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PAOLO UGOLINI
arte PAOLO UGOLINI 1956
Paolo Ugolini è nato nel 1956 a Sassocorvaro di Urbino nel primo dopoguerra, a pochi metri dalla Rocca di Francesco di Giorgio che era stata l’Arca dell’Arte sul finire del secondo conflitto mondiale. Figlio di una sarta e di un impiegato, nulla lo predestinava, come scrissero molti anni più tardi i giornali elvetici, a dirigere grandi progetti in diverse parti del mondo. Fin da piccolo si è appassionato di pittura, ma i soli riferimenti che aveva nel piccolo paese erano le grandi pitture sacre delle chiese e l’atelier del prozio « Cincino », specializzato in finti fuochi di camino e angeli per steli funerarie. A questi si aggiungevano le illustrazioni di Gustave Doré dei libri della biblioteca del padre. Questo influenzerà più tardi la sua pittura. Trasferitosi a Pesaro con la famiglia all’età di 13 anni, ha scoperto il mare e le barche che diventeranno poi la sua seconda passione. Ha studiato ingegneria all’Università di Bologna, laureandosi all’Istituto di Architettura con una tesi per l’autocostruzione di una città sostenibile, tesi giudicata particolarmente meritevole, pubblicata, e che gli è valsa l’invito dell’ONU a lavorare in Kenia per il programma di sviluppo delle Nazioni Unite (PNUD). Nel 1983 ha vinto con Marco Porta e Massimo Majowiecki il primo concorso internazionale per la nuova stazione di Bologna. Dopo una breve e « avventurosa » esperienza di cantiere in Sud Italia ha ottenuto nel 1988 una borsa di studio per conseguire un Master post universitario in project management e, a conclusione di questo, si è trasferito a Losanna, in Svizzera dove ha lavorato per grandi società di architettura e ingegneria per diversi progetti in varie parti del mondo. Dal 1995 è cittadino svizzero. Agli inizi del 1995 ha vinto il concorso per lo studio di fattibilità, la progettazione e lo sviluppo dell’EXPO 2002, un gigantesco e fantastico progetto da 1,5 miliardi di euro. La stampa elvetica ha salutato questa vittoria con il titolo: « Paolo Ugolini ha ottenuto i mezzi per realizzare i propri sogni ». Durante i 5 anni successivi ha avuto l’occasione di sviluppare un fantasioso progetto che lo ha ricollegato con i propri desideri dell’infanzia e sopratutto lo ha portato a capire che l’homo sapiens è anche sopratutto homo faber (uomo architetto, operoso) e homo fantasy (uomo di fantasia) e non può rinunciare all’immaginazione, alla fantasia, all’invenzione. Dopo questa esperienza ha così deciso di dedicarsi prevalentemente ai progetti fantastici come il padiglione Lamborghini a Autostadt/ Wolksburg, il padiglione Curitiba a Ginevra e il il padiglione itinerante BIT/ ONU per le Nazioni Unite. Durante il periodo dell’EXPO e quello successivo ha lavorato con la “Disney Legend” Harrison Buzz Price, il grande amico e consigliere fedele di Walt Disney. Questo magico incontro gli ha fatto capire la genialità e l’estrema fantasia del grande genio artistico Walt Disney. Ovviamente per questo ha dovuto subire l’ostilità della intellighenzia elvetica, opportunamente ricambiata. Paolo Ugolini ha iniziato a dipingere ad olio nel 1969 e da allora non ha mai smesso, per mantenere la mano, seguendo il vecchio adagio di Apelle, il grande pittore greco classico, « nulla dies sine linea ». Nel 2005, considerando che il sacrificio di tanti rami fa crescere più potente la pianta e le fa dare frutti migliori, ha deciso di dedicare molto più tempo ed energia alla pittura, allo studio della storia dell’arte e dell’estetica. Da un punto di vista intellettuale considera suo Maestro supremo, nel campo dell’estetica, Benedetto Croce, e per quanto riguarda la pittura il pictor optimus Giorgio De Chirico e il suo contemporaneo Jeff Koons, che hanno dato il via entrambi a ricerche fecondissime ancora tutte da esplorare. Diversi anni di pratica e ricerca pittorica lo hanno portato a sviluppare una pittura che lui stesso ha definito, non senza provocazione, post Disney bizantina. Post Disney perché intende proseguire nei suoi quadri il lavoro fantastico iniziato da Walt e poi proseguito da Hans Beck con l’invenzione di Playmobil nel 1974, di cui lascia sempre traccia e citazioni, e post bizantina in quanto, come avvenne nella scuola cretese nel ‘500, accetta e rifiuta al tempo stesso le scoperte del Rinascimento, quali la prospettiva, ed ammette cambiamenti stilistici improvvisi ma quasi impercettibili all’interno della stessa opera. Nel 2017, per marcare una pausa di alleggerimento pur continuando il lavoro pitturale, ha iniziato a dipingere « alla maniera astratta » con risultati molto convincenti tanto che continua oggi ad alternare pittura astratta e pittura figurativa. Questa particolare situazione, abbastanza inconsueta nel mondo della pittura, lo ha portato a riflettere su cosa sia l’astrazione in senso lato e quindi al convincimento che una pittura può essere astratta anche se le figure dipinte appartengono al mondo delle « figure realiste ». Ciò che conta non è tanto il tipo di figure dipinte, « figure realiste » o « figure geometriche », quanto la scelta di negare la rappresentazione della realtà. L’uso del collage di « figure realiste » dipinte, porta ad un’opera astratta se è espressione del rifiuto di rappresentare la realtà per accedere ad un mondo fantastico. A partire da questa constatazione ha iniziato a realizzare grandi « collages dipinti » i cui risultati saranno visibili solo nei prossimi anni, visti i lunghi tempi di produzione. Paolo Ugolini non cerca con la propria arte di essere originale, anzi rifugge l’originalità intesa come stravaganza, in quanto la vera arte originale è quella che fa riferimento alle proprie origini e alla propria storia, sia essa reale o immaginaria, alla storia dell’arte e alla tradizione ben intesa.
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