2 minute read
IL DIGITALE È PER TUTTE LE IMPRESE
Siamo arrivati quasi a conclusione del primo semestre 2023 e, oltre ai primi dati del settore manifatturiero che iniziano ad emergere, si è parlato molto di una grande novità: il nuovo Regolamento Macchine adottato dal Parlamento Europeo che andrà a sostituire l’attuale Direttiva macchine 2006/42/CE. Si tratta di un regolamento (non più di una direttiva) che affronta un nuovo tipo di industria, più smart e più automatizzata rispetto alla precedente direttiva. Per questo la nuova proposta di regolamento riguarda anche le macchine e i prodotti altamente digitalizzati come i robot o le stampanti 3D per la fabbricazione: una novità ancora in divenire che ha sollevato già le prime polemiche ma che, sembra, vuole andare incontro a una necessità ormai decisiva per l’industria italiana, diventare 4.0.
Ed è proprio l’intelligenza artificiale, di cui si discute da oltre 50 anni, ad essere al centro del dibattito politico-economico. Nonostante le sue potenzialità, infatti, l’AI rimane ancora poco utilizzata dalle imprese italiane, in particolare quelle di minori dimensioni. Qualche dato incoraggiante arriva però da Anitec-Assinform, secondo cui, nel nostro Paese, il mercato dell’Intelligenza Artificiale ha raggiunto nel 2022 un volume di circa 422 milioni di euro (+21,9%) e, tra il 2022 e il 2025, è previsto che l’AI raggiunga i 700 mln con un tasso di crescita medio annuo del 22%, ancora poco rispetto ad altri paesi europei, ma qualcosa per gli standard della penisola.
Advertisement
“L’intelligenza artificiale applicata all’impresa, nell’immaginario comune, è spesso associata ad attività legate ai giganti del settore tech”, ha dichiarato Giovanni Baroni, presidente di Piccola
Industria di Confindustria. “È invece importante comprendere come questa disciplina sia alla portata di tutte le imprese”. Un po’ per paura del nuovo e un po’ per l’idea di non farcela, infatti, il rischio italiano è quello di rimanere fermi a un tipo di industria ormai obsoleta: un timore che potrebbe spaventare alcuni piccoli o medi imprenditori a tal punto da chiudere i battenti. In Italia, infatti, tra i vari numeri emersi da questo primo semestre 2023, emergono anche le cessazioni di impresa, un fenomeno che, almeno in Lombardia, è salito del 17,1% come probabile conseguenza delle mancate chiusure durante il periodo dell’emergenza sanitaria, che erano state disincentivate dalle misure di sostegno adottate dalle istituzioni. Almeno però, a crescere sono le attività gestite in prevalenza da stranieri, donne e giovani.
Insomma, per quest’Italia che viaggia tra soddisfazioni e preoccupazioni, è necessario investire negli abilitatori di trasformazione digitale come l’AI, così da sostenere la resilienza e attivare nuovi modelli di business. Un modo per farlo è quello di puntare sui settori che rappresentano i pilastri dell’economia italiana, come quello della metalmeccanica e meccatronica che da solo genera il 50% del valore aggiunto della manifattura. Ma non solo, le PMI che ancora investono poco nel digitale, rappresentano il 99% del nostro tessuto imprenditoriale, per questo oltre alle risorse del PNRR è importante partire dal territorio, dal confronto tra e con le piccole e medie imprese. Solo così è possibile fare la differenza e avvicinarsi in maniera consapevole a una risorsa immensa come l’AI.
Textilsharing
Abbigliamento da lavoro, panni per la pulizia dei macchinari, tappeti assorbiolio, lavapezzi. Tutto a noleggio grazie al sistema circolare di servizi Mewa che permette di ridurre la quantità di rifiuti e risparmiare tempo, risorse e spazio prezioso destinato alla logistica.
Era il lontano 1908 quando un lungimirante imprenditore tedesco, Hermann Gebauer, ebbe un’idea geniale quanto pionieristica e inventò un panno da fornire alla fiorente industria dell’epoca perché lo si potesse usare per la pulizia delle macchine industriali. Non si trattava però di un panno qualsiasi usa e getta: lo si poteva infatti riutilizzare più volte e soprattutto se ne poteva esternalizzare il lavaggio e la manutenzione. Intorno a questo concetto nacque la Mewa, acronimo di Mechanische Weberei Altstadt e vennero gettate le basi del Textilsharing, un modello circolare di servizi che col tempo Mewa estese anche ad altri prodotti.
Oggi Mewa fornisce alle aziende di tutta Europa da 47 sedi abbigliamento da lavoro e protettivo, panni per la pulizia, tappeti assorbiolio e zerbini e ne cura la gestione, la manutenzione, lo stoccaggio e la logistica. Fornisce inoltre a catalogo anche articoli sulla sicurezza sul lavoro. Circa 5.700 dipendenti e oltre 190.000 clienti dei settori industria, commercio, gastrono -