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Giugno 2011
Sommario: Cari colleghi, 1 ennesimo sgombero! Rom: 2 questi sconosciuti vicini di casa SCUOLA: i valori 3 esistono ancora? Qualcuno sa quanto 4 costa l’INVALSI? Cambiare la scuola 5 davvero si può “E che sarà mai!” 6 di M. Gramellini 10 passi 7 per cambiare
“Gli sgomberi hanno effetti collaterali: su 36 bambini del campo di via Rubattino, sgombrati più volte negli ultimi due anni, solo 16 frequentano ancora la scuola” Www.dirittiglobali.it
Cari colleghi… ennesimo sgombero! Lamezia Terme, lunedì 9 maggio, ore 9. Diventa esecutivo il decreto della Prefettura di dare inizio allo sgombero del campo rom dove risiedono da 35 anni famiglie lamentine. È il primo round. Ogni settimana sei famiglie dovranno evacuare. Siamo in perfetta linea politica con le più grandi città italiane, Milano in testa con i suoi 360 sgomberi in 2 anni e ci muoviamo secondo le indicazioni della politica francese di Sarkozy. Cosa significa questa politica per la faccia del Paese, l’abbiamo capito. Cosa invece voglia dire per i diretti interessati è ancora una pagina bianca sulla quale quasi nessuno ha scritto. L’Associazione La Strada di Lamezia Terme, che segue da vicino le fami-
glie di molti bambini del campo, era lì la mattina in cui le ruspe, indifferenti agli occhi stralunati dei bambini e alle lacrime dei vecchi, distruggevano gli “abusi edilizi” ovvero i container che quegli stessi rom avevano avuto in assegnazione trent’anni fa dal Comune e che avevano provveduto ad espandere con qualche tettoia. Chissà perché mi è venuta in mente la frase biblica “Chi è senza peccato, scagli la prima pietra!” Ma il 9 maggio e tutti gli altri giorni, il Cristo era impegnato altrove e quella frase, che probabilmente ancora oggi avrebbe sortito il suo effetto, non è stata pronunciata. Così, quest’Italia famosa per gli abusi dei grandi
appalti, ha deciso di mettersi in ordine a partire dal basso. E mentre noi seguiamo il disorientamento dei ragazzini che devono essere inseriti in nuove realtà scolastiche di altri comuni spesso reticenti che li accolgono con una barricata perché non possano entrare, ci capita in mano uno studio del Ministero dell’Interno che analizza gli esiti di questa politica degli sgomberi, uno studio che rivela le falle di questa operazione di “pulizia”. Interessantissimo, per approfondire, vi consigliamo di leggere il “Rapporto conclusivo dell'indagine sulla condizione di Rom, Sinti e Caminanti in Italia” del SENATO: http://www.senato.it/ documenti/repository/ commissioni/dirittiumani16/ RAPPORTO%20ROM%20.pdf
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Il binocolo…
Rom , questi sconosciuti vicini di casa Spesso, dopo uno sgombero e un inserimento dei nuclei familiari ristretti in alloggi collocati in quartieri diversi, moltissimi rom continuano a tornare al vecchio campo demolito dove trascorrono la maggioranza del tempo, mentre il nuovo appartamento resta vuoto. A pag 49 di un eccezionale documento del Ministero degli Interni, datato 2006, si comprende bene il perché.
“Nessuno vi ha detto che i Rom sono un popolo. Pensate, hanno persino una bandiera al cui centro campeggia un sole,
E forse nessuno si è domandato perché il nome Rom, da che deriva, quale la sua etimologia. L’etnonimo “Rom” nella loro lingua detta “romanes”, significa “uomo”, termine che li differenzia dai non zingari, detti “gagè”, che in origine significava “contadino zotico e ignorante”
Per un popolo senza territorio e quindi senza alcuna istituzione "pubblica" o statuale, la famiglia è, più che per qualsiasi altro popolo, l'elemento fondante dell’ organizzazione sociale, vero e proprio “centro di gravità” della zingarità” stessa e custode dei suoi valori e delle sue tradizioni, perno della vita quotidiana in tutte le sue manifestazioni, sostanza del tessuto sociale, luogo di solidarietà, di sacrificio, di condivisione, da amare al di sopra di ogni cosa, perché al di fuori della famiglia è praticamente impossibile vivere. Quando un gruppo parentale è variamente residente (per ragioni economiche) lo scambio di visite è continuo; costituisce anzi, dopo le attività economiche, il maggior motivo di spostamento delle famiglie zingare. Si tratta di partecipare ad avvenimenti importanti come le nascite e le morti, di ritrovarsi per le feste o per dare un aiuto a chi è ammalato o in difficoltà. Per la famiglia e per il suo benessere lo zingaro è disposto a fare tutto quanto può: essere un buon marito, un buon padre, un buon figlio fa parte di una responsabilità, di un dirittodovere irrinunciabili, che si estendono oltre i membri della cosiddetta famiglia ristretta, a tutto il gruppo parentale. Parlando della famiglia zingara non si può infatti parlare di famiglia nucleare, bensì di famiglia este-
sa, se non addirittura di lignaggio, anche se in senso non del tutto proprio ovvero di gruppo allargato, che comprende tutti coloro che sono legati da vincoli di sangue e di affinità. II legame del sangue è molto sentito nella società zingara: anche un cugino di terzo grado è qualificato come "mio cugino di sangue", ove la parola “sangue” è pronunciata con tale forza che si potrebbe tradurre: è mio fratello. Quando una donna lascia la propria famiglia per sposarsi, pur mostrando rispetto ed obbedienza alla famiglia del marito, considererà sempre più importante la famiglia di origine che a sua volta non cesserà di occuparsi di lei e di proteggerla, come in caso di bisticci importanti con il marito, quando tutti i parenti, compresi i morti, vengono tirati in ballo, a dimostrare la fedeltà alla famiglia d'origine. I genitori infatti non sono
mai soli ad occuparsi dei figli: questo è un diritto/ dovere di tutto il gruppo parentale, gli adulti nei confronti dei giovani, i giovani nei confronti dei bambini. Spetta al gruppo parentale allargato il saper contenere i conflitti che potrebbero rompere l'armonia del gruppo, stimolare i suoi membri all'attività da svolgere all’esterno, organizzare le attività all’interno della famiglia (cucinare, pulire, accudire i bambini, raccogliere la legna, prepararla per il fuoco, andare a prendere l'acqua, aggiustare la baracca, ...). “E’ proprio questo forte sentimento della famiglia che ha salvato il popolo zingaro dall'essere disperso e fagocitato da società infinitamente più numerose e 'potenti', in totale opposizione con i suoi usi e con le sue tradizioni”
http://www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/assets/files/13/La_pubblicazione_sulle_minoranze_senza_territorio.pdf
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Lo stuzzicadenti … Scuola: i valori? Esistono ancora? Il prof. Umberto Leonardi e la prof. Loretta Soli, dell’IIS Istituto Primo Levi di Vignola (MO), hanno voluto mettere a fuoco il modello educativo che la scuola è in grado di trasmettere. Ne è nata un’indagine interessante sui valori che la Scuola “regala” ai suoi protagonisti. E’ stato chiesto a studenti del triennio di rispondere alle seguenti domande-stimolo: 1.
Un Istituto vicino a
lore che rimarrà negli studenti anche dopo aver finito gli studi? 2.
Modena ha voluto indagare quali valori
Pensi che la scuola che hai scelto riesca a trasmettere qualche vaCosa ha insegnato la scuola a te e ai tuoi compagni insieme e oltre le discipline del tuo corso di studi?
3.
Quale immagine ti sei fatto e cosa rimarrà indelebile nella tua mente dell'Istituzione che stai frequentando ( organizzazione, inse-
la Scuola trasmette
gnanti, compagni, materie insegnate, orgoglio di appartenenza.,
agli studenti.
lavoro di squadra.....) 4.
Ci sono dei valori educativi e formativi nel tuo stare a scuola che puoi dire che ad oggi ti sei portato a casa?
5.
Cosa racconterai ai tuoi figli della scuola cha hai frequentato?
Ecco, secondo le parole degli studenti stessi, l’elenco dei valori che la Scuola trasmette agli studenti, valori che rimangono impressi per sempre. I tipi di insegnamento, i metodi, lo stile rimarranno sempre impressi in mente.
Chi desidera leggere tutto il documento, può farne richiesta a scuola@gruppoabele.org
Mi ha anche insegnato che, come in una squadra, insieme, collaborando, siamo più forti.
nel rispetto degli impegni presi Mi ha insegnato che è giusto far valere le proprie idee, ma che molLa scuola mi ha insete volte, quando chi ti L’altruismo, il saper agnato a sedermi in contraddice può deciscoltare, l’attenzione modo ordinato e nel fare dei lavori rispet- dere del tuo futuro, composto e a vivere bisogna saper tacere. tando le consegne, il in mezzo a compagni rispetto delle regole, pessimi. delle cose che hai inTutti parlano male delCi sono insegnanti torno e di tutte le perso- la scuola, ma bisogna che ricorderò sempre ne esserci dentro e viverla perché mi hanno aiuper poterne parlare tato a crescere. seriamente: gli inseValori fondamentali come quello del lavoro gnanti sono sinceri e Ciò che si trasmette di gruppo e del sapere comprensivi nei connella mia scuola è la accettare anche gli fronti degli studenti; fratellanza, trattandosi sbagli dei compagni, ...con loro si parla e si di una scuola molto scherza, ma allo stesso oltre che il concetto di varia se si considerano serietà nella preparatempo li si rispetta … i Paesi di provenienza. zione, nella puntualità,
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Lo stuzzicadenti … Qualcuno sa quanto costa l’INVALSI? Il 4 dicembre 2008, sul sito web dell’INVALSI è stato pubblicato uno studio preparatorio al sistema di valutazione nella scuola da parte di tre studiosi dell’Università di Milano e Bologna. La proposta presenta i pilastri portanti e le finalità del sistema valutativo Inavlsi, presenta le modalità tecniche per la somministrazione delle prove e presenta una previsione di costo della somministrazione dei test. Da molto tempo ci chiedevamo quanto potesse significare in termici economici l’impresa INVALSI. Ecco una risposta.
Alcuni estratti della Proposta preparata per l’INVALSI
La scuola spende troppo! Tagli, tagli, tagli, ma…
L’Invalsi costa MILIONI eppure sembra indispensabile!
Tanti, troppi docenti hanno seri dubbi al riguardo …
Contestano la SCARSA ATTENDIBILITA’ di queste prove che escludono stranieri, esterni, disabili e conteggiano i risultati come se la complessità e la diversità non esistessero. I dati sono consultabili alla pagina: http://www.forumscuole.it
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C’è posta per…
Cambiare la scuola davvero si può Due ex-allievi di Don Milani, incontrati al convegno di Barbiana, ci hanno consegnato un libricino bellissimo dal titolo “Cambiare la scuola si può”. Questo documento, firmato da diversi esponenti della cultura, della scuola, del mondo della pedagogia, soffia aria pura al mondo scolastico, così ingabbiato e oppresso da tante strutture limitanti che essa stessa ha costruito. Eccovene uno stralcio, un po’ d’ aria fresca per le vostre meritate vacanze.
Diciamolo. Uno dei nodi fondamentali da sciogliere della scuola italiana è la situazione che vivono i ragazzi che la frequentano dagli 11 ai 14 anni. E’ la stagione della loro maturazione. Germina il loro corpo. Si avverte la fame di relazioni interpersonali profonde e autentiche. L’amicizia diventa la questione capitale. Si scopre la sessualità. Si vivono i primi conflitti forti con i genitori. Il gruppo dei pari diventa il vero punto di riferimento. In tale contesto, l’attuale scuola media italiana (o secondaria di 1° grado), anello logoro e tagliente, mostra tutta la sua inadeguatezza. I contenuti restano prioritari, diventando perfino la ragion d’essere di ogni “prova di verifica”. Prima di conoscere i ragazzi, si prevedono batterie di “prove di ingresso”. Gli insegnanti spesso - loro malgrado - finiscono per ridurre la loro funzione a quella di informatori. È così che la logica dei contenuti si trasforma, facilmente, nella somministrazione di nozioni e di test di valutazione, specialmente ai ragazzi segnalati dalle certificazioni.
“Non abbiamo dedicato un punto esclusivo per gli alunni disabili, i giovani stranieri, i portatori di culture e religioni diverse, perché, dal punto di vista dell’inclusività, auspichiamo che tali alunni siano considerati una risorsa e parte attiva del processo educativo, il quale non può essere delegato alla sola insegnante di sostegno”.
Quale logica? Mentre i ragazzi continuano a nuotare nel mare del nonsenso, la centralità dei programmi fa capolino ad ogni proposta riformatrice. La scuola media appare fondata sulla frattura fra lezioni e vita reale. I ragazzi non comprendono quale sia l’incidenza – e, dunque, l’importanza - della formazione scolastica per il loro futuro! Edoardo Martinelli (allievo della Scuola di Barbiana), Gianfranco Zavalloni (dirigente scolastico - Sogliano al Rubicone), Eugenio Scardaccione (dirigente scolastico - Bari), Mario Lodi (maestro -Drizzona), Renato Ciabatti (Comune di Prato), Antonio Avitabile (Comune di Prato), Vincenzo Altomare (insegnante - Cosenza), Mimma Visone (insegnante - Napoli), Adele Corradi (Scuola di Barbiana), Maria Miceli (dirigente scolastico – Lamezia Terme), Romolo Perrotta (Università Cosenza), Fiamma Bellandi (Comune Prato), Franco De Santo (insegnante - Cosenza), Lella Giornelli (Rivista Paesaggi Educativi - Cesenatico), Daniela Mammini (dirigente scolastico - Prato), Stefania Vannucchi (Centro territoriale Handicap – Prato), mons. Giovanni Catti (Università della Pace - Bologna) Aldo Bozzolini (allievo della Scuola di Barbiana), Nanni Banchi (Centro Documentazione sulla Scuola di Barbiana Vicchio), Nevio Santini (allievo della Scuola di Barbiana), Paola Zilianti (Comune di Prato), Gianni Cerasoli (maestro elementare - Forlì), Massimo Nutini (Comune di Prato), Brunetto Salvarani (Direttore Rivista CEM Mondialità)
GIUGNO 2011
La collezione… Basta poco per perdere il controllo, alzare le mani, picchiare a sangue. Basta un musicista che commenta forte la serata con qualche amico sotto una finestra. Basta un vecchio che grida come una furia, impugnando un bastone. Al resto ci pensano dei giovani che vogliono dare lezione di buona educazione a tutti e … massacrano chi dà fastidio. Gramellini commenta.
E che sarà mai! È vero! Oggi manca ai giovani una figura di adulto saggio, responsabile, coscienzioso, consapevole, pacato, saldo, riflessivo, credibile, capace di discernere, pensare, stimolare riflessioni approfondite sulla realtà Ma... ci sono ancora molti insegnanti che hanno a cuore l’apprendimento come palestra di cittadinanza responsabile e continuano a ragionare con i ragazzi (e con alcuni colleghi) creando spazi di confronto e di collaborazione. A titolo personale però: l’educazione alla cittadinanza non ha più voce nelle “attenzioni” ministeriali
«Stavo passando di lì, ho dato solo du’ pugni e me ne sono andato via. E che sarà mai…». Un balordo che pesta a sangue uno sconosciuto per la strada ovviamente non fa testo. Però il mantra difensivo risuonato sulle sue labbra, quel «e che sarà mai…» che giustamente indigna tanti lettori, è la spia di una mentalità diffusa, di un abbassamento collettivo della guardia. Ricostruiamo i fatti. La vittima è un musicista di Roma che, dopo aver suonato in un locale fino a tardi, si ferma a chiacchierare con gli amici fra i vicoli del centro storico. E’ notte fonda e nelle case che incombono sulle loro teste la gente dorme. I conversatori dovrebbero mettersi nei panni dei residenti, aver rispetto del loro riposo: in fondo li hanno già martellati per ore con la musica. Ma qualcuno è ancora
così ingenuo da pensare alle esigenze degli altri? «Avevamo voglia di fare un po’ di casino, e che sarà mai…». Poi la scena precipita: un vecchio bizzoso si affaccia dalla finestra agitando il bastone, irrompe una banda di attaccabrighe e la tragedia prende forma: «Solo du’ pugni, e che sarà mai…». Pensate a quanti, fra coloro che dovrebbero darci l’esempio, pronunciano questa frase ogni giorno. L’ex magistrato che tratta col contrabbandiere l’acquisto di un orologio rubato, e che sarà mai… Il deputato condannato per mafia, e che sarà mai… L’evasore fiscale che ruba allo Stato, cioè ai pensionati e ai malati, e che sarà mai… L’elenco continuatelo voi. Servirebbero corsi accelerati di educazione civica. Il problema è trovare gli insegnanti. Massimo Gramellini - La Stampa 30/06/2011
GIUGNO 2011
NEWS INSEGNANTI GRUPPO ABELE
La bussola… Insegnanti, allievi della Scuola di Barbiana, dirigenti scolastici, operatori comunali, genitori, sindacalisti...lanciano un appello per un cambiamento della scuola dal basso .
10 passi … per cambiare 1. La scuola è il luogo per imparare ad apprendere, a pensare con la propria testa, a essere responsabili. 2. A scuola, come nella vita, non possiamo disgiungere l’apprendere dal fare. Si impara col cervello, con le mani, con tutti i sensi e con il cuore. 3. La scuola è il luogo in cui si apprende insieme, non da soli. 4. Per creare buone relazioni è fondamentale essere un piccolo gruppo. Poche figure di docenti di riferimento per classe aiuterebbero l’organizzazione scolastica. 5.Gli insegnanti non sono dei tuttologi, ma devono sapere dove sta di casa la cultura. 6. I saperi non sono un bagaglio da travasare, ma vanno costruiti insie-
o etichettata, ma va rielaborata criticamente per diventare strumento di formazione e non solo di informazione. 7. L’educazione come l’apprendimento, è un processo dinamico che, partendo dal motivo occasionale, ossia dalla realtà, conduce alla conoscenza.
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8. Le ore che trascorrono a scuola devono avere un carattere unitario. 9. sbagliando si impara. Per prova, per errore e per gioco. 10.Si capisce bene cos’è una scuola quando la viviamo come se fosse il luogo dove si entra competitivi, aggressivi, razzisti e, dopo aver lavorato e studiato insieme per bisogni comuni, si esce rispettosi degli altri, amici, tolleranti.
Per approfondire: http://www.edscuola.it/archivio/ped/cambiare_la_scuola_davvero.htm
Associazione Gruppo Abele ONLUS Corso Trapani, 91/b Torino Tel.: 3315753853 011 341052 mail: scuola@gruppoabele.org
Buone vacanze!