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4 L’editoriale di Tommaso Morlando Questo mese abbiamo ospitato nella nostra sede di Castel Volturno il nostro amico Claudio Mungivera, Tenente Colonnello dei Carabinieri e autore dell’attualissimo libro “Il Cancro della Corruzione”, a cui abbiamo dedicato un ampio servizio all’interno. Una breve frase per presentarlo a chi non lo conoscesse già: “lo spessore morale dell’uomo e l’integrità del militare”. L’occasione è una di quelle che certamente ricorderemo. Presso la sede di Officina Volturno un nutrito gruppo di persone hanno fatto “sistema” confrontandosi su di un tema di strettissima attualità – o sconfortante ordinarietà – usando
DON LUIGI CIOTTI: LA SPERANZA NEL POTER CAMBIARE LE COSE O E’ DI TUTTI O NON E’ UNA VERA SPERANZA
come chiave di interpretazione proprio il libro dell’ufficiale dei Carabinieri. L’impeto delle sue parole, mentre parla ai ragazzi dell’Associazione, dimostrano la genuinità delle sue idee, ma sopratutto la profonda indignazione verso il sistema politico e amministrativo che egli considera un’oligarchia dove i potenti sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. E occorre impegnarsi per cambiare… Abbiamo intervistato Don Luigi Ciotti in un incontro a Nola ha affermato: “SOLO UNENDO LE FORZE E LE SPERANZE SI ATTUA IL CAMBIAMENTO. LA SPERANZA O E’ DI TUTTI O NON E’ SPERANZA!”. E ancora.. Interventi del Procuratore antimafia Franco Roberti, di Tano Grasso dell’Antiracket, di Gino Strada e tanti altri personaggi di primissimo piano che ci hanno fatto dono della loro presenza e del loro spassionato sostegno, per continuare a testimoniare la legalità, quotidianamente, con comportamenti coerenti. Infine, il nostro territorio… si è andato a votare dopo anni di commissariamento perché il Comune è stato sciolto per infiltrazione camorristica… e nessuno ha raggiunto la maggioranza al primo turno. Ci sono giunti molti inviti a schierarsi per il prossimo ballottaggio a Castel Voltur-
no, ma, con molta serenità, abbiamo ricordato a tutti che ci siamo schierati già quattordici anni fa... Creando l’Associazione Officina Volturno CONTRO la Camorra non molliamo... Ci siamo schierati contro tutto e tutti... Ma soprattutto, ci siamo fortemente schierati PER... Ci siamo schierati PER diffondere una mentalità più civile basata su rispetto ed educazione... Ci siamo schierati PER la difesa del nostro territorio con decine di denunce e centinaia di articoli apparsi su riviste istituzionali e specializzate basati su competenza e conoscenza... Ci siamo schierati PER dare una seria e concreta possibilità di lavoro ai nostri giovani basata sulla professionalità... Noi ci siamo già schierati da tempo e VOI ? Mi rivolgo, pertanto, a tutti i giovani e a tutte le persone perbene che amano questo territorio... È il momento di fare scelte coraggiose, perché il prossimo futuro è soprattutto vostro... Un grandissimo e affettuosissimo ringraziamento a Marek Hamsik a cui abbiamo dedicato con convinzione la nostra prima pagina. È un ragazzo esemplare a cui va la nostra stima. Forza Marek... SEMPRE !!! Un ringraziamento a tutta la redazione sempre più ricca di nuove collaborazioni e di altissimo profilo.
<<Oggi, in questa scuola non è venuto don Luigi Ciotti guai se i percorsi si identifichino in una persona, io rappresento un noi in quanto il cambiamento non necessita del singolo ma ha bisogno di ciascuno di noi. Rispetto alla violenza, all’illegalità ,alla corruzione non basta indignarci a questa si risponde portando un contributo che parte dalle cose più piccole dalle nostre scelte perché solo unendoci ,solo credendo realmente alla potenza del cambiamento potremmo vivere in una società ma ancor di più in un mondo migliore >> Queste le parole di Don Luigi Ciotti – Fondatore dell’Associazione Libera pronunciate il 27 maggio 2014 nell’aula magna dell’Istituto Ambrogio Leone di Nola ,in occasione della premiazione del Concorso fotografico “ Il bello ed il brutto del tuo territorio” promosso da Libera, Caritas, Forum Ambiente e Ultimi. Parole che hanno fatto da cornice ad una lodevole iniziativa che proprio in nome della legalità e del rispetto del territorio suona come un inno alla speranza e alla volontà di cambiare davvero le cose .Durante la premiazioni del concorso fotografico numerosi sono stati gli interventi prima fra tutti quello di Don Aniello Manganiello il quale esordisce nel dire : << La società non ha bisogno di eroi , perché una comunità che ha bisogno di idoli è una società giunta alla frutta e quando mi attribuiscono l’accezione di prete anti-camorra mi defilo sempre ,in quanto
mi sembra più il tentativo di trovare un alibi al proprio disimpegno come se si volesse intendere che se non si è conosciuti pubblicamente dalle masse non si può combattere nel proprio piccolo . Tale ragionamento è sbagliato perché tutti dobbiamo essere persone anticamorra e tutti dobbiamo costruire il meglio per questo territorio che io amo e amerò per sempre >> .Il concorso fotografico al quale hanno preso parte le scuole medie e superiori dei paese vesuviani ,ha messo in scena scatti che drammaticamente esplicitavano da una parte le bellezze del nostro territorio come campi concimati, papaveri rossi segno di libertà e di rinascita e dall’altra monumenti danneggiati dall’ignoranza dell’uomo, cumuli di spazzature sotto le stazioni e roghi accesi, simbolo dell’illegalità e di atti deplorevoli. Si è voluto metaforicamente sancire -attraverso la fotografia - la possibilità di non essere più abitanti della terra dei fuochi, la volontà impellente di non essere più solo delle semplici comparse di quel secolare spettacolo chiamato VITA ma i soli protagonisti, al fine di rendere concreto il miglioramento dell’attuale realtà in cui viviamo perché come ha concluso Don Luigi Ciotti: “ SOLO UNENDO LE FORZE E LE SPERANZE SI ATTUA IL CAMBIAMENTO , LA SPERANZA O E’ DI TUTTI O NON E’ SPERANZA! “ Martina Giugliano martina.giugliano@libero.it
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Il capitano del Napoli ospite nella nostra redazione:”L’anno prossimo farò meglio!”
hamsik: voglio restare a napoli Testa e cresta sempre alte. Un cuore d’oro placcato d’azzurro, quella maglia che ormai è una seconda pelle e la fascia di capitano che lo consolida leader della squadra e rappresentate della città, dopo 7 anni di permanenza all’ombra del Vesuvio. Il calciatore qual è gli ha permesso di essere al centro del progetto targato Napoli, l’uomo che sa di essere, invece, è frutto di una lunga crescita, maturata negli anni con le giuste intenzioni e compagnie. Casa sua è sì Napoli, ma ancor di più lo è Pinetamare. Dal primo giorno che veste la maglia azzurra, Hamsik vive in quel di Castel Volturno, terra di contrasto, dove gli “arcobaleni sociali” si scontrano con vecchie tempeste, portatrice di marcio e corruzione. Per fortuna, in questi territori, c’è gente come lui che preferisce restare e dare un grido di positività dove ciò che è bello è oscurato da ciò che non funziona. La sua vicinanza e presenza tra i cittadini di Pinetamare colpisce chi non è abituato a vederlo per strada, magari a mangiare un panino con la famiglia all’August Fest o sempre presente con le associazioni del territorio come I Love Pinetamare ed Officina Volturno. La sua disponibilità è il prodotto di un legame forte e tranquillo che ha con i cittadini di questa lingua di terra. La città è felice ed orgogliosa di avere un capitano come lui. Intanto, Marek accoglie il nostro invito e viene a trovarci nelle nostre sedi, riservandoci delle dichiarazioni in esclusiva. La sua disponibilità è quasi disarmante: si presenta come fosse un amico di sempre, un ragazzo qualunque nella sua semplicità. Lo facciamo sentire a casa esponendo la bandiera della Slovacchia, dove 27 anni fa nacque un talento del calcio europeo, un ragazzo d’oro che oggi ha deciso di vivere in mezzo a noi.
L’innovazione comporta sempre dei cambiamenti però tu, in 7 anni che sei a Napoli, sei sempre stato al centro del progetto, che in panchina ci fosse Reja, Donadoni, Mazzarri o Benitez. Insomma, Napoli è per sempre?
Sicuramente posso dare qualcosa in più e dalla prossima stagione mi impegnerò per farlo al meglio.
La mancanza di Zuniga, appoggiarti e scambiare palla con lui, ti ha dato qualche Sì, io ho sempre detto così. Se continuerò a tro- “problemino” in campo? varmi bene io rimarrò qua altrimenti si vedrà. Per adesso sto bene in questa città, in questa squad- Sicuramente è un giocatore che sa tenere bene il ra e non c’ho voglia di cambiare. L’intenzione è pallone, sa giocare nello stretto, è molto ben tecdi rimanere qui e le varie voci di mercato non mi nicamente proposto e un giocatore così manca danno fastidio perché sono scritte da giornalisti certamente alla squadra. che fanno il loro lavoro. Ti dispiace non essere al Mondiale Cos’è che ti lega a questa città così forte- quest’anno? mente, preferendo vivere a Pinetamare e rinunciando ad abitare in qualche meraviglia di (ride ndr) Sono contento di godermi le vacanze. Napoli come hanno fatto molti dei tuoi compagni? Fabio Corsaro corsarofabio@gmail.com All’inizio è stata una scelta perché ero giovane e Foto di Francesco Paparo volevo stare vicino al campo di allenamento. Poi, nel tempo, ho trovato degli amici e non voglio cambiare. Qui mi trovo molto bene. Questa stagione per la squadra è stata molto positiva. Tu hai iniziato col botto, 9 assist, 6 gol in 11 partite però poi l’ultima rete è arrivata dopo tanto, troppo tempo. Credi che sia stato un calo fisico, emotivo o tattico? Non lo so, penso un po’ di tutto. La cosa più importante è che la squadra è andata bene e ci siano stati i risultati anche senza i miei gol. Il 4-2-3-1 di Benitez ti priva di qualcosa tatticamente?
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7 Interviste in esclusiva a Tano Grasso e Luigi Ferrucci
speciale di Fabio Corsaro foto di Francesca Pignatelli
Franco Roberti:
“Il clan dei casalesi è morto!” Tuteliamo chi denuncia. Il governo rilancerà l’Agenzia dei beni confiscati” Non esiste freno per l’uomo che intende sovvertire la realtà e raggiungere fortemente un obiettivo perché, oltre ad essere un proprio interesse professionale, è anche l’interesse di un’intera società civile chiamata Stato. Franco Roberti è il Procuratore Nazionale Antimafia, un magistrato napoletano divenuto istituzione del Paese, intento a distruggere un fenomeno tanto squallido quanto temerario. La presenza di Roberti a Castel Volturno, in occasione dell’inaugurazione del bene confiscato intitolato a Domenico Noviello, rappresenta un forte segnale per questo territorio in costante bilico tra uno straordinario potenziale inespresso ed una realtà che purtroppo infanga il nome di questa città. La presenza di una figura istituzionale nazionale nella proprietà di un ex narcotrafficante, situata in via Ostia 7/9, sta a significare che le speranze dei cittadini di ritrovarsi in una terra dove la criminalità organizzata non faccia più stragi non sono vane aspettative. L’orgoglio di Franco Roberti si cela dietro quelle sue parole: “Il clan dei casalesi è morto” e in quella sensazione sono vive le anime di chi della camorra è stato vittima e soprattutto di chi ci crede ancora a distruggerla per sempre. Il percorso non è breve né tanto meno semplice, ma lo stesso Roberti ricorda quelle parole di Falcone che infondono fiducia e speranza: “La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine”. “Tocca alle istituzioni- aggiunge Roberti - cercare
di instaurare una forte collaborazione con i cittadini che devono sentirsi tutelati e avere una piena fiducia dello Stato”. Il Procuratore Antimafia mette l’accento anche su un aspetto fondamentale del rapporto Stato-cittadino: la comunicazione. Il magistrato napoletano parla di tutela dei cittadini che si espongono a denunciare e ci rassicura, in esclusiva, di quanto faccia lo Stato in questi casi: “Tuteliamo, assistiamo, seguiamo, proteggiamo coloro che denunciano, testimoniano, collaborano. L’impegno dello Stato è quello di proteggere i cittadini che collaborano e assicurare alla Giustizia i responsabili dei reati”. Franco Roberti continua, parlando del rilancio dell’Agenzia dei beni confiscati: “In questo momento, all’esame del governo, ci sono una serie di disegni di legge, progetti, proposte per rilanciare anche attraverso la riorganizzazione della struttura dell’Agenzia per i beni confiscati l’azione dell’Agenzia stessa e credo si arriverà presto al rilancio dell’Agenzia perché la finalizzazione dei beni che vengono sottratti, alla destinazione di uso sociale, è veramente fondamentale, quindi deve essere sicuramente una sfida da vincere”.
call center antiracket 081 19 019 099
Eroe. Domenico Noviello lo era, purtroppo. Come lo sono state tutte le vittime della camorra che hanno rifiutato di essere asserviti dalla criminalità organizzata. L’eroe è una persona comune che ha coraggio, schiacciando la paura con la propria dignità. Oggi viviamo in una società in cui molti accettano di condividere, e spesso vedere sottomesso, il nostro territorio con una banda di assassini del bene, della cultura e di una società civile. Negli ultimi anni, però, si stanno rafforzando le istituzioni e l’omicidio di Noviello rappresenta uno spartiacque che ha permesso alle istituzioni di carpire mosse e strategie dei vari clan. A Castel Volturno, l’inaugurazione del bene confiscato intitolato a Noviello è l’occasione per diffondere ulteriori messaggi di positività e speranza in una lotta contro il male che Stato e cittadini devono affrontare insieme. Moderatore dell’evento è Tano Grasso, Presidente Onorario della Fondazione Antiracket Italiana, il quale “denuncia” il cittadino che non si mobilita contro la criminalità organizzata: “Quando c’è l’eroe significa che la maggior parte dei cittadini non fa ciò che deve essere. Bisogna oggi rimediare all’errore che la comunità fece quando fu assassinato Noviello, ossia di lasciare sola una persona”. Continua il Dott. Grasso a spiegarci, in esclusiva, l’importanza dei beni confiscati da considerare come risorsa per il Paese: “Noi faremo di tutto perché siano una risorsa per questa comunità. Questa non sarà solo la sede dell’Associazione Antiracket bensì il luogo dove bisogna far pullulare la creatività. Più creatività c’è meno cultura mafiosa c’è. Bisogna alimentare pensieri, ricerche, sollecitazioni”. Il Presidente dell’Associazione Antiracket Castel Volturno Luigi Ferrucci invita i commercianti vittime di estorsioni a denunciare anziché pagare perché oggi insieme si è più forti: “Noi abbiamo da subito cominciato a denunciare e dopo un lungo percorso siamo usciti finalmente come Associazione Antiracket per cui ancora tanti continuano a pagare ma è più facile denunciare perché non si è più soli”. Ma cosa significa racket: paura o possibilità di vincere il nemico? Ci risponde così, in esclusiva, il Sig. Ferrucci: “Racket significa controllo del territorio, sottomettere il commerciante. L’intento estorsivo principale è proprio il controllo territoriale”. Basta denunciare per sconfiggere il racket? “ Denunciare è il primo passo. Se poi gli arresti vengono fatti a ripetizione può succedere qualcosa. La cosa più difficile da eliminare è la mentalità mafiosa e per quello ci vuole un percorso culturale di legalità che è più difficile da percorrere”. Presenti all’inaugurazione anche Franco Roberti, Procuratore Nazionale Antimafia, Carmela Pagano, Prefetto di Caserta, Franco Malvano, e Rosario D’Angelo, Coordinatore Regionale delle Associazioni antiracket della Campania, una forte rappresentanza delle forze dell’ordine con i loro massimi responsabili locali. È intervenuto anche Massimo Noviello, figlio di Domenico, palesemente emozionato e conscio che il sacrificio di suo padre possa aver rappresentato una lotta decisa, lunga e da vincere contro il marcio di questa società.
viale della acacie - Castel volturno
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Emergency, è la Strada giusta C’è uno strato di coscienza tra l’aiutare e l’essere indifferenti, una linea sottile che divide la filantropia dall’egoismo. C’è chi decide di farsi carico delle sofferenze altrui per rendere un po’ più leggero il peso della povertà, della fame, delle malattie e dei vari disagi sociali, umanitari e sanitari che si riscontrano in tempi di guerra e in luoghi dimenticati dal mondo. Tra le realtà più attive nel panorama mondiale, il lavoro svolto da Emergency, ONLUS internazionale, partner ufficiale del Dipartimento della Pubblica Informazione dell’ONU, rappresenta una risorsa umanitaria e sanitaria gratuita fondamentale per i Paesi in difficoltà. Il padre fondatore di questa associazione è Gino Strada, un medico milanese specializzatosi in chirurgia d’urgenza, traumatologica e cardiopolmonare, che completa la sua formazione professionale in varie zone di guerra, tra l’89 e il ‘94, con il Comitato Internazionale della Croce Rossa per dare manforte concreta alle vittime dei conflitti. Le aree d’azione dell’associazione sono principalmente l’Afghanistan, l’Iraq, la Rep. Centrafricana, la Sierra Leona e il Sudan. I volontari che ne fanno parte intervengono in diverse branche della chirurgia, della medicina e della riabilitazione e integrazione sociale. Emergency, inoltre, dichiara, attraverso un proprio manifesto, che il “diritto ad essere curato” è un diritto fondamentale e inalienabile per tutti. Ogni 2 minuti Emer-
gency cura una persona. Da 20 anni. Negli ultimi anni, la crisi economica costringe Emergency ad intervenire concretamente anche in Italia, offrendo oltre 120.000 prestazioni e mettendo a disposizione dei cittadini una serie di poliambulatori, ambulatori mobili e sportelli di
orientamento socio-sanitari. Particolarmente presente e attiva, l’associazione comincia ad operare anche nel casertano. Infatti, nel 2013 un ambulatorio mobile lavora a Castel Volturno, offrendo cure gratuite ai migranti e alle fasce vulnerabili della popolazione. Infezioni alla pelle e alle vie respiratorie, casi di dipendenza da droghe e alcool sono le principali patologie riscontrate. Poiché il fenomeno della prostituzione in queste zone è particolarmente presente, Emergency, dallo scorso aprile, decide di facilitare l’accesso ai servizi sanitari del territorio, aumentare la conoscenza delle malattie sessualmente trasmissibili e dei comportamenti da tenere per evitare situazioni a rischio attraverso un team d’esperti che viaggia a bordo di un’unità mobile. Inoltre, la Partita del Cuore svoltasi il 19 maggio, ha tra gli obiettivi quello di raccogliere fondi da destinare all’avviamento di un poliambulatorio a Castel Volturno. Insomma, c’è bisogno di interventi concreti in queste zone per una popolazione che conta innumerevoli migranti e cittadini che ne hanno bisogno. C’è bisogno di assistenza, attenzione e sentimenti positivi per il rilancio di questo territorio. C’è bisogno di quella linea sottile posta tra filantropia ed egoismo: il coraggio di essere uomini. Fabio Corsaro
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Officina, Legambiente e Libera presentano
il libro di Claudio Mungivera Una mattinata intensa, presso la sede di Legambiente e Libera Csasapesenna, situata in via Don Peppe Diana. L’evento è stato quello della presentazione del fortunato libro di Claudio Mungivera “il cancro della corruzione”, andato in ristampa già per la terza volta. “Già il titolo è il libro”, afferma ridendo il colonello dei carabinieri e responsabile della sicurezza presso la Nato. Fin dalla scelta del titolo, difatti, Mungivera vuole essere incisivo, schietto, come lui stesso ama definirsi, e andare immediatamente a stringere quel male più grande, o meglio l’origine di tutti i mali, quale è la corruzione. “Una cosa di cui tanti facilmente si riempiono la bocca, ma su cui pochi effettivamente riflettono, e scrivono”. Dalle sue forme più ingenue, a quelle più scellerate e violente, la corruzione, secondo l’autore, permea il nostro sistema sociale, politico, e morale. Nicola Diana, presidente di Libera Casapesenna, apre la presentazione con i suoi saluti ai presenti. A moderare l’incontro, il corrispondente del mattino Fabio Mencocco, affiancato dall’avvocato Alessandro Diana e dalla dott. ssa Anna Savarese (V. presidente legambiente Campania). Diana tiene a sottolineare come questa tematica assuma un particolare significato per territori, come Casapesenna, che si avviano alla nuova e attesa sfida elettorale. Pertanto parlare di corruzione diventa importante, soprattutto alle spalle dello spettro, ormai aureo ma comunque ancora pressante, della camorra; Il libro ha il merito di ispezionare il fenomeno della corruzione da più punti di vista. La penna di Mungivera, con scrupolosa semplicità, assomiglia tanto a un bisturi capace di penetrare gli organi più profondi della società in cui viviamo. Dall’idea, a tratti criticata, di una corruzione primordiale, fatta risalire agli biblici Adamo ed Eva, alle immagini mostruose e attuali di un male divagante e corrodente di coscienze, fino a discendere nell’analisi di quelle drammatiche cronache territoriali di un inquinamento altamente nocivo; il testo di Mungivera colpisce fin dal pri-
mo capitolo. Ma le sue parole non sono prive di speranza, e lo si vede dal fatto che l’intero ricavato del libro andrà a finanziare il dipartimento di ricerca nella cura dei tumori, presso l’ospedale Pascale di Napoli. Il libro, inoltre, è stato dedicato ad Agnese, moglie del giudice Paolo Borsellino. “Una donna che è stata importantissima per la mia formazione. Lei mi ha protetto e mi ha letteralmente salvato la vita. Ora, a distanza di parecchi anni, posso capire a pieno il suo messaggio.” La prefazione al libro porta la firma di Manfredi, figlio di Agnese e Paolo Borsellino. “La dedica ad Agnese Borsellino” - dichiara il colonello- “ assume per me un carattere simbolico, e credo che la nostra società abbia bisogno di ricominciare dai simboli”. E’ intervenuto alla discussione anche il magistrato dottor Federico Bisceglia, esperto di reati ambientali, il quale aggiorna i presenti riguardo le indagini in corso sul territorio dell’aversano e del giuglianese. Presenti, infine, il presidente di Libera Caserta Gianni Solino e il parroco del paese Vittorio Cumerlato, che così definisce il fenomeno della corruzione: “ La sottomissione di un bene oggettivo, riconosciuto come tale, al soddisfacimento di un interesse personale”. Lo spessore morale dell’uomo, l’integrità del militare. Le sintesi sono spesso ingrate,ma questi due concetti rendono bene il senso della presenza di Claudio Mazzarese Fardella Mungivera, Tenente Colonello dell’Arma dei Carabinieri, attualmente Responsabile del Dipartimento Nazionale delle Politiche per la Sicurezza del partito Centro Democratico, ma anche autore di un’interessante opera letteraria “Il cancro della corruzione”. Ed è proprio in questa veste che lo conosciamo. L’occasione è una di quelle che certamente ricorderemo. Presso la sede di Officina Volturno un nutrito gruppo di persone hanno fatto “sistema” confrontandosi su di un tema di strettissima attualità – o sconfortante ordinarietà – usando come chiave di interpretazione proprio il libro dell’ufficiale dei Carabinieri. Tommaso Morlando introduce
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di Filomena Diana foto di Francesca Pignatelli l’incontro. L’opera affronta un tema poco inflazionato nella letteratura recente, e lo fa attraverso l’esperienza maturata dall’autore direttamente sul campo. Il colonnello Mungivera ha comandato, infatti, il Nucleo Operativo di Palermo, da anni svolge servizio di Responsabile della Sicurezza presso la NATO. Quale profondo conoscitore del fenomeno corruttivo, quindi, ha voluto dedicarvi un libro per far conoscere, per scuotere le coscienze, per ricordare a tutti che viviamo in una società che ha deciso di porre al centro dei propri interessi il “Dio Denaro”. L’impeto delle sue parole, mentre parla ai ragazzi dell’Associazione ed ai tanti avventori, dimostrano la genuinità delle sue idee, ma soprattutto la profonda indignazione verso il sistema politico e amministrativo italiano che egli considera un oligarchia dove i potenti sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Presente anche Luigi Ferrucci, Presidente dell’Associazione Antiracket di Castel Volturno, che racconta la sua esperienza di vita ed il coraggio delle sue scelte. Intervenuti anche il m.llo Luigi Passero, comandante della locale stazione dei Carabinieri e Vincenzo Buffardi, Presidente dell’Associazione Riviera Domitia, Maurizio Fabiani segretario SEL, l’architetto Alessandro Ciambrone vice presidente club UNESCO .
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NEWS DAL MONDO DELL’INGEGNERIA Nuovo Codice Deontologico per gli Ingegneri
Il Consiglio Nazionale degli Ingegneri, con circolare n. 375 del 14.05.2014, ha provveduto all’adeguamento del precedente Codice Deontologico. Di fatto, sono stati recepite tutte le modifiche e le integrazioni successive all’entrata in vigore della normativa sulle professioni.
Formazione continua dei professionisti
In attuazione delle disposizioni di cui all’art. 7 del decreto del Presidente della Repubblica 7 agosto 2012 n.137, è obbligatoria la formazione continua dei professionisti iscritti all’Albo degli Ingegneri ai fini dell’assolvimento dell’obbligo di aggiornamento della competenza professionale. La formazione permanente entrerà in vigore il 1 gennaio 2014 e agli iscritti all’albo saranno accreditati 60 crediti formativi professionali (CFP). L’attività formativa riconosciuta sarà erogata da qualsiasi Ordine oppure da enti autorizzati dal CNI, previo parere vincolante del Ministero della Giustizia. Non sussiste alcun vincolo territoriale, cioè un iscritto all’Ordine di Napoli può acquisire crediti formativi anche con dei corsi organizzati da altri Ordini di altre province.
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Utilizzare l’energia oceanica e dei mari entro il 2020 di Angelo Morlando e Rosario Maisto
I nostri mari e i nostri oceani possiedono il potenziale per diventare fonti importanti di energia pulita attraverso il moto ondoso delle acque. L’Unione Europea offre un’ulteriore opportunità per dare impulso alla crescita economica e all’occupazione, migliorando sia la sicurezza dell’approvvigionamento energetico, sia la competitività grazie all’innovazione tecnologica. Per contribuire, infatti, al conseguimento degli obiettivi della strategia Europa 2020 è possibile sfruttare il potenziale “economico-energetico” dei mari e degli oceani in modo sostenibile, cioè la cosiddetta “energia-blu”. Lo sfruttamento di questa risorsa locale sulle nostre grandi coste contribuirebbe a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili contribuendo all’autonomia energetica. Parallelamente all’espansione del settore, potrebbero svilupparsi altre catene di approvvigionamento in tutta Europa come, ad
esempio, nel settore delle costruzioni navali, in quello dell’ingegneria meccanica, elettrica e marittima, ma anche nella valutazione dell’impatto ambientale o nella gestione della salute e della sicurezza. I dispositivi che consentono di sfruttare l’energia oceanica sono interamente o parzialmente sommersi e hanno quindi un basso impatto paesaggistico. Poiché l’espansione della produzione di energia da fonti rinnovabili a terra si fa sempre più limitata, lo spazio marittimo offre una potenziale soluzione alle difficoltà di accettazione da parte del pubblico legati all’impatto visivo degli impianti che può ostacolare lo sviluppo di nuove capacità produttive a terra. In definitiva, l’energia oceanica costituisce una risorsa preziosa e alternativa alle normali esigenze e nelle capacità del portafoglio energetico dell’intera UE. fonte arpac
Nuove Energie all’avanguardia nelle tecnologie per la depurazione Intervista esclusiva con il dott. Donato Massignani Negli ultimi tre decenni, grazie alla forte attenzione creatasi a livello mondiale per il risparmio, il riutilizzo ed il riuso dell’acqua in agricoltura, nelle attività industriali e per i servizi urbani, si è assistito ad un grande sviluppo delle tecnologie per il trattamento terziario delle acque, ovvero di quei macchinari che regolano i processi di filtrazione e microfiltrazione delle acque di scarico negli impianti di depurazione, a valle dei trattamenti secondari e a monte di processi di disinfezione e debatterizzazione. Il vero cambiamento ha coinvolto la progettazione dei sistemi di filtrazione: tali macchinari si sono evoluti passando da una “filtrazione di volume” (depthfiltration) che avveniva attraverso filtri a sabbia, ad una “filtrazione di superficie” (surfacefiltration) che avviene, invece, mediante sistemi di microstacciatura, cioè attraverso una filtrazione di tipo meccanico, con elementi filtranti di piccolo spessore. L’evoluzione di tali macchinari non si è fermata qui; infatti, si è passato recentemente da meccanismi a tamburo rotante ad asse orizzontale (immersi nell’acqua da filtrare e alimentati dall’interno) a sistemi che permettono di aumentare la superficie di filtrazione senza accrescere l’ingombro del macchinario (footprint) trasformando la geometria a tamburo a geometria con dischi immersi, a rotazione intermittente. Abbiamo chiesto ulteriori delucidazioni all’Ing. Donato Massignani*, specialista nella filtrazione e nella microfiltrazione anche a livello molecolare,
di Angelo Morlando
e titolare di numerosi brevetti depositati sia a livello nazionale che internazionale, tra cui il microfiltro con la “filtrazione dinamico tangenziale”. Quali sono le ulteriori esigenze tecniche e del mercato ? «Gli attori del mercato oggi si aspettano dei macchinari di qualità, pensati per una gestione economica nel tempo, capaci di durare oltre vent’anni. Un’altra caratteristica richiesta è la semplicità ed economicità di manutenzione, necessità che è stata soddisfatta attraverso il posizionamento dei microfiltri fuori terra su platea e non più in vasca di cemento interrata; tutto ciò a vantaggio delle operazioni di prima installazione e successiva pulizia e controllo di tutti i componenti del macchinario».
di attraversare la maglia filtrante. Questa nuova tecnologia, a parità di superficie filtrante installata, permette di trattare portate tre volte superiori rispetto ai convenzionali sistemi di filtrazione a dischi immersi con funzionamento intermittente. Tutto ciò riduce in modo considerevole le dimensioni dei macchinari (footprint), e abbatte drasCosa ci può dire della filtrazione dinamico - ticamente i costi di gestione e manutenzione». tangenziale ? *Donato Massignani: ingegnere meccanico am«Negli ultimi dieci anni è stata sviluppata una bientale e Presidente di Nuove Energie S.r.l., nuova tecnologia: la “filtrazione dinamico-tangen- azienda leader a livello mondiale nel settore delle ziale”. E’ stato, quindi, realizzato un nuovo micro- tecnologie per l’ambiente e l’energia. Energy filtro in cui l’alimentazione dell’acqua da trattare Manager certificato, da oltre 35 anni, è progettista avviene direttamente tra le coppie di dischi situ- e costruttore di impianti per l’energia, per il tratate all’interno della macchina e costantemente tamento acque e fanghi e per il recupero e riciclo. in rotazione. In questo modo le particelle solide Specialista nella filtrazione e nella microfiltrazione attraversano le maglie della rete ad alta velocità, anche a livello molecolare, è titolare di numerosi in direzione obliqua (tangenziale) e la sezione di brevetti depositati sia a livello nazionale che inpassaggio viene così ridotta, impedendo alle par- ternazionale, tra cui il microfiltro Ultrascreen e la ticelle con un diametro maggiore a dieci micron “filtrazione dinamico tangenziale”.
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CULTURA
di Salvatore De Marco Foto di Ilaria Abbiento
Torna in vita Caravaggio nella suggestione dei “Quadri Viventi” In francese: “tableau vivant”; in italiano: “quadro vivente”, cioè rappresentare un quadro dal vivo con attori e scenografia. E’ l’esperimento, riuscitissimo, proposto da Ludovica Rambelli nel Museo Diocesano DonnaRegina di Napoli. Il titolo dello spettacolo è “La Conversione di un cavallo”, ospitato nell’affascinante complesso, luogo di culto religioso e artistico. Protagonista assoluto di questa rappresentazione è Michelangelo Merisi, meglio conosciuto come Caravaggio, che incise i propri drammi e le proprie passioni indelebilmente nelle sue opere, tra le più apprezzate dalla storia dell’arte. Tutto lo spettacolo è scandito dalle musiche di Mozart, Vivaldi, Bach e Sibelius, i quali si fondono al Caravaggio incorniciando le sue opere e creando così un’atmosfera di surrealismo e suggestione. Le fotografie che proponiamo, pur essendo stupende e suggestive, non riescono a trasferire l’emozione che si prova durante lo spettacolo. Noi di “Informare” siamo riusciti a farci rilasciare un’esclusiva intervista dalla regista di questo originale spettacolo, Ludovica Rambelli, che ci racconta: «Già dall’inizio della mia drammaturgia sono presenti le prime apparizioni dei Tableau Vivant, cioè dei quadri viventi che erano un genere molto in uso nei salotti settecenteschi. Gli attori riproducono un quadro utilizzando stoffe e oggetti, rimanendo fermi in posa per un certo tempo; poi smontano tutto e con la stessa tecnica ne compongono un
altro diventando, così, sia protagonisti che servi di scena». Tutto nasce da un invito ricevuto dalla II Facoltà di Architettura di Napoli per una conferenza sull’uso dei “Tableau”, durante la quale la Rambelli decise di portare come “lezione” una dimostrazione pratica di questa tecnica. La prima ad essere colpita dalla forza di questo genere fu la regista stessa che, da quel momento, decise di rappresentarla in maniera pura, rendendola protagonista della sua drammaturgia. Perché Caravaggio? «E’ l’artista più dinamico e teatrale di tutti - risponde la regista - inoltre, mi interessava il lavoro sulla luce fissa (nota tecnica del pittore ndr) e far muovere gli attori all’interno di questa, a ragione di questa tecnica gran parte del lavoro e gran parte della suggestione è dato dai cambi a vista. Offrire qualcosa che non sia il quadro finito, ma l’istante prima che il quadro venga dipinto: il gesto della creazione !». *Ludovica Rambelli è una regista formatasi nei primi anni ‘80 e che ha debuttato, giovanissima, alla regia del vecchio Spazio Libero. E’ stata tra i primi allievi dell’accademia del teatro Bellini. Dedicandosi principalmente al teatro contemporaneo crea, negli anni ‘90, una propria sigla: Malatheatre, impegnandosi in spettacoli di drammaturgia mista. Per saperne di più: www.malatheatre.com
cultura
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di Jolanda Capriglione Foto di Matteo Schiavone
il recupero dell’anfiteatro di santa maria Santa Maria Capua Vetere è, come dice il nome, la vecchia Capua cui si accede, attraversando l’Appia, “città emula di Roma, che Annibale aveva preconizzato capitale d’Italia, che i Romani stessi ritenevano con Cartagine e Corinto capace di reggere un impero, che Cicerone contrapponeva a Roma per la bellezza”, come scrive il grande archeologo Amedeo Maiuri. Era una città ricchissima, in ogni senso altera Roma, secondo Cicerone, e, quindi, non meravigliano i suoi straordinari monumenti, primo fra tutti l’imponente Anfiteatro di cui restano i primi due ‘piani’ dei quattro originari. E’ il secondo in Europa dopo il Colosseo. Sorge sui resti di un precedente anfiteatro di cui abbiamo
poche tracce materiali, ma molte tracce storiche: deve, infatti, la sua fama popolare anche alle imprese dello schiavo ribelle Spartaco. La grande cavea ellittica misura ben 167/137m. e le fondazioni raggiungono in alcuni punti la profondità di 8 m. L’antica struttura rimase in uso fino al IX sec. d. C. Dopo la distruzione della città ad opera dei Saraceni (841), il sito divenne una fortezza finché Francesco I di Borbone non ne ordinò il restauro (1826). E’ un caso davvero singolare la vita di questo bellissimo Anfiteatro perché, di fatto, continua a vivere non solo nel ‘suo’ sito originario, ma anche perché pietre, lastre incise, terrecotte decorative
sono ‘sparse’ ovunque dopo essere rinate a nuova vita nelle mura delle case e degli edifici pubblici della nuova Capua (la romana Casilinum): basta fare una ‘passeggiata capuana’ per trovare segni e tracce di non poco conto, mentre lo stesso Museo Campano ha sale e sale ricche di oggetti provenienti dall’area dell’Anfiteatro. Oggi proprio questa area è stata oggetto di un’operazione di restyling urbano assolutamente spettacolare e all’anfiteatro si accede attraverso una spianata erbosa che confluisce verso un ‘invisibile’ ristorante le cui vetrate ‘totali’ guardano elegantemente le arcate del monumento per la gioia degli amanti del bello e verso il vivace Museo dei gladiatori, messo lì a guardia del tutto.
Il grido della terra dei fuochi Lo scorso mese, nella galleria d’arte di San Leucio, si è tenuta una mostra artistica dedicata alla Terra dei Fuochi. Curatrice dell’evento è stata Lyna Lombardi e, come invitati speciali, c’erano il Sindaco di Caserta Pio Del Gaudio e il critico d’arte Carlo Roberto Sciascia il quale ci ha rilasciato queste dichiarazioni in esclusiva: Cosa pensa di quest’evento che è riuscito a raggruppare l’Italia sotto un’unica causa? Credo che la problematica della Terra dei Fuochi possa essere riscontrata in gran parte dell’Unione Europea, anche se oggi c’è più scalpore mediatico per quanto riguarda Napoli e la Campania in generale. Questo evento è stato organizzato per far si che gli artisti del territorio facciano notare il disagio di questo fattore. Cosa prova ed essere stasera nella terra dei fuochi?
Io vivo nella terra dei fuochi, e posso dire che c’è tanto lassismo: i cittadini debbono vigilare ed è impossibile che in tutti questi anni nessuno sapeva dei rifiuti. Cosa l’ha spinta qua questa sera? Questa mostra l’abbiamo voluta organizzare io e Lyna Lombardi per far scuotere le coscienze delle persone e di dire basta. Ogni singolo artista si è dato da fare gratuitamente per lanciare questo messaggio a tutti. Che messaggio vuole portare ai nostri lettori? Io voglio dire ai giovani di non farsi immischiare nelle problematiche attuali e di non diventare pure loro complici. Che messaggio vuole lasciare per continuare questa lotta insieme? Uniamoci tutti per il futuro, meno consumismo e convivenza pacifica con la natura. Daniele Marasca
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interviste
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di Salvatore De Marco foto di Peppe De Muro
Comicon e Cosplayer... Informare c’è ! Riconfermato come evento più atteso della primavera, il Napoli Comicon anche quest’anno porta nella nostra città un vento fatto di fantasia e gioventù. “Fiera del fumetto e dell’animazione”, questa la riduttiva e sterile definizione che non riesce a cogliere la reale essenza festosa di tale appuntamento. Organizzato per il sedicesimo anno consecutivo, il Comicon viene ospitato dalla Mostra D’Oltremare a Fuorigrotta, luogo adatto sia per l’ampio spazio che per la vicinanza alle linee metropolitane, le quali lo rendono facilmente raggiungibile. Vari sono i personaggi che si incontrano in questa manifestazione fatta di stand, auditorium e spazi aperti, ma, senza dubbio, saltano all’occhio alcuni ragazzi vestiti in un modo a dir poco “inusuale”: i Cosplayer, cioè coloro che si divertono travestendosi da personaggi dei fumetti. Chi sono ? Perché vestono in questo modo bizzarro ? Noi di “Informare” eravamo al Napoli Comicon ed abbiamo
colto l’occasione per intervistare uno di loro. “Il fenomeno del Cosplay nasce in Giappone sul finire degli anni 70’” ci dice Roberto, Cosplayer di Fred Flinstones, ”ma questa divertente usanza ha raggiunto la piena popolarità solo nel 1995, quando alcuni ragazzi di Tokyo decisero di scendere per strada indossando costumi e parrucche”. Modelli indiscussi di questo bizzarro fenomeno sono i protagonisti preferiti dei giovani, personaggi tratti da film, manga o serie tv. Il significato fantasioso di questo termine, come ci informa Roberto, è palese già nella sua etimologia, essendo frutto dell’unione tra le parole inglesi Costume (travestimento) e Play (giocare). Quanto tempo richiede la preparazione di questi travestimenti ? Il nostro intervistato ci fa notare la minuziosità di un lavoro del genere e ci spiega che il tempo di preparazione varia da costume a costume, “basta comprare del cerone verde per trasformarsi in Hulk, mentre si devono perdere settimane per ricreare l’armatura di Iron Man”.
Un hobby originale e fantasioso che permette alle nuove generazioni di uscire per pochi istanti dalla realtà e trasformarsi nel proprio eroe, sia per regalarsi un po’ di fama, partecipando al premio “Miglior costume” durante il Napoli Comicon, sia per divertirsi e ridere con gli amici. Infine, domandiamo al nostro Fred Flinstones, chi si nascondesse dietro il costume ? Lui, sorridendo, ci risponde: “Roberto, fidanzato e neolaureato in ingegneria”. Eccola qui la gioventù “choosy” che tanto si critica, una gioventù che trasforma e dà colore ad ogni evento che la vede protagonista. Siano, forse, gli adulti il problema ? Ma questo è un altra storia e forse un altro “fumetto”….
MUSEICA: PRENDI L’ARTE E… FANNE UN CD
Caparezza torna con il suo ultimo lavoro discografico museica Ritorna sulla scena Michele Salvemini (alias Caparezza) la chioma più eclettica della musica italiana, che ricompensa i fan per la lunga attesa regalando loro uno dei suoi più significativi (e riusciti) esperimenti musicali: MUSEICA. L’ispirazione arriva ad Amsterdam, nel celebre museo dedicato a Van Gogh. Caparezza è stato anche alla Feltrinelli di Napoli dove l’abbiamo incontrato e immortalato con il nostro Informare (cfr. foto 1). Accolto da una folla di mille persone (cfr. foto 2) l’artista è riuscito, purtroppo, a concedere solo pochi minuti a ciascun fan per la firma autografata dell’album e qualche scatto fotografico. “Il mio nuovo primo album”, così Caparezza introduce il suo ultimo lavoro, chiaramente coerente con lo stile sperimentale del cantante, ma con accenti che si discostano dal suo classico repertorio. Rock, Metal, Pop e Rap si incontrano in quest’album che segna una svolta nella carriera dell’artista, manifestando tutta la sua unicità e poliedricità. Il titolo “Museica” è una crasi tra le parole “museo” e “musica” e subito possiamo percepire che protagonista dell’album è l’arte (la pittura più precisamente) che ritrova nel dipinto la sua conclusione. Caparezza oltrepassa questo limite utilizzando i singoli dipinti come spunti per concetti che esprime e ingrandisce nelle canzoni, le quali creano così un album/galleria che va ascoltato e “visitato”. Celebri i movimenti e dipinti citati
dal cantante molfettese, tra i quali ritroviamo la “natura morta con bibbia” di Van Gogh, “saturno che divora i suoi figli” di Goya, “il quarto stato” di Giuseppe Pellizza da Volpedo, e tanti altri. Il nuovo tour partirà proprio da Napoli il 13 giugno ed alcune biglietterie già hanno affisso la scritta “tutto esaurito” al manifesto che lo pubblicizza. Innovazione e sperimentalismo sono le due caratteristiche che rendono quest’artista un unicum nel panorama musicale italiano, allontanandolo dalla scena Rap e accostandolo sempre più ad un moderno e giovanile cantautorato, apprezzato, così, da tutte le generazioni. Buon ascolto e, soprattutto, buona visione. Salvatore De Marco
mette emozioni al pubblico. Quando l’ho chiamato per questa collaborazione ho saputo che un mese prima lui aveva chiesto di poter lavorare con me, né sono stato molto orgoglioso.
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Un comico e attore a tutto tondo. Tv, spettacolo, cinema… il teatro per lei è sempre al primo posto? Io faccio l’attore di teatro, poi se c’è un film, una partecipazione in televisione, allora ben vengano, anche se il teatro resta il mio mestiere e la mia passione di sempre.
Foto di Valentina Panetta
C‘era una volta un “Cenerentolo” Intervista esclusiva a Biagio Izzo e Beppe Barra
Il grande successo di Biagio Izzo “Come un Cenerentolo” arriva anche al Bristol di Villaggio Coppola. Forte entusiasmo da parte del pubblico per la creatività e la simpatia del comico e attore napoletano che oltre ad aver scritto e ideato la commedia (insieme a Bruno Tabacchini) né è il protagonista. Con la regia di Claudio Insegno e un cast d’eccezione: Teresa Del Vecchio, Paolo Bonanni, Gino Cogliandro, Francesco Procopio, Samuele Sbrighi, Sara Zanier e con la partecipazione straordinaria del maestro Peppe Barra, cantante e attore napoletano. In esclusiva per Informare pubblichiamo qui le interviste ai due grandi protagonisti dello spettacolo, Biagio Izzo e Peppe Barra. Biagio Izzo: Si tratta di una rivisitazione in chiave
moderna della favola di Cenerentola al maschile. Chi è il Cenerentolo di Biagio Izzo? Non nasce come una parodia di Cenerentola, nonostante le molte analogie con il capolavoro della Walt Disney, viene pensato piuttosto come una storia attuale. Il Cenerentolo in questione è Federico Cocozza (Biagio Izzo), figlio acquisito di una famiglia di albergatori, i Carrozza, proprietari di un prestigioso albergo in una località di mare. Il suo riconoscimento avvenuto in età adulta, da parte del padre Alberto, per volontà testamentaria, creerà difficoltà e imbarazzo fra i componenti della famiglia. Intanto l’albergo sta vivendo un momento di crisi economica e rischia il fallimento. L’intento di Mercedes, vedova di Alberto (Peppe Barra), è quello di far sposare uno dei suoi due figli (Samuele Sbrighi) con Azzurra (Sara Zanier), figlia di un suo amico d’infanzia, Giacomo Principe, detto Jack (Gino Cagliandro), tornato di recente dall’America. A far saltare il piano di Mercedes sarà proprio l’arrivo di Cocozza, venditore ambulante, che s’innamora di Azzurra. Abbiamo pensato ad un lieto fine non soltanto per quanto riguarda l’aspetto sentimentale ma anche l’aspetto economico. Nel finale ci sono vari colpi di scena, rispetto al cartone animato, che sorprenderanno il pubblico. Le sue interpretazioni teatrali sono sempre ricche di riferimenti alle condizioni attuali. Quali sono i temi affrontati in “Come un Cenerentolo”? Il tema centrale è la crisi, economica e non solo, che stiamo vivendo in questi anni: parliamo di un albergo della costiera che ha vissuto anni di splendore in passato e d’improvviso si ritrova a vivere un momento di difficoltà, cercando di salvare il salvabile, con i creditori alle porte, tentando di fare un matrimonio d’interesse per poter sopperire ai disagi economici.
Foto di Valentina Panetta
Novità sorprendente la partecipazione di Peppe Barra. Com’è lavorare con un maestro del teatro napoletano? Mi sono innamorato del suo personaggio nell’opera teatrale “La gatta Cenerentola”. Avevo bisogno in “Come un Cenerentolo” di una matrigna forte, e chi meglio di lui poteva interpretare questo ruolo. Peppe Barra è la storia del teatro a Napoli, è un grande compagno di lavoro, una persona straordinaria, per questo è nata una bellissima alchimia; il teatro crea amori artistici e tras-
Nonostante il suo successo ogni anno torna al Villaggio Coppola. Che rapporto ha con il suo territorio? Io rimango legato al teatro. E quindi al mio territorio, dove si può dire che è nato il teatro. Dove si fa teatro ci sono io, anche in una cantina. Non m’interessa se c’è un teatro bello o brutto. Ma perché esiste pubblico bello o brutto?! Il pubblico è pubblico, e il teatro è teatro! Peppe Barra: 50 anni di attività. Un maestro della cultura teatrale. Com’è cambiato il teatro negli ultimi anni? Possiamo dire che c’è stato un cambiamento radicale, perché i gusti del pubblico sono cambiati, si ride per battute più sciocche a differenza di prima, quando invece si rideva per battute più intelligenti e impegnate. Pochi spettacoli sono eleganti, pochi spettacoli non sono volgari, pochi spettacoli sono degni di essere definiti tali. Quindi è cambiato anche il rapporto tra pubblico e teatro? Fortunatamente ho sempre trovato grande affluenza di pubblico quando faccio spettacoli, soprattutto il pubblico napoletano che è innamorato del teatro. In questo spettacolo con Biagio siamo riusciti ad avere un pubblico eterogeneo. Come nasce questa collaborazione con Biagio Izzo? Non ci conoscevamo prima di questo spettacolo, da subito però ho capito che era un bravissimo attore, ha la capacità di sedurre il pubblico, di comunicare con tutto il corpo, cosa che purtroppo non molti attori possiedono. Lui riesce a comunicare e ad arrivare al pubblico. Cosa si sente di dire ai giovani che vogliono avvicinarsi alla cultura teatrale? Ho ricevuto la laurea honoris causa in Letteratura, scrittura e critica teatrale alla Federico II di Napoli: quando parlo con i giovani, quando mi confronto con loro, capisco molto bene che se c’è questo degrado culturale è colpa nostra, di noi adulti che non abbiamo inculcato ai giovani l’amore per la cultura. I giovani, oggi, sono affamati di cultura, me ne accorgo quando faccio i concerti. Non è, però, sempre facile avvicinare i giovani al teatro perché fare questo costa. Bisognerebbe fare più attenzione, avere un occhio particolare per i giovani, c’è bisogno di prendersi cura dello spirito di questi ragazzi. La colpa va, ahimè, ancora una volta, alla politica. I politici dovrebbero pensare a rendere l’Italia un paese culturalmente più avanzato, a proteggerla, a fare di questa terra la culla della cultura anche degli altri paesi, in Europa e nel mondo. E questo, forse, proprio a partire dal teatro. Ada Marcella Panetta Foto a cura di Valentina Panetta
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dalla camorra alla cultura di Formazione su procedimenti e regole tecniche in materia di prevenzione incendi. L’evento formativo si svolgerà nella prima settimana di luglio e vedrà tra i relatori esperti del settore antincendi e di Angelo Morlando vertici del Comando Provinciale e Regionale dei Vigili del Fuoco. L’ex parco Rea di Giugliano, confiscato alla Il convegno si inserisce in un più ampio procriminalità organizzata e attualmente assegnato gramma di formazione itinerante, ideato al Comune di Giugliano, in questi anni è diven- dall’Ordine degli Ingegneri di Napoli, che alterna tato una struttura dall’elevato valore simbolico, eventi formativi nel capoluogo presso la Basilica che unisce la sensibilità dell’integrazione sociale di San Giovanni Maggiore a incontri sul territocon quella civile; compendia l’arte e la cultura rio, tra cui gli ultimi a Castellammare di Stabia e con la legalità. Il parco ha un’estensione di oltre Nola. A coordinare la giornata di formazione a 33.000 mq e ospita al suo interno le seguenti Villa Ammaturo sarà il vicepresidente dell’Ordine strutture: la caserma della Guardia di Finanza, degli Ingegneri, Paola Marone, molto entusiasta una casa alloggio per ragazzi diversamente abili, della sinergia nata con il prof. Giovanni Del Rio, la palestra, il campetto sportivo polivalente, una presidente della Fondazione Girasole affidataria piscina, vari laboratori, corsi di formazione e in gestione del bene confiscato. L’alto valore simbolico del bene e la disconferenze. Nelle prossime settimane, il programma cul- ponibilità di ampi spazi hanno reso possibile turale dell’ex Villa Bunker (ribattezzata “Villa Am- l’organizzazione di un seminario, pensato per maturo” in memoria di Antonio Ammaturo, capo formare gli ingegneri su tematiche tecniche, ma della squadra mobile ucciso nel 1982 ad opera anche per diffondere la conoscenza delle tante delle brigate rosse) si arricchirà con una Giornata attività che si svolgono a Villa Ammaturo.
Ordine degli Ingegneri di Napoli: attività formative nei beni confiscati alla camorra
il tour mondiale di “Crea Te Stessa”, il libro della coach di fama internazionale Nancy Cooklin. La coach e scrittrice ha incontrato le donne della Campania nella suggestiva cornice del lungomare partenopeo dispensando i suoi interessanti consigli e il suo metodo per il raggiungimento del benessere e della felicità. L’incontro è stato moderato dalla giornalista Francesca Scognamiglio e organizzato dall’imprenditrice Gianna Mazzarella. Nancy Cooklin invita le donne a pensare liberamente, a prendere in mano la propria vita e decidere in autonomia e con convinzione come viverla. Pagina dopo pagina, la Cooklin spiega come affrontare un percorso e come trovare l’equilibrio, sicuramente non facile da trovare, tra famiglia, lavoro e divertimento, attraverso il metodo sperimentato in prima persona, chiamato appunto “Crea Te Stessa”, che può definirsi trasversale e essere applicato a ogni ambito e momento della vita. Una frase di Mae West racchiude il senso di tale percorso descritto nel libro: “Si vive solo una volta, ma se lo si fa bene, è sufficiente”. L’autrice invita a pensare “outside the box”, oltre quella gabbia che troppo spesso finisce per imbrigliare la vita delle donne. “La vita è ciclica, noi donne siamo cicliche e ci reinventiamo in continuazione…ogni momento è buono per rivalutare certe “CREA TE STESSA”: IL LIBRO DELLA situazioni” – asserisce la coach Cooklin – “ La più importante è il rispetto per se stesse, il COACH DI FAMA INTERNAZIONALE cosa prendersi cura di sé come si fa con le persone NANCY COOKLIN PRESENTATO A e le relazioni a cui si tiene di più”, conclude. E NAPOLI l’affascinante e dinamico pomeriggio di riflesdi Valeria Vitale sione ma anche di divertimento che ha unito le donne campane attorno a Nancy Cooklin, si farà Nel mese di Maggio presso il Vanilla Cafè del ricordare con piacere pur essendo volato via in Lungomare Caracciolo di Napoli ha fatto tappa un baleno.
Cos’è Good News? Definire cos’è una buona notizia sembra molto facile: è una notizia che fa piacere leggere, una notizia che aiuta a vivere meglio, un’informazione che ci serve a fare qualcosa di buono a nostro vantaggio o a quello altrui. Ma a ben vedere la questione si complica non appena si vuole cercare di considerare quella notizia una notizia buona per il maggior numero di persone, se non per tutti. Come stabilire che una data informazione sia una “buona novella” (com’è detto anche il Vangelo cristiano) per tutti? Si rischia immediatamente di scivolare nel mistico. Un contenitore di informazioni deve avere infatti una vocazione civile, laica, che appunto tenga conto di tutte le diversità dei cittadini e delle loro diverse aspettative. Insomma ciò che è una buona notizia per me potrebbe non esserlo per il mio vicino di casa. E ciò che rappresenta una buona notizia in un dato ambiente storico-culturale non deve necessariamente esserlo per una comunità che vive un altro tempo o luogo. Ecco riaffacciarsi l’importanza della comunità, della quale uno strumento d’informazione (buone o cattive che siano le notizie che vi si riportano) è sempre espressione puntuale. Il nostro giornale dunque ha una comunità di riferimento cui dare conto e a cui dare strumenti di crescita civile e culturale con riferimento ai sani valori democratici e morali della tradizione dei diritti liberali. Dunque, il progetto Good News nasce nel 2011 nella provincia di Napoli in quell’Italia tardo-berlosconiana in piena crisi economica. I valori di riferimento cui ci si ispira rimandano direttamente alla teorizzazione - e alla costruzione ancora in essere - dello stato moderno proposta alla fine del settecento dai grandi pensatori Illuministi. Però ci sono nella comunità, e forse anche alla radice della stato moderno, valori che vengono da lontano, da tradizioni diverse, come appunto quella giudaico-cristiana, senza tralasciare l’eredità greco-romana. Come muoversi in questo mare magnum che è la storia politica, religiosa, culturale della nostra Italia, della Campania, della provincia a nord di Napoli, in virtù del fatto che il progetto Good News è anche online? Una possibile soluzione muove necessariamente dalla compilazione di un identikit della buona notizia, con in chiaro i valori positivi ai quali una tale notizia deve aderire. Bisognerà spulciare la sterminata letteratura prodotta solo nel nostro continente dalla filosofia morale e politica, dalla teologia giudaico cristiana, o anche da quella islamica oltre a quella di tutti i culti così detti pagani dalla teologia dominante che ancora oggi r-esistono in occidente? Oppure basta considerare che una buona notizia deve aprire uno spiraglio in una situazione di crisi in un contesto dato, come per esempio quella attuale dell’ambiente, deve seguire le sensibilità giovanili rispetto ai problemi che essa sente, deve scongiurare una deriva plebiscitaria settaria, come pare le ultime elezioni europea abbiano fatto, deve indicare come costruire nuove possibilità concrete a livello sociale e individuale... Problema di non facile soluzione, come dicevamo: noi ci metteremo la nostra parte, il nostro punto di vista, come meglio caratterizzato con riferimento ai valori di cui sopra, ma dato che il nostro servizio di informazione è rivolto a voi lettori dell’agro giuglianese, membri di una comunità, chiediamo anche a voi quali sono le caratteristiche che una buona notizia dovrebbe avere, in modo da poter costruire insieme un futuro per la nostra comunità sempre più ricco di notizie buone, basta scriverci. Buona lettura.
di Suania Acampa
un ponte oltre i muri Non solo Napoli centro, anche Chiaiano si apre alla street art: settemila metri quadrati di cemento grigio e freddo sono scomparsi dalla percezione e sono diventati il supporto creativo per un grande murale dipinto a mano da artisti di rilevanza europea. Il ponte della Metrò e l’ingresso della stazione metropolitana sita in via Emilio Scaglione a Chiaiano hanno cambiato volto: si tratta del progetto Oltre i Muri promosso dall’Associazione Let’s Think – Living an Idea, (presentato a febbraio 2013 al Sindaco di Napoli Luigi de Magistris proprio nella allora sede di GoodNews), il cui obiettivo è quello di rispondere alle esigenze di riqualificazione sociale dei non luoghi pubblici. In accordo con le autorità competenti, l’associazione ha sviluppato un progetto culturale di sensibilizzazione e integrazione sociale attraverso la riqualificazione artistica della zona. Il progetto è stati realizzato grazie al supporto di importanti artisti partenopei (Leila Andreoli, Marco Matta, Raro, Omar Mohamed, Teso, Gola, Snervantes, Valerio Tuccillo), i quali utilizzando la tecnica dei murales, hanno riprodotto ambienti naturalistici lungo le mura del viadotto della metropolitana, delle scale mobili e le pareti in direzione del parcheggio principale. E’ stata valorizzata una zona che per lungo tempo è stata catalogata come zona a rischio, ed è stato fatto partendo proprio dal territorio, garantendo anche un coinvolgimento attivo della cittadinanza: «è una rivalutazione sia esterna, quindi del paesaggio, sia interna perché sono coinvolti anche i minori a rischio e i disabili» dice il presidente di Let’s Think, Gianluca Di
work in progress 02 GIUGNO 2014 Maro - infatti l’Associazione, ha coinvolto attivamente i minori a rischio e i diversamente abili del territorio a Nord di Napoli: cinquanta metri quadri saranno destinati al libero sfogo creativo dei minori ospiti presso la Comunità Pubblica Don Peppino Diana c/o il Centro Giustizia Minorile per la Campania dei Colli Aminei e da altri minori in regime di messa alla prova domiciliare non residenti in casa famiglia ma seguiti nei laboratori di pittura dall’associazione Set Me Free e dall’associazione Let’s Think, inoltre altri cinquanta metri quadri sono destinati al gruppo dei diversamente abili dell’associazione Agurabile. «L’arte a nostro avviso rappresenta un patrimonio che deve essere valorizzato e divulgato, nonché un utile strumento di integrazione e sensibilizzazione e di crescita sociale» conclude Di Maro. Un evento organizzato per agire oltre l’individualismo, oltre l’affanno e la paura del futuro, oltre i muri che politicamente vengono costruiti impedendo lo sviluppo e la crescita morale, civile, sociale ed economica del nostro paese.
16 febbraio 2013 - Sede Good News Italia - Corso Campano - Giugliano GIANLUCA DI MARO PRESENTA IL PROGETTO OLTRE I MURI AL SINDACO
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NAPOLI SEMPRE PIù STREET
La street art ha le sue radici nel writing storico e nell’estetica della bomboletta spray, ma si nutre anche di idee nuove e di nuove forme di comunicazione diffusa, dai linguaggi alle tecniche più innovative; tante forme di “disordinazione urbana” presenti ormai ovunque nelle grandi metropoli. Questo mese anche Napoli e la sua provincia si sono aperte al questa nuova generazione d’artisti sospesa tra cultura hip-hop e iper-pop, abituata ad applicare la propria creatività nelle strade: dalla break dance allo skeatboarding. Napoli, infatti, è stata capitale mondiale dello skateboarding per tre giorni di fila durante l’evento “Vans Off The Wall”, organizzato da Vans Europe in collaborazione con Sport 7: uno dei più importanti eventi europei dedicati a questa disciplina. Ottanta skater internazionali si sono sfidati in vere e proprie acrobazie sulla famosa tavola a quattro ruote e lungo una rampa (detta half-pipe) costruita per l’occasione alla Rotonda Diaz. Le gare, hanno attirato diverse centinaia di persone di tutte le età e l’arena, appositamente allestita per l’evento, è stata montata verso il mare così da avere come meraviglioso sfondo alla battle il golfo partenopeo che non ha nulla da invidiare alla California. I concorrenti in gara provenivano da tutta Europa, ma era presente anche l’americano Mason Merlino; tra gli italiani ha gareggiato il piccolo Alessandro Mazzara di soli dieci anni, un vero talento dello skate. Ma non è stato l’unico baby talent: il concorrente svedese Gabriel ha solo quattro anni in più. Un evento, dunque, che ha reso Napoli una città europea a tutti gli effetti e che ha visto protagonisti ragazzi di ogni nazionalità uniti finalmente dal vero sentimento sportivo. In conclusione all’evento è stato assegnato al miglior tricker su skate un premio del valore di 15 mila euro; alla premiazione era presente anche il primo cittadino di Napoli Luigi De Magistris, il quale ha promesso a tutti gli amanti dello skate che l’evento si ripeterà l’anno prossimo. Tra il pubblico erano presenti anche molti turisti che, a passeggio sul lungomare, sono stati
di Suania Acampa
attirati della musica proveniente dal villaggio Vans. Durante l’evento si è esibito un gruppo di writers napoletani, per un’estemporanea di street art, curata dall’assessorato comunale ai Giovani in collaborazione on “Inward, osservatorio sulla creatività urbana”. Gli artisti coinvolti sono statu, Zeus, Koso, Aroma, Tres, Nedo e Zeal, rappresentanti delle tre Acu (Associazioni per la creatività urbana) cittadine. L’obiettivo delle loro bombolette spray è stato un autobus di linea fornito dall’Anm, le cui fiancate sono
state decorate con graffiti, scritte e disegni ispirati al contest Vans. «Con questo progetto, avviato tre mesi fa - ha spiegato l’assessore Alessandra Clemente diamo il via ad una carta che riqualificherà nei prossimi mesi alcuni muri degradati della nostra città, grazie al contributo di writers e taggers, veri e propri maestri della street art». L’autobus della linea 184, che collega Posillipo a piazza Nicola Amore, andrà in giro per la città con la sua nuova mise di colori e graffiti che non sarà lavata via.
papa francesco per la pace ‘’’Di fronte a un DIO che non si stanca di perdonare’’ queste le parole di Jorge Mario Bergoglio, Papa Francesco, in un suo libro. Il Papa pellegrino in Terra Santa in un viaggio simile a un suo predecessore: Paolo VI, un viaggio questa volta accompagnato da due leader religiosi, il rabbino Skoka e l’Iman Aboud per dare un segnale importante a favore della Pace tra Israele e La Palestina. Papa Francesco ha un solo pensiero, quello della scadenza del mandato a luglio del Presidente Israeliano Simon Peres. Prima di quella scadenza, Papa Francesco lo ha invitato, insieme al leader Palestinese Abud Mazen, a casa sua, (a casa nostra, in Italia), a Roma per firmare quello che è l’auspicio di tutto il mondo: la Pace tra due popoli , una pace che fermerà gli attentati, il sangue di tanti innocenti, non ultimo l’attentato al museo di Bruxelles, morti che si aggiungono a tanti altri, sia Israeliani che Palestinesi. Dopo il Muro del Pianto, l’abbraccio con il Rabbino Skoka e l’Iman Aboud, entrambi uniti in questa volontà del Papa; una volontà condivisa e attesa per un equilibro con tante aspettative Internazionali. La Pace in Medio Oriente
porterà pace in tutto il mondo, quindi sarà ‘’una bella notizia’’. Lasciato il muro del Pianto ad Occidente e la visita al Monte Herzel , il Papa si è recato al Museo di Yad Vashem dove la Memoria di sei miloni di morti porta un popolo a difendersi con la barriera del muro, commovente la lettera di un ebrea alla famiglia, un ultimo saluto ai suoi cari, prima della morte assurda dell Olocausto, il Papa piegato non si arrende al suo invito alla Pace. Nel mondo ci sono cinquanta Barriere difensive, dal muro che divide Stati Uniti e Messico, a quello della ultra liberale Olanda presso Hoek van Holland, queste barriere servono a limitare i flussi demografici, la barriera di Israele è l’unica al mondo che serve ad impedire ulteriore spargimento di sangue, in attesa della pace. Mentre Papa Francesco rendeva omaggio a 6 milioni di ebrei allo Yad Vashem, una coppia di israeliani tornava in patria dentro una bara, ma anche in Palestina si contano vittime innocenti, ora è il tempo di aspettare e pregare per il 6 Giugno 2014, giorno in cui ci sarà l’incontro con i due leader di Palestina e Israele a casa del Papa, noi li accoglieremo in Pace. Tina Bianco ( Associazione ‘Rosa Bianca’)
Lello Cardone per
IO RESTO!
Ho sempre avuto una visione molto chiara per lo sviluppo di un popolo: il motore è il sapere. Direte, ma cosa c’entra con un’intervista musicale e per di più senza le solite domande? Perché tutta la mia vita ruota intorno al dettaglio, alle piccole cose. Da piccolo ero molto interessato alle formiche. Andavano tutte nella stessa direzione, ma non capivo perché. Le seguivo mentre si caricavano anche pesi decine di volte superiori alle loro possibilità. Il vento non sembrava scomporle, non temevano il pericolo. Erano un popolo, che stava affrontando le difficoltà. Vincendole. Superandole. Avevo un grembiulino azzurrognolo quando frequentavo le scuole elementari. Mi sentivo un po’ stupido ed avevo la sensazione che fosse il grembiulino a decidere la direzione e non io. Avrei voluto mettere qualche maglietta colorata, magari con Goldrake o l’uomo ragno. Lo avevo sempre in tasca l’uomo ragno, di gomma, con quei ferretti negli arti che si spezzavano subito lasciandolo in improbabili pose. Ma mi piaceva: sembrava uno che metteva a posto le cose per me, e non dovevo neanche dirglielo. Accadeva. Ma un giorno mi tradì. Non mise le cose a posto quando in un pomeriggio senza tempo, un uomo, barcollando, con una pistola in mano, in una camicia bianca macchiata di sangue mi trovò per strada tra le urla della gente. Un conflitto a fuoco. Sembravano portate dal vento ogni sera nella mia testa. La stessa scena. Per anni. Tornava nella mente. L’uomo ragno non serviva più. Aveva fallito. Non c’erano eroi. Avevo questo flauto di plastica. Mi aveva sempre affascinato. Se ci soffiavi dentro in un modo, usciva qualcosa di fastidioso ed orribile, ma se gestivi il fiato e le dita, ciò che veniva fuori era anche piacevole. Ed iniziai a suonare. Per me. Le scale di casa e la soffitta erano un ottimo rifugio, e mi piaceva il riverbero. Villaricca, il mio paese di poche migliaia di abitanti, aveva un meraviglioso nome, molto più interessante e antico, antico non vecchio. Panicocoli. Ho scoperto in seguito che amministratori asserviti ad una italiota invasione ne hanno sostituito il nome, con l’intercessione del senatore Ranieri. E sul Mario Nuzzo alla voce Panicololi si legge“Paese di stolti e di minghioni, oggi noto col nome di Villaricca”. Non è singolare il fatto che questo e si mio signore lo abbia scritto nel suo dizionario, ma che nessuno se ne sia accorto. Forse la giusta punizione per l’autore. Andavo al mare. Morbide vecchie coperte erano poggiate a mo’ di tappeto sul cassone dell’Ape Piaggio arancione. Noi bambini prendevamo il sole sul retro. Mentre alla velocità di un ciclista, ci dirigevamo verso Pinetamare o Mondragone. Lo stereo a batteria ci faceva compagnia con le canzoni orribilmente trash dell’epoca. Per fortuna la fame energetica dell’aggeggio ci lasciava senza musica dopo 45 minuti. Era dicembre. Mio padre arrivò a casa con un orribile aggeggio sonoro dai tasti bianchi e neri. Somigliava ad un organo ma del sacro ed oniricostrumento non aveva nulla oltre i tasti simili: la pianola. Devastante compagna sonora di tanti
pomeriggi, fu sostituita da una chitarra. Elettrica. Dissi a mio padre: “ papà, ci hanno fatto fessi, guarda, tiene solo sei corde! Ma le note nun so’ sette?”. Presto, divennero 5 perché ne spezzai subito una. Non credo che i vicini fossero contenti di ascoltare per ore scale e la pagina buone notizie strani suoni di un capellone a cui la delle mandria di caproni - autoctoni e lontanissimi - urlava da cavalli di metallo e ruote della razza Superbravo o Si piaggio, rigorosamente truccati: “capellòòò, tagliate ‘e capille t’e ddong io tremila lire”. Ai nitriti delle marmitte Paolini, preferivo i suoni. Paradossalmente ero interessato anche a quelli dei motori. Ai suoni in generale. Mi immaginavo, come un moderno re biblico, sulle mura della mia Gerusalemme, con a seguito diecimila chitarristi elettrici con amplificatori di mille watt a testa che, a un mio comando, erano pronti a suonare un grande power chord rock; anche solo il primo accordo del riff di Smoke on the water, c’è da scacciare gli invasori marmittoni e paninari. Il rock vincerà. Ora e sempre. Lei era bella. Bellissima. Mi baciò. Per ore. E lo lasciò. Per me. Così almeno disse prima di sparire per sempre. Ma la chitarra non spariva. Ogni giorni mi portava dal Corso Malta a casa. Poi i libri. Montagne di libri. Disegnavano mondi immaginari e reali. Riviste in inglese di chitarre, elettronica, mi facevano compagnia insieme ai dischi comprati per 1500 lire da Smelting. Di fronte al vecchio liceo di Giugliano, lungo il viale, in questo negozio potevi ascoltare musica nuova. Bellissima. Tommy Dorsey mi incantava. Come le messe in NAPOLI E IL ROCK D’AUTORE: Si minore di Bach, come Joe Sample, Tony Levin, Carl ESCE IN TUTTA ITALIA IL DISCO Off. La Tammurriata giuglianese mi ha sempre affascinato. Immagino questa danza di guerra ancestrale, DI CARLO CONTOCALAKIS la dea Ops, speranza. Anche gli Osci lo sapevano, che serviva la speranza per andare avanti. O serviva Dallo scorso 28 Aprile è in programma in tutte le la speranza per tenere sotto la gente? Io non ho sperradio italiane il primo singolo di Carlo Contocalakis, anze, ho certezze. Se studi esci dal fosso, altrimenti giovane cantautore e polistrumentista napoletano, sei nel caos. E nel caos vive il disordine e qualcuno ne con alle spalle anni di gavetta, partecipazioni a molti approfitta. Per inquadrarti in un sistema che controlla concorsi nazionali, tra cui il “Premio 29 Settembre” tutto. Anche te. La mia musica. Ho iniziato da piccolo dedicato a Lucio Battisti, che ha vinto, come anche a scrivere cose. Pensieri e musiche dalla grammatica il “Music&Video Contest – Prima Edizione”. Il singosconclusionata, poi forse non sono migliorato molto, lo, dal titolo “Chiudi gli occhi”, è un brano pop/rock ma di sicuro mi diverto come allora. L’incontro con il cui video porta la firma della regista romana Paola Maria Ylenia Trozzolo è stato fondamentale per la mia Rotasso e la partecipazione di Max Gelsi (bassista vita, per la mia carriera e forse per la storia di tante di Elisa, Vasco Rossi, Gianna Nannini) e di Ria Mac persone. Creammo i Marenia ma la band era concepiCarthy, modella di fama internazionale. “Non aver ta come un open ensemble. Una visione atipica, avanti paura” è invece il titolo dell’album d’esordio, che di un ventennio. Nell’era delle band “closed source”, ovviamente contiene “Chiudi gli occhi”, la cui usdai poster su “Tutto”, noi volevamo collaborare con cita è prevista per Settembre. Abbiamo incontrato tutto il mondo. Ed il mondo arrivò. Dentro il salone di Carlo per saperne di più su di lui e sulla sua arte: casa mia. Ma non bastava. I discografici, gli impresari, molti sembravano ed erano rapaci. Spesso disonesti. Come definiresti la tua musica e in particolare Dovevamo essere liberi. E scegliemmo di esserlo. I questo tuo disco d’esordio? brani, i concerti, tutto doveva essere libero da ogni elemento che potesse devastare la nostra libertà. E le “Il mio è un Rock melodico in italiano. Adoro la collaborazioni aumentavano. Nel mondo. Per fortuna, melodia italiana, ma sono influenzato anche da per passione e per lavoro. E dieci anni fa nacque illimisuoni e colori internazionali. Come per l’EP “L’onda tarte e con essa è iniziata una nuova grande avventura. e il fiore” (del 2009), in quest’album si mescolano Migliaia di musicisti ed artisti che si formano e produmelodia e rock, alternative ed elettronica, fino alla cono continuamente musica. Nulla di assolutamente sperimentazione.” associabile a qualunque altra realtà commerciale. Oggi siamo in grado di pensare ad un brano e di stamC’è un filo conduttore che lega le canzoni parlo su disco nello stesso giorno. Di fare contenuto di dell’album? qualità e di diffonderlo ovunque, in modo virale e velocissimo. E nel 2006 i Bidonvillarik che suonando sui “Direi di si…il filo conduttore è sicuramente la voglia rifiuti hanno fatto in giro del mondo. Con Massimo Cadi vita, di rinascere seguendo i propri sogni. Il popocotta, Nicola Orabona, Pino Ciccarelli, e tutti i nostri tere della mente è immenso, i desideri vanno seguigiovani associati. Infinite avventure. I media mondiali ti, come affermo nel titolo dell’album non bisogna che vengono per vendere lerciume a buon prezzo al aver paura, al contrario occorre avere sempre fidumondo sono stupiti e se ne vanno con speciali su di cia in se stessi e…la testa dura!” noi, mostriamo ciò che siamo, e non permettiamo di vendere notizie false. Noi siamo semplicemente felici e Come nascono i tuoi brani? belli. E la camorra? È un problema marginale per me. Il vero problema è l’assenza totale dello stato. Se date “Nascono da sensazioni, da attimi. Fermo su carta ad un ragazzo la gioia, non la cercherà nell’illusione un pensiero, un’emozione, e poi ci lavoro, liberadella droga, se gli date l’amore non lo cercherà in mente. Mi ripropongo di esprimere sentimenti sinquello venduto dalle migliaia di prostitute, se gli date ceri, per costruire un progetto che sia autentico e a rispetto per i suoi sogni, le possibilità di costruirsi un lungo termine”. futuro, non emigrerà, sconfitto e lontano dalla sua terra, dai suoi amici, dal suo mondo. Se gli date i valori Porterai presto in tour “Non aver paura”? Quandella sincerità e della solidarietà, dell’integrazione, e do potremo ascoltarlo live? non fingete, egli non diverrà un bruto, non devasterà il suo futuro e quello degli altri. Ogni persona che resta “Il tour partirà in Ottobre, in concomitanza con è un rivoluzionario. Un brigante della nuova era. Se ad l’uscita del secondo singolo e relativo video. Girerò accompagnare la sua esistenza c’è la cultura e la senl’Italia con la mia band, sia in acustico che in elettrisibilità verso il bello infinito e unico, della nostra gente, co. In alcune tappe ci sarà di sicuro Max Gelsi come della nostra cultura e della nostra terra. E la vera rivospite, a darci una mano rock a spaccare i timpani!” oluzione è nel sapere. Solo chi sa, vince questa guerra. Sapientia Omnia Vincit. Lello Cardone Per info su Carlo, sul disco, sul tour si può cliccare su www.carlocontocalakis.com Valeria Vitale
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ARTE NELLA SCUOLA DELL’INFANZIA di Gennaro Ciambriello
Perché parlare di arte nella scuola dell’Infanzia? La vocazione creativa del nostro Paese renderebbe quasi obbligatorio un percorso educativo e formativo in grado di lasciare ampio spazio all’espressione artistica. L’arte nelle sue varie forme, coinvolge tutti i sensi del bambino e ne rafforza le competenze cognitive, socio-emozionali e ultrasensoriali. Nel corso della vita, continuerà ad influenzare lo sviluppo cognitivo, le abilità, la creatività e l’autostima, favorendo l’interazione con il mondo esterno e fornendo tutta una serie di attività che agevolano l’espressione di se e la comunicazione Attraverso un percorso laboriatoriale, i bambini si sono confrontati con le tecniche, le opere e gli artisti. In particolare abbiamo scelto di proporre alcune tematiche (il segno, lo spazio, la materia e il colore) che maggiormente caratterizzano l’arte contemporanea, vale a dire l’arte del tempo in cui viviamo, della storia che ci appartiene e di cui noi stessi siamo parte. Il progetto è stato articolato in tre laboratori, attraverso i quali i bambini hanno acquisito equilibrio tra la padronanza dello strumento espressivo e la libertà dell’ atto creativo .Hanno imparato a familiarizzare con le forme, plasmato la materia, acquisito i concetti di riutilizzo e riciclaggio in comunione con le correnti artistiche che della decontestualizzazione dell’assemblaggio e del reimpiego hanno fatto il punto cardine della loro espressività. I grandi artisti dell’arte contemporanea, come Paul Klee Joan Miro, Vasilij Kandinskij, Hirst, Kheit Haring eMark Rothko hanno accompagnato i bambini in un percorso magico, promuovendo in loro un atteggiamento estetico, un punto di vista che guarda al di là di stereotipi e pregiudizi e legge la realtà quotidiana con curiosità e stupore. Le referenti del progetto sono: Nunzia Ciriello - Maria Cotarella. Le insegnanti che hanno collaborato al progetto: Luisa Agrillo - Rosalba Santaniello - Marianna Granata - Daniela Di Domenico
ATEna prende vita! La scorsa domenica 18 maggio, nelle affrescate sale del cinquecentesco Palazzo Pinelli, noto ai più come “Palazzo Palumbo”, a Giugliano, è stato presentato alla cittadinanza giuglianese, e non solo, il progetto ATEna, che vede impegnati studenti e ragazzi dell’hinterland napoletano in un’iniziativa di ampio respiro che punta a portare un rinnovamento culturale nel nostro territorio sfruttando le capacità, le competenze e la voglia di mettersi in gioco dei nostri giovani. La conferenza di presentazione è stata accompagnata da un’originale esposizione fotografica che ha visto accostare alle immagini di personaggi di vari ambiti della cultura (da Jane Austen e Massimo Troisi per citarne qualcuno canonico agli “inaspettati” Alberto Angela, George Weah e Gordon Ramsey, giusto per fare qualche esempio) le immagini degli aderenti al progetto, che in maniera simpatica e innovativa “imitavano” i loro idoli suggerendo come il loro scopo sia unire le esperienze di personaggi che hanno dato tanto - senza purtroppo incontrarsi mai - per realizzare un qualcosa di onnicomprensivo che veda nell’unità e nel gruppo la sua piena realizzazione. Il tutto sotto la “presenza vigile” di una rielaborazione di Atena Parthenos, la cui sagoma bianca si stagliava su uno sfondo di scritte richiamanti i valori, gli ideali, gli obbiettivi e gli interessi dell’Associazione, quali la cooperazione, il talento, il confronto, la bellezza, l’arte, la storia, la tradizione e così via. La conferenza ha visto intervenire davanti ad una sala gremita gli aderenti al progetto che, tra interventi sul palco e impeccabile lavoro “dietro le quinte”, hanno esposto all’uditorio il percorso di gestazione di ATEna, i punti focali del progetto, a chi esso si rivolge e in che modo, con un rapido sguardo ai progetti già in cantiere e alle modalità di adesione. E’ stato presentato il logo, magistralmente ideato da Alessandra Desiderio, studentessa in grafica editoriale dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, che ha rielaborato con competenza e originalità i motivi tradizionali dell’iconografia classica, realizzando una civetta, l’animale sacro alla dea, che avvolge con le ali uno scudo, altro attributo della glaucopide, sul quale campeggia il nome ATEna.Curiosità: perché scritto in tal modo? Presto detto: il gruppo
base dell’associazione nasce dall’esperienza della Compagnia A.T.E., fondata nel settembre del 2010 da Ilaria Romano e Raffaele Palumbo, che finora ha unito attorno a sé ragazzi e ragazze degli ambiti più svariati. Questi ragazzi sono tutti originari del territorio napoletano, e da qui la volontà di unire le due realtà in una parola che le unisca: ATEna! Un augurio ad arrivare lontano senza dimenticare mai da dove si è partiti. E per arrivare lontano i ragazzi di ATEna hanno le idee chiare: ATEna nasce dalla collaborazione e dalla voglia di lavorare e di mettersi in gioco di ciascuno, perché si è imparato in anni di impegno e cooperazione che unendo le proprie forze e le proprie capacità si ottiene molto di più che lavorando da soli. ATEna vuole recuperare, conservare, valorizzare e promuovere il territorio perché siamo figli della nostra terra; la tradizione perché siamo il prodotto del nostro passato; le persone, e soprattutto i giovani, perché abbiamo bisogno delle nostre idee. ATEna vuole recuperare il Passato e confrontarlo col Presente, e intende farlo in tutte le sue forme: dall’arte all’archeologia, dal teatro alla musica, dalla tradizione enogastronomica alla letteratura, perché la Cultura è dell’Uomo e l’Uomo è della Cultura. La scorsa domenica 18 maggio, nelle affrescate sale del cinquecentesco Palazzo Pinelli, noto ai più come “Palazzo Palumbo”, a Giugliano, ATEna ha fatto il primo passo in questo lungo percorso che i suoi ragazzi si accingono a fare. Il secondo passo è già in programma: uno spettacolo teatrale a metà giugno nelle sale della biblioteca comunale. E i successivi sono già in cantiere. Non resta che augurare a questi giovani “buon viaggio” e, perché no, accompagnarli per un pezzo di strada. Gennaro Ciambriello
litorale Intervista a Sua Eccellenza Mons. Orazio Francesco Piazza, Vescovo della Diocesi di Sessa Aurunca
di Ada Marcella Panetta
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Mons. Orazio Francesco Piazza: Responsabilità, amore e dedizione verso il prossimo Foto di Valentina Panetta
Nei suoi occhi si può leggere umiltà e dedizione per la fede ma soprattutto amore verso il prossimo. Attento alle problematiche giovanili, ha ricoperto il ruolo di professore ordinario di Ecclesiologia e Mariologia presso la Pontificia facoltà teologica dell’Italia meridionale - Sezione San Luigi di Napoli-, è particolarmente impegnato nel mondo dei media attraverso giornali e conduzione televisiva di programmi divulgativi in reti televisive private a larga diffusione territoriale. Ai giovani ricorda di “non essere il problema” per le proprie famiglie ma con sacrificio e responsabilità di “risolvere i problemi”, tendere la mano ai più bisognosi per il bene comune. Parole commoventi e determinate, quelle di Sua Eccellenza, che invita gli uomini non solo all’amore reciproco ma anche e soprattutto all’amore per il proprio territorio. Il 25 giugno 2013 viene nominato Vescovo, il 4 ottobre dello stesso anno prende possesso canonico della Diocesi di Sessa Aurunca. Come è stato guidare la comunità di fedeli fino ad oggi? Ha riscontrato delle difficoltà? «Un crescendo di responsabilità, di passione per questa realtà e di attenzioni nei confronti di problemi estremamente delicati. Sono stati mesi in cui l’entusiasmo non è diminuito ma è cresciuto, anche se la pressione delle
tante questioni che emergono è veramente notevole. Il grido di tante sofferenze, difficoltà, questa processione quotidiana di persone che chiedono aiuto, da un lato mette a dura prova la mia umana resistenza, dall’altro mi attiva attraverso una grande voglia di tentare tutte le strade per riuscire a trovare delle risposte per questa nostra realtà e per coloro che vivono gravi crisi economiche. Una crisi economica che, però, diventa anche una crisi sociale ed umana; purtroppo, delle volte, ho l’amarezza di non riuscire a farcela ad aiutare tutti. Nonostante i momenti di disagio, intravedo anche un grande potenziale per il nostro territorio, tante risorse, straordinarie qualità». Nel discorso di insediamento ufficiale lei ha dichiarato: “Desidero costruire comunione”. Cosa voleva intendere? «Comunione ecclesiale per vivere una coesione sociale, è quello che sto tentando di fare, a cominciare dallo spostamento dei vari parroci, sto rigenerando il territorio attraverso nuove opportunità, sto chiedendo ai sacerdoti di dare una testimonianza più coerente con il vangelo e innanzitutto dimostrando che possono vivere insieme per il bene delle persone. Voglio ricordare a tutti che Per un nuovo progetto di Chiesa bisogna partire tutti dalla stessa linea. Guardiamo al futuro!» Lo spostamento dei parroci, dalle proprie parrocchie, è stato causa di malumori da parte dei fedeli. Come si può ristabilire serenità? «Reputo questi malumori come una condizione fisiologica, è normale! Sebbene il parroco diviene un punto di riferimento per la propria comunità, i fedeli devono comprendere che quest’ultimo non è il proprietario della parrocchia per cui è necessaria la loro rotazione il parroco non è il proprietario della parrocchia per cui è necessaria la loro rotazione per la realizzazione di progetti. Tra i tanti progetti, sto riformando la Curia, sto cercando di creare dei collegamenti tra la Curia e il territorio per far fronte alle esigenze delle persone costituendo delle foranie con i centri di ascolto». Lei è molto attento alle problematiche giovanili, come pensa che i giovani si possano avvicinare alla fede? Che ruolo occupa la fede nella società odierna? «E’ un problema molto delicato! Di una cosa sono certo, che quando hai a che fare con un giovane, hai a che fare con un cuore aperto, agile e pronto alla vita. Se il giovane conosce le motivazioni profonde della fede è addirittura più generoso di chi la fede l’aveva già scelta. Ho lanciato un grido di aiuto nelle scuole ai giovani: Statemi vicini!
Aiutatemi a risolvere i problemi! Perché vi impegnerete per qualcuno! Fare del bene fa stare bene!» Nel corso dell’anno ci sono stati dei suicidi che hanno sconvolto la comunità. La Chiesa come risponde a questi fenomeni? «Attenzione! Dobbiamo cambiare stile di vita! Ritornando al discorso legato ai giovani, quest’ultimi devono convincersi che la parola sacrificio, rinuncia, impegno, sconfitta, fa parte del bagaglio della vita di ognuno di noi. C’è bisogno di dare senso alla propria vita, anche quando questa ci spreme, i giovani devono comprendere che anche quando si viene piegati dalla vita bisogna guardare al futuro. In questa speranza verso il futuro la fede ha un ruolo molto importante perché fa attingere a valori puri e semplici». Il nostro è un territorio difficile, denominato “terra dei fuochi”, si parla di degrado culturale e morale. La fede come si confronta con questo problema? «La nostra potenza è la capacità di stare vicino a chi soffre, ai più deboli, a chi ha bisogno. Desidero una Chiesa in ginocchio, ecco la mia Riforma pastorale, chinata sulla realtà. La Chiesa ha una grande responsabilità. Ci vuole un intervento immediato per cambiare le strutture, le mentalità, un determinato stile. Bisogna fare cultura! Accanto al calore del Vangelo c’è bisogno di un impegno culturale molto serio. Come Chiesa ce la sto mettendo tutta, non solo con la nascita del Polo culturale, la presenza all’interno delle scuole, con le motivazioni anche a livello socio-politico agendo sulle questioni del territorio, sono intervenuto nella questione che riguarda il tavolo di trasparenza con la Sogin per la centrale nucleare ma anche per rimuovere la discarica “Cantarella” a Mondragone. Credo che il primo grande passo sia ripresentare alla coscienza delle persone la riappropriazione del proprio territorio, la bellezza deturpata della propria terra che è mancanza di stima delle persone verso se stesse e verso ciò che vivono. Le persone devono tornare ad amare la propria città, c’è bisogno di cambiare modelli culturali e quindi il senso civico, il bene comune, la legalità, che sono tutte condizioni necessarie per il nostro territorio. Abbiamo avuto dalla Provvidenza un territorio meraviglioso, di questo territorio noi siamo custodi e il compito del custode è quello di: prendersi in cura del territorio, accompagnarne lo sviluppo, possederlo nel cuore. Io ho invertito il concetto: riprendiamoci nel cuore il nostro territorio, poi ovviamente ce ne prendiamo cura e ne sosteniamo lo sviluppo. Questa è un’operazione culturale!»
ippocampo
territorio
Visualità: idee per la rappresentazione Il mondo dell’immagine e la cultura visuale contemporanea
Parlare nella contemporaneità del visivo e del visuale è tanto arduo quanto affascinante. Teorizzare sull’immagine, e più in generale sulla cultura visuale, oggi percorre uno strato di confine tra riflessione filosofica, estetica, rappresentativa, mediatica, con un nuovo atteggiamento che ne ha enormemente ampliato la connotazione disciplinare, contaminando anche l’orizzonte culturale del rappresentare. Lo scenario così rilevato, coinvolge, infatti, in modo evidente l’ambito della rappresentazione e in modo reale costringe ad una riflessione che vede i termini di immagine, visualizzazione e rappresentazione ridefinire le reciproche relazioni. Non si tratta solo di riflettere sul tema ampio della costruzione dei nessi referenziali tra immagine e realtà, che è parte centrale nelle pratiche del rappresentare, ma di aprire in modo ampio e diffuso la riflessione su di un orizzonte che si riconosca tacitamente nella “messa in immagine” e dunque nella complessa narrazione e nella comunicazione per immagini, ottenendo una dimensione in cui il pensiero visivo non si limita semplicemente ad accompagnare il proprio referente, ma si dimostra capace di innescare processi cognitivi e pertanto generare nuovo sapere. Nella “nostra contemporaneità”, l’uso dei termini visuale e visualità è pieno di molteplici significati. Nell’atto del visualizzare è possibile infatti riconoscere almeno tre tipi o distinti modi della figurazione; “l’ostendere” e cioè l’esibire, il rendere disponibile alla visione e alla conoscenza ciò che è, attraverso la modalità retorica visiva; “il rivelare”, e cioè il rendere visibile ciò che è latente, utilizzando quelle che vengono definite come operazioni di trascrizione; e il “raffigurare l’invisibile”. A ciascuno di questi significati corrisponde un approccio strategico del modo di rappresentare, in un orizzonte vasto dove è possibile ricomprendere, accanto agli ambiti più tradizionali della produzione di immagini, quelli innovativi introdotti dalle possibilità offerte dalla riproducibilità tecnica prima, e dalle nuove dimensioni del digitale e dell’interattività poi. Spunti riscontrati a pieno nel percorso di riflessione che il settimo seminario di studi “Idee per la rappresentazione” ha proposto il 9 maggio, presso la Seconda Università degli Studi di Napoli, Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale “Luigi Vanvitelli”. Nella splendida cornice storico universitaria dell’Abazia di San Lorenzo ad Aversa, il comitato organizzatore, nelle persone di Paolo Belardi, Università degli studi di Perugia, Alessandra Cirafici, Seconda Università degli Studi di Napoli, Antonella
di Luggo, Università degli Studi di Napoli Federico II, Edoardo Dotto, Università degli Studi di Catania, Fabrizio Gay, Università IUAV Venezia, Francesco Maggio, Università degli Studi di Palermo, Fabio Quici, Sapienza Università di Roma, ha promosso un incontro di studi salutato dalla presenza di Franco Rossi, Magnifico Rettore della Seconda Università degli studi di Napoli, e Carmine Gambardella, Direttore del Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale “Luigi Vanvitelli”. Il convegno ha visto la presenza e partecipazione illustre di professionisti, docenti, esperti di settore, come; Franco Purini, Paolo Giordano, Claude Raffestin, Giovanni Anceschi, Elena Ippoliti, Graziano Mario Valente, Daniele Villa, Vincenzo Trione, Arthur Duff, Marco Petroni, Alessandro Luigini, Valeria Menchetelli, i quali, con pertinenti ed interessantissimi contributi, hanno riempito le due sessioni di lavoro
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di Ludovico Mascia
dell’intera giornata. L’invito pienamente colto da tutti i partecipanti è stato quello di riconquistare tra i territori di ricerca del disegno e della rappresentazione, il tema della visualità. Pertanto, pienamente inteso sia per gli aspetti ermeneutici, legati all’analisi di uno straordinario patrimonio storico di rappresentazioni, sia per quegli aspetti più chiaramente contemporanei legati alla viva “produzione di immagini”.
CUORE SANGUE CERVELLO OVVERO LE RELAZIONI PERICOLOSE Quand’è che possiamo parlare di vita? Ovvero, quando possiamo parlare di conoscenza? Queste ed altre domande succedutesi con entusiasmo hanno trovato motivo di discussione e di approfondimento nell’incontro per il ciclo di conferenze sulla Storia della Medicina svoltosi nell’aula consiliare del comune di Capua e che ci regalerà anche un nuovo appuntamento giovedì 3 luglio alle ore 18:30. Sensibilità, cultura e umanità unite nella persona della professoressa Jolanda Capriglione – assessore alla cultura del comune di Capua con delega alla cultura, alla riqualificazione urbana e al recupero del patrimonio monumentale - hanno reso possibile la realizzazione di un’iniziativa nuova per la città di Capua, frutto di uno studio intrigante e di ascolto e conoscenza di quelli che sono i valori storici della città. Non da ultimi l’Associazione Ferdinando Palasciano in collaborazione con il Comune di Capua, l’Assessorato alla Cultura, la Seconda Università degli Studi di Napoli, e il Collegium Historicorum Chirurgiae dell’Ordine dei Medici di Caserta. Qual’è il principio della conoscenza? La vita coincide con il continuo conoscere e sapere. Platone nel Fedone attesta “e se l’elemento
di Arch. Rossella Bicco con cui pensiamo è il sangue o l’aria o il fuoco; oppure niente di tutto questo ed è invece il cervello che ci dà le sensazioni dell’udire del vedere e dell’odorare, onde poi si generino odore ed opinione, e, dalla memoria e dall’opinione, una volta presa stabilità nel nostro animo, così appunto si generi la conoscenza” se non c’è forma di conoscenza non si può parlare di vita. Ebbene, come afferma l’assessore Jolanda Capriglione “la cultura non si può imporre” ma quando la si porge in siffatte forme impossibile non incantare ed alimentare la sete della conoscenza, e la curiosità in noi innata come esseri umani, ferma l’intera sala al termine dell’esposizione con la speranza che non fosse ancora terminata la speciale trattazione.
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territorio
Con la Voluntas all’Oasi dei Variconi
associazione ARCA discute dell’’importanza della Democrazia partecipata
il movimento #Bringbackourgirls sbarca a Castel Volturno
Nel mese di maggio, con l’associazione Voluntas, siamo stati invitati da Alessio Usai, naturalista e presidente dell’ Ente Riserva Foce Volturno, a visitare l’Oasi dei Variconi. Come ormai è ben noto, questa è una delle ultime aree umide in Italia e dunque Zona a Protezione Speciale. Questo raro ecosistema, situato sulla riva sinistra della foce del Volturno, rappresenta un fondamentale luogo di sosta per oltre 70 specie di uccelli migratori. Purtroppo, all’interno di questa preziosa area, riscontriamo il risultato della nostra società “civile”. Il problema è che nel parlare di società sembra si scarichino le responsabilità del disagio ambientale a qualcuno che non appartiene alla nostra realtà; ebbene, tralasciando ogni retorica, la presenza di rifiuti ammassati lungo la costa dalla azione naturale del fiume, non è altro che il prodotto del NOSTRO disinteresse per l’ambiente. Nel vedere una natura martoriata mi è venuto da riflettere su come un semplice gesto di buttare una bottiglietta di plastica in un fiume provochi inevitabilmente un disastro per l’intero ecosistema... e questo non è nemmeno un eccessivo catastrofismo, ma la pura verità dei fatti. In questa situazione, la bonifica può risolvere un problema solo temporaneamente per cui non serve incolpare l’inefficienza delle istituzioni ma solo la nostra inefficienza civile. Il nostro quotidiano agire deve tener sempre conto del cosiddetto “effetto farfalla”, secondo cui “un battito d’ali di un insetto in Brasile può provocare un uragano in Texas”. Fortunatamente, grazie al duro lavoro di gente come Alessio Usai è stato possibile creare un percorso naturalistico di birdwatching con passerelle e capanne per l’avvistamento, che permettono di ammirare le bellezze floreali e faunistiche che offre quest’ area naturale suggestiva e rara. Quest’ esperienza diretta con tale realtà può solo scuotere le coscienze di noi giovani, sensibilizzandoci e stimolandoci alla responsabilità ambientale.
Presso la sede dell’Associazione ARCA si è tenuto un dibattito pubblico denominato “L’importanza della democrazia partecipata”.
Il movimento #bringbackourgirls chiede la liberazione delle oltre duecento studentesse rapite lo scorso 14 aprile nella scuola secondaria statale di Chibok, nel nord-est della Nigeria, dal gruppo di estremisti islamici “Boko Haram”.
di Fulvio Mele
Il dibattito è stato organizzato dalla rete di associazione “Risorse in Rete”. All’evento erano presenti diversi personaggi di spicco e associazioni tra cui: Antonio Casale per il centro Fernandez, Renato Natale per l’associazione Jerry Maslo, Centro Laila, Officina Volturno, Associazione Black & White. Scopo principale del dibattito è stato quello di mettere in risalto e di chiarire l’importanza della Democrazia Partecipata spiegando si dai primi anni della Repubblica Italiana l’evoluzione della democrazia e del ruolo storico della cittadinanza all’interno della società. Fulcro principale del dibattito è stato l’intervento di Renato Natale che ha dato ampie spiegazioni sulla materia delineando un quadro generale della situazione sin dai primi tempi della militanza all’interno di associazioni e partiti dopo la nascita della Repubblica. In particolar modo il Dott. Natale ha spiegato che la Democrazia partecipativa non è altro che un aiuto concreto da parte dei cittadini al governo della città per mezzo di assemblee ed incontri pubblici in cui contribuiscono con proposte e osservazioni alle scelte e alle decisioni dell’amministrazione pubblica. Le proposte dei cittadini nascono da dibattiti pubblici dove vengono discusse e valutate le questioni importanti per la qualità della vita in città, dalla residenzialità alla sanità ai trasporti al verde pubblico. Subito dopo l’intervento del Dott. Natale c’è stata una breve discussione tra i presenti che hanno espresso i loro diversi punti di vista e confrontandosi anche con membri di associazioni appartenenti ad etnie e culture diverse.
di Vincenzo Lo Cascio
Il rapimento delle ragazze, tutte studentesse tra i 16 e i 18 anni, è avvenuto lo stesso giorno dell’attentato di Abuja, anch’esso ricondotto al gruppo terroristico Boko Haram, dove l’esplosione di una bomba ha ucciso 75 persone. Il gruppo armato Boko Haram si oppone all’occidentalizzazione del Paese e ha come obiettivo l’imposizione della sharia. Il presidente nigeriano, Goodluck Jonathan, ha infatti parlato pubblicamente dell’accaduto, dichiarando l’impegno delle autorità per la ricerca delle ragazze, solo dopo due settimane dal rapimento, e soltanto come conseguenza di un ingente scossone mediatico proveniente dai social network e da mezzi di diffusione mediatica “alternativi”. All’appello dei paesi impegnati nella protesta non poteva mancare Castel Volturno. Benedict Osubor, presidente della folta comunità nigeriana del Castellano, il 17 Maggio ha chiamato a raccolta tutti i membri della comunità per partecipare al movimento di protesta. La manifestazione si è svolta al Tim Center, ovvero in quella che può essere considerata la sede della comunità nigeriana qui a Castel Volturno, ed è andata avanti fino al tardo pomeriggio. L’iniziativa ha attirato decine di Nigeriani, e non solo, e ha avuto risonanza mediatica a livello nazionale. La forza della solidarietà è riuscita ad abbattere le barriere razziali e ad unire fianco a fianco nella protesta tutte le etnie presenti nel nostro paese.
di Francesco Paparo
territorio
di Ludovico Mascia foto di Matteo Schiavone
“I luoghi della mente” storie di fabbriche perdute. Raccontare oggi con dovuta critica e necessario distacco dei cosiddetti “Manicomi”, al tempo “Frenocomi”, altresì ospedali psichiatrici, o che dir se ne voglia, luoghi preposti specializzati nella cura dei disturbi mentali, è cosa complessa, quanto affascinante; perché paradossalmente radicati nella notte dei tempi, nelle storie di luoghi, nei sentimenti di popoli e generazioni diversificati. Luoghi non luoghi; noti e non noti; al tempo stesso relegati e condizionati nella loro mera realtà; fabbriche di custodia forse non pienamente concepita; ma strumenti forse inutili ad un normale svolgimento di ri-vita sociale. La realtà di tale identità è iniziata nella nostra bella penisola negli anni sessanta con l’esperienza di Basaglia, si è definita nel settembre ‘77 a Trieste ed è infine stata sancita dalla legge nel 1978. Con ogni probabilità l’esigenza di questi ritiri è dettata dall’articolato scambio di commercio che si intensifica a cavallo tra ‘200 e ‘300 e dalla scomparsa di quel vuoto che nel Medioevo si estendeva tra le varie città. Sempre nel ‘200 ricordiamo Aversa (1269) e Torino. Nel ‘300 sono Bergamo (1352) e Feltre (1369-93). Il proponimento di questi nuclei di assistenza è quello appunto di dare una regola al vagabondaggio e di circoscrivere la virulenza. Storie di vita reclusa e fenomeni umani, testi soffusi, rimandi voluti, racconti che di paradossale hanno frammenti di dignità umana vissuta legata a balaustre di letti metallici reclusi in ambienti chiusi senza luce aria, speranza, sogno. Il discorso separato della follia comincia ad apparire come malattia e la povertà non è più manifestazione divina che si apre alla carità ma disturbo sociale. Nel ‘600 infatti più che costruzioni specifiche per la follia si allestiscono, sull’esempio francese, concentrazioni di «disoccupati» a Napoli, Genova, Roma e in Savoia. Bisogna attendere il ‘700 per assistere a un vistoso riadattamento istituzionale e per veder delinearsi una specializzazione delle istituzioni che assumono la fisionomia a noi ancora nota. Il fatto più importante è la riorganizzazione di Aversa con il Murat nel 1813. E lo stesso Murat, ispirato da ministri illuminati, a dettare una legge l’11 marzo 1813 che promuove il «ristabilimento» dei malati. Narrazione di spazi, atteggiamenti, fenomeni, che son ben distanti dalle rappresentazioni che musica, storia, filmografia ci hanno restituito, Il passaggio degli anni e dei costumi di un vivere contemporaneo ci portano ai nostri giorni nei nostri macro insediamenti urbanizzati, dove queste “macchine dell’accoglienza” e del “risanamento” sono insediate radicate visualizzate. Gli originari settantasei manicomi attivi nel 1978 sono stati sostituiti nel corso degli anni da diciture concettuali di strutture preposte al risanamento di tale piaga sociale storica emozion-
ale; per l’appunto realizzando 320 SPDC (servizio psichiatrico diagnosi e cura); 1.341 strutture residenziali (C.T.R. comunità terapeutica riabilitativa - G.A. gruppo appartamento - C.A. comunità alloggio); 695 centri di salute mentale; luoghi di mura e recensione, dove la sofferenza è legge sia per chi rispetta che per chi non la condivide. Nel sito a noi più vicino; quella della “real Casa dei Matti di Aversa” come dettoci inaugurato da Gioacchino Murat nel 1813, nel periodo di massima estensione furono recluse più di seimila persone. Una vera e propria città per uomini e donne con problemi mentali, luogo d’igiene mentale; suddiviso in tre zone, atteggiamento quasi dantesco che in senso piramidale, accoglieva “i tranquilli”, i “semiagitati” e infine i più preoccupanti gli “agitati”, alcuni narrano di un reparto per nati nel manicomio, giovani figli di un malessere sociale al quale era stata cucita addosso una camicia di forza, uno stereotipo condizionale e condizionante. Oggi il complesso versa in condizioni disastrose saccheggiato e deturpato nella sua fisicità architettonica e nel suo ricordo storicizzato, il tetto crollato in vari punti, il pavimento deturpato e pieno d’acqua fanno da coltre visiva ad un luogo acerrimo rigoroso, ma tanto austero, quanto incomprensibile e indefinibile. Le stanze d’accoglienza con le porte forate, i letti, luogo della degenza volontaria e forzata, lo stretto e inospitale corridoio per l’ora d’aria, i muri ricurvi dei bagni, luoghi paradossali che non concedevano nessun momento al pudore, e alla dignità delle persone che tristemente li utilizzavano, macchinari per le analisi, le alte ringhiere, tutto è rimasto fermo all’epoca della chiusura, di quello che doveva essere segno di partenza e non d’irraggiungibile chimera. Un luogo architettonicamente validissimo, strutturalmente ricco di una carica evocativa di notevole spessore emozionale, forse figlio di quella realtà del ricordo che deve e vuole essere dimenticato, o che ancora oggi potrebbe essere con intelligenza gestionale rivisto riconfigurato riconvertito. Non è l’obiettivo di questo contributo suggerire esempi e modi per la risoluzione di tale questione, sarà compito di legislazioni e strumenti di controllo…dare soluzioni risposte miraggi, a loro l’onere di ripensare il tutto. Da fedele osservatore e da buono comunicatore mi piace chiudere questa storia con un aneddoto filmografico: film del 1954, diretto dal regista Mario Mattòli, e tratto dall’omonima farsa (‘O miedeco d’e pazze) di Eduardo Scarpetta… “il medico dei pazzi” a cura del principe della risata in fede Totò; la storia quella storia….narra…. di un certo Ciccillo, al tempo giovane nullafacente, da anni vive a Napoli alle spalle dello zio Felice il quale crede di pagare al nipote gli studi di medicina. Quando Felice da Roccasecca, luogo in cui vive, giunge a Napoli insieme alla moglie e alla figlia, Ciccillo mette in scena, insieme all’amico Michele, un nuovo raggiro ai danni dello zio. Millanta di essere diventato psichiatra e di dirigere una clinica per alienati mentali, si un vero e proprio manicomio. Dice di aver bisogno di 500 lire per comprare una macchina per l’elettroshock capace di sanare il suo paziente Michele. Belli i colori di un luogo che di colori realmente non ha. Naturalmente i soldi gli servono per onorare un debito di gioco, mentre la clinica è in realtà la Pensione Stella, pensione dove Ciccillo e Michele vivono a sbafo, ed i presunti pazzi quelli… non sono altro che gli eccentrici clienti della pensione, del tutto sani, ma presentati come pazzi da Ciccillo quando lo zio Felice pretende di visitare la clinica. Da tutto questo prenderà corpo una commedia degli equivoci tra Totò e gli avventori, una storia che segna la storia; uno spaccato che rivive nei segni e nelle figure dal medico…dei circensi…dei portantini….dalla mensa al luogo di ritrovo. Alla fine tutto si risolve, questo film ha una lieta conclusione; come vorremmo che si verificasse nella contemporaneità e concedetemelo… Ciccillo sarà perdonato dallo zio, e una volta saldati i debiti potrà sposare la cugina, mentre Felice si riconcilierà con i cosiddetti “pazzi”, quelli finti non veri. Per le nostre fabbriche per quelle narrate, queste che un tempo rinchiudevano escludendo.. ci si auspica come nel caso sovrascritto un futuro contemporaneo di apertura ed esplosione, che oggi come non mai, la follia di un tempo risulti essere la chiave di un sorriso nuovo, un lieto fine per un migliore tono sociale e una nuova piena quotidiana forza di vita.
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Aversa, la Festa dei Popoli e prima edizione del premio letterario Una felicissima convergenza di culture, quella della festa dei popoli di domenica 4 maggio organizzata dalla diocesi Aversana. Nei pressi di piazza Municipio sono stati allestiti degli stand di numerosissime associazioni operanti su tutto il territorio dell’agro aversano. Impossibile numerarle tutte; c’erano Scuola di Pace, L’azione Cattolica, Libreria il Dono, Mama Africa, Evviva, Jerry Essan Masslo e tantissime altre. Numerosissima la presenza di giovani e dei più piccoli che si sono esibiti in canti e balli, mentre le varie associazioni mettevano in pratica i loro laboratori interculturali. Presente, anche la radio S. Pietro che per tutto il pomeriggio ha animato l’incontro. “Un momento per ricordare che facciamo parte di una stessa umanità, che le diversità ci arricchiscono e che l’accoglienza è uno dei valori fondamentali su cui si fonda la civiltà umana”, queste parole di monsignor Angelo Spinillo, vescovo di Aversa, fanno sentire la loro importanza ancora di più se considerate alla luce delle recenti tragedie di immigrati che perdono la vita nel loro incerto viaggio verso l’Europa. Altri ospiti sono stati, Agnese Ginocchio, cantautrice, che ha presentato dei testi sul tema dell’intercultura. A seguire, la sfilata Made in Castel Volturno organizzata dalla cooperativa sociale Altri Orizzonti. E infine, a chiudere l’intenso pomeriggio di attività, musica e ritmi dell’Ucraina e Flos Carmelli con la musica gregoriana. Inoltre, la diocesi di Aversa, quest’anno ha dato avvio alla prima edizione del Concorso Letterario Internazionale Festa dei Popoli che scadrà il 20 luglio e che prevede la partecipazione ai soli maggiorenni con dei racconti incentrati sui seguenti temi: I popoli del mondo, l’immigrazione, il nostro prossimo, la solidarietà, il riconoscimento, la condivisione, la giustizia, la pace. Filomena Diana
Associazione Vivimodo patrocini Consiglio Regionale della Campania Provincia di Caserta Comune di Mondragone ENCI Assocanili Gruppo Cinofilo Partenopeo sostenitori Rifugio Agro Aversano
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foof
foof.it
mondragone CE (domitiana km20)
gps (41.0947, 13.9268)
info 0823
1811974 393 9585397
*il primo parco&museo del cane
calcio
Vivi la passione dando vita alla tua estate. Il calcio è amore, sacrificio, energia, emozioni. Insomma, tutti sappiamo che è lo sport più bello del mondo. Il 14 luglio, il giorno dopo la finale del Mondiale in Brasile, gioca e vinci il tuo Mundial. Nasce a Pinetamare il Village Summer Cup, un torneo di Calcio a 5 su un’idea di Officina Volturno. Partecipa con la tua squadra e potrete vincere la replica in resina della Coppa del Mondo e 8 ingressi, per una giornata di puro relax, alle piscina dell’Eco Parco del Mediterraneo, il resort eco sostenibile, ormai un vanto per Castel Volturno. In questo torneo c’è la possibilità di vincere per chiunque: se la tua squadra è stata sfortunata nella prima fase, potrete riscattarvi puntando ad alzare al cielo il secondo trofeo del torneo. Tanti premi, tante sorprese; foto ad ogni calciatore e ad ogni match, highlights di tutte le partite, interviste e pagelle nei post gara e i migliori 5 di ogni giornata saranno ospiti nella nostra sede per partecipare alla nostra radio online. Per iscrivere la tua squadra e scoprire cosa ti aspetta basta andare sul sito www.villagesummercup.com o inviare una e-mail a villagesummercup@gmail.com Seguici su Facebook, Instagram e Twitter. #liveyourlife #ilnostromondiale Fabio Corsaro
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Napoli, un futuro vincente ed un passato profetico:
chi si ferma è perduto Chi si ferma è perduto. Chi non crede nel progetto smarrisce anche la speranza. Gli scettici ricevono una forte risposta: con Benitez, il Napoli ha aperto un nuovo ciclo, nuove strategie, nuovi obiettivi e soprattutto nuovi successi ed una rinnovata mentalità. La prima stagione vanta l’innesco di nuovi campioni, approdati in un contesto di novità e motivazioni, grazie all’allenatore spagnolo. La conquista della Coppa Italia è il momento più glorioso di una stagione che ha assunto però un andazzo sinusoidale. Conti grezzi alla mano, sono 19 i punti persi con le squadre che, a fine campionato, si sono posizionate dalla undicesima posizione in giù. Tanti, troppi. Dunque, seppure il Napoli non avesse fallito un colpo quest’anno con queste squadre, lo scudetto sarebbe stato lontano ancora 5 punti. Insomma, per chi contesta che arrivare a -24 punti dalla Juventus è un fallimento, bisogna tener conto che i bianconeri sono stati protagonisti di una stagione fuori dal comune… in Italia. In Europa, invece, il Napoli non è mai così fortunato da ritrovarsi in un girone abbordabile e, anche quando riesce a scavalcare i più grandi ostacoli, riscontra un destino avverso che gli chiude le porte della Champions, sbattendo con 12 punti gli Azzurri in Europa League. Pianificare il futuro con talenti affermati che esplodono in maglia azzurra, come i casi di Callejon, Mertens, Ghoulam, Henrique e Jorginho, ed
acquistare uomini d’esperienza, con carattere e col cromosoma del campione, come Reina, Albiol ed Higuain, è la linea di mercato che De Lautentiis, Bigon e Benitez seguono diligentemente. Il primo acquisto ufficioso per la prossima stagione è Kalidou Koulibaly, 195 centimetri di essenza, sostanza, giovinezza (anni 22) e agonismo. Numeri da capogiro. Record di gol segnati in stagioni (104), record di vittorie fuoricasa (10), secondo miglior attacco e terza miglior difesa del campionato, la quinta Coppa Italia in bacheca, la consapevolezza di essere pienamente maturati e di poter ambire ad un traguardo che soddisfi la fame della città e la necessità di ritornare a vincere e pensare in grande. Profetico passato? La Serie A 1985/86 presenta una classifica finale molto simile a quella della stagione appena passata. Juventus campione d’Italia, la Roma segue invano, il Napoli si posiziona terzo. In Coppa Uefa vanno poi Torino (ad ora in Europa League al posto del Parma per la mancata licenza UEFA), Fiorentina e Inter. La stagione successiva, con Maradona capocannoniere della squadra e leader di un’intera città, quella della Ma.Gi.Ca. primordiale, senza Careca ma con Carnevale, quella della prima volta che è sempre indimenticabile, tutti sappiamo cosa successe… Bisogna credere nella forza dei propri sogni affinché questi diventino realtà. Fabio Corsaro
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cultura
vivere il verde di Rosario Maisto
Gli uomini sono cittadini del mondo “Il nostro paese è il mondo e la cittadinanza l’umanità intera” (William Lloyd Garrison) Non è la prima volta e, certamente, non sarà nemmeno l’ultima, che una ragazza e un ragazzo del 2° ciclo della scuola primaria siedano in cattedra per impartire ai coetanei e anche agli adulti una lezione sulla “Cittadinanza”. La ragazza racconta che le classi 4ª e 5ª dell’Istituto “Europa”, il 14 maggio 2014, ospiti della Comunità Africana, “hanno visitato la Chiesa Evangelica Pentecostale di Pescopagano: era grande, con tanti fiori; sull’altare c’era un grande quadro con la figura di Gesù e c’erano strumenti musicali. Il Pastore ha letto alcuni brani della Bibbia, ha pregato per i bambini dell’Istituto e per tutti i bambini del mondo, augurando pace e gioia nel mondo. Sono seguìti poi canti e balli della Comunità Africana, ai quali noi bambini dell’Istituto “Europa” abbiamo risposto con la canzone “Diversi, ma da chi?”, con lo scopo di far capire che tutti i bambini del mondo sono uguali, senza differenze di religioni e di razze. Per me è stata un’esperienza nuova, perché è bello divertirsi e pregare con altre persone ed è importante capire che tutti insieme possiamo cambiare il mondo”. Il ragazzo della 5ª classe racconta un’altra esperienza molto istruttiva e significativa: “Il Prof. Abbate, noto giornalista, è venuto nel nostro Istituto per parlarci di un argomento importante: come diventare buoni cittadini. Ci ha parlato del padre che faceva il maestro, molto bravo a dialogare con i bambini. Lui è anche uno scrittore e ha pubblicato un libro sulla “Cittadinanza”. Ci ha detto che per essere
bravi cittadini bisogna conoscere le tradizioni del paese, la storia del territorio, le testimonianze culturali e archeologiche e anche il territorio geografico. Dobbiamo rispettare le leggi, l’ambiente, studiare. Ci ha anche spiegato che leggere e scrivere non è una cosa banale, perché ci sono persone che non sanno parlare in italiano e non sanno scrivere correttamente. Ci ha raccontato la storia di un prete che lui stima molto, di nome Don Milani. Questo prete accoglieva i ragazzi poveri che venivano bocciati, perché nell’epoca in cui lui è vissuto, cioè 50 anni fa, gli studenti ricchi venivano promossi e quelli poveri venivano bocciati. Lui li tutelava, gli insegnava cose che non sapevano, li faceva studiare e imparavano più cose di quelle che gli avrebbero insegnato nella scuola pubblica. Secondo il Prof. Abbate, per essere buoni cittadini bisogna rispettare gli altri, le altre religioni, impegnarsi per aiutare i più deboli. Non è facile però essere dei bravi cittadini, perché il mondo è complesso, impegnativo, difficile da conoscere e da affrontare. E’ globale, perché noi come cittadini dobbiamo essere in comunicazione con tutte le popolazioni del mondo. Infine, il mondo viene detto anche liquido perché, come le acque degli oceani sono tutte in comunicazione e in contatto tra di loro, così anche tra i cittadini di tutto il mondo le ricchezze, i beni, il benessere, tutto deve essere condiviso”. La redazione dell’istituto “Europa”: Dott. Leopoldo Papararo Ins. Maria Ferrara Ins. Angela Migliore Direttrice didattica: Dott.ssa Barbara Papararo
Come già detto on-line sul sito di Informare, le tematiche ambientali sono troppo ampie e da questo numero proporrò degli approfondimenti inerenti alla flora e all’ambiente urbano. Parleremo, quindi, delle meravigliose piante e fiori estivi, in particolare dei Gerani. Questi particolari fiori sono indubbiamente i più diffusi e richiedono le seguenti attenzioni. Quando rinvasare ? A inizio primavera potete cominciare il rinvaso. Prima di procedere, annaffiate le piante in modo da rendere meno traumatico il cambio del vaso. Il rinvaso deve essere effettuato ogni primavera, non scegliete vasi troppo ampi e tagliate le radici troppo lunghe. Quale terreno usare ? Scegliete un terreno leggero e molto soffice che faccia drenare bene l’acqua, evitando così pericolosi ristagni. Dove piantarli ? I gerani sono i fiori da balcone, quindi, crescono bene a temperature che si aggirano intorno ai 25 gradi: posizionateli in pieno sole o a mezz’ombra nelle zone o nei periodi dell’anno più caldi. I gerani vanno però tenuti lontani dalle correnti d’aria, nel caso in cui sono molto esposti, è meglio trasportarli in una zona chiusa e protetta. Quanto annaffiare ? I gerani hanno bisogno di molta acqua e bisogna annaffiarli quotidianamente nei periodi più caldi. L’importante è inumidire il terreno e aspettare che questo sia asciutto prima di procedere con una nuova annaffiatura La concimazione ? Le frequenti innaffiature rendono necessaria una concimazione frequente dei gerani. A partire dai primi mesi primaverili e per tutta l’estate la concimazione deve essere effettuata circa ogni 2 settimane. Cosa fare in inverno ? Neve, gelo e vento sono naturalmente da evitare. Ai primi cali di temperatura autunnale è necessario diminuire la quantità di acqua, onde evitare un terreno troppo umido. Potete anche decidere di trasportarli in casa, naturalmente teneteli lontani dai caloriferi e posizionateli in una zona molto luminosa. Per tutto questo, la vostra pianta ve ne sarà grata !
rubriche
IMMOBILIARE
ARCHITETTURA
NOVITA’ NEL SETTORE EDILIZIO E IL XII FORUM INTERNAZIONALE LE IMMOBILIARE VIE DEI MERCANTI LEGGE N. 80 DEL 23 MAGGIO 2014
Segnatevela perché la sentirete nominare spesso... Quale novità contiene? Le descriviamo di seguito sinteticamente.
PIANO DI RECUPERO DI IMMOBILI E ALLOGGI DI EDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA
Riguarda gli immobili e gli alloggi di proprietà dei Comuni, degli IACP e degli altri enti aventi finalità analoghe. Il Piano si attuerà sia attraverso il ripristino di alloggi di risulta sia attraverso la manutenzione straordinaria, anche ai fini dell’adeguamento energetico, impiantistico statico e del miglioramento sismico degli immobili. Si dovrà aspettare un decreto che dia le indicazioni operative, ma sono disponibili immediatamente oltre 500 milioni di euro.
LOTTA ALL’OCCUPAZIONE ABUSIVA DI IMMOBILI
“Chiunque occupi abusivamente un immobile non può chiedere la residenza né l’allacciamento a pubblici servizi e sussiste la nullità degli effetti degli atti emessi in violazione di tale divieto”. Per poter stipulare contratti aventi ad oggetto l’allacciamento / voltura / rinnovo di utenze di servizi di energia elettrica, gas, telefonia e servizi idrici, sarà necessario che i dati identificativi del richiedente siano corredati dalla specifica del titolo di proprietà.
DETRAZIONI FISCALI
Dal 2014 al 2016, per titolari di contratti di locazione di alloggi sociali adibiti a propria abitazione principale, spettano detrazioni dai 450 ai 990 euro.
EDILIZIA RESIDENZIALE SOCIALE
Sono introdotte misure finalizzate a ridurre il disagio abitativo di individui e nuclei familiari svantaggiati, favorendo l’aumento dell’offerta di alloggi sociali in locazione, ad assicurare il contenimento del consumo di suolo e il risparmio energetico, nonché a promuovere, da parte dei Comuni, lo sviluppo dell’edilizia sociale. Sono ritenuti compatibili tutti gli interventi edilizi tranne se gli immobili sono abusivi e/o sono ubicati in aree ad inedificabilità assoluta. Sono previsti anche accordi con i privati, ma con clausole sanzionatorie in caso di mancato rispetto dei vincoli contrattuali.
di Antonio Luise
“Il XII Forum Internazionale Le Vie dei Mercanti ha l’obiettivo di promuovere un dibattito sulle esperienze locali ed internazionali relative alle tematiche della conservazione e gestione del patrimonio culturale, architettonico, archeologico, paesaggistico ed ambientale. La tematica è particolarmente rilevante in Italia, responsabile nei confronti del mondo della custodia del maggior numero di beni tutelati dall’Unesco, ai quali si va ad aggiungere un patrimonio naturalistico e paesaggistico di enorme varietà e bellezza”. Queste le parole del Prof. Carmine Gambardella, Direttore del Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale SUN, Presidente del Centro di Eccellenza della Regione Campania sui Beni Culturali, Ecologia ed Economia (Benecon) e ideatore e organizzatore del Forum dal 2003. L’evento si terrà dal 12 al 14 giugno 2014 ad Aversa, dove ha sede il Dipartimento, nella splendida Abazia di San Lorenzo ad Septimum, e a Capri, all’Hotel La Palma. L’evento è stato patrocinato dal Forum Unesco University and Heritage, dalla Commissione Italiana per l’Unesco e dalla Commissione Fulbright, che cura gli scambi culturali fra l’Italia e gli Stati Uniti. Oltre 250 i partecipanti da 30 Paesi nel mondo fra ricercatori, distinguished professors, rappresentanti di istituzioni internazionali e di multinazionali del settore. Il titolo del Forum è “Buone pratiche in conservazione e gestione dei beni culturali. Dal mondo a Pompei”. Il Dipartimento e il Benecon hanno infatti sviluppato un importante progetto con il Comune di Pompei, la Guardia di Finanza e Topcon (gruppo Toshiba), leader mondiale di apparecchiature per il rilievo complesso e multi-scalare del patrimonio. Il Prof. Gambardella è stato ed è referente scientifico di importanti progetti in ambito internazionale e nazionale. In Campania ha sviluppato progetti per tutti i siti del Patrimonio Mondiale, dal Cilento al Centro storico di Napoli, dalla Costiera Amalfitana alla Provincia di Caserta, come il Piano di Gestione del Sito della Reggia. Alessandro Ciambrone
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DAL DENTISTA Cari Amici, eccoci nuovamente, per affrontare un problema che ritengo sia presente in tante le famiglie italiane: il costo delle cure odontoiatriche. Premesso che, questa specialità non potrebbe essere sufficientemente rappresentata sul territorio nazionale senza la libera iniziativa del singolo odontoiatra, vorrei darvi qualche dato. Allo stato gli esercenti la professione di odontoiatri/dentisti risultano essere circa 45.000, ma di fatto solo 35.000 praticano la professione. Di questi, la parte che è impegnata nelle strutture pubbliche è costituita solo dal 10% circa, e non tutte le strutture praticano tutte le specialità; va ricordato che sono presenti sul territorio nazionale alcuni centri di eccellenza, ma maggiori sono le strutture che garantiscono solo cure di primo livello. Pertanto, alla luce di questa visione di insieme dell’assistenza in odontoiatria, mi sento di affermare con obiettività che senza la libera professione e lo spirito di iniziativa dei singoli odontoiatri, molte ed ampie aree della nostra nazione non potrebbero contare su azioni di prevenzione e cura utili alla nostra bocca. Successivamente va rappresentato che alla luce di questo stato di difficoltà sociale che morde la maggior parte degli strati sociali, oggi le risorse economiche dedicate alla cura della bocca sono limitate ai figli ed a quelle situazioni di urgenza. Questa condizione, di fatto, continua ad impoverire la nostra società, aumentando ancora di più le differenze sociali, a volte mettendo in contrapposizione gli strati sociali tra loro. Pertanto il superamento di queste difficoltà può avvenire solo se sia i professionisti che i pazienti mettano in campo delle strategia per ottimizzare le risorse e fare le scelte utili per la salute della propria bocca, la principale tra queste è data dalla prevenzione! Con questa visione delle cose la risposta dei liberi professionisti è: di mettere in campo un maggiore controllo dei costi, nonostante questi aumentino ogni anno, di facilitare i pagamenti con maggiore rateizzazione, di scegliere soluzioni economicamente meno impegnative per i pazienti. Il paziente invece ha la possibilità di scegliere a chi rivolgersi se ad un libero professionista o ad un centro convenzionato (continua pross. numero) Carmelo Pulella
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rubriche IL DIRITTO
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FISCO NEWS Rubrica curata dallo studio di commercialisti di Antonietta Morlando Piazza Vittoria, 6 80121 Napoli Tel: 081.66.30.87
Dire “vipera” alla suocera Ciao – Bau non è reato Comunicazione uomo- cane
5 per mille: gli elenchi 2014. Accettate le iscrizioni tardive
Genero-suocera, un binomio perverso che contamina la stabilità di ogni contesto familiare. Rarissime le fortunate eccezioni a quella che spesso si tramuta in una vera guerra domestica fatta di insulti, provocazioni e gelosie. In un tema tanto spinoso, interviene la mano “saggia” della Corte di Cassazione a stabilire un principio che ha tanto il sapore di una rivincita per i mariti: Non costituisce ingiuria dare della “vipera” alla suocera, se ciò avviene in un contesto familiare teso, senza che sia leso il decoro o l’onore della persona. E’ questo il senso della sentenza 4 febbraio 2014, n. 5227 della Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione. La pronuncia prende spunto da una lite familiare molto accesa, che ha determinato anche l’intervento delle Forze dell’ordine. In quell’occasione il genero di turno, durante la descrizione dei fatti agli agenti intervenuti, apostrofava la suocera come “vipera”. In primo grado i giudici ritenevano l’uomo responsabile del delitto di ingiuria. Di diverso avviso i giudici di legittimità, secondo i quali, in buona sostanza, le parole utilizzate dall’uomo erano uno sfogo dettato dal momento e dal contesto teso, non essendovi in lui alcuna volontà di offendere l’onore dell’anziana signora. Ne prendo atto pur non condividendo. Immagino, infatti, da questo momento quanti uomini si sentiranno legittimati ad apostrofare le suocere con qualsiasi epiteto, giustificando le parole come uno sfogo svincolato da una vera volontà di offendere . Che lo dica la Cassazione, del resto, non significa che il principio sia condivisibile… almeno moralmente! Fabio Russo avv.fabiorusso75@libero.it
Sul sito dell’Agenzia delle Entrate sono pubblicati gli elenchi definitivi 2014 relativi agli enti del volontariato e alle associazioni sportive dilettantistiche che hanno chiesto di accedere al beneficio del 5 per mille per il 2014. Le liste sono aggiornate e integrate, rispetto a quelle già pubblicate lo scorso 14 maggio, con le correzioni degli errori anagrafici segnalati dagli interessati alle direzioni regionali dell’Agenzia territorialmente competenti. Mentre gli elenchi degli enti della ricerca scientifica e dell’università e quelli della ricerca sanitaria non hanno subito modifiche. Per gli enti della ricerca scientifica e dell’università e quelli della ricerca sanitaria che non hanno fatto in tempo a iscriversi, entro il 7 maggio i primi ed entro il 30 aprile i secondi, c’è un “tempo supplementare” per presentare la domanda d’iscrizione e la documentazione integrativa entro il prossimo 30 settembre, versando tramite F24 una piccola multa di 258 euro, utilizzando l’apposito codice tributo “8115”.
“Non mi ascolta!”…E’ la frase più pronunciata dalle persone che si rivolgono agli istruttori cinofili. Qual è il modo più efficace per risolvere questo problema? Conoscere e comprendere i diversi sistemi comunicativi del cane, è uno dei requisiti fondamentali di un legame forte e profondo. A volte si pensa che un cane che “non ascolta” sia dominante, disobbediente, un testone. In realtà quasi sempre quello che succede è che semplicemente non comprende. Il motivo principale per cui questo accade è che noi umani siamo troppo concentrati sul contenuto verbale della nostra comunicazione (comunicazione verbale) ed utilizziamo questo canale per farci “ascoltare”. I cani invece comunicano attraverso i vocalizzi, il movimento, l’olfatto, le posture del corpo, le espressioni facciali, il contatto (comunicazione non verbale). Per loro conta molto di più come ci muoviamo, e non cosa diciamo. Un esempio classico riguarda il richiamo; molti proprietari si sgolano nel tentativo di far avvicinare il proprio cane, mentre basterebbe abbassarsi, accovacciarsi per assumere una postura di invito ad avvicinarsi da parte del cane. E una volta unito a noi, tanti premi e coccole! Oppure l’errore dei continui “no”: molto spesso quando non vogliamo che il nostro cane acceda in una stanza continuiamo a dargli un divieto verbale, quando basterebbe frapporsi fisicamente, tra l’ingresso della zona “divieto” e lui, con una prossemica frontale, in modo da fargli capire con la nostra presenza fisica che non vogliamo passi di lì. Dandogli poi la direzione da prendere attraverso la mano, che il cane riesce a comprendere come “puntatore” di direzione. Insomma, al cane piace imparare dai nostri silenzi. Luigi Sacchettino - Istruttore cinofilo Responsabile didattico foof
Cassazione: omessi versamenti delle ritenute dipendenti documenti di prova
In relazione all’omesso versamento delle ritenute dipendenti la Cassazione si è espressa con la sentenza n. 19454 del 12 maggio 2014. La dichiarazione dei sostituti d’imposta (770) rappresenta il quantum dell’imposta che il datore deve rendere all’Erario; non è necessario, pertanto, verificare se i dipendenti hanno ricevuto l’attestazione relativa agli emolumenti da parte del sostituto d’imposta, poiché la presentazione, da parte di quest’ultimo, del modello 770, con allegate le attestazioni nominative, è indice “inequivocabile” delle ritenute operate e del loro omesso versamento. (Fonte com.tele)
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