INSEGNAREDUCANDO. N°28 - settembre 2013

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per educare un bambino

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N° 28 - settembre 2013

Iniziare con ... Attenzione! Cari colleghi, pronti a ripartire? Questo anno scolastico sarà per molti una full immersion di formazione sui DSA, a detta di tutti in grande aumento: ovunque corsi (a pagamento naturalmente) per formare esperti che acquiscano strumenti e tecniche per l'individuazione precoce e l'intervento riabilitativo degli allievi con DSA, in base alle linee attuative della Legge 170/2010. Così, mentre mancano all’appello migliaia di insegnanti che il Ministero non ha ancora nominato – e la scuola inizia lunedì – si moltiplica il lavoro delle equipe mediche per lo screening e la certificazione dei casi; e aumenta l’impegno degli insegnanti per la compilazione dei PDP(piani didattici personalizzati). E ovunque proliferano libri, programmi online ed eserciziari ad hoc – ancora a pagamento. La macchina professionale è entrata in moto in modo efficiente. Il problema si affronta con un piano di battaglia inattaccabile, fatto di protocolli e procedure ben chiare, spesso incongruenti con la realtà che permette classi con più di 30 allievi, senza compresenze. Senza nulla togliere alla gravità del problema, permettetemi una digressione: il 1 settembre di quest’anno compio 30 anni di ruolo. Mi giro un attimo indietro e osservo “le mode” che la scuola ha attraversato in questi ultimi tre decenni: vorrei farne un elenco, ma sarebbe lunghissimo. Nel corso del tempo, le varie tendenze si sono sviluppate con uno stesso metodo: 1) viene individuato un fenomeno e inizia un’ attenta e costante messa in luce del “nuovo problema” sui mass media a disposizione; 2) al problema viene data un’identità, un nome specifico; 3) si stabiliscono equipe apposite per lo screening e la certificazione dei casi; 4) si enunciano dati statistici che sottolineano la diffusione del fenomeno; 5) si stabiliscono protocolli di intervento che richedono nuove documentazioni da fornire a riguardo; 6) proliferano corsi specifici per formare i docenti e fornire loro soluzioni garantite dal

© per affrontare con professionalità il problema. 7) Fiumane di insegnanti a testa bassa compilano protocolli concentrandosi sul dato tecnico anzichè sulla prospettiva...perchè la prospettiva non si può neppure immaginare quando si lavora con programmi rigidissimi, classi strapiene e guardando l’ora. Ecco perchè in 30 anni la scuola non è migliorata, nonostante indicazioni meravigliose e corsi di formazione super organizzati. La scuola italiana risente di un disturbo “bipolare”: tagli delle risorse da un lato e protocolli da rispettare dall’altro. Così si compie il businnes. Ma questo non si può dire… Su questo giornale online, ancora una volta, ci permettiamo il lusso del dubbio. E lasciamo che i punti interrogativi volino nell’etere… chissà che non diano forma a nuove visioni. E se…??? E se provassimo a cambiare prospettiva? E se iniziassimo a considerare i ragazzi con DSA come cartine di tornasole che mettono in luce le falle della società in cui vivono? E se avere un allievo o un figlio con DSA fosse un’interessante occasione per interrogarsi sul proprio approccio all’apprendimento e alla vita e trasformare alcuni meccanismi incancreniti che la scuola perpetua? Cambiare prospettiva richiede un tempo lento. Montessori è morta, Steiner è ricordato da pochi... eppure loro, come altri maestri, avevano individuato una possibile “ricetta”: non dimenticare mai l’ingrediente indispensabile dell’apprendimento, LA RELAZIONE! E’ la relazione, quella forza incredibile che permette a docenti e allievi di incontrarsi, accompagnarsi, educarsi e istruirsi reciprocamente e immaginare insieme soluzioni adatte a trasformare un handicap in un’occasione di sano apprendimento. In quest’ottica, a pagina 5 e 6 vi proponiamo alcune strategie di intervento per affrontare il problema. Ed è anche di questo che parleremo a Barbiana il 7/8 settembre. Vi aspettiamo! Buon inizio a tutti voi. G.L.

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