I° Congresso per Infermieri di Camera Operatoria. San Marino 23/24 settembre 2011-10-31 La formazione dell’infermiere in sala operatoria: polivalenza o specificità? Prima di iniziare l’esposizione è indispensabile fare una premessa; se oggi mi si chiedesse un gradimento in merito ad una equipe dedicata piuttosto che una equipe multidisciplinare, risponderei senza indugio che la prima opzione è sicuramente migliore per una serie di motivi che in parte andremo a sviluppare. Se mi si chiedesse lo stesso gradimento in merito ad un infermiere polivalente capace cioè di coprire tutte le postazioni di lavoro previste in una sala operatoria, rispetto ad un infermiere monovalente capace di coprire una sola postazione di lavoro (strumentista o infermiere addetto alla anestesia), non avrei il minimo dubbio nella scelta di un infermiere capace di coprire tutte le postazioni di lavoro. In questa sede rappresento il blocco operatorio di Rimini, multidisciplinare e con infermieri polivalenti. Forniamo assistenza infermieristica chirurgica ed anestesiologica in una organizzazione che prevede la responsabilità gestionale affidata agli infermieri. Il blocco operatorio di Rimini è composto da 11 sale operatorie di cui 6 centralizzate e 5 decentrate, alle quali afferiscono 10 discipline chirurgiche quali la chirurgia generale, chirurgia vascolare, chirurgia pediatrica e neonatale, ostetricia e ginecologia, ortopedia, ORL, urologia e endoscopia urologia, terapia antalgica, endoscopia digestiva, dermatologia. L’assistenza è fornita da 46 infermieri, 12 OSS, 2 ASS e un coordinatore. Un grafico presentato in un congresso europeo infermieristico tenutosi a Riccione nel marzo del 2000 nel quale si dibatteva sulla tematica che si vuole sviluppare in questa relazione, prendeva in esame fra le altre cose, due fattori che ritengo molto interessanti: qualità assistenziale e convenienza economica in relazione ad una equipe dedicata o multidisciplinare. Se la qualità assistenziale arrivava all’apice del grafico in una equipe dedicata, la convenienza economica subiva una caduta molto marcata; al contrario l’equipe multidisciplinare mostrava un picco nella convenienza economica e una caduta considerevole nella qualità assistenziale. E’ chiaro a tutti che in un momento di forte crisi economica che investe il nostro paese, con i tagli alla spesa pubblica di cui tutti siamo a conoscenza, l’aspetto economico assume una importanza rilevante e allora occorre chiedersi se esiste una terza via, se è possibile cioè avvicinare il rapporto tra la qualità assistenziale e la convenienza economica in una equipe multidisciplinare. A questo proposito ho voluto portare l’esperienza di Rimini quale contributo ricco di esperienza, perché intorno al 2003 abbiamo creato piccole equipe in un contesto multidisciplinare. In sostanza abbiamo suddiviso tutte le discipline chirurgiche afferenti al blocco operatorio, abbiamo unito quelle con affinità chirurgica o continuità assistenziale (ostetricia ginecologia e chirurgia pediatrica…..), alle quali abbiamo assegnato con carattere di permanenza il personale sufficiente per coprire tutte le sedute operatorie previste. Con questa fortunata “invenzione” il gradimento medico e infermieristico è aumentato subito e notevolmente pur avendo mantenuto la logica di un blocco operatorio multidisciplinare. Dopo alcuni anni si è notato un “fenomeno” inaspettato e francamente positivo che consiste in quella che io definisco “polarizzazione infermieristica”; era in essere una tendenza che vedeva gli infermieri interessarsi prevalentemente di una sola disciplina chirurgica, stavano nascendo sostanzialmente equipe dedicate in un contesto multidisciplinare. Deve essere chiaro che il sistema può funzionare solo se il contesto multidisciplinare rimane invariato; ogni giorno infatti il personale in esubero, a rotazione, copre postazioni di lavoro in altre discipline chirurgiche diverse da quelle di appartenenza.
Per lo stesso motivo abbiamo puntato molto sulla formazione trasversale che prevede un totale di 1800 ore così distribuite: 700 ore in assistenza anestesiologica, nel dettaglio 100 in ORL, 150 in Chirurgia generale, 100 in chirurgia vascolare, 100 in chirurgia pediatrica, 100 in ostetricia e ginecologia e 150 in urologia e endoscopia urologica. 1100 ore in assistenza chirurgica, nel dettaglio 150 in ORL, 300 in Chirurgia generale, 150 in chirurgia vascolare, 150 in chirurgia pediatrica, 150 in ostetricia e ginecologia e 200 in urologia e endoscopia urologica. E’ prevista una valutazione periodica ogni qualvolta il discente ha esaurito le ore previste per ogni disciplina chirurgica che viene consegnata dal tutor al coordinatore, nonchè una valutazione finale che avviene all’esaurimento di tutto il monte ore che alla presenza dei tutor di tirocinio, dei referenti tecnici e il coordinatore. Tutte le valutazioni sono fatte sulla base della motivazione, delle capacità tecniche manuali e delle relazioni interpersonali. A puro titolo di cronaca, per sottolineare il concetto che in sanità la flessibilità è da considerasi un punto di forza, stiamo sperimentando una formazione che prevede una mappatura delle competenze basata sulla autovalutazione del neoassunto che viene confrontata con la valutazione del direttore di u.o. e del tutor. Stiamo vivendo momenti in cui all’infermiere vengono chieste prestazioni assistenziali che ieri erano di stretta pertinenza medica; con molta difficoltà si rende necessario una completa integrazione tra le due figure professionali e un coinvolgimento di entrambe nelle scelte assistenziali. Bibliografia: atti di un convegno internazionale tenutosi a Riccione (RN) il 9/10/11 marzo 2000 dal titolo Italia chiama Europa incontrare per conoscere, conoscere per costruire.