INSEGNAREDUCANDO. N ° 12 - 10/2011

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News 12 e 2011 Ottobr

In primo piano : Sommario Siamo tutti diversi

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Gay a scuola: vogliamo parlarne? Educare alla diversità contro l’omofobia. 2/3 Io non sono una cosa sola. La 3° media a 17 anni 4/5 Insegnare al principe di Danimarca

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Siamo tutti diversi Cari colleghi, questo numero della news raccoglie molte proposte legate da un unico filo conduttore: la diversità. Perchè un argomento così ... obsoleto, con tutto ciò che vive l’istituzione scolastica oggi? Semplice: noi pensiamo che la scuola non sia preparata ad affrontare la diversità da cui viene attraversata ogni giorno. Essere capaci di comprendere il valore di questa potenzialità umana ed educare gli allievi in questa direzione, non è compito semplice dell’insegnante che lavora con un’età evolutiva incuriosita ma piena di paure per “il diverso”. Le scuole che maggiormente hanno lavorato negli anni passati sulla prevenzione al bullismo, sanno bene che alla base

Questa prospettiva è di della violenza agita in casa, qui al Gruppo classe, esiste una forte intolleranza per le forme Abele: noi lavoriamo di “diversità” che interro- dentro la diversità di ogni gano, stupiscono, met- genere; lo stare accanto all’alterità ci permette di tono in crisi la fragile andare oltre ai confini costabilità emotiva dei nosciuti, comprenderne preadolescenti. le fatiche e abbassare gli Allora forza! Inseriamo scudi verso quei mondi di nelle nostre lezioni spunti educativi che af- vita che non sono pericofrontino questa educa- losi per noi, al contrario, sono spesso più fragili. zione e aprano negli allievi le porte alla cono- Ecco allora la nostra scenza positiva dell’al- scelta, nell’ottica di valorizzare un’educazione tro. Conoscere non significa alla convivenza responsaimitare, emulare, egua- bile, sperimentata e visgliarsi: anzi! Conoscere suta nei contesti davvero, senza pregiudi- scolastici. Il nostro vuole essere un augurio alzio e giudizio vuol dire aprire gli occhi e le orec- l’apertura di CAMPUS chie, porsi in ascolto di Montecatini dove accorpunti di vista differenti e rono insegnanti e allievi da tutta Italia per ragionon aver più paura. Di conseguenza, compren- nare insieme sull’importanza di un’educazione dere meglio se stessì e rafforzarsi nell’idea di sè. alla cittadinanza permanente.


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Gay a scuola: vogliamo parlarne?

Antonella Montano ci ricorda che in Italia più di centomila famiglie hanno almeno un genitore omosessuale. Esistono bambini e ragazzi che quotidianamente sopportano il peso di crescere, sentendosi etichettati come “diversi”. Non possiamo continuare a far finta che l’omosessualità non esista tra i banchi di scuola.

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La Commissione regionale delle Marche per le Pari opportunità tra uomo e donna contro l’omofobia scriveva meno di due anni fa, a seguito di uno spiacevole episodio accaduto in un liceo: “Parlare di omofobia è diventato molto difficile nonostante l’aumento di episodi di violenza ai danni di persone omosessuali che pure sono spesso riportate nelle pagine dei media; questi dati hanno spinto il Ministero delle Pari Opportunità a ritenere necessario avviare una campagna contro la violenza omofobica collaborando con le associazioni LGBT (Gay, Lesbiche, Transessuali e Transgender). Capire che l’omofobia è una violenza che và combattuta al pari di tutte le altre forme di violenza di genere, è fare un passo avanti verso la diffusione della cultura del rispetto che ancora latita in Italia e quale luogo migliore per avvicinare i giovani a questa cultura se non la scuola? Parlare con loro e farli parlare tra loro sul diritto all’affettività che è diritto di ogni essere umano e che non deve essere giudicato sulla base dell’appartenenza sessuale del partner, è seminare per una socialità improntata non più sulle diseguaglianze ma sul rispetto dell’altro”.

Questa’anno dal Lazio giunge una bellissima risposta: la Provincia di Roma in prima fila per combattere l'omofobia lancia il progetto europeo "Niso", che coinvolgerà quattro scuole capitoline e oltre duemila studenti in tutta Europa, con l'obiettivo di sensibilizzare i giovani e realizzare una campagna di comunicazione creativa per combattere ogni forma di discriminazione sessuale. Il cuore del progetto, è l'edu-game "Voice Out!", con cui gli studenti, attraverso la creazione di prodotti multimediali, realizzeranno una proposta politica per combattere le discriminazioni verso le persone lesbiche, gay e trans. A lanciare il concorso uno spot realizzato proprio dai ragazzi del Socrate che invita i loro coetanei a "dire la propria con creatività". In ogni scuola coinvolta le ragazze e i ragazzi si organizzeranno in due "partiti politici", con l'obiettivo di sviluppare concrete misure anti -discriminazione. All'interno delle campagne elettorali i partiti formati dagli studenti svilupperanno materiali multimediali per diffondere le loro idee. I compagni di scuola saranno poi chiamati a votare le proposte, diventando protagonisti e sviluppando nuove competenze attraverso il confronto d'idee nel political- game.


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Il binocolo

Educare alla diversità, contro l’omofobia Il political- game è un gioco di ruolo per gli studenti che mette in campo una formazione didattica partecipativa, mai sperimentata in Italia per iniziative contro l'omofobia e coinvolge quattro scuole di Roma (e partner di quattro Paesi Ue (Italia, Olanda, Belgio ed Estonia). Questo esperimento-pilota rivolto ai giovani può costituire un valido aiuto per la comunità gay, come sottolinea Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center di Roma: "Parlare di omosessualità e transessualità nelle scuole non deve essere un tabù e questo progetto contribuisce ad abbatterlo. Combattere l'omofobia significa non solo curare i danni che provoca, ma prevenirne le cause a cominciare da una corretta informazione e da percorsi educativi non reticenti sul tema". Le quattro scuole vincitrici - una per ciascuna delle nazioni partecipanti - saranno premiate con un viaggio a Bruxelles, dove presenteranno al Parlamento Europeo una proposta contro le discriminazioni. di MANUEL MASSIMO Repubblica.it 19/10/ 2011 http://tv.repubblica.it/edzione/roma/spot-contro-l-omofobia-nellescuole/78590

Mettiamoci in ascolto: Jole Baldaro Verde, una delle più grandi sessuologhe a livello internazionale, ci suggerisce osservazioni interessanti sull’orientamento sessuale. “Secondo me omosessuali si nasce. Poche sono le omosessualità cosiddette di ripiego. L’omossessualità c’è sempre stata, ed esiste anche nel mondo degli animali; soltanto che noi continuiamo ad essere eredi della Genesi, in cui l’unico rapporto sessuale possibile è quello eterosessuale. Quindi l’omosessualità era accettata solo nel periodo dei greci ed un po’ dai romani; ma, subito dopo, il Cristianesimo l’ha riportata fuori dalla giurisdizione normale”. “L’identità sessuale è un concetto multifattoriale. Mentre il genere sessuale è determinato, nel senso che si nasce e si muore appartenendo ad un preciso sesso, l’identità sessuale è evolutiva e dinamica, nel senso che può entrare in crisi e necessitare di una ristrutturazione”.“La sessualità assume, per ognuno, un significato personale, affettivo e relazionale del tutto peculiare e caratteristico, le cui valenze cominciano a venire delineate già dalla prima infanzia: il modo in cui un individuo sperimenta e co-

nosce la sua sessualità e la sua identità sessuale viene, infatti, profondamente influenzato dal modo in cui il mondo degli adulti vi si rapporta e, dunque, dal modo in cui genitori, insegnanti ed educatori riescono o, al contrario, falliscono nel favorire nel bambino e nell’adolescente la conoscenza ed il contatto col corpo e con la sessualità”. “Le maggiori difficoltà degli omosessuali, rispetto agli eterosessuali, sono sia quella di accettarsi a livello intrapsichico sia esprimere all’esterno una diversità ancora poco accettata. La frustrazione che ne consegue porta a vivere conflitti dolorosi e, a volte ad un bisogno coatto di rapporti sessuali. È per questi soggetti, non solo un periodo critico, ma un momento difficile perché l’omosessualità è ancora una condizione poco accettata”. “E’ importante che ognuno si viva la sessualità che ha, il proprio orientamento, perché quella è la migliore sessualità possibile per lui in quel momento”.

LETTURE PER APPROFONDIRE I brani riportati sopra sono tratti da:

“Identità sessuale e progetti per un'educazione sessuale integrata” Jole Baldaro Verde e Marco Del Ry - Ed. FrancoAngeli - 2004 "Donne Nuove" L'universo femminile nel terzo millennio" Jole Baldaro verde,Franco Angeli Ed “Parlare di omosessualità a scuola. Riflessioni e attività per la scuola secondaria” Antonella Montano, Andriola Elda - Centro Studi Erickson- 2011 Intervista tratta da: www.teatronaturale.it

In Italia di strada da fare ce n'è ancora tanta. Il Gay Center sta portando avanti un'indagine sociale sulla condizione dei giovani omosessuali (dai 13 ai 26 anni) in Italia; i dati raccolti finora non danno risultati incoraggianti: il 74 % degli intervistati racconta di aver subito almeno un episodio di bullismo e/o discriminazione e, di questi, il 36 % è avvenuto a scuola; il 45 % racconta di non aver fatto coming out a scuola (dichiarare la propria omosessualità a compagni di classe e professori), per paura di subire discriminazioni o violenze e per il timore di non essere "accettato" e "capito".

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“Io non sono una cosa sola” Come includere un milione di giovani stranieri nella scuola italiana? Chi di noi non si ricorda le mille sensazioni, i sorrisi, gli sguardi, le paure, le gioie, le difficoltà che abbiamo provato sui banchi di scuola? Le parole scambiate furtivamente con i compagni di banco durante una verifica scritta, il timore delle interrogazioni, il mal di pancia, quel senso di inadeguatezza tipico dell’adolescenza, le risate con gli amici, la voglia di vivere che affronta opportunità e sfide. E ancora l’ansia, la necessità di essere accettati dai compagni, il desiderio di crescere, di credere in qualcosa, di essere ascoltati, di urlare le proprie emozioni... Alcuni educatori del Gruppo Abele incontrano quasi quotidianamente, in strada o nei giardini di Torino, ragazzi che vanno a scuola con le loro storie di vita simili ma diverse da quelle di ognuno di noi. Simili perché le sensazioni sono le stesse. Diverse perché a tutte le difficoltà che attendono il percorso scolastico di ogni giovane si aggiunge l’ostacolo più grande: la fatica della migrazione.

Da escluso a bullo. Ritardo scolastico anticamera dell’abbandono: ahahahhahahahahaha ahahahahahahhaa ahahahahahhahaah Gli educatori “di strada” ahahahhahahahahaha del Gruppo Abele ahahahahahahhaa hanno raccolto ahahahahahhahaah le storie di tanti ahahahhahahahahaha adolescenti di origine ahahahahahahhaa straniera: ahahahahahhahaah ricchezze, fragilità, ahahahhahahahahaha domande e progetti. ahahahahahahhaa Ne emerge una ahahahahahhahaah riflessione interessante per ahahahhahahahahaha gli insegnanti che inconahahahahahahhaa trano questi ragazzi sui ahahahahahhahaah banchi di scuola.

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“Popa è un ragazzo rumeno di 16 anni. In realtà si chiama Gabriel, ma tutti lo chiamano per cognome. È arrivato in Italia nell’autunno del 2008, da Bacàu, al seguito della famiglia. Noi operatori l’abbiamo conosciuto quasi subito. (…)Ha iniziato a frequentare la scuola media del quartiere. È stato inserito in prima anche se un ragazzo della sua età avrebbe dovuto frequentare la terza. Alla fine del suo primo anno di scuola a Torino è stato bocciato: da parte sua non c’è stato impegno, ma l’ostacolo iniziale della lingua ha influito molto(…) I primi mesi di scuola, Gabriel Popa quasi non apriva bocca. Restava in disparte, chiuso in se stesso (…) Con il tempo abbiamo avuto modo di notare molti cambiamenti nel suo comportamento (…) Più proseguiva il suo inserimento a Torino, più Popa ha preso ad adottare un linguaggio diretto e volgare (…) Più volte è arrivato alle mani con i compagni di classe italiani e altri

ragazzini romeni del quartiere. Ha confidato a noi operatori la sua intenzione a chiedere soldi a un compagno più piccolo, affermando con durezza che, di fronte ad un rifiuto l’avrebbe picchiato. Siamo preoccupati: il suo distacco e la sua voglia insoddisfatta di inclusione si è tradotta in un comportamento da bullo. Solo così Popa si sente accettato. Oggi Popa continua a frequentare la scuola, nonostante gli insuccessi scolastici che per molti sono il preludio dell’abbandono”. “Il ritardo nel corso di studi non è prerogativa solo dei ragazzi romeni. Forti ritardi, come quello di Popa, sono piuttosto frequenti tra giovani di origine straniera. La storia di Azzedine ne è un esempio. Ha festeggiato con noi il suo diciassettesimo compleanno. Una settimana prima dava l’esame di terza media insieme ai compagni di tre anni più giovani”.


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La bussola

Promosso o bocciato? Prendere la licenza media a 17 anni. Lavorare per l’inserimento culturale dei migranti a Scuola: mission impossibol?

“Una buona classe non è un reggimento che marcia al passo, ma un’orchestra che prova la stessa sinfonia” Daniel Pennac, “Diario di scuola” “Secondo gli ultimi dati quasi un quarto della popolazione straniera presente in Italia è costituita da minori . Si tratta di quasi un milione di persone. Ragazzi e ragazze che frequentano le scuole italiane e che spesso affrontano con grandi difficoltà il percorso scolastico. La scuola è un luogo di apprendimento e confronto, un'opportunità che può rappresentare molto per i ragazzi di origine straniera, specie se appena giunti nel nuovo Paese e quindi desiderosi di conoscere, ma anche disorientati. Le risorse che l’esperienza scolastica offre a questi ragazzi sono importantissime: imparare la nuova lingua, costruire relazioni con i coetanei e con gli insegnanti, accedere a conoscenze, sviluppare capacità e competenze, ecc... L’inserimento a scuola, però, sappiamo non essere così semplice. A fianco di tante esperienze positive, in-

fatti, ci sono anche le grandi fatiche di un'istituzione che non riesce a far fronte ai grandi cambiamenti portati dall'arrivo di migliaia di studenti stranieri. Fatiche che si traducono in bocciature e ritiri, formazione di classi o di intere scuole «ghetto», bassi profili nella scelta dei per Il ritardo, oltre a essere molte volte l’anticamera dell’abbandono della scuola, ha conseguenze rilevanti sotto diversi aspetti. Sia le difficoltà di comprensione e di espressione in italiano, sia la differenza di età con i compagni, portano facilmente un ragazzo a isolarsi o a disturbare durante le lezioni. Questi atteggiamenti sono spesso favoriti dal fatto di avere compagni di classe di due o tre anni più piccoli. Le relazioni con loro diventano difficili, non per questioni culturali ma, spesso, semplicemente anagrafiche. Per questi giovani aumenta il rischio di isolarsi oppure di degenerare in atteggiamenti da bullo”.

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La collezione

Insegnare al principe di Danimarca “Era dal tempo della Lettera a una professoressa che non leggevamo pagine così emozionanti. Come allora, si parla di ragazzi che frequentano una scuola speciale, e di chi se ne prende cura. Non siamo nell’esilio di una canonica del Mugello, qui, ma in quartieri popolari e popolosi di Napoli dov’è in vigore il Sistema” Così, commozione, intelligenza e poesia stanno in questo libro con la asciutta naturalezza con cui può sbucare un fiore meraviglioso dalla crepa di un muro in rovina”. Carla Melazzini, è stata una delle anime del progetto Chance (www.sellerio.it)

Il PROGETTO CHANCE nasce tanti anni fa nella periferia orientale di Napoli per intelligenza e amore di insegnanti coraggiosi che hanno saputo guardare oltre gli steccati della consuetudine e inventare un’alternativa efficace per i ragazzi senza chance. Questo libro di Carla Melazzini, precocemente scomparsa nel 2009, raccoglie appunti, relazioni, scritti, passaggi fondamentali, scelte educative che hanno costruito in dieci anni un’ esperienza scolastica meravigliosa.

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“C’è Amleto nel cuore dei giovani riottosi che ciondolano in periferia e la Bella addormentata sotto i rotoletti di grasso straripante delle giovanette sguaiate che scorrazzano in motorino nei vicoli di Napoli o nelle strade di qualsiasi periferia”. Carla Melazzini, maestra di strada è capace come pochi altri di andare là dove sta il cuore e la mente dei ragazzi. Il suo cammino incrocia e prende a cuore le storie di Ciro, di Peppe, di Cesare, Rossella e Annamaria, e dei tanti adolescenti di Ponticelli, San Giovanni, Barra per offrire loro una proposta possibile, attraverso la vita di ogni giorno, le gite per Napoli a fotografare e filmare, raccontare, scoprendo piano piano lo strumento della scrittura. Con i suoi colleghi insegnanti è impegnata in un continuo feed-back: riflettere, confrontare, ragionare, interrogarsi continuamente per trovare insieme la strategia migliore da adottare ogni giorno. E’ una continua formazione professionale per i docenti, i genitori sociali, gli educatori che impararno insieme a a “ridimensionare ‘l’onnipotenza pedagogica’, l’idea che basti insegnare in modo efficace e tutto si risolve; esistono ostacoli psichici interiori e relazioni insane più forti della conoscenza del mondo esterno, e finché non si opera un “Insegnare al principe di Danimarca”, uscito a cambiamento di contesto è difficile il giugno per Sellerio , è un libro che gli insegnanti cambiamento individuale. Abbiamo imfarebbero bene a leggere. Ma non è scontato. parato a dire che un compito viene afA presentarlo, per il momento, non sono state frontato solo quando è psichicamente riviste e siti che si occupano di scuola.Qui si parla sostenibile”. di educazione, e non di scuola. Non di discipline o Si accumulano ‘fogli di lavoro’ verbali di di strumenti, ma di persone. E di una scommessa discussione, decisioni per migliorare l’effieducativa che si può giocare solo destrutturando cacia della porposta quotidiana. Dodici radicalmente l’apprendimento di tipo scolastico. anni di lavoro nel progetto Chance divenAgli insegnanti di oggi può piacere? www.educationduepuntozero.it tano un metodo di lavoro per una scuola Cari co lleghi, s possibile ed efficace per tutti. u questa pre n Scrive di lei il suo compagno, Cesare Modiversità sentato uno sp ews abbiamo accato .. . d reno: i g e proven nere, d ienz i orienta di “Lo ha fatto perché aveva una conom nostra S a, di possibilit à che a ento, di cuola. scenza intima dei ‘grandi libri’(...) contemC’è ch tt raversa i non vu conto, la poraneamente perché attraverso quei ole ten ma noi erne dissenti E’ solo libri e attraverso gli studi di psicologia dalla re lasciandoci in amo. aveva una conoscenza profonda delaltà ch terroga e possia re l’animo umano, delle sue bellezze e delle mo spe insegna ra re di re INSEGN d sue perversioni. Ma ancora di più perché ARE = la avvero. Non ab s c questa conoscenza era strettamente leia biamo re un se conosc gno. gata alla sua vita, ai dolori che l’hanno lei continuiam iu o a cam to Carla, ma segnata, alla capacità di riprendersi ed con su ques ta new minare gli stes s. si affrontare le difficoltà anche nelle situaBuon la E siamo in tan passi ti! voro a zioni più avverse”.

tutti.


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