News insegnanti Gruppo Abele Ripartire ... come?
Settembre 2011
Tratto da www.internazionale.it
Sommario: Ripartire … come? 1 Insegnare 2 la passione In Albania una 4 scuola d’eccellenza … per costruire fu- 5 Appuntamenti 6 d’Autunno
Cari colleghi … “Purtroppo sono già finite le vacanze!” A dirlo non sono i ragazzi per primi, ma noi, adulti così tanto appassionati del nostro mestiere da sperare in un’influenza piuttosto di tornare al lavoro … Peccato! Il nostro è un mestiere creativo e vivo che per mille motivi ha visto spegnersi tutti gli entusiasmi. La crisi, i tagli, i ragazzi sempre peggio, le famiglie, non parliamone … Ma siamo proprio sicuri che sia così? Il nostro notiziario vuole spingersi contro corrente perché ha intravisto una strada possibile: crederci, avere voglia, scommetterci, provarci;
scegliere di progettare al posto di denigrare, di vedere spiragli anziché chiusure, di intravvedere strade al posto di ostacoli, cogliere speranze anziché lamentele.
siamo responsabili di ciò che portiamo a scuola, di ciò che trasferiamo ai nostri allievi.
Ne è una bella prova il fatto che nascano, in contesti assolutamente La nostra è una scelta deprivati, privi di risorse e precisa di pedagogia senza alcuni stimoli, delle applicata innanzitutto al esperienze di insegnamondo adulto della scuo- mento-apprendimento incredibili grazie ad adulti la. appassionati che non La motivazione è semplidemordono, anzi, si orgace: I ragazzi assorbono nizzano per rendere possida noi la nostra speranza bile l’impossibile. Ne abo la nostra demotivazione biamo incontrate in Italia e reagiscono di consee anche all’estero. Siamo guenza. Con la prima felici di potervele racconabbiamo possibilità di tare nella speranza che ci costruire futuro, con la contaminino un po’. seconda abbiamo fin d’ora la certezza del falli- Allora, buon inizio appasmento educativo. Noi sionato a tutti!
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La bussola …
INSEGNARE LA PASSIONE Libera sintesi dell’articolo tratto da “Agire la passione dell’educare” di Fulvio Poletti, Animazione Sociale 242.
“Nessuno educa unidirezionalmente, ma ci si educa reciprocamente tutti insieme, in un processo di liberazione dove ci si completa gli uni con gli altri”. (Paolo Freire)
E’ ora di ricominciare, ma qua e là si sente già stanchezza, non negli allievi, ma negli insegnanti.
E no! Così non va, non è un buon inizio!
Allora lasciamoci scaldare il cuore da un pedagogista che ci ricorda l’importanza della passione nell’ insegnamento apprendimento.
“Come educatori, la prima virtù che siamo chiamati a costruire continuamente in noi è il coraggio di amare la pratica di liberazione a cui ci dedichiamo e le persone coinvolte in questa trasformazione, mediante un metodo improntato alla partecipazione attiva e consapevole di ciascuno e di tutti”. Una pedagogia del dialogo improntata al pieno rispetto dell’Altro, è caratterizzata dalla circolarità: mentre il docente insegna, egli contemporaneamente apprende e ciò vale anche per l’alunno. Il processo di formazione collettiva e compartecipata è basata sull’esperienza, non un’operazione astratta: il soggetto è sollecitato a sviluppare una coscien-
za critica mentre esercita anche un’opera trasformativa sul proprio ambiente e sul contesto di vita. “Un simile rapporto ravvicinato tra educatori ed educandi diventa la caratteristica dell’educare alla cittadinanza, non impartita con lezioni cattedratiche o interventi paternalistici, ma democrazia partecipativa vissuta all’interno dell’istituto scolastico”. Due gli ingredienti fondamentali: l’utopia e la speranza in un futuro migliore. Freire insisteva sulla necessità di sognare una nuova realtà: più umana, meno disgustosa, più giusta. Gli psicologi più attenti alla galassia giovanile denunciano che oggi “i giovani sembrano risucchiati da un generale appiattimento, riduttivo sul presente, dove le aspirazioni si stemperano e si traducono velocemente in una sorta di nichilismo”. “Un ospite inquietante, il nichilismo, si aggira tra loro (i giovani), penetra i loro
sentimenti, confonde i loro pensieri, cancella prospettive, orizzonti, fiacca la loro anima, intristisce le passioni rendendole esangui”. (U.Galimberti “L’ospite inquietante”) “Difficile ignorare le manifestazioni di depressione, stanchezza, insignificanza o demotivazione vissute in solitudine, propensione parasuicidali … espressioni caratteristiche della nostra epoca”. Benasajang, nel suo libro “L’epoca delle passioni tristi” ci ricorda che “ è sulla cultura collettiva e non sulla sofferenza individuale che bisogna agire, perché questa sofferenza non è la causa ma la conseguenza di un’implosione culturale di cui i giovani parcheggiati nelle scuole, nelle università, nei master, nel precariato, sono le prime vittime”. È la passione che può dar vita ad “un apprendimento appassionato che ci faccia uscire dal torpore e ci lanci entusiasticamente verso traguardi inusitati e avvincenti. La passione infonde energia “capace di stimolare e dinamizzare il normale regime di funzionamento degli uomini nell’agire, progettare, ricercare”. Come diceva A. Einstein, “viene a prodursi quello spirito da lancio vitale … volontà di vivere … respiro vitalistico e vivacizzante all’attività umana per conferirvi un senso di pienezza esistenziale”, un impareggiabile antidoto alla noia.
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La bussola …
Costruire un vero patto educativo
“Si tratta in sostanza di recuperare una paidea, una pedagogia della leggerezza, del ludico, del piacere di conoscere di misurarsi con problemi effettivamente intriganti”
“Si tratta in sostanza di recuperare una paidea, una pedagogia della leggerezza, del ludico, del piacere di conoscere e di misurarsi con problemi effettivamente intriganti, un tipo di formazione attivistica e partecipativa in sintonia con la vitalità e la dinamicità dell’esistenza… con la capacità di attivare uno sforzo ed un impegno consapevoli, scelti, genuini, vale a dire impregnati di’intenzionalità e d’intensa energia riflessiva, emotiva, affettiva”. Nel processo d’insegnamento apprendimento, l’essere appassionati significa “provare entusiasmo, essere catturati, dedicarsi con grande solleci-
tudine a qualcosa o a qualcuno d’importante”. Non vanno dimenticati alcuni aspetti organizzativi e concreti: il poter disporre di spazi idonei e tempi di lavoro adeguati per coltivare a scuola questo spirito, avere “locali esteticamente piacevoli alla vista, ospitali, caldi e calorosi contribuisce ad alimentare quel piacere di andare a scuola, di ritrovarsi in un ambiente accogliente, quale premessa per stare bene insieme e per realizzare qualcosa di bello, di gratificante, di esaltante”. Questo progetto ha come base una comunità educante , un “consorzio di persone, dove ognuna venga valorizzata nelle proprie conoscenze, competenze, qualità, in vista
della realizzazione di un progetto comune, nella sapiente alternanza fra lavoro intenso, serio, impegnato e fruttuosi momenti ricreativi e distensivi. L’idea è di un’istituzione che apprende , nel suo insieme, grazie al contributo di ognuno e di tutti i suoi componenti. Per fare questo, però, bisogna essere capaci di “costruire un reale patto educativo che sappia coinvolgere effettivamente e produttivamente tutti i principali attori sociali in gioco, vale a dire famiglie, scuole, Fulvio Poletti Docente presso la SUPSI
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La collezione …
IN ALBANIA 1 SCUOLA D’ECCELLENZA... A Fier, in Albania, esiste una scuola professionale che ha permesso a più di 1000 ragazzi di conseguire un diploma e trovare un lavoro adeguato allo studio fatto. Ce lo racconta Mariola, la segretaria che in questi giorni di fine agosto raccoglie le iscrizioni per l’anno scolastico che si affaccia: “Questa scuola è diversa dalle altre, ti permette davvero di entrare nel mondo del lavoro. Tutto è pensato per la formazione della persona nel suo insieme, a partire dalla serietà con cui avviene la selezione e dall’impostazione dei corsi. Solo 20 ragazzi sono ammessi ad ogni indirizzo: meccanici d’auto, assistenti d’ufficio, elettricisti. Per accedervi, devono superare un test iniziale che avviene secondo criteri ben elaborati”. Perché classi così piccole e selezionate? Il Direttore del centro, uno psicologo, ci spiega che il fenomeno della disoccupazione in Albania è stato così invasivo che ha chiuso ogni prospettiva di speranza ai
giovani ai quali non è restato altro, in passato, che il sogno dell’emigrare (con tutti gli annessi che in Italia ben conosciamo). “La Qendra Social non voleva creare altri disoccupati col diploma in mano, ma aprire una prospettiva professionale diversa che offrisse prospettiva, educasse alla serietà, all’impegno e preparasse ad essere competenti per “tener testa all’Europa”. Per fare questo, tutto il mondo adulto che lavora nella scuola deve mettere in atto un vero e proprio stile che educa nel suo insieme. Qui i bidelli valgono alla stessa stregua del Direttore, perché tutti contribuiscono al buon funzionamento di questa comunità educante. Gli insegnanti lo sanno bene e lo spiegano da subito ai ragazzi: massimo rispetto reciproco. Lo si vede dalle piccole cose: ogni giorno i formatori (così si chiamano i docenti) attendono gli allievi sulla porta della classe, dove ci si prepara al clima scolastico creando l’atmosfera. Qualche “turista” lo vede come un’esagerazio-
ne, ma questo metodo non fa che aiutare l’apprendimento e i ragazzi ne sono consapevoli”. Me ne accorgo anch’io, durante il mio soggiorno albanese: quanto affetto nel saluto degli ex allievi della Qendra, ormai adulti, ai loro insegnanti! Mariola spiega “Non hai tempo di uscire da questa scuola e hai trovato lavoro; io, dopo un mese, avevo ben due proposte. Solitamente le scuole superiori in Albania hanno classi di 40 allievi, due o tre allo stesso banco. È impossibile seguire le lezioni, anche i più motivati perdono l’entusiasmo. Il professore spiega, diciamo, a chi ha la fortuna di sedere nella prima fila. Alla Qendra Social si respira un’aria diversa: il ragazzo viene seguito molto bene da tutti, da lui si pretende molto, ma a lui si dà molto”. Qual è la caratteristica pedagogica che sottostà alla proposta del Centro? Il Direttore che mi guarda stupito: “C’è da chiederlo? La pedagogia del Murialdo, di don Bosco,…la formazione integrale della persona!
In Albania più di 1000 ragazzi Hanno conseguito un diploma e hanno trovato un lavoro adeguato allo studio fatto.
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… PER COSTRUIRE FUTURO. L’equipe che opera nella Quendra Social, segue il
Progetto Odisseo che permette ai ragazzi emigrati in Italia che vivono da soli e desiderano rimpatriare, un contributo di 2800 euro procapite, tramite fondi europei e italiani, per l’inserimento sociale, familiare e lavorativo in Albania.
Chi fa domanda viene seguito da un educatore della Qendra che prende in carico il ragazzo e gli permette di ritrovare un’identità e un progetto spesso smarrito, disilluso durante gli anni di espatrio.
Ogni venerdì i docenti di tutta la scuola si fermano a “imparare” essi stessi per primi: è difficile il mestiere dell’insegnante, bisogna formarsi continuamente, riflettere, non pensare solo alla propria materia ma a tutto il cammino che l’allievo compie all’interno del Centro. Si ragiona insieme sulle difficoltà, si analizzano le grafologie, si approfondisce la pedagogia, si riflette su come agire in situazioni complesse…Se l’obiettivo è aiutare i meno fortunati ad accedere al mondo professionale, è bene che tutta la scuola sia preparata a seguire questo percorso che non è solo tecnico, ma di accompagnamento dei giovani al mondo adulto.”. I risultati? Più di mille diplomi conseguiti e conseguenti posti di lavoro specializzato sul territorio albanese; accanto ai corsi si è avviata l’apertura dell’apprendistato formativo, per i più piccolini, dai 15 ai 18 anni che sono ancora incerti sul futuro e
preferiscono provare a lavorare: dopo un colloquio con Edison, l’insegnante per l’orientamento, viene cercata un’officina in cui inserirli al mattino; al pomeriggio rientrano alla Qendra dove fanno alcune ore di formazione, comprensive di corso di computer e seconda lingua, italiano, visto che il 60% del commercio dell’Abania all’estero è con il nostro Paese. Si impara a fare il falegname, l’elettrauto, il saldatore, il lavoratore dell’acciaio e dell’alluminio e, nelle sedi distaccate, la sarta. Insomma, in Albania scopro una scuola d’eccellenza, nel senso vero del termine, opposto all’accezione che intendiamo in Italia, dove “piove sempre sul banato”, ovvero ci gloriamo di valorizzare chi, per sua natura o fortuna sociale, ha già delle chance in più per riuscire nella vita. No! Qui l’eccellenza significa massima possibilità per chi, di suo, avrebbe ben
poche carte da giocare. E l’eccellenza si vede in tutto: nella cura degli ambienti, puliti, dipinti vivacemente, di bell’aspetto, e nella tecnologia: due aule multimediali dove si può lavorare in rete e imparare le lingue in modo interattivo. “ La congregazione del Murialdo ha venduto una casa in Italia, sul mare vicino a Roma, per disporre questa scuola di tutti gli arredi e tecnologie necessarie, perché la formazione dell’uomo vale ben più delle case”, ci racconta don Berto Rolfo, 76 anni, l’anima di questa esperienza scolastica. È un piacere ascoltarlo e vedere come la pedagogia vissuta e applicata nella sua vera essenza possa smuovere davvero terreni incolti…e possa ancora commuovere chi come lui, come noi ci crede da sempre. Per informazioni su Progetto Odisseo fier@murialdo.org
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Agorà Libera … Carissimi, Il gruppo insegnanti di LIBERA PERUGIA è sempre molto attivo, anche durante le vacanze. Ecco la loro programmazione dell’anno. Chi fosse interessato ad approfondire e visionare i vari progetti, può richiederli direttamente a
umbria@libera.it
Appuntamenti d’autunno 25 Settembre: ricordando Capitini 25 Settembre : vieni anche tu alla
Camminiamo insieme contro la morte per fame, la corruzione, l’illegalità, le mafie, le dittature, la censura, le guerre, il commercio delle armi, il terrorismo, la violenza,
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Camminiamo insieme per rimettere al centro le perso-
laboratori tematici e artistici per insegnanti e ragazzi
po per gli altri e per il bene comune.. ne, i popoli e i loro diritti, sostituire l’io con il noi, tagliare le spese militari e investire sulla sicurezza umana, salvare la vita di chi sta morendo di fame e di sete, disarmare la finanza, difendere e promuovere il diritto al lavoro difendere i beni comuni, promuovere un’economia di giustizia, promuovere uno sviluppo equo e sostenibile promuovere un’informazione libera e pluralista, difendere i diritti umani…
Cari colleghi, ecco alcune iniziative per ripartire con entusiasmo … La news continua a creare rete, agganciando persone e proposte. Stiamo superando gli 800 lettori. Fate conoscere il notiziario ai vostri colleghi e scriveteci a scuola@gruppoabele.org