Insider magazine settembre ottobre 2013

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Circonvallazione Clodia, 78/80 • Roma • Tel. 06 3243556 • info@chemoto-roma.it


Editore Insider Srl Largo Messico, 15 - 00198 Roma +39 06 98353089 Presidente Angela Grimaldi angela.a.grimaldi@insidermagazine.it

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Vice Presidente Alfredo Sangiovanni alfredo.sangiovanni@insidermagazine.it Rapporti Istituzionali Alessandro La Rocca alessandrolarocca@insidermagazine.it Amministratore Delegato Raimondo Cappa amministrazione@insidermagazine.it

Cover Incanto birmano ph ©Donatella Codonesu

direttore responsabile Francesca d’Aloja direzione@insidermagazine.it

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direttore editoriale Mariela A. Gizzi redazione@insidermagazine.it coordinamento REDAZIONE Donatella Codonesu redazione2@insidermagazine.it progetto grafico e impaginazione info@csgraphicdesign.it grafica@insidermagazine.it hanno collaborato Alessandra Vittoria Fanelli Antonella De Santis Antonio Carnevale Carlotta Miceli Picardi Enrico Tonali Ester Maria Lorido Fabio Colivicchi Ferdinando Vetere Francesca Volino Francesco Mantica Giovanni Perotti Laura Di Cosimo Laura Mocci Luisa Espanet Maria Laura Perilli Massimiliano Augieri Monia Innocenti Simona De Toma William Mattei Violante Di Palma Vittoria di Venosa RELAZIONI ESTERNE Paolo Carrazza www.cpcagency.it stampa Printer Group Italia Srl www.printergroup.it ANNO 5 - NUMERO 40 Periodicità bimestrale settembre/ottobre 2013

resort

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GRAND HOTEL PARKER’S

Leafay sul Garda

villa cimbrone

motors

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duri e puri

stile ’50

Palermo-Montecarlo

Registrazione presso il Tribunale di Roma al n. 58/2009 del 25/2/2009 Iscrizione del marchio presso l’Ufficio Italiano Marchi e Brevetti è vietata la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari realizzati da: INSIDER Srl

PER LA TUA PUBBLICITà Visionnaire Adv Srl info@visionnaireadv.it www.visionnaireadv.it Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

gourmet

design

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Taste 2013

25 anni di sidim

terrazze romantiche

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l piccolo relais si trova comodamente inserito al sesto e settimo piano di un palazzo nella zona del Colle Oppio. Un ambiente intimo e raffinato che ospita sole sei stanze, tutte diverse, tutte luminose, eleganti, con pezzi di arredo antichi in armonia con gli spazi lineari e freschi. I dettagli curati, gli oggetti scelti con amore nelle camere come negli spazi comuni. Ogni ambiente racconta un frammento di storia diversa e gode di un affaccio differente sulla cittĂ : Colosseo, Campidoglio, Piazza Venezia, e tutto intorno Roma con la sua bellezza sospesa nel tempo. Un incanto di cui godere anche dalla bella terrazza, scenario ideale per la colazione o per un aperitivo al tramonto.

Luxury in Rome Via delle Terme di Tito, 92 Tel. + 39 064820723

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Incanto birmano

Cupole d’oro, monaci silenziosi e pescatori danzanti: il Myanmar ha il fascino misterioso di un Oriente ancora da scoprire di Donatella Codonesu

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engalabar è il saluto che ovunque vi accoglie accompagnato da un sorriso, pudicamente nascosto da una mano. I denti sono rossi per il continuo masticare noci di betel, ma il benvenuto è sincero, perché qui la genuinità è ancora la qualità principale dell’essere umano. Stretta fra Bangladesh, Cina e Thailandia, la Birmania - che il governo militare ha ribattezzato Myanmar - è un piccolo paese ricco di risorse ma impoverito da cinquant’anni di dittatura militare, che finalmente sta allentando la morsa grazie alla determinazione della leader democratica Aung San Suu Kyi. Se fino ad oggi visitarlo con tour operator internazionali significava di fatto sostenere economicamente il regime, da un paio di anni a questa parte è possibile rivolgersi ad agenzie indipendenti e sostenere l’economia locale. Con il vantaggio nient’affatto secondario di poter esplorare angoli reconditi di un paese ancora piuttosto vergine. Se Yangon conserva un fascino coloniale decisamente

decadente, in città sono oggi evidenti i segni dei lavori in corso, che promettono di farne a breve termine una capitale moderna e turisticamente attrezzata. Quello che veramente incanta sono invece le aree rurali, dove la popolazione ancora vive nei villaggi, divisa in etnie (ne esistono decine, senza contare la recente immigrazione da Cina, Bangladesh e Pakistan) riconoscibili grazie a costumi e copricapo tradizionali tutt’oggi comunemente indossati. Shan, PaO, Chin, Kayah e i molti altri gruppi vivono di pesca, agricoltura e commercio, incontrandosi regolarmente nei coloratissimi mercati (uno spettacolo imperdibile) per vendere i prodotti alimentari o artigianali. Fra questi posto d’onore spetta ai tessili: meravigliosi cotoni, seta e loto (laboriosamente estratto dalla linfa della pianta) filati, tinti e tessuti a mano grandi teli che diventano longyi, il principale capo di abbigliamento unisex. Se le diverse popolazioni restano indubbiamente il fascino principale del paese, i paesaggi costituiscono un’altrettanto

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irresistibile attrattiva. Le cupole d’oro di Mandalay, che riflettono di luce i volti di coloro che entrano nei templi (rigorosamente scalzi). La vallata di Bagan, arida durante la stagione secca e allagata durante l’estate, costellata di migliaia di templi rosso mattone. La “foresta” di stupa di Kakku: circa 2.400 piccole edicole buddiste con i loro campanellini delicatamente suonati dalla brezza. La calma sospesa del lago Inle, con i pescatori che sembrano danzare sull’acqua. Il fascino ambiguo delle donne Padaung, con gli impossibili anelli di ottone ad allungare il collo. E ovunque, in questa terra culla del buddismo, i monasteri, le preghiere e i canti nell’aria, e, nella foschia dell’alba, le infinite file di monaci vestiti di rosso in uscita per elemosinare il cibo quotidiano (la religione non permette loro di prepararselo da soli). Il periodo migliore per visitare la Birmania è senz’altro quello invernale, quando l’aridità trasforma in polvere quello che

altrimenti è fango durante la stagione umida. Il paese è poco più grande della Francia e per spostarsi su lunghe distanze è indispensabile prendere voli interni. Le strade sono sterrate e quasi inesistenti, così occorre affidarsi ad autisti e guide locali, in compenso i tragitti in auto regalano la visione di fiumi, risaie, rare piantagioni di tè e infinite distese di aglio e noccioline. In questo paese meraviglioso anche la cucina sarà una piacevole sorpresa, a patto di ottenere l’omissione dell’aglio, sempre sovrabbondante: tantissime verdure, legumi, ottima carne e pesci di ogni genere sono gli elementi base di ricette semplici come l’insalata di avocado, ma anche piuttosto elaborate come i molti tipi di curry, che variano a seconda delle località e che svelano sapori insospettabilmente gustosi. La Birmania è insomma una magia tutta da scoprire. Prima che sia troppo tardi ◆

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L usso, elegan z a

e trad iz ione partenopea al GRAND HOTEL PARKER’S

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a Napoli più romantica ed esclusiva, da godere e apprezzare sulla terrazza delle Muse dello storico Grand Hotel Parker’s, nel cuore di corso Vittorio Emanuele. Un hotel cinque stelle lusso unico, appartenente alla collezione SLH Small Luxury Hotels, nella cornice mozzafiato del Golfo di Napoli e del Vesuvio. Un gioiello di fronte al mare, vicino al centro storico della città e strategicamente collegato, dove è possibile respirare la più romantica delle atmosfere con una passeggiata lungo l’elegante Via Caracciolo fino a Borgo Marinari e a Castel dell’Ovo.


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Tradizionale meta dei viaggiatori francesi e anglosassoni a Napoli, il Grand Hotel Parker’s custodisce un tesoro unico nel mondo dell’hôtellerie: una biblioteca antiquaria, con oltre 600 volumi di fine Ottocento, di cui buona parte in edizione originale in lingua inglese. Sfogliare uno di questi volumi, sorseggiando un cocktail dalla terrazza che domina a 360 gradi il golfo, è un’esperienza che introduce in modo impareggiabile a capire e amare Napoli. Passeggiando tra gli ampi saloni del Grand Hotel Parker’s si vive un’atmosfera di altri tempi, da Grand Tour: Robert Louis Stevenson e Virginia Woolf lo avevano eletto loro dimora abituale durante i soggiorni partenopei.

Stile, fantasia ed eleganza caratterizzano la cucina gourmet del ristorante George, sulla terrazza panoramica al 6° piano: oggi un luogo di eccellenza, un indirizzo “gourmet” a Napoli. Sotto la guida dello Chef Baciòt, che guida da venti anni il ristorante dell’Hotel, il George si distingue per una gastronomia di altissimo livello, che nasce dall’attenta selezione delle materie prime. Lo Chef unisce piatti e ricette dell’antica tradizione partenopea alle tendenze avanzate del cooking, per un risultato raffinato e originale, capace di soddisfare le esigenze di una clientela internazionale. Una scelta di classe, quella di un soggiorno al Grand Hotel Parker’s, una tradizione che si perpetua dal 1870.

Grand Hotel Parker’s

Corso Vittorio Emanuele, 135 80121 Napoli Tel. 081/7612474 email info@grandhotelparkers.it www.grandhotelparkers.it


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Ingresso Lefay Resorts

Dove fioriscono i limoni Leafay Resort&SPA sul Lago di Garda è un’oasi di benessere totale nel cuore della Riviera occidentale che sedusse Goethe di Alessandra Vittoria Fanelli

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Royal Suite con piscina a sfioro

arafrasando il mitico ‘Viaggio in Italia’ di Johann Wolfgang von Goethe che ben descrive il senso del bello dell’Italia, anche al Lefay Resort si intuisce, come già notava il sommo scrittore, la visione e il benessere totale che lì si respira. Costeggiando il Lago di Garda Occidentale, subito dopo aver lasciato le famose stazioni balneari di Salò e di Gardone Riviera, si arriva alla graziosa cittadina sul lago di Gargnano da dove ci si inerpica per circa sei chilometri su una serie di tornanti, che ci portano al Lefay Resort & SPA Lago di Garda, nel cuore della Riviera dei Limoni, la stessa che sedusse il grande scrittore tedesco. Il Lefay Resort & SPA Lago di Garda è un vero gioiello, inaugurato nel 2008 e realizzato interamente tenendo presente i nuovi concetti di eco-compatibilità. Il progetto, voluto da una coppia di imprenditori illuminati - tali Alcide e Liliana Leali, quest’ultima peraltro laureata in architettura - che mettendo a frutto le rispettive esperienze, fondano il Lefay Resort con l’obiettivo di riposizionare in chiave moderna la classica nozione del lusso, contraddistinto da un forte impegno nei confronti della natura, dell’ambiente, del benessere globale e della cultura. Natura: il resort si estende su un parco di 11 ettari tra lievi colline e terrazze naturali impreziosite da ulivi, boschi e limonaie che espandono dolce agro profumo di agrumi in tutto il bacino lacustre. Ambiente: il resort nel 2011, a conferma di questa filosofia, sigla un accordo con il Ministero dell’Ambiente mirato a definire la gestione delle emissioni di CO2 specifico per il settore turistico.

Benessere: un esclusivo tempio di oltre 3000 metri quadrati dove la mente e corpo si rigenerano attraverso la riscoperta di autentiche emozioni, sviluppate e curate dal professor Maurizio Corradin, luminare in medicina dello sport e docente di Medicina Cinese Classica. Cultura: il resort ha un costante rapporto con il territorio con proposte alla scoperta dei luoghi di interesse culturale come il Festival tener-a-mente al Vittoriale di Salò, la 63° Centomiglia Regata (entrambi in settembre) e i percorsi nei famosi Giardini di Limoni, notevoli esempi di strutture architettoniche dagli alti svettanti pilastri che guardano verso il cielo, testimonianze tangibili di un’epoca passata. Ecco, questo è in breve il Lefay Resort & SPA Lago di Garda. Ma iniziamo dal nome Lefay che nella cultura celtica significa fata. Una fata che quest’anno, per il quinto anniversario del resort, viene festeggiata l’8 agosto (data di inaugurazione) con una giornata indimenticabile per gli ospiti che in quei giorni soggiornano nell’hotel: balli, giochi, incontri e una cena gourmet ‘a quattro mani’ tenuta dal noto chef Fabio Baldassarre - una stella Michelin, Ristorante Unico di Milano - in collaborazione con l’executive Chef di Lefay, Matteo Maenza. Entrando al Lefay si intuisce subito il senso di benessere che accoglie gli ospiti: personale sorridente e disponibile, lounge raffinata, bar accogliente, la suggestiva Trattoria La Vigna e l’elegante ristorante La Grande Limonaia, entrambi beneficiati da una vista mozzafiato sul lago di Garda e la Spa, un vero tempio del benessere di grande fascino architettonico. Tutte le camere sono state realizzate con tessuti naturali, biancheria del letto e del bagno in tessuto di cotone non trattato, pregiati materiali come i marmi di Verona di bella

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founded in 1985

Terrazzo e trattoria La Vigna

SPA piscina Jacuzzi esterna Fonte Roccolino

Intermediazione immobiliare

pietra rosa e rossa, rivestimenti in legno di ulivo e noce e bagni dotati di vasche Jacuzzi, con area doccia e sanitari separati. Tutte le camere godono della meravigliosa vista del lago che offre infinite sfumature di colori che rendono unico il Lefay. Le camere sono suddivise in 41 Prestige Junior suite, 43 Deluxe Junior Suite, 4 Family suite e 4 Exclusive suite. Quest’ultime con Jacuzzi esterna vista lago e salottino privato. In questo scenario irripetibile dell’Alto Garda, lo scorso aprile il Lefay Resort & SPA Lago di Garda ha inaugurato la suite più green d’Italia con la nuova Royal Pool & Spa Suite, situata in una zona completamente appartata. Distribuita su una superficie di 600 metri quadrati la Royal Suite si affaccia su un giardino con spettacolare vista lago ed è dotata di una piscina privata lunga oltre 12 metri. Un vero gioiello anche l’arredamento, un perfetto connubio tra Oriente e Occidente caratterizzato dai contrasti del legno wengè con l’avorio delle pareti e dagli effetti scenografici creati della opere dell’artista Antonio Mazzetti, che contribuiscono a rendere unica questa mega suite anche grazie alla Spa privata di 55 metri quadrati composta da un’ampia sala da bagno con Jacuzzi ed area relax, due saune e doccia con cromoterapie tutte con vista lago. Il vero fiore all’occhiello è però rappresentato dalla Spa. Il personale discreto e efficiente accoglie gli ospiti offrendo subito una tisana e illustrando le diverse aree che la Royal Suite l'area notte

compongono: il Mondo Acqua e Fuoco che raggruppa piscine, sauna, grotte e laghetti; La Natura e Fitness composta da un’ampia palestra attrezzata dalla grande vetrata che spazia sul terrazzo da dove si intravede la piscina sportiva a sfioro di 25 metri; Nel Silenzio e fra le Stelle: Trilogia nell’Aria, un vero percorso dedicato al benessere e al recupero energetico. Lefay SPA oltre ad una ricca selezione di trattamenti tradizionali - talassoterapia, idroterapia, rituali di coppia, trattamenti di estetica e massaggi della tradizione occidentale e orientale propone anche trattamenti e massaggi fondati sull’esclusivo Lefay SPA Method, sviluppati dal professor Corradin, esperto medico e squisita persona, sempre a disposizione degli ospiti per programmi di recupero dell’energia vitale e per la riscoperta di uno stile di vita sano e consapevole. Un benessere globale in un nuovo concetto di lusso secondo Lefay, associato sì alla vacanza, ma più specificatamente ai concetti di spazio, natura, silenzio in un contesto assolutamente unico: il lago di Garda dalle cangianti e infinite sfumature che sedussero anche il grande Goethe ◆

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Un gioiello in Costiera Villa Cimbrone e i suoi Giardini a strabiombo sul mare, affascinante angolo di Ravello, raccontano secoli di storia di Laura Di Cosimo

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uando un colto viaggiatore - o un semplice turista curioso - visita i magici luoghi della costiera amalfitana, è sorpreso da un continuo crescendo di emozioni. Infatti, qui tutto è ricco di storia, di panorami mozzafiato, d’insenature deliziose. Si avverte anche nell’aria, piena di profumi di fiori e di piante odorose, come tutto vada a coordinarsi in un meraviglioso scenario di solare mediterraneità, ogni angolo con aspetti diversi e originali, da scoprire negli incantevoli scorci e nelle cittadine che s’incontrano lungo il percorso. Siti turistici rinomati in tutto il mondo come Amalfi, Positano, Ravello, fino a Vietri sul Mare, si susseguono lungo i pendii della costa campana, affacciandosi sul golfo di Salerno, a sud

Viale dell'Immenso

della penisola sorrentina. Tra queste località, ognuna un vero e proprio “gioiello”, Ravello si distingue per la sua raffinata bellezza, soprattutto delle ville e delle dimore nobiliari, tra cui spicca Villa Cimbrone e i suoi straordinari Giardini. Questa elegante dimora, con il suo parco secolare di circa sei ettari, è situata proprio sulla sommità del promontorio, ed è raggiungibile risalendo i caratteristici gradini in pietra del paese di Ravello, attraversando gli stretti vicoli, mentre si ammirano orti, giardini e limoneti, chiese e chiostri e improvvisi panorami. Quando si giunge all’incanto di Villa Cimbrone, decantata da poeti e scrittori, musicisti e letterati, si rimane impressionati per la potenza evocativa, piena di echi storici, per la struggente armonia del paesaggio

naturalistico che si staglia - sembra davvero la prua di una nave - sul mare della costiera amalfitana, tanto da lasciare il visitatore letteralmente senza fiato per la sua incomparabile vista. Le sue origini storiche sono raccontate in documenti d’archivio risalenti al XI secolo, legando il nome “Cimbronium” al vasto podere dislocato su un promontorio, dove venne edificata la villa. Villa Cimbrone, attraverso i secoli, era stata un ampio possedimento terriero e nel corso del tempo, importanti famiglie nobiliari della zona ne furono proprietarie, come i nobili Acconciajoco. Dopo la metà del XIX secolo, la villa divenne proprietà dei Fusco, facoltoso casato ravellese, che vantavano legami familiari sia con i Pitti di Firenze, sia con

i D’Angiò di Napoli. Grazie a quest’aristocratica e potente famiglia, la villa fu ampliata nella sua struttura, e impreziosita negli ambienti interni e nei saloni con eleganti decorazioni e affreschi. Durante l’Ottocento, ci fu invece un periodo di abbandono. Nel 1904, un colto viaggiatore inglese, Ernest William Beckett, nominato Lord Grimthorpe, s’innamorò di Villa Cimbrone e ne divenne il nuovo proprietario. Aiutato nel progetto dal ravellese Nicola Mansi, rinnovò gli antichi splendori della dimora, trasformando l’edificio principale, con il suo magnifico parco, in quel luogo straordinario che diventò uno dei più importanti modelli romantici, della cultura paesaggistica e botanica anglosassone al sud d’Europa.


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Cerere

La villa da allora cambiò aspetto, divenendo un riuscito insieme tra epoche e stili differenti, con l’apporto armonioso di elementi culturali e richiami esotici, trasformandosi in un vero luogo magico, fonte d’ispirazione per celebri scrittori e pittori, frequentato da aristocratici, famosi politici, oltre che punto d’incontro del prestigioso circolo londinese di Bloomsbury. Volgendo lo sguardo verso lo stile classico e seguendo un modello di reinterpretazione della villa romana, furono inseriti nei lussureggianti giardini di Villa Cimbrone numerosi e pregevoli elementi decorativi, provenienti da diverse parti del mondo, come statue, fontane, tempietti e padiglioni, ninfei ed epigrafi, studiati ad arte per enfatizzare il rapporto emozionale donato dalla spettacolare bellezza della Natura circostante. Il rigoglioso giardino della villa, in gran parte ridisegnato a quei tempi dalla nota botanica inglese Vita Sackville West, era stato reso ancora più prezioso da elementi artistici, insieme a grotte naturali, anfratti e, soprattutto, dalla scelta di una ricca e pregiata varietà di piante, tanto da rappresentare ancora oggi una spettacolare fusione tra la cultura paesaggistica inglese e la regolare armonia del giardino all’italiana.

Terrazzo dell'Infinito

Sicuramente, uno degli impatti visivi più intensi (e ce ne sono tanti!) si ha alla fine del lungo viale centrale, l’ombroso Viale dell’Immenso, che ha il suo culmine nel Terrazzo dell’Infinito, uno scenografico balcone sospeso sul mare, adorno con busti settecenteschi, da cui è possibile ammirare il panorama che Gore Vidal ha definito “il più bello del mondo”. Oggi Villa Cimbrone è un esclusivo albergo, tra i più belli, che accoglie i suoi privilegiati ospiti con riservata raffinatezza, appartenente alla famiglia Vuilleumier, di storica tradizione alberghiera, che ne curano personalmente la gestione. Sono solo diciannove stanze, tra camere e suite, arredate con sobria eleganza da arredi d’epoca del ‘600 e del ‘700, alcune con camini in pietra e antichi pavimenti in maioliche vietresi, altre con soffitti a volta decorati con affreschi, tutte uniche e particolari. Anche l’aspetto gastronomico partecipa all’incomparabile atmosfera, dalle deliziose colazioni del mattino (servite magari a bordo piscina) all’esperienza gourmet della sera da vivere nel panoramico Il Flauto di Pan, il ristorante stellato dell’albergo, grazie al tocco culinario dello chef Giovanni De Vivo, che realizza, con genuina passione, una creativa cucina mediterranea ◆

VILLA CIMBRONE HOTEL

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Chiostro

Via Santa Chiara, 26 - 84010 RAVELLO (SA) Phone: + 39 089 857459, + 39 089 858072 Fax: + 39 089 857777 info@villacimbrone.com, www.villacimbrone.com

* su richiesta anche esclusivo servizio di trasferimento con Helipad privato

I Giardini di Villa Cimbrone sono aperti al pubblico tutti i giorni dell’anno, dalle ore 9 fino al tramonto. Il costo del biglietto per l’ingresso è di 7 euro. Sono previsti sconti per ragazzi sotto i 12 anni, per comitive e gruppi.


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BASILICATA, VIAGGIO NELLA NOBILE TERRA LUCANA Il celebre romanzo ‘Cristo si è fermato a Eboli’ di Carlo Levi che descrive così bene la forza e l’orgoglio dei lucani, non deve trarre in inganno. Luoghi segreti ed emozionanti itinerari svelano la struggente bellezza di questa regione

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di Alessandra Vittoria Fanelli

Matera - chiesa rupestre

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a prima città che si incontra in Basilicata, arrivando dalle gravine pugliesi, è Matera, la città dei sassi, Patrimonio mondiale dell’Unesco dal 1993. La città è di un fascino disarmante e piena di contrasti. Difficile da visitare, ma anche struggente per il suo groviglio di case scavate nelle grotte, anfratti, scalinate, gradoni in un continuo saliscendi, che le donano

Matera - Sassi e Cattedrale

un fascino arcano con mille sfumature. La città, scolpita nella roccia, è adagiata su due anfiteatri naturali: il Sasso Caveoso e il Sasso Barisano. Al centro lo sperone della Civita, il nucleo più antico dell’abitato, dove svetta un autentico capolavoro di architettura romanica, il Duomo costruito tra il 1230 e il 1279 che domina i due Sassi. Una città che è autentico museo a cielo aperto grazie

alla quasi completa riconversione dei ‘sassi’, ristrutturati rispettando il passato sia della ‘mano’ dell’uomo sia della preesistente architettura arcaica. Proprio in un ‘sasso’ sapientemente ristrutturato è nato il Musma, Museo della Scultura Contemporanea di Matera. Gli spazi museali sono stati ricavati nel piano nobile del seicentesco palazzo Pomarici (conosciuto anche come ‘Palazzo delle Cento Stanze’) e si sviluppano negli ampi ipogei scavati nella roccia. In questo sorprendente scenario le opere di arte e scultura contemporanea dialogano continuamente tra loro in un percorso espositivo ricco di fascino. Di altrettanto fascino sono le chiese rupestri del Sasso

Caveoso: la più nota é Santa Lucia alle Malve, a pianta basilicale a tre navate decorata con splendidi affreschi del XIII e XIV secolo raffiguranti la Vergine e diverse figure di santi. Poi, appena fuori le mura, dopo essersi fatti sorprendere dall’incredibile forte scenario del parco della Murgia, è d’obbligo la visita alla Cripta del Peccato Originale, considerata la Cappella Sistina rupestre e testimonianza tra le più significative dell’arte preistorica italiana. Matera è stata (ed è ancora) set originale di diversi importanti film grazie ai quali è divenuta famosa nel mondo. Tra tutti, l’ecumenico ‘Vangelo secondo Matteo’ di Pasolini lì girato nel 1964. Ma la fama internazionale la città e i suoi


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Matera, Musma - I ipogeo.

Matera, Musma - Il III ipogeo

concittadini l’hanno ricevuta con il film ‘The Passion of the Christ’ girato nel 2002 da Mel Gibson, il quale per rendere più efficace la ‘passione’ di Gesù Cristo, impiegò diversi abitanti del luogo come figuranti che goderono così del loro quarto d’ora di celebrità. Nell’importante ripristino dei ‘sassi’ vanno senz’altro segnalati anche gli hotel diffusi, tutti ricavati nelle grotte, come ad esempio nel Sasso Barisano La Locanda di San Martino, un piccolo albergo di 32 stanze che si sviluppa sulle stradine del sasso, distribuito su quattro livelli. Sono tutte scavate nella roccia e nell’ipogeo più profondo si trova un’autentica piscina termale. Nel Sasso Caveoso si trovano gli hotel ‘diffusi’ più lussuosi come il San Angelo Luxury Resort arredato in modo superbo e Le Grotte della Civita, un’esperienza abitativa, come recita il claim, ‘dal richiamo ancestrale che esalta l’essenza materica della pietra’. Entrambi godono della spettacolare vista sulla gravina che fa da letto al torrente dello stesso nome e dalla chiesa di San Pietro Caveoso. Nella piazza antistante si trova il Keiv Cafè, un grazioso lounge bar che offre gustosi piatti locali, da non perdere! Il viaggio in terra lucana prosegue verso Venosa, l’antica Venusia, altro gioiello urbanistico architettonico, nota per

Matera - Hotel Le Grotte della Civita - una suite

Venosa - reperti archeologici e Incompiuta

essere stata la patria del grande poeta Orazio che lì nacque nel 65 secolo a.C., e del principe Carlo Gesualdo da Venosa, musicista e impareggiabile madrigalista tra i più prestigiosi del tempo, passato alla storia per aver fatto uccidere la sposa Maria, sorpresa con l’amante, a colpi di pugnale! Ma l’incanto a Venosa sta tutto nell’Abbazia della Santissima Trinità, nota come l’Incompiuta perché la sua costruzione, voluta dai monaci Benedettini nel XI-XII secolo non fu mai terminata: un colpo d’occhio straordinario per i leggendari reperti archeologici tuttora preservati. Inoltrandoci nelle Volture Melfese incontriamo Melfi, importante cittadina medioevale circondata dalle mura e dominata dal Castello, dimora di re e di papi di origine normanna ora adibito a Museo Archeologico Nazionale. Tra i reperti più affascinanti, oltre le antiche ambre diffuse a partire del VII secolo a.C., la Quadreria Doria, così chiamata in omaggio ai principi Doria di Genova che lì possedevano delle terre: un magnifico sarcofago in marmo bianco del II secolo d.C. ritrovato nella vicina cittadina di Rapolla ma proveniente dall’Asia Minore che sul coperchio reca una delicata scultura di donna dormiente. In questa terra di borghi e fortezze inespugnabili si produce

Matera - Locanda di San Martino suite Arcivescovado

il famoso vino Aglianico del Volture Docg già citato da Orazio, dal colore rosso rubino e dal sapore asciutto che invecchiando diventa sempre più vellutato. E dopo aver visitato Montescaglioso, la città de monasteri e la sua Abbazia di San Michele Arcangelo abbandonata dai monaci benedettini di San Giustina da Padova nel 1784, è d’obbligo una puntata sulla costa jonica in piena Magna Grecia dove sorge, tra le spiagge di sabbia dorata, la straordinaria testimonianza di Metaponto. Qui tra i profumi della macchia mediterranea, si ergono le Tavole Palatine, imponenti colonne resti di un tempio dorico del IV secolo a.C. dedicato alla divinità mitologica di Hera. Da vedere al tramonto del sole, anche in autunno inoltrato. Un viaggio a ritroso nel tempo, dove le contaminazioni storiche del passato della Lucania dialogano con la Basilicata odierna in un incessante rincorrersi tra storie leggendarie e nuove suggestioni. Basilicata, bella scoperta! ◆

Matera, Locanda di San Martino - le terme

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Info APT Basilicata www.aptbasilicata.it - www.basilicataturistica.com Viaggiare con voli Alitalia e Air One da Milano Linate e Roma Fiumicino per Bari e Brindisi www.alitalia.it - www.flyairone.com Dormire a Matera La Locanda di San Martino www.locandadisanmartino.it Sant’Angelo Luxury Resort www.hotelsantangelosassi.it Le Grotte della Civita www.sextantio.it Cenare a Matera Il Terrazzino www.ilterrazzino.org Osteria San Pietro www.villadellapalomba.it Keiv Cafè www.keiv.it Visitare a Matera Musma www.musma.it; Cripta del Peccato Originale www.criptadelpeccatooriginale.it Paola Di Serio Arte Design www.paoladiserio.it Visitare a Melfi Castello di Melfi e Chiesa Rupestre Santa Margherita www.comunemelfi.pz.it Pranzare Grotta Azzurra www.ristorantegroattazzurra.it Visitare a Venosa Abbazia Santissima Trinità - L’incompiuta www.aptbasilicata.it/venosa Visitare a Metaponto Tavole Palatine - Tempio di Hera www.aptbasilicata.it/metaponto Melfi - Castello

Metaponto Tavole Palatine


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13-15 settembre 2013

IL GIARDINO DELLA KOLYMBETRA Valle dei Templi, Agrigento

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ra il tempio di Castore e Polluce e il tempio di Vulcano, nel cuore della Valle dei Templi di Agrigento, si estende una vasta area verde nota come il “Giardino della Kolymbetra”. Luogo ricco di fascino per l’incanto dei suoi colori, celebrato da letterati e poeti sin dall’antichità e paragonato alla valle dell’Eden, il sito è tornato a essere un gioiello - archeologico e agricolo al contempo - grazie al FAI - Fondo Ambiente Italiano. Dopo un lungo abbandono, causato dalla mancanza di acqua e nel corso del quale il Giardino si era ricoperto di rovi, nel 1999 la Regione Sicilia ne ha affidato l’area al FAI per venticinque anni. Nel novembre 2001, dopo aver ultimato la campagna dei restauri paesaggistici e aver ripristinato le antiche colture, la Fondazione ha riaperto lo storico Giardino al pubblico inserendolo inoltre nel circuito di visita della Valle dei Templi. Le origini del Giardino sono molto antiche. Secondo lo storico Diodoro Siculo, vissuto nel I secolo a.C., il tiranno agrigentino Terone, al termine della battaglia di Imera (480 a.C.), fece scavare ai prigionieri cartaginesi una rete di gallerie drenanti per l’approvvigionamento idrico di Akragas e fece costruire, dove queste sboccavano, una grande vasca detta Kolymbetra “del perimetro di sette stadi”, trasformata in vivaio di pesci e frequentata da cigni e volatili. Un luogo di delizia, dunque, che tuttavia perse ben presto la funzione originaria: probabilmente già nel I secolo, infatti, la piscina venne interrata e l’area, per l’abbondanza delle acque qui presenti, fu destinata a terreno agricolo. Nel Medioevo fu introdotta la coltivazione degli agrumi, che ancora oggi la caratterizza: da allora la valle ebbe la denominazione di “giardino” per sottolineare, come si usa in Sicilia, accanto all’utilità produttiva, la piacevolezza estetica e sensoriale di questi frutti dai colori vivaci e i profumi fragranti.

Ph © Vincenzo Cammarata

I cinque ettari della Kolymbetra offrono una notevole varietà arborea e paesaggistica. Nelle zone più scoscese sono presenti tipiche specie della macchia mediterranea, come il mirto, il lentisco, il terebinto, la fillirea, l’euforbia e la ginestra. Nel terreno pianeggiante del fondovalle, al di là del piccolo fiume bordato da canne, lungo il quale crescono salici e pioppi bianchi, si estende l’agrumeto che con limoni, mandarini, aranci di antiche varietà, viene irrigato secondo le tecniche della tradizione araba. Dove l’acqua non arriva, nascono gelsi, carrubi, fichi d'india, mandorli e giganteschi olivi “saraceni”. Nel marzo 2005 il FAI ha concluso i lavori alla rete idrica del Giardino, ripristinando gli antichi percorsi d’acqua basati sulla costruzione di ipogei - o gallerie artificiali, denominate "feaci" probabilmente da Feace, l’architetto greco che li progettò che tuttora raccolgono le acque profonde e consentono l'irrigazione del terreno. Nel sottosuolo è stato invece realizzato un moderno impianto di sub irrigazione volto a economizzare l'uso dell'acqua e l'impiego di manodopera. Inoltre, poiché la valle è attraversata da un torrente e da un rio affluente, sono stati intrapresi alcuni delicati interventi riguardanti la rete fluviale per ridurre il rischio di esondazioni. Lo stato di degrado delle sponde ha imposto un intervento di manutenzione e consolidamento delle pareti scoscese attraverso l'utilizzo di pietre che saranno imbrigliate tra loro dalle talee di tamerici. La Kolymbetra, luogo straordinario per i colori, gli odori e la cornice in cui è immersa, è tornata a essere il vero “giardino” della Valle dei Templi: un luogo di piacevole sosta dopo le emozioni della visita al parco archeologico, dove vivere, all’ombra di un arancio, di un mandorlo o al suono delle acque sorgive, qualche ora immersi in un’atmosfera forgiata ad arte da un meraviglioso connubio tra l’Uomo e la Natura ◆ www.fondoambiente.it

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economy

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Lettera sui mercati finanziari di William Mattei - Responsabile Ufficio Studi Genesi Uln Sim SpA

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n questa lettera cercheremo di analizzare sinteticamente l’andamento dei mercati finanziari azionari ed obbligazionari con i relativi risultati da inizio 2013. Prima di entrare nei dettagli è doveroso premettere che i movimenti sulle valute hanno inciso molto sui risultati per gli investitori in euro, visto l’apprezzamento generalizzato dell’euro che ha danneggiato i risultati per chi deteneva posizioni in valute estere. Cominciamo dagli investimenti azionari. Ad essere stati premiati sono sicuramente i risparmiatori che hanno investito o sovrappesato le borse dei paesi sviluppati rispetto ai paesi emergenti, con le migliori performance sulla borsa americana e sull’Europa in generale. L’azionario mondiale, da inizio anno, segna un +10,32% contro un -13,2% dell’indice azionario dei paesi emergenti; molto bene ancora il Nord America con +13,23%, seguono l’Europa con un +6,63% ed il Pacifico +6,06%. A livello di singoli paesi l’Italia limita i guadagni ad un +0,05%, mentre fanno molto bene la Svizzera (+11,27%) e l’Irlanda (+11,7%); seguono Francia con circa +9% e Germania +5,27%. Profondo rosso

sui mercati emergenti con cali generalizzati e punte di -20% sull’America Latina, -15% per l’indice BRIC; seguono Est Europa a -13,37% ed Asia emergente con -9,59%. A livello di singoli paesi i peggiori risultati si registrano su Turchia (-25% circa) e India (-23%); va tuttavia precisato che a penalizzare molto i risultati dei paesi in via di sviluppo sono state soprattutto le svalutazioni generalizzate delle valute che hanno contribuito a peggiorare le performance per gli investitori in euro. Nei settori azionari: in vetta alla classifica troviamo ancora il settore farmaceutico con circa +20% da inizio anno e punte di oltre 40% per il settore biotecnologico; molto bene anche il settore dei beni discrezionali (+17,18%); male le materie prime e gli energetici dell’area euro. Veniamo ora agli investimenti obbligazionari partendo dal mercato italiano: lo spread BTP\Bund a fine agosto si ritrova più o meno ai valori di inizio anno, a quota 253, dopo aver toccato punte di 340-345 nel mese di marzo, per cui in termini generali, il corso dei titoli di stato italiani è pressochè invariato da inizio anno così come l’indice dei fondi obbligazionari, che aveva toccato i suoi minimi a

fine giugno, riflettendo le aspettative di rialzo dei tassi da parte della FED. L’indice JPMorgan Emu, rappresentativo dell’investimento obbligazionario area Euro, segna da inizio anno una performance pari a +0,29% mentre il JPMorgan Global index (in euro) del -5,89%. Per quanto riguarda i fondi, gli andamenti riflettono molto i mercati di riferimento, con gli azionari ed obbligazioni paesi emergenti in rosso, quasi invariati gli obbligazionari area euro ed in positivo i fondi azionari paesi sviluppati. La strategia di allocazione, adottata ad inizio anno, rimane per il momento inalterata e vede a livello geografico ancora in forte sovrappeso i fondi che investono nelle principali piazze internazionali mentre, a livello tematico, vengono tenuti in portafoglio i fondi specializzati nel new energy e nelle telecomunicazioni. In riferimento a quest’ultimo settore si segnala che in questi giorni hanno preso il via importanti operazioni di M&A che potrebbero dare impulso al settore e rappresentare un importante catalizzatore per la crescita dei titoli nel settore delle telecomunicazioni. In riferimento alle strategie valutarie si ritiene che la diversificazione valutaria

sia un elemento imprescindibile se si vogliono attenuare i rischi di coda. Il contesto attuale è infatti ancora caratterizzato da tassi di crescita negativi e da forte indebitamento che ancora affliggono diversi Paesi in Area Euro. Inoltre vi sono timori circa le possibili conseguenze delle elezioni che si terranno in Germania a settembre. Non è quindi possibile, in questa fase, escludere il verificarsi di nuove tensioni per la Moneta Unica, il cui apprezzamento potrebbe essere potenzialmente eccessivo. In un’ottica difensiva potrebbe pertanto essere utile includere o mantenere nei portafogli strategie di diversificazione valutaria. In un contesto geo-politico mediorientale molto delicato e di flight to quality, l’avversione degli investitori internazionali verso i paesi emergenti, in generale, potrebbe continuare a penalizzare tali aree con ulteriori fughe di capitali e quindi deprezzamenti delle valute; si consiglia pertanto di prestare attenzione alle esposizioni elevate su fondi emerging market bond e local emerging currency ◆



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Cristalli senza tempo La famiglia Varisco, recuperando la tradizione degli antichi maestri vetrai, fa della lavorazione artistica del vetro un esempio di come l'arte del passato riviva ancora oggi di Ferdinando Vetere

C’

Cristalli Varisco Treviso Lavorazione cristallo soffiato, molato, inciso. Cristalli d’arte www.cristallivarisco.it

è un posto, nell’entroterra di Venezia, dove si crea arte come avveniva centinaia di anni fa, quando i principali re, principi e papi reclamavano le opere dei maestri e degli artisti più prestigiosi. Una di queste arti era la lavorazione del vetro tramite l’incisione: un lavoro fine e difficilissimo del quale erano a conoscenza pochi maestri vetrai, le cui opere venivano richieste in tutta Europa. Tra costoro, uno dei più famosi fu certamente Varisco Varischi, maestro vetraio che fece disegni unici e inimitabili. Recuperando l’antica tradizione dei maestri vetrai e probabilmente del più antico antenato, Marco Varischi negli anni ‘30 sperimentò per primo la tecnica dell’incisione su vetro, che tramandò al figlio Italo insieme al rispetto e all’amore per il mistero della terra e del fuoco che si trasformano in materia. Divenuto Maestro vetraio, negli anni ‘40 venne premiato alla Scuola Sperimentale del Vetro di Murano. Si trasferì, in seguito, da Murano all’entroterra di Venezia, a Treviso, dove continuò la sua opera di artista capace di capire e dominare il vetro e trasmise le sue conoscenze e la sua passione al figlio. Anche Italo nacque con il talento innato della famiglia e proseguì nell’opera, ripetendo ogni giorno il miracolo della nascita dell’opera fatta a mano che esprime una condizione dello spirito. “Quando crea - dicono di lui i figli - le sue mani si fondono con la materia, facendo apparire disegni che sono unici e inimitabili, oggetti dalle linee pure di elegante fantasia”. Una tradizione che si rispetti non va mai cancellata ed è per questo che Marco junior ha deciso anch’egli di seguire le orme del nonno e del padre, avendo ricevuto a sua volta la fortuna di avere nelle vene la predisposizione e l’anima dell’artista. La Cristalli Varisco, ancora oggi, è famosa in tutto il mondo per le sue opere di eccellenza e si può considerare il simbolo della continuità artistica nel tempo, capace di riprendere quelle vecchie tradizioni che la società moderna ha ormai cancellato ma che ancora persistono, forti, magiche ed immutabili, in alcuni piccoli luoghi d’altri tempi ◆


Spettacolarità e comfort definiscono la filosofia di Italy Luxury Design:

LA CASA D’AUTORE, STRUTTURA E FORMA DI UN PALCOSCENICO ESCLUSIVO di Carlotta Miceli Picardi

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a I.L.D. è il marchio che pone l’originalità al centro della propria visione progettuale. Atmosfera, funzionalità, lusso, dettaglio: la casa deve essere suggestiva, impeccabile nelle rifiniture, perfetta nelle misure e nelle tinte, stare bene addosso. Come un abito di alta moda. Deve diventare il teatro ideale per la rappresentazione della personalità e del carattere di chi la abita. A ciò concorre la competenza di professionisti del settore e di maestranze specializzate nelle tecniche antiche e d’avanguardia per la lavorazione dei materiali di pregio. Tradizione e modernità in ogni loro declinazione, dunque. Collegamenti originali e vincenti tra passato e presente per interpretare gli spazi, allo scopo di allestire e modulare gli ambienti di una dimora che risulti infine sofisticata, affascinante e, soprattutto, assolutamente unica. Elementi irrinunciabili, secondo il costruttore Alessandro Bianchetti, titolare dell’azienda ed esponente di quell’imprenditoria coraggiosa e tenace ed entusiasta che onora il nostro paese. Cosa le piace tanto del suo lavoro? Ritengo sia un continuo, straordinario esercizio di fantasia. Io sono atipico, nel mio campo: non riesco ad accettare incarichi che non mi appassionino, che non mi lascino la possibilità di esplorare. Amo avventurarmi continuamente tra i diversi linguaggi dell’architettura, cercando però di mantenere sempre un equilibrio tra conservazione della memoria ed apertura alla sperimentazione.

In che modo? Per esempio mettendo a disposizione del committente l’abilità dell’artigiano con un background culturale tale da consentirgli di trattare il legno o di forgiare il ferro come una volta, per esaltarne le caratteristiche estetiche e decorative, mentre approfondisco la duttilità delle nuove materie. Osando anche accostamenti audaci, in una ricerca stilistica mirata. Qual è il concetto di casa che vuole affermare? Immagino una casa che sappia raccontare con accenti singolari ed interessanti. Non semplicemente una residenza, bensì un luogo di forte impatto emotivo, che renda leggibile la storia di chi la vive. La formula di Italy Luxury Design? Eccellenza italiana, all inclusive. La strategia aziendale si riassume nell’intento di esaudire appieno aspettative, esigenze, eccentricità del cliente: consegna dell’immobile di prestigio chiavi in mano, sino all’ultimo particolare, sulla base del budget stabilito. Che significa ‘lusso’ nella scena domestica contemporanea? Esaltazione del gusto nella creatività, a prescindere dallo sfarzo, ma non dall’eleganza. La possibilità di infrangere certe regole per un effetto finale straordinario e impermeabile al trascorrere del tempo. Quella accurata raffinatezza che è nostro splendido, inimitabile prodotto nazionale, insomma. E soprattutto, indiscutibilmente, qualità.

Italy Luxury Design a division of HouseGest Srl - Offices via Sant’Agnese, 2 - Rieti (Italy) - Tel. 0746-201176 www.italyluxurydesign.com


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Duri e Puri I Fuoristrada d’Autunno di Gianni Perotti

Land Cruiser V8

TOYOTA Land Cruiser 150 Land Cruiser è una delle nobili icone dell’off road. Fuoristrada autentica, leggenda di dakariani e avventurieri è anche una delle 4x4 più versatili. Riesce ad unire doti dinamiche e confort pregevoli a una superba mobilità in ogni situazione: sabbia, neve, fango, roccia. Merito delle sospensioni e della trasmissione da specialista. Trazione sulle 4 ruote permanente con 3 differenziali, controllo elettronico, ridotte. Il motore vigoroso regala prestazioni brillanti anche in autostrada. Modello consigliato: 3.0 D4-D Executive 190 Cv (53.000€).

Wrangler Chrysler-Fiat Il fascino intramontabile della Jeep, rinnovato nell’aspetto, continua ad alimentare il morbo dell’avventura. Per quanto seducente sui lungomare di ogni continente mantiene prestazioni eccezionali sui terreni più impegnativi, Rubicon Valley compresa. Il diesel spinge con vigore anche il Cabrio attrezzato per l’off-road più duro. La scelta giusta è Rubicon 6 cilindri 3600cc da 284 CV (38.000€) ma è inarrestabile anche il Cabrio CRD da 200 CV (35.000€). Un modello che acquista valore nel tempo.

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nche nella storia automobilistica si possono individuare i “corsi e ricorsi vichiani”. Nati come mezzi di derivazione militare, semplici, lenti e spartani, i 4x4 si sono evoluti nei decenni generando confortevoli crossover e SUV per ogni tipo di esigenza, con buona pace degli inguaribili “dakariani”. Oggi i veri 4x4 stanno tornando alla grande, incrementando le prestazioni off-road senza tuttavia rinunciare alle moderne tecnologie e arricchendosi di cavalli. Lo dimostra la corsa all’acquisto del modello G 8V corto (due porte) della Mercedes, all’apice del mercato con i suoi 103.000 € di quotazione. Una “macchina totale” alla quale gli intenditori e gli appassionati pare non vogliano rinunciare, benché la Casa di Stoccarda l’abbia in

Jeep Wrangler

listino come “Final Model G” dopo 35 anni di produzione. Segue il successo senza soste della Jeep Wrangler (ora Fiat-Chrysler), scesa dai mezzi da sbarco in Normandia e ora incontrastata protagonista di lungomari e spiagge mediterranee. La terza icona è ovviamente la Land Rover con il Defender 4 porte o corto o addirittura 8V. Solo l’idea della sostituzione della sua immagine da “Camel Trophy” con un modello “nuovo” ha fatto lievitare le vendite del “vecchio”. A parte questi tre modelli che dominano l’immaginario collettivo, ci sono Marchi emergenti: cinesi, sudcoreani, giapponesi e indiani che offrono modelli meno ricchi di storia e meno “puri” ma capaci di arricchire in divertimento i week end d’autunno, la stagione perfetta per l’Avventura.

DEFENDER 90 e 110 “last model” La già eccezionale mobilità in fuoristrada è incrementata dalla nuova motorizzazione 2.2 Euro5 cambio 6 marce. Marce più corte e coppia esagerata, 4x4 permanente e differenziale centrale bloccabile. C’è pure pic-up e scoperta (telonata). Consigliata per l’agilità la 90 TD5 Soft-top E (122 CV 27.000€) o la Station Wagon 110 con ETC, vernice speciale (32.000€) ◆

Mercedes-Benz Classe G

Mercedes G Concepita in origine principalmente come fuoristrada per i terreni più accidentati, dal 1979 la Classe G è stata protagonista di una formidabile evoluzione. Nel corso di 35 anni, Mercedes-Benz è riuscita ad affinare questa icona del fuoristrada, arricchendola con allestimenti premium e confort di guida pari a quello di una berlina di categoria superiore. Oggi, la Classe G è considerata il punto di riferimento tra i fuoristrada esclusivi. Molte delle innovazioni introdotte sono state ereditate anche dalla gamma SUV firmata MercedesBenz. Negli ultimi decenni è stata più volte eletta fuoristrada dell’anno, titolo conquistato anche nel 2012. Alla illimitata mobilità (dall’autostrada più veloce al più ostico fuoristrada) aggiunge il gap dell’esclusività. Dai 6 agli 8 cilindri e da 211 a 387 CV, costa dagli 88.000 ai 103.000€ e vanta dalla nascita tre differenziali bloccabili e ponti rigidi. Nella versione 4 porte c’è anche il 12 cilindri AMG da 612 CV (270.000€).

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BMW Gran Lusso Coupé Pininfarina La famosa firma torinese ha partecipato con la casa bavarese alla creazione di un esemplare unico al mondo, grandi dimensioni e motore V2

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n Coupé di grandi dimensioni, che fonde elementi di design tipici della BMW con le proporzioni più classiche. È questo il risultato dello studio di stile in esemplare unico realizzato dalla casa bavarese con Pininfarina e presentato al Concorso d’Eleganza di Villa D’Este. I designer italiani, guidati da Fabio Filippini, capo del Design di Pininfarina, hanno lavorato su un disegno d’automobile tipicamente BMW, caratterizzato dal passo lungo, il cofano disteso, l’abitacolo arretrato e il frontale con il tipico doppio rene, mettendo mano soprattutto a linee e superfici. Prendiamo i reni del frontale, ad esempio: realizzati in alluminio semi opaco e cornici lucide e nere, ricordano

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nella forma il muso di uno squalo, in perfetta linea con lo stile di una vettura dinamica e aggressiva. Le superfici della vettura non sono poi rigide, ma curvate, creando così effetti di luce e potenza visiva. La coda, infine, presenta fari sottili ed eleganti, incastonati in un profilo metallico. La maggiore aspettativa rispetto al lavoro Pininfarina è però quella sugli interni. Ancora una volta i designer italiani non hanno deluso: colpiscono il pellame marrone tabacco chiaro prodotto dalla Foglizzo, il legno Kauri selezionato dalla Riva 1920, (uno dei più rari al mondo perché invecchiato per oltre 48mila anni tra le paludi della Nuova Zelanda) e il tetto in Lana vergine con trama Principe di Galles di lavorazione nostrana.

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In conclusione, trattasi di una collaborazione, quella tra Pininfarina e BMW, perfettamente riuscita, nella quale i valori del marchio tedesco sono pienamente rispettati ma reinterpretati alla luce di una sapienza artistica e di uno stile tutto italiano. Solo il tempo potrà dire se tale contributo si potrà estendere anche a vetture più commerciali e prodotte su vasta scala. Di certo l’inizio è da dieci e lode ◆ F.M.


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Naumatec, leader degli yacht artigianali Legno, tecnologia ed esclusività fusi in un’esperienza unica nel panorama internazionale di Francesco Mantica

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arte della lavorazione del legno, l’amore per la navigazione, la passione per la tecnologia e il brivido per l’alta velocità. Questi elementi, riuniti, contraddistinguono l’anima di Naumatec, un’azienda artigianale di progettazione di yacht che si presenta in una nicchia di mercato di alta gamma nel settore dei tender e dei maxi rib, utilizzando per la costruzione tutti i sistemi più avanzati e ponendosi come obiettivo la realizzazione di manufatti eleganti, performanti e di alta qualità. Nata nel 2005 per volontà di due giovani imprenditori, Claudio Pasqualin, costruttore veneto di imbarcazioni custom, e Federico Fiorentino, progettista milanese con la passione per gli scafi ad alte prestazioni, Naumatec si distingue fin da subito per la realizzazione di yacht

potenti e veloci, entrando nel mondo delle competizioni e approfittando dell’esperienza nel campionato Endurace, vinto dal 2006 in tre competizioni, per testare scafi, strutture, materiali e soluzioni costruttive. L’esperienza acquisita, unita alle conoscenze e alla professionalità dei fondatori, viene così riversata nella costruzione di unità di qualità, immagine e prestigio da offrire al mercato. Alle soluzioni tecniche e di disegno che garantiscono potenza e velocità viene così aggiunta una cura assolutamente artigianale dei materiali e delle finiture. Il risultato è una gamma di tender che si caratterizzano per materiali di prima scelta, sistemi di produzione all’avanguardia, design raffinato, prestazioni particolari, ma soprattutto per la passione di chi porta avanti il proprio lavoro come mezzo per realizzare una visione che va ben oltre il mero interesse economico. Due sono le serie di barche presentate da Naumatec: la serie Tenderlux, costituita da tender ad elevato contenuto tecnologico e dalle linee raffinate, e la serie Freccia, costituita da battelli più grandi, di impronta sportiva ma altamente fruibili, ideali per le uscite giornaliere per chi ha una casa al mare o uno yacht come base. I concetti attorno cui si sviluppano entrambe le serie sono: ampi spazi prendisole, semplicità e pulizia delle linee, eleganza, razionalità degli spazi e facilità d’uso. Ma soprattutto, è essenziale che ognuna delle barche in questione soddisfi il cliente: ecco perché Naumatec è sempre disposta alla personalizzazione dei propri gioielli, in modo tale che artigianato ed esclusività si fondano in una soluzione a totale misura dell’acquirente ◆

yacht


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hi tech

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SmartWatch, il pc da polso di Ferdinando Vetere

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ultima frontiera della novità tecnologica, su cui le grandi multinazionali hi-tech stanno per cominciare una guerra senza esclusione di colpi, è quella del computer indossabile. La competizione, dopo i rumors sugli occhiali digitali, si sta spostando ora sul “pc da polso”. Lo chiamano smartwatch, l’orologio delle meraviglie. Un vero e proprio computer da polso che, pur senza garantire le infinite funzioni tablet e smartphone, permette comunque di portare con sè, senza ingombro e con estrema comodità, un dispositivo hi-tech dalle molteplici funzionalità. La prima proposta in questo senso è già arrivata ed è stata fatta a inizio estate dalla Sony, con il suo elegante SmartWatch2. Come quello della generazione precedente, altro non è che un dispositivo, governato da sistema operativo Android, che collegato al proprio smartphone consente di accedere con un rapido sguardo al polso a tutte le ultime informazioni come notifiche, email e messaggi. Nella corsa ad anticipare Apple,

azienda che di solito traccia il passo del mercato, anche Samsung si è posta in prima fila ed ha annunciato a inizio settembre Galaxy Gear, il suo primo smartwatch. Equipaggiato con cellulare e bluetooth, il nuovo dispositivo dispone di un monitor da 2,5 pollici, un processore dual core da 1,5 GHz e una fotocamera da 2 megapixel, configurandosi così come un reale pc da polso. Mentre Microsoft e Google sembrano restare alla finestra, la prima ancora in fase di testing, la seconda impegnata con il lancio dei Google Glass, tutti gli sguardi sono concentrati su Apple, che non lancerà il proprio iWatch prima della fine del 2014. Ci si aspetta infatti da Cupertino non tanto una copia da polso di uno smartphone, quanto piuttosto un prodotto differente, più rivoluzionario. Rumors al momento parlano di un dispositivo in progettazione, provvisto di iOs, con sensori che misureranno la temperatura sanguigna come il battito, il livello di glucosio e molto altro ancora e con punta di diamante - la conclamata batteria flessibile. La sfida è appena cominciata ◆

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0 5 ’ il fascino dei cinquanta di Luisa Espanet

Diane Von Furstenberg - ph Filippo Fior / Gorunway / Indigital

Trussardi

Calvin Klein - ph Gorunway / Indigital

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er quanto nella moda ci siano continuamente revival e ritorni di tendenze che riguardano un po’ tutto il 1900, gli anni Cinquanta restano quelli più “citati”. Sarà per il miglioramento delle condizioni di vita nel dopoguerra, per cui “vestirsi” non è più riservato a una stretta élite. Sarà per il cinema che diffonde modelli di donna e di eleganza. C’è anche da dire che la moda negli anni Cinquanta è particolarmente femminile e donante. Punta su linee nuove, ma senza voglia di stupire a tutti i costi. Anche questo autunno-inverno il revival Fifties si fa sentire e forse più che in altri anni. Sono molti gli stilisti che hanno proposto l’abito da giorno, capo importantissimo nel guardaroba di quel decennio. Corto, non necessariamente in un materiale prezioso, è adatto sul lavoro come per occasioni formali, ma non troppo. Tendenzialmente è stretto in vita, in tessuto stampato o tinta unita, colorato o nero, identificabile con l’evergreen tubino. C’è anche un piacevole ritorno dello chemisier. Prete e Bruno, da New York, lo propongono molto conforme al modello classico. Con abbottonatura fino al colletto, cintura con fiocco, maniche piuttosto ampie con polsino e gonna svasata. Decisamente rivisti quelli di Diane Von Furstenberg. Uno in suède è una curiosa sintesi fra tuta e chemisier, con gonna pantaloni con risvolto, allacciatura nascosta e cintura a fusciacca. L’altro è senza colletto con un provocante taglio-scollatura sul corpino.


Rochas

Gucci

fashion

Ports 1961

Calvin Klein Cividini

Calvin Klein Bottega Veneta

Più consueti i modelli variazione del tubino, con gonna diritta e vita più o meno segnata. Gucci rivede la petite robe noire con una stampa floreale color argento sui fianchi. Collo alto, niente maniche e linea fasciante per l’abito di Ports 1961. Maniche lunghe e scollo a barchetta per l’abito ispirazione Mondrian di Alexis Mabille. Patchwork di Principe di Galles e di ricami floreali nel tubino di Angelo Marani. Vita segnata da sottile cintura per l’abito in tessuto a piccole geometrie di Cividini. Trussardi punta sulla pelle nera per il suo chemisier. Molti gli abiti nella collezione di Calvin Klein. In alternativa al tubino con motivo di piegone sul lato, ecco gli abiti con vita stretta e gonna svasata che evocano la Grace Kelly di “Caccia al ladro”. Uno è in pelle nera con alta cintura, l’altro è sui toni dell’azzurro con un motivo di riquadri sulla gonna. Nello stesso stile gli abiti di Rochas con gonna midi. Uno è nero con scollo squadrato, l’altro è un due pezzi con corpino a manica corta e gonna arricciata in vita. Un outsider, come sempre, l’abito di Bottega Veneta, anche se come gli altri strizza gli occhi ai Cinquanta. È bianco con pennellate di rosso acceso, pieghettatura sul collo e sulle maniche.


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0 5 ’

accessories

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Maliparmi

Pura Lopez

Alberto Guardiani

Furla

Serapian

Poche citazioni Fifties invece per gli accessori. Se si esclude qualche décolletée con cinturino o fiocco, rinnovata però da tacchi vertiginosi. In alternativa a stivaletti protagonisti. Borse colorate in primo piano ◆


Borsalino

Corneliani

Enrico Coveri Pirelli P Zero

Church’s

Giorgio Armani

Larusmiani

eravamo abituati al colore sempre più presente nelle collezioni maschili. Anche per l’inverno. Quest’anno a sorpresa assistiamo a un grande ritorno del grigio. Che novità è? Niente paura, il grigio in questione è assolutamente innovativo, nulla a che vedere con quello triste, austero, evocativo di ambienti bui dove qualsiasi forma di creatività è bandita. Il nuovo grigio è particolare, non tanto perché è sfruttato in tutte le gradazioni, quanto perché, usato per il vestire formale o informale, riesce ad avere una sua personalità spiccata. Lo si ritrova soprattutto negli abiti. In tessuti tipici del vestire maschile, accostato ad altre tonalità o tinta unita. D-squared lo sceglie in una versione luminosa per l’abito con giacca doppiopetto e pantaloni con risvolti. E così Larusmiani per il suo impeccabile completo. Corneliani per la giacca dello spezzato sovrappone due diverse tonalità di grigio. È in un finestrato di diverse sfumature di grigio il completo di Enrico Coveri da completare con un pull ovviamente grigio. Finestrato anche per il tre pezzi di John Varvatos. Quasi interamente grigia la collezione di Les Hommes, con giacche piuttosto attillate dai piccoli risvolti e pantaloni di larghezza variabile. Giorgio Armani, accanto a elegantissimi completi grigi, crea giacche spinate in quei toni.

Santoni

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D-squared

John Varvatos

Jimmy Choo

fashion

è tornato l’uomo in grigio

E perfino John Richmond, da sempre sostenitore del nero, propone una giacca grigia con inserti bianchi. Il grigio è anche nel vestire informale. Da Emporio Armani nel comodo pull è abbinato a una gradazione inedita di blu, tinta d’elezione dello stilista. Righe rosse, nere e bluette interrompono il grigio del pull di Iceberg. In tessuto spina di pesce, nella tonalità del momento, anche il peacot di Pirelli P Zero. È grigio perfino il Borsalino con nastro colorato e lo stivaletto in suède con suola di gomma bianca di Santoni. Perfetti per accessoriare completi grigi, le stringate di Church’s o i mocassini di camoscio con morsetto di Jimmy Choo ◆


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Bam bini: ECOSOSTENIBILITà CON GLAMOUR

Twin set Simona Barbieri

Simonetta

Roberto Cavalli Junior

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Novità in ta gl ia m inim a

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kids

Roberto Cavalli Junior

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i sono molti abiti per la bambina nel prossimo autunno-inverno e anche tanto grigio. Questo non significa che l’abbigliamento dei meno 14 segua le tendenze moda dei grandi. Gli abiti per le bimbe si sono sempre visti e il grigio, come il blu o il rosso, è sempre stato un colore dominante nel guardaroba minimo. La maglia è in primo piano per il confort e la facile manutenzione. Ecco l’abito di Simonetta con inserti di flanella sulla gonna. Interamente in tessuto, invece, l’abito con maniche corte per le occasioni più importanti. Per chi apprezza lo stampato c’è il completo a fiorellini di Twin Set Simona Barbieri o la gonnellina plissé soleil di Roberto Cavalli Junior da accostare, per le più ambiziose, al pull con fiocchi applicati. In armonia le ballerine di Santoni in pelle intarsiata e vernice o lo scarponcino rosa shocking della linea Ecogreen di Soldini. Non altrettante le novità per il maschio, che può comunque sbizzarrirsi con vari tipi di jeans e felpe e magari un gilet, come quello di Roberto Cavalli Junior ◆

on è la prima volta che capita. Una donna efficiente e creativa diventata mamma si inventa una linea di abbigliamento per bambini. Ma il caso di Lavinia Giordani è particolare: da una parte il suo background di costumista teatrale per l’opera, dall’altra l’idea di una collezione ecosostenibile. “Sono sempre stata molto attenta all’ecologia e al naturale spiega l’imprenditrice-stilista - e quando è nata Nausica, la mia bambina, non riuscivo a trovare per lei niente che fosse in tessuti biologici ma con uno stile fresco e attuale e non quel genere vetero-hippy”. E così nel 2011 nasce a Roma Detta Dida, una linea per maschi e femmine dai 2 ai 10 anni. Lavinia, oltre a occuparsi dell’immagine e della pubblicità, sceglie i tessuti, disegna i modelli che vengono poi realizzati in una sartoria di Frascati. Tutto quindi è acquistato e prodotto in Italia. I materiali sono il cotone biologico, il bambù, la fibra di alga, il lino ecologico per l’estate, la lana cotta, ovviamente biologica, la

fibra di soia e un bambù più pesante, con la consistenza del cashmere, per l’inverno. Lo stile è leggermente rétro, senza concessioni però al travestimento, con un prevalere di colori soft come il celeste, il grigio polvere, l’avorio. Tra le proposte per il prossimo inverno spiccano per le bambine le gonnelline tutù e, invece unisex, i cappellini da aviatore. Agli inizi la distribuzione toccava alcuni negozi specializzati, soprattutto del centro e del sud, e diversi temporary store anche in Canada e Giappone. Ora l’idea è di raggiungere direttamente il consumatore con una vendita on line e con la partecipazione a eventi, come il So critical So fashion a Milano, ai Frigopriferi Milanesi dal 20 al 22 settembre, in concomitanza con la settimana della moda. A proposito del sito inevitabile la domanda sulla scelta del nome: “Nausica in casa era, appunto, detta Deda e dato che in pochi capivano come si chiamava, lei stessa si presentava così” conclude Lavinia ◆ www.detta-dada.it

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Altomare Mediterraneo, i giorni del Maestrale Partiti da Mondello (Palermo) quasi in bonaccia, i 22 yacht della Palermo-Montecarlo 2013 arrivano a Monaco con 25-30 nodi di Grecale. E li premia il Principe Alberto di Fabio Colivicchi - ph Andrea Carloni/Circolo della Vela Sicilia

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L’arrivo dell’X41 Extra 1 Lauria, dell’armatore Massimo Barranco, che risulterà vincitore del Trofeo Angelo Randazzo per il migliore yacht in tempo compensato

ele che cavalcano onde nervose, con rotta a nord. Marinai scavati dal sole e dal vento, ma con gli occhi felici per le albe e i tramonti. Dai “Caraibi” del Golfo di Mondello a Palermo, fino alle coste frastagliate della Francia, per tagliare la linea del traguardo davanti al Porto del Principato di Monaco, sullo sfondo dell’inconfondibile skyline di palazzi storici e grattacieli di design. Come sempre la Palermo-Montecarlo (nona edizione nel 2013, disputata dal 18 al 23 agosto, si prepara il grande decennale del prossimo anno) è ben più di una regata. È lo spirito del mare e del viaggio, della scoperta e della sfida. Una sfida che quest’anno è stata raccolta in particolare dallo Yacht Club de Monaco, che ha schierato al via ben 5 yacht e la barca più performante, risultata vincitrice in tempo reale: Monaco Racing Fleet, TP52, affidato a Guido

Miani e Giorgio Martin, ma con un timoniere di sangue blu come Pierre Casiraghi. Il giovane della famiglia principesca (è il secondogenito di Carolina di Monaco) si è scoperto appassionato della vela d’altomare ed è stato promosso a pieni voti da alcuni big dello yachting presenti a bordo, a cominciare da un guru come Stefano Spangaro. Forse anche per questo, la IX edizione della PalermoMontecarlo è andata in archivio la cerimonia di premiazione svoltasi allo Yacht Club de Monaco alla presenza del suo presidente, SAS il Principe Alberto II di Monaco, che ha affiancato alla consegna dei premi il presidente del Circolo della Vela Sicilia, organizzatore della regata, Agostino Randazzo. Una premiazione che, come negli usi del club monegasco, si è trasformata in una grande serata di festa per tutti gli equipaggi, finita con danze sfrenate e fiumi di

Un momento della premiazione allo Yacht Club de Monaco con il Principe Alberto. Qui la consegna del Trofeo Giuseppe Tasca d’Almerita all’equipaggio di Monaco Racing Fleet

sport

L’arrivo notturno di Monaco Racing Fleet, il TP52 dello Yacht Club de Monaco vincitore in tempo reale

L’arrivo al tramonto dell’altro X41, WB Five, armato dal Circolo della Vela Sicilia con lo skipper Piero Majolino, e a bordo il grande navigatore Pietro D’Alì

champagne. Si conferma la doppia anima della PalermoMontecarlo: regata vera per marinai autentici, che sa trasformarsi in festosa condivisione della passione per la vela. Per la Line Honours conquistata da Monaco Racing Fleet, Pierre Casiraghi, Guido Miani e Giorgio Martin hanno ricevuto dal Principe Alberto II e da Giuseppe Tasca, il Trofeo Giuseppe Tasca d’Almerita, in onore di uno dei fondatori del club palermitano. Sempre in tempo reale, al secondo posto si è classificato il maxi Ourdream del Velaclub Palermo con Alessandro Candela e Maurizio D’Amico, e al terzo Mandolino, Swan 42 di Martino Orombelli con Chicco Isenburg. Invece la contesa e prestigiosa vittoria in tempo compensato nella categoria ORC, è andata a Extra 1 Lauria, l’X41 dell’armatore Massimo Barranco con Gabriele Bruni, Marco

Bruni e un team misto tra Vela del Sud e Club Lauria. A questo equipaggio è stato consegnato, sempre dal Principe Alberto insieme con Agostino Randazzo, il Trofeo Angelo Randazzo, in onore dello storico presidente del club. Al secondo posto della classifica ORC c’è Mandolino, che consolida il primato nella classifica del Campionato Italiano Offshore, e al terzo WB Five, l’X41 del Circolo della Vela Sicilia con Piero Majolino, Pietro D’Alì e alcuni giovani del circolo. E per il 2014 questo evento si annuncia ricco di ulteriori novità. Oltre agli 80 anni dalla fondazione della sede del Circolo della Vela Sicilia, ci sarà l’esordio, per l’accoglienza e la premiazione dei regatanti, della nuova sede dello Yacht Club de Monaco attualmente in costruzione. Un progetto dell’archi-star Norman Foster, considerata già la “cattedrale” degli yacht club per grandezza e bellezza degli spazi ◆ www.palermo-montecarlo.it


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Per la nautica il salone della verità A Genova va in scena l’edizione numero 53 dell’appuntamento nautico internazionale. Ridotto nella durata e negli spazi, con gran parte delle barche in acqua. Tra paure e speranze, ecco alcune delle novità a vela di Fabio Colivicchi

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Mylius 18E65

Oceanis 38

Elan 320

ICE 44

a mercoledi 2 a domenica 6 ottobre, un solo weekend coinvolto, va in scena in quest’arco temporale l’ennesimo salone nautico di Genova della verità: o la va o la spacca, fuori o dentro la crisi devastante che sta mettendo in ginocchio uno dei settori gioiello dell’economia, anche per le sue implicazioni culturali e la voglia di andar per mare degli italiani. Che salone sarà? Proviamo a raccontarlo ai lettori di Insider Magazine in anteprima. PIÙ CORTO E PIÙ STRETTO Come detto, la durata ridotta a un solo weekend lungo si spiega con il tentativo degli organizzatori di venire incontro alle esigenze degli espositori di ridurre le spese. Al contempo, il salone si presenta anche ridotto nelle aree espositive. Ennesima sforbiciata causata dalla crisi, ma bilanciata secondo gli organizzatori - da una migliore organizzazione della fiera, che sarà più gradevole e fruibile dai visitatori, e che avrà il suo cuore pulsante nella darsena con le barche in acqua. “Nonostante tutto, sarà un gran bel salone”, assicura Alessandro Campagna, responsabile dell’area manifestazioni e marketing di UCINA, la Confindustria nautica, che però aggiunge: “Ma come andrà lo sapremo solo dai visitatori nel giorno inaugurale”.

LE NOVITÀ DA VEDERE NELLA VELA Uno scatto d’orgoglio per uscire dalla crisi: è questo l’atteggiamento di molti cantieri, che affrontano la stagione dei saloni presentando diverse novità. Vediamo le più interessanti nel pianeta vela da perlustrare a Genova. Nel settore sotto ai 10 metri (”natanti” senza patente) è atteso il nuovo Elan 320, con carena a spigolo, doppia ruota del timone e tre diversi pescaggi. Gli interni prevedono due cabine e un bagno. Beneteau presenta l’Oceanis 38, 12 metri che punta tutto sulla modularità degli ambienti e delle attrezzature, per trasformarsi da day-sailer a cruiser d’altura. Le produzioni italiane rispondono con ICE 44 di Ice Yachts, progetto di Umberto Felci per la crociera veloce con tante trovate e dettagli geniali, e con il Mylius 18E35, mini-maxi pensato e costruito dal cantiere a Gaeta, 18 metri cruiser racer di razza. Sarà in banchina al salone di Genova anche l’ultimo nato di Vismara Marine, il 47FC, solito concept boat di Alessandro Vismara, originale nelle forme e nei contenuti, che rinnovano il modo di vivere la barca a vela ◆


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Giusy Versace: la mia vita divisa a metà Un cognome importante, un incidente stradale, la vita che cambia. E capisci che non contano i soldi, non conta come ti chiami, ma conta soltanto la forza interiore

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è una data che taglia a metà la vita di Giusy Versace. É il 22 agosto 2005. Giusy ha 28 anni e tutto quello che si può desiderare: è una bella ragazza, ha un lavoro importante nel mondo della moda ed è felicemente innamorata. Ma un gravissimo incidente stradale le porta via le gambe. Inizia così una nuova vita, tra dolore, paura e speranze. E stringendo i denti arrivano le protesi, “le mie nuove gambe”. “Non possiamo decidere il nostro destino. Ma possiamo decidere come affrontarlo” diventa il suo motto. Quei denti stretti nella sofferenza allentano la presa e si trasformano in uno splendido sorriso. E passo dopo passo, “di corsa” verso un nuovo futuro, Giusy diventa la prima donna in Italia a correre senza gambe. Oro e record italiano sui 200 e 100 metri e record europeo sui 100 metri. Per condividere la sua storia, ha scritto un libro, “Con la testa e con il cuore si va ovunque”, Mondadori: “È un diario. Mi sono raccontata, aprendo il mio cuore completamente. L’ho fatto pensando di poter arrivare ai cuori di quelle persone che sono più sfiduciate e non riescono ad affrontare la vita con lo spirito giusto”. Giusy, come si trova la forza per affrontare una nuova vita? Non lo so, domanda difficile! Ognuno trova la sua ricetta. La mia è stata sicuramente la fede. Il giorno dell’incidente non ho perso i sensi e ho pregato tanto. Questo mi ha aiutato a non essere arrabbiata con la vita, ma al contrario esserle grata: qualcuno aveva ascoltato le mie preghiere. E poi lo sport, che mi dà la forza di trasformare quella tragedia in una missione: trasmettere un po’ della mia forza a chi non trova ragioni per combattere. Oggi la voglia di raccontare la tua storia in un libro. Scrivere il libro è stata una sorta di terapia. I ricordi sono ancora molto vivi. Sono passati quasi otto anni e, mentre scrivevo, mi sono resa conto che alcune cose erano ancora lì, pronte a farmi male. E soprattutto, mi sono resa conto di quante cose ho fatto! (sorride, n.d.r.) Forse sul momento non capire davvero quello che stavo facendo è stata la mia forza. La tua forza è stata anche l’autoironia: nel libro, raccontando del rapporto con le tue nuove gambe, parli di “entrare in officina”. Ma si, è proprio un’officina! C’è chi porta la macchina a fare il tagliando, e io andavo lì a farmi stringere i bulloni (ride, n.d.r.).

Con il fratello Domenico

Il paradosso è stato “aver scoperto il bello di correre quando hai perso le gambe”. Come inizia il rapporto con lo sport? È stato un incontro casuale. Non avevo mai pensato di praticare sport a livello agonistico. Dopo aver perso le gambe poi, era già un miracolo che io stessi camminando. Ho iniziato a correre per curiosità, ma soprattutto perché volevo dare uno schiaffo morale a tutti quelli che non credevano in me e pensavano che non ce l’avrei fatta. Un bello schiaffo morale: nella vita hai vinto tu! Sento di aver vinto il giorno in cui ho avuto il coraggio di alzarmi dalla sedia a rotelle. Il giorno in cui ho imparato a guardarmi allo specchio. Non avevo bisogno di una medaglia al collo per essere fiera di quello che avevo fatto. Però mi sono resa conto che lo sport per tanti è una grande terapia. Siamo nel 2013, ma ancora oggi ci sono tanti disabili che vivono chiusi in casa, si nascondono. Lo sport aiuta ad aumentare la propria autostima, aiuta a confrontarsi con altre realtà e ad uscire di casa. Quindi ben venga lo sport, soprattutto per i disabili. Anche per questo crei la Onlus Disabili no limits? Vogliamo sensibilizzare le persone e raccogliere fondi per degli ausili, come sedie a rotelle e protesi, che diano la possibilità ad altri di avere una vita migliore. Purtroppo non tutti sanno che possono fare sport. Quindi Disabili No Limits promuove anche le attività sportive e aiuta chi non se lo può permettere. Penso sia scandaloso che in Italia gli ausili sportivi per le persone con disabilità non siano neanche menzionati. Come a dire che, per un disabile, fare sport è un lusso. Porti un cognome importante per la moda italiana nel mondo. Il tuo rapporto con la moda è ancora molto forte? Assolutamente si. La moda è parte di me, la respiro da quando sono nata. Lavoro nella moda dall’età di diciotto anni, anche se non ho mai lavorato per la Gianni Versace Spa. Sempre per aziende concorrenti. Tutto quello che ho fatto me lo sono conquistata da sola e di questo sono orgogliosa. A dispetto di tutti quelli che pensano che, con un cognome così, sia tutto facile.

interview

di Massimiliano Augieri e Antonio Carnevale

Giusy alla presentazione del suo libro

Nella copertina del libro ti presenti con un abito da sera sopra le protesi sportive. La perfetta sintesi della Giusy di oggi? Si, c’è tutto il mio mondo. Ci sono i trucchi e i tacchi a spillo, che io adoravo. C’è un po’ di moda, ma anche lo sport. E poi c’è questo sguardo rivolto al cielo, perché sono convinta che ci sia sempre un angelo con me, ovunque vada. Da questo percorso esci vincente, ma sicuramente cambiata. Di certo ho perso tante cose, ma ne ho guadagnate altre. Oggi riesco a gioire di una semplice giornata di sole, una granita in compagnia di un’amica o delle polpette di melanzane di mia madre. La Giusy di prima era una donna troppo presa dalla sua carriera e dava per scontati gli affetti. Siamo talmente impegnati a rincorrere ciò che vogliamo e non abbiamo, dimenticandoci di dare importanza alle cose che invece abbiamo e diamo per scontate. Oggi guai se non mi ritagliassi cinque minuti per una telefonata a mia madre, ovunque mi trovi!

Molto significativo il fatto che il libro si concluda con delle lunghe pagine di ringraziamenti. Giusy, possiamo dire che la vita è un grande gioco di squadra? Quando ho presentato il testo finito alla Mondadori, mi hanno detto che cinque pagine di ringraziamenti erano troppe. Di solito si fanno cinque pagine di prefazione e due righe finali di ringraziamenti. Io ho stravolto tutto. Ma ho cercato davvero di ringraziare tutti, perché sono convinta che Dio mandi, nella vita, le persone giuste perché facciano sì che diventiamo ciò che eravamo destinati ad essere ◆ “Insieme nello sport” Da settembre Giusy sarà in tour nelle principali piazze Italiane con “Insieme nello sport”, un’occasione per far conoscere le discipline dello sport paralimpico e testare le nuove tecnologie del settore. Al termine del tour, saranno individuati 4 giovani disabili a cui destinare protesi e sedie a ruote sportive per introdurli nel mondo dello sport. Di seguito le date del tour: Milano 14 settembre - Bologna 28 settembre Udine 5 ottobre - Lecce 12 ottobre Catania 19 ottobre - Roma 26 ottobre Per maggiori info www.disabilinolimits.org


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Open d’Italia: una lunga storia di personaggi ed episodi

Da CELESTINA, il più antico ristorante dei Parioli, resistono alle mode le annotazioni per il menù settimanale sul calendario, del gusto

Clamorose imprese e grandi delusioni, campioni che hanno nobilitato vittorie e sconfitte dando lustro al principale torneo italiano di golf. Ed ecco l’edizione 2013

GIOVEDì, GNOCCHI. SABATO, TRIPPA

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Edoardo Molinari

golf

ottantasette anni di distanza è difficile immaginare che il primo Open d’Italia fu disputato da tre distinti signori in giacca e cravatta: se non altro perché ci si chiede come abbiano potuto eseguire swing e movimenti golfistici con quegli abiti così impaccianti. Eppure fu proprio così e William H. Jolly, Luigi Prette e Francesco Pasquali in quel lontano giorno di settembre del 1925 salirono così vestiti sul tee di partenza. I primi due, a dire il vero, si tolsero almeno la giacca, ma Francesco Pasquali, sicuro di sé e deciso a mantenere lo stile, si limitò semplicemente ad abbottonarla prima di eseguire swing perfetti. Lo stesso Pasquali completò le 36 buche in 154 colpi, uno in meno di Jolly, e inaugurò l’albo d’oro che poi si rivelò piuttosto avaro con gli italiani. La seconda edizione, targata 1926, vantò la presenza dei più rinomati professionisti dell’epoca, coronando il francese August Boyer, di appena 18 anni. In seguito Boyer si aggiudicò altri tre tornei (1928, 1930, 1931), stabilendo un record di successi eguagliato solo dal belga Flory Van Donck. Altri due personaggi caratterizzarono il periodo anteguerra, Percy Alliss e il senatore Agnelli, nonno di Gianni. Alliss fu il terzo vincitore in ordine cronologico (1927), ma viene ricordato più che altro perchè il figlio Peter conquistò il titolo nel 1958, unico caso di doppio successo in famiglia. Il senatore Agnelli, invece, precorse con grande lungimiranza i tempi lanciando la prima vera campagna promozionale per il turismo golfistico. Per pubblicizzare il percorso che aveva fatto costruire a Sestrieres ingaggiò il famoso golfista inglese Henry Cotton con l’intenzione di attirare i facoltosi appassionati inglesi. Cotton sbaragliò gli avversari e il

Francesco Molinari

Matteo Manassero

senatore centrò in pieno il suo obiettivo. Dalla Gran Bretagna ci fu una sorta di pellegrinaggio per giocare sul campo reso improvvisamente famoso dal campione. L’effetto, però, si esaurì rapidamente a causa dell’evento bellico. Il torneo riprese nel 1947 e proseguì fino al 1960, periodo che fu prodigo di vittorie italiane. Interrotto in quell’anno, fu ripreso nel 1971, quando riapparve sul percorso di Garlenda, dove s’impose Ramon Sota, zio di Severiano Ballesteros. La gara entrò così nella fase moderna. Salirono alla ribalta campioni di ieri come Billy Casper, che nel 1975 trionfò a Is Molas alla bella età di 44 anni, giocatore vincente più anziano, del momento (Tony Jacklin, 1973, Peter Oosterhuis, 1974, Dale Hayes, 1978) e del domani (José Maria Cañizares e il giovanissimo Bernhard Langer che superò in play off a Firenze gli altrettanto emergenti Seve Ballesteros e Ken Brown). Nel 2003 la Federazione Italiana Golf prese in mano le redini dell’evento con un proprio Comitato Organizzatore e con un lungimirante accordo con l’European Tour. Fu tre anni dopo che, a distanza di 26 anni, il torneo ritornò in mani italiane grazie all’allora giovane fenomeno 23enne Francesco Molinari, che da quel titolo ha preso la slancio verso i vertici mondiali. L’appuntamento di quest’anno è al Golf Club Torino dove saranno nuovamente insieme la FIG, con il suo Comitato Organizzatore Open Professionistici di Golf, e l’European Tour. Durante le quattro giornate dell’Open sono previsti tre “special events” ai quali prenderanno parte i migliori azzurri in campo: Francesco ed Edoardo Molinari e Matteo Manassero. Assieme alle altre punte di diamante della Squadra Nazionale Professionisti saranno gli attori dei tre momenti fuori gara dedicati al pubblico ◆ F.M.

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elestina, locale storico, costruito quasi un secolo fa sulla terra dei cespugli di menta e degli alberi di pere, che sarebbe poi divenuto il rione elegante della capitale: dal 1923, non semplicemente un nome, ma piuttosto il titolo poetico di un manifesto. Il programma di quel movimento ideologico che intende la convivialità come espressione di civiltà e di cultura. Luogo privilegiato della riunione familiare, la tavola. Meraviglioso pretesto di incontro e di piacere, il cibo. Ed è proprio l’era del fast food a segnare con forza la riaffermazione della cucina tradizionale, facendo dello chef la star incontrastata della nostra epoca. Nonché ad accendere nei giovani imprenditori quali Matteo Massimi, appena ventitreenne e oggi brand-manager del noto ristorante romano, l’interesse per la cucina di livello, nel rispetto delle ricette originali, in un’attenta mediazione tra passato e presente. Da un ragazzo della sua età ci si aspetterebbero continui propositi di stravolgimento… “Sono piuttosto conservatore. Venivo a mangiare qui da bambino con i miei genitori, i nonni, gli amici. E i sapori buoni dell’infanzia, si sa, restano indelebilmente nella nostra memoria. Lo consideravo il luogo delle migliori consuetudini, insomma. Un posto che un po’ già mi apparteneva, così mi dicevo che da grande lo avrei comprato - ride - ne amavo molto l’atmosfera”. È stato di parola con se stesso! “Certe volte è il caso a decidere come vada scritta la biografia di una persona: frequentavo le lezioni all’università con qualche perplessità sulla scelta dell’indirizzo quando, davvero inaspettatamente, si è creata l’occasione di rilevare

Viale Parioli, 184 • tel. 068078242 - 068079505 www.ristorantecelestina.it

il locale. Il destino… Così… addio ingegneria meccanica! Ho preferito la realizzazione del sogno”. I suoi progetti, ora? “Far diventare ‘Celestina’ anche un marchio di prodotti eccellenti da portare nel mondo. La garanzia di una cura e di una qualità particolari. Ci sto lavorando con grande passione. Non mi stanco di apprendere, visitando le fiere del settore, assistendo alle gare culinarie o partecipando ai forum internazionali su vini e gastronomia”. L’idea della ‘rivisitazione’ la affascina? “No. Di un piatto può cambiare l’architettura, non la sostanza. Vanno comunque mantenute le caratteristiche per cui è stato apprezzato, con gli ingredienti che ne hanno stabilito l’unicità e l’originalità. Prendiamo due pietanze tipiche, la coda alla vaccinara o la coratella con i carciofi: secondo me, devono essere proposte nella loro versione autentica, con le spezie e gli odori di sempre, senza modifiche, né aggiunte. Direi che al massimo sono per la ‘ripresentazione’, con un accostamento che non invada, ma esalti”. Mi spieghi meglio. “Tagliolini cacio e pepe, preparati nella maniera consueta, con i grani interi pestati nel mortaio per salvarne l’aroma e infine, una guarnizione di fiori di zucca”. Aspirazioni? “Per esempio, vedere un giorno sulle vetrine di un supermercato di New York la pubblicità della marmellata ‘Celestina’. E una bella soddisfazione che vorrebbe togliersi? “Entrare nello stesso supermercato e non trovarne neppure un vasetto sugli scaffali, perché è andata a ruba!” C.M.P.


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A scuola di vita con il rugby di Simona De Toma

Comitato Regionale Abruzzo Tel. 0862314532 - Fax 0862294967 crabruzzo@federugby.it Delegazione Provinciale Bolzano Tel. uff. 0471541781

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COMITATI E DELEGAZIONI REGIONALI

Delegazione Regionale Calabria Tel./Fax 0984465206 - crcalabro@federugby.it ph Ufficio Stampa FIR

Comitato Regionale Campania Tel. 0813773711 - Fax 0815799057 crcampano@federugby.it Comitato Regionale Emilia Romagna Tel. 0521289117 - Fax 0521503431 cremiliaromagna@federugby.it Comitato Regionale Lazio Tel. 063241943-3244578 - Fax 063232611 crlaziale@federugby.it Comitato Regionale Liguria Tel. 010562513 - Fax 010584159 crligure@federugby.it Comitato Regionale Lombardia Tel. 0291091582 - Fax 0291091573 crlombardo@federugby.it Comitato Regionale Marche Tel./Fax 0731202207 crmarche@federugby.it

ph Fabrizio Del Bene

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isorientati e tediati dalla monotematica cultura sportiva imperante e calciocentrica, già da un po’ di anni, molti italiani hanno scoperto e poi apprezzato il rugby. Da quando nel 2000 l’Italia è stata ammessa al torneo delle Sei Nazioni -con Inghilterra, Francia, Galles, Irlanda e Scozia - il gotha dell’ovale europeo - la popolarità di questo sport è via via cresciuta ed è cresciuto di pari passo il numero dei suoi praticanti. A fronte degli attuali circa 100mila tesserati FIR una quota importante, pari al 25% del totale, è rappresentata dai tesserati nella categoria “Propaganda”, quella, cioè, riservata ai giovanissimi di età compresa tra 6 e 15 anni. Perché, seppur sport di contatto e di lotta, nel rugby insegnato ai giovanissimi prevale l’aspetto ludico e di socializzazione. Che cosa, del rugby, affascina chi non lo pratica? E, soprattutto, al di là della spettacolarità e della fierezza dei suoi protagonisti - ciò che attira una grossa fetta dei suoi tifosi - quali sono i valori su cui il rugby ha costruito

Manfredi Mazzotta e Alessandro Del Bene - ph Fabrizio Del Bene

l’apprezzamento che un pubblico eterogeneo e trasversale nutre oggi nei suoi confronti? Lontani dalla trappola della retorica, il rugby attrae perché è uno sport orgoglioso dei propri valori. È uno sport che trascende il fatto tecnico e si avvicina ad essere una filosofia di vita, contagiosa, comprensibile e accessibile a tutti. Un insegnamento, addirittura una scuola di vita per i più giovani. Il team di esperti, denominato Core Values Task Group, cui - dopo quasi duecento anni di storia e cultura ovale la federazione inglese (RFU) ha commissionato l’arduo ma basilare compito di sintetizzare i valori fondamentali su cui si fonda lo sport del rugby, ne ha evidenziati i principali: Lavoro di squadra: fondamentale nel rugby perché lavorare come squadra arricchisce l’esperienza umana. In campo e fuori il rugbista lavora per la squadra, non per sè stesso, comprende che ciascuno ha un ruolo. Rispetto: è la base di questo sport. Rispetto per gli arbitri e per le loro decisioni, per gli avversari, per il pubblico, per chi allena e per chi gestisce i club.

Piacere: il piacere, il divertimento è il motivo per il quale si gioca a rugby, si segue il rugby, ci si adopera per il rugby, ci si sente parte della famiglia del rugby. Ovunque! Disciplina: alla base di questo sport c’è una forte disciplina, fatta di lealtà, onestà, osservanza delle regole. Spirito sportivo, Amicizia: il rugby ha una consolidata tradizione di cameratismo che unisce i giocatori ai propri compagni di squadra ma anche agli avversari. In questo senso il rugby è lo sport dell’amicizia. Ecco, allora, il “manifesto” dei principi che ne discende e a cui ogni giocatore, prima di entrare in campo, ma anche fuori dal terreno di gioco, deve ispirare la propria condotta. Una sintesi di comportamenti leali e vincenti da trasmettere ai più giovani, affinché a tali precetti ispirino il loro stile di gioco ma anche di vita: Gioca per vincere, ma non a ogni costo Vinci con consapevolezza, perdi con dignità Osserva le leggi e le regole del gioco Rispetta gli avversari, gli arbitri e tutti i partecipanti Rifiuta imbroglio, razzismo, violenza, droga Valorizza volontari e dirigenti allo stesso modo Goditi la gara Ma c’è di più. Esiste una dimensione, una caratteristica di questo sport connaturata alla sua stessa essenza: la solidarietà. Nel gioco del rugby l’avanzamento è garantito dal pronto sostegno dei compagni di squadra. L’aiuto nel gioco insegna la solidarietà nella vita e fuori dal campo. È questo, forse, il miglior biglietto da visita, l’invito più convincente per attirare le nuove leve del rugby italiano ◆

Comitato Regionale Piemonte Tel. 0113161375 - Fax 0116165961 crpiemonte@federugby.it Comitato Regionale Puglia Tel./Fax 0805346996 crpuglia@federugby.it Comitato Regionale Sardo Tel. 070492797 - Fax 0703099855 crsardo@federugby.it Comitato Regionale Sicilia Tel. 095506287 - Fax 095506421 crsiciliano@federugby.it Comitato Regionale Toscana Tel. 0586867071 - Fax 0586867077 crtoscano@federugby.it Comitato Provinciale Trento Tel. 0461240229 cptrento@federugby.it Delegazione Regionale Umbria Tel. 0755002486 - Fax 0755017085 crumbro@federugby.it

Comitato Interregionale Delle Venezie Tel. 0422460754-765-734 - Fax 0422460279 civ@federugby.it Delegazione Regionale Valle D’aosta crvalledaosta@federugby.it


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FANGO E SUDORE, IL MUSEO DEL RUGBY A POCHI PASSI DA ROMA UN TESORO OVALE

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di Simona De Toma

Maglia di Andrea Castellani, pilone dell’Italia con 20 caps tra il 1994 ed 1999, indossata in occasione della prima storica vittoria dell’Italia sulla Francia (Finale Coppa Europa, Grenoble, 22 marzo 1997, 32-40)

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a maglia, nello sport, è una bandiera. Forse coloro che non la indossano non sempre ne percepiscono il corretto significato, fortemente legato al diverso tipo di disciplina sportiva. Nel rugby il significato è chiaro perché nel gioco del rugby è insita la battaglia, il confronto, lo scontro fisico. Una partita è una piccola guerra, quasi sempre incruenta. E alla guerra si va con la bandiera. Non c’è nulla di empio e brutale in una partita di rugby, però, e chiara testimonianza ne è che i protagonisti, alla fine della contesa, spesso si fanno reciproco dono della loro personale bandiera: la maglia. È lo scambio di fine partita, che di solito si fa tra avversari con lo stesso numero di maglia. Ci si scambia “il fango ed il sudore”, ci si scambia il rispetto, al vinto la maglia del vincitore e viceversa. Con un unico protagonista assoluto: il rugby. Lo spirito di tante battaglie è custodito, oggi, all’interno dei locali della Fondazione “Fango e Sudore, il Museo del Rugby” con sede a Colleferro, a pochi chilometri dalla Capitale e che, grazie al sostegno di Colline Romane - agenzia per

Barcellona 20 maggio 1929. La Nazionale azzurra alle prese con il suo primo impegno internazionale (Spa v. Ita 9-0)

lo sviluppo e la promozione della Provincia di Roma - è in procinto di trasferirsi nella vicina Artena, all’interno di Palazzo Borghese, residenza storica dei principi Colonna, edificata nel XIII secolo. Le maglie di questa rassegna coprono un arco temporale di quasi 40 anni, circa la metà del tempo della storia azzurra. Ognuna delle oltre milletrecento maglie del museo rappresenta una particolarità, ogni nome del donatore un mattone del grande edificio del rugby italiano costruito durante i confronti con le altre realtà del rugby mondiale. Accanto alle maglie dei grandi del Rugby italiano e non, trovano spazio palloni, trofei, gagliardetti, cravatte, pins, fotografie, poster, libri, match program provenienti da tutto il mondo, per un totale di circa quindicimila oggetti che fanno di questa collezione una delle più importanti al mondo ◆ Il Museo del Rugby Colleferro (Rm), Corso Filippo Turati, 121 info@ilmuseodelrugby.it - www.ilmuseodelrugby.it Ingresso Libero - visite su prenotazione


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polo M AGA ZINE

protagonista dell’ autunno il polo A Milano e Viareggio Nella metropoli lombarda il 15 settembre l’audi golden cup Ad ottobre in versilia la beach cup Intanto il team missbach vince a montecarlO di Enrico Tonali

Il fotografo Oliviero Toscani Le squadre partecipanti al torneo di Monte Carlo sfilano davanti al celebre Casinò monegasco, sullo stesso tracciato in cui si disputa il Gran Premio automobilistico di Formula 1

Il campo da polo indoor nella tenuta pisana Horses & Wine di Oliviero Toscani

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e degli sport, prediletto dalle teste coronate, il polo è approdato in agosto a Monaco per un torneo (patrocinato dal principe Alberto) che ha riunito, da mezza Europa, giocatori di quattro squadre sull’erba e pubblico di sangue blu in tribuna. Organizzatore l’imprenditore romano Francesco Mitrano, vigneron del Chianti in Toscana, il quale - da presidente del Monte Carlo Polo Club - ha tenuto a battesimo sia un nuovo campo di gioco a 5 minuti dal centro cittadino che un avvincente programma di partite, conclusesi con

il successo del team Missbach - sponsorizzato dai noti gioiellieri internazionali - su quello Barclays, supportato dal secolare istituto finanziario britannico. Alcuni dei giocatori applauditi a Monaco saranno protagonisti in settembre - dal mercoledì 11 a domenica 15 - del Milano Autumn Polo, tappa conclusiva dell’Audi Gold Cup 2013, iniziata a Cortina sulla neve in febbraio e proseguita sull’erba a Roma in giugno. Per la prima volta il prestigioso circuito ideato da Maurizio Zuliani e Claudio Giorgiutti giungerà all’ombra della Madonnina, tra l’altro in pieno centro città.

Una new-entry (con sei squadre) ospitata sul green ricavato il 2011 nella piazza d’armi della Caserma Santa Barbara (nota come Perrucchetti) grazie alla collaborazione tra il Milano Polo Club e l’Associazione Nazionale Arma di Cavalleria. Il complesso, a San Siro, è sede del Reggimento Artiglieria a Cavallo, le Batterie conosciute con l’appellativo dialettale piemontese di “Valoire” (cioè Volanti) per le celeri andature e le ardite prese di posizione al galoppo, alle quali i milanesi sono particolarmente attaccati. La notizia di un loro possibile trasferimento a Vercelli ha suscitato polemiche e una dura presa di posizione del Comune meneghino. Altro appuntamento di prestigio sarà, dal 10 al 13 ottobre, la quinta Viareggio Polo Beach Cup che verrà disputata sull’arenile versiliese prospiciente il Grand Hotel Principe di Piemonte. L’evento - che quest’anno è l’unico di spessore europeo sulla sabbia - è stato già presentato dal mainsponsor La Martina (la più nota produttrice di abbigliamento e attrezzature per il polo) a Palm Beach, Tianjin, Ascona e a La Capannina di Viareggio, oltre che nell’azienda pisana Horses & Wine di Oliviero Toscani ◆

L’azzurro Goffredo Cutinelli (bronzo agli ultimi Mondiali in Argentina) sarà tra i protagonosti del polo d’autunno


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Rinasce l’internazionale ostacoli di San Marino A Montelibretti si disputa il completo, mentre ad Arezzo torna la manifestazione voluta da Pavarotti negli anni ‘90 di Enrico Tonali

L’azzurra Evelina Bertoli è tra le più attese agli Assoluti di completo

Borough Pennyz e Vittoria Panizzon, qui ai Giochi Olimpici di Londra 2012, è il miglior binomio azzurro di completo - ph FISE

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ontelibretti e i concorsi di completo, il tandem è ormai collaudato (il Centro Militare di Equitazione sulla Salaria ha ospitato anche una tappa della nuova World Cup del “three events”) e la Federazione Italiana Sport Equestri ne approfitta per programmarci il più importante avvenimento nazionale della specialità: i Campionati Tricolori Assoluti dal 19 al 22 settembre. Seguiranno dopo un mese anche i Campionati Italiani Giovanili (Juniores e Pony, dal 10 al 13 ottobre), durante i quali si disputerà l’atteso Trofeo Allievi

Emergenti, le speranze azzurre per il completo dei Giochi Olimpici 2020. Montelibretti è stato scelto dalla Federazione anche come centro di selezione per i 6 binomi azzurrini che dovranno disputare - dal 12 al 15 settembre a Jardy, in Francia i Campionati Europei Giovanili di Completo. In vista dell’appuntamento continentale, il tecnico federale Roberto Rotatori (già nella squadra italiana bronzo continentale 2077 e sesta ai Giochi Olimpici di Pechino/Hong Kong 2008) ha convocato a fine agosto presso il Centro Militare 7 binomi

juniores ed altrettanti young-riders provenienti da tutta Italia. Per l’area laziale erano presenti Paolo Mario De Simone con Deli Klipps e Giulio Guglielmi su Izar De S’Arcate (Athlion Sabina), Fosco Girardi e D Day (C&G), Domiziana Cardinali con Oleg e Martina Valilà su Fernhill Go Go (Il Dragoncello), Arianna Guidarelli con Eh Seabisquit (Asso) ed Alice Di Mario su Would U Dance (Baccarat). I cavalli sono stati seguiti dalla veterinaria Marie Caroline Rengot, mentre per cavalieri e amazzoni è intervenuto il preparatore atletico Luciano De Santis. Poco prima della partenza per Jardy, in relazione alla condizione dei cavalli, Rotatori comunicherà i sei binomi che parteciperanno al Campionato d’Europa in Francia. La trasferta azzurrina sarà guidata dal capo equipe Andrea Schulze Broglia. All’Arezzo Equestrian Centre, invece, tutto è pronto per il ritorno del Concorso Internazionale di Salto Ostacoli (CSIO) di San Marino, dal 5 all’8 settembre. Con binomi di 15 Nazioni in campo, per l’Italia si tratta di un’occasione importante. Per regolamento la Federazione Internazionale concede ad ogni Paese di ospitare un solo CSIO all’anno, e di conseguenza una sola Coppa delle Nazioni. L’eccezione che si prospetta con questo evento deriva dalla concessione da parte della FEI della titolarità del concorso alla Repubblica di San Marino e dunque alla sua Federazione Ippica. L’opportunità era già stata individuata dal maestro Luciano Pavarotti quando nel 1991 per la prima volta si fece promotore di quello straordinario volano di promozione musica-equitazione che fu - per 10 stagioni - il Pavarotti International, organizzato nel centro ippico modenese dell’appassionato tenore. Quest’anno l’iniziativa è stata rinverdita, con un successo di iscrizioni, dall’Arezzo Equestrian Centre ◆

L’amazzone romana Domiziana Cardinali in gara nel completo a Montelibretti

Uno dei campi ostacoli dell’Arezzo Equestrian Centre


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CURA DEL VISO: RIVITALIZZA LA PELLE DOPO L’ESTATE LA CURA DELLA PELLE È IMPORTANTE SEMPRE, MA A MAGGIOR RAGIONE DOPO L’ESTATE, STAGIONE CHE PIÙ DI OGNI ALTRA LA METTE A DURA PROVA

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ole, sole, sole”... fino a qualche giorno fa esisteva solo questa parola nei nostri pensieri, così la nostra principale preoccupazione e occupazione, perchè diciamocelo francamente potremmo definirla tale, era riuscire a passare ore e ore sotto al sole come tante lucertole. Sulle spiagge poi se ne vedono di tutti i colori: c’è chi si spalma flaconi su flaconi di creme superabbronzanti acquistate con il famoso “3x2“; chi preferisce ungersi come una porzione di patatine fritte di olio abbronzante per poter arrivare più rapidamente al grado di tintarella tanto desiderato; infine c’è chi opta per una sana e graduale abbronzatura utilizzando, come da tanti luminari professato, creme solari con un alto fattore protettivo. Tutte felici e contente torniamo a casa, ci guardiamo soddisfatte allo specchio e pensiamo “missione compiuta”. Purtroppo però tutte le belle cose prima o poi finiscono e così al rientro dalle vacanze la pelle si presenta disidratata dai raggi solari, segnata da macchie scure e rughe. L’abbronzatura ispessisce la cute, che diventa più secca e meno elastica. Con il passare dei giorni lo strato corneo superficiale inizia a desquamarsi, il colorito si fa disomogeneo, l’epidermide opaca e ruvida. Perchè il sole, il vento e la salsedine mettono a dura prova la salute e la bellezza della pelle, per questo, anche se avete seguito tutte le precauzioni per una perfetta protezione solare,al rientro dalle ferie c’è bisogno di prendersene cura. Ora la parola d’ordine è ristabilire l’idratazione, curare in profondità, tonificare e rendere lucente la pelle di viso e corpo. Per prima cosa è necessario rimuovere lo strato superficiale delle cellule, residui dell’abbronzatura estiva che rendono la pelle opaca; poi restituirle gli elementi e i minerali di cui si è impoverita. Per quanti vogliono rimediare ai danni dell’estate e per tutti quelli che vogliono prepararsi alla nuova stagione, ecco piccoli trucchi e rimedi per donare nuova salute alla pelle. Il primo consiglio è quello di trattare ogni parte del corpo in modo specifico. Il sole e gli altri agenti atmosferici colpiscono la nostra pelle in modo diverso a seconda dell’esposizione, delle zone e della resistenza dell’epidermide. Ogni parte del corpo dovrà perciò essere trattata con specifici prodotti e metodi. Obiettivo numero 1, il viso. È la pelle del viso la più esposta H24 a tutti gli agenti esterni, dall’inverno all’estate e dovrà perciò essere trattata in modo completo e con prodotti che ne assicurino elasticità, idratazione, igiene, ma che non siano troppo aggressivi. Per dare un colpo di spugna, è necessario eliminare le cellule morte. L’ideale è un peeling domiciliare delicato a base di acido mandelico: MANDEL ACTIVE GEL fa al caso nostro, infatti la formulazione del Gel con Acido Mandelico è stata studiata per esaltare e potenziare le proprietà antiaging, leviganti, stimolanti, antibatteriche e schiarenti insite in

questo particolare alfa idrossiacido. L’Acido Mandelico ha la particolarità di poter essere applicato su tutti i tipi di pelle e senza particolari limitazioni stagionali, non essendo irritante e fotosensibilizzante. Il Gel all’Acido Mandelico ad alta concentrazione, potenziato dall’azione di sostanze antiossidanti, in sinergia con inibenti dei fattori scatenanti il danno cutaneo e sostanze rivitalizzanti, trova specifiche indicazioni nel trattamento dell’invecchiamento cutaneo. L’applicazione giornaliera del Gel, specialmente in abbinamento con peeling chimici all’Acido Mandelico, migliora la texture cutanea, compatta i pori dilatati e leviga le rughe sottili della superficie cutanea, schiarisce le macchie cutanee con risultati estetici apprezzabili. Quindi, come prima mossa suggerirei l’utilizzo di questo gel esfoliante che stimola la nostra povera pelle inspessita e invecchiata a produrre cellule fresche ed elimina il sebo ossidato dai raggi ultravioletti. Risultati? La pelle si rinnova, diventa più elastica e sottile, l’abbronzatura che rimane è luminosa e gli effetti sono visibili sin da subito. Ma se pensate che sia solo questo il segreto per recuperare l’elasticità e la salute della pelle del viso vi sbagliate di grosso! Infatti è necessario associare una quotidiana idratazione così come seconda mossa non posso che suggerirvi l’utilizzo di creme ricche di principi attivi idratanti da applicare almeno due volte al giorno in modo da potenziare al massimo l’idratazione. Perchè non provare allora la linea MICRO HYAL con il MICRO HYAL FACE (indicato per la zona del viso, collo e decolltè) e il MICRO HYAL EYE (specifico per la zona perioculare), messa a punto apposta per venire incontro a coloro i quali necessitano sia di una ricca reidratazione della pelle, sia di un trattamento che possa combattere l’invecchiamento cutaneo. Ebbene si, è possibile ottenere due cose contemporaneamete attraverso l’utilizzo di un unico prodotto. Nello specifico: MICRO HYAL FACE è una Crema Biorigenerante domiciliare adatta all’incremento e mantenimento degli effetti dei trattamenti professionali. Svolge un effetto prolungato di stimolazione, idratazione, integrazione ed azione antiossidante. La particolare formulazione sfrutta la sinergia di frammenti di acido ialuronico a basso peso molecolare con funzione biostimolante, con frammenti a più alto peso molecolare con potere idratante, potenziata con aminoacidi, antiossidanti e precursori dei componenti della matrice; mentre MICRO HYAL EYE è una Crema coadiuvante, idratante e biorigenerante specifica per la regione perioculare. La sua particolare composizione svolge un azione specifica di idratazione e biorigenerazione della zona perioculare con inoltre un potere antiedemigeno, drenante ed effetto tensore. E allora, affrettatevi, è la vostra pelle che ve lo chiede, non rimandate a domani ciò che potete fare oggi! ◆ www.wdresearch.com


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Itinerari gastronomici

ristorante L’INVITO

ESERCIZI DI STILE E DI SAPORE ph Massimiliano Battistelli

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uggestivo l’impatto visivo con la struttura bianca dalle vetrate immense, che di notte mi appare come una nave in crociera tra gli olivi dell’agro veientano, con il suo ponte di prora affacciato sui campi e sulle stelle. Bella la location e piacevolissima la climatizzazione dell’interno, governata da sonde geotermiche, non appena l’ingresso si spalanca sulla sala elegante e minimalista, che prosegue senza soluzione di continuità fino alla terrazza. L’INVITO è la realizzazione del progetto dei fratelli Tamburrini, giovani ma già esperti imprenditori della ristorazione: Stefano, maître, e Daniele, chef, che mi spiega da dove nasce questa sua grande passione per la cucina. “È stato il rito del ‘pranzo della domenica’, nell’infanzia, a farmi apprezzare il piacere del cibo e della convivialità. Il ritrovarmi intorno alla tavola ben apparecchiata con tutta la famiglia davanti ai miei piatti preferiti: una vera gioia.”

Qual’era l’elemento base nella preparazione del menù della festa? Il sugo di mamma. Quando mi svegliavo ne sentivo il profumo, praticamente insieme al suono delle campane di San Lorenzo. Non resistevo alla tentazione di prepararmi subito delle fette di pane con un paio di mestoli di quella salsa squisita. Come crea, oggi, la sua linea di cucina? Dal rispetto per la stagionalità dei prodotti che di periodo in periodo offrono opportunità e spunti diversi per la costruzione delle ricette. Chi cura la scelta della materie prime? Da sempre l’addetto alla spesa è papà. Ha grande competenza ed attenzione alla qualità. Lavoriamo in squadra, insomma.

Mi descriva qualche accostamento interessante... Mousse di gorgonzola con uova di quaglia e tartufo fresco grattugiato all’istante. Oppure baccalà mantecato su crema di melanzane, per esempio... Però...! Un dessert particolare? Della preparazione dei dolci si occupa mia madre, riscuotendo grande successo: dalla mela in crosta al mille foglie con crema Chantilly, passando per le bavaresi al cucchiaio, spesso in nuove combinazioni. Ed io cosa potrei assaggiare? Se è d’accordo, prima le proporrei un carrè d’agnello della Nuova Zelanda con battuto di menta, accompagnato da patatine chips croccanti... Sono d’accordo, lo giuro! C.M.P.

Via dell'Ente, 27 - 00060 Formello - Roma Tel. 069089420 ristorante.invito@alice.it - www.linvito.it


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ANCORA TASTE

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ph Andrea Di Lorenzo

di Antonella De Santis

uattro giorni, 14.000 visitatori, 50.000 piatti assaggiati. Questi i numeri della prima edizione del Taste of Roma, ovvero alta cucina in versione assaggio che quest’anno torna a solleticare i palati con ben 36 ricette. Saranno proposte da dieci fra i migliori ristoranti della città, ciascuno presente con tre piatti appositamente creati, con ingredienti locali e stagionali a un prezzo compreso tra i 4 e i 6 euro con - novità di quest’anno alcune proposte per celiaci. Formula che si conferma vincente, anche in una città con fortissima tradizione culinaria, piatti storici, porzioni generose e qualità. Taste of Roma ha infatti convinto tutti, permettendo al grande pubblico e ai curiosi di avvicinarsi, grazie a prezzi accessibili, a una realtà culinaria nuova per osservarla da vicino. Anche quest’anno i grandi Chef della città usciranno dai loro prestigiosi ristoranti per lavorare “gomito a gomito”, mettendo a disposizione del pubblico piatti firmati, ma anche showcooking e corsi di cucina, svelando i loro segreti e ricette. Francesco Apreda (Imago, Hotel Hassler), Cristina Bowerman (Glass Hostaria), Roy Caceres (Metamorfosi), Arcangelo Dandini (Arcangelo), Andrea Fusco (Giuda Ballerino), Giulio Terrinoni (Acquolina Hostaria) e Angelo Troiani (Convivio Troiani), tutti ‘recidivi’, e le new entry Heinz Beck del ristorante La Pergola (Rome Cavalieri), Stefano Marzetti (Mirabelle dello Splendide Royal) Danilo Ciavattini (Enoteca La Torre a Villa Laetitia) e poi le novità di quest’anno, il Pop Up Restaurant, gestito da Jeunes Restaurateurs D’Europe, in cui si alterneranno quattro chef provenienti da altre città Giuseppe Iannotti del Kresios di Telese Terme (BN), Filippo Saporito de La Leggenda dei Frati di Castellina in Chianti, Daniele Usai de Il Tino di Ostia e Luca Collami di Baldin di Sestri Ponente”. Il Lab, laboratorio di cucina artigianale che in collaborazione con Coquis - Ateneo Italiano della Cucina - permetterà ai più curiosi di scoprire i segreti dell’arte dell’impasto, e la Wine&Spirits Academy con la guida del team Trimani, la storica enoteca romana che quest’anno oltre a gestire la proposta enoica della rassegna firma una serie di appuntamenti sul vino, tra cui quelli con Davide Bonucci (il Sangiovese purosangue) Luca Burei e Fabrizio Pagliardi (Champagne viaggio nel mito), Alessandro Bocchetti (Racconto del vino artigianale), Giampaolo Gravina (Chanteau Des Rontets: storia di un Italiano Bourgogne), Carla Trimani (Classici Italiani: il Franciacorta e le altre bollicine). Oltre ai ristoranti, diverse le eccellenze romane coinvolte: botteghe artigianali come La Tradizione, storica salumeria e gastronomia, casa dei formaggi, con oltre 400 tipologie di formaggi e 150 di salumi; Otaleg, straordinaria gelateria in zona Portuense che unisce gusti classici ad altri più gusti particolari come gorgonzola e pomodoro; e poi birrifici, pastifici e molto altro. Oltre 100 gli eventi in programma, per questo appuntamento che mira all’ultimo orizzonte dell’alta cucina, la ludogastronomia: mangiare, divertirsi e lasciare sia agli chef che agli ospiti l’opportunità di creare e personalizzare il proprio menu. Roma tornerà ad essere la capitale mondiale del gusto, protagonista di un nuovo Taste Festival, l’importante network mondiale che tocca ormai ben 20 città e 4 continenti, dall’Europa all’Asia, passando per Emirati Arabi, Africa e Oceania. Insider lo celebra con una poesia dedicata alla figura del cuoco, appositamente creata da Carlotta Micela Picardi. www.tastefestivals.com, www.tasteofroma.it


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L a vera storia d i Sugo & Pasta Disse il Sugo alla Pasta: ”Oggi sei pallidina e triste quanto basta: esci dalla cucina! Il bianco poi, perdona, fa tanto malattia… Non rende e non ti dona, credi, parola mia! Ti trovo fine, ar…dente e piena di buon gusto ed io, modestamente mi sento quello giusto per dare ai giorni tinta e molto più sapore. Dimmi se ti ho convinta, che sono già a bollore!” “Ma sì, forse mi piaci. Hai anche un buon profumo. Se fai proposte audaci, sei libero, presumo...” “Sai che, come ti ho vista, mi sono innamorato?! Tu, già protagonista, io tanto concentrato per essere all’altezza di ogni aspettativa: calore, leggerezza e quell’allure creativa... Giura che mi vorrai pure con la pancetta...” “Ma certo, quando mai! Se occorre alla ricetta... Persino un po’ pelato saresti interessante, ma resta equilibrato, che questo è l’importante” Da allora, in sintonia, convivono felici, pieni di fantasia, con un sacco di amici. E, prima dell’arrosto o dopo gli affettati, li trovi in ogni posto, sempre ben affiatati, perciò in qualunque ambiente di povertà o di casta, nessuno è indifferente al Sugo ed alla Pasta. Ecco il racconto strano, di sentimento e fuoco, scritto da un italiano, un grande artista: IL CUOCO.

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Il Menu

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Glass Hostaria Cristina Bowerman Wrap con piccione, caviale di frutti rossi e gastrique piccante Ravioli di amatriciana con guanciale croccante Insalata d’astice, semi e lassi indiano LA PERGOLA HEINZ BECK Tonno tonnato Spaghetti cacio&pepe con gamberi bianchi marinati al lime Cremoso al pralinato con mousse alla fava di tonka e composta di mele verdi e zenzero Imàgo Hotel Hassler Francesco Apreda Cappellotti di parmigiano in brodo freddo di tonno, doppio malto e 7 spezie Risotto Cacio Pepi e Sesami Ricordo di uovo allo zabaione, granita di orzata e crema di caffè MIRABELLE Hotel Splendide Royal STEFANO MARZETTI Il Baccalà incontra Roma Caramelle di pasta fresca allo zafferano farcito con osso buco, crema di cacio e pepe e ricotta affumicata Créme brulée profumata allo Zenzero con Gelato al Baileys e Salsa Tropicale Il Convivio Troiani Angelo Troiani Fiori di zucca dorati con mozzarella di bufala e alici di Cetara, sorbetto agrodolce piccante di peperone Paccheri con ragù bianco di pannocchie, pecorino romano Gran Riserva, croccante di ‘quasi pesto pantesco’ e Habanero Chocolate Quaglia arrostita su sauté di verdure all’elicriso e salsa alla cacciatora alle pere, zenzero e pepe verde

ACQUOLINA GIULIO TERRINONI Superspaghettone W alle vongole Parmigiana di pesce bandiera Sandwich di triglia

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Enoteca La Torre di Villa Laetitia DANILO CIAVATTINI Tartare di manzo, scaglie di foie gras affumicato ed erbarelle Spaghetto freddo, pomodoro crudo e un soffio di olio di mare In un panino... (il pranzo nei campi) L’Arcangelo Arcangelo Dandini Storione bianco marinato, fiori di curcuma e pane di Alessandria Polpette di “allesso” maionese al rosolio e salsa di peperoni Insalata di coniglio ai grani di senape e spezie dolci, fette biscottate e pesche al vino* Ristorante Metamorfosi Roy Caceres Risotto in “pacchetto”, zafferano, caprino e chinotto Fico di foie gras, mosto cotto e brioche al grano arso Foglia di grano, tonno rosso e misticanza di erbe

Giuda Ballerino Andrea Fusco Fusilli oro Verrigni con trippette di baccalà alla amatriciana Spiedino di gamberi in pasta fillo con spuma di mortadella Hamburger

Carlotta Miceli Picardi media partner


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Ravioli di amatriciana

il re di Roma, lo chef che sovrasta dall’alto de La Pergola dell’hotel Rome Cavalieri la scena gastronomica capitolina. Heinz Beck, tedesco di nascita ma romano d’adozione, è da anni in testa a ogni classifica dei ristoranti della città. La sua è alta cucina internazionale con profonde radici locali, fatta di rigore, sapore, creatività, immersa in un ambiente esclusivo. Alcune sue creazioni hanno fatto scuola al punto da trovarle, magari leggermente adattate, in moltissimi ristoranti. Un esempio? Il fagottello alla carbonara. Omaggio alla città che l’ha consacrato tra i grandi nomi dell’enogastronomia, e non solo nei confini nazionali.

Ingredienti

Spaghetti cacio&pepe con gamberi bianchi marinati al lime

gourmet

na cucina senza confini, quella di Cristina Bowerman, che guarda al mondo intero e fa suoi prodotti, tecniche, tradizioni, pur rileggendole alla luce di un'italianità fantasiosa e stimolante. I suoi piatti non temono i vincoli geografici: trasportano senza timore in un viaggio di piacere nei cinque continenti. Ma non basta conoscere le altre cucine per fare quel che la Bowerman fa nel suo Glass, bellissima “hostaria” (come recita l'insegna) di aspetto statunitense, vocazione internazionale, radici italiane. Servono ricerca instancabile, studio, cultura, talento.

Per la pasta: 36 tuorli per Kg di farina per pasta Per il sugo: guanciale, pelati, cipolla bianca e rossa, balsamico, pecorino Procedimento Preparare una amatriciana trattando il guanciale come se fosse uno spezzatino, usando pelati tagliati a pezzi, cipolla bianca fatta sudare e sfumare con il balsamico. Aggiungere pomodori e acqua e cuocere fino a quando, frullando, si riduce a una salsa densissima. Preparare la sfoglia. Abbattare di temperatura il sugo all’amatriciana e riempire le mezzelune. In padella sciogliere il guanciale, pochissima cipolla rossa in agrodolce e fondo bruno. Mantecare le mezzelune e unire una crema di pecorino ottenuta frullando pecorino Brunelli riserva speciale, leggermente affumicato con fondo bruno). Sul piatto, aggiungere guanciale croccante. Glass Hostaria Vicolo dè Cinque, 58 - 06 5833 5903 www.glass-restaurant.it

Francesco Apreda

Heinz Beck

Ingredienti Gamberi: 250 gr gamberi bianchi, 1 lime, olio di oliva extra vergine, sale Fondo di pesce: 1/2 kg carcasse di pesce (preferibilmente sogliola o rombo), 1,5 lt acqua, 100 gr sedano, 100 gr carota, 100 gr cipolla, 2 pomodorini, 1 rametto prezzemolo, 2 spicchi aglio Spaghetti: 360 gr spaghetti De Cecco n. 512, 150 gr pecorino romano dolce, 20 gr pepe, 150 ml fondo di pesce, cerfoglio Procedimento Pulire i gamberi e togliere il filo dorsale. Tagliarli a metà e marinarli con succo di lime, buccia di lime grattugiata, olio extra vergine di oliva e sale. Rosolare in una padella le verdure precedentemente tagliate a dadini con l’aglio, il prezzemolo e l’olio extra vergine di oliva. Unire le carcasse, bagnare con il vino bianco e lasciare evaporare. Aggiungere l’acqua e portare ad ebollizione. Lasciare sobbollire per mezz’ora e filtrare. Grattugiare il pecorino romano dolce, aggiungervi il pepe fresco pestato finemente. Cuocere la pasta in abbondante acqua salata. Togliere gli spaghetti 2 minuti prima della fine della cottura e continuare a cuocerli nel fondo di pesce, mescolando continuamente. Togliere dal fuoco ed aggiungere il pepe e il pecorino. Mantecare il tutto omogeneamente. Dividere gli spaghetti nei piatti fondi ben caldi, distribuirvi sopra i gamberi e decorare con il cerfoglio. La Pergola Hotel Rome Cavalieri Via Alberto Cadlolo, 101 - 06.3509 2152 www.romecavalieri.com/lapergola.php

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Stefano Marzetti

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Taste of Rom a 2013

Cristina Bowerman

ll’hotel Hassler Francesco Apreda ha mosso i primi passi di una sfolgorante carriera circa 20 anni fa, per tornare, al netto d importanti esperienze internazionali, nel 2003 e condurlo nell'olimpo della ristorazione romana. Gli anni all'estero, soprattutto in oriente, hanno regalato ad Apreda tecnica, intuizioni, ispirazioni che ha saputo fondere a una decisa impronta tradizionale, soprattutto di origine partenopea. Nasce così una cucina innovativa, creativa, molto contemporanea in grado di rubare la scena all'incredibile vista su piazza di Spagna che si gode dal ristorante.

ato a Roma, dopo diverse importanti esperienze, dentro e fuori la capitale, nel 2007 arriva al ristorante Mirabelle dello Splendide Royal di cui da poco ha preso in mano le redini della cucina. L'eleganza da salotto borghese e la bellissima terrazza panoramica non ingannino: la cucina non è certo decorativa. Al contrario: registra una netta crescita, vive di affondi e sorprendenti azzardi, si muove entro i confini di preparazioni classicissime, rilegge classici romani e non solo, e stupisce con scatti di creatività.

Ricordo d'uovo allo zabaione, granita d'orzata, crema caffè

Baccalà incontra Roma

Ingredienti Meringa: 150 gr zucchero a velo, 150 gr zucchero semolato, 150 gr albume d’uovo, 10 gocce succo limone. Cialda: 150 gr zucchero fondente, 100 gr glucosio, 50 gr cioccolato ivoire. Crumbles: 60 gr farina (senza glutine), 50 gr farina di mandorle, 50 gr burro, 35 gr zucchero di canna, 15 gr zucchero muscovado, 6 gr polvere di caffè. Spuma di caffè: 300 ml panna, 60 gr sciroppo di zucchero di canna, 15 gr estratto di caffè, 1 gr caffè solubile. Gelato allo zabaione, granita di orzata, honny cress, zucchero a velo Procedimento Meringa: Montare tuorli, zucchero a velo e limone, aggiungere lo zucchero semolato continuando a montare per ottenere una meringa liscia. Riempire degli stampi in silpat semisferici di 6cm di diametro, pareggiare la superficie. Cuocere in forno a bagnomaria a 150° per 15'. Togliere la superficie secca con un coltello. Cialda cioccolato bianco: Portare gli zuccheri a 160°, aggiungere il cioccolato tritato e mescolare finché non è omogeneo e color bronzo. Raffreddare sul silpat e polverizzare al mixer. Stendere su un silpat in cerchi di 10cm di diametro, far sciogliere in forno a 160° e raffreddare. Crumbles: Mescolare gli ingredienti quando il composto è uniforme, fare un panetto e conservarlo in frigo 5-6h nella pellicola. Grattugiare su una teglia e cuocere in forno a 170° per 10'. Spuma di caffè: Portare a ebollizione panna e sciroppo di zucchero, mescolando fuori dal fuoco aggiungere i due caffè. Far raffreddare, tenere in frigo in un sifone con 2 cariche di gas. Finto Uovo: Fare degli incavi in ogni meringa con uno scavino di 1,5cm di diametro, mettere in metà delle sfere di gelato e chiudere con le altre; adagiarvi la cialda e scioglierla con un cannello creando il guscio. Mettere la granita sul piatto, sifonare la spuma, spolverare di crumbles, adagiare l’uovo e guarnire con zucchero a velo e honey cress. Imàgo Hotel Hassler Piazza Trinità dei Monti, 6 - 06 69934726 www.hotelhasslerroma.com/imago-restaurant-rome

Ingredienti

500 gr baccalà dissalato, 150 gr pomodoro datterino, 4 friselle, 8 filetti di acciughine, 100 gr trippa di vitella, 100 gr latte, 4 fiori zucca, 4 zucchine romane, 50 gr di mandorle , olio extra vergine d’oliva, sale, pepe di Sichuan e aglio, un mazzetto di mentuccia, aceto rosso xeres Procedimento Cuocere il baccalà in olio aromatizzato (con menta romana aglio pepe) a 67° per 12 minuti. Condire le friselle sbriciolate con pomodorini, mandorle battute e tostate con aggiunta di mentuccia romana, alici aceto di xeres, olio, sale e pepe di Sichuan. Sbollentare per pochi minuti nel latte la trippa precedentemente pulita, condire con olio sale e pepe. Bollire le zucchine romane in acqua salata, scolarle e saltarle con aglio e acciuga. Preparare la salsa lavorando le zucchine frullate con l'olio di cottura del baccalà per fare un’emulsione. Condire i fiori di zucchina con olio, sale e aceto. Colorare il piatto con crema di zucchine romane, adagiare il baccalà sopra all'insalatina di friselle e guarnire con una piccola julienne di trippa, acciughe e petali di fiori di zucchina. Mirabelle Hotel Splendide Royal Via di Porta Pinciana, 14 - tel. 06.42168837, 06.42168838 www.mirabelle.it


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el nome del ristorante si cela il doppio riferimento al gusto e al mare, dove “si pesca, non si fa la spesa”. Un rispetto che si traduce anche nella scelta di non lavorare il tonno rosso in via di estinzione e nei sapori integri dei piatti. Per il resto la proposta di Terrinoni, in questo progetto nato dalla lunga collaborazione con Angelo Troiani, è un viaggio nei sapori di mare e in alcune varianti a tutto pesce di piatti della tradizione, romana e non solo. Ne siano un esempio la parmigiana di pesce bandiera con sorbetto di pomodoro o i cannelloni espressi con baccalà pomodori e cicoria.

Fiori di zucca in pastella, mozzarella di bufala, filetti di acciughe, sorbetto agrodolce piccante di peperone

Parmigiana di Pesce bandiera

gourmet

a più di 20 anni Angelo Toriani e i suoi fratelli sono uno dei punti di riferimento dell'alta ristorazione romana. Una posizione conquistata a suon di fedeltà ai sapori tradizionali: nelle ricette classiche, prima tra tutte la sua famosa amatriciana, negli ingredienti tipici che fanno parte di una filosofia di cucina concentrata sul prodotto e sui piccoli produttori, complici di un successo più che ventennale. La sua professionalità, però, non si estingue nei confini cittadini ma apre le porte a tecniche da grande cucina unite a spunti di moderata creatività.

Ingredienti

1 kg melanzane, 600 gr pesce bandiera, un mazzetto di basilico, 150 gr mozzarella, 50 gr parmigiano, sale, 1 uovo, farina, 1 l di olio di semi di arachidi

Pastella: 75 gr birra chiara non doppio malto, 125 gr acqua minerale gassata, 125 gr farina 00, sale

Procedimento

Mozzarella: 4 mozzarelle da 100gr Procedimento Sciacquare i fiori e tagliarli togliendo il pistillo e la parte verde più dura, arrotolarli su loro stessi. Amalgamare la birra e l'acqua ghiacciate, la farina, un pizzico di sale e lavorare brevemente. Riporre in frigorifero. Omogeneizzare il peperone nel mixer con l’acqua, il peperoncino, il glucosio, lo zucchero, gli aceti, il sale e il pepe e aggiungere un cucchiaio da tavolo di olio. Mantecare nella gelatiera. Tagliare ogni mozzarella in 2 fette e infornare a 180° per circa 3-4 min. Passare i fiori nella pastella e friggerli in olio di semi di arachidi a circa 150°. Mettere i filetti di acciughe sul piatto. Alternare mozzarella e fiori su due strati. Completare con il sorbetto di peperone e guarnire con erbe a piacere. Il Convivio Troiani Vicolo dei Soldati, 31 - 06 686 9432 www.ilconviviotroiani.com

Lavare le melanzane, togliere un po’ di buccia con il pela patate e affettarle per lungo a fette di circa mezzo centimetro. Sfilettare il pesce bandiera, passarlo prima nella farina bianca poi nell’uovo, quindi friggerlo. Friggere le fette di melanzana fino a farle dorare e poi adagiarle su carta assorbente. Mettere della carta forno bagnata su uno stampo e farla aderire meglio alle pareti. Foderare lo stampo con le melanzane e disporre a strati melanzane, pesce bandiera, mozzarella e parmigiano. Continuare così fino a che lo stampo sia pieno. Chiuderlo con carta stagnola e infornare per un’ora a 150 gradi. Servire calda. Acquolina Via Antonio Serra, 60 - 06 3337629 www.acquolinahostaria.it

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rcangelo Dandini, figlio e nipote di ristoratori, è forse lo chef che meglio ha saputo interpretare l’esigenza di rinnovamento, evoluzione, trasformazione della cucina tipica romanesca e laziale. È il perfetto connubio tra vecchio e nuovo: confortevole, goduriosa, elegante, la sua è una cucina che non stanca, non spaventa, né annoia. Sempre in bilico tra piatti d’autore, con una sorprendente riscoperta di piatti della storia gastronomica italiana, punteggiata da riflessioni intelligenti e proposte tra l’eretico e il filologico, tra cucina popolare e alta cucina.

Spaghetto freddo, pomodoro crudo e un soffio di olio di mare

Storione bianco marinato, fiori di curcuma pane di Alessandria

Ingredienti

Ingredienti 300 gr storione bianco fresco, 5 cl ratafia di visciole, 10 fiori di curcuma freschi, 3 cl aceto bianco, 3 gr luppolo, 100 gr pane di Alessandria o pane azzimo, 3 cl di olio extravergine di oliva, sale integrale di maldon

Ingredienti

Fiori: 8 fiori, 4 filetti di acciughe sott’olio, 1 litro di olio di arachidi per friggere

Sorbetto: 1 peperone rosso arrostito e spellato (ca 150 gr), 35 gr acqua20 gr glucosio, 40 gr zucchero di canna, 30 gr aceto bianco, 5 gr aceto balsamico, peperoncino fresco, olio extravergine di oliva fruttato intenso, sale q.b., pepe bianco q.b.

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a Viterbo a Roma: Danilo Ciavattini, poco più che trentenne, si è appena trasferito insieme a tutta la sua cucina negli spazi di Villa Laetitia in Prati. Un trasloco in piena regola, che del locale che gli ha dato tanta notorietà e soddisfazioni mantiene anche il nome. L’Enoteca La Torre di Viterbo diventa allora Enoteca La Torre di Villa Laetitia, proprio a sottolineare quel legame stretto tra il suo passato recente e questo presente, in una residenza di grande fascino. La sua cucina rimane genuina, autentica, di grande eleganza. Un esempio di grande cucina di territorio.

Arcangelo Dandini

Taste of Rom a 2013

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Danilo Ciavattini

Giulio Terrinoni

Angelo Troiani

200 gr spaghetti Salsa fredda: 5 pomodori a grappolo maturi, mezzo cetriolo, mezza cipolla rossa, olio extra vergine di oliva, sale, peperoncino di Cayenna, basilico Emulsione: olio extra vergine di oliva, ricci di mare Procedimento Mixare tutti gli ingredienti della salsa fredda e passarli al setaccio. Cuocere gli spaghetti in abbondante acqua salata e fermare la cottura in acqua e ghiaccio. Emulsionare olio e riccio di mare. Servire gli spaghetti sulla salsa al pomodoro crudo e completare con l’emulsione all’olio di mare. Enoteca La Torre di Villa Laetitia Lungo Tevere delle Armi, 22-23 - 06 45668304 www.villalaetitia.com

Procedimento Sfilettare e tagliare lo storione sottile, della misura di mezzo centimetro. In un recipiente adatto mettere a marinare per circa un’ora lo storione con la ratafia, l’aceto e l’olio, dopo aver mescolato bene il composto. Aggiungere il luppolo e i fiori di curcuma. In un piatto disporre la giusta quantità di pane al centro e adagiarvi su lo storione, finire con l’olio evo e dei granelli di sale di maldon. L’Arcangelo Via Giuseppe Gioacchino Belli, 59 - 06 3210992


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Andrea Fusco

Roy Caceres

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gourmet

ppena un paio d’anni hanno consacrato Roy Caceres e il suo Metamorfosi come un grande indirizzo. In realtà sono bastati pochi mesi, gli altri non hanno fatto che confermare l’immediata attenzione, grazie a una crescita costante della sua cucina millimetrica. Tecnica puntuale, fantasia, emozione in piatti costruiti con grande consapevolezza. Piatti complessi e intelligenti che stupiscono e puntano diritti ai sensi. Piatti belli, da provare e riprovare con sempre maggiore piacere. Foglia di “grano” tonno rosso e misticanza di erbe Ingredienti per 10 persone 10 foglie di bieta scottate in acqua bollente, 400 gr tonno rosso del Mediterraneo, 5 gr coriandolo, 1 cipollotto, 10 gr buccia di limone marinata per osmosi con il suo succo per almeno 1 mese, sale, salsa di soia, 1 lime Misto di erbe: comporre una misticanza con le erbe di stagione variando il sapore e mescolando in base alle loro intensità Impasto della foglia di grano: 50 gr farina manitoba, 85 gr farina 00, 25 gr albume, 25 gr acqua, 20 gr latte, 1 gr lievito di birra, 3 gr sale, polvere di anice e finocchietto, foglie Crema di ceci: 100 gr ceci cotti, 80 gr acqua di cottura dei ceci, sale, olio extra vergine di oliva, peperoncino calabrese in polvere, olio aromatizzato all’aglio (per infusione a 50°c)

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n un angolo di Roma non certo centrale Andrea Fusco ha creato con il suo Giuda Ballerino un validissimo indirizzo, che accoglie clienti diversi per età e gusti gastronomici. Osteria e gourmet, ma anche indirizzo di riferimento per le serate estive, dentro e fuori i confini del quartiere. Tra grandi classici dello chef e nuovi piatti, il menu è un continuo rimando di sapori ed equilibrismi di grande carattere che hanno contribuito, non poco, allo sviluppo del gusto del pubblico romano. Hamburger di manzo con maionese al curry, salsa barbecue al jack daniels cipolla di tropea caramellata e scamorza affumicata Ingredienti Hamburger: 540 gr di reale black gold scottona Aberdeen Scozia Maionese al curry: 1 tuorlo, 100 gr olio di semi di girasole, 10 gr succo di limone, 5 gr senape, 5 gr sale fino, 5 gr curry Cipolla di Tropea: 100 gr cipolla di Tropea tagliata finemente, 20 gr zucchero di canna, 20 gr aceto di vino rosso Salsa barbecue: 100 gr ketchup, 100 gr zucchero di canna grezzo, 20 gr wasabi, 20 gr succo di limone, 150 gr di succo di mela, 50 gr Worcestershire sauce, 50 gr cipolla tritata, 30 gr tabasco, 20 gr aceto, 20 gr senape, 50 gr Whisky Jack Daniel’s

Procedimento Foglie di grano: Impastare gli ingredienti e creare un impasto liscio ed omogeneo, lasciare riposare in frigo per almeno 6 ore. Stendere l’impasto sottile e attaccare alle foglie con l’aiuto di una pastella acqua e farina molto liquida, tagliare dando la loro caratteristica forma e conservare fino al momento della cottura. Crema di ceci: Frullare al Bimby i ceci con la loro acqua di cottura montare aggiungendo l’olio evo e un po’ di olio evo aromatizzato all’aglio, peperoncino e sale. Passare il tutto al settaccio fine e conservare in frigo fino al momento di servire. Tagliare il tonno rosso a cubettoni, condirlo con cipollotto a losanghe, coriandolo tagliato, buccia del limone candito per osmosi, sale, pepe nero e poca salsa di soia. Cuocere le foglie di grano sulla piastra solo dalla parte della pasta. Mettere sul piatto la misticanza di erbe, il tonno condito, sopra il tonno aggiungere la crema di ceci e infine posare sopra la foglia di grano cotta, accanto mettere due pezzi di lime a vivo. Per questo piatto, si consiglia la degustazione a mano libera.

4 panini da Hamburger, 4 fette di pomodoro, 4 foglie di insalata iceberg, 4 fette sottili di scamorza affumicata

Metamorfosi Via Giovanni Antonelli, 30/32 - 06 8076839 www.metamorfosiroma.it

Giuda Ballerino Largo Appio Claudio, 346 - 06 71584807 www.giudaballerino.com

Procedimento Fare una comune maionese aggiungendo la polvere di curry Preparare la cipolla facendola cuocere dolcemente con zucchero e aceto per 30 minuti. Preparare la salsa barbecue facendo cuocere per 10 minuti tutti gli ingredienti tranne il whisky, poi aggiungerlo e far cuocere dolcemente per altri 30 minuti. Ricavare dal taglio di manzo del macinato passato solamente una volta degli hamburger da 130 gr, salare e pepare. Cuocere l'hamburger sulla piastra a fiamma alta senza aggiungere grassi. Fare riposare la carne 1 minuto e farcite il panino. Scaldare le due metà del pane sulla piastra finché non diventi leggermente croccante e dorato. Mettere su un lato la maionese e sull’altro la salsa barbecue. Disporre l’insalata, il pomodoro e la scamorza, completare con l’hamburger e terminare con la cipolla, chiudere e servire.


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La Mostarda

Frutta, zucchero e senape Tre soli ingredienti per realizzare una salsa che sa di passato e di storia

gourmet

di Violante De Palma - ph La strada dei sapori di Modena

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a mostarda è un prodotto tipico del nostro settentrione, parente lontana della francese senape di Digione, ed è una di quelle preparazioni che è nata per fare di necessità virtù. Nello specifico, nel medioevo o giù di lì, uno dei problemi più ostici in campo alimentare era la conservazione degli alimenti più facilmente deteriorabili, proprio come la frutta, e così dopo prove ed esperimenti nasceva la mostarda, inizialmente nient’altro, appunto, che frutta di qualunque genere immersa nel mosto d’uva - da qui il nome - arricchita con la senape. Negli anni però la preparazione originale ha subito delle modifiche fino ad arrivare alla versione definitiva sopraggiunta nei primi del 1800, che vede scomparire del tutto il mosto d’uva - salvo in qualche versione regionale - rendendo la preparazione ancora più essenziale per lasciare a frutta e senape la possibilità di amalgamarsi completamente, creando quel mix inconfondibile tra il dolce della prima - cotta in acqua e zucchero - e il piccante / speziato della seconda. Nell’Italia del Nord, come detto inizialmente, la mostarda è prodotta in diverse varianti: c’è la celeberrima mostarda di Cremona, poi quella mantovana, c’è una versione vicentina, ce n’è una tipica anche a Voghera, ma pure a Bologna e a Forlì. Insomma, esiste una mostarda per ogni angolo del settentrione, ma in realtà la base rimane la stessa per tutte: frutta, scriroppo di zucchero e l’immancabile senape. Le variazioni semmai consistono nel tipo di frutta, in come questa è impiegata - se intera, a pezzi, o in purea - e in alcuni casi si fa onore alla versione originale grazie alla presenza di qualche goccia di mosto d’uva, ma che sia di Voghera, Mantova, Cremona o quant’altro la ricetta è sempre la stessa, vale a dire frutta, zucchero per il 50% del suo peso e 10 o 20 gocce di olio essenziale di senape.

Probabilmente tra tutte quelle esistenti, sono tre le tipologie di mostarda più conosciute e anche più consumate. Prima tra tutte la mostarda di Cremona, quella in cui la frutta - che è intera o a pezzi grossi - si presenta colorata e lucida, quasi fosse una porcellana grazie alla lunga cottura nello sciroppo di zucchero. I pezzi di melone, le ciliegie intere denocciolate, le pere, le mele cotogne, i mandaranci, i fichi, le albicocche, le pesche, i meloni, le prugne, i cedri, la zucca e l’anguria compongono questo arcobaleno di lucentezza insieme a qualche goccia di olio essenziale di senape per assicurarne il sapore tipico ed inconfondibile. Poi c’è quella mantovana realizzata esclusivamente con mele cotogne o eventualmente pere, rigorosamente intere o comunque tagliate a spicchi molto grossi. Anche qui non vi è traccia di mosto d’uva e la salsa si realizza facendo bollire la frutta insieme a zucchero e senape. Questa mostarda è l’ingrediente imprescindibile per realizzare dei veri, autentici ed originali tortelli di zucca. Uscendo dal territorio lombardo e scollinando verso il Veneto

troviamo la mostarda di Vicenza, anche qui si usano mele o pere, ma in purea, per il resto è tutto invariato, quindi ancora una volta zucchero e olio essenziale di senape. La mostarda ha fatto bella mostra nelle tavole medievali e rinascimentali: non esisteva banchetto nuziale o regale che non ne prevedesse la presenza insieme alla cacciagione e alla carne in generale e non è raro ritrovare nelle opere letterarie del tempo i racconti entusiasti ed estasiati di scrittori che avevano avuto l’onore di presenziare certe tavole e quindi gustare questa buonissima salsa, uno tra tutti il Berni che ne raccontava la bontà già nel 1500. Oggi l’uso è certamente più limitato ma non meno mirato, infatti, l’abbinamento mostarda-carne ha fatto spazio ad altri matrimoni d’amore, come quello con i salumi, l’immancabile carrello dei bolliti in cui mai deve mancare il cotechino e dulcis in fundo, anche con i formaggi ◆


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C’è Campoli in tv (e non solo)

Fabio Campoli

L e cola z ioni

Mini torta di mele Ingredienti per 2 persone 2 mele 40 g zucchero di canna 1 uovo 60 g zucchero semolato 30 g burro 1/2 bicchiere latte 100 g farina 00 1/4 di bustina lievito in polvere

È

lo chef mediatico per eccellenza. Tv, radio, web tv, riviste, libri, blog. Chi più ne ha più ne metta e son tutti grandi successi. Parliamo di Fabio Campoli, che dopo il periodo estivo è già pronto con nuovi progetti mediatici. A luglio si sono concluse le registrazioni delle puntate per ‘La mia cucina all’italiana’ in onda su Rete 4, ora si pensa alla nuova serie già in fase di studio. Da maggio, infatti, lo chef è il volto della cucina della rete Mediaset con un trionfo di ascolti. Ogni mattina dalle 11.50 Campoli ci ospita nella sua cucina per raccontarci le ‘sue ricette all’italiana’ all’interno della trasmissione di Davide Mengacci, che girando in lungo e in largo per la Penisola presenta i prodotti tipici dell’agroalimentare italiano. Consigli, ricette, ma soprattutto la comunicazione diretta, il sorriso e la simpatia che contraddistingue Fabio Campoli. Ascolti moltiplicati con un passaggio immediato dal 3.5% di share a punte di 10%. Come conferma lo stesso Campoli “È stata una bella avventura e i risultati hanno premiato il lavoro svolto. Il pubblico mi segue ed è partecipe. Ogni giorno ricevo mail di complimenti e foto delle mie ricette riprodotte a casa”. Accanto a Mediaset c’è anche la Rai, con la presenze di Patrizia Forlin, chef e socia del Circolo dei Buongustai a Geo & Geo su Rai Tre per la promozione e la cucina regionale dei prodotti veneti. E Radio1 ospita la rubrica del nostro chef ‘Cucina e Musica’, ogni venerdì all’interno del programma Baobab, dove il noto chef propone una ricetta del suo libro Note di Gusto abbinata a una canzone. Da grande cultore della multimedialità e della conoscenza condivisa non poteva mancare la rete con i suoi progetti, blog, social network e tanta web tv. Tra i progetti c’è ‘Cuor di Cucina’, le pillole di cucina di sulla web tv di Sonia Grey,

‘Non solo Benessere Tv’. Un contenitore on line con esperti e consigli su come vivere in modo equilibrato e qualche sana regola su nutrizione, sport, salute, psicologia. La prima serie di puntate è già sul sito www.nonsolobenessere. tv, mentre è in fase di preparazione la seconda, che sarà messa in rete in autunno con nuovi temi e nuovi piatti da riproporre. Pochi minuti per dare utili consigli, spiegare come cuocere al meglio senza dispersione delle sostanze nutritive, come realizzare piatti leggeri, sani e gustosi. Insomma una cucina buona sotto ogni punto di vista. “Una cucina che rispecchia la mia filosofia, gustosa e sana soprattutto” - così afferma lo chef - “in pochi minuti darò una serie di consigli e focalizzerò l’attenzione in particolar modo sulle tecniche di cottura. Sono loro le protagoniste per una cucina che rispetti un’alimentazione sana ed equilibrata, che sappia rispettare i nutrienti”. Fabio Campoli, però strizza l’occhio anche ai più piccoli e alle mamme. Infatti dalle puntate di ‘Non Solo Benessere Tv’, nasce anche la rubrica ‘Cuor di Cucina bambini’, dodici puntate in onda a rotazione continua da giugno fino a settembre, su Easybaby (canale Sky 137), il canale dedicato alle mamme. Utili consigli dello chef non solo per gli adulti, per mangiare bene, sano e tenersi in forma, ma anche per cucinare con gusto e fantasia piatti nutrienti per i più piccoli. Proprio quei piatti un po’ difficili, come le verdure o i legumi, che spesso i bambini rifiutano. Il segreto qual è? Un po’ di fantasia ai fornelli e nel modo di servirli. Alle volte basta coinvolgere i bambini in cucina, renderli protagonisti nella preparazione o trovare un modo alternativo per servire quei cibi rifiutati, avendo l’accortezza di farli risultare anche agli occhi più appetitosi. Tutti sintonizzati, dunque. C’è Campoli in tv (e non solo)... Buona visione! ◆

Procedete in questo modo Sbucciate e tagliate le mele a fette sottili. Prendete una padella antiaderente e cospargetela di zucchero di canna. Distribuite sopra lo zucchero di canna due giri di mele, coprite e lasciate cuocere per sei minuti circa. Nel frattempo preparate un impasto per ciambellone semplice con l’uovo, lo zucchero, il burro, il latte, la farina ed il lievito in polvere. Mescolate bene e versatene uno strato, alto un centimetro, sulle mele, direttamente nella padella. Coprite e lasciate cuocere a fuoco basso per dieci minuti circa. Accompagnamento Un latte e caffè.

Ciambella al cacao Ingredienti 200 g farina 00 125 g zucchero 1/4 di lt latte 2 uova intere 75 g cacao amaro 70 g burro 1/2 bustina lievito aromi a piacere Procedete in questo modo In una ciotola mescolate la farina, lo zucchero, il cacao, il lievito e gli aromi. A parte unite le uova, il burro sciolto, ed il latte. Unite velocemente i due composti, senza lavorarli troppo. Imburrate ed infarinate uno stampo a ciambella, versateci il composto ed infornate a 170 °C per quaranta minuti circa. Accompagnamento Cappuccino freddo.

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IL VINO ESTREMO Da Furore a Ponza: continua il nostro viaggio alla ricerca di vini eroici di Monia Innocenti

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opo l’incontro con le Cantine Marisa Cuomo di Furore, ci dedichiamo nuovamente al vino estremo spostandoci in una delle nostre isole più belle, forse ancora poco conosciuta in Italia ma sicuramente tanto amata dai romani: Ponza. Qui la viticoltura nasce nel 1734 grazie a Pietro Migliaccio che vi sbarcò da Ischia e decise di sfruttare i terreni della località Fieno (zona a sud dell’isola, così chiamata in un secondo tempo per il grano) per la coltivazione di vitigni tipici ischitani come il Biancolella, la Falanghina, il Piedirosso e l’Aglianico. Per la sua pendenza, il territorio fu terrazzato con muri a secco di pietra lavica, sicuramente molto resistente ma difficile da tagliare: l’uomo fece un lavoro straordinario sia per ricavare i blocchi dalla roccia che per lavorarli. Si costruirono ricoveri per gli attrezzi, per la conservazione del vino, per gli animali e furono scavati pozzi per raccogliere l’acqua piovana. Di questo oggi

rimane ben poco purtroppo ma la fatica e la passione di un tempo a voler “colonizzare” questi territori sono ancora presenti. Testimoni ne sono le Antiche Cantine Migliaccio e la cantina Taffuri Pouchain dove troviamo persone che hanno comunque voluto scommettere su questa zona, supportate dalle conoscenze della gente locale, nonostante la consapevolezza delle numerose difficoltà che il territorio presenta. Grazie a loro, antichi vigneti non sono andati perduti e stanno prendendo sempre più piede non solo nell’isola, ma anche nelle zone circostanti e oltre. La coltivazione qui è “semplicemente eroica”: basti pensare ai quaranta minuti di percorso a piedi in una mulattiera, carichi di uva o di bottiglie piene quando i muli non potevano sopportare di più o ad un approdo dal mare praticamente inesistente: o si nuota o dalla barca si salta direttamente sugli scogli, sperando di non finire in acqua. All’inizio la raccolta era totalmente manuale e si procedeva

wine alla pigiatura con i piedi; successivamente, presso le cantine Migliaccio ad esempio, arrivarono dei macchinari con l’elicottero, ma alcune operazioni, come la torchiatura, si fanno ancora con l’antico sistema della pietra torcia: si tratta di una pietra che, legata ad un palo con un argano, viene usata per torchiare le vinacce ed ottenere il mosto. La cantina Taffuri Pouchain, accanto ai classici, ha anche deciso di osare producendo un vino spumante metodo Classico, il “Don Ferdinando”, che mostra una cifra stilistica originale, fatta di fiori e frutti gialli, molto elegante e con bollicine piuttosto fini. Le uve sono Chardonnay e Malvasia e, come sostengono giustamente i proprietari, per gli accostamenti “si trova bene dove regna il gusto e l’allegria”. Le storie delle due cantine sono entrambe dettate dal cuore, dall’affetto verso l’isola e sicuramente da un pizzico di follia e voglia di sorprendere e sorprendersi ogni giorno nonostante la fatica, le difficoltà, la stanchezza e i tranelli che, ogni tanto, la natura pone davanti al nostro cammino ◆

ANTICHE CANTINE MIGLIACCIO Cantine del Pizzicato - 320 7079269 www.fienodiponza.com AZIENDA AGRICOLA MARISA TAFFURI POUCHAIN Via Sant’Antonio (Loc. Giancos) - 329 7473152 www.taffuripouchain.it


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Franco Giletta

LA FORZA COMUNICATIVA DELLA BELLA PITTURA di Maria Laura Perilli

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a frequentazione del Movimento Anacronista da parte di Franco Giletta, durante il periodo dei suoi studi universitari, ha certamente lasciato in lui un segno indelebile che perdura nella sua odierna produzione artistica: è il coraggio di continuare a fare pittura in contrapposizione al dilagare delle Installazioni, della Tecnica Multimediale, senza per questo voler nulla togliere a queste forme di espressione artistica. Giletta rientra in quel novero di artisti che non hanno rinnegato nè tantomeno rinunciato alla tradizione come difesa della propria identità culturale. I suoi lavori esprimono tutto il portato storico-culturale che contraddistingue il nostro continente europeo. È una produzione che procede in modo antitetico alle improvvisazioni e provocazioni, oggi sempre più spacciate per arte ed ormai paludate delle vesti di una stanca ufficialità. L’arte di Giletta è il risultato di una lunga

Rinascimento

e tenace maturazione che utilizza la pittura per veicolare messaggi attuali, senza rinunciare al mezzo della citazione storica rielaborata in chiave attuale e personalissima. Disegni e dipinti sottolineano la profondità delle sue conoscenze storico-artistiche. ‘Aglaia’ ed ancor più ‘Rinascimento’ colpiscono per la solidità della composizione. Le figure sono strutturate secondo una giustapposizione di volumi ben delineati e leggibili; Piero della Francesca è, nella citazione, il loro ideale progenitore. La metafisicità dell’impianto, tipica delle figure di Piero, viene, però, sapientemente rimodulata da Giletta; il semplice innesto di collane umanizza le figure, richiamando alla memoria la delicatezza della ‘Dama con L’Ermellino’ di Leonardo o quelle ragazze del mondo Hippie che dell’ornamento artigianale fecero uno dei loro segni distintivi. Con due soli disegni l’artista percorre più secoli, facendoci cogliere nello sguardo assorto ed enigmatico

Quinto elemento

delle giovani donne tutta l’attualità dell’odierno disagio giovanile. Con il dipinto ‘Quinto elemento’ la citazione storica assume un respiro di portata europea. Il giovane con turbante, dal timbro marcatamente orientale, ricorda le rappresentazioni delle ‘Tronie’ particolarmente di moda tra l’aristocrazia olandese ed europea in genere. La popolarità conquistata da queste in Europa, indusse artisti del calibro di Rembrandt ad una produzione finalizzata al mercato. L’impianto volumetrico della figura è esaltato da una fonte di luce radente in primo piano, determinante per esaltare il contrasto tra la figura ed il paesaggio di fondo; qui lo spazio è costruito secondo precise aree di colore e la fonte di luce in lontananza diviene cerniera orizzontale di raccordo tra cielo e terra. In ‘Autoritratto’, infine, la spazialità è resa in modo più complesso. Una quinta muraria obliqua dinamizza la scena e produce una netta demarcazione tra area di sfondo e primo

Autoritratto

piano. I colori assumono una tonalità cerulea che sottolinea la rispondenza tra lo sguardo introspettivo dell’artista e la lirica drammaticità del paesaggio retrostante. A dispetto delle mode, del diffuso dilettantismo, delle provocazioni a tutti i costi, al punto che provocare perde qualsiasi senso, Giletta ci dimostra quanto la pittura, la bella pittura e la figurazione siano in grado, ancor oggi, di calarci nella problematicità della realtà circostante senza ricorrere a proposte ambigue e, spesso, preoccupate del solo ‘Mercato’ ◆

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Innam orata d el la vita di Donatella Codonesu

Marie Antoniette. Sono innamorata del film di Sofia Coppola, che la racconta come un’icona fortemente contemporanea, dedita al consumismo, priva di ogni valore... Senza contare parrucca e vestito, che sarebbe un grande piacere indossare! Come si prepara Iaia Forte al personaggio di un film e come si prepara invece per la scena? Come diceva Marlon Brando “il cinema è dei registi, il teatro è degli attori”. La visione del regista cinematografico è molto più determinante di quella del regista in teatro, dove prove e visione globale permettono all’attore di controllare tutto. Nel cinema parto dalle suggestioni che mi dà il regista e poi mi abbandono al suo sguardo. Ne “La grande bellezza”, ad esempio, Sorrentino ha descritto il mio personaggio come malinconico, fragile, così ho capito che dovevo lavorare più sui silenzi che attraverso le parole. La tua dote principale e il tuo più grande difetto? Non ho una grandissima volontà, sono sempre pronta a cedere. Un pregio è invece la struttura psichica semplice: mi appassiono alla vita, mi piace tantissimo innamorarmi: di libri, film, autori… Vivo dei trasporti che mi rendono facile la vita. Cosa avresti fatto se non l’attrice? L’archeologa o il direttore d’orchestra: sono i miei due sogni. Ho studiato violino, ho una formazione musicale, oggi non suono strumenti, ma canto quando mi è possibile e anche sui personaggi ho un approccio musicale. La scansione del tempo suggerisce più dei concetti, si è più agevolati nel cogliere le cose, cogliendone il ritmo. L’archeologia alimenta tantissimo la mia immaginazione, dà la consapevolezza che attraverso la memoria determiniamo il nostro futuro.

S

i chiama Maria Rosaria, ma per tutti è Iaia. Forte. Diploma al Centro Sperimentale di Cinematografia, debutto in teatro con Toni Servillo vincendo il Premio della critica come migliore attrice ne ‘Il misantropo’ di Moliere. Un esordio brillante, come la carriera che è seguita: lavora con Mario Martone, Carlo Cecchi e Luca Ronconi, fra gli altri, e nel cinema ha conquista due Nastri d’Argento e un premio Sacher. Oggi è nelle sale con l’ultimo successo di Paolo Sorrentino, ‘La grande bellezza’ e contemporaneamente porta in scena ‘Hanno tutti ragione’, adattamento teatrale del libro dello stesso Sorrentino. Nei panni (scomodi) di Toni Pagoda. Napoli è una città di cui non ci si libera facilmente… cosa ti porti dentro di lei? La lingua. L’italiano è una lingua matrigna, non materna: per un attore un dialetto è fondamentale. La nostalgia del mare. E la fatica della memoria adolescenziale, piacevole ma ingombrante. Vivere altrove è una liberazione, ti permette di ricongiungerti alla tua città in modo diverso. Toni Pagoda: che cosa ti ha attratto di questo personaggio irriverente? La lingua. Credo che sia un obbligo per un attore italiano far conoscere la drammaturgia contemporanea, ma è difficile trovare testi che abbiano una lingua veramente teatrale, invece la scrittura di Sorrentino attiva un rapporto con il pubblico, non resta letteratura.

Hai curato anche la regia? Fino a 40 anni non osavo prendermi la responsabilità di me stessa, poi dopo molti pudori, grazie ai grandi maestri avuti, ho imparato a mettere in campo la mia creatività e non solo la tecnica attoriale. Non riuscirei a dirigere un altro, ma mi prendo la libertà di fare delle cose in autonomia. Qui è tutta opera mia: adattamento, musiche, movimenti scenici…. Com’è incarnare un uomo? Toni è un gradasso cocainomane, ma nasconde una fragilità che è elemento tipico femminile. L’interpretazione di una donna fa emergere questo aspetto e crea una strana mostruosità che ritorna perfettamente nel personaggio. E poi mi diverto da morire, trasfigurarsi è una liberazione e a teatro è una cosa lecita: mi piace usare il teatro per realizzare queste fantasie. Il personaggio più ‘tuo’ di tutti quelli interpretati? Ho amato moltissimo Molly Bloom, ma anche Celimene del “Misantropo” che feci con Servillo. Sono stata fortunata perché ho fatto sempre personaggi belli e particolari… Isabella di “Misura per misura” (regia di Cecchi) è stato faticoso, ma i personaggi più complessi sono quelli a cui ci si lega di più, rivelano dei disagi, quindi fanno bene anche alla propria evoluzione come essere umano. Un ruolo che non ti hanno mai offerto e che invece vorresti tanto fare?

Quali sono le caratteristiche fondamentali di un bravo attore? Immaginazione. Un certo senso etico, dare valore a ciò che si fa - cosa ormai rarissima, soprattutto in Italia - sentendo che possiamo farci portatori di cose importanti. Studiare. Non solo dizione o emissione vocale, ma alimentarsi di bellezza: come spettatrice sono sedotta, più che dall’abilità tecnica dell’attore, da quello che misteriosamente un essere umano riverbera attraverso l’esecuzione. Cosa manca nel panorama culturale italiano? Prima di tutto l’asse portante: la consapevolezza popolare che la cultura è un vero segno di civiltà, è la manifestazione più misteriosa ma anche più tangibile di ciò che una nazione esprime. La tensione al bello è anche un’opportunità politica, determina persone con attenzione e coscienza diverse rispetto alla propria comunità. L’Italia ha perso completamente questa capacità, pur essendo il paese più bello del mondo non ha molta coscienza di sé. L’abbassamento del livello culturale corrisponde ad un aumento di alienazione, che non è dovuta solo alla mancanza di soldi, lavoro e alle crisi oggettive. La cultura è anche elemento aggregativo, fa sentire meno soli, dà un’energia che qui manca. Anche la sinistra ha fatto errori madornali, centrando il progetto sulla cultura dell’evento anziché fare un lavoro sul territorio costante e silenzioso. E neanche la scuola oggi aiuta ad educare all’importanza della cultura. Idee e talenti ci sono? Si, ma si è persa la capacità di mettersi insieme, incontrarsi, confrontarsi… Napoli ad esempio, in passato, ha vissuto un periodo felice perché si era creata un’interazione che potenziava le energie. Penso alla mia esperienza con Teatri Uniti: da quel gruppo sono nate tante forze, perché avevamo maestri (Servillo, Martone) che ci hanno dato strade, strumenti e la protezione di un gruppo che al tempo stesso sollecitava

Hanno tutti ragione - ph Rocco Talucci

Iaia Forte

l’immaginazione. Ha avuto una tale influenza che l’eco si avverte ancora oggi in registi più giovani, come Sorrentino. Oggi siamo tutti più soli e non sappiamo come incontrarci. Siamo viziati da rapporti formali che non ci portano mai a confrontarci veramente, a metterci in discussione. Quali sono le figure di riferimento? Cecchi e Ronconi animano ancora piccole comunità, non a caso sono quelli che resistono cercando di sollecitare il rapporto con lo spettatore anziché compiacerlo. Ma le grandi figure di riferimento non ci sono più, o forse le logiche del mercato non le lasciano esprimere. Nel cinema, produttori e distributori impongono leggi mediocri quindi è difficile per un talento emergere. Un’eccezione: “La grande bellezza” di Sorrentino. Un film difficile, complesso eppure di grande successo. È un capolavoro assoluto e in questo scenario apocalittico ha trovato il proprio spazio incassando bene senza nessuna intenzione di compiacere. Film anarchico, complesso, che racconta personaggi devastati, un mondo che sembra non avere salvezza. Eppure lo spettatore si sente meno solo capendo che il disagio è comune. I caratteri vengono salvati proprio dalla fragilità: la loro bellezza è il loro difetto. Racconta una Roma immaginifica, con una scrittura non naturalistica e una grande qualità fotografica. E ha suscitato discussioni, è diventato fenomeno di costume, se ne parla ovunque. Progetti futuri? Un progetto bellissimo con l’Orchestra di Piazza Vittorio, per fare ‘L’Opera da tre soldi’ di Brecht (2014-15). Sto girando un Film con Guido Manfredonia, ‘Madre Terra’, con Sergio Rubini e Stefano Accorsi. Farò quello di Martone su Giacomo Leopardi, un racconto biografico con Elio Germano. E Tony Pagoda sarà in tour ◆


TU VUO’ FA’ L’ITALIANO In occasione dell’anno della cultura italiana 2013 negli Stati Uniti ha debuttato a New York ‘In Scena!’, il festival dedicato al teatro tricolore

‘In scena!’ ha avuto anche il grande merito di avvicinare due culture, apparentemente distanti. Durante il festival, c’è stato qualche episodio che vi ha fatto stupire della capacità comunicativa del teatro? ◆ Faccio teatro a NY da tanti anni e sono una delle paladine del teatro in lingua, con sopratitoli o presentato prima in inglese e poi in italiano (è uno dei programmi della KIT) e so quanto può essere apprezzato il teatro straniero. Dunque no, non sono rimasta stupita di niente, neanche di aver trovato per strada istituzioni americane che non ci conoscevano e che la pensano come me. Mi piacerebbe riuscire a convincere i teatri più importanti ad aprire le porte al teatro non-americano e quello è ancora un cammino che vedo lungo e difficile. ◆ La piena partecipazione del pubblico agli spettacoli. Quasi tutti li avevo visti in Italia e devo dire che il pubblico americano non è stato meno coinvolto, anzi! Attenzione e risposta durante le rappresentazioni sono state entusiasmanti anche per gli artisti.

di Ester Maria Lorido

F

a tornare in mente la celebre canzone di Renato Carosone, suonando un po’ come la rivincita di chi è nato in ‘Italì’. Interpretazione, questa, assai lontana dalla realtà, perché ‘In Scena!’, il primo festival dedicato al teatro italiano, ha avuto il merito di accorciare le distanze tra New York e Belpaese, avvicinando due etnie divise non soltanto da un oceano. I dieci giorni della kermesse (dal 10 al 20 giugno scorsi) hanno aperto il sipario su trenta artisti, nove eventi (di cui sette USA premiere), nove locations nei 5 distretti (Manhattan, The Bronx, Brooklyn, Queens, Staten Island), trentatrè fra partner e sponsor. Il risultato? Spettacoli sold-out e pubblico entusiasta, sia italiano che americano. Guardando al futuro, l’intento è di diventare un appuntamento annuale e un’occasione di incontro per tutti gli artisti e le compagnie italiane che lavorano in Italia e quelle che operano stabilmente in America. Del ‘viaggio’ - tema scelto per questa edizione - che ha fuso due culture grazie al linguaggio universale del teatro ci parlano Laura Caparrotti, direttore artistico del festival, e Donatella Codonesu, responsabile dell’organizzazione e del coordinamento generale.

◆ Laura ◆ Donatella

Grazie a ‘In Scena!’ e al vostro operato con KIT (Kairos Italy theatre) - la compagnia di teatro italiano a New York - oltre che per pizza e spaghetti, gli americani hanno imparato

Voci nel Deserto @Figment - ph Stefano Corso

ad amarci anche per questa forma di arte. Cosa è stato apprezzato maggiormente delle rappresentazioni proposte durante il festival? ◆ La varietà dell’offerta, oltre ovviamente la qualità che era d’obbligo, come lo è sempre in tutte le nostre produzioni. L’elemento che però ha più stupito ed entusiasmato è stato l’aver portato il Festival in tutte i cinque distretti di NY, una cosa che in effetti avviene raramente. ◆ Incredibilmente, il fatto che gli spettacoli fossero per buona parte in italiano. L’espressività della nostra lingua viene apprezzata molto anche da chi non comprende il significato delle parole. È andata talmente bene che già si parla dell’edizione 2014. Come ve la immaginate? ◆ Cerco di non immaginarmela al momento. Ci sono molti spettacoli e testi che mi piacerebbe che il pubblico di New York conoscesse. Sicuramente vorrei avere più teatri propriamente detti, confermando comunque i posti dove abbiamo fatto quest’anno il Festival. Mi piacerebbe anche organizzare seminari con gli artisti che vengono, per dare la possibilità ad artisti e a studenti di incontrare e confrontarsi con gli artisti di casa nostra. ◆ Più spettacoli, più location, più artisti, più giorni, più tipi di eventi… più ‘grande’ insomma. L’Italia produce tanto in campo teatrale, tante sono le cose valide che meriterebbero di essere viste a New York.

Immagino che la selezione delle opere si basi anche sulla versatilità delle stesse, cioè sulla possibilità di essere comprese in traduzione. Vi è capitato di doverne scartare qualcuna proprio perché, in un’altra lingua, avrebbe perso il suo messaggio originale? ◆ Al momento no. Ricevendo però sempre molte proposte, se una proposta è più adatta ad altri ambiti, sempre newyorchesi, invece di includerla, facciamo in modo di farla inserire nella cornice ideale, sia essa un altro festival, una conferenza importante o altro. ◆ No, noi lavoriamo molto sulla traduzione/trasposizione, ma anche sulla comprensione del testo originale attraverso i vari linguaggi teatrali. Abbiamo selezionato opere accessibili come tematica, presentandole in italiano con piccole parti in inglese, e ha funzionato benissimo. Solo le letture sono state tradotte, e il lavoro su alcune è stato in effetti piuttosto impegnativo. Un’intera sessione del sito di KIT è dedicata al grande Totò. Perché la sua ironia non ha confini, nel senso letterale del termine? ◆ Nell’anno 2000 ho avuto l’immensa fortuna di iniziare a lavorare con la Famiglia De Curtis per portare Totò nel mondo. Da allora ho visto seguire le meraviglie artistiche di questo nostro grande attore da grandi e piccini, al cinema, nelle aule scolastiche, nelle comunità o fra gli attori stranieri pluripremiati. Ovunque io vada con lui, trovo qualcuna che lo adora, che lo segue da sempre, che porta con sé la sua foto a mo’ di santino, che se lo è fatto tatuare sul braccio. Totò è stato uno dei più grandi attori mai esistiti e la sua arte è universale. ◆ Su questo lascio la parola a Laura, che è la massima esperta in materia! Citando Totò, mi viene in mente la scaramanzia. Anche voi non vi vestite di viola quando lavorate a una rappresentazione teatrale? Avete qualche gesto o rito propiziatorio? ◆ Devo dire ‘Merda’ a tutti i presenti, almeno una volta e nel dirlo faccio una coreografia che mi ha insegnato un amico attore. Poi ne ho una, tutta mia, che però non seguo sempre... e che non dico, perché le scaramanzie personali tali devono rimanere, per scaramanzia! ◆ Io non sono assolutamente superstiziosa, ma ho imparato a stare molto attenta ai rituali scaramantici dei teatranti…

Carlotta Brentan, Francesco Andolfi/A tribute to Mario Fratti - ph Yana Biryukova

Young KIT/Opening Night - ph Andrea Casella

Francesco Foti/Niuiòrc Niuiòrc - ph Stefano Corso Mare Nostrum Elements/Opening Night - ph Stefano Corso


what’s on

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M AGA ZINE

Stefano Albertini, Laura Caparrotti, Donatella Codonesu ph Stefano Corso

I Tesori di Venezia

FOTOGRAFIA. Festival internazionale di Fotografia

Lidia Vitale/Solo Anna - ph Andrea Picchio

Come è entrato nella vostra vita il teatro? ◆ Bella domanda. Credo che ci siano tracce nel mio DNA. Mia madre, infatti, narra di quando mi sentì piangere e accorse in camera a vedere che succedeva e mi trovò davanti allo specchio che provavo a ridere e a piangere. Avevo due o tre anni. ◆ Ho avuto la grande fortuna di vedere il mio primo spettacolo ‘vero’ (dopo i burattini del Gianicolo) a 13 anni: Eduardo nel ‘Berretto a sonagli’ di Pirandello. Era impossibile rimanere immune da questa passione! E come è entrata l’una nella vita dell’altra? ◆ Eravamo due pupe, all’Università La Sapienza di Roma. Donatella era ‘imbucata’, nel senso che il suo corso di laurea era lingue, ma lei aveva aggiunto degli esami di teatro per suo piacere, credo. Seguivamo entrambe il corso tenuto da Dario Fo, io sul palcoscenico (ero una delle poche persone scelte da Dario per lavorare con lui) e lei in platea. Io chiacchierona e estroversa, lei timida, con due grandi occhi con cui seguiva tutto, in silenzio. ◆ Galeotto fu il teatro, ovviamente: ci siamo conosciute al secondo anno di università, frequentando il corso tenuto da Dario Fo. Io studiavo lingue per la verità, ma ho seguito molto anche il dipartimento di spettacolo.

Teatro della Ginestra/Jennu brigannu - ph Andrea Picchio

agli autori italiani direi che l’ironia e la capacità di ‘guardare oltre’ di Flaiano restano ineguagliate. Amo tantissimo anche Eduardo, però. E Dario Fo, anche per ovvie ragioni sentimentali! Di cosa parla l’opera che amate di più? ◆ Se non ho un autore preferito, c’è un’opera preferita dal cuore: ‘Cyrano’ di Rostand. Il grande uomo immenso, perfetto, ma che non lo vede perché complessato per via del suo naso. Un difetto che lo rende umano. Secondo me è lo specchio di tutti noi. ◆ In assoluto forse ‘La tempesta’ di Shakespeare, per la sua altissima poesia e perché in realtà è una splendida metafora del teatro.

dal 4 ottobre fino al 1 dicembre Per due mesi, da ottobre a novembre, Roma ospita il Festival internazionale della fotografia. Tema della XII edizione è la vacatio, termine latino che indica la sospensione, l’assenza, e come questo valore trovi spazio in campo fotografico. Da qui l’indagine sul rapporto della fotografia con le altre arti, e sulle relazioni tra oggetto e soggetto nella ricerca dell’essenza fotografica. Ideato da Marco Delogu, il festival, che ha la sua sede principale al MACRO, vede la partecipazione di numerose gallerie private in cui il tema principale viene variamente declinato. www.fotografiafestival.it

roma

C’è un attore o un’attrice che è riuscito a commuovervi durante un’interpretazione? ◆ Franca Valeri. La amo, è il mio idolo. Quando ha fatto, solo qualche anno fa, all’età di 90 anni, la Vedova Socrate da lei scritto, tutto d’un fiato, con tempi perfetti, tenendo il pubblico al guinzaglio per tutto lo spettacolo, alla fine, durante gli applausi, ho pianto. ◆ Più di uno, ma io non faccio testo: mi emoziono sempre e piango tantissimo!

Qual è l’identikit della persona che decide di partecipare ai corsi che la compagnia teatrale KIT propone durante l’anno negli Usa e in Italia? ◆ Amanti dell’Italia e della lingua, di solito. Anche perché qui il teatro italiano è ancora molto poco conosciuto. ◆ Dai giovani professionisti ai semplici amanti dell’Italia.

Adesso è il vostro turno di andare in scena. In che ruolo vi vedete? ◆ Io mi vedrei volentieri solo come attrice, ma poi faccio la regista, la produttrice, la saltimbanco, la giornalista, la maestra, la conferenziera e il facchino, quando serve... ◆ Non ce la farei mai! Non amo essere al centro dell’attenzione. Sto decisamente a mio agio dietro le quinte, al massimo potrei essere in regia.

Qual è il vostro autore preferito? ◆ Autori preferiti, direi. Ce ne sono così tanti che non basterebbero le pagine della vostra rivista. Eschilo, Sofocle, Shakespeare, Sciascia, Franca Valeri, Ennio Flaiano, Pasolini, Dario Fo... mi fermo, gli altri alla prossima puntata. ◆ Sceglierne uno solo è impossibile! Restringendo il campo

Avete a disposizione uno spot di 10 secondi per convincermi ad andare a teatro. Cosa mi dite? ◆ Ho bisogno di convincerti? ◆ Il teatro è come prendere il meglio della vita: tutto accade davvero, ma le storie sono più belle e i personaggi più interessanti ◆

Marsilio si lancia in favore del libro pop-up, proprio in un momento in cui si parla solo di e-book e app, perché il pop-up sta esattamente a metà strada tra il classico libro cartaceo e il nuovo libro digitale: possiede l’interattività di un e-book, ma conserva inalterato il fascino delle pagine fisiche. I ‘I Tesori di Venezia’ è un libro ‘animato’ che nella sua forma di base si pensa adatto solo ai bambini, in realtà è un prodotto editoriale di pregio che illustra realtà difficili da rinchiudere nello spazio limitato della pagina e che spesso conquista anche gli adulti. Dedicato a Venezia, una città magica sospesa come un sogno tra acqua e cielo, il primo pop up di Marsilio è disegnato magnificamente da Dario Cestaro e narrato magistralmente da Paola Zoffoli. Un viaggio affascinante attraverso i suoi monumenti più famosi: Ponte di Rialto, Basilica di San Marco, Ca’ d’Oro, Palazzo Ducale, Basilica della Salute, Gran Teatro la Fenice. Autori: Dario Cestaro e Paola Zoffoli Editore: Marsilio www.marsilioeditori.it

GUZZINI - Infinito Design Italiano

A lezione dallo scultore Innocenzo Vigoroso, noto architetto, scultore e pittore siciliano, mette la sua vasta esperienza a disposizione di aspiranti artisti attraverso corsi di scultura, disegno e pittura, grafica, ceramica. Organizzati con cadenza quadrimestrale (80 ore totali, frequenza trisettimanale), hanno un costo di 480€ comprensivo dei materiali. Laureatosi in architettura a Palermo negli anni ‘60, viaggiando in tutto il mondo Vigoroso si avvicina alla scultura, passione che lo porterà a conseguire anche il diploma dell’Accademia di Belle Arti di Roma. Dalla metà degli anni ‘70 si dedica quindi alle grandi fusioni e colleziona una serie di importanti mostre in Italia e non solo; le sue opere figurano in collezoni private e pubbliche, in Italia e all’estero. www.scultorevigoroso.it

Il volume descrive l’evoluzione di una delle aziende trainanti del design italiano. Cento anni di storia raccontati in modo avvincente con un alternarsi di protagonisti della cultura italiana e internazionale: da Gillo Dorfles a Oscar Farinetti, da Alberto Capatti ad Aldo Bonomi, da Aldo Colonnetti a Gianfranco Zaccai, fino alle narrazioni dei protagonisti diretti dell’impresa come Adolfo e Domenico Guzzini e molti altri protagonisti del design di ieri e di oggi. Dai tempi pioneristici di Luigi Massoni e di Rodolfo Bonetto, via via passando per i Noorda, Antonio Citterio, i Santachiara, i Sottsass, fino ad arrivare ai più contemporanei Robin Levien, Angeletti Ruzza o Karim Rashid, per citarne soltanto alcuni. Il volume, curato da Moreno Gentili che si occupa di cultura della comunicazione e di Concept Design, è in pratica un catalogo completo di tutti i tipi di oggetti dal design accattivante, ma facili da usare, familiari, economici, estremamente pratici e riciclabili. Autore: Moreno Gentili Edizione bilingue: Italiano - Inglese Collana Design e Arti Applicate, www.skira.net


what’s on what’s on what’s on wh POLLOCK E GLI IRASCIBILI

WILDLIFE PHOTOGRAPHER OF THE YEAR

ph Steve Winter

NATIONAL GEOGRAPHIC, LA GRANDE AVVENTURA

milano

Palazzo Reale, dal 24 settembre 2013 al 16 febbraio 2014 Jackson Pollock, Rothko, de Kooning, Kline e molte altre superstar dell’arte Americana arrivano a Milano portando rivoluzione artistica, rottura col passato, sperimentazione, energia. Il gruppo di 18 artisti, guidati dal carismatico Pollock (‘Irascibili’ da un celeberrimo episodio di protesta nei confronti del Metropolitan Museum of Art), seppero re-interpretare la tela come uno spazio per la libertà di pensiero e azione, dando vita alla ‘Scuola di New York’. Il fenomeno caratterizzò l’America del dopoguerra e influenzò l’Arte Moderna in tutto il mondo. In mostra 60 capolavori dal Whitney Museum di New York fra cui l’opera ‘Number 27’ di Pollock: delicatezza, fragilità e dimensioni straordinarie - circa tre metri di lunghezza - ne rendono normalmente impossibile il prestito. www.comune.milano.it/palazzoreale

Museo Minguzzi, dal 19 ottobre al 22 dicembre La nuova edizione 2013 espone le ultime 100 immagini premiate al più prestigioso concorso di fotografia naturalistica, indetto dal Natural History Museum di Londra con il BBC Wildlife Magazine e ora arrivate in Italia. Articolata su tre piani, la mostra consente di immergersi in un viaggio affascinante negli aspetti più incontaminati e sorprendenti della natura che gli autori hanno “catturato” grazie alla loro conoscenza dell’ambiente, alla capacità di esprimersi con la macchina fotografica, alla creatività, alla pazienza e naturalmente alla passione. www.wpymilano.it

ALL’OMBRA DELL’ULTIMO SOLE

Teatro Menotti, dal 10 al 20 ottobre Un racconto musicale basato sulle canzoni, le storie e i personaggi raccontati da Fabrizio De Andrè. Musical anomalo sulla nostra storia recente, sui mitici anni Settanta caratterizzati da profonde trasformazioni e contraddizioni. La regia di Massimo Cotto mette in scena un gruppo di giovani artisti che interpretano le utopie e le delusioni narrate da parte di perdenti e sognatori. Gli arrangiamenti di Alessandro Nidi garantiscono la giusta temperatura emotiva, soprattutto grazie agli artisti dell’ottimo cast, tra cui spicca la vitalità empatica di Valeria Perdonò. www.tieffeteatro.it

MARIA CRISTINA CARLINI: Fare secondo natura

Govone, Roero (Cuneo) Castello Reale, dal 9 settembre al 3 novembre Il sabaudo Castello Reale di Govone (sito Unesco) ospita nelle sale e nel parco la personale che mette in luce lo stretto legame estetico dell’artista con la natura e con i suoi elementi intesi come fonte di inesauribile ispirazione. Le opere in mostra esprimono la poetica della scultrice attraverso forme che rimandano alla materia primordiale al suo evolversi e trasformarsi in creazioni artistiche. Grès, acciaio corten, resina, legno di recupero, lamiera, ferro sono i materiali che Maria Cristina Carlini predilige e che prendono forma in sculture monumentali ed in opere di medie e piccole dimensioni. Nel parco spiccano, tra gli altri, i due imponenti inediti: Vento, un vertiginoso ventaglio alto quattro metri e mezzo, e Samurai (cm 350x500x300), entrambi realizzati prevalentemente con legno di recupero e acciaio corten. Catalogo edito da Skira a cura di Martina Corgnati. www.comune.govone.cn

SEGUSO VETRI ARTE

Murano (Venezia), Museo del Vetro, Settembre Gent (Belgio), Design Museum, Novembre Mostra dedicata alla Seguso Vetri d’Arte, curata da Marc Heiremans, grande esperto di storia del vetro contemporaneo, e frutto di 10 anni di studio e ricerche dello studioso belga Heiremans, che attraverso oltre 30.000 disegni d’archivio e migliaia di immagini ha riannodato i fili della vicenda artistica e imprenditoriale straordinaria della Seguso Vetri d’Arte, dedita da oltre 600 anni a questa nobile arte. Le oltre 200 opere in mostra, tra cui molti pezzi rari, accompagnano i visitatori attraverso le sperimentazioni degli anni ’30 e ’70 del Novecento, ricreando il clima di ricerca e di rinnovamento che si respirò in quegli anni. A cominciare dal sodalizio fondamentale con Flavio Poli, che entrò in azienda nel 1934 come disegnatore diventando poi direttore creativo fino al 1963. www.seguso.com - www.visitmuve.it

Palazzo delle esposizioni, dal 28 settembre al 2 febbraio 2014 A distanza di 125 anni dalla sua fondazione, una grande mostra fotografica celebra la storia della National Geographic Society e della sua rivista. Avventure, personaggi leggendari, ricerche e spedizioni nei luoghi più sperduti del pianeta: le immagini dei suoi più grandi fotografi ripercorrono le tappe di un viaggio affascinante, straordinario, unico. La scoperta della leggendaria città perduta di Machu Picchu, l’avventurosa spedizione di Robert Peary al Polo Nord, i memorabili incontri tra Jane Goodall e gli scimpanzé, le straordinarie imprese sottomarine di Jacques Cousteau e James Cameron… L’esposizione documenta inoltre l’evoluzione della comunicazione e delle tecnologie, cambiata nella forma ma non negli obiettivi: esplorare il Pianeta e diffondere una maggiore consapevolezza dell’uomo nei suoi confronti. www.palazzoesposizioni.it

GLI ANNI SETTANTA. ARTE A ROMA

Palazzo delle Esposizioni, dall’11 ottobre al 2 febbraio 2014 Il controverso decennio degli anni Settanta a Roma, caratterizzato da conflitti politici e sociali, ma anche dalla convivenza di differenti linguaggi, da sperimentazioni, dall’intreccio di culture visive diverse, elementi tutti che contribuirono al rinnovamento delle arti. La mostra mette in evidenza il ruolo fondamentale di gallerie, personalità ed istituzioni che diedero centralità a Roma. Circa ottanta gli autori esposti - tra cui Kounellis, Paolini, Boetti, Pistoletto, Schifano, Consagra, Burri, Twombly, Beuys, Boltansky, Kosuth - esponenti e testimoni di Arte Povera, Concettuale, Minimalismo, Pittura Analitica e via dicendo, le cui opere divennero veri e propri punti di riferimento per le generazioni successive. www.palazzoesposizioni.it

CLEOPATRA. ROMA E L’INCANTESIMO DELL’EGITTO

Chiostro del Bramante, dal 12 ottobre al 2 febbraio 2014 Protagonista della mostra la regina d’Egitto (69 a.C. - 30 a.C.), figura centrale nelle dinamiche politiche mediterranee del I sec. a.C., che svolse un ruolo determinante nel rapporto con Roma contribuendo, con il suo fascino e il suo carisma, alla diffusione di un nuovo gusto nella capitale dell’impero. Oltre 200 opere provenienti dai principali musei nazionali e internazionali ricostruiscono una civiltà legata indissolubilmente al suo fiume mettendo in evidenza aspetti economici, religiosi e culturali. Cesare, Pompeo, Marco Antonio, Ottaviano riprendono vita nel loro rapporto con Cleopatra grazie a mosaici, affreschi, sculture, vetri, gioielli di raffinatissima esecuzione e qualità. www.chiostrodelbramante.it

roma

AUGUSTO

Scuderie del Quirinale, dal 18 ottobre al 9 febbraio 2014 Mostra dedicata al fondatore dell’impero, Ottaviano Cesare Augusto, in occasione del bi-millenario della morte (14 d.C.). Figlio adottivo e pronipote di Cesare, fu un personaggio dotato di eccezionale carisma e straordinario intuito politico. Celebrato da poeti e biografi, mise fine alla guerra civile e fu artefice di una nuova politica culturale e della lunga pace che caratterizzò il periodo. Una raffinata selezione di statue, ritratti, arredi in bronzo, argento e vetro, gioielli in oro e pietre documentano la nascita della nuova cultura e di un nuovo linguaggio artistico, tutt’ora alla base della civiltà occidentale. www.scuderiequirinale.it


what’s on what’s on what’s on wh

napoli

WIM WENDERS Appunti di viaggio. Armenia Giappone Germania

Villa Pignatelli - Casa della fotografia, dal 21 settembre al17 novembre Wim Wenders è uno dei principali protagonisti del Nuovo Cinema Tedesco. Nei suoi celebri film la fotografia riveste un ruolo fondamentale nella descrizione di atmosfere sospese, paesaggi desolati o scenari urbani. La mostra raccoglie una selezione di 20 fotografie di diverso formato scattate nell’ultima decade e tratte dalla pubblicazione più recente di ‘Wim Wenders, Places Strange and Quite’ edita nel 2011. Le opere esposte, realizzate in Germania, Armenia e Giappone, sono accompagnate da brevi appunti dell’artista. www.civita.it

Wim Wenders The Old Jewish Quarter, Berlin Il vecchio quartiere ebraico, Berlino 1992 C-Print 127.1 x 163.1 cm Copyright: © Wim Wenders 2013

Vitignoitalia: degustazione premiati 2013

Louise Nevelson

Fondazione Puglisi-Cosentino, dal 28 settembre 2013 al 19 gennaio 2014 Dopo Roma, la mostra approda negli spazi espositivi della Fondazione Puglisi-Cosentino a Catania. La retrospettiva, raccoglie oltre 70 opere della scultrice americana di origine russa Louise Berliawsky Nevelson (Pereyaslav-Kiev, 1899; New York, 1988), testimoniando il contributo che l’artista ha dato allo sviluppo della nozione plastica nella scultura del secolo scorso, dopo le avanguardie storiche del Futurismo e del Dada, facendo uso assiduo del recupero di oggetti e frammenti con fini compositivi. www.civita.it

catania

PREMIO CARLO SCARPA PER IL GIARDINO

SKRÚÐUR, NÚPUR - Islanda, Dýrafjörður Il Premio è promosso e organizzato dalla Fonda­zione Benetton Studi Ricerche, che conduce una campagna di attenzione su patrimoni di memoria e natura di particolare densità e si presenta come significativo per la ricerca scientifica e la sperimentazione di metodi e strumenti per la co­noscenza e il buon governo dei beni culturali. All’unanimità si è deciso di dedicare questa ventiquattresima edizione all’orto di Skrúður (Skrudur), a Núpur, un giardino botanico riparato sulla riva di uno dei fiordi che sol­cano la regione nord-occidentale dell’Islanda, a pochi chilometri dal circolo polare artico: un giardino che ci aiuta a leg­gere i temi fondamentali della geografia, della storia e della cultura del paese. Adagiato su un declivio che guarda a sud-ovest verso la lingua d’acqua del Dýrafjörður, Skrúður è come un piccolo grumo di vegetazione, circondato alle spalle dalla cortina so­ lenne di montagne dai fianchi mossi dall’erosione glaciale e a valle da un terreno brullo che digrada verso la riva del fiordo. Accanto, la scuola, una chiesa e la fattoria di Núpur dove la comunità ha inaugurato all’inizio del xx secolo un progetto che in questa terra e in que­sto luogo si presenta come sfida a condizioni ambientali estreme e a pressanti istanze di mi­glioramento sociale: coltivare la terra e aver cura di un processo indirizzato alla conoscenza, al benessere, all’educazione, all’elevazione sociale. Aperto nel 1909, l’orto-giardino nasce dalle mani del reverendo Sigtryggur Guðlaugsson, che pochi anni prima, insieme al fratello Kristinn, qui aveva inaugurato una scuola e un programma di educazione volto al riscatto da condizioni agricole arretrate. www.fbsr.it

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Gran Hotel Santa Lucia - 25 ottobre Una serata di degustazione aperta al grande pubblico degli enoappassionati e a tutti gli operatori, per celebrare i 34 vini premiati nell’ambito del Salone 2013: aziende importanti e piccole realtà vitivinicole in crescita, grandi nomi nazionali e produttori di nicchia, da Nord a Sud. La novità di questa IX edizione sono i distillati, aggiunti alle categorie in concorso, ben 7: bianchi tranquilli, rossi tranquilli, rosati tranquilli, spumanti metodo classico, spumanti metodo charmat, dolci, liquorosi. I distillati sono invece divisi in 3 categorie: da mosto d’uva, da vinacce, da vino. Alla serata di venerdì 25 ottobre - dalle 19 alle 22 - interverranno i produttori per presentare tutte le etichette premiate e in abbinamento ai grandi vini ci saranno le mozzarelle di bufala campana Dop del Consorzio di Tutela. www.vitignoitalia.it

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Ideaworks Experience Centre, fino al 22 settembre Melogranoblu, marchio unico di illuminazione italiana, perfetta sintesi di bellezza, stile, forma e tecnologia, ha inaugurato lo scorso 18 luglio, un’installazione luminosa composta da 150 gocce di vetro e 31 faretti, simile a un’enorme conchiglia basata su due movimenti diversi caratterizzati da colori. Collocata davanti alle grandi vetrate di Ideaworks Experience Centre, questa installazione, grazie al suo potente impatto decorativo, crea uno straordinario effetto scenografico che definisce lo spazio. Sono previsti tra l’altro anche tre diversi ‘piazzati luce’, come un’istantanea fissa, che immortalano la composizione come una fotografia, in bianco, ambra, viola. Attualmente l’installazione è in mostra alla London Design Week, la settimana del design londinese. www.melogranoblu.it - www.ideaworks.co.uk

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Dal 21 settembre riprendono i Tour nel centro storico alla scoperta degli antichi mestieri per provare l’emozione di insoliti ed affascinanti percorsi

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di Valentina Ughi

radizione, cultura, eccellenza sono le tappe dei Tour Botteghiamo che proseguono l’inedito percorso alla scoperta degli antichi laboratori artigianali nel centro storico della capitale. A partire dal 21 settembre 2013 gli artigiani aderenti al progetto riaprono le porte delle botteghe per accogliere i tanti visitatori, incuriositi dalla loro maestria, in 2 appuntamenti fissi settimanali (mercoledì e sabato mattina) con la possibilità di organizzare tour personalizzati su richiesta. Un’insolita passeggiata, in compagnia di un’esperta guida, coinvolgerà i partecipanti, che potranno interagire con gli artigiani all’opera fra strumenti, manufatti, abilità tecniche e creative, con l’obiettivo di sostenere, valorizzare e tramandare una sapienza che identifica il Made in Italy di qualità. Tanti e diversi i protagonisti dei Tour: tappezzieri, barbieri, cappellai, ceramisti, calzolai, decoratori, doratori, fabbri, falegnami, impagliatori, intarsiatori, liutai, materassai, mosaicisti, orafi, paralumai, rilegatori, restauratori, sarti, tipografi. Una realtà produttiva e sociale che, a dispetto dei tanti ostacoli posti dalla crisi economica, anima ancora il cuore della città. A guidare i partecipanti nell’itinerario la Mappa Botteghiamo - emblema del progetto - interamente disegnata a mano con china ed acquarelli dal cartografo illustratore Mario Camerini. Elemento unico nel suo genere, la Mappa rappresenta graficamente l’area di riferimento caratterizzata dalla presenza delle attività storiche e riproduce i rioni Ponte, Parione e Regola: vicoli, strade e piazze ancora oggi fulcro dell’attività artigianale capitolina. Nella stessa sono evidenziate anche insegne e vetrine delle circa 100 botteghe storiche aderenti con relative indicazioni numeriche, che rimandano alla loro posizione nella stessa cartina. Allegata alla Mappa, una preziosa Guida illustrata Botteghiamo, che suggerisce i migliori negozi e punti di degustazione di qualità della zona per uno shopping artigianale rigorosamente Made in Italy. I tour prevedono un numero chiuso di partecipanti, quindi è necessario prenotarsi; le mamme possono portare i propri bambini e chi ha un cane può portarlo a spasso con noi e sarà il benvenuto ◆

media partner

Botteghiamo allora e… passaparola!! Prenota ora il tuo Tour!!! info e costi su www.botteghiamo.it - facebook.com/Botteghiamo segreteria@botteghiamo.it 06-68301041 - 340.1750665


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SIDIM, 25 anni di successi Ospite d’onore alla 25esima edizione del Salone International du Design de Montréal, la partecipazione di grandesignEtico promuove l’etica della creatività italiana di Vittoria di Venosa

Padiglione Italia - tavolini Incastro

Stand Haiti

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spite negli spazi di Carrefour International nell’ambito della 25esima edizione di Sidim, svoltasi dal 23 al 26 maggio scorso a Montréal, grandesignEtico by Plana, portabandiera dell’Italian way of life, ha condiviso il successo delle aziende italiane presenti a questo importante showcase di design internazionale. In pratica si è trattato di una prima esperienza nel territorio canadese, che ha posto le basi per una futura esplorazione del mercato Nord Americano nella sua accezione più ampia. Parallelamente sono state poste le basi per una seconda partecipazione di grandesignEtico al Sidim 2014, finalizzato a consolidare i rapporti aperti con questa prima esperienza. A questo proposito un’anticipazione sarà fornita in occasione

canadese, rivista in chiave decisamente urbano e moderno così come le sue piastrelle di ceramica sono state recuperate dalla tradizione canadese attraverso un look decisamente più contemporaneo. La 25esima edizione di Sidim è stata anche l’occasione per sottolineare come il salone vuole essere il portavoce in tema di design industriale, di interior design e di architettura del Québec. Infatti la mostra retrospettiva del suo 25esimo anniversario ha sottolineato come la vitalità creativa di questo salone abbia promosso il design internazionale agli operatori del settore che ogni anno confluiscono a Montréal. Ad esempio, nell’area Carrefour International, i visitatori hanno potuto ‘viaggiare attraverso i quattro angoli del mondo’, dalla Francia all’Italia passando per le Filippine e anche per Haiti, che nonostante la pregressa e difficile situazione economico-politica sta emergendo proprio laddove la manualità e i materiali del territorio permettono di creare oggetti di artigianato di notevole fattura e creatività. In effetti a chiusura del salone, sia il Museo delle Belle Arti che il Museo della Civilizzazione di Montréal hanno confermato l’interesse per questi elaborati che verranno esposti nei rispettivi spazi museali e in vendita nei bookshop. L’Italia nello spazio dedicato a grandesignEtico by Plana, una manifestazione che propone progetti e oggetti orientati ai temi ecologici e etici, ha visto il successo di Flowerssori, un’azienda toscana che ha lanciato sul mercato dell’America del Nord

Stand Branex Design

(Usa e Canada) i suoi mobili ecologici per l’infanzia ispirati al metodo Montessori, da noi già segnalata nella rubrica Design dello scorso anno. E proprio durante la sua permanenza a Montréal, l’azienda ha ricevuto il premio Compasso d’Oro, storico e più importante concorso di design in Italia. Due le società francesi che si sono distinte al Sidim: la Inhoma Design, già inserita nel mercato canadese con mobili di alta gamma fabbricati in edizione limitata e Branex Design che ha partecipato con una specifica produzione per entrare nel mercato canadese. Un mercato in forte espansione che, ricordiamo, è uno dei più sviluppati nel mondo e al nono posto per il prodotto interno lordo (Pil). Branex Design ha acquisito una grande notorietà grazie all’innovativo sgabello Tam Tam firmato da Henry Massonnet declinato in nuovi e più accattivanti colori. Più zen invece la produzione di Pur-Z che ha proposto in esclusiva i suoi mobili di design contemporaneo dalle linee estetiche pure, ideali per arredare case destinate ai giovani emergenti. Roche Bobois, azienda francese già affermata internazionalmente, ha lanciato il nuovo divano angolare imbottito disegnato dal visionario designer e architetto francese Ora Ïto. Sempre di Roche Bobois la nuova linea di divani firmati dall’irrequieto Jean Paul Gautier che ha riproposto con questa collezione la sua famosa cifra creativa a strisce bianche e blu, immaginifica sintesi tra moda e architettura.

Roche Bobois, canapé by Ora Ïto

della prima Nomination per la 13° edizione di grandesignEtico International Award, che si svolgerà il 26 settembre 2013 presso Palazzo Isimbardi a Milano. In questa cornice Ginette Gadoury, presidente di Agence PID, la società che organizza il Sidim, illustrerà il progetto sul tema del ‘saper fare’ e dell’artigianato che prenderà forma a maggio 2014. La 25esima edizione di Sidim è stata festeggiata con diverse iniziative finalizzate a scoprire le ultime tendenze del design internazionale. Tra tutte lo spazio dedicato all’Avenue de la culture che ha proposto i lavori originali in ceramica realizzati dai più importanti designer canadesi. Molto significativi i manufatti di Nathalie Samson che ha presentato delle ciotole decorate con la ‘freccia’, simbolo francese

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ARTIGIANATO, CREATIVITà E DESIGN Al Macef svoltosi dal 12 al 15 settembre a Milano, le proposte di CreAzioni dedicate all’ hand made e l’artigianato di qualità dello stile di vita italiano confermano le eccellenze del made in Italy di Alessandra Vittoria Fanelli KnIndustrie, pentola in vetro by Massimo Castagna

Aquest Design - fornitura sala mensa uffici

I visitatori del salone hanno avuto anche l’occasione di rivivere il Grands Prix du Design 2012, la vetrina dei talenti dei designer e architetti québécoises che ha premiato i due progetti che hanno valorizzato la Places des Arts di Montrèal. Si tratta dell’Espace Culturel Georges-Émile-Lapalme realizzato da Shooner Dagenais Letourneux Architects & Provencher Roy + Associés e il Salon Urbain firmato da Sid Lee Architecture e Aedifica. Il prossimo appuntamento a SIDIM 2014 è programmato nei giorni 22/ 25 maggio 2014. Au revoir Sidim! ◆

KnIndustrie set by Rodolfo Dordoni

www.sidim.com

Cactus Next by Carolina Chini

Natalie Samson, vasi in ceramica

Esterno Palais des Congrés


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PAUSA CAFFÈ Il rito del caffè durante la giornata può diventare ancora più piacevole se si sceglie la giusta compagnia, la giusta location e, soprattutto, la giusta tazzina di Francesca Volino

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1. MOMENTI INFORMALI Sorseggiare caffè caldo in terrazza, scambiandosi chiacchiere e confidenze intorno a un tavolo. Per un relax da vivere a pieno. Tutti gli arredi, i tessuti, i pouf in tela riciclata e cuoio, le tazze da caffè in ceramica sono di Novità Home. www.novitahome.com 2. BUONO E BIO Il caffè biologico Alce Nero si caratterizza per l’aroma particolare e il gusto morbido. La gamma comprende: 100% arabica, in cialde 100% arabica per macchine espresso, arabica espresso, miscela forte arabica e robusta. www.alcenerocaffe.com 2.

3. COLORI A NON FINIRE Divertenti e colorate le caffettiere a servire in porcellana del marchio Villa D’Este Home, che fanno bella mostra di sé una accanto all’altra. www.villadestehome.it 4. UN TOCCO DI BRIO Forme sagomate e vivaci colori in pastello per le tazzine da caffè corredate da cucchiaino e piattino in ceramica della collezione Colors. www.villadestehome.it 5. PRESA COMODA Per chi ama le abbondanti bevute, questi mug con manico della linea Baita rappresentano un’ottima scelta. www.villadestehome.it 6. SINFONIA FLOREALE Un’altra chicca dell’azienda Villa D’Este Home: la collezione Deep Blue, che propone delicate decorazioni floreali bianche e blu. www.villadestehome.it

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7. SET ORIGINALE Un set giovane e casual firmato Maiuguali, che ha come leitmotiv un uccellino verde. In foto, caffettiera in acciaio e due mug in ceramica con impugnatura termica. www.maiuguali.it 8. VAI CON LA FIAMMA Bugatti punta su Vulcano, la caffettiera in alluminio lucido che conquista per la linea (e il pomolo) fuori dal comune. www.casabugatti.it 9. FORMA CONICA Sia il colore che la forma della caffettiera Eldorado di Villa D’Este Home risultano insoliti e affascinanti. Nella foto vediamo il modello marrone con manico oro. www.villadestehome.it 10. CIALDE DA ESPOSIZIONE Queste simpatiche caffettiere sono in realtà tre portacialde dal romantico sapore retrò, realizzate in tubolare e disponibili in tre colori pastello. www.villadestehome.it

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ROMANTICISMO OUTDOOR C’è ancora tempo per godersi il proprio giardino o la propria terrazza. Invece di tapparvi dentro casa, cercate di organizzare al meglio l’ambiente esterno, selezionando gli arredi, curando il verde, scegliendo lampade e complementi di gusto. Vi accorgerete che l’inverno è ancora lontano di Francesca Volino

IL TRIONFO DEL FERRO Un ambiente dall’atmosfera elegante, sobria e armoniosa, dove domina la coerenza e il romanticismo. Contribuisce a tutto ciò la raffinata produzione di Unopiù: la pergola Ermitage, con struttura in ferro zincato, estensibile e disponibile in versione autoportante e in diverse profondità e larghezze; il tavolo in ferro Mirto, con piano disponibile in mosaico di marmo, travertino e marmo o travertino e terracotta; la poltroncina pieghevole Camille, anch’essa in ferro battuto zincato. www.unopiu.it


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3. 1. MAXI COMFORT Una poltrona che invita a sdraiarsi e a riposarsi dalla testa ai piedi. È il modello Zoe di Verzelloni (Design Lievore Alther Molina), qui nella versione per esterni, rivestita con tessuto impermeabile. www.verzelloni.it 2. FOCOLARE CONTEMPORANEO Solar, prodotto da Foscarini, è un apparecchio illuminate all’avanguardia, che si presta ad essere inclinato in più posizioni, donando molteplici possibilità di illuminazione, con suggestioni, profondità ed effetti diversi. La forma emisferica è ispirata alla volta celeste, mentre il piano d'appoggio ricorda un'eclisse. www.foscarini.com 3. ATTREZZI D’AUTORE Per la cura e la manutenzione del proprio spazio verde è necessario dotarsi di attrezzi adeguati. Quelli proposti da internoitaliano, oltre a essere efficaci e utili, sono particolarmente accattivanti sotto il profilo del design. www.internoitaliano.com 4. ELEGANZA SOTTILE Un tavolo leggero, sofisticato, con decori che rimandano al mondo degli origami. È un’altra proposta del marchio ideato da Giulio Iacchetti, internoitaliano. www.internoitaliano.com


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5/6 STILE CASUAL I tessuti della collezione Patio Coast, firmata Jab, sono creati appositamente per l’outdoor. Oltre ad essere superresistenti, sono chic e hanno fantasie delicate. Si può scegliere tra ben 10 disegni e colori, fra cui turchese e beige. www.jab.de

7. PROFILO SLANCIATO La poltrona e il tavolo della linea Clessidra di Ethimo si distinguono per le forme simmetriche e i richiami retrò. www.ethimo.it 8. INTIMO RITROVO Grazie alla pergola Minerva Libero di Pircher è possibile ricavare, all’interno di un più ampio giardino, uno spazio riparato e intimo. L’elegante struttura è in legno lamellare di abete. www.pircher.eu


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SEDUTE ECO-FRIENDLY

L’industria del mobile può (e deve) percorrere la strada della responsabilità e sostenibilità ambientale. Lo dimostrano le aziende virtuose di queste pagine, che rispettano la natura lungo tutto il ciclo produttivo di Francesca Volino

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he cosa significa, nella pratica, produrre industrialmente mobili ecosostenibili? Quali scelte concrete compiono e quali processi mettono in atto le aziende che decidono di rispettare l’ambiente che ci circonda? Il marchio francese Fermob (www.fermob.com) agisce su più fronti per centrare l’obiettivo: punta su arredi in acciaio e alluminio, che possono essere riciclati al 98%; privilegia creazioni dal profilo leggero, per non sprecare materiale; utilizza vernici in polvere prive di solventi, applicate presso un impianto a zero emissioni; si serve di imballaggi riciclati; diminuisce la temperatura del forno per verniciare i suoi prodotti. E il risultato di tutte queste azioni sono pezzi di arredamento non solo eticamente corretti, ma estremamente originali e chic, come la poltroncina, la sedia e il tavolo della collezione Castille Plus, presentati nella foto di apertura (foto 1). Anche l’azienda Emu (www.emu.it) dimostra un approccio ecosostenibile con la collezione Shine, disegnata da Arik Levy (foto 2 e foto 3). Sedie, poltrone, lounge e tavoli sono interamente in alluminio e nascono mediante un processo che minimizza gli scarti di lavorazione, usando materiali con il minor impatto possibile sull’ambiente, secondo una precisa politica aziendale applicata all’intera produzione.

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Tutti gli arredi della linea Urbantime di Diemmebi, studiata per gli spazi pubblici, sono riciclati e riciclabili al 100%. Zeroquindici.015 (foto 4) nasce dall’utilizzo di un semplice tubo in metallo a sezione circolare che, calandrato e accoppiato in vari modi, assume molteplici forme, permettendo infinite composizioni. L’ecologia sta a cuore anche al brand Scab Design (www. scabdesign.com), le cui produzioni sono perfettamente riciclabili, poiché i singoli componenti che li costituiscono sono rapidamente differenziabili. Nella foto 5 vediamo la seduta Tricot, dalla struttura in policarbonato e l’affascinante trama intrecciata. Maxima (foto 6) è una comoda poltrona in polipropilene intrecciato rinforzato con fibra di vetro, riciclabile, dalla seduta ampia e avvolgente. Nella stessa immagine è affiancata a un funzionale tavolo tondo con basamento Domino. Ancora per Scab Design, Colette (foto 7), un modello dal design intramontabile, caratterizzato da un look fresco e vivace. Un’altra freccia nell’arco di questa firma 100% made in Italy, apprezzata per la qualità delle sue creazioni dall’anima tecnologica, riguarda il sistema di distribuzione, coerente con la visione ecologica del marchio, in quanto dinamico, efficiente e privo di sprechi ◆

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