INSEGNAREDUCANDO. N ° 30 - novembre 2013

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per educare un bambino

ci vuole un villaggio

N° 30 - novembre 2013

Inclusività. Un’idea che ha 2400 anni La parola del nuovo anno scolastico è INCLUSIONE. A noi piace soffermarci sul significato profondo dei termini per comprenderli appieno. IN-clusione nasce da IN che significa DENTRO: inserire, comprendere, accogliere. INCLUDERE presuppone uno sguardo aperto e capace di guardare fiduciosamente il mondo intorno a sé. Ecco un passaggio fondamentale: INCLUSIONE è legato a FIDUCIA. Non avviene inclusione educativa se non c’è stima per il contesto nel quale operiamo. Lo sguardo inclusivo nasce da una visione educativa molto diversa da quella che ha dominato la scena fino a oggi, ed è consapevole che ogni essere umano, messo in condizione di sperimentare, raffrontare, cooperare, ipotizzare, verificare, confrontarsi, ha la capacità di apprendere. Il motore dell’apprendimento, al centro di una scuola inclusiva, èallora la circolarità e la contaminazione dei saperi, tra peer e con il mondo adulto, andando ben oltre l’insegnamento frontale, avendo chiara la potenzialità insita in una lezione problematizzante e dialogica. Questo approccio metodologico, oggi sembra rivoluzionario, se pensiamo a come e con quale setting vengono svolte lmolte lezioni. In un libro appena uscito, “BES e Inclusione”, di cui accenniamo in questa news, un nostro collega ci accompagna nell’individuazione di “una scuola veramente inclusiva”, partendo proprio dall’adozione di questo sguardo pedagogica, a dire il vero, antichissimo. Il primo a parlarcene fu Socrate, 2400 anni fa:* “ ... da me non hanno imparato nulla, bensì proprio e solo da se stessi molte cose e belle hanno trovato e generato; ma d’averli aiutati a generare, questo sì, il merito al dio e a me” L’idea di apprendimento basato sul dialogo e sulla partecipazione attiva alla costruzione del proprio sapere (…) prosegue con altre autorevoli opinioni.

Comenius: “L’uomo, come animale razionale, sia guidato dalla propria e NON dall’altrui ragione; e si abitui non soltanto a leggere e capire nei libri le opinioni altrui, ma a penetrare da solo alla radice delle cose”. Rousseau: “ Che non sappia nulla perché voi glielo avete detto, ma perché lo ha capito lui stesso: che non impari da altri la scienza; la inventi. Appena sostituirete nel suo spirito l’autorità alla ragione, non ragionerà più, non sarà più che il trastullo dell’opinione degli altri” Fino ad arrivare ad autori più recenti quali J.Dewey, C. Freinet, U. Bronfenbrenner, J.Bruner, il quale scrive: “Un ruolo attivo di protagonisti, non di spettatori che si limitano ad eseguire i propri compiti canonici secondo la regola e in risposta a segnali prestabiliti… Allora anche l’educazione deve essere improntata allo spirito del forum, alla negoziazione e interpretazione del significato” (…) Occorre però uno scambio di idee in gruppo e qui emerge la dimensione sociale dell’apprendimento (…) con le riflessioni di Vygotskij: “La vera direzione dello sviluppo del pensiero non è dall’individuale al socializzato, ma dal sociale all’individuale” Da qui la necessità di considerare una gestione cooperativa della classe per favorire lo sviluppo delle competenze sociali e della solidarietà, così come delle competenze disciplinari. L’educazione problematizzante e dialogica si basa su un dialogo che NON è un tentativo di imporre la propria verità e nemmeno un semplice scambio di idee, ma un atto creativo e collaborativo nel quale insieme si va alla conquista della conoscenza del mondo. Un dialogo che (…) permette di sviluppare la conoscenza in un contesto collaborativo, umanizzante e tale da risultare un contesto di liberazione*, come ci ricorda Paolo Freire. G.L. * Tratto da Bes e Inclusione. Bisogni educativi “normalmente speciali” di Claudio Berretta, Ed La Tecnica della Scuola 2013 – Cap. 3 pag. 51,52

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BES o BEN?

Bisogni Educativi ... L'anno scolastico 2012/2013 ha visto due grandi innovazioni normative: le Nuove Indicazioni Nazionali per il Curricolo del 16 novembre 2012 e la Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012, seguita dalla Circolare Ministeriale n° 8 del 6 marzo 2013 sugli strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali (BES) Nel primo caso il MIUR ha sottoposto la bozza alla consultazione degli insegnanti, e si sono apportate delle correzioni in base ai feedback ricevuti. Moltissimi docenti hanno partecipato. Questo dimostra che ascoltare e considerare chi opera sul campo come coautore del cambiamento, rende più facili i percorsi di riforma. Per la circolare sui BES, invece, non sono stati coinvolti gli insegnanti nel percorso di costruzione della normativa. Il risultato è un forte disorientamento e a volte un atteggiamento di fastidio di fronte a questa “novità”: l’impressione di molti è che, mentre si riducono le risorse, aumenti il carico di lavoro. e sotto l'aspetto di una disposizione migliorativa per l'inclusione, si celi solo un'ulteriore riduzione del personale. Claudio Berretta, insegnante di sostegno, facilitatore e formatore per l'Apprendimento Cooperativo presso il CeSeDi e docente S.I.S. all’Università degli Studi di Torino, ci suggerisce uno sguardo diverso di questa circolare. Essa può offrirci l’occasione per riappropriarci di una riflessione sull’agire pedagogico condiviso che veda finalmente i docenti lavorare insieme nei Gruppi di Lavoro per l’Inclusiuone (GLI). Nel suo libro appena uscito offre indicazioni pratiche per progettare e realizzare attività inclusive in classe (PDP) e in istituto (PAI) partendo da esperienze già realizzate. oglie serto racc Questo in e gerim nti l alcuni sug vorano ne isti che la n io ss fe . ro di p ella scuola mondo d

BES e INCLUSIONE: bisogni educativi “normalmente speciali” - Claudio Berretta - ed La Tecnica della Scuola

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... Normalmente Speciali Una mappa per orientarci Con la nuova C.M., l’area dei DSA viene ampliata a differenti problematiche: i deficit del linguaggio, delle abilità non verbali, della coordinazione motoria, dell’attenzione e dell’iperattività, il funzionamento intellettivo al limite, lo svantaggio socio-economico, linguistico, culturale. L’attenzione ai DSA ed ai BES ha lo scopo di rimuovere quanto ostacola i percorsi di apprendimento: ciò è possibile attraverso l’ osservazione e la “lettura” attenta dei segni di disagio, il dialogo con la famiglia e l’offerta di risposte idonee e personalizzate , nell’intento di favorire pienamente l’inclusione di tutti gli alunni e il loro successo formativo.

(Ugo Avalle, pedagogista e formatore, è docente a contratto presso l’Università degli studi di Savigliano)

La professoressa Rita Rondinelli ha disegnato questa mappa che chiarisce la prospettiva presentata dalla c.m. a proposito di BES.

BES o BEN?

«Sciogliamo i lacciuoli burocratici che bloccavano i professori», afferma Raffaele Ciambrone, dirigente Ufficio per alunni disabili del Miur. «Si esce dalla logica del “timbro”: davanti all’evidenza pedagogica, il consiglio di classe potrà avviare percorsi personalizzati. Potrebbe trattarsi di una difficoltà, non di un disturbo. In ogni caso il baricentro si sposta sul piano educativo e il processo di inclusione diventa qualcosa che riguarda davvero tutta la comunità educante».

http://lnx.fantasylands.net/aiuto-dislessia/2013/02/24/bes-bisogni-educativi-speciali/

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Punti di vista ...speciali

BES o BEN?

E se avessimo un punto di vista ... diverso?

Giuseppe Pope Valsecchi, conduttore di tirocinio master DSA e tutor on-line presso l’Università Cattolica di Milano, in una lezione sulla didattica inclusiva parla dei disturbi di apprendimento come di un differente approccio alla conoscenza e ci aiuta a riflettere, dandoci da leggere questi testi:

Socdno una riccrea in capmo nerulioingustico l’oidrne dlele lertete all’itnerno di una praloa, non ha imprtzaona a ptato che la pimra e l’ulimta saino nllea gusita psoizoine. Anhce se le ltteere snoo msese a csao una peonrsa può leggere l’inetra fasre sneza poblremi. Ciò è dovuto al ftato che il nstoro celverlo non lgege ongi sigonla leterta ma teine in cosinaderzione la prolaa nel suo inesime Icnrebidile he? Giuseppe Pope Valsecchi

Le persone che presentano un disturbo della lettura (dislessia) LEGGONO OGNI SINGOLA LETTERA. L’alunno che “avverte” di non essere in grado di leggere in modo funzionale allo studio e all’apprendimento delle varie materie di studio prova un profondo disagio anche nella comunicazione e nella relazione con gli adulti e con i coetanei; spesso “nasconde” o “camuffa” questo disagio con comportamenti provocatori; oppure è disattento, agitato,disturba il normale svolgimento delle lezioni. Spesso ad un’osservazione superficiale questi comportamenti ed atteggiamenti vengono attribuiti a scarso interesse, svogliatezza, basso livello di autostima. Spesso l’alunno non viene posto nella condizione – sia da parte dei docenti sia da parte dei compagni (che molte volte lo deridono) – di manifestare la reale condizione che sta vivendo; motivo per cui se gli insegnanti non individuano per tempo le reali cause di un tale comportamento e di tale situazione l’alunno si isola dal contesto-classe fino ad abbandonare gli studi. (Ugo Avalle, pedagogista e formatore, è docente a contratto presso l’Università degli studi di Savigliano)

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Disturbi o differenze? “In ambito scolastico, il disagio si presenta come un’esperienza vissuta dall’alunno nell’affrontare le diverse attività e le regole che sono proprie; essa può rivelarsi tragica o terapeutica, a seconda della possibilità e della disponibilità dell’insegnante ad accogliere, “leggere”, interpretare il disagio ed intervenire sul medesimo. Tale situazione caratterizza, pertanto, una condizione-limite tra un alunno in difficoltà nell’adattarsi alla scuola e una scuola in difficoltà circa gli interventi e le strategie più opportune da adottare”. Ugo Avalle

L’insegnante spiega. Nel frattempo. cosa può accadere nella mente di un ragazzino con BES?

BES o BEN? Questo approccio TRIDIMENSIONALE dell’apprendimento è davvero limitante? G. Valsecchi, autore del testo “Le mappe strutturali, uno strumento di facilitazione”- ed Erikson, ci suggerisce uno sgardo interessante: (Alcuni allievi )“Potrebbero avere una predisposizione a concepire la realtà in modo tridimensionale. Il loro modo di pensare li facilita spesso nella comprensione di realtà complesse o realtà che devono essere simultaneamente viste da vari punti di vista. Le loro difficoltà con la scrittura e la lettura non impedisce di poter essere eccellenti oratori. “La Cass Businnes School di LONDRA ha elaborato questa ipotesi: LE PERSONE AFFETTE DA DISLESSIA, AVREBBERO MAGGIORI PROBABILITÀ DI DIVENIRE IMPRENDITORI DI SUCCESSO. Lo studio comparativo della Prof.ssa Logan e colleghi partì dall’analisi della percentuale di imprenditori dislessici negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Le cifre mostravano che il 35% degli imprenditori americani sono dislessici, contro il 20% degli inglesi”. http://www.studioinmappa.it/joomla/attachments/047_MAPPE%20STRUTTURALI.pdf

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Star bene a scuola si può!

Professore, lei è felice? La domanda arriva a bomba, da una mia allieva di seconda media, mentre sono seduto al tavolo della mensa con lei e la sua classe. Faccio appena in tempo a farfugliare qualcosa, che devo intervenire su un suo compagno impegnato a lanciare bucce di arancia in testa ai compagni di un'altra classe, seduti al tavolo vicino. I problemi a volte esplodono là dove meno te li aspetti e gli allievi più “a rischio” a volte non sono quelli turbolenti e disturbatori, ma quelli tranquilli, introversi, isolati, che magari “vanno bene a scuola”, ma nelle cui menti si annidano tendenze alla sfiducia in se stessi, alla depressione, all'anoressia o peggio. La ragazzina che mi chiede se sono felice è una di queste e non averle risposto mi dispiace molto. Solo dopo molto tempo riuscirò a risponderle e nel frattempo mi sono messo a scrivere, un po' per rispondere a lei e un po' per rispondere ai partecipanti ai miei corsi di formazione che mi chiedono di vedere come realizzare con gli alunni ciò che è stato sperimentato durante il corso.

Così nasce il libro “Professore... lei è felice?” che racconta di varie situazioni di difficoltà affrontate a scuola con allievi che oggi vengono definiti allievi con BES (Bisogni Educativi Speciali). Dopo la circolare n.8 del 6 marzo 2013 decido poi di scrivere di nuovo per contribuire alla riflessione sui BES, con un approccio critico, ma costruttivo. Ho voluto mettere in evidenza criticità e rischi di questa circolare, ma anche le opportunità che offre di favorire una diffusione della pratica della ricerca-azione, della progettazione comune e di una didattica attiva, cooperativa e inclusiva. Ciò che nel primo libro viene raccontato sotto forma narrativa nel secondo viene esposto come possibilità di applicare quanto richiesto dalla nuova normativa sui BES in modo tale da non produrre appesantimenti burocratici, ma anzi per facilitare il difficile lavoro degli insegnanti. In entrambi i volumi sono presenti progetti di attività di apprendimento già sperimentate in classe.

http://lnx.fantasylands.net/aiuto-dislessia/

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Claudio Berretta


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BES: dalla teoria alla prassi E se scoprissimo che è più semplice di come appare? E se diventassimo consapevoli del fatto che molti di noi hanno attuato approcci inclusivi, quando sembrava essere “fuori moda”? Allora questa disposizione ministeriale diventa un aiuto vero per poter sviluppare ancora meglio quel modello di scuola in cui crediamo da sempre, quello nel quale hanno creduto molti “Maestri”, controcorrente, in periodi storici così poco favorevoli da essere messi alla berlina, come Don MIlani. La parola chiave della prassi didattica dell’inclusione è PARTECIPAZIONE. Significa co-costruzione condivisa del proprio percorso di apprendimento, individuale e di classe, delle regole del gruppo, dei tempi, degli spazi, della ricerca, degli approfondimenti. La partecipazione si attua attraverso l’ascolto della pluralità di ipotesi, scoperte, testimonianze, saperi, linguaggi...

I ragazzini dislessici o con difficoltà di apprendimento spesso lavorano più degli altri Allora, porre attenzione all’autostima e al concetto di sé di ogni alunno.

BES o BEN?

Non sono distratti, svogliati, svaniti o…”ci marciano”…

R.R.

tono In cosa consis nze, per compete la didattica erativi, p o o c i di legam e n to, o zi o m ro la p pprendimen i percorsi di a e d e te n n o zi re e za o c la personaliz e educativa e di un'azion , e n sio lu l'impostazion c i dell'in professionale con i princip i di comunità in rm te in ro vo ento, i gruppi di la la gestione d di apprendim e a tic ra i genitori p i d ucativa con d e za n a lle e di un'a la costruzion ??? to da è caratterizza o n lia ita e n o a di istruzi Tutto il sistem di criticità: un elemento ncretezza! la scarsa co i informativi pre moment m se si ua q i. azione sono orsi formativ I corsi di form e propri perc ri ve he c o tti, piuttost efiniti tali, infa nferenze, Per essere d e serie di co m o c lo so n no ti a zz laboratoriali, essere organi ratteristiche a c n o c zioni dovrebbero , p o attraverso le ome worksh irettamente, d ma anche c no a nt e li. gnanti sperim mente fronta in cui gli inse non esclusiva

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Le 7 regole del docente inclusivo Nicola Molteni, docente specializzato della scuola primaria, durante a Formazione CTRH in provincia di Como, ha suggerito 7 atteggiamenti irrinunciabili di un docente attento ai BES. CREARE un clima inclusivo: accettazione e rispetto delle diversità ADATTARE stile insegnamento, materiali, tempi, tecnologie MODIFICARE strategie in itinere SVILUPPARE didattica metacognitiva TROVARE punti contatto tra le programmazioni (classe e individualizzata) SVILUPPARE approccio cooperativo FAVORIRE la creazioni di reti relazionali (famiglia, territorio, specialisti…)

BES o BEN?

Difficoltà di apprendimento = Difficoltà di insegnamento Differenze di apprendimento = Differenze di insegnamento bino “Ciò che il bam può fare e in cooperazion oggi, lo può farlo da so domani” Vygotskij

BASTA POCO! Il segreto per lavorare in modo inclusivo? “Favorire un apprendimento significativo. Con la lezione tradizionale (frontale) si trasferiscono informazioni, a volte a scapito di un apprendimento significativo. Gli studenti assumono un ruolo passivo, il livello di attenzione diminuisce”. N.Molteni

“Per studiare occorre saper riass umere? Oppure serve una mappa per or ientarsi ed esplorare le tra cce di un percorso? Le mappe struttura li sono strumento di facilitazione”. Rita Rondinelli

http://www.ctrhappianogentile.it/FORMAZIONE%2012-13/Molteni-DIDATTICA%20INCLUSIVA%204-4-13.pdf

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Le metodologie dell’INCLUSIONE

INDICAZIONI OPERATIVE

Il tutor ing è u no relazio ni tra a strumento p lunni c on ab er favorire il it à dive VANTA rse. GGI PE R - ricev e aiuto ALUNNO C O da co “più c mpag N DIFFICOLT ompe ni “più tenti” A’: - cons bravi” egue o , b - perc episce iettivi person alizzat le situa come i zio ac un com cessibili per ni in cui è co ch in p - assum agno e non é sono med volto dall’ad iate da endo r in grad uolo d ulto i tutor o di “f (anch c a o r e mp q e chi è ualcos in diffic a di im rende che è oltà pu portan ò esse te” VANTA re tuto r per u GGI PE n giorn R ALUN - svilup o!) pa un NO SE NZA D nuovo person IF senso a di com FICOLTA’: - acqu le peten isisce u za n conce tti e de a maggior p ad i proce ssi inse ronanza de i gnati

• il gruppo deve aver chiaro il compito da svolgere e gli obiettivi; • occorre definire in maniera precisa i tempi di lavoro; • le regole da rispettare devono essere esplicitate e visibili (scritte); • ogni opinione od obiezione deve essere esplicitata con un perché; • si devono rispettare i ruoli distribuiti nel gruppo; • va individuato un portavoce del gruppo; • i ruoli devono essere assunti a rotazione (attenzione all’alunno div. abile); • i componenti dei gruppi devono cambiare ciclicamente; • dopo l’attività va aperta una discussione sugli elementi negativi e positivi (riflessione metacognitiva).

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Le dinamiche cooperative si realizzano attraverso strategie e tecniche di attivazione dei gruppi, di collaborazione, di cooperative learning, di tutoring.

Gli obiettivi “inclusivi” del COOPERATIVE LEARNING 1. INTERDIPENDENZA POSITIVA: - attenzione al “noi” e non all’ “io” il singolo non può raggiungere gli obiettivi previsti senza il gruppo e viceversa. - condivisione di risorse e spazi - ruoli complementari ed interconnessi - preoccuparsi non solo del proprio rendimento ma di quello del gruppo 2. RESPONSABILITA’ INDIVIDUALE E DI GRUPPO: - la partecipazione attiva di ciascuno favorisce il successo del gruppo - collaborare a favore del compagno in difficoltà per aiutarlo 3. INTERAZIONE SIMULTANEA E COLLETTIVA “FACCIA A FACCIA”: - la partecipazione è fondamentale per l’apprendimento - fiducia e impegno comune svolto in simultanea agli altri

4. SVILUPPO DI ABILITA’ SOCIALI: - apprendere comportamenti da adottare nei rapporti con gli altri (es. volume basso, ascolto, accordo …) - sviluppare abilità di apprendimento per svolgere il compito in modo efficiente. - abilità di risoluzione dei conflitti, prendere decisioni, risolvere problemi 5. RIFLESSIONE (VALUTAZIONE): - riflettere e analizzare come si è appreso assieme - riflettere e analizzare come si è interagito - questionari di autovalutazione individuale e collettiva: “Cosa abbiamo fatto di positivo?” “Come sono stati risolti i conflitti?” “Come fare per migliorare?” Riferimenti a Comoglio, Kagan, Sharan Nicola Molteni

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Lo sgardo inclusivo dell’educatore Ascolare testimonianze dirette coinvolge molto i ragazzi ed è un modo per lavorare con attenzione ai BES. Quando Davide Cerullo viene invitato a parlare ai ragazzi di una scuola, la sua testimonianza, la sua forza, le sue immagini e il suo impegno non lasciano mai indifferenti gli allievi. Un consiglio: leggete in classe i suoi libri e invitatelo anche voi!

http://www.rendereconsapevoli.org/esce-il-nuovo-libro-di-davide-cerullo-parole-evase/#.UngPgHBWw6Y

, ia, lle Vele i bambini , p re. e i, a. m d i a g c o er og rrident olare, gioca alla speranz AS ll p o a s io i li z lt g a u bellissim egno. d ip sp de e n a r n t u o o a s e n n r o e t m u u a p in r , a f in avato incont e, dipingere gni e apre divent l suo im ic r a e è v o a ie t o r z a d o iso ar gra ta ia, è st colora llo studio, cre intercetta b a sua infanz Proprio . la u le a e ’ e V ll n u ne ch ne alle seguiti di vita Cerullo e crescono e id v essere zio di luce e a bini ch to a D a Uno sp he è manca e per i bam i da r c g ion z n e e v o Quello e r tto di p silenzi u f proge a vuoto, im

Pr

i. 14 ann le, lessio, o , r A o a o p ic m e m ia Caro a o che segu i e pochissim rd nn , sta. è un a fatti di sgua , essere i i u . d q ie o a casa o ll d Co mo nza m ifficile o a d r u s e io l n g o situazio la mag iene e sta, c a una illabe. v i h de se lu e h ò r c Pe es mi chie ono sori h , s c o e f t o n o p r e s p n So dai ccenna, co n appuntam anche io ci u a l' a o i si, m lui me ancat mai m zzi, gli dico d a h n mira n o N stato u er lui raga i è r , lt lo a e seguo tato. a dirm se ci sono p s enuto e v r o t p è s , m ie o se ss ch promo tto, mi ha parola a È stato f iato. c a ualche c h q o e a b s h o u c é stat colo lasse, se non sua nuova c tenendo. e h c n a sos la nerdì. conta ori lo stanno imo ve on lo sarà, s c s a o r r i p M ,n ss r il I profe me pe non è facile in più. ato il suo no . o n a pia m n - Scam ringe la Ho seg t o s ll i u r m e C ,e Sorride tardo. Davide s e t ma è 10 di lui. E io più

buio e ura. a p r e ivo p d e libri b o b n o o r iva ersi Poi arr v , e l o r pa ggio a r o c l ei e venn isobbedire. di d rullo e C e d Dav i www.facebook.com/davidelibero


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Lo stuzzicadenti La perla

Per includere ci vuole un ... NOI L’obiettivo primario di una scuola del XXI secolo dovrebbe essere la preparazione della generazione più giovane alla vita nel mondo globale. Ecco il pensiero del Movimento N.O.I.

a Milano, in occasione della Fashion Week, 27 mamme hanno sfilato con un abito collettivo fatto a mano, simbolo di uguaglianza e inclusività. Un’idea alternativa della moda

“Un bambino dovrebbe imparare come interpretare correttamente quello che gli succede giorno per giorno: perché la gente si relaziona a lui in questo modo, qual è il modo giusto di relazionarsi agli altri per essere felici, e così via. Deve sentire dov'è libero e dove non lo è; dovrebbe familiarizzare con le leggi della natura che operano sull'individuo e sulla società, capendo dove ci portano. Infine, la struttura degli studi, dovrebbe portare i bambini a diventare consapevoli della loro struttura interiore: dei loro desideri, delle loro caratteristiche e delle cose che li motivano nella vita. La maniera migliore per fare questo è incoraggiarli a discutere riguardo a questi temi il più possibile, formando legami di amicizia e fiducia con i loro coetanei. Una scuola sulla saggezza della vita non deve necessariamente comprendere “lezioni” come le intendiamo noi oggi. Gli insegnanti, in apparenza, non insegnano neanche; parlano, invece, con i bambini. Le classi affollate, lavagne e cancellini possono essere frequentemente scambiati per il cortile della scuola, sotto l’ombra di un grande albero o vicino alla spiaggia. Momenti in cui gli insegnanti, dietro le loro scrivanie, si mettono davanti ai bambini seduti che li fissano come se fossero statue, dovrebbero esistere raramente durante gli studi. Il tutto dovrebbe comprendere discussioni e conversazioni collegate in

un'atmosfera di uguaglianza e rispetto reciproco. Come si conducono esattamente le discussioni? Sia se le discussioni avvengono nell’aula, sia se avvengono tra la natura, dovrebbero essere ambientate in un cerchio come tra persone dello stesso livello. Tutti vedono tutti, nessun bambino si siede in prima fila e nessuno in fondo. Per ogni lezione il bambino cambia posto in modo da poter conoscere gli altri e sentirsi a suo agio con amici diversi. Ogni gruppo di discussione dovrebbe consistere di circa 10 partecipanti. Comunque vi dovrebbero essere più lezioni del genere durante il giorno, ognuno composto da un gruppo diverso di studenti, in modo da rendere il processo educativo il più aperto e dinamico possibile. I bambini della scuola non dovrebbero essere divisi in classi o sezioni. Al contrario, dovremo mostrare loro che l’intera scuola in realtà è un unico corpo, nel quale non esistono confini e dove tutto è aperto a tutti. Perché servono tante discussioni?Le discussioni permettono al bambino di esplorare il suo mondo e le sue tendenze, di trovare modi per controllare sé stesso, di imparare ad esprimersi correttamente e comunicare con altri bambini. Quando una questione viene affrontata, i bambini si aiutano a vicenda per arrivare ad una soluzione condivisa”.

http://www.noi-insieme.it/educazione.html

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NOI = Nessun Ostacolo Insieme A Barbiana alcuni amici del MOVIMENTO NOI ci hanno regalato un “approccio circolare”: una metodologia semplice ed efficacissima per fare un salto di qualità nell’assunzione di responsabilità, nella partecipazione, nell’acquisizione di competenze sociali anche in classe. Quello che propongono è un modello sociale apprezzato a livello internazionale.

L'educatore dovreb be essere una perso na speciale, dovrebbe avere un a visione ampia de lla vita ed un'alta comprensione dei processi che si sta nno svolgendo nel mondo . Dovrebbe avere un a visione chiara del livello ch e vuole far raggiunge re al bambino alla fine del pr ocesso educativo, attraverso la familiarità con il mon do e con la natura. Il suo ruolo è di aiut are il bambino a ra ggiungere l’obiettivo elevato della connessione e de ll’amore verso gli altri, usando l’approccio unico de l bambino, senza sopprimere o distruggere le qualità con cui è nato. In breve, un ed ucatore è colui che cresce il bambino giovane con grande abilità, non a suo modo, ma piuttosto secondo il modo de l bambino. Il Movimento NOI – Nessun Ostacolo Insieme propone attività già conosciute in buona parte e valori di buonsenso propugnati da ogni stato civile e società umana. Cose così semplici da sembrare ovvie ma ad oggi ancora troppo disincarnate rispetto alla nostra quotidianità. Infatti valori come la collaborazione, la responsabilità, il dialogo costruttivo, e la solidarietà sembrano largamente latitare nel tessuto civile della nostra società, Come mai? Sembrano persino perdute dove erano presenti un tempo. Sono così semplici che le diamo per scontate? O crediamo che, per il solo fatto di conoscerle e condividerle a livello intellettuale, siano già alla portata di tutti e di facile attuazione? L’esperienza di tutti noi però e’ differente. Per questo il Movimento NOI, giovanissima associazione senza scopo di lucro, apartitica e aconfessionale, si propone di riattivare questi valori e pratiche di benessere psico-sociale attraverso un insieme di metodologie, di comprovata validità ed efficacia, riunite attorno ad un principio unificante e catalizzante che noi chiamiamo “connessione”. Crediamo che il nostro Approccio Circolare, se presentato, integrato e attuato nei diversi ambiti della società, scolastico, lavorativo, famigliare, associativo, ecc. sia in grado di generare il cambiamento atteso, perché viene esposto tramite attività esperienziali che conducono al reale apprendimento dello strumento e supportato da una condivisione estesa nel sistema di riferimento, che crea l’ambiente favorevole per il suo sviluppo e la sua propagazione per contiguità nei sistemi correlati, dando

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vita a circoli virtuosi di auto-diffusione. Nella scuola l’Approccio Circolare si declina con un linguaggio proprio ed adatto a questo preciso contesto e viene proposto in primis alla dirigenza e a tutto il corpo docente come strumento di lavoro nell’aula, dove diviene Educazione Circolare, oltre che per la progettazione comune dentro l’istituto. I vantaggi sono molteplici e facilmente osservabili nel medio termine: maggiore motivazione degli alunni, riduzione dei problemi disciplinari, incremento dell’eccellenza, gestione dei bisogni educativi speciali facilitata, miglior clima generale d’istituto, migliori rapporti con i genitori, ecc. e, in cima a tutto ciò, maggior soddisfazione e motivazione degli stessi insegnanti che riscoprono la bellezza e il fascino della loro professione! Le sfide che affronta oggi la scuola italiana sono molteplici: dalla rilevanza della conoscenza insegnata, alla sfida dell’autismo emotivo; dalla sfida sociale alla preparazione dei nostri ragazzi alla vita futura. I nostri insegnanti sono in prima linea, ma inseriti in un sistema invecchiato e perciò inadeguato a soddisfare i bisogni di questa società in crisi e in viaggio verso la globalizzazione. Il Movimento NOI può aiutarci a promuovere ed accelerare il cambio di paradigma di cui tutti noi, e ancor più i nostri giovani, abbiamo bisogno. Si può fare! Si può fare di più e insieme e’ meglio, e si arriva prima! Elisabetta Campiotti

ATTI: E CONT O F IN R E P sieme.it w.noi-in w w zione) : O SIT struttura ri i d e s in fa me.it (il sito e’ cuola@noi-insie lo Insieme s : IL Ostaco EMA Nessun I O N : OK FACEBO


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Lo stuzzicadenti Agorà

Abitare i margini - 2013 Che bella quest’anno Abitare i Margini, la proposta formativa di Libera per gli insegnanti, che, per il Nord, si è svolta a Torino presso la Certosa di Avigliana dall’11 al 13 Ottobre. Tre giorni intesi, di contenuti ma anche di passioni. Passioni non tristi, anzi, simpatiche, che attivano la voglia di interagire, di ripartire nella lotta, nell’impegno quotidiano. Difficile riassumere in un articolo tanti stimoli, ma non può essere tenuto nascosto questo tesoro fatto di testimonianze, di esperienze e di incoraggiamento. Ecco allora alcuni temi da condividere con voi.

Quale idea di scuola “esce” dalla formazione di LIBERA? Una scuola che educa, che nutre i cittadini e le città. Un luogo dove si impara INSIEME, tutti. A scuola detta i tempi l'ultimo. Per questo il problema della scuola sono i ragazzi che perde. Non ci sono somari, ma bambini e bambine. E’ quindi fondamentale rendere eccitante lo studio. A scuola non ci sono graduatorie. Il voto disincentiva l'apprendimento. A scuola si vive il presente proiettandolo al futuro: è un luogo di emancipazione, conoscenza, riscatto delle singole persone in un progetto più ampio di riscatto sociale. Una scuola in cui il “merito” consiste nell'assunzione di responsabilità e non nell'acquisizione di privilegi o premi. Una scuola non per la selezione, ma per la formazione di cittadini e per insegnare la profezia. Una scuola di rigore, di impegno. A scuola si va per: 1- ascoltare un Maestro 2 - cooperare con dei compagni 3 - fare e riflettere da solo. Gli adulti nella scuola si impegnano per rivendicare questo luogo strategico nella crescita civile dei cittadini, per migliorare la comunità e per lottare contro la cultura mafios. Dai dati emerge che i ragazzi hanno ancora scarsa sensibilità su corruzione, illegalità e sistema mafioso. Anzi a volte il rischio di modelli negativi prevale sulle testimonianze di impegno e sacrificio. Essere quindi corresponsabili attraverso la creazione di infrastrutture morali e mentali per proporre un pensiero collettivo.Come? Dall’essere CONTRO all’essere PER: insegnare la SPERANZA, la bellezza, la gentilezza ... la CULTURA. Accompagnare la ricerca di senso dei ragazzi, stimolare la capacita di denunciare e agire, sensibilizzare alla

responsabilità e proporre serietà e rigore per stare bene. Un insegnante “in gamba”, isolato, non è un bravo insegnante. Non si può essere sparpagliati, bisogna ritrovarsi e superare la solitudine. Fare GRUPPO, tirare fuori gli “artigli” per migliorare il mondo. “Dicesi Maestro chi non ha nessun interesse culturale quando è solo” (Milani) Lavorare quindi in gruppo anche NOI, essere creativi, partecipare attivamente: basta sfogatoi! Non pensare solo all’etica della professione, ma sviluppare l’etica come professione. Dalla scuola alla Politica: serve quello che facciamo? Sta portando cambiamento? La scuola di oggi immagina e crea la società di domani. Che cosa immaginiamo? Competizione o Democrazia? La democrazia è impegnativa ma è la cosa migliore per cui ci si possa spendere. Oggi c’è molto analfabetismo costituzionale, ma dobbiamo sempre tenere a mente l’Art. 3 della Costituzione: il nostro è un progetto educativo-politico per la dignità umana. Ecco le riflessioni più importanti emerse in un bel clima di gruppo, al quale hanno contribuito anche le serate nelle quali abbiamo potuto conoscere meglio noi stessi e gli altri attraverso laboratori teatrali attivi, proprio interessanti e coinvolgenti. In conclusione un’esperienza unica con colleghi coinvolti e motivati, nel meraviglioso scenario della Certosa del Gruppo Abele. Per i responsabili di Libera un momento importante di un percorso. E ora? Proporre, costruire legami, allargare gli spazi di incontro, usare la piattaforma Web, contaminare anche le realtà scolastiche più lontane. Attendiamoci di essere ancora coinvolti prossimamente, perché la speranza va alimentata continuamente. Angelo Elia

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News insegnanti Gruppo Abele

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Giro giro tondo... casca il mondo

er io Gab , Giorg o a tutti a z n e ll nit ce un mo lori per ec atore lancia ne ai veri va c e o n v o z ro n P io a z c n e esta : att con qu he educano a e! d c divenir ro colo zioni in rescere ra e n er c lle ge gazzi p ttere a trasme e serve ai ra proporre: ch da ore. Quello difficile pacità di am non è a c la llezza e e a scuola! è la be Anch

Non insegnate ai bambini non insegnate la vostra morale è così stanca e malata potrebbe far male forse una grave imprudenza è lasciarli in balia di una falsa coscienza. Non elogiate il pensiero che è sempre più raro non indicate per loro una via conosciuta ma se proprio volete insegnate soltanto la magia della vita. Giro giro tondo cambia il mondo. Non insegnate ai bambini non divulgate illusioni sociali non gli riempite il futuro di vecchi ideali l'unica cosa sicura è tenerli lontano dalla nostra cultura.

ma coltivate voi stessi il cuore e la mente stategli sempre vicini date fiducia all'amore il resto è niente. Giro giro tondo cambia il mondo. Giro giro tondo cambia il mondo. Giorgio Gaber ina qui. umero term n E o st e u q hi, INCLUSION Cari colleg ni su BES e un io ss in e fl la ri o i u d io re la sc a rm o Un assagg sf a tr rci di non plici”! per ricorda i affari sem n o zi a lic p mplicità e m “ufficio co cuperare se re i d o n g o is Abbiamo b . so ne e piani n se n buo i di inclusio rs o li, rc e p re a pire modu Programm nifica riem g si o la n n n o n fa ti e za ativi ch c u i! d individualiz e i rd a voro a tutt rare sgu so. Buon la n se il ma recupe , ra Ecco, allo differenza.

Non esaltate il talento che è sempre più spento non li avviate al bel canto, al teatro alla danza ma se proprio volete raccontategli il sogno di un'antica speranza. Non insegnate ai bambini http://www.musictory.it/musica/Giorgio+Gaber/Non+Insegnate+Ai+Bambini

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