ies Industria e Sviluppo
ANNO VI - N. 4 ottobre-dicembre 2014
trimestrale di informazione, opinione, economia, impresa Confindustria Arezzo, Firenze, Grosseto, Livorno, Lucca, Massa Carrara, Prato, Siena
DALLE TERRITORIALI Firenze ...................................... Arezzo, Grosseto, Siena ... Livorno ..................................... Lucca, Pistoia, Prato ........... Massa Carrara .......................
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INFRASTRUTTURE IL PUZZLE DELLA TOSCANA ENRICO ROSSI Vince la Toscana che non si arrende RICCARDO NENCINI Infrastrutture: è l’ora dei fatti
VINCENZO CECCARELLI Regioni: stop alle riduzioni delle risorse
IL NOSTRO LAVORO RAFFORZA LA VOSTRA IMMAGINE IL MONDO DELLA PELLE SU UNA RIVISTA NUOVI SPUNTI PER LA TUA ATTIVITÀ
L&L, la rivista presente alle Fiere più importanti del settore, da Parigi a Milano.
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Direttore responsabile: Annarosa Pacini apacini@iesindustriaesviluppo.com
SOMMARIO
La lunga strada verso l’infrastruttura etica COVER STORY 8
Coordinatore editoriale: Furio Massi
Infrastrutture: è l’ora dei fatti
Redazione: Luisa Angioloni (Arezzo), Simona Bandino (Firenze), Lodovica Lazzerini (Massa Carrara), Ilaria Maraviglia (Lucca), Franco Passarini (Grosseto), Saida Petrelli (Prato), Elena Pozzoli (Livorno)
12
Vince la Toscana che non si arrende 16
Hanno collaborato a questo numero: Maurizio Abbati, Pino Di Blasio, Mattia Cialini, Francesco Colonna, Claudia Failli, Nadia Frulli, Giuseppe Nigro, Paolo Vannini, Manuela Villimburgo
Regioni: stop alle riduzioni delle risorse 20
Infrastrutture, chiave di volta della crescita
Impaginazione, grafica e foto: Franco Passarini
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Direzione e redazione: Confindustria Grosseto, viale Monterosa 196, 58100 Grosseto, redazione@ iesindustriaesviluppo.com
Più energia al motore dell’industria 24
Editore: Assoservizi Toscana Sud Rete d’Imprese. Via Roma, 18 - 52100 Arezzo
Toscana del sud e infrastrutture: è il momento dei fatti
Stampa: Soluzioni per la Stampa Srl, Corso Carducci 34, Grosseto
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Toscana Nord: le infrastrutture, la grande opportunità
Registrazione: Tribunale di Grosseto n. 1/2009 del 26.03.2009 • Gli articoli possono non rispecchiare le posizioni delle Associazioni Industriali e dell’Editore, che li ritengono in ogni caso un contributo sul piano dell’informazione e dell’opinione. Dei contenuti sono responsabili i singoli autori. L’Editore non dovrà essere ritenuto responsabile per errori, omissioni, interruzioni o ritardi legati ai contenuti pubblicati nè per eventuali danni provocati dagli stessi. • È consentita la riproduzione purchè espressamente autorizzata dall’Editore, e con la citazione della fonte. • Non vengono trattati dati personali. L’uso dei dati, temporaneo, è solo a fini giornalistici. • Foto © Assoservizi Toscana Sud Rete d’Imprese. E’ vietato qualunque utilizzo e/o riproduzione, anche parziale, del materiale fotografico contenuto in questa rivista. PUBBLICITÀ: la raccolta pubblicitaria su tutto il territorio della Toscana per “IES - Industria e Sviluppo” è a cura di: MGA Comunicazione & Pubblicità srl - Via Aretina 167/M Firenze Tel. 055/5275595 - Cel. 349/5941620 e-mail: info@mgacomunicazione.it
EDITORIALE
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Comitato di redazione: Andrea Balestri, Sandro Bonaceto, Antonio Capone, Marcello Gozzi, Massimiliano Musmeci, Umberto Paoletti, Piero Ricci, Claudio Romiti
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Dalla terra al mare, più infrastrutture, più sviluppo 42
Il rilancio passa dalla sicurezza TERRITORIALI 47
FIRENZE
Sostenibili per vincere
AREZZO
50 GROSSETO Dove c’è impresa c’è casa SIENA
56 LIVORNO LUCCA
58 PISTOIA PRATO
Diamo energia alle nostre imprese La meccanica a Lucca, Pistoia e Prato: un settore dai molteplici volti
Le cave e il Piano Paesaggistico 60 MASSA CARRARA
29-33
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EDITORIALE
IES | ottobre-dicembre 2014 | Pagina 7
di Francesco Colonna, editorialista “Corriere Fiorentino”
La lunga strada verso l’infrastruttura etica
U
n’impresa può puntare su una linea specifica di prodotti, su qualcosa che contenga un suo vantaggio competitivo. Il governare o l’amministrare rendono quasi impossibile una gestione del genere, perché in qualche modo una risposta va data a tutti. Difficile lasciare indietro o rinunciare a qualcosa, e questo a prescindere dalla pura convenienza collettiva. Questo in Italia è molto vero: un sentimento e un atteggiamento che hanno reso difficile scegliere un indirizzo e, di conseguenza, un rafforzamento delle nostre eccellenze o la creazione di nuove. Di conseguenza anche le strutture di sostegno, le infrastrutture appunto, hanno seguito la stessa logica. Anche se non sempre in passato. Quando negli anni Sessanta, nel volgere di poco tempo, fu costruita l’Autostrada del Sole, si fece una scelta precisa: favorire l’automobile. E in molte città, incluse quella della Toscana, si eliminarono i tram
per lasciare spazio ad auto e bus, tanto più che la benzina costava molto poco. Che fosse la scelta giusta era opinabile, ma certo fu una scelta che influì nella strategia economica dell’Italia. La percezione è che oggi, invece, si tenti di dare una risposta a tutto, pur nella difficoltà della lunga ed esasperante crisi economica e sociale. Un intento meritorio e comprensibile ma che non permette di comprendere la direzione lungo la quale ci si muove. Il piano regionale integrato delle infrastrutture e della mobilità (Priim) è ricco di impegni tutti lodevoli: alta velocità, trasporto pubblico locale, strade, porti, interporti, aeroporti, aree logistiche, e piste ciclabili (che da sole valgono l’8 per cento, visto che un toscano su due ha una bici e il 10 per cento di loro la usa quotidianamente). Sono circa 23 miliardi da qui al 2020 (mancano solo sei anni), metà dei quali da trovare. L’idea alla base è che si vada sempre più a integrazione tra i
vari mezzi facilitando la vita dei toscani e di coloro (tanti) che ci vengono a trovare, creando anche nuovi percorsi per unire ciò che ancora oggi non lo è: per esempio, una linea orizzontale che da Grosseto vada verso l’altra parte dell’Italia centrale. Colpisce tuttavia che una vera e sostanziale integrazione che si sta verificando in Toscana è quella tra gli aeroporti di Firenze e Pisa: fatto che avviene solo grazie alla cessione a un’impresa straniera della proprietà dei due scali, senza che per decenni questi, in mano pubblica, riuscissero a trovare una convivenza sensata e produttiva per ambedue (negli Usa, patria del liberismo più o meno spinto, scali strategici sono in genere in mano alle authority pubbliche). Pur essendo due capisaldi strategici per la regione e per il Centro Italia. Per fortuna che si procede verso una gestione unica regionale del trasporto su gomma. Ormai è difficile agire economicamente senza una massa
critica efficace e conveniente. Un argomento che si sta facendo strada anche in altri settori nei quali, per anni, si è assistito a una proliferazione incontrollata di mini società locali, segno più di volontà di creare piccoli centri di potere che di servire i cittadini. Una insana passione per le spa, divenuta poi un vizio e quindi una palla al piede. Comunque ora l’impegno con i toscani e con l’Italia, è preso: quindi ciò che conta è la capacità di realizzazione, di rispettare i tempi, di produrre appalti coerenti e efficienti, di garantire trasparenza assoluta, di rispettare la collettività informandola sempre e tempestivamente di qualunque situazione nuova si venga a creare, affinché le opere non costino poi “x” volte quanto preventivato, di scegliere aziende ineccepibili sul piano professionale e etico, senza legami con persone o ambienti discutibili o anche peggio. Perché l’infrastruttura etica non vale certo meno di quella fisica.
COVER STORY / “INFRASTRUTTURE”, IL PUZZLE DELLA TOSCANA
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Infrastrutture: è l’ora dei fatti
Riccardo Nencini
Sono urgenti gli interventi infrastrutturali, per la Toscana come per il Paese, per l’economia e per la crescita. Occorre l’impegno di tutti per il rispetto dei tempi e degli obiettivi. Intervista al vice ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, Riccardo Nencini di Mattia Cialini, giornalista “Arezzonotizie.it”
S
ocialista e toscano, senatore dall’ultima legislatura, è entrato a far parte della squadra di Governo di Matteo Renzi come numero due alle Infrastrutture e ai Trasporti. Riccardo Nencini, classe 1959, ricopre infatti il ruolo di vice ministro nel delicato dicaste-
ro guidato da Maurizio Lupi. La scorsa primavera annunciò di voler premere l’acceleratore dei lavori della grande incompiuta del centro Italia: la Due Mari. L’8 maggio scorso c’è stata la firma dello statuto tra Anas, Ministero e Toscana, Umbria e Marche, le tre Regioni attraversate
dall’arteria per lo sblocco dei lavori. Partiamo da qui. Vice ministro Nencini, a che punto l’iter per il completamento della E78 e quale è l’impegno di CentrItalia, la nuova società che porterà avanti la realizzazione della grande opera?
“Prevedo belle sorprese, a breve. Lo scorso maggio avevo detto che contavamo di consegnare i lavori nel 2021, confermo la tempistica”. Procedono i lavori nel tratto Siena-Grosseto, ma quelli tra Arezzo, Umbria e Marche sono affondati
COVER STORY / “INFRASTRUTTURE”, IL PUZZLE DELLA TOSCANA
tra paludi di vecchia data. L’ideale tracciato si è arricchito negli anni di qualche tassello, mentre altre parti dell’infrastruttura inesorabilmente invecchiavano. Emblematico il caso del traforo della Guinza, cattedrale del deserto tra Toscana, Umbria, Marche. Perché il progetto E78 non è stato inserito nello Sblocca Italia? “Si tratta di un intervento privato e non poteva essere inserito nello Sblocca Italia. Ma la Due Mari viene considerata cruciale dal Governo Renzi, quale unico grande collegamento di terra est-ovest. Ripeto, il futuro riserverà belle sorprese”. Rimanendo in tema di grandi opere, è ricorso da poco il cinquantesimo anniversario dell’inaugurazione dell’Autosole, realizzata a velocità record, tronco dopo tronco. Ha collegato Napoli con Milano – coprendo una distanza di circa 800 chilometri – in otto anni, dal ‘56 al ‘64. Cosa manca oggi rispetto ad allora per far procedere i lavori delle grandi opere a velocità maggiore? “Dunque, ci sono due fattori che un tempo non esistevano. Ripartizione di responsabilità e procedure complesse. Nel primo caso, molte delle lungaggini vanno imputate all’attuale Titolo V della Costituzione”. Ovvero, la parte della Costituzione italiana in cui vengono “disegnate” le autonomie locali: Comuni, Province e Regioni. L’attuale struttura delle regioni deriva da riforme del Titolo V cominciate negli anni Settanta e terminate nel 2001, per assecondare un’idea di Stato più “fede-
ralista” e più prossimo alle esigenze dei cittadini. Una serie di riforme che ha causato diverse storture. “Esatto. La ripartizione di competenze tra Regione e Stato non è formulata al meglio. Nel caso di grandi opere occorre che lo Stato sia responsabile unico”.
In altre parti della Toscana, i pendolari in particolare, lamentano però una sorta di abbandono delle linee regionali in favore di eccessivi investimenti sull’alta velocità. “Ma l’alta velocità è fondamentale per ammodernare il Paese”.
E per quanto riguarda le procedure? “Vanno snellite. Ci sono troppi livelli di controllo: Corte dei Conti, Cipe – ovvero il comitato interministeriale per la programmazione economica –, conferenza dei servizi, conferenza delle regioni...”.
Lavori pubblici: per rappresentare davvero un motore per la ripresa, dovrebbero avere procedure snelle. Cosa si può migliorare dell’iter attuale? Non è il caso di riformare il sistema delle riserve che consente di far lievitare i costi in maniera sproporzionata rispetto ai piani iniziali? E’ davvero il massimo ribasso, la chiave giusta per l’assegnazione degli appalti? “Questi sono tutti temi affrontati nel nuovo codice degli appalti da costruire entro l’autunno del 2015. Inseriremo procedure molto più snelle. Tra le tantissime audizioni già fatte, il sistema del massimo ribasso non è stato difeso da nessuno. E troveremo delle forme adeguate per sostituirlo”.
Sblocca Italia, dalla linea Lucca-Pistoia, all’aeroporto di Firenze, cosa cambia per la Toscana? C’è un’accelerazione sulla E45? “La futura autostrada Orte-Mestre non è nello Sblocca Italia. Ma è una delle opere a cui teniamo particolarmente. Vorrei concentrarmi sul potenziamento delle nostre ferrovie. Ci sono 25 miliardi a disposizione e una parte di questi è destinata al territorio toscano. La linea Lucca-Pistoia non è un collegamento per andare al mare. O meglio, non solo. Rappresenta un ponte tra Lucca e l’area metropolitana di Firenze, un volano per l’economia”.
L’alta velocità: una scelta fondamentale per ammodernare il paese e per l’economia dei territori
L’Expo 2015 è un’occasione irripetibile. Aldilà delle inchieste, che danneggiano l’Italia –anche a livello di immagine –, c’è stata una polemica tra il
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presidente del Consiglio Renzi e il governatore lombardo Maroni, a proposito della lentezza dei lavori. A che punto siamo? Esiste un piano complessivo per favorire, oltre all’afflusso verso Milano, anche l’incoming in realtà territoriali di pregio come la Toscana? “I tempi saranno rispettati. La Toscana dovrebbe partecipare all’Expo come comunità regionale, pensando al modo migliore per fare sistema. Sia in maniera diretta – portando a Milano eccellenze toscane –, ma soprattutto cercando di catalizzare una parte dei numerosi visitatori previsti. La Toscana ha in sé caratteri marcati, apprezzati all’estero, paradigmatici per l’Italia intera. E’ avvantaggiata da collegamenti rapidi – come l’alta velocità Firenze-Milano – e tantissime bellezze artistiche e naturali”. Chiudiamo col tema delle lobby, su cui – in Italia – ci sono numerosi pregiudizi. Ma lei è per regolamentarle. “Assolutamente sì. I gruppi di pressione esistono da sempre, non volerli vedere è da ipocriti. Le lobby hanno un volto, sono rappresentate da persone e aziende con un nome e un cognome. E’ doveroso regolamentarle alla luce del sole”.
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COVER STORY / “INFRASTRUTTURE”, IL PUZZLE DELLA TOSCANA
Vince la Toscana che non si arrende Economia, infrastrutture, crescita: le vittorie, le prove da affrontare, il “segreto” per attrarre investitori stranieri. Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana di Pino Di Blasio, caposervizio interni ed economia regionale “La Nazione”
“S
a qual è la cartina di tornasole per diagnosticare lo stato di salute dell’economia toscana? Piombino. Sei mesi fa tutti davano per spacciato il polo siderurgico, facevamo i conti su quanti dipendenti della Lucchini e delle altre fabbriche avrebbero perso il lavoro, dopo che l’altoforno era stato spento. L’acciaio italiano sembrava un reperto industriale, all’orizzonte c’erano solo offerte improbabili e s’intonavano epitaffi su intere città che avevano vissuto di lamine e profilati. Oggi, mentre Terni sfoga la sua rabbia in piazza, mentre Taranto aspetta un cavaliere bianco
per l’Ilva, a Piombino ci sono due offerte credibili per acquisire la Lucchini. Che vada agli algerini di Cevital o agli indiani di Jindal, un bel pezzo di futuro è assicurato. C’è voluto uno sforzo straordinario, ma siamo riusciti ad evitare che Piombino entrasse in una fase terminale”. Il governatore della Toscana Enrico Rossi tira fuori dall’elenco di vertenze e casi di successo, dalla lunga lista di numeri, tabelle e proiezioni sui settori economici del granducato, la storia simbolo del suo primo quinquennio alla guida della Regione. Lo fa a poche ore dalla scelta del commissario straordinario Nardi sul nuo-
vo proprietario della Lucchini, ed è una scelta ponderata. “La Regione non fa il tifo per una o per l’altra offerta – spiega Rossi – ma ha due condizioni ineludibili per il polo siderurgico: il livello di occupazione e l’area a caldo. La nuova proprietà dovrà garantire il numero massimo possibile di occupati e la conservazione di una lavorazione d’eccellenza. Stando ai progetti, quelle condizioni saranno rispettate”. C’entra anche il porto nella scommessa per il polo siderurgico toscano? “E’ la prima domanda che sia Jindal che i vertici di Cevital mi hanno fatto. Per il porto di
Piombino sono pronti altri 120 milioni di euro, dopo la storia della Concordia, il Governo ha ribadito che manterrà gli impegni sullo smantellamento delle navi militari. Non ho motivi per dubitarne, così come sono convinto che un porto con fondali più bassi, sarà la carta in più per l’acciaio in Toscana”. Nemmeno il tempo di chiudere una vertenza delicatissima, che deve fare i conti con il dossier Livorno, con tante crisi che si aprono improvvisamente, come la Trw e l’Eni... “La prossima sfida sarà proprio Livorno, che diventerà un’area di crisi complessa.
COVER STORY / “INFRASTRUTTURE”, IL PUZZLE DELLA TOSCANA
Capace di attrarre fondi per la reindustrializzazione sia governativi che comunitari. Ma anche per Livorno la partita più complicata riguarderà il porto. Livorno deve diventare un porto europeo e per questo servono azioni concrete: mettere sotto controllo radar tutto il mare toscano, collegare il porto con la rete ferroviaria evitando trasbordi di merci, realizzare i depuratori, attivare, con cinque milioni di finanziamento regionale, il collegamento con la rete elettrica per le navi che stazionano nel porto e che inquinano con i motori accesi”. Un elenco nutrito, ma è convinto che Governo e Europa remino nella sua stessa direzione? “Dietro ai porti servono connessioni e reti come quella dei corridoi europei. La Toscana sta dando battaglia per far inserire Livorno in questa rete. Ma serve un’autostrada che colleghi il porto labronico a Roma. L’Unione Eropea non deve guardare soltanto a est, ma anche a sud. Sul Mediterraneo possono aprirsi straordinarie prospettive di collegamento con l’Africa del nord. E noi dobbiamo costruire la Darsena Europea, senza ulteriori indugi. Perché senza l’aiuto dei fondi comunitari, Livorno sarà condannata a un declino inesorabile”. Sono strategie per un futuro a medio termine, ma
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Molte le partite ancora da vincere, dai porti alle crisi dei big industriali
la Toscana ha bisogno di terapie immediate. Non crede che l’economia della regione abbia bisogno di uno scatto per tirarsi fuori dalla palude della stagnazione? “Siamo una delle regioni che, in un quadro nazionale compromesso, ha sostanzialmente tenuto. Ma non possiamo essere soddisfatti. La disoccupazione non è aumentata, ma non si è nemmeno ridotta. La domanda interna è sempre a livelli bassissimi, i fatturati delle nostre aziende reggono solo grazie all’export. Per i mercati esteri la Toscana conferma il suo primato tra le regioni italiane; i dati dei nostri diciotto distretti parlano di un export che supera i tredici miliardi di euro all’anno”. La salvezza viene dall’estero? “In questo momento sì, ma la Toscana ci mette la sua grande capacità di attrazione. Che
va alimentata costantemente, sorretta da azioni mirate, come quella sui bandi europei”. Lei ripete sempre questo claim. Cosa avete fatto di speciale sui bandi europei? “Siamo l’unica regione ad aver speso la stragrande maggioranza dei fondi europei del settennato precedente. E siamo la prima ad aver anticipato i bandi del prossimo settennato 2014-2020. 85 milioni di euro entreranno presto in circolo nel tessuto economico toscano, per finanziare progetti in agricoltura, nell’industria, nel commercio, nell’artigianato, nel turismo e nei servizi. La risposta delle imprese è stata entusiastica, tutti hanno voluto cogliere l’occasione per sfruttare da subito i soldi dell’Europa”. Dagli argentini sugli aeroporti alle cordate per la Lucchini, dai magnati russi e cinesi che investono sul vino e sull’olio ai tanti casi
Qualità della vita ma anche attenzione verso le imprese, la forza della Toscana che attrae
positivi di multinazionali in Toscana. Ha ragione il Financial Times a mettere la Toscana al primo posto tra le regioni dell’Europa del sud nell’attrazione di investitori stranieri? “La Toscana, ha una sua attrattiva, riconducibile a quello che potremmo definire il mito del Bel Paese. La qualità della vita in Toscana è molto alta e lo sanno bene i manager e gli imprenditori che qui operano. Chi viene in Toscana per fare impresa trova ottime competenze, un ‘saper fare’ di un artigianato che è straordinariamente competitivo e un’elevata capacità di attrarre investimenti. I casi General Electric, con Nuovo Pignone, Eli Lilly sulla farmaceutica, Gucci con Richard Ginori e tanti altri, sono prove inequivocabili che le imprese di questa regione sono economicamente e strategicamente ‘sexy’, con quel quid capace di attirare chi ha voglia di investire milioni di euro. Pur sapendo che viene a operare in un Paese con mali endemici, dalla burocrazia alla lentezza della giustizia. Noi abbiamo fatto da ‘sportello unico’ per le grandi imprese, in tanti casi, come Ikea, Eli Lilly o Ge, abbiamo affiancato la multinazionale affinchè superasse tutti gli ostacoli e realizzasse l’investimento. E’ per questo che il Financial Times ci ha premiati, non solo per lo splendore della nostra terra”.
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Regioni: stop alle riduzioni delle risorse Dalla sanità alla sicurezza idrogeologica alle infrastrutture: investire per crescere. Vincenzo Ceccarelli, assessore regionale alle Infrastrutture e Mobilità di Mattia Cialini, giornalista “Arezzonotizie.it”
È
tra gli ultimi arrivati in Giunta regionale, ma è forse quello con le deleghe più pesanti. Vincenzo Ceccarelli, 54 anni, casentinese, rappresenta il lato aretino del poligono governativo di Enrico Rossi. Entrato nel consiglio nel 2010, ha preso le redini dell’assessorato alle Infrastrutture e Mobilità, sostituendo Luca Ceccobao nel marzo del 2013. Dopo gli esordi da sindaco nella natìa Castel San Niccolò, Ceccarelli ha guidato per dieci anni la Provincia di Arezzo. Adesso la sfida della Toscana, con tanti fronti caldi su cui impegnarsi. Sostiene Rossi
nella battaglia contro la riduzione di risorse alle Regioni e spiega: “Sarebbero tagli sulla carne viva se andassero a incidere sulla sanità o sulla sicurezza idrogeologica”. E poi se la prende contro gli enti spendaccioni che non vengono sanzionati. “I tagli lineari non vanno bene, colpiscono tutti e indistintamente. La Toscana, che negli anni ha razionalizzato spese, risorse e ha mantenuto un atteggiamento virtuoso non dovrebbe essere penalizzata”. Quindi l’assist al Governatore che aveva parlato della possibilità della violazione del patto di stabilità nell’ambito della difesa del suolo: “E’ quasi un passo
obbligato: siamo in emergenza, le risorse ci sono, eppure non le possiamo spendere”. Un fronte cruciale su cui è impegnato è rappresentato dalla E78, la strada europea che dovrebbe far fare un salto di qualità alla comunicazione dell’Italia di mezzo, collegando Grosseto con Fano. Se ne parla dagli anni ‘60 e l’arteria è una grande incompiuta. Di recente è stata costituita la società Centralia che dovrebbe portare a termine i lavori. A che punto siamo? “Per quanto riguarda il tratto Siena-Grosseto, nonostante
qualche recente lamentela degli amministratori grossetani, i lavori stanno procedendo. Siamo al completamento di due lotti. E l’opera è così importante che la Regione ne ha chiesto l’inserimento nella Legge di stabilità. Per quanto riguarda Centralia, siamo andati molto avanti nella creazione della società di progetto che per il 55 per cento è in mano all’Anas. Siamo arrivati a perfezionare gli atti. Da parte del Ministero delle Infrastrutture c’è una certa sensibilità riguardo alla E78. Si sta valutando la sua sostenibilità con la riduzione da 4,5 a 2,9 miliardi complessivi per il completamento. Sull’avanza-
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mento dell’opera c’è stato un recente balzo in avanti qualitativo, ma sulle date di inizio e fine lavori non mi posso sbilanciare”. Di grande attualità è poi la questione dei treni regionali, anche alla luce della dichiarazione di Enrico Rossi: “E’ ora di un’operazione di giustizia per i pendolari”, vittime di disservizi, disagi, ritardi spesso dovuti agli “inchini” dei piccoli convogli rispetto all’Alta velocità. “E’ chiara la sproporzione tra l’impegno nei confronti del potenziamento dell’Alta velocità e la viabilità regionale. Tra l’altro la prima viene usata regolarmente da 60-70mila persone, la seconda da due milioni. Solo in Toscana sono 220mila i pendolari quotidiani. Rivendichiamo nei confronti di Rfi (Rete ferroviaria italiana) e Trenitalia il rispetto sia della qualità delle infrastrutture che della viabilità. Noi, come Regione, ci siamo impegnati, mettendoci la faccia. Abbiamo aperto una vertenza nei confronti di Trenitalia. I primi risultati li stiamo avendo, come la riapertura in tempi ragionevoli della Siena-Grosseto, chiusa dopo l’alluvione. Mi sono messo in gioco, parlando direttamente con l’amministratore delegato di Trenitalia dell’epoca, Mauro Moretti. Inoltre per il servizio ferroviario regionale vorremmo andare a gara. Certo, rischia di essere una mossa sterile, se la società
Vincenzo Ceccarelli
alternativa a Trenitalia non viene messa nelle condizioni di avere a disposizione materiale rotabile e depositi, ma è un segnale. Siamo riusciti a riunire allo stesso tavolo Rfi e Trenitalia: ci siamo messi a sedere per rivedere il contratto quadro; la qualità del servizio dipende da tutte e due le società. Sennò è un rimpallo di responsabilità. Ci saranno clausole molto migliorative. Se Trenitalia non raggiungerà gli obiettivi fissati andrà incontro a sanzioni pesanti. Sul versante degli investimenti posso dire che sono pronti 100 milioni nei prossimi cinque anni. Al momento il 50 per cento dei servizi è coperto con treni Vivalto nuovi. Entro il 2015 ne saranno riqualificati altri, così che l’85 per cento dei treni sarà nuovo o revampizzato”. E’ in dirittura d’arrivo la gara per il trasporto pubblico locale (Tpl) su gomma. “Per la fine dell’anno vengo-
Livorno, Fosse Reale
no inviate le lettere di invito agli otto soggetti che hanno manifestato interesse. In ballo ci sono 1400 tra bus e autobus nuovi, oltre 200 milioni gli investimenti previsti. L’età media dei mezzi, a quel punto, sarà di sette anni e mezzo, in linea con la media europea, partendo dagli attuali tredici. E mi pare un obiettivo notevole da raggiungere, considerando che sono stati anni di grandi tagli, a partire dal 2011. Una grande operazione, unica in Italia, anche nell’ottica della salvaguardia dei posti di lavoro”. In tempi di vacche magre, la minor attenzione alla manutenzione delle strade è tra le prove più evidenti della mancanza di fondi degli enti. I giornali locali si riempiono di servizi che denunciano le buche sull’asfalto. Eppure l’efficienza e la sicurezza stradale andrebbero tutelate al massimo. “Noi abbiamo approvato
Infrastrutture, cultura della strada, stili di vita: la sicurezza prima di tutto
una legge del 2012 per la creazione di un osservatorio sulla sicurezza stradale, in cui sono coinvolti enti, forze dell’ordine, Aci. L’osservatorio monitora ogni aspetto della guida perché la sicurezza è determinata dalle infrastrutture, dalla cultura della strada e dagli stili di vita. La Regione cerca di dare il proprio contributo in ogni ambito. Sul fronte delle infrastrutture stiamo facendo investimenti straordinari. Un esempio? La variante del Valdarno, in via di ultimazione. Sono 307 gli interventi co-finanziati dalla Toscana negli ultimi dieci anni per la sicurezza stradale. La spesa finora ammonta a 117 milioni. Anche quest’anno abbiamo distribuito 14 milioni alle Province per la sicurezza. Ogni morto sulla strada è sempre di troppo, ma il calo del numero degli incidenti, dei feriti e dei decessi registrato negli ultimi anni è sensibile”. Infine una domanda, anche se l’ambito non è esattamente di sua competenza. La Toscana è pronta a cogliere l’opportunità dell’Expo? “Saremo fisicamente presenti con uno spazio espositivo di 200 metri quadri dal 1° al 28 maggio 2015. E’ stato fatto un bando pubblico per idee innovative, le migliori fra queste idee verranno portate a Milano. Agricoltura, commercio, filiera delle nostre produzioni e capacità creative. La Toscana ha una grande occasione”.
STUDIO LEGALE QUERCI IMPRESA & DIRITTO UN BINOMIO CHE RIGUARDA IL DIRITTO FINANZIARIO E BANCARIO Negli ultimi decenni gli imprenditore si sono abituati ad avere rapporti stretti con il consulente WULEXWDULR 5HFHQWHPHQWH DG DFFRPSDJQDUH OH VFHOWH VWUDWHJLFKH GHOO¡D]LHQGD VL q IDWWD VWUDGD LQ PRGR VHPSUH SL FRQFUHWR OD Ă€JXUD GHO FRQVXOHQWH LQ PDWHULD Ă€QDQ]LDULD H EDQFDULD Lo Studio Legale Querci, il cui titolare è abilitato presso la Corte di Cassazione, ha maturato una consolidata esperienza nel campo del GLULWWR Ă€QDQ]LDULR H EDQFDULR HVVHQGRVL RFFXSDWR Ă€Q GDO GL LPSRUWDQWL GHIDXOW Ă€QDQ]LDUL &Lz KD SHUPHVVR GL VYLOXSSDUH UHOD]LRQL RSHUDWLYH FRQ VWXGL LQGLSHQGHQWL H FRQVXOHQWL LQ PDWHULD EDQFDULD H di occuparsi approfonditamente dello studio dei rapporti di conto FRUUHQWH H GHL PXWXL GRYH OD SUHVHQ]D GHO YDOLGR FRQVXOHQWH WHFQLFR q DQFRU SL VLJQLĂ€FDWLYD ´2JJL WHQLDPR DQFRUD DFFHVH OH VSHUDQ]H UHODWLYH DO FDVR /HKPDQ %URWKHUÂľ VSLHJD O¡$YY )UDQFHVFR 4XHUFL ´DYHQGR RWWHQXWR GDO 7ULEXQDOH GL 3UDWR GXH SURYYHGLPHQWL LQ GXH GLYHUVL JLXGL]L FKH KDQQR DPPHVVR OD &RQVXOHQ]D WHFQLFD G¡X΀FLR SHU YHULĂ€FDUH VH OH EDQFKH IRVVHUR D FRQRVFHQ]D GHOOH HÍżHWWLYH GL΀FROWj GHO FRORVVR DPHULFDQR Voglio poi segnalare che la maggior parte dei SURFHGLPHQWL LQ PDWHULD Ă€QDQ]LDULD H EDQFDULD YHQJRQR ULVROWL DWWUDYHUVR OD QHJR]LD]LRQH diretta anche durante la pendenza del giudizio: QHJR]LD]LRQH D FXL YLHQH SUHVWDWD SDUWLFRODUH DWWHQ]LRQH JUD]LH DOOD SXQWXDOLWj GHOOH UHOD]LRQL HFRQRPHWULFKHÂľ Come si è trasformato il sistema bancario negli ultimi decenni? “E’ un mondo che si è molto trasformato, passando da soggetto di diritto pubblico a VRJJHWWR GL GLULWWR SULYDWR SXU PDQWHQHQGR RYYLDPHQWH DQFKH XQD IXQ]LRQH SXEEOLFLVWLFD 7DOH FLUFRVWDQ]D KD FRQWULEXLWR D PRGLĂ€FDUH l’atteggiamento del nostro ordinamento nei FRQIURQWL GHO PRQGR FUHGLWL]LR 'DO LQ particolare, si sono moltiplicate le pronunce GHL JLXGLFL FKH LPSRQHYDQR DJOL HQWL FUHGLWL]L H Ă€QDQ]LDUL LO ULJRURVR ULVSHWWR GHOOH QRUPH LQWHUSUHWDWH LQ IDYRUH GHO FOLHQWH WUDVSDUHQ]D H LQIRUPD]LRQH VRQR GLYHQWDWL REEOLJKL VHPSUH SL VWULQJHQWL FRGLĂ€FDWL QHO 7HVWL XQLFL )LQDQ]LDUL H %DQFDULÂľ 7XWHOD OH LPSUHVH DVVRFLDUH OD SURSULD VWUDWHJLD DO GLULWWR Ă€QDQ]LDULR H avvalersi dell’avvocato ed il consulente? ´,O GLULWWR Ă€QDQ]LDULR H EDQFDULR q HQWUDWR SUHSRWHQWHPHQWH LQ PROWL FDVL come elemento da cui fare discendere anche precise scelte strategiche GHOO¡LPSUHVD $L FDVL HFODWDQWL GHL GHIDXOW LQ PDWHULD Ă€QDQ]LDULD DWWLQHQWL DOOD IDVH GHOO¡LQYHVWLPHQWR H GHO ULVSDUPLR KDQQR IDWWR HFR GLVFXVVL UDSSRUWL LQ PDWHULD EDQFDULD IUD FXL 8VXUD $QDWRFLVPR H &06 /D EDQFD q XQ¡LPSUHVD H SHU TXHVWR q VHPSUH DOOD ULFHUFD GL QXRYL SURGRWWL H GL QXRYH VWUDWHJLD GL PHUFDWR FKH WHQJRQR GL FRQWR GHOO¡DWWXDOLWj GHO PRPHQWR GL UHJROD LQ SHULRGL GL SURVSHULWj VL SURSRQJRQR SURGRWWL Ă€QDQ]LDUL WDOYROWD ´FRSHUWLÂľ GD DOWUL SURGRWWL Ă€QDQ]LDUL SHU FDOPLHUDUH HYHQWXDOL SHUGLWH FRQ IRUPXOH DQFKH VSUHJLXGLFDWH FRPH L GHULYDWL
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COVER STORY / “INFRASTRUTTURE”, IL PUZZLE DELLA TOSCANA - FIRENZE
Infrastrutture, chiave di volta della crescita Strade, aeroporti, edilizia, opere pubbliche: senza la produzione l’economia non si rimette in moto di Maurizio Abbati, giornalista freelance
“L
e infrastrutture sono uno snodo fondamentale per garantire la ricchezza e lo sviluppo di un territorio, non solo per le imprese ma anche per i comuni cittadini. Una infrastrutturazione insufficiente non consente un agevole spostamento e questo penalizza indubbiamente la produzione, i commerci, il turismo. La Toscana e l’area fiorentina nello specifico risentono di un ritardo infrastrutturale accumulato negli anni, che dobbiamo recuperare se vogliamo incrementare il valore aggiunto del nostro territorio per i visitatori e soprattutto per gli investitori”. Infrastrutture chiave di volta della crescita secondo il presidente di Ance Firenze, Stefano Fani, che parte da un’infrastruttura ancora da portare a compimento per dimostrare gli effetti di una viabilità efficiente. “I vantaggi che hanno garantito la realizzazione della terza corsia nel tratto fiorentino sono evidenti - spiega -. Pensiamo a come potranno ancora migliorare le cose quando sarà terminato il tratto valdarnese. Ma non dobbiamo fermarci qui, perché ci sono altri lavori da fare prima di poter dire di aver compiuto un efficientamento concreto della rete autostradale a servizio della città. Mi riferisco
all’uscita di Firenze sud, dove siamo in presenza di un viadotto privo di uno svincolo terminale che in origine era previsto. Stesso problema per l’uscita di Firenze Certosa, dove il by pass del Galluzzo appare fondamentale”. Oltre ai collegamenti via terra ci sono quelli aerei. E qui il discorso torna a cadere sul futuro dell’aeroporto Vespucci. “Purtroppo siamo di fronte a una questione che si protrae da tempo infinito, anche se finalmente una soluzione sembra essere alle porte. Non credo sia produttiva la discussione sulla pista, tra i duemila e i duemila quattrocento metri. Credo piuttosto che, se dobbiamo investire in un progetto nuovo, vada fatto guardando a un reale sviluppo di Firenze. E questo significa anche portare avanti la sinergia con Pisa, che però non potrà essere compiuta fino a quando non avremo un collegamento ferroviario funzionale”. Altra questione aperta, la Tav. “L’alta velocità ferroviaria è un progetto che ha cambiato l’Italia e adesso Firenze ha assunto un ruolo importante sull’asse Roma-Milano. Ma il tunnel sotterraneo è un elemento prezioso in questo contesto, e non solo per migliorare la circolazio-
ne dei supertreni. Completare il tunnel significa anche liberare i binari di superficie e poterli utilizzare per il trasporto locale, alleggerendo il traffico. Se a ciò si aggiunge la possibilità di dare nuova destinazione urbanistica alle aree ferroviarie dismesse, magari per investimenti edilizi, sapete cosa può significare per l’economia locale?” C’è però un altro tema importante legato alla gestione del traffico urbano, quello di un’eccessiva presenza di auto in sosta sulla strada. “Problema che può essere risolto solo con la creazione di nuovi parcheggi interrati. Per questo bisogna riaprire al project financing. Anche se prima vanno definiti bene gli appalti, perché se vogliamo che le imprese si accollino il rischio della costruzione di un parcheggio, bisogna presentare offerte valide e progetti sostenibili, sia sotto il profilo economico che dei tempi di realizzazione”. Infrastrutture elemento imprescindibile anche per l’economia del sistema di imprese che ruota attorno all’edilizia e che sta vivendo una congiuntura difficile anche a causa della scarsità di offerta della committenza pubblica. “Il blocco delle opere pubbliche ha gravato in modo forte sulle imprese. Molte sul territorio hanno chiuso in questi anni
anche per questo motivo. E la dimostrazione di questa crisi dell’edilizia sono i numeri, come sempre impietosi. Solo nell’ultimo anno nell’area fiorentina si contano 800 addetti in meno e 130 imprese che hanno chiuso, di cui 30 solo negli ultimi tre mesi. Senza contare il trend negativo degli anni precedenti. Questo ha fatto sì che il numero degli addetti scendesse dagli 8.502 del luglio 2011 ai 5.942 del luglio scorso, mentre nello stesso periodo le imprese sono passate da 1.784 a 1.483. Infine le ore lavorate, crollate da 1.079.034 di tre anni fa a 794.924 di oggi. E’ dunque essenziale far tornare a lavorare le imprese, perché solo così si può generare nuovo reddito e migliorare la capacità di spesa. Senza la produzione l’economia non si rimette in moto”.
Stefano Fani
COVER STORY / “INFRASTRUTTURE”, IL PUZZLE DELLA TOSCANA - FIRENZE
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Più energia al motore dell’industria Potenziare le infrastrutture per attirare investitori esteri e sostenere la crescita di Maurizio Abbati, giornalista freelance
L
’industria è motore del territorio, ma il territorio deve a sua volta contribuire a dare energia alle imprese, metterle in condizione di operare, garantire loro di trovare vie di comunicazione adeguate, capaci di collegarle alle grandi rotte nazionali ed internazionali. Perché l’economia ruota attorno ad una rete complessa ed articolata, un tessuto imprenditoriale in cui le infrastrutture sono un elemento essenziale. E da sempre il livello delle infrastrutture è emblematico dello sviluppo economico di un paese. “La dotazione infrastrutturale – afferma Paolo Poli presidente di Mugello Circuit spa e presidente della sezione territoriale Mugello Val di Sieve per Confindustria Firenze – è un fattore competitivo estre-
Da sin.: Luca Cordero di Montezemolo, Paolo Poli
mamente importante per l’economia di un Paese, sia in relazione alle attività produttive presenti, che alla capacità di attrarre investimenti dall’estero. Purtroppo il posizionamento dell’Italia nelle statistiche internazionali non è certo confortante: siamo dietro a paesi quali Marocco e Cile e decisamente lontani dalle posizioni dei nostri più diretti concorrenti, Francia e Germania, che sono decimi e undicesimi (Italia 56° posizione World Economic Forum). Secondo alcune stime un adeguamento degli investimenti in infrastrutture ai livelli europei potrebbe generare un incremento del Pil del 12 per cento nell’arco di un decennio, pari a 167 miliardi a prezzi del 2010, con una maggiore occupazione di 2,8 milioni di unità. Al contrario, i costi del nostro deficit infrastrutturale sono stimati in 30 miliardi l’anno di minori benefici economici (CSC Scenari economici)”. Qual è la situazione infrastrutturale dell’area fiorentina e quale quella degli investimenti pubblici in questo settore negli ultimi anni? “Dipende, se la paragoniamo a città quali Monaco di Baviera, Londra, Madrid o simili, il confronto non è certo positivo. Limitandoci all’ambito nazio-
nale la nostra è una situazione intermedia tra un Sud Italia che ha un gap rilevante e un Nord Italia che indubbiamente è più vicino agli standard europei. In relazione agli investimenti pubblici l’ultimo rapporto Ance indica per la provincia fiorentina una diminuzione del 67 per cento dell’importo dei bandi di gara pubblici nel periodo gennaio-settembre 2014 rispetto al 2013. Quali sono le infrastrutture che secondo lei andrebbero potenziate? “Ritengo effettivamente che il problema risieda più in un potenziamento o efficientamento delle infrastrutture esistenti piuttosto che nella costruzione di nuove. E’ quindi, ad esempio, necessario riuscire ad avere un aeroporto efficiente, una linea ferroviaria ad alta velocità, assi viari capaci di assorbire il traffico sia merci che persone. Tutto ciò può influenzare le decisioni di insediamento degli investitori esteri in un paese piuttosto che in un altro e conseguentemente assicurare reddito e occupazione per anni”. Si parla del nostro come di un territorio che ha un buon appeal nei confronti degli imprenditori. E’ davvero così o ci sono fattori che ci
penalizzano in questo senso? “Il ritardo infrastrutturale associato alla dinamica, che definirei schizofrenica, dell’economia globale, dove gli elementi di natura finanziaria condizionano sempre più l’economia reale, ci pone in una seria condizione di inferiorità nell’attrarre investimenti dall’estero. Le do altri due numeri, il rapporto tra lo stock di Ide (Investimenti Diretti dall’Estero) e il Pil italiano è pari a circa il 15 per cento, un terzo di quello medio europeo, la metà di quello dei paesi avanzati e decisamente inferiore a Spagna, Francia, Germania e UK. Chiaramente gli Ide sono influenzati anche da altri fattori quali, ad esempio, la pressione fiscale, la certezza del diritto nelle controversie, l’efficienza della Pubblica amministrazione, il capitale umano, etc. tutti elementi ove, ad eccezione di quest’ultimo, l’Italia certo non eccelle. Nonostante questo, riusciamo ancora ad avere un appeal notevole nei confronti delle aziende estere, grazie alle competenze dei nostri collaboratori, alla passione per il nostro lavoro e per i nostri prodotti, ad un mix, spesso vincente, tra capacità manageriali e organizzative che si fondono con un’artigianalità profondamente radicata nella nostra cultura”.
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TESOM, PARTNER IDEALE PER LE AZIENDE
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Nell’attuale processo di globalizzazione, la comunicazione tecnica è diventata di primaria importanza soprattutto nella complessa strategia di marketing e visibilitĂ aziendale. Tiziana Sicilia, titolare della TESOM e Vicepresidente della COM&TEC, Associazione Nazionale per la Comunicazione tecnica, spiega in cosa consiste H TXDOL EHQHĂ€FL SXz DSSRUWDUH ad un’azienda. “Si intende un insieme di informazioni e contenuti che possono essere di vario tipo e strutturati in vari formati, contenenti aspetti tecnici relativi ad un prodotto, un processo, una metodologia o altro che si intende trasferire all’esternoâ€?. La comunicazione tecnica può aiutare un’azienda a crescere e ad essere vincente? “E’la base da cui partire per proporsi sul mercato ed essere competitivi. Negli ultimi anni infatti, il settore della comunicazione e della documentazione tecnica si è rivelato un formidabile strumento per vinFHUH OH VĂ€GH GHL PHUFDWL QD]LRnali ed internazionali. A livello europeo si registra un’attenzione altissima a questa tematica, mentre in Italia la situazione è SLXWWRVWR GLYHUVLĂ€FDWD H WDQWH realtĂ ancora non comprendoQR O¡H΀FDFLD HG L EHQHĂ€FL FKH ne potrebbero scaturireâ€?. 1HOOR VSHFLĂ€FR FRPH LQWHUYLH-
ne TESOM? ´$΀DQFD H VXSSRUWD OH D]LHQGH RÍżUHQGR VHUYL]L GL FRQVXlenza nel campo della gestione della documentazione, della localizzazione e traduzione, dell’interpretariato e della formazione linguistica Business, SHU SUHSDUDUH H R UDÍżRU]DUH OH D]LHQGH FKH VL DÍżDFFLDQR R JLj operano sui mercati internazionaliâ€?. &RPH GHĂ€QLUHEEH LQ WHUPLQL chiari la localizzazione ? ´/RFDOL]]DUH VLJQLĂ€FD ´FRQWHstualizzareâ€?: adattare il contenuto di partenza al contesto di destinazione. Sembra facile, ma in realtĂ molta comunica]LRQH ULVXOWD LQH΀FDFH SHUFKp non si ha la competenza per comunicare qualcosa ad un utente diverso da quello per cui quel qualcosa è stato progettato e realizzatoâ€?. Quali sono i clienti della TESOM? “SocietĂ multinazionali ma anche di piccole dimensioni del settore oil&gas, meccanico ed elettronico, medicale, studi di ingegneria, studi legali, enti vari, ecc. La TESOM supporta l’azienda in tutte le IDVL GDOO¡RÍżHUWD Ă€QR DO SRVW vendita, assistenza ai clienti e training tecnico sia in Italia che all’esteroâ€?. info@tesom.com www.tesom.com
publiredazionale
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COVER STORY / “INFRASTRUTTURE”... - AREZZO, GROSSETO, SIENA
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Toscana del sud e infrastrutture: è il momento dei fatti Un territorio ricco di potenzialità, penalizzato da un sistema di infrastrutture sempre meno adeguato. Occorrono soluzioni in tempi rapidi per sostenere una reale ripresa di Giuseppe Nigro, direttore “Sienafree.it”
L
e infrastrutture sono sinonimo di competitività. Inquadrare il contesto in cui operano le aziende toscane è imprescindibile per scattarne una fotografia realistica. Un contesto infrastrutturale accettabile in alcuni territori, critico in altri, e per questo un’opportunità di crescita nella misura in cui si deciderà e si riuscirà a metterci mano. Per motivi morfologici, ma anche storici e non solo, è soprattutto il sud della Toscana a dover convivere con criticità or-
mai insostenibili. “Sul piano infrastrutturale Siena è in forte ritardo”, dice Andrea Tanzini, presidente di Ance Siena e vicepresidente di Confindustria Toscana Sud. “Va previsto un programma di opere che dia soluzione definitiva, e in tempi brevi, al problema dell’isolamento del territorio della Toscana del Sud. Questi ritardi si traducono in costi diretti e soprattutto in minori opportunità per le imprese rimaste e per quelle che avrebbero potuto arrivare”.
Un quadro d’insieme non può partire dalla situazione viaria: “La Superstrada per Firenze è obsoleta, il grande traffico imporrebbe un rifacimento invece evitato con il ricorso a manutenzioni straordinarie. Il nuovo svincolo di Firenze è fermo da anni e, anche se sarà ripreso, dovrà quasi certamente essere rifatto”. Incompiuti in parte i collegamenti verso sud: “La SienaGrosseto presenta ancora tempi lunghi nel senese, ma recentemente sono stati finanziati gli
ultimi due lotti. Il collegamento verso Sud permette di raggiungere velocemente l’autostrada ma resta da completare il raccordo con Arezzo, e verso l’Umbria restano numerosi tratti corrotti. E necessitano un adeguamento per la ‘429’ e la Cassia”. Ancora più delicata la situazione se si parla di ferrovia: “Occorre creare un collegamento rapido con Firenze e quindi con l’alta velocità, capace di un tempo di percorrenza sotto l’ora. E dovrebbe essere miglio-
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rato quello verso Chiusi, dove si sta pensando ad un’altra stazione dell’alta velocità, e che dovrebbe divenire un hub merci di primaria importanza in grado di servire tre regioni. E a proposito di merci, raggiungere facilmente il porto di Livorno o Civitavecchia è un elemento di competitività per il territorio”. Infine gli approdi aeroportuali: “Oltre al potenziamento della rete di collegamento ferrata e autostradale verso il principale scalo toscano, quando sarà scelto, il piccolo aeroporto di Ampugnano può essere opportunamente ripensato e adeguato per un traffico privato ad ala fissa e/o rotante dando una connotazione turistica di alto livello al territorio. Non ci sono i numeri per giustificare altri tipi di soluzioni o collegamenti con aeromobili più grandi. Aspettiamo gli esiti del nuovo bando di concessione”. Naturale interrogarsi sulle cause di una situazione del genere: “Le responsabilità sono certamente politiche imputabili anche ai lunghi processi decisionali e procedurali: manca l’individuazione delle priorità e una valida programmazione – spiega Tanzini –. Scontiamo scelte o soprattutto non scelte del passato, una mancanza di pianificazione organica del territorio e la frammentazione del potere decisionale in capo a una
Andrea Tanzini
pluralità di soggetti portatori di interessi diversi”. In quale direzione muoversi? “Abbiamo più volte auspicato un’armonizzazione dei regolamenti urbanistici comunali, contro scelte che riteniamo di ostacolo al mantenimento del tessuto produttivo: invece di aggiungere avremmo bisogno di una deregulation che consenta di fare le cose, il che non vuol dire permettere selvaggiamente tutto a tutti. Proposta al limite della provocazione: creare un’agenzia snella fatta di uffici dedicati, in cui figuri la componente pubblica e quella privata, un soggetto che ridisegni il territorio individuando le direttrici da seguire nel lungo periodo, determinando da subito le priorità su sui investire le risorse disponibili”. “Il problema storico è quello delle infrastrutture viarie e ferroviarie”, dice Antonio Cap-
Antonio Cappelli
pelli, past president dell’Associazione Industriali Grosseto, rappresentante del Terziario nel consiglio generale della nuova Confindustria Toscana Sud. “Grosseto sta in mezzo all’unico tratto di costa europea in cui manca l’autostrada, i 200 chilometri tra Cecina e Civitavecchia. Della sua realizzazione si parla da 50 anni. Oggi è una sfida quasi impossibile per l’investimento economico necessario e per i tanti, troppi localismi da superare, con amministratori magari bravi ad amministrare il locale ma con un orizzonte temporale operativo troppo limitato. La Maremma nel suo complesso è tutt’ora un mosaico di piccoli interessi che non trova momenti di sintesi, scollegata dai grandi flussi turistici della Toscana se si eccettua la stagione estiva, con scarsissima propensione all’export, bassi servizi
Armonizzare i regolamenti urbanistici, una “deregulation” per semplificare e competere
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Igor Magini
all’impresa e totale assenza di una piattaforma logistica specializzata nei settori produttivi eccellenti, come l’agroalimentare. Un’analisi da cui emergono sia la fragilità del tessuto economico che le responsabilità degli amministratori passati: “La Maremma non ha mai espresso un politico di levatura nazionale, ciò che ad esempio ha rappresentato Fanfani per Arezzo, che portasse caparbiamente avanti l’infrastrutturazione del territorio ed oggi paghiamo anche per quelle scarse capacità di pianificazione”. Guardando al futuro, facile stabilire le priorità:“Il completamento della “Due Mari” è un’opera fondamentale, così come il “Corridoio Tirrenico” – spiega Cappelli –: se riuscissimo ad avere, a Sud di Grosseto, almeno una tipologia di strada come quella che a Nord arriva fino a Cecina andrebbe benissimo lo stesso, una strada cioè priva di incroci a raso, con buona fruibilità e limiti di velocità adeguati al XXI secolo. La rete ferroviaria che collega Grosseto a Siena e Firenze non è ad oggi nemmeno elettrificata, i trasporti sono sono lentissimi, assolutamente non adeguati alle necessità del territorio. Ma ancor più della dotazione stradale, priorità assoluta dovrebbe essere quella di far funzionare meglio lo scalo civile aeroportuale esistente. Senza
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Strategico il ruolo dei Poli Logistici, anche per il settore agroalimentare
la pretesa di fare concorrenza a Pisa o Roma, la possibilità di implementare anche un solo volo di linea per Milano e charter turistici per aumentare le presenze nell’arco di tutto l’anno, costituirebbe un volano economico enorme per il nostro territorio. E poi servirebbe la già menzionata piattaforma logistica: oggi non esiste un punto doganale ed il più vicino è a Firenze o a Livorno. Imbottigliare, etichettare, confezionare e spedire all’estero un vino qui costa molto di più che nel Chianti o nelle Langhe piemontesi o nella marca trevigiana. Non si tratta di costruire grandi impianti industriali nel cuore della Maremma, ma un’area specializzata nella logistica avanzata, agganciata alla rete ferroviaria al servizio delle nostre imprese, per chiudere le filiere agroalimentari con il maggior valore aggiunto che certi servizi creano. Un’infrastruttura del genere, in un’area con bassi valori fondiari, attrarrebbe investimenti ed operatori economici dall’esterno, con ulteriori benefici sotto il profilo occupazionale. Si creerebbero flussi produttivi ed economici oggi pressoché assenti. Invece si continua a ragionare follemente, in maniera miope, al contrario: poiché le imprese sono poche, la piattaforma logistica è inutile. Infine le autostrade infor-
matiche: in un territorio grandissimo fatto di piccoli centri urbani dispersi tra boschi e colline, disporre di una vera“banda larga” per l’accesso al web è la prossima sfida per supportare le nostre produzioni d’eccellenza nella competizione globale”. “L’economia passa dal lavoro e il lavoro passa dai lavori pubblici”, è la prospettiva messa in luce da Igor Magini, presidente dell’Ance di Arezzo. “Serve un’attenzione maggiore e quotidiana alla tipologia delle gare di appalto e all’economia locale, con l’obiettivo di prediligere il tessuto economico locale, e ci sono mezzi leciti per farlo, nessuno vuole pensare a forme di favoritismo, ma il territorio locale deve essere tutelato”. L’orizzonte naturalmente è quello di chi vuole affrontare e risolvere i problemi infrastrutturali: “La statale umbro-casentinese è il simbolo delle criticità del territorio aretino, che si ri-
È l’ora di accantonare la logica del massimo ribasso, per dare più spazio alle aziende locali
percuotono su tutto l’asse viario: una politica non attentissima negli anni passati fa sì che oggi la strada principale attraversi i centri abitati, con la necessità – e qualche tentativo – di bypassarli. Fortunatamente dal punto di vista ferroviario la centralità di Arezzo permette di avere ancora buone connessioni, in attesa di avere sul territorio anche l’alta velocità, e dal punto di vista tecnologico non siamo ancora a livello europeo ma c’è stato un balzo in avanti, capendo che da lì passa lo sviluppo, pur in presenza di situazioni ancora totalmente scoperte. Ma la situazione della viabilità si ripercuote anche sull’efficienza delle aziende”. Anche territori ben collegati hanno problemi sulle strade: “Al di là delle strade nuove, i problemi della manutenzione negli ultimi 15-20 anni alla lunga si fanno sentire. Non voglio entrare in polemiche politiche,
ma l’appello da fare è alla volontà di tornare a manutenere le strade e implementare il sistema viario, con una collaborazione a tutto tondo tra i vari attori in tutti i ruoli”. Ed è quando ci si sposta sulle ragioni di certe inefficienze che il discorso cade su come vengono fatti i lavori: “Sulle responsabilità si aprono tanti capitoli, non ultimo quello degli appalti pubblici – conclude Magini –. Dovremmo dare più spazio alle aziende locali, prediligendo il territorio, accantonando la logica del massimo ribasso che ammazza le aziende reali locali a tutto vantaggio di chi lavora con metologie e provenienze dubbie. L’imprenditore locale ci mette la faccia e ha tutto l’interesse che le cose siano fatte bene. Il costo della manodopera dovrebbe essere identico in tutta Italia, non è pensabile che aziende del territorio non riescano a essere competitive con chi viene da centinaia di chilometri, perché il margine di impresa resta sempre quello, attorno all’8-10 per cento. Così si danneggia il tessuto economico locale, le aziende sono sempre meno strutturate, aziende spot sempre più piccole. La cosa che non si capisce non facendo lavorare le aziende locali è che il danno sociale sul territorio va oltre il guadagno momentaneo”.
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OSTERIA LE LOGGE UN LUOGO DOVE LA CULTURA E LA PROFESSIONALITĂ€ TRASMETTONO EMOZIONI
L’Osteria Le Logge è qualcosa di piĂš di un ristorante, è un pezzo di storia senese. Collocata in pieno centro storico, fu aperta nel ‘77 da Gianni e Laura Brunelli, diventando in breve tempo un punto di riferimento per i fermenti studenteschi di quegli anni. Dal 2000, con l’ingresso in societĂ di Mirco Vigni inizia un nuovo corso delle Logge, che ne fa oggi una delle piĂš importanti realtĂ della ristorazione in provincia di Siena.“I nostri piatti si gustano con i sensi, ma qui si cucina FRQ LO FXRUHÂľ DÍżHUPD 0LUFR ´/H /RJJH QRQ
è un posto dove si viene solo a mangiare, ma anche a vivere un’esperienza totale. Da noi si organizzano eventi culturali, musicali e artistici e si fa un lavoro complesso che vuoOH D΀DQFDUH L grandi piatti�. Un dinamismo che ovviamente non toglie nulla alla ristorazione di alta qualità e alla ricerca costante di materie prime biologiche, nostrane e genuine. Nuovi investimenti e collaborazioni hanno DFFRPSDJQDWR LO FDPPLQR GHOO¡2VWHULD ÀQ dall’acquisto dei locali ad essa adiacenti in cui fu trasferita ed ampliata la cucina: rinnovata e completamente a vista, non solo dall’interno ma dalla strada adiacente a Piazza del Campo, che rappresenta il riuscito connubio fra le architetture storiche e il design innovativo di una cucina ad alta tecnologia.
percorso delle Logge e lo stile della ristorazione cambia ancora, grazie alle sue invenzioni e ai suoi tecnicismi applicati al cibo. “Da cucina toscana classica si evolve nelle cotture e nella leggerezza con un contesto piĂš contemporaneoâ€? continua Mirco, “risultando adatto a rispondere maggiormente ai gusti ed allo stile di vita di oggiâ€?. 8OWLPR Ă€RUH DOO¡RFFKLHOOR LQ RUGLQH GL WHPSR la realizzazione di una cantina in un fondo a pochi metri di distanza dal ristorante. QuatWUR SLDQL GL YLQL FKH LO SURSULHWDULR GHĂ€QLVFH come “Una delle cantine piĂš belle d’Italiaâ€?. Qui, all’ultimo piano, trova posto un bar dove fra rassegne Jazz e di musica colta, circondati dall’arte si degustano vini di pregio e si fa notte. www.osterialelogge.it www.untubo.it
L’arrivo dello Chef di fama Nico Atrigna, oggi in società , segna un’ulteriore tappa nel publiredazionale
COVER STORY / “INFRASTRUTTURE”... - LUCCA, PISTOIA, PRATO
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Toscana Nord: le infrastrutture, la grande opportunità Dal sistema aeroportuale al traffico ferroviario e autostradale, fino alla messa in sicurezza delle scuole: opportunità di crescita economica e di lavoro. Questioni a volte annose, le cui soluzioni possono oggi diventare un vero volano per lo sviluppo di Paolo Vannini, giornalista freelance
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l potenziamento del ferrotranviario lungo l’asse Firenze-PratoPistoia-Lucca, un sistema aeroportuale regionale rafforzato e sinergico, la terza corsia dell’autostrada Firenze Mare, investimenti per il miglioramento e la messa in sicurezza delle scuole. In più alcuni specifici interventi legati alle singole realtà. E’ su questi grandi temi che si può trovare la sintesi, e anche una chiara condivisione degli obiettivi, nelle opinioni espresse da tre imprenditori di Prato, Pistoia e Lucca: Andrea Cavicchi, architetto e imprenditore, presidente dell’Unione
industriale pratese con delega alle infrastrutture, Monica Andreotti, vice presidente di Confindustria Pistoia con delega al territorio, titolare di un’agenzia immobiliare, e Stefano Varia, impresario edile, con delega alle infrastrutture per l’Associazione industriali di Lucca. Il tema delle infrastrutture mette a nudo ritardi e difficoltà nel trovare soluzioni idonee eppure è proprio questa, sostengono gli imprenditori toscani, una grande opportunità per lo sviluppo dei territori. “Il presupposto dal quale partire – chiarisce subito Varia – è che in Toscana stiamo scontando un ritardo ventennale.
Per esempio sulla circonvallazione di Lucca dopo un’attesa, appunto, di venti anni, il governo parla del primo lotto con un investimento intorno ai 220 milioni di euro. Ci sono molte diatribe sul come realizzarlo. Assindustria non entra nel merito da un punto di vista tecnico: l’interesse è che vada in porto”. Un approccio simile è quello del presidente dell’Unione pratese in merito ad un altro grande tema sul tappeto, il sistema aeroportuale: Pisa e Firenze, insomma. “Siamo favorevoli all’ampliamento dello scalo fiorentino ma non spettano a noi le
soluzioni sul come. Il Vespucci deve restare un aeroporto cittadino, con tratte anche importanti ma non di grande turismo, non voli charter. Pisa ha grande potenzialità per le dimensioni, è sul mare, è uno scalo militare. Una sinergia fra questi due aeroporti è la soluzione migliore, con un collegamento ferroviario vero, efficiente e veloce fra Pisa aeroporto e Firenze città”. Favorevole alla “fusione” dei due scali è Monica Andreotti, che vede “improcrastinabile potenziare il trasporto su ferro, primo fra tutti il raddoppio della linea Pistoia-LuccaViareggio e Lucca-Pisa, anche come collegamento con l’ae-
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roporto stesso”. Per Andreotti “l’economia locale può ripartire solo con la rinascita del manifatturiero e del turismo” e in quest’ottica – sottolinea l’esponente di Confindustria Pistoia - “bisogna cambiare la mentalità degli amministratori pubblici, che vedono gli imprenditori come approfittatori del sistema”. Una critica diretta alla politica, ferma da troppo tempo a scelte mai fatte o non portate fino in fondo. Esempio ne è proprio la tratta ferroviaria Firenze-Viareggio: “E’ assurdo, abbiamo ancora un binario unico fra Viareggio e Montecatini e solo adesso si parla di investimenti ad hoc dal governo a Rfi – spiega Varia -. E’ inutile avere l’alta velocità che funziona solo nelle grandi città se poi, per esempio, per andare da Firenze alle altre località toscane esiste una rete ferroviaria inefficiente”. Gli investimenti statali nelle infrastrutture, secondo Varia, sono uno snodo centrale: “In Toscana le opere pubbliche sono calate del 50 per cento, il 42 per cento delle imprese sono fallite, hanno cessato l’attività o sono in concordato preventivo (e il calo degli occupati è del 45 per cento). In altri Paesi si è investito nelle infrastrutture. In Italia il 60 per cento delle scuole non sono a norma, per non dire della situazione del-
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Fondamentale il ruolo delle opere pubbliche per la salvaguardia del territorio, un settore oggi in grande difficoltà
Andrea Cavicchi
le carceri, della manutenzione stradale, della situazione idraulica e della salvaguardia del territorio. Fino ad oggi solo proclami. Altrove lo Stato agisce preventivamente, spende bene per non dover spendere dopo”. “Ci chiediamo se un sistema infrastrutturale più adeguato non avrebbe limitato la situazione di difficoltà in cui operano le imprese”, chiede retoricamente Monica Andreotti.
Monica Andreotti
E che le infrastrutture possano essere decisive in tal senso ne è convinto anche Cavicchi: “Penso alla ferrotranvia che Firenze adesso medita di portare fino a Sesto fiorentino. A mio avviso è realistico pensare di collegare anche Prato con questo sistema, che può andare in parallelo a quello ferroviario. Firenze è una città complessa, servono più soluzioni che possano decongestionarne il traffico”. Del
Che si parli di imprese o di insediamenti abitativi, occorre ragionare sempre più per aree interprovinciali, ampliando la visione globale
Stefano Varia
resto ormai stiamo parlando di una stessa area metropolitana da Firenze a Pistoia, con Lucca appena un po’ più in là. Problemi da risolvere insieme, “anche grazie al nuovo sindaco della città metropolitana – spiega ancora Cavicchi –. Avere grandi aree come i Macrolotto 1 e 2, destinate ad insediamenti industriali, danno a Prato grandi potenzialità. Bisogna sempre più ragionare in termini di aree interprovinciali, non solo per le imprese bensì anche per gli insediamenti abitativi, i servizi”. E ancora Cavicchi, in quest’ottica ampia, di interconnessioni e scambi, cita un altro esempio dopo quello dei principali scali aeroportuali toscani: gli interporti. In questo caso non si parla di Pisa e Firenze bensì Prato e Livorno. “I due interporti non hanno avuto la dovuta attenzione, eppure permetterebbero un trasporto merci su rotaia anzi-
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Infrastrutture ad hoc possono valorizzare i territori montani e rilanciare il turismo invernale
ché su gomma. Serve la volontà politica di svilupparli: senza collegamenti, il rischio è di avere una struttura solo di grandi potenzialità – sottolinea ancora il presidente di Confindustria Prato -. Dovrebbero lavorare in sinergia, quello di Livorno con le merci in arrivo via mare, quello pratese per lo smistamento successivo”. Sì perché, ripete Cavicchi, le infrastrutture possono essere opportunità. Come esempi positivi dimostrano: “Penso – spiega ancora il presidente degli industriali – all’acquedotto industriale presso il Macrolotto, costituito per il 46 per cento dall’Associazione industriali, il 46 dal Comune di Prato e l’8 per cento da Consiag. Ricicla quasi tutte le acque del settore tessile: un grande risparmio e un esempio di industria sostenibile”. Un filo comune, come si vede, lega realtà diverse ma vicine e, comunque, avvicinate dagli stessi problemi. Poi ci sono le specificità di ognuno. “E’ assolutamente necessario nella nostra Provincia fare un piano di investimento sulla messa in sicurezza delle scuole – sottolinea per esempio Andreotti in riferimento alla realtà pistoiese –. Esistono fondi ad hoc, magari non tantissimi, sui quali dovrebbe soffermarsi l’attenzione degli enti locali. Non ci possiamo permet-
tere di perdere nessuna opportunità che ci viene offerta”. E poi viabilità e ancora viabilità. mancano i grandi collegamenti fra le città ma scarseggiano anche quelli “ordinari”: “Da tempo chiediamo il completamento dell’asse dei vivai con il nuovo casello autostradale e della zona industriale di Pistoia con Montemurlo e quindi Prato – spiega ancora la vice presidente di Confindustria Pistoia –. Concordiamo con le scelte effettuate da Regione e Provincia nell’adeguamento della strada 66 (Pistoia - Le piastre - La Lima) della statale 12 (Lima Abetone) e della 64 (Porrettana del tratto da Bellavalle e Porretta). Sull’altro versante, la Valdinievole, resta da completare l’itinerario che va da Monsummano a Chiesina in variante alla 435 (Monsummano - Montecatini Massa e Cozzile - Buggiano - Pescia) una strada lineare che attraver-
La congestione del traffico cittadino, nelle grandi aree metropolitane, è un nodo da sciogliere anche per la competitività delle imprese
sa tutti i comuni”. A Prato il traffico veicolare appare spesso quello di una metropoli, tanto è congestionato. Cavicchi lo spiega così: “Prato è piccola come estensione geografica ma con molti abitanti. Quindi esiste una grande densità abitativa che sommata alla continua movimentazione prodotta dall’industria tessile (molto esternalizzata) e alle tante strozzature lungo l’asse viaria principale, crea i problemi di traffico che conosciamo. Penso per esempio allo snodo di Pratilia con gli ingorghi continui per la riduzione della carreggiata da quattro a due corsie. Il comune ha deliberato la realizzazione di un sottopasso cambiando completamente la precedente impostazione. C’è poi la zona nord verso Vaiano, la Ss 325, complessa per l’alta lavorazione tessile che la contraddistingue e per le continue frane e smot-
tamenti: un cantiere continuo”. Nell’analisi delle specificità, a Pistoia un capitolo a parte è quello della montagna e del turismo bianco. “A nostro avviso vale la pena valorizzare il ruolo degli impianti a fune e naturalmente le piste da sci per rendere appetibili quelle aree al turismo invernale, che ha proprio qui da noi i numeri più importanti di tutta la Toscana. Un modo per valorizzare i territori montani, per invertire una tendenza pericolosa, quella di un declino inarrestabile”, spiega Andreotti. E ancora l’ospedale. Pistoia, come Prato del resto, ha un nuovo presidio nel capoluogo, da poco più di un anno. Ma esistono altre realtà piccole che meriterebbero sorte migliore di quella che sembra prospettarsi: “E’ essenziale riqualificare e caratterizzare (ad esempio come centro di specializzazioni) gli ospedali di San Marcello e Pescia. L’Associazione industriali è preoccupata della destinazione del vecchio ospedale di Pistoia, che ha grandi potenzialità. Vorremmo essere coinvolti, insieme agli enti competenti e alle altre associazioni di categoria, nella definizione del suo destino. Per riaccendere i riflettori – conclude Andreotti – su un pezzo di storia della nostra città, sul quale è calato un silenzio che non può non preoccuparci”.
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Intervista ad Alessandro Bensi, Presidente del Consiglio provinciale di Prato dei Consulenti del Lavoro
FESTEGGIA 50 ANNI LA PROFESSIONE DI CONSULENTE DEL LAVORO
/D OHJJH GHO LVWLWXLVFH O¡DOER GHL &RQVXOHQWL GHO /DYRUR PHQWUH OD OHJJH GHO GLVFLSOLQD O¡RUGLQDPHQWR GHOOD SURIHVVLRQH Il Consulente del Lavoro è il professionista di riferimento per ciò che riguarda i rapporti di lavoro in azienda, occupandosi della gestione delle risorse umane e della cura degli aspetti FRQWULEXWLYL WULEXWDUL H Ă€VFDOL GHOO¡D]LHQGD “ Negli ultimi 20 anni è divenuto un professionista insostituibileâ€? spiega Alessandro %HQVL ´'D VHPSUH SXQWR GL ULIHULPHQWR SHU la gestione del personale dipendente è il primo a fornire la consulenza in materia di lavoro alle aziende, applicando immediatamente quelle riforme che ormai quasi annualmente LO QRVWUR /HJLVODWRUH PHWWH LQ DWWRÂľ 8QD VSHFLĂ€FD SURIHVVLRQDOLWj TXLQGL OD YRVWUD “Si, sempre crescente e specializzata, raggiunta tramite percorsi di formazione obbligatoria continua e di specializzazione e con O¡LQWURGX]LRQH GHOOD /DXUHD TXDOH WLWROR GL VWXGLR REEOLJDWRULR SHU O¡DFFHVVR DOOD SURIHVVLRQH ,O &RQVXOHQWH GHO ODYRUR VYROJH XQ ruolo importante, spesso partecipa da protagonista alla contrattazione aziendale e/o inGLYLGXDOH DOO¡LQWHUQR GHOOD GLWWD HG q FROXL FKH si adopera per risolvere le controversie che VL SRVVRQR FUHDUH IUD D]LHQGD H L GLSHQGHQWL /¡2UGLQH SURYLQFLDOH GL 3UDWR KD LVWLWXWR DO
SURSULR LQWHUQR XQD &RPPLVVLRQH GL &HUWLĂ€cazione e Conciliazione, alla quale si possono rivolgere le aziende ed i dipendenti per certiĂ€FDUH LO UDSSRUWR GL ODYRUR LQVWDXUDWR QRQFKp per conciliare e risolvere le controversie inVRUWH GXUDQWH LO UDSSRUWR GL ODYRURÂľ 'RYH VL FROORFD OD IXQ]LRQH GHO &RQVXOHQWH GHO ODYRUR QHOOH UHOD]LRQL HVWHUQH DOOH D]LHQGH" “I Consulenti del Lavoro gestiscono in Italia circa 1 milione e duecentomila aziende con oltre 8 milioni di rapporti di lavoro, sono gli interlocutori principali degli Istituti preYLGHQ]LDOL DVVLFXUDWLYL QRQFKp GHOO¡$JHQ]LD GHOOH (QWUDWH TXDOL LQWHUPHGLDUL WUD O¡D]LHQGD H JOL ,VWLWXWL 3XEEOLFL /D PDJJLRU SDUWH GHOOH informazioni: previdenziali, assicurative e Ă€VFDOL GHWHQXWH GDJOL ,VWLWXWL DUULYDQR GDJOL adempimenti svolti dai Consulenti del LavoURÂľ 5LYROJHWH OD YRVWUD DWWLYLWj DQFKH YHUVR JOL DVSHWWL FULWLFL GHO PHUFDWR GHO ODYRUR" “Il Consulente del Lavoro è parte attiva QHOO¡DWWLYLWj GL FROORFDPHQWR $WWUDYHUVR OD Fondazione Lavoro dei Consulenti del LavoUR SXz VYROJHUH DWWLYLWj GL ULFHUFD H VHOH]LRQH
GHO SHUVRQDOH QRQFKp DWWLYDUH L WLURFLQL IRUPDWLYL 3Xz FHUWLÀFDUH OD UHJRODULWj GHL UDSSRUWL GL ODYRUR DO ÀQH GL JDUDQWLUH OD FRUUHWWD gestione delle risorse umane, utile anche per OD FHUWLÀFD]LRQH GL UHJRODULWj FRQWULEXWLYD¾ ,Q TXDOH PRGR OD YRVWUD SURIHVVLRQDOLWj SXz R͞ULUH VRVWHJQR DOOH D]LHQGH LQ FULVL" ´3HU OD SURIHVVLRQH VYROWD GDL FROOHJKL FKH rappresento il problema del lavoro è quello D QRL SL YLFLQR 4XRWLGLDQDPHQWH L &RQVXlenti del Lavoro vivono il disagio della criVL D ÀDQFR GHOOH D]LHQGH FXL VRQR L SULPL D GDUH FRQVLJOL D΀QFKp QRQ YHQJDQR GLVSHUVH OH HVSHULHQ]D H FDSDFLWj WHFQLFKH FKH KDQQR UHVR 3UDWR IDPRVD QHO PRQGR ,QWHUYHQLDPR anche applicando strumenti come gli ammortizzatori sociali, che possono consentire DOOH D]LHQGH GL VXSHUDUH SHULRGL GL GL΀FROWj H PDQWHQHUH VWDELOH O¡RFFXSD]LRQH $WWXDOPHQWH L &RQVXOHQWL GHO /DYRUR LVFULWWL DOO¡$OER GL 3UDWR VRQR 0HGLDPHQWH VRQR LVFULWWL praticanti che al termine del percorso universitario decidono di intraprendere la profesVLRQH GL &RQVXOHQWH GHO /DYRUR¾
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STUDIO FABBRI OLTRE L’ABOLIZIONE DELL’ART. 18 Opera in materia di amministrazione del personale, occupandosi anche di contenzioso del lavoro e contributivo, di ristrutturazione e riorganizzazione aziendale, gestione degli ammortizzatori sociali, procedure di mobilità e assistenza in sede di accertamento previdenziale. Lo Studio Fabbri q DWWLYR D 3UDWR ÀQ GDJOL DQQL · JUD]LH DO VXR IRQGDWRUH $QJHOR )DEEUL &RQVXOHQWH GHO /DYRUR DO TXDOH QHO q VXEHQWUDWD OD QLSRWH $OHVVDQGUD )DEEUL 2ͿUH FRQVXOHQ]H GL DOWD SURIHVVLRQDOLWj D PLVXUD GHO FOLHQWH UHVH FRPSHWLWLYH DQFKH SHU O·XVR GL DYDQ]DWH SURFHGXUH LQIRUPDWLFKH H VL DYYDOH GHOOD FROODERUD]LRQH GL SURIHVVLRQLVWL HVWHUQL DOOR VFRSR GL IRUQLUH DL FOLHQWL ULVSRVWH TXDOLÀFDWH H SHUVRQDOL]]DWH DQFKH LQ DOWUH PDWHULH 5HFHQWHPHQWH OR VWXGLR VL q LQVHULWR QHOOD GLEDWWXWD TXHVWLRQH GHOO·DEURJD]LRQH GHOO·DUW VRVWHQHQGRQH OD VXSHUÁXLWj SHU YRFH GL $OHVVDQGUD )DEEUL DOOD TXDOH FKLHGLDPR GL VSLHJDUH OD VXD RSLQLRQH LQ SURSRVLWR ´*OL LQWHUYHQWL OHJLVODWLYL VXOOD QRUPDWLYD ODYRUR GRYUHEEHUR HVVHUH DOWUL H EHQ DUWLFRODWL /·DUWLFROR ULJXDUGD VROWDQWR FLUFD LO GHOOH LPSUHVH WXWWDYLD QXPHURVH VRQR OH RSLQLRQL GL FRORUR FKH VRVWHQJRQR FKH OD VRSSUHVVLRQH GL TXHVWD GLVFLSOLQD IDFLOLWHUHEEH QXPHURVH LQL]LDWLYH LPSUHQGLWRULDOL HG LQYHVWLPHQWL GL FDSLWDOL HVWHUL LQ ,WDOLD /H UHDOWj HFRQRPLFKH H ODYRUDWLYH VRQR JLj HQRUPHPHQWH FDPELDWH FRQ L SURYYHGLPHQWL OHJLVODWLYL GHO VXO WHPD GHO ODYRUR DQFKH VH PROWR VL GHYH DQFRUD IDUH SHU VXSHUDUH OH GLFROWj FKH LPSHGLVFRQR OR VYLOXSSR GHO VLVWHPD LPSUHVD /D GLVFLSOLQD GHOO·DUW QRQ q SULRULWDULDPHQWH YLQFRODQWH DOO·DFFUHVFLPHQWR GHO OLYHOOR GL DWWUD]LRQH GHOO·LQWHUHVVH LPSUHQGLWRULDOH &HUWDPHQWH QRQ VRWWRYDOXWR OD QHFHVVLWj GHO VXSHUDPHQWR GHL QXPHURVL YLQFROL FKH JUDYDQR VXOOH LPSUHVH FRQ SL GL GLSHQGHQWL HG q LQGLVSHQVDELOH XQD PDJJLRUH FKLDUH]]D H VHPSOLÀFD]LRQH GHOOH QRUPH DOOR VFRSR GL HYLWDUH LQWHUSUHWD]LRQL WDORUD HFFHVVLYDPHQWH VRJJHWWLYH DQFKH LQ DPELWR
JLXULGLFR LQ IDVH GL DWWXD]LRQH GHOOH VWHVVH Qual è la situazione nel distretto industriale pratese? +R FRQRVFLXWR WDQWL LPSUHQGLWRUL FKH KDQQR VHPSUH ODYRUDWR D ÀDQFR GHL SURSUL ODYRUDWRUL FKH DQGDYDQR LQ IDEEULFD LQ WXWD GD ODYRUR HG HUDQR L SULPL DG HQWUDUH H JOL XOWLPL DG XVFLUH 3ULPD GL DUUHQGHUVL DOOD FULVL GHO GLVWUHWWR PROWL GL ORUR KDQQR SURIXVR HQHUJLH H ULVRUVH QHOOD SURSULD D]LHQGD H VRQR FRQYLQWD FKH QHVVXQR GL TXHVWL DYUHEEH OLFHQ]LDWR XQ EUDYR ODYRUDWRUH $O]L XQD PDQR FKL KD PDL YLVWR XQ LPSUHQGLWRUH OLFHQ]LDUH SHU PRWLYL GLVFLSOLQDUL XQ ODYRUDWRUH FKH ID LO SURSULR GRYHUH H GLPRVWUD DWWDFFDPHQWR DO ODYRUR , OLFHQ]LDPHQWL GLVFLSOLQDUL QHOOD VWUDJUDQGH PDJJLRUDQ]D GHL FDVL LQWHUHVVDQR VROR L FRVLGGHWWL IDQQXOORQLµ In questa situazione di scarsa chiarezza, FRVD VLJQLÀFD LQWUDSUHQGHUH XQD FDXVD GL
lavoro? (· GLYHQWDWD XQ·DYYHQWXUD 1RQ WDQWR SHU OD OHQWH]]D DWDYLFD GHL WULEXQDOL PD SLXWWRVWR SHU OD GHFLVLRQH GHL JLXGLFL FKH SXz HVVHUH IDYRUHYROH R VIDYRUHYROH HG HFODWDQWH 0L YLHQH LQ PHQWH LO IDWWR GHL ODYRUDWRUL VFRSHUWL D WUDIXJDUH QHL EDJDJOL GHL SDVVHJJHUL LQ WUDQVLWR D 0DOSHQVD FKH XQD YROWD OLFHQ]LDWL VRQR VWDWL UHLQWHJUDWL QHO SRVWR GL ODYRUR FRQ OD FXULRVD PRWLYD]LRQH FKH OD VDQ]LRQH GHO OLFHQ]LDPHQWR HUD VSURSRU]LRQDWD DOO·LQIUD]LRQH IXUWR 0L FKLHGR PD TXHVWR VLJQLÀFD FKH LO ODYRUDWRUH KD UXEDWR WURSSR SRFR" ( TXDQWR GRYHYD UXEDUH TXHO ODYRUDWRUH SHU HVVHUH JLXVWDPHQWH OLFHQ]LDWR" 'L FDVL DQDORJKL FH QH VRQR VWDWL H WHPR SXUWURSSR FKH VH QRQ VL LQWHUYLHQH FH QH VDUDQQR DQFRUDµ
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SPECIALE CONSULENTI DEL LAVORO
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SPECIALE CONSULENTI DEL LAVORO
STUDIO CONTI DAI SERVIZI E CONSULENZE ALLA SPECIALIZZAZIONE IN MEDIAZIONE CIVILE Non ha perso tempo Benedetta Conti ad iniziare la propria attivitĂ . Nel 1998, lo stesso anno dellâ&#x20AC;&#x2122;abilitazione, apre lo studio a Prato, dove ancora oggi si occupa con particolare riguardo delle problematiche della zona, anche confrontandosi con altre realtĂ italiane. â&#x20AC;&#x153;Un lavoro che svolgo con passione, dato che mia madre lavorava nel settore paghe e contributi. Inoltre, RÍżUHQGR FRQVXOHQ]D VLD DOOH aziende che ai privati e nella gestione del personale dipendente e parasubordinato, mi trovo ad avere contatti quasi quotidiani con i miei assistitiâ&#x20AC;?. La professione di consulente del lavoro è cambiata radicalmente nel corso degli anni, diventando piĂš complessa sia per il cambiamento del mercaWR GHO ODYRUR FKH SHU JOL HÍżHWWL della crisi, passando da un tipo di attivitĂ meramente esecutiva ad un sempre maggiore sostegno alle imprese. â&#x20AC;&#x153;Lâ&#x20AC;&#x2122;aggiornamento professionale è fondamentale, seguo regolarmente corsi e sono specializzata anche nel collocamento, essendo delegata della Fondazione Lavoro nella ricerca e selezione del personale. In questo periodo GLÎ&#x20AC;FLOH OH D]LHQde hanno bisogno di un professioQLVWD TXDOLĂ&#x20AC;FDWR H aggiornato che le aiuti a prendere le decisioni piĂš opportune per la loro attivitĂ â&#x20AC;?.
dio si ampliano ulteriormente grazie allâ&#x20AC;&#x2122;abilitazione a svolgere la professione di Mediatore civile e commerciale, che consiste in un sistema di risoluzione delle controversie di natura FLYLOH WUD VRJJHWWL SULYDWL 6L GLÍżHUHQ]LD GDL WHQWDWLYL GL FRQFLOLD]LRQH SHUFKp OD Ă&#x20AC;JXUD GHO mediatore è neutrale e imparziale e aiuta le parti ad individuare una possibile soluzione senza attribuire torti o ragioni. â&#x20AC;&#x153;Per alcuni casi è obbligatoriaâ&#x20AC;? conclude Benedetta Conti â&#x20AC;&#x153;da HÍżHWWXDUVL SULPD GHO SURFHVVR civile. Il procedimento di mediazione è istituito per snellire lâ&#x20AC;&#x2122;eccessivo carico di lavoro dei tribunali e si deve svolgere presso gli organismi, sia pubblici che privati, che devono essere iscritti in un apposito registro tenuto presso il Ministero della Giustizia. Lâ&#x20AC;&#x2122;organismo di mediazione presso il quale sono iscritta è A.D.R. Palazzo delle Professioni di Pratoâ&#x20AC;?. b.conti@consulentidellavoropec.it www.studiocontibenedetta.it
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STUDIO 88, DI MASCIA VISCONTI SPECIALIZZAZIONE CON GLI OCCHI A MANDORLA Molto particolare e interessante lâ&#x20AC;&#x2122;attivitĂ dello Studio 88, di cui è socia e amministratrice Mascia Visconti, consulente del lavoro iscritta allâ&#x20AC;&#x2122;Ordine di Prato. Si occupa infatti, esclusivamente, di assistenza e servizi nel settore del lavoro e contabile a clientela di etnia cinese. E questo, in una cittĂ dove la percentuale di popolazione cinese è altissima, assume un siJQLĂ&#x20AC;FDWR FKH YD ROWUH O¡DWWLYLWj SURIHVVLRQDOH H ULJXDUGD DQFKH aspetti legati alla convivenza e alla conoscenza e rispetto GHOOH UHJROH Ă&#x20AC;VFDOL H GHOOD VLcurezza. Lo Studio è infatti un punto di riferimento in cittĂ , noto come prezioso anello di collegamento con la comunitĂ orientale. â&#x20AC;&#x153;Lâ&#x20AC;&#x2122;attivitĂ dello Studio è cresciuta di pari passo con la crescita di questa parte di popolazione e con lo sviluppo del settore imprenditorialeâ&#x20AC;? racconta Mascia Visconti. â&#x20AC;&#x153;La nostra mission è quella di aiutare questa clientela nella gestione contabile, con lâ&#x20AC;&#x2122;obiettivo di consentire lo sviluppo delle attivitĂ dei clienti nel pieno rispetto delle regole e leggi italianeâ&#x20AC;?. Lo studio è localizzato in una posizione strategica, una palazzina nella zona eletta dai cinesi come baricentro delle propria vita culturale e sociale,
HG LPSLHJD SHUVRQDOH DQFKH FLnese bilingue per poter meglio interagire con la clientela. â&#x20AC;&#x153;Eâ&#x20AC;&#x2122; XQR VWXGLR FKH RFFXSD VROR donne, tutto â&#x20AC;&#x2DC;al femminileâ&#x20AC;&#x2122;, e DEELDPR DQFKH L QRVWUL FRORUL ELDQFR H URVVR FKH QHOOD cultura cinese simboleggiano fortuna, mentre il numero 88 è VLPEROR GL ULFFKH]]D H SRWHUHÂľ Particolare attenzione è data agli aspetti relativi al rispetto della sicurezza. â&#x20AC;&#x153;In Italia accadono troppo spesso episodi JUDYLVVLPL H DQFKH QHOOD QRVWUD cittĂ ci sono stati dei lutti per il mancato rispetto delle regole. Questi fatti non devono ripetersi, e noi ci diamo molto da fare per garantire i diritti delle persone a poter svolgere il proprio lavoro in condizioni di massima sicurezza e questo vale ovviamente per tutti i lavoratoriâ&#x20AC;?. Lo studio aderirĂ appena possibile al Patto Lavoro Sicuro, stipulato tra istituzioni e aziende cinesi e oggi riservato soltanto ad alcune associazioni di categoria. A breve, il protocollo dovrebbe infatti essere esteso a tutti gli operatori del settoUH H Ă&#x20AC;QDOL]]DWR D FHUWLĂ&#x20AC;FDUH OD PHVVD LQ VLFXUH]]D GHL OXRJKL di lavoro. mascia@88studio.it
Nel 2011 i servizi RÍżHUWL GDOOR 6WXpubliredazionale
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COVER STORY / “INFRASTRUTTURE”, IL PUZZLE DELLA TOSCANA - LIVORNO
Dalla terra al mare, più infrastrutture, più sviluppo Gli scali portuali e la rete ferroviaria, nodi infrastrutturali capaci di dare nuovo slancio allo sviluppo. Ma occorre una prospettiva integrata e trasversale che vada oltre i localismi di Manuela Villimburgo, giornalista, collaboratrice “Il Sole 24 Ore”
S
ulla costa toscana si concentrano nodi infrastrutturali che già oggi attraggono investimenti privati di tutto rispetto e che, opportunamente favoriti, potrebbero imprimere un salto all’economia di tutta la regione, e non solo. In particolare, i porti di Livorno e Piombino stanno vivendo una fase cruciale in seguito alla recente approvazione degli strumenti urbanistici del Comune di Livorno e dell’Autorità portuale. Si tratta finalmente di un traguardo per la dotazione infrastrutturale del territorio? Lo chiediamo a Fabio Selmi, presidente di Central shipping agency e presidente
della sezione logistica e trasporti di Confindustria Livorno.
sui quali gli operatori possono adattare gli investimenti”.
“Certamente la recente approvazione del Piano regolatore portuale è fondamentale per una ripartenza delle attività dello scalo labronico, assieme al relativo progetto di zonizzazione. L’escavo dei fondali ed il progetto Darsena Europa dovranno ricevere una spinta forte riguardo ai tempi di realizzazione. Al di là di quali siano le scelte in termini di riorganizzazione del porto, il Piano fissa regole precise, contesto indispensabile per qualsiasi operatore economico, e definisce scenari temporali più lunghi
A quale riassetto e a quali opere in particolare può dare il via? “L’elemento chiave dell’assetto previsto dal Piano è la razionalizzazione delle funzioni. Ogni tipologia di traffico, con le proprie specificità, è indirizzata verso precise aree portuali in modo da ottimizzare l’operatività e garantire la riduzione delle interferenze. Oltre all’importante settore merci, il Piano pone particolare attenzione anche al settore passeggeri, puntando alla realizzazione di un sistema moderno e funzionale di
accoglienza delle crociere”. Sul fronte degli investimenti, le imprese locali sono pronte a impegnarsi? “Le imprese stanno già facendo la loro parte. Tuttavia le tempistiche ed i termini di scadenza delle concessioni non incentivano le imprese a progettare piani di investimento a più lunga scadenza. Facciamo il caso di un’impresa terminalista che riceve in concessione un’area per una durata massima di quattro o cinque anni e con l’obbligo di assumere personale a tempo indeterminato: come dovrebbe porsi nei confronti
COVER STORY / “INFRASTRUTTURE”, IL PUZZLE DELLA TOSCANA - LIVORNO
di investimenti talvolta milionari per migliorare le proprie strutture e quindi offrire migliori servizi alla propria clientela? Se poi si considera che, fatti gli investimenti, c’è il rischio che questi non vengano tenuti in considerazione alla scadenza della concessione, poiché i criteri di assegnazione possono basarsi meramente su una maggiore offerta del canone di locazione, è evidente che diventa difficile operare con serenità”. Per il Sin si sono fatti avanti investitori? E gli enti pubblici stanno mantenendo gli impegni di sburocratizzazione? “La problematica Sin ha determinato per lungo tempo un rallentamento se non un blocco degli investimenti. Non solo per le ingenti risorse necessarie alle opere di messa in sicurezza e/o di bonifica, quanto per la complessa gestione amministrativoburocratica. Il recente passaggio di una vasta parte delle aree dalla competenza ministeriale a quella regionale potrebbe portare sensibili benefici. Inoltre, grazie al coordinamento promosso da Confindustria Livorno e dagli enti locali, sarà possibile una gestione coordinata e comune delle problematiche relative alle acque sotterranee, chiaramente non affrontabili organicamente dalle singole aziende. Certo, la sburocratizzazione delle PA è ancora lungi dall’essere attuata, come dimostrano anche i recenti fatti di Genova. I bandi di gara devono essere chiari per li-
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Fabio Selmi
mitare i ricorsi delle imprese non aggiudicatarie ai soli casi di reale tutela dei propri diritti, e non per cavilli o vizi di forma. D’altra parte, deve essere superato il rapporto di subordinazione delle imprese nei confronti degli enti pubblici”. Intanto, per il porto di Piombino si è aperta una fase delicata: quale possibile sinergia con le imprese, vista la deindustrializzazione in corso? “I porti di Piombino e Livorno hanno avviato da tempo una collaborazione programmatica che punta ad una integrazione sinergica delle proprie vocazioni. E’ inconcepibile infatti che due scali a distanza di poco più di quaranta miglia nautiche non operino sinergicamente, ma tendano ad una duplicazione/concorrenza delle proprie funzioni. Piombino, come auspicato anche a livello regionale, può sviluppare – per infrastrutture e spazi – il settore legato alla riparazione/demoli-
zione di navi ecc. che su Livorno non ha più senso, sia per le limitazioni delle aree operative, sia per le scelte fatte nei confronti di altri comparti (traffico merci, crociere e costruzione/riparazione di grandi yacht) e sancite in un accordo di programma. Dal canto suo, l’area industriale portuale piombinese potrà coinvolgere un indotto di aziende specializzate, costituendo una base per innescare condizioni di ripresa. Un forte contributo deve venire anche dalle ferrovie, dando il via subito alle opere programmate. Il nostro Paese ha una delle percentuali più alte di merci che viaggiano su gomma, con costi economici ed ambientali elevatissimi che riducono la competitività dei nostri porti. Spesso il costo del trasporto via camion dall’origine al punto d’imbarco supera il costo via mare dall’Italia al Far East. Le ferrovia e le autostrade del mare sono un’alternativa da incentivare”.
Norme chiare, procedure rapide, tempi certi: solo così l’impresa può essere competitiva
Parallelamente, la riforma della portualità nazionale va verso l’accorpamento delle infrastrutture: i porti toscani sono pronti? “In un mercato globale, occorre avere una visione della portualità italiana univoca. I porti sono terminal più o meno efficienti ma la loro competitività è data, globalmente, dalla capacità del sistema infrastrutturale a valle del porto di garantire medesime condizioni di efficienza. Occorre quindi creare un sistema portuale integrato, con strategie concordate. Certamente l’accorpamento delle infrastrutture potrà dare dei benefici, evitando di disperdere le poche risorse in mille rivoli e concentrandole nelle specializzazioni, a patto però che ogni porto mantenga una propria identità e specificità”. Altre opere urgenti? “A parte la Tirrenica, opera imprescindibile per il sistema locale, nazionale ed europeo, che inconcepibilmente non è ancora completa, credo che la Piattaforma Europa sia l’investimento più importante da fare, anche per l’attrattività esercitata verso investitori esteri. Con gli spazi a disposizione previsti dal Prp, un retro-porto invidiabile, una connessione diretta ferroviaria in via di realizzazione, lo scalo livornese diverrà molto appetibile tornando ad essere un punto di riferimento della portualità mediterranea”.
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COVER STORY / “INFRASTRUTTURE”, IL PUZZLE DELLA... - MASSA CARRARA
Il rilancio passa dalla sicurezza Infrastrutture non significa solo viabilità e comunicazione, ma anche sicurezza del territorio. Senza le condizioni adatte, il rischio è quello di allontanare sempre più le nuove imprese di Manuela Villimburgo, giornalista, collaboratrice “Il Sole 24 Ore”
C
ome purtroppo i fatti sono tornati a dimostrare, la massima priorità infrastrutturale della provincia di Massa Carrara è la messa in sicurezza del territorio. Ma, oltre alla tutela delle persone, già duramente provate dalle recenti alluvioni, è in gioco la reale possibilità di rilanciare l’economia locale da qui ai prossimi due-tre anni, come spiega Giuseppe Baccioli, presidente di Confindustria Massa Carrara. Quanto pesa la condizione delle infrastrutture sugli eventi di novembre scorso? “Negli ultimi dieci anni di
eventi gravi se ne sono verificati ben quattro. Un impatto assai pesante che pone l’assetto idrogeologico del nostro territorio al primo posto nella lista degli interventi ineludibili. Come è apparso lampante nell’ultimo episodio a Marina di Carrara, il sistema fognario non è più in grado di ricevere. E non si tratta solo di gestire i fenomeni atmosferici più o meno eccezionali: la rete è insufficiente anche rispetto all’urbanizzazione spinta realizzata lungo la costa. Inoltre, restano da completare le opere previste sul Carrione, tenendo presente che l’ultimo evento alluvionale è dipeso dal cedimento di un intervento com-
piuto solo due anni fa”. La mano pubblica sta provvedendo? “Va detto che la Regione negli ultimi due anni si è spesa abbastanza, specie relativamente alla messa in sicurezza dei ponti, realizzando interventi adeguati. Tuttavia, a preoccupare è il piano generale per la sostenibilità dell’assetto idrogeologico del nostro territorio che necessita di un ingente finanziamento e che dovrebbe essere accelerato, vista la criticità delle condizioni oggettive. Sono molti i piccoli e piccolissimi corsi d’acqua i cui alvei andrebbero allargati, dopo aver eliminato le
tombature che in molti casi hanno appunto determinato la situazione di rischio attuale”. L’altra vostra priorità è senza dubbio il porto. Il Piano regolatore da poco adottato consentirà lo sviluppo dell’area? “Intorno al Porto di Massa Carrara si gioca una grande opportunità per il futuro del nostro territorio, in quanto la sua particolarità è quella di essere compreso all’interno dell’area industriale: un vantaggio non indifferente per la logistica di tutte le attività produttive e in particolare per quelle di grandi dimensioni fino ai
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trasporti eccezionali. Non a caso diverse imprese di altre province stanno mostrando interesse a insediarsi a Massa Carrara. Occorre però che si compiano una serie di interventi cruciali per la competitività di tutta l’area, oltre a quelli – voglio insistere su questo punto – per garantire la sicurezza di persone e cose”. Quale sarà il nuovo volto dell’area portuale? “Il Piano, ampiamente condiviso, prevede un ampliamento del porto, con l’aggiunta di un molo, l’allargamento delle banchine, il dragaggio e la realizzazione di un porticciolo turistico adeguato anche alle navi da crociera. Intanto, anche il parallelo progetto per il nuovo Waterfront ha ottenuto il via libera, anche se si è dovuto riformularlo dopo che il trascinarsi dell’iter di approvazione ha fatto sfumare i venticinque milioni di finanziamento ministeriale. Ora si attendono nuove risorse.”. Qualcosa si muove riguardo ai collegamenti dell’area portuale e di tutto il territorio con le altre province e regioni adiacenti? “Su questo fronte la situazione è purtroppo bloccata. Siamo ancora in attesa di un collegamento ferroviario con Firenze che sia finalmente adeguato, in modo da poter fruire delle linee ad alta velocità che transitano per il capoluogo regionale. Oggi per
Giuseppe Baccioli
raggiungere Santa Maria Novella occorrono circa due ore, più di quanto occorre per coprire la distanza tra Firenze e Roma, tanto per fare un esempio. Ma tutto appare fermo. Anche per la Pontremolese non abbiamo novità, sappiamo solo che non è rientrata tra le opere finanziate dalle ultime leggi speciali. Tuttavia, Riccardo Nencini, viceministro ai Trasporti, sta mostrando attenzione verso le proposte operative che mirano al reinserimento della direttrice Tirreno-Brennero nei corridoi TEN-T, per l’accesso ai finanziamenti comunitari e quindi per il suo definitivo completamento. Il raddoppio della linea ferroviaria Parma-La Spezia è un’infrastruttura strategica per collegare i nostri territori alle più importanti arterie europee e in particolare per sviluppare un collegamento veloce tra le aree portuali tirreniche e il Nord Europa”.
Oltre ai collegamenti, quali altre leve infrastrutturali potrebbero accrescere l’attrattività del territorio di Massa Carrara? “Come accennavo, già oggi la nostra area suscita interesse, proprio grazie alla particolare collocazione e organizzazione logistica del porto. Lo dimostrano gli investimenti già in corso che, nonostante le difficoltà generali, continuano a germogliare tanto nei settori tradizionali che in quelli innovativi. Mi riferisco, tra gli altri, a quelli relativi ai siti produttivi già esistenti di Nca, ex-Eaton, D’Avenza, nonché alla nuova importante produzione di moduli per l’energia elettrica nella quale è impegnata la Nuovo Pignone. Tuttavia, sono ancora notevoli i fattori oggettivi che intralciano lo sviluppo”. Quali sono i più grossi ostacoli? “Il più ingombrante e oppressivo è rappresentato dal Sin-
Infrastrutture digitali, la competitività dell’impresa passa anche per il web
Sir che di fatto ingessa da 15 anni i progetti di investimento nel cuore della zona industriale. Noi stimiamo che una parte importante del differenziale negativo nei tassi di disoccupazione tra Massa Carrara e il resto della Toscana (12,5 per cento vs 7,5 per cento) sia da collegare alla camicia di forza del Sin. Riconosciamo che il passaggio dell’80 per cento del sito alla competenza regionale costituisca un alleggerimento dell’iter burocratico per lo sblocco delle aree da restituire all’attività imprenditoriale e infatti la Regione sta mostrando ampia disponibilità al colloquio. E’ anche vero che la Regione non era attrezzata per esercitare questa funzione e dunque il passaggio di competenze si può riflettere sui tempi dei procedimenti”. Altri punti dolenti e/o positivi? “Un fattore che ostacola gli investimenti è la rarefazione delle aree per insediamenti produttivi e i loro prezzi, decisamente più elevati rispetto a quelli delle province limitrofi: la combinazione negativa di Sin e elevati prezzi delle aree ha spinto potenziali investitori a localizzare i propri investimenti in altre province. Per contro, sta procedendo l’informatizzazione dell’area industriale, grazie a un progetto da quindici milioni, completamente a carico dei privati. Si conta di completare la connessione a banda larga della zona industriale apuana nel giro di un anno”.
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fashion. Passaggio successivo è la creazione del prototipo di prova tridimensionale, realizzato sia con moderne macchine specialistiche che con la tradizionale incisione e modellatura a mano. Lâ&#x20AC;&#x2122;esecuzione rapida della campionatura, lo studio dellâ&#x20AC;&#x2122;industrializzazione e il mantenimento dellâ&#x20AC;&#x2122;artigianalitĂ della produzione e la cura minuziosa dei controlli in tutte le fasi della lavorazione, oltre al rispetto delle norme ambientali e alla collaborazione fattiva con i propri clienti, sono gli aspetti che caratterizzano il modo di lavorare de â&#x20AC;&#x153;Il Crogioloâ&#x20AC;?. Apprezzato da una vasta ed esigente clientela alla quale viene inoltre garantita anche lâ&#x20AC;&#x2122;assistenza postvendita, intesa come un vero e proprio servizio e occasione di confronto.
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WUDWWL FKH IDQQR OD GLÍżHUHQ]D rispetto a ristoranti della stessa tipologia, resi possibili da XQ¡DWWHQWD FRQGX]LRQH IDPLOLDUH GDOOD FXUD RVWLQDWD GHL SDUticolari alla scelta di prodotti JHQXLQL H DOO¡DWWHQ]LRQH YHUVR i clienti. 2JQL JLRUQR YHQJRQR SURSRVWL menĂš alla carta, con primi e secondi piatti della tradizione Ă&#x20AC;RUHQWLQD DFFRPSDJQDWL GDJOL DURPL GHOOD VDQD FXFLQD WRVFDQD H GDO FXUDWR DEELQDPHQWR FRQ L YLQL 4XL VL WURYDQR FDUQL alla griglia e alla brace e la famosa bistecca alla Fiorentina. ´8QD Ă&#x20AC;RUHQWLQD ´YHUDÂľ VLFXramente fra le migliori della cittĂ â&#x20AC;?, tiene a precisare Cambi. Sedersi nelle sale dellâ&#x20AC;&#x2122;Antico 5LVWRUR q FRPH HÍżHWWXDUH XQ viaggio nel tempo: ci si immerJH QHOOD VWRULD GL TXHL VHFROL FKH KDQQR IDWWR JUDQGH )LUHQ]H PD SURLHWWDWL YHUVR LO IXWXUR 6L parte dalla tradizione e, senza perdere niente in termini di TXDOLWj H JHQXLQLWj GHL SURGRWWL FL VL DYYLD OXQJR XQ SHUFRUVR LQ FXL L FLEL H JOL DQWLFKL VDSRUL si evolvono verso le esigenze della ristorazione contemporanea. www.anticoristorodicambi.it publiredazionale
PIEGAVELOX METTERE IL PROPRIO BUSINESS NELLE MANI DELLA CREATIVITĂ&#x20AC; PLISSETTATURA E RICAMI SU PELLE E TESSUTO vorati in tessuto e in pelle per i settori dellâ&#x20AC;&#x2122;abbigliamento, calzatura e pelletteria. Di fondamentale importanza continua ad essere lâ&#x20AC;&#x2122;attenzione alle tendenze dei mercati nazionali ed esteri e alle esigenze dei clienti, ma anche il rinnovo costante della produzione con investimenti mirati, fra cui lâ&#x20AC;&#x2122;acquisizione di nuovi macchinari. â&#x20AC;&#x153;Rinnovare ed innovareâ&#x20AC;? spiega Antonio Zucchi â&#x20AC;&#x153; sono infatti le chiavi di volta del successo di Piegavelox che anche nel 2011, anno di profonda crisi per molte aziende, ha proseguito con il suo programma di investimenti tecnologici acquisendo due nuove macchine multitesta per sviluppare nuovi concetti di ricamo, per applicazione di pailettes, cordonetti e fettucce H SHU UHDOL]]DUH HÍżHWWL intaglio con crescente precisione, aumentando anche la capacitĂ produttiva e la sicurezza per lâ&#x20AC;&#x2122;operatore macchinaâ&#x20AC;?.
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anni ci siamo impegnati a ridurre la quota di scarti non riciclabili di pelle e TNT e abbiamo ridotto il consumo energetico in modo signiĂ&#x20AC;FDWLYR DWWUDYHUVR XQ SURJHWWR GL VYLOXSSR del layout aziendale e del continuo miglioramento dei processi produttivi: le nostre nuove macchine multi-testa per la lavorazione della pelle oggi consentono di risparmiare il 20% di corrente elettrica in confronto alle macchine tradizionaliâ&#x20AC;?. Attualmente, lâ&#x20AC;&#x2122;azienda è in grado di rispondere a qualunque tipo di richiesta, realizzando ricami originali sia nei disegni che nei materiali utilizzati: mignon di pelle, vernice, fettucce, cordoncini, coiling, garantendo altissimi standard di qualitĂ ed originalitĂ dei propri prodotti. Creazioni pensate e lavorate esclusivamente in azienda come opere dâ&#x20AC;&#x2122;arWH ´HVSRVWHÂľ DOOH Ă&#x20AC;HUH H QHL FDPSLRQDUL H DSSUH]]DWH GDOOH JULÍżH SL LPSRUWDQWL GHOO¡DOWD moda che da Piegavelox possono trovare tecniche di lavorazione e idee stilistiche personalizzate e uniche.
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LA MEDIAZIONE CIVILE E COMMERCIALE: UN VALIDO STRUMENTO DEFLATTIVO DEL CONTENZIOSO GIUDIZIARIO PER IMPRESE E CITTADINI Di Massimo Berni
La mediazione civile è un metodo di risoluzione alternativo delle controversie utilizzato da imprese e privati per risolvere ogni tipo di controversia in ambito civile e commerciale, purchĂŠ relativa a diritti disponibili. I sistemi di risoluzione alternativa delle controversie, conosciute con lâ&#x20AC;&#x2122;acronimo ADR (Alternative Dispute Resolution), sono procedure alternative al processo, informali, rapide, riservate, a FRVWL VLJQLĂ&#x20AC;FDWLYDPHQWH OLPLWDWL per le parti. Inoltre si caratteriz]DQR SHU HVVHUH Ă&#x20AC;QDOL]]DWH DOOD ricerca di una soluzione basata sugli interessi delle parti e sulla ricostruzione del rapporto fra le stesse. Le procedure ADR si possono distinguere in negoziazione (le parti interagiscono direttamente fra di loro con lâ&#x20AC;&#x2122;assistenza di consulenti), mediazione (le parti interagiscono , assistite dai consulenti alla presenza di un terzo neutrale, indipendente ed imparziale privo di poteri decisori)
e arbitrato (il terzo, lâ&#x20AC;&#x2122;arbitro, emette una decisione vincolante). In generale, le forme ADR VRQR Ă&#x20AC;QDOL]]DWH alla ricerca di un accordo che sia per le parti soddisfacente e conservi il rapporto che si era interrotto. Una delle forme di $'5 SL GLÍżXsa è la mediazione, in cui un terzo neutrale, il mediatore, facilita la comunicazione tra le parti, le assiste ed aiuta a trovare un accordo, basato VXL ORUR LQWHUHVVL FKH OH VRGGLVĂ&#x20AC; reciprocamente. Per comprendere appieno le potenzialitĂ e la funzione pratica dellâ&#x20AC;&#x2122;istituto della mediazione civile e commerciale, conviene muovere da un dato di fatto non controvertibile: la crisi della giustizia civile statuale. La constatazione non è nuova e promana da una fonte autorevole e certamente attendibile. Il Dottor Mario Barbuto, nominato dal Ministro Orlando alla guida del dipartimento del Ministero di Giustizia, ha di recente pubblicato la relazione sullo stato della giustizia civile dalla quale emerge che ci sono ben 5,2 milioni di cause civili pendenti . Di queste il 30% sono cause ultratriennali. Per risolvere una controversia in Italia sono necessari in media 1132 giorni in primo gradi, a fronte di una media europea di 500 giorni. La eccessiva durata delle cause civili ed i relativi costi, ha come HÍżHWWR QRQ VROR TXHOOR GL VFRUDJ-
giare il ricorso alla giustizia civile da parte dei cittadini ma anche quello di disincentivare gli investimenti da parte di imprese straniere in Italia facendo perdere competitivitĂ al Paese nella sempre piĂš accentuata concorrenza tra ordinamenti giuridici. Ciò ha indotto anche il legislatore italiano a prendere in esame i sistemi di risoluzione alternative GHOOH OLWL TXDOL PH]]L SHU GHĂ Dzionare il contenzioso civile. Il Governo italiano, in attuazione della delega contenuta nellâ&#x20AC;&#x2122;art. 60 della L. 18 giugno 2009 n. 69, ha emanato il Decreto Legislativo n. 28 del 4 marzo 2010 (e sucFHVVLYH PRGLĂ&#x20AC;FKH LQWURGRWWH FRQ la L.98/2013) in materia di â&#x20AC;&#x153;meGLD]LRQH Ă&#x20AC;QDOL]]DWD DOOD FRQFLOLDzione delle controversie civili e commercialiâ&#x20AC;?, compiendo quindi una scelta legislativa innovativa rispetto alla normativa in materia di conciliazione del passato, dettata da un forte spirito GHĂ DWWLYR GHO FRQWHQ]LRVR JLXdiziario, formulando una previsione che copre lâ&#x20AC;&#x2122;intero e ampio spettro dei rapporti di diritto civile e commerciale, purchĂŠ si tratti di fattispecie relative a diritti disponibili. La normativa predetta dispone la mediazione quale condizione di procedibilitĂ della domanda giudiziale in PDWHULH TXDOL DÎ&#x20AC;WWR GL D]LHQGD comodato ,locazione, patti di famiglia e contratti assicurativi, EDQFDUL H Ă&#x20AC;QDQ]LDUL /D PHGLDzione è istituto particolarmente LGRQHR D GHĂ&#x20AC;QLUH OH FRQWURYHUVLH fra imprese, caratterizzato da rapiditĂ della soluzione, la durata media è di 70 giorni, riservatezza, economicitĂ e Ă HVVLELOLWj della procedura. A Firenze opera, nellâ&#x20AC;&#x2122;ambito della gestione delle procedure di mediazione, lâ&#x20AC;&#x2122;Organismo di Conciliazione di Firenze; OCF, iscritto al numero 37 del Registro degli Organismi di mediazione tenuto presso il Ministero
di Giustizia, ente senza scopo di lucro, è una delle realtĂ di eccellenza nel panorama nazionale degli organismi di mediazione e conciliazione delle controversie civili e commerciali. Creato nel 2005 con notevole senso di lungimiranza, è il primo ed unico caso nazionale di un organismo che riunisce gli Ordini delle tre professioni giuridico-economiche: Avvocati, Commercialisti e Notai, in un progetto unitario, supportato da un comitato VFLHQWLĂ&#x20AC;FR DOWDPHQWH TXDOLĂ&#x20AC;FDWR Lâ&#x20AC;&#x2122;Organismo ha sede nel Nuovo Palazzo di Giustizia , al piano 11°. Come organismo di â&#x20AC;&#x153;emanazioQHÂľ XÎ&#x20AC;FLDOH GHL WUH 2UGLQL VRFL IRQGDWRUL q LQ JUDGR GL RÍżULUH ai professionisti e agli utenti un â&#x20AC;&#x153;servizio di mediazioneâ&#x20AC;? di quaOLWj DÎ&#x20AC;GDWR D mediatori professionisti, formati e competenti, LVFULWWL QHJOL DOEL SURIHVVLRQDOL GHJOL 2UGLQL DGHUHQWL, per tutti i tipi di conciliazione relativi a controversie in materia civile, societaria e commerciale, relative a diritti disponibili. Le mediazioni gestite da OCF, sono procedure volontarie oppure derivanti da clausola contrattuale, procedure delegate dal Giudice o procedure attivate quale condizione di procedibilitĂ della domanda giudiziale. In media, il 50% delle procedure attivate si chiude con un accordo con una durata media del procedimento di 70 giorni. $OOD Ă&#x20AC;QH GHO PHVH GL RWWREUH presso OCF sono state depositate circa 2000 domande di conciliazione e di queste almeno 500 si sono concluse con un accordo fra le parti. Eâ&#x20AC;&#x2122; stata conseguentemente scongiurata la nascita di almeno 500 nuove cause civili presso il Tribunale competente. Dottore commercialista e Revisore contabile, Socio fondatore dello studio Fazzini & Partners di Firenze e componente del Consiglio direttivo di OCF publiredazionale
CONFINDUSTRIA FIRENZE
IES | ottobre-dicembre 2014 | Pagina 47
Sostenibili per vincere Il tema affrontato in un incontro organizzato dalla Sezione Alimentare. E da dicembre entra in vigore il regolamento europeo sulle etichette
È
dal 13 dicembre che entra in vigore il Regolamento europeo 1169/2011, una piccola grande rivoluzione, cui le aziende del settore alimentare sono state costrette ad adeguarsi. Se ne è parlato per mesi e le etichette dei prodotti alimentari sono state al centro di approfondite discussioni. Il consumatore sarà più tutelato e avrà a disposizione un maggior numero di informazioni. Ma le aziende sono state costrette a prepararsi adeguatamente e, in qualche caso per quelle più piccole, adeguarsi alle nuove incombenze non è stato privo di costi. Il Regolamento infatti soddisfa la necessità di riordinare e modernizzare, in un unico testo, tutta la legislazione in materia ma anche introduce alcune novità di rilievo sulle informazioni alimentari obbligatorie e volontarie, definendo principi, requisiti e responsabilità degli operatori alimentari. Per non far arrivare le proprie imprese associate impreparate e
rispondere ai loro ultimi dubbi, la Sezione Alimentare di Confindustria Firenze ha organizzato, nel novembre scorso, un seminario di approfondimento: due ore di serrato confronto fra aziende e esperti della materia. Non è solo sull’etichettatura che le imprese dell’agroalimentare fiorentino hanno aperto un focus di lavoro: la sostenibilità è stato al centro di un partecipato “seminaperitivo”, organizzato dalla Sezione Alimentare di Confindustria Firenze e dal suo presidente Angelo Biggioggero. La sostenibilità oggi non è più un’opzione, ma un driver di business. “Sostenibilità significa operare in modo equo e responsabile per il bene comune, per il territorio, per i nostri collaboratori, per il nostro futuro – ha sottolineato chiusura dell’incontro il presidente di Confindustria Firenze Simone Bettini –. Significa integrare questioni sociali e ambientali con i processi produttivi per
tendere al miglioramento continuo. Nessuna realtà può sottrarsi a questa logica nel definire la strategia di business e il posizionamento competitivo. La crisi di questi anni ha messo in evidenza i limiti di un modello di sviluppo e di gestione fondato su criteri di massimizzazione della redditività a breve termine. Serve un ripensamento che tenga conto di una logica basata su parametri di perfomance economici, ambientali e sociali”. Ed è anche dal seminario che è emerso come un’impresa sostenibile abbia maggiori opportunità di offrire al mercato un prodotto bello, buono e ben fatto, in grado quindi di generare una superiorità competitiva rispetto ad altri della stessa categoria. “Il settore agroalimentare è chiamato in causa dalla sfida della sostenibilità per molte ed importanti ragioni che diventano ancora più rilevanti in considerazione del territorio in cui operano le aziende: la Toscana e Firenze!”
ha sottolineato ancora Bettini nel corso delle conclusioni del convegno. “A fronte di un aumento della sensibilità dei consumatori e della diffusione di nuovi modelli di consumi, è cresciuta l’esigenza di comunicare maggiori informazioni sui metodi di produzione, di esaltare la storia e la qualità di ciò che arriva sulla tavola” E nel corso dell’incontro non sono mancati i riferimenti all’imminente Expo, evento cui è necessario arrivare preparati con la massima attenzione, cercando di promuovere il meglio della nostra eccellenza. Sarà anche “l’occasione per trasferire il nostro contributo sulla sostenibilità, che passa anche dalla valorizzazione delle nostre tradizioni alimentari e dalla capacità di realizzare progetti volti a rafforzare e preservare questo patrimonio reale”. La Sezione Alimentare di Confindustria Firenze sta lavorando approfonditamente da tempo su progetti specifici, che presto saranno svelati.
CONFINDUSTRIA FIRENZE
IES | ottobre-dicembre 2014 | Pagina 48
Legalità, imprese della pelletteria e sindacati per la tracciabilità di filiera Creati i presupposti per condividere un programma di legalità comune al territorio
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racciabilità della filiera della pelletteria, per la prima volta alleati imprese e sindacati: definite linee guida comuni e generali per la tracciabilità. Un passo fondamentale per facilitare il controllo pubblico di legalità e concorrenza sleale. Atto concreto per la qualificazione e sostenibilità del sistema delle filiera della moda fiorentina. L’alleanza imprese della pelletteria e sindacati nata a Firenze, fungerà da facilitatore per il controllo da parte delle istituzioni preposte: sono stati, infatti, indicati gli impegni che le imprese devono prendere per dichiarare le propria filiera tracciabile, trasparente,
chiara e legale. Le linee guida sono state definite nel “Progetto legalità” sottoscritto da Confindustria Firenze, CNA Firenze, Confartigianato Firenze, FILCTEM CGIL Firenze, FEMCA CISL Firenze, UILTEC UIL Firenze. Il progetto, cui le imprese possono volontariamente aderire, indica dei requisiti indispensabili per poter definire una “filiera tracciata”. “I brand hanno proprie regole rigorose di tracciabilità – spiega Franco Baccani presidente della Sezione pelletteria di Confindustria Firenze – noi abbiamo fatto di più: abbiamo creato presupposti per condividere un programma di legalità comune al territorio.
Per Istituzioni ed Enti sarà più facile il controllo. Tolleranza zero per l’illegalità. Avevamo annunciato il progetto di tracciabilità totale della filiera: questo è il primo atto”. “Per la prima volta – è il commento comune di Filctem, Femca e Uiltec territoriali – costruiamo le condizioni per una sinergia tra sistemi di mappatura della filiera delle singole griffes e l’attività degli enti pubblici di controllo. L’obiettivo è una alleanza del territorio che affianchi a trasparenti assunzioni di responsabilità nel contrasto all’illegalità impegni chiari per la qualificazione del lavoro e delle filiere produttive”.
“Le nostre piccole e medie imprese artigiane sono da sempre sinonimo di correttezza e rispetto di ogni regola e disposizione, sia che si tratti di normative sia che si tratti di etica del lavoro – commenta Massimo Marchi, presidente di Cna Federmoda Firenze –. Con questo protocollo iniziale vogliamo creare uno strumento vero che identifichi e colpisca chi vive nella illegalità. La strada giusta da percorrere va nella direzione della tracciabilità dell’intera filiera produttiva e della sua sostenibilità economica, senza alcuna tolleranza verso chi trasgredisce i principi fondamentali di etica e legalità sul lavoro”.
Innovazione & Solidarietà “Lavoro sul campo” è quello che letteralmente hanno svolto oltre cinquanta imprenditori delle Sezioni Servizi Innovativi e Tecnologici di Confindustria Firenze e Confindustria Lucca Pistoia Prato, prestando opera di volontariato a Dynamo Camp: il primo Camp di Terapia Ricreativa in Italia che accoglie in modo
gratuito bambini e ragazzi affetti da patologie gravi e croniche per periodi di vacanza e svago. Lavori volontari per incrementare la collaborazione ma anche lo scambio di esperienze e informazioni, in una location unica, vera eccellenza per il territorio di Pistoia e della sua montagna.
Nella foto: Riccardo Bruschi, presidente della Sezione Servizi Innovativi e Tecnologici di Prato; Cristiana Pasquinelli, presidente della Sezione Servizi Innovativi di Pistoia; Matteo Grossi, presidente Sezione Servizi Innovativi e Tecnologici di Firenze
C&G S.R.L. DEPURAZIONE INDUSTRIALE SOLUZIONI INNOVATIVE PER RISPARMIARE Lâ&#x20AC;&#x2122;ACQUA
Lâ&#x20AC;&#x2122;acqua è una risorsa sempre piĂš preziosa e non va certo sprecata, neppure quella utilizzata per le lavorazioni industriali. Con questa missione, C&G Depurazione Industriale Srl opera nel settore del recupero e trattamento GHL UHĂ XL LQGXVWULDOL FRQ SURGRWWL GL SURSULD costruzione e si rivolge alle aziende che fanno uso di soluzioni acquose durante il loro ciclo produttivo. Da 40 anni progetta e costruisce impianti SHU LO WUDWWDPHQWR GL UHĂ XL LQGXVWULDOL DOOR scopo di fornire ai propri clienti un servizio integrale e personalizzato nella tutela e nel rispetto del patrimonio ambientale. Indirizza il proprio lavoro verso la realizzazioni di progetti che prevedano il recupero delle acque e il successivo impiego, anche con lâ&#x20AC;&#x2122;ausilio di macchinari innovativi fra cui gli evaporatori
VRWWRYXRWR 0ROWHSOLFL VRQR L YDQWDJJL RÍżHUWL dallâ&#x20AC;&#x2122;uso degli Evaporatori sotto vuoto C&G, D SDUWLUH GDOO¡DEEDWWLPHQWR Ă&#x20AC;QR DO GHO costo di evaporazione e dal basso consumo energetico. Il funzionamento è automatico e la qualitĂ dei materiali utilizzati nella costruzione conferisce agli evaporatori un alto grado di robustezza e compattezza, oltre alla WRWDOH DÎ&#x20AC;GDELOLWj H FRVWDQ]D QHL ULVXOWDWL H allâ&#x20AC;&#x2122;assenza di fumi e odori. Ma quali sono i vantaggi per le aziende che si rivolgono alle soluzioni ed ai servizi di C&G? ,QQDQ]LWXWWR OD ULGX]LRQH Ă&#x20AC;QR DO GHO FRsto di smaltimento e del consumo di acqua, oltre al poter recuperare i metalli preziosi ed eliminare il rischio di incorrere in costose sanzioni da parte delle AutoritĂ preposte alla tutela dellâ&#x20AC;&#x2122;ambiente. Fattori che insieme alla
modernizzazione del sistema di produzione, contribuiscono nel loro complesso anche al miglioramento dellâ&#x20AC;&#x2122;immagine pubblica dellâ&#x20AC;&#x2122;azienda. Oggi la C&G, fondata e condotta da Carlo Chiti e Massimo Gallorini, può vantare un bilancio assai positivo: ha al suo attivo la progettazione e costruzione di piĂš di 2000 impianti venduti in Italia e allâ&#x20AC;&#x2122;estero. Dispone di un team di ingegneri e di personale altamente specializzato che seguono personalmente ogni cliente: dalla realizzazione del progetto, costruzione della macchina e LQVWDOOD]LRQH LPSLDQWL FKLDYL LQ PDQR Ă&#x20AC;QR DOO¡DVVLVWHQ]D H D XQD TXDOLĂ&#x20AC;FDWD H SXQWXDOH attivitĂ di manutenzione. Il consolidato Know-how e il continuo apprezzamento dei clienti incoraggiano lâ&#x20AC;&#x2122;azienda di Rignano a sviluppare costantemente lâ&#x20AC;&#x2122;attivitĂ di ricerca puntando su prodotti e soluzioni dâ&#x20AC;&#x2122;avanguardia. Eâ&#x20AC;&#x2122; pratica ricorrente la collaborazione con le universitĂ ed i laboratori, allo scopo di proporre ai clienti, oltre al servizio completo, anche lâ&#x20AC;&#x2122;opportunitĂ di poter accedere a soluzioni uniche, innovative e personalizzate. Ulteriore elemento di forza di C&G è un servizio post-vendita di altissimo livello. Il collegamento on line con distributori, clienti, fornitori e la produzione le consente di affrontare tempestivamente ogni richiesta, avvalendosi di un fornito magazzino di pezzi di ricambio e del team di ingegneri e tecnici pronti a rispondere ad ogni chiamata e ad intervenire direttamente sul posto.
www.cgdepur.it NOVITAâ&#x20AC;&#x2122;: 5LVSDUPLR (QHUJHWLFR Ă&#x20AC;QR DO FRQ JOL (YDSRUDWRUL VRWWR YXRWR FRQ SRPSD GL FDORUH H GRSSLR FDOGDLD publiredazionale
IES | ottobre-dicembre 2014 | Pagina 50
CONFINDUSTRIA AREZZO, GROSSETO, SIENA
Dove c’è impresa c’è casa Visita di una delegazione di giovani industriali della Toscana Sud allo stabilimento Barilla, dove tradizione e innovazione si fondono per un “made in Italy” maestro nel mondo di Nadia Frulli, Arezzo Notizie
“I
l talento, quello vero, lo aveva nostro padre: il nostro merito, invece, è stato quello di essere riusciti a conservare e gestire al meglio quanto è stato costruito dalla nostra famiglia”. Sono parole importanti, cariche di passione e al tempo stesso di rigore, che da sole potrebbero raccontare il paradigma di una azienda il cui nome, nel mondo, è garanzia di qualità e simbolo del made in Italy: Barilla. Ed è proprio con queste parole che Paolo Barilla (attualmente alla guida dell’azienda insieme ai fratelli Guido e Luca) è arrivato al cuore di molti giovani imprenditori della delegazione – composta dai componenti
dei Gruppi Giovani di Arezzo, Siena, Grosseto e Firenze – che lo scorso 10 settembre ha visitato lo storico stabilimento di Pedrignano (Parma). Qui, settore per settore, l’azienda di pasta più famosa del mondo ha aperto le proprie porte. Regalando l’emozione di una esperienza unica ai venticinque visitatori che vedono scritto nell’imprenditoria il loro futuro. “La visita – spiega Eleonora Anselmi, presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Arezzo – ha rappresentato una tappa importante del percorso di formazione promosso dalla nostra associazione. Si è trattato di un’iniziativa che voleva andare al di là delle
lezioni frontali e di fatto, ci ha permesso di entrare in contatto con realtà importanti dell’imprenditoria italiana, conoscere meglio il territorio e incontrare chi, come Barilla, ha una storia di grande interesse e importanza dalla quale cogliere elementi fondamentali per la crescita di ognuno di noi”. Elementi che sono poi stati condivisi durante i successivi direttivi e che sono stati argomento di confronto e dibattito tra i giovani imprenditori. “Quello che ci ha colpiti – sostiene Anselmi – è stata la disponibilità di questa grande azienda ad aprirci le sue porte: e sono state la generosità e la forte volontà di far conoscere ad altri
imprenditori la propria storia e il proprio modo di lavorare a sorprenderci. Uno spirito di condivisione che abbiamo apprezzato molto”. Seguendo il filo delle parole di Paolo Barilla, i venticinque delegati hanno scoperto così i dettagli sulla storia e sullo sviluppo dell’azienda. “Come detto, l’ottica è stata quella della condivisione ed è stata chiara la volontà di contribuire, anche con incontri come questo, alla crescita del sistema produttivo italiano. Non sono mancati i momenti di apertura alle critiche: ne abbiamo apprezzato la costruttività”.
CONFINDUSTRIA AREZZO, GROSSETO, SIENA
© Barilla
Condivisione e formazione, strumenti indispensabili per la crescita del sistema produttivo italiano
IES | ottobre-dicembre 2014 | Pagina 51
Tortellini, fase di confezionamento
bottega di pasta, Barilla sta cercando di mantenere vive le tradizioni italiane con “Academia Barilla” dedicata alla difesa, allo sviluppo e alla promozione della cultura gastronomica regionale italiana. Una struttura che si trova proprio a Parma, dove ha sede lo stabilimento visitato dalla delegazione di giovani imprenditori. “Dove c’è Barilla c’è casa” recita lo storico slogan dell’azienda: e per i giovani impren-
ditori che hanno toccato con mano la realtà dello stabilimento di Parma pare essere ancora più vero. “Ogni responsabile, ogni addetto del team di lavoro con il quale abbiamo parlato si è mostrato orgoglioso di lavorare per Barilla: in ognuno di loro è emerso un forte senso di appartenenza – spiega Anselmi – ed è un aspetto che ogni imprenditore sarebbe felice di vedere nei propri dipendenti”. © Barilla
Al termine, si è aperto un dibattito incentrato sul mondo Barilla e sulla sulla figura dell’imprenditore. Quindi il responsabile dello stabilimento ed il responsabile della produzione hanno accompagnato la delegazione in una visita guidata alle linee produttive di pasta, pasta all’uovo, pasta ripiena e confezionamento. Nel mondo Barilla, insomma. Entusiasti i commenti dei giovani imprenditori: “Nel futuristico magazzino automatizzato, visitato a seguire, una serie di muletti senza conducente smistava e stoccava pancali di prodotto confezionato, con la precisione e l’efficienza di uno dei magazzini più all’avanguardia d’Italia. Un’immagine di grande ordine, organizzazione e pulizia: tutte garanzia della qualità dei prodotti che escono da questo stabilimento”. Il magazzino, inaugurato nell’ottobre 2013 e per il quale sono stati investiti circa quindici milioni di euro, è adibito allo smistamento della merce pro-
dotta nello stabilimento stesso (principalmente pasta di grano duro e all’uovo) e della merce proveniente da altri stabilimenti (sughi, biscotti, prodotti da forno). Si tratta del più grande magazzino automatizzato al mondo con tecnologia LGV, con una superficie di quarantamila metri quadrati. L’intero magazzino rappresenta anche un esempio di come l’innovazione possa andare di pari passo con la tradizione ed è specchio di come, un’azienda nata da un solo nucleo familiare, possa continuare a tramandare i propri valori pur trasformandosi in una delle più avanzate imprese del suo Paese. Quella di Barilla è infatti una storia che ha inizio nel lontano 1877 con una bottega di pane e pasta aperta da Pietro Barilla. L’attività si è tramandata di generazione in generazione (fatta eccezione per una “parentesi americana” negli anni Settanta, alla quale pose fine il pronipote del fondatore e suo omonimo, Pietro Barilla, riacquisendo il marchio) ed è arrivata fino ai giorni nostri. 140 anni di storia, quattro generazioni che si sono succedute e, attualmente, tre fratelli che guidano questo grande gruppo, dando lavoro a circa ottomila persone in trenta siti produttivi, per tredici brand. Oggi, in un mondo globalizzato, completamente diverso da quello in cui si alzò per la prima volta la saracinesca della
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CONFINDUSTRIA AREZZO
IES | ottobre-dicembre 2014 | Pagina 54
F.I.A.I.P., professionalità in prima linea Fondamentale sviluppare il processo di standardizzazione della professione di agente immobiliare. Intervista a Giuseppe Attanasio, vice presidente F.I.A.I.P. Arezzo di Claudia Failli, Arezzo Notizie
A
d Arezzo sono circa quaranta coloro che hanno scelto di fare parte della F.I.A.I.P., Federazione Italiana Agenti Immobiliari Professionali. Una realtà che esiste da ben trentotto anni e ha come scopo quello di essere un punto di riferimento per tutti gli operatori del settore. In provincia di Arezzo la Federazione è guidata dalla presidente Giulia Menci e dal vice Giuseppe Attanasio. Una realtà che, anno dopo anno, cerca di porre solide basi per la formazione e tutela di tutti gli operatori del settore della mediazione immobiliare. In Toscana sono circa seicentosessanta gli iscritti F.I.A.I.P. mentre, in tutta la nazione vengono raccolte ben undicimila voci di altrettanti agenti impegnati sul territorio. Nata nel 1976 oggi F.I.A.I.P. è presente in venti regioni e in centocinque province italiane tra le quali appunto, quella di Arezzo.Nonostante il particolare momento, gli agenti F.I.A.I.P. continuano ad impegnarsi in prima linea nell’organizzazione di corsi di formazione e specifici servizi per gli associati fornendo assistenza e indicazioni che consentono ai propri iscritti di fornire una quali-
ficata assistenza alla propria clientela, nel totale rispetto del consumatore. “Il momento è duro – sottolinea il vice presidente aretino e segretario regionale F.I.A.I.P. Giuseppe Attanasio – ma noi continuiamo il nostro lavoro sempre al massimo. Nel primo trimestre di quest’anno si sono visti dei miglioramenti nel comparto immobiliare ma non possiamo abbassare la guardia”. Tra i temi fondamentali dell’operato F.I.A.I.P. c’è la lotta all’abusivismo, argomento sul quale recentemente si è espresso anche il presidente nazionale Paolo Righi. “Finalmente esistono delle normative specifiche che mirano a scoraggiare questo atteggiamento – spiega ancora Attanasio –. Non ci si può improvvisare agenti immobiliari bisogna seguire uno specifico codice deontologico e sapere cosa si sta facendo in ogni momento. A nostro avviso è fondamentale avere una specifica e qualificata formazione professionale che consenta ai consumatori di ricevere servizi puntuali e soddisfacenti. La F.I.A.I.P. promuove a pieno questa filosofia e cerca di scoraggiare comportamenti scorretti come quello dell’a-
busivismo”. Con l’obiettivo di valorizzare la professionalità dei propri associati e dei servizi forniti ai consumatori, F.I.A.I.P. ha sviluppato, fra le varie iniziative, la propria presenza attraverso l’ausilio di un proprio Centro Studi indirizzando l’attività verso la definizione di una nuova figura professionale, ed ha formato un Comitato Tecnico Scientifico in collaborazione con i maggiori docenti ed esperti in discipline e materie tecnico-applicative sull’attività della mediazione immobiliare. La Federazione aderisce a Confedilizia, Confindustria e Tecnoborsa. Particolarmente intensa anche la collaborazione con le istituzioni locali. “Insieme alla Camera di Commercio – spiega ancora Attanasio – abbiamo siglato un protocollo di intesa per la promozione della conciliazione come strumento per la soluzione stragiudiziale delle controversie in materia immobiliare. Il documento è stato sottoscritto dall’Associazione amministratori condominiali di Arezzo, ANACI., F.I.M.A.A. E A.N.A.M.A.” Particolarmente intensa anche l’attività di F.I.A.I.P. all’estero.
“Oltre ad organizzare convegni itineranti nella regione e nella nazione – continua Attanasio – cerchiamo di strutturare anche degli appuntamenti fuori da confini nazionali. Esperienze utili per lo scambio e la formazione di tutti i nostri professionisti”. In questo senso infatti, F.I.A.I.P. è partner dell’associazione statunitense NAR, National Association Realtors, ed i dirigenti fanno parte del board internazionale della C.E.I., Confederation Européenne de l’Immobilier, essendo la stessa Federazione parte attiva dell’organizzazione confederale europea C.E.I., allo scopo di sviluppare il processo di standardizzazione della professione di agente immobiliare in tutta Europa.
Giuseppe Attanasio
FINCENTRO SOCIETĂ&#x20AC; FIDUCIARIA SRL A TUTELA DEGLI INTERESSI DI PRIVATI E IMPRESE
&RPPHUFLDOLVWL D FDSR GL XQD Ă&#x20AC;GXFLDULD i fratelli Alfredo e Massimo Ceccarelli occupano rispettivamente le cariche di Presidente e Amministratore Delegato di )LQFHQWUR 6RFLHWj )LGXFLDULD 6UO /D VRFLHWj costituita nel 1979 a Firenze per opera del Dott. $QJHOR ,DVHOOL FKH WXWWRUD ULYHVWH OD FDULFD GL $PPLQLVWUDWRUH 'HOHJDWR q RJJL SUHVHQWH VXO PHUFDWR QD]LRQDOH ´&RPH Ă&#x20AC;GXFLDULD LO QRVWUR FRPSLWR SULQFLSDOH q O¡LQWHVWD]LRQH GL partecipazioni azionarie per contro altruiâ&#x20AC;? VSLHJDQR L GXH WLWRODUL ´/¡XWHQ]D q YDVWD H FRPSUHQGH SULYDWL H VRFLHWj FL RFFXSLDPR
di chi ha problemi di FRQFRUUHQ]D R GLÎ&#x20AC;FROWj economiche sino ai coniugi che si stanno separandoâ&#x20AC;?. Le richieste piĂš frequenti? â&#x20AC;&#x153;Riguardano una gamma piuttosto ampia di casistiche: dalla costituzione di trust patrimoniali destinati D Ă&#x20AC;JOL PLQRUL R GLVDELOL al rientro di capitali in Italia con la Voluntary Disclosure. Inoltre attuiamo patti parasociali H GL VLQGDFDWR GLDPR FHUWH]]D GHOO¡HVDWWR compimento di obbligazioni contrattuali D HVHFX]LRQH GLÍżHULWD JDUDQWLDPR DFFRUGL GL FRPSUDYHQGLWD GL D]LHQGH PDQWHQLDPR riservata la titolaritĂ di partecipazioni sociali e dossier titoli e seguiamo operazioni EDQFDULH H LQL]LDWLYH FRPPHUFLDOL FHVVLRQL acquisizioni e fusioni di societĂ â&#x20AC;?. Altre attivitĂ GHOOD )LQFHQWUR" ´&XULDPR O¡DPPLQLVWUD]LRQH ordinaria e straordinaria di beni immobili H PRELOL O¡RUJDQL]]D]LRQH H UHYLVLRQH contabile di aziende non quotate in Borsa e la rappresentanza di azionisti e obbligazionisti SHU WLWROL LWDOLDQL HG HVWHUL ,QROWUH HÍżHWWXLDPR ULFHUFKH GL PHUFDWR LQYHVWLPHQWL GL FDSLWDOL VHQ]D LQWHUPHGLD]LRQH PRELOLDUH RSHUD]LRQL GL 0HUJHU $FTXLVLWLRQ Ă&#x20AC;QR DOOD compravendita di immobili e/o aziendeâ&#x20AC;?. Le attivitĂ della Fincentro vengono svolte direttamente dal Presidente che si dedica a tempo pieno alle esigenze aziendali. I due consiglieri delegati intervengono con
meno continuitĂ ma sono sempre presenti e raggiungibili per le necessitĂ della Fiduciaria. &RPSOHWDQR OR VWDÍż GHOOD )LQFHQWUR GXH VHJUHWDULH FKH KDQQR OD GRWH GHOOD GLVFUH]LRQH sia nel lavoro svolto che nei contatti con la FOLHQWHOD FRVWLWXLWD LQ JHQHUH GD SULYDWL HG imprenditori.
Fincentro SocietĂ Fiduciaria Srl Viale S. Lavagnini n. 17 â&#x20AC;&#x201C; 50129 Firenze Iscrizione Registro Imprese di Firenze Codice Fiscale 01599210489 Tel. 055/473132 â&#x20AC;&#x201C; 475521 Fax 055/475490 Ă&#x20AC;QFHQWU#WLQ LW
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CONFINDUSTRIA LIVORNO
IES | ottobre-dicembre 2014 | Pagina 56
Diamo energia alle nostre imprese Intervento dell’ing. Luigi Giuliano, condirettore di Confindustria Livorno e membro del CdA del Consorzio Energia Libera Livorno
Q
uando si parla di strumenti indispensabili per permettere al nostro Paese di risollevarsi dalla crisi economica ed alle nostre Imprese di riprendere fiato, è immediato l’accostamento ad alcuni ingredienti della ricetta necessaria. Sicuramente flessibilità, certamente carico fiscale, ma indiscutibilmente riduzione del costo dell’energia. Il dibattito sui costi dell’energia nel nostro paese è un dibattito ormai datato; se ne parla da anni ma pur avendo toccato con mano quanto questo elemento abbia inciso sulla perdita di competitività del sistema industriale italiano (vedi caso ALCOA), poco o quasi nulla è stato fatto. Se possibile negli ultimi anni, anche per scelte politiche poco lungimiranti, la situazione si è addirittura aggravata. Basti pensare alla politica di incentivazione per l’energia rinnovabile, in particolare il fotovoltaico: incentivi copiosi ed a pioggia per investimenti su una filiera che ha avuto ricadute limitate sul nostro sistema industriale. Il risultato è stato: aumenti incontrol-
Luigi Giuliano
lati sugli oneri di sistema, crollo dei prezzi di produzione in conseguenza della priorità sul dispacciamento delle rinnovabili (comunque marginali e non certo a compensazione degli aumenti sugli oneri di sistema) e quindi crisi delle tradizionali produzioni in particolare le cogenerative. Inoltre il tentativo in atto di incentivare l’efficienza energetica, pur essendo un’area di intervento con notevoli potenzialità, non sembra al momento produrre i risultati attesi. Gli investimenti richiesti (in molti casi significativi ed onerosi), anche in virtù della crisi di liquidità del sistema industriale, non sembrano accogliere il favore del sistema bancario che considera questa tipologia di investimenti ad elevato tasso di rischio. Dunque che fare? Confindustria Livorno ha messo a punto una serie di soluzioni per cercare, agendo almeno sulle leve di cui il mercato dispone, di dare delle risposte concrete al bisogno delle imprese. Innanzitutto, per acquistare al meglio: che si parli di energia elettrica o gas, le vecchie modalità di acquisto dell’energia appaiono oramai superate. Oggi è necessario saper individuare il momento più opportuno per procedere all’acquisto per cogliere le opportunità; avere al proprio fianco, per queste scelte, un partner affidabile può portare risparmi fino al 10 per cento del costo. Quindi, bisogna conoscere il proprio profilo energetico: attraverso un’analisi delle forniture si può identificare il profilo di consumo in modo che sia possibile accorgersi di eventuali anomalie o apportare miglioramenti sull’uso dell’energia. Ridurre il consumo: sebbene ancora oggi sia ampiamente sotto-
valutata, l’efficienza energetica può originare economie significative sulla spesa energetica. Le tecnologie su cui intervenire sono molteplici ed aziende diverse hanno aree di interesse diverse, attraverso un audit energetico che permette di creare un check up completo dei consumi dell’azienda. Altro elemento essenziale è la capacità di cogliere le opportunità della normativa. In un Paese come l’Italia in cui la normativa cambia molto velocemente talvolta è complicato stare al passo anche per le aziende che operano direttamente nel settore e ciò rende quasi impossibile per un’azienda restare costantemente aggiornata. Può essere molto utile, per questo motivo, disporre di un partner affidabile e competente, capace di monitorare con costanza gli aggiornamenti normativi e le novità regolamentari più significative anche per non perdere interessanti opportunità di risparmio o investimento. Infine, qualora l’azienda abbia un consumo sufficientemente elevato di energia elettrica, è possibile ricorrere, se le condizioni tecnologiche ed ambientali lo consentono, all’autoproduzione di energia, un’opportunità da non sottovalutare. Confindustria Livorno ha fatto di questi obiettivi asset fondamentali dei servizi offerti alle imprese del territorio: in primis attraverso il Consorzio Energia Libera Livorno, consorzio nato nel 1999 e che negli anni ha permesso alle imprese aderenti la concretizzazione di considerevoli risparmi sull’acquisto dell’energia. Il Consorzio CELL“cuba” oggi circa 130 Gwh di energia in consumo e gestisce il dispacciamento di
circa 35 Gwh in produzione; ha realizzato accordi per la fornitura di servizi (energia e consulenza) ad associazioni o raggruppamenti di imprese (ad esempio imprese alberghiere) con significative ricadute in termini di economie e servizi forniti. Aggregato al Consorzio CELL, Confindustria Livorno, attraverso la propria società di Servizi “Confindustria Livorno Servizi srlu”, gestisce, inoltre, un Gruppo di Acquisto appositamente creato, con specifiche caratteristiche di flessibilità e semplicità gestionale, per le piccole e medie utenze industriali. A seguito dell’evoluzione del mercato e con l’obiettivo di ampliare la gamma dei servizi offerti per la realizzazione di questo ambizioso programma è stato, dal 2009, individuato nel Consorzio Romagna Energia (CRE) un partner strategico capace di rispondere efficacemente a tutti i bisogni delle imprese sul tema dell’energia. Il Consorzio Romagna Energia (CRE) è, fra i consorzi grossisti che fanno parte del Sistema Confindustria, uno dei più rappresentativi a livello nazionale; si rivolge esclusivamente al mercato non domestico e senza scopo di lucro, con una gestione complessiva di circa 1.500 GWh di energia elettrica e circa 100 Smc di gas naturale. Attraverso quest’alleanza strategica ed attraverso una costante presenza a fianco delle aziende, Confindustria Livorno è oggi il partner ideale sia per la grande che per la piccola e media impresa: una presenza capillare sul territorio per qualsiasi tipologia di impresa interessata a risparmiare (sia essa del settore industriale come del turismo o del commercio)
FRATELLI PERUZZI GESTIONE IN ROSA PER LA STORICA AZIENDA ARGENTIERA FIORENTINA (VSHULHQ]D H SURIHVVLRQDOLWj SHU GDUH IRUPD DL GHVLGHUL GHL FOLHQWL 8Q·R;HUWD FRPSOHWD SHU WXWWH OH occasioni: liste di nozze, accessori per la cucina e preziosi complementi d’arredo per la casa. 9DQQR PROWR ÀHUH GHOOD ORUR D]LHQGD WXWWD ´ DO IHPPLQLOHµ OH FRJQDWH 3HUX]]L 5LVSHWWLYDPHQWH QXRUD H ÀJOLD /DXUD H *LDQQD UDSSUHVHQWDQR RJJL OD TXDUWD JHQHUD]LRQH GL XQD VWRULD LQL]LDWD QHO FRQ O·DSHUWXUD GHO QHJR]LR VXO 3RQWH 9HFFKLR GD SDUWH GHO ELVQRQQR 8Q DUFR GL WHPSR LPSRUWDQWH SHU OD VWRULD GL XQ·D]LHQGD H OR
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CONFINDUSTRIA LUCCA, PISTOIA, PRATO
La meccanica a Lucca, Pistoia e Prato: un settore dai molteplici volti Meccanica di precisione, veicoli, imbarcazioni, macchine a supporto delle produzioni presenti nel territorio: numerose le specializzazioni della meccanica della futura Confindustria Toscana Nord
U
n ventaglio amplissimo di specializzazioni, da quelle tradizionali alle più innovative e di frontiera: è questo il settore meccanico nelle province di Lucca, Pistoia e Prato. L’estrema varietà delle produzioni manifatturiere locali, ciascuna della quali necessita di una “sua” meccanica, e la natura eterogenea di un territorio che include montagna, pianura e costa, contribuiscono a rendere variegato il quadro. La futura Confindustria Toscana Nord, che scaturirà dalla fusione delle associa-
zioni confindustriali delle tre province, sarà un’antologia di comparti della meccanica, dalla nautica di Lucca ai motori e veicoli di Pistoia fino al meccanotessile di Prato. Hanno sede nell’area Lucca-Pistoia-Prato l’1,5 per cento delle unità produttive attive della meccanica italiana e il 27,2 per cento di quelle toscane, il che significa 2.000 stabilimenti in cui lavorano oltre 16.000 addetti. Anche se la meccanica non è forse il primo settore che viene in mente in relazione a questa parte della Toscana, in realtà
il suo peso è considerevole. Merito anche del legame, storico ma sempre attualizzato da un’intensa attività di innovazione, con gli altri settori del territorio: accanto alle cartiere lucchesi, le macchine per realizzare carta e cartone; l’alimentare di Pistoia supportato dalla meccanica per la produzione ed il confezionamento di pasta e articoli di pasticceria; il tessile di Prato che ha contribuito a far crescere (avvantaggiandosene a sua volta) un meccanotessile di livello internazionale, soprattutto per la nobilitazione, la filatura ed i tessili tecnici.
Le imprese metalmeccaniche delle tre province stanno imparando a conoscersi: nella prospettiva dell’imminente fusione, si sono già tenute varie riunioni congiunte. L’ultima in ordine di tempo si è svolta a Prato lo scorso 27 novembre, data non casuale perché coincidente con il giorno che Federmeccanica ha voluto dedicare alla comunicazione esterna. Nella riunione a porte chiuse e nell’incontro con la stampa è emerso il quadro di un settore che risente inevitabilmente delle difficoltà del paese e dell’economia in ge-
CONFINDUSTRIA LUCCA, PISTOIA, PRATO nerale; ma è stata sottolineata anche la sua buona tenuta nel “decennio terribile” 2001-2011, attraverso un confronto reso particolarmente attendibile dai dati dei censimenti. La perdita in quei cruciali dieci anni di un solo punto percentuale sul numero di addetti (e poco di più, -1,1 per cento, sul numero delle unità locali) dà la misura degli investimenti delle imprese per conservare e potenziare la propria competitività. Gli anni successivi, pur nelle differenze fra le varie specializzazioni, hanno visto risultati complessivamente migliorativi. Pieno accordo fra gli imprenditori nell’indicare nell’innovazione, nella formazione e nell’internazionalizzazione i percorsi su cui continuare a lavorare, con l’auspicio che il contesto nazionale e internazionale assecondi una nuova fase di crescita. L’impegno, da parte delle imprese metalmeccaniche di Lucca, Pistoia e Prato, non mancherà di certo. Massimo Bellandi, referente del progetto LU.ME. – Metalmeccanica Lucchese per il territorio Come sta reagendo la metalmeccanica lucchese alle difficoltà economiche? “Anche Lucca condivide la necessità di uno sforzo continuo nell’innovazione di prodotto e di processi al fine di contrastare la crisi e sviluppare nuovi mercati, soprattutto fuori dall’Europa. Il nostro tessuto industriale è caratterizzato da aziende di media dimensione ancora gestite da famiglie legate al territorio e per le quali già da tempo l’export ha una rilevanza crescente sul fatturato”. Lei ha citato il rapporto con il territorio. Cosa significa in concreto per voi? “Significa costruire un rapporto privilegiato con le persone e l’ambiente di riferimento. In questa direzione
dieci importanti aziende hanno promosso LU.ME. – Metalmeccanica Lucchese per il Territorio, un progetto che prevede iniziative congiunte in favore dei dipendenti, delle scuole e del tessuto sociale locale, e
Massimo Bellandi
specifici strumenti di comunicazione”. Massimo Capecchi, presidente della sezione Meccanici di Confindustria Pistoia A Pistoia si dice metalmeccanica e si pensa all’industria ferroviaria. E’ corretto? “Il metalmeccanico rappresenta il 5,11 per cento (e ad un 6 per cento se si parla di addetti) del manifatturiero a Pistoia; il ferroviario gioca un ruolo primario, ed Ansaldobreda è la nostra maggior industria. Altre imprese le sono nate attorno, alcune affermandosi in maniera autonoma. Ma esiste una meccanica più leg-
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gera: si producono macchine per l’industria alimentare e, come la mia, per il recupero e la ricostruzione di pneumatici, componenti per casalinghi, si trattano metalli. Questo e tanto altro è la forza del settore a
Massimo Capecchi
Pistoia”. Detto ciò, esiste un fattore unificante? “Esistono moderni elementi identitari in cui ci ritroviamo; formazione specifica, mercati esteri che trascinano l’export di Pistoia grazie alla meccanica più raffinata, ricerca continua che si traduce in innovazione industriale”. Francesca Fani, presidente della sezione Meccanici dell’Unione Industriale Pratese Il meccanotessile rappresenta nel distretto pratese la specializzazione più comune: qual è il quadro ad oggi? “Dopo dei periodi critici,
il meccanotessile ha visto negli ultimi anni un buon recupero, che ha riportato in positivo fatturato ed export. Quest’ultimo in particolare ha performance interessanti: il 1° semestre 2014 segna un incoraggiante +12,6
Francesca Fani
per cento rispetto all’anno precedente. La ricetta? Innovazione, specializzazione, servizio, apertura verso i nuovi mercati e attenzione massima al cliente, che si esplicita sempre più nella nostra capacità di fare quasi una progettazione su misura”. Altri comparti della meccanica presenti a Prato? “Ci sono imprese altamente specializzate. Penso all’impiantistica per le energie alternative, alla componentistica per l’automazione industriale, ai sistemi di controllo per i combustibili e l’energia elettrica: eccellenze a livello nazionale che a Prato trovano competenze e servizi adeguati”.
CONFINDUSTRIA MASSA CARRARA
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Cave di marmo
Le cave e il Piano Paesaggistico Quello delle cave è un settore fondamentale per l’economia del territorio e della Toscana, che ha bisogno di scelte comuni e cooperative. Intervento di Andrea Balestri, direttore dell’Associazione Industriali di Massa Carrara
I
toni aspri innescati dalle previsioni in materia di cave nel Piano Paesaggistico della Regione hanno innalzato un muro contro muro che stride contro la sintassi dello sviluppo economico del dopoguerra, quello della cosiddetta“campagna urbanizzata”, di una cultura amministrativa (politica) che, senza rinunciare ai propri cardini ideologici, ha saputo assecondare la voglia di fare di tanti toscani senza offuscare la bellezza del paesaggio toscano. Al netto dei presunti difetti di concertazione (prassi che oggi molti ritengono ridondante) della gestione del Piano, un’intera generazione di protagonisti di quella stagione, amministratori, sindacalisti, associazioni, camere di commercio, università, ecc., oggi sottoscriverebbe un appello a premere il tasto rewind. Il Piano paesaggistico, al di là del nome vagamente bucolico, è un atto complesso, da addetti ai lavori, che pochissime persone possono dire di conoscere adeguatamente; ma è un atto di programmazione che fa cadere su tutto il territorio della Regione, una serie di vincoli con i quali si imbatteranno i progetti di decine di migliaia di privati, imprenditori, ed enti locali; come per la prova del budino, i suoi ef-
fetti reali si materializzeranno solo nel tempo, quando i loro progetti, piccoli e grandi, si scontreranno con previsioni forse ragionevoli a livello macro, ma in molti casi verosimilmente eccessive rispetto al complesso caleidoscopio della vita quotidiana che i piani spesso non riescono a prefigurare. Nelle audizioni del Consiglio Regionale alcuni tecnici dei Comuni (di tutti i Comuni, da Scandicci alle coste apuane) hanno candidamente ammesso di non aver avuto modo di approfondire le carte e i documenti tecnici dei rispettivi ambiti. Tutto questo fa pensare che i pregi (o i difetti) del Piano siano evocati non per i contenuti specifici (che pochi possono dire di conoscere a fondo) ma per le intenzioni che i diversi fronti gli attribuiscono. Nel bel mezzo di un ciclo problematico dello sviluppo economico (livelli drammatici di disoccupazione, in particolare giovanile, lievitazione delle sacche di disagio per mancanza di lavoro), la Regione Toscana, non diversamente dal resto Paese, dovrebbe evitare di finire ingabbiata in dilemmi aut-aut (“o questo, o quello”); le scelte devono iscriversi in una logica“questo e quello”, senza mutue esclusioni proprio perché non possiamo permettercelo.
Nelle grida che falsano il confronto sul Piano Paesaggistico c’è una dimensione incomprensibilmente assente. Uno dei caratteri distintivi del paesaggio toscano (delle sue città come dei centri minori, dai piccoli borghi della Lunigiana a quelli della Maremma; dalla Piazza dei Miracoli alle chiese di Lucca, dal duomo di Firenze ai palazzi di Pienza), è dato dall’impiego delle pietre naturali: è difficile pensare che cosa resterebbe nell’immaginario della Toscana se non si fosse fatto uso copioso delle pietre serena di Santa Fiora, del marmo delle Apuane, del tufo degli Etruschi, dell’alberese di Prato, del travertino di Rapolano. Anche nella produzione dei mattoni, altro ingrediente base del paesaggio toscano, si fa uso di argille che inevitabilmente presuppongono attività di estrazione di qualche angolo della regione. Una parte importante della bellezza della Toscana è stata costruita sui prodotti e sulle attività delle sue cave; ai prodotti delle cave è legata indissolubilmente la costruzione del paesaggio. Pensare che le cave siano un’attività impattante di cui si può fare a meno è semplicemente un non senso. Tutto quello che usiamo lo prendiamo dalla crosta terrestre tanto che non si tratta di
scegliere tra “cave sì - cave no”, ma tra questa o quella cava; meglio dunque concentrarsi non sulla progressiva chiusura delle cave ma su come regolamentare intelligentemente un’attività di cui non possiamo fare a meno. Se la Toscana non riprenderà presto a crescere, mancheranno le risorse e le energie per salvaguardare il paesaggio; e se vogliamo ritrovare il sentiero dello sviluppo e creare posti di lavoro per le giovani generazioni, sappiamo tutti che dobbiamo incoraggiare gli investimenti nei nuovi settori: ma non per questo dobbiamo rinunciare al contributo di settori come quello delle cave per la cui gestione, come insegna la teoria dei giochi con il dilemma del prigioniero, ha estremo bisogno di scelte di tipo cooperativo.
Andrea Balestri
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RISTORANTE â&#x20AC;&#x153;IL CAPRIOLOâ&#x20AC;? QUANDO Lâ&#x20AC;&#x2122;INIZIATIVE DELLA REGIONE VANNO A BRACCETTO CON Lâ&#x20AC;&#x2122;IDEE DEGLI IMPRENDITORI Eâ&#x20AC;&#x2122; un ristorante che a Prato tutti conoscono. Il Capriolo è fortemente legato alla propria cittĂ e allo sviluppo della sua storia industriale. Inaugurato nel 1961 dalla signora Ofelia, fu il primo grande ristorante in una cittĂ che in quegli anni stava iniziando il percorso che lâ&#x20AC;&#x2122;avrebbe portata a collocarsi al primo posto in Italia per lâ&#x20AC;&#x2122;industria del tessile. A 50 anni esatti dalla sua prima apertura, e dopo un periodo di cessazione dellâ&#x20AC;&#x2122;attivitĂ , il ristorante ha riaperto da qualche anno sotto la cura dei bis-nipoti della fondatrice. Il locale, completamente rinnovato, mantiene i piatti della tradizione grazie alla grande griglia a FDUERQH H OHJQD HG DOOD ULFHUFD GL Ă&#x20AC;OLHUH FRUWH per carne e verdura. Ma la nuova gestione guarda al futuro cercando di interpretare le necessitĂ del vivere contemporaneo; in questo senso è da prendere ad esempio lâ&#x20AC;&#x2122;adesione al progetto regionale â&#x20AC;&#x153;Pranzo Sano Fuori Casaâ&#x20AC;?, che dimostra come certe volte i progetti istituzionali possano combaciare con le idee degli imprenditori e le richieste della clientela. â&#x20AC;&#x153;Abbiamo aderito allâ&#x20AC;&#x2122;iniziativa della Regione Toscana con entusiasmoâ&#x20AC;? spiega il titolare Tommaso Gei, â&#x20AC;&#x153;trovandola FRPSOHWDPHQWH LQ OLQHD FRQ OD QRVWUD Ă&#x20AC;ORVRĂ&#x20AC;D di lavoro. Quando la Regione ha invitato i pubblici esercizi ad aderire al progetto e alle sue linee guida ci siamo sentiti in dovere di partecipare, infatti queste collimavano con le nostre idee di pranzo di lavoro al Ristorante e soprattutto corrispondevano alle reali necessitĂ del clienteâ&#x20AC;?. Un modo moderno di intendere la 5LVWRUD]LRQH FKH VLJQLĂ&#x20AC;FD VWDUH LQ IRUPD senza rinunciare al gusto, con menĂš che
incentivano verso il consumo di frutta e verdura fresca, di pasta integrale e di prodotti VWDJLRQDOL SURYHQLHQWL GDOOD Ă&#x20AC;OLHUD FRUWD H dove non manca lâ&#x20AC;&#x2122;attenzione ai produttori e ai fornitori.
spinta dinamica della cittĂ . â&#x20AC;&#x153;Il passato è fonte di conoscenza, ma deve essere anche rinnovatoâ&#x20AC;? e per questo nel menĂš del 5LVWRUDQWH VL VRQR DÎ&#x20AC;GDWL DO JLRYDQH FKHI pratese Marco Caciagli, che ha portato nel
â&#x20AC;&#x153;Ma noi volevamo fare di piĂš per sostenere la proposta regionaleâ&#x20AC;? precisa Gei, â&#x20AC;&#x153;e abbiamo PHVVR D SXQWR 0HQ VSHFLĂ&#x20AC;FL D SUH]]L ridotti per stimolare i nostri clienti ad una dieta piĂš sana durante la pausa pranzo e i pranzi di lavoroâ&#x20AC;?. Quindi â&#x20AC;&#x153;Il Caprioloâ&#x20AC;? ben interpreta lâ&#x20AC;&#x2122;esigenza di chi, lavorando fuori casa tutti i giorni, ha la necessitĂ di pranzare in modo sano a prezzi contenuti. Questa iniziativa trova un buon riscontro a Prato proprio perchĂŠ, nonostante non sia piĂš la cittĂ industriale di un tempo, rimane pur sempre una cittĂ industriosa che mantiene quei tratti dinamici e creativi che ne hanno caratterizzato lo sviluppo durante gli anni dâ&#x20AC;&#x2122;oro dellâ&#x20AC;&#x2122;economia. Lâ&#x20AC;&#x2122;investimento per il rinnovo e la ristrutturazione del Ristorante â&#x20AC;&#x153;Il Caprioloâ&#x20AC;? è lâ&#x20AC;&#x2122;ennesima riprova della
locale anche piatti piĂš moderni e dai sapori cosmopoliti. Seppure appoggiando appieno il progetto ´3UDQ]R 6DQR )XRUL &DVDÂľ LQ FRQĂ&#x20AC;GHQ]D il titolare del ristorante invita comunque i propri clienti a concedersi di tanto in tanto qualche piccolo â&#x20AC;&#x153;strappo alla regolaâ&#x20AC;?, sedendosi con calma ad assaggiare anche gli altri piatti del menĂš...
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