Informare Novembre 2015 | Sergio Assisi: «Omaggio la mia Napoli bella e tormentata... »

Page 1

INFORMARE è un periodico edito dal "Centro Studi Officina Volturno"

ANNO 13° - NUMERO 151 - NOVEMBRE 2015

Ph. Cristina Di Paolo Antonio

MAGAZINE DI PROMOZIONE CULTURALE

SERGIO ASSISI

«Omaggio la mia Napoli bella e tormentata con un progetto che ho sempre sognato» AMBIENTE

CULTURA

Il Forest Fire Area Simulator AstroSamantha, del Corpo Forestale dello Stato l'Italia tra le stelle

SPECIALE

Osservatorio Vesuviano, la situazione dei vulcani partenopei

EVENTI

Addòve, mostra fotografica in ricordo di Pino Daniele


2

MAGAZINE DI PROMOZIONE CULTURALE


Periodico fondato nel 2002 Registrato al Tribunale di S. M. Capua Vetere N° 678 edito da:

MAGAZINE DI PROMOZIONE CULTURALE

T. MORLANDO

F. CORSARO

F. RUSSO

A. CIAMBRONE

A. MORLANDO

V. VITALE

B. GIARDIELLO

C. COLURCIO

F. DIANA

INTERVISTE S. ASSISI: A NAPOLI NON PIOVE MAI 8-9 G. DE NATALE: I VULCANI IN TERRA PARTENOPEA 10 G. TAGLIAMONTE: L'ANTICORRUZIONE IN ARPAC 15 A. PUNZI: VI PRESENTO LA MIA GMA 18 V. MOSCA: NAPOLI, CITTÀ DEL CINEMA DI IERI E DI OGGI 20 V. IMPERATORE: ACCUSE AL SISTEMA BANCARIO 22 A. PETRONE: TENTAZIONE ITALIANA NEL MONDO 24 L. CAMPESE: VINCITORE PIANO CITY NAPOLI 2015 26 V. RESTIVO: I MIEI NOIR AMBIENTATI A CASERTA 27 D. MEO: GALAMEO, IMPRESA D'ECCELLENZA AL SUD 28 D. BATTAGLIA: LA MUSICA E I POOH 30 DUEXDUO: RISATE DOPPIE E ASSICURATE 30 C. DI LORENZO: LA MAGIA DEI COLORI 31 O. DI MAIO: IL RITORNO DEL CAFONE 31 R. VENTRE: MI CANDIDERÒ A SINDACO DI CASERTA 32 A. FLETCHER: LOTTA PER IL CANCRO AL SENO 33

EVENTI

F. MELE

G. ARENARE

M. PANETTA

V.M. LOPENNINO CASCIO

ASTROSAMANTHA: L'ITALIA TRA LE STELLE 5 ADDÒVE! 5 IL FOREST FIRE AREA SIMULATORE DEL CFS 6-7 G. IMPERATRICE DON PEPPE DIANA: UN MARTIRE IN TERRA DI CAMORRA 12 23 MAKER FAIRE: CREATIVITÀ MADE IN ITALY CANAPA IN MOSTRA 2015 23 IL NIKON LIVE SBARCA A NAPOLI 38

SPECIALI M. GIUGLIANO

O. LUCARELLI: GIORNALISTI DI FRONTIERA FINCHÈ LA BARCA VA...

PROMOZIONE DEL TERRITORIO CAPUA E MAC TERRA DI LAVORO

R. BICCO

S. DE MARCO

A. OCONE

SPORT

CLENDY AVERSA: IL SOGNO CONTINUA PROGETTO SOGNI D'ORO CALCIO, ECONOMIA E POTERE

RUBRICHE V. PANETTA

C. PIANTERI

V. BARBATO

MEDICINA IL DIRITTO FISCO NEWS VIVERE IL VERDE

4 21 16-17

Direttore editoriale Tommaso Morlando

INFORMARE

Direttore responsabile Fabio Corsaro Vicedirettore responsabile Fabio Russo Pres. Consulta esperti Ambiente Angelo Morlando Direzione Artistica Alessandro Ciambrone Vicepresidente Officina Volturno Valeria Vitale Progetto Grafico Antonello Dell'Omo Responsabile Organizzativo Marco Pennino Gestione Web e Comunicazione Emanuele Russo Vincenzo Lo Cascio Fotografia Antonio Ocone (Fotogram) Carmine Colurcio Valentina Panetta Gabriele Arenare Collaboratori Ada Marcella Panetta Barbara Giardiello Filomena Diana Fulvio Mele Caterina Piantieri Giovanni Imperatrice Ludovico Mascia Luigi Di Domenico Martina Giugliano Rossella Bicco Salvatore De Marco Vincenzo Barbato

34 REDAZIONE 34 P.zza Delle Feste, 19 - Pinetamare 35 81030 - Castel Volturno (CE) Tel: 081 335 66 49 www.informareonline.com e-mail: redinformare@libero.it

36 IBAN CENTRO STUDI OFFICINA VOLTURNO: 37 IT14R0101074870100000001835 37 38 Stampa: INKPRINT - Pozzuoli(NA) Chiuso il: 30.10.2015


4

GIORNALISTI DI

MAGAZINE DI PROMOZIONE CULTURALE

FRONTIERA Buste con proiettili, minacce dirette nelle redazioni, auto danneggiate sotto casa. Oggi l'informazione in Campania è un campo di combattimento, soprattutto nelle province di Napoli e Caserta dove la situazione è molto complicata. Il confine delle aree a rischio per i giornalisti della Campania si è ampliato e aumenta anche la violenza da parte dei clan. Pochi giorni fa è stata semidistrutta a Napoli l'auto di un giornalista di cronaca giudiziaria parcheggiata nei pressi della sua abitazione. Nella sede di una redazione è stata inviata una lettera con un proiettile. Prefetture, Questure e forze dell'ordine ci sono vicini ma sono tanti i giornalisti, tra loro tanti giovani, che lavorano in aree a rischio e, salvo alcune eccezioni, senza alcuna protezione. Ragazzi e ragazze che lavorano seguendo l'insegnamento che ci ha trasmesso, e ci trasmette ancora oggi Giancarlo Siani: raccontare i fatti lavorando sul campo e non nei salotti. Lavorare andando a vedere con i propri occhi. Così si è “giornalista giornalista”. Ragazzi che lavorano sul campo e che hanno anche visto i loro articoli saccheggiati da scrittori di successo che hanno copiato senza citarli neppure. Ragazzi e ragazze che rischiano sul campo garantendo così al Paese un principio fondamentale della nostra Costituzione. La libertà di espressione, la libertà di informazione sono ancora oggi la spina dorsale della nostra democrazia. Lo è in Campania, come in Sicilia o Calabria dove i giornalisti raccontano tutto rischiando spesso in

prima persona e finendo nel mirino delle mafie. Non è così dappertutto. Come è possibile, mi chiedo da mesi, che le pagine nazionali dei giornali si siano occupate dei Casamonica solo dopo la diffusione di un video relativo al funerale del capoclan? Eppure ci sono cronisti di strada, cronisti veri che anche a Roma e nel Lazio, come avviene nel nostro Mezzogiorno, da anni raccontavano queste vicende. Cronisti spesso emarginati, spesso inascoltati e addirittura isolati. Qui in Campania è diverso... Abbiamo intere generazioni con decine e decine di cronisti che raccontano e scrivono tutto in territori sempre più a rischio. Qui l'Ordine dei giornalisti, il sindacato, forze dell'ordine sono al fianco dei cronisti che lavorano in prima linea. I nostri giornalisti di frontiera. E abbiamo in Campania editori coraggiosi. Editori anche loro in prima linea che rischiano in prima persona non solo i risparmi ma a volte anche la propria incolumità. Editori che con i loro giornali rappresentano un presidio doppiamente importante. Un presidio per l'informazione e per la legalità. Una luce, un riflettore in aree troppo buie. Editori che rappresentano un punto di riferimento fondamentale per i cittadini, per la pubblica opinione. E un riferimento spesso anche per le forze dell'ordine, a volte isolate. Giornali avamposto di legalità. Come accade per Informare, che rappresenta un esempio per il giornalismo non solo campano, ma nazionale. Un faro in un'area che ha grandi problemi di vivibilità. Un'area, continuamente

Ricevere parole tanto significative dal Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania è veramente importante: danno riscontro all’impegno profuso in questi anni da chi fermamente continua a credere nel ruolo di un’informazione libera, impegnata, costantemente presente in territori tanto difficili, consapevole del ruolo formativo che svolge e senza compromessi, esulando da un protago-

nismo che non ci appartiene per scelta e formazione culturale. Questa testimonianza la trasferisco a tutti i giovani della redazione d’Informare e ai collaboratori, nessuno dimenticato, che nel tempo hanno continuato a partecipare a questo progetto che resta principalmente di formazione. Ottavio Lucarelli, Mimmo Falco e tanti altri amici dell’Ordine regionale e nazionale, siamo a voi vicini per testimoniare insieme, con atti e forme

Ottavio Lucarelli, Presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Campania

dimenticata dalle istituzioni, che potrebbe essere invece un luogo di grande sviluppo. Ecco. La speranza è che attorno ad Informare. a tutto il gruppo che realizza questo splendido giornale, possa sempre più coalizzarsi la parte sana della popolazione. Un giornale per far ripartire un processo democratico di civiltà e integrazione. Perché noi giornalisti abbiamo innanzitutto il compito di raccontare i fatti, ma siamo anche un pezzo fondamentale della società civile. Un ringraziamento in questo senso va anche a Libera contro le mafie e ad altre associazioni anti camorra, così come la fondazione Polis presieduta da Paolo Siani, fratello di Giancarlo, che da trent'anni lavora per portare avanti il messaggio del fratello e rafforzare sempre più la nostra grande famiglia della legalità. di Ottavio Lucarelli coerenti, la ferma condanna contro coloro che nella forma e nei modi tentano di intimidire e minacciare colleghi che fanno unicamente il loro lavoro. Non lasceremo mai pagine bianche, anche col nostro sangue continueremo a scrivere di giustizia, libertà e riscatto… il silenzio uccide! di Tommaso Morlando


MAGAZINE DI PROMOZIONE CULTURALE

ASTROSAMANTHA

5

L’ITALIA TRA LE STELLE Da millenni l’uomo ha sempre cercato di alzare gli occhi verso il cielo, forse perché qui, sulla Terra, i problemi sono troppi o forse perché lo spettacolo che ci offre un firmamento stellato non ha eguali in nessuna opera d’arte. La voglia di toccare l’infinito e l’innovazione tecnico-scientifica ci hanno permesso non solo di osservare il cielo più da vicino, ma di studiarlo e, addirittura, viverlo. Sono tanti i nomi illustri di uomini e donne che coraggiosamente hanno oltrepassato i confini del nostro pianeta, diventando veri eroi e pionieri della scoperta scientifica. Samantha Cristoforetti è una di questi. Capitano dell’aeronautica militare italiana, formatasi anche a Napoli, la Cristoforetti è l’emblema più recente del viaggio spaziale, il quale, grazie a lei, è diventato anche “social”. Tutti noi abbiamo letto e aspettato i suoi tweet e le sue fotografie scattate in tempo reale dall’ISS (Stazione Spaziale Internazionale). Tornata da questo meraviglioso viaggio ha iniziato una serie di tour in giro per la nazione con lo scopo di far conoscere e rivivere alle persone gli obiettivi della missione che l’ha condotta nello spazio e le sue emozioni più interessanti. Con l’evento “La missione Futura incontra la città di Napoli” la Cristoforetti ha avuto l’occasione di parlare alla nostra città, incorniciata dall’unico luogo che per bellezza può essere eguagliato ad una stella: il teatro San Carlo.

Il Post Flight tour è stato organizzato dal CIRA (centro italiano ricerca aerospaziale) e vi sono intervenuti il sindaco Luigi De Magistris e il presidente della regione Vincenzo De Luca. «Credo nell’importanza di incontrare il pubblico, non perché io sia una celebrità ma per parlare alle persone di scienza e di nuove tecnologie, per accendere le passioni e motivare i giovani», questa è la motivazione data dalla Cristoforetti alla serie di tappe in cui è “atterrata”. «L’addestramento è fondamentale, non potevo augurarmi una preparazione migliore. La vita militare ti insegna tante cose, tra cui il lavoro di squadra e l’adattamento, ma soprattutto ti dà operatività: la capacità di non mettere in discussione ogni cosa che ti viene chiesta» afferma ricordando il suo addestramento e gli anni passati proprio qui, all’accademia di Pozzuoli. Scherza sul caffè, decisamente migliore di quello assaggiato tra le stelle, e ricorda con emozione l’incontro con i giovani di Scampia: «Loro mi hanno realmente dimostrato cosa vuol dire impegnarsi per raggiungere una vittoria comune. L’Italia ha bisogno di talenti e di giovani come loro». L’equipaggio era di matrice internazionale, insieme a lei c’erano un russo e un americano, e riguardo questo preciso aspetto la Cristoforetti ha ricordato «Non abbiamo incontrato grandi difficoltà nelle relazioni interpersonali, anzi

ADDÒVE! Tramandare la genialità di un artista risulta sempre problematico e limitativo. Se il personaggio in questione è Pino Daniele la faccenda si complica ancor di più. Raccontare Pino Daniele è così difficile perché a provarci si rischia il conflitto d'interessi, la poca oggettività e la smielata voglia di rielaborare quanto per noi ha rappresentato la sua presenza (musicale). Al Palazzo delle Arti di Napoli ci ha provato Alessandro D'Urso, lo storico fotografo che lo ha accompagnato per gran parte della sua vita artistica, autore di otto sue copertine e molti videoclip. La gioia della fotografia è spesso negli scatti

siamo andati molto d’accordo. L’atteggiamento deve essere easy going. Siamo stati la prova che la cooperazione internazionale non solo può funzionare, ma può arrivare a grandi risultati solamente se vi è collaborazione come deve funzionare in un vero team». Per aiutare la Terra forse dovremmo iniziare a guardare un po’ il cielo, dopotutto siamo tutti sotto lo stesso spazio. di Salvatore De Marco e Gabriele Arenare

Alessandro D'Urso racconta Pino Daniele con la sua fotografia

che non sono stati immortalati, in questo caso la figura dell'artista Daniele è stata eclissata per un attimo dall'uomo Pino. Come tutti gli oggetti del desiderio la sua personalità è stata sempre la fonte della curiosità dei fan; D'Urso l'ha perfettamente immortalata da fotografo e amico. «Il rapporto tra me e Pino si è sviluppato su un'alchimia del tutto naturale. Dopo il primo incontro ho sentito di volerlo rincontrare e viverlo» ci dice mentre passeggiamo tra le foto. «Questa mostra fotografica è anche un simbolo di quest'alchimia. Essendoci un rapporto naturale la fotografia riesce a raccontare più di qualsiasi parola. Ricordo ancora la prima volta in cui ebbi l'opportunità di fotografarlo per la rivista per cui lavoravo. Incuriosito dal mio lavoro, decise di estrapolarne una foto per poi farne una copertina».Vivendo l'uomo oltre l'artista il fotografo è riuscito ad estrarne la semplicità. Da un grande artista e da una grande arte si ritorna sempre ad una semplicità comunicativa e d'espressione. E' molto comunicativa una fotografia in cui Daniele è raffigurato in primo piano con il volto oscurato da un'ombra, per metà (in riferimento forse anche al soprannome “nero a metà”). Ne abbiamo chiesto il senso e quale fosse il vero carattere di Daniele: «questa fotografia

scattata a Firenze non voleva rappresentare il carattere di Pino. Ci sono dei falsi miti sulla sua personalità. Ho letto molti articoli sul suo carattere scontroso, riservato, inaccessibile e del suo rapporto conflittuale con la città di Napoli. Nulla di tutto questo traspare dalle mie fotografie perché Pino non era solo questo. Bisognava solo rispettare il percorso artistico di un personaggio come lui. La città di Napoli quindi, al contrario, ha sempre avuto un rapporto conflittuale con lui molto spesso giudicandolo». di Giovanni Imperatrice e Gabriele Arenare


6

MAGAZINE DI PROMOZIONE CULTURALE

ECCELLENZE ITALIANE A CASTEL VOLTURNO

IL FOREST FIRE AREA SIMULATOR DEL CORPO FORESTALE DELLO STATO

Una conferenza stampa altamente esaustiva, quella tenutasi lo scorso 8 Ottobre al Centro di Formazione Nazionale del Corpo Forestale dello Stato di Castel Volturno: la presentazione di un’eccellenza italiana che prende il nome di FFAS, cioè ‘Forest Fire Area Simulator’, primo simulatore immersivo Real Time italiano grazie al quale sarà possibile formare e addestrare figure professionali al fine di contrastare sempre più efficacemente ogni reato ambientale ma anche ogni catastrofe naturale, e ogni evento che possa danneggiare il paesaggio e l’ambiente, primi fra tutti gli incendi boschivi, dai quali la messa a punto del simulatore è partita. La dott.ssa Daniela Piccoli del CFS ci spiega: «Il FFAS è un progetto digitale innovativo, rivoluzionario. Un esempio di Made in Italy, creato da una “triangolazione” composta dalla P.A., nella fattispecie il CFS, dall’università Federico II di Napoli, e dal mondo dell’impresa italiana, rappresentato da Vitrociset e SIT (Servizi di Informazione Territoriale). Il CFS si è dotato di questo sistema in questo particolare posto d’Italia, dove lo Stato vuole far sentire la propria presenza e vicinanza ai cittadini. Questo che presentiamo oggi – continua la dottoressa- è il primo capitolo: il resto si svilupperà in seguito. Vogliamo che questo sia il luogo dove i semi del sapere possano crescere, e i talenti giovanili possano essere formati. Il simulatore riproduce perfettamente ogni scenario operativo, ogni

variabile, ogni parametro. È composto da una Sala Regia e da una sala ‘immersiva’: il sistema consente di interagire autonomamente con il mondo virtuale attraverso il proprio avatar, e sarà in primis di supporto all’attività del NIAB (Nucleo Investigativo Anti Incendi Boschivi). Il ruolo del DOS (direttore delle operazioni di spegnimento) è centrale perché ha competenze trasversali, coordina i mezzi, i tempi e le risoluzioni. La cosa importante è che rispetto ai videogiochi cui il FFAS potrebbe essere paragonato – precisa la dottoressa- è che qui non c’è alcuna storia già scritta: la storia la fa l’azione dell’addestrato (quindi il DOS). Ciò che qui coordina e sottende il processo base è la scienza, che dunque nel FFAS si fa realtà. Un progetto realizzato con fondi europei nell’ambito del Programma Operativo Nazionale- Sicurezza per lo Sviluppo- Obiettivo Convergenza 2007-2013. Sarà un punto di concentramento della formazi-

one di tutte le Regioni d’italia». Prosegue il professor Francesco Giannino, del dipartimento di Agraria dell’Università Federico II: «Il FFAS garantisce un risparmio reale per la P.A., di spesa e di tempo: una simulazione che si svolge ormai sul campo, e che raggiunge livelli di massima efficienza grazie a modelli tridimensionali del terreno, a immagini all’avanguardia. Noi del dipartimento di Agraria della Federico II di Napoli abbiamo elaborato l’algoritmo di propagazione del fuoco, algoritmo che procede sia in avanti che a ritroso. Anche gli studenti di scienze forestali studieranno grazie a questo simulatore.» La parola passa quindi a Marco Massenzi, responsabile Ricerca e Sviluppo dell’azienda Vitrociset, che con SIT ha realizzato il FFAS: «Vitrociset conosce bene le realtà che si occupano di sistemi complessi – comincia il dott. Massenzi – Opera nella sicurezza, nella difesa


7

MAGAZINE DI PROMOZIONE CULTURALE

Quante persone può ospitare complessivamente? «Abbiamo una capienza di circa 90 posti, la mensa può ospitare 120 persone, mentre l’auditorium ‘Don Peppe Diana’ arriva a 300 posti. Si sta cercando di ampliare ancora questa struttura per aumentarne la ricettività».

Marco Massenzi

della Nazione. Utilizziamo il modelling simulation come piattaforma per le attività di addestramento, formazione e anche progettazione e supporto alle decisioni. Il FFAS ha al centro l’uomo: il DOS, che deve saper prendere decisioni, comunicare, gestire lo stress. Il successo del contrasto alla situazione critica dipende da queste capacità: il FFAS mette in comunicazione circa 13-14 operatori in contemporanea ed è un momento fondamentale del successo di un’operazione congiunta. È un sistema avanzatissimo, con una potenza di calcolo impressionante, un’eccellenza italiana, unico nel suo genere a livello mondiale».

Come commentare questo dispositivo presentato qui oggi? «Penso sia motivo d’orgoglio che sia stato realizzato qui, in un’area con un potenziale infinito di bellezza, purtroppo degradata: è un segnale molto forte di come scienza, istituzioni e industria si siano unite per costruire un’eccellenza che rende Castel Volturno unica in Europa. Spero che si sappia non solo in tutta Italia, ma anche in tutta Europa».

Oltre alla formazione per il Corpo Forestale dello Stato, il Centro ha altre funzionalità? «Si, lavoriamo anche per altre Pubbliche Amministrazioni: abbiamo collaborato con il Parco Nazionale del Vesuvio, con la Regione Campania. E poi lavoriamo molto nel sociale: ab- Ci parla del potenziale di ulteriore svilupbiamo una convenzione a livello centrale con po del simulatore? «Il primo tema, gli incendi boschivi, sono area l’Associazione Italiana Persone Down». d’elezione del CFS, ma il FFAS è una piattaforma Qualche anticipazione o novità proiettan- molto versatile: si potrà ottenere qualsiasi altra simulazione utile per i nostri territori. doci nel futuro del Centro? «Ad oggi il futuro gravita attorno agli ambiti di A bassissimo costo e in tempi velocissimi sarà applicazione del simulatore FFAS: inizieranno possibile ricostruire qualunque tipo di scenario, dei corsi a breve, la Regione Sardegna già ha per ogni altra emergenza ambientale, ma anche fatto richiesta per mandarci il personale per antropica, sanitaria, per ogni tipo di analisi investigativa fino all’ambito del cyber crime. iniziare quest’attività di formazione. Si sta pensando di utilizzare il FFAS anche per Gli impieghi del FFAS sono davvero infiniti». quanto riguarda la formazione sul controllo ambientale: controllo delle cave, delle disdi Valeria Vitale e Carmine Colurcio cariche, degli impianti di depurazione».

Noi di ‘Informare’ abbiamo intervistato l’Ingegner Antonio Zumbolo, direttore del Centro di Formazione del CFS di Castel Volturno: Ingegnere, da quanto tempo esiste questo Centro di Formazione? «E’ aperto da 3 anni, ma l’amministrazione del CFS aveva progettato da tempo di aprirlo in questo territorio, caratterizzato da vari problemi di natura ambientale: la transazione fu scritta nel 2000. È un territorio ricco di risorse, in cui si ha l’unico esempio di macchia mediterranea ben conservata all’interno della fascia costiera della Campania».

Abbiamo infine intervistato il dott. Marco Massenzi di Vitrociset s.p.a.:

Ing. Antonio Zumbolo


8

SERGIO ASSISI

I

ronia, solarità e bellezza è ciò che l’attore napoletano Sergio Assisi ha portato nelle sale cinematografiche con l’opera prima “A Napoli non piove mai”. L’anteprima, presentata al Metropolitan per l’inizio del Napoli Film Festival, ha riscontrato un buon consenso da parte di tutti gli spettatori in sala. Non è affatto casuale il clamore che la pellicola ha suscitato, in quanto il film di Sergio Assisi ha mostrato il cuore e il sentimento di un Sud sempre pronto a stupire, incline a reagire nonostante le avversità e le sofferenze che una città bella e goliardica come Napoli racchiude nel suo vissuto e nelle sue mura. Il centro focale dell’intera commedia è stato quello di mettere in risalto le magnificenze culturali e storiche di una Napoli realistica, spigolosa ma nello stesso tempo sorridente ed ironica. Un cast d’eccellenza quello che si sta trasmettendo nelle sale cinematografiche di tutta Italia,

Divisione Service

Centro Assistenza Autorizzato dei seguenti Brand: FLYGT - ENDRESS HAUSER - ATURIA POMPETRAVAINI - WILO – SALMSON Servizi di manutenzione ordinaria programmata, preventiva e predittiva, reperibilità e pronto intervento, conduzione e gestione impianti di trattamento acque e complessi acquedottistici.

Divisione Impianti

MAGAZINE DI PROMOZIONE CULTURALE

con nomi e personalità di spicco come la protagonista Valentina Corti, Nunzia Schiano, Francesco Paolantoni, Giuseppe Cantore, Ernesto Lama, Luigi Di Fiore, Sergio Solli e tanti altri ancora che hanno saputo incarnare lo spirito leggero e senza pretese di un film che ha come scopo ultimo quello di far sorridere e riflettere sul sarcasmo del popolo partenopeo e sull’incanto di una città che ha ancora molto da dare e raccontare. E Sergio Assisi? Quest'attore eclettico e innamorato della sua terra, cosa avrà detto della sua opera prima e della sua bella Napoli? Da dove nasce l’esigenza di creare un film su Napoli e sulla grandezza di un popolo che non si abbatte mai? «A Napoli non piove mai nasce dalla volontà di raccontare una storia semplice ma al contempo piena di significati nascosti. Racconta la filosofia di vita di un popolo che non si arrende mai e continua a seguire i propri sogni contro la crisi, la disperazione e i fallimenti. Napoli è bella e tormentata e per questo deve essere omaggiata per il suo spirito e per la cultura che si respira camminando nei vicoli della città, anche in quelli più scuri. Il film è stato girato nei quartieri più caratteristici ed emblematici di Napoli, Posillipo, Mergellina, Chiaia, proprio perché questa è Napoli, l’eleganza di luoghi antichi ed intramontabili». Nel film le vicende vengono legate l’una con l’altra da un oggetto inusuale: una mela. Cosa simboleggia? «La mela è un elemento ricorrente nel film,

Progettazione e realizzazione di opere acquedottistiche e depurative, lavori a reti idriche e fognarie, sistemi di sollevamento acque (impianti di pompaggio), impianti di potabilizzazione, impianti di trattamento acque reflue, cabine di trasformazione MT/BT, impianti elettrici, sistemi di automazione e telecontrollo, quadri di potenza e controllo.

Officina

Riparazione di motori elettrici, elettropompe sommerse, elettropompe sommergibili per acque reflue, elettropompe per liquidi speciali, elettropompe verticali, elettropompe centrifughe, elettropompe per vuoto, quadri elettrici.


9

MAGAZINE DI PROMOZIONE CULTURALE

un pretesto per indicare che alla fine ogni piccola strada può portare ad una grande svolta. L’uomo deve perseguire i propri sogni, deve farlo anche per coloro che non crede più nel cambiamento, anche quando il fato o la vita ci rende sfiduciati e disincantati. Per essere felici bisogna inseguire le proprie aspirazioni e realizzarle proprio come fanno i protagonisti del film, altrimenti non saremo mai davvero liberi». Cosa significa per lei esser riuscito a creare un film contando solo sulle proprie forze, autofinanziando un progetto così tanto desiderato? «È stato molto difficile autofinanziare un progetto così grande e complesso, ti rende a tratti irascibile perché hai la palpabile sensazione di non farcela, ma è proprio quella voglia di perseguire i propri sogni che mi ha fatto continuare. È stato difficile anche non cadere nelle logiche di mercato che inevitabilmente ti “costringono” ad accettare cose che non vorresti ma io non ho ceduto. Non mi sono abbassato al volere dei produttori che per rendere un prodotto più fruibile mi hanno proposto scelte che non avrei e non ho fatto, come ad esempio selezionare un’attrice piuttosto che un'altra solo perché commercialmente più adatta». Spesso i giornalisti l’hanno accusata di

aver abbandonato Napoli per realtà cittadine più tranquille. Come risponde a tale accusa? «È un accusa che come sempre colpisce l’anima di chi come me si sente un Napoletano verace. È vero, mi sono allontanato da Napoli città, non vivo quotidianamente i vicoli e i problemi che subisce, ma le radici sono sempre presenti. Mi sento napoletano in tutto, non ho perso la cadenza meridionale nel parlato, l’umorismo partenopeo, le caratteristiche della Napoli bella, quella che penso sia giusto portare in alto omaggiandola in tutte le sue contraddizioni». Nel film spesso i due protagonisti - Barnaba e Sonia - si interrogano su una propria condizione esistenziale domandando l’uno all’altro: “Sei felice?” Lei, invece, lo è davvero? «Non so se posso parlare di vera e propria felicità. Ho sempre scritto, da quando ero piccolo, racconti, storie, situazioni particolari, perché il mio intento è sempre stato quello di comunicare, di far sorridere gli altri dato che sono io il primo a non riuscire a sorridere e, seguendo questo principio - A NAPOLI NON PIOVE MAI - ha proprio l’intento di comunicare, di far riflettere ma soprattutto di far ridere chi lo guarda. Quello che però so con certezza è che ho impiegato il mio tempo e le mie energie in un progetto che ho sempre voluto fare e che per questo mi ha riempito il cuore di ossigeno puro che senti attraversare tutto il corpo e che ti far star bene anche se hai mille preoccupazioni, problemi a cui pensare e tempi da rispettare. Con le mie forze, con

Biblioteca

“Carmine Cretella & Silvana Noviello”

BookCrossing oltre 1000 libri per diffondere cultura in modo gratuito

( Disponibilità di libri scolastici di vari settori donati per coloro che ne avessero necessità )

Galleria d’arte permanente P.zza Delle Feste, 19 Pinetamare - Castel Volturno (CE)

l’amore e la dedizione che mi ha sempre contraddistinto nel mio lavoro, sono riuscito a portare a termine ciò che ad oggi mi rende orgoglioso, essendo riuscito soprattutto a contornarmi di persone che sono per me amici di una vita e poi ottimi attori sul palcoscenico». Insomma, questa è la Napoli che amiamo: quella del sole, del mare, della battuta sempre pronta, dei sogni da realizzare. Una Napoli bella, magica e scanzonata. di Martina Giugliano e Gabriele Arenare

Nunzia Schiano

Ernesto Lama


10

MAGAZINE DI PROMOZIONE CULTURALE

OSSERVATORIO VESUVIANO

LA SITUAZIONE DEI VULCANI PARTENOPEI

L'Osservatorio Vesuviano è un’istituzione pubblica dedicata alla ricerca vulcanologica e geofisica e alla sua applicazione al monitoraggio dei vulcani attivi. Fondato nel 1841 dal re delle due Sicilie Ferdinando II di Borbone, è il più antico osservatorio vulcanologico del mondo. Il Centro di Sorveglianza rappresenta dal 2001 la Sezione di Napoli dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), si occupa del Vesuvio, dei Campi Flegrei, di Ischia e dello Stromboli ed è diretto dal dott. Giuseppe De Natale, il quale abbiamo intervistato in esclusiva per discutere circa la situazione dei vulcani in terra partenopea e dell’attività di monitoraggio costante svolta dall’Osservatorio. Il sito web www.ov.ingv.it, oltre ad essere facilmente consultabile, è aggiornato costantemente con le novità riguardanti l’attività dell’Osservatorio e con la pubblicazione di bollettini di sorveglianza periodici dei vulcani interessati.

Direttore, qual è la situazione attuale dei vulcani nell'area partenopea? «Ci sono 3 vulcani (Vesuvio, Campi Flegrei ed Ischia ndr) per i quali esistono 4 livelli di allerta: il verde rappresenta il livello base, di quiescenza, ed oggi il Vesuvio ed Ischia ne fanno parte; i Campi Flegrei sono di livello giallo, il secondo gradino di allerta, quello che viene deciso dalla Protezione Civile Nazionale e dalla Commissione Grandi Rischi quando un vulcano presenta qualche anomalia anche se non estremamente critica. Con il livello giallo l’Osservatorio deve incrementare il monitoraggio dell'area ed essere più attento a controllare se questi fenom-

eni vanno in escalation e potenziare il dialogo con la Protezione Civile. In merito c'è una maggiore attenzione ed un costante aggiornamento anche col governo. Il livello arancione è il penultimo, ed è quello di preallarme. Quando scatta l'allarme, il livello rosso, tutta l'area rossa deve essere evacuata in meno di 3 giorni. Questi ultimi due livelli sono direttamente gestiti dal governo».

stati eventi decisamente più significativi».

Quanto è lungo il passo che potrebbe portare dal livello giallo a quello arancione? «Non è codificato in maniera precisa. Se dovesse la sismicità aumentare in maniera considerevole, ad oggi molto blanda, è un salto che potrebbe essere deciso dalla Commissione Grandi Rischi e dalla Protezione Civile Nazionale. Ogni sei mesi un anno mi convocano per fare una panoramica Che tipo di attività svolge l’Osservatorio della situazione e capire se è necessario portare in termini di comunicazione e monitorag- il livello giallo ad arancione, o meno». gio? «I nostri compiti sono di natura scientifica. Noi Da quanto ci ha raccontato il Vesuvio, indobbiamo informare gli organi di Protezione vece, è tranquillissimo… Civile Nazionale perché è con loro che agiamo «Nonostante tutti gli allarmi che si danno, il Vein convenzione di quello che succede ai nostri suvio è stabilissimo. Dagli anni ’70, che è monivulcani. Abbiamo una sala di monitoraggio at- torato molto bene, non ci sono deformazioni del tiva h24 dove ci sono sempre 2-3 persone tra suolo, anzi ci sono addirittura piccoli abbassaricercatori e tecnici che devono comunicare ogni menti della zona craterica. Un’eventuale eruzievento notevole che avviene nelle nostre aree one del Vesuvio sarebbe prevedibile in quanto, vulcaniche, emettendo in questi casi dei comuni- come tutti i modelli di un vulcano a condotto chiuso, prima di aprire il condotto c’è bisogno cati di aggiornamento». che il gas all'interno del magma deve provocare La situazione più preoccupante è quella molta pressione che alla fine supera la resistdei Campi Flegrei. Ce la può spiegare più enza e la pressione di confinamento delle rocce e quindi lo fa eruttare. Questo significa che prima nel particolare? «I Campi Flegrei 45 anni fa iniziarono dei dell'eruzione ci devono essere pressioni di alta fenomeni di sollevamento che nel ‘70 portarono entità, assolutamente rilevabili». all'evacuazione del rione Terra e fu costruito il rione Traiano; nell'83 fu evacuata tutta Pozzu- In caso di una situazione allarmante, si è oli, spostata temporaneamente a Monteruscel- fatto un’idea di cosa potrebbe accadere in lo. Poi non successe niente e tutti ritornarono. città? Tra l'83 e l'84 ci furono circa 15.000 terremoti, «Quando si è al livello rosso bisogna evacuare anche di magnitudo 4, di cui alcune centinaia circa 700.000 persone, se si tratta del Vesuvio, furono avvertiti dalla popolazione. Dalla fine o 600.000 nel caso dei Campi Flegrei: è una redell'84 fino al 2005 abbiamo assistito ad un sponsabilità politica molto grande che qualcuno abbassamento del suolo. Da quell'anno il suolo dovrà prendersi in caso di segnali allarmanti. ha cominciato ad innalzarsi e questo fenomeno Quello che potrebbe accadere è un passaggio un tutt'oggi perdura. Questo nuovo episodio di sol- po’ caotico di informazione. La problematica è levamento è più lento rispetto a quello degli anni spostare molte persone sapendo che la possibil‘70 e ’80; tra l'83 e l'84 c'erano ritmi di solleva- ità di falso allarme è altissima. È possibile che, mento fino ad un metro all'anno. Il sollevamen- nonostante un livello d'allarme rosso, non ci sia to del suolo non è mai un buon segnale in area alla fine un'eruzione. Le responsabilità politiche vulcanica perché significa che c'è del movimento sono alte perché il vero problema sono i falsi aldel magma ma ad ora non sono dati preoccu- larmi non quelli mancati». di Fabio Corsaro e Gabriele Arenare panti perché la storia ci racconta che ci sono


MAGAZINE MAGAZINEDI DIPROMOZIONE PROMOZIONECULTURALE CULTURALE

11


12

DON PEPPE DIANA MAGAZINE DI PROMOZIONE CULTURALE

UN MARTIRE IN TERRA DI CAMORRA Foto di Gabriele Arenare

Al Centro Culturale ‘Carmine Cretella’ la presentazione del libro di Raffaele Sardo

Raffaele Sardo

Pasquale Iorio, Luigi Ferrucci e Raffaele Sardo

dente dell’Associazione Anti-racket di Castel Volturno, dichiara: «Penso che dobbiamo stare sempre attenti, perché le mafie sono abili a cambiare pelle, e ci sono ancora troppi cittadini che si ostinano a non denunciare e che così facendo danneggiano coloro che lo fanno. Vorrei che si capisse che chi denuncia non è un eroe, e ora non si è più soli come una volta». Prende la parola il Coordinatore del Comitato ‘Don Peppe Diana’ Valerio Taglione: «Ho avuto la fortuna di conoscere Don Diana e la mia esperienza diretta mi permette di dire che quest’uomo, anche nelle relazioni personali, già esprimeva tutto il suo impegno. Viene ucciso a 36 anni, ancora all’inizio di un cammino, eppure aveva già espresso se stesso, anche attraverso gli scritti: aveva intuito che la parola poteva essere uno strumento di cambiamento. Il documento “Per amore del mio popolo” è diventato con la sua morte un testamento spirituale. La forza del suo messaggio ha lasciato il testimone a tanti ragazzi, e ha salvaguardato tante altre morti di innocenti facendo capire che non tutti quelli che vengono uccisi dalla camorra c’entrano con essa. Da quel momento è iniziato un percorso, che porta ora a considerare queste terre come “le terre di Don Diana’, secondo un nuovo senso di appartenenza. Il senso di questo libro, 21 anni dopo, è mettere una pietra miliare che ci ricordi tutto il percorso fatto, perché spesso rischiamo di dimenticare». L’autore Raffaele Sardo per prima cosa ringrazia Castel Volturno per l’opportunità: «Parlare qui di Don Diana è come parlare in casa, e parlarne dopo 21 anni è un modo per mettere punti fermi. Don Peppe era un uomo di Casal di Principe che aveva in sé tutte le contraddizioni e l’energia delle persone di questi territori. Era un uomo che aveva scelto di non stare con la camorra. I suoi volantini anti-camorra ebbero un risalto enorme, anche dal Ministero dell’Interno, e venne approvata in Parlamento la legge per lo scioglimento dei Comuni per infiltrazioni camorristiche. Il 30 settembre 1991 vengono sciolti i Comuni di

Casal di Principe, Casapesenna e Mondragone. Così Don Diana diventa uno da eliminare. E quella mattina del 19 Marzo 1994, in quella sacrestia c’è anche Augusto Di Meo, che guarda, poi va a denunciare e fa arrestare il killer. Non è mai stato riconosciuto testimone di giustizia, ma ha fatto fino in fondo il suo dovere civico. Lo Stato ci ha messo in condizione di non parlare, non tutelandoci. Era un sistema, e si è rotto anche grazie a persone come Don Diana». Arriva il momento delle domande dei giornalisti di ‘Informare’. Valeria Vitale chiede a Raffaele Sardo del suo approccio alla scrittura, e di come sia giunto a dar vita a questa creatura letteraria. L’autore spiega: «E’ stato un approccio complicato e lungo. Ho scelto di raccontare le storie di questi personaggi, ho un elenco di 350 persone. Voglio raccontare il punto di vista delle vittime e dei loro familiari. Dal punto di vista dei carnefici è tutta un’altra storia». Fulvio Mele fa una riflessione sul nuovo clima che si respira a Casal di Principe e chiede come, a un anno dall’elezione del sindaco Renato Natale, questo clima si esplichi nel quotidiano e come l’esempio di Don Diana si ritrovi concretamente. Valerio Taglione non nega la difficoltà di trasporre quegli ideali nel quotidiano, specificando però che «il pensiero e le azioni di Don Diana sono ben presenti nel sindaco Natale. La mostra “La luce vince l’ombra” è il simbolo di un percorso di riscatto non solo di Casale. E’ qualcosa che coinvolge tutti, e solo stando vicino Foto di Fotogram Pinetamare

Venerdì 16 ottobre presso il centro culturale “Carmine Cretella” di Pinetamare, si è svolta la presentazione del libro di Raffaele Sardo, dal titolo “Don Peppe Diana. Un martire in terra di camorra”. I moderatori, Tommaso Morlando, Presidente di ‘Officina Volturno’, e Fabio Corsaro, Direttore di ‘Informare’, per prima cosa introducono l’Assessore Paola Coen in rappresentanza dell’amministrazione di Castel Volturno, che porta i saluti del Sindaco Dimitri Russo e le sue scuse per non poter presenziare all’evento. Tommaso Morlando presenta i vari relatori, sottolineando quanto sia importante ‘fare rete’, tutti insieme, ognuno facendo la propria parte. Don Antonio Palazzo, Parroco di Pinetamare, è il primo a prendere la parola, ponendo l’accento sull’importanza delle ‘voci fuori dal coro’ che hanno innescato il processo di cambiamento che ci ha portato a vivere il territorio in una maniera diversa rispetto al passato: «Il sangue di questi martiri, come Don Peppe Diana, ha bagnato altri semi, che sono germogliati. Ci hanno dato la possibilità di guardare avanti con speranza. Ringraziamo queste persone perché oggi qui si respira un’aria più pulita». Pasquale Iorio, dell’associazione ‘Le Piazze del Sapere’, mette al centro del suo discorso la cultura, che «può e deve diventare un punto di riferimento costante. La figura di Don Diana è importante – spiega – perché rappresenta uno spartiacque nelle vicende politiche, istituzionali ma soprattutto del movimento anti-camorra in provincia di Caserta». Luigi Ferrucci, Presi-

Tommaso Morlando, Paola Coen e Don Antonio Palazzo


13

Foto di Fotogram Pinetamare

MAGAZINE DI PROMOZIONE CULTURALE

agli amministratori si potrà cambiare davvero il territorio. Con un po’ di coraggio, che – spiega – etimologicamente dal latino, significa ‘avere cuore’: si ha coraggio perché si mette il cuore in quello che si fa. Come ha fatto Don Diana, come possiamo fare tutti noi». L’ultima domanda la pone Savio De Marco, che premette quanto cultura e territorio siano imprescindibilmente legati, e chiede come, in un territorio reticente, sia possibile mantenere vivo il messaggio di Don Peppe. Per contro, chiede anche come si può mirare ad una deterritorializzazione di questo messaggio. Valerio Taglione risponde: «Domenica vado a Palermo, perché nasce un gruppo dedicato a Don Diana.” Raffaele Sardo conclude: “Vengono tanti ragazzi da ogni parte d’Italia, per i campi estivi, incontrano i testimoni del territorio e portano nei rispettivi paesi quest’esperienza. La cosa importante è contaminare: la camorra è un modo di vivere, una cultura. Se la si contamina con altri valori, la si destruttura. Si comincia sempre da piccoli passi, man mano si cresce e si va avanti».

SERGIO LEPRI

«Il giornalismo può migliorare la società e la vita di tutti» Gli studenti del Master in Giornalismo della Libera Università Maria Santissima Assunta hanno ricevuto la visita di Sergio Lepri, laureato in filosofia nel 1940, sergente di fanteria durante la Seconda guerra mondiale. Nel 1945 entrò nella redazione del quotidiano La Nazione del popolo, organo del Comitato toscano di liberazione nazionale. Qui fece il praticantato e nel febbraio 1946 divenne giornalista professionista. Continuò a lavorare come redattore nel quotidiano fiorentino, che nel 1947 cambiò testata nel «Mattino dell'Italia centrale», poi ancora nel 1954 diviene «Giornale del Mattino». Lepri ne fu il redattore capo fino al 1956. Nel 1957 fu nominato portavoce di Amintore Fanfani, segretario nazionale della Democrazia Cristiana, e nel 1958-59 Capo del Servizio stampa della presidenza del consiglio con Fanfani presidente. Nel settembre 1960 fu assunto dall'ANSA, di cui diventa condirettore responsabile nel gennaio 1961 e direttore responsabile nel gennaio 1962. Ha lasciato l'agenzia il 15 gennaio 1990. Dal 1988 al 2004 Sergio Lepri è stato docente alla Luiss: insegnò "Linguaggio dell'informazione e tecniche di scrittura" nella Scuola superiore di giornalismo della Facoltà di Scienze politiche. Sergio Lepri ha parlato ai ragazzi del ruolo del giornalista di oggi ed ha risposto alle loro domande e curiosità.

Foto di Gabriele Arenare

di Valeria Vitale

Ringraziamo la Union Security

Qual è il suo giudizio sulla professione giornalistica oggi? «Continuo a pensare che è una professione molto importante, perché aldilà delle sue finalità istituzionali che sono quelle di raccontare i fatti, il giornalismo ha delle responsabilità di carattere sociale. È una professione che può migliorare la società aumentando il patrimonio d’informazione di chi ci legge o ci ascolta o chi ci vede in televisione. Possiamo dare a chi ci ascolta o ci vede elementi per migliorare la propria vita, amministrare meglio la propria giornata, per esercitare meglio le proprie responsabilità che possono essere familiari o anche professionali, quindi può rendere la vita migliore di ognuno se esercitata ovviamente nei modi corretti».

Che consigli dà agli aspiranti giornalisti? «Quello di cercare di capire la realtà e di raccontarla senza cercare di applicare alla realtà che vede i propri schemi ideologici. Vedere quello che succede con imparzialità e con la convinzione che quello che scrive può avere quei risultati sociali di cui abbiamo detto prima». Il suo ultimo lavoro è stato: “Permesso, scusi, grazie. Dialogo fra un cattolico fervente e un laico impenitente”. Come nasce il dialogo tra un cattolico ed un laico? «Questo Papa ha detto che chi crede e chi non crede possono camminare insieme, basta che gli uni e gli altri possono accettare quei valori che furono il grande messaggio che Cristo dette agli uni e agli altri duemila anni fa». Qual è l’augurio che lei fa a noi giovani aspiranti giornalisti? «Sarebbero tanti. Posso dire questo: quello di credere in quello che voi fate, nella responsabilità della professione che avete scelto, ricordando soprattutto che questa professione è un servizio da esercitare a favore dei cittadini». di Rosanna Angiulli


14

MAGAZINE DI PROMOZIONE CULTURALE


15

MAGAZINE DI PROMOZIONE CULTURALE

GABRIELLA TAGLIAMONTE STEFANO BOERI

«L'anticorruzione in Arpac»

one, nonostante le difficoltà. Essendo un organo tecnico-scientifico, operiamo con delle specifiche procedure e con successive analisi tecniche e oggettive».

Angelo Morlando e Gabriella Tagliamonte

Facendo seguito alla collaborazione tra la redazione di Informare e quella dell’Arpac, riportiamo un primo approfondimento riguardante una tematica quanto mai attuale, ossia quella dell’anticorruzione. Pertanto, abbiamo intervistato la dott.ssa Gabriella Tagliamonte che dal 2014 è responsabile giuridico per la prevenzione della corruzione e trasparenza dell’Arpa Campania. Quanto è stato difficile affrontare questo incarico? «Pur non essendo un tecnico del monitoraggio, il mio ruolo mi consente di avere una vasta panoramica sull’intera attività dell’Arpac. In realtà, prima che venisse approvato il d.lgs. 33/2013, l’Agenzia aveva già un sito in cui pubblicava tutti i suoi dati ». Quali sono i problemi più frequenti? «Ascolto spesso gli addetti ai lavori che lamentano una scarsità di personale, perché c’è tanto da controllare. Ad esempio, il monitoraggio sugli scarichi o sui depuratori è particolarmente impegnativo. Un altro problema è la mancanza di un adeguato budget. Trovandoci in un territorio difficile, il lavoro ordinario si affianca spesso a quello straordinario, come le attività di supporto alla Procura o alle Forze dell’Ordine. Ad ogni modo, ritengo che l’ARPAC sia un’eccellenza della pubblica amministrazi-

Ci può descrivere le specifiche attività adottate dall’anticorruzione? «Abbiamo a disposizione le misure previste dalla legge e abbiamo tenuto delle riunioni che si sono succedute per un anno intero con tutti i referenti dell’anticorruzione, creando una griglia nella quale c’è tutta la mappatura dei rischi. Innanzitutto, c’è la mappatura dei processi, perché se non si ha una cognizione precisa di tutte le attività non è possibile utilizzare delle misure mitigative. E’ tutto pubblicato sul sito perché abbiamo adottato un piano triennale di prevenzione della corruzione (2015/2017) e lo abbiamo aggiornato e pubblicato recentemente. Applichiamo la legge, ma le misure devono essere contestualizzate e calate nella realtà della pubblica amministrazione nella quale sono approvate. La chiarezza dei processi, dei nostri verbali e della formazione che attuiamo sono attività che creano un ambiente sfavorevole alla corruzione, pertanto, cominciando dalla trasparenza, è possibile sapere tutto». È quindi un lavoro di squadra? «È chiaro che tutti devono sapere che sono parte di un ingranaggio. L’anticorruzione non è un argomento che riguarda solo i dirigenti. In Arpac c’è una fascia di personale molto giovane, ma ci sono anche dei professionisti che, lavorando da tanti anni, considerano la normativa anticorruzione soltanto una codificazione di quello che era il loro modus operandi e della loro etica professionale quotidiana. Un altro mezzo di cui disponiamo è l’accesso civico. Stiamo, comunque, predispondendo tutte le attività possibili per sfavorire la corruzione. Concordo con il Presidente Cantone, quando afferma che gli atti di applicazione della normativa anticorruzione non devono essere degli atti vuoti, ma pieni di sostanza». Ringraziamo la dott.ssa Tagliamonte per la cortesia e la disponibilità, rimandando a ulteriori approfondimenti in successivi incontri di aggiornamenti. di Fulvio Mele e Carmine Colurcio

Alla Fonte Del Pesce

Pescheria Ardivelo

IMPORT - EXPORT DI PRODOTTI ITTICI

Orari di apertura: dal Martedi al Sabato 8:30-13:00; 16:00-19:30 Domenica 7:00-14:00

Ogni giorno dalle ore 16 alle 19 venite a gustare il nostro pesce fresco appena pescato dai nostri pescherecci!

Viale Darsena, Molo San Bartolomeo Villaggio Coppola - Castel Volturno (CE) Tel & Fax 081.509.45.72 - Cell. 333.16.80.280

A NAPOLI

Nello scenario di Napoli Futuro Remoto nei giorni dal 16 al 19 ottobre - prima manifestazione di diffusione della cultura scientifica e tecnologica realizzata in Europa che giunge quest’anno alla sua 29° edizione con la partecipazione di oltre 400 istituzioni, centri di ricerca, Università della Campania, il CIRA e Sviluppo Campania, il Polo Museale della regione Campania, il Comune di Napoli e la Regione Campania - molto ricco è stato il manifesto degli appuntamenti, delle iniziative e delle conferenze all’Associazione Circolo Artistico Politecnico, con personaggi di grande rilievo. Tra questi l’ospitalità data all’architetto Stefano Boeri, che ci ha raccontato di un’idea che a Milano si è realizzata in due torri elette il più bel grattacielo del mondo con più di 20.000 piante. Progetto che ha vinto l'International Highrise Award 2014. L’idea di capire se in una città metropolitana molto densa ed inquinata come Milano sia possibile realizzare dei grattacieli che non hanno solo dei giardini ma un bosco. E se questo esperimento può essere impiantato anche in altre realtà, come la nostra, come quella di Napoli. “Il Bosco Verticale è una nuova idea di grattacielo, in cui alberi e umani convivono. È il primo esempio al mondo di una torre che arricchisce di biodiversità vegetale e faunistica la città che lo accoglie". “Foglie nel cielo. Note su Architettura, politica e natura.” questo il titolo della lectio portata a Napoli da Boeri. Tanti giovani, studenti, cittadini hanno riempito la sala attenti all’avanguardia, attenti a guardare ad un futuro più “verde” oserei dire, dinanzi al cortometraggio dedicato ai 'Giardinieri Volanti' del Bosco Verticale, le acrobazie dei 'Flying Gardeners' che diventano un film. Esperti arboricoltori che, in molti casi, hanno unito una profonda conoscenza della vegetazione e una passione per l'alpinismo o la speleologia. I “giardinieri volanti” si calano dall'alto delle torri del Bosco ogni tre mesi con corde lunghe circa 300 metri, e piano dopo piano potano, spuntano, raccorciano, monitorano e curano le chiome degli alberi sui balconi del grattacielo. Un film nato da un'idea di Stefano Boeri, realizzato da Blink Fish con il supporto di Chicago Architecture Biennial, dell'Ambasciatrice culturale di Milano a Chicago Francesca Parvizyar. Queste due torri sono l’esempio di come si possono cambiare le nostre città trasformandole in vere e proprie città foresta. di Rossella Bicco


16

MAGAZINE DI PROMOZIONE CULTURALE

GLI ARTISTI DEL MAC PER LA CITTÀ DI CAPUA

Arch. Alessandro Ciambrone, MAC, direttore artistico alessandro.ciambrone@gmail.com Arch. Ludovico Mascia, MAC, design and communication ludovicomascia@gmail.com

Continua il ricco programma di attività culturali organizzate in partnership dall’Assessorato alla Cultura della Città di Capua, dal Museo di Arte Contemporanea e Cittadella dell’Arte ‘Terra di Lavoro’ (MAC) e dal Centro Unesco di Caserta. Il 16 e il 23 ottobre si sono tenuti presso il Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale della Seconda Università di Napoli ad Aversa gli incontri rispettivamente con l’Arch. Alfredo Panarella e lo scrittore Vittorio Russo nel programma delle Cattedre di ‘Storia della moda’ e ‘Culture materiali del Mediterraneo’ della Prof. Jolanda Capriglione (Presidente del Centro Unesco e Assessore alla Cultura di Capua). Il primo incontro dal titolo ‘Per un nuovo design degli spazi pubblici. La Carta di Roma dello Spazio Pubblico in vista della III Conferenza delle Nazioni Unite sugli Insediamenti Umani (2016)’ ha suggerito interessanti spunti di riflessione sulle differenti conformazioni degli spazi pubblici nella città storica e contemporanea. Il secondo incontro con lo scrittore Russo dal titolo ‘Culture materiali e immateriali fra Mediterraneo e india. Moda e modi’, ha ripercorso, attraverso un racconto affascinante di contaminazioni culturali, le ‘Vie della seta’ fra il Mare Nostrum e l’Asia. Il 20 ottobre si è tenuto un incontro con gli Artisti* del MAC per programmare una serie di mostre nella ‘Sala d’Armi’, di recente acquisita alla gestione del Comune che la valorizzerà con un insieme di incontri culturali organizzati con le associazioni del territorio. Gli Artisti metteranno a disposizione le proprie opere per ‘personali’ e ‘collettive’ che saranno organizzate per promuovere lo straordinario patrimonio artistico contemporaneo della città. Il 21 di ottobre si è tenuto, sempre nell’Aula Consiliare della Città di Capua, l’incontro operativo per la definizione del progetto ‘Con1

tratto di fiume. Verso una Man and Biosphere Unesco del Volturo fra Capua e il mare’ coordinato dal Centro Unesco di Caserta con la partecipazione di Sindaci, Assessori, Consiglieri e Associazioni interessati al progetto (Castel Volturno, Capua, Cancello Arnone, Capriati al Volturno, Grazzanise, S. Maria la Fossa). Il 23 e 24 ottobre, rispettivamente nel Dipartimento di Architettura SUN e nell'aula magna del prestigioso Liceo 'S.Pizzi' di Capua gli studenti hanno seguito attivamente la conversazione sulla lingua greca in occasione della Giornata mondiale dedicata a questa lingua che ancora oggi struttura, riempie di sé il nostro parlare e non solo. L'incontro, promosso dall'Assessorato alla Cultura di Capua, ha visto l'adesione di Scuole Unite di Capua, Centro Unesco Caserta, Società Filellenica Italiana, Federazione delle Comunità Elleniche in Italia, Comunità Ellenica di Napoli e Campania. Con la Dirigente del Liceo ‘Pizzi’ E. Carafa, la Prof. E. Truocchio e tutti i loro colleghi, la Prof. Capriglione ha preso importanti impegni per coinvolgere le altre scuole e la Città. Infine il 10 novembre si terrà alla Camera dei Deputati la presentazione del libro ‘Petra narrat. Racconti maravigliosi delle pietre di Capua’ alla presenza dei curatori Prof. Capriglione e On. Antimo Cesaro, del Sindaco di Capua Dr. Carmine Antropoli e dai tanti amici provenienti da tutt’Italia.

na Montanaro, Germaine Muller, Gino Natale, Antonio Ocone, Ivan Pili, Anna Pozzuoli, Livia Raucci, Enrico Servadei, Matteo Schiavone, Gino Spera, Larysa Sukova, Alessandra Torricelli.

Capua, Real Sala d’Armi, foto 1: Franco Cucciardi

* Pittori e fotografi in mostra: Livio Marino Atellano, Angelo Baccanico, Nicola Badia, Renato Botte, Vincenzo Capasso, Sara Carusone, Alfonso Caprio, Alfredo Cordova, Francesco Costanzo, Franco Cucciardi, Evan De Vilde, Mario Giacobone, Giuseppe Gramoglia, Tina Lattarulo, Pina Magro, Gabriele Marino, Leonardo Martellucci, Rosan2

Capua, Basilica di Sant’Angelo in Formis, affreschi, foto 2: Franco Cucciardi Capua, Chiesa dell'Annunziatata, foto 3: Matteo Schiavone 3


17

MAGAZINE DI PROMOZIONE CULTURALE

CONTRATTO DI FIUME VERSO UNA MAN AND BIOSPHERE UNESCO DEL BASSO VOLTURNO di Arch. Alessandro Ciambrone, Centro Unesco Caserta di Arch. Ludovico Mascia, design and communication Continuano gli incontri programmatici fra enti istituzionali e associazioni del territorio per le definizione del progetto ‘Contratto di fiume. Verso una Man and Biosphere Unesco del basso Volturo’ proposto e coordinato dal Centro Unesco di Caserta* con la partecipazione dei Sindaci interessati (Castel Volturno, Capua, Cancello Arnone, Capriati al Volturno, Grazzanise, Santa Maria La Fossa), i principali stakeholders del territorio e in partnership con Informare – Officina Volturno. L’ultimo incontro si è tenuto il 21 ottobre 2015 nell’Aula Consiliare del Comune di Capua. Alla manifestazione hanno partecipato Sindaci, Assessori, Consiglieri e rappresentanti di associazioni dei sei Comuni coinvolti, oltre al Dott. Domenico Sportiello, delegato ai ‘Contratti di Fiume’ dall’Assessorato all’Ambiente della Regione Campania, e il Prof. Rocco Lafratta, esperto in programmazione partecipata dei ‘Contratti di Fiume’. Il processo per la definizione del progetto è complesso, ma può attrarre fondi nazionali e europei e comportare una promozione territoriale su scala internazionale con importanti risvolti positivi per l’intero territorio provinciale e

regionale. La proposta deve riguardare la riqualificazione fluviale del basso tratto del fiume Volturno, anche approfittando della presenza di ben due aree umide di grossa valenza ambientale: l'area umida delle Salicelle, a monte della traversa di Ponte Annibale (area umida artificiale formatasi a monte della traversa di Ponte Annibale); e l'area umida dei Variconi, in sinistra orografica, foce fiume Volturno (area umida naturale di foce e retrodunale, protetta dalla convenzione internazionale di RAMSAR). Il Contratto di Fiume è un accordo ad adesione volontaria di enti pubblici, enti privati, associazioni, cittadini e vuole essere uno strumento capace di dare consapevolezza delle problematiche del fiume Volturno e proporre delle soluzioni che siano condivise e partecipate tra tutti i portatori di interesse. L’incontro del 21 ottobre è stato il terzo incontro pubblico che ha coinvolto tutti gli attori territoriali interessati. Il primo si è tenuto il 21 novembre 2014 nell’Aula Consiliare del Comune di Grazzanise. Successivamente, sempre nell’Aula Consiliare del Comune di Capua, il 24 luglio 2015 sono stati presentati gli elaborati grafici del progetto

a cura del Centro Unesco di Caserta con analisi paesaggistiche e territoriali che riguardano tutta l’area del fiume fra Capua e il mare. Fra queste le analisi relative alle rilevanze storiche, culturali, artistiche e architettoniche, alle eccellenze produttive e all’individuazione delle principali problematiche ambientali, sociali ed economiche. La mostra relativa al progetto sarà allestita nei prossimi mesi anche nei Comuni di Santa Maria La Fossa, Grazzanise, Cancello Arnone e Castel Volturno con l’intento di raccogliere consensi da parte delle collettività e delle associazioni locali che sono il vero motore propulsore nel processo di definizione del Contratto di Fiume. *La proposta è a cura di: Jolanda Capriglione (docente di ‘Estetica del paesaggio’ SUN e Presidente del Centro Unesco Caserta), Alessandro Ciambrone e Ludovico Mascia (tutors), Vito Capasso, Stefano Cipolletti, Mattia Esposito, Nicola Iannucci, Alexia Massoli, Cristina Pascalucci, Giovanni Sannullo, Francesco Santagata e Teresa Sposito.


18

MAGAZINE MAGAZINE DI DI PROMOZIONE PROMOZIONE CULTURALE CULTURALE

ANGELO PUNZI «Credo nei giovani e investo in Ricerca e Sviluppo» Foto di Carmine Colurcio

Per fare impresa serve audacia, ma soprattutto coraggio. Angelo Punzi (in foto), proprietario della Generale Meccatronica Applicata, ne ha avuta a sufficienza sin da quando, pur di diventare un imprenditore di successo, lavorava in uno scantinato di Qualiano, sviluppando un’azienda nata da un’esigenza di vita e che oggi conta oltre 100 dipendenti. La GMA è un esempio di sana imprenditoria, un’eccellenza del territorio campano, capace di investire tanto nella formazione dei giovani, in Ricerca e Sviluppo e sostenibilità ambientale. Le difficoltà dell’impresa, che produce sistemi elettronici e meccanici tecnologicamente avanzati per applicazioni militari e civili, sono dovute, oltre alla location in cui è situata, nonché la zona ASI di Giugliano – Qualiano, al dialogo difficile con le istituzioni, reso farraginoso da una burocrazia poco apprezzata da un imprenditore che ha la voglia di crescere ed investire. Abbiamo intervistato il Dott. Punzi in merito alle difficoltà riscontrate nel fare im-

presa a Giugliano, delle aspettative e promesse del governatore De Luca, dei mercati che rispondono, dei progetti dell’azienda e di un messaggio ai giovani lanciato col cuore da chi è un esempio di sana e vincente imprenditoria. Quanto è difficile fare impresa a Giugliano? «Oggi è difficile fare impresa dappertutto ed io ho riscontrato problemi nel rapporto con le istituzioni. Per quest’area ci ho messo 3 anni per avere le autorizzazioni e un anno e mezzo per costruire la struttura. Non sono i tempi che vuole un imprenditore che vuole crescere ed innovare. È un territorio difficile questo perché è difficile arrivarci, siamo circondati da prostitute, troviamo spazzatura ovunque e conviviamo con i rom. Poi col tempo abbiamo avuto la forza e il coraggio di creare un’area ASI vivibile, dotata di vigilanza, protetta e chiusa». Cosa si aspetta dal governatore De Luca?

«Su De Luca ho abbastanza fiducia. Lo avemmo come ospite in azienda in campagna pre-elettorale per circa due ore. Disse diverse cose, alcune delle quali si stanno maturando. Ho apprezzato quanto lui voglia fare per il rilancio della Campania ma non c’è un vero e proprio piano industriale. C’è sicuramente una volontà a portare avanti alcune tecnologie e imprese dedicate all’aerospazio. Lui sta seguendo moltissimo queste e speriamo dia la giusta attenzione anche per gli investimenti fatti ma non ancora rendicontati». Quali sono i progetti a lungo termine della sua azienda? «Il progetto a lungo termine è diversificare la tipologia di prodotti che facciamo in termini di lavorazione meccanica. Fino ad oggi abbiamo fatto lavorazione con lega di alluminio e il mercato cerca fibra di carbonio, materiale composito, soprattutto per un problema di peso (il rapporto è 1 a 4). Quindi anche per velocizzare ad esempio le navi e limitare il consumo si sta andando verso questa tecnologia. Intanto abbiamo fatto diventare prodotti 4 dei 14 progetti diversi che abbiamo elaborato, nella speranza che tutti questi sistemi inerziali diventino anch’essi prodotti.Innovazione, Ricerca & Sviluppo sono le uniche strade per fare attività e creare posti di lavoro. Stiamo lavorando, inoltre, anche con le Università, investendo sui giovani e andremo avanti nella meccatronica e nella formazione dei nostri dipendenti e siamo abbastanza soddisfatti il risultato è eccezionale perché nella nostra azienda tutti possono fare tutto». Che messaggio vorresti lanciare ai giovani che vogliono investire nel campo dell’impresa? «Abbiate fiducia, anche se è facile dirlo. Molto dipende da noi. Per i giovani faccio cose importanti e vorrei che seguissero il mio esempio altri imprenditori. Credete nei giovani. A piccoli passi, con esempi sani, si possono fare grandi cose per loro». di Fabio Corsaro e Carmine Colurcio


MAGAZINE MAGAZINE DI DI PROMOZIONE PROMOZIONE CULTURALE CULTURALE

19


20

VINCENZO MOSCA MAGAZINE DI PROMOZIONE CULTURALE

«NAPOLI, CITTÀ DEL CINEMA DI IERI E DI OGGI»

"Coco Chanel", "Guerra e pace", titoli di sceneggiati RAI che, insieme ai record di ascolti, hanno visto impegnati interi entourage di persone tra operai, attori, sceneggiatori e registi. Alle spalle di queste troupe vi è un altro insieme di persone, le quali costituiscono la produzione, ovvero la base su cui poggia l’intera opera e il mercato seguente. Vincenzo Mosca (in foto) è un produttore cinematografico napoletano (emigrato a Roma) che da pochi anni ha creato una sua casa di produzione la TVCO. «Andai via da Napoli verso la metà degli anni ’80 perché avevo l’arteteca» così inizia a raccontarci i principi della sua carriera. «Avevo 26 anni e la mia curiosità mi portò a studiare economia aziendale a Roma. Dopo poco feci un concorso per diventare venditore internazionale di programmazioni per una società commerciale della Rai chiamata SACIS.

Un venditore di cinema non deve fare altro che esportare i diritti cinematografici da un Paese all’altro. Sono stato in Rai fino al 2000, partii per la Spagna e nel 2003 sono stato direttore della Lutvide (Don Matteo). Ho sempre curato i rapporti internazionali, soprattutto quando ho avuto per le mani i grandi titoli della programmazione RAI di prima serata». Ognuno di noi, per gusto personale, predilige un genere, la TVCO lavora sul drammatico. «Io preferisco lavorare sul dramma, sul cinema d’autore. Non parlo necessariamente di opere tristi, piuttosto legati alla realtà della vita». Andare via dalla propria città natale non è mai facile, ma l’importante è portarla sempre dentro il proprio animo senza mai dimenticarla. «Di Napoli nel cuore ho tutto. La mia famiglia è a Napoli e lì ho voluto la sede del mio ufficio legale. Nei lavori che produco c’è la mia città,

uno dei più recenti si chiama Bagnoli Jungle (che all’estero è stato cambiato in Napoli Jungle). La mia città è protagonista anche del prossimo progetto che sto realizzando: One Week in Naples, con Stefano Incerti. Il film sarà ambientato all’inizio del XX secolo e mostrerà i rapporti tra le persone che vivevano in città, sullo sfondo di una popolazione che sognava di emigrare in America». Perché Napoli è stata scelta più di una volta come scenografia di grandi capolavori cinematografici? Repentina la risposta di Mosca che ci dice: «Napoli trasferisce sullo schermo lo spirito della propria gente, la quale nasce con un’intelligenza creativa nel saper raccontare storie. Nel XX secolo è stata tra le più grandi città del cinema muto mondiale, una prima Hollywood per così dire. Vi erano personaggi come Goffredo Lombardo che portavano splendore a quest'arte ma non ce ne dobbiamo meravigliare. La nostra è una città naturalmente votata allo spettacolo». Molti passano di qui, si innamorano e vanno via portando con sè un ricordo che terranno custodito nei loro pensieri e nella loro anima. Questo non basta. Chi passa di qui deve fare in modo che anche gli altri vedano ciò che egli ha visto, e questo non possono farlo tutti, solo un figlio della città può riuscirci. Se poi dovesse essere un produttore cinematografico ancora meglio. di Salvatore De Marco


21

MAGAZINE DI PROMOZIONE CULTURALE

FINCHÉ LA BARCA VA... Storia di un Sannio esondato e con la voglia di ripartire 1970, disco per l’estate. La grande Orietta Berti presentava un tormentone della musica italiana e a suo modo affermava: “E' un pezzo che canto poco. Ha tante parole e non me le ricordo mai”. Il titolo è chiaro, la canzone serena, un motivetto intonato e dal facile ricordo “Finché la barca va”; sdrammatizzando e con il giusto dovere di cronaca riportiamo l’evento naturale di forti precipitazioni piovose che ha colpito lo scorso 15 ottobre l’intera Campania, nella fattispecie il Sannio e con maggiori effetti disastrosi il beneventano. Quel Sannio vero, pieno e terso di ricchi sentimenti, forti tradizioni locali e pienamente immerso in quel tessuto orografico e fluviale che ogni tanto, come in questo caso purtroppo, si fa sentire e risentire, quasi, forse a latente segnale che l’azione di antropizzazione umana ha veramente sorpassato il limite ogni argine e o sponda regimentativa. Finché la barca va… e veramente in molti di questi paesi e territori la barca è servita per portare in salvo famiglie in preda al panico. Racconti che talune volte sembrano molto distanti

ma che, quando il destino volge contro, mostra e ti mostra quanto sia complesso realmente tutto questo. La cronaca di questi giorni si colora di attese, di osservazioni del cielo di mm e mm di acqua caduta in poche ore e nella quantità prevista per mesi. Non serve nella descrizione del tutto un momento preciso, il problema era quello “di una forte criticità di precipitazione, con possibilità di esondazione dei fiumi cittadini”, bombardati d’acqua per ore ed ore, ed è qui che forse la barca non è potuta più andare. E cosi è stato nello spazio di una notte e del giorno a seguire zone del capoluogo totalmente sommerse inagibili esondate; parti della città senza nessuna fornitura e totalmente in balia di detriti e fango; zone industriali e commerciali distrutte divelte decine di aziende anche poco note, ridotte al lastrico ma sicuramente pronte a riprendersi la vita a far riandare questa barca ormai troppo ferma. Decine di paesi coinvolti, centinaia di persone evacuate in giorni dove la preoccupazione di vari vettori fluviali hanno e destano anche adesso molta inquietudine e timore: dai fiumi Sabato al Calore,

dai molti loro affluenti sino a spostarci più in là al lungo Volturno per poi sfociare fango in mare. Giorni di codici colorati, di allerte, di riunioni speciali e tavoli tecnici: la barca rimane ferma. Nel dramma, sono stati attivi i rappresentati di istituzioni in prima fila, forze dell’ordine e di soccorso, dall’immenso lavoro dei Vigili del Fuoco alla Protezione Civile, dalla Croce Rossa, alla Caritas diocesana cittadina ad associazioni di volontariato autonomo organizzato spontaneo, gruppi di lavoro ecclesiastici, universitari e di categoria; amici extra-comunitari tanto discussi ma quanto utili e la popolazione tutta. E qui la barca inizia a muoversi con giovani, adulti, persone di mezza età di regione e provenienza diversa, uomini e donne con volti, provati, stanchi ma comunque sereni, pieni di fango e sudore, uniti nello sguardo comune di ripresa di acquisizione di forte tenuta identitaria. Li sentivo parlare in un silenzio fortemente inumidito e nell’odore di quell’acqua mista alla terra tanto presente quanto fastidiosa, da togliere e spazzare via, dalle foto piene di fango ai filmati amatoriali che raccontano il dramma della disperazione. È forte la voglia di ripartire ma nel frattempo, nel tempo di questo scritto, tutto è rimasto tale, il cielo rimane grigio e pesante, fuori ancora piove, ma la barca è fortunatamente ripartita e finché tutti la faremo andare, nessuno la potrà fermare. di Ludovico Mascia


22

MAGAZINE DI PROMOZIONE CULTURALE

VINCENZO IMPERATORE

ACCUSA AL NUOVO SISTEMA BANCARIO prire come si sta riorganizzando il sistema bancario, mentre arrivano miliardi da Bruxelles. Ben poco viene impiegato per sostenere commercianti in difficoltà, piccoli imprenditori, giovani famiglie, pensionati da 500 euro al mese. Sono categorie tuttora vessate. Eppure i soldi ci sono. Ci sono nuovi altarini da svelare in nome della giustizia e della verità? A tal proposito abbiamo intervistato Vincenzo Imperatore che sulle accuse, sugli illeciti e le menzogne imprenditoriali ha creato un vero e proprio “capolavoro” editoriale.

Un “j’accuse” senza precedenti, a partire da documenti interni e “confidenze” di dirigenti tuttora in attività. Vincenzo Imperatore, ex manager bancario e autore del bestseller “Io so e ho le prove”, entra nelle segretissime stanze dei principali istituti di credito e racconta come si sono riorganizzati dopo la crisi nel nuovo libro "Io vi accuso", «un piccolo saggio che parte dalla denuncia di un sistema di relazioni che ha contribuito a distruggere la piccola imprenditoria del nostro paese, rivolto essenzialmente a quei circa 4,75 milioni di piccoli imprenditori italiani». I clienti privilegiati, i prodotti da spingere, le vessazioni, i nuovi cavilli contrattuali, i corsi di formazione per manager e funzionari. La regola è guadagnare il più possibile con una percentuale di rischio pari a zero. Sotto ci siamo noi, le famiglie, le piccole e medie imprese, la maggioranza degli italiani. Vincenzo Imperatore allestisce un vero processo al sistema bancario e non solo. È incredibile sco-

Perché ha deciso di accusare un’istituzione di cui lei stesso faceva parte solo adesso da ex dirigente? «Durante le numerose presentazioni organizzate per il mio precedente libro, «Io so e ho le prove», l’obiezione più frequente che mi veniva posta suonava più o meno così: «Troppo facile parlare ora che sei fuori, perché non lo hai fatto quando facevi parte di quel mondo?» Ho sempre accettato le critiche di chi, paradossalmente, mi ha definito «poco coraggioso» se non addirittura «opportunista» e ancora oggi non posso che confermare la mia idea al riguardo: assumersi la responsabilità di attaccare un sistema come quello bancario dall’interno può costare molto caro, soprattutto perché gli strumenti di tutela per chi denuncia in Italia sono ancora inefficienti. Le banche distruggono chi si rifiuta di obbedire alle loro “leggi”. Sempre e comunque. Trattandosi di soldi, tanti soldi, la pietà dentro quelle stanze scarseggia, l’aspetto umano ancora di più. Voltare le spalle e scegliere di andarsene comporta già di per sé scelte difficili, pesanti compromessi, rivalse. E l’ho provato sulla mia pelle. Basta leggere nel libro ciò che è capitato a Enrico Ceci, un ex bancario che ha denunciato dall'interno. Nel nostro paese manca ancora una legge che tuteli il whistleblowing».

suo lavoro da parte di una importante casa editrice come Chiarelettere rappresenta una gioia incredibile. Come scrivo al termine del libro, alle persone cui è rivolto il libro dico che aver coraggio non significa non aver paura. Significa avere la forza di guardare in faccia la paura e decidere di andare avanti lo stesso. Ma per farlo bisogna riconoscerla. Non è assolutamente mia intenzione fare terrorismo psicologico o incauto proselitismo ma la mia personalissima esperienza e ciò che, soprattutto in questi ultimi anni, la vita mi ha riservato hanno insegnato al sottoscritto che, come recitava una bellissima dedica fattami da una carissima amica, «la vita è un bellissimo cerchio». Nel cerchio siamo tutti uguali, nessuno è davanti a noi, nessuno è dietro, nessuno è sopra, nessuno è sotto, siamo tutti sulla stessa linea, nel perfetto equilibrio. Il cerchio è unità, il cerchio è democratico. Il cerchio dà coraggio». Si può gestire una piccola impresa senza l’istituzione bianca? «Bisogna stamparsi bene nella testa che senza le banche ce la si può fare lo stesso. Sia a vivere che a lavorare. Le piccole e le medie imprese possono fare investimenti e crescere anche riducendo all’osso il sostegno di chi nel tempo le ha conciate così male. Come? Tanto per cominciare servendosi di figure professionali innovative e poi puntando su forme di sostentamento che escono dalla logica bancaria. Nella seconda parte del libro, un vero e proprio vademecum per muoversi nelle logiche della finanza alternativa, sono indicati gli strumenti e le figure professionali per poter avviare un percorso di indipendenza dal sistema bancario».

Insomma, in questo libro Vincenzo Imperatore racconta anche come la piccola impresa può sopravvivere senza bisogno delle banche. Gli strumenti ci sono. Cosa si aspetta da questa nuova “fatica let- Un nuovo sistema di lavoro finalmente è possibile. teraria”? «Non mi aspetto nulla a titolo personale perché di Martina Giugliano per un autore già la semplice pubblicazione del


23

MAGAZINE DI PROMOZIONE CULTURALE

MAKER FAIRE 2015, CANAPA UN'ESPLOSIONE DI CREATIVITÀ MADE IN ITALY

L'Italia eccelle nel campo tecnologico e artigianale e il Maker Faire 2015, ospitato nel complesso universitario de La Sapienza a Roma, è la più grande mostra sulla tecnologia e creatività di sempre, nel campo della robotica, domotica casalinga, agricoltura, educazione, architettura, medicina; un luogo di creatività dove si ritrovano artigiani, studenti universitari/liceali e creatori di ogni tipo. Sempre più persone si avvicinano al mondo della meccatronica e della programmazione, compresi i più piccoli. Difatti, alla fiera tenutasi dallo scorso 16 al 18 ottobre, intere aree sono state allestite per corsi dedicati ai bambini per inserirli nel mondo dell'informatica e della robotica. Negli stand hanno presenziato le grandi aziende come Eni, Google, Microsoft e Intel mostrando le loro nuove invenzioni e prototipi futuristici. Ma andiamo nello specifico. Le cose che ci hanno colpito maggiormente in questa cascata di idee creative, sono state sicuramente le stampanti 3D di tutte le dimensioni, che stampano sempre con più materiali contemporaneamente e in maniera veloce ed affidabile. Quella che ci ha lasciato di stucco è stata sicuramente la WASP che promette di stampare addirittura intere case. Infatti, è stata esposta proprio

all'entrata della fiera sia per la sua importanza sia per le effettive dimensioni, nelle fotografie presenti sul sito web infatti potrete ammirare la genialità e l'innovazione italiana che consentiranno di stampare abitazioni in tempi record, con grande versatilità e precisione. Anche nel campo della pasticceria infatti le 3D printer si possono benissimo adattare con sculture articolate e deliziose! Perfino in campo medico possono essere utilizzate, in quello ortopedico ad esempio nella produzione di plantari. Anche i droni hanno avuto una parte molto importante alla fiera, sia in aria che sott'acqua, con competizioni, dimostrazioni di affidabilità e tenuta, sviluppati per ricognizioni, spedizioni e soccorso questi mezzi hanno tutte le carte per diventare gli strumenti più utilizzati nell'immediato futuro! In campo agricolo gli impianti idroponici in stile NASA consentono di crescere piantine di ogni genere, monitorando tutti i parametri (temperatura, umidità ecc) affinché il nostro cibo sia sostenibile e salutare. Infine, hanno dato il loro contributo anche i costumisti e scenografi del genere steampunk con le loro attrezzature e splendidi accessori in chiave vittoriana, ma rivisitate con note futuristiche! di Vincenzo Barbato

IN MOSTRA 2015

Alla Mostra d'Oltremare di Napoli, dal 16 al 18 ottobre, si è tenuta la seconda edizione di “Canapa in mostra”, la fiera dedicata alla canapa, una pianta storicamente usata dall'umanità principalmente in campo medico ed industriale. Tra i vari stand, erano presenti quelli dedicati agli alimentari, dove era possibile ritrovare barrette di cioccolata, olii da cucina, snack e formaggi, tutto a base di semi di canapa, e ai cosmetici, con saponette, lucidalabbra, stick e varie creme idratanti. Suggestivo il museo dedicato alla coltivazione della pianta, in cui erano esposte attrezzature agricole e telai meccanici dedicati alle varie fasi di lavorazione risalenti al '900. L’Italia, soprattutto durante il ventennio fascista, era uno dei paesi al top per produzione di canapa, una vera e propria eccellenza in questo settore. I prodotti ricavati erano e sono tutt'oggi innumerevoli, ad esempio capi d'abbigliamento, prodotti per la casa e perfino materiali da costruzione edili come mattoni e pannelli isolanti per le abitazioni e condomini. Presente anche lo stand del Comicon e della scuola di fumetto, dove abili disegnatori hanno impresso sui muri opere e supereroi rivisitati ad hoc per la fiera della canapa. La mostra ha previsto anche una sala dove varie personalità accademiche e provenienti dall'imprenditoria nazionale hanno dato il loro contributo tecnico e le loro esperienze nell'ambito nutrizionale ad esempio. La canapa è tornata a Napoli attirando 8000 visitatori e curiosi su questa piantina che ha dato all'umanità e al suo sviluppo un grande contributo. di Vincenzo Barbato


24

MAGAZINE DI PROMOZIONE CULTURALE

ANTICA DISTILLERIA PETRONE Tentazione italiana esportata nel mondo

Ritrarre una persona è un arte, lo sanno bene pittori e fotografi che ricercano per anni il soggetto ideale e la composizione adeguata. Alcune volte è più semplice, sia per esperienza dell’artista sia per l’empatia generatasi con il soggetto. È il caso, quest’ultimo, di Andrea Petrone, imprenditore trentenne di Mondragone, provincia di Caserta. Andrea, nonostante la giovane età, conduce da tempo una delle più antiche distillerie d’Italia, denominata con il cognome del casato, e rappresenta uno dei talenti del litorale domizio casertano. Il nonno, cinque generazioni addietro, fondò l’impresa e da allora l’azienda e il processo di affinamento del prodotto è stato costante e artigianale. Andrea per nulla un ereditiere scanzonato, bensì dipendente della propria industria, spiega: «Per me fare impresa è famiglia e questa è la mia. Penso che ogni territorio ab-

bia delle risorse, e noi abbiamo la fortuna di averne tante, nonostante sia stato bombardato a livello mediatico in senso negativo. Noi utilizziamo queste risorse, dai limoni che giungono dall’area di Cementare di Mondragone, dove crescono su un terreno tufaceo, al latte di bufala campana, rappresentato in tutto il mondo attraverso la mozzarella e ripreso da noi in altra versione. Fare impresa qui ha le sue difficoltà, specie perché manca una rete di impresa, ma siamo comunque fortunati perché mutuiamo i prodotti della vecchia Campania Felix, invidiati dal resto del pianeta». E anche degustati verrebbe da dire, vista la diffusione di alcune linee su scala planetaria. Il Limoncello dell’Antica Distilleria Petrone, per esempio, è divenuto un elemento distintivo nei circuiti italo-americani, sinonimo del Bel Paese. La Niaf (Natonal Italian American Foundation), potente organizzazione statunitense con oltre 20 milioni di italiani rappresentati negli USA, è stata solo l’ultima associazione ad aver adottato il prodotto come testimonial. Lo scorso 17 ottobre, infatti, al gran Galà presso il Washington Marriot Wardman Park Hotel il liquore è stato consegnato a nove personalità italiane e italo-americane distintesi nel loro ruolo professionale, tra queste Sergio Marchionne, Mario Gabelli, Richard Caruso, Franco Nuschese, Connie Francis, Amato Berardi, Alfred Rotondaro, Steve Perillo e Josephine Templeton. Il giorno prima, durante la commemorazione del centenario della nascita di Frank Sinatra, lo stesso distillato è stato oggetto di un asta benefica a favore delle persone disagiate. Entrambe testimonianze successive solo alla presenza all’Expo di Milano, alla presenza nella pellicola internazionale “The Third Person” del premio Oscar Paul Haggis e a tanti altri riconoscimenti concessi all’azienda e ad Andrea Petrone. «Il prodotto Petrone nasce, in primis, nella richiesta di innovazione del mercato» spiega Andrea, per poi proseguire: «A cui aggiungiamo il nostro desiderio di migliorarci. Siamo un’azienda tradizionale e famigliare, ma allo stesso tempo vogliamo continuare a dare novità. E lo facciamo dal prodotto alla comunicazione, basti pensare al progetto Limoncello Love, che è stato varato nel 2011, facendoci risultare prima

azienda ad aver adottato un simile programma, tanto da finire sul portale della Microsoft. È un progetto basato sulla presenza di un Qr Code sugli astucci del nostro limoncello, decorati con le piazze d’Italia, grazie al quale è possibile visionare tutte le fasi di produzione in più lingue. Abbiamo unito le bellezze nazionali con l’enogastronomia, patrimoni invidiati da tutti». Fare impresa, nonostante le capacità, nasconde sempre delle insidie: «Le maggiori difficoltà ci vengono dai media, perché la Campania è spesso rappresentata come la zona più degradata d’Italia. Posso assicurare che è un'immagine cancellata al momento della degustazione e della conoscenza delle persone impegnate sul campo. Siamo orgogliosi di essere campani e dobbiamo tanto a questa terra» conclude il giovane imprenditore. di Elio Romano


MAGAZINE DI PROMOZIONE CULTURALE

25


26

LORENZO CAMPESE

TRIONFA NELLA SERATA FINALE DI

PIANO CITY NAPOLI 2015 Lorenzo Campese, giovane talento del pianoforte originario di Miseno, si è distinto nell’ambito della kermesse pianistica jazz di rilievo internazionale “Piano City Napoli 2015”, vincendo la sfida conclusiva contro il tedesco Andreas Kern. ‘Informare’ l’ha intervistato.

Lorenzo, quando e come inizi a suonare il piano? «L’ho scoperto a 8 anni, quando mi accorsi che ascoltare le canzoni non mi bastava più: erano talmente belle che sentivo di dover fare “qualcosa” anch’io per partecipare a quella bellezza. Chiesi a mio padre, musicista per diletto, di insegnarmi qualche accordo. È stato importante non avere imposizioni, come spesso capita ai mezzo, poi mi è venuta l’intuizione di suonare bambini». “Non dirgli mai” di Gigi d’Alessio, che in quel momento mi è sembrata la canzone più adatta Mi parli degli studi che hai fatto e delle a esprimere il concetto. A giudicare dagli apprime esperienze artistiche? plausi, il pubblico era d'accordo con me! E ho «I primi anni da autodidatta sono stati i più stravinto contro Kern». formativi. Inizialmente ero appassionato di jazz e pop, poi sono stato stregato dal prog e dal Hai (o hai mai avuto) un gruppo? metal. Ho iniziato a studiare jazz e musica clas- «Si. Il progetto cui sono più legato è quello con sica, poi mi sono iscritto al conservatorio sotto Fabiana Martone, con cui ho inciso un album la guida di Francesco d’Errico. L’incontro nel jazz-pop (“Creature” by Fabiana&Soundflowers, 2010 con Valerio Silvestro e i suoi corsi di mu- disponibile su Spotify), un disco fatto con e per sica d’insieme è stato illuminante come poche passione. In Estonia ho un trio con cui ho regisesperienze nella mia vita». trato un live che è su youtube; ero nei Ravenaz Quartet, e ho fatto delle date con Daniele Sepe Com'è arrivata l'occasione di partecipare e Flo». a Piano City? «Mi ha telefonato Francesco d’Errico, direttore Quanti brani hai composto e attualmente artistico, proponendomi di far parte quest’anno, stai scrivendo? con altri 2 pianisti campani (Ivano Leva e Ales- «Quasi tutti i brani di “Creature”. Poi ci sono i sio Busanca), di uno dei 3 eventi serali con An- pezzi del concerto a Tallinn con il trio estone, e dreas Kern, l’inventore di PianoCity. Si trat- in questo momento ho parecchie idee cui sto latava di fare un concerto diviso in 2 parti: nella vorando». prima proporre la propria musica, e nella seconda un gioco con il pubblico, che consisteva Quali sono i tuoi progetti futuri, imminell’improvvisare musica ispirata a parole chi- nenti e non? ave decise dal pubblico». «Diplomarmi al conservatorio entro un paio di mesi, continuare a scrivere musica per registraQual è stata l’idea che ti ha portato a re un disco entro l'anno prossimo e girare un po’ vincere? Commentaci questa vittoria. per il mondo». «Dovevamo improvvisare sulla parola “noia” di Valeria Vitale per 2 minuti: non ho suonato per un minuto e Foto di Ivana Donati

MAGAZINE MAGAZINE DI DI PROMOZIONE PROMOZIONE CULTURALE CULTURALE

LA PARANZA

E LA RIQUALIFICAZIONE DEL QUARTIERE SANITÀ Napoli, 1803. Gioacchino Murat decide di costruire un ponte che colleghi la Reggia di Capodimonte al Palazzo Reale di Piazza del Plebiscito attraverso un rettilineo chiamato Corso Napoleone, rendendo inutili le strade popolari e commerciali che accoglievano il re al suo passaggio. Inizia la ghettizzazione del rione sanità. Oggi la Sanità è un quartiere fatto di luci e ombre, che sente il continuo bisogno di essere salvato e riqualificato. Ma è anche un quartiere che ha la forza di rialzarsi da solo dopo ogni scossone che criminalità e media, gratuitamente, gli offrono. Essendo tra le zone più antiche della città, questo luogo presenta una varietà di patrimonio culturale unica nel suo genere, partendo dall’architettura (con i magnifici palazzi nobiliari, o ciò che ne rimane) per finire all’archeologia (grazie agli ipogei greco-latini e ai siti conventuali ed ecclesiastici). Abbandonati dalle evanescenti istituzioni, una parte degli abitanti del rione Sanità ha iniziato a prendere coscienza delle proprie possibilità iniziando una vera lotta con lo scopo di restituire a questo quartiere dimenticato il valore di un tempo. «La Paranza nasce nel 2006 ed è costituita un gruppo di giovani del quartiere che inizialmente frequentava la parrocchia», così inizia a parlarci Susy Galeone, responsabile delle risorse umane della cooperativa sociale “La Paranza”. «Nasce per dare opportunità di lavoro ai giovani attraverso la valorizzazione dei beni culturali del Rione. Nell’immaginario collettivo, anche di molti abitanti della zona, nel nostro quartiere regna il degrado. Noi dimostriamo che non è così dando l’opportunità


27

MAGAZINE DI PROMOZIONE CULTURALE

Foto di Gabriele Arenare Susy Galeone

agli stessi giovani del quartiere di intraprendere percorsi formativi e lavorativi sul territorio». Dal 2006 la Paranza è riuscita a creare un centro di accoglienza, trasformato in B&B e a prendere in gestione le catacombe di San Gaudioso. «La grande occasione è arrivata con la gestione delle catacombe di San Gennaro, nel 2008, con il bando lanciato da Fondazione Per il Sud», continua la responsabile, «che ha portato ad una crescita esponenziale del gruppo iniziale, di soli 5 membri, a ben 30 elementi. Dal quel momento iniziammo la riqualificazione del sito ristrutturandolo e offrendo servizi turistici come eventi e visite guidate. L’obiettivo del progetto era, ed è ancora oggi, usare questo canale alternativo per portare i turisti giù alla Sanità, essendo le catacombe collegate al nostro quartiere. Altro mezzo è il biglietto, grazie al quale le persone visitano le catacombe di San Gennaro e con lo stesso possono andare a visitare le Catacombe di San Gaudioso. Grazie a questa nostra scusa i turisti che giungono nella Sanità oltre ad apprezzarne il valore storico-culturale promuovono le attività economiche della zona. Dai 10.000 visitatori registrati nel 2008 siamo arrivati a 56.000 nel 2014, valore che si trasforma anche in una crescita degli sbocchi occupazionali». Napoli, oggi. La cultura “Made in Sanità” si presenta come un’alternativa turistica valida e dal fortissimo potenziale. Ancora una volta, nella nostra città, laddove si assenta lo Stato, una “Paranza” di persone è pronta a riprendersi con forza la dignità tanto calpestata. di Salvatore De Marco e Gabriele Arenare

VINCENZO RESTIVO «I miei noir ambientati in provincia di Caserta» Ho sempre sostenuto che la Provincia di Caserta fosse una "culla" di talenti dal valore inestimabile, e nel corso degli anni questo periodico ne è stata la degna cassa di risonanza. Vincenzo Restivo, avvocato di Marcianise, corrispondente del “Il Mattino” e, per ciò che ci interessa, giovane e virtuoso autore di romanzi noir, rientra a pieno titolo in questa categoria. Vincenzo, parlaci di te e della tua passione per la scrittura. «La passione per la scrittura l'ho coltivata a scuola prima, come corrispondente de "Il Mattino" poi, ed oggi anche la professione di avvocato penalista mi fornisce l'opportunità di portarla avanti e mi induce a confrontarmi ogni giorno con una realtà dura, triste, a volte sanguinaria. Riuscire ad esorcizzare quello che vedo, trasformandolo in un racconto ironico e divertente, mi aiuta a liberarmi dei fantasmi e imprigionarli per sempre su una pagina». Parlaci del tuo romanzo "Tana libera tutti!", con il quale hai vinto la prima edizione del concorso "Emozioni d'inchiostro noir 2015". «“Tana libera tutti!" è la storia di un Maresciallo, Corrado Salamone, del Comando Carabinieri di S. Maria C.V., che si trova catapultato in una complicata indagine per l'omicidio di un giudice, avvenuto in Tribunale. Il personaggio di Salamone è abbastanza atipico: è arruffone, sessista, a volte razzista, ha radicati pregiudizi, dice parolacce, ma – in cuor suo – si sente un vero professionista dell'anticrimine, un Ispettore Callaghan con le stellette, insomma. Molto italiano. Ma Corrado è anche una persona onesta, che vive del suo lavoro, e che si trova, suo malgrado a scavare a fondo di una vicenda in cui, camorra, avvocatura e magistratura, deragliano. Il tutto, poi, è condito da una buona dose di ironia, al limite del cinismo, che permette di toccare temi di scottante attualità senza filtri buonisti. Il romanzo è stato presentato qualche settimana fa ad Acqui Terme, in occasione del Festival "Notti Nere"». Hai partecipato anche all'antologia "Vento Noir" con "Blowing in the wind", ambi-

entato a Castel Volturno. Di cosa si tratta? «Le Antologie di racconti "Vento Noir" e "Animali Noir" sono state pubblicate dalla Falco Editore e presentate alle prime due edizioni del Festival del Giallo di Cosenza. Assieme a nomi molto noti del giallo italiano, come De Giovanni, Debicke, Oggero, Martigli, ho scelto in un racconto un vento (il maestrale), nell'altro un animale (il pipistrello), e sono stati questi il punto di partenza per due storie che sono molto realistiche nelle atmosfere e nei dialoghi, ma paradossali nei contenuti, e soprattutto nel finale. Il primo "Blowing in the wind", parla del ritrovamento in spiaggia del cadavere martoriato di una ragazza ucraina, e della relativa indagine del Maresciallo Lars De Gennaro, italo-svedese dell'arma dei Carabinieri. L'altro, "Come ci si sente ad essere un pipistrello?", pubblicato in "Animali Noir", è la storia di un serial killer, "Il Vampiro", che sta terrorizzando Caserta, e che sarà acciuffato dal Commissario Iodice, un personaggio che in questo racconto fa la sua prima comparsa». Eserciti una professione dura ed impegnativa. Quando trovi il tempo per scrivere, per buttare giù idee nuove? «Il momento ideale è la sera, poco prima di chiudere lo studio. Tiro giù le persiane, metto un po' di musica – che a seconda della scena può essere heavy metal o blues – e mi regalo una mezz'ora di relax, in compagnia dei miei più cari amici». di Fabio Russo


28

GALAMEO MAGAZINE DI PROMOZIONE CULTURALE

IMPRESA D'ECCELLENZA AL SUD

Dario Meo mentre degusta uno dei suoi prodotti L’olio di palma è un grasso vegetale estratto dalle drupe, frutti di alcune piante di palme simili alle olive. E’ molto diffuso nei prodotti da forno confezionati e nelle creme spalmabili, negli alimenti della prima infanzia e nei cibi pronti del supermercato. Svolge l’azione di sostanza grassa, assumendo la tipica consistenza del burro, grasso semisolido e saturo, e non degli oli vegetali, grassi liquidi e insaturi. Pur essendo vegetale, infatti, è composto principalmente di grassi saturi (palmitico, stearico e laurico) che, per le loro proprietà chimiche, ben si prestano alle preparazioni industriali. E’ stato adottato su larga scala in seguito all’inasprimento delle normative dell’Organizzazione mondiale della sanità sui grassi idrogenati, come le margarine, è insapore, economico e di lunga conservazione. Il suo uso, però, sta sollevando numerose polemiche, pur essendo presente tra gli ingredienti di molti marchi sponsor dell’Expo.

Fa male? Dipende da quanto ne consumiamo, poiché si tratta di un grasso saturo, come strutto e burro, il cui uso va contenuto per la salvaguardia delle arterie. A parità di quantità e bontà, per il sistema cardiovascolare una merendina industriale con olio di palma non è più dannosa di una crostata casalinga con burro. La dose consigliata è quella del 10% massimo sul totale delle calorie giornaliere, quota che comprende tutti i grassi saturi, sia quelli di origine vegetale che animale. Può causare il cancro o favorire il diabete e il colesterolo? Non v’è alcuno studio nella letteratura scientifica che dimostra correlazione tra olio di palma e cancro. Sulle malattie metaboliche, ad oggi contro l’olio di palma non si registrano posizioni ufficiali da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità, dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare, dell’Istituto superiore di sanità, del Ministero della Salute. Quali gli effetti sull’ambiente? Dannosi, a causa di una coltivazione intensiva concentrata nel sud-est asiatico (soprattutto in Indonesia e Malesia). La deforestazione tropicale influenza fortemente la biodiversità, mettendo a rischio di estinzione alcune specie quali l’orango, e causa l’alterazione sia dell’assetto idrogeologico del territorio sia dell’emissione di gas serra nell’atmosfera. Questi i quesiti più comuni che i consumatori si pongono sull’olio di palma, gli stessi che circa 2 anni fa si è posto Dario Meo, fondatore della Galameo, intervistato per i lettori di Informare.

un prodotto del territorio campano all’estero: i pomodorini del piennolo del Vesuvio. Due anni fa ho deciso di fare qualcosa per me e la mia città, utilizzando prodotti che non creassero diffidenza a causa della nota distorsione mediatica e che potessero dunque promuovere la nostra terra». Il tuo prodotto più noto è la Galamella, una crema spalmabile alla nocciola con olio extra vergine di oliva, una bontà. «Sì, la Galamella è un’alternativa sana alle creme alla nocciola presenti sul mercato, senza additivi e conservanti, con il 43% di nocciole avellane, cacao e olio extra vergine di oliva, dal sapore goloso e pieno. Non intende combattere l’innominabile (aggettivo con il quale Dario definisce la Nutella ndr), solo offrire ingredienti genuini». Il tuo stabilimento di Roccabascerana (AV) quanti dipendenti conta? «Se parti dal concetto di dipendenti sei svantaggiato, ho collaboratori: consulenti, procacciatori, agenti. Complessivamente 6/7 figure paritarie che hanno il medesimo obiettivo».

Il sito www.galameo.it, che offre opportunità di acquisto online, mostra una diversificazione tra prodotti dolci e salati: vi sono progetti di ampliamento futuri? «Assolutamente sì, rimanendo nell’ottica del rapporto diretto col produttore per una selezione accurata delle materie prime. Dario, hai sempre lavorato nel mondo Dopo anni di esperienza non credo più al biodell'imprenditoria? «Preciso che non mi definisco imprenditore, ma logico, almeno non in Italia, ma al sano e al impresario. Imprenditore è colui che nasce in genuino». una famiglia di imprenditori o lo è per natura. Impresario è colui che si improvvisa nel far qual- Grazie Dario, per il tuo impegno e per la cosa in cui crede per una ‘chiamata’, anche se riprova che al Sud è possibile fare imprefare impresa, in Italia, è un’impresa, soprattut- sa d’eccellenza. to al Sud. Per anni sono stato consulente aziendi Barbara Giardiello dale, ho rappresentato per 8 anni con successo


MAGAZINE DI PROMOZIONE CULTURALE

29


30

DODI BATTAGLIA MAGAZINE DI PROMOZIONE CULTURALE

«La musica e i Pooh: le mie più grandi passioni»

Chitarrista, cantante e compositore italiano, Dodi Battaglia, musicista dello storico gruppo dei Pooh, vanta numerosi riconoscimenti tra cui miglior chitarrista europeo. Con lui abbiamo parlato principalmente della musica, la sua più grande passione: «Ho iniziato a suonare la fisarmonica a cinque anni, la musica ha sempre vibrato dentro di me, non ho mai conosciuto niente di così passionale e così forte nella mia vita». Ma anche di brani di successo dei Pooh, di cui lui è stato autore: «Tra le musiche che ho composto ricordo con piacere brani come “Ci penserò domani e “L’altra donna”, in cui musica e testo rappresentano un connubio perfetto. Si tratta di brani meno rock ma che riescono a toccare l’anima». Voce principale dei primi grandi successi come “Tanta voglia di lei”, “Noi due nel mondo e nell'anima” e “Infiniti noi”, approfittando della pausa di riflessione che i Pooh si sono presi in vista dei festeggiamenti per il mezzo secolo di carriera nel 2016, il 7 Aprile ha pubblicato il terzo album a suo nome, realizzato assieme all’australiano Tommy Emmanuel, ma non manca di ricordare alcuni dei momenti più belli trascorsi con i suoi compagni di viaggio: «Ho tre ricordi bellissimi con i Pooh, che porto nel cuore. Il primo è stato quando in un locale

di Ischia, avevo vent’anni, sentendo un giro di basso ho riconosciuto la canzone “Tanta voglia di lei”, lì ho realizzato per la prima volta che avevamo scritto un vero e proprio successo. Il secondo quando ho composto un brano molto bello dal titolo “Parsifal”, dove faccio un assolo di chitarra che è rimasto nella storia. E infine, la vittoria a Sanremo con “Uomini soli”». Nei confronti della musica attuale è molto critico: «Oggi i giovani sono presi da tante cose, manca la passione e la determinazione». E Dodi Battaglia di passione ne ha da vendere. Energia, vitalità, professionalità e un pizzico di umiltà che non deve mai mancare, lo hanno reso un’ artista a tutto tondo. Alla nostra domanda sul cinquantesimo anniversario dei Pooh ci risponde così: «Ci siamo dati due anni di tempo per metterci in gioco con le nostre cose per poi ritrovarci nel 2016 con due grandi concerti, uno a Roma e un altro a Milano. Sogno un evento unico!». Cari fan state ben tranquilli che Dodi promette di non andare in “pensione” con i Pooh: «Non mi ritiro dalle scene, continuo a cantare e a suonare perché questo è il mio mestiere», poi sorridendo, conclude: «So far bene solo questo!». di Ada Marcella Panetta e Valentina Panetta

DUE X DUO

RISATE DOPPIE E ASSICURATE

Quando arriva il successo per i Due X Duo? Peppe Laurato: «Il successo non ancora è arrivato! La soddisfazione più grande è il calore che ci mostra il pubblico».

Anche una semplice intervista può diventare una gag improvvisata insieme ai Due X Duo, tra i protagonisti più amati dal pubblico di “Made in Sud”, il programma comico in diretta dall’Auditorium Rai di Napoli, campione di incassi, che ha portato al successo numerosi comici del Sud. Peppe Laurato e Massimo Borrelli (rispettivamente a sinistra e a destra nella foto) sono i “Due X Duo”, coppia comica napoletana nata nel 2001 tra i palchi dei teatri comici italiani. Partecipano a vari eventi ricevendo numerosi premi di riconoscimento, lavorano come speaker radiofonici di Radio Marte, prendono parte a cortometraggi, film e produzioni teatrali. Entrano nel cast di “Made in Sud” nel 2007 e non ne escono più, grazie ad una comicità caratterizzata da una grande autoironia.

Lo “Strip Cabaret” è particolarmente amato dal pubblico. A chi è venuta in mente questa gag e come mai ha avuto tanto successo? Massimo Borrelli: «Aldilà della trasmissione televisiva, la verità è che sono proprio bello quando faccio lo strip (momento di pura comicità). Le donne vanno in delirio per me (ride ndr). Io e Peppe ci completiamo a vicenda». Peppe Laurato: «Siamo autori dei nostri pezzi, è tutto frutto di una forte alchimia». Come definite l’esperienza a “Made in sud”? Massimo Borrelli: «Assolutamente fantastica! Un successo mediatico molto importante per il Sud, questo vuol dire che riusciamo a produrre qualcosa di buono. Erano anni che per poter fare comicità bisognava “migrare” in trasmissioni come “Colorado” o “Zelig”. È bello

poter mostrare la propria arte nel nostro amato Sud. Qui abbiamo una marcia in più».

Nel 2013 arriva la partecipazione nel film “Colpi di fortuna”. Preferite il cinema o il cabaret? Massimo Borrelli: «Sono due cose assolutamente diverse. Con il cabaret sei a stretto contatto con il pubblico. Il cinema è un’altra forma d’arte. È più difficile trasmettere emozioni e arrivare al pubblico attraverso una macchina da presa». Progetti per il futuro? Peppe Laurato: «In attesa di “Made in sud” stiamo già preparando e studiando nuovi personaggi. Siamo convinti che in ogni edizione bisogna proporre qualcosa di nuovo». Fate un saluto ai lettori di Informare? Peppe Laurato: «Un saluto a tutti lettori di Informare dai Due X Duo!» Massimo Borrelli: «Per quanto riguarda le lettrici: “Ciao bambole”!» di Ada Marcella Panetta e Valentina Panetta


31

MAGAZINE DI PROMOZIONE CULTURALE

CLAUDIO DI LORENZO 'O CAFONE E LA MAGIA DEI COLORI

La conoscenza di un territorio e delle sue tradizioni costituisce non solo un sentimento di appartenenza ma anche il presupposto per un reale apprezzamento del paesaggio, della cultura e dell’arte da parte della comunità che vi risiede. E l’artista Claudio Di Lorenzo, attraverso i suoi dipinti riesce a far diventare l’arte una vera e propria eccellenza nella sua amata terra. Nato a Mondragone, ove tuttora vive, si diploma nel 1973 all'Accademia di Belle Arti di Napoli, sezione Scenografia; entra nel mondo artistico proprio come scenografo, firmando la scenografia di diversi lavori teatrali. Quarant’anni di riconoscimenti, rassegne e mostre di pittura: nel 2010 con la mostra "Colori e Sapori" approda per la prima volta in Grecia e rappresenta un evento che assume l'impegno di recuperare e valorizzare le forme artistiche di espressione umana e di tutto il patrimonio culturale del territorio dell'antica Sinuessa. Perché come egli stesso sottolinea: «Adoro dipingere i paesaggi, soprattutto quelli mondragonesi. Amo molto il mio paese e le sue tradizioni. In questo vasto territorio dell’arte che talvolta si presenta molto ambiguo e spesso di difficile interpretazione, io

cerco di essere quanto più semplice possibile e di facile impatto visivo». Il maestro Di Lorenzo si inserisce nel vasto movimento paesaggistico raccontando, attraverso il pennello, famosi terrazzi che si affacciano sul mare, vicoli stretti che lasciano intravedere aspetti della realtà quotidiana, piazze e cortili caratteristici della città di Mondragone che rievocano dolci ricordi. Immagini che testimoniano un grande legame con i luoghi d’origine. Oltre ai paesaggi, l’artista mondragonese, dipinge anche le maschere. Nella simbologia della maschera si intravede la voglia dell’uomo (dell’artista in questo caso) di fuggire dalla realtà: «Le maschere rappresentano la metafora dell’ipocrisia, di quell’uomo che si nasconde dietro le apparenze». Alcune di esse ritornano a schemi primitivi, come i Mamuthones, maschere tipiche del carnevale sardo. Particolare rilievo è dato alle maschere di Venezia, che rafforzano maggiormente l’idea di libertà. I quadri di Claudio Di Lorenzo creano un’atmosfera di libertà immaginativa, simile a quella che prova l’artista che ama dipingere di notte: «In completa solitudine con me stesso». di Ada Marcella Panetta e Valentina Panetta

«Debutto in teatro e ritorno in tv»

Dalle commedie di famiglia, con cui ha esordito da bambino, alla notorietà in tv con il personaggio del “Cafone”, Oscar Di Maio è ritornato alla ribalta e presto lo ritroveremo sul piccolo schermo. Erede di una delle massime famiglie teatrali napoletane si rituffa nel repertorio della tradizione riportando in scena alcune delle commedie classiche al Teatro Eduardo De Filippo di Arzano. Custode e depositario delle ventisette commedie composte dallo zio Gaetano Di Maio, autore tra i più brillanti della storia del teatro napoletano, Oscar Di Maio ha debuttato il 30 ottobre con la straordinaria commedia “E' asciuto pazzo 'o parrucchiano”. Come ricordi i tuoi esordi televisivi? «Ho fatto qualcosa sul Nazionale, con il Quartetto Cetra, ed altre piccole cose. Quello del Cafone ebbe lo scopo ben preciso di stravolgere il modo banale di fare la televisione, e dare spazio all'umanità e non alla falsa cultura. Ma non mi aspettavo un successo così forte». Chi è oggi Oscar Di Maio? «Un attore che desidererebbe poter insegnare trucchi antichi del mestiere dell'attore ai giovani, che pochi conoscono, perché mi sono stati tramandati da una storia che incomincia dal 1875: la Famiglia Di Maio». Il 30 ottobre arriva il debutto a teatro: come mai la scelta di riprendere una commedia di tuo zio Gaetano Di Maio? «Non è una scelta a caso. Il mio sogno è quello di rappresentare tutte e ventisette commedie che ho ereditato». di Ada Marcella Panetta e Valentina Panetta


32

MAGAZINE DI PROMOZIONE CULTURALE

RICCARDO VENTRE «Mi candiderò a Sindaco di Caserta. Terra dei fuochi? Rimbocchiamoci le maniche per uscire da questo quadro di negatività»

Consigliere della Corte dei Conti, ex deputato al Parlamento Europeo, Presidente della Provincia di Caserta per due mandati consecutivi, professore, avvocato, ex membro del Comitato delle regioni, ex sindaco di Formicola e persona squisita, Riccardo Ventre si apre ad Informare e racconta della sua prossima candidatura a Sindaco e dell'amore per il suo territorio. Quale pensa che sia la prospettiva futura del nostro territorio? «Il problema della provincia di Caserta non è molto diverso dal problema del meridione in generale, perché questa ha delle parti che niente hanno a che vedere con l'inquinamento e la Terra dei fuochi. È come se fosse divisa in due parti dal fiume Volturno. C'è una parte settentrionale, sannitica di origine e, purtroppo, più povera, che però si è mantenuta meno inquinata, e una parte meridionale, a ridosso della Provincia di Napoli, più incline alla malavita. Tuttavia, non bisogna generalizzare perché anche lì ci sono persone che lavorano onestamente. Il problema della prospettiva è molto serio, perché non è solo un problema economico, ma è prettamente un problema sociale. Molto spesso, infatti, la malavita si è sostituita allo Stato nel dare lavoro ai giovani, che hanno visto in questa il loro protettore. Il prob-

lema non può essere affrontato da un partito politico, ma deve essere affrontato dalla società». Quali potrebbero essere le misure che l'Unione Europea potrebbe attuare per la riqualificazione del nostro prodotto? «Il nostro prodotto, dalle cronache giornalistiche definito scarsamente commestibile e nocivo, è tale in poche aree del nostro territorio, più napoletane che casertane. La bonifica, se si fa in tempi seri, rendendo partecipi le amministrazioni locali, con i fondi europei e nazionali, diventerebbe la prima necessità. La cosa migliore è la conoscenza dei nostri prodotti, ossia quello che è avvenuto grazie all'Expo di Milano, e rimboccarsi le maniche civilmente e sforzarsi per uscire da questo quadro di negatività che ci riguarda». Cosa pensa della attuale situazione politica casertana? «La situazione di oggi a Caserta non è tanto diversa dalle altre situazioni politiche. Le condizioni locali sono, comunque, frutto di quella nazionale che sappiamo tutti essere molto caotica». I suoi progetti per il futuro? «Mi ritrovo, per fortuna, ad aver maturato una esperienza amministrativa notevole, ma sono deciso a portare avanti la mia linea politica in

modo diverso. Ho un gruppo di amici che mi ha spinto a candidarmi a sindaco di questa città. Ogni candidatura è segno di onore, infatti il termine deriva dal latino candidus, e questa è la prima volta che lo dico ufficialmente: ho deciso di candidarmi a sindaco di Caserta. Sarò sindaco non di un partito, ma di una lista civica, per coinvolgere tutti i cittadini che vogliono contribuire alla cosa pubblica, perché sono convinto che, chi ha avuto tanto dalla politica, sicuramente non dal punto di vista economico, dovrebbe dare agli altri quello che ricevuto. Voglio restituire a Caserta tutto l'onore che mi ha dato eleggendomi due volte Presidente di questa provincia». di Caterina Piantieri

DIMITRI RUSSO NOMINATO PRESIDENTE DI INCO.FARMA Recentemente, il sindaco di Castel Volturno Dimitri Russo è stato nominato presidente della Inco.farma S.p.A. A tal proposito abbiamo intervistato il sindaco affinché ci possa spiegare meglio il suo nuovo incarico. Cos’è la Incofarma S.p.A. e di che cosa di occupa? «E’ la società che unisce le farmacie intercomunali, e collabora strettamente con il C.I.S.S. (Consorzio intercomunale per i Servizi Sociosanitari ndr), erogando ai cittadini assistenza integrativa, servizi di base, educazione sanitaria, dispensazione di farmaci e presidi medici. Nelle farmacie comunali, ubicati nei comuni consorziati (ben 24 tra le province di Napoli e Caserta), il C.I.S.S. è impegnato nel campo dei servizi qualificati alla persona. Attraverso

servizi di informazione, prenotazione e assistenza d’avanguardia prende in cura il cittadino e l’intero nucleo familiare per creare nuove opportunità, nuove strategie e relazioni, nuove modalità di vivere la propria condizione di cittadino». Come si ritrova a ricoprire il ruolo di presidente e, per tale incarico, riceve un compenso? «Il vecchio presidente Giovanni Di Foggia si è dimesso per ragioni di opportunità, in quanto il socio privato della Incofarma ha individuato nel giovane avvocato Della Gatta (nipote dello stesso Di Foggia) la figura del nuovo amministratore delegato. Il consorzio CISS, a cui spetta da statuto la nomina del presidente, nella scorsa estate ha iniziato a fare dei colloqui con tutti i 24

sindaci dei comuni aderenti al consorzio. Hanno scelto me e dopo un mese, in cui ho analizzato la proposta leggendo e studiando varie carte, ho deciso di accettare. In qualità di presidente e legale rappresentante prendo un compenso, irrisorio per le responsabilità, di 700 euro netti al mese. Il ruolo è importante e interessante, e mi impegnerò per ricoprirlo nel migliore dei modi». Adesso i cittadini di Castel Volturno attendono da quest’ incarico, attraverso il buon funzionamento della farmacia comunale, dei risultati tangibili anche per il territorio in termini economici, di servizi e soprattutto di lavoro, visto che fino ad ora nessun risultato è stato ancora raggiunto in tal senso. di Fulvio Mele e Vincenzo Lo Cascio


33

AIMEE FLETCHER MAGAZINE DI PROMOZIONE CULTURALE

LA DONNA CHE HA SFIDATO LA COCA-COLA NELLA LOTTA PER IL CANCRO AL SENO trovarono qualcosa nei miei linfonodi e mi prescrissero una biopsia. Aspettando il giorno della biopsia mi accorsi che il capezzolo sinistro cominciava a cambiare forma ed il seno cominciava a fare male. Il medico disse che tutto poteva essere legato all'aborto ma voleva vederci chiaro. Mi prescrisse una mammografia e altre quattro biopsie. Mi dissero successivamente che c'erano poche possibilità di cancro ma dopo sette giorni all'appuntamento dal mio medico generico ebbi la brutta notizia: cancro, due cisti, di grado 2 e grado 3 e metastasi nei linfonodi».

Nel mese per la lotta al cancro la stessa Aimee ha lanciato il proprio hastag: #nottoyoung nella sua pagina facebook e nel gruppo YBCN, a testimonianza che non si è mai troppo giovani per il cancro e bisogna fare outing dei problemi legati a questa malattia. Succede che un esempio di forza impassibile alla potenza estemporanea delle multinazionali che muovono l'economia suggerisce a tante donne la strada giusta per la vera emancipazione femminile, un messaggio chiaro per tutte le forze che ne minacciano l’integrità morale. di Giovanni Imperatrice

Si chiama Aimee Fletcher, è britannica e con una foto ha abbattuto tutti i progetti pubblicitari della Coca-Cola. Aimee è una delle tante vittime del cancro al seno che ha deciso di boicottare il finto buonismo pubblicitario della nota multinazionale quando nello scorso luglio partì una campagna pubblicitaria per la lotta contro il cancro al seno: la COKE CHALLENGE. In questo gioco interattivo (challenge) bisognava fare una foto con una bottiglia di Coca Cola tra i seni con l'hastag #holdacokewithyourboobs (reggi una coca con i tuoi seni) e inserirla sui principali social. La Coca-Cola non ha mai preso le distanze dall'iniziativa ricavandone molta pubblicità e un successo su tutte le piattaforme di comunicazione di massa. Una trovata contemporanea sgradevole agli occhi di chi combatte ogni giorno per questa causa, ma soprattutto una strumentalizzazione pubblicitaria della sessualità femminile. Aimee decide così di far partire una contro-campagna pubblicitaria pubblicando una fotografia con una bottiglia di Pepsi (da sempre antagonista della Coca Cola) tra le cicatrici della sua operazione per il cancro al seno. Una scelta istintiva ed efficace che ha fatto molto discutere. Come hai scoperto di avere il cancro? «Nell'aprile del 2014, ero incinta e sfortunatamente perdemmo il nostro bambino. Dovetti abortire. Qualche settimana dopo notai che il mio braccio sinistro era gonfio e così il mio medico generico mi prescrisse un'ecografia;

Come e quando ti è venuta in mente l'idea di boicottare la Coca-Cola? «Ero con le mie amiche di YBCN (young breast cancer network) al funerale di Jojo (una delle giovani ragazze del gruppo) quando per la prima volta vidi quelle foto. Era un oltraggio -hanno provato a sessualizzare il cancro al seno- pensai, non era un challenge per una causa, riguardava un gruppo di donne felici di mostrare i loro seni su internet. Appena rientrata a casa ne parlai con mia sorella, insieme decidemmo di fare questa foto: la foto delle mie cicatrici, con una bottiglia di "pepsi" e naturalmente il terzo dito, che forse non era davvero necessario per mostrare la mia rabbia per avere il cancro, ma una dedica a tutte le persone che speculavano sulla mia malattia». Cosa suggeriresti ad una donna che ha appena saputo di avere il cancro? «Il mio consiglio? Il cancro é merda, é orribile, indescrivibile; il trattamento é estenuante, duro, indimenticabile, ma é possibile. Non puoi pensare di farcela, ma ce la fai, in qualche modo lo superi, un giorno per volta. E’ importante entrare a far parte di qualche gruppo di supporto, perché anche se sei fortunata ad avere una grande famiglia e tanti amici, loro possono provare a capire a cosa stai andando incontro. Parlare con altre donne che stanno attraversando le mie stesse difficoltà mi ha salvata, loro mi hanno aiutata nei momenti più bui. Un'altra cosa che mi ha aiutata é stato ridere, abbiamo provato a ridere molto, perché forse se non lo avessi fatto non avrei mai smesso di piangere».


34

CLENDY AVERSA IL SOGNO CONTINUA

La città di Aversa si conferma in Campania madrina della pallavolo femminile. La Serie A2 è la categoria dove le ragazze della Clendy Aversa disputeranno anche quest’anno una stagione dagli obiettivi importanti. I play off sono alla base delle necessità; il sogno è appropinquarsi di una delle prime due posizioni per la promozione diretta in A1. Direttamente o meno, l’importante è salire nella massima categoria. In terra normanna c’è ottimismo. Le ragazze hanno voglia ed entusiasmo. Ciò lo si deduce anche dalla presentazione della squadra avvenuta il mese scorso nell’arena di casa: il PalaJacazzi. L’affiatamento della squadra e gli investimenti della società serviranno per cercare di tagliare un traguardo importante, storico. Abbiamo intervistato Luciano Della Volpe, coach della Clendy, che ci ha parlato degli obiettivi della squadra, dei punti di forza e di una città che lentamente si trascina nella passione di uno sport dove Aversa fa da protagonista. Mister, cosa si aspetta da questa stagione? «Speriamo di fare un bel campionato, sulla scia di quello dello scorso anno per poterci migliorare ancora anche se non è una cosa semplice. Il campo parlerà. Pensiamo a lavorare, riprovare automatismi, tattiche e poi cercare di mettere

L’obiettivo principale è centrare i play off. «Quello sicuramente». Cosa credi le tue ragazze abbiano di più rispetto alle avversarie e, invece, cosa credi manchi alla squadra? «Manca un po’ di esperienza che però potrebbe essere rivoltata con entusiasmo e questo può portare a grandi risultati. Sono molto giovani ma contiamo anche sull’esperienza del nostro capitano che ne ha fatte di battaglie e che ci darà tutta l’esperienza che altre squadre non hanno ancora o che si stanno costruendo». Come risponde la città dia Aversa ai vostri risultati di successo? «Ancora un po’ lentamente. Speriamo che la città cominci ad affezionarsi perché ormai siamo una realtà importante del panorama pallavolistico femminile, la più importante in Campania. Speriamo tanto che la città possa cominciare a seguirci un po’ di più. Bisogna lavorare anche molto sul marketing e la comunicazione». di Fabio Corsaro e Carmine Colurcio Foto di Carmine Colurcio

Foto di Carmine Colurcio

Luciano Della Volpe

tutto insieme e un po’ di fortuna non guasterebbe affatto. Ci crediamo nella promozione».

Tina Musto

MAGAZINE DI PROMOZIONE CULTURALE

PROGETTO

SOGNI D'ORO

Continua con successo la raccolta fondi per la ristrutturazione delle stanze di degenza dei bambini all'Ospedale Santobono

Domenica 11 ottobre, nello storico Stadio Collana di Napoli, si è registrata una roboante vittoria dei giornalisti sugli chef stellati per 7-1, una prestazione storica per l'Ussi (Unione Stampa Sportiva Italiana) Calcio Campania. A difendere la porta dei giornalisti era presente il direttore di Informare Fabio Corsaro, battuto soltanto dagli 11 metri. L’evento, nominato “La partita delle stelle”, è stato organizzato da Emanuela Capuano, dirigente dell’Associazione Sostenitori Santobono, e Aldo Carlotto della Wstaff che mette a disposizione gratuitamente le proprie competenze in termini di organizzazione eventi e comunicazione. A vincere però è stata l'iniziativa, organizzata per il "Progetto Sogni d'oro" dell'Ospedale Santobono di Napoli, il quale ogni anno ospita oltre 30mila bambini e le loro mamme. Le stanze di degenza diventano per circa 5 giorni la loro casa: il posto dove riposare, mangiare, giocare, leggere, guardare la tv e farsi le coccole. I piccoli pazienti che arrivano in reparto si trovano all’improvviso in un posto molto diverso dalla cameretta di casa. Vedono letti grigi, armadietti in cui il peluche preferito non trova posto e la mamma stanca costretta a riposare su una sedia scomoda. Il progetto Sogni d'oro si propone di trasformare le attuali stanze di degenza in camerette a misura di bambino, con letti colorati, culle funzionali, armadi capienti, letti confortevoli per le mamme, comodini, tavoli e sedie. I progetti e gli eventi si susseguono e la raccolta fondi va avanti con successo. L'obiettivo è raggiungere 92 mila euro, ne mancano 6 mila per completare l’acquisto degli ultimi 7 letti che vanno in chirurgia d’urgenza. Nel frattempo sono stati raccolti 140.000 euro per il progetto “UTA, il respiro della vita” che permetterà al Santobono di completare il nuovo reparto di Patologia Neonatale. Per coloro che volessero donare almeno €10, è possibile farlo tramite il seguente sito: www.lapartitadellestelle.it di Fulvio Mele


35

MAGAZINE DI PROMOZIONE CULTURALE

CALCIO, ECONOMIA E POTERE

De Laurentiis: «Il calcio è un'industria ma abbiamo ancora leggi fallaci. Investirò nei giovani e in questa città» Il calcio è potere, il nuovo volto dell’economia sociale, un’industria globalizzata tra le più imponenti e laute al mondo. Il valore e il peso del denaro è mutato negli anni, con lo sviluppo di nuove politiche economiche introdotte nel mondo del pallone, ed oggi hanno sicuramente indici diversi rispetto a prima dell'assoluta trasformazione del calcio in settore economico. Il libro “Il calcio italiano 1898-1981. Economia e potere” di Nicola De Ianni, Professore di storia economica del Dipartimento di Scienze economiche e statistiche della Federico II, presentato lo scorso mese nell’omonima università in quel di Monte Sant’Angelo con ospiti illustri quali Aurelio De Laurentiis, Maurizio De Giovanni, Corrado Ferlaino, Enrico Fedele, Ilaria Puglia, Guido Trombetti e Giuseppe Galasso, affronta l'arco cronologico che va dalla nascita della Federazione all'inizio del calcio industria (1898-1981). Abbiamo intervistato il Prof. De Ianni per capirne di più circa l’origine e la natura di questo libro. Professore, come nasce l’idea di scrivere questo libro? «Mi interessa il calcio da quando ero bambino e quindi solo come sportivo appassionato. La

L’intervento di Aurelio De Laurentiis è il più atteso: «Questo testo è consigliabile, oltre agli studenti di economia, a tutti coloro che sono interessati dei fatti sportivi o sociologici per capire cosa accade nel nostro Paese quando l’economia si contrappone al potere. Negli ultimi anni – continua il Presidente del Napoli - il calcio si è estremamente modificato, senza che però gli interlocutori siano cambiati come il tessuto connettivo culturale. Il calcio si è veramente industrializzato. Un esempio è il calcio inglese dove si crea una logica di produttività sociale tale che le città seguono le compagnie di calcio.

Qui in Italia abbiamo leggi fallaci che presentano il fianco a mille interpretazioni e a mille problematiche di contrapposizione politica. I nostri sindaci sono schiavi della loro condizione politica quando, per il bene della loro città, dovrebbero essere dei veri e propri manager». Gli interventi di De Laurentiis scivolano inevitabilmente sull’interesse del proprio Napoli: «Il calcio, da un punto di vista dell’economia, è perdente. Ho sempre inteso questo sport come il cinema: ho chiuso 8 bilanci in attivo e 3 in passivo, ho investito tanto e sicuramente non mi fermerò qui. Ho voglia ed interesse a puntare e credere nei giovani, in un vivaio vero, forte e solido. Pertanto – continua – ho già stanziato 20 milioni di euro per 20 ettari per una struttura all’avanguardia che riguarderà i nostri ragazzi presso Torre Annunziata (terra d’origine del Napoli) e tra Pompei ed Ercolano per internazionalizzare questo concetto e renderlo un grande attrattore nel mondo». Insomma, con De Laurentiis non ci si annoia mai. Progetti ed investimenti. La città metropolitana di Napoli è pronta a raccoglierne i frutti. di Fabio Corsaro e Gabriele Arenare Foto di Gabriele Arenare

Foto di Gabriele Arenare

trasformazione e l’orientamento di questo sport verso l’economia e cioè verso la mia professione di docente e ricercatore mi hanno spinto ad occuparmene professionalmente. È stato un lungo e difficile lavoro durato oltre 5 anni, condotto con il coinvolgimento entusiasta dei miei studenti del corso di Storia dell’Industria». Come e quando il calcio ha ampliato la sua natura sportiva in termini di economia? Qual è l’origine del calcio come industria? «Il denaro è stato sempre al centro del calcio, anche cento anni fa quando imperava il dilettantismo obbligatorio. Allora come oggi era lo strumento principale, condizione necessaria anche se non sufficiente, per elevare il livello di competitività. La sua natura economica è letteralmente esplosa agli inizi degli anni Ottanta insieme alla comparsa dei diritti televisivi, degli sponsor e del merchandising. Il mio libro ricostruisce le premesse e s’interroga sul perché di una strada obbligata». Com’è mutato l’approccio degli addetti ai lavori (e non) al mondo del calcio e cosa l’industria calcistica dà, in termini pratici, in più alla società? «Intanto oggi è un importante comparto dell’industria e dà quindi all’economia occupazione e indotto. Di conseguenza, l’approccio degli addetti ai lavori è più professionale di un tempo, ma la strada da percorrere in questa direzione è ancora lunga, soprattutto perché il calcio fa fatica ad allontanarsi da errori ricorrenti come gli squilibri finanziari, la scarsa trasparenza e i conflitti d’interesse. Il potere e l’economia nel calcio sono però in continua crescita».

Prof. Nicola De Ianni


36

MAGAZINE DI PROMOZIONE CULTURALE

VACCINAZIONI LA PREVENZIONE ORTODONTICA

Il punto sulla situazione italiana Il tema delle vaccinazioni obbligatorie torna a destare attenzione. E’ soprattuto il calo che desta allarme. Ma cosa ha portato a questo calo e perché è cosi importante essere vaccinati? Nel 2014 ci sono stati tredici decessi a causa del Fluad, il vaccino antifluenzale, causando scettismo e rifiuto di vaccinarsi, sebbene le analisi condotte dal Ministero della Salute non mostrarono particolari rilievi di pericolosità. A questo si va ad aggiungere il non provato nesso dei vaccini con l’autismo che porta alcuni genitori a non sottoporre i propri figli ai vaccini. I dati rilasciati dal Ministero fanno riferimento alle coperture vaccinali a 24 mesi dalla nascita relative al 2014 (quindi bambini nati nel 2012). La copertura per la poliomielite (POL), il tetano, la pertosse e la difterite (DTDTP), l’epatite B (EpB) è scesa al di sotto della soglia del 95%, considerata il minimo necessario per poter beneficiare del c.d. “effetto gregge”. La copertura per l’Haemophilus influenzae b (Hib), è rimasta sostanzialmente invariata poco al di sotto del 95% mentre per morbillo, parotite e rosolia (Mpr) è diminuita di quasi 4 punti percentuali rispetto ai dati 2013 (dal 90,3% all’86,6%). Se il numero di vaccinati scende sotto una cosiddetta soglia, ( il 95% della popolazione), viene a perdersi l’immunità di gregge, che protegge una persona non vaccinata che vive tra tante non vaccinate, facilitando la ricomparsa di malattie che si credevano scomparse, come la difterite e la poliomielite. Non dimentichiamo inoltre che il nostro italico territorio è preso di mira da ondate migratorie da paesi nei quali la sorveglianza e la prevenzione sanitaria è più bassa e quindi possono riportare in auge malattie considerate debellate. Da ricordare inoltre che la Campania in questo si trova agli ultimi posti come percentuale di popolazione vaccinata rispetto ad altre regioni. Complessivamente, l’Italia sta vedendo un peggioramento dei tassi di copertura, che risultano comunque in linea con quelli di altri Paesi dell’Unione, anche se spesso al di sotto della soglia del 95%. Per il morbillo invece la copertura è la più bassa d’Europa. di Dott. Luigi Di Domenico

La prevenzione ortodontica è un importante fattore di salute per l'organismo. Ci sono situazioni che, se trattate precocemente, possono risolvere direttamente il problema o ridurre l’entità del trattamento ortodontico successivo. L'ortodonzia intercettiva si occupa di “intercettare” le malocclusioni in dentatura mista e ha lo scopo di correggere disarmonie prevalentemente di natura scheletrica che, se non trattate, possono evolvere e aggravarsi durante la crescita. Questa fase viene di norma condotta ad un età compresa tra i 6 e i 10 anni e dura circa un anno. Segue poi una fase di monitoraggio con controlli periodici e, dopo il completamento della permuta, viene stabilito se sia necessario o meno una seconda fase di trattamento. Solo un numero limitato di piccoli pazienti richiede una terapia ortodontica intercettiva, tra questi sicuramente quelli in cui si sospetta una familiarità genetica di primo o secondo grado per malocclusioni gravi e lì dove il bambino presenti abitudini viziate perpetuate nel tempo. In questi casi una visita già intorno ai 6 anni può migliorare molto le possibilità di risoluzione della malocclusione senza dover ricorrere ad interventi di chirurgia ortognatica in età adulta. Il concetto di “abitudini viziate” si riferisce, in ambito odontoiatrico, a stili di comportamento considerati normali in una certa fase dello sviluppo ma che, se reiterati oltre tempo, possono influenzare negativamente la crescita dell’apparato stomatognatico, favorendo l’instaurarsi di una malocclusione. Tra le abitudini viziate più comunemente riscontrabili nel paziente pediatrico figurano: il succhiamento del pollice, il succhiamento di oggetti, la nutrizione tramite il biberon oltre il normale

periodo di svezzamento (3-4 anni), il succhiamento di labbra o guance e le parafunzioni quali deglutizione atipica e respirazione orale. Queste abitudini si ripercuotono sulle funzioni orali strettamente correlate ai processi di crescita dell’apparato stomatognatico. Ne derivano quadri disgnatici che possono essere caratterizzati da morso aperto dentario anteriore, aumento dello spazio tra i denti superiori e inferiori e riduzione del diametro trasverso delle arcate dentali con palato ogivale. Se l’abitudine viziata viene cessata in epoca di dentizione mista (6-10 anni), quando il potenziale di crescita del bambino è ancora in fase attiva, è probabile che le alterazioni scheletriche e dentali eventualmente insorte vadano incontro a un certo grado di correzione spontanea; in caso contrario, saranno necessari dispositivi ortodontici che aiutino il piccolo paziente a superare le problematiche connesse all’abitudine, che dovrà comunque essere corretta o porterà inevitabilmente a un fallimento del trattamento ortodontico o a una recidiva della malocclusione. E' pertanto fondamentale che il genitore, il pediatra o il medico di base individuino precocemente la presenza di eventuali abitudini viziate, seppur considerando che queste fanno parte di uno stadio evolutivo nel bambino nei primi anni di vita, affinchè il dentista possa intervenire tempestivamente. L'ortodonzista rappresenta inoltre nella maggior parte dei casi il primo medico che prende in carico la bocca di un bambino e grazie a controlli ravvicinati può diagnosticare in fase precoce tutte le eventuali patologie stomatologiche cariose e non, consentendo un trattamento minimamente invasivo e assolutamente indolore delle stesse. La chiave del successo per assicurare un'ottima salute orale ai nostri bimbi, e in particolare nel trattamento delle gravi malocclusioni su base ereditaria e di quelle derivanti da abitudini viziate, risiede nell’intercettazione precoce delle stesse da parte dello specialista in Ortodonzia. Determinante tuttavia sarà anche la collaborazione medico-genitore per migliorare la motivazione e la collaborazione del piccolo paziente, solo in questo modo si potranno raggiungere risultati più che soddisfacenti per i genitori, per l’odontoiatra e soprattutto per i nostri bambini. di Dr.ssa Sara Avecone


37

MAGAZINE DI PROMOZIONE CULTURALE

il DIRITTO STALKING: QUANDO IL PERSECUTORE È UN COLLEGA... di Fabio Russo

che coinvolgono come vittime anche altre categorie di soggetti, compagni di scuola, amici di famiglia, e tra essi anche i colleghi di lavoro. Pertanto soltanto l'esigenza massmediatica del momento spinge ad identificare le vittime di questo tipo di reato nelle sole donne, ma così non è. Con una recente sentenza la Corte di Cassazione (Quinta Sezione Penale, Sentenza 5 marzo 2015, n. 29826) si è pronunciata in questa materia analizzando la fattispecie nel dettaglio. La Corte ha chiarito che l'atto persecutorio si identifica in qualsiasi atto compiuto allo scopo di violare la riservatezza di altro soggetto, anche facendo allusioni ad elementi della sua vita privata, creando una situazione di inquietudine e di disagio, di turbamento della quiete familiare, di mortificazione e di sconvolgimento dell’identità umana, etica e sociale della parte offesa e dei suoi familiari, tale da poterne alterare le abitudini e la quotidianità.

Nell'immaginario collettivo, sopratutto per i fan televisivi di trasmissioni come Quarto Grado e affini, quando si parla di stalking il riferimento è sempre e comunque al caso di una donna perseguitata dall'ex marito. La forzata spettacolarizzazione di ogni segmento della vita porta con se l'inevitabile semplificazione di argomenti seri e ben più complessi. Difatti il delitto di cui all'art. 612 bis c.p., rubricato come "atti persecutori", ha una portata molto più ampia di quanto la cronaca può credere, e comprende una serie di condotte

FISCO NEWS

NOTIZIE FISCALI FLASH

di Antonella Morlando Le prime case di lusso pagheranno IMU e TASI Revirement del Governo sull'esenzione IMU-TASI per le prime case di lusso: dalle anticipazioni si deduce che tale esenzione sarà stralciata dalla legge di stabilità. La Legge di stabilità conferma i bonus edilizi anche per il 2016 La Legge di stabilità 2016 proroga ancora i bonus edilizi. Nel disegno di legge è prorogata di un anno, fino al 31 dicembre 2016, la detrazione Irpef del 65% per gli interventi di efficientamen-

di questi atti come atti persecutori.[…] costituiti dalla reiterata redazione e dalla ripetuta diffusione di messaggi funzionali ad umiliare i coniugi, a violare la loro riservatezza, a rappresentare la vita sessuale della donna come aperta a soggetti estranei, tanto da rendere incerta la diIl caso analizzato dai giudici di legittimità riguar- scendenza di uno dei figli”. dava la condotta di un uomo che, in qualità di collega di lavoro della parte lesa, era stato condannato dalla Corte d’Appello di Genova per aver RUBRICA CURATA compiuto atti persecutori nei confronti di costui DALL’AVVOCATO PENALISTA e della moglie. FABIO RUSSO Nel confermare l'impianto accusatorio la suprema Corte ha precisato “È del tutto conforme ad una corretta interpretazione dell’ipotesi criminosa di cui all’art. 612-bis c.p. la qualificazione

INFO: 347 6595190 EMAIL: avv.fabiorusso1975@libero.it

to energetico e del 50% per le ristrutturazioni e l'acquisto di mobili ed elettrodomestici. Stabilità: maxi agevolazioni alle aziende che investono La legge di stabilità 2016 interviene per migliorare la competitività e la crescita del sistema produttivo. La norma di rilievo è quella del "super ammortamento", cioè la possibilità, per imprese e professionisti, di aumentare del 40% il costo di acquisto di un investimento in beni strumentali nuovi ammortizzabili preso a base per l'ammortamento o per la deduzione dei canoni di leasing. Scarso appeal, invece, per la nuova chance di rivalutazione nei bilanci 2015. Si tratta di una rivalutazione che dovrà essere accompagnata dal versamento di una imposta sos-

titutiva la cui misura è troppo elevata: 16% per i beni ammortizzabili e 12% per gli altri. La legge di stabilità 2016 prevede fondi per i giovani medici Tra le misure contenute nella bozza della legge di stabilità 2016, sono previsti fondi per i medici aspiranti specialisti. Si parte con 57 milioni di euro per il 2016 che permetteranno la stabilizzazione di 6 mila borse di specializzazione in medicina all'anno, per passare a 86 milioni di euro per l'anno 2017, 126 milioni di euro per l'anno 2018 fino ad arrivare a 90 milioni a decorrere dall'anno 2020.

RUBRICA CURATA DALLO STUDIO DI COMMERCIALISTI DI ANTONIETTA MORLANDO PIAZZA VITTORIA, 6 80121 NAPOLI TEL: 081 032 44 00 / 081 032 44 82


38

MAGAZINE DI PROMOZIONE CULTURALE

IL NIKON LIVE! SBARCA A NAPOLI

Sabato 17 ottobre, presso Città della Scienza a Bagnoli, si è svolta la prima tappa della seconda edizione del Nikon LIVE! 2015 organizzato da Nital. Un appuntamento unico nel suo genere a livello nazionale, dove la “Fotografia e il Video” hanno fatto da filo conduttore delle dieci ore no-stop di seminari, workshop, letture portfolio e set fotografici. È stato possibile provare con mano le migliori ed ultime attrezzature fotografiche Nikon e delle aziende partner presenti, divertirsi provando il BigFreeze (il cerchio magico della fotografia, grazie al quale si può avere incredibili scatti a 360 gradi di un istante congelato), scoprire le nuove tecniche di stampa fotografica, ad esempio quella in 3D o su acciaio, e tante altre novità del mondo della fotografia Nikon. Un viaggio entusiasmante tra tecnica e cultura fotografica, dove i migliori e più creativi professionisti italiani, come Mimmo Basile e

Maurizio Galimberti, hanno condiviso la propria esperienza agli oltre 1500 appassionati di fotografia e professionisti accorsi all’evento, offrendo spunti unici e interessanti. Un evento unico all’insegna della formazione e della tecnologia che si è affacciato per la prima volta nella magnifica città di Napoli riscuotendo un enorme successo. di Gabriele Arenare

VIVERE IL VERDE I CRISANTEMI

Il Crisantemo comprende circa 37 specie di piante, arrivò in Europa nel XVII secolo e venne battezzato Crisantemo che dal greco significa “fiore d’oro”. Allo stato spontaneo si tratta di piantine perenni o piccoli cespugli che possono raggiungere più di 1 metro di altezza; le foglie sono lanceolate, i loro grandi fiori, generalmente a forma di margherita, d’abitudine compaiono durante l’autunno, sono coltivati all’aperto come piante da giardino, ma sono considerati più fiori da taglio e vengono

cresciuti per lo più nelle serre. Queste piante si coltivano in luogo soleggiato, non temono il freddo, anche se può capitare che inverni molto rigidi possano danneggiare le foglie, vanno riparati dal vento per via dei loro steli lunghi, se cresciuti all’interno devono essere tenuti in una zona luminosa, arieggiata, ma lontana da correnti fredde. In primavera ed in estate annaffiate saltuariamente, evitando di bagnare il terreno finché è umido, durante i mesi freddi invece annaffiate sporadicamente, soltanto in assenza di piogge, le piante in vaso vanno bagnate con regolarità, evitando gli eccessi. I crisantemi preferiscono terreni ben drenati, soffici e ben aerati quindi è consigliabile aggiungere il terriccio, per aumentare il drenaggio dell'acqua e il concime. I colori disponibili sul mercato sono innumerevoli e trovano il gusto di tutti: dal bianco, giallo, rosa, rosso, al dorato, viola, lilla.

I crisantemi sono considerati portatori di bene, gioia e prosperità in tutto il mondo, mentre in Italia vengono associati al lutto e ai contesti tristi: perché? Questo dipende dal fatto che la festa dei morti avviene in concomitanza con la loro fioritura, e perciò questi fiori sono sempre stati correlati a contesti molto tristi. In Giappone invece è il fiore ufficiale tanto che, in suo onore, viene celebrata una festa addirittura dall’imperatore. Ci sono tante leggende sulla sua nascita, ma due più di tutte mi hanno colpito, e riguardano i numerosissimi petali che costituiscono il fiore: sembra infatti che una bambina li tagliò per aumentare gli anni di vita della madre e un soldato per prolungare i giorni di licenza con la sua amata! Da crederci? A voi l’ardua sentenza! di Rosario Maisto infovivereverde.ros@libero.it


MAGAZINE DI PROMOZIONE CULTURALE

39


40

MAGAZINE DI PROMOZIONE CULTURALE


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.