INSEGNAREDUCANDO . N°24 febbraio 2013

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N° 24 2013 Gennaio

Sommario 1. Mi manchi di rispetto 2. Vogliamo gettare la spugna? 3. Non mi fai paura. Ti vengo a cercare! 4. Insegnare ad Ampleto... 5. ...che si crede scarafaggio. 6. Il teatro che affascina i ragazzi. 7. Il virus di Barbiana: curiosi di sapere. 8. Quando i genitori vanno a scuola 9. Cose che nessuno sa. 10. Educare la mente e il cuore 11. SOS insegnanti: uno sportello d’ascolto

Mi manchi di rispetto! o pur n o v e i “Si d i bruch e r a t r soppo ogliono se si v re vede lle... a f r a f le ì no cos ia s o n Dico belle!” upéry aint-Ex S e d e Antoin

Scrive scuola@gru te a ppoabele .org per indica rci la scuola comunità educante che conosc ete. Andremo a “viverla” p e r un giorno in p rim per poterla a persona, “racconta re” a tutti i lett ori della new s.

Cari colleghi, Al rientro dalle vacanze natalizie, riceviamo diverse telefonate di insegnanti delle medie: chiedono aiuto perché non sanno come districarsi con classi difficilissime, allievi impossibili che non hanno alcun rispetto. Che cosa sta succedendo? Non siamo nel bronx di qualche malfamata città. Siamo al nord, in zone tranquille. Eppure accadono le stesse cose che abbiamo visto nelle classi di Chance quando il progetto dei maestri di strada di Napoli era ancora attivo. Con una differenza: qui gli insegnanti non sanno da dove cominciare. L’SOS viene lanciato dall’ultimo arrivato, il supplente di turno buttato allo sbaraglio in quella classe segnata a dito da tutto l’Istituto, dopo che il dirigente l’ha preso in disparte per dirgli: “Si prepari alla battaglia, vedremo se ne uscirà vivo”. La classe degli appestati è quindi un’arena. Il prof un domatore. Quell’insegnante nella fossa dei leoni, coraggiosamente chiama il Gruppo Abele per confrontarsi con chi è abituato trovare strategie nei drammi della strada: “Tutto il mio sapere – ci dice – gli anni spesi all’università e nel dottorato di ricerca, mi sono di poca utilità di fronte a questa banda di ragazzini strafottenti che fanno il loro meglio per rompere le scatole”. Ecco. Il nodo cruciale che viene a galla: rompere!

Ragazzini di 12 anni che mettono in scacco una scuola perché riescono a dimostrare a tutti la loro abilità distruttrice. Cos’ avranno nella testa? Solitamente chi rompe ha una visione ROTTA della sua immagine. Ci sono mille motivi per sentirsi così: drammi familiari, malattie, abusi o più semplicemente disequilibri nella relazione affettiva in casa, ma anche a scuola, dove si trascorre il quotidiano e ci si gioca la faccia. Alcuni ragazzini si assumono il compito di fare da cartina di tornasole e far saltare un sistema che ha qualcosa che non va. Si, cari colleghi, anche se è molto più facile dare la colpa agli allievi e ai loro genitori per la grande maleducazione, sforziamoci di non banalizzare e proviamo ad andare al cuore del problema. La Scuola italiana è in grado di recuperare la sua funzione educativa? E noi insegnanti possiamo fare qualcosa o rinunciamo? I ragazzi fanno ciò che hanno imparato a fare. Ma noi possiamo fargli cambiare idea! I “rotti” hanno bisogno di adulti integri, che non hanno paura, che stanno bene con se stessi e che sanno trasformare la provocazione in occasioni di alleanza. Adulti che sanno guardare negli occhi e parlare col cuore, dicendo loro I CARE. Se non lo facciamo noi, chi lo farà? (continua a pag. 2/3)

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Lo stuzzicadenti La bussola

Vogliamo gettare la spugna? ...Continuando la riflessione iniziata nell’editoriale Vi siete resi conto di cosa sta accadendo in alcune classi della scuola dell’obbligo? Di fronte a ragazzi difficili e ristrettezze d’organico, diversi colleghi hanno scelto di desistere: spiegano ai tre o quattro allievi che stanno a sentire e gli altri… facciano pure i loro comodi, l’importante è che non disturbino. Altri insegnanti, invece, capaci di dirigere le tribù più feroci, entrano in classe e immediatamente cala il silenzio, pena la fustigazione (virtuale, s’intende!). La disciplina dura un’ora esatta, fino all’uscita del generale…e chi ha la sfortuna di seguirlo, la paga di certo perché non possiede la stessa audacia. I ragazzi, che vedono alternarsi prof rinunciatari che sventolano bandiera bianca e colonnelli dell’esercito col frustino, crescono imparando (ebbene sì, a scuola s’impara!) che la scuola è un campo di battaglia dove ci sono forti e perdenti, dove l’importante è sopravvivere, muti col più forte, spavaldi col più debole, e dove non c’è nessuno davvero interessato a portarti fuori da questo schifo. Venire a conoscenza di queste cose fa accapponare la pelle a chi come noi crede fermamente nell’importanza di costruire comunità educanti! Come possiamo ridurci così? Non siamo un “collegio docenti”, una comunità di professionisti capace di in-segnare?

Affrontiamo le crisi senza alcuna strategia collettiva, ognuno per sé. Non siamo in grado di creare un ambiente solido in grado di educare anche il ragazzo più terribile. E siamo nella scuola dell’obbligo! Dovremmo aver la forza di far saltare orari e classiche lezioni per sperimentare forme nuove di organizzazione e di metodo in grado di rendere la spiegazione un momento bello che nessun ragazzo vuole perdersi! Ma, ahimè. Se non c’è un dirigente illuminato che propone qualcosa di nuovo, i docenti sono paralizzati. A volte accade che qualcuno chieda aiuto, solitamente un neo assunto che crede d’esser finito al manicomio o qualche insegnante non ancora così destrutturato da rinunciare al sogno educativo che caratterizza questo mestiere. A questo coraggioso insegnante diamo un’idea: almeno tu, che hai la capacità di metterti in discussione, non rinunciare a credere nell’occasione educativa che ti si offre e non demordere; di fronte a ragazzini di 12 anni, non puoi abbandonare il tuo ruolo, ma devi provare a tutti i costi a raggiungerli! Raggiungerli? Dove? Nei loro luoghi e dentro le loro armature. Cerca d’incontrarli fuori della scuola, in un giardino, su una panchina o perché no, anche nelle loro case: “Non ti ho visto. Voglio sapere come stai ” Spiazzali, lancia loro uno sguardo che vada oltre la corazza del bullo. Come? (continua a pag. 3)

Tratto dal manifesto dello spettacolo dei ragazzi di san Patrignano per il pregetto WeFree . www.viverecivitanova.it

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Lo stuzzicadenti La bussola

Non mi fai paura. Ti vengo a cercare! Ma

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...Continuando la riflessione iniziata nell’editoriale

relaetto è p is r l e a ed cezion da persona a. La per z e n d a n c dipe la man esto e tiva e n ir r f f u a so no q person gnanti vivo e s in Molti he ci llievi c e”. “sentir ono questi a is ? Ma ch o di rispetto ntano la n a f f c a ro man zzi che ome fosse a g a r Sono la) c la scuo vita (e rra. e are ai una gu cosa insegn a ti e ri pron Come guerrie i n a v mo gio ere”? adulti voglia g g u r t “dis che de da Dipen ed . arriere enere b e essere r a mo alz aglia per ott Possia tt e in ba lia entrar . battag .. o la t t e r e a p ca ris orm ita edu e trasf oppur ione di cresc as . in occ lturale. forza.. u la c n e o c a tiv erli osì mo ten are lezioni c e Possia t s h o c p ttate e im oppur nti e inaspe he nesc sa interes o gli allievi e ersi. n a e le p rd spiazz ro vuo gli ritrovare la lo i d lia suno a far battag ciamo Se rius i imparare, la d voglia a...da noi! t in v sarà

Fissa il tuo allievo negli occhi e digli col cuore: “Guarda che non mi fai paura, io lo so che sei in gamba. E so che nessuno te l’ha mai detto. Mi importa di te e ti vengo a cercare” Un vero maestro non vuole sapere se l’impegno sfora le sue dovute competenze: il suo obiettivo è parlare all’anima del più disperato e trovare il modo di conquistarne fiducia. Cosa spinge tanto impegno? L’aver compreso che senza scuola non c’è futuro, non c’è prospettiva. Senza apprendimento si può finire in pozzi maleodoranti dai quali è difficile uscirne. Far appassionare un ragazzo alla conoscenza e accompagnarlo nelle sue scoperte è la gioia più grande che possa accaderti, caro collega, il merito più alto che tu possa raggiungere. Quando vai oltre “il tuo dovere” e ti muovi spinto dalla passione del maestro, la magia accade perché il “maleducato” lo capisce subito. “Se mi vieni a cercare, vuol dire che t’importa di me (I CARE); va bene, sono disposto a seguirti, ovunque”. Dopo, non c’è ostacolo che tenga: che si tratti di affrontare le ardue strade della Divina Commedia o i labirinti dell’algebra troveremo il modo insieme di camminare nella conoscenza e l’apprendimento sarà comunque piacevole e interessante. Se non ci proverà la scuola a raggiungere questi “disperati”, saranno altri grandi maestri a farlo, come racconta un boss mafioso della Camorra, agganciato prestissimo dagli uomini d’onore che hanno saputo dargli fiducia e lanciargli quell’amo che la scuola aveva deposto. Vogliamo farci vincere dalle organizzazioni criminali nella gara dell’educare? G.L.

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News insegnanti Gruppo Abele , enziale t is s e ma n dram zio mentale u in o s a Immer o non ha sp ro. t ad alt le i s r a Am ic d per de e fare? Ch osi re piet e s s e ’è da i; “Non c eppure dur iere n comp io” e a d è ’ z ente c i lo spa r m e e b c li li semp e che i amor d o t t un a

Lo stuzzicadenti

Insegnare ad Amleto ...

Tutti sanno che Amleto, principe di Danimarca, vive un dramma familiare di non poco conto e si sente in dovere di vendicare il padre ucciso dallo zio che ne ha usurpato il trono e sposato la madre. Il ragazzo è così accecato dal dolore per quello che accade, immerso in un dramma esistenziale per l’ingarbugliamento del suo destino, che non ha spazio mentale per dedicarsi ad altro. Addirittura, quando Ofelia, con la dolcezza di un’ innamorata, gli parla del loro futuro matrimonio, Amleto non è in grado di coglierne il messaggio e la allontana con durezza, senza scampo. Quando ascoltiamo Shakespeare, siamo pronti a commuoverci e comprendere quella vita così importante e tragica. Ma… Cosa accade se, entrando in classe per spiegare una lezione, troviamo Amleto seduto nei banchi, inquieto e indisponente, che sotto mentite spoglie si chiama Gennaro o Lello? Siamo disposti a commuoverci? Amleto non è così lontano da tanti nostri allievi “difficili”, quelli che mandano affanculo, quelli che sbattono la porta dell’aula senza rispetto, quelli che escono ed entrano e disturbano e provocano. Ovunque, in un quartiere di Napoli o Torino, Milano o Roma o anche in un paesino sperduto di qualche regione italiana, e con qualunque nome si faccia chiamare, non c’è differenza: Amleto porta a scuola tutta la sua sofferenza che è la stessa dell’eroe di Shakespeare!

Da un’intervista a Cesare Moreno

In presenza di uno sconvolgimento familiare, la tristezza, la confusione e la rabbia invadono tutta la persona: non è possibile studiare in queste condizioni perché dentro di sè non c’è spazio. Di fronte alla sofferenza di Amleto, cosa possono fare gli adulti che interagiscono con lui? “Non c’è da essere pietosi e neppure duri; semplicemente c’è da compiere un atto di amore che liberi lo spazio”. Ecco cosa spiega in un video Cesare Moreno, maestro di strada, da sempre impegnato a far scuola agli Amleto di Napoli: “Se vogliamo davvero insegnare a una persona piena di dolore, la prima cosa è stare a fianco a lui in questa tragedia usando il sapere, la conoscenza, la lingua per dargli una mano a venirne fuori. Venire fuori dalla tragedia, non metterla da parte. Molti pensano che si debba anestetizzare il ragazzo dai suoi dolori e poi insegnare. Invece no, si insegna partendo da quei dolori”. È così che gli, insegnanti del progetto Chance di Napoli, hanno tirato fuori dalla sconfitta tanti allievi. Questo approccio educativo che non rinuncia neppure di fronte ai casi più disgraziati, maleducati e indifferenti, ha portato il 95% dei ragazzi in dispersione scolastica a conseguire la terza media e molti di questi a e raggiungere un titolo professionale. Ma vediamo in concreto cosa significa stare accanto.

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Lo stuzzicadenti

... che si crede scarafaggio. Riflessioni sull’opera educativa di Carla Melazzini.

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Carla Melazzini, fondatrice del progetto, amava leggere ai difficilissimi ragazzini che approdavano a Chance, un racconto di Kafka in cui un ragazzo immagina di trasformarsi in uno scarafaggio. La descrizione dello scrittore, così reale da non sembrare un’immaginazione, riusciva ad avere un potere evocativo dirompente con quegli allievi difficili che avevano un’immagine di sé bruttissima. La trasformazione del ragazzo in scarafaggio parla di loro, dell’immagine che hanno indossato e che non riescono a levarsi. L’insegnante che vuole agganciare, sceglie qualcosa che giunga al cuore degli allievi! E dopo la lezione, ecco il miracolo: uno di loro, mai letto nulla, chiede alla professoressa se può avere il libro “dello scarrafone”. l’insegnante è riuscita ad aprire una breccia nell’immaginario negativo di chi a scuola proprio non ci è mai voluto andare. Ecco il potere della buona letteratura, un canale comunicativo fondamentale! Amleto sente che la lezione sta parlando di lui e di chi come lui vive dicotomizzato, senza prospettiva, solo capace di distruggere. Accade solo, però, se c’è una silenziosa vicinanza al dolore del ragazzo da parte dell’adulto, vicinanza che traspare dal tono della voce e dallo sguardo. È questo l’atteggiamento che fa scattare una porta. Oggi nella scuola si è persa l’idea che le discipline scolastiche sono fatte per la persona, non per il lavoro o per qualcosa di astratto.

Ma gli insegnanti che vogliono lavorare in classi difficili hanno a disposizione l’insegnamento significativo che muove l’interesse e avvia la trasformazione da scarafaggi a principi sovrani: “E’ quel modo di insegnare in cui tu, insegnante, metti la tua vita. A SCUOLA NON SI INSEGNA COL SAPERE MA COL PROPRIO ESSERE. Fare scuola non è entrare in classe, ma entrare nella vita delle persone e aiutarle a crescere, ma per fare questo bisogna essere in grado di trasformare se stessi. Purtroppo molti insegnanti, nel condurre il loro lavoro, rinunciano a crescere; a volte le circostanze limitanti a cui sono sottoposti, li costringono a elaborare elementi di difesa che li rendono duri e lontani dagli allievi”. Se il principe Amleto prova gli stessi sentimenti di un ragazzo impossibile delle nostre città, vuol dire che i problemi dell’animo non hanno classe sociale, sono uguali in tutti i luoghi e in tutti i tempi. Tocca agli adulti che educano e insegnano trovare il modo per agganciarli e portarli oltre quel dolore. Ci vogliono maestri capaci di vicinanza, di stupore, di prospettiva, in grado di tessere legami che fanno la differenza e “stabilire un’alleanza con la parte migliore delle persone peggiori”. Quanta riflessione sulla propria esperienza e sui propri errori! Solo così si può elaborare la fatica. Solo così è possibile in-segnare, lasciare un segno dove parrebbe impossibile: Amleto giungerà a capire che siamo una comunità e non un campo di battaglia. Quale gratificazione per l’insegnante? Accorgersi d’essere diventata una persona migliore, proprio grazie al lavoro con i ragazzi impossibili.

Video di Moreno: http://www.flcgil.it/attualita/video/nuove-indicazioni-nella-scuola.flc News12 con recensione del libro di C.Melazzini: http://www.gruppoabele.org/flex/cm/pages/ServeAttachment.php/L/IT/D/b%252F7%252F4%252FD.6b9f14782678876ec020/P/BL OB%3AID%3D1327

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La bussola Lo stuzzicadenti

Il teatro che affascina i ragazzi. “UN VIAGGIO LUNGO UN MONDO” Un progetto teatrale itinerante che sta incantando allievi e insegnanti di molte scuole. Don Milani va in scena in una forma inedita, attraverso le parole toccanti di Claudia Cappellini e la bravuta dell’attore, Gionny Voltan, capace di emozionare il pubblico. Lo spettacolo offre spunti di riflessione interessantissimi da sviluppare in classe sulla passione per la vita che lotta e vince le difficoltà del quotidiano. ltri gli a a o t can ni ac u i l g pre, to. sem imoni”. i. , o ona n t t D s o u e n d T M a sie “i lanti ola di S cena i Par u i. c t o s “In s n a a So ion issionato ell z d o ” i m v mm ari e al l i e azzi ttuagen ione, co i" g to, a r z o o i“ ona i l an a D m o r M n e n O o n a e S S o Do i”. rand a di , di g l "Grupp lla scuol appellin o t s da Il te v i de di a C allie a Clau i l g d da ritto ato fond stato sc è

Don Milani fondò tutto il suo lavoro sull’importanza del possesso della parola, perché possedere le parole avrebbe voluto dire avere autonomia intellettuale, libertà dalla schiavitù dell’ignoranza. Prima che il tempo inghiotta le parole, è necessario dare la voce e prestare l’orecchio, a coloro che hanno potuto conoscere un’esperienza unica in Italia. Questo spettacolo porta in scena le testimonianze di Mario Rosi, Giovanni Bellini, Maresco Ballini, Clemente Romualdi, Teopisto Bonari, allievi di don Milani e di Ezio Palombo, amico del grande sacerdote. I loro ricordi sono in scena per raccontare di giustizia, di libertà, di responsabilità, di studio, di conoscenza, in un pezzo di Toscana che, uscito dalla guerra, si preparava ad un’avventura industriale e sociale magnifica e pericolosa. Oggi finita. La parabola luminosa di Don Milani contrasta con i limiti oscuri del nostro tempo, e le voci del passato forse possono servirci, attraverso la rappresentazione, ad immaginare un futuro possibile che, in realtà, era stato scritto e pensato più di mezzo secolo fa. Una rivoluzione disattesa ma, non per questo, fallita. Diciamo “rimandata”. Speriamo rimandata.

Il sito dello spettacolo: www.donmilaniteatro.it Per contatti: gionnivoltan@gmail.com

“Un uo mo sla n rivolto al mon ciato, giova n do, ce gocce rcò di e e con un d scrolla s finestri ella pioggia rsi da d orriso no di u e pres osso le e post na co ferma od rrie al cap olinea ra bianca e al lato del vella... in Piaz b za San lu che era La co ta Ma rriera ria No arrivò anche alla su lì a ferm vide u . Sotto l’acq a t na qu a. Pio ua sul in veva c guard avano dicina di ra iglio della s trada g cando azzi e all’inte rno d giovan di rico ell no vano, otti, eviden scere qualc a corriera della c ceruno ch temen orr te e aspe poi si re iera li osserv . L’uomo t dall’in taava, in se con terno un tem la valig to che po sos ia d pes Don Lo e si avvicin oveva scen ò all’u d renzo ere, pre o, scita... salutò piogg se e strins ia, non e la m os mani, ano a sui vo tante gli om tutti. lti, bre mano in man sulla valigia lli, scorreva La o ai ra sulle che d che p on Lore g nzo pe azzi. Piovev assava di battez a zarlo nsò ch inf e il Sig così tanto prova nore v il suo fi inite volte olev sico me festoso e bag ma non il su ttendo a d a chiesa nato c o mora ura ”. ominc le iò a sa . Il corteo lire ve rso la

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stuzzicadenti... Lettera a unaLo professoressa

Il virus di Barbiana: curiosi di sapere. Vi ricordate l’esperienza di Terranova raccontata nella news precedente? I ragazzi della scuolina I CARE ci hanno scritto: la loro esperienza di apprendimento è una scoperta che tocca tutti gli aspetti della crescita della persona, come dovrebbe accadere in ogni perscorso scolastico degno di questo nome. Un bel riscatto dalla bocciatura. “Siamo i quattro bocciati della Scuola Pubblica di Terranova di Pollino in Provincia di Potenza. Non c’era nessuna voglia di tornare a scuola. Anche perché noi due Pasquale e Vincenzo eravamo costretti a ripetere per la terza volta la stessa classe. Per noi non era facile studiare il sabato e la domenica, perché dovevamo sostituire i nostri genitori e portare le mucche al pascolo. E questo la prof e i prof non l’hanno mai capito. Per fortuna i nostri genitori aiutati da Piera e Giuseppe hanno organizzato un’altra scuola ed hanno comunicato alla preside che per l’anno scolastico 2012 – 13 avrebbero provveduto privatamente alla nostra istruzione. Ora ci sentiamo come i quattro moschettieri : “ Uno per tutti, tutti per uno ”. Da settembre abbiamo iniziato a leggere il libro “ Lettera a una professoressa ” scritto dai ragazzi bocciati dalla scuola pubblica e andati a Barbiana alla scuola del prete Don Milani. Abbiamo deciso di chiamare la nostra scuola “ Don Milani I care ”. Gianluca, quando a settembre è venuto a trovarci, sul nostro diario-registro ha scritto questo pensiero di Martin Luther King: “ Un giorno la paura bussò alla porta . Il coraggio si alzò e andò ad aprire. E non c’era nessuno”. La paura è sparita dal nostro cammino, perché andiamo avanti insieme e ci prendiamo cura gli uni degli altri. Il primo giorno di scuola abbiamo trascritto sul registro - diario questa frase dalla Lettera a una professoressa: “ Chi era senza basi , lento o svogliato si sentiva il preferito. Veniva accolto come voi accogliete il primo della classe ”.

Carissim i contin ragazzi, uate a scriver conta rc ci scolas i le vostre s e ractiche! coper te La scu o un be la è proprio llissimo qu mond camm esto: o del ino ne sapere state s l ! p riosità erimentand Voi lo o: di di più, conoscere q la cuualcos ora ch a non vi e vi h a pres abban o, doner Scomm àp e Giusep ttiamo che iù. pe ce Piera e cora? Anche l'hanno an sciam n o i non o riua d'impa smette rare e re pre ta ntissim ci piace se m o cosa d impara in re qua lUn gra uovo! nd voi e a e abbracc io i vostri splend a tutti stri! idi ma eNoi figli di famiglie di contadini ed allevatori, di braccianti e muratori avevamo bisogno più degli altri dell’attenzione e della cura degli insegnanti. Invece la prof ha coccolato le altre e trascurato noi, ci ha puntato fin dall’inizio e ha spinto anche gli altri prof a bocciarci. Adesso è diverso, lavoriamo tutti insieme in gruppo e non isolati dietro un banco. E vogliamo che anche la scuola pubblica di Terranova sia diversa, soprattutto che diventi una scuola che non bocci più. Noi usciamo spesso dalla nostra scuola per viaggi di istruzione e per imparare da tutti. La nostra scuola è aperta a tutti quelli che vogliono condividere con noi la loro esperienza e il loro sapere . Si sono uniti a Piera e Giuseppe: Leonardo insegnante di musica, Maria di inglese, Vincenzo di disegno ed educazione artistica e Domenico

di educazione fisica. L’incontro con Grazia ed Angelo del Gruppo Scuola Abele di Torino ci ha dato tanta forza. Angelo ci ha messo a posto i portatili collegandoli alla linea Internet. La sera ci siamo riuniti tutti insieme con i nostri genitori. La mattina ancora un bel viaggio di Geografia con Grazia ed Angelo e un bel programma su internet. Abbiamo capito che siamo in tanti a sperimentare nuovi modi di fare scuola. Studiare è una fatica dura, ma stiamo imparando a camminare insieme, aspettandoci e aiutandoci, e non abbiamo paura perché sappiamo di aver preso la strada giusta”. Vincenzo,Pasquale, Maddalena Pia e Francesca. Scuola Don Milani “ I care “ Terranova di Pollino

Scrivete ai colleghi di Terranova per incoraggiarli nel loro impegno di recupero scolastico: anijosef@libero.it

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Lo stuzzicadenti Agorà

Quando i genitori vanno a scuola. A Torino, il Gruppo Abele offre da anni uno spazio di apprendimento e riflessione. Al centro degli argomenti la scuola, luogo di crescita educativa per eccellenza. Numerosissimi le presenze di genitori, ma anche di tanti insegnanti. Ecco un bel modo per far crescere una COMUNITA’ EDUCANTE.

W-end t 13/14 ematico aprile 2013

Noi un rap e le regole: porto d ifficile. L’in

contro è rivolt o alle genito famigli ri e fig e: Con M lil insie me. arco B ertoluz zo e La ura Gilli. Certos a Grup po Ab ele Aviglia na (TO )

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News insegnanti Gruppo Abele

sce che na mentali o r b li Un fonda ntro ande m o o de d e dall i hann z z a g a raggio che i r o il co i, n n a h e che e agli adult itori di far ai gen e i t n a egn agli ins he a volte c poste” o le ris n n a h non Avenia dro D’ n a s s Ale

Lo stuzzicadenti La collezione

Cose che nessuno sa.

di Daniela Panero Ci sono tanti modo per recensire un testo... questa volta facciamo così: visto che trattasi di un libro avvincente, scritto da un docente capace davvero di in-segnare, prima di tutto ascoltiamo i ragazzi che l'han letto. Caro prof, ti ringrazio per aver scritto una storia così -Veronica Salve prof, mi piace il suo modo di scrivere e parlare della vita e della scuola...Nel mio iter scolastico non ho avuto la fortuna di avere un prof come lei - Mogadj Caro prof, mi piacerebbe tanto lei fosse mio insegnante -Margareth Caro prof, sono fortunati i suoi alunni ad avere una persona come lei, così vicino a quello che è il mondo dei ragazzi,alle nostre difficoltà,paure, non solo al nostro numero sul registro - Francesco... Un romanzo che ha come protagonista Margherita, una liceale in cerca di sè e di un padre che scompare, alle prese con la vita consueta fatta di una madre, un fratello, una nonna, dei compagni di scuola - compagni di niente o forse di qualcosa di inatteso, il ragazzo più misterioso della scuola e un prof che fa la differenza semplicemente facendo il suo mestiere, cioè spiegando la letteratura classica... Ingredienti semplici, persin banali, di una vita quotidiana come tante,che però, col coraggio dell'antico e sempre nuovo Telemaco, impara ad amarsi e aprirsi alla misericordia verso gli altri. Possiamo pensar tante cose di un collega che scrive romanzi, qui vogliamo semplicemente invitarvi a sospendere ogni giudizio e provare a leggerlo...

“Ci son o paro come le conch ig li e, s ma co emplici, n il ma re den tro” , otonia a mon letto, ll e d o l otidian arsi da lore qu mare, di alz in ciò che o d il ' “E ia vo di nuo atica d della f e qualcosa iorar he la g c di trov e r lo o e. glie il d ova”. si ripet i acco u h n c e ll lo pe Ma so si fa la e r o sa f f o nessun nata e h c Cose “Il funa m proble bolo non ha ma de ll'equil una risposta sa solo ibrio, al c ome che lo fa cad trasformare ere ne salva. la forz lla spin a ta che Solo c osì il de lo stino c gravità on la s d ua forz la nec iventa comp a di essità it o , vita”.

A. D'Avenia, Cose che nessuno sa, Collana Fiction, MONDADORI - 2011

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L’isola che c’è

Agorà...

Educare la mente e il cuore L’Università di Torino propone ai futuri insegnanti un’esperienza interessantissima di educazione integrata: il Progetto Alice. Una disciplina trasversale di educazione alla consapevolezza, inserita nel percorso scolastico, modifica completamente l’approccio all’apprendimento e la valutazione delle competenze. E in classe si crea tutto un altro clima. , Meraviglie ese delle a è P l d e e n a , si Alice fanta ondo della entra nel m rsi! e in a non perd fortunata contriamo in zzini che a g ra ti n E i ta rsi nel loro classe? non perde a ta traiu a li Chi itazioni, dis c lle so i d o n mondo pie zioni? ed eccita re e gli u a p i, zion i bambini re ta iu a te n he li E’ importa l mondo c e n i rs ta n rie re il adulti a o e a coglie ih c n a a m nza discrim circonda, interiore, se o d n o m loro izio di nazioni. a all’eserc it n u , e n o moL’Osservazi mente, me lla e d à lit a zione, alcune qu , visualizza e n o zi a tr n onaria, conce di una pers o p p ilu sv favorisce lo ta. o perlità integra dulti hann a i lt o m anza Purtroppo per manc à lt o c fa a la loro duto quest ra vivono o e to n e riore d’allenam quilibrio inte e o IL CONCETTO DI UNITA’ c o p n adultità co tezza. ni ‘80 e molte tris to negli an a n , e Il concetto base del Progetto Alice riguarda l’unità e l’armonia. lic A Luigina Il Progetto comin e ia G Educare all’unità significa andare oltre le divisioni create dalle nao n ti rienze da Valen anni espe a d za zionalità, dalle culture, dalle religioni e saper stare al mondo in una liz a olte De Biasi re grata in m te in e società multiculturale nella quale siamo chiamati a vivere. Ma non n o zi ntissimi. di educa ti interessa a lt su solo. Unità significa anche fare pace con se stessi, con le proprie diri n o scuole, c osta: visioni interne dovute al conflitto tra ciò che vorremmo essere e ciò della prop o iv tt autocoie b O pacità di a c che siamo. Acquistare consapevolezza, capacità di riflessione, rila re sè stessi, sviluppa resenti” a p “ re flettere sulle nostre emozioni e reazioni. e ss e rvando i scienza, ora” osse e i Un grande percorso di educazione all’armonia con se stessi e con u q “ e vivere tali. gli altri. Gli obiettivi : cessi men sofipropri pro e di mezzi rv se si n o conoscenza del prorpio corpo n o ti della Il progett gli strumen za liz ti conoscenza del mondo esterno u a ssere apsticati, m a e può e ic tt scoperta dei fenomeni interni (pensieri, emozioni...) a id d pratica contesto. riflessioni sul concetto di “dentro” e “fuori” qualunque roposta utile plicato in ap interdipendenza e relazioni Alice è un che Il progetto nti, ma an a n g se in r relatività e soggettività delle percezioni e p non solo ori. differenza tra oggetto esterno e la sua immagine tori e genit te da più per educa è insegnan si la proiezioni sul mondo esterno b e D Luigina di 20 anni. Luigina De Blasi presenterà l’esperienza del progetto Alice con due seminari: 22/23 febbraio e 27/28 aprile a Savigliano (CN)

Per informazioni sui seminari a Savigliano: Claudia Ricca clod.nina@libero.it 3355232011 Per approfondire il Progetto Alice: www.aliceproject.org - luiginadebiasi@libero.it

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L’isola che c’è C’è posta per...

News insegnanti Gruppo Abele

SOS: lo sportello d’ascolto per i Prof. Il Gruppo Abele avvia, in forma sperimentale, uno sportello d'ascolto per insegnanti in difficoltà. Poter trovare uno spazio di confronto e sostegno con chi conosce da vicino il mondo della scuola può essere di grande aiuto.

Dal 7 gennaio 2013 è nato, in forma sperimentale, uno sportello d'ascolto per insegnanti in difficoltà. Il progetto nasce a seguito delle numerose richieste di SOS da parte delle scuole che si trovano a operare con ragazzini e classi sempre più "difficili". Nell'ultimo anno scolastico sono emersi due elementi che ci hanno fatto riflettere: i dati della dispersione scolastica sono in aumento; un numero sempre maggiore di insegnanti ha difficoltà a gestire le dinamiche del gruppo-classe. Che fare? Ecco la domanda alla quale hanno voluto dare risposta gli insegnanti in assegnazione al Gruppo Abele: il loro mandato è proprio quello di supportare il lavoro dei docenti, perché sia evitato il più possibile il disagio e l'abbandono scolastico.

"Sappiamo bene quali strade percorrono molti allievi 'difficili': prima i corridoi della scuola, poi i marciapiedi di fronte all'Istituto, i bar e gli angoli delle strade in cui rischiano di trovare un'altra scuola, quella del malaffare, delle dipendenze da sostanze o da gioco, della violenza. Come segnalano alcuni referenti di Libera, i nuovi boss delle organizzazioni criminali sono persone sempre più giovani che provengono proprio dai circuiti della dispersione scolastica. Non possiamo stare a guardare: i docenti hanno una grandissima possibilità di prevenzione e noi vogliamo sostenerli". Lo sportello d'ascolto mette a disposizione l'esperienza diretta con le situazioni più complesse e dà la possibilità di seguire i docenti nella ricerca di soluzioni fattibili e migliorative. Chi desidera può telefonare al 3315753853.

Cari colleghi, speriamo che gli articoli di questa news possano portare un contributo alla riflessione sull’educare, principio fondante di ogni prassi scolastica. Sul prossimo numero vi presenteremo una lettura dell’ultima novità della scuola: le indicazioni per il curriculum verticale. Racconteremo anche l’esperienza interessante di una scuola “perla” che opera con attenzione educativa a Firenze. Il Gruppo Abele è a disposizione per dare una mano e supportare insegnanti e consigli di classe in difficoltà. E’ sufficiente telefonare allo lo sportello d’ascolto appena attivato ad hoc. A tutti voi buon lavoro! Gli insegnanti del G.A.

Per Inform azioni e co ntatti: Lunedì ore 10 - 13 e 1 4 - 17 Martedì e giovedì ore 10 - 13 Corso Trap ani 91/b To rino Ufficio inse gnanti 011 384105 2 331575385 3 scuola@gru ppoabele .org

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