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Donne e innovazione: un binomio vincente

Si chiama WoMat la startup che ha come obiettivo quello di sviluppare materiali ad alto valore tecnologico e basso impatto ambientale. Come? Grazie alla profonda competenza delle sue fondatrici e alla capacità di supportare le realtà aziendali accelerando il loro sviluppo.

vece, faranno parte del progetto.

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L’idea alla base di WoMat è quella di sviluppare materiali che riducono i costi di realizzazione di un prodotto mantenendo la performance adeguata, proponendo soluzioni tecnologiche ed ecosostenibili basate su materiali innovativi e destinati a varie industrie del Made in Italy e non solo.

WoMat è una startup di definizione e sviluppo di materiali innovativi a basso impatto ambientale, nata dalla passione di cinque donne, da anni attive nell’innovazione e nella ricerca, e dal sostegno di Reinova, azienda modenese specializzata in validazione di componenti per il powertrain elettrico, che, in qualità di incubatore, aiuterà la startup nella sua fase iniziale di implementazione e crescita.

Le socie fondatrici di WoMat sono cinque ricercatrici: Carola Esposito Corcione, Aurora Rizzo, Silvia Colella, Antonella Giuri e Raffaella Striani. Lato Reinova, in -

A parlarci di questa nuova realtà sono Stefania Carlucci, responsabile commerciale Reinova e Ceo di WoMat, e Carola Esposito Corcione, professore associato dell’Università del Salento.

Come è nata l’idea di WoMat?

Stefania Carlucci: “WoMat nasce dall’incontro di due realtà: Reinova, nata nella

Stefania Carlucci, responsabile commerciale Reinova e CEO di WoMat; Giuseppe Corcione, amministratore delegato di Reinova e chief technical officer di WoMat

Motor Valley a Modena, un polo innovativo incentrato sulla conversione verso il mondo elettrificato, e cinque ricercatrici. Incontro che ci ha permesso di colmare quel gap tra mondo industriale e mondo universitario. Con WoMat si è creato un feeling naturale tra noi di Reinova e l’Università del Salento, con cui eravamo in contatto per altre attività e grazie alla quale abbiamo incontrato queste donne così interessate all’ambito ingegneristico, fisico e chimico: ecco come è nata l’idea di WoMat. A dircelo è il nome stesso, dove “Wo” sta per “women” e “Mat” per “materials” così da far emergere sia l’unicità delle donne, sia quella di materiali innovativi con capacità sostenibili”.

Carola Esposito Corcione: “Siamo cinque scienziate con una ultradecennale esperienza nella progettazione di materiali innovativi, hi-tech ed ecosostenibile. Posso confermare che la forza di WoMat sta proprio nella fusione tra mondo universitario e mondo industriale: due realtà apparentemente lontane e che invece sono complementari. Il nostro obiettivo è quello di toccare più o meno tutti i settori delle scienze applicate: dall’ingegneria chimica all’ingegneria energetica, passando per l’ingegneria dei materiali, le tecnologie per i beni culturali, la chimica e la fisica”.

L’obiettivo di WoMat è quello di sviluppare materiali che riducano i costi di realizzazione di un prodotto ma che mantengano performance adeguate, proponendo soluzioni tecnologiche ed ecosostenibili. Può spiegarci più nel dettaglio come funziona la vostra startup e come è possibile conciliare questi tre aspetti?

Esposito: “Noi riteniamo di poter progettare dei materiali innovativi che possano soddisfare i requisiti delle sfide contemporanee della scienza e della tecnologia,

Carola Esposito Corcione:

a partire dalla salute e dall’ambiente per arrivare all’energia e ai beni culturali. Per questo, i prodotti WoMat sono senz’altro più performanti, ma anche più economici ed ecosostenibili, di quelli degli attuali competitors. Come abbiamo fatto? è stato possibile e sarà possibile proprio grazie a questa sinergia tra una realtà di eccellenza come Reinova e una realtà di ricerca tecnologicamente avanzata rappresentata da noi scienziate, che abbiamo un’esperienza di oltre vent’anni e che ora siamo al servizio di questo nuovo progetto. La nostra startup vuole mettere insieme tre aspetti: economicità, ecosostenibilità ed elevate performance, optando per delle strategie di produzione e di progettazione di questi materiali innovativi che mettano al primo posto lo sviluppo di solu- zioni a misura d’uomo. In questo senso, la figura dell’ingegnere è la figura chiave perché, partendo dalla chimica e dalla fisica, egli è in grado di ingegnerizzare, appunto, e di trasferire l’idea a livello di sviluppo preindustriale e poi industriale. WoMat vuole quindi sviluppare prodotti e servizi innovativi ad alto valore tecnologico per conto nostro o di atri, per uso industriale o per uso di ricerca e vogliamo occuparci di tutti gli aspetti: dall’idea alla progettazione e, grazie a Reinova, anche dell’industrializzazione e dell’ingegnerizzazione”.

A quali industrie potrebbero rivolgersi i vostri servizi? Sono rivolti anche alle realtà produttrici di plastica e gomma o di utensileria?

Carlucci: “Noi come Reinova siamo a stretto contatto con aziende legate alla mobilità e all’automotive che ci permettono di ascoltare e comprendere quelle che sono le reali esigenze dei nostri clienti, tra queste; lo sviluppo di batterie, di materiali anticorrosivi, isolanti termici o elettrici. Questo tipo di ascolto, inoltre, ci aiuta molto a individuare in che direzione anda- re per proporre soluzioni che diano un valore aggiunto al mercato. Ma non ci poniamo limiti, i nostri settori di riferimento, infatti, possono essere svariati e questo è per noi una forza incredibile: partiamo dall’automotive (micromobilità e mobilità) passando per le fonti rinnovabili, le attività mediche e biomedicali ma anche i componenti di arredo outdoor e indoor, vista la resistenza dei materiali da noi progettati”.

Uno degli obiettivi di WoMat è poi quello di rispettare l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Nello specifico il punto 17 menziona il “consumo e produzione responsabili”. Pensa che in Italia ci siano ancora troppo poche realtà che si preoccupano di produrre in modo sostenibile?

Carlucci: “Credo che la maggior parte delle aziende parlino molto di sostenibilità senza occuparsene davvero. È invece necessario farlo in maniera concreta con coscienza e consapevolezza della propria mission. Adeguare il business aziendale ai 17 obiettivi dell’Agenda 2030, ol - tretutto, porta a svariati vantaggi di tipo economico e di risparmio energetico. Per noi essere sostenibili è un valore aggiunto e un carattere distintivo rispetto ai competitors”.

Quando nasce un’impresa al femminile è sempre una grande conquista. Pensa che il ruolo delle donne e delle imprenditrici sia in espansione nel vostro settore?

Carlucci: “Sono certa che la donna abbia sempre ricoperto un ruolo fondamentale nelle aziende, stando però sempre un po’ dietro alle quinte, per questo è importante esporsi e farsi strada. La donna ha senz’altro una spiccata sensibilità e cura del

Stefania Carlucci: “Vogliamo essere sempre più a stretto contatto con aziende leader nello sviluppo di materiali, per comprendere meglio le loro esigenze e per stringere nuovi contatti di collaborazione” dettaglio che rappresentano dei punti di forza. Per quanto ci riguarda, questa diversità ci può caratterizzare rispetto ad aziende a prevalenza maschile”.

Esposito: “Oggi, le donne stanno prendendo spazio, ma sono ancora un po’ indietro, soprattutto nei settori scientifici e tecnologici. Io non ho mai avuto paura di fare il mio lavoro e di essere ingegnere e madre allo stesso tempo.

Quello che credo è che sono le opportunità che ci danno ad essere inferiori. Il punto, dunque, non è avere paura ma avere la possibilità di portare avanti con soddisfazione la vita privata e quella lavorativa. WoMat, ha anche questo come obiettivo: normalizzare la presenza delle donne in ambito scientifico, perché non siamo né meglio né peggio degli uomini, siamo identici.

Non c’è motivo di chiedersi perché una donna sceglie un percorso scientifico proprio perché non ce lo chiediamo con un uomo. Inoltre, trovo che vadano sfatati alcuni miti, come il fatto che le donne non sappiano fare squadra o che la facciano meno degli uomini: noi di WoMat ci riteniamo molto coese e speriamo di andare avanti così”.

Quali sono i vostri obiettivi per la seconda metà del 2023?

Carlucci: “Quello che volgiamo è essere sempre più a stretto contatto con aziende leader nello sviluppo di materiali per comprendere meglio le loro esigenze e per stringere nuovi contatti di collaborazione. Adesso stiamo lavorando per brevettare soluzioni tecnologiche che abbiamo già studiato e, infine, chiederemo rinforzi per la fase di implementazione. Continueremo quindi il nostro percorso di ricerca e sviluppo per arrivare alla fine del 2024 con qualcosa di importante portare sul mercato”.

Resine termoplastiche per sostituire il PTFE

I gradi di polietilene ad elevato peso molecolare (UHMW-PE) prodotti da Mitsui Chemicals e distribuiti da Dreyplas sotto forma del granulato LUBMER™ e dei microgranuli sferici HI-ZEX MILLION™ e MIPELON™, offrono una gamma di proprietà simili a quelle dei fluoropolimeri. In certe applicazioni specifiche possono perfino sostituire il PTFE, un materiale costoso, di scarsa disponibilità e ultimamente anche coinvolto nel dibattito sulle PFAS. Tra le proprietà delle resine UHMW-PE, oltre all’elevata resistenza all’usura e alle eccellenti proprietà di scorrimento, spiccano anche la buona resistenza chimica nonché l’elevata flessibilità e la resistenza agli urti a bassa temperatura. Inoltre la maggior parte dei gradi UHMWPE soddisfano i requisiti per il contatto con gli alimenti in conformità con le direttive europee 1935/2004/CE e 10/2011/ CE e le norme statunitensi FDA. Infine, se confrontati con altre poliolefine, presentano un’elevata fonoassorbenza e ottime proprietà di isolamento elettrico.

La gamma LUBMER comprende i gradi resistenti all’abrasione L5000, L4000 e L3000, oltre al grado LS4140, una lega di UHMW-PE e PA. I granuli possono essere stampati a iniezione per produrre parti industriali oppure estrusi in foglia, profili e tubi flessibili utilizzando sistemi a canale caldo o punti di iniezione a tunnel convenzionali (tunnel gate). In aggiunta ai gradi di base, i gradi additivati LY1040 e LY4100 incrementano la resistenza all’abrasione di molti tecnopolimeri riducendo nel contempo il coefficiente di attrito. Il colore chiaro opaco ne facilita l’impiego con masterbatches colorati.

Utilizzati al posto del PTFE, i gradi altamente dispersibili HI-ZEX MILLION e MIPELON, forniti in microgranuli con dimensioni a partire da 10 μm, sono adatti per produrre rivestimenti superficiali resistenti all’abrasione e alle sostanze chimiche, oppure per l’impiego come additivi di compounding.

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