pagamento), evidenziando – nei ricorsi da presentare davanti ai giudici tributari – taluni vizi che caratterizzano spesso le citate cartelle. La vittoria e la ragione del contribuente si possono nascondere anche in (apparenti) dettagli. In che modo il cittadino può decifrare questo tipo di linguaggio, spesso complesso? Proprio su questo aspetto – assai concreto, visto che oggi giorno i clienti esigono chiarezza e semplicità di linguaggio, giustamente – ho aperto da quasi un anno un “blog fiscale” (www.equitalia-noproblem. blogspot.it), all’interno del quale l’utente può trovare “in pillole” alcune tecniche per difendersi sia davanti all’Agenzia delle Entrate, che ad Equitalia. avv.marrucci@yahoo.it www.studioetruria.com
Lo studio è specializzato in consulenza in materia fiscale, societaria e del lavoro. Abbiamo incontrato la Dott.ssa Manuela Olastri, Commercialista ed Esperta Contabile, nonché Revisore Contabile. Collabora da molti anni con il Tribunale di Firenze, con particolare riferimento alle procedure concorsuali, come Commissario Giudiziale, Liquidatore e Curatore fallimentare ed è componente del Collegio Sindacale di numerose società. Dott.ssa Olastri di quali tipi di professionalità è composto il vostro team di lavoro? Da sempre lo Studio Olastri si avvale di dipendenti e collaboratori di altissima esperienza in grado di affiancare, e talvolta sostituire, il professionista nella quotidiana assistenza al cliente. Per problematiche specifiche collaboriamo con numerosi professionisti: siano essi legali, notai o colleghi commercialisti. Il confronto con altre figure professionali è da sempre per noi un momento importante di arricchimento. Quali sono i valori trainanti dello Studio Olastri ? Il lavoro e il nostro impegno sono improntati sulla necessità di rispondere al meglio alle esigenze del cliente, sia esso
la piccola impresa o quella più strutturata. Riteniamo da sempre che i professionisti, similmente alle imprese, abbiano la necessità di un’organizzazione, intesa come un’unione di persone e strumenti, senza la quale non sarebbe pensabile affrontare le difficoltà, le complessità e le sfide che si presentano nella nostra attività lavorativa. Le difficoltà del sistema economico, unitamente alla complessità del nostro sistema legislativo, rendono necessario un crescente impegno da dedicare al lavoro e ai nostri clienti, che facciamo da sempre con entusiasmo e passione. STUDIO OLASTRI Associazione professionale Via Antonio Scialoia 49 Firenze Tel. 055 2478921 segreteria@studioolastri.it
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PICONSULENZA AL FIANCO DELLE IMPRESE PER FAVORIRE IL PASSAGGIO GENERAZIONALE PIConsulenza è una società di consulenza, coaching e formazione aziendale che supporta le aziende in tutte le sue fasi strutturali, dallo start-up in poi, seguendola nella sua evoluzione gestionale. Grazie alla lunga esperienza nel campo della consulenza direzionale ed alla sinergia di diverse competenze e professionalità, PIConsulenza può offrire servizi dedicati per molteplici ambiti e necessità con l’obiettivo di accrescere il valore delle aziende clienti. Abbiamo intervistato il Presidente, l’Ing. Antonio Travaglini. Quali sono i vantaggi che ottengono le aziende che si rivolgono a voi? Il nostro intervento è diretto a individuare le soluzioni più adeguate al funzionamento efficiente ed efficace dell’impresa. Nell’affrontare un progetto, condividiamo con l’imprenditore pochi ma concreti elementi: sostenere il management nella definizione degli obiettivi di business, migliorare il controllo attraverso dati certi e tempestivi, migliorare la gestione attraverso l’ottimizzazione dell’impiego delle risorse e l’eliminazione degli sprechi, supportare con progetti consulenziali specifici la crescita dell’impresa. Il nostro metodo ha come finalità quello di rendere l’azienda capace di svilupparsi autonomamente, supportandola nell’ottenimento dei risultati attraverso un trasferimento di competenze tecniche e manageriali. Un momento delicato nella vita di un’azienda è sicuramente quello del passaggio generazionale, quali sono punti critici del processo per l’azienda? Le criticità di cui lei parla sono dovute al fatto che tra una generazione e l’altra ci sono diversi modelli e stili manageriali. Bisogna essere certi che chi prenderà in carico l’azienda abbia le competenze, la leadership e le conoscenze per dare continuità alla gestione. Dopodiché è necessario verificare che chi cede il testimone voglia effettivamente essere parte attiva di questo passaggio: non solo quindi un atto di fiducia, ma una reale cessione delle deleghe e delle attività operative, così che chi riceve il testimone riesca a crescere e a dimostrarsi un imprenditore a tutti gli effetti. Questi sono i
presupposti per garantire la continuità e la prosperità dell’azienda nel corso di una fase così delicata. Per garantire la continuità, in che modo assistite i vostri clienti in questa fase di transizione? Un primo passo consiste da un lato, nella valutazione dei gap in termini di competenze del team che prenderà la guida dell’azienda, dall’altro nell’impostazione di un programma/percorso di transizione condiviso con la “vecchia generazione”. In seguito si elabora un progetto di consulenza mirato alla crescita e allo sviluppo dell’azienda, progetto sul quale impegnare direttamente la nuova generazione, supportata da PIConsulenza tramite il metodo del coaching. Ci può fare un esempio ottimale di questa strategia? Stiamo seguendo un caso dove la nuova
generazione si impegna direttamente in un progetto di implementazione del sistema di controllo di gestione. I nostri consulenti hanno impostato il progetto sotto il profilo tecnico, e dopo un primo momento di crescita e formazione, svolgono il ruolo di mentori affiancando la nuova generazione, con l’obiettivo di assicurare l’appropriatezza delle loro scelte di management da un punto di vista economico e finanziario. Allo stesso tempo, proprio grazie all’oggettività dei numeri che provengono dal sistema gestionale dell’azienda, chi cede il testimone prende atto del percorso positivo intrapreso dalla nuova generazione. Riteniamo sia un modo ottimale per portare avanti un progetto di transizione generazionale: unire le due generazioni in un progetto di crescita e sviluppo. www.piconsulenza.it
publiredazionale
COVER STORY / INDUSTRIA E SALUTE - CONFINDUSTRIA MASSA CARRARA
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Industria termale: per crescere serve la qualità Dalla Toscana all’Europa, l’industria termale è un comparto ricco e variegato. Il ruolo dei territorio, l’importanza delle competenze, gli effetti della crisi di Paolo Vannini, giornalista freelance
L
e terme? Sono, o dovrebbero comunque sempre essere, centri controllati, protetti e regolati secondo precise norme legislative, che hanno lo scopo principale di curare diverse forme di patologie ma anche, più in generale, di contribuire a un benessere generale del corpo, anche per chi vi si avvicini senza particolari malattie da lenire. Quelle convenzionate con il Sistema nazionale sanitario sono accessibili, su richiesta del medico generico o di uno specialista, anche in forma gratuita, con il solo pagamento del ticket, per chi dimostri la necessità per motivi di salute. Comincia con una premessa che suona più o meno così l’intervista rilasciata alla nostra rivista dall’ingegner Laura Natali delle Terme del-
la Versilia “Undulna”, sul ruolo e il funzionamento dei centri termali in genere, e di quello di sua competenza in particolare. “I centri termali funzionano in base ad una legge nazionale, la 323 del 2000, e possono essere considerati tali solo quelli che hanno l’autorizzazione del Ministero della Sanità, dopo l’iter previsto che conferma le proprietà delle acque”, spiega Natali nell’introdurci all’argomento. Dottoressa Natali, ma non c’è il rischio che chi ricorre al sistema termale per curare una patologia lo faccia con un po’ di leggerezza e metta al carico del Sistema costi che non sono del tutto giustificati? “I centri che effettuano questi servizi devono avere un
direttore sanitario e dei precisi standard definiti dalle norme che connotano una struttura a tutti gli effetti come sanitaria, dopo tre anni di sperimentazione scientifica. A valle di tutto ciò ci sono due categorie di terme, quelle convenzionate con il Sistema sanitario e quelle che non lo sono. Le prime rientrano nella tipologia delle case di cura, le seconde no. Chi si rivolge alle strutture convenzionate – e in genere lo sono quelle storiche, quelle con molti anni e una tradizione alle spalle – lo fa con un certificato medico. Esistono procedure precise che se seguite correttamente non violano alcunché. Le terapie termali svolgono un ruolo curativo e di prevenzione, che riduce il carico successivo di spesa sanitaria per persone che soffrono
di certe patologie”. Il sistema termale non è lo stesso di tanti anni fa. Molte cose sono cambiate. E’ così? “Certo, le cose sono un po’ cambiate nel tempo, è normale. Fino a circa venti anni fa le persone che dovevano sottoporsi a cure termali vedevano riconosciuto anche il soggiorno nelle strutture alberghiere, poi questo non è stato più possibile e a risentirne sono state soprattutto alcune località, penso per esempio a Chianciano, dove la crisi conseguente ha costretto gli operatori ad abbassare notevolmente i costi dei loro servizi. E’ successo, in generale, che si sono ridotti i periodi: prima le cure standard duravano due settimane, oggi il periodo si è ridimensionato e non viene
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sempre concentrato nello stesso momento ma può avvenire anche in fasi successive, magari per più giorni per volta, mantenendo comunque un valore terapeutico”. Cerchiamo di fare chiarezza: le terme sono prevalentemente luoghi di cura o di piacevole relax, magari condite da una serie di servizi accessori per il piacere del corpo? E le acque fanno comunque bene a tutti? “Il benessere termale esiste a prescindere da particolari malattie, un bagno termale ha di per sé valenza terapeutica. A parte alcune componenti chimiche che hanno effetti specifici sulla pelle, studi scientifici dimostrano che la stessa temperatura delle acque, elemento comune a tutti gli stabilimenti termali, ha effetti positivi su tutte le persone. Possiamo dire che esiste un segmento parallelo della balneoterapia collettiva così come dei massaggi che hanno una valenza terapeutica mentre ve ne sono alcuni, come il semplice massaggio rilassante o lo shiatsu che sono a metà strada. Se però tutto questo si inserisce in un contesto termale vero, con un direttore sanitario che verifica l’esistenza di tutte le condizioni essenziali, si può dire che ha una sua valenza e non va confuso con il massaggio che si può fare in un centro estetico”. Facciamo ancora più
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Laura Natali
chiarezza. Oggi quasi tutti i centri si definiscono “spa” e molti ricorrono alla dizione Terme anche quando pare poco probabile l’esistenza di fonti termali. Cosa può dire in proposito? “L’acronimo spa, ‘salus per aquam’, ha un suo significato e la legge consentirebbe il ricorso a questo acronimo solo in certi casi, anche se ormai lo si usa con una certa leggerezza. Ma fin qui si può anche tollerare. Diverso è il discorso quando si parla di terme. Come si può pensare che ci siano le terme di Torino o quelle di Milano? Per potersi fregiare di un titolo si devono seguire procedure specifiche. Anche strutture in località turistiche molto affascinanti, come le Terme Adler di Bagno Vignoni per esempio, non mi risulta lo possano fare, perché, almeno nella fase iniziale, non avevano
In Toscana, la bellezza dei territori rappresenta un valore aggiunto di grande importanza
Terme: soggiorni più brevi e più frequenti, gli effetti della crisi hanno modificato le abitudini seguito le procedure”. Difficile districarsi in questo mondo. Le persone conoscono queste differenze? “Le persone dovrebbero sapere e poter distinguere, poi essere libere di fare quello che credono. Purtroppo, come spessa accade in Italia, c’è una legge quadro che regola la materia e mancano i decreti attuativi”. Nel caso della vostra struttura termale come verificate gli effetti benefici sull’organismo dei vostri pazienti? “Abbiamo effettuato studi in collaborazione con l’Università di Pavia sull’osteoporosi e abbiamo verificato la capacità antinfiammatoria delle acque. L’efficacia è misurabile anche dai risultati delle analisi del sangue”. Quindi le persone che si avvicinano ai centri termali sono spinte più dalla ricerca di un’efficacia terapeutica che dal semplice piacere del contesto, del cosiddetto wellness? “Da entrambe le cose, direi, e poi dipende da più fattori. Noi, per esempio, siamo un po’ un’anomalia. Per prima cosa ci troviamo in Versilia, sul mare, a due passi da Forte dei Marmi, quindi i motivi per venire da queste parti sono molti, le terme non sono la molla principale. Diciamo che le persone che si trovano qui colgono l’occa-
sione e aggiungono il soggiorno termale al resto. E’ indubbio che la scelta delle terme come soggiorno curativo e di relax in genere privilegia località che si collocano in contesti ambientali più immersi nella natura, più appartate che, come dire, offrono meno distrazioni”. Il settore è comunque molto cresciuto negli anni e fa numeri interessanti. “Oggi si contano 380 stabilimenti termali in tutta Italia, una ventina circa dei quali qui in Toscana, dove comunque c’è una tradizione importante con alcune strutture davvero molto belle, in contesti particolarmente suggestivi. Si tratta di impianti quasi sempre associati a Federterme, in genere di proprietà privata, anche se non mancano diversi esempi di gestione pubblica”. Abbiamo parlato di come funziona nella nostra Regione e nel nostro Paese. E all’estero? “Conosco la situazione anche a livello più generale essendo vice presidente europea della Confindustria termale e posso confermarle che anche negli altri grandi paesi esiste un sistema molto simile al nostro, con una copertura dei costi da parte del sistema sanitario. Solo i piccoli paesi entrati di recente nell’Unione europea si affacciano adesso a questo mondo e devono ancora definirlo e regolarlo”.
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In FIRENZE dal 1875, la Trattoria Le Antiche Carrozze vi delizierà con una cucina semplice ed antiche ricette, profondamente legate ai prodotti che fanno preziosa la terra di Toscana, come l’olio, i salumi, le verdure, i formaggi e le carni rigorosamente selezionate dai proprietari. Ogni piatto, che vi sarà servito nelle nostre tradizionali antiche salette, sarà accompagnato dall’ampia proposta di vini della cantina, a vostra disposizione con diverse etichette regionali e nazionali.
Vi proporremo sapori e profumi davvero entusiasmanti nel nostro ristorante nel centro di Firenze, dove potrete gustare tutte le preziosità della gastronomia tipica toscana! Salette dai colori caldi, vi accoglieremo in una familiare e romantica atmosfera. Ai sapori della tradizione toscana e ai dolci di nostra produzione si accostano poi le prelibate pizze dell’antica tradizione napoletana, cotte al forno a legna e preparate con cura dai nostri esperti pizzaioli nella rinomata pizzeria del ristorante.
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Amore per la cucina e rispetto per la tradizione toscana CHI SIAMO Il ristorante Cucina Torcicoda, conta circa 60 coperti suddivisi in 3 ambienti. Il menù, a cura dello Chef Alessandro Fabbri, comprende piatti della cucina toscana con alcune contaminazioni esotiche. Il tutto accompagnato da una ricca carta acc dei vini, con oltre 400 etichette tra le più prestigiose d’Italia e del mondo.
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Cucina Torcicoda vuole rappresentare l’eccellenza in ogni ambito della ristorazione, per questo ogni sala è stata arredata con massima cura e la stessa attenzione è posta nei piatti del nostro menù come nella scelta degli ingredienti. Il ristorante si ing estende per oltre mille metri
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Stefano Peruzzi