News insegnanti Gruppo Abele Eventi Speciali Numero 5 Febbraio 2011
SOMMARIO Potenza 19 marzo La scuola ritorna a Barbiana In punta di piedi ai confini del mondo Cittadinanza insieme ai rom? Geografia e storia dell’illegalità invisibile Seminario insegnanti
XVI Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime delle mafie Appuntamento a POTENZA - 19 marzo 2011 Dal 1995 si celebra la Giornata della Memoria e dell'Impegno per ricordare le vittime innocenti di tutte le mafie. Il primo giorno di primavera è il simbolo della speranza che si rinnova ed è anche occasione di incontro con i familiari delle vittime che in Libera hanno trovato la forza di risorgere dal loro dramma, elaborando il lutto per una ricerca di giustizia vera e profonda, trasformando il dolore in uno strumento concreto, non violento, di impegno e di azione di pace.
Cari colleghi… La scuola ritorna a Barbiana Siamo felici di comunicarvi che ce l’abbiamo fatta! Volevamo creare uno spazio dedicato a tutti noi insegnanti, per riprendere fiato e ritrovare il bandolo della matassa in questo tempo di perplessità e perdita d’entusiasmo della scuola italiana. Volevamo che fosse qualcosa di diverso dai soliti convegni in cui si ascolta, ma non si ha lo spazio per ritrovare insieme orizzonti di senso ed elaborare un pensiero pedagogico comune che diventi un faro nella nebbia . Finalmente, insieme ai meravigliosi amici di Pistoia che lavorano con noi al percorso ALBACHIARA, abbiamo messo a fuoco la proposta. Eccovi il volantino in anteprima. ORA NON RESTA CHE ISCRIVERSI!
Vi aspettiamo il 9 e 10 aprile a Barbiana! In ultima pagina il programma.
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Lo stuzzicadenti … In punta dei piedi … …al confine del mondo. Torino, settembre 2010 ore 19, Barriera di Milano.
“Gelem, gelem, lungone dromentza Maladilem bahtale romentza A, romale, kotar tumen aven, E tzahrentza, bokhale ciaventza? A Romale, A Chavale!” “Sono andato, sono andato per lunghe strade Ho incontrato Romà felici Ah Rom, da dove vieni con le tende su queste strade felici? Ah Rom, ah fratello!” (Inno del popolo Rom)
Alla fermata del tram in via Bologna ci sono due signore che combattono il caldo sventolandosi con dei volantini ed una coppietta di adolescenti seduti sulla panchina. Passa di lì una donna con un neonato in braccio e una bimbetta di pochi anni che le trotterella dietro trascinandosi dietro una sporta a rotelle. I ragazzi nemmeno notano la scena, assorbiti come sono l’uno nell’altra. Le signore guardano con disapprovazione e immaginano quanto sia pesante quel carico, fanno apprezzamenti su quanto sia ingiusto che debba portarlo una bambina così piccola ed esprimono tutto il loro disprezzo e il loro disappunto per l’”invasione” dei rom che ormai si trovano dappertutto e molestano le persone chiedendo l’elemosina o anche solo con la loro presenza. “Non ce l’ ho con i bambini, ci mancherebbe, povere creature! Ma gli adulti… è uno schifo! Bisognerebbe…” Sono curiosa di sentire cosa si dovrebbe fare, ma la signora che pontifica dall’alto dei suoi tacchi a spillo è distratta dall’arrivo del 49. Il pullman spalanca le sue porte. Sopra Madalina e Jasmina, tredicenni rom, anche loro con le loro sporte a rotelle, sono felici di vedermi e si sbracciano per salutarmi. -Ciao Paola. Cosa fai qui? Perché non sei più venuta? -Ciao. Quanto tempo! Ero in vacanza! Aspetto il 18. E voi? Come state? Come va al campo? Scambiamo poche parole, io sulla banchina, loro sul tram che stranamente si ferma per un tempo abbastanza lungo per lasciarci finire la conversazione. -Salutate a casa. E il pullman riparte con le signore di prima che guardano la scena basite. Probabilmente avranno qualcosa da raccontare questa sera a casa.
Torino, gennaio 2011 Sono un’insegnante in comando (io preferisco dire in prestito) presso il Gruppo Abele. La prima volta che ho messo piede nella baraccopoli che sorge lungo le sponde della Stura, alla periferia Nord di Torino, è stato nel maggio del 2009 con una festa che ha dato inizio alle attività di un progetto: la “Scuolina errante”. Errante in ciascuno dei due significati del termine. Errante perché nomade, itinerante, senza un posto fisso: all’inizio portavamo tavoli e sedie con un furgoncino e facevamo attività lì in mezzo alle baracchine fatte di cartone, latta e compensato, in mezzo alla polvere, all’immondizia e al fango che con l’avanzare dell’inverno e il sopravvenire del freddo e della neve, ci ha costretto a cercare un riparo. L’abbiamo trovato presso la scuola elementare più vicina, a 20 minuti di cammino dalla baraccopoli. Ma poi, per i tagli dei fondi per il personale che hanno costretto ad una drastica riduzione dell’orario di apertura, la “scuolina” è stata sfrattata ed è tornata lì tra le baracche, in riva alla Stura. Anche quest’anno il sopraggiungere dell’inverno non ci ha trovato impreparati, dopo una breve
parentesi nei locali del Gruppo Abele in Barriera di Milano, accoglienti e spaziosi, ma un po’ troppo lontani, siamo tornati ancora una volta al “campo”, ospitati dalla comunità evangelica nella piccola “biserica” (chiesa) tra le baracche, anch’essa di legno e latta, costruita dai rom nell’estate. Errante perché i nostri ragazzi sbagliano tanto, fanno un sacco di errori di ortografia, sia in italiano sia in rumeno; molti meno ne fanno in matematica, materia in cui sono particolarmente bravi; moltissimi ne fanno nel parlare, di sicuro in italiano, ma probabilmente anche in rumeno, in romanes, in spagnolo, in francese, nelle tante lingue che conoscono… Ma ancora di più sbagliamo noi, piccola equipe di insegnanti, educatori e volontari che si reca in lungo Stura tutti i lunedì pomeriggio per fare “scuola” con i bambini e i ragazzi rom che vivono lì. Probabilmente sbagliamo continuamente, come sbagliano tutti gli educatori, tutti gli insegnanti in qualsiasi situazione, come si sbaglia soprattutto nelle situazioni difficili, quando non si sa bene che pesci pigliare… Perché, diciamoci la verità, nonostante tutti gli studi, le ricerche, i tentativi, le esperienze decennali, i progetti, le risorse impiegate, nessuno ha ancora grandi certezze su
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“Cara signora, ho visto questa mattina, sulle prime pagine di molti quotidiani, una foto che La ritrae. Le scrivo, cara signora, per chiederLe scusa. Conosco il suo popolo, le sue storie. Proprio di recente, nei dintorni di Torino, ho incontrato una vostra comunità: quanta sofferenza, ma anche quanta umanità e dignità in quei volti. Mi auguro che questa foto che La ritrae insieme ai Suoi cari possa scuotere almeno un po' le nostre coscienze. Servire a guardarci dentro e chiederci se davvero questa è la direzione in cui vogliamo andare.” d.Luigi Ciotti Commento allo foto dello sgombero Ponticelli.
come avvicinare alla scuola bambini e ragazzi rom rumeni che vivono in una baraccopoli alla periferia di una grande città. Mi rendo conto che abbiamo una grossa risorsa: non abbiamo paura degli errori dei ragazzi e neppure dei nostri, perché sappiamo che sbagliare crea esperienza e che dall’errore si impara. Oggi l’equipe è al completo: tre volontari e tre operatori del Gruppo Abele. Passiamo di baracchina in baracchina a chiamare i ragazzi, intanto parliamo con i genitori che ce li affidano volentieri e che talvolta passano dalla “biserica” a salutare e controllare come vanno le cose o a portare un foullard o una giacchina ai più piccoli che potrebbero avere freddo. Nella chiesetta siamo divisi in tre gruppi, di più non ce ne starebbero: Intorno ad un tavolo i più piccolini, dai quattro ai sette, otto anni; in fondo alla chiesa il gruppo dei più grandi che vanno o sono andati a scuola per un po’ di tempo e sanno un po’ di italiano. In mezzo il gruppo dei nuovi arrivati e di quelli che non sanno leggere e scrivere, anche loro più grandicelli, in braccio i fratellini più piccoli, così che a quel tavolo l’ età va dai due ai quindici anni. Quando fervono le attività, c’è chi colora, chi conta ad alta voce sulle dita della mano, chi legge sillabando con fatica, chi trascrive concentrato brevi frasi, chi impara termini nuovi a partire da semplici figure… e anche chi, come in ogni classe che si rispetti, sgomita il compagno per farlo ridere, si infila il pennarello nelle orecchie o combina qualche monelleria di nascosto dagli adulti. Verso la fine delle attività passano a salutarci i pochi bambini che tornano dalla scuola, quella vera, con le classi in muratura e le maestre con le penne rosse (ma anche blu o nere e i pennarelli e le matite…). Ci raccontano come è andata la scuola e di cosa si è parlato; qualche volta si lamentano della severità di qualche insegnante o di compagni che li
prendono in giro, del libro di testo che non hanno più perché rosicchiato dai topi, del bianchetto che servirebbe, ma costa troppo…. ma in genere sono troppo orgogliosi per scendere nei particolari e si limitano a dire che va tutto bene. Intanto si raduna il materiale, si smontano i tavoli e si rimettono a posto le sedie. Il momento dei saluti è sempre il più difficile, specie per i più piccoli che vorrebbero rimanere ancora un po’ o portarsi a casa i colori per continuare lì l’attività. E poi ci sono gli adulti, un po’ tutti, non solo i genitori dei ragazzi ma anche altri, che hanno pezzi di storie di vita da raccontare e informazioni da chiedere. C’è chi ormai è disilluso e spiega con tristezza quanto gli piacerebbe tornare in Romania se solo ne avesse la possibilità, se la crisi economica non fosse così grave e il costo della vita così alto… chi chiede un lavoro, uno qualsiasi, con dignità, ma al tempo stesso con la disperazione di chi ha una trentina d’anni, è poco più che analfabeta ed ha cinque o sei bocche da sfamare; c’è anche chi ci invita nella baracchina per bere un’aranciata o ci racconta dei festeggiamenti per il matrimonio di un parente.... Quando scendiamo giù per la stradina, con le scarpe infangate e la testa troppo piena di voci e di pensieri, abbiamo la consapevolezza di aver gettato appena una goccia nell’oceano, ma che quella goccia ha una grande importanza. Nel resto della settimana, mentre siamo impegnati in altri settori di attività, troveremo il tempo di svolgere il lavoro di rete con le scuole, con l’ente locale, con altre associazioni, di fare formazione e di preparare le attività per la settimana successiva, quando ci troveremo di nuovo in punta dei piedi al confine del mondo. Paola - Gruppo Abele
Fare cittadinanza insieme ai Rom? Risponde Lamezia Terme. Bastano la scuola, la casa, il lavoro per riconoscersi ed essere riconosciuti cittadini? La cittadinanza la si ottiene soltanto quando si gode dell’accesso ai diritti essenziali come quelli civili e sociali? Lo spazio per la parola, la possibilità di negoziare il proprio ruolo sociale, la propria identità culturale, i propri progetti, sono fondamentali per una convivenza reale tra culture ed identità plurime. L’integrazione è un processo, non può essere uno schema, un principio generico, e va quindi continuamente nutrita di fatti concreti. Le domande che ci siamo posti …ci hanno condotto ad avviare un percorso nella città e con la città… in cui siano le persone Rom a prendere la parola e raccontarsi in prima persona in quanto cittadini di Lamezia …Si sono stati strutturati percorsi di empowerment con adolescenti e giovani Rom da cui è scaturita una lettera indirizzata ai giovani coetanei lametini, costruita con il metodo della scrittura collettiva… Abbiamo creato un “cantiere” dove si continuano ad aprire spazi di parola ed espressione per riflettere insieme. Il processo messo in atto vuole riconoscere i cittadini Rom come soggetti ed interlocutori (di diritti e di doveri) insieme agli altri abitanti di questa città per trovare congiuntamente le soluzioni ai problemi che oggi bloccano, frammentano, dividono. Ci preme creare luoghi e spazi in cui facilitare comunicazioni, negoziazioni tra interessi diversi per perseguire obiettivi e soluzioni che ci aiutino a vivere e a realizzare sempre più integrazione reale nella vita sociale della nostra comunità. È un processo di crescita diffusa di cui la città ha bisogno. (Marina Galati) http://www.c-rogettosud.it/alogon/alogon%2072/1.html
C’è posta per…
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Geografia e storia: conoscere i territori, conoscersi nei territori
Una domanda: e se insegnassimo la geografia e la storia del nostro paese attraverso gli insediamenti e le vicende della criminalità organizzata? Proprio la geografia, disciplina cancellata ormai dalla sciagurata riforma Gelmini, potrebbe essere una nuova frontiera per parlare di legalità nel territorio.
L’idea, che vuol essere anche una proposta, mi è venuta partecipando il 4 e il 5 febbraio al Seminario di Formazione Nazionale di Libera a Rocca di Papa. Il titolo Conoscere i territori, conoscersi nei territori, ha indicato una strada per parlare delle tante mafie invisibili e per ribadire la fondamentale presenza dei Coordinamenti regionali di Libera e dei Presidi che come tante bandierine colorate rendono meno grigi e indecifrabili i luoghi della nostra quotidianità. Ne vengono fuori geografie e storie del nostro paese diverse da come ce le presentano i media e la politica. Geografie e storie inedite e sconvolgenti per il drammatico radicamento che le mafie hanno realizzato nel loro tessuto socio-economico e culturale. Ho fatto un viaggio insieme alle persone oneste e caparbie di Libera. Ed ho scoperto la Lombardia e Milano, dove il soggiorno obbligato dei boss ha seminato lentamente una nuova criminalità; l’Aquila in cui la corruzione, nella gestione degli appalti, ha tolto risorse alla impossibile ricostruzione; la Basilicata, con Matera, che ha visto la presenza della Banda della Magliana. Potenza ed il caso incredibile di Elisa Claps su cui c’è l’ombra ancora indecifrabile della criminalità organizzata. E poi il Lazio con Latina, in cui due giovani giornalisti sono stati picchiati da mafiosi per le loro scomode Inchieste; Fondi, comune che non si
riesce a sciogliere; Nettuno, Sabuadia, Frosinone. Insomma, direte voi, piccoli centri o isole separate dal nostro desiderio di pensare che va tutto bene, basta non vivere al Sud. E invece c’è un territorio a Nord e al Centro assediato ogni giorno da soprusi e violazioni della convivenza sociale. Un territorio negato nella sua memoria più autentica. C’è quindi anche una storia da riscrivere e su cui meditare. Ecco, penso che sarebbe utile trasformare questa MEMORIA in IMPEGNO (come dice sempre Don Ciotti) e coniugare l’impegno con un SAPERE che nella scuola deve diventare “capacità di andare oltre”, magari guardando la realtà locale con occhi diversi. Infine, e a tale proposito, lancio qualche proposta di attività da fare con gli studenti e con l’aiuto prezioso di Libera: una mappatura del proprio territorio attraverso i luoghi della legalità da individuare e magari da certificare. I ragazzi di Addio Pizzo a Palermo già lo fanno. O ancora, più semplicemente una indagine sulle “irregolarità” visibili nel paesaggio, negli spazi urbani, nelle periferie e nei luoghi colonizzati da poteri occulti e potenti. Solo così ci si può riconoscere nei territori e sentirsi meno soli e indifesi. Roberto Saviano, che ha esplorato l’inedita geografia di una terra come Gomorra ha scritto: Quando varchi il confine del silenzio e incidi sulla coscienza di tanti, è allora che fai paura al potere mafioso. Varchiamo questo confine per creare nuovi argini: quelli della legalità. Antonella Guerrini, Presidio Sc. “G.Rechichi”, Perugia
La bussola ….
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NON - Convegno per incontrarci a Barbiana Venerdì 8 Aprile 2011- Vicchio 18.00 20.00 21.00
Accoglienza Cena con prodotti tipici di vari territori, portati dai partecipanti Conoscenza partecipanti e serata di aggregazione
Sabato 9 Aprile 2011 mattino - Barbiana 9.30
Introduzione e saluti Chiara Innocenti – Assessore alla Cultura Provincia di Pistoia Roberto Izzo – Sindaco di Vicchio Barbina Alessandra Pastore – Coordinamento insegnanti Albachiara Andrea Bigelli – Coordinatore Libera Toscana
10.00
Ritrovare orizzonti di senso: EDUCARE AI LUOGHI Domenico Chiesa – CIDI
Per non perdere la rotta… Informazioni & iscrizioni: inviare una mail a: scuola@gruppoabele.org indicando: nome, cognome, scuola di appartenenza, indirizzo, mail, cellulare, data di arrivo e di partenza. In alternativa utilizzare il form di iscrizione ondine che sarà disponibile su www.albachiara.org Il percorso formativo è aperto a tutti gli insegnanti interessati. Costo: 50.00 euro (comprensivi di iscrizione e vitto) L’organizzazione offre il pernottamento gratuito in ostello o pieve (sistemazione spartana – portare sacco a pelo) Altri tipi di sistemazione dovranno essere comunicati al momento dell’iscrizione e prevedono il costo a carico dei partecipanti.
1° pensatoio: confronto in gruppo in apprendimento collaborativo 13.00
Pranzo
Sabato 9 Aprile 2011 pomeriggio – Vicchio, Teatro Giotto 15.00
Ritrovare orizzonti di senso: EDUCARE AI TEMPI Edoardo Martinelli – ex allievo di Barbiana 2° pensatoio: confronto in gruppo in apprendimento collaborativo
18.00
Presentazione mostra: “Scampia. Volti che interrogano” di Davide Cerullo- realizzata da CDP Don Lorenzo MIlani di Pistoia
20.00 Cena 21.30 Teatro … di classe - (Teatro dell’Oppresso)
Domenica 10 Aprile 2011 – Vicchio, Teatro Giotto 9.30
10.30
Educare “cittadini sovrani” oggi Marcello Cozzi – Libera Formazione
Ritrovare orizzonti di senso: EDUCARE AI MODI Maria Emma Miceli – Dirigente IC “Don Dilani” Lamezia Terme 3° pensatoio: confronto in gruppo in apprendimento collaborativo Conclusione non convegno 13.00 Pranzo e saluti…
Vi aspettiamo numerosi!!! Gruppo Abele - Settore insegnanti – 011.3841052 -3315753853 scuola@gruppoabele.org