INSIDER magazine

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Anno 5 •

Numero 36 •

Copia omaggio •

Gennaio/Febbraio 2013



Editore Insider Srl Largo Messico, 15 - 00198 Roma +39 0698353089

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direttore editoriale Mariela A. Gizzi mrl.gizzi@gmail.com direttore responsabile Francesca d’Aloja direzione@insidermagazine.it AMMINISTRAZIONE Raimondo Cappa amministrazione@insidermagazine.it

Cover Whitepod Resort ph Jean-Marc Palisse

redazione redazione@insidermagazine.it Irene Cappa

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coordinamento REDAZIONE redazione2@insidermagazine.it Donatella Codonesu progetto grafico e impaginazione info@csgraphicdesign.it grafica@insidermagazine.it hanno collaborato Alessandra Vittoria Fanelli Alessandro Pini Antonella De Santis Antonio Carnevale Carlotta Miceli Picardi Emanuela Carratoni Enrico Tonali Ester Maria Lorido Fabio Cipriano Fabio Colivicchi Francesca Volino Francesco Mantica Gianni Perotti Giusy Ferraina Laura Mocci Luisa Espanet Marco Callai Maria Laura Perilli Massimiliano Augeri Monia Innocenti Vittoria di Venosa stampa Printer Group Italia Srl 0818701248 www.printergroup.it

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marsiglia cultura e design

il borro stile ferragamo

primavera in bianco e nero

motori

sport

sport

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a tutta elettricità

2013 vento in poppa

winter polo a misurina

ANNO 5 - NUMERO 36 Periodicità bimestrale gennaio/febbraio 2013

Registrazione presso il Tribunale di Roma al n. 58/2009 del 25/2/2009 Iscrizione del marchio presso l’Ufficio Italiano Marchi e Brevetti è vietata la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari realizzati da: INSIDER Srl

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gourmet

wineries design

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polente italiane

sartogo / grenon

a fil di lama

Relazioni esterne

Paolo Carrazza paolocarrazza@gmail.com

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M AGA ZINE

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nsider Magazine è una rivista raffinata dedicata alla cultura dell’eleganza e all’eccellenza del Made in Italy. Da cinque anni racconta la realtà che ci circonda attraverso storie di viaggi, moda, spettacolo, design, sport, enogastronomia secondo un personalissimo stile di Free Press. Ora inzia l’anno ufficializzando la nascita di Insider Magazine South, dedicato alle eccellenze del Sud Italia. Grazie alla collaborazione con Digitalmente Srl, che dal 2000 opera nell’ambito della pubblicità e della comunicazione integrata, il numero zero è stato già stampato a dicembre scorso per essere distribuito in Campania, Basilicata, Calabria e Puglia. Questo primo numero 2013 sancisce il successo del test: Insider Magazine South è un progetto ambizioso che punta a mettere in luce il Sud che cresce divenendo terra di esperienze esclusive, da scoprire mese per mese in un nuovo emozionante viaggio editoriale. Confermando la volontà di continuare a procedere nel segno dell’innovazione, Insider Magazine è oggi anche disponibile

2013: L´ANNO DEL RADDOPPIO

per iPad e iPhone con modalità nuove che rendono la rivista funzionale ed attualissima. I partner potranno sfruttare la sinergia del sistema di geolocalizzazione, che permetterà al cliente di rintracciarli facilmente, ottimizzando la comunicazione che sarà sempre più immediata ed efficace. Anche grazie ai contenuti interattivi multimediali come i videospot in HD istituzionali o promozionali, i link dei partner, facebook, le foto in alta definizione, l’edicola per scaricare i numeri precedenti… per un nuovo modo di leggere e scoprire Insider Magazine ◆

I protagonisti di Insider Magazine South sono giovani imprenditori del Sud: Anna Rita Gattuso Web Strategist e Multimedia Manager Luigi Mazzella esperto di marketing e comunicazione Vincenzo Di Fiore Finance Strategist


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Dorm ire fra le nevi

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A Les Cerniers, in Svizzera, il Whitepod Hotel Resort offre la magia di un soggiorno in igloo… o quasi ph Jean-Marc Palisse e Vincent Hofer

L’ L’

idea nasce dalla progettazione di una struttura a forma di geode, una sorta di ricostruzione architettonica di un igloo (ma non è fatto di ghiaccio). Ancorata su una piattaforma di legno su palafitte, rimane naturalmente isolata dal freddo e dalla neve e può essere riscaldata da stufe a legno e resa accogliente con ogni tipo di confort. Anche lussuoso. Il risultato è di una stupefacente suggestione: un villaggio di piccole sfere bianche, appena visibili nel bianco accecante del paesaggio, sullo sfondo del bel Lago di Ginevra. Questo particolarissimo resort offre la possibilità di una singolare

esperienza che ha il fascino magico della vita in igloo, letteralmente immersi nella neve, ma assolutamente nulla della sua spartanità. Ognuno dei quindici ‘pod’ è dotato di un comodissimo letto king size, di una stufa di design, di un bel bagno e di una terrazza esterna privata da cui si gode il favoloso panorama sulla vallata. Mentre in un grande chalet sempre in legno sono collocati i servizi comuni: sala ristorante, wellness area con sauna finlandese, lunge-bar con free wi-fi e persino una sala riunioni per trenta persone. Un perfetto esempio di eco-resort, facilmente raggiungibile con mezzi pubblici o privati, che risponde alla filosofia di

un minimo impatto ambientale, per permettere agli ospiti un autentico isolamento in una natura incontaminata. L’impiego esclusivo del legno per le costruzioni, l’uso limitato di veicoli a benzina, l’utilizzo di prodotti e mano d’opera esclusivamente locale per arredi, biancheria e cibo sono uniti ad un’attenta opera di riciclo secondo le ferree linee guida della regione. Si cerca di limitare gli sprechi d’acqua, per i bagni viene impiegata direttamente quella di montagna e l’uso di lampade ad olio sostituisce l’elettricità laddove possibile. Tutti questi sono gli elementi di una attenta politica ecologica che è alla base della vita in questo luogo incredibile, perfetto e geniale esempio di ecoluxury ◆ D.C.

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Marseil le-Provence

Inaugurata durante il weekend del 12 e 13 gennaio Capitale Européenne de la Culture 2013, ha aperto le sue porte accogliendo il mondo intero

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reato dall’Unione Europea nel 1985 l’ambito premio di Capitale Europea della Cultura è stato assegnato quest’anno a MarseilleProvence che per dieci anni sarà l’unica città francese a fregiarsi di questo titolo. L’assegnazione a Capitale Europea della Cultura rappresenta per la città premiata una meta turistica privilegiata per l’alta concentrazione dell’eccellenza della cultura europea. Un appuntamento imperdibile che dura tutto l’anno, con l’offerta di eventi straordinari appositamente realizzati che coinvolgono e mobilitano le istituzioni e le popolazioni della città nominata. Anche Marseille-Provence 2013 ha inaugurato il suo anno di Capitale Europea della Cultura con un lungo racconto in quattro episodi che si svolgeranno nel corso dell’anno il cui tema centrale è il Mediterraneo: in pratica un dialogo tra le due rive per un Mezzogiorno condiviso. Il primo capitolo ‘Marseille-Provence accoglie il mondo’, già in corso da gennaio fino a maggio, mette in risalto la tradizione e l’ospitalità di questa città del sud della Francia, calda e aperta al rapporto con gli altri; il secondo capitolo ‘Marseille-Provence a cielo aperto’, da giugno a agosto

Notre Dame de la Garde, simbolo di Marsiglia - OTCM

di Alessandra Vittoria Fanelli ph courtesy by OTCM e Mama Shelter Hotel by Francis Amiand

prevede una serie di eventi e performance che si svolgeranno nel corso dell’estate privilegiando il rapporto con la natura con itinerari, spettacoli e concerti ‘sotto le stelle’. Il terzo episodio ‘Marseille-Provence dai mille volti’, da settembre a dicembre, testimonia la ricchezza e l’abbondanza delle nuove forme artistiche presenti in città con manifestazioni pluridisciplinari. Infine, ultimo e quarto capitolo, ‘Rivelazioni’, sempre da settembre a dicembre, in pratica una sintesi di tutti gli episodi, porrà l’accento sull’arte di vivere e condividere lo spazio pubblico con i suoi nuovi linguaggi. L’anno della capitale della cultura si è inaugurato a Marsiglia con una grande festa di suoni e luci, a Aix-en-Provence con un percorso d’arte contemporanea svoltosi nelle vie della città e a Arles con un incredibile spettacolo di fuochi d’artificio e di luci installate sulle sponde del Rodano. Marsiglia si è preparata, non solo con un cartellone di eventi straordinari ma anche con diversi progetti di musei, sale concerti e luoghi multidisciplinari realizzati dai più grandi nomi dell’architettura e aperti aperti al pubblico durante il weekend di apertura ufficiale di Marsiglia-Provenza Capitale Europea della Cultura.

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Musei di Boeri e Ricciotti

Tour CMA CGM by Zahah Hadid

Centro Regionale del Mediterraneo

Due le grandi opere che hanno segnato (e per sempre) in modo positivo la città di Marsiglia. Realizzate nel vecchio porto, troviamo da una parte il MuCEM, il Museo delle Culture e delle Civiltà del Mediterraneo, importante edificio progettato da Rudy Ricciotti, e dall’altra il CRM, Centro Regionale del Mediterraneo progettato da Stefano Boeri. Il MuCEM è uno spazio imponente di oltre 5.700 mq destinato a saloni per esposizioni contemporanee, auditorium, aree per negozi e caffé. A partire dal 15 marzo il MuCEM ospiterà la mostra ‘Méditerranée, le grand voyage / 2031 en Méditerranée, nos futurs!’ con proposte multimediali che guardano il futuro. Di fronte ecco l’impressionante parallelepipedo di Boeri, dal profilo moderno a forma di C che sorge dal mare, con una parte di 3.100 mq destinata ad abitazioni residenziali e un’agorà di 600 mq prevista per ospitare sale conferenze, seminari e un centro di documentazione. Due grandi edifici multidisciplinari che, dialogando tra loro, hanno ridefinito il profilo di Marsiglia che sulle tracce del passato ha così ridisegnato il volto del suo avvenire. Lo skyline marsigliese si è contraddistinto anche con la nuova Torre CMA CGM, nome della sede della terza compagnia marittima del mondo, che domina con i suoi 147 metri la città. La torre di vetro, che ospita anche aree dedicate alla cultura e all’economia, porta la firma di Zaha Hadid, affermata archistar contemporanea. Tra i maggiori eventi che saranno sempre ricordati in questo straordinario anno, segnaliamo la TransUmanza una grande marcia di uomini e animali, a piedi o a cavallo, che il 17 maggio partirà da due percorsi diversi e che dopo una decina di tappe intervallate da incontri culturali, artistici e degustazioni tipiche si incontrerà a Marsiglia il 9 giugno per un happening finale che coinvolgerà tutta la città. Dal 13 giugno al 13 ottobre si svolgerà Il Grande Atelier del Midi con due grandi mostre: la prima ‘Da Van Gogh a Bonnard’ al Museo di Belle Arti di Marsiglia, la seconda ‘Da Cézanne a Matisse’ si terrà al Museo Granet di Aix-enProvence. Attraverso il filo conduttore del Mediterraneo, tutto l’anno sarà scandito da festival, proposte artistiche, progetti letterari, musicali e cinematografici che segneranno in modo compiuto il Mare Nostrum e che, come sottolinea il nome Marseille-Provence, coinvolge con una serie di eventi appositamente pensati, le cittadine provenzali di Aixen-Provence, Arles, Aubagne, Gardanne, Istres, Marseille, Martigues e Salon de Provence. Ad Arles, ad esempio, si potrà ammirare fino a luglio una grande mostra dedicata a Rodin; a Martigues la mostra di Raoul Dufy; a Aubagne, nella Chapelle des Pénitents Noir,

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Intermediazione immobiliare Valutazione di immobili residenziali e commerciali finalizzata alla compravendita immobiliare Ottimizzazione e commercializzazione di patrimoni immobiliari privati Organizzazione e vendita immobili frazionati e cantieri Convenzioni mutui con primari istituti di credito Progettazione e ristrutturazione immobili con architetto in sede

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da aprile a ottobre, un’eccezionale mostra di ceramiche di Picasso. E ancora a Salon-de-Provence, da maggio a dicembre una mostra dei lavori di Felice Varini conosciuto per le sue opere site specific spettacolari e monumentali. L’ospitalità a Marsiglia per quest’anno dedicato alla cultura è molto diversificata e a portata di tutte le tasche, con proposte differenziate secondo i propri interessi e curiosità. Se però qualcuno vuole aggiungere anche un brivido particolare può scegliere il Mama Shelter, un eccentrico hotel di design firmato da quel genio fantasmagorico di Philippe Starck. Situato in posizione strategica vicino al centro, il Mama Shelter dispone, oltre che delle consuete camere da letto double, deluxe e suite tutte arredate con mobili rigorosamente bianchi, di un incredibile ristorante-lounge-bar-sala di divertimento e intrattenimento con cucina a vista dove il cibo, servito in modo gustoso e in/saporito da influenze orientali, è solo un dettaglio. Il resto è un lungo bigliardino dove possono giocare dieci persone, una serie di videocamere che riprendono e proiettano su diversi schermi quello che accade nella sala, un giardino esterno dotato di forno a legna per cuocere pizze (in estate) e altro ancora. Il nome? Mama è in pratica un omaggio alle mamme dei proprietari (tra cui il citato Starck) che ci sorridono dalle ampie poltrone che arredano il salone multifunzione qui descritto. Un’esperienza da non mancare, che insieme alle molteplici proposte culturali di MarseilleProvence renderà il soggiorno nella città che si affaccia sul Mediterraneo, indimenticabile. Pardon, inoubliable! ◆

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Info

In Italia Ente Turismo Francese - Atout France www.rendezvousenfrance.com In Francia Programma di Marseille-Provence www.mp2013.fr Viaggiare Voli con Air France da Roma, Venezia e Milano Malpensa per Marsiglia www.airfrance.com Dormire Mama Shelter Marseille www.mamashelter.com/marseille Cenare Ristorante Miramar, sul porto per il piatto di pesce bouillabaisse www.bouillabasse.com Le Bistro du Cours, ristorante tipico e bookshop www.bistroducours.com Les Arcenaulx, elegante internazionale www.les-arcenaulx.com

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Il Borro, incanto sen z a tem po

Un rifugio di benessere, tra arte, storia e natura Nel cuore della Toscana, la tenuta di Salvatore Ferragamo regala ai suoi ospiti un’esperienza di “rinascita” di Massimiliano Augieri e Antonio Carnevale

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uello tra Il Borro e la famiglia Ferragamo è un vero e proprio colpo di fulmine. Siamo nel 1985, anno in cui la famiglia affitta la tenuta di proprietà del Duca Amedeo D’Aosta. Ma è solo nel 1993 che i Ferragamo acquistano l’intera proprietà, incluso il Borgo Medievale e la Villa padronale, con un obiettivo preciso: riportare a nuova vita un meraviglioso angolo storico della Toscana. Oggi il borgo medievale mantiene inalterato il suo fascino, con le strade strette lastricate in pietra, i vecchi tetti con le tegole in terracotta, le botteghe artigiane e l’osteria tipica toscana. Tutto è stato concepito nel rispetto del patrimonio culturale, ambientale e paesaggistico, ma con uno sguardo al futuro. Il Borro offre diversi tipi di sistemazioni tra ville di lusso e suites.


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Salvatore Jr e Ferruccio Ferragamo

Un luogo magico, dove rifugiarsi dedicandosi alle proprie passioni. Immersi in questa oasi di tranquillità alle pendici del Pratomagno, gli ospiti del Borro possono giocare a Golf nel driving range della tenuta, partecipare ad una battuta di caccia, organizzare un’escursione, rigenerarsi nella SPA o visitare le prestigiose cantine per una degustazione. “Ospitalità e produzione vitivinicola, questa è oggi la mia vita” afferma Salvatore Ferragamo Jr, CEO del Borro e recentemente insignito del titolo di ambasciatore Relais & Châteaux per il 2013. Questo perché, dal mese di novembre, Il Borro è entrato a far parte della omonima catena di hotel di lusso e ristoranti. Lo siamo andati a trovare. Cosa rappresenta “Il Borro” per la famiglia Ferragamo e per Salvatore Ferragamo? Per la mia famiglia rappresenta una sorta di primo amore, di colpo di fulmine. Mio padre conobbe il Borro durante un’ignara battuta di caccia e fin da subito s’innamorò di questo posto. Infatti, quando ci fu l’occasione, nel 1993, di acquistare la tenuta, ne fummo tutti entusiasti. Per noi tutti Il Borro rappresenta sicuramente la nostra azienda e quindi la nostra vita lavorativa, ma soprattutto è la nostra casa, il luogo dove noi figli siamo cresciuti e dove i miei figli adesso stanno crescendo.

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Come è maturata la decisione di dedicarsi all’attività ricettiva e alla produzione vitivinicola, mettendo da parte il business di famiglia, la moda? Sicuramente la mia decisione è nata da una spinta di tipo passionale, ma poi nel tempo è maturata grazie alla consapevolezza delle opportunità che questo posto poteva darci. Quando ho finito gli studi ho da subito desiderato di iniziare un nuovo percorso e Il Borro ha accolto questo mio desiderio.


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La produzione del vino è una delle attività più importanti della tenuta, dove se ne creano molti di pregio. Come nasce Salvatore Ferragamo “wine-maker”? Come appunto vi dicevo, il mio essere “wine-maker” nasce dalla grande passione che fin da ragazzo mi lega al mondo del vino. Una passione che ho potuto coltivare anche grazie alle buone tradizioni toscane che la mia famiglia ha sempre mantenuto e rispettato... soprattutto a tavola. Una scelta importante quella di vendere online. Cosa rappresenta oggi il mercato online? Il mercato online oggi rappresenta sicuramente una svolta, soprattutto per quanto riguarda il mondo del vino, una diversificazione e la possibilità di allargare gli orizzonti e il target di riferimento.

Che rapporto c’è tra Salvatore Ferragamo e il cavallo? Un po’ lo stesso legame che c’è tra me e il vino. Entrambe sono passioni cresciute con me nel corso della mia vita e che tutt’ora mi accompagnano. Amo la natura e amo gli animali, in modo particolare il cavallo. È un animale non facile da capire, con un carattere quasi umano e quindi a volte complicato, ma ho imparato a conoscerli e una volta conosciuti è possibile instaurarci un rapporto difficilmente instaurabile con altri animali. Sarà ambasciatore Relais & Chateaux 2013. Cosa significa entrare a far parte della grande famiglia di Relais & Chateaux? Una grande felicità e soddisfazione. Io, la mia famiglia e tutto lo staff abbiamo lavorato tanto per questo raggiungimento e abbiamo sperato fino a quando ci siamo riusciti. Per noi vuol dire far conoscere nel mondo la nostra realtà e i nostri prodotti, ma soprattutto significa iniziare un nuovo progetto e non potrebbe esserci cosa migliore per un’azienda come la nostra.

resort Cosa rappresenta un bicchiere di vino per Salvatore Ferragamo? Nonostante il vino sia diventato il mio lavoro, amo ancora berne un buon bicchiere durante i miei momenti di relax e tranquillità. Se con la mia famiglia ancora meglio. Mi piace conoscere gli altri vini... possiamo sempre migliorarci.

Soggiornare al Borro è una ricerca di benessere, collegata al paesaggio, all’arte, alla storia e allo sport. Una grande passione la sua per lo sport, in particolare per i cavalli.

La prossima sfida di Salvatore Ferragamo e del Borro? Per il 2013 ci concentreremo soprattutto su questo nuovo progetto Relais&Chateaux che mi vede impegnato anche come ambasciatore. Per il vino abbiamo tante nuove idee e nuovi progetti... vedremo dove ci porteranno ◆ www.ilborro.com

il Vino La tenuta, che si estende in Valdarno ai piedi del monte Pratomagno, gode di una posizione privilegiata per quanto concerne la produzione del vino. Ben 45 ettari sono dedicati ai vigneti, dove vengono coltivate diverse varietà di vitigni, tra toscani e francesi: Sangiovese, Merlot, Sirah, Cabernet Sauvignon, Petit Verdot e Chardonnay. Tra queste colline della Toscana nascono rossi eccellenti come “Il Borro” (Rosso Merlot 50%, C. Sauvignon 35%, Syrah 10%, P. Verdot 5%), il “Piandinova” (Syrah 75%, Sangiovese 25%) e il Polissena (Sangiovese 100%), ma anche bianchi come lo Chardonnay Lamelle. Vini che dal mese di novembre sono acquistabili online su www. vente-privee.com, leader mondiale delle venditeevento online. Oltre ai suoi grandi vini, Il Borro produce un Olio Extra-Vergine d’Oliva, una Grappa distillata dalle migliori vinacce del vino “Il Borro” ed il Vin Santo “Occhio di Pernice”.


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SGR Mobiliari/Immobiliari

Studi associati specialist Fiscali/tributari PiùBanca unico interlocutore-ottimizzatore della relazione

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SGR Private equity Il vantaggio delle partnership Studi associati specialist M&A e ristrutturazioni

un nuovo istituto che lavora per l’impresa Così la racconta chi l’ha costituita

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eniamino Quintieri è Presidente del Comitato Promotore di PiùBanca e del Consiglio Direttivo nonché Preside della Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, dove ha la cattedra di Professore Ordinario di Economia Internazionale. Ecco come introduce il progetto di PiùBanca, che ha condiviso dall’inizio e con una carica importante. L’obiettivo che ci siamo posti è semplice e chiaro: “creare la Banca che torna a fare la Banca” per rispondere ad una forte richiesta di flessibilità e personalizzazione, non solo di clienti privati ma soprattutto di imprenditori che oggi non sono adeguatamente ascoltati né supportati per lo sviluppo delle loro imprese e la difesa del loro patrimonio. Una Banca che saprà innanzitutto ascoltare e, nel caso di imprenditori, offrire soluzioni utili allo sviluppo delle attività ed alla tutela del patrimonio personale. In quest’ottica stiamo portando all’interno della banca, finanche nella sua compagine sociale, il mondo delle imprese, delle famiglie, delle professioni in modo che sia la stessa PiùBanca ad avvalersi di partner di eccellenza in grado di offrire reale valore aggiunto. In definitiva, una Banca d’ affari, non di sportello, ma “da primo piano” con sede legale a Roma.

Studi di consulenza su arte

Servizio di qualità alla clientela. Assenza di costi fissi per la Banca su servizi complessi e di difficile implementazione interna

Beniamino Quintieri, Angela Amelia Grimaldi e Alfredo Sangiovanni

Alfredo Sangiovanni, manager di lungo corso nel campo bancario, finanziario ed assicurativo. Amministratore Delegato di GenesiULN Sim, società attiva nell’intermediazione finanziaria partecipata dal Istituto Banco Napoli Fondazione, nonché vice presidente di ULN Life, società di intermediazione assicurativa. Ecco come racconta questa nuova avventura di PiùBanca. L’idea di costituire il progetto PiùBanca nasce per rispondere ad una forte esigenza di un preciso cluster di clientela, sia privata che, soprattutto, imprenditoriale. Vede, sul territorio nazionale sussistono poche realtà con eccellenze nei servizi bancari ad elevato standing e queste realtà - Banche Private - sono fortemente concentrate in pochissime regioni italiane: la Lombardia, la Liguria ed il Piemonte. Il resto del territorio nazionale è prevalentemente presidiato da banche universali e polifunzionali che, pur disponendo di una ampia gamma di prodotti, non sono strutturate per rispondere a specifiche esigenze di servizio richieste proprio da imprenditori e in generale dalle loro famiglie.

I processi di aggregazione tra Istituti Bancari nell’ultimo decennio non hanno secondo lei aumentato la qualità dell’offerta per i propri clienti? Parlerei più di quantità che di qualità. È evidente che oggi l’offerta di servizi e prodotti bancari sia ampia, ma assolutamente poco incline a soddisfare la domanda. L’adozione di una filosofia generalista modello Private Banking con un approccio spiccatamente “cost saving” da parte dei grandi Gruppi ha generato una industrializzazione dei processi, che alla fine risultano inadeguati per livello di flessibilità e personalizzazione. Ciò spesso non consente una consulenza armonica che tenga conto degli attivi/passivi e delle esigenze dall’impresa/famiglia. Ci faccia un esempio per capire meglio: Capita sovente e da diversi anni che molti imprenditori, proprio a causa del c.d. Credit Crunch si trovino in difficoltà nello sviluppo delle loro attività. Questa scenario sta determinando una maggiore disponibilità all’utilizzo di strumenti di finanza innovativa come i prestiti mezzanini, i fondi di debito, le cambiali finanziarie o i project bond. E non solo. Molti stanno aprendo la compagine sociale a fondi di private equity puntando alla quotazione e quindi al mercato dei capitali. Noi di PiùBanca ci poniamo al fianco degli imprenditori per accompagnarli in questo percorso, che rappresenta inoltre un importante momento di crescita culturale, personale ed aziendale.

Quindi, Sangiovanni, quale il Modello di Business? Per poter intervenire chirurgicamente su tali esigenze, imparando dall’esperienza di quelle realtà nazionali di nicchia ed internazionali, banche specialistiche che fondano il loro business sulla qualità e sulla alta personalizzazione dei servizi, abbiamo deciso di portare all’interno di PiùBanca il mondo delle professioni (legali, commerciali, tributarie, fiscali) per avvalerci di partner di eccellenza in grado di offrire reale valore aggiunto alla nostra clientela. Il forte orientamento all’outsourcing per i servizi complessi che richiederebbero elevati investimenti, ci consentirà di mantenere sempre il pieno controllo e la totale responsabilità nella gestione dei processi, contenendo i costi operativi ed assicurando la massima qualità. Provi ad individuare un punto di forza del progetto su tutti. Fatti salvi il Comitato Promotore, driver strategico di elevato prestigio, e le risorse umane, attentamente selezionate per competenze specifiche, individuerei quale punto di eccellenza e quindi di forza di PiùBanca l’approccio operativo client oriented: l’essere in grado, da subito, di offrire soluzioni immediate, concrete e sostenibili. Prof. Quintieri, ci offra una visione di sintesi. PiùBanca vuole essere un modello di riferimento che coniughi Più efficienza, Più affidabilità, Più velocità, Più trasparenza, insomma che sia realmente Più Utile per lo sviluppo e la gestione della ricchezza del nostro Cliente.


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PiùBanca vuole essere un modello di riferimento che coniughi Più efficienza, Più affidabilità, Più velocità, Più trasparenza, insomma che sia realmente Più Utile per lo sviluppo e la gestione della ricchezza del nostro Cliente

Angela Amelia Grimaldi, imprenditrice attiva in diversi settori, Presidente del Comitato Etico di PiùBanca. Oggi si parla molto di etica e finanza, dell’immagine critica delle banche nel vissuto dei clienti, del supporto minimale che riescono a dare al tessuto produttivo. Ecco il pensiero che delinea la filosofia di PiùBanca: I ripetuti scandali finanziari e l’approccio drasticamente più rigido delle banche verso i risparmiatori stanno alimentando un clima di forte sfiducia nei confronti del sistema dell’intermediazione creditizia e finanziaria. Il Comitato Promotore di PiùBanca tiene in forte considerazione tale fenomeno ed immagina e vuole “una banca che torni a fare la banca”, nel senso nobile e storico dell’attività bancaria. Di qui la volontà di un nuovo approccio tra etica ed affari. Una combinazione strategica che si tramuti in regolamenti interni che rendano operativa e concreta la sostenibilità del business e degli affari stessi.

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sono proprio queste realtà ad essere messe in secondo piano dal mondo bancario italiano in quanto prive di track record e di ratios patrimoniali. In Conclusione, Sangiovanni, a chi si rivolge PiùBanca.

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Al mondo delle imprese, specificamente alle PMI, che rappresentano oltre il 99% delle imprese manifatturiere italiane, danno lavoro a circa l’80% degli occupati e generano più del 70% del PIL, per supportarle nello sviluppo delle loro attività;

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Alle famiglie di questi imprenditori, per assisterle e guidarle nel passaggio generazionale tutelandone in definitiva la ricchezza vista nella sua complessità;

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Al mondo delle Professioni. È con loro, che da sempre assistono questa tipologia di clientela, che vogliamo costruire il fenomeno PiùBanca ◆

Tutte le Banche hanno al loro interno un Comitato Etico. Dove saprà essere diversa PiùBanca: In PiùBanca il Comitato Etico, organo indipendente da qualsivoglia altro, non si limiterà al semplice controllo formale sulle attività, ma sarà soggetto attivo e propulsivo nel mondo degli affari e di relazione della stessa Banca. Mi spiego meglio: la Banca intende affidare sostanzialmente al proprio Comitato Etico le valutazioni preventive di sostenibilità. E questo prima ancora del rating dell’impresa, dei ratios patrimoniali del soggetto che si rivolge alla banca per sviluppare il proprio business. Sarà prioritaria la verifica della coerenza delle opportunità di investimento con i valori della Banca. Questa preventiva attività è affidata strutturalmente al Comitato Etico che sarà quindi l’interlocutore principe nei rapporti con le varie ed eterogenee realtà locali e ad esso compete individuare le linee di indirizzo strategico per affiancare e sostenere ciascuna area geografica del territorio italiano. L’Italia è una paese che raccoglie diversità produttive a forte caratterizzazione regionale. Come gestirete questa disomogeneità? Siamo consapevoli di questa peculiarità del nostro Paese, nonché delle forti potenzialità, molto spesso embrionali, che caratterizzano ciascuna regione. Il nostro approccio ne terrà conto e farà leva sulle commissioni di studio territoriali che verranno attivate. Valuteremo ogni deal per ciò che può esprimere in termini di innovazione, posti di lavoro, internazionalizzazione, profitto. PiùBanca sarà interlocutore attento alle imprese in start-up di nuova generazione perché

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La bacchetta magica di Boccadamo ha realizzato una collezione che sembra aprire le porte ad un modo fatato: ‘Polvere di Stelle’. Come descriverebbe questi gioielli a chi non li ha mai visti? Si tratta di gioielli in argento, con pietre di vario colore: bianco, topazio giallo, blu, ad esempio. Ma la loro particolarità sta nella forma versatile e nel design ‘morbido’: avendo maglie mobili che tengono unite le pietre, riescono a riflettere la luce come nessun gioiello rigido potrebbe fare. L’effetto luminosità che ne deriva è unico, non si può evitare di esserne stregati.

La magia di Boccadamo e Danesi: quando il classico si fonde con l’innovazione

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Conosciamo meglio la gioielleria Danesi. La passione per i gioielli si tramanda di generazione in generazione? Sì, è una tradizione familiare che nel tempo ha contagiato tutti. Siamo una gioielleria storica, nel quartiere Garbatella di Roma. La nostra attività è cominciata nel lontano 1946 con Domenico Danesi, ‘mastro orologiaio’, insieme ai figli Giovanni e Antonio, e attualmente portata avanti dai nipoti Alfredo e Claudio (il sottoscritto).

Un design originale ma mai eccessivo rende uniche le collezioni proposte dalla maison e dalla gioielleria romana

on è un azzardo, ma un attestato di stima nei confronti della maison Boccadamo, l’ennesima conferma del prestigio ottenuto con l’impegno, la dedizione e l’esperienza maturata in anni e anni di lavoro. Così va interpretato il ‘colpo di fulmine’ che ha portato una gioielleria con radici antiche come quella della famiglia Danesi, nata nello storico quartiere della Garbatella, a volere nel proprio negozio le collezioni moderne e innovative proposte dalla celebre azienda di gioielli. A parlarci della storia di questa collaborazione, iniziata circa due anni fa, è Claudio Danesi, uno dei titolari della gioielleria che porta il suo nome.

Come è venuto a conoscenza del brand Boccadamo? Sono stati i nostri stessi clienti a richiedercelo, poi alle fiere abbiamo visto e apprezzato i loro prodotti e abbiamo voluto conoscere tutte le loro creazioni. La maison Boccadamo ci ha colpito per l’originalità, il rapporto qualità-prezzo e la

È vero che la vostra gioielleria è entrata in tutte le case degli italiani grazie ad una esperienza televisiva? Sì, alcune scene di una puntata della serie televisiva ‘I Cesaroni’ sono state girate nella nostra gioielleria. È stata inquadrata più volte la vetrina riservata a Boccadamo, evidentemente anche il regista è stato attratto dai loro gioielli!

varietà dei prodotti: si può trovare il gioiello dal design molto semplice, ma anche più ricercato. In entrambi i casi, riescono ad essere sempre alla moda. Cosa accomuna la gioielleria Danesi alla maison Boccadamo? Le collezioni Boccadamo riescono ad essere innovative e classiche allo stesso tempo, quindi sono apprezzate dai giovani così come dagli adulti. Una caratteristica, questa, a cui anche la nostra gioielleria è particolarmente attenta. Con ‘Easy to wear’, la collezione Tiffany della linea Mya Boccadamo, il gioiello diventa un accessorio da indossare tutti i giorni. In che modo la collezione riesce in questa missione? Ci riesce perché è un gioiello dal design molto elegante, ma non eccessivo. Ed è proprio per questo che può essere indossato tutti i giorni come nelle occasioni più importanti, dove di certo non sfigura.

Gioielleria DANESI Via F. Passino, 23/25 - Roma tel. 06 5123751

Su cosa cerca di far leva Boccadamo per far diventare il gioiello un accessorio che anche agli uomini possono indossare con facilità? Anche questi gioielli sono originali nelle forme e nei modelli, e decisamente innovativi da un punto di vista cromatico: abbinano il bianco al nero in modo molto accattivante, che cattura l’attenzione.

Qual è il punto di forza della vostra gioielleria? Da cosa è attratto il cliente? Proponiamo gioielli di alta qualità, artigianali, con design particolari. Abbiamo marchi prestigiosi tra cui, appunto, Boccadamo e offriamo un eccellente servizio post vendita ai nostri clienti, con creazioni personalizzate e riparazioni di gioielli.

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I partner Boccadamo

M AGA ZINE

Ha un sogno nel cassetto relativo alla sua professione? Riuscire a proporre, come fa Boccadamo, idee e prodotti innovativi che possano farci crescere, perché il clientele vuole sempre più gioielli ricercati e originali. Bisogna adeguarsi ai tempi! ◆

Boccadamo opera da anni nel settore orafo-argentiero e i suoi gioielli sono presenti nelle vetrine dei grandi dealer. In queste pagine presenta la gioielleria DANESI


Prim avera

istruz ioni per l ’uso

Costume National

O O

rmai si passa nel giro di una settimana da cappotto e colbacco a vestitino e infradito. A parte il tormentone del “Non esistono più le mezze stagioni”, si viaggia di più, per lavoro o per diletto, cambiando meridiani e paralleli e si è sempre più abituati a coprirsi o spogliarsi nel giro di qualche ora. Se poi si pensa a certe mode come l’assenza di calze a meno 7 o la mini di visone a 35°, il quadro è ancora più completo. Eppure le collezioni si chiamano autunno-inverno e primavera-estate e continuano a contemplare quei capi definiti da “mezza stagione”. Ed è appunto di quelli della primavera che vogliamo parlare. I pezzi clou della stagione sono sempre stati il tailleur e il soprabito. A differenza di quanto si potrebbe pensare, l’uno e l’altro sono presenti in quasi tutte le collezioni. Giorgio Armani per l’Emporio propende per i tailleur, ma ovviamente particolari, con shorts o bermuda. Sono in tessuto finestrato oppure spezzati con giacca in pied-de-poule rivisitato, su shorts tinta unita. Il completo di Costume National ha pantaloni aderenti e giacca senza maniche dai grandi revers, bianca da una parte, nera dall’altra. Anche Colangelo gioca sul bicolore con la giacca corta in vita, a maniche ampie, portata su pantaloni bianchi fascianti. Ricami neri spiccano sullo spencer del tailleur pantalone bianco di Krizia. Più che un tailleur è un completo quello di Massimo Rebecchi. Gonna diritta e giacca casacca sono in un tessuto stampato a disegni

Massimo Rebecchi - ph Daniele Guidetti

Gabriele Colangelo - ph GoRunway

Emporio Armani - ph GoRunway

Calvin Klein

di Luisa Espanet


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geometrici, vagamente optical. Completo, ma con pantaloni, da Calvin Klein. È bianco con inserti neri laterali sul top segnato in vita. Moltissimi e di taglio sartoriale e rigoroso, invece, i tailleur di Louis Vuitton. A scacchi, tinta unita con stampa floreale a contrasto, a microdisegni. Ma lo stesso tessuto lo si ritrova anche sugli aderenti soprabitini, sempre di linea diritta. Fautore del soprabito anche l’americano Michael Kors, che lo propone in seta a quadri bianchi e neri. O classicissimo, doppio petto, rosso fuoco e aderente. È una riedizione della redingote quello da cocktail di Giuliano Fujiwara. Per le occasioni eleganti anche quello di Laura Biagiotti con cintura e motivo di pizzo sull’orlo e sul davanti. Stretto in vita da una cintura, il soprabito di Revillon, che occhieggia ai Cinquanta per l’ampio collo e la lunghezza sette ottavi. Ermanno Scervino presenta invece un capo a metà strada fra l’abito e il soprabito, con motivi di ricami, allacciatura con zip e decisamente corto. Più uno spolverino dall’allure nonchalant quello di Ports, bianco immacolato. Portato completamente aperto, coordinato ai pantaloni quello di Gareth Pugh, in tessuto damascato con motivo di spacchi laterali. In tessuto stampato a motivi geometrici, tipici della maison, il soprabito di Marni con piccola cintura. Miu Miu ne propone vari. C’è lo spolverino diritto bianco in tessuto rigido, quello nero di seta, il soprabito ampio dal taglio importante. Sempre attuale il trench. Leggerissimo, con il cappuccio quello di Normaluisa. È longuette con grandi revers e controspalline da Max Mara. Nero in pelle stile Mata Hari da Trussardi. In tessuto dorato e lucido, con piccolo colletto e pantaloni abbinati, il trench di Alviero Martini 1a classe ◆

Alviero Martini 1a Classe

Laura Biagiotti

fashion

Trussardi

Revillon

Kors

Marni

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Per la primavera-estate 2013 Martino Midali traccia una via, disegna uno stile di colori caldi, vibranti, materici. Un percorso artistico emozionante... in tutte le boutique Martino Midali di Roma.

Martino Midali boutique Via delle Carrozze, 41 Tel. 0669921497 Via Magna Grecia, 33/35 Tel. 0677591719 Via Silla, 101 Tel. 063216370

on the road

Via del Governo Vecchio, 105 Tel. 0668301114 Via Flaminia, 255/257 Tel. 0632111226

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Midali Affari

www.martinomidali.com

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S kids

Grant Garçon

S

e la primavera è poco sentita dagli adulti, di conseguenza lo è ancora meno dai bambini. Ovviamente stiamo parlando dal punto di vista dell’abbigliamento. È anche vero però che non è possibile passare di colpo dal caldissimo cappotto o dal piumino ipertermico al semplice pull con pantalone per i maschi o all’abitino di cotone per le femmine. Ed ecco allora per lui il giubbotto stile baseball da togliere e mettere facilmente su jeans e bermuda, come quello di Geox. Per lei, invece, giacchini in denim come quello di Fun & Fun o di Geox, da indossare, sia sui pantaloni, sia sul vestitino nelle giornate più calde. Immancabili i blazer di cotone, tinta unita, come quello bianco di I Pinco Pallino o a righe come da Grant Garçon. Perfetti per il maschio, da usare anche in situazioni “cerimonia”, con bermuda coordinati o bianchi. Caratteristica comune dei capi la funzionalità e la facile manutenzione, perché la primavera è anche la stagione in cui si incomincia a giocare all’aperto ◆

Geox

Tutto all’insegna del volume, “over” è la parola d’ordine. Il must di stagione è il camicione con tascone asimmetriche e giganti, accoglienti come marsupi. Da officina elegante, molto radical chic.

Per giochi al l ’a perto

Fun & Fun

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artino Midali traccia una via e disegna uno stile. Forme che alleggeriscono e liberano il corpo. Il suo jersey si tratteggia di pennellate liquide, di spatolate morbide a volte ondeggianti, Opere grafiche che racchiudono dolcemente e accarezzano le “sue donne”. Una moda senza tempo, senza timore, ricca di espressione, si ridisegna con inaspettati motivi, conflitti di righe trasversali, spezzate e dinamiche, contrapposte al rigido nero/beige di linee ordinate e parallele.

I Pinco Pallino

Geox

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Giacca

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John Varvatos

vol ti e risvol ti

Ermanno Scervino

Lardini

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n tempo obbligatoria per il maschio al compimento dei 14 anni, escluso per sciare o giocare a tennis, ora la giacca è un piacevole optional anche per tempo libero e occasioni sportive. Molti i modelli proposti. Cambiano i revers, l’abbottonatura, il taglio, i materiali, ovviamente i colori, ma resta un unico punto fermo: la vestibilità comoda. Che non significa necessariamente essere destrutturate. Sono più leggere, facili da infilare, vestono più del maglione, ma senza “ingessare”. Per Ermanno Scervino è in lino volutamente stropicciato con minuscoli revers e taschino. Si porta sulla camicia o sulla T-shirt, e si mette e si toglie come un pull. Oppure in lino finestrato da indossare con maniche rimboccate. Spalle segnate, ma caduta morbida, per la giacca di Costume National, in tonalità oliva, con abbottonatura doppiopetto e stretti revers. Blazer classico, ma tecnologicamente studiato per il massimo confort da Lardini. È in lino finestrato, con l’immancabile fiore simbolo della maison all’occhiello. Missoni in alternativa ai cardigan di maglia ne propone una in denim. Ha spalle segnate, quattro tasche a soffietto, tipo sahariana, grandi risvolti. Anche Henry Cotton’s sceglie il denim per la giacca doppiopetto con collo leggermente sciallato. Allacciatura a sette bottoni per la giacca bianca avorio di John Varvatos con micro revers.


Brioni Massimo Rebecchi

Brioni Dolce & Gabbana Henry Cotton’s

Completamente destrutturata e più simile a un cardigan, la montgomery jacket di Massimo Rebecchi, con tanto di allacciatura ad alamari. Brioni punta sul colore, verde acqua per il modello con revers, arancio per quello senza. Senza revers anche la giacca di Pringle. Senza maniche, invece, quella di Versace in completo con camicia e bermuda. Molto confortevole la giacca dell’Emporio Armani in tessuto jersey chiné doppiopetto o a un petto solo. Molto aderente, in un tessuto da camicia quella di Dolce & Gabbana con il gilé coordinato ◆

Piazza del Parlamento, 8 - 00186 Roma Tel\fax +39 0668192661 - Cell +39 3927883245 info@sartoria-al-corso.roma.it - www.sartoria-al-corso.roma.it


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Beverly Sport Touring 350 è già disponibile nei concessionari il nuovo modello: un mix di potenza, eleganza e attenzione alla sicurezza del passeggero

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everly Sport Touring è il nuovo modello di carattere sportivo del best seller a ruota alta, fiore all’occhiello del Gruppo Piaggio per quanto riguarda la sezione scooter. Si tratta del primo scooter al mondo ad essere equipaggiato con ABS/ASR, una novità assoluta che l’azienda ha deciso di introdurre per un modello che declina in chiave sportiva l’eleganza e la classe di Beverly. L’idea era quella di creare una moto che abbinasse alle prestazioni “cittadine” del Beverly anche una fin maggiore attenzione alla sicurezza, al comfort e all’affidabilità. Piaggio decide così di creare un modello particolarmente potente ma flessibile, dotandolo di un motore 350cc progettato appositamente per avere la potenza di un 400cc ma con ingombro, livelli di emissioni e costi di gestione paragonabili a quelli di un 300 cc. A tanta potenza si doveva però aggiungere uno standard di sicurezza elevato: ecco perché Piaggio ha introdotto nel nuovo Sport Touring un sistema di frenata combinata o in alternativa un sistema ABS integrato con il

controllo di trazione ASR, in modo da garantire il massimo dell’affidabilità anche in condizioni di scarsa aderenza. Tutto questo si traduce in tre semplici conseguenze: minimo ingombro, massime prestazioni e maggiore risparmio. I costi di gestione si mantengono infatti ai livelli degli scooter 300 mentre gli interventi di manutenzione sono programmati a intervalli di 20.000 km, con il solo cambio olio ai 10.000 km intermedi. Quanto ai consumi, è presto detto: Beverly Sport Touring supera i 30 km/l di percorrenza media, per un’autonomia complessiva superiore a 330 km. Il look è quello tipico delle moto made in Italy, stile e charme frutto di una raffinata evoluzione dell’estetica Beverly, cui si aggiunge un tocco sportivo che rende la moto leggermente più aggressiva. Da non dimenticare, infine, il capiente vano sottosella, capace di ospitare due caschi full jet e i documenti, per i quali è stato ricavato un apposito spazio. Una moto, in conclusione, grintosa ed elegante, con un’anima Touring che permette una guida all’insegna del massimo comfort, per lunghe ore sulle due ruote ◆ F. M.

Roma, Piazza Monte Grappa, 1 (Inizio V.le Mazzini) Tel. 06 3243556 - info@chemoto-roma.it


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Classica,

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Jaguar XFR-S: sportiva come non mai Presentata al Salone dell’Auto di Los Angeles la XFR-S: la più veloce, potente e agile berlina sportiva Jaguar di tutti i tempi

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di Francesco Mantica

A Milano il nuovo Salone del Veicolo d’Epoca

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l carattere sportivo è una caratteristica di tutte le berline Jaguar. Nella XFR-S questo carattere è stato amplificato e il risultato è una vettura veramente coinvolgente, con una combinazione d’innovazioni tecniche, design grintoso ed eccezionali prestazioni in grado di soddisfare i guidatori più esigenti.” Niente di meglio delle parole di Adrian Hallmark, Global Brand Director Jaguar, per descrivere il secondo modello a prestazioni ultra-elevate della serie Jaguar R-S, la XFR-S, presentata a fine 2012 al Salone Auto di Los Angeles. La XFR-S si unisce alla XKR-S nell’esclusivo club dei 300 km/h, raccogliendo con pieno merito la lunga e leggendaria eredità delle berline sportive Jaguar. Per rendersene conto è sufficiente soffermarsi sui dati relativi all’accelerazione: l’aumento della potenza del motore consente alla XFR-S di

accelerare da 0 a 100 km/h in 4.6 secondi, con una velocità massima limitata elettronicamente a 300km/h ma che, in teoria, potrebbe arrivare anche oltre. Stiamo parlando insomma di un bolide dalle capacità prestazionali estremamente elevate, che riesce pienamente nell’impresa di ampliare le già considerabili capacità dinamiche comuni all’intera gamma XF grazie a miglioramenti ingegneristici specificatamente apportati al telaio, al gruppo motore-cambio e alla carrozzeria. Ma non basta. Anche l’eleganza e la raffinatezza rivestono un ruolo importante nell’ultimo gioiello firmato Jaguar: l’intenzione dell’auto è infatti sottolineata pienamente dalla scelta dei materiali utilizzati per gli interni. Tra questi, la pelle in carbonio sui cuscini dei sedili e i braccioli e un cruscotto in dark aluminium, entrambi esclusivi per la gamma R-S.

Un ulteriore tocco esclusivo è rappresentato dalla scelta delle cuciture e delle bordature in contrasto, che possono essere abbinate allo schema dei colori disponibili per l’esterno. La XFR-S è equipaggiata inoltre, di serie, con il sistema audio surround Meridian da 380 W, 12 altoparlanti per l’ascolto ottimale della musica ◆

i terrà alla Fiera di Rho dal 22 al 24 febbraio la nuova edizione di AutoClassica, organizzata da Orgacom e Fiera Milano. Una superficie di oltre 50.000 mq per l’imperdibile appuntamento internazionale dedicato agli appassionati del settore. Tante le novità, a partire dai 7.000 mq dedicati ai preziosi ricambi ricambi per vetture e moto d’epoca, una metratura esterna attrezzata per test drive, una gara ad inseguimento con le F1,F2 monoposto degli anni ’60. E ancora anteprime esclusive di presentazioni di Top Car moderne e un approfondimento sulle moto storiche. La città di Milano, luogo chiave per i settori del design e delle innovazioni tecnologiche, si è così confermata la sede ideale per il Salone AutoClassica che riprende una storia antica: nel 1500 è Milano a veder realizzare le prime carrozze, nel 1893 vi circola la prima automobile, è culla di case e industrie automobilistiche famose e riconosciute in tutto il mondo, e più recentemente testimone dell’invenzione del motore stellare e della categoria Gran Turismo. Fra la novità 2013 la presenza delle moto d’epoca, con una esposizione collaterale di dodici BMW anni ’50 da strada, e quella del Museo Ferrari di Maranello, che presenta un supercampionato al simulatore aperto a tutti previa registrazione. È poi prevista la presentazione della 1000Miglia, la gara più bella del mondo, e la 61ma edizione della Coppa Intereuropa Storica, l’appuntamento per vetture storiche da competizione (inizio giugno) che nel 2012 ha festeggiato i 60 anni. Sarà anche possibile ammirare una griglia di partenza “statica” con in mostra le celebri vetture della Formula1 degli anni ’70 e ’80. E accanto alle esposizioni anche un po’ di sana competizione con il Classic circuit, un race-track omologato per vedere in azione “su strada” le protagoniste della manifestazione. E la Formula Historic GP Milano, una gara ad inseguimento con le celebri monoposto degli anni ’60. www.milanoautoclassica.com


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Il complesso di “elettra”

C-ZERO C sta per Citroën ed è presente sulle nostre strade già da un anno. È forse la più carina e simpatica con il look da uovo di Pasqua e la leggerezza del design minimalista. Costa circa 35.000 € ma è anche noleggiabile con un contratto triennale a riscatto finale. Una formula che include ogni tipo di assistenza e manutenzione da parte della Casa. Cinque porte, 4 posti comodi, un discreto bagagliaio. Si guida (come tutte le auto elettriche) in modo talmente elementare ed intuitivo che basta sedersi al volante per capirne il funzionamento: acceleratore, volante e freno. In compenso le dotazioni sono uguali a quelle delle altre auto, compresi aria condizionata e impianto stereo. La C-zero è sorella gemella della Peugeot iOn e della Mitsubishi i-MiEV che presentano lo stesso look. Autonomia 130 km, velocità 115 km/h.

Zero litri di carburante, Zero emissioni, Zero inquinamento acustico: i mille vantaggi delle auto elettriche di Gianni Perotti

C-ZERO

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Nissan Leaf

Nissan Leaf

La “foglia” nipponica è una berlina dalla linea aerodinamica e una buona abitabilità per 4 persone. Lunga 4,45 m. ha tutto quello che ha una berlina di classe medio-alta con in più la possibilità di accedere ai centri storici e di non pagare il bollo per 5 anni. Costa 38.000 € e può viaggiare in autonomia per 160 km con caratteristiche di accelerazione e velocità assolutamente assimilabili ad un’auto a benzina della stessa classe.

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ra incentivi e noleggi, divieti di circolazione e gadgets elettronici, le auto “elettriche” sono ormai una realtà quotidiana. E non solo in città: la Volt fa 1000 chilometri senza scalo. Intendiamoci subito: si parla delle auto esclusivamente elettriche. Le ibride sono un’altra cosa. Le “vere” elettriche sono prevalentemente auto da città, auto che hanno una autonomia di 120/160 km, cioè quanto normalmente basta per spostarsi nell’area metropolitana di una grande città per due o tre giorni, prima di doverle ricaricare nel box di casa. In termini di energia queste vetture consumano meno di un ferro da stiro o di un aspirapolvere: 1,50 €/ora, nel senso che puoi viaggiare un’ora con questa cifra. E non hai restrizioni

Volt

NWG Zero

Il pieno di energia da parte della più severa delle Amministrazioni Comunali in termini di aree protette. Questo l’aspetto positivo. Meno entusiasmo sollevano i prezzi d’acquisto e gli alimentatori pubblici. A Milano ce ne sono tre in centro città, a Roma meno di sei, le altre città si stanno attrezzando. Si tratta di parcheggi riservati a questo tipo di auto, parcheggi gratuiti dotati di alimentatore a gettone. Mentre fate gli acquisti o ascoltate una conferenza le batterie si rimettono in sesto. Per fare “il pieno” occorrono invece alcune ore, fino ad otto ore in certi modelli, problema risolvibile solo se avete il box sotto casa e caricate le batterie durante le ore notturne. Vediamo intanto i modelli già nei Concessionari e quelli in arrivo per la primavera.

La mobilità elettrica si sta diffondendo e stanno crescendo le tecnologie per la ricarica, sempre più efficienti e veloci, in grado di garantire in alcuni casi soste di 20 minuti per fare un pieno di energie. Ma mentre ricarichiamo la macchina sarà presto possibile scaricare file, film e musica utilizzando esclusivamente il cavo che collega l’automobile alla rete. Telefónica, Welgood Solutions e il centro Tecnologico Automotive della Galizia (CTAG) hanno dato il via ad un progetto pionieristico che permetterà di scaricare i file multimediali durante il tempo di attesa alla colonnina di ricarica, dando la possibilità al conducente del veicolo di fare anche prenotazioni telefoniche e pagamenti di diversa natura.

motors

Con il telaio in alluminio, le batterie agli ioni di litio e una lunghezza di soli 2,80 m, ha un peso di appena 500 kg. Ha due posti secchi ma vanta una autonomia notevole per una city-car: 140 km con una carica di 2 € dalla normale presa di corrente. È prodotta da NWG di Prato, un’Azienda che, nascendo dall’esperienza decennale nel campo fotovoltaico, da buone garanzie di competenza. Costa circa 18.000 € e bisogna prenotarla al sito www.NWGItalia.it almeno 4 mesi prima della consegna.

La Volt esce sul mercato italiano con il marchio Chevrolet. È l’auto più sofisticata e più cara (costa 44.350 €) di tutta la gamma dell’elettrico, ma è il primo vero “ponte” tra un’auto tradizionale (lunghe percorrenze in autonomia, look premium velocità di oltre 190 km/h e confort totale per 5 persone) e una “elettrica pura” (ricarica con semplice presa di corrente, economicità d’uso, incentivi e assenza di limitazioni nel traffico). Il segreto sta nei tre motori di cui dispone: due elettrici e uno, piccolo, a benzina, che non serve alla propulsione dell’auto ma al ricaricamento delle batterie, le quali con questa trovata portano l’autonomia a oltre 1000 km. Un ulteriore aspetto innovativo sta nelle batterie full-cell a idrogeno. Appena prima di Natale l’Ambasciatore USA David Thorpe è appositamente venuto a Milano da Roma per far fare un giretto in città e fuori città al sindaco Pisapia. Ma pare che non abbia potuto lasciargliela perchè la vettura doveva fare buona apparizione al Motor Show di Bologna insieme a tantissime concorrenti “elettriche” ◆


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NOTTE PRIMA DELLA GARA di Carlotta Miceli Picardi

6 Ore di Vallelunga, 2006

Qualche soddisfazione che ti sei tolto? Pagare l’iscrizione alle competizioni con i miei guadagni da pony-express. O essere il primo a vincere nel nostro continente con la Corvette, per esempio.

A A

utodromo di Vallelunga, ore 20.45. Sulla pista rombano i motori, nei box c’è fermento. Dietro, un campo surreale di nomadi alieni in caschi e tute sgargianti, sul piazzale nebbioso che taglia in due la luna. Una sorta di stazione intergalattica, delimitata da barriere di immensi TIR variopinti. Il mondo ricco e chiassoso dei cavalli e dei leoni rampanti. Dei simboli prestigiosi che splendono sulle carrozzerie. Un universo a tinte forti. Luogo sconcertante di ristoranti esclusivi allestiti nei soffietti ad ala di pipistrello dei rimorchi. Sempre vistoso e mai volgare. Lunga, la notte che precede la battaglia. Un po’ di sonno e un sacco di sogni, prima della sfida. Mentre meccanici instancabili continuano a scivolare sui carrelli al ritmo degli acceleratori, dribblando colonne di pneumatici, per affondare le loro mani esperte in grovigli di tubi cromati. “Nessuno pensi di piegarci senza aver aspramente combattuto”, recita il motto di un team sulla fiancata lucente. Domani si lotterà sul serio. Si rischierà. Ci si confronterà con l’avversario, con sé stessi e con l’imprevisto, sebbene tutto sia studiato nei minimi dettagli. Solo poche ore. Poche, interminabili ore per provare a sconfiggere tempo e paura. Per superare i propri limiti e i propri antagonisti. Per vincere.

Fabio Spatafora

Tra veterani e nuove leve del motor sport che, protetti da trincee di taniche, stanno mettendo a punto le varie strategie, incontro Fabio Spatafora, pilota siracusano con esperienza ventennale, nonché coach-manager dell’Amokar.

Fabio Fabio, in quale veste sei qui, oggi? Sono il coach di un ragazzino di soli sedici anni che esordirà nella 6 ore: estratto dal kart ed infilato nell’abitacolo di una Renault Megane 3500! Arriverà a momenti. Che pianeta è quello delle corse? Profondamente condizionato da intrighi economici, ma assolutamente affascinante.

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interessi

Cosa regala di speciale al pubblico? L’emozione violenta che cerca. Lo scontro tra gladiatori nell’arena, con tutti i suoi ingredienti: pericolo, coraggio, pathos, valore. E nasconde le incognite che incatenano allo spettacolo. Per diventare degli ottimi piloti bisogna essere molto temerari o molto fatalisti? Direi… molto religiosi! Conta anche qui la raccomandazione migliore, insomma…! Come negarlo?! - ride.

Un compagno di gara speciale? Arturio Merzario, - non ‘Arturo’, come si crede - insieme al quale ho avuto la fortuna di partecipare all’Italian GT Championship su Ferrari 355: grande talento ed enorme generosità. Fu lui a salvare Lauda dalle fiamme, strappandogli gli indumenti di dosso. È la figura interamente bianca che appare nei filmati dell’ incidente, mentre cerca di sottrarre Niki al propagarsi del fuoco. Un rammarico? L’appartenere alla categoria dei piloti emigrati dall’Italia per scarsa considerazione. Attualmente ho la licenza di driver della Federazione maltese. Nei periodi di pausa, mi chiudo nella mia piccola casa di Qawra con il mare di fronte, lontano da ogni fragore. Ricordi indelebili? I viaggi con mio padre, che mi accompagnava sui circuiti dei vari paesi e, in seguito, la nascita di mia figlia. Si chiama Europa. Progetti per il 2013? Dal 15 al 17 marzo sarò in Spagna per partecipare alla 48 ore di Navarra, alla guida della Jaguar XF S. In qualità di talent-scout, che meriti ti riconosci? Ritengo di avere un buon intuito nell’individuare nuovi potenziali assi del volante. A giorni ne attendo un paio di provenienza asiatica, segnalati da un osservatore. Non facile, suppongo, la gestione di campioni in erba… Bisogna arginare la loro tendenza fisiologica a strafare, a sopravvalutarsi. Ma ecco Alberto Di Folco, classe 1996, a proposito di promesse. Affiancherà Dell’Onte e Maddalena: magnifico equipaggio.

interview

Fabio Spatafora, Alberto Di Folco, Carlotta Fedeli: voci di una suggestiva

Alberto Di Folco

Alberto

Alberto, dimostra addirittura meno dei suoi anni. Fa un certo effetto immaginare che sino al venerdì vada a scuola in motorino o, al massimo, con la city-car 50 per poi sfrecciare a 260 km orari su di un circuito nel fine settimana. Che ci fai qui alla tua età e di chi è la colpa? -scherzoVoglio farmi conoscere… e la colpa è di papà. Mi ha contagiato la sua malattia per le auto e per la velocità! E mamma? Mamma mi segue e trema! - confessa, divertito.

Obiettivi futuri? Diventare un professionista, arrivando alle ‘ruote scoperte’. Alle formule, per intenderci. In caso di scarsi risultati, mi ritroverò a dirigere un ostello per la gioventù.

Quale sarà la fase determinante della gara di domani? La partenza. Bisogna essere concentratissimi. Giro di ricognizione, ingresso ai box, poi griglia e, dopo la prima curva, già a manetta…! Decisiva anche la rapidità nel cambiopilota: stiamo cercando do scendere sotto i 24 secondi. Se vinci la sei ore di Roma, a chi lo devi? Per un 50% alle mie capacità e all’affiatamento con i compagni, per l’altro all’esperienza ed alle indicazioni tattiche del coach.

Che tuta indosserai? Questa che ho adesso: preferisco metterne una ‘vissuta’ - risponde, serio, mentre ci salutiamo.


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Sa pori da cow boy

Carlotta Fedeli

Quel ‘vissuta’ detto da lui, appena sedicenne, con tanta convinzione, mi fa sorridere e mi piace. Almeno quanto la grinta di Carlotta Fedeli, vent’anni, passata al Campionato Ufficiale Mini, unica donna presente nella due ore, che riconosco subito dal casco nero e verde con la stella d’oro. Carlotta, hanno un significato preciso i colori che hai scelto? Certo: nero determinazione, verde speranza, ovviamente, e oro vittoria. Sensazioni particolari, alla vigilia della tua gara? Consapevolezza di avere una macchina lenta, ma davvero resistente e affidabile. Corro in coppia con Francesco Fanari: siamo tosti, fidati.

Tecnica singolare… Istinto di sopravvivenza. Mio fratello Raoul è il personaltrainer che mi allena alla gestione dei rapporti con gli uomini. Suo malgrado, certe volte. Guarda, un tributo a lui e un portafortuna per me…”- Solleva i capelli, mostrandomi tre lettere tatuate sul collo: ‘AUI ’. Spiegamene il senso. Nostra cugina, da piccola, non riusciva a pronunciare il suo nome e lo chiamava così. Carino, no? ha un bel suono.

interview Come rispondi allo scetticismo maschile sulla reale abilità di una ragazza pilota? Con le doti caratteriali che servono. Pazienza, tenacia o cocciutaggine, se preferisci! So di rappresentare un facile bersaglio per le critiche, quindi cerco di non farmi cogliere in fallo. E, se necessario, mi metto in discussione da sola, giocando d’anticipo su eventuali detrattori. Così li spiazzo, senza venirne destabilizzata.

Il menu, naturalmente, non può che cedere al richiamo della carne, con una vasta selezione italiana e straniera da cucinare sulla griglia a legna: fiorentina danese, scottona irlandese, entrecote del Nebrasca, bisonte canadese, carne argentina, bistecca fiorentina DOC, alette e coscette di pollo. Una cucina robusta e saporita che non dimentica antipasti Tex Mex, insalate, contorni gustosi come le bucce di patate fritte e le verdure grigliate, e il sabato e la domenica a pranzo anche primi piatti, da accompagnare con vini e birre. Si chiude in dolcezza, con crostatine e dolci caldi dello Chef, scaldati dalla stufa al centro dalla sala o ospitati dall’ampio spazio all’aperto, da cui osservare i tanti animali: papere, cigni, daini, maialini, che faranno la gioia dei più piccoli. Per chi non resiste al vizio del fumo, una sala riservata da cui godere della vista incantevole del parco.

Sì, tenero. Dimmi cosa è cambiato dal tuo esordio nell’attività agonistica con la 100 easy kart, nel 2007. Crescendo, ho acquistando una buona dose di autostima. Alla guida, in fondo, non mi sono mai sentita in soggezione, però mi accorgo di aver imparato a sconfiggere le insicurezze stupide, a mascherare ciò che può rendermi vulnerabile. E cerco di dimostrarlo. Per dovere di cronaca e orgoglio di cronista, sia Alberto Di Folco che Carlotta Fedeli si classificheranno al primo posto. Carlotta correrà per un’ora intera con la convergenza aperta e il volante storto, dopo essere stata urtata in un sorpasso. Ma le donne, si sa, non mollano mai! ◆

wild west - Steak House Via della Giustiniana, 906 - Tel. +39 0630207222 Aperto tutti i giorni dalle 19, sabato e domenica anche a pranzo - Chiuso il lunedì

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Carlotta

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i avvicinano i giorni più freddi dell’anno, con vento rigido e temperature vicine allo zero. Un clima che invita a vivere la campagna romana nei giorni sereni, per respirare l’aria frizzante e correre poi a rintanarsi al calduccio, pronti per riunirsi intorno al tavolo a gustare pietanze robuste e saporite. Cibo da cow boy: tanta carne alla griglia e un’atmosfera che porta alla mente il far west. Che con un po’ di fantasia si può ritrovare a un passo da Roma. Wild West e un angolo di quel lontano mondo dei nativi d’America e dei pionieri, di frontiera e d’avventura. All’interno, la sala che ricostruisce perfettamente la scenografia dei film di cow boy: la banca e la prigione (che ospita un tavolo per piccole comitive) e ovunque selle, vecchie Colt, cinturoni, frecce, totem, targhe, tutti pezzi originali che accompagnano in questo viaggio che parte dalla buona tavola.

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hi tech Tivoli Model One Pal Bt

Nilox Swimsonic MP3

Sportivi di tutto il mondo, unitevi per ascoltare la musica durante gli allenamenti. Realizzato in collaborazione con Federica Pellegrini, Nilox Swimsonic MP3 è ideale per l’ascolto musicale in tutti i luoghi, anche sott’acqua. Mistero su quale possa essere stato l’effettivo contributo della Pellegrini alla realizzazione di questo pezzo di alta tecnologia. Prezzo al pubblico: 109 euro.

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ATC Chameleon Oregon

Riprese video in alta definizione, anche su se stessi. Ovvero: ATC Chameleon di Oregon Scientific, la prima Action Camera al mondo con doppia lente fisheye per le riprese video in HD. Ideale per chi ama gli sport e preferisce vivere in prima persona le proprie avventure: questa telecamera permette infatti di catturare le proprie imprese orientando le due lenti indipendenti tra loro in modo da riprendere, con un’angolazione sorprendente, ogni momento senza alcuno strumento o equipaggiamento extra. Prezzo: 199 euro

Tivoli Model One Pal Bt è un music hub che permette di passare dalla modalità radio allo streaming delle proprie canzoni e web radio da smartphone, tablet o computer portatile. Design minimal ed elegante, impareggiabile qualità audio, può essere utilizzato senza bisogno di ulteriori adattatori o docking station. Prezzo: 299 euro

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Il design, prima di tutto. Non solo, come alcuni disillusi ricercatori della qualità potrebbero pensare, per essere attrattivi all’occhio umano, ma anche per migliorare le prestazioni. Philips Fidelio SoundSphere con AirPlay (DS9800W), grazie alla curvatura degli altoparlanti separati, con i rivoluzionari tweeter esterni sopra entrambi gli speaker, è in grado di diffondere l’audio in tutte le direzioni, per un’esperienza acustica ancora più ampia e profonda e per di più con interferenze ridotte al minimo. Prezzo su richiesta.

Geneva Model S

Sembra uno strumento musicale e non a caso è realizzato in legno laccato. È una piccola scatola di 23 cm che permette l’ascolto stereo perfetto anche se si è in movimento, grazie alla rivoluzionaria tecnologia EmbracingSound™, curata dai big della ricerca sugli effetti sonori dei film hollywoodiani, primo fra i quali il vincitore di ben 4 premi oscar Per Hallberg. Si chiama Geneva Model S e nonostante le ridottissime dimensioni, sprigiona un suono di altissima qualità in tutto l’ambiente. Disponibile in rosso, bianco e nero, la Radio FM europea è anche una radiosveglia con orologio digitale, con cui si può interagire tramite un raffinatissimo touchscreen. Prezzo: 349 euro ◆ F. M.


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Jaguar Excellence Academy: dal Savoia arriva il quinto eletto Ultima tappa per la selezione che premia con borse di studio atleti emergenti e meritevoli di Marco Callai

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abato 24 novembre, al RYCC Savoia di Napoli, è stato Livio La Padula, atleta delle Fiamme Oro cresciuto nel Circolo Nautico Stabia, il protagonista del quinto ed ultimo evento della Jaguar Excellence Academy, un progetto esclusivo mirato condotto da FIC e Jaguar alla ricerca dell’eccellenza nello sport con l’obiettivo di investire nella formazione degli atleti emergenti e, al tempo stesso, meritevoli. Dopo l’appassionata introduzione del Presidente del RYCC Savoia Giuseppe Dalla Vecchia, il consigliere federale Mimmo Perna ha portato il saluto del Presidente della Federazione Italiana Canottaggio Giuseppe Abbagnale. “Il volto di Livio è sempre stato un esempio di felicità e mi auguro che tutti i nostri atleti della Nazionale possano riprendere questo sentimento con le nuove linee guida federali - ha detto Perna - Ringrazio il Presidente Dalla Vecchia per la splendida accoglienza riservata a Livio ed alla Federazione e la Jaguar per aver deciso di puntare sul canottaggio italiano per quest’ambizioso progetto”. Grandi applausi per Livio La Padula, che oltre ai genitori Ida ed Antonio ed il fratello Simone ha potuto contare sulla presenza di Carmine Abbagnale, del presidente del CN Stabia Emilio Della Mura e di tanti compagni di squadra. “Mi sento di condividere tanti valori con

Livio La Padula - ph Carlotta Roviello

Jaguar, a cominciare dalla perseveranza e della costanza nel raggiungere gli obiettivi - ha dichiarato La Padula - Per me l’eccellenza non si ricollega soltanto ai risultati agonistici ma anche all’Università: studiare ed allenarsi non è impossibile, si può fare anche se ciò comporta inevitabili sacrifici”. È stato poi Matteo Castaldo, atleta del RYCC Savoia, a parlare in nome di tutti gli atleti napoletani e stabiesi presenti (Andrea Caianiello, Fabio Infimo, Domenico De Cristofaro, Rosario Agrillo, Dino Calabrese, Cesare De Falco), tracciando un profilo di La Padula. “È stato un piacere condividere tante avventure agonistiche insieme a Livio, compagno di barca forte ed amico sincero”. Francesco Turizio, concessionario Jaguar di Napoli, ha poi presentato il nuovo modello XF Sport Brake, esposto su via Caracciolo. Si è così conclusa l’esperienza 2012 della JEA dopo l’evento dedicato a Livio La Padula al RYCC Savoia e dopo la presenza di Laura Schiavone, Sara Bertolasi, Francesco Fossi e Andrea Palmisano rispettivamente a Roma, Torino, Firenze e Napoli. Presto verranno decretati i due vincitori che si aggiudicheranno i premi messi in palio da Jaguar Italia: una borsa di studio che consentirà di arricchire la propria formazione con un Master in management sportivo, un corso di public speaking o self management oltre ad un corso d’inglese nella città d’appartenenza e trenta giorni in Inghilterra ◆


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2013: buon vento!

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Dodici mesi di grandi prospettive per l’Italia della vela: Luna Rossa e l’America’s Cup, Giovanni Soldini verso il record, le Olimpiadi di Rio, la presidenza dell’ISAF e molto altro di Fabio Colivicchi

Giovanni Soldini a bordo del 70 piedi Maserati

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olte le ragioni per recuperare una passione (e magari l’idea di comprarsi la barca): tanto per cominciare il 2013 è iniziato con una vela tricolore sull’oceano. Giovanni Soldini e un team di velisti multinazionale, a bordo del 70 piedi Maserati, hanno lasciato i grattacieli di New York e fatto prua su Capo Horn. Obiettivo? Battere uno dei grandi record della vela, quello tra New York e San Francisco. Sono 13.225 miglia (circa 25mila chilometri) da fare in meno di 57 giorni per superare il primato francese che resiste dal 2007. Soldini e Maserati hanno acceso i motori e lanciato la sfida proprio la notte del 31 dicembre, spinti da alcune depressioni atlantiche che hanno consentito planate a oltre 30 nodi di velocità. Al momento di scrivere questo articolo, la barca italiana ha quasi 800 miglia virtuali di vantaggio sul

Luna Rossa

record francese. Ma la strada è lunga e in mezzo ci sarà il leggendario Capo Horn da girare “controvento”, ovvero nella direzione opposta ai venti dominanti (e solitamente tempestosi), e quindi la lunga risalita dell’Oceano Pacifico. L’impresa-avventura di Giovanni Soldini non è che una delle notizie che fanno immaginare un 2013 all’insegna della vela. Restando sullo stesso tema, da novembre Carlo Croce, genovese, è il nuovo presidente dell’ISAF, la federazione velica internazionale. Una rivoluzione che per molti potrebbe portare a tante novità nello sport velico anche a livello olimpico. In Italia, la FIV, guidata dallo stesso Croce, ha varato per il quadriennio un programma centrato sulle giovani leve e denominato “Verso Rio 2016”. Tornando in oceano, è in corso la mitica regata Vendée Globe Challenge, il giro del mondo in solitario senza scalo e senza

sport

assistenza: 20 navigatori partiti dalla Francia sono nei mari del sud. Tra essi anche un italiano coraggioso, Alessandro Di Benedetto. 41 anni, tante traversate estreme e l’impresa che l’ha reso celebre e amato soprattutto in Francia (il paese di sua mamma), il giro del mondo senza fermarsi mai su una mini-barchetta di 6 metri! Alessandro è il più romantico dei solitari del Vendée, corre con una barca più vecchia e lenta, ma punta a tagliare il traguardo a Les Sables d’Olonne. Ancora oceano azzurro: perchè a ridosso dell’Epifania sono partiti da Dakar diretti in Guadalupa Luca Tosi (velista veneziano ex Mini Transat, che di lavoro timona i traghetti a Venezia) e Andrea Rossi, italo-svizzero, a bordo di un catamarano di 6 metri? Una barca da spiaggia, usata per tentare un altro record, la traversata dell’Atlantico. Ancora una volta da battere un record francese...

Vendée Globe Challenge, Alessandro Di Benedetto

Il 2013 insomma si apre nel segno delle vele italiane nel mondo. E non si fermerà. Perchè da luglio a San Francisco sarà Louis Vuitton Cup, la gara tra sfidanti alla XXXIV America’s Cup, alla quale è iscritta anche Luna Rossa. In palio la possibilità di sfidare i defender USA di Oracle, a settembre, per il match che vale la storia dello yachting. Luna Rossa è una conferma, come gli avversari di sempre (Artemis, Svezia, con Paul Cayard, Emirates Team New Zealand e Oracle, USA, con Russell Coutts e Jimmy Spithill), ma la novità sono le barche. Si corre (in tutti i sensi) su spettacolari catamarani con vele rigide a forma di ali. Ad aprile anteprima a Napoli per l’America’s Cup World Series. Sul prossimo Insider una guida completa per non perdersi neanche un bordo ◆


yacht

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Riva 122’ Mythos: 37 metri di comfort

La nuova ammiraglia disegnata da Mauro Micheli è un perfetto connubio di eleganza e tecnologia

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mmaginate l’eleganza, la classe, la raffinatezza e la pulizia delle inconfondibili linee Riva trasferite ad una nuova serie costruita completamente in lega leggera di alluminio. Disegnato da Mauro Micheli di Officina Italiana Design in stretta collaborazione con l’AYT - Advanced Yacht Technology e con il team di architetti e designer del Centro Stile Ferrettigroup, Riva 122’ Mythos è il nuovo “pezzo grosso” del prestigioso brand. La nuova ammiraglia Riva misura oltre 37 metri di lunghezza e 7,60 metri di larghezza. Lo scafo planante in alluminio raggiunge una velocità massima di oltre 27 nodi ed una velocità di crociera di 25 nodi. Gli esterni, classici ed eleganti, sono caratterizzati da ambienti estremamente spaziosi, in grado di garantire il massimo comfort. Il grande pozzetto del ponte principale è allestito con un ampio e comodo prendisole e un tavolo da pranzo che ospita fino a 10 persone. Le grandi finestre di cui sono dotati il salone e la

sala da pranzo consentono una straordinaria vista panoramica e comunicano con la plancia di comando rialzata. La suite armatoriale e le cabine per gli ospiti si trovano nel ponte inferiore, a centro barca, mentre la zona equipaggio (una cabina per il comandante e due cabine equipaggio doppie) è situata a prua. Il progetto prevede tre possibili layout: a 3, 4 o 5 cabine a seconda della richiesta dell’armatore. Le ampie finestrature laterali in vetro garantiscono grande luminosità a tutti gli ambienti sottocoperta. Il ponte sole, dal canto suo, è stato studiato per offrire all’armatore e ai suoi ospiti il massimo del comfort: comprende una piscina idromassaggio circondata da ampi divani prendisole con zona dinette e tavolo a scomparsa e una seconda plancia di comando. “Un altro modello straordinario - ha affermato Ferruccio Rossi, Amministratore Delegato del Gruppo Ferretti - nasce in casa Riva. 122’ Mythos è un’imbarcazione dalle linee armoniose ed eleganti, che mantiene quell’aurea magica che caratterizza tutti i modelli del celebre cantiere da 170 anni” ◆ F.M.

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Miloro d’argento nel Campionato Nazionale Open

Il 21enne romano si è classificato al secondo posto nel torneo vinto da Alessandro Tadini. Buona prova del dilettante azzurro Renato Paratore (Parco di Roma) che ha terminato in ottava posizione di Francesco Mantica

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Alessandro Tadini

l grande favorito era il piemontese Alessandro Tadini, e i pronostici su una sua vittoria sono stati confermati. Ma l’ex giovane promessa - ormai realtà del panorama golfistico nazionale - Mattia Miloro, cresciuto nel Country Club Castelgandolfo e di recente approdato all’Olgiata G.C., ha comunque tirato fuori tutto il suo enorme talento, aggiudicandosi il secondo posto di quella che, assieme all’Open, si può considerare la più importante competizione golfistica nazionale. Sul difficile tracciato del Golf Nazionale (ex Golf Club Le Querce), par 72, a Sutri (VT), Alessandro Tadini ha vinto con lo score di 274 colpi. Il 39enne piemontese di Borgomanero con una gran giro finale in 64 (-8, con otto birdie, senza bogey) ha recuperato i tre colpi di svantaggio che aveva dopo 54 buche da Miloro, giunto secondo al traguardo con 279. Al terzo posto con 280 il lombardo Gregory Molteni e il laziale Nunzio Lombardi, tornato a buoni livelli dopo un periodo poco favorevole. Da segnalare la prestazione del dilettante azzurro Renato Paratore (Parco di Roma) che ha confermato le sue belle qualità terminando in ottava posizione con 286 dopo una gara molto regolare. Oltre a Paratore si sono ben comportati

Mattia Miloro

Gregory Molteni

anche altri quattro dilettanti, che hanno avuto il merito di superare il taglio e di posizionarsi a metà classifica: Enrico Di Nitto (Parco di Roma), 25° con 295, Jacopo Vecchi Fossa (Matilde di Canossa) e Philip Geerts (Olgiata), 26i con 296, e Michele Ortolani (Des Iles Borromées), 32° con 299. Nessuna recriminazione per Mattia Miloro, che ha colto il miglior risultato nel suo primo anno da pro e che era già giunto terzo nel Servizitalia Lignano Open, evento del circuito Alps Tour dove ha svolto la sua attività: “Contro un Tadini in quella forma - ha spiegato - c’era poco da fare. È stata comunque una grande esperienza e ho anche imparato che occorre giocare buca per buca, senza guardare troppo avanti”. Il Campionato Nazionale Open, giunto alla 73ª edizione, è il torneo più longevo del calendario nazionale e secondo, per importanza, solo all’Open d’Italia. Era inserito nel calendario del Pilsner Urquell Pro Tour, il circuito di dieci gare nazionali gestito dal Comitato Organizzatore Tornei dei Professionisti della FIG. II Golf Nazionale, tornato ad accogliere un torneo di peso, è stato inaugurato nel 1990. Dispone di 18 buche da campionato con un driving-range e tre buche di pratica. Il percorso si snoda su un terreno ondulato, con due laghi e grandi alberi, soprattutto querce secolari ◆

Nunzio Lombardi


A caval lo sul la neve

IL POLO INFIAMMA LE DOLOMITI: DAL 17 AL 23 FEBBRAIO SUL LAGO GHIACCIATO DI MISURINA SI DISPUTA LA CORTINA WINTER POLO - AUDI GOLD CUP, FRA SPORT E MONDANITÀ di Enrico Tonali - ph Audi Polo Gold Cup circuit/Bandion.it

I team Hotel de la Poste e U.S. Polo Assn. in azione sul lago ghiacciato di Misurina

Le maglie rosse di Ruinart-Montecarlo Polo Team all’attacco durante la finale con Hotel de la Poste Polo Team nell’edizione 2012

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lamour bianco con il fondale rosa delle Tre Cime di Lavaredo e il gioco più fascinoso che si possa fare sul ghiaccio, il polo on-snow. Dal 17 al 23 febbraio il Lago di Misurina ospiterà la Cortina Winter Polo - Audi Gold Cup, il torneo più spettacolare delle Dolomiti, un must mondano-sportivo al quale l’anno scorso ha dovuto cedere il passo pure St. Moritz, annullato per ragioni metereologiche. A 1.800 m, tra le abetaie di Auronzo di Cadore, i migliori specialisti europei e sudamericani della bimillenaria disciplina di palla e stecca (ideata dalla cavalleria persiana di Dario per tenersi in allenamento tra una battaglia

Una fase del torneo del 23° Cortina Winter Polo 2012

e l’altra) si affronteranno su un campo insolito ma ormai tradizionale per la jet-society di Cortina: la neve battuta sulla superficie ghiacciata dello specchio d’acqua. Una fèriè-d’hiver durante la “settimana del polo” alla Perla delle Alpi può risultare la più fascinosa delle vacanze: mattino sulle piste e a pranzo nello stellato Polo Restaurant che si affaccia sul campo di gioco, con la migliore visuale per la partita (o le partite) del giorno. Nel Villaggio creato per l’avvenimento sulle rive del Lago non mancano la soleggiata “passeggiata” davanti agli stand degli sponsor dei team concorrenti o l’accogliente ritrovo in

stile ampezzano del Polo Bar con le sue invitanti proposte enogastronomiche. È possibile anche visitare i padiglioni delle scuderie, in cui vengono alloggiati gli oltre cento cavalli che partecipano al torneo. Il Cortina Winter Polo 2013 inizierà nel tardo pomeriggio di sabato 16 febbraio con l’atteso appuntamento della consegna delle maglie di gioco nella club-house dello storico Hotel de la Poste a Cortina d’Ampezzo e si chiuderà - dopo la conclusione delle finali al mattino - la sera di sabato 23 febbraio con l’esclusiva e divertente Cena di Gala al Polo Restaurant di Misurina ◆


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F.I.S.E.

Ostacoli a Capannelle

Tre gli appuntamenti in ostacoli tra gennaio e marzo, per cinque corse complessive. La più vecchia - il Gran Steeple-Chase di Roma - risale a metà dell¹Ottocento, quando sull¹Urbe era sovrano il Papa-Re Pio IX Mastai di Enrico Tonali

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Il volo di Serica sull’ultima siepe del Criterium d’Inverno a Capannelle - ph HippoGroup Grasso

terra da un paese all’altro, superando e saltando (spesso con e amate il brivido non potete perdere le cadute rovinose) siepi, sentieri, staccionate, muri di confine, tre giornate dei grandi ostacoli invernali a fossi e acquitrini. La numerosa colonia britannica, dimorante Capannelle. Se amate i cavalli non dovrete nelle adiacenze di Piazza di Spagna e del Tridente, introdusse ugualmente mancare. Adrenalina e galoppo sono la più nella Campagna Romana prima la caccia alla volpe e quindi i intrigante miscela che accompagni l’uomo da millenni, da percorsi in ostacoli, da cui si passò al galoppo in piano. Quello quando riuscì a salire in groppa al “figlio del vento”, come che oltre Manica aveva come appuntamento faro la corsa di Maometto chiamava il destriero del deserto. Lord Derby ad Epsom. Il 12 gennaio si è disputato il 21° Criterium d’Inverno ed il Per la cronaca le prime due edizioni del Gran Steeple-Chase 35° Steeple-Chase delle Capannelle. Seguiranno il 19 gennaio di Roma le centrò un bellimbusto francese, il visconte di Saint la 65° Gran Corsa Siepi di Roma ed il 124° Gran SteepleRoman, in sella entrambe le volte a cavalli di sua proprietà, Chase di Roma, con conclusione l’1 marzo in cui si terrò il Pandolfo e Auburn. Seguì un’altra doppietta, stavolta di 41° Premio Neni da Zara. Sulla pista romana di Via Appia marchio inglese, messa a segno da mister Charles Allanson sono presenti i migliori saltatori italiani, con alcuni ostacolisti Knight con il suo saltatore Mock. francesi, austriaci, ceki e sloveni, attratti da corse che hanno Sabato 12 gennaio hanno vinto due cavalli di notevoli possibilità, fatto epoca. Basterebbe il blasone del Gran Steeple-Chase entrambi preparati dall’attuale leader degli allenatori italiani, di Roma, che è l’appuntamento più antico dell’Urbe, nato il meranese Paolo Favero. Il Criterium d’Inverno è andato al quando sul Tevere e le sue sponde era sovrano il Papa-Re Pio sauro austriaco Serica, IX Mastai. Fu proprio Il morello Taxe Comprise (in sella Josef Bartos jr) sui terreni di monsignor vince lo Steeple Chase delle Capannelle 2013 un 4 anni di grande ph Garofalo potenza acquistato di Fiscale, il gabelliere della recente dalla scuderia Santa Sede, lungo la Via viennese Magog. Mentre Salaria - dove oggi sorge lo Steeple-Chase delle il Quartiere Prati Fiscali Capannelle lo ha siglato che il 30 marzo 1854 si il team Vama di Bolzano disputò la prima edizione con il morello exdi quella che gli inglesi francese Taxe Comprise, chiamano la corsa “da particolarmente dotato campanile a campanile”, per gli ostacoli alti e le lo steeple-chase. Una lunghe distanze ◆ competizione ventre a


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ACIDO MANDELICO E OSSIDO DI RAME IN SINERGIA CONTRO L’INVECCHIAMENTO DELLA PELLE

e tecniche della medicina estetica proliferano e offrono sempre più mezzi al medico per contrastare e trattare i vari inestetismi del volto, ma altrettanto importante è la creazione di una terapia domiciliare di integrazione e mantenimento delle pratiche professionali. È per questo motivo, che nella nostra esperienza, abbiamo ormai consolidato una serie di prodotti professionali ad esclusivo uso medico e di una linea domiciliare che si integra con quella professionale per una completa azione sinergica per il trattamento dell’invecchiamento cutaneo. Dato che ci troviamo in estate inoltrata, occorre ricordare che una delle maggiori cause dell’invecchiamento cutaneo è l’esposizione ai raggi ultravioletti. Per ovviare a questo

Ma si sa, la tecnologia e la scienza stanno facendo passi da gigante e ciò ha permesso la creazione di materiali contenenti particelle di ossido di rame che possono migliorare l’aspetto generale della nostra pelle. Come? Più semplice a farsi che a dirsi, basta indossare delle mascherine o dei calzini della linea Cupron, o ancora addormentarsi su di una delicata federa. Ebbene si, ad oggi si può trarre beneficio da una sinergia di questa nuova ed innovativa tecnologia con la linea domiciliare da noi proposta. Vi domanderete “perché il rame?”, il rame è un minerale essenziale nel corpo umano, con particolari effetti antimicrobici in grado di uccidere funghi, batteri e virus, causa di cattivi odori, macchie e infezioni; e in grado di agire contro gli acari della polvere che provocano allergie Mandel Active

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problema sarebbe necessario evitare qualsiasi esposizione al sole, ma provate voi a dire ad una donna che sarebbe meglio non passare delle piacevoli ore su di una comodo lettino in riva al mare o in piscina. Non osiamo immaginare la risposta. Oggi, fortunatamente , è possibile essere abbronzati senza avere danno per la nostra cute, grazie alla messa a punto di prodotti contenenti principi attivi capaci di bloccare il danno solare e al contempo di contrastare l’invecchiamento cutaneo. Dopo una serie di studi, sono stati creati una serie di protocolli che indirizzino i nostri clienti verso un corretto uso dei prodotti, affinchè questi possano giovare appieno delle caratteristiche della nostra linea domiciliare, abbronzandosi e allo stesso tempo contrastando i danni dovuti dai raggi UVA e UVB.

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ed asma, trasformando un ambiente da allergenico ad ipoallergenico. Esso, inoltre, riesce a stimolare la produzione di collagene e di altre proteine fondamentali, migliorando l’aspetto della pelle e contribuendo alla cicatrizzazione della stessa. La tecnologia Cupron è stata in grado di incorporare in modo omogeneo le particelle di ossido di rame all’interno di alcuni materiali polimerici. Attraverso una serie di studi clinici sono stati individuati numerosi benefici, tra i quali, l’attenuazione di rughe del volto e delle mani , delle linee di espressione e delle macchie di iperpigmentazione, non solo, ma anche la protezione da funghi, batteri e virus e un miglioramento globale della pelle in quattro settimane.

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Influenza? Non è tutta colpa del freddo

ebbre, raffreddore, tosse, mal di gola: sono proprio loro i tipici indicatori della famigerata influenza. Quante volte, riconoscendoli, abbiamo addossato la colpa all’inverno con le sue rigide temperature. Quante volte li abbiamo catalogati nei cosiddetti ‘mali di stagione’. Ebbene, tutte le volte che lo abbiamo fatto siamo incappati in un grosso errore. A sostenerlo è un gruppo di microbiologi del Mount Sinai School of Medicine di New York che, pur ribadendo l’importanza dei fattori climatici nella trasmissione dei virus influenzali, ha accertato che ci sono le stesse possibilità di contrarre la malattia con valori di temperatura compresi tra i 5 e i 20 gradi. In altre parole, l’influenza si può diffondere nella stessa misura in inverno o in primavera. Ma c’è un ‘però’: tutto questo è vero purché l’umidità non aumenti eccessivamente. Contrariamente a quanto si crede, infatti, i climi più rigidi non abbassano le naturali difese immunitarie, che invece risultano inefficienti se l’igrometro - ossia l’indicatore di umidità - sale. Solo a temperature più elevate, intorno ai 29°, la carica virale diminuisce e non è più in grado di trasmettersi per via aerea. Poiché questi livelli termici non sono stabilmente perseguibili nei nostri ambienti casalinghi o lavorativi, abbiamo due possibilità per difenderci dall’influenza: trasferirci ai tropici o mettere in atto un efficace sistema difensivo. Come? Facendo footing oppure andando in bici, ad esempio. L’allenamento aerobico, infatti, aumenta il lavoro del cuore e permette una maggior ossigenazione del sangue, favorendo la moltiplicazione degli anticorpi anti-virus. E magari, dopo averlo fatto, potremmo

rilassarci con una sauna: inalare aria a temperature più alte ‘riscalda’ il sistema respiratorio e impedisce la formazione del muco, ambiente ottimale per la riproduzione dei virus. Lo stesso effetto avrebbe l’ingestione di bevande calde, vecchio rimedio della nonna, che trasferiscono il calore dall’esofago ai bronchi e aumentano la temperatura del sangue. È consigliato poi anche un menù ‘anti-virus’: proteine, zinco, e vitamina C aiutano le cellule del sistema immunitario a essere più attive ed efficaci. Per assumerle basta privilegiare una dieta che comprenda carne rossa magra, pollo, pesce, latte scremato, verdura, cereali integrali e frutta. Per quanto riguarda quest’ultima, sono particolarmente indicate la mela (per le proprietà antiossidanti) e la papaya (in cui è presente oltre il 25 percento della dose giornaliera consigliata di vitamina C). Ma a vincere la medaglia come miglior frutto anti-influenzale è il mirtillo rosso, che non solo contiene più antiossidanti di tutti gli altri vegetali, ma è da considerare un probiotico naturale. A proposito di probiotici, ossia i batteri benefici che contribuiscono a rafforzare il sistema immunitario, a costituirne un’ottima fonte sono yogurt e prodotti vegetali fermentati. Per aiutare a mantenere alti i livelli di probiotici nell’intestino ci sono poi i prebiotici, di cui è ricca l’inulina, un tipo di fibra vegetale presente nei funghi, nell’aglio, nelle patate dolci e nell’agave. Insomma, se proprio non potete restare lontani qualche giorno da ufficio e colleghi, se proprio siete allergici ai pomeriggi sul divano con telecomando alla mano, avete più di una valida strategia da mettere in atto ◆ E.M.L.

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inite le feste di Natale e di Capodanno di affronta l’inverno pensando all’appuntamento di San Valentino. Per gli inguaribili romantici o per chi approfitta del 14 febbraio per concedersi un momento di gusto in più, il Picchio Rosso è la meta ideale per le coppie, giovani o meno giovani. Il Picchio Rosso ha il calore di una casale di campagna, in cui legno, pietra antica, dettagli d’epoca regalano una sensazione intima e avvolgente, raffinatissima. Come ritrovarsi in un mondo incantato, dove ogni particolare racconta una storia di intimità e un’accogliente ospitalità si respira nei molti angoli del locale: il salottino per fermarsi a conversare, la stanza con il pianoforte che il venerdì e il sabato si anima col pianobar, la loggia, ideale per matrimoni ed eventi, la veranda affacciata sul parco e infine la saletta privata col caminetto, solo per due. Tutto intorno, con apparente casualità, lampade, foto d’epoca, oggetti antichi, ricordi e tocchi personali circondano l’ospite per accompagnarlo in una cena speciale, in cui la semplicità sposa la qualità e la tecnica artigianale: pane, dolci, grissini, carne essiccata, pasta fresca e secca, tutto viene realizzato personalmente dallo chef.

Un omaggio alla cultura gastronomica italiana che non teme qualche spunto creativo, opera di Agostino Fonzo, che alleggerisce la cucina di tradizione con tecniche moderne, come cotture a bassa temperatura e sottovuoto, per avvicinarsi al gusto e alle esigenze attuali. Con grande attenzione alla materia prima, dalla varietà di crudi, ostriche, affumicati, marinati e carpacci, alla selezione di cereali e legumi. Tra gli antipasti del menu invernale, Composta di astice con noci sabbiate e uva bianca e nera, il fiocco di daino con radicchio e gelatina di clementine, per stuzzicare l’appetito. Per continuare poi con il riso rosso con mazzancolle brasate e chicchi di melagrana o, per chi preferisce la cucina di terra, i triangoli con carciofo caprino e mentuccia in crema di formaggio di fossa. Tra i secondi la charlotte di ombrina alle erbe aromatiche e patate o la tagliata d’agnello al ginepro con salsa di senape d’Apicio. Tanto il pesce nelle preparazioni più classiche e molti fuori menu, secondo il mercato. Rilettura dei classici nei dolci, come il tortino di mele annurche con gelo di nocciole o la fonduta di cioccolato con frutta e pasticcini (x 2) Una scelta di piatti raffinati da accompagnare ad una delle 500 etichette della bella cantina, scelte dal sommelier sempre presente per consigliare e seguire ognuno con professionalità e discrezione.

Il PICCHIO ROSSO Via Cassia Km 13, Via Italo Piccagli, 101 Tel. +39 0630366468 Ambiente Climatizzato, aperto solo la sera, chiuso la domenica. Piano bar venerdì e sabato Parcheggio custodito

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Una ricerca statunitense sfata il mito del ‘male di stagione’, da cui ci si può difendere mettendo in pratica piccoli accorgimenti

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Mangiati, olio su tavola

Scacchi, olio su carta intelata

Andrèas David Carrara Giocando a scacchi con la vita di Maria Laura Perilli

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l gioco degli scacchi è iconografia ricorrente nei lavori di Andrèas David Carrara. Richiama alla mente la scena più cult de “Il settimo sigillo” di Ingmar Bergman: il cavaliere (Max Von Sydow) gioca a scacchi con la morte (Bengt Ekerot). Con la stessa atmosfera che caratterizza alcune opere

Debacle, olio su tavola

della cinematografia scandinava, da Dreyer a Bergman, Carrara ci rammenta una delle citazioni più lapidarie di Zygmunt Bauman, il sociologo della “modernità liquida”: “La consapevolezza della mortalità è la cosa che da senso ai nostri giorni; andarmene non mi fa paura. Il terrore è svegliarsi senza avere niente da fare”.

Sulla scacchiera Carrara distribuisce, metaforicamente, i singoli attori dell’umanità intera, la sua storia fatta di sconfitte, contrasti, che si alternano a pochi, fugaci attimi di serenità. Su quel campo quadrato il nostro artista diluisce lo scorrere del “mestiere di vivere”, il cui bilancio difficilmente enumera la felicità come costante del genere umano. Tuttavia l’uomo combatte, soffre, cade, si rialza e continua la sua lotta quotidiana cercando di allontanare, appunto, il terrore di svegliarsi amputato dal “fare”. Immemore ripete continuamente la sua storia, talvolta sino alla farsa. Fanti, regine, re, qualunque sia il ruolo che si è chiamati a svolgere, non possono rifuggire, nello scorrere convulso del vivere, la partita con la morte. Sarebbe rifuggire quell’esperienza del trapasso che è sperimentazione dell’essere in una dimensione altra, forse in un universo parallelo, in cui sia rintracciabile l’esistenza di differenti dimensioni non percepibili dalla nostra odierna sensibilità. L’opera di Carrara è come provvista di una membrana che filtra, lasciando a favore di chi rimane un mondo di gesti piccoli e grandi, di slanci, gioie, ansie e preoccupazioni. La sua è tecnica di altissimo livello. La tendenza ad una pittura fondata sulla monocromia è il risultato di un lavoro lento, fatto di una somma di passaggio di colore, di impercettibili velature che testimoniano la cultura storica dell’artista. L’impatto con le sue opere genera immediato il riferimento all’asse Caravaggio-Rembrant. Di essi Carrara traduce e personalizza il forte contrasto tra la luce e l’ombra densa. Fa scorrere la luce sugli scacchi generando una rifrazione a catena moltiplicatrice di sequenze spaziali: così operando gli scacchi stessi divengono poli di attrazione. Come Rembrandt, nel quadro della macellazione del bue utilizza un soggetto semplice, umile, per esprimere le sue riflessioni sulla morte ed imprime nella scacchiera un’antropizzazione degli oggetti che sottolinea l’atteggiamento umano dinnanzi alla “madre di tutte le paura”. Una riflessione, come dice Baumann, non triste, bensì consapevole: “è la consapevolezza della fine che infonde ogni momento che la precede di un meraviglioso significato. Non tanto perché ci dà il significato ultimo della vita, quanto perché ci incita e ci costringe a riempire le nostre vite con significati”. È quella consapevolezza che ci spinge a cercare nuovi inizi. La coscienza di vivere in un tempo preso a prestito, che ci suggerisce di usarne ogni boccone in maniera saggia” ◆

art

Mangiati, olio su tavola


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JACOVITTI. 1939-1997

Ara Pacis, fino al 27 gennaio Matita tra le più irriverenti della seconda metà del Novecento, Jacovitti ha rappresentato, per generazioni di appassionati del fumetto e dell’illustrazione, un punto di riferimento tra i più significativi ed emblematici. Questa insolita mostra è un’occasione preziosa. www.arapacis.it

MICHELE VALORI. ABITARE LE CASE

Maxxi, 23 gennaio - 17 febbraio La mostra, attraverso progetti e modelli, racconta l’attività di Michele Valori concentrata sul tema della abitazione nelle sue diverse declinazioni, dall’edilizia residenziale pubblica alle palazzine realizzate a Roma (all’EUR, a Poggio Ameno) negli anni Sessanta. Numerosi progetti illustrano il lavoro dell’architetto e dell’urbanista. www.fondazionemaxxi.it

Palazzo delle Esposizoini, fino al 10 marzo L’antico legame tra Oriente e Occidente, fitto di scambi, interessi commerciali e culturali, è il tema della mostra. Filo conduttore sono le città che sorgono e si sviluppano sulla “via della seta”: Chang’an, attuale Xi’an, sede della dinastia cinese dei Tang; Turfan, città-oasi del deserto del Gobi; Samarcanda, snodo mercantile e culturale, e Baghdad, capitale del mondo islamico e sede del califfato. Città collegate da strade utilizzate da mercanti, pellegrini e viaggiatori di ogni genere. La storia di questi viaggi è nota grazie a testi e racconti (il Milione di Marco Polo), ma anche ad oggetti: tessuti, suppellettili, spezie, pietre preziose, rare testimonianze di un rapporto di interdipendenza tra mondi e culture diverse. www.palazzoesposizioni.it

CANOVA. IL SEGNO DELLA GLORIA. DISEGNI, DIPINTI, SCULTURE

Museo di Roma, fino al 7 aprile Ai disegni del grande scultore neoclassico Antonio Canova è dedicata la mostra organizzata a Palazzo Braschi. Disegni come strumento di indagine e di studio, ma anche disegni come primo concretizzarsi del pensiero. Settantanove fogli affiancati a acqueforti, dipinti, bozzetti e due marmi che illustrano il percorso creativo dell’artista. www.museodiroma.it

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BRUEGHEL. MERAVIGLIE DELL’ARTE FIAMMINGA

Chiostro del bramante, fino al 2 giugno L’arte fiamminga tra Cinquecento e Seicento si identifica con i Brueghel, famiglia di artisti capaci di raccontare in maniera schietta e diretta un quotidiano ricco e “naturale”. Non la pittura delle corti o dei ricchi prelati, ma quella che raffigura l’alternarsi delle stagioni, la vita nei campi o i lavori ad essa connessi, a cui si affiancano visioni allegoriche cariche di simboli e di messaggi. Quattro generazioni di pittori, continuatori e innovatori del linguaggio visionario di Hieronimous Bosch, punto di riferimento del capofamiglia Pieter Brueghel il Vecchio. www.brueghelroma.it

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na Cena Solidale con ben 350 partecipanti e moltissime personalità tra politici, religiosi, scrittori, artisti e personaggi del mondo dello spettacolo. Tante (e tali) le presenze all’evento promosso lo scorso 30 Novembre dalla Fondazione Boccadamo: 30 opere d’arte donate e messe all’asta durante la serata, per ricavare fondi a sostegno delle varie iniziative di beneficenza promosse dalla Fondazione in ambito nazionale ed internazionale. Complice l’incantevole scenario di Villa Ecetra a Patrica, parola d’ordine: solidarietà. Fra i progetti della Onlus che beneficeranno del ricavato dell’iniziativa quello di una Scuola Orafa destinata a giovani disabili ed “Un Cuore di Solidarietà”, finalizzato all’acquisto di macchinari destinati al reparto di dermatologia dell’ospedale civile “Fabrizio Spaziani” di Frosinone. Durante la cena è stato presentato un contributo video con il resoconto di quanto finora realizzato da Tonino Boccadamo, amministratore dell’omonima maison di gioielli ed ispiratore

Gioiel l i onlus

vent

SULLA VIA DELLA SETA: ANTICHI SENTIERI TRA ORIENTE E OCCIDENTE

della Fondazione che porta il suo nome. Dall’impegno in Burkina Faso al fianco di frate Vincenzo Luise, da anni impegnato nella sfortunata terra africana, devastata da violenze, carestie ed epidemie, all’operazione “Un Metro per La Vita” che ha consentito, grazie alla donazione di 200mila euro, la realizzazione di 40 confortevoli e coloratissime case a Citè Soleil, bidonville di Port au Prince, capitale di Haiti, devastata dal terremoto del 2010. Testimonial della serata diverse celebrities che hanno generosamente messo a disposizione la propria notorietà a favore dei nobili fini della Fondazione. Primo fra tutti Massimiliano Rosolino, la cui immagine è legata a Boccadamo Man, linea maschile della maison, il quale ha donato una sua cuffia autografata. Accanto a lui Michela Coppa, volto noto Mediaset e già testimonial del brand Mya Boccadamo, che ha donato una T-Shirt con dedica. Una serata spesa a favore di una politica del fare che è modus operandi della Fondazione: “Fare tanto, fare bene, fare del bene. Perché un mondo migliore è possibile” ◆


what’s on what’s on what’ FIFTY KIDS

Palazzo Incontro, fino al 17 marzo Una selezione di 50 opere di Elliott Erwitt, una raccolta delle più belle immagini di bambini scattate dal grande fotografo in oltre mezzo secolo di storia. Istantanee, momenti afferrati alla spontaneità e mai in posa, firmate dal grande fotografo seguace di Cartier-Bresson. Il ricavato della vendita del catalogo e delle stampe andrà a favore di A.D.I.S.C.O. l’Associazione Donatrici Italiane Sangue Cordone Ombelicale, per la costruzione del nuovo reparto di Day Hospital e degli ambulatori di Oncoematologia Pediatrica dell’Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino. www.fandangoincontro.it

L’Ombra di Artemisia Una giovane attrice sta girando un film sulla vita della pittrice Artemisia Gentileschi, vittima di stupro nella Roma del ‘700. Durante le riprese a Jenny capita lo stesso e paradossalmente affronterà un doppio processo: la mattina quello il tribunale per l’abuso vissuto sulla propria pelle e il pomeriggio quello di Artemisia riprodotto sul set. Intenso racconto sulla violenza e la fragilità umana, in cui due donne sono vittime dei costumi e delle distorsioni dei propri tempi. Per dimostrare che nel corso della storia nulla cambia e tutto si ripete. Autore: Maurizio Cohen Editore: edizioni Marsilio www.marsilioeditori.it

IL PRINCIPE

La scuola delle mogli

Teatro Argentina, 19 febbraio - 3 marzo Scritto da Molière nel 1662, il divertentissimo capolavoro di Moliére è un saggio di analisi psicologica e comportamentale sull’impossibilità di condizionare la mente e la natura umana. Un classico del teatro di tutti i tempi, ancora oggi attualissimo. Regia Marco Sciaccaluga, con Eros Pagni, Alice Arcuri, Roberto Alinghieri, Marco Avogadro, Massimo Cagnina, Pier Luigi Pasino, Roberto Serpi, Mariangeles Torres, Federico Vanni. www.teatrodiroma.net

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SENSOFWINE 2013 IL VINO PARLA AI SENSI

Complesso Monumentale di Santo Spirito in Sassia, 17-20 gennaio Ottava edizione dell’evento creato da Luca Maroni che nell’edizione 2012 ha contato oltre 15.000 presenze. Dedicato alle eccellenze enogastronomiche, ospiterà produttori di tutta Italia, Wine Tasting guidati da Luca MaroniMixology-ricette da bere (laboratorio di sperimentazione), SensofD (set per la realizzazione di fotografie in 3D da mostrare sui monitor in tempo reale) e A cena con il produttore: selezione di ristoranti romani, menù in abbinamento con i vini di Sensofwine commentati dai produttori presenti alla serata. www.sensofwine.com

San Valentino al sapor di cioccolato

terni, 9-14 febbraio Festeggia ben dieci anni Cioccolentino, la manifestazione che si tiene a Terni durante la settimana di San Valentino. Dal 9 al 14 Febbraio 2013 per le vie della cittadina umbra si sviluppa un ricco ed articolato programma, che prevede lezioni di cioccolateria rigorosamente artigianale, momenti “sensoriali”, degustazioni nonché scenografiche installazioni di cake design. Alla base della manifestazione la volontà di celebrare una delle figure canoniche più note al mondo: San Valentino infatti è stato il primo Vescovo di Terni. Qui sono custodite le sue reliquie, qui ha avuto origine la festa degli innamorati, un passato che rende Terni a pieno titolo la “capitale” di tutti gli innamorati. Titolo a cui si è saputa accostare una storica tradizione di alta pasticceria, che proprio in occasione di Cioccolentino verrà esaltata dai più importanti Maestri Pasticceri locali. Oltre sessanta infatti le aziende dolciarie che proporranno il meglio del cibo degli Dei e una ventina gli appuntamenti che accompagneranno i visitatori nella lunga serie di percorsi esperenziali. Da “Choco Sensorial”, vera e propria degustazione al buio a “Dolcemente in Tour”, golose escursioni in un Buslaboratorio itinerante, che toccherà i luoghi più belli e suggestivi del centro storico mentre un Maestro Pasticcere offrirà un’esclusiva lezione di pasticceria. E ancora una mostra su “I cento anni della pasticceria”, il laboratorio dei “pasticcioni”, dedicato ai più piccoli e la spettacolare torta da 200 kg di dolcezza. Per una settimana a tempo pieno (ore 10-20) e a senso unico: il cioccolato. www.cioccolentino.com

Gradevole pamphlet sulla vita e le avventure del nobile Carlo Gesualdo, principe di Venosa. Una storia dove amori, scherzi e baruffe costituiscono la sua giornata, in stile spesso gergale e colloquiale, fra anacronismi stilistici e testuali che diventano la cifra per oltrepassare circostanze impossibili e pretestuosamente storiche. In una parodia di romanzo storico, che fa esplicitamente il verso in modo scherzoso a opere del passato, come quelle del Parini o del Machiavelli, che presentavano vite nobiliari del tempo per divertire e divertirsi senza pretese. Autore: Gianluca Zaffino Editore: Gruppo Albatros Il Filo www.gruppoalbatrosilfilo.it

MUSEO CASA ENZO FERRARI Volume dedicato al complesso museale inaugurato lo scorso anno dal restauro della casa in cui Enzo Ferrari nacque, a Modena, nel 1898. Oggi nuovo edificio dal design avveniristico, il noto ‘cofano’ in alluminio giallo, colore simbolo della città di Modena nonchè sfondo del Cavallino, il marchio dell’azienda omonima. Conservati intatti nel tempo sia il corpo abitativo che quello dell’officina, l’edificio è parte del nuovo complesso espositivo dedicato all’automobilismo sportivo e alla storia di un grande personaggio, uomo, pilota e costruttore, capace di coinvolgere nelle sue imprese grandi tecnici, piloti, artigiani, accomunati dall’incontenibile passione per la velocità, vera molla tecnologica del XX secolo. Autori: diversi Editore: Electa architettura www.electaweb.com

terni Books


what’s on what’s on what’s on wha VIENNA E DINTORNI

Galleria Giovanni Bonelli, fino al 2 febbraio La galleria inaugurata a fine novembre ospita ‘Vienna e Dintorni’, un progetto che vedrà alternarsi maestri storici ed artisti contemporanei con particolare attenzione alla pittura. In mostra i lavori di Raimund Abraham, Hans Hollein, Max Peintner, Gianni Pettena (foto) Walter Pichler, Ettore Sottsass: sei architetti, artisti a tutto tondo. Personalità che hanno avuto percorsi diversi, ma con elementi di attitudine all’osservazione e al racconto, che emergono rivelando sensibilità comuni. Nei 250 mq della galleria, in quella che fu la sede del celebre locale Binario Zero, punto di riferimento per i patiti del rock, una quarantina di opere tra dipinti, disegni, fotografie, fotomontaggi, modelli, alcune delle quali provenienti dal Museion di Bolzano. Catalogo con testi dei sei autori. galleriagiovannibonelli@gmail.com

Il lago dei cigni

Teatro Bellini, 15 - 20 gennaio Il Balletto di Mosca ‘La Classique’, attualmente diretto da Elik Melikov, è tra le migliori compagnie di danza classica a livello europeo. Oggi impegnata nella ventiduesima tournée italiana, presenta questo balletto in 2 atti e 4 scene di Pëtr Il’icˆ cˆajkovskij, coreografie Marius Petipa, scenografie Evgeny Gurenko. La compagnia è un baluardo della secolare tradizione della danse d’école, liberata dai ridondanti e obsoleti formalismi per riproporla rinnovata e adatta al pubblico odierno. www.teatrobellini.it

L’uomo dal fiore in bocca / Sik-Sik,

ANGIOLO D’ANDREA. La riscoperta di un maestro tra Simbolismo e Novecento

Palazzo Morando, fino al 17 febbraio Esposizione curata da Luciano Caramel che vuole richiamare l’attenzione sul valore formale, estetico e poetico dell’opera di un artista poco conosciuto, protagonista della vivace stagione artistica milanese dei primi decenni del Novecento. Circa 140 opere tra dipinti, disegni e decorazioni di architettura, eseguite tra il 1900 e il 1930, per sviscerare i cambiamenti avvenuti nell’arco di un quarantennio nella personalità artistica di Angiolo D’Andrea. www.costumemodaimmagine.mi.it

milano TIEFFE Teatro

Agnes Browne con Lucia Vasini, 5 - 10 marzo Al Tieffe Teatro Milano, più conosciuto come Teatro Menotti, la pièce teatrale Agnes Browne liberamente tratta dal romanzo di Brendan O’Carroll interpretata da Lucia Vasini, che tratteggia una figura di donna proletaria e coraggiosa in una Dublino carica di suoni, voci e di irresistibile umanità. Da vedere! www.tieffeteatro.it

Teatro San Ferdinando, 6 - 10 febbraio Due brevi testi storici diretti da Pierpaolo Sepe ed interpretati da Benedetto Casillo. Il primo è un amaro atto unico a cui Luigi Pirandello approdò dopo aver rimaneggiato nel 1922 una novella a lui molto cara, ‘La morte addosso’. Il secondo, di Eduardo De Filippo, è la commedia che nel 1929 lo rese famoso. Due opere dal tono, all’apparenza, molto distante, che scandagliano il rapporto tra l’uomo e il suo fallimento di fronte alla vita. www.teatrostabilenapoli.it

napoli

SOL LEWITT- L’ARTISTA E I SUOI ARTISTI

Museo MADRE, fino al 1 aprile Importante omaggio museale italiano reso al grande protagonista dell’arte contemporanea internazionale, l’esposizione intende mostrare il carattere polimorfo e variegato dell’attività artistica di LeWitt. Un percorso artistico di quasi 50 anni presentato in tre sezioni, corrispondenti ad altrettanti nuclei tematici, ricchi di opere inedite. Cinque wall drawings (disegni murali), 47 opere fra disegni, guaches e sculture e 95 opere della collezione privata dell’artista, che ne comprende in tutto circa 4.000. Accompagna la mostra il volume di Adachiara Zevi (curatrice dell’evento) ‘L’Italia nei wall drawings di Sol LeWitt’, pubblicato da Electa. www.museomadre.it

TRADIZIONI IN VIAGGIO

LOST IN TRANSITION

F38F - Famigliatrentottofotografi, fino ad aprile Secondo capitolo di Lost in Transition, un ciclo di appuntamenti dalla cadenza mensile che animeranno i fine settimana milanesi fino al Salone del Mobile, trasformando il noto studio fotografico in piattaforma di arte contemporanea, performance live, cinema, video, letteratura, fotografia e design. Presentati il videoclip di Gernika eta Bermeo, una performance di Giuliana Laportella e Gabriele Porretta e il documentario Different Borders (foto) di Francesco di Loreto con le musiche di Michael Rother e Neu: più 10.000 scatti fotografici e incentrati sulla ricerca delle tracce del muro fuori da Berlino nel percorso della vecchia frontiera tra le due Germanie. www.f38f.it

Palazzo Branciforte, fino al 3 marzo “La tradizione è un’esperienza che passa da padre in figlio o da maestro ad allievo. Ma non bisogna intenderla sempre la stessa. Possiamo paragonarla all’acqua di un fiume che, pur scorrendo sempre tra gli stessi argini, non è mai la stessa acqua”. Così Mimmo Cuticchio, storico puparo siciliano curatore della mostra, racconta un’arte che sfocia in territorio teatrale, ma che implica la mano d’opera legata a molti settori artistici: pittori, intagliatori, sbalzatori, cesellatori di metalli sono l’indispensabile squadra che permette la realizzazione degli spettacoli dei pupi. In mostra quelli di nuova generazione, accanto a tradizionali eserciti di Paladini e Saraceni, fondali, macchine sceniche e costumi. Un tesoro prezioso, quello dell’Opera dei pupi, che racconta la storia di un peculiare teatro di marionette, ma anche quella delle generazioni di teatranti e della Sicilia tutta. www.palazzobranciforte.it

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Genova: sa pore d i erbe

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Le Repubbliche Marinare

Genova

Foto gentilmente concessa dall’Istituto Idrografico della Marina

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Carta geografica dello Stato della Repubblica di Genova, 1743 data in pubblico per gli eredi Homann, cm 50x57 - Cambi Casa D’Aste - Genova

a città ha origini antichissime. Cominciò a formarsi intorno ai primi villaggi abitati dai liguri, ma l’amicizia dimostrata a Roma fu causa della sua distruzione ad opera del cartaginesi. Ricostruito dal senatore romano Spurio Lucrezio, il piccolo borgo prese il nome di “Genua” e divenne “municipium” romano. Nell’XI secolo si costituì a libero Comune; i genovesi, guidati da Guglielmo Embriaco, parteciparono alla Prima Crociata e ciò favorì l’aumento dei traffici marittimi e commerciali del porto. In Oriente si costituì, di conseguenza, un importante dominio coloniale che portò alle varie famiglie nobili genovesi immense ricchezze. La costituzione della “Compagna Communis” alla fine XI secolo - riunione di tutti i consorzi commerciali della città (chiamati “Compagne” dal fatto che i componenti si cibavano dello stesso pane [“cum panis”] e avevano gli stessi vincoli e responsabilità, consorzi cui aderirono anche i nobili feudatari delle valli limitrofe e delle riviere) - sancì definitivamente la nascita del governo genovese. Le fortune del comune aumentarono notevolmente grazie all’adesione alla prima crociata, che procurò l’acquisizione di grandi privilegi per le comunità genovesi trasferitesi in molte località della Terra Santa.

Con la grande avventura religioso-cavalleresca delle Crociate, Genova trasse enormi vantaggi dai “trasporti crociera” di cavalieri e relativi eserciti, in viaggio verso i Luoghi Santi e vide riaprirsi, dopo i secoli bui delle invasioni barbariche, le ricche rotte dei traffici con l’Oriente evoluto e raffinato: le favolose vie della seta, dell’oro e delle spezie pregiate, del pepe, dello zenzero, dei chiodi di garofano, della noce moscata “et simili altre delizie”, che la cucina dell’antichità non aveva fatto in tempo a conoscere, come la più straordinaria fra tutte, lo zucchero, dall’arabo “sikkar”, in genovese “succou”, che i genovesi seppero sfruttare al meglio, creando quelle meraviglie che sono i canditi. A Genova l’uso delle spezie era cresciuto a dismisura dopo le prime Crociate, ma Genovesi e Liguri riusciranno a svincolarsi della seducente abitudine dei cibi speziati, rivolgendosi sempre più ai loro prodotti interni, come l’olio, il basilico, il prezzemolo, la salvia, l’aglio, rosmarino, il timo, il pesce, mentre i veneziani continueranno a prediligere, decisamente, le spezie importate dell’Oriente. Nacque, quindi, una cucina elaborata, giocata sui “ripieni”, sulle erbe, sugli aromi, sulle carni bianche (pollame o vitella, sempre apprezzatissima, più che le carni rosse o il maiale,

scarsamente presente, anche come insaccato), sulle torte salate, sulle focacce condite (il pane non lievitava bene, a causa dell’aria salmastra che si mescolava con quella umida dell’entroterra), sulle zuppe profumate, antenate del nostro fragrante minestrone. Il mercato delle spezie si teneva sotto gli archi gotici dei portici di Sottoripa, vicino al palazzo del Banco San Giorgio, costruito, in parte, con le pietre ricavate dall’edificio demolito a suon di tromba che i veneziani avevano occupato a Costantinopoli. Sotto questi stessi portici ha certamente camminato anche Cristoforo Colombo, dotato, come noto, di un eccezionale senso dell’olfatto, tanto che - quando gli capiterà l’occasione di identificare quella “non cannella”, che domenica 4 novembre 1492, Martin Alonso, grande quanto difficile e sfortunato compagno di avventura, crede di aver trovato a Cuba - non avrà un attimo di dubbio e la boccerà al volo: “Il contromastro della Pinta disse che aveva trovato gli alberi di cannella. L’Ammiraglio andò subito colà, ma constatò che non lo erano”. (Dal Diario di bordo del primo viaggio).

Un illustre… goloso! Quando si nomina Genova, il pensiero corre appunto ad uno dei suoi figli più illustri, a tutti noto quasi più con il suo grado (l´Ammiraglio) che con il suo nome (Cristoforo Colombo). Che Colombo fosse un goloso è noto a tutti, ma forse pochi sanno che era particolarmente ghiotto di miele e di “Biancomangiare”. Dai suoi Diari, sappiamo che l’Ammiraglio, nei momenti

difficili della navigazione, mangiava sul ponte con i marinai, altrimenti in cabina con i suoi Ufficiali e che furono imbarcati appositamente per lui cedri canditi, conserve varie, datteri, cotognata, zucchero rosato e bianco, aranciata, acqua di rose, zafferano, riso, uva passa, mandorle, miele, aceto, olive, burro fresco di maiale, prosciutto, galline e galli….vivi! Il “Biancomangiare”, più che una ricetta specifica, era una preparazione medievale composta da ingredienti tutti di colore bianco (petto di pollo o di cappone, latte, mandorle, riso, zucchero, lardo, zenzero bianco, ma anche aragosta e pagello), basata sulle presunte qualità che tale colore evocava, la purezza e l’ascetismo e, per questo, destinata alle classi superiori. Si ritiene sia nato in Francia, per la frequente presenza negli antichi ricettari di termini come “Blanche mangieri”, “Balmagier”, “Bramagère”. Diffusosi in Italia intorno all’XI secolo, viene nominato per la prima volta fra i piatti del celebre banchetto organizzato da Matilde di Canossa per la riappacificazione fra il Papa e l’Imperatore. Nel “Liber de coquina” (XIV secolo), primo ricettario in volgare, il Biancomangiare risulta confezionato con petti di pollo cotti e tagliati a filetti, farina di riso stemperata in latte di capra o di mandorle, il tutto messo a bollire a fuoco lento con zucchero in polvere e lardo bianco sciolto, fino a che acquisti una certa densità. Nel ‘400, Mastro Martino suggerisce una peparazione più elaborata e delicata, con l’eliminazione del lardo e l’introduzione di brodo di cappone, mollica di pane bianco, acqua rosata, agresto e zenzero. Altre varianti si incontrano nei ricettari del Messisbugo, dello Scappi, fino ai trattati seicenteschi, in particolare dello Stefani, dai quali si deduce che il Biancomangiare era concepito come minestra, secondo piatto o salsa da versare su carni, soprattutto lessate.


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Il “Pan di Spagna”

Genova

La preparazione sembra derivare da un’invenzione del cuoco genovese Giobatta Cabona, che nella metà del 1700 venne inviato in Spagna al seguito del marchese Domenico Pallavicini, ambasciatore genovese in quella Nazione. In occasione di un banchetto, Cabona presentò una torta basata su una pasta di incredibile leggerezza, che venne in suo onore definita “Pâte Génoise”, Pasta genovese.

Il “Pesto”

Il “Cappon magro” La gastronomia ligure vanta un invidiabile primato: quello di possedere un piatto che riassume, in una vera e propria sintesi architettonica dei prodotti del mare e della terra, tutti gli odori, i sapori e i colori dell’intera regione. Unico nella sua imponenza tra le elaborazioni tipiche italiane, simbolo di opulenza e di gioia, festa grande del gusto e della vista, il “Cappon magro” è cibo e ornamento, posto a rallegrare le tavolate delle grandi occasioni. Qual è l’origine di questo piatto straordinario? Tante le ipotesi: c’e chi lo vuole, agli inizi, modesto cibo marinaro, confezionato naturalmente, con la limitata dotazione di bordo e poi, col tempo, arricchitosi, a terra, fino alla attuale orgogliosa baldanza; c’è chi intravede, nella sua forma composita e colorata, addirittura accenti moreschi. Circa il suo nome, l’opinione più diffusa è che derivi dal pesce cappone, appunto uno dei suoi principali elementi, ma non manca chi pensa all’allusione all’omonimo piatto grasso (il classico galletto castrato), un tempo certo più vagheggiato.

Ha un antenato illustre: il “Moretum”, una pasta verde ottenuta con formaggio fresco, aglio, erbe, sale, olio e aceto, la cui preparazione è descritta in un poemetto attribuito a Virgilio. A volte, si aggiungevano anche noci. I marinai sono stati, nei secoli, i principali involontari mezzi di interscambio tra le cucine del mediterraneo: arrivando con le loro navi, portavano spezie e prodotti da luoghi lontani e assaggiavano i piatti tipici dei porti che li ospitavano. In Liguria, nei piccoli porticcioli circondati da una terra impervia e scoscesa, quando venivano avvistate le navi in lontananza, le donne uscivano di fretta dalle case. Andavano nei loro orti, ricavati terrazzando la montagna e raccoglievano le foglie profumate del basilico; nei mortai mettevano i pinoli - doni spontanei della natura (fin da tempi remoti considerati potenti afrodisiaci, tanto che Galeno, già nel secondo secolo d.C., raccomandava agli uomini di bere, prima di coricarsi, un bicchiere di miele accompagnato da 20 mandorle e da 100 pinoli) - e l’aglio, che conferiva al sugo un profumo intenso. Era allora che, tornando, nel mescolio dei profumi, i marinai, da sempre uomini schivi, rozzi e taciturni, diventavano ad un tratto dolci e curiosi di nuove sensazioni d’amore.

Genova

Da questa, derivò una versione leggermente semplificata, che prese il nome di “Pan di Spagna”, per onorare la corte spagnola che aveva decretato la fortuna della preparazione. In realtà, la «pâte génoise” viene preparata a caldo, mescolando gli ingredienti in una terrina il cui fondo poggia nell’acqua in leggera ebollizione di una pentola, mentre l’impasto del “Pan di Spagna” viene preparato a freddo, mischiando in una terrina poca farina o fecola di patate, zucchero, tuorli d’uovo e bianchi d’uovo montati a neve fermissima. Entrambi sono usati come base di moltissimi dolci e si prestano a essere tagliati nelle forme più diverse per preparare sagome che vengono rifinite con glasse colorate e decorazioni di zucchero. La «Pâte génoise” è più diffusa nei paesi anglosassoni, mentre il “Pan di Spagna” lo è molto in Italia. Prossima tappa? Pisa! ◆ Capitano di Vascello Alessandro Pini

Genova

Ricette di Fabio Campoli Trofie al Pesto di basilico genovese Scegliere un basilico genovese fresco e lasciarlo freddare bene in frigorifero; in un mortaio aggiungere aglio, pinoli liguri, sale, pecorino, formaggio grattugiato di buona stagionatura e olio extravergine di oliva ligure. Fare attenzione all’ossidazione, che farebbe diventare il pesto scuro e dal sapore forte: per prevenirla in parte, tutti gli ingredienti devono essere trattati molto freddi. Servire con fagiolini e patate.


Sa pori d ’inverno

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Come cuocerla?

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iente di meglio, nei freddi giorni invernali, di un piatto di polenta: caldissima, robusta, corroborante. Piatto di gola, cuore e anima per eccellenza, parla di casa e di affetto, di caldi abbracci e di voglia di stare insieme. Sarà per la sua semplicità, perché sa di cose buone e genuine, per l’uso - in alcune zone - di servirla su una grande tavola di legno, o per il tempo che necessita per la preparazione... fatto sta che richiama alla mente scene familiari, magari intorno a un camino acceso.

È un cibo semplice, essenziale, rustico, un cibo dalla storia antica. Ma non antichissima. Come molti dei piatti di oggi non esisteva prima della scoperta dell’America, quando il mais è stato introdotto in Europa. O meglio, esisteva, ma realizzato con altri cereali. Per anni ha rappresentato l’unico pasto possibile, nei momenti di maggiore indigenza, ma oggi si consuma insieme a condimenti opulenti, spuntature, formaggi, funghi, ma anche baccalà, verdure ripassate, e se è buona appena preparata, lo è altrettanto il giorno successivo, tagliata a fette arrostite o fritte.

Per una volta dimenticate i ritmi serrati e riprendetevi il vostro tempo. Niente polente precotte: gli ingredienti indispensabili sono farina di qualità, acqua, amore, pazienza e olio di gomito. Scegliete una pentola con il fondo pesante, meglio ancora il tradizionale paiolo di rame (il rame è un buon conduttore di calore e permette una cottura uniforme) e via con il mestolo di legno. Va bene: esistono delle scorciatoie ammesse anche dai puristi, per esempio il paiolo elettrico che fa il lavoro per voi, in alternativa, la cottura a bagnomaria, che permette di mescolare di tanto in tanto. Partite però dall’inizio, ovvero dalla scelta della farina: ricavata dalla macinatura dei chicchi di granturco (mais), giallo o bianco. Meglio quella bramata, grossa e spigolosa, che è ottenuta da chicchi più ricchi di proteine, più nutriente e più compatta; lasciare il fioretto, la farina di mais macinato fine, ai vostri dolci: riescono meglio per la maggiore presenza di amido. A volte, la farina di mais può essere miscelata con altri tipi di cereali, come il grano saraceno. Preparatevi con tanta acqua, circa tre volte il peso della farina (attenzione! Non è una proporzione precisa, molto dipende dalla macinatura) e di pazienza. Un’ombra di olio nell’acqua evita i grumi, ma l’importante è versare “a pioggia” la farina. E poi iniziate a mescolare sempre nello stesso verso, soprattutto all’inizio. Ci vogliono almeno tre quarti d’ora per cuocere, ma anche senza orologio vi accorgerete che è pronta perché si stacca dalle pareti della pentola. E man mano che si procede con la cottura e la massa si fa più soda, mescolare diventa più faticoso... un po’ di ginnastica non fa male.

gourmet

di Antonella De Santis

Una volta pronta, per tagliarla a fette, il metodo migliore è usare un filo di cotone. Nel centro Italia è più fluida e viene servita su una tavola rettangolare di legno (chiamata spiendola o spianatòra) che riunisce tutta la famiglia su un solo “piatto”. Alla ricerca di sapori antichi facciamo un excursus su questo piatto. Cercando di orientarci tra farine e ricette. Dicevamo di evitare quella istantanea, e non solo per amore della tradizione che vuole lunghe cotture intorno al paiolo, ma perché le sostanze nutritive non sono le stesse, e così il risultato finale, più gommoso, che impedisce l’assorbimento dei condimenti. Gialla: di mais, granturco o melica - un cereale antico originario delle Americhe, introdotto in Europa nel ‘500, ma scoperto da Colombo. Saracena: deriva dal grano saraceno, con grani piccoli e scuri a basso contenuto di glutine. È una farina grigiastra, ricca di proteine e fibre tipica della Valtellina e della Carnia. Ci si prepara la polenta taragna Bianca: prodotta dal mais biancoperla, tipico del Polesine, del Trevigiano e della zona di Venezia, ha chicchi bianchi, perlacei e brillanti. Se ne produce una farina di grana molto fine e delicata. Integrale: ricca di fibre e con maggiore consistenza.


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Una volta gli abitanti del nord Italia venivano chiamati “polentoni”, cioè mangiatori di polenta. Ma questo non significa che questo alimento sia consumato solo al settentrione. Al contrario, cercando qua e là si trovano un po’ ovunque, in Italia, ricette regionali a base di polenta. Ve ne raccontiamo alcune, golosissime. Nord Polenta Taragna. Farina di grano saraceno (che dà il caratteristico colore scuro) e in parte minore farina gialla. E poi bitto e burro aggiunti a cottura quasi ultimata, ma ancora in corso. Tipica della Valtellina, e delle valli bresciane e bergamasche. La Polenta Cròpa di Arigna, è di sola farina scura cotta nella panna e arricchita con formaggio. Polenta Concia o Vuncia... ovvero unta. Di origine lombarda, consiste in strati di polenta gialla e scura, parmigiano grattugiato e aglio o cipolla con salvia soffritti nel burro. Nomi simili anche in Val d’Aosta e nel biellese identificano ricette con polenta, formaggio e burro aggiunti a fine cottura. Nel Piacentino strati sottili di polenta ricoperti di sugo e grana sono chiamati pulëinta consa. Polenta e bruscitti: tipica del Varesotto o dell’area Milanese è a condita con carne sminuzzata. La polenta con i ciccioli è diffusa in molte zone del nord Italia. Cotti nella polenta (pulëinta e graséi del Piacentino), o uniti alla fine, come nella nella pulenta e grepule, di Mantova. Polenta Carbonera del Trentino: farina gialla di Storo, condita a fine cottura con salame fresco rosolato, cipolla, formaggio Spressa a pezzetti, grana grattugiato e pepe macinato. In Trentino la polenta di patate si prepara aggiungendo alle patate lessate a tocchetti e pestate farina di grano saraceno o mista. A fine cottura si può arricchire con salame, formaggi, cipolle soffritte o varianti personali. La polenta bianca veneta si abbina con il pesce: moeche, schie, gamberi e baccalà, ma è famosa anche con gli osei o con lo speo, spiedo di carne mista: maiale, pollo, costicine. La pult è una polentina estiva molto molle preparata sul lago di Como con farina di mais e frumento. Si mangia intinta nel latte freddo. NeI Cassagai o Calzagatti degli appennini reggiani e piacentini, si uniscono alla polenta, poco prima

della fine della cottura, borlotti lessi e salsa di pomodoro con cipolla e pancetta. Si consuma anche fredda a fette fritte o tostate. Se è in bianco ha le fave al posto dei fagioli. centro-sud La polenta alla Carbonara di Auqalagna, nelle Marche è di farina gialla, con guanciale e pecorino. Se ripassata al forno si chiama Polentone. La polenta Pasticciata napoletana è messa a strati, fredda, in una teglia, alternata a pezzetti di carne (che derivano da un unico pezzo cotto a lungo nel pomodoro) salsiccia a fette, mozzarella, sugo e parmigiano. Si passa in forno per gratinarla. I triangolini o rettangoli di polenta fritta sono detti scagliuozzi, venduti come crocché o paste cresciute. Simile la polenta Pasticciata sarda dove il condimento è fatto con un soffritto di cipolla, basilico, prezzemolo, cui si aggiungono le salsicce di Tempio, il sartizzu, i pelati e il pecorino Qui si trova anche la polenta di orzo, detta purenta, pulenta o farru (polenta di orzo), di tradizione antichissima, di castagna, ghianda, avena, segale, riso. In Toscana viene consumata anche fritta o cotta in forno, come crostini. Tipica è la pattona, polenta dolce di farina di castagne, un tempo contorno di carne, pesce verdura. A Roma la polenta è con le spuntature. Le parti del maiale intorno alle costole sono la base per un sugo cui spesso si aggiungono, a metà cottura, delle salsicce a pezzi grossi. Tipicamente servita su un grosso tagliare di legno, detto spianatora, e condita con il sugo. Nel Lazio si consuma anche in bianco, a base di un soffritto di aglio, olio, peperoncino, salsicce e guanciale oppure pancetta. La frascatula tipica lucana (anche siciliana e calabrese), si prepara con farina di granoturco, patate e strutto. Si accompagna con del sugo, oppure cotechino o salsiccia, o con vino cotto ◆

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Giro d’Italia tra i sapori

Bibliotheca Culinaria - ph Michele Tabozzi

Polenta dello chef Alfonso Iaccarino

Ingredienti per 4 persone 5 dl latte 125 g semola di grano duro 2 tuorli 20 g Parmigiano reggiano grattugiato 8 filetti di acciughe sotto sale 200 g mozzarella 70 g caciotta di latte vaccino 25 g succo di pomodoro 4 fette prosciutto crudo 8 foglie di basilico 5 g olio di oliva extra vergine sale

Portare a ebollizione 4 dl di latte in un pentolino da fondo spesso. Unire l'olio, un pizzico di sale e versare la farina di semola a pioggia mescolando con una frusta. Cuocere a fuoco lento rimestando continuamente con un cucchiaio di legno per circa 10 minuti. Togliere dal fuoco, incorporare un tuorlo e il parmigiano, amalgamare e versare su un piano di marmo unto di olio. Stendere con uno spessore di circa un centimetro. Appena freddo ricavare 12 stelle con uno stampino. Per la fonduta: scaldare il latte rimasto, unire metà della mozzarella tagliata a dadini piccoli e 10 grammi di caciotta grattugiata. Mescolare per due minuti con un cucchiaio di legno. Frullare il composto caldo con un tuorlo e passare tutto al setaccio. Su ogni piatto alternare tre stelle con pezzetti di prosciutto, fettine di mozzarella e basilico. Passare in forno preriscaldato a 180° C per 11 minuti. Guarnire con i due filetti di acciuga dissalati e servire con la fonduta riscaldata a bagnomaria, dischetti di caciotta e gocce di succo di pomodoro.


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L e gustose ricette

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Una ricetta tratta dal calendario

Ricetta di Marzo: “Spaghetti con carciofi, seppie e il loro nero” Ingredienti per 4 persone 300 g di spaghetti 300 g di seppie pulite 2 carciofi 1 limone 20 g di prezzemolo 10 g di peperoncino verde fresco 1 spicchio d’aglio 60 g d’olio extravergine d’oliva sale qb

Dod ici m esi d i sorrisi e ricette!

IL CALENDARIO SOLIDALE DI FABIO CAMPOLI

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nche Fabio Campoli per il 2013 avrà il suo calendario: 365 giorni in cucina, 12 mesi di ricette e un anno di solidarietà. Un progetto importante per la C.I.F.A. Onlus, Centro Internazionale per l’infanzia e la famiglia, organizzazione non governativa impegnata a tutelare i diritti fondamentali dei bambini del mondo così come sancito dalla Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia. Il progetto nasce da un’idea di Armando Albanesi, direttore del Circolo dei Buongustai e Liliana Pintilei, modella e showgirl tra le fila del Bagaglino, impegnata da un anno come testimonial della CIFA Onlus. L’obiettivo di questa “operazione di solidarietà” è far conoscere la CIFA e le sue attività nel nostro paese e nel mondo. La CIFA, da anni sta accanto ai bambini poco fortunati e a quelle famiglie impegnate in un percorso di adozione: “sogniamo un mondo di pace in cui a tutti i bambini e agli adolescenti siano garantiti acqua, cibo, salute, scuola, gioco, affetto e protezione. Un mondo in cui i bambini e gli adolescenti si sentano amati e rispettati all’interno di una famiglia e di una comunità, divenendo soggetti attivi della propria crescita armoniosa”. Protagonisti di questo originale e simpatico calendario sono lo chef Fabio Campoli insieme alla Pintilei, che hanno posato per l’obiettivo del fotografo Pino Polesi con i bambini di Cifa Onlus. Dodici bambini di diversa nazionalità, che rappresentano dodici storie differenti di adozione di altrettante famiglie in Italia.

“È stata una bella esperienza - conferma Fabio Campoli dove anche io mi sono sentito un po’ bambino. Ogni giorno mi ritrovavo sul set fotografico, che abbiamo allestito tra i colori dei banchi dei mercati generali con bambini, piccoli nuovi amici, tutti sorridenti e vivacissimi. Ci siamo divertiti per le situazioni comiche che si creavano di volta in volta”. Oltre a regalare un sorriso lo chef regala ai sostenitori della CIFA anche dodici ricette, tutte firmate da lui, una per ogni mese, organizzate per prodotti e stagioni. Ogni foto, infatti, oltre ai bambini e adolescenti, ha come protagonista un ortaggio o verdura di stagione a cui lo chef, presidente del Circolo dei Buongustai, dedica un piatto. Da gennaio a dicembre, passando dai limoni ai pachino, dai carciofi alle olive, Fabio Campoli racchiude in dodici ricette la sintesi della grande cucina italiana secondo la filosofia delle buone cose, la stessa che lo ha portato ad appoggiare e realizzare questo importante progetto. Il calendario CIFA Onlus è stato realizzato con la collaborazione del Circolo dei Buongustai, Roma Capitale, Centrale del Latte di Roma, E.Globalnet srl e Cosvedil, sostenitori del progetto. Il calendario è in vendita nelle edicole di Piemonte, Veneto, Lombardia, Marche e Lazio, regioni dove Cifa ha sede. Tutti i proventi della vendita verranno destinati a sostenere i progetti di Cifa attivi nel mondo a tutela dell’infanzia, in particolare quelli in Cambogia. www.cifaong.it

Mondo i carciofi, li taglio a spicchi sottili in senso verticale e li immergo in acqua freddata arricchita dal succo del limone. Li faccio riposare per 4 ore in frigorifero, li scolo bene e li scotto in padella per cinque minuti con tre cucchiai d’olio e lo spicchio d’aglio schiacciato. Alla fine, aggiungo il peperoncino tritato e regolo di sale. Nel frattempo, taglio a listarelle sottili le seppie, conservando le sacche. A parte, svuoto le sacche di nero in una ciotola e le diluisco con dell’acqua fredda, verso il tutto in un’altra padella col rimanente olio e scaldo appena. Faccio cuocere gli spaghetti in acqua bollente, li scolo al dente e li verso direttamente nella padella con il nero, aggiungendo immediatamente le seppie, e cuocio al massimo per un minuto. In ultimo trito finemente del prezzemolo, ne cospargo la pasta e arricchisco coi carciofi tiepidi.

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Fabio Cam pol i L e cola z ioni

ristorante

Crema al torrone e cioccolato fondente Ingredienti latte fresco, 1 dl cioccolato fondente 75 g torrone 75 g ricotta 150 g caffè in polvere, 1/2 cucchiaino gallette di riso 2

Mettete in un pentolino il latte, il cioccolato ed il torrone. Fatelo sciogliere a bagnomaria o al microonde. Prendete la ricotta e conditela con il caffè in polvere. Aggiungete il composto di ricotta al latte e cioccolato. Frullate bene il tutto fino a renderlo cremoso e liscio. Utilizzate la crema ottenuta per cospargerla su gallette di riso. Accompagnamento: Latte caldo

Crostini di pane con frutta secca tritata e yogurt magro Ingredienti per 2 persone pane raffermo 150 g frutta secca sgusciata 40 g yogurt magro 2 vasetti

Tagliate a cubi regolari il pane e fatelo tostare in forno ad una temperatura di 150 °C, alla fine dovrà risultare asciutto, croccante e dorato. Su un tagliere mettete un misto di frutta secca sgusciata e tritatela grossolanamente. Tenetela da parte. Preparate sul fondo della tazza i crostini di pane dorato, adagiatevi sopra lo yogurt magro e in ultimo coprite con la frutta secca tritata.

Celestina ai Parioli, il più antico ristorante nel cuore dei Parioli, propone ogni settimana grandi serate di degustazione per i propri ospiti. Sono momenti particolari a tema, per proporre ai clienti percorsi eno-gastronomici che valorizzano le eccellenze regionali, accompagnati da una selezione di vini delle migliori cantine e birre artigianali. Queste serate offrono anche momenti di incontro tra i nuovi proprietari e gli ospiti, che hanno così l’opportunità di conoscerli meglio.

Accompagnamento: Ginseng

Celestina vi aspetta! Viale Parioli, 184 • tel. 068078242 - 068079505 www.ristorantecelestina.com


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C’ è ferm ento a Rom a

utte le strade (del gusto) portano a Roma. Si, la capitale negli ultimi mesi ha registrato moltissime nuove aperture, ve le vogliamo illustrare per darvi, una volta di più, preziosi suggerimenti per vivere la città all’insegna del buon mangiare. E non solo di sera. La mappa di Roma è un pullulare di bandierine con il marchio “novità”: forni, paninoteche, ristoranti, pizzerie. Tutto questo e molto altro - insieme e non - ha cambiato in pochissimo tempo il panorama cittadino. Fermo restando tutto il bello e il buono già esistente. Partiamo dai locali già annunciati qualche mese fa. Il capofila delle new entry romane è firmato dalla joint venture tra due (o meglio quattro) nomi noti tra i gourmet capitolini: la coppia Cristina Bowerman/Fabio Spada (Glass Hosteria Vicolo del Cinque) + Alessandro Roscioli (Ristorante Salumeria Roscioli - via dei Giubbonari) e Pierluigi Roscioli (Antico Forno Roscioli - via dei Chiavari). Si chiama Romeo, 400 mq ristrutturati dall’architetto Andrea Lupacchini, già artefice di Glass: ramificazioni post moderne che movimentano il soffitto, lampade bianche e lucernai rosso fuoco, banconi per le diverse aree, tavoli alti per lo snack e area ristorante. Ci si va per il pane e i prodotti da forno, la straordinaria salumeria, per una delle proposte “mordi & fuggi” che danno in un panino l’esperienza della grande cucina. Al ristorante vero e proprio la mano di Cristina Bowerman definisce una linea moderna, saporita, creativa, golosa: insalata di tuberi e caprino, pasta e fagioli borlotti in brodo di triglia, hamburger umami. E una scelta di piatti da gustare con le mani, evoluzione del finger food, come il tortello da intingere nella crema di nocciole. Pochi giorni e poche centinaia di metri dopo (beh forse qualcosina in più), ed ecco l’apertura del Panificio di Garbiele Bonci: l’indiscusso re delle lievitazioni ha aperto un forno che più tradizionale (e buono) non si può. Pani magnifici con farine selezionate, naturali e macinate a pietra e lievito madre, pasticceria di altissimo livello, pizza bianca (anche da farcire) e rossa, cornetti e croissant che sono un inno al burro e alla leggerezza. Come a Roma è impossibile

Romeo

Gran Meliá Rome Villa Agrippina

di Antonella De Santis

Splendor Parthenopes

trovare. Difficile spiegarlo con poche parole: bisogna andare e provare. E godere di prezzi davvero invitanti. In pieno centro è atterrato un angolo di Emilia: ParmAroma. Un altro mega gastrobistrot che punta sui grandi prodotti di Parma: parmigiano, prosciutto, culatello, strolghino, cacio nerone, balsamico e così via. Da acquistare e mangiare nei 400 metri quadrati di Piazza Rondanini, in aggiunta tortelli ricotta e spinaci, tortelli zucca, tortellini, anolini, tortello di Parmigiano. A breve anche corsi e approfondimenti a tema. Altra apertura in grande stile e su grandi numeri è stata quella del Porto Fluviale: quasi 1000 metri quadrati in stile neo osteria, cool e accogliente - come ci ha abituato l’architetto Liorni - a un passo dal Tevere. Aperto dalle 10 del mattino a notte fonda. Bar, cocktail bar (con il guru delle miscelazioni romane, Pino Mondello), angolo street food, spazio tapas e cicchetti (con proposte in versione mignon rubate dalla carta e anche qualcosa in più), area fritti e griglia. Non solo: trattoria con piatti italiani proposti in diversi formati per soddisfare ogni appetito. Ragù, fettuccia con carciofi maggiorana pecorino di fossa, baccalà alla livornese, e alri piatti rassicuranti e familiari. Al punto che nel fine settimana

si salta a pie’ pari il brunch per tornare al caro, vecchio, pranzo della domenica con fiamminghe, vassoi e pastarelle. Dal forno - o meglio dai forni - arrivano le pizze, romane o napoletane. Stili diversi, dunque impasti, temperature e forni diversi. Con un occhio al gusto e uno al portafoglio... E se la vostra casa è troppo piccola per una cena numerosa, c’è il salotto: una stanza riservata con cucina autonoma. Qui potete ospitare gli amici cucinando per loro, o chiedendo al locale l’esclusiva di uno chef a disposizione. Di nuovo ampi spazi, quelli che qualche decennio fa ospitavano I Professionisti. Oggi parlano il dialetto campano con Splendor Parthenopes: ispirazione primo novecento (di nuovo firmato da Liorni) e proposta differenziata: pizzeria e ristorante con proposte napoletanissime, dalla genovese ai fritti, dal ragù alle sfogliatelle. 800 metri quadrati su tre piani con bar, caffetteria, pasticceria, pizzeria, trattoria, e location per eventi. Bellissimo. L’accento campano segna anche il ritorno a Roma della famiglia Iaccarino, questa volta al Gran Meliá Rome Villa Agrippina, elegantissimo resort sul Gianicolo, con tanto di giardino di aranci e limoni. Sapori sorrentini, nuovi

Porto Fluviale

ParmAroma

piatti e classici del Don Alfonso a Sant’Agata ai Due Golfi, proposte gourmet ben radicate nei sapori mediterranei. Location di gran lusso e cucina d’elite, ideale per una grande occasione. Adatto per un pasto veloce, ma ricco di piacevolezza, è il nuovo spazio di Bocca di Dama, che moltiplica gli indirizzi (il primo è a San Lorenzo) e apre a Via Arenula. Pasticceria dolce e salata, qualche proposta sprint per il pranzo anche take away, e la consueta grazia nell’ambiente e nel packaging. Pasticciotti, tortine di mele, panini, sformati, insalate di farro, e sequenza di polpette, di carne, pesce e vegetariane. Cibi (non più solo dolci) naturalmente imperfetti, come recita il claim. Casalinghi, ma con una marcia in più. A breve anche in Via Cicerone. Proprio dietro l’angolo rispetto a Bocca di Dama, new entry nell’ormai affollatissimo mondo dei panini d’autore: Fonzie, The Burger’s House kosher. Hamburger, panini con il pastrami, agnello e tanti altri, anche vegetariani. Inlista più di 20 proposte, tutte da addentare, magari insieme a patatine o anelli di cipolla fritti. Negli orari topici la file è assicurata, il gusto anche ◆

Romeo Via Silla, 26/a tel. 06.32110120 Panificio Bonci Via Trionfale 34-36 tel. 06.39734457 ParmAroma Via del Pozzo delle Cornacchie, 36 tel. 06.68806729 Porto Fluviale Via del Porto Fluviale, 22 tel. 06.5743199 Splendor Parthenopes Via Vittoria Colonna 32/c tel 06.6833710 Vivavoce by Alfonso ed Ernesto Iaccarino c/o Hotel Gran Meliá Via del Gianicolo, 4 tel. 06.92590201 Bocca di Dama Via Arenula 17-18 tel. 06.69920231 Fonzie - The Burgher’s House Via Santa Maria del Pianto, 13 tel.06.68892029


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Biz z arrìa d ’a grum i

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A Firenze in un magico giardino crescono frutti antichi, improbabili e fantastici di Donatella Codonesu

Giardino della villa di Castello, veduta generale.

Citrus lumia “Pomum Adami”

C’ C’

amaro, appunto. Nel senso che l’alberello, incredibilmente, riesce a produrre allo stesso tempo frutti di tutti e tre i tipi. Non solo. In una lettera del 1655 si racconta di un incredibile frutto che corrispondeva ai tre agrumi incastrati uno dentro l’altro: un limone esternamente, che conteneva un’arancia, che a sua volta includeva un piccolo cedro. Piuttosto singolare anche la vicenda storica della pianta, “creata” nel 1644 ed entrata a far parte delle collezioni

medicee di Villa Castello, poi sopravvissuta ai pesanti bombardamenti subiti dagli storici giardini fiorentini, e infine ritrovata per caso dal responsabile dell’Orto Botanico della villa di Castello, Paolo Galeotti, e quindi trapiantata anche nel Giardino di Boboli e nell’Orto Botanico della città. Ma è il giardino di limoni di Villa di Castello a custodire la più grande collezione di agrumi d’Europa, non tanto per le quasi 500 piante ospitate, quanto per il loro valore storico: alcune infatti ancora risalgono ai Medici e hanno almeno trecento anni. Sono coltivate in grandi vasi di terracotta, molti dei quali settecenteschi, fino a due metri di diametro, mantenute e conservate secondo le antiche tecniche di coltivazione. Ricoverate nell’attigua limonaia durante l’inverno, le piante in primavera riconquistano il loro splendido giardino, dove sono disposte in base all’età - con un mese di lavoro per il ‘trasloco’ - per accogliere i visitatori fino all’autunno ◆

Giardino della villa di Castello, veduta del giardino formale La limonaia di Villa Castello.

era una volta un giardino incantato… potrebbe a buon diritto iniziare così la storia del parco della medicea Villa Carobbi, il cui ingresso principale si affaccia su Via di Novoli, a Firenze. È un bel giardino rinascimentale che ospita, fra le molte piante, una meravigliosa collezione di agrumi antichi e piuttosto insoliti. Sono varietà che anticamente venivano coltivate ma di cui nel tempo si è persa la memoria: vi si trovano il cedrato di Firenze (Citrus limonimedica “Florentina”), il limoncello di Napoli (Citrus aurantifolia “Neapolitanum”), il pomo di Adamo (Citrus lumia “Pomum Adami”), l’arancio virgolaro o dei Lanzichenecchi (Citrus aurantium “Virgatum”) e, il più

Il Citrus medica “Digitata”, conosciuta anche come “mano di Budda”: ogni spicchio del frutto tende a svilupparsi come unità a sé stante

curioso di tutti, il Citrus aurantium “Bizzaria”. La Bizzarìa, di nome e di fatto, è un rarissimo agrume ibrido dalla scorza bitorzoluta, ottenuto nel 1644 da un giardiniere dell’allora Villa Panciatichi della Torre degli Agli, alla periferia nord di Firenze. Scomparso dalla seconda metà dell’Ottocento è stato miracolosamente ritrovato solo nel 1980 e ripropagato nel giardino di Castello, dove oggi è visibile in tutta la sua originale bellezza. Bizzarro non solo il suo aspetto esteriore, ma anche la ‘sostanza’: geneticamente un arancio amaro, questo particolarissimo agrume presenta in realtà i caratteri di ben tre specie diverse di agrumi: il cedro, il limone e l’arancio

La grotta degli animali, opera del Tribolo progettista della villa di Castello, è formata da figure di animali europei ed esotici, scolpiti in ogni sorta di marmi e pietre, per imitare i colori dei manti e delle pellicce


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L’ALOE VERA DI FUERTEVENTURA

La pianta dell’immortalità fra storia millenaria ed erboristeria all’avanguardia

L’ L’

etimologia non è molto chiara, il nome dell’aloe potrebbe derivare dal termine arabo per “amaro” o dal greco “àls-alòs”, che significa sale, per il sapore amaro simile a quello dell’acqua di mare. In ogni caso le prime testimonianze risalgono al 2.200 a.C. su una tavoletta di argilla ritrovata nei pressi di Bagdad, quando la pianta era già conosciuta per le sue molte capacità terapeutiche. Conosciuta come la pianta dell’immortalità, nell’antico Egitto era tra le sostanze utilizzate per l’imbalsamazione e piantarla davanti alla porta di casa era un modo per assicurarsi una lunga e felice esistenza. Nella Bibbia e in altri antichi testi vengono citate le proprietà del suo succo: antinfiammatorie, rigeneranti e antisettiche. E ancora oggi la medicina tibetana e quella Ayurvedica la usano per i loro preparati. I primi

studi scientifici in Europa risalgono al 1850, ma è solo alla fine degli anni ’50 che il Ministero della sanità americano ne dichiarò ufficialmente le capacità curative nel caso di ustioni. La famiglia delle Aloeaceae comprende numerosissime specie originarie dell’Africa, del Madagascar e dell’Arabia. È una pianta sempreverde, carnosa, dalle foglie lunghe e lanceolate, con spine ai lati e piene di acqua. Una grande infiorescenza ad ombrello, pendente giallo, rosso o arancio cresce dalla primavera all’autunno al centro del ciuffo di foglie. In Europa, le coltivazioni più estese si trovano in Spagna, Grecia e Israele; recentemente ne sono nate altre nell’Italia del sud e nel resto mondo viene largamente coltivata in zone aride e semiaride in Africa, Australia, in tutta l’America e perfino in Russia e Giappone. Fra le molte varietà, quella pregiata è la aloe barbadensis Miller, meglio nota come

Aloe Vera, la prima ad essere studiata scientificamente da un farmacista texano nel 1959. Bill Coats riuscì a mettere a punto un processo per stabilizzarne la polpa, permettendone la commercializzazione senza più problemi di ossidazione e fermentazione. È una pianta succulenta, i cui tessuti sono cioè in grado di immagazzinare grandi quantità d’acqua. Dell’aloe si utilizzano le foglie fresche e ben turgide, da cui si ottiene un gel, usato come cicatrizzante, lenitivo o tonico rivitalizzante ed idratante della pelle. Le foglie fresche, aperte, possono anche essere messe direttamente a contatto con la pelle per lenire piccole ustioni. Assunta in polvere invece aiuta le funzioni epatiche e da essa si ricavano anche farmaci lassativi. Grazie alle mille virtù e altrettante proprietà della pianta, che contiene anche amminoacidi, zuccheri (come l’acido uronico), minerali (Calcio) e vitamina E ◆ D.C.

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Aloe Vera (e non)

Utilizzata da millenni per l’enorme efficacia rigeneratrice, purificante e cicatrizzante, l’Aloe Barbadensis Miller (Vera) ha conosciuto negli ultimi 15 anni un enorme e meritato successo. Allo stesso tempo l’impiego negli ambiti più disparati, talvolta anche lontani dalla cosmesi, ha contribuito alla diffusione di informazioni spesso ingannevoli e ha dato vita ad inevitabili speculazioni. Scegliere un prodotto all’Aloe quando ovunque se ne millanta la presenza, sembra quindi un’impresa quanto mai ardua. Basta invece un po’ di attenzione per sapersi orientare. È fondamentale innanzitutto conoscere la provenienza dell’Aloe impiegata. Grazie alla sua enorme capacità di adattamento, questa pianta può infatti essere coltivata ovunque ma la concentrazione di sostanze benefiche contenute varia in base al clima e al territorio. In Europa la più pregiata cresce spontaneamente a Fuerteventura, la “Isla Tranquila” della Canarie, dove il clima subtropicale, le scarsissime piogge, l’aridità del terreno vulcanico ricco di minerali e la purezza dell’aria consentono un’elevatissima concentrazione di quegli elementi, primo tra tutti l’Acemannan, che le conferiscono già citate proprietà. Particolare attenzione va poi riservata all’INCI indicato sulla confezione, vale a dire l’elenco degli ingredienti disposti in ordine decrescente. Se la prima posizione è occupata dall’Acqua significa che l’Aloe presente è stata liofilizzata e successivamente reidratata con conseguente inevitabile perdita delle proprietà. La maggior parte dei prodotti in commercio, subiscono questo processo per una serie di motivazioni commerciali che vengono privilegiate rispetto alla qualità del prodotto stesso. Al contrario più rari, ma di qualità superiore, sono i cosmetici che utilizzano l’Aloe Vera Fresca, come viene estratta dalla foglia. Riconoscerli non è complicato: il primo ingrediente in questo caso sarà inequivocabilmente l’Aloe. Linea cosmetica con Aloe Fresca di Fuerteventura: www.erbania.it G.F.


Tenuta d el l ’Am m ira gl ia

stile ed eco-compatibilità per la nuova cantina Marchesi de’ Frescobaldi di Monia Innocenti - ph Andrea Jemolo

Paesaggio e architettura

I doccioni in zinco - ph Piero Sartogo

Paesaggio e architettura

Piero Sartogo e Nathalie Grenon, pionieri di una nuova tendenza progettuale, realizzano per la secolare famiglia un’esemplare architettura contemporanea legata all’enologia

wineries design

La foresteria sul nuovo suolo vegetale della cantina


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La copertura vegetale della cantina Paesaggio e architettura

Spazi di rappresentanza: convegni, ristorazione e degustazione

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Wine shop

Paesaggio e architettura

La finestra sulla barricaia

a nuova Tenuta dell’Ammiraglia dei Marchesi de’ Frescobaldi si trova a Magliano, nel cuore della Maremma (Grosseto), in un territorio caratterizzato da terreni aridi e sassosi e un clima mite grazie anche alle brezze che arrivano direttamente dal mare. I vigneti coprono 97 ettari e Ammiraglia, il vino più importante, proviene da uve Syrah che qui hanno trovato un terreno particolarmente adatto. Il Sangiovese si coltiva su una superficie ricca di galestro, ideale per Pietraregia dell’Ammiraglia, Morellino di Scansano Riserva DOC. La nuova cantina nasce dal progetto degli architetti Piero Sartogo e Nathalie Grenon e rappresenta uno dei migliori esempi di innovazione e tecnologia nel pieno rispetto della natura, divenuto oggi un vero e proprio modello di riferimento, antesignano di una filiera di altri progetti, che da esso traggono ispirazione. La struttura, infatti, si integra perfettamente all’ambiente circostante, come “se un lembo di terra fosse stato sollevato per aprire una sottile e longilinea fessura nel declivio naturale del terreno”. Questo effetto è possibile grazie al terminale del tetto che conclude con un rivestimento in zinco Rheinzink di colore grigio, in grado di marcare i confini della costruzione, il distacco tra naturale e artificiale, distinguendo la sagoma dell’edificio dall’area circostante e dando, appunto, la sensazione del lembo di terra sollevato. La cantina si inserisce all’interno della collina, con il risultato che i 3.500 metri quadri quasi scompaiano alla vista. Quando il visitatore si avvicina nota, quindi, solo un profilo curvilineo, come un naturale segno del paesaggio stesso.

La barricaia - Archivio Frescobaldi

Per garantire un’assoluta integrazione con l’ambiente e quindi limitare gli ingombri degli elementi portanti, sono state adottate tecniche ingegneristiche innovative, utilizzando in particolare grandi campate per la struttura in legno lamellare della copertura prodotta da Interholz e pilastri in acciaio disposti con un’ orditura che allude all’idea del bosco. Nell’effettuare gli scavi per inserire l’edificio nella collina, oltre a riutilizzare i numerosi materiali ricavati, come ad esempio grandi blocchi di pietra, la massa del terreno scavato è stata trasferita al di sopra del piano di copertura, interpretando in questo modo uno dei principi base dell’ecosostenibilità e generando un microclima ideale al di sotto della copertura, grazie al naturale trasudo della terra. Sempre per confermare l’integrazione territoriale, sul tetto sono state inserite piante autoctone. Quasi tutte le aree della produzione sono a vista (la lavorazione dell’uva avviene con il metodo “a gravità”). Oltre agli spazi per lavorazione uve, vinificazione e invecchiamento, la nuova costruzione prevede un centro accoglienza visitatori, spazi per convegni, wine tasting, ristorazione, wine shop, uffici e foresteria. Dal lunedì al venerdì è possibile degustare i vini e su prenotazione si possono organizzare cene e pranzi privati. Il nome Frescobaldi si conferma ancora come garanzia non solo per la tradizione (ha una storia di oltre 700 anni) ma anche per l’innovazione e la continua ricerca, che in questo caso hanno saputo dialogare con la natura e addirittura migliorarla ◆ www.frescobaldi.it www.sartogoarchitetti.it


design

A fil d i lam a Come si riconosce la qualità di un coltello? E quale modello serve per tritare o filettare? Ecco alcune caratteristiche da tenere presenti per scegliere lo strumento giusto al momento giusto di Francesca Volino

Vediamo da vicino gli aspetti da tenere in considerazione se si vuole acquistare un coltello soddisfacente:

RAFFINATI E RESISTENTI

C’ C’

è chi ci arriva prima e chi ci arriva dopo. Chi per decisione propria e chi per decisione altrui (grazie a un bel regalo). Ma alla fine, il passaggio dal coltello qualunque a quello di qualità avviene e, da quel momento, la nostra vita in cucina prende un’altra piega. Scopriamo all’improvviso che tagliare, sminuzzare, affettare, tritare ecc. sono operazioni semplici, veloci, alla portata di tutti. E ci sentiamo più sicuri a maneggiare lame taglienti e affilate, dall’impugnatura ergonomica.

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Yari combina un design di tradizione orientale con ottime caratteristiche funzionali. I coltelli prodotti da WMF hanno lame speciali realizzate da 67 strati di acciaio di alta qualità giapponese, apprezzate dagli appassionati di cucina di tutto il mondo. www.wmf.it

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una per ogni esigenza

Istruzioni per l’uso: come interpretare la lama

Corta, dritta o curva spelucchino per la pulitura di frutta e verdura

Come riconoscere la qualità È cosa nota che i giapponesi siano i maestri indiscussi della lama (basti pensare alle spade dei Samurai). Particolarmente apprezzati a livello globale sono anche i manufatti tedeschi. Ma per un non addetto ai lavori è complicato capire al primo colpo se un coltello è di qualità, soprattutto perché è costretto a basarsi solo sulle caratteristiche visibili. È attraverso l’uso regolare che si comprende veramente se un coltello è superiore.

Lunga e flessibile ideale per sfilettare, tagliare prosciutto, salmone e carne, o anche per spellare e sfilettare il pesce Lunga e rigida per tagli energici su carne, pesce e verdure. Lunga e seghettata per cibi con crosta o per frutta e verdura con fibra tenace Larga e robusta, presa equilibrata multiuso

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la vera differenza tra un’ottima lama e una scadente la fa la qualità dell’acciaio impiegato una lama seria taglia di più e mantiene l’affilatura più a lungo (il carbonio è un elemento essenziale della durezza, dunque dell’affilatura del coltello) solitamente i coltelli migliori sono quelli che hanno la lama che continua a vista fin dentro tutto il manico, senza soluzione di continuità tra il nodo e l’impugnatura. Ciò dipende dalla precisione nella lavorazione manuale eseguita e impedisce che si formino delle irregolarità o degli anfratti in cui potrebbero annidarsi i batteri la finitura della superficie di un buon coltello appare lucida e perfettamente uniforme molto importante è anche l’angolo di affilatura (tecnicamente il coltello giapponese è il più possibile fine: quasi piatto) l’impugnatura e il nodo di un buon coltello garantiscono una presa salda e un bilanciamento ottimale del peso un coltello di valore non si arrugginisce facilmente infine, anche il prezzo è un buon indicatore di qualità. Un coltello che costa meno di 50 euro difficilmente assicurerà prestazioni adeguate.


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Tipologie di coltelli Lungo o corto? Piccolo o grande? Multiuso o specifico per un alimento? Esistono numerose tipologie di coltelli, in base agli scopi. Vi segnaliamo le più comuni:

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Santoku: il classico coltello universale giapponese, è particolarmente adatto al taglio di tutti gli ingredienti, anche per tritare e pulire ortaggi e verdure trinciante: coltello massiccio dalla lama ampia e curva. Serve per tagliare, tritare, affettare, raccogliere, ridurre a cubetti qualunque tipo di alimento mannaia: è un grosso coltello con la lama molto larga, spessa e pesante, usato per rompere gli ossi e per tagliare grossi pezzi di carne con o senza osso ed ottenere costate, bistecche ecc.

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spelucchino: è utile per tutti i lavori di fino o per tagliare cose piccole (pelare la frutta, sbucciare, raschiare, ecc). affetta prosciutto: con lama lunga, liscia e stretta, per tagliare carni già cotte senza sbriciolarle per filettare: ha la lama molto sottile, stretta e flessibile, con punta assai pronunciata, permette di togliere facilmente i filetti dei pesci multiuso: con lama ondulata per affettare salumi, formaggi, verdure e alimenti duri come il pane.

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1. 2. GRANDI PRESTAZIONI

I sette coltelli della collezione Grand Gourmet di WMF risultano comodi e sicuri grazie all’impugnatura ergonomica che si adatta perfettamente ai movimenti della mano. La lama forgiata è realizzata in acciaio speciale di alta qualità. www.wmf.it

3. VIVA IL COLORE

Ottimi e dalla forte personalità. Elements Joy di WMF è una serie di coltelli da cucina per tutti gli usi caratterizzati da un’impugnatura multicolore rosso prugna, grigio pietra e bianco vaniglia. Ciascun manico identifica un impiego: il rosso è il multiuso, il grigio è per gli alimenti duri, il bianco è da cucina. www.wmf.it

4. ANDAR PER FUNGHI

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Una chicca per tutti i “cacciatori” di funghi. Opinel propone un coltello adatto per la raccolta e la pulizia di questi preziosi prodotti della terra, con lama ricurva e dentellatura, manico in legno e pratica spazzola sul retro. www.opinel.com


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5. OCCHIO ALLE ISTRUZIONI

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Anna e Gian Franco Gasparini, designer della collezione Tatau di Alessi, hanno inciso le istruzioni d’uso direttamente sulla lama. Un’ottima pensata, che semplifica la vita di quanti (e sono tanti) pensano che un coltello vale l’altro. L’elegante ceppo in bambù custodisce cinque modelli per effettuare tutte le operazioni di taglio necessarie per la preparazione delle pietanze. www.alessi.it

6. ALTO LIVELLO QUALITATIVO

La lama della serie GOU 101 è estremamente dura e garantisce un filo di eccezionale efficacia. Il nucleo centrale è realizzato in acciaio inox sinterizzato di produzione giapponese. I coltelli, del marchio Yaxell, sono distribuiti esclusivamente in Italia da Schoenhuber. www.schoenhuber.com

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7. TOTAL BLACK

La linea Edge di Fiskars ha una forte caratterizzazione dovuta al colore nero, ottenuto grazie al rivestimento antiaderente delle lame. Sette bei coltelli per sette tipologie di taglio. La firma è del designer danese Tobias Wandrup. www.fiskars.com

8. DESIGN SCANDINAVO, ISPIRAZIONE GIAPPONESE

Segno minimalista e materiali di qualità caratterizzano il coltello da cuoco giapponese Pure Black di Stelton, collezione pluripremiata nel 2011. In acciaio inox cromato, il modello è l’ideale per tritare ortaggi e verdure. www.stelton.dk

9. SOTTILI ED EFFICACI

I coltelli proposti da Maiuguali risultano particolarmente taglienti grazie alla lama in acciaio al carbonio. I due modelli in foto sono specifici per la carne e per disossare. www.maiuguali.it

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L e L ouvre-L ens

Ex Quartiere Minerario

Aperto a dicembre nel giorno di Santa Barbara, patrona dei minatori, il museo progettato dal gruppo di architetti giapponesi Sanaa nasce per rilanciare la ex città mineraria di Lens di Alessandra Vittoria Fanelli

I I

l museo, inaugurato dal presidente francese François Hollande è nato dalla volontà di far rinascere attraverso l’arte la cittadina di Lens, nella regione Nord-Pas de Calais, diventata zona depressa dopo la chiusura delle miniere nel 1990, ora patrimonio UNESCO per l’umanità dei mestieri. L’ambizioso progetto che diventerà presto un polo di attrazione di tutta Europa, è stato realizzato da Sanaa, l’importante studio giapponese con sede a Tokio, di Kazuko Sejima (premiata con il Leone d’Oro nel 2004 per l’opera più significativa della 9° edizione Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia) e nel 2010 con il partner Ryue Nishizawa del Pritzker Price, il Nobel dell’Architettura, Il progetto, messo a punto dal governo, dalla regione e dal Louvre (che fornisce solo le opere a rotazione) è stato realizzato in poco più di sette anni dopo che la giuria del concorso per la decentralizzazione delle opere del Louvre, promosso dal Ministero della Cultura e della Comunicazione nel 2003, ha premiato la candidatura della cittadina di Lens.

La Liberté guidant le peuple

La prima pietra di questa grandiosa opera è stata posta a dicembre 2009 e a dicembre 2012 (in pratica in solo tre anni) il museo ha aperto gratuitamente le sue porte con una festa inaugurale per tutti gli abitanti di Lens e del dipartimento di Nord-Pas de Calais. Il Louvre-Lens è stato costruito su un’antica area mineraria e lo studio Sanaa per non creare un impatto troppo imponente sul territorio, ha optato per una struttura mono-planare facilmente accessibile che si integra perfettamente con l’area circostante senza imporre la ‘sua’ presenza invasiva. La struttura è composta di cinque corpi in vetro e metallo: quattro luminosi padiglioni rettangolari e uno più grande leggermente incurvato in modo che gli angoli si tocchino. Questa soluzione, nelle intenzioni di Sanaa, dovrebbe ricordare la pianta del palazzo del Louvre parigino con le ali pressoché orizzontali come l’involucro di Lens. Tutto il perimetro esterno (facciata e lati) sono stati realizzati in alluminio lucido nel quale si riflette il parco (in via di definizione) che permette una continuità tra l’esterno e l’interno del museo.

Molta importanza è stata data alla luce che lo studio Sanaa ha voluto privilegiare giocando con la luce naturale della copertura realizzata in vetro e concepita come una volta celeste. La superficie totale della struttura è di 28.000 m2 e l’insieme si estende su 360 metri di lunghezza da una parte all’altra dal foyer centrale, anch’esso totalmente realizzato in vetro trasparente. Gli edifici situati a Est dell’ingresso principale ospitano la Grande Galleria e il Pavillon in vetro che accoglie prevalentemente le opere della collezione del Louvre di Parigi. A Ovest, invece della hall di accoglienza si trova la Galleria per le esposizioni temporanee e la Scène, un auditorium di 300 posti destinato ad ospitare eventi: concerti, teatro, cinema e convegni sempre attinenti alla cultura. Il museo comprende anche due livelli interrati non visibili al pubblico destinati ai servizi e alla logistica. Due padiglioni indipendenti posti a Sud accolgono gli uffici amministrativi e al Nord un ristorante. Entrambi servono da tramite tra il museo, il parco e Lens. Il parco, destinato ed essere un perfetto trait-d’union tra il museo, la città di Lens e il territorio circostante, è stato

concepito per mettere in risalto la ‘memoria’ della storia delle miniere del luogo e il camminamento (non ancora terminato nel giorno dell’inaugurazione) segna le tracce della strada ferrata usata dai minatori per trasportare il carbone. Una ‘memoria’ che, come già scritto, è ora Patrimonio dell’Umanità. La nuova sede delle opere del Louvre-Lens, è stata inaugurata ospitando opere di grande rilievo e conosciute in tutto il mondo. Alcune come il quadro di Sant’Anna, la Vergine e il Bambino con l’Agnellino di Leonardo da Vinci, il celebre ritratto di San Sebastiano dipinto da il Perugino e La Liberté guidant le peuple (28 juillet 1830) di Eugéne Delacroix, simbolo della Rivoluzione Francese sono talmente affascinanti che da sole meritano il viaggio. Una meta facilmente raggiungibile con il TGV, che dista in un’ora da Parigi e mezz’ora da Lille e dall’Italia con voli di linea Air France per Parigi dalle principali città italiane. E parafrasando la parola miniera, il nuovo Louvre-Lens è una mina dell’arte! ◆ www.louvrelens.fr - www.tourisme-nordpasdecalais.fr

architecture Servizio fotografico by Paola Cerana Servizio fotografico struttura museo: photo Iwan Baan © Kazuyo Sejima + Ryue Nishizawa / Sanaa, Tim Culbert +Celia Imrey / Imerey Culber, Catherine Mosbach.


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Nel segno d el legno

aspetti, inclusa una collezione di utensili e macchinari per la lavorazione (oggi oltre 2.000 pezzi), nonché un luogo per mostre sul design come quella dedicata ai progetti scenici di Arnaldo Pomodoro o ai lavori di Renzo Piano. E dal 2010 un nuovo show room: circa 3.000 mq ricoperti in legno di larice, tra i più resistenti alle intemperie meteorologiche e allo scorrere del tempo. Un percorso nel massimo rispetto di ecologia e ambiente, che oggi porta all’idea di produrre oggetti con legni particolari, come il millenario kauri proveniente dalla Nuova Zelanda o quello recuperato della Briccole veneziane, puntando sul concetto fondamentale di materiale di riuso. Anche collegato ad iniziative sociali, fra cui ad esempio la collaborazione con la comunità di San Patrignano. Le briccole sono i pali di quercia utilizzati in laguna per guidare le imbarcazioni e segnalare la bassa marea, che vengono sostituiti ogni 5-10 anni causa dell’usura: un materiale decisamente unico, 20-40 cm di diametro per 2-4 metri di lunghezza, che porta in sé la magica memoria di una delle città più belle del mondo. Protagoniste indiscusse

L’idea geniale di un concorso che premia il recupero delle briccole e la creazione di prodotti di design con materiali unici

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è una famiglia che da tre generazioni lavora il legno con grande attenzione: alla materia prima, al rispetto per l’ambiente e al recupero della storia. Nonno Nino, papà Mario e ora i fratelli Maurizio, Davide e Anna Riva hanno fatto del legno il loro credo, costruendo mobili che sfidano il tempo e rispettano la natura. Negli anni ’20 nasce la bottega, che da allora lavora solo legno

di Donatella Codonesu

masello. Da artigiani nel 1992 si strutturano in azienda: R1920 ha 30 collaboratori e si presenta per la prima volta al Salone Internazionale del Mobile di Milano iniziando la collaborazione con diversi designer. Il loro lavoro conserva però sempre la matrice originale: il calore del legno e delle finiture naturali. Nel 1999 la sede, trasferita in una vecchia fabbrica del legno in Cantù, diventa uno spazio dedicato al legno in tutti i suoi

della città di Venezia, le briccole vengono infatti “scolpite” dai molluschi e corrose dall’acqua salmastra. Per stimolare la loro riprogettazione è stato lanciato un concorso di ovvio successo, che nel 2013 giunge alla terza edizione. Il Primo Concorso di Idee “Tra le Briccole di Venezia”, svoltosi in collaborazione con Fondazione Venezia ed Expo Venice, risale al 2011 e ha raccolto oltre 700 progetti realizzati da un migliaio di designer in tutto il mondo. Fra i nomi noti: Philippe Starck, Alessandro Mendini, Luisa Castiglioni, Mario Botta e perfino Gualtiero Marchesi. Il secondo si è appena concluso e ha incluso la categoria under26. Protagonisti 33 designer, stilisti e scultori contemporanei, che con il loro lavoro hanno voluto dare un tributo alla città trasformando legni di tale valore simbolico in oggetti d’arte. Con un sapore vero: quello di acqua di mare. Sei i premiati. Vincitrice assoluta e protagonista indiscussa lei, la Briccola, che ha poi girato il mondo con una mostra itinerante giunta finora a Milano, Venezia, Colonia e Taipei ◆ www.riva1920.it

esign

Bricchello - Franco Origoni oben alternativ

Showroom Brunetti

Il Briccolone - designer Michele De Lucchi

Briciole - designer Paola Navone


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inite le feste, con l’emozione delle cene più eleganti, le riunioni di famiglia, i brindisi di mezzanotte, è il momento del relax e della buona compagnia, delle cene rilassanti e informali, tra chiacchiere in amicizia e tanto buon umore. Una meta ideale per un appuntamento del genere è alle porte della città. Bastano pochi minuti di macchina dopo l’ufficio per giungere a destinazione e godere, magari, delle ultime ore di luce immersi nella natura: otto ettari rigogliosi in ogni stagione dove lo sguardo trova finalmente un panorama libero dai palazzi della città. In un tale scenario è impossibile non trovare immediatamente il buonumore, confortati da sapori veri, con un menu che è un inno alla grande tradizione della cucina italiana, dove

gourmet

Al legria e rela x a tutto gusto

emergono con forza i sapori di una materia prima scelta con cura ed elaborata con semplicità. Primi piatti e pesce freschissimo, verdure e tanta carne cotta alla griglia, senza tralasciare una bella scelta di dolci, un goloso carosello che non poteva certo dimenticare la pizza cotta nel forno a legna. Un menu che riesce a soddisfare anche i palati più capricciosi, mettendo d’accordo grandi e piccini, che troveranno qui tutto l’occorrente per trascorrere feste di compleanno in allegria, con animazione e intrattenimento musicale. Il corvo allegro infatti, unisce alla sala con la grande veranda da cui godere una strepitosa vista sul parco, anche uno spazio disco pub, perfetta scenografia per le feste pomeridiane dei bimbi, e quelle serali dei più grandi: basta prenotare per trasformare una giornata qualsiasi in un momento di festa e di vacanza.

Il corvo allegro

promo

Seven Hills Village Via Cassia, 1216 al km 13 - Tel. +39 0630362751 (dal Raccordo, uscita n. 3) La Giustiniana Domenica aperto anche a pranzo

info@ilcorvoallegro.it - www.ilcorvoallegro.it


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A pied i nud i sul d eck

oter camminare a piedi nudi su un deck risveglia sensazioni di benessere e di naturalità legate alla texture materica del legno; scegliere di utilizzare una pavimentazione in legno per esterni significa adottare una soluzione estremamente funzionale ed allo stesso tempo ricercata, che sia poco invasiva e con un impatto estetico minimal e raffinato, infine che assicuri praticità e comfort. Attualmente il mercato offre numerose marche e soluzioni in questo campo e saper scegliere quella più adatta alle proprie esigenze può non essere immediato. In sintesi i parametri che influenzano la scelta finale sono la texture del materiale, la finitura e i trattamenti superficiali, l’essenza, il colore e, ultimo ma non meno importante, il costo.

a cura di Cafelab - Emanuela Carratoni e Fabio Cipriano

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Al momento della scelta sarebbe bene individuare le proprie priorità: le tre caratteristiche chiave, estetica, manutenzione e costo andrebbero declinate secondo lo stile dell’ambiente in cui si vuole utilizzare, secondo lo stile di vita di chi lo utilizzerà e, naturalmente, secondo il budget. Nonostante per molti il costo sembri essere il parametro preponderante, per questo particolare tipo di materiale spesso non è così; infatti, a fronte di un costo iniziale alto o basso, sicuramente è importante sapere quale manutenzione e che tipo di impegno saranno successivamente necessari. Fondamentalmente le tipologie di legno da esterni sono riconducibili a tre, legno naturale in specifiche essenze, legno tecnologico o sintetico e legno trattato.

1. Legno naturale Il legno naturale è elegante e sofisticato; viene utilizzato in listoni massello, dal colore ricco e dalla texture naturale, scelti fra apposite essenze durevoli e resistenti all’usura del tempo e degli agenti atmosferici. Fra i più conosciuti e utilizzati il Teak, molto utilizzato anche in ambiente nautico, il Noce e l’Ipè Tabacco o Lapacho, un legno di origine brasiliana con un alto grado i stabilità e durabilità anche se sottoposto a sbalzi di temperatura. Di contro, questa soluzione, comunque ecocompatibile per l’intero ciclo di produzione, è caratterizzata da un costo maggiore e dalla necessità di un alto impegno manutentivo nel tempo.

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Progetto Flowerssori Listone Giordano

2. Legno tecnologico o sintetico Il legno tecnologico o sintetico viene realizzato attraverso una miscela di fibre di legno e polimeri di plastica PEHD; ciò significa che anche in questo caso si ha un processo di produzione caratterizzato da una bio-sostenibilità, dettato dai principi dell’eco-design. Nell’ottica di un risparmio legato all’uso intelligente delle risorse naturali, il materiale utilizzato è fondamentalmente legno di scarto. Questa soluzione, vista l’elevata resistenza, è ottima in aree in prossimità dell’acqua, pontili, piscine o terrazze molto esposte; i progressi della tecnica hanno reso questo materiale estremamente resistente ai raggi UV e poco sensibile allo scolorimento. Nonostante per i puristi sia un “fake wood”, è interessante poter scegliere la grana del composto, più o meno simile al legno vero. Inoltre fra i pro va annoverata la possibilità di riciclo.

Mobili ecologici per bambini ispirati al Metodo Montessori

3. Legno trattato

Garbelotto

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Il legno trattato è forse il meno utilizzato nelle pavimentazioni, almeno in Italia. Di solito si tratta di legno di Pino impregnato con sali di cromo e boro ad alta pressione in autoclave, per scongiurare il pericolo di muffe e acari e renderlo idrorepellente e resistente allo sporco; successivamente il legno ottenuto viene verniciato con apposite vernici e colorato. Ad un basso costo iniziale va contrapposta un bassa durevolezza e l’impossibilità di riciclarlo ◆

Il progetto Flowerssori è il frutto della lunga ricerca intellettuale di quattro professionisti dell’architettura che qualche anno fa hanno deciso di ripartire dall’etica del reale e di scommettere sul futuro, ovvero sui bambini. L'avvicinamento al tema della natura e l’attrazione per il mondo montessoriano sono stati consequenziali e sinergici con la chiara volontà di sviluppare un prodotto che non fosse una semplice riproduzione in scala di un elemento da ‘adulto’, ma un oggetto disegnato sull'ergonomia e sulla sensorialità del bambino. Per questo i mobili Flowerssori sono sensoriali: perché hanno un impatto visivo e tattile, perché si sente il movimento del legno quando viene spostato e se ne apprezza l'essenza, grazie alla marcatura che identifica ogni pezzo come unico, numerato e marcato made in Italy.

Flowerssori fonda le sue basi sulla sostenibilità, quindi solo legno (da foreste europee certificate per la tutela dell’ambiente) e colla al più basso impatto ambientale; su artigianalità; su un design totalmente made in Italy in cui ogni dettaglio viene curato dall’origine e nulla è lasciato al caso. Il brand nasce dalla sintesi di due parole: Fiore, come metafora del bambino e del design naturale, e Montessori, la donna il cui metodo cambiò per sempre le regole della pedagogia. Flowerssori®, marchio registrato, è stato presentato sul mercato italiano per la prima volta lo scorso settembre a Milano al salone Macef, International Home Show, poi con un evento a Perugia, la mostra ‘Gli Oggetti Educano’ e quindi dal 24 al 27 gennaio 2013 nuovamente al Macef con ulteriori proposte ‘montessoriane’ fondamentalmente rivolte all’universo e alle esigenze dei bambini, i veri protagonisti del nostro futuro.

w w w . f l o w e r s s o r i . i t


Hom e sweet hom e rientrare a casa, dopo un’intensa giornata di lavoro, diventa ancora più dolce se ad attenderci c’è una nuvola di vapore profumato o un lungo soffio d’aria micronizzata

UN NOME UNA GARANZIA Le performance di una vera spa e un design all’avanguardia si fondono in City™ Spa di Jacuzzi®, l’unica Spa con i getti a 30°, capace di offrire due differenti tipi di idromassaggio, uno più energico e stimolante, l’altro più rilassante per liberare da stress e tensioni. www.jacuzzi.eu

di Francesca Volino

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na spa all’interno della propria abitazione è un abbraccio caldo, un oggetto del desiderio accessibile che consente di rendere unico e impagabile il relax domestico. Il traguardo del comfort privato viene raggiunto attraverso un sapiente mix di estetica, funzione e tecnologia, in grado di superare qualsiasi ostacolo, sia esso una metratura limitata o un budget contenuto. Le moderne vasche idromassaggio, per esempio, sono concepite per arredare tutti gli spazi, dai più piccoli (con versioni rettangolari e lineari) ai più grandi (con i modelli angolari o rotondi). Al di là della misura, offrono tutte una selezione di programmi benessere all’avanguardia, che nulla hanno da invidiare alle strumentazioni professionali. Attraverso una tastiera con comandi touch è possibile infatti attivare aria micronizzata miscelata con ozono, oppure la funzione linfodrenaggio, o ancora correnti d’acqua e così via. Sono numerosi i prodotti legati all’home-wellness concepiti per eliminare la stanchezza e lo stress quotidiano. Esaminiamo quelli principali:

Sauna o bagno turco? Dipende dai gusti, dalla resistenza fisica, dalla sensazione che si vuole provare all’interno della cabina… La SAUNA FINLANDESE è sostanzialmente un bagno di aria calda (con temperatura fino a 100°) e secca, con bassa umidità (2030%). Il corpo, in queste condizioni, innesca il meccanismo della sudorazione che permette la rigenerazione attraverso l’espulsione di tossine e impurità. Le saune sono realizzate in legno naturale, l’unico materiale in grado di sopportare questi sbalzi termici e di risultare gradevole a contatto con il corpo. Il BAGNO TURCO è basato invece sull’elevata umidità (100%) e sulla temperatura più bassa (max 46°). Si tratta di un vero e proprio bagno di vapore rilassante e rigenerante. In origine i materiali impiegati all’interno di questo ambiente erano naturali, come i marmi e le pietre.


4 soffioni doccia di nuova generazione Hanno dimensioni maxi, vengono posizionati a soffitto o sulle pareti laterali della doccia, possono far sprigionare l’acqua in finissime particelle o con getti decisi. Si attivano con comandi elettronici e “inondano” la persona con giochi d’acqua e di luce.

cabine doccia emozionali Fanno convivere, all’interno della propria doccia, profumi, suoni, colori, oltre che cascate d’acqua dall’intensità, la temperatura e la frequenza variabile. I vari programmi a disposizione combinano cromoterapia e aromaterapia, riscaldamento, bagno di vapore ecc. creando un ambiente rigenerante. In alcuni modelli è presente anche la musica.

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vasche idroterapiche

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Sono dotate di funzioni idromassaggio avanzate e differenziate. L’idroterapia ad aria rende l’acqua leggera e frizzante, movimentata in miriadi di micro correnti ozonizzate; l’idroterapia ad acqua si realizza tramite minijets che immettono nella vasca getti d’acqua che producono correnti decise e tonificanti; nell’ozonoterapia l’aria viene arricchita con ozono che depura la pelle e potenzia notevolmente gli effetti dell’idromassaggio; infine, nella formula combinata idroterapia aria+acqua si ottiene un’azione idromassaggio varia e intensa. Le vasche più innovative includono lettori mp3, chiavi USB, cromoterapia, aromaterapia.

1. TEMPIO DI SALUTE Un unico, confortevole, spazio dove dedicarsi alla sauna, al bagno turco e alla doccia. In altre parole, una SPA su misura, da personalizzare in base alle proprie esigenze, che si presenta anche come un accattivante oggetto di arredo. Logica Twin è un progetto di eccellenza formato Effegibi. www.effegibi.it

2. VELLUTO SULLA PELLE

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Dalla tastiera soft touch posizionata a bordo vasca si può scegliere la formula di benessere preferita: getti di aria micronizzata miscelata con ozono o getti di aria avvolgenti e pervasivi. Suri di Albatros è un mix vincente di tecnologia e funzionalità. www.albatros-idromassaggi.it

Sono cabine di grandezza variabile dotate di panche e poggiatesta confortevoli. Permettono di compiere un vero e proprio rito termale attraverso la regolazione della temperatura e dell’umidità: sauna finlandese (temperatura fino a 100° e umidità inferiore al 25%), sauna romana (temperatura di 70°75° e umidità 30-45%), biosauna (temperatura di circa 60° e umidità 30-55%). La maggior parte dei modelli include la doccia emozionale, le funzioni proprie del bagno turco, la cromoterapia, la musica.

3. ACQUA, COLORI E PROFUMI Il plafone doccia Feel Project firmato Grandform fa convivere, all’interno della propria doccia, profumi, suoni e colori. A seconda del programma selezionato, si può godere di un effetto pioggia tropicale profumata o di acqua vaporizzata sotto forma di nebbia. www.grandform.it

hammam Ambienti modulabili che consentono di accedere a un rituale antico di pura bellezza e benessere e possono essere configurati a seconda degli spazi e dei desideri di ciascuno. Il vapore si sprigiona in maniera uniforme, spesso combinato ad acqua, musica, colori e profumi, in un’atmosfera rilassante e preziosa. Il bagno di vapore, o bagno turco, è una delle migliori terapie per combattere tensioni e stress quotidiani, migliorando l’aspetto fisico e favorendo l’efficienza dell’organismo.

4. CALDO ABBRACCIO Kayu è una sauna dalle forme semplici e rigorose che può essere posizionata all’interno della sala da bagno o all’esterno diventando un elemento domestico e d’arredo adatto ad ogni ambiente. www.albatros-idromassaggi.it

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5. PURO RELAX Sasha è un perfetto ambiente hammam modulabile che può essere configurato a seconda degli spazi e dei desideri di ciascuno. Il controllo touch screen semplifica la gestione dei comandi, assecondando l’intuizione. È disponibile anche un impianto audio con connessione bluetooth. www.teuco.com

6. LINEA MINIMALE E MODULARE

design

La collezione Canestro di Novello prende il nome dalla particolare forma del lavabo e del piatto doccia che ricordano quella di un canestro da basket. Il piatto doccia è realizzato in in Teknorit bianco. www.novello.it

7. BENESSERE CONCENTRATO

WellBox è una cabina multifunzione progettata da Megius che si contraddistingue per la cura dei dettagli e dei materiali. Numerose le funzioni disponibili, fra cui bagno di vapore, doccia scozzese, aromaterapia, riscaldamento ecc ◆ www.megius.com


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M AGA ZINE

Lampada Ercole

Pibamarmi

Calvasina

Odorizzi

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MARMOMACC E ABITARE IL TEMPO A VERONA

Due importanti rassegne hanno invaso la città rilanciando l’importante ruolo del design e della cultura italiana di Vittoria di Venosa - ph Best Communicatos Awards 2012 Andrea Astesiano©

l primo salone Marmomacc, Mostra Internazionale di Marmi, Pietra, Design e Tecnologia, vetrina privilegiata per la promozione del marmo made in Italy, si è svolto a fine settembre. Subito dopo si sono riaccese le luci per Abitare il Tempo 100% Project (21/23 ottobre) importante appuntamento di tendenze e stili con una qualificata presenza di aziende italiane dell’industrial design, dell’alto artigianato e delle finiture d’interni. In entrambe le rassegne sono stati sapientemente selezionati gli espositori che hanno rilanciato il ruolo inscindibile tra cultura d’impresa e cultura del design. A Marmomacc il marmo d’autore di aziende leader mondiali del settore sono state selezionate per il Best Communicator Awards 2012, premio nato per sottolineare l’importanza dell’exhibit design come riconoscimento delle potenzialità costruttive, decorative e comunicative del marmo e della pietra.

Il Best Communicator Awards che si tiene nell’ambito di Marmomacc Meets Design, evento parallelo a Marmomacc, promosso e organizzato da Evelina Bazzo dello Studio Umbrella per Veronafiere, la giuria nel percorso tra gli stand d’autore, ha segnalato anche la stranota Zaha Hadid che ha firmato l’allestimento di Citco. Il riconoscimento Best Communicator Award Award 2012 ha visto premiate: Calvasina con il progetto di Lorenzo Damiani per “il racconto di una tecnologia evoluta, reso attraverso un percorso ludico-pedagogico costellato di oggetti sorprendenti e accattivanti, capaci di suscitare la curiosità e il desiderio di interazione”; Odorizzi Porfidi con il progetto di Lucy Salamanca, celebre architetto di origine colombiana ma residente da tempo in Italia, per “un dispositivo comunicativo che evidenzia la trasfigurazione tecnica di un materiale tradizionale attraverso una progressiva smaterializzazione

della pietra che, a minimi spessori, si avvicina ad una inattesa trasparenza”; Pibamarmi con il progetto di Grafton Architects per “la forza di un progetto espositivo capace di costruire un paesaggio monomaterico, al contempo domestico ed urbano, nel quale dialogano blocchi a scala architettonica con eleganti elementi a scala d’oggetto”; Prometec con il progetto di Giovanni Giorgi e Alessandro Rustighi per “la capacità di assemblare un volume comunicativo a partire da elementi costitutivi delle macchine utensili, una sorta di container mediatico che al contempo evoca e trascende la natura originaria dei componenti”; Stone Group International con il progetto di Michalis Theofilou per “un’idea che si sviluppa tutta in orizzontale, che condensa sul piano informazione e comunicazione, materia ed emozione, ricreando uno spazio al cui interno è possibile circolare sempre a contatto con il materiale naturale”. Parallelamente a Marmomacc meets Design si sono svolte diverse mostre collaterali che hanno evidenziato come il marmo sia una pietra dalle mille sfumature preziose. Tra queste ricordiamo ‘Duttile come il Marmo’, una selezione di progetti degli studenti della Facoltà di Design e Arti di Bolzano che hanno interpretato, appunto, l’eleganza del marmo come, ad esempio, la bella lampada Ercole proposta da Domenico Catelli. E dopo le proposte di questo antico e nobile materiale ecco di nuovo sul palcoscenico di Verona la rassegna Abitare il Tempo 100% Project, marchio storico delle fiere veronesi che ha visto la partecipazione di FederMOBILI organo ufficiale delle Federazione Nazionale dei Negozi di Arredamento.

design

Prometec


LuxLuxLux Softlux

Mostra Wellness Ritual

Anche in questo caso Abitare il Tempo 100% Project è la valida piattaforma del made in Italy grazie alla sua mission di promozione sui mercati consolidati ed emergenti del settore dell’arredo. Quattro i padiglioni coinvolti dove, oltre alle proposte delle aziende espositrici, si sono tenute diverse mostre culturali quali ‘Design Market’, ‘Wellness Ritual’, ‘Limited Edition’ e ‘l’Hommage to Shiro’, quest’ultima dedicata al grande architetto giapponese Shiro Kuramata, un omaggio poetico che Giulio Cappellini fa al grande maestro scomparso nel 1991 che ha segnato la storia della progettazione della sua azienda. La mostra Limited Edition invece presentava i pezzi a tiratura limitata in cui si fondeva l’alto artigianato e l’arte, ma non è altrettanto chiaro dove finiva l’uno e incominciava l’altro: in pratica una serie di pezzi unici per intenditori più esigenti tra cui alcune icone di Cappellini, Cassina, Poltrona Frau, Marzoroti & Ronchetti, Molteni e Tolomeo. Curiosando tra gli stand ecco ‘L’Officina dei Sogni’ che ha visto riunite cinque aziende (Brianform, Antonangeli, CoEdizioni, Sirecom e Dream&Beauty) ognuna specializzata in settori diversi dell’arredo per offrire al consumatore finale un progetto d’interior design personalizzato a 360°.

Anche Ceramica Flaminia ha presentato una serie di interessanti novità nel campo dell’arredo bagno come la serie Monoroll, un lavabo freestanding la cui forma ricorda un foglio di carta arrotolato dalla forma avvolgente firmato dal team di nipponici capitanati da Oki Sato. Stile versatile da Alivar, che in collaborazione con l’architetto Giuseppe Bavuso - che firma tutta la collezione - ha presentato diverse proposte dall’impronta metropolitana come il nuovissimo e contemporaneo letto Maya. Essenziale invece la Consolle Manhattan, un tavolo allungabile in estruso di alluminio con i piani in cristallo prodotto da Riflessi, dinamica azienda abruzzese che caratterizza la casa con stile e confort. Infine ecco le proposte di due giovani designer: le proposte luminescenti di LuxLuxLux di Dunja Weber e Cécile Feilchenfeld che con le loro cifre stilistica di lavorazione del tessile realizzano sofisticate lampade fortemente contrassegnate da un senso di immaterialità: praticamente invisibile, ma che prende volume e forma attraverso la sovrapposizione ◆ www.marmomacc.com - www.abitareiltempo.com

Riflessi Consolle

design Ceramica Flaminia lavabo Roll

Alivar letto Maya





Anno 5 •

Numero 36 •

Copia omaggio •

Gennaio/Febbraio 2013


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