Informare Ottobre 2014 | Vincenzo De Luca: «Campania... mai più ULTIMI»

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ANNO 9° - NUMERO 138 - OTTOBRE 2014

edito da:

ZIONE U B I R DIST ITA GRATU

Il sindaco di Salerno

Vincenzo De Luca “Campania... mai più ULTIMI” Paolo Miggiano ricorda Giancarlo Siani

LA FRAGILITA’ DELLA MEMORIA IN RICORDO DI GIANCARLO SIANI da pagina 7 Intervista esclusiva rilasciata al vicedirettore: Fabio Corsaro

LA STORIA DI AUGUSTO DI MEO, TESTIMONE DELL’OMICIDIO DI DON PEPPE DIANA da pagina 10/11 Sport e Cultura a Napoli di Fabio Corsaro

NAPOLI MILLE CULURE da pagina 14/15

Intervista al Presidente della Corte Costituzionale Tesauro di Marcella Panetta

“I RAGAZZI SONO IL FUTURO, I RAGAZZI SONO LA SPERANZA” da pagina 31

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INDICE

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periodico edito da:

SPECIALI AMBIENTE POMPEI SCAMPIA

T. MORLANDO

G. PALMESE

F. RUSSO

F. PARADISONE

A. MORLANDO

F. CORSARO

CULTURA

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GIANCARLO VIVE A NAPOLI LA CULTURA RICOMINCIA DA TRE CASAL DI PRINCIPE I PRIMI 100 GIORNI LIBERO SCAMBIO ROADSHOW PER L’INTERNAZIONALIZZAZIONE GIORNATE EUROPEE DEL PATRIMONIO

TURISMO

Periodico edito dall’Associazione Centro Studi Officina Volturno. Presidente Giancarlo Palmese

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VARSAVIA - CUORE PULSANTE DELL’EUROPA

MEDICINA A. CIAMBRONE

R. BICCO

SPORT

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CALCIO. PERCHE’ SI GIOCA PROPRIO IN UNDICI?

RUBRICHE F. PIGNATELLI

F. DIANA

V. LO CASCIO

F. PAPARO

M. PANETTA

L. MASCIA

M. GIUGLIANO

B. GIARDIELLO

F. MELE

V. PANETTA

S. DE MARCO

P. DE MURO

IBAN PER SOSTEGNO ASSOCIAZIONE: IT14 R010 1074 8701 0000 0001 835 Direttore responsabile Tommaso Morlando

GLI STUDENTI VINCONO IL RICORSO V. VITALE

Fondato nel 2002 Registratro al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere N° 678 del 03.04.2007

Vicedirettore responsabile: Fabio Corsaro Responsabile Area Legale: Avv. Fabio Russo Editorialista: Angelo Morlando

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CINEMA CURIOSITY DAL DENTISTA ENTE RISERVA FISCO NEWS IL DIRITTO LEGGI CHE TI PASSA PROSSIMI EVENTI SALUTE E BENESSERE VIVERE IL VERDE

Cari lettori, da questo mese abbiamo interrotto la collaborazione con gli amici dell’associazione Liberal e Good News di Giugliano, causa una crescita straordinaria e inaspettata che questo progetto ha riscosso. Pertanto è diventato indispensabile proseguire in modo autonomo e indipendente principalmente per una questione di spazi, territorio da coprire, e progetti diversi. Si ringrazia il dott. Domenico Ciccarelli per la preziosa collaborazione e auguriamo ai nostri amici di Liberal buon lavoro. Giancarlo Palmese (presidente di Officina Volturno)

Responsabile Organizzativo: Fabio Paradisone Fotografia: Francesca Pignatelli Valentina Panetta Peppe De Muro Francesco Paparo Collaboratori: Filomena Diana Ada Marcella Panetta Valeria Vitale Fulvio Mele Alessandro Ciambrone Martina Giugliano Salvatore De Marco Rossella Bicco Barbara Giardiello Giovanni Imperatrice P. zza Delle Feste, int. 19 - Pinetamare 81030 - Castel Volturno (CE) Tel: 081 335 66 49 Fax: 081 509 70 39 e-mail: redinformare@libero.it Stampa: INKPRINT - Pozzuoli (NA) Chiuso il: 30.11.2014

SOSTIENI LA LIBERA INFORMAZIONE INSERENDO IL TUO LOGO LA LINEA EDITORIALE È APARTITICA E SOSTIENE TUTTI COLORO CHE SONO IMPEGNATI IN DIFESA DELL’AMBIENTE E CONTRO OGNI TIPO DI CRIMINALITÀ!

QUESTA TESTATA NON USUFRUISCE DI NESSUN TIPO DI FINANZIAMENTO


foto di: Francesco Paparo

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INCONTRO CON IL SINDACO DI SALERNO VINCENZO DE LUCA Da sx verso dx: Tommaso Morlando, Vincenzo De Luca, Fabio Corsaro, Giancarlo Palmese L’appuntamento, tramite l’addetto stampa Peppe Iannicelli, era stato fissato per le 13, e preciso come un orologio svizzero, il sindaco ci riceve. Veniamo accolti nella sala consiliare e messi a nostro agio, e senza tanti giri di parole, dopo le presentazioni di rito, passiamo subito alle domande, alle quali risponde senza giri di parole e non usando il politichese e mai superficiale. I nostri ragazzi restano affascinati dal carisma del personaggio, che dimostra conoscenza profondo del territorio e delle priorità da affrontare. Siamo molto soddisfatti del risultato ottenuto e convinti dell’utilità informativa, che riveste quest’intervista per i cittadini campani. Premessa fondamentale all’intervista, … si candiderà alle elezioni Regionali come futuro governatore della Campania? «Decideremo quando sarà fissata la data delle elezioni primarie. Ho anticipato 2 cose in questi giorni, cioè la necessità di decidere quando farle e di sbrigarsi perché non c’è tempo da perdere, e poi che abbiamo i ‘motori accesi’…quando si decideranno le primarie saremo in campo». Lei che è un uomo di partito (PD) può dirci cosa pensa di Matteo Renzi e del fatto che il PD (minoranza) sembra non sostenerlo mai fino in fondo? Questo Partito Democratico vuole davvero cambiare l’Italia o vuole restare fermo all’interno di vecchie logiche partitocratiche? «Credo che vada dato il massimo sostegno all’azione di Renzi, che sta affrontando un problema drammatico, quello di un Paese letteralmente paralizzato che sta scontando decenni di ritardi nell’organizzazione dello Stato, burocratica, della giustizia, della legislazione del lavoro… è una sfida immensa. Si deve dare il massimo sostegno per modernizzare l’Italia, rompendo le

logiche feudali delle varie corporazioni che esercitano un diritto di veto e cercare di portare il Paese nella modernità. Ovviamente il Sud deve avere più attenzioni e dobbiamo batterci per questo. Avremo più attenzione se saremo capaci di presentarci con il volto di una classe dirigente efficiente, perché saremo deboli se continueremo a presentarci come ultima Regione d’Italia in tanti ambiti, come nell’impiego di fondi Europei, nei livelli essenziali di assistenza, o per le politiche ambientali, esponendo il Paese a una procedura d’infrazione europea per reato ambientale. Saremo deboli anche nella ‘contrattazione’ con il Governo nazionale se siamo coloro che mantengono dopo 2 anni il Porto di Napoli senza il Presidente dell’Autorità Portuale. Dobbiamo diventare una classe dirigente seria, lontana dalle clientele politiche e capace di produrre risultati. Nel PD tutti vogliono il rinnovamento, ma ci sono ancora settori prigionieri di ideologismi. Io credo che la sinistra debba partire da un principio di responsabilità, e mettere al primo posto la priorità di compiere passi avanti in settori fondamentali come la sicurezza e l’assistenza». Il Comune di Salerno è un Comune virtuoso per quanto riguarda la raccolta differenziata, arrivata al 70%. Qual è la sua visione attuale e quale progetto futuro per risolvere il dramma rifiuti in Campania? «Penso sia un disastro ambientale di proporzioni bibliche: i cittadini del territorio cosiddetto ‘Terra dei Fuochi’ sono nell’insicurezza totale, questa situazione viene utilizzata per creare un’aggressione commerciale contro le produzioni ortofrutticole e lattiero-casearie della Campania e noi continuiamo a dormire! È vergognoso il fatto di aver avuto a disposizione 7 miliardi di euro di fondi Europei e non aver risolto questa emergenza. Bisognerebbe risol-

vere prioritariamente questo problema, eliminare le ecoballe da quella zona, che come ho detto in uno slogan può trasformarsi da Terra dei Fuochi in Terra della Vita perché risolvere i problemi è possibile, ma occorre avere un’altra logica, quella dell’utilizzo dei fondi Europei per risolvere le grandi questioni infrastrutturali e di civiltà. Per quanto concerne i risultati raggiunti a Salerno, ritengo che se si incrementa ancora di più la differenziata, e si realizzano gli impianti di compostaggio necessari per lavorare l’umido, nell’arco di 4 anni possiamo essere in condizione di non aver bisogno dell’impianto di termovalorizzazione, per il quale servirebbero comunque 4 anni e 3 milioni di euro di investimento. I risultati avuti a Salerno possono tranquillamente essere raggiunti anche nel resto della Campania e la cosa incredibile è che, seguendo una strada risolutiva con serietà, possiamo creare lavoro». Nelle zone di Giugliano (SERIT) e Castel Volturno (SOGERI) ci sono discariche pericolose di primo livello, ma SIN (siti di interesse nazionale) sono state declassate a SIR (siti di interesse regionale), pertanto la competenza è passata alla regione ma si è ancora lontani dall’iniziare una “BONIFICA” generale, mentre i cittadini continuano ad ammalarsi e morire…cosa si può fare in futuro e cosa non è stato fatto finora? «Chi è stato eletto a governare la Regione è stato eletto per risolvere i problemi, non per raccontare storie. Sono stati 5 anni persi: un fiume di fondi europei tra quelli già disponibili e quelli che possono essere tali sulla base di un progetto serio, non viene utilizzato. Abbiamo uno dei grandi progetti che è destinato ai Regi Lagni, che fine ha fatto? Non si sa nulla… Il problema è la capacità amministrativa, la capacità di dotarsi di progetti seri e la determinazione nel portarli a conclusione. Ma se l’obiettivo di chi governa è preparare la successiva campagna elettorale e non la risoluzione dei problemi, è ovvio che questi non si risolveranno mai. Con 7 miliardi di euro si devono risolvere 4-5 problemi: ambiente e rifiuti; bonifica di tutta l’area della terra dei fuochi; sistema trasporti pubblici locali; un progetto per lo sviluppo delle aree interne, una ‘dorsale mediana’…insomma dei grandi progetti che possano cambiare davvero la struttura della Regione Campania. Un altro progetto importante potrebbe essere quello dell’informatizzazione generale della Regione. Io credo che ci siano le condizioni per una svolta radicale, non si può fronteggiare una situazione tanto problematica con l’ordinaria amministrazione. In questo momento siamo gli ultimi d’Italia per l’occupazione dei giovani, per il tasso di disoccupazione generale, per il reddito pro-capite, per l’uso dei fondi pubblici e per i livelli primari di assistenza. Dobbiamo recuperare un ritardo storico e dovremmo quindi correre più veloce degli altri!». Da anni, sia il governatore Caldoro sia l’assessore all’ambiente Giovanni Romano, continuano ad annunciare stanziamenti stratosferici, inizio dei lavori, addirittura bandiere blu, oltre alla depurazione dei Regi Lagni, in realtà tutto è miseramente fermo… «Una delle piaghe maggiori a livello ambientale,


avute in Campania negli ultimi anni è stata quella del punteruolo rosso che ha distrutto migliaia di palme, ma una piaga ancora peggiore per la Campania è risultata quella rappresentata dall’operato dell’assessore all’ambiente Giovanni Romano…». Cosa si sente di dire ai nostri giovani, specie ai tanti professionisti e a coloro che hanno voglia di fare e cambiare le cose? «Mi sento di chiedere loro di stringere i denti e avere fiducia, ma una fiducia condizionata perché non me la sento di prenderli in giro. Le condizioni per una svolta di civiltà e produttiva in Campania ci sono tutte, abbiamo un patrimonio immenso di risorse scientifiche, culturali, professionali. Siamo a un bivio: o ci avviamo verso un declino storico da cui non ci riprendiamo più, o intraprendiamo una strada faticosissima prendendo al volo l’ultimo treno che sta passando, quello del ciclo di fondi europei 2014-2020. Se riusciremo a riversare nell’economia di questo territorio 7-10 miliardi di euro tra risorse europee e capitali privati noi rilanceremo la Campania e l’Italia intera, e allora ci sarà spazio di vita e di lavoro per migliaia di giovani. Vi chiedo ovviamente di dare una mano a costruire tale svolta, che è innanzitutto una rivoluzione della dignità: ragazzi che non cercano più padrini politici o protettori, ma che cercano di poter esprimere la propria creatività e professionalità in un campo lavorativo». Lei ha incontrato la madre di Ciro Esposito, il giovane scomparso in seguito agli scontri dello scorso 3 Maggio a Roma e ha detto che partirà un progetto di integrazione e collaborazione con associazioni presenti a Scampia. Di cosa tratterà concretamente questo progetto? «E’ un progetto che si muove innanzitutto sul piano ideale dei valori. La Signora Antonella è stata testimone straordinaria di civiltà e sensibilità, poiché in un momento di tragedia personale è riuscita a lanciare messaggi di pace e solidarietà. Pensiamo di mettere in piedi un’iniziativa anche con un quadrangolare fra le squadre giovanili della Regione per diffondere valori di nonviolenza, rispetto reciproco e solidarietà. Pensiamo inoltre a una rete associativa in vari campi, quello della produzione artigianale, quello della produzione culturale…abbiamo scoperto che c’è un’esperienza lavorativa di artigianato locale a Scampia. Avremo bisogno poi di un progetto sicurezza a cui non sta pensando nessuno. Dobbiamo essere chiari: Scampia è composta per il 90% da persone per bene, quindi non identifico in essa il problema sicurezza ma in interi territori della Regione. Dobbiamo deciderci a prendere in mano il problema, fare un progetto sicurezza per la Campania con il Ministero dell’interno. Ritorniamo però alla necessità di creare economia: Scampia si recupera soprattutto creando possibilità di vita e di lavoro, riqualificandone l’urbanistica. Ci vogliono interventi specifici, come la costituzione di reti di asili nido, che mancano…il Comune di Salerno ha la più vasta rete di asili nido in Campania, è tra le prime 5 città d’Italia con un tasso di copertura del 27%, mentre il

L’editoriale

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di Tommaso Morlando

Non è un problema di regole... Per creare lavoro occorre creare certezze basate su persone serie. Inutile girarci attorno, l’Italia è in crisi, ancor di più il Sud. Non c’è conversazione in cui quest’argomento non venga tirato in ballo, anche quando non è necessario. Resto sempre più deluso nell’ascoltare le interviste che i media riservano ad economisti di fama internazionale e le loro considerazioni ed analisi, in cui, tutti sono bravi ad elencare le cause, ma pochi le soluzioni. E’ possibile ascoltare trasmissioni a tema con tanti politici ed istituzioni, ma poi immancabilmente mi arrendo e cambio canale; tutti a dire il contrario di tutto e mai che qualcuno sia d’accordo con l’altro. Poi, leggo con sorpresa che in Italia aumentano i risparmi dei cittadini, i beni rifugio come le assicurazioni sulla vita, ma calano i consumi. QUINDI... COSA SUCCEDE ?!? Se calano i consumi, chiudono le aziende e aumenta la disoccupazione. E’ quasi matematico. Perché, allora, gli italiani continuano a conservare, spesso privandosi anche del necessario? La risposta è semplice: HANNO PAURA !!! Hanno paura del futuro, hanno paura di perdere il lavoro, hanno paura per i loro figli, hanno paura per la loro vecchiaia … “HANNO “PAURA” di uno Stato inesistente, che non garantisce nessuno, che non decide, di una politica che ostinatamente non vuole cambiare, che difende i privilegi, che non legifera, che non agisce e che

resto del Mezzogiorno è al 3%. Una rete di servizi sociali di livello aiuta a recuperare territori in cui per una donna è difficile anche andare a lavorare». Quali sono stati i suoi modelli storico-politici? E quali sono i prossimi obiettivi a cui trasmetterà certamente questa sua voglia di fare, che sia a Salerno come sindaco sia a Roma da Ministro ha prodotto risultati altamente positivi e verificabili ? «Sono originariamente un filosofo: Hegel diceva che la verità è sempre concreta. Soprattutto quando si governa, l’unità di misura non è costituita dalle parole dette, ma da quello che si fa, dalla realtà che si riesce a cambiare. Anche perché la verifica del cambiamento crea la fiducia nel cambiamento. Intendiamo muoverci così, con spirito di concretezza e grande ambizione. Dobbiamo puntare a essere i primi e adotterò uno slogan per sottolineare tutto ciò: mai più ultimi!». Per quanto riguarda la situazione dei trasporti per l’Università di Fisciano e in generale cosa ci dice? «Il trasporto pubblico in Campania è a livelli di terzo mondo. Si dovrebbe realizzare almeno una rete di metropolitane che colleghi tutti i capoluoghi. Mi impegnerò per la programmazione seria di una questione assolutamente prioritaria».

resta corrotta e chiusa al suo interno. Una politica, dove un leader della sinistra, un giovane, ha compreso che occorre cambiare, che gli ideologismi non fanno campare, che la burocrazia uccide l’impresa, che le innovazioni tecnologiche sono ferme, che occorre coraggio e investimenti in infrastrutture per far ritornare non solo le aziende italiane, ma anche quelle straniere, che occorre una riforma della giustizia civile che dia certezza dei crediti, che le P.A. paghino in tempi certi, che la formazione sia reale e seria, che la sanità funzioni, che le pensioni siano adeguate per una vita decorosa e che alla fine ci sia SICUREZZA. Cosa ne deduco ? Che non è un problema di regole, ma di persone. Leggi, norme, circolari e similari ce ne sono fin troppe. Ne bastano poche e semplici ad una condizione: le persone che le applicano e chi controlla devono essere persone oneste e capaci. La crisi ha avuto un solo grande beneficio: è riuscita a far fuori tutte le mezze calzette. E’ ora di dare spazio a chi merita e a chi ha le capacità. A parità di capacità bisogna affidare alla politica la responsabilità di scegliere, ma chi amministra non può prescindere dalla necessità di controllare e verificare. La regola è molto semplice: se l’andamento delle cose dipende dal comportamento delle persone, TUTTI devono essere consapevoli che la fiducia è la base per iniziare, ma il lavoro svolto deve sempre essere verificato e verificabile.

Servizio a cura di: Tommaso Morlando - Fabio Corsaro foto di: Francesco Paparo


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CULTURA

Giancarlo VIVE! La Mehari di Giancarlo Siani guidata da Roberto Saviano accompagnato da Paolo Miggiano

È buona abitudine, in ricorrenza di ogni anniversario, ricordare chi ha lasciato un ricordo indelebile per quello che ha fatto. Uno tra i tanti che l’hanno fatto, rimembrabile con ammirazione, è sicuramente Giancarlo Siani, ucciso il 23 settembre 1985 da dieci colpi di pistola per mano di due delinquenti che così volevano zittire la sua pungente “penna”. Il suo modo di fare giornalismo da allora ha fatto emergere che ci sono troppi giornalisti dipendenti (asserviti al sistema) e pochi “Giornalisti - Giornalisti”. Giancarlo era uno di questi, lui credeva nel proprio mestiere e non si piegava mai e, mai, è sceso a compromessi. Ha dimostrato come è importante informare tutti di tutto quello che diversamente passerebbe senza che nessuno lo sapesse, e di come può essere pericoloso per le mafie far conoscere i loro loschi affari. Giancarlo era una persona semplice che amava la vita e il suo lavoro di giornalista. Potrebbe essere facile, per chi vive in questi territori, riconoscere che nulla è cambiato dalla sua morte, invece tante ma tante cose l’hanno fatto, proprio nello stesso modo in cui sono cambiate tante cose dalla morte di altri personaggi come Don Peppino Diana e altri ancora, che hanno innescato un vero terremoto nelle coscienze del popolo di queste Terre.

Non a caso, da quando queste persone hanno dato dimostrazione che i clan camorristici stavano mortificando l’indole delle persone, divorando la loro salute, distruggendo la dignità di questi popoli, inquinando pesantemente questi territori e minando fortemente il futuro dei nostri giovani, si è messo in moto uno nuovo modo di pensare e di agire di tutte le persone perbene. Questo nuovo modo di pensare, associato al saggio e minuzioso lavoro di diversi bravi magistrati (Cantone, Cafiero de Raho, Magi, Maresca, Conzo, Sirignano, ed altri ancora), ha iniziato a smuovere lo coscienze anche di chi era organico a quel sistema delinquenziale, poi ricredutosi del male che stavano facendo e, per questo, arrivato a pentirsi e a collaborare con la Giustizia. Non si può non riconoscere che altre fortissime testimonianze come quella di Don Peppino Diana o il libro-Film Gomorra abbiano contribuito a far risvegliare le persone, i giovani e le popolazioni che fino ad allora vivevano in un pericoloso tepore che li avvolgeva. Purtroppo la camorra vive nella pubblica Amministrazione, nella Politica, nella Banche, nell’Imprenditoria, nei parcheggiatori abusivi, negli spacciatori, nei papponi, negli abitanti dei quartieri popolari che si ribellano quando un delinquente viene arrestato. La camorra vive

anche in ognuno di noi, quando si gira la testa dall’altra parte o quando si china il capo davanti a una notizia di rapina finita male, o alla notizia di un ragazzo che forza volutamente un posto di blocco delle Forze dell’Ordine, limitandoci a dire “succede oramai in ogni città”. E a ventinove anni dalla morte di Giancarlo, se non abbiamo ancora imparato la dura lezione e abbiamo ancora bisogno di morti su morti per ricordarci che qualcosa va cambiato radicalmente o che le cose non vanno cambiate solo per qualche giorno o per qualche ora, allora si può veramente avere la sensazione che la camorra sia invincibile e che chi è morto ha perso. Ma non è così!!! Le persone per fortuna hanno capito come agire e come comportarsi e da quel momento la camorra ha iniziato a perdere!!! Perché la battaglia che ha iniziato Giancarlo e tanti altri come lui , con questo nuovo spirito, è sicuramente prossima alla VITTORIA!!! Giancarlo è uno di noi e vivrà sempre in tutti quelli che non si piegano, non abbassano lo sguardo, non girano la faccia dall’altra parte e in tutti quelli che “Amano” queste Terre. Giancarlo VIVE! Associazione Giancarlo Siani - Casapulla di Giuseppe Piantieri


SOCIALE

LA FRAGILITÀ DELLA MEMORIA IN RICORDO DI GIANCARLO SIANI Ventinove anni sono trascorsi da quando Giancarlo Siani è stato trucidato mentre era sotto casa a Napoli nella sua Mehari. La verità sulla sua morte sembra essere stata accertata definitivamente, anche se il percorso per la verità e la giustizia è stato irto di difficoltà. Dopo i primi anni nei quali si sono persino insinuate cattiverie sul conto di Giancarlo, ora è un coro unanime nel ricordarlo. In molti oggi si affannano a dire che erano amici di Giancarlo, che hanno percorso insieme sulla sua Mehari pezzi di strada. Oggi, come dice lo stesso fratello Paolo è troppo facile. Un po’ più difficile è stato quasi trent’anni fa, ma tutto è bene ciò che finisce bene, si fa per dire. Lo scorso anno ebbi il privilegio di occuparmi dell’auto che era stata sua e sulla quale venne ucciso e vi garantisco che per me è stata un’emozione unica e non solo perché su quell’auto ho accompagnato personalità del calibro di Roberto Saviano, Luigi Ciotti, Armando D’Alterio, Giovanni Minoli, del mio amico Alfredo Avella, e della emozionatissima Daniela Limoncelli, amica e collega di Giancarlo. Fu un’emozione unica, di quelle che ti fanno salire il cuore in gola, perché su quell’auto camminava la speranza di poter riprendere un serio ragionamento sulle questioni che dovrebbero stare al primo posto degli impegni, non solo politici, per il Sud, per Napoli e la Campania. Con quell’auto, in ricordo di Giancarlo Siani, dei giornalisti uccisi dalle mafie e dal terrorismo, ma anche di tutte le vittime innocenti della criminalità, abbiamo percorso l’Europa, partendo dal luogo dove Giancarlo fu ucciso, passando per la sede de Il Mattino, per il Parlamento italiano e per quello europeo. Con noi abbiamo portato le istanze più importante che continuano, purtroppo, a rimanere insolute: vera e non emergenziale lotta alle mafie, salvaguardia della libertà di stampa, equiparazione di tutte le vittime della criminalità. Nella giornata del ventinovesimo anniversario dalla morte di Giancarlo Siani, quest’anno, per non dimenticare, noi della Fondazione Pol.i.s., con l’aiuto prezioso dell’architetto Antonella Palmieri, una delle persone davvero vicina al

povero Giancarlo, accanto alla sua auto abbiamo voluto allestire, presso il Palazzo delle Arti di Napoli, una mostra con dei pannelli di alcuni scritti comparsi sul giornale nel quale Giancarlo avrebbe desiderato tanto lavorare. La mostra l’abbiamo voluta intitolare “FRAGILE”. Una parola che l’abbiamo stampata sugli espositori della mostra, ricavati dai legni di imballaggio che fanno da supporto agli articoli. Si, perché quelli di “In viaggio con la Mehari” sono tutti materiali estremamente fragili. Le immagini che sono state proiettate sui muri, i racconti recitati dagli attori, la musica che è stata magistralmente suonata nell’atrio del PAN nel giorno dell’inaugurazione della mostra e tutti i mezzi espressivi che abbiamo utilizzato tutti molto belli, ma allo stesso tempo fragili, come fragili sono stati i miei appunti di viaggio, che ho tenuto nel cassetto per un anno prima di renderli pubblici. Ma, come ha appunto scritto Antonella Palmieri nella sua presentazione alla mostra, la fragilità di ognuno – e di ogni mezzo espressivo – diventa pietra angolare dell’altro e la forza che ne nasce è vera perché è consapevole. All’inaugurazione della mostra, che abbiamo voluto dedicare a tutte le vittime innocenti della criminalità, insieme al fratello di Giancarlo e presidente della Fondazione Polis Paolo Siani, erano presenti il direttore del “Mattino” Alessandro Barbano, gli assessori comunali alla Cultura e alle Politiche Giovanili, rispettivamente Nino Daniele e Alessandra Clemente, il presidente della Commissione consiliare regionale per il riuso dei beni confiscati Antonio Amato, il questore Guido Marino, il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania Ottavio Lucarelli, il presidente onorario dell’associazione Siani Geppino Fiorenza e un’ampia delegazione di familiari delle vittime innocenti della criminalità guidata dal presidente del Coordinamento regionale Alfredo Avella. L’iniziativa è stata altresì arricchita da due momenti molto significativi. Il primo è stato la proiezione del film “In viaggio con la Mehari di Giancarlo Siani”, di Aldo Zappalà e Ivan Luigi Antonio Scherillo, che documenta il percorso culturale ed istituzionale -promosso da Fondazione Polis, Libera,

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Paolo Miggiano Coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti della criminalità e Ossigeno per l’Informazione - della Mehari di Giancarlo, partita dal Vomero proprio il 23 settembre dello scorso anno per approdare presso le due Camere del Parlamento italiano e a Bruxelles, sede del Parlamento Europeo, portando con sé le storie di tutte le vittime innocenti della criminalità e dei giornalisti uccisi dalle mafie e dal terrorismo e nei territori colpiti dalle guerre, nonché dei cronisti ancora sottoposti a minaccia. A seguire si è svolto un breve reading su testi dello stesso Zappalà, riguardante le storie di cinque vittime innocenti della criminalità del tipo “come sarebbe stato se...”. Accompagnati dal maestro Patrizio Marrone al pianoforte, Patrizio Rispo ha ricordato Fabio De Pandi, Chiara Vitiello, Palma Scamardella, Veronica Montanino il papà Gaetano, Marco Setta, Gennaro De Angelis e Ivan Luigi, Antonio Scherillo, Attilio Romanò.

di Paolo Miggiano


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SPECIALE AMBIENTE

di: Angelo Morlando foto di: Gino Spera

GRIGLIA E CONDOTTE SOTTOMARINE ALLA FOCE DEI REGI LAGNI Continuano a prenderci in giro... L’ultima notizia diffusa nei giorni scorsi è che la Regione Campania voglia smontare la griglia alla foce dei Regi Lagni. Le origini di tale informazioni sono da ritrovarsi in una comunicazione del 19 settembre della “GISEC S.p.A. - Società soggetta ad attività di Direzione e Coordinamento da parte della Provincia di Caserta” nella quale è riportato che il dott. Michele Palmieri dichiarava: “che la Direzione Ambiente (Regione Campania, ndr) non dispone di capi-

toli di bilancio dotati di risorse idonee a coprire tali costi per cui non è in grado, al momento, di soddisfare alcuna richiesta”...”nel caso in cui non si rinvengano le risorse per gestire l’opera, è meglio smontarla, visto che la mancata manutenzione od ordinaria gestione dell’opera comporta una problematica al libro deflusso delle acque dei Regi Lagni...”. E’ giusto dire, per dovere di informazione, che la relazione diffusa non è firmata, quindi, non

abbiamo certezza della fonte. Nella stessa relazione, sfortunatamente, si continua a parlare delle condotte sottomarine di scarico a mare... quindi, veniamo ai fatti: 1. Le condotte sottomarine NON si possono realizzare. La L.R. n° 2/2010 è stata sonoramente bocciata dalla Corte Costituzionale. 2. La gestione della griglia costa circa 700mila euro all’anno 3. La provincia di Caserta l’ha fortemente voluta, nel silenzio istituzionale di tutti, dal Comune di Castel Volturno alle più alte sfere... Ora nessuno la vuole... Sempre nella stessa relazione della GISEC, è scritto che: “Il consulente della Procura, prof. ing. P. Massarotti, dichiarava, in conclusione di riunione, che avrebbe rappresentato alla Presidenza della Regione ed ai relativi assessori all’Ambiente, all’Agricoltura e ai Lavori Pubblici, la necessità di una decisione in merito a quanto esposto, affinchè ognuno si assuma le responsabilità in relazione alle proprie competenze. E’ inutile dire che da anni denunciamo lo scandalo della realizzazione della griglia e della volontà di realizzare le condotte sottomarine, ma ora la Provincia e la Regione se ne assumano la responsabilità. Molti benefici ci sono stati sul litorale dopo la realizzazione della griglia, anche se siamo ben lontani da restituire la piena balneabilità e le bandiere blu...

LA CORTE COSTITUZIONALE, INEVITABILMENTE, CANCELLA LA LEGGE REGIONALE Il vecchio detto latino non sbaglia mai: Nessuno riesce a farsi ascoltare in casa propria. Da semplice ingegnere castellano ho più volte affermato che le condotte sottomarine non potevano realizzarsi e che, al massimo, spostavano il problema dalle coste al largo… Con nessuna certezza che il liquame scaricato a largo non ritornasse di nuovo sotto costa. E’ stata diffusa la speranza di un intervento impossibile con il solo risultato di non affrontare il vero problema, ovvero i Regi Lagni con annesso sistema fognario e depurativo. Illustri, ma soprattutto illustrati, soloni universitari hanno ampiamente speculato su tale speranza, ma avevano dalla loro parte un arma vincente: non essere cresciuti a Castel Volturno e non risiedere a Castel Volturno, quindi, le loro affermazioni erano verità incontrastabili. Si riportano alcuni stralci della recente pronuncia della Corte Costituzionale che si ritiene non necessitino di ulteriori commenti:

“La Legge Regionale n° 2 del 2010 contrasta con la normativa nazionale e comunitaria vigente in materia di acque. La Legge Regionale n° 2 del 2010 prevede un finanziamento da parte della Regione per la realizzazione di condotte sottomarine lungo i canali artificiali con più elevato carico inquinante del litorale Domitio-Flegreo, per lo sversamento a fondale delle portate di magra… la disposizione risulta INCOMPATIBILE con la destinazione delle risorse pubbliche alla realizzazione di opere funzionali a garantire una corretta depurazione delle acque reflue prima dello scarico. La realizzazione delle infrastrutture, comporterebbe, SENZA ALCUN BENEFICIO AMBIENTALE, una diversificazione di ricettore di scarichi non depurati nel mare piuttosto che nei canali artificiali. L’area interessata è quella del litorale Domitio-Flegreo – già sito di interesse nazionale, nel quale sono in campo

notevoli risorse umane e finanziarie tese al ripristino di uno stato di legalità ambientale – che richiederebbe interventi maggiormente riqualificanti, mirati alla irreggimentazione delle acque e dei reflui urbani che scaricano in assenza di depurazione ed a garantire una depurazione che rispetti i limiti tabellari. La formulazione della norma regionale consentirebbe interventi NON LEGITTIMI e sottrarrebbe risorse pubbliche a ulteriori possibili soluzioni, risolutive dello stato di degrado esistente.La norma impugnata è MACROSCOPICAMENTE derogatoria sia alle norme di indirizzo comunitario sull’inquinamento del mare, sia alle finalità perseguite e agli strumenti predisposti dall’azione statale a tutela dell’ambiente, tanto da non potersi ritrovare un nesso tra la finalità che si propone («PORRE RIMEDIO AL FENOMENO DELLE EROSIONI COSTIERE») e la soluzione tecnica adottata (scarico in alto mare delle acque reflue dei canali).


di: Rossella Bicco

SPECIALE POMPEI

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A LEZIONE DAGLI ANTICHI ROMANI Presso l’Auditorium degli Scavi di Pompei il 26 settembre, nell’ambito del Forum Universale delle Culture, si è tenuta la giornata di lavori “Il concetto di nutrizione dal 79 d.C. al 2015”.

A lezione dagli antichi in cucina per scoprire il segreto dell’elisir di lunga vita, Promosso da Adnkronos Salute, l’evento è organizzato da Adnkronos Comunicazione in collaborazione con Adi Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica e SIPA Società di Psicopatologia dell’Alimentazione con il patrocinio di Expo 2015 Padiglione Italia. Obiettivo del convegno, affrontare a 360° gradi il tema dell’alimentazione a partire dagli antichi romani fino ad arrivare al concetto della nutrizione ai giorni nostri, con uno sguardo proiettato verso il futuro e l’Expo 2015. I lavori sono stati aperti con l’introduzione del direttore AdnKronos Comunicazione Massimo Cicatiello e dell’assessore del Comune di Pompei Pietro Orsineri. Possediamo una grande ricchezza legata alla nostra terra ed al nostro patrimonio frutto di una storia plurimillenaria che ha visto svilupparsi, nel territorio campano,

più nello specifico quello del Cilento, il rapporto uomo-cibo sulle direttrici del costante confronto interculturale, stiamo parlando della Dieta Mediterranea riconosciuta come modello virtuoso di salute e Patrimonio dell’Umanità da parte di UNESCO dal 2010. «Nel nostro Paese l’80% della gente afferma di conoscere la dieta mediterranea, ma in realtà chi afferma questo poi non sa esattamente in cosa consista questo regime alimentare o meglio associa la dieta mediterranea solo a pizza, pane e pasta e per giunta in abbondanza» dichiara Lucio Lucchin Presidente dell’Associazione Italiana di dietetica e nutrizione clinica intervenuto in questa giornata. Presente alla tavola rotonda moderata da Raffaella Ammirati anche il Dott. Federico F. Ferrero medico chirurgo professionista ma che tutti ricorderanno perché vincitore della terza edizione di MasterChef Italia, Ferrero conquista la platea trasmettendo che il concetto di cibarsi è una straordinaria opportunità per prendersi cura dell’altro: salute, nutrimento, tradizione, erotismo, memoria, amore, incontro, sono parole apparentemente slegate ma che hanno invece nel cibo la chiave di lettura di una grande parte della nostra vita partendo dai primi ricordi dell’infanzia. Oggi siamo partiti da Pompei, sito UNESCO per giungere a EXPO 2015 che incentra i propri temi sulla grande emergenza AAA: Agricoltura, Alimentazione, Architettura, “Feeding the Planet, Energy for Life”, ambiti questi che rappresentano il futuro della sostenibilità dove le scelte operate ricoprono un’importanza strategica senza paragoni. Ci si saluta in vista però di una data importante,

si aspetta la visita istituzionale a Pompei per il prossimo 10 ottobre di una delegazione Expo 2015 saranno gettate le basi di un ponte culturale e gastronomico tra Pompei e Milano!


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SPECIALE

LA STORIA DI AUGUSTO DI MEO, TESTIMONE DELL’OMICIDIO DI DON PEPPE DIANA Ci sono uomini che negli occhi conservano il peso di una storia capace di cambiare col tempo la mentalità di un popolo, d’essere da esempio e d’ispirazione per tutti coloro che credono nella giustizia e nella possibiltà di dare una svolta al proprio territorio semplicemente denunciando le illegalità, e le vigliaccherie della criminalità organizzata. Augusto Di Meo rappresenta ancora per la camorra una fastidiosissima spina nel fianco che, negli anni, tra avventure e peripezie, ansie e paure, abbandono degli amici e delle istituzioni, ha creato un effetto anti-camorra nella gente. E’ il testimone dell’omicidio dell’amico Don Peppe Diana, il cui delitto ha sensibilizzato, soprattutto nei più giovani, una coscienza basata sulla tutela dei propri diritti e il ritrovo dei veri valori. Un uomo umile che crede in quel che fa; deluso dallo Stato e da chi l’ha abbandonato. Noi di Informare abbiamo incontrato Augusto e nei suoi occhi c’è una storia che, per amore del suo popolo, non tacerà. Partirei col chiederle che uomo era don Peppe Diana, cosa ha avuto di diverso nella sua semplicità oltre ad essere stato un simbolo della lotta alla camorra. Ti posso raccontare un aneddoto relativo al suo impegno nell’ambito della parrocchia di San Nicola a Casal di Principe. Spesso mi telefonava e mi chiedeva di portare la macchina fotografica perché aveva organizzato il palo della cuccagna e poi c’è una fagiolata per stare tutti quanti insieme, tra parrocchiani e cittadini. Là trovavo persone che stavano in quel rione e molte delle quali erano “pericolose”, quindi delinquenti. E chiedevo a Peppino (Don Peppe Diana

ndr) cosa ci facessero quei signori lì. E lui mi rispondeva: “Lasciali stare. Loro stasera mangiano, berranno un po’ di vinello e stasera non fanno male a nessuno…”. Aveva chiara la percezione del territorio. Questi erano segnali forti: nella sua idea li voleva salvare e per molti casi ci è anche riuscito, nonostante non fosse facile. Questo è un episodio chiave per farti capire chi fosse don Peppe Diana. Era una persona speciale, solare, che guardava oltre quello che era il modo di fare del tempo. Ci può narrare nei dettagli cosa accadde quella mattina del 19 marzo del 1994? Io arrivai la mattina che erano circa le 7 in parrocchia per fare gli auguri a don Peppe. C’era tra noi un’amicizia profonda, siamo anche stati in Thailandia insieme. La situazione era tranquilla, andai nello studio di don Peppe e restai con lui per una ventina di minuti e parlammo del programma della serata: c’era una messa vispertina nel tardo pomeriggio e la sera c’era un buffet. A parte gli auguri, questo fu l’oggetto del nostro discorso. Le ultime parole furono quando gli domandai che cosa avremmo potuto fare dopo che era stata da poco uccisa un’altra persona che però pareva non appartenesse a quelle dinamiche malavitose. Lui disse: “Bisogna pregare”. Uscì dallo studio per avviarsi a dire messa mentre io gli chiesi di aspettare perché mi stavo allacciando la scarpa. Si fermò sotto una porticina che dava accesso alla chiesa e io ero dietro a lui, mentre un uomo con i capelli lunghi che era lì e disse: “Chi è don Peppe?”. Non sentii Peppino rispondere perché evidentemente fece un cenno di adesione. Fu un attimo tra il chiedere e sparare: gli sparò 5

colpi in faccia in rapida successione. Al momento non mi sembrava vero. Dopo capii anche che non fu scelta una data a caso per ammazzarlo perché avevamo avuto l’anno prima don Puglisi nella giornata del suo compleanno. Quindi anche questo era una prepotenza della camorra che si sentiva forte. Lui cadde con la testa a terra in una pozza di sangue. Io alzai gli occhi e vidi questa persona che si mese la pistola nella cinghia. Sentii poi una sgommata e la macchina dei camorristi ripartì. Da quel momento la mia vita è cambiata. Uscii fuori la Chiesa e realizzai subito ciò che dovevo fare: denunciare. Nessuna persona avrebbe testimoniato all’epoca, né denunciato. Infatti il killer era a viso scoperto perché la camorra non temeva qualcuno che potesse denunciare. La mia è stata una storia di impegno civile, l’avrei fatto per chiunque. In Caserma, il ragazzo che mi ascoltò rimase sconvolto perché avevo avuto il coraggio di recarmi da lui e testimoniare. Questo testimoniare fu notevole perché io detti una descrizione dell’assassino precisa, chiara. Nella prima fase del processo, la camorra, avendo capito di averla fatta grossa sparando un sacerdote in chiesa, cominciarono a gettare fango sulla figura di don Peppe, come quando il


SPECIALE

“Corriere di Caserta” intitolò “Don Peppe era un camorrista”, che egli aveva le donne, un borsone di armi. S’era rotto qualcosa e il giocattolo della delinquenza non funzionava più. Io poi non sono più riuscito a restare sul territorio anche per tutelare soprattutto la mia famiglia. Come spiega l’indifferenza dello Stato nei suoi confronti? Che interessi c’erano secondo lei, ricordando anche che oggi, l’Onorevole Pecorella è presidente della commissione d’inchiesta sui rifiuti, e i Casalesi sono i maggiori affaristi nel traffico di rifiuti tossici e legali. Quelli dovrebbero essere i suoi maggiori nemici in passato li ha difesi in sedi processuali i loro capi. Per quanto riguarda il mio allontanamento, era dovuto al fatto che non c’era una legge per i testimoni di giustizia. Quindi erano considerati tutti collaboratori di giustizia ma i testimoni sono persone diverse che spesso si trovano nel posto sbagliato al momento sbagliato. Io credo di essermi trovato invece nel posto giusto al momento giusto. Ho dato un contributo importante. Quella mattina c’era un sacco di gente in Chiesa e se tutti avessero denunciato allora avremmo fatto da esempio ad un popolo che sarebbe potuto cambiare. Le prime persone che si sono allontanate sono state gli amici che mi ritenevano “pazzo” per aver denunciato. Bisognava avere il coraggio di avere paura, sapere i rischi che si corrono e metterli in conto. Non mi potevo tirare indietro né nel nome di don Peppe, né nel nome

del mio popolo. Ritornato a Casale dopo un periodo turbolento e delicato, l’omertà in città esiste ancora o riesce notare dei cambiamenti dopo 20 anni? Assolutamente sì. Forse perché i giovani vogliono vivere una realtà diversa. All’epoca c’era una sorta di coprifuoco. Oggi invece le piazze sono piene di gente e manifestazioni. Casale è il nome di un popolo non di un clan. Quello che ho fatto io è una cosa normale. E non mi considero affatto un eroe. Ho voluto dare anche un esempio concreto per altre persone. Se l’ho fatto io lo può fare chiunque. E per questo sono rammaricato perché le istituzioni che dovrebbero tutelare i soggetti che fanno il proprio dovere sono state assenti con me. Io dovrei sentirmi forte per le istituzioni che ti legittimano. Ho ricevuto un telegramma di riconoscimento dal Presidente della Repubblica ed è un gesto che, seppur minimo, fa piacere perché non si è stati dimenticati del tutto. Mi chiedo se fosse troppo facile farsi vivi dopo 20 anni dall’accaduto… Hai ragione, però meglio tardi che mai. L’importanza delle istituzioni ai testimoni di giustizia è fondamentale anche per far capire ad altre persone che se si denuncia non si rimane soli. Io per esempio ho contratto un mutuo con Equitalia e tuttora accompagno mia moglie alle 4 del mattino in stazione per insegnare a Roma e ritorna a casa dopo le 20 e mi sta aiutando economicamente. Com’è possibile che neanche spostare la moglie di questo testimone in un luogo vicino casa è stato fatto? Non perché volessi approfittarne, ma per darti una sorta di riconoscimento che anche alla vista di chi ti vede serve a dare uno stimolo in più per essere dalla parte della giustizia. Lo scorso anno citò a giudizio il Ministero degli Interni perché lei rivendica ancora i diritti in qualità di testimone di giustizia. Quali sono stati gli sviluppi e qual è la situazione attuale tra Augusto Di Meo e lo Stato. Il giudice ha preso ancora 80 giorni di tempo e sono oltre 2 anni che abbiamo fatto questa richiesta risarcitoria. Stanno studiando questi documenti. Non c’è stato nessuno che si fosse interessato alla mia persona e a quelle della mia famiglia. Ho una disfunzione cardiaca e pressoria dovuta anche a questa storia perché se rimango qua sul territorio e sento parlare di cose

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che a me non piacciono su Don Peppe perché non sono vere, allora io reagisco e mi portano ad avere dei problemi. È una storia che a me ha cambiato la vita. Non teme che “qualcuno” possa entrare in questa sua attività a San Cipriano? Certo. È una cosa che la tieni in conto. Se fossi forte, legittimato dalle istituzioni, il peso della paura sarebbe decisamente minore. In qualità di fotografo le faccio 2 domande: qual è la fotografia sua e di Don Diana che ricorda con più felicità? Se potesse scattare una foto al suo passato, al suo presente e al suo futuro, quali saranno le differenze? La fotografia più bella con don Diana credo sia stata l’ultimo, il 9 marzo a casa mia al compleanno di mia figlia. Credo di aver perso tanto in questa storia sia professionalmente che umanamente. La fotografia di oggi è la speranza di poter trasmettere un messaggio di positività, di andare avanti e di costruire nel nome di don Peppe una società migliore. Fabio Corsaro


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EVENTI

STRAGE DI SAN GENNARO Castel Volturno ricorda le vittime “E’ inutile manifestare se poi sono i cittadini stessi ad alimentare l’illegalità: bisogna isolare i delinquenti per riuscire a vivere nella legalità e gli italiani non devono fittare senza contratto le proprie ville agli stranieri che vivono in una situazione di degrado assoluto”. E’ questo il duro monito con cui il PM Cesare Sirignano, sostituto procuratore della direzione distrettuale antimafia, apre il discorso iniziale della cerimonia di commemorazione dedicata alle vittime coinvolte nella strage del 18 Settembre 2008 dove ci fu l’uccisione di Antonio Celiendo (Gestore di una sala giochi) e di altri 6 extracomunitari. Il monito è stato rivolto non solo ai cittadini italiani lì presenti, ma anche ai membri della comunità africana presente sul

territorio. Sono passati sei anni dalla tragedia che ha colpito il litorale domizio ed è proprio in questi anni che associazioni, gruppi politici locali e comitati cercano di tener sempre vivo il ricordo delle vittime al fine di raggiungere le coscienze di tutti i cittadini partendo proprio dai più giovani. È fondamentale ricordare anno dopo anno accadimenti di questo tipo che hanno segnato e martoriato il nostro territorio, anche alla luce dei recenti accadimenti, quasi un flash back che ha portato indietro le nostre memorie. Rendere il 18 Settembre “Il Giorno della Memoria”: è questo il compito che Sirignano affida agli alunni dell’Isis presenti alla commemorazione: è necessario che i giovani sin da subito adottino un’azione di controllo nei con-

fronti delle istituzioni locali; insomma, i giovani devono sentir proprio il territorio e proteggerlo quanto più possibile da chiunque voglia speculare, ma comunque vivendo sempre nel rispetto delle minoranze etniche presenti su tutto il territorio. Esse sono una realtà che va gestita nel migliore dei modi favorendo l’integrazione e dando un maggior dialogo tra i cittadini, cosi da evitare un nuovo 18 Settembre o una nuova rivolta come quella accaduta meno di un mese fa in località Pescopagano. Acceso è stato il dibattito tra il Questore Gualtieri e il Presidente del centro sociale ex Canapificio Mimma D’amico, la quale denunciava i troppi controlli nei confronti degli extracomunitari all’interno delle proprie abitazioni (locate in nero) e delle perquisizione nei confronti delle donne da parte di organi di Polizia di sesso maschile alla ricerca di droga. Il Questore comunque afferma duramente che: “La legge è uguale per tutti”, e ogni abuso verrà punito come previsto dalla legge. Alla manifestazione organizzata dal centro sociale ex Canapificio, sede del Movimento dei Migrati e dei rifugiati di Caserta, erano presenti, oltre al Pm Cesare Sirignano, il Prefetto di Caserta Carmela Pagano, il sindaco del Comune di Castel Volturno Dimitri Russo, un esponente del consiglio comunale di Casal Di Principe Amedeo Capasso, ed infine il questore Giuseppe Gualtieri. Notata l’assenza dei politici nazionali e la scarsa presenza della cittadinanza. di Vincenzo Lo Cascio

29 ANNI FA MORIVA GIANCARLO SIANI, LA MEHARI GIRA PER TENERLO IN VITA

23 Settembre 1985. Si vede girare per le strade una decapottabile verde, molto originale. Alla guida vi è un giovane con gli occhiali ed i capelli lunghi, sarà uno scrittore o forse un giornalista. L’auto gira l’angolo, scompare, qualche colpo di pistola e dopo solo il rumore del silenzio… Così moriva Giancarlo Siani, giovane giornalista napoletano, ucciso dalla camorra quel 23 Settembre. La sua grande curiosità e il suo sfrenato coraggio hanno ispirato ed ispirano migliaia di persone che, come lui, lottano ogni giorno contro i soprusi di una società che ancora deve svegliarsi del tutto. Grande fu la sua colpa, terribile la condanna. Siani cercò di portare alla luce gli efferati meccanismi che ci avvolgono silenziosamente, nascosti nella penombra. Conseguita la matu-

rità classica con il massimo dei voti, Giancarlo iniziò a seguire il suo sogno dedicandosi prima a periodici locali, per poi giungere al “Mattino” di Napoli. Occhi puntati verso il futuro, occhi di chi analizzava la crescente mistura di politicapotere-economia-mafia fino a pagarne l’ultimo prezzo ed entrare, così, nella lista di “chi va ricordato”. Un’altra semplice e, purtroppo, comune vittima della camorra? No. Siani va ricordato per quello che ha fatto e non per quello che non è riuscito a fare. Certo, il dispiacere per la morte di un giovane è grande, ma è ancora più grande il dispiacere per la morte di uno che aveva capito. Per questo è stato ucciso, perché aveva capito come sciogliere i nodi dell’informazione, come rompere il muro che divide la realtà da quello che ci dicono. Purtroppo la realtà si dimostrò proprio come se l’aspettava e la notte del 23 settembre fu trucidato mentre tornava a casa. Dalla sua morte però è scattata la scintilla che ha fatto nascere associazioni, eventi e memoriali dedicati a questo giovane rivoluzionario. Dal 2004 è nato il Premio Giancarlo Siani, istituito nel giorno della sua morte e atto a premiare con cadenza annuale il miglior lavoro che abbia come oggetto il giornalismo. Dall’anno scorso è partito il progetto “in viaggio con la Mehari”, che prende, appunto, il nome dall’emblematica

auto verde di Giancarlo, una Citroen Mehari decapottabile, “un’auto a viso aperto, proprio come mio fratello” (Paolo Siani). Più che un progetto si tratta di una vera e propria staffetta che rivede l’accensione della compagna di viaggio di Giancarlo (accesa per la prima volta da Roberto Saviano), che ripercorre alcune tappe precise del suo cammino. Parte dalle rampe Siani al Vomero, per giungere infine alla redazione de “ il Mattino” in via Chiatamone, percorso simbolico della vita di Giancarlo dove l’importante non era da dove partiva o da dove arrivava ma per dove passava. Sono due anni ormai che nel giorno della morte di Giancarlo si riaccende la sua auto, insieme a lei si riaccende la speranza di chi come lui ha capito e vuole combattere. Speriamo che la Mehari non si spenga più.

“23 Settembre 2014. Si vede girare per le strade una decapottabile verde, molto originale…” di Salvatore De Marco


CULTURA

CASTEL VOLTURNO, TRUFFATI € 1.700 AD UN ANZIANO

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L’Arma dei Carabinieri mette a disposizione opuscoletti informativi per la tutela del cittadino

A NAPOLI LA CULTURA RICOMINCIA DA TRE Nei giorni scorsi si è presentato nella nostra sede un ottantasettenne (che chiameremo fantasiosamente Carlo) amareggiato e arrabbiato con se stesso per quanto accaduto ai suoi danni. L’anziano, residente a Castel Volturno, è stato truffato da un uomo che, tramite chiamate anonime, si era presentato con il nome del nipote, chiedendogli il favore di anticipare € 1.200 per la riparazione del suo PC. Nonostante la cifra ingente, la vittima si fida del “nipote”, il quale aveva commissionato un altro uomo a ritirare la cifra pattuita, e accorda un appuntamento con questo dopo pochi minuti dalla telefonata. Infatti, dopo aver detto anche il proprio indirizzo, Carlo s’incontra nel viale di casa con un signore, consegnandogli i € 1.200. Successivamente, la vittima riceve un’altra telefonata nella quale gli viene chiesto di pagare ulteriori € 600 per la compilazione della fattura. L’anziano garantisce però la disponibilità di “soli” € 500 che consegna al signore precedentemente incontrato. In cambio, gli viene data una scatola di un negozio di scarpe contente un modem di Telecom Italia. L’ingenuità di Carlo è conseguenza di un’eccessiva fiducia verso il prossimo. Una persona apparsaci davvero perbene, vittima di persone meschine, becere e ripugnanti. SOLIDARIETA’- Il sig. Carlo è venuto da noi per chiederci di lanciare un appello sul nostro giornale destinato ai suoi coetanei affinché nessuno possa cadere in queste trappole e quindi informandosi preventivamente su tutto ciò che viene detto al telefono, soprattutto se si tratta di dover dare dei soldi a qualcuno. Affinché i cittadini non cadano in truffe come quelle subite dal Sig.Carlo, il Comando Provinciale Carabinieri di Caserta, per la tutela dei cittadini, ha messo a disposizione degli opuscoletti informativi nei quali ci sono tanti suggerimenti per prevenire aggressioni, proteggere la propria casa e difendersi dalle truffe. Questi vademecum è possibile ritirarli nei comandi della provincia di Caserta.

di Fabio Corsaro

Passata la pausa estiva, è tempo a Napoli di riaccendere la cultura. Dopo il grande successo della “Mostra Impossibile”, il convento di San Domenico Maggiore offre le sue stanze a ben 3 esposizioni, diverse e ben distinte tra loro. “Capolavori in dettaglio”, “Words” e “7 cities in 7 minutes” sono i nomi delle 3 mostre organizzate dal forum universale delle culture, destinate ad aprire il sipario su quello che si presenta come una grande stagione di arte e di spettacoli. “Capolavori in dettaglio” è l’erede diretta della “mostra impossibile”. Un focus diretto su Leonardo Da Vinci che, oltre alle digitalizzazioni della sua opera omnia, presenta la precisa riproduzione in scala delle sue macchine, accompagnate dal “Salvator Mundi”, un’opera originale che gli studiosi fanno risalire allo stesso Da Vinci. Gli spettatori, inoltre, possono interagire con lo stesso artista focalizzando a proprio piacere (tramite l’uso di una modernissima tecnologia touchscreen) alcuni punti della celebre “Ultima Cena”. “Words”, invece, è una mostra fotografica dell’artista Luisa Menazzi Moretti. Non vi è niente di più sfuggente delle parole, esse si muovono, corrono intorno a noi e poi svaniscono. La Moretti tenta, con la sua macchina fotografica, di catturarle ed imprimerle trasformandole in immagine. Sono frammenti di libri, giornali, pubblicità oppure parole trovate per caso su insegne ed etichette, ognuna di loro nasconde un pensiero o un’idea, sta all’osservatore riuscire a

coglierne il significato. “7 cities in 7 minutes” è un viaggio messo in esposizione. La parola chiave è MULTICULTURALITA’, fondata sullo scambio e sul confronto che le città del mondo più lontane possono avere tra loro. Vi sono sette cabine, sette specchi che riflettono odori, sapori e rumori di sette diverse città. Lo spettatore accomodandosi può viaggiare da una città all’altra spostandosi di soli pochi metri e vivere, così, la sensazione di aver visitato sette città in soli sette minuti. Speriamo che questa stagione culturale continui dandoci la stessa sensazione che sta dando sin dalla presentazione: l’imbarazzo della scelta.

di Salvatore De Marco


NAPOLI A Convegno sullo sport come formazione etica, sociale e culturale per i giovani e arma contro la camorra. Fabio Cannavaro chiama: «Fiducia ai giovani e necessità d’impianti», Giovanni Malagò risponde: «Tasso di obesità tra i ragazzi più alto a Napoli. Gestiti male molti impianti. Serve un cambio di mentalità» Napoli è un palcoscenico sociale di contrasto, città divisa tra tantissima brava gente e pochi retrogradi criminali organizzati che spesse volte cercano di diffondere il proprio “credo” attraverso la colonizzazione di menti ancora vergini di cultura. Lo disse Falcone che “il peggior nemico della mafia è la scuola” e siamo coscienti che l’istruzione e la formazione dello studente ma anche della persona sono fondamentali per credere in un futuro in cui ci saranno sempre meno “prostituti” della camorra e più professionisti e fautori di cultura. CAMPIONI NEL SOCIALE- Al convegno “I Milleculure dello sport” organizzato alla Mostra d’Oltremare dalla nuova associazione sociosportiva “Milleculure”, i cui fondatori, soci e aderenti sono campioni dello sport partenopeo, si è parlato proprio delle grandi potenzialità formative che ha lo sport per un ragazzo. A tal proposito, sono intervenuti il Sindaco di Napoli Luigi de Magistris, il presidente del CONI Giovanni Malagò, eccellenze dello sport napoletano quali Fabio Cannavaro, Massimiliano Rosolino, Patrizio Oliva, Diego Occhiuzzi, Franco Porzio, Manuela Migliaccio e la deputata Michela Rostan, il Prof. Francesco Maria Manozzi, membro del Gruppo Nazionale di Lavoro Sport del MIUR, l’Assessore al Lavoro, Formazione e orientamento professionale e Politiche dell’emigrazione e dell’immigrazione della Regione Campania Severino Nappi e la moderazione del caporedattore RAI Gianfranco Coppola. UN PUGNO ALLA CAMORRA- Alle nostre domande, l’ex pugile Patrizio Oliva si appella così ai giovani dei nostri territori e facendo un monito alle istituzioni: «Lo sport trasmette i valori che sono l’amicizia, l’etica, il rispetto, la legalità e quindi se un ragazzo vive il mondo dello sport incontra un ambiente sano. I ragazzi devono riflettere. Purtroppo siamo in una terra in cui la

criminalità offre ad un bambino di 12 anni €100 al giorno per fare da sentinella e avvertire l’arrivo della polizia. Così facendo, la camorra ha già distrutto quel bambino e la sua famiglia. Quel bambino non andrà mai a lavorare, non andrà mai a scuola e non andrà mai a fare sport. E i genitori, che al 90% vengono da ambienti criminosi, asseconderanno il bambino a lavorare per loro. Noi dello sport gridiamo contro la camorra perché sta distruggendo molti ragazzi, soprattutto in un momento di crisi economica come questo che stiamo vivendo. È il momento di rimboccarsi le maniche e cercare altre strade più dignitose per poter vivere». Qual è il compito dell’associazione Milleculure in questo contesto? «Veicolare quanto più ragazzi verso lo sport, “rubandoli” alla criminalità. Sono insoddisfatto delle istituzioni. Lo Stato deve investire sui giovani: bisogna dare loro una seconda opportunità. Un ragazzo che commette un reato deve avere almeno 3 anni di condanna e tenerlo in queste strutture carcerarie, facendogli capire che non è una struttura punitiva bensì formativa. Bisogna quindi estirpare il ragazzo dall’ambiente dove vive, permettendogli di studiare, fare sport, teatro, musica. L’investimento dello Stato deve essere che in questi settori deve chiamare personaggi conosciuti. Come questi ragazzi si creano che il loro idolo che è il boss, si possono creare il loro idolo in Patrizio Oliva per lo sport, Morandi per la musica e Massimo Ranieri per il teatro. Bisogna investire sui giovani reclusi al fine di levare ragazzi dalle mani della criminalità. Per il loro bene, nelle galere c’è bisogno di studiare perché quando si acculturano, scappano dalla delinquenza. Non dimentichiamo che Borsellino e Falcone dicevano sempre che il peggior nemico della mafia è la cultura, la scuola. Bisogna istruire i ragazzi. Nelle galere, il più intelligente non arriva alla terza media». SPORT&SOLIDARIETA’- Un compito non facile che aspetta e si propone l’associazione Milleculure. Ma com’è nata questa realtà e come si muoverà in un contesto sociale non facile? Ce lo spiega il Presidente Diego Occhiuzzi: «Milleculure nasce dopo le Olimpiadi del 2012, quando io sono tornato e ho cercato di riunire i miei amici napoletani, campioni nello sport, con lo scopo unico di fare qualcosa per la città, met terci a disposizione dei ragazzi napoletani e di fare qualcosa per loro. Da qui è nata la prima iniziativa: abbiamo aperto una palestra al Polifunzionale di Soccavo dove si può fare scherma,

FABIO CANNAVARO Nato a Napoli il 13 settembre 1973. Il suo palmàres vanta un Mondiale, un Pallone d’Oro, un FIFA Wolrd Player, 2 Coppe Italia, una Supercoppa Italiana e una Coppa UEFA con il Parma, uno scudetto (revocato) con la Juventus, 2 campionati spagnoli e una Supercoppa di Spagna. Nonostante abbia giocato nel Napoli dal 1988 al 1995, da quel momento non ha mai più vestito la maglia azzurra.

PATRIZIO OLIVA Nato a Napoli il 28 gennaio 1959. Ex pugile, vanta l’oro alle Olimpiadi di Mosca 1980, l’argento agli Europei Colonia 1979, 3 volte campione d’Italia e 1 una volta campione d’Europa nei pesi leggeri tra i dilettanti, e campione d’Europa nei pesi superleggeri e welter tra i professionisti, campione del mondo nel 1986 nei pesi superleggeri e vittorioso in carriera per 147 incontri su 153 disputati tra dilettanti e professionisti.

DIEGO OCCHIUZZI Nato a Napoli il 30 aprile 1981. E’ uno schermidore e ha collezionato in carriera 2 bronzi e un argento tra le Olimpiadi di Pechino 2008 e Londra 2012, 2 bronzi e 2 argenti nei Mondiali di Scherma tra San Pietroburgo 2007, Antalia 2009, Parigi 2010 e Catania 2011, 5 ori negli Europei tra Plovdiv 2009, Lipsia 2010, Sheffield 2011, Zagabria 2013 e Strasburgo 2014. Diego è il presidente di Mielleculure, dalla quale ci si aspetta un forte impegno nello sport e nel sociale.


SPORT

box, judo. In realtà l’unico obiettivo e l’unico motivo vero di Milleculure è quello di impegnare il tempo dei ragazzi perché sai benissimo che Napoli è una città particolare e dare loro un motivo diverso da quello che in questo momento hanno». Come si fa ad impegnare i ragazzi, soprattutto napoletani, ad uno sport che non sia il calcio? «Napoli è famosa si per il calcio ma ci sono tanti altri campioni. In questa sala c’erano tante medaglie olimpiche, tanti campioni del mondo in varie discipline e questo ti fa capire che si può vincere e lo si può fare anche in altri sport. Il calcio in Italia è lo sport di massa, quello più seguito. Sono convinto però che anche gli altri sport debbano essere praticati tutti quanti, permettere ai ragazzi di decidere quale sport vogliono fare e probabilmente anche i nostri sport saranno sport più popolari ed ambiti». L’IDOLO DEGLI SCUGNIZZI- Anche Fabio Cannavaro, il capitano di tutti, Campione del Mondo in Germania nel 2006, idolo di tanti

scugnizzi, crede che l’investimento sui giovani e sulle strutture sia fondamentale per crescere: «L’Italia deve investire sui giovani, sulle strutture e quindi puntare sul futuro. Era parecchio che non venivo alla Mostra d’Oltremare e c’è bisogno di investire su cose come queste». Che consiglio ti senti di dare a Malagò? «Sicuramente di stare vicino a questa città perché ne abbiamo bisogno in un momento così difficile». IMPIANTI E CAMBIO DI MENTALITA’Giovanni Malagò è stato protagonisti nell’intervento fatto durante il convegno, affrontando temi “caldi” e “scomodi” quali la mancata gestione di molti impianti a Napoli, nonostante la città avesse ereditato strutture importanti, molte delle quali ormai in disuso, l’incentivazione alle famiglie di inculcare nei bambini la cultura dello sport, del mangiar sano e vivere bene e, infine, l’importanza d’ogni sport nelle scuole primarie, in modo da contrastare l’obesità, dare maggiori opportunità ai giovani e riscontrare, oltre ad un benessere sociale, un ritorno economico per lo Stato da milioni di euro. «Napoli è partita con un’eredità d’impianti che forse nessuno l’ha avuta. Poi ci sono stati problemi nella gestione degli stessi impanti, tanto che molti dei quali si sono lasciati andare. Come si fa a non capire anche in un momento di crisi come questa che stiamo vivendo che l’investimento sullo sport è sicuramente l’unico investimento anticiclico. È un investimento che porta una serie di vantaggi sociali, emozionali ed economici. È così facile capire che l’unica cosa sulla quale oggi non bisogna tagliare è lo sport perché va ad impattare sulla spesa pubblica, sulla salute. Napoli è la città d’Europa con più giovani, però al contempo in proporzione ha il più alto tasso di obesità. Forse gli impianti non sono a regime, però c’è anche un problema di cultura sportiva. Questa però parte nella famiglia, poi nella scuola. La mia madre di tutte le battaglie è proprio lo sport nella scuola. Se questi ragazzini non cominciano a fare attività sportiva nelle primarie, forse è più difficile che in età quasi adolescen-

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ziale si innamorino della scherma o della pallanuoto. Il 41% dei ragazzi tra gli 11 e i 15 anni smettono di fare sport, vanno in attività sedentaria. Forse se li istruivo un po’ prima qualcuno di questi lo recupero. Ogni punto percentuale che guadagno su questo 41% equivale a 200 milioni di euro. Adorerei pensare che la Mostra d’Oltremare diventi un villaggio dello sport 365 giorni l’anno». Il Presidente del Coni ha poi risposto così alle nostre domande: Che rapporto c’è tra politica ed enti sportivi come il CONI? «Ci dovrebbero essere un milione di rapporti. Se uno è lungimirante e sensibile dovrebbe essere come due carreggiate nella stessa strada, nella stessa direzione. Queste cose dovrebbero andare avanti in maniera automatica, senza che nessuno le imponga». Vi ritenete in linea con ciò che il governo attuale sta facendo nella sua amministrazione? «Assolutamente sì, mi sembra che lo sport nella scuola è stata una cosa molto importante e anche le leggi sugli impianti sono state significative. Ci sono molte cose che ancora sono in “cottura”, in work in progress». Quale riforme applica il CONI per incentivare lo sport soprattutto tra i giovani? «Il discorso che parte dalle primarie è fondamentale. Questa proliferazione di impiantistica con la nuova legge sugli stadi dovrebbe creare anche occupazione. L’altra questione è il più possibile di cercare di portare una cultura sportiva a partire dalle famiglie, fino alla scuola e ottenere magari un definitivo cambio di mentalità. Aspettiamoci una Napoli all’insegna dello sport e della legalità, del buon vivere e di solo cose belle. C’è però di un cambio di mentalità e di regole». Famiglia e scuola dovranno essere i punti di riferimento per un ragazzo. Lo Stato agisca che Napoli si sta preparando a cambiare in meglio.

di Fabio Corsaro


CITTA’ DI CAPUA

CLUB UNESCO CASERTA

Giovanissimi, under 26, i vincitori delle sezioni internazionale e nazionale della competizione fotografica “Città di Capua” organizzata dall’Assessorato alla Cultura, dal Museo di Arte Contemporanea (macapua.it) e dal Club Unesco di Caserta. Margarita Ivanova, moldava, con una foto dell’Anfiteatro di Santa Maria Capua Vetere, e Vincenzo Capasso (vincenzocapasso.it) con la foto “Miraggi da Pinetamare”, hanno ricevuto il prestigioso premio e due soggiorni offerti dagli sponsors: Plana Resort (planaresort.it) e Hotel Capys (hotelcapys.com). Alla foto di Capua fuori concorso “Vecchie abitudini” di Antonio Ferraro è andata la menzione speciale della giuria. La giuria internazionale, presieduta dall’artista iraniana Mitra Kavian, ha apprezzato molto tutte le 90 foto dei 20 fotografi professionisti in e fuori concorso: Essia Arous (Tunisia), Ahmad Neshan (Iran), Gaetano Andreozzi, Dario Canciello, Giovanni Cianci, Luciano Masini, Gino Natale Luigi, Massimo Scatola, Gino Spera, Chiara Perna, Rossella Bicco, Giuseppe Caprio, Francesco Cucciardi, Eliano Imperato, Ludovico Mascia e Matteo Schiavone. Il Sindaco Antropoli ha ringraziato le numerose Amministrazioni comunali della provincia che hanno inviato delle foto fuori concorso alla mostra in segno di amicizia e di ammirazione per lo straordinario patrimonio culturale della splendida Capua. La Prof. Capriglione, Assessore alla Cultura e Presidente del Club Unesco di Caserta, nell’ambito delle attività di internazionalizzazione della Città, ha comunicato, insieme all’artista Mitra Kavian, un futuro rapporto di cooperazione con i Musei di Arte Contemporanea iraniani. L’Arch. Ciambrone, direttore artistico del MAC, ha espresso la propria soddisfazione per il numero dei fotografi professionisti che hanno partecipato, in considerazione del fatto che la competizione è stata promossa nel solo mese di agosto ed è alla sua prima edizione.

GIORNATE EUROPEE DEL PATRIMONIO. PREMIO FOTOGRAFICO INTERNAZIONALE “CITTA’ DI CAPUA”

MAC – Arch. Alessandro Ciambrone (direttore artistico), Arch. Ludovico Mascia (design & communication)

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Bellissime le foto: macapua.it

1. Essia Arous, Anfiteatro di Santa Maria Capua Vetere (fuori concorso) 2. Margarita Ivanova, Anfiteatro di Santa Maria Capua Vetere vincitrice sezione internazionale 3. Ahmad Neshan, Bufale in libertà (fuori concorso) 4. Gaetano Andreozzi, Capua, Ponte Romano vecchio 5. Rossella Bicco, Capua, Porta Napoli e Teatro Ricciardi (fuori concorso) 6. Dario Canciello, Capua, Campanile del Duomo 7. Vincenzo Capasso, Castel Volturno, Miraggi da Pinetamare vincitore sezione nazionale 8. Giuseppe Caprio, Castel Volturno, Pinetamare in festa (fuori concorso) 9. Giovanni Cianci, Roccamonfina, Nevera 10.Francesco Cucciardi, Capua, Capua. Cupola dell’Annunziata (fuori concorso) 11. Antonio Ferraro, Capua, via San Tommaso, vecchie abitudini (fuori concorso) - menzione speciale della giuria 12. Eliano Imperato, Sant’Agata dei Goti (fuori concorso) 13.Ludovico Mascia, Capua, Portale della Chiesa dell’Annunziata (fuori concorso) 14. Luciano Masini, Torre colombaia al Borgo Vallata di Castel di Sasso 15. Luigi Natale, Castel Volturno, Oasi dei Variconi, La terra dei fuochi intrattiene i suoi silenzi 16. Chiara Perna, Eremo di San Vitaliano, Le vie del silenzio in Terra di Lavoro 17. Massimo Scatola, Reggia di Caserta, Sguardo di Goethe 18. Matteo Schiavone, Castel Volturno, Lago Patria (fuori concorso) 19. Gino Spera, Castel Volturno, Oasi dei Variconi


Sindaco, Assessore Cultura, Direttore artistico MAC, Presidente Consiglio Comunale Castel Volturno e fotografi in e fuori concorso (foto: Gaetano Cucciardi)

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DAL MONDO

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propri figli o di situazioni che la mente e il cuore umano non riuscirebbero a codificare come giuste. «Il lavoro fatto dietro ogni scatto - dice Rosa Schiano - è la volontà di far capire al mondo intero che nonostante la tragedia , i bombardamenti, le morti ed il terrore c’è in questo popolo martoriato da sempre la speranza di resistere e la voglia di essere uomini liberi”. di Martina Giugliano

ROSA SCHIANO: DALLA TRAGEDIA DI UN ASSALTO ALLA SPERANZA DI RESISTERE Vittorio Arrigoni scriveva: «Ieri ho scattato alcune fotografie in bianco e nero alle carovane di carretti trascinati dai muli, carichi all’inverosimile di bambini sventolanti un drappo bianco rivolto verso il cielo, i volti pallidi, terrorizzati. Riguardando oggi quegli scatti di profughi in fuga, mi sono corsi i brividi lungo la schiena: scatti difficili, impressioni, sfumature, colori che cercano di raccontare storie di vite spezzate sotto i bombardamenti di un mondo invisibile». Con ogni probabilità quei brividi che accomunano tutti i reporter in zone critiche e controverse sono gli stessi che ha provato Rosa Schiano, dando vita ad una mostra fotografica i cui scatti sono stati presi durante il suo periodo di permanenza a Gaza. Dal 2011 Rosa Schiano, photoreporter napoletana e attivista per i diritti umani, racconta attraverso le fotografie la Palestina, gli orrori della guerra, la paura quotidiana di un nuovo dissidio tra Hamas ed Israele. Nella sua mostra “Scatti sotto assedio”, a cura di Daniela Wollmann, viene documentata la quotidianità di un popolo che, nonostante l’embargo israeliano e le continue minacce e rappresaglie, tenta di vivere in maniera più “normale” possibile . Alla mostra realizzata al Maschio Angioino di Napoli hanno preso parte diverse personalità di spicco della realtà sociopolitica e culturale partenopea come l’assessore alla cultura Gaetano Daniele, l’assessore al patrimonio Sandro Fucito ed il Sindaco Luigi De Magistris il quale dice: «Scatti sotto assedio è una mostra

che abbiamo fortemente voluto qui a Napoli perché Rosa Schiano è una nostra concittadina piena di passione civile che ha spinta la stessa a non arrendersi mai di fronte a scene struggenti e complesse da accettare. Queste fotografie sono vere, testimoniano il dramma di un popolo che non riesce ad avere una propria identità sociale ed una propria patria, noi Napoletani siamo fortemente vicini ai palestinesi e questa mostra di denuncia e conoscenza ne è l’esempio». Negli scatti presentati alla mostra emerge la volontà di far percepire a chi osserva ciò che uomini, donne e bambini devono quotidianamente subire nella propria realtà: la denuncia e la descrizione di un mondo fatto di terrore e di soprusi. Scatti che immortalano gli occhi di bambini spenti dal fumo dei bombardamenti, quegli stessi bambini che hanno pagato e pagano tuttora la loro incolpevole condizione di vivere in un paese che li vede privati della loro infanzia, della loro dignità, della loro identità di cittadini rendendoli di contro schiavi e vittime della propria terra. La mostra infine si conclude con le parole dell’artista Rosa Schiano la quale- ammette di essere fortemente legata a quel mondo, di aver visto cose che conserverà sempre nella propria memoria e nel proprio modo di vivere e che tuttora, nonostante abbia vissuto in quelle terre per un periodo abbastanza lungo, trova difficoltà a rivedere le foto che immortalano il dramma di genitori che piangano il corpo senza vita dei


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NAPOLI: “ARTE E RIVOLUZIONE”… DAL SINDACO DE MAGISTRIS ALLA PARTIGIANA LIDIA MENAPACE Paolo Pietrangeli in Contessa - colonna sonora del 68 italiano – cantava: “Compagni dai campi e dalle officine prendete la falce portate il martello scendete giù in piazza picchiate con quello scendete giù in piazza affossate il sistema. Se il vento fischiava ora fischia più forte le idee di rivolta non sono mai morte”. Parole che ad oggi non sembrano tanto lontane dalla realtà perché proprio rivoluzione, guerriglie, sottomissione e libertà sono stati i concetti fondamentali sui quali è stata allestita la prima edizione del premio Napoli: “arte e rivoluzione” nata da un idea dell’architetto Daniela Wollmann in unione con il gruppo rivoluzionART/creativiATTIVI. L’iniziativa ha avuto come scopo fondamentale quello di premiare le opere di pittura, scultura e fotografia che vedono come tema l’arte e la rivoluzione nella città di Napoli. L’argomento è in questi termini in sintonia con il titolo dell’evento e intende dare vita ad un percorso di memoria artistica e culturale. Per la fotografia, il primo premio è andato a “Libertà” del maestro Fernando Alfieri, mentre quello per la pittura è stato assegnato a “Omaggio alle quattro giornate” del maestro Francesco Verio. Premiate inoltre con menzioni speciali della critica e del pubblico le opere, “Per

quattro giorni” del maestro Raffaele Miscione, “Napoli resiste” dell’associazione Diversamente Uguali e “La campana violata” del maestro Agostino Saviano. «Le opere in concorso - dice il Sindaco De Magistris - sono unite da un unico comune denominatore: la Storia» e prosegue l’ideatrice dell’evento Daniela Wollman nel dire: “attraverso l’arte abbiamo fatto rivivere a tutte le generazioni qui presenti quello che il passato è stato , la storia della nostra bella e controversa città partenopea”. Napoli spesso e volentieri

viene definita la città della “munnezza”, conosciuta nell’immaginario collettivo come la terrà dei fuochi, una realtà difficile lasciata perire nel suo stesso degrado ma contrariamente ai luoghi comuni che affliggono da sempre Napoli e i napoletani, questa mostra ha voluto proprio unire la cultura, l’arte e la bellezza che a Napoli fanno da maestre attraverso la storia che da esse trasuda. All’evento hanno partecipato: l’assessore alla scuola, Annamaria Palmieri, l’assessore al patrimonio, Alessandro Fucito e il presidente della Quinta municipalità, Mario Coppeto. Ma sorprendenti sono state le parole di Lidia Menapace, all’anagrafe Lidia Brisca, politico e saggista italiana la quale prese parte in giovane età alla Resistenza come staffetta partigiana. Da ex partigiana dice: «Oggi essere passivi, silenti e non rispondere con la parola, con la rivoluzione e la ribellione è delittuoso perchè ci troviamo sull’orlo di un baratro: può scoppiare una terza guerra mondiale senza accorgercene e di fronte a tutto questo, di fronte a questa passivizzazione, abbiamo bisogno di impegnarci con tutte le nostre forze, ognuno con le proprie passioni, con coraggio, con le proprio paure perché chi non ha paura non può essere coraggioso, è solo un temerario. Oggi mi trovo a partecipare ad un iniziativa che racconta la Napoli del passato e mette in evidenza la realtà di un popolo che è stato combattente, quindi non lasciamo che ci venga tolta la libertà che noi italiani abbiamo conquistato con tanta fatica, con senso di appartenere alla storia e con il senso di stare facendo la storia” perchè Napoli è molto più di una città e disparati sono i motivi per cui la si può amare o meno, ma Napoli ha soprattutto un grande vissuto al suo interno, ha una stupefacente capacità di resistere alle violenze da cui è oberata, ha una straordinaria possibilità di essere continuamente altro rispetto agli insopportabili stereotipi che la affliggono e la mostra Napoli: arte e rivoluzione di quanto detto ne è la dimostrazione più concreta».

PREMIO INTERNAZIONALE “LA FABBRICA DEL PAESAGGIO”

Il parco&museo del cane ‘Foof’ si è aggiudicato, su proposta del Club Unesco di Caserta, la menzione speciale al Premio Internazionale “La Fabbrica nel Paesaggio” organizzato dalla Federazione Italiana Club e Centro Unesco e dall’Osservatorio Europeo del Paesaggio, con il patrocinio della Federazione Europea e della Federazione Mondiale dei Club, Centri e Associazioni UNESCO, dell’ICOMOS Italia e del Ministero dell’Ambiente. L’arch. Gino Pellegrino, ideatore e general manager di Foof, ha ricevuto il premio il 26 settembre nell’ambito delle Giornate Europeo del Patrimonio 2014, alla Certosa di Padula. La Prof. Jolanda Capriglione, Presidente del Club Unesco di Caserta, fra l’altro, aveva scritto queste parole per presentare la candidatura: “Il parco&museo del cane ‘Foof’ è un progetto di ampio respiro che non si ferma alla cura dei cani e all’intrattenimento del pubblico, ma si propone, con una serie di iniziative, come riferimento per l’intero Litorale Domitio nella provincia di Caserta. L’intenzione è quella di investire in risorse umane, soprattutto nei giovani, ed animare una battaglia culturale per sostenere e difendere una identità territoriale che si sta perdendo e che è invece ricca di valori ed eccellenze, non sempre comprese dal territorio stesso, che meritano di essere valorizzate, tutelate e diffuse, su cui poter fondare una rinascita sociale ed economica nel segno dell’equilibrio tra uomo e natura. Il Museo del cane nasce con un intervento di ristrutturazione del preesistente canile per cani randagi, trasformando una struttura fatiscente e limitata nelle funzioni come solo rifugio per cani in una struttura viva, multifunzionale e multidisciplinare…”. Questo premio è un altro importante riconoscimento per gli imprenditori seri e capaci, le associazioni culturali e l’intera comunità del Litorale Domitio Arch. Alessandro Ciambrone, vice Presidente Club Unesco Caserta


EVENTI

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Per info: ANTONIO Cell: 393 1303640 - Tel: 0823 762950

www.seddiocialde.com


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POLITICA CASTEL VOLTURNO

di: Valeria Vitale

INTERVISTA AI CONSIGLIERI COMUNALI EMILIO ALFANO, ALESSANDRO BUFFARDI, LUIGI UMBERTO PETRELLA E...

“Informare” questo mese ha incontrato il Dott. Emilio Alfano, esponente del Consiglio Comunale di minoranza. - Può dirci il suo punto di vista sulla situazione odierna di Castel Volturno? Quali dovrebbero essere secondo Lei, nell’immediato, le priorità della nuova Amministrazione? «Prioritario secondo me è il recupero dell’immagine del territorio. Castel Volturno ha risorse uniche in Italia, che meritano di essere valorizzate e che rappresentano il volano del suo sviluppo socioeconomico. Il turismo è il settore centrale: un mare pulito, e il progetto “Bandiera Blu” sta per partire, potrà innescare il meccanismo virtuoso che auspico. La questione della prostituzione lungo la Domitiana è un’altra priorità per me: non può esservi recupero di immagine senza la repressione di tale annoso fenomeno. Una delle mie proposte, presentata in varie sedi e occasioni, e che non ha avuto riscontro, era quella di fare una legge speciale per Castel Volturno, perché i problemi sono tanti e non è facile fronteggiarli. Bisognerebbe riportare le imprese a investire sul territorio, fornire strumenti agevolativi in questo senso. Il progetto del porto sta partendo, tanti elementi possono costituire la svolta necessaria. Ultimo ma non ultimo, è importante promuovere iniziative volte a inculcare e potenziare il senso civico nei cittadini, il rispetto dell’ambiente e della legalità». - Come inquadra questo primo trimestre dell’Amministrazione del Sindaco Russo? «E’ presto per formulare un vero e proprio parere. Preferisco aspettare un altro po’, mi rendo conto che bisogna “carburare”, approfondire i problemi». - Come sta lavorando l’opposizione? Qual è la linea che state seguendo? «Non parlerei di opposizione, ma di minoranza. È una minoranza attenta, presente, che sta lavorando con spirito di collaborazione. La linea che seguiamo è quella del bene di Castel Volturno: non possiamo che sostenere le iniziative che portano benefici al territorio». - Come sono i rapporti con il Sindaco e la sua squadra di lavoro? «Con il Sindaco c’è accordo, si condividono gli obiettivi ma bisogna vedere tempistica e metodo per conseguirli. La squadra è variegata e mi auguro solo che i suoi componenti non si lascino influenzare dai partiti politici che li hanno sostenuti».

“Informare” ha incontrato Alessandro Buffardi, Consigliere Comunale di SEL che ha da poco ricevuto la delega per quanto riguarda i beni confiscati alla camorra. - Come vede la situazione attuale di Castel Volturno? «La situazione è complessa, e si sapeva. Il Comune è in dissesto, e dietro a ogni problema ce ne sono altri 10, la maggior parte di natura burocratica o amministrativa. Siamo comunque nella fase organizzativa per giungere alla risoluzione di svariate problematiche». - Cosa può dirci dei progetti di imminente realizzazione? «Innanzitutto ribadisco che la raccolta differenziata ripartirà e sarà effettuata in maniera più precisa. Per quanto concerne il controllo del territorio, sarà utile in questo senso la partenza del progetto delle Guardie Ambientali, finanziato con i fondi P.O.N. che ci ha garantito il Ministero dell’Interno. Spero che riusciremo ad ottenere un numero adeguato di unità, almeno 60 qui a Castel Volturno. Tutto è collegato al progetto di cui siamo capofila, per quanto riguarda il controllo del territorio della terra dei fuochi, cioè il progetto delle telecamere». - Può parlarci della delega che le è stata da poco affidata? «Mi occupo di beni confiscati alla camorra dal 2008, quindi da quando sono stato eletto è stata una delle prime questioni su cui ho cominciato a lavorare. Castel Volturno è il Comune che accoglie il maggior numero di beni confiscati, circa 113, e il numero è destinato a salire, tantissimi sono in fase di confisca. Ne sono stati censiti 3840…la prima cosa da fare è appunto censire quelli già confiscati, vedere dove sono, conoscere la loro storia e individuare la possibile destinazione d’uso. Bisognerebbe non abbandonare il bene nel percorso di sequestro, confisca e assegnazione, percorso che può durare anche 10-15 anni. Di certo se i tempi fossero più brevi, il bene non correrebbe il rischio di essere abbandonato e quindi recuperabile con maggiori difficoltà, ma sarebbe immediatamente fruibile». - Quindi considera fondamentali le Associazioni per cambiare il territorio? «Si, ritengo fondamentale l’aiuto delle Associazioni. Inoltre l’aggregazione sociale costituisce la base per poter costituire la valida alternativa alla camorra che la gente vuole, e di cui ha diritto. Un modello potrebbe essere la cooperativa “Al di là dei sogni” di Sessa Aurunca, con i suoi 40 dipendenti».

Incontro con il consigliere comunale Luigi Umberto Petrella di FdI. - Cosa ne pensa della situazione attuale di Castel Volturno? Quali sono le questioni che secondo Lei la nuova Amministrazione dovrebbe affrontare come prioritarie? «Castel Volturno è da anni oggetto di una profonda crisi sociale, aggravata da un’incapacità reattiva che impedisce ogni tentativo di ripresa socio-economica. La nuova Amministrazione non può certo invertire questa situazione di stallo in pochissimo tempo. Questi mesi di nuova amministrazione non hanno però fatto pensare a un’imminente ripresa, e dal Sindaco Russo, per le precedenti esperienze di amministratore che ha, ci si aspettava un diverso atteggiamento verso le “vecchie” questioni che si sono evolute. Mi riferisco alle recrudescenza dell’immigrazione che ha aggiunto nuovi problemi, specie di legalità, a quelli esistenti e irrisolti, e anche alla questione della distribuzione idrica che non sembra mostrare soluzioni di razionalizzazione in termini di posizione e pianificazione delle debitorie che aumentano di giorno in giorno. Ci preoccupa l’eccessiva prudenza nell’adozione di iniziative». - Quindi cosa ci dice in generale di questo primo trimestre di amministrazione del Sindaco Russo? «La brevità del periodo deve portare quantomeno ad assegnare il “beneficio del dubbio” all’operato del Sindaco. Non vedo tuttavia punti di forza, mentre mi preoccupa l’assenza di iniziativa e decisione da parte di una maggioranza chiusa in sé stessa e apparentemente restia al confronto. Abbiamo esposto al Sindaco il disagio dei consiglieri di minoranza, i quali sono stati esclusi anche dalla mera informazione nell’ambito della crisi migratoria che ha visto Castel Volturno subire l’ennesima “assegnazione” di immigrati, senza poter nemmeno operare per garantire legalità alle strutture disposte per l’accoglienza e dignità dell’opera di assistenza. L’emergenza della raccolta di RSU di quest’estate, che ha visto e vede tuttora il paese sommerso dai rifiuti, è un’esplicitazione del nostro pensiero di “immobilismo” di quest’amministrazione». - Qual è la linea che sta seguendo l’opposizione? «L’opposizione consiliare ha espresso al Sindaco disponibilità e collaborazione per tentare un’inversione del trend negativo di Castel Volturno. La situazione è così delicata che dichiararci pronti alla collaborazione e al sostegno è un dovere civico».


di: Valeria Vitale

... NICOLA OLIVA, NEO-PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE

Abbiamo incontrato Nicola Oliva, neo-presidente del Consiglio Comunale di Castel Volturno. - Come può inquadrarci questi primi 3 mesi di amministrazione? Come sta procedendo la nuova squadra di amministratori? «La squadra è eccezionale, lavora con armonia e potrà dare tanto. Dopo i primi 3 mesi di lavoro non si può parlare di risultati conseguiti, ma di decine e decine di idee che si stanno tramutando in progetti concreti». - Cosa può dirci del fondamentale rapporto con le Commissioni Consiliari? «Anche per quanto riguarda questo aspetto si sta partendo col piede giusto, le basi per lavorare serenamente ci sono tutte. Le Commissioni sono già “operative”, c’è stato un incontro per quanto riguarda la valutazione del regolamento IUC e i prossimi saranno a breve. Oltre le Commissioni, ci stiamo organizzando con dei team di lavoro che coinvolgono coloro che hanno dimostrato di voler dare un contributo per il buon funzionamento di questo Comune: ci sarà il team per la nuova campagna di sensibilizzazione per la differenziata, il team per analizzare la spinosa questione Multiutility, quello per la regolamentazione delle aree verdi». - Parlava di tante idee che si stanno tramutando in progetti concreti…ci può parlare dei progetti a breve termine? «Proprio per quanto riguarda la manutenzione delle aree verdi, partirà il progetto “Adotta un’aiuola”: l’attività commerciale prossima ad un’area verde, se ne occuperà, e potranno farlo sia persone fisiche che persone giuridiche…con tale sistema collaborativo si potranno avere ottimi risultati. Con il Comune in dissesto, dobbiamo adottare questi sistemi alternativi e riteniamo di avere risorse, entusiasmo e volontà per riuscire. E’ quasi pronto il progetto delle Guardie Ambientali, e il 1° Ottobre, infine, è ripartita la raccolta differenziata: i cittadini devono impegnarsi a fare il proprio dovere in questo senso, e noi ci impegneremo affinché anche la ditta preposta a questo lavoro lo faccia al meglio. Ripartiremo da Pinetamare, per poi ripetere il “modus operandi” negli altri quartieri». - Ci può anticipare qualche progetto a lungo termine? «Naturalmente per noi restano prioritari i problemi “storici” del paese: il P.U.C., il disinquinamento delle acque, il progetto del porto su cui ci sono grosse aspettative. Entro un anno ci si propone

POLITICA CASTEL VOLTURNO

I.U.C.: L’IMPOSTA UNICA COMUNALE

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L’Assessore Giuseppe Scialla spiega cos’è e le novità in merito Abbiamo incontrato l’Assessore al Bilancio del Comune di Castel Volturno, il Dott. Giuseppe Scialla, riguardo all’approvazione del regolamento I.U.C. - Può spiegarci nel dettaglio cos’è la I.U.C.? «I.U.C. è l’acronimo di Imposta Unica Comunale, è stata istituita con la legge di stabilità per il 2014, e racchiude 3 tributi: IMU, TASI e TARI, che dallo scorso 1°Gennaio costituiscono l’asse portante delle entrate comunali. La I.U.C. si compone dell’imposta municipale propria (IMU) di natura patrimoniale dovuta dal possessore di immobili escluse le abitazioni principali, e di una componente riferita ai servizi, articolata nel tributo per i servizi indivisibili (TASI), a carico sia del possessore che dell’utilizzatore dell’immobile, e nella tassa sui rifiuti (TARI), che finanzia i costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, a carico dell’utilizzatore». - IMU, TASI e TARI: ci parla delle caratteristiche di ognuna delle 3 imposte, e può dirci se c’è qualche novità rispetto al passato? «L’Imposta Municipale Unica (IMU) è dovuta da chi possiede immobili insistenti sul territorio comunale, ad eccezione, a decorrere dal 1/1/2014, dell’abitazione principale e delle sue pertinenze. La determinazione della base imponibile, le scadenze di versamento e le modalità di pagamento restano invariate rispetto al passato e le aliquote

inoltre di migliorare notevolmente l’aspetto della Domitiana. Lavoriamo anche per la partenza di un gruppo scout con la Parrocchia di Martinenza». - C’è qualche progetto riguardante la difficile questione dell’immigrazione? «Si, a seguito di 2 incontri con il Ministro dell’Interno Alfano, è nato il progetto “Generare Futuro”, che comprende progetti a breve, medio e lungo termine e il cui fulcro consiste nella gestione di un parco pubblico attrezzato avente per tema l’integrazione sociale. Su questo tema sto curando una collaborazione con il Prof. Francesco Ventura, ordinario di Urbanistica all’Università di Firenze, che si è innamorato del nostro territorio. Sarà una collaborazione su 2 linee: una nostra delegazione andrà a Firenze portando la lettura di quello che oggi è un problema ma che deve trasformarsi domani in una risorsa, e gli studenti verranno qui, portando le loro competenze, nel luogo in cui sorgerà questa ‘villetta tematica’. Invito per il momento le persone a valutarci per gli approcci, più che per i risultati che comunque arriveranno. Penso che tentare nuove strade sia la cosa giusta da fare per ottenere quello che non è stato mai ottenuto». - In conclusione, come sono i rapporti con l’opposizione consiliare? «I rapporti con l’opposizione sono sereni. Noi siamo aperti alle critiche, ma vorremmo ricevere anche proposte concrete. Vorrei infine dire ai cittadini che anche se la burocrazia rallenta l’iter dei progetti, noi non ci nasconderemo mai dietro a ciò, e affronteremo tutto nei modi consentiti dalla legge nel più breve tempo possibile».

applicabili variano tra il 6 e il 10, 6 per mille. La TASI è la tassa diretta a coprire il costo dei servizi indivisibili forniti dal Comune, quali l’illuminazione, la sicurezza stradale ecc… La modalità di calcolo della base imponibile è identica a quella prevista per l’IMU. Le aliquote vanno dallo 0 al 2,5 per mille. Infine, la TARI è dovuta da chiunque possegga e detenga immobili suscettibili di produrre rifiuti urbani o assimilati. Ciò che vorrei evidenziare sono le caratteristiche salienti della “filosofia impositiva” che abbiamo seguito». - Quali sono stati i princìpi che avete seguito? «L’ottica in base alla quale abbiamo per esempio articolato l’applicazione della TARI, è quella della responsabilità ambientale: il rispetto del principio “chi inquina paga”, introdotto nell’ambito dei rifiuti dalle Direttive Comunitarie 2006/12/CE e 2008/98. Abbiamo calibrato l’imposizione della TARI in base all’effettiva capacità di produrre rifiuti. Abbiamo poi adottato una serie di provvedimenti atti a favorire il contribuente, come la possibilità di compensare eventuali crediti tributari con i futuri debiti, cosa non prevista fino ad oggi; come la riduzione delle sanzioni in seguito al ravvedimento operoso allorquando il contribuente dovesse spontaneamente versare il tributo omesso, e la possibilità di rateizzare, per tutti e 3 i tributi, gli importi dovuti fino a 24 rate così da ottenere al contempo un beneficio per il contribuente e un beneficio per il Comune, che vede accorciarsi i tempi di entrata dei tributi senza andare in crisi di liquidità. Siamo riusciti a contemperare le esigenze del Comune di avere entrate tributarie certe e in tempi ragionevoli e le esigenze dei cittadini di avere un carico tributario commisurato alla propria capacità contributiva. Questo innescherà un circuito virtuoso di progressione nei livelli di fedeltà fiscale che condurrà ad una progressiva riduzione delle aliquote fiscali. Siamo molto soddisfatti del lavoro svolto».


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CULTURA

CASAL DI PRINCIPE, I PRIMI 100 GIORNI DELL’AMMINISTRAZIONE DI RENATO FRANCO NATALE

Casal di Principe, come sono stati questi primi 100 giorni dell’amministrazione di Franco Renato Natale? A darci delle informazioni a riguardo è l’assessore all’ambiente e allo sviluppo economico Mirella Letizia che, fin da subito, tiene a ricordare la difficilissima situazione economica: un vero e proprio dissesto finanziario ereditato dalla giunta novella al tempo della sua elezione e non ancora sanato. «Dissesto vuol dire mancanza di personale e lentezza negli uffici e nelle conclusioni delle pratiche - dichiara l’assessore, che poi aggiunge - I nostri maggiori sforzi si sono concentrati principalmente sulla questione della raccolta rifiuti, secondo un piano stabilito fin da gennaio per il quale lo S.T.I.R ha certificato per il mese di agosto un aumento significativo della differenziata arrivata alla soglia di 50,8 per cento. Gli amministratori, infatti, hanno avviato un percorso di rivalutazione del sistema della raccolta dei rifiuti affidando al CONAI la strutturazione del nuovo piano e addirittura l’intera giunta si è impegnata a rinunciare all’indennità prevista da statuto per stanziare la somma complessiva dei loro stipendi, una cifra che si aggira intorno ai 100.000 euro, per le famiglie indigenti, per far fronte alle tariffe sui rifiuti, abbassate del 17 per cento, e infine, nel sociale». Insomma, tanti problemi gravissimi, come quello dell’abusivismo edilizio, ancora attagliano i cittadini e sanarli richiede tempo e impegno; ma a

GIANCARLO SIANI: LA CURIOSITÀ NEGLI OCCHI E IL CORAGGIO DELLA PENNA “Napoli 10 Ottobre 1995 cinque persone sono state arrestate all’alba dalla polizia tra Marano e Torre Annunziata, sono accusate di essere i mandanti e gli esecutori dell’omicidio di Giancarlo Siani, il giornalista del Mattino ucciso il 23 settembre 1985. Il movente è contenuto in un articolo che Siani scrisse tre mesi prima di morire,sull’arresto del boss della camorra Valentino Gionta”. Aprono così le testate di quasi tutti i quotidiani nazionali all’indomani dell’arresto degli assassini di Giancarlo Siani pietra miliare del giornalismo italiano. Nel suo modo di scrivere ha unito l’istinto da cronista di borgo alla capacità di ricerca e di analisi avendo il potere di catturare i lettori con la veridicità di chi sa che la scrittura può essere più tagliente e in questo caso pericolosa delle parole, ha saputo catturare le anime di un popolo fermo a guardare la fine della propria città senza batter ciglio, contro il coraggio di un giovane che voleva combattere avendo negli occhi la luce della curiosità e nelle mani il potere dell’inchiostro. Giancarlo Siani è ancora oggi presente nel ricordo della Napoli che non dimentica. A tal proposito molte sono state le iniziative svolte in ricordo del giornalista nel giorno della sua morte:proposte,mostre che sembrano esser la risposta di cittadini pronti a scendere in piazza. Ma quale piazza? Forse quella “Centrale”di Napoli popolata da persone importanti del panorama politico partenopeo ma nelle piccole realtà di provincia il ricordo è ancora così vivo e presente? Antonio Taglialatela ex assessore alla Cultura e leader del movimento MONDRAGONE CITTA’ POSSIBILE non ne sembra così convinto in quanto lamenta il disinteressa da parte delle istituzioni scolastiche di Mondragone di aver negato la sostenere i nuovi amministratori ci sono tantissimi volontari, aggregati in associazioni che riescono a muoversi sulla stessa lunghezza d’onda e che, a detta dell’assessore Letizia, «ogni mattina si recano al comune per stabilire con il sindaco e gli assessori le attività concrete da farsi, attività - conclude - «che possono andare da semplici intrattenimenti di piazza a organizzazione di eventi volti al recupero della storia e della tradizione». Un esempio di come la forza dei volontari aiuti concretamente l’operato del comune è rappresentato dallo stadio comunale, un luogo fino a pochi mesi fa inagibile e ora rimesso in sesto solo grazie al lavoro non retribuito di numerosissimi casalesi. di Filomena Diana

proposta.Un minuto di applauso e un lenzuolo bianco da appendere fuori all’ingresso di ogni istituto riportante la scritta: “Buon Compleanno Giancarlo, il tuo insegnamento vive Insieme a Noi!”. Il disinteresse da parte dei dirigenti scolastici ha indispettito notevolmente il socialista il quale in un intervista a lui rilasciata si pone nei confronti degli stessi in questa maniera: «Un gesto fatto da una classe dirigente scolastica a dir poco mediocre, che contraddice quei principi e quei obiettivi didattici e formativi insiti proprio nella “Istituzione Scuola”. L’universo scolastico cittadino è lo specchio della politica cittadina, autoreferenziale e subdolo, che vede nell’autonomia scolastica il proprio orticello da dover coltivare. Non possiamo più giustificare questa mentalità, soprattutto per coloro che sul territorio vedono nelle Istituzioni Scolastiche il riferimento autentico e assoluto per dare vita ad una nuova coscienza civile». Qual è stata secondo il suo parere la ragione che ha spinto i dirigenti scolastici a declinare l’invito fatto? «Ignoranza, mediocrità e quel pregiudizio ideologico che vede le questioni sociali legate all’impegno di Giancarlo qualcosa che non li riguarda nemmeno». Lei è stato assessore alla cultura e alla pubblica istruzione a tal proposito cosa pensa ad oggi dell’istruzione a Mondragone? «A Mondragone il mondo dell’Istruzione, vive il collasso culturale fatto di una società sull’orlo di una crisi valoriale irreversibile. Basti vedere l’inconsistenza delle tematiche progettuali formative promosse. La Scuola mondragonese è ancora uno strumento di consenso clientelare elettorale e questo è davvero insopportabile. Soprattutto quando si scende in piazza a parlare di Legalità scegliendo di stare al fianco dell’attuale amministrazione comunale che, aldilà di ogni azione amministrativa illegittima che quotidianamente mette in campo, è il frutto di un ribaltone che ha palesemente violato l’esito elettorale delle urne, tradendo in maniera formale e sostanziale, la volontà popolare». Parole forti che sottolineano sì uno spiccato senso di appartenenza del socialista verso il suo territorio ma sono anche sentenze con un impianto accusatoria notevole nei confronti di un istituzione che,nonostante le accuse mossegli,non sembra interessato a giustificare un comportamento che per la maggioranza potrebbe esser considerato negativo e diseducativo se considerato esser fatto dai garanti di quel pattern di comportamento da impartire alle nuove generazioni. di Martina Giugliano


SPECIALE

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“UN TIZZONE SCAMPATO AD UN INCENDIO” La storia di Davide Cerullo, dalle prime esperienze nella camorra alla riabilitazione con il Centro Insieme per bambini di Scampia LA STORIA I gradini che ci permettono di entrare nel ventre della vela azzurra sono irregolari; uno più alto, uno più rotto, uno più lucido. Somigliano alla gente che man mano ci vede arrivare e ci saluta. Bambine seminude sul ballatoio, mamme che salgono i gradoni con la spesa, ragazzini di ritorno da scuola. Il saluto in realtà è tutto per il personaggio che ho di fianco. Mi accorgo di che persona è Davide nell’insistenza delle persone che lo salutano, lo cercano con lo sguardo, mentre è lontano lo richiamano con un fischio, un colpo di tosse. Io lo chiamo rispetto lui lo chiama riscatto. Raggiungiamo un punto alto da cui si vede, attraverso un filo spinato improvvisato a finestra, tutto il petto di Scampia che pulsa. Davide Cerullo è un ex malavitoso appartenente al clan dei Di Lauro, viene introdotto alla malavita all’età di dieci anni come pusher. Passano due anni e attraverso un esperienza come l’arresto della mamma in diretta TV cresce in lui la rabbia e la prepotenza di un adolescente che vuole diventare grande. Incomincia in questi anni a gestire una piazza di spaccio e viene sparato ad una gamba in una faida tra clan. Diventa così il pupillo del boss Paolo di Lauro, il ras di Secondigliano. A diciotto anni conosce il carcere di Poggioreale. Per un errore burocratico viene trasferito nel padiglione Avellino dove sono concentrati i maggiori casi di 41 bis. Da questa esperienza e con l’aiuto della scrittura Davide rinasce e comincia un percorso di riabilitazione. Successivamente scriverà tre libri, tra cui “Ali bruciate”, sui bambini di Scampia. Con la sua mostra fotografica girerà l’Italia fino al ritorno a Scampia dove adesso gestisce un associazione (CENTRO INSIEME) che si occupa di questi bambini attraverso il doposcuola.

Quando è nato in te il senso di responsabilità verso la gente del tuo quartiere e particolarmente verso i bambini? «Io vendevo la morte spacciando, non è sempre colpa del luogo in cui si è nati se si è malriusciti. Non ho rischiato di ammazzare perchè sono nato a Scampia. Quello che mi è successo è capitato perchè non ho avuto gli strumenti necessari per potermi difendere: scuola, famiglia, società. Nessuno si è interessato a come io stessi crescendo. Quando tu attraversi un fiume metti una pietra dietro l’altra per oltrepassarlo, a me è mancato questo passaggio. Per me non era sbagliato vendere droga, non provavo senso di colpa, non era sbagliato per me promuovere il boss di turno screditando ad esempio mia mamma e la mia famiglia. Questo senso di responsabilità è nato quando mi sono accorto che con la parola e con l’istruzione io potevo riprendermi la mia libertà. Da allora faccio di tutto per permettere alla gente del mio quartiere di avere una scelta attraverso la conoscenza e li aiuto a difendersi da questo mondo». Qual’è stato il momento in cui hai capito che dovevi cambiare vita? «Nel carcere, a diciotto anni. Di ritorno dall’ora d’aria, tornando in cella sulla mia branda vidi un vangelo. Defilandomi per la paura di essere giudicato un debole dai miei compagni di cella aprì questo libro. Nelle ultime due pagine c’era scritto per tre volte il mio nome. Davide. Lì c’è stato il mio primo contatto con la forza sanitaria della parola. Per me è stato un po’ come le garze che si usano per le ustioni, quelle parole e quel libricino hanno risanato le cicatrici del mio animo, mi stavo risanando. Mi sono sentito parte di un messaggio più grande di me, un messaggio di liberazione. In quest’occasione mi sono chiesto per la prima volta

se potevo salvarmi dalla malavita. Ora che è finito tutto posso dirlo: nel carcere di Poggioreale c’è un vangelo che manca di due pagine, l’autore di quel furto cartaceo sono io (sorride)». Perchè hai scelto la poesia e la fotografia come simbolo della tua rinascita? «La poesia perchè è stato il mezzo per il quale sono rinato. Mi ha detto all’orecchio che sono una persona speciale e mi ha fatto prendere coscienza del senso di responsabilità. Che uomo sei quando ti giri dall’altra parte se sai che qualcuno sta morendo? La mia prima poesia è stata di Pasolini: “a un papa”. Pasolini in questa rimprovera il papa dicendogli “lo sapevi che peccare non è fare il male ma è non fare bene”. Qui ho ritrovato la forza della parola. Riguardo la fotografia mi sono accorto che passeggiando cominciavo a fotografare con la testa tutte le cose che vedevo. La memoria mi si è riempita e non volevo perdere niente di quegli scatti che mi piacevano tanto. Sono arrivato a creare una mostra fotografica che si chiama “volti che interrogano”, con lei ho girato l’Italia fino a che è stata sfregiata dalla camorra a Modena». La tua mostra fotografica è stata sfregiata a Modena dalla camorra. Che messaggio ha voluto passare la malavita con questo gesto? «Creare paura nelle persone significa immobilizzarle. Bloccare il messaggio di qualcuno significa che quel messaggio sta toccando frequenze che le persone non devono sentire. Mettersi in gioco significa anche questo: non sottostare a questi gesti. Proprio in questi giorni parlando con un ragazzo che si sta introducendo alla malavita organizzata gli ho detto: “per fare il camorrista non ci vogliono le palle, basta un coglione”. (continua a sorridere e questa volta anche io)». di Giovanni Imperatrice


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SPECIALE SCAMPIA

LA CAMORRA NON SIA MOTIVO DI ORGOGLIO MA DI

VERGOGNA!

Questo mese, un nostro giovane collaboratore, Giovanni Imperatrice, ha realizzato uno speciale su Scampia, su quei cittadini che non ha voce, su fatti e persone contrastanti e contrastate che continuano a credere e a lottare per una società normale, dove metterci la faccia vuol dire anche mettere in gioco la propria vita. La redazione ha scelto di dare spazio a questo speciale perché convinti che riporti in sé un grande significato e un esempio concreto per chi realmente decide di cambiare. Se un giorno Scampia non ci fosse più o meglio non ci fosse più quella Scampia delle Vele, della camorra, dei senza speranza, il luogo maledetto del degrado sociale, e magari avesse prevalso la Scampia onesta e dignitosa che pure silenziosamente esiste, molti non saprebbero né più scrivere né più parlare di una Scampia diversa. Molti giornalisti, scrittori e opinionisti magari meridionalisti, si ritroverebbero di fronte alla scelta dolorosa di dover cambiare posto, eleggendo qualche altro quartiere a simbolo del Male. Troppe volte in questi anni, soprattutto da Gomorra in poi, ci si è avvicinati a Scampia sperando di replicare con successo la denuncia-racconto di Saviano: non per cercare davvero di capire questo complicato e difficile territorio, ma per sfruttare questo nuovo immaginario collettivo su Scampia come unica sede della Camorra. La sensazione che a Scampia si faccia turismo

dell’orrore, vero o presunto a seconda dei casi, è forte. Chissà magari un giorno la Camorra farà affari anche su questo, abile com’è a trarre profitto dalla necessità dettata dalla miseria, dalla cattiva coscienza e dalla miseria intellettuale e d’animo di alcuni personaggi. Premetto che non nego un certo valore d’impatto del libro Gomorra. Portare alla luce i mali che attanagliano questo territorio e farlo in modo diretto come ha fatto lo scrittore, ha la valenza positiva della presa di coscienza e responsabilità sociale. Almeno ora, col successo del libro e i numerosi (forse troppi?) interventi di Saviano nessuno può fingere di non sapere. Non sapere cosa? Che a Scampia c’è la Camorra. Può darsi che qualcuno, magari tra le nuove generazioni parcheggiate in qualche Grande Fratello, non lo sappia. Ma moltissimi altri sì, direi quasi tutti. Sicuramente le forze dell’ordine, che hanno tutto l’albero genealogico delle varie famiglie che controllano i vari quartieri con aggiornamenti su nascite, matrimoni, funerali e morti ammazzati. Sicuramente alcuni magistrati, che magari qualche volta avrebbero preferito fare un altro mestiere, abbandonati come sono nelle torri del Centro Direzionale, all’apparenza degno di New York e poi senza fotocopiatrici e carta. Sicuramente i napoletani, tutti. Sicuramente tutti quelli che fanno affari con la Camorra, da Nord a Sud di questo sgangherato Paese. E sono tanti. Lo Stato sa queste cose da tempo e da tempo si concede alle rozze lusinghe di

questi criminali, accettando accordi che umiliano tutti i cittadini onesti e che avrebbero diritto a uno Stato diverso. Sicuramente lo sanno i bambini di Scampia, e forse sarebbero gli unici ad avere il diritto di non saperlo così presto. I bambini di Scampia sono tanti eppure tra loro pochi parlano. L’idea comune a troppi scrittori, registi e giornalisti è che di bambini, a Scampia, non ce ne sono. Ci sono i piccoli adulti, già mezzi “camorrizzati”, già con la voce roca, già un poco delinquenti e per l’altra metà arroganti. Pure i bambini, se nascono a Scampia, vuoi per reali difficoltà che nessuno nega, vuoi per non creare disagi emotivi agli spettatori – lettori, hanno un personaggio da incarnare: il piccolo delinquente, spacciatore già abbastanza irrecuperabile. Cosa, questa, pericolosissima nella realtà. Perchè i bambini e i ragazzi hanno bisogno di identità in cui sperimentarsi per incontrare la loro e costruirla in modo unico e singolare. Oltre l’amara realtà che li circonda, anche la parte “sana” e “intellettuale” del Paese diventa uno specchio che rimanda loro la stessa immagine, la stessa lettura e interpretazione per il futuro. Cosa ha generato il post-Gomorra? Ha etichettato un luogo e tutti i suoi abitanti. Ha ammassato tra le Vele e le altre case del quartiere, insieme alla verità innegabile della presenza camorristica, tutti i cattivi pensieri di una società colpevole. Scampia a Porta a Porta, Scampia in un dilagare di libri, racconti, inchieste che risultano parziali.


SPECIALE SCAMPIA

Trance di Scampia vendute ad un prezzo ragionevole per un pubblico che tutto sommato vuole essere rassicurato da una verità impacchettata come al supermercato. Immaginare che Scampia sia senza speranza equivale a dire che il male è al suo interno, che per chi nasce a Scampia non c’è alternativa, che a Scampia non ci possa essere una famiglia onesta, ragazzi per bene che non spacciano, ragazze che studiano, padri che proteggono, madri che amano come e forse meglio di altre. A Scampia non ci possono essere possibilità. Perchè se si ammettesse il contrario allora la faccenda diventerebbe più complicata e la gente si sentirebbe meno rassicurata che tutto il Male del mondo ha un indirizzo preciso alla periferia di Napoli. Rimani come sei, anzi come ti chiediamo di essere. Rassicuraci, Scampia! Non cambiare, nonostante tutti i tuoi sforzi. Certo, perché questo quartiere non è solo Camorra e abbandono autorizzato dello Stato. E’ anche resistenza civile quotidiana di tanti suoi abitanti, sforzo di tanti operatori e volontari, delle associazioni di ogni tipo che insistono a curare le radici forti, dignitosamente popolari che hanno fatto anche la storia di questo territorio. Quante associazioni attive vivono e fanno vivere la speranza a Scampia! Da Mammut al Gridas alla Comunità di Sant’Egidio fino alla casa editrice indipendente Marotta e Cafiero, gestita totalmente da giovani di Scampia. Ma ce ne sono anche altre che propongono attività soprattutto ai ragazzi e ai bambini, le prime vittime della Camorra che uccide i loro

sogni, il futuro, che vieta di fatto l’accesso, complice lo Stato connivente, alla libertà di scelta di cosa davvero volerne fare della propria vita. E la vera libertà di scelta è nella conoscenza, nella comprensione e nella presenza di possibilità. E’ la miseria economica, la mancanza di informazione e prospettive, l’ignoranza che rende queste vite facili prede della malavita. Tutta questa infanzia e adolescenza sacrificata sull’altare del potere di pochi che si arricchiscono e mantengono il governo del territorio, che siano camorristi o uomini di stato, sia ben chiaro. Quest’ultimi forse anche più colpevoli in quanto tradiscono la delega che il popolo dà loro per governare secondo legge. Una serie di figure che mantengono e vogliono che le cose restino così e che non deve essere vista, sentita e quindi sostenuta la parte sana e combattiva di Scampia. Far rimanere tutto com’è, come un’istantanea del film Gomorra, scegliete voi quale. Quale fotogramma ha turbato di più il vostro cuore di spettatori statici? Su quale scena cruenta avete puntato di più le vostre aspettative? Però ricordatevi che per girare quel film, molto probabilmente è stato pagato un pizzo per l’accesso. Il biglietto d’ingresso al Museo Camorristico. Già stanno iniziando a fare affari col tour del “brivido”, evidentemente. Voi tutti che pensate che Scampia sia solo Gomorra e paesaggi simili, scansatevi per favore. Abbiamo deciso di fare largo alla Scampia che merita rispetto e sostegno, quella della brava gente che è anche più numerosa dei criminali, ma che pochi ascoltano, pochi

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vedono e soprattutto pochi, potendolo fare, sostengono nella battaglia quotidiana contro il degrado e la malavita. Abbiamo deciso di conoscere e far conoscere la complessità, la difficoltà ma anche la bellezza che si annida in queste vie piene di vita dolente e fiera, passionale e stanca. Per un senso di giustizia e la speranza di una prospettiva diversa che non venga da fuori, ma che possa nascere all’interno di Scampia stessa. Perchè nascere a Scampia non sia sempre vergogna, ma luogo di appartenenza e di radici dignitose, sane, popolari e resistenti. Crediamo che una buona stima di sé sia la base di partenza per costruirsi un futuro dignitoso e il luogo di nascita debba contenere le possibilità per una crescita effettiva, reale. Ci dispiace per il pubblico pagante, ma non avranno risposte semplici e rassicuranti per loro. La verità è una questione complessa e per incontrare la bellezza dovete avere il cuore sgombro e pronto allo stupore. di Giovanni Imperatrice


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CULTURA

LIB(E)RO SCAMBIO

Il giorno 26 settembre, dal parco De Simone di Ponticelli, è partita ufficialmente la campagna itinerante dell’autobus vetrina del “Lib(e)ro scambio”. Il progetto, promosso nell’ambito dei Piani Territoriali Giovani della Regione Campania, è stato realizzato insieme a Publipeas s.r.l. e Unione degli Universitari ed è nato da una volontà sin-

ergica tra gli Assessorati ai Giovani, alla Scuola, alla Cultura, alla Tutela del Consumatore e alla Comunicazione. Dieci tappe nelle 10 Municipalità, in un percorso che toccherà biblioteche, piazze, giardini, università sino al prossimo 25 ottobre. Un libero scambio ed un utile riutilizzo di libri di testo universitari e della scuola di I e II grado per “Favorire chi non può permettersi di entrare in una libreria per comprare tutti i libri ex novo” - come dichiarato da Annamaria Palmieri, Ass.Scuola e Istruzione, che aggiunge – “il fatto che vi siano i ragazzi al centro di questa cosa da un’idea di città che si muove in solidarietà”. Alessandra Clemente, Ass.Politiche Giovanili, evidenzia ‘come i libri rappresentino per molte famiglie un peso difficilmente sostenibile’ e, ricordando la criticità di molte librerie napole-

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tane costrette alla chiusura, invita alla diffusione del progetto come mezzo di dibattito ed argomento di cultura. Il calendario delle piazze: 26 settembre -> Ponticelli – parco De Simone 27 settembre -> S.Giovanni – Via Atripaldi 3 ottobre -> Secondigliano – parco Gaetano Errico 4 ottobre -> Piazza del Gesù 10 ottobre -> Monte S.Angelo – Università 11 ottobre -> Barra – Via Mastellone 17 ottobre -> Scampia – Viale della Resistenza 18 ottobre -> Rione Traiano – Via Tevere 24 ottobre -> Capodimonte – Piazza Lieti 25 ottobre -> Piazza Dante

di Barbara Giardiello

ROADSHOW PER ’INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE IMPRESE ITALIANE Il 24 settembre, al Palacongressi della Mostra d’Oltremare, Napoli ha ospitato una delle tappe del Road show per l’internazionalizzazione delle imprese italiane. Un’iniziativa il cui slogan è ‘Italia per le Imprese, con le PMI verso i mercati esteri’ e che vede per la prima volta uniti i soggetti pubblici e privati del Sistema Italia in un’azione congiunta di breve e medio-lungo termine. Le esportazioni hanno un ruolo determinante nell’uscita dalla crisi (breve periodo) e nella successiva crescita (medio-lungo periodo) su tutto il territorio. Aprirsi ai mercati stranieri, creare ponti commerciali ed imprenditoriali tra le nostre regioni e l’estero significa favorire la conoscenza e la diffusione delle eccellenze nostrane, promuovendo all’interno del nostro sistema produttivo uno sviluppo fluido e rinnovato. Patrocinata dal Ministero degli Affari Esteri, promossa e sostenuta dal Ministero dello Sviluppo Economico, l’iniziativa si avvale del contributo di ICE-Agenzia, SACE e SIMEST, oltre dell’intervento di Confindustria, Unioncamere, Rete Imprese Italia e Alleanze delle Cooperative Italiane.

Il programma è stato ricco di interventi illustri e di significativo interesse. Tra i tanti, Riccardo Maria Monti, Presidente ICE-Agenzia, Massimo D’Aiuto, Amministratore delegato SIMEST, Francesco Paolo Iannuzzi, Direttore Generale per lo Sviluppo Economico e le Attività Produttive presso la Regione Campania, Domenico Menniti, Amministratore delegato Harmont & Blaine e Vice Presidente Internazionalizzazione dell’Unione Industriali di Napoli. Al termine della sessione tecnica e di un buffet è stato possibile accedere alla sessione BtoB, all’interno della quale sono state avviate strategie individuali di internazionalizzazione ed incontri con esperti. Il tutto in un clima di grande serenità ed estrema professionalità. Dal 28° Rapporto annuale sul commercio estero dell’ICE-Agenzia (2013-2014), emerge che la Campania nel 2013 è stata l’unica regione del Mezzogiorno ad aver registrato un incremento dell’1,8% nell’esportazione delle merci, a fronte di una contrazione media dell’area dell’8,7%. Risulta allineata, invece, con la me-

dia del Mezzogiorno nelle importazioni, che hanno registrato una flessione del 4,6%. Anche il primo trimestre del 2014 ha registrato un incremento delle merci esportate, ma in misura inferiore rispetto alla media nazionale (+1,2% a fronte del +1,6% dell’Italia). Singolare l’aumento delle importazioni che segnano un incremento del 7%, a fronte di una diffusa contrazione degli acquisti da parte dell’Italia dall’estero. Nel settore dell’esportazione di servizi, nel 2013 la Campania si è confermata la prima regione del Mezzogiorno, con un valore pari a 1,6 miliardi di euro. Ed infine anche per numero di operatori all’esportazione la Campania nel 2013 conquista il podio del Mezzogiorno, con le sue 10.483 unità. d i Barbara Giardiello


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SPECIALE MONDRAGONE

a cura di: Ada Marcella Panetta

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LA ROCCA MONTIS DRAGONIS SI COLORA DI LUCI foto di: Valentina Panetta

Giunto alla sua Terza Edizione, “Lumina in castro”, è divenuto un appuntamento immancabile e tanto atteso dai cittadini mondragonesi che, in onore dei festeggiamenti di San Michele Arcangelo, possono ammirare la maestosità e la bellezza della Rocca Montis Dragonis. Il progetto è finalizzato alla valorizzazione storica, culturale ed ambientale del complesso archeologico della Rocca Montis Dragonis, che sorge alla sommità del Monte Petrino. Esso nasce nel 2011 dall’idea di un gruppo di organizzatori, membri del Comitato Festa San Michele Arcangelo, di illuminare la Rocca Montis Dragonis e di offrire al pubblico giochi di luce, il tutto accompagnato da una piccola rappresentazione teatrale proprio ai piedi del castello. L’intento è quello di sensibilizzare cittadini ed istituzioni alla valorizzazione del patrimonio storico, ambientale, culturale ed artistico della città di Mondragone. Grazie al sostegno delle istituzioni pubbliche locali, in particolare il Comune di Mondragone, Museo Civico Archeologico “Biagio Greco” e Pro Loco Mondragone, l’evento registra la presenza di circa mille visitatori che, dopo un’escursione di 30 minuti per i sentieri naturali, giunti a destinazione, possono ammirare lo spettacolare panorama offerto dalla città e reso magico dal cielo stellato. Don Paolo Marotta, parroco della Chiesa di San Michele Arcangelo, ha dichiarato: «Lumina in castro è stata una lunga ed attenta riflessione su quanto inestimabile sia la bellezza e la ricchezza del territorio di Mondragone e su quante risorse esso abbia ancora da offrire». A distanza di un mese dall’evento, che ha riscosso tanto successo, gli organizzatori invitato tutti a visitare la pagina del progetto FAI (Fondo Ambiente Italiano) “I luoghi del Cuore”. In questo modo sarà possibile esprimere il proprio voto a favore della Rocca Montis Dragonis e, quindi, sollecitare le Istituzioni nazionali competenti per il recupero e il restauro di questa grande ricchezza. Lumina in castro rappresenta un motivo in più per valorizzare una terra che è ricca di storia, cultura, architettura e soprattutto di bellezza.

NOZZE ALL’ “AMERICANA” SULLE SPIAGGE DI MONDRAGONE

“PEDALA PER LA VITA”

Il sogno di molti sposi è quello di riuscire a celebrare il proprio matrimonio in un luogo unico e speciale, in particolare, per chi ha sempre sognato le nozze all’ “americana” da oggi la città di Mondragone consentirà agli sposi di tutta Italia di pronunciare il fatidico “si” direttamente sulla spiaggia. È questo il nuovo provvedimento adottato dal Consiglio comunale, che ha approvato il regolamento per la celebrazione dei matrimoni civili sulla spiaggia del Litorale Domitio. Secondo il Sindaco Giovanni Schiappa, garantirebbe notevoli benefici economici per le casse del Comune di Mondragone. Una vera e propria trovata, questa, che valorizza la bellezza del Litorale, accogliendo, perché no, sposi provenienti dall’intera Penisola. Il Sindaco, ha dichiarato: «Miriamo ad offrire una singolare opportunità che tende a valorizzare ulteriormente la bellezza del nostro arenile, arricchito dalla riqualificazione del lungomare che a breve sarà interamente completata». Un matrimonio sulla spiaggia per i residenti costerà 100 euro, 200 per i non residenti, e il prezzo aumenterà nei giorni festivi (dai 300 ai 500 euro).

Il 21 settembre a Mondragone si è tenuto il 16° raduno giovanile di “Pedalare per la vita” organizzato dall’Associazione “L’Incontro” e dalla “Società Ciclistica Sinuessa”. La pedalata, partita da Piazza G. Falcone dopo la benedizione del parroco della Chiesa di San Rufino, Don Osvaldo Morelli, ha attraversato le strade della città. Circa 250 partecipanti, per la maggior parte giovani, hanno preferito trascorrere una domenica pomeriggio diversa dalle solite, all’insegna del rispetto dell’ambiente e dello stare insieme. L’Associazione “L’Incontro”, che si occupa del recupero dei tossicodipendenti, è composta da: Di Fusco Silvio, Verrengia Luigi, Morrone Nicolina, Taglialatela Egidio e D’Alessandro Gennaro. Hanno contribuito alla buona riuscita dell’evento le forze dell’ordine. Fondamentale il supporto tecnico da parte della “Società Ciclistica Sinuessa”. Presente alla partenza anche l’assessore alle politiche turistiche, sportive e produttive, Salvatore Pacifico. Silvio Di Fusco, presidente dell’Associazione “L’Incontro”, ha dichiarato: “Sono molto soddisfatto, non ci aspettavamo un riscontro positivo soprattutto da parte dei giovani. Ringrazio tutti coloro che anche quest’anno hanno partecipato e che hanno contribuito all’ottima riuscita della pedalata”.


SPECIALE MONDRAGONE

a cura di: Ada Marcella Panetta

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Il Presidente della Corte costituzionale Tesauro: “I RAGAZZI SONO IL FUTURO, I RAGAZZI SONO LA SPERANZA!”

foto di: Valentina Panetta Il 27 settembre, presso il Teatro Mediterraneo alla Mostra D’Oltremare di Napoli, in onore dell’ evento sportivo e artistico “Isolimpia” 2014 (Giochi Isolimpici Partenopei), l’Istituto dei frati francescani di Mondragone, nella persona di Fra Agostino Esposito, Padre Provinciale dei Frati Minori di Napoli, ha consegnato il premio “Francesco” al Presidente della Corte costituzionale della Repubblica Italiana Giuseppe Tesauro. Oltre a ricoprire una carica così importante, Giuseppe Tesauro è docente di diritto internazionale presso l’Università telematica Pegaso di Napoli. La sua disponibilità nei confronti dei giovani lo vede spesso coinvolto in eventi a sfondo sociale e culturale. Alla manifestazione erano

presenti l’ISISS “Nicola Stefanelli” e la Scuola media Statale “Buonarroti-Vinci” di Mondragone. Abbiamo approfittato di una presenza così autorevole come quella di Giuseppe Tesauro e della sua gentilezza, in un contesto che ha visto coinvolti tanti giovani e diverse scuole del territorio, per rivolgergli qualche domanda. Presidente, che cosa significa per lei, oggi, ricevere il premio “Francesco” ? «Innanzitutto il nome, che evoca una personalità di grande spessore, ancora oggi tanto adorata, come non si può non amare Francesco! Significa tanto anche questo incontro con i ragazzi. Io sono un professore, la mia esistenza non è che dovuta all’esistenza dei ragazzi. Se non ci fossero i ragazzi a scuola, nel liceo, nelle università, i professori non avrebbero che fare. Quindi, secondo me, l’incontro con i ragazzi è sempre una cosa emozionante. I ragazzi sono il futuro, i ragazzi sono la speranza». Oggi sono presenti numerose scuole, e noi abbiamo appreso che lei non appena ha saputo della presenza dei giovani non ha esitato ed ha accettato l’invito. Secondo lei, oggi che ruolo ha l’istruzione in Italia, e come le istituzioni favoriscono la formazione di uno studente? «La scuola dovrebbe stare al primo posto

INTERVISTA AL CONSIGLIERE COMUNALE MICHELE CONTE Michele Conte, consigliere comunale di Mondragone, della Lista Civica “La Scelta”, risponde alle nostre domande circa il bilancio sull’estate e il turismo mondragonese, la crisi economica e la condizione giovanile. E’ da poco terminata la stagione estiva, abbiamo assistito ad una vera e propria crisi che ha coinvolto soprattutto il settore turistico. Qual è il suo bilancio sull’estate mondragonese? «Il mio bilancio sull’estate Mondragonese è estremamente negativo. Oltre alle avversità metereologiche si è assistito ad una mancata programmazione di eventi che potessero dare slancio al nostro turismo». Che fine ha fatto il piano spiaggia? Cosa impedisce la realizzazione di nuove strutture recettive sul nostro lungomare o eventualmente la riqualificazione delle strutture esistenti? Cosa impedisce l’attuazione di quanto previsto dal prof. Pica Ciamarra? «Ho provato da solo a darmi delle risposte e l’unica possibile è che forse l’attuazione di queste opere andrebbe a rompere gli equilibri molto fragili di questa maggioranza ribaltonistica che si regge su una palese irregolarità ovvero senza il consenso del popolo Mondragonese». A soli 27 anni, lei è stato eletto consigliere comunale in una città come Mondragone, che nonostante le tante risorse e bellezze che la natura ci ha donato, vive una situazione di crisi economica che riguarda soprattutto i giovani, cos-

tretti a spostarsi sia per motivi di studio ma soprattutto per motivi lavorativi abbandonando, così, la propria terra. Da consigliere comunale, ma prima di tutto da giovane cittadino mondragonese, qual è la sua idea difronte a questa triste realtà? «Credo che la crisi che stiamo attraversando è grave e purtroppo di difficile risoluzione in quanto non riguarda solo il nostro paese ma tutta l’Italia e buona parte dell’Europa. Probabilmente soltanto attraverso una stretta collaborazione tra tutti gli enti – Comune, Provincia, Regione, Stato - si può cercare di trovare qualche spiraglio per risolvere le problematiche che attanagliano il mondo giovanile. Ciò detto credo che a Mondragone la crisi si senta in maniera esasperata anche o forse soprattutto perché manca completamente una programmazione politico-amministrativa da parte di questa maggioranza ribaltonistica che oramai pensa a vivere alla giornata senza portare aventi quei grandi progetti di respiro occupazionale come l’attuazione del PIP, del piano spiaggia, lo sviluppo della zona industriale e del mercato ortofrutticolo, del porto che potrebbero essere il volano per uscire da questo periodo di notevole difficoltà».

nell’ordine delle precedenze e delle preferenze, talvolta le istituzioni, e in particolare quelle che prendono le decisioni, sembra che non abbiano molta sensibilità o sufficiente attenzione per la scuola, finendo per considerarla quasi come un fatto scontato. La scuola ha bisogno di continue attenzioni, la scuola è il futuro ed ha un compito fondamentale, ossia quello di preparare i giovani alla vita! E’ difficile pensare che si possa tagliare qualcosa sulle risorse per la scuola. La Germania, che è tanto rigorosa, ha tagliato tutto ma non ha tagliato la scuola o la ricerca». Secondo lei, i giovani possono ancora sperare in un territorio così difficile? «Voi siete la speranza fatta persona ! Un paese che si prende cura dei giovani può ancora sperare per il futuro!».

L’ASSOCIAZIONE RIVIERA DOMITIA DONA DUE BICICLETTE AL COMANDO DEI VIGILI URBANI L’Associazione Riviera Domitia di Mondragone, guidata dal Presidente Vincenzo Buffardi, dona due biciclette stilizzate e accessoriate al Comando della Polizia locale di Mondragone, alla Presenza del Comandante Dott. Eduardo Vignale, un vero e proprio esempio civico di collaborazione diretta con le Istituzioni. Il Presidente Vincenzo Buffardi, ha dichiarato: “Unitamente al direttivo, con questo gesto abbiamo voluto dimostrare che se non vi è un coinvolgimento diretto tra i cittadini, le Associazioni e i rappresentanti Istituzionali, difficilmente questo territorio riuscirà ad uscire non solo da questa crisi che si accentua giorno per giorno ma da questo degrado territoriale che attanaglia non solo la città di Mondragone ma tutto il territorio della Costa Casertana”. Il Sindaco Dr. Giovanni Schiappa, che non è potuto intervenire durante la consegna, ha inviato un messaggio che giustificava la sua assenza: “Grazie di cuore per il grande senso civico mostrato. Per Mondragone, con la città!”. La manifestazione si è conclusa con un grande senso di orgoglio e la promessa dell’ Associazione Riviera Domitia di continuare in questa collaborazione con i cittadini e le Istituzioni sperando in un cambiamento di rotta per una vera rinascita territoriale e costruire il sognato Distretto Turistico della futura Riviera Domitia.


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TURISMO

Varsavia, cuore pulsante dell’Europa

Varsavia, detta nel diciottesimo secolo la Parigi dell’Est, anche per le tante testimonianze lasciate dagli artisti italiani, è situata nel cuore dell’Europa ed è da sempre una città movimentata e piena di vita. La sua natura esuberante la rende una città unica, che meglio risponde alle aspettative di chi decide di recarvisi, coniugando perfettamente l’antico con il moderno. Con lo spirito di chi ama l’arte e da buoni viaggiatori, con un volo di linea da Napoli via Roma, abbiamo raggiunto a fine agosto la nostra destinazione: Varsavia. C’è da considerare che gli aeroporti europei sono lontani dal centro cittadino. In questo caso il “Warsaw Chopin” dista solo 13 chilometri dal cuore pulsante della città, collegandosi ad essa grazie ad un efficiente servizio ferroviario metropolitano. E qui la prima attrazione ci ha subito colpiti, vicino alla stazione principale “Centralina”, a pochi passi dal Palazzo della Cultura e della Scienza, opera di un architetto sovietico, abbiamo potuto ammirare le modernissime volte di vetro colorato del centro commerciale. Ma ritorniamo alla nostra esperienza di viaggio. I luoghi più significativi della città sono stati da noi visitati e abbiamo anche scoperto i suoi aspetti più curiosi a cominciare dalla leggenda che racconta di due sorelle sirene che, nuotando nel mar Baltico, presero strade di-

verse: una approdò a Copenaghen e l’altra risalì il fiume Vistola, fermandosi per riposare in un luogo che oggi è la città vecchia. E tutt’oggi, abbiamo anche scoperto che di statue della sirena di Varsavia ce ne sono ben tre, ma ce ne sono molte altre più piccole che nessuno è riuscito ancora a contare. Nel nostro tour non poteva mancare una visita al Palazzo Reale, oggi museo, dove sono gli ambienti più fastosi come la sala del trono e la sala detta del Canaletto, con 22 vedute di Varsavia. Furono proprio i quadri del nostro pittore settecentesco ad essere di grande aiuto durante la ricostruzione della città, distrutta al 90% dalla furia nazista e che nel 1980 è stata proclamata patrimonio di tutta l’Umanità dall’Unesco. I nostri passi ci hanno poi portato al Museo dell’Insurrezione, che ricordano alle giovani generazioni gli orrori della guerra e che fanno comprendere la storia e la forza di ripresa del popolo polacco. Nell’occasione abbiamo incontrato uno dei più anziani volontari del museo, Henryk Wasilewski, che dall’alto dei suoi 96 anni, testimonia con silenziosa dignità il dramma da loro vissuto nei campi di concentramento. Non potevamo se non abbracciarlo affettuosamente! A volte, se non sempre, un gesto vale più di tante parole. E poi non si può mancare un saluto

al monumento di Chopin, il più illustre cittadino di Varsavia, nel giardino delle rose del parco Lazienki e approfittando di questa sosta poter ammirare gli scoiattoli che non disdegneranno le noccioline che offrirete loro (non dimenticatele di metterle in valigia) e sempre nel parco ci si può riposare sulle panchine musicali, installate nel duecentesimo anniversario della nascita di Chopin, che permettono, premendo un pulsante, di poter ascoltare qualche suo brano, sempre che vi ricorderete di spegnere il cellulare. Il Parco Lazienki, vero polmone di verde per la città, è una delle mete preferite dai cittadini di Varsavia. Ma il verde è stato fondamentale per ricostruire la città e sono stati previsti anche giardini pensili attrezzati su alcuni luoghi pubblici come la Biblioteca dell’Università con i suoi originali 2000 metri quadrati di verde sul tetto, unito da passerelle, ponti e pergolati. E sì perché, quasi dimenticavamo, Varsavia non è solo la capitale ma è una grande città universitaria. Proprio per questo amore per il verde, il padiglione della Polonia dell’Expo Milano 2015 sarà completamente seminato a frutteto con filari di alberi di mele, di cui il Paese è leader. I visitatori potranno così raccogliere personalmente i frutti dagli alberi.

di Harry Di Prisco


VARIE

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MEDICINA

GLI STUDENTI VINCONO IL RICORSO, TEST DI MEDICINA INVALIDATO

Se si domanda ad un certo numero di bambini “Cosa vuoi fare da grande?” la maggior parte risponderà “Il Dottore”. Se si intervistassero gli studenti dei primi anni di un qualsiasi liceo riguardo la facoltà universitaria a cui aspirano le risposte sarebbero varie, ma la maggior parte direbbe “Medicina e Chirurgia”. Se venisse posta la stessa domanda cinque anni dopo la risposta sarebbe diversa: “Vorrei fare Medicina ma… l’importante è superare il test!”. Le facoltà, cosiddette, a “numero chiuso” (ad accesso programmato, ndr) rappresentano da tempo argomento di forte e acceso dibattito, tra gli studenti e non. Di conseguenza, una facoltà molto ambita porta con se un dibattito più acceso: questo è il caso della facoltà di “Medicina e Chirurgia”. Ma cosa fomenta realmente il dibattito su questa facoltà? Il numero chiuso o la modalità d’ammissione? La risposta è arrivata quest’anno. Partiamo dall’inizio. Quest’anno gli umori degli studenti non erano dei migliori. La data del test è stata spostata di ben 6 mesi, dall’abituale Settembre ad Aprile, rendendo ancora più complicato il test per chi in quel periodo si sta preparando al vicinissimo esame di maturità. A prescindere dagli umori, anche quest’anno il test d’ammissione registra il grande numero di sempre (10,000 iscritti solo a Napoli). Finito il test, quest’anno molto difficile a detta degli stessi professori, nascono le prime solite storie di raccomandazioni e magheggi, storie che accompagnano il test da sempre. Ma questa volta qualcosa realmente è accaduto. A Bari si ha il coraggio di denunciare l’invalidità del test per violazione dell’anonimato (I commissari, illegalmente, hanno chiesto agli studenti di poggiare le carte di identità sui banchi prima della consegna dei

test) e per la mancanza di un plico di domande dalle scatole ministeriali (che dovevano essere “sigillate”). Parte da qui una reazione a catena che coinvolgerà altre città d’Italia come Napoli e Catania. La situazione viene presa in mano dall’UDU (Unione Degli Universitari, impegnati dal 2007 nella lotta al numero programmato), i quali, insieme all’avvocato Michele Bonetti, attivano la via legale all’annullamento del test tramite il ricorso degli studenti. La sentenza preliminare del TAR LAZIO arriva il 17 Luglio, con questa viene sancita l’ammissione sovrannumeraria dei ricorrenti che, finalmente, possono immatricolarsi con “riserva”. L’immatricolazione non è piena perché le sentenze sono ancora appellabili sia dal MIUR (apparato amministrativo dell’istruzione) che dalle singole università, ipotesi improbabili dopo che il Ministro Giannini ha espressamente rinunciato a fare ricorso. Le università, prima su tutte proprio la Federico II di Napoli, hanno ovviato il classico iter burocratico utilizzando la “pre-Immatricolazione”, ovvero una richiesta di immatricolazione che poi sarebbe stata confermata a ricorso concluso. I ricorsisti, ormai studenti a

tutti gli effetti, possono seguire i corsi e possono sostenere esami attendendo la sentenza definitiva che arriverà nel Maggio 2015.Sono vari gli scossoni organizzativi che arrivano da strutture non abituate a sostenere un tale numero di studenti e sono tante le polemiche che arrivano dalla platea studentesca. Da una parte c’è chi appoggia la causa dei ricorsisti accettando l’invalidità del test, dall’altra c’è chi parla di mancata meritocrazia nei riguardi di chi ha studiato tanto per ottenere questo risultato. Infine va aggiunto che una facoltà come Medicina deve usufruire di una selezione, la quale deve essere finalizzata al pieno rendimento delle strutture così da poter preparare in modo ottimale i medici del domani, ma è anche giusto che tutti gli studenti abbiano pari opportunità di poter realizzare il proprio sogno senza dover fare i conti con raccomandazioni o “vizi” di formalità.

“I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.” (art.34, “costituzione italiana”) di Salvatore De Marco


SCIENCE & FOOTBALL

L’AMAREZZA DELLA PIAZZA CHE NASCONDE BRICIOLE DI TIMIDA SPERANZA... Scelte e convinzioni di società ed allenatore

Ad ogni sconfitta il “giocattolo” conteso nei ruoli da De Laurentiis e Benitez si dice sempre che sia rotto, come l’equilibrio nella squadra scosso da un mancato rinnovo dell’allenatore oppure che l’eliminazione dalla Champions ha demotivato molti ragazzi della rosa. In realtà sono tutte chiacchiere da bar. È giusto fare ipotesi ed esprimere la propria opinione ma la cosa importante è che c’è bisogno di assumersi le proprie responsabilità che una professione comporta, e presidente ed allenatore del Napoli non possono tirarsi indietro. L’AMAREZZA DELLA PIAZZA- Quest’estate la tifoseria partenopea si aspettava grandi colpi che scaldassero gli animi della piazza e che, cosa più importante, permettessero alla squadra di completare un salto di qualità iniziato dieci anni fa. Senza nasconderci dietro un dito, questo dovrebbe essere l’anno dello scudetto! Napoli lo aspetta ma pare che l’ambiente già si sia demoralizzato riguardo ciò. Le prime sconfitte con Chievo e Udinese hanno smorzato un entusiasmo fragile anche perché in campo si mostra una squadra con troppi deficit tattici e tecnici, soprattutto in fase difensiva. SCELTE SOCIETARIE- La stagione in corso dovrebbe essere quella della consacrazione di una squadra che col tempo è cresciuta, si è arricchita di talenti, campioni ed di una mentalità vincente, acquisita con l’arrivo di Benitez e i vari calciatori arrivati da squadre blasonate come il Real Madrid. Questo tipo di mentalità però deve essere tutelata ed incentivata con gli interventi societari, che non si limitano ad un degno calciomercato, ma comportano scelte, strategie e progetti a breve e soprattutto lungo termine: investimento nel vivaio, spazio e fiducia ai giovani nella rosa titolare, miglioramento delle strutture, sia quella del San Paolo che quelle d’allenamento a Castel Volturno, scelta di grandi uomini e non solo di grandi calciatori, tenersi

stretti leader e campioni. In tutto ciò, il Napoli non si è mai distinto. DUBBI TATTICI- Se la società commette degli sbagli, anche le scelte dell’allenatore sono spesso discutibili. L’intelligenza di Benitez sfida spesso il suo senso “egoistico” di mostrare che il suo modo di giocare, il modulo con il quale il Napoli scende in campo, nonostante le numerose defajance tattiche, sia quello giusto per questa squadra. Potrebbe pure esserlo ma c’è una realtà veritiera che non va trascurata. Molti allenatori si sono dovuti adeguare alla disponibilità di calciatori che avevano in rosa. Come è accaduto nella Juventus che oggi gioca con il 3-5-2, quando Conte è stato fautore del 4-2-4 e Allegri del 4-4-2. La duttilità tattica è fondamentale anche per valorizzare gli uomini a disposizione, soprattutto se giovani e promettenti. Per esempio, a Insigne piacerebbe giocare più vicino alla porta come ai tempi del Pescara di Zeman, e ad Hamsik nel ruolo di mezz’ala, appoggiandosi magari a Zuniga che fa salire la squadra, permettendo quindi gli inserimenti anche dei centrocampisti. Insomma, tra i ruoli che meglio si addirebbero a questa squadra c’è da considerare il 4-3-3. La convinzione però sta nel fatto di dover credere in un allenatore che ha vinto tanto anche quando non era il favorito alla vittoria. Servono investimenti in risorse strutturali ed umane. Per diventare grandi, i soldi vanno investiti così. C’è poi la genialità del tifoso napoletano perché, seppur la squadra vada male, la perpetua sofferenza e la consapevolezza di dover credere nei propri sogni fa si che egli abbia sempre conservato in sé briciole timide di speranza nascoste dietro un muro di amarezza. È l’indole del napoletano: sfoga la rabbia, ma in fondo trova sempre un motivo per crederci.

di Fabio Corsaro

CALCIO, PERCHE’ SI GIOCA PROPRIO IN UNDICI? Le regole del calcio sono il frutto di alcuni decenni di osservazioni sui campi di calcio (e di rugby) dei primi tornei. Le dimensioni del campo di gioco sono oggi fissate, almeno per quanto riguarda le competizioni internazionali, in 105 x 68 metri. La scelta dipende in buona parte dalla necessità commerciale di raccogliere il maggior numero possibile di spettatori, offrendo loro una buona visione del gioco su tutto il campo. Per una data area A del terreno di gioco, il numero ottimale N dei giocatori si può esprerimere in termini di velocità con cui essi corrono quando sono in possesso palla e del tempo t che caratterizza in media la loto azione (ossia il tempo necessario perché un giocatore di accorga dell’arrivo di un passaggio, riceva la palla, la controlli e si muova con essa senza essere intercettato da un avversario, e infine la passi ad un altro giocatore). Durante l’azione, mediamente, ogni giocatore si sposta di una distanza v•t. può farlo in ogni direzione, perciò l’area di campo di cui ha bisogno è quella di un cerchio di raggio v•t, approssimabile con un quadrato di lato 2 v•t. Il numero ottimale dei giocatori è quindi dato dalla formula N= A/(2 v•t)². Sostituendo in questa formula l’area raccomandata dalla FIFA (A=7140 m²), una velocità media stimata in 14 km/h (3,9 m/s) e un valore di 2,4 secondi per il tempo medio di azione, si ottiene per il calcio il valore N= 20: esattamente il numero dei giocatori, escludendo i portieri. Se aumentasse il numero di giocatori in campo, il tempo di azione diminuirebbe, rendendo più rapido e convulso il gioco. Viceverse, se il numero dei giocatori diminuisse, il tempo di azione del singolo calciatore aumenterebbe, favorendo azioni più lunghe e un gioco complessivamente più lento. Questo semplice modello permette anche di descrivere l’interazione fra il numero dei giocatori e le dimensioni del campo, utilizzando la relazione matematica per valutare l’effetto di variazioni delle varie quantità presenti. Il fatto che la velocità e il tempo di azione compaiano al quadrato ci fa capire che queste quantità influenzano l’andamento del gioco in modo più rilevante delle altre due (il numero di giocatori e l’area del campo). La perdita di un giocatore che viene espulso, si può comprendere facendo entrare un giocatore fresco e producendo così un piccolo aumento della velocità media del gioco. In questo caso infatti N diminuisce, e per mantenere equilibrato il gioco occorre che anche il secondo membro della formula N= A/ (2v•t)² si riduca. fonte: La scienza nel calcio


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RUBRICHE

LEGGI CHE TI PASSA

di Francesco Paparo

CINEMA

di Fulvio Mele

PROSSIMI EVENTI

di Fabio Russo

LE API DI GHIACCIO DI FRANK IODICE

“YES MAN”, SATIRA SOCIALE E OTTIMISMO QUOTIDIANO

RITORNA IN ITALIA IL BODY WORLDS

Nel giorno del suo ottantaseiesimo compleanno, Pancrazio Farabosc scappa da una clinica per folli e s’imbarca clandestinamente sull’Angelica, una nave cargo diretta in Africa. Nessuno sa cosa si celi dietro la sua fuga, soprattutto quando la nave viene messa sotto sequestro a causa di un traffico di droga e si perdono definitivamente le tracce dell’arzillo ex marinaio. Il direttore della clinica, lo psichiatra Marcel Fontaine, su insistenza della sua collaboratrice Sophie, figlia di Pancrazio, decide di partire alla ricerca dell’anziano paziente. Il suo viaggio si rivelerà un intricato percorso nella mente umana e nei suoi meandri più reconditi. Nel frattempo, la giovane e incauta Sophie si caccerà in non pochi pasticci cui dovranno far fronte insieme... La fuga di Pancrazio, vecchio marinaio e poeta rinchiuso nella casa di riposo, l’anticonformismo del direttore della clinica, la sua relazione tormentata con Sophie, e l’imprevedibilità della ragazza sono solo alcune delle scintille che avviano un motore che ci conduce lungo le pagine di questo straordinario romanzo. Il romanzo è ambientato nel sud della Francia: colpiscono le descrizioni dei luoghi attraverso le parole dei protagonisti e del narratore. Si apre con un tuffo nel mondo malato di Pancrazio, un vecchietto simpatico e pieno di amore per le cose semplici, maltrattato dai passanti, ignorato dalla grande folla, sempre occupata a correre da un negozio all’altro, dall’ufficio alla palestra o dalla culla alla tomba. Pancrazio scappa e parte alla ricerca di certe api bianche, le api di ghiaccio, una notizia presa sotto gamba dagli altri pazienti, i soliti amici del bar che non credono a nulla. Capitolo dopo capitolo, entriamo nel vivo della vicenda conoscendo gli altri personaggi. Anche nella negatività dei contro-protagonisti ritroviamo una certa umanità, un tratteggio delle loro motivazioni che ci fa addirittura scegliere se prendere le loro parti senza sentirci cattivi a nostra volta. Il mondo per Iodice non è diviso in buoni e cattivi ma soltanto in circostanze che fanno buoni o cattivi noi. Una storia ben articolata e con un significato finale, un messaggio chiaro. La vicenda è ricca di imprevisti e colpi di scena, rivelazioni messe nel punto giusto in modo da far funzionare il meccanismo narrativo, seppur appaia spontaneo e naturale come acqua che scorre.

Trama: Carl Allen è un uomo in crisi di mezz’età: ha un lavoro noioso in banca, si è separato da qualche anno da Stephanie, della quale è ancora innamorato, passa il tempo libero guardando Dvd. Un giorno incontra per caso Nick, un suo vecchio amico delle superiori, e viene convinto da lui a partecipare a un seminario motivazionale, guidato dal guru Terrence Bundley, il quale insegna come sfruttare le opportunità che la vita offre, incoraggiando a dire sempre “Si” ad ogni possibile nuova sfida. Carl allora interpreterà alla lettera questo concetto rispondendo “si” addirittuta ad ogni domanda. La sua vita verrà così stravolta, con soddiafazioni lavorative e l’incontro di un nuovo amore, ma gli effetti dello “Yes man” gli si ritorceranno contro..o quasi. Commento: “Yes man” è tratto dalla storia vera dell’umorista brittannico Danny Wallace narrata nell’ omonimo libro autobiografico del 2005. Il film è una commedia romantica che trova nella geniale comicità e originalità interpretativa di Jim Carrey il motore della sua inarrestabile dinamicità, sebbene con quei canovacci che il cinema hollywoodiano offre da anni: un uomo fallito che prova a riscattarsi, l’arrivo di una donna di cui il protagonista si innamora, un lieto fine. Ciò che rende “Yes man” più di una semplice commedia sono proprio gli spunti di riflessione che arrivano allo spettatore. Il film va collocato infatti in un momento in cui la politica propagandistica di Obama dello “Yes We Can” sembra portare fiducia e ottimismo negli Usa e non solo. In questo senso la pellicola può offrire una doppia lettura: una di satira sociale in quanto, nel prendersi gioco dei corsi motivazionali nel particolare, tende a riflettere sull’ intero sistema; l’altra di carattere totalmente opposto va quasi a esaltare la presenza dell’ottimismo nel nostro quotidiano, e quindi come qualcosa di indispensabile per una comunità che vuole migliorarsi. Lo spettatore non può far a meno che interrogarsi su quanto basti allontanare la negatività per cambiare in meglio la propria vita; indubbiamente “Yes man” è un’iperbole ma “Prendere la vita così come viene”, come dice il guru, è il consiglio che mi sento di dare anche io per poter cogliere le cose belle che ci capitano normalmente e che noi non siamo capaci di apprezzare.

C’è una vita dopo la morte? È questa la domanda che più ha angosciato l’uomo nel corso della sua storia e continuerà a farlo, anche se una risposta certa mai si avrà. L’anima vive, il corpo si decompone. O forse no. Con le moderne tecnologie, anche per i cadaveri c’è una vita dopo la morte. Niente decomposizione ma manifesto di vitalità scientifica e anatomica. È ciò che propone Body Worlds, la più discussa mostra itinerante, la quale espone periodicamente in tutto il mondo corpi umani sottoposti a uno speciale trattamento di conservazione, spogliati della pelle per mettere in luce muscoli e organi, sistemati in pose teatrali, atletiche e che vogliono simulare quelle tipiche della vita quotidiana. Secondo gli organizzatori, dal 1995 ad oggi, la mostra ha richiamato quasi 40 milioni di visitatori. I cadaveri esposti sono di persone che hanno donato il loro corpo all’Istituto per la plastinazione di Heidelberg (Germania) e accettato la possibilità di essere esposti al mondo dopo il decesso e la plastinazione stessa. La plastinazione è una tecnica che interrompe la decomposizione del corpo morto. Per questo tipo di trattamento post-mortem servono circa 1.500 ore di lavoro sui cadaveri. La procedura si suddivide in 5 stemp: imbalsamazione e dissezione anatomica, utile a bloccare i processi degenerativi del corpo pompando formalina nelle arterie, rimozione di acqua e grasso dal corpo, impregnazione a forza, dove viene inserito il silicone in ogni cellula, il posizionamento del corpo nella posizione desiderata e infine la solidificazione dei polimeri utilizzati. La plastinazione è stata inventata e brevettata dall’anatomopatologo tedesco Gunther von Hagens. Egli ha intuito che la sostituzione dei liquidi con polimeri di silicone rende i reperti organici rigidi e inodori, mantenendo inalterati i colori. Sarà possibile riaccogliere Body Wolrds in Italia, a Roma dal 16 ottobre, dopo essere stata esposta già una volta nella capitale, a Milano, Bologna ed anche a Napoli nel 2012.


RUBRICHE ENTE RISERVA

di Valeria Vitale

VIVERE IL VERDE

di Rosario Maisto

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SALUTE E BENESSERE

di Daniela Contessa

STOP ALL’ATTIVITA’ VENATORIA

POTATURE AUTUNNALI O INVERNALI

DEPURIAMOCI CON L’UVA

Con l’ingresso della stagione autunnale si è ufficialmente aperta anche in Campania la stagione venatoria 2014/2015. Restando al di là degli schieramenti a favore o contro la caccia, sottolineiamo l’importanza di gestire al meglio questa pratica e ricordiamo che a tal fine è in vigore la Legge n.157/1992, che stabilisce, tra le altre cose, che nei territori compresi in Riserve Naturali come quella di cui ci occupiamo in questa sede, l’attività venatoria è assolutamente vietata. Il Dott. Alessio Usai, Naturalista e Presidente dell’Ente Riserve, a questo proposito ci dice: “un Ente come quello che presiedo ha lo scopo primario di tutelare, preservare e conservare tutte le componenti naturali del territorio su cui si estende. L’attività venatoria è vietata entro i limiti della Riserva, non ci sono scuse…I limiti della Riserva sono ben individuati dagli atti ufficiali”. “Comunque” – prosegue il Presidente Usai – “per chi verrà colto in flagranza di reato o a seguito di indagine, la sola sanzione comminata dall’Ente Riserve è di 2.582,28 euro. Le aree sono state appositamente delimitate attraverso l’adeguata cartellonistica e segnaletica, e anche se in questo periodo stiamo assistendo al furto e al danneggiamento di tali segnali, la legge non cambia! La tolleranza sarà zero, il CFS ci supporta e continuerà a farlo. Mi auguro che tutti, cittadini e associazioni ambientaliste, mettano in atto un cambiamento: tanto è già stato fatto e tanto ancora in più si potrà ancora fare…io invito a segnalare e denunciare i comportamenti illegali. Vorrei infine dire agli Ambiti territoriali di Caccia delle province di Napoli e Caserta nonché alle Associazioni Venatorie che è loro interesse che vi siano aree di riserva, e di educare e informare i loro iscritti” conclude il Dott. Usai.

Ormai gli alberi stanno perdendo le foglie ed è arrivato il momento giusto per la potatura! Essa è necessaria solo quando un cespuglio o un albero avrà bisogno di essere potato: se cresce troppo rispetto allo spazio destinatogli, e la fioritura comincia a ridursi. Deve essere rimosso il legno vecchio per favorire la produzione di nuovi getti, più robusti e vigorosi, che poi fioriranno; in più lo sviluppo delle parti sane darà all’esemplare nuove possibilità di vita, anche se può avere come conseguenza un rallentamento momentaneo nella produzione di fiori e frutti. È importante potare i polloni: questi sono rami robusti ma poco produttivi in termini di fiori e frutti, che nascono da gemme quiescenti o vicino a tagli di potatura sui fusti degli alberi. Quando si pota un arbusto, un albero o un rosaio, è bene assecondare il portamento naturale della pianta.. Per incoraggiare una crescita ben bilanciata e simmetrica, tagliate i rami robusti in modo leggero, e quelli più deboli con maggiore decisione. Se i rami robusti sono tagliati a fondo e vengono lasciati numerosi rametti deboli, la pianta non fiorirà. Gli arbusti che fioriscono a fine estate e in autunno richiedono una potatura a fine inverno, infatti potare in autunno, incoraggerebbe la crescita di teneri gemme, più esposti ai danni del gelo. Le piante che perdono le foglie in autunno vanno potate dal tardo autunno fino a inverno inoltrato, quando sono in fase di riposo. Le Sempreverdi invece è meglio potarli in primavera, passato il pericolo di gelate. La potatura, in funzione delle esigenze della pianta e degli obiettivi scelti, potrà essere severa, moderata o leggera. La potatura severa implica la rimozione di una grande quantità di nuovi rami di tutta la pianta, circa tre quarti, quella moderata cioè accorciandoli fino alla terza, quarta gemma da terra, la potatura leggera elimina solo una parte della nuova crescita, non più di un quarto della lunghezza dei rami. La capitozzatura degli alberi invece è una pratica da evitare. Per potare un grande albero, è indispensabile rivolgersi a uno specialista, uno scompenso fra chioma e radici può mettere a repentaglio la stabilità dell’esemplare oltre che provocare una notevole sofferenza agli esemplari. infovivereverde.ros@libero.it

L’ampeloterapia o cura dell’uva consiste nel nutrirsi esclusivamente di uva. In questo periodo, la si trova facilmente di buona qualità, fra i produttori locali o nei GAS a buon prezzo. Diuretica, ricca di vitamina A, B1, B2, B9, C, P, ma anche di Ferro, Potassio, Calcio, Magnesio, Silice, Iodio, Fosforo e Zolfo. È un alimento completo e disintossicante, elimina le tossine e purifica il sangue, estremamente digeribile, stimola la peristalsi intestinale e abbassa il colesterolo. Preferire l’uva nera, perché contiene più antiossidanti nella buccia, masticare bene i semi, anch’essi terapeutici, in quanto ricchi di acidi grassi polinsaturi. Non tutti li preferiscono, in questo caso non ingerirli. Il succo estratto dell’uva è antivirale e antibatterico. Mentre si segue la cura dell’uva, le tossine del nostro corpo vengono drenate e quando questo processo è terminato, si inizia a rifiorire. Ci vogliono spesso, anche parecchie settimane, dipende da che grado di intossicazione ha in partenza il fisico. Chi assume proteine animali ha bisogno di più tempo. Come si inizia? Come in tutte le cose, in maniera graduale, dopo una settimana di alimentazione a base di frutta e tanta verdura inizialmente cruda e cotta, poi solo cruda, si passa ad ingerire solo frutta intera poi frullata o estratta, tenendo conto delle giuste combinazioni. Solo così si eviteranno i gonfiori e le fermentazioni di cui molti si lamentano quando iniziano ad alimentarsi aumentando le verdure e la frutta. Si inizia, con due bicchieri di acqua fresca, pura con un po’ di limone bio, se si preferisce, poi dopo mezz’ora pasti di sola uva, quando si ha fame, in piccole dosi, si arriva a consumarne un paio di kilogrammi al giorno. Ci si sente deboli, le prime volte, fino a che le tossine interne non vengono eliminate, facendo anche dei bagni di sole mattutini e passeggiate all’aria aperta con la giusta respirazione la natura ci premierà, regalandoci un’energia nuova. Chi è alle prime esperienze depurative, si consiglia un periodo di pochi giorni da ripetere più volte, chi supera la settimana dovrà gradualmente reinserire gli alimenti, prima il crudo poi il cotto, fino ad arrivare dopo una decina di giorni alla normale alimentazione. Si sconsiglia questa cura a tutte le persone che fanno uso di medicinali giornalmente, chiedere sempre al proprio medico curante. Pagina Facebook: Curiamoci mangiando

RICCHEZZE NATURALI- Non ci si può che unire a questo appello, ricordando che l’Ente Riserve “Foce Volturno – Costa Licola – Lago Falciano” costituisce una ricchezza inestimabile e un orgoglio per tutto il nostro territorio. Per chiarimenti, per consultare la Normativa o la Carta delle Riserve, si può visitare il sito www.riservevolturnolicolafalciano.it.


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RUBRICHE

IL DIRITTO

DAL DENTISTA

di Fabio Russo

di Dott. Carmelo Pulella

LOCALE PUBBLICO, RESPONSABILITA’ DEL GESTORE

PATOLOGIE ED IGIENE DENTALI

Con due recenti pronuncie, la Corte di Cassazione interviene a delimitare l’ambito di responsabilità dei gestori di un pubblico esercizio in materia di consumo di alcolici da parte di minorenni e di schiamazzi notturni. Nel primo caso, con la sentenza n° 2544/14, la quinta sezione precisa che il barista risponde della contravvenzione ex art. 689 c.p., somministrazione di bevande alcoliche a minori, in concorso con il titolare della licenza. La difesa dell’imputato, nel caso in esame, aveva eccepito l’estraneità ai fatti del proprio cliente, sostenendo che il reato di cui all’art. 689 c.p. doveva considerarsi come “reato proprio”, comportando la responsabilità solo dell’esercente l’attività di somministrazione di alcolici, laddove il barista era un semplice dipendente. Di diversa opinione i giudici, secondo i quali, nella previsione normativa “non rientra solo il titolare della licenza di esercizio di osteria od altro pubblico spaccio, ma anche chi gestisce per lui (...). Nel secondo caso, la Terza Sezione, con la sentenza n. 37196/14, stabilisce il principio secondo il quale il gestore del locale che esercita correttamente il proprio potere di controllo non è responsabile degli schiamazzi notturni. Secondo la giurisprudenza di legittimità, il gestore di un esercizio commerciale è responsabile del reato di cui all’art. 659, comma 1, c.p., per i continui schiamazzi provocati dagli avventori, con disturbo delle persone, soltanto nel caso in cui ometta di esercitare il suo potere di controllo. In altre parole, non può essere ritenuto responsbaile il gestore qualora pur richiamando all’ordine la sua clientela ciò non serva ad evitare schiamazzi e disturbo alla quiete pubblica, soprattutto se tali fastidiose condotte si consumano nell’area esterna adiacente al locale e non dentro.

E’ bene avere una precoce diagnosi nel caso di malformazioni delle ossa del viso. Fortunatamente, queste patologie non sono numerose e la maggior parte dei trattamenti ortodontici prendono il via con il passaggio da denti di latte a quelli definitivi, e ciò accade intorno ai 10-11 anni di vita. L’ortodontista è uno specialista che, a seconda della problematica, sceglie la terapia più corretta e gli strumenti idonei, ed è una figura che in uno studio di qualità deve essere presente. Così come in medicina generale esiste il medico generico, ma le terapie specifiche e più avanzate sono messe in campo dai singoli specialisti. Pertanto, visita di controllo per valutare la necessità di trattamento ortodontico, valutare se fosse necessario, nei pazienti più piccoli, l’uso delle sigillature dei solchi dei denti quali i primi molari che erompono intorni ai sei anni e che puntualmente i piccoli spazzolano poco, e le mamme pensano, sbagliando, che anche quei denti andranno sostituiti. A questo punto chiediamo che ci venga indicato quali siano le manovre per ottenere una corretta igiene da utilizzare noi e la nostra famiglia. Infine, per noi adulti, oltre a valutare lo stato dei nostri denti, chiediamo la valutazione dello stato di salute delle nostre gengive e l’eventuale presenza della malattia parodontale. La malattia parodontale è quella patologia che determina la presenza frequente di ascessi gengivali che con il passare del tempo conduce alla perdita dei denti stessi. Bene, ritengo di avervi dato spunti sufficienti su cui riflettere nell’interesse della salute della bocca vostra e dei vostri cari.

RUBRICA CURATA DALL’AVVOCATO PENALISTA FABIO RUSSO INFO: 347 6595190 EMAIL: avv.fabiorusso1975@libero.it

FISCO NEWS

di Antonella Morlando

REDDITOMETRO ED INPS Redditometro: gli incrementi patrimoniali0 peseranno solo per un quinto In materia di accertamento e riscossione, gli incrementi patrimoniali pesano solo un quinto nell’attività di selezione e controllo del rischio ai fini dell’accertamento sintetico da parte delle Entrate. La precisazione è emersa in un convegno promosso dall’Agenzia della Lombardia. Il nuovo accertamento sintetico considera quattro categorie di spesa per la determinazione nel reddito attribuibile sinteticamente al contribuente persona fisica: spese certe; spese per elementi certi; quota di risparmio; incrementi patrimoniali. La norma introduce una presunzione relativa secondo la quale tutto quanto è stato speso nel periodo d’imposta si considera finanziato con redditi del periodo medesimo, ferma restando prova contraria a carico del contribuente. La circolare AE n. 25/E del 6 agosto 2014, nel capitolo dedicato alle persone fisiche, ricorda che è stato predisposto il nuovo applicativo informatico “Ve.R.Di.” (verifica redditi dichiarati). Inps: cumulo pensioni e reddito di lavoro autonomo Con il messaggio n. 7113 del 19 settembre 2014 l’INPS ha fornito indicazioni in merito al cumulo della pensione con i redditi da lavoro autonomo. I titolari di pensione soggetti al divieto di cumulo parziale della pensione con i redditi da lavoro autonomo, sono tenuti a dichiarare entro il 30 settembre 2014 i redditi da lavoro autonomo conseguiti nell’anno 2013. Con la medesima comunicazione sarà possibile dichiarare i redditi percepiti negli anni precedenti, ove non si fosse già provveduto. I soggetti che non hanno ricevuto il bustone, tenuti alla dichiarazione, possono scaricare il modulo 503 AUT dalla sezione dedicata del portale dell’Istituto: www.inps.it - moduli, e inviarlo a mezzo PEC alla sede competente. Fonte: Notizie fiscali

RUBRICA CURATA DALLO STUDIO DI COMMERCIALISTI DI ANTONIETTA MORLANDO PIAZZA VITTORIA, 6 80121 NAPOLI TEL: 081 663087


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