Insider magazine luglioagosto13

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Roma, Piazza Monte Grappa, 1 (Inizio V.le Mazzini) • Tel. 06 3243556 • info@chemoto-roma.it


Editore Insider Srl Largo Messico, 15 - 00198 Roma +39 06 98353089 Presidente Angela Grimaldi angela.a.grimaldi@insidermagazine.it

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Vice Presidente Alfredo Sangiovanni alfredo.sangiovanni@insidermagazine.it Rapporti Istituzionali Alessandro La Rocca alessandrolarocca@insidermagazine.it Amministratore Delegato Raimondo Cappa amministrazione@insidermagazine.it

Cover Gente di mare Duello tra le correnti ph ©Rastrelli

direttore responsabile Francesca d’Aloja direzione@insidermagazine.it

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direttore editoriale Mariela A. Gizzi redazione@insidermagazine.it coordinamento REDAZIONE Donatella Codonesu redazione2@insidermagazine.it progetto grafico e impaginazione info@csgraphicdesign.it grafica@insidermagazine.it hanno collaborato Alessandra Vittoria Fanelli Antonella De Santis Carlotta Miceli Picardi Enrico Tonali Ester Maria Lorido Fabio Colivicchi Francesca Volino Francesco Mantica Giovanni Perotti Laura Di Cosimo Laura Mocci Luca Pizzini Luisa Espanet Maria Laura Perilli Monia Innocenti William Mattei Violante Di Palma Vittoria di Venosa RELAZIONI ESTERNE Paolo Carrazza www.cpcagency.it stampa Printer Group Italia Srl www.printergroup.it ANNO 5 - NUMERO 39 Periodicità bimestrale luglio/agosto 2013

resort

Travel

lifestyle

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mezzatorre

Galles

cicli di sartoria

fashion

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tutti in costume

vele d'epoca

michele maffei

Registrazione presso il Tribunale di Roma al n. 58/2009 del 25/2/2009 Iscrizione del marchio presso l’Ufficio Italiano Marchi e Brevetti è vietata la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari realizzati da: INSIDER Srl

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chef

design

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gianfranco vissani

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relais con vista

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l piccolo relais si trova comodamente inserito al sesto e settimo piano di un palazzo nella zona del Colle Oppio. Un ambiente intimo e raffinato che ospita sole sei stanze, tutte diverse, tutte luminose, eleganti, con pezzi di arredo antichi in armonia con gli spazi lineari e freschi. I dettagli curati, gli oggetti scelti con amore nelle camere come negli spazi comuni. Ogni ambiente racconta un frammento di storia diversa e gode di un affaccio differente sulla cittĂ : Colosseo, Campidoglio, Piazza Venezia, e tutto intorno Roma con la sua bellezza sospesa nel tempo. Un incanto di cui godere anche dalla bella terrazza, scenario ideale per la colazione o per un aperitivo al tramonto.

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Francesco Rastrelli, Roberta Roccati: OBIETTIVI IN COMUNE

COMPLICE, LA LUCE

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ono straordinario il talento, che consente di trasferire empaticamente in altri cuori sentimento ed emozione. Di creare opere che portano a stabilire intese intellettuali imprevedibili, nella loro immediatezza. Melodie, dipinti, fotografie: aggreganti spirituali, rivelatori della genialità dell’autore. Trovarsi di fronte ad uno scatto di Francesco Rastrelli, che collabora con le più prestigiose agenzie internazionali, egregiamente supportato da Roberta Roccati, compagna di vita e di avventura, significa misurarsi psicologicamente con la sua potenza descrittiva. E magari commuoversi davanti ad un’implicita rappresentazione della dignità, attraverso le mani da lavoro del suo popolo del mare. Dita gonfie, che impugnano piccoli pesci come penne d’argento per riempire di fatica e di tempeste le pagine del proprio diario, come aghi infilati tra le maglie strappate delle reti. Magari sorprendersi davanti al ritratto che riabilita un traghettatore di dantesca memoria: quel ‘vecchio bianco per antico pelo’, improvvisamente magnifico e rassicurante persino nel nome, Clemente, nell’edizione del ventunesimo secolo. Ma vale la pena di sopportare un graffio nell’anima, pur di non sfuggire all’intensità delle vibrazioni che arrivano. Francesco, davvero bastano due secondi per la realizzazione di una foto perfetta? “Un secondo, naturalezza. Due, tecnica. Bisogna decidere rapidamente. Io vado a intuito. Può essere rischioso, ma cerco di agire nel rispetto del soggetto in questione, senza provare ad abbattere d’impeto eventuali muri di diffidenza. Sono discreto anche se, a pensarci bene, rubo” - sorride.

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di Carlotta Miceli Picardi

Una sorta di ladro-gentiluomo dell’immagine, insomma. “Già, con un piano prestabilito per il furto: il lungo passato da art-director, mi porta a comporre seguendo un rigore grafico. E ad applicarlo tanto nel testimoniare la solennità di una cerimonia nuziale, quanto la drammatica concitazione di una mattanza. Costruisco il documentario o i capitoli della storia che voglio raccontare con tutto il pathos, con tutta la forza che mi arriva addosso. E Roberta è la mia voce narrativa presente sul campo, infaticabile”. Cosa aggiunge la tua sensibilità femminile all’arte di Francesco? Roberta: “Il modo di inquadrare certi particolari, con un occhio a metà tra fotografo e committente. E quel senso del ‘fuori posto’ che la mente maschile talvolta non coglie: il bavero di una giacca mal sistemato, una piega di troppo, o piuttosto l’espressione di una donna colta in un attimo in cui so che non vorrebbe vedersi. Lui è creatività vulcanica, estro. Io, pragmatismo e organizzazione”. Hai rinunciato in un istante alla carriera da avvocato, all’incarico in Fiat, lasciando Torino per trasferirti a Napoli: che salto nel vuoto! Quale tipo di amore porta ad avere tanto coraggio? Roberta: “L’amore dirompente, per una persona che scopri speciale e complementare. Capace di trovare in un dettaglio invisibile a molti, l’essenza stessa di ciò che sta osservando. Di saper usare la luce come strumento di espressione e di scrittura per spiegare le proprie sensazioni con l’esigenza di condividerle. Se ti travolge, nessuna decisione sembra azzardata”.


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Quando diventa ‘bella’ la foto di un dilettante? Francesco: “Mentre, guardandola, percepisci chiaramente il rapporto energia-cultura-poesia di chi l’ha realizzata”. C’è poesia anche nel digitale? Francesco: “C’è meno preparazione, meno magia. Manca l’ineluttabilità della macchia d’acido. Se non avessi pressanti vincoli di consegne, mi basterebbero una pellicola ed un obiettivo, senza grandangolo. Tornerei a muovermi verso ciò che voglio ‘catturare’. La costruzione digitale rappresenta la camera oscura di una volta. Oggi, il mercato impone la tecnologia, a sublimazione. Certo, risolve in condizioni praticamente impossibili”.


La condizione determinante, in un rapporto di coppia e di lavoro? Roberta : “L’entusiasmo, che a volte si trasforma in una sorta di correità nell’esperimento, azzardato o giocoso che sia. La condivisione. Abbiamo appena comprato un meraviglioso panetto di latte di mandorle, per esempio: sono sicura che Francesco non veda l’ora di correre a scioglierlo per assaggiarlo insieme. E ogni goccia che scivolerà dal bicchiere del mixer, sarà fonte di ispirazione, fidati!” - conclude con allegria Francesco, cosa chiuderesti nella tua cassaforte virtuale? “La foto del momento magico che ho perduto” ◆

Raccontami un episodio significativo che hai vissuto per esigenze professionali. Francesco: “Immagina una barca per la pesca del pesce spada squassata da raffiche di libeccio, in balia di correnti a duello nelle acque dello stretto di Messina: una combinazione di elementi suggestiva per realizzare delle foto. Chiedo quindi in maniera concitata ad uno dei pescatori di lasciarmi occupare la posizione che ritengo adatta, pericolosissima in verità, beccandomi un ‘no’ perentorio. Capisco subito di aver agito con una punta di sufficienza, ignorando la sacralità del contesto, le sue ritualità. Di lì a poco cambio forma di comunicazione e dico: - Mi pare che il vento sia calato: vado? - ottenendo un cenno di assenso. Batto tre colpi sul ferro, poi faccio il segno della Croce, sentendomi uno di loro”.

Ti è mai capitato di ritenerti inadeguato? “Anni fa, ebbi una crisi terribile durante una mostra successiva all’esposizione di Francesco Zizola, nella medesima location. Colsi la devastazione delle ‘sue’ guerre in contrapposizione alla serenità dei miei fondali marini e ne fui sconvolto: pensai di essere inutile”. Roberta, ti riconosci emotivamente nelle scelte di Francesco? “Il nostro affiatamento mi sorprende: lui, sorrentino, impulsivo, incontenibile (con la faccia da irlandese, però) ride - Io, piemontese, riflessiva, puntigliosa. Lui preferisce riprendere le imbarcazioni, io le automobili…ma andiamo comunque nella stessa direzione!”

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Un hotel per sirene

Nell'esclusivo resort di Mezzatorre a Forio d'Ischia, le installazioni di Gabriele Giugni evocano visioni mitologiche

donna. Le foto, presentate sotto forma di installazione in teche-scultura, sono sparse nei vari ambienti del resort: nella hall della Torre, nelle suite, nel ristorante, offrendo agli ospiti un originale approccio con l’arte. Già da qualche anno il Mezzatorre porta avanti il progetto di art hotel con lavori site-specific e diffusi che enfatizzano la bellezza del luogo: l’albergo è immerso in un parco di sette ettari di bosco e macchia mediterranea e si protende verso il mare con la sua torre sentinella e una baia privata. Il silenzio è sovrano, la natura prorompente.

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uest’estate anche le Sirene di Gabriele Giugni si sono date appuntamento al Mezzatorre di Forio d’Ischia, magnifico resort nato intorno ad un’antica torre di avvistamento del XVI secolo. L’albergo ospita infatti per tutta la stagione la mostra Ulysses Syndrome dell’artista romano: una raccolta di fotografie subacquee che evocano visioni magnetiche di moderne sirene, donne che si muovono come sospese nell’abisso blu, corpi femminili, intrecci di gambe che rimandano ai misteriosi esseri metà pesce e metà


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Le 45 camere sono sparse nella proprietà, la Torre accoglie le 12 suite tra cui la Grand suite con mini-pool privata vista mare. Accanto alla piscina e con accesso anche dal mare, grazie al pontile privato, c’è il ristorante Sciuè sciuè: informale, tipicamente ischitano nello stile e nella cucina che porta la firma degli chef Luigi Mancini e Vincenzo Mazzella. Si mangia all’ombra di un’incannucciata mediterranea di

giorno, al chiarore della luna di sera. Lo Chandelier è il ristorante gastronomico, guidato da Giuseppe D’Abundo e caratterizzato da tovagliato elegante, grandi candelabri d’argento e una cucina che non disdegna guizzi di creatività. Ma Ischia è l’isola delle terme, si sa. E il Mezzatorre ha il privilegio di una sorgente termale che sgorga all’interno della proprietà e che alimenta la Spa dell’hotel diretta

dal dottor Giulio Flavio Uggiano: fangoterapia e bagni termali in piscine a diverse temperature sono il fiore all’occhiello dei programmi benessere che prevedono anche trattamenti di bellezza, anti-age e detossinanti all’avanguardia. Da provare è il trattamento open air nel gazebo tra gli scogli e il mare, lontano da sguardi indiscreti e immersi tra profumi mediterranei, aria salmastra e il volo dei gabbiani ◆ Mezzatorre Resort & SPA Via Mezzatorre, 23 - 80075 Forio d`Ischia (NA) Italia Tel. +39 081 986111 - Fax +39 081 986015 www.mezzatorre.it

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VIGILIUS Mountain Resort L’eco-lusso della semplicità

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ell’immaginario collettivo le montagne, sia con il verde dei boschi che con il candido manto bianco della neve, sono spesso emblema di una ricercata solitudine che giova al nostro benessere. Questi scenari - semplici e puri - regalano quel senso di pace interiore a cui ognuno di noi anela per rigenerare corpo e mente. Nasce da qui, dall’idea che la natura con la sua meravigliosa bellezza possa condurci verso la serenità, il filo conduttore della filosofia del Vigilius Mountain Resort, design hotel a cinque stelle situato a 1500 metri di altitudine sopra a Lana, un piccolo comune nei pressi di Merano. Già raggiungere questo straordinario resort assume tutto il fascino di un viaggio: ci si arriva salendo con una moderna funivia, lasciando le automobili e i rumori della città via via lontani, per immergersi in un’oasi di quiete, mentre si attraversa una distesa di profumati alberi di larici. Tutto è organizzato per ricevere al meglio gli ospiti con il lusso della semplicità che significa, per esempio, consegnare le valigie all’uscita della funivia e ritrovarle già in camera, cogliere fin dall’arrivo il silenzio che ti avvolge, l’aria pulita che si respira

da subito, la riservata gentilezza dell’accoglienza, la raffinata essenzialità degli ambienti. Al Vigilius, la fretta e i ritmi frenetici delle città sono solo un ricordo, tutto è volutamente studiato per rispettare l’armonia del paesaggio circostante, con boschi, cime dolomitiche e vallate che s’incorniciano in viste mozzafiato. Matteo Thun, l’architetto che ha progettato l’albergo, ha voluto integrare tutto questo ideando una struttura ricettiva in legno, vetro e pietra, che appare quasi come un gigantesco albero adagiato sul crinale del Monte San Vigilio. Anche le ampie camere rispettano gli stessi principi: curati arredamenti di design, una parete in argilla riscaldata che divide gli spazi, vetrate grandi e luminose per godere appieno del panorama. Il resort ha un suo importante punto di forza anche in una piscina interna alimentata da acqua sorgiva del monte - con una parte di questa proiettata all’esterno, dotata d’idromassaggio, di cui godere mentre si apprezza la vista dei boschi o magari di un paesaggio innevato. E anche il rumore dell’acqua partecipa a una sinfonia di suoni naturali, per raggiungere una ricercata tranquillità interiore. Ecco quindi che, per prendersi cura di sé e per il

“Eco, non ego”, fedele alla filosofia dell’architetto Matteo Thun, la progettazione del Vigilius Mountain Resort si è ispirata all’architettura organica, la ricerca di una fusione totale con l’ambiente incontaminato attraverso materiali provenienti da risorse rinnovabili. Un efficiente sistema di coibentazione, l’impianto di riscaldamento a minuzzolo e una particolare attenzione ai consumi dell’acqua sorgiva di Monte San Vigilio, si orientano ai principi dell’ecologia. Il Vigilius Mountain Resort ha conseguito molti premi importanti come, per esempio, il “Premio all’Innovazione amica dell’Ambiente” di Legambiente per la sostenibilità e il rispetto per l’ecologia. Altro passo fondamentale nella storia del Vigilius è stato il conseguimento, nell’estate del 2010, della certificazione ambientale ISO 14001: un ulteriore segno tangibile che pone l’accento sull’impegno in materia di tutela ambientale.

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di Laura Di Cosimo

recupero di energie, il Vigilius Resort ha anche un attrezzato centro SPA, con una vasta gamma di trattamenti estetici e curativi, gestito da personale qualificato che si prende cura con professionalità degli ospiti. Escursioni o semplici passeggiate, la lettura rilassante di un libro o il dolce far nulla, racchiudono tutta l’essenza delle giornate da trascorrere qui. Senza fretta, adeguandosi a ritmi che ognuno desidera, apprezzando la mattina una ricca colazione con vista meravigliosa, poi un delizioso pranzo all’accogliente “Stube Ida” per gustare i tipici piatti della cucina tirolese e infine la sera, farsi tentare dalle creative preparazioni culinarie del bravo chef Mauro Buffo, seduti ai tavoli del panoramico Ristorante 1500. Come tutto al Vigilius Mountain Resort, anche il piacere del gusto e l’arte della cucina, sono stati concepiti nel rispetto di un naturale equilibrio con l’autentica bellezza di questi luoghi ◆ Vigilius Montain Resort Vigiljoch 39011 Lana (Merano) Tel. +39 0473 556600 - Tel. +39 0473 556699 info@vigilius.it - www.vigilius.it


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founded in 1985

INDIRIZZI GOURMET

Un tour turistico in Alto Adige significa un’autentica immersione negli scenari naturali e incontaminati della natura, con maestose vette dolomitiche, valli che si susseguono a laghi e a fitti boschi. Tra i monti, si scorgono i “masi”, le tipiche costruzioni rurali altoatesine, che spesso accolgono i visitatori e i turisti per un approccio genuino con i loro prodotti e i sapori della tradizione e possono offrire anche ospitalità. Ecco allora che nelle le osterie, con le Stube, è possibile gustare le specialità di stagione e le materie prime prodotte al maso: prodotti ortofrutticoli, carni e insaccati, come il loro rinomato speck, formaggi, pani, marmellate e vini di loro produzione. Le osterie altoatesine dei masi sono delle valide scelte per apprezzare il gusto dell’ospitalità contadina più autentica. Gli esercizi possono essere “Buschenschank”, quando sono situati in una zona vitivinicola con una regolare licenza, oltre a poter servire cibo, possono produrre il proprio vino e venderlo direttamente, mentre con il nome di “Hofschank” possono offrire i piatti preparati con materie prime di loro produzione, accompagnandoli con un buon bicchiere di vino altoatesino.

PUR Sudtirol: è un nuovo progetto, un mercato di sapori autentici e prelibatezze che propone in vendita solo prodotti altoatesini nei 450 metri quadri degli spazi di questo elegante negozio. I generi alimentari e di consumo, provenienti esclusivamente dall’Alto Adige, sono tutti selezionati per valorizzare coltivazioni sane, sostenibili e di qualità. Il progetto, curato dai partner commerciali Gunther Holtzl e Ulrich Wallnofer, nasce da un’idea imprenditoriale della Casa del Vino di Merano.

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DIARIO di VIAGGIO

Per trovare degli ottimi agriturismi in Alto Adige: Gallo Rosso Via C. M. Gamper 5 I- 39100 Bolzano/Sudtirolo Tel. 0471 999325 - Fax 0471 999492 info@gallorosso.it - www.gallorosso.it

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Merano Corso della Libertà, 35 - 39012 Merano (BZ) Tel. +39 0473 012140 - Fax +39 0473 491375 Orari d’apertura Lu-ve: ore 9.00 - 19.30 Sa: ore 9.00 - 18.00 info@pursueditirol.com - www.pursuedtirol.com Kranzelhof Giardino Labirinto della Tenuta Kranzel Ristorante MILS, Othmar Raich Via delle Palade, 1 - 39010 Cermes (BZ) Tel. +39 0473 564549 Orari d’apertura ogni giorno: dalle ore 9.30 alle ore 19.00 info@kraenzel.com - www.kraenzelhof.it

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HOSTELLERIE BERARD & SPA Nel cuore del villaggio provenzale di La Cadière d’Azur questo hotel de charme abbina in modo raffinato l’art de vivre con la sua ospitalità, la spa e la cucina gourmand di Alessandra Vittoria Fanelli

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rroccata tra i vigneti di Bandol e dominante il piccolo borgo medievale di La Cadière d’Azur, l’Hostellerie Berard & Spa è il luogo ideale per un soggiorno all’insegna del benessere e del relax. L’hotel, che fa parte del circuito Châteaux & Hotels Collection de France, è di proprietà della famiglia Berard, che affascinata dalla regione provenzale e dal piccolo villaggio dalle tortuose stradine nel 1069 si trasferisce lì ricavando da una serie di bastie. Vecchie abitazioni contadine risalenti all’Ottocento,

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Spa - Sala relax

un hotel diffuso distribuito su quattro case dai nomi evocativi: Le couvent (il convento) ricavato da un ex convento dall’XI secolo; La Bastide, che dà il nome alla casa contadina, Le peintre (i pittori) e Les remparts (le mura) ricavata da un exe prefettura. L’hotel dispone anche di quattro le suite installate nella Bastide des saveurs. Tutti gli ambienti hanno nomi che sanno di profumi della Provenza come Bleu Méditerranée o il Vert Olive e sono arredati con mobili antichi autentici. Perfetta l’osmosi tra l’accoglienza, il benessere - con l’Aromaspa Bérard ispirata alle antiche terme romane di oltre

500 metri quadrati di spazio dedicato ai percorsi aromatici - e l’alta cucina sapientemente orchestrata da René e Jean François Bérard, che si divertono a condividere con gli ospiti la scoperte dei prodotti locali e dei vivaci vini della regione. La sala ristorante si apre su una vista panoramica mozzafiato e il giovane Jean-François, già Maitres Cuisiners de France e Chef Michelin dal 2006, riserva agli ospiti i suoi piccoli segreti come le piccole triglie dorate al succo di molluschi e crostacei ai petali di pomodoro condito, finocchio tenero dell’orto e per i più golosi il fegato di vitello rosato con capperi

di Lipari, quest’ultimi vengono fatti arrivare appositamente dalla ricca e fertile isola delle Eolie. René invece allieta il palato dei suoi ospiti con l’ostrica vellutata al fois gras e menta piperita. Da provare assolutamente. Un secondo ristorante chiamato Le Petit Jardin, dal sapore d’altri tempi e immerso nella campagna circostante, offre agli ospiti che desiderano assaporare la cucina provenzale i piatti tipici locali come il capriolo al ginepro e limone giallo. Un piacere totale per i palati più curiosi. Ma sono le terme romane di Aromaspa, dove ogni dettaglio

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Le erbe officinali

Le petit jardin

I due chef nel campo di lavanda

evoca la magnificenza del tempo ritrovato, che si scopre il piacere di un’esperienza sensoriale. Inizia già all’entrata del centro benessere: luci soffuse, mosaici, pitture, pezzi unici ispirati all’antica Roma e tisane a base di piante aromatiche accolgono gli ospiti mettendoli a proprio agio per una parentesi salutare fuori dal tempo e dallo spazio. Fontane, vasche che ricordano che l’acqua è fonte di benessere nella Aromaspa… ogni singolo elemento è studiato con gusto e raffinatezza. Un vero piacere dei sensi grazie a luminoterapia, cromoterapia e agli effluvi di oli essenziali, che mischiati agli zampilli d’acqua immergono il corpo e lo spirito in una bolla di benessere. Un viaggio magico per ritrovare un nuovo equilibrio interiore. I trattamenti proposti di Aromaspa sono creati da specialisti della cosmesi e dai profumieri di Grasse, la capitale mondiale

dei profumi, a base di oli essenziali ottenuti da piante naturali come i fiori d’arancia e la profumatissima lavanda. Diversi sono i trattamenti di bellezza elaborati in esclusiva per l’Aromaspa Bérard come i bagni al latte aromatizzato, i dry floating bed (impacchi su letti d’acqua) il gommage al sali del Mar Morto, i massaggi modellanti agli oli caldi e i rilassanti trattamenti alle pietre calde. E ancora ad Aromaspa si trova il trattamento Rènovateur, prodotto dalla celebre casa di bellezza Carita, in grado di stimolare e raffinare la pelle conferendo alla stessa una morbidezza e una perfetta idratazione così da ottenere un viso perfetto. Altro importante marchio impiegato da Aromaspa è la Decléor che ha messo a punto trattamenti essenziali e programmi mirati con alcuni principi attivi che assicurano benessere e relax.

I corsi di cucina a La Bastide

Non solo relax ma l’Hostellerie Berard & Spa propone ai suoi ospiti atelier di cucina che si tengono nella bastide del IXI Secolo circondata da un orto bio in cui vengono raccolti i legumi e erbe aromatiche, corsi teorici e pratici di degustazione dei vini in Provenza, oltre a diverse attività sportive: escursioni a piedi lungo le calanche tra cui le famose falaises di Cassis, la scoperta in bicicletta dei vigneti di Bandol, gli sport nautici e ovviamente la petangue, la tipica partita di bocce provenzale. Un luogo affascinante dove il profumo dei pini e della lavanda incontra l’esprit du temp e il soggiorno diventa un rilassante percorso nei sensi e nel gusto ◆ www.hotel-berard.com

INFO Ente Turismo Francese - Atout France www.rendezvousenfrance.com Viaggiare Voli con Air France e Air Corsica da Roma Fiumicino e Milano Malpensa per Marsiglia e Nizza www.airfrance.com www.aircorsica.com Visitare Grasse, la capitale dei profumi www.grasse.fr Cassis, le falaises e il suo villaggio pescatori www.ot-cassis.com

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GALLES, TERRA DI CONTRASTI Nel motto celtico “Cymru am byth” (Galles per sempre) è racchiusa l’anima dei gallesi: coraggiosi, forti, amanti del rugby, del cibo e del whiskey di Alessandra Vittoria Fanelli

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osa hanno in comune Dylan Thomas, scrittore, Tom Jones, cantante, Richard Burton e Anthony Hopkins (pardon, Sir Anthony Hopkins), attori? Sono nati tutti nel Galles e hanno amato la bevanda alcolica nazionale più conosciuta nel mondo: il whiskey. E un viaggio in questa terra selvaggia e di forti contrasti non può che iniziare con una sosta alla Penderyn Distillery, che porta il

nome dell’antico edificio situato ai piedi della collina Brecon Beacons, famosa per i suoi single malt, e curiosare nel suo Visitor Centre & Shop per entrare nello ‘spirito’ del luogo. Penderyn dista solo 40 minuti da Cardiff, il capoluogo del Galles (in Gallese Caerdydd). Situata sulla baia di Bristol, Cardiff è famosa, oltre che per il suo porto, per il suo mercato coperto vittoriano, il Wales Millennium Centre - un

complesso di edifici costruiti nel 2004 dedicati ad ospitare le arti drammatiche - per essere la location della serie televisiva Torchwood, format televisivo famosissimo nel Regno Unito. Altra importante attrattiva del Galles sono i Castelli disseminati attraverso il territorio, i piccoli villaggi straordinariamente pittoreschi, le ampie insenature bagnate dal ritmo delle maree e la famosa Wales Coastal Path, un percorso da fare sia a

piedi che in bicicletta, molto stimolante grazie alla varietà dei paesaggi che si incontrano che vanno dalle alte e frastagliate scogliere in calcare alle baie di arenaria rossa e ai promontori vulcanici, in un continuo alterarsi di incredibili emozioni. Come non rimanere affascinati dalla baia di Saudersfoot e dal St Brides Spa Hotel, splendido hotel situato sulla scogliera circondato dai gabbiani che danzano eleganti quando il

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Llanerch

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Abergavenny, Raglan Castle

ritmo della marea scandisce il tempo in modo armonioso? Il St Brides Spa Hotel, grazie alla sua incantevole posizione, merita un soggiorno per le sue eccellenze: ospitalità perfetta, menu internazionale e locale servita ai due ristoranti Cliff e Gallery, e per la Marine Spa, vero paradiso termale con le sue Aroma Steam Room, Herbal Rock Sauna e la Marine Hydro Pool, una spettacolare piscina esterna che quando arriva l’alta marea sembra un tutt’uno con il mare che la circonda. Di tutt’altro tipo invece è il Bear Hotel. Situato nel grazioso villaggio di Crickhowell, questo piccolo e accogliente albergo è ospitato in una tipica mansion datata 1432 e ogni camera è arredata con mobili antichi e preziosi rivestimenti. Tutto molto caratteristico grazie anche alla calda atmosfera del suo ristorante, del pub e del piccolo giardino esterno che in piena estate si ricopre di fiori campestri che diffondono nell’area un intenso profumo. Proseguendo per Abergavenny si trovano i resti del maestoso Raglan Castle, situato appena a nord del villaggio da cui prende il nome. Costruita da William Herbert nel XII secolo, questa residenza tardo-medioevale conobbe il suo massimo splendore nel XV e XI secolo, mentre l’attuale castello venne costruito nel 1435 da Sir William Thomas che sposò

una erede degli Herbert. Il castello fu la casa d’infanzia di Henry Tudor che divenne poi re con il nome di Enrico VII e posto sotto la custodia di William Herbert durante la famosa Guerra delle due rose. Ma questa è un’altra storia! Sempre lungo la costa si trovano i pittoreschi villaggi di Narberth e di Tenby. Quest’ultimo borgo è collocato su alte rocce, circondato da mura e da un labirinto di piccole e vivaci stradine medievali rivolte verso l’immensa spiaggia che con la bassa marea offre la vista di suggestive grotte di pietra nera levigata dalle onde. A Narberth invece si può soggiornate nel maniero The Grove, elegante residenza circondata da giardini e immersa in uno scenario da fiaba. Luogo romantico ideale per trascorrere un soggiorno lontano da tutti in pieno relax. Altra tappa obbligata è la visita nel villaggio di Laugharne, alla boat-house di Dylan Marlais Thomas, il massimo poeta, scrittore e drammaturgo gallese. In questo capanno isolato che si apre sulla baia, Dylan Thomas scrisse le sue famose poesie che parlano di natura, amore e morte. Scrisse inoltre racconti autobiografici e un dramma teatrale dal titolo ‘Sotto il bosco di latte’ (Under Milk Wood) testo noto in Italia per la versione radiofonica in cui recitava l’autore stesso, e che vinse il Prix Italia nel 1954.

Il Galles è anche famoso, oltre che per il whiskey e i suoi già menzionati artisti, anche per la sua gastronomia. Notevole, ad esempio, quella proposta da The Walnut Tree Inn, una tipica locanda dal fascino gallese costruita negli anni Sessanta a due miglia di Abergavenny. I suoi menu sono un mix eclettico dove non mancano piatti di cucina regionale elaborati da Shaun Hill, chef premiato da una stella Michelin, come gli asparagi con le uova di quaglia. Una vera prelibatezza! Altro stop obbligato è la visita agli importanti vigneti di Llanerch Vineyard. Qui circondata appunto dalla vista dei vigneti sua trova la farmhouse dello stesso nome e gustare al Cariad Bistro & Restaurant menu tipici elaborati con prodotti locali, o essere ospitati in rustiche camere semplici ma confortevoli e, per chi lo desidera, approfittare dei corsi di cucina seguiti dalla chef Angela Gray ottenendo anche Cookstart Academy. Forse si può anche non ottenere il Cookstart Academy, ma certamente il Galles è pieno di sorprese che non mancheranno di affascinare i viaggiatori più esigenti perché è ‘Cymru am byth’, quindi Galles per sempre! ◆

La baia di Pembrokeshire sullo sfondo St Brides Spa Hotel

The Bear Hotel, Crikhowell

Informazioni in Italia per il Galles

www.visitbritain.com Viaggiare da Roma Fiumicino e Milano Linate per Cardiff via Birmingham e Londra British Airways www.britishairways.uk Easy Jet www.easyjet.com/it Dormire The Bear Hotel www.bearhotel.co.uk St Brides Spa Hotel www.stbridesspahotel.com Cenare e Gustare The Walnut Tree www.thewalnutttreeinn.com Llanerch Vineyard www.llanerch-vineyard.co.uk The Grove www.thegrove.narberth.co.uk Visitare Dylan Thomas boathouse www.dylanthomasboathouse.com Raglan Castle www.wales.gsl.gov.uk The Walnut Tree - merluzzo con vongole in brodo speziato


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econdo Plinio il Vecchio, le mitiche sirene avevano la loro dimora al largo della splendida Baia di Ieranto, dove Ulisse le avrebbe incontrate durante il viaggio di ritorno a Itaca. Da questo luogo meraviglioso, unica insenatura intatta della penisola sorrentina, che si trova ai piedi di Punta Campanella, lo sguardo si perde in lontananza verso i faraglioni di Capri. Nel 1986 l’area, di proprietà dell’Italsider, che fino al 1945 vi aveva svolto un'attività estrattiva, pervenne in donazione al FAI perché venisse bonificata e sottratta ai pericoli di speculazione edilizia. Grazie ai complessi lavori di restauro ambientale curati dal Fondo per l’Ambiente Italiano e conclusi nel 2002, dopo decenni di abbandono e di degrado, gli olivi e la macchia mediterranea nell’entroterra sono tornati a vita nuova offrendo ai visitatori la poetica illusione di un ritorno delle sirene nel mare incontaminato della Baia. Esteso per 47 ettari nell'entroterra, il comprensorio è suddiviso in due settori distinti e contrapposti l'uno all'altro: quello roccioso e ripido concluso da Punta Campanella, e quello facente parte di un promontorio dai pendii più digradanti, che si estende dalla sommità di Montalto, per concludersi verso il mare aperto a sud-ovest con Punta Penna. Il promontorio di Montalto si addolcisce, a metà distanza da Punta Penna, in una piana naturale, dopo la quale si trova quella creata dalla attività di cava. Nel promontorio, storia e mito si intrecciano fino a confondersi. Abitato sin dalle ultime fasi del paleolitico, il luogo è menzionato da Strabone, storico e geografo del I secolo a.C., come sede di due importanti templi, uno dedicato alle Sirene e l’altro, fondato da Ulisse, alla dea Atena. Durante le campagne di scavi, a cura della Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta, sono stati riportati alla luce reperti di notevole interesse. Nella sella occupata dall’uliveto sono riemerse due fornaci circolari per la produzione della calce, di ben cinque metri di diametro, tuttora in buono stato di conservazione. I residui di calce emersi sul piano confermano la destinazione d’uso a fornaci per la produzione di quel materiale Nell’area di Punta Capitello, infine, sono stati individuati i resti di un edificio risalente al II sec. d.C., probabilmente una villa marittima, disposta su terrazze artificiali poggianti sulla

BAIA DI IERANTO roccia. Inoltre, è stato rinvenuto un notevole quantitativo di ceramiche da cucina, in uso dal II al III sec. d.C. Giungendo a tempi più vicini ai nostri, a testimonianza dell’ininterrotta presenza umana nei secoli, sono visibili i reperti dell’archeologia industriale della cava di estrazione dismessa. Il restauro dei 47 ettari donati al FAI ha richiesto, tra l’altro, un’impegnativa lotta contro le asperità della natura e il superamento delle difficoltà dovute al problematico accesso all’area, che avviene dal borgo di Nerano, attraverso un lungo sentiero. I complessi lavori intrapresi dal FAI hanno interessato sia gli edifici antichi e quelli legati all’attività della cava mineraria, sia le aree coltivate da tempo abbandonate. Sono stati dunque restaurati tanto la cinquecentesca Torre di Montalto, parte superstite del sistema difensivo costiero contro le incursioni delle navi corsare, quanto il “villaggio minerario” della cava, caratterizzato dalle immense tramogge e dagli edifici di servizio per gli operai risalenti ai primi del Novecento, preziosa testimonianza del passato industriale dell’area, nella quale dal 1918 si ricavava calcare utile agli altiforni di Bagnoli. Allo scopo di recuperare i materiali storici reperibili in loco, è stata riaperta l’antica cava di sabbia, realizzando così malte del tutto simili a quelle originarie. Allo stesso tempo, sono state rinsaldate le abitazioni dei contadini, tra cui la "casa a cupola", con i tetti in battuto di lapillo, riprodotto con ineccepibile restauro filologico, ricostruendo perfino gli strumenti che si usavano all’inizio del secolo per realizzare tali coperture. L’intervento ambientale, volto alla pulizia e bonifica dell’uliveto e delle aree agricole, ha voluto evitare di imporre l’opera umana alla natura assecondandone invece la crescita: si è recuperata quindi la macchia mediterranea originaria, dal rosmarino all’euforbia al ginepro. Nella cava, abbandonata da mezzo secolo, si è verificata una ricolonizzazione spontanea di flora autoctona, con specie rare in via di estinzione. I lavori hanno portato infine al rifacimento degli oltre due chilometri di muretti a secco, nonché alla ricostruzione dei terrazzamenti per la coltivazione dell’ulivo e al ripristino degli storici sentieri ◆ www.fondoambiente.it

ph ©Antonella De Angelis

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La rosa e la torre: disegnare il vento Arriva dalla Grecia la raffigurazione grafica dei punti cardinali, fondamentale per l’orientamento e non solo

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utti conoscono la Rosa dei venti, che ne indica la direzione rispetto ai quattro punti cardinali, ma non tutti sanno che le prime notizie su di essa risalgono ai poemi omerici. Per i Greci aveva quattro punte, che con i Romani aumentarono ad otto quanti sono i venti principali, mentre la più complessa rappresentazione grafica è costituita da un cerchio, suddiviso in gradi, che circoscrive una stella da sedici a trentadue punte sovrapposte le une alle altre, proprio come i petali di una rosa. Già Aristotele e quindi Plinio individuarono una rosa di dodici punte, ma nell’uso comune i Romani ne adottarono una di otto: Nord (settentrione), Nord-Est (aquilone o borea) Est (subsolano) Sud-Est (volturno o euro) Sud (austro o noto),

Sud-Ovest (africo) Ovest (favonio o zefiro), Nord-Ovest (chorus o maestro). Fu solo nel Medioevo, con l’introduzione della bussola, che la Rosa dei venti assunse la forma classica utilizzata nelle Repubbliche marinare. Secondo alcuni furono gli Amalfitani i primi a disegnarla, mentre secondo altri venne creata nell’isola greca di Zante, dove in vari periodi dell’anno spiravano tutti i venti conosciuti. In ogni caso, il punto di riferimento è il centro del Mar Mediterraneo, ad est di Malta, punto in cui ipoteticamente viene, per così dire, tracciato il disegno. È rispetto a questo riferimento che i venti prendono il nome dalla loro direzione di provenienza: da Nord-Est, ad esempio, giunge approssimativamente dalla Grecia il Grecale;

da Sud-Est giungono venti provenienti dalla Siria, da cui il nome Scirocco, dalla Libia il Libeccio, da Roma (magistra) il Maestrale e così via. I venti che spirano dai quattro punti cardinali principali predono invece il nome dai cicli del sole: Levante da Est e Ponente da Ovest, Ostro - da Austro o Mezzogiorno - da Sud e la Tramontana probabilmente dalla locuzione latina 'intra montes', cioè dal cuore delle Alpi, il Nord per i romani. Immagine di indubbio fascino, la Rosa è anche uno strumento indispensabile, ma non è il solo: ad Atene, nell’agorà romana, un particolarissimo monumento svolge la stessa funzione. E molto di più. La Torre dei venti di Andronico Correste è un edificio ottagonale, 12 metri di altezza e un diametro di circa 8. Costruito nel II secono a.C. dal macedone Andronikos di Kyrrhos, svolgeva diverse funzioni ante litteram. All'epoca era infatti sormontata da una banderuola segnavento a forma di Tritone, e sotto al fregio raffigurante le otto divinità dei ventin - Borea (N), Kaikias (NE), Euro (E), Apeliote (SE), Noto (Astreo) (S), Lips (SO), Zefiro (O), e Skiron (NO) - nove meridiane indicavano l’ora in ogni stagione. Così, mentre sulla parte superiore di ogni facciata un bassorilievo rappresentava i venti indicati dalla baderuola, sotto ogni figura, un orologio solare indicava il tempo. Contemporaneamente dotata di uno strumento che permetteva di registrare il movimento del sole, della luna e dei cinque pianeti conosciuti all’epoca, fungeva inoltre da planetario. Non solo: l’edificio custodiva anche un orologio idraulico al suo interno, alimentato dall'acqua proveniente dalla sorgente Clepsydra posta sulle pendici Nord dell’Acropoli (da cui il nome “clessidra”). La porta nord-ovest della torre era sempre aperta per permettere la consultazione degli orologi, poi nei secoli la torre fu segnata dalla storia: durante l’occupazione turca fu trasformata in un monastero mussulmano, nel settecento ospitò una comunità di Dervisci Rotanti e nel periodo paleocristiano l'edificio fu usato come campanile per una chiesa bizantina. La torre è poi rimasta parzialmente sepolta

culture

di Donatella Codonesu

sotto terra fino al XIX secolo, quando è stata escavata dalla Società Archeologica di Atene, e oggi i resti della costruzione sono purtroppo malandati. Curiosamente, un tale esempio di tecnica non ha quasi lasciato traccia nei libri del passato, così si può solo supporre che quella che era nata come torre dei venti divenne in un secondo momento un monumentale orologio ad acqua. Tuttavia fu tanto ammirata da essere fonte di ispirazione per l'architetto Bernardo Buontalenti, che realizzò la celeberrima Tribuna nel braccio lungo degli Uffizi a Firenze, per il progetto del Radcliffe Observatory, a Oxford, del XVIII secolo, per una torre simile a Sebastopoli, costruita nel 1849, e per un'altra a Bergamo, costruita nel periodo fascista. Tutte basate su di essa ◆

Nord 0° tramontana Nord-est 45° grecale Est 90° levante Sud-est 135° scirocco Sud 180° ostro o austro Sud-ovest 225° libeccio Ovest 270° ponente Nord-ovest 315° maestrale


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Gli investimenti tematici di nicchia: l’Agribusiness di William Mattei - Responsabile Ufficio Studi Genesi Uln Sim SpA

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a storia dell’economia mondiale ci ha insegnato che gli investimenti migliori in tempi di crisi sono laddove l’esigenza d’innovazione si sposa con i bisogni primari dell’uomo. Tra questi troviamo in primo piano il settore agro-alimentare. Dalle statistiche internazionali emerge che nel corso degli ultimi trent’anni gli investimenti nel settore agricolo sono stati non solo poco centrati, ma soprattutto insufficienti rispetto all’evoluzione dei modelli di consumo e all’impatto dei cambiamenti climatici. Insomma, ben lontani da quell’ideale di sviluppo sostenibile in cui i generi alimentari rappresentano la base primaria per il benessere di ogni popolazione. Oggi più che mai l’innovazione in agricoltura è diventata una priorità assoluta. Una popolazione in aumento richiede maggiori quantità di cibo, ma i disastri ambientali, l’eccessiva antropizzazione e la mancanza d’infrastrutture adeguate frenano lo sviluppo dal lato dell’offerta. La grande sfida che abbiamo di fronte, quindi, è il soddisfacimento dell’espansione della domanda alimentare che nei prossimi decenni raddoppierà per due motivi: la crescita della popolazione mondiale e il graduale incremento del reddito pro-capite nei paesi in via di

sviluppo. Le Nazioni Unite hanno stimato un incremento della popolazione da 6.3 del 2004 ai 9.3 miliardi entro il 2050. L’urbanizzazione selvaggia, la crescita dei livelli d’inquinamento e gli effetti del riscaldamento globale stanno premendo notevolmente sulle risorse come terre coltivabili, acqua ed energia che diventano sempre più limitate. L’incremento dei redditi impatta positivamente sull’aumento della domanda di cibo a più elevato valore proteico, specie nei Paesi Emergenti, tra l’altro i più popolati; questo offre grandi opportunità di beneficio economico per tutti gli investimenti nel settore. Ecco che i sistemi produttivi nell’area dell’agribusiness si concentrano su come rendere più efficiente la produzione, mantenendo invariata la superficie coltivata facendo crescere la resa per ettaro. L’intera filiera sta vivendo una fase di crescita alimentata dalle nuove tecnologie, biotecnologie e dall’innovazione nella meccanica: ci troviamo di fronte, ad esempio, a nuovi allevamenti più produttivi che tendono a soddisfare i più stringenti requisiti su consumo idrico, con nuove macchine agricole, sia per la coltivazione sia per la conservazione dei cibi dopo il raccolto. Nuovi sistemi di logistica per trasportare maggiori derrate alimentari

consegnandole nel posto giusto al momento giusto con crescente attenzione a conservare la qualità del prodotto al consumatore finale. Il nuovo scenario, evolutivo e sostenibile, legato all’agricoltura, gestita in chiave moderna è stato battezzato nel mondo della finanza con il termine Agribusiness che indica la fusione fra agricoltura e business ovvero l’applicazione delle moderne tecniche gestionali alla produzione, trasformazione e distribuzione degli alimenti. Il campo di studio quindi non riguarda esclusivamente le aziende agricole, ma comprende tutte le attività imprenditoriali che compongono i sistemi agroalimentari moderni. L’Agribusiness, infatti, coinvolge anche imprese del settore chimico, genetico, finanziario, istituti di ricerca, aziende manifatturiere e commerciali e tutti gli altri agenti che concorrono a soddisfare il fabbisogno alimentare delle società avanzate. Il Settore dell’Agribusiness è generalmente suddiviso in due grandi sottoinsiemi secondo la natura dei bisogni che esso contribuisce a soddisfare: I Food System, ovvero i fabbisogni alimentari e i Non Food System, cioè altri tipi di fabbisogni strumentali e funzionali. È possibile, inoltre, distinguere tre principali settori: il settore “a monte” dell’agricoltura che vede

al suo interno l’industria chimica, meccanica, mangimistica e relative reti commerciali proprie o concessionarie. Il settore agricolo in senso stretto, e infine il settore “a valle” dell’agricoltura, che comprende il settore del commercio all’ingrosso e al dettaglio. L’attrazione crescente per l’agribusiness ha portato, da qualche anno, alcune case d’investimento a creare strumenti finanziari specializzati su tale tema: nascono così i fondi ed ETF Agriculture & Agribusiness. Generalmente i fondi Agribusiness detengono in portafoglio fino a 80 società quotate a livello globale, tra queste capita sovente di trovare Syngenta, multinazionale svizzera impegnata nel settore della biotecnologia e della ricerca genomica. Si conferma leader a livello mondiale nel settore agroalimentare, commercializzando in particolare sementi e pesticidi. Nota è anche la società americana Dow AgroSciences, una consociata della Dow Chemical Company, specializzata anch’essa nella produzione di pesticidi, semi e biotecnologie. Troviamo, inoltre, la società danese di biotecnologie Novo Nordisk e la BASF, azienda tedesca, che è una delle più grandi compagnie chimiche al mondo ◆



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IL SIGARO AVANA SECONDO LA CUMBRE

Giardin, ditta leader nei servizi di ristorazione della Capitale. Arrivati nella splendida dimora storica a far da anfitrione, insieme a chi vi scrive, il maestro di cerimonie Roberto Mattera, gli invitati dopo aver assaporato un moijto alla cubana o coca y ron e degli stuzzichini d’aperitivo hanno gustato una cena con menù romano in onore degli ospiti stranieri. A parlare di sigari avana e delle loro esperienze con il magico mondo del fumo lento i due ideatori della Cumbre, il marchese Salvatore Parisi e Giancarlo Maresca, e tanti cumbristi tra i quali Jon “Mitchel” Bozorgina e Hooman Bahmandeji dagli Stati Uniti, il giapponese Asai “Ultimo Dragon” Yoshihiro, Mario Baccini, il presidente dello Y.C. di Capri Massimo Massaccesi, Riccardo Graziano, Carmine Caracciolo ed il presidente della Cigar Club Association Francesco Minetti. Ognuno di loro ha ricevuto dalle mani di Alessandro Risulo, titolare della Cartujano, un pregiatissimo portasigari realizzato appositamente per l’occasione. La platea dei convenuti - tra i quali spiccavano gli appartenenti

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hi coltiva una passione, ed anche più di una, sa bene quanto essa sappia unire, motivare, creare gioia ed identità”… questa frase racchiude in sé lo spirito della splendida serata del 16 maggio a Roma. Un evento al quale hanno partecipato ottanta persone da tutto il mondo e nella quale i convenuti hanno potuto ascoltare le esperienze, le teorie e qualche curiosità dai più importanti conoscitori e collezionisti di quello splendido manufatto che tutti comunemente chiamano il sigaro avana. La “Cumbre” (ossia la cupola) è un club ad inviti senza

presidenti o statuti, si riunisce una volta l’anno a Roma, L’Avana, Isole Cayman, Barcellona, Mosca, Londra o dove il membro scelto abbia voglia d’organizzarla. Quest’anno, per il decennale, si è deciso d’allargare la “Cumbre” ad una cerchia d’appassionati e d’organizzare una cena in grande stile. Una location da sogno (lo splendido Relais Appia Antica), tante eccellenze italiane (la Birra Peroni Gran Riserva doppio malto, i pluripremiati Montariolo e Pomorosso della cantina Piero Coppo, il vino da meditazione Unico S della cantina Senatore) e non (il cubanissimo Ron Arecha) hanno fatto da contorno ad una gustosissima cena servita da Relais Le

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di Luca Pizzini

al club Ubi Maior di Roma, alla Confraternita di Sigari Avana (www.sigariavana.it), al Cigar Club Matelica, al Cigar Club di Bergamo, al Cigar Club Camisa Blanca di Terni, al Club di Stilemaschile e al cavalleresco Ordine delle Nove Porte - ha riservato un vero e proprio tripudio al discorso del Maestro Gianfranco Plenizio. Il “Maestro” è uno dei compositori più importanti d’Italia, autore tra l’altro delle musiche di “E la nave va” di Fellini, nonchè grande amante del puro dell’Isla Grande ed autore delle pubblicazioni “Avana nel corazon” (1998) e “Puro Habano, dialoghi puristi” (2005). I sigari offerti durante la serata erano tutti della stessa marca : il Punch Royal Selection n°12, il Punch Punch ed il Punch Doubles Coronas, sigari aged prodotti sul finire degli anni ’90. La ha segnato veramente la storia del sigaro cubano e la memoria di tutti i presenti che, ultima sorpresa, a ricordo della serata hanno ricevuto una tazzina di caffè marchiata “Cumbre - Roma MMXIII”: idea inusuale e molto, molto apprezzata ◆


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BELLE SCOPERTE di Gianni Perotti

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omanda: perchè l’auto scoperta occupa sempre di più la fantasia di ogni automobilista? Non si tratta di scomodare psicologi o marketing’s master, basta semplicemente arrendersi al fascino del glamour. L’auto a cielo aperto è un’ eterna pin-up. Seduce, fa sognare, è speciale. Sulle cabrio oggi il mercato ha fatto testa-coda: non più pesanti tetti rigidi da nascondere elettricamente nel bagagliaio, ma capottine leggere, a soffietto, da tenere se mai in vista e a portata di mano, visto anche i capricci del tempo. Leggerezza, leggerezza! Se la vuoi scoperta, la tua (auto) deve sposare la semplicità, suggerire la libertà, addirittura la provvisorietà che è la natura stessa delle stagioni.

Espressioni tipo “sentire il vento nei capelli” e “viaggiare con la radio sul canale Nostalgia” non sono mai state messe da parte. Ma, attenzione! Si fa presto a dire spyder. Non c’è Casa che non ne abbia una nel suo portafoglio di immagini. Ci sono quelle inarrivabili in un ambito di ragionevole economia, ci sono quelle troppo cip, vie di mezzo tra l’utile e il dilettevole che deludono entrambi e poi ci sono le icone del piacere. Insider ve ne propone due che rappresentano il top delle vendite e una che apre un nuovo brand: quello delle occasioni di granclasse, auto mitiche, di pochi o pochissimi anni fa, oggi reperibili a prezzi da tentazione ma con nomi nobili e pedegree di assoluto prestigio. La Mini, che fa ormai marchio a sé stante, ha in listino due

“scoperte” intriganti: la classica Cabrio 4 posti e la Cooper Roadster S. Sembrano uguali solo da lontano, ma una ha 98 CV e viaggia a base di piacere contemplativo, l’altra, da 184 CV e viaggia a base di piacere adrenalinico. Trendy da morire entrambe, sono accessibili a meno di 30.000 €. Della Mazda MX-5 non si può dire nulla che non sia stato già detto. Non c’è modo più “classico” di viaggiare scoperti. Sul mercato da decenni, praticamente immutabile per il solo fatto di essere perfetta come un’opera d’arte dalla quale non si può né togliere né aggiungere nulla. La posizione di guida, più allungata rispetto a quella della Mini, fa sì che nella Mazda si “scende” in auto, mentre nella Mini si “sale” in macchina in quanto la prima nasce proprio come spyder, la seconda deriva da un pianale di una vettura

normale che mantiene tutte le ottime qualità di una auto di categoria superiore. La Mazda MX-5 ha 126 CV e costa 25.000 €. La buona notizia è che oggi alcune Porsche sono alla portata di tutti. La Boxter è un roadster perfetto, un giocattolo da emozioni forti e solo per due. Molti se ne liberano per dar non troppo nell’occhio e i prezzi calano in verticale. I proprietari non fanno mai più di 10.000 km all’anno e le tengono sempre perfette per cui da una nuova che costa 63.000 € si scende a 18/20.000 per una del 2005 mentre l’impatto e l’emozione restano al top del prestigio. Difficile sostituire una Boxter con qualcosa alla sua altezza: con i suoi 270 CV è un “arma da pista” che però può tranquillamente passeggiare sulla Croisette. Con pochi bagagli ◆

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Mercedes-Benz 300 SL

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Come un volo di gabbiano Sono alcune delle auto più famose di tutti i tempi. Veri e propri modelli cult, auto storiche e uniche, sogni proibiti di ogni appassionato di Francesco Mantica

l mito, portato ai massimi livelli. Forse la Ferrari più famosa d’ogni epoca, la 250 GTO è stata venduta tra il 1962 e il 1964. Con il suo V12 3.0 litri da 302 Cv era in grado di offrire uno scatto 0-100 km/h in 6 secondi e velocità massima di 283 km/h. Fosse rimessa in commercio, potrebbe tranquillamente competere con le attuali migliori auto sportive. Rimane invece un raro esemplare di collezionismo automobilistico: nel giugno 2012 una di queste vetture, appartenuta al pilota Stirling Moss, è stata venduta alla cifra record di trentacinque milioni di dollari. Mercedes, l’auto con le ali. O per meglio dire, “Ali di Gabbiano”, come tutti la denominavano. Era il lontano 1957 quando questa auto sportiva di lusso venne messa in commercio, causando scalpore proprio per la soluzione tecnica adottata per l’apertura delle portiere: attaccate alla pare centrale del tetto, si aprivano verso l’alto, dando alla vettura un aspetto originale e ancora più sportivo che l’ha resa indimenticabile nel tempo. Fu la prima SL, grande protagonista delle corse degli anni ‘50 con prestazioni al vertice mondiale dell’epoca.

Jaguar E-Type ‘61

Lanciata nel marzo ‘61 al Salone dell’auto di Ginevra, fu subito una sensazione mondiale. La E-Type, automobile sportiva di punta prodotta da Jaguar Cars e disegnata dal designer britannico Malcom Sayer, si impose fin da subito per il lungo cofano bombato e le forme “pulite” e aerodinamiche, divenendo in assoluto la vettura più famosa degli anni ‘60. Famosa in Italia per essere l’auto di Diabolik e considerata universalmente come una delle vetture sportive più belle di sempre. Stile inconfondibile, design, eleganza e potenza. Prodotta dal ‘48 al ‘66 e divenuta subito una icona intramontabile, la Porsche 356 presentava forme dinamiche e arrotondate di immediato impatto. A questo aggiungeva una maneggevolezza, un’affidabilità e una tenuta di strada sconosciute per l’epoca e probabilmente alla base del suo grandissimo successo commerciale, che durò per quasi vent’anni. L’auto di James Bond. Prodotta solo un anno, il 1963 in 1.021 esemplari. Elegante e sportiva al tempo stesso, montava un motore 6 cilindri da 282 Cv, per una velocità massima di quasi 220 Km/h. Diventata famosa grazie alle avventure cinematografiche dell’agente 007, è considerata una delle berline inglesi più belle di sempre ◆

1964 Ferrari 250 GTO Aston Martin DB5


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Atlantis Verve Outboard: personalità vincente Grinta, performance elevate, design aggressivo e personalità piccante: ecco uno yacht che fa del carattere sportivo la sua arma vincente

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idea era di difficile realizzazione, ma affascinante. Unire in un unico yacht la raffinatezza italiana nella realizzazione di barche con la potenza di motorizzazione tipicamente americana. E così Atlantis si è presentata al Miami Boat Show 2013 con un modello particolare, sì elegante e raffinato come tutti gli yacht di sua produzione, ma con un tocco aggressivo che pochi potevano immaginare. Ha suscitato scalpore, tanto tra gli appassionati come tra gli addetti ai lavori, vedere una versione di yacht con i motori fuoribordo. Atlantis ha ripreso una delle sue linee di maggior

successo, la Verve, e ha dato vita ad una imbarcazione che ne interpreta al meglio la filosofia e lo spirito estroso, mantenendone tutte le caratteristiche in termini di spazi ed affidabilità, ma aggiungendovi la potenza e le prestazioni garantite dai 3 motori fuoribordo Mercury da 300 hp, noti per la praticità e la grande facilità di manutenzione. È nato così Atlantis Verve Outboard, un walkaround ‘plug & cruise’ sportivo, elegante, maneggevole e con spazi confortevoli e funzionali. Un “tuttoterreno” che, fin da subito, ha riscosso un notevolissimo successo. La raffinatezza nella scelta dei materiali e delle finiture, le soluzioni ingegneristiche volte

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a mantenere una notevole ampiezza per una barca di soli 12 metri, uniti al mood corsaiolo e alla vocazione "Open" della nuova barca hanno fatto da subito presa sul mercato statunitense, con risultati che hanno convinto Atlantis ad iniziarne l'esportazione in tutto il mondo. Oltre ai tre motori esterni, che ne conferiscono un aspetto immediatamente aggressivo, il nuovo Verve si caratterizza per il layout di coperta, con il suo grande prendisole che in poche mosse e senza spostare i cuscini si trasforma in un funzionale tavolo per sei persone con un tendalino azionabile elettricamente per assicurare ombra nelle ore più calde; per gli ampi e

luminosi spazi sottocoperta, arredati con mobili in rovere, rivestimenti e particolari in pelle wengè e testa di moro; e per accessori come il multimedia center, grazie al quale si può controllare l'intero sistema audio/video presente a bordo. Atlantis Verve Outboard, realizzato dai progettisti Atlantis in collaborazione con Neo Design, rappresenta quindi una nuova sfida nel panorama internazionale: quella di realizzare una barca potente, di lusso, funzionale e pratica al tempo stesso. Una missione in cui questo yacht riesce alla perfezione, grazie ad un progetto fortemente innovativo e contemporaneamente attento ad ogni dettaglio pratico ◆ F. M.


CICLI DI SARTORIA Bici su misura, massima personalizzazione per un prodotto esclusivo al cento per cento di Francesco Mantica

Le caratteristiche della bicicletta si adeguano alle esigenze del cliente: lo scatto fisso - tanto richiesto in questo momento - è solo una delle possibilità, insieme al freno contropedale con cambio “automatico”, per arrivare all’assetto più tradizionale di ruota libera e freno. Sono l’utilizzo che se ne deve fare realmente, insieme allo spirito che le si vuole attribuire, a determinarne l’assetto. Diverse e originali sono, dunque, le alternative possibili: ne sono un esempio la “bicicletta vestita”, in cui in omaggio alla moda si personalizza il mezzo ordinato con tessuti che raccontano il mondo del cliente e ne definiscono la personalità. Oppure la bicicletta “forbici d’oro”, in cui la personalizzazione avviene attraverso componenti d’epoca anni ’60 e ’70 originali e in cui vengono aggiunte lavorazioni speciali quali dorature, cromature e pantografie dedicate. In alternativa al quella sartoriale, c’è infine la bicicletta “limited”, un progetto di due ruote definito direttamente da Sartoria cicli, 3 o 4 modelli all’anno, che il cliente può acquistare definendo esclusivamente le caratteristiche principali, come trasmissione e freni: una soluzione che permette di avere una bicicletta di altissima qualità in solo 1 mese e mezzo. Naturalmente sempre su misura ◆ www.sartoriacicli.it

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criveva Pirandello: «Abbiamo tutti dentro un mondo di cose. Ciascuno un suo mondo di cose». È su questa idea che, in un certo senso, si basa il lavoro di Sartoria Cicli, un atelier milanese in grado di realizzare una bicicletta “su misura emotiva”. Nato da un’intuizione e dalla passione di un gruppo di artigiani delle due ruote, primi fra tutti Luca Lanzani e Simone Russo, è un progetto che mette a disposizione degli appassionati una bicicletta totalmente personalizzata e di personalità. Il percorso da seguire per avere una due ruote “di Sartoria” è infatti esattamente lo stesso dell’abito su misura o di una strategia di comunicazione: il cliente si racconta, con le sue passioni, con il suo stile e con i suoi affetti. Sulla base di questo, l’atelier realizza un progetto che permetta al cliente di raccontare il suo mondo in una bicicletta. Non si tratta solo di colori, finiture o misure, ma un approfondimento su ciò che si vuole trasferire sulla bicicletta, in termini emozionali. Il tempo di produzione di una bicicletta sartoriale è di circa tre mesi, durante i quali Sartoria Cicli aggiorna il proprio committente sull’avanzamento del progetto. Le biciclette sono tutte numerate, il numero di serie è ricamato su un’etichetta realizzata in lino spalmato, materiale utilizzato anche per il logo posizionato sul canotto.


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Vespa 946: l'oggetto del desiderio

Google Glass tecnologia indossabile

Design ricercato, motorizzazione, tecnologia, e aerodinamica ai massimi livelli con un occhio al passato, ecco il nuovo modello top di casa Piaggio

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hi tech

n paio di occhiali firmati Google per vedere la realtà come non l’avete mai vista prima. Un progetto che ai primi mesi del 2012, quando uscì per la prima volta la notizia, venne visto come una boutade o, tutt’al più, come un’idea avveniristica che avrebbe avuto compimento in un lungo periodo. A poco più di un anno di distanza, invece, non solo è diventato chiaro come tale iniziativa avesse invece solide basi, ma soprattutto come i fantomatici occhiali tecnologici fossero una realtà molto, molto più vicina di quanto chiunque avrebbe potuto immaginare. Il vecchio sogno di Google, quello di realizzare una tecnologia “indossabile”, è infatti ben vicino al realizzarsi. Esistono già dei prototipi, sperimentati, dei cosiddetti “Google Glass” e l’intero mondo tecnologico è in attesa della loro commercializzazione su vasta scala. Che dovrebbe avvenire agli inizi del prossimo anno. Ma cosa sono realmente i nuovi occhiali firmati dal gigante di Mountain View? Perchè attraggono tanto l’attenzione e quali sono le implicazioni di una simile idea? I Google Glass sono, essenzialmente, un sistema per liberare dati dal pc o da device portatili come smartphone e tablet per posizionarli direttamente in fronte ai nostri occhi. Un sistema tecnologico integrato che si compone di videocamera, display, touchpad, batteria e microfono, tutti in miniatura e sistemati su delle lenti ottiche. In questo modo è possibile

avere “a portata di occhio” un vero e proprio strumento per visualizzare, memorizzare e trasmettere dati, film, fotografie, fare video conferenze in diretta con gli amici mostrando loro ciò che si sta vedendo in tempo reale, utilizzare il gps, effettuare traduzioni simultanee, identificare i propri amici in mezzo alla folla, guardare le previsioni meteo o informazioni sui mezzi pubblici e così via. Tra i lati negativi, vi è senza dubbio la totale scomparsa del concetto di privacy. Con questi occhiali infatti si possono scattare foto, riprendere video nel momento in cui vengono indossati e caricare sul web tutto il materiale. E i dati personali di chi dovesse perderli finirebbero nelle mani di sconosciuti. Il rischio è tale che negli Stati Uniti alcuni bar e casinò già vietano l’accesso a chi li indossa, un provvedimento che in caso di vendite di massa verrebbe esteso anche a banche, ospedali e altri luoghi pubblici. Al momento, una versione di Google Glass, la “Explorer” è stata venduta agli sviluppatori per favorire lo sviluppo di applicazioni utili. È presumibile dunque che tra pochi mesi sarà pronta la versione commerciale. La data di uscita rimane comunque un’incognita. L’attesa è enorme, e i nuovi occhiali potrebbero essere tanto un flop come la novità del decennio. Sarà l’uomo, o meglio il pubblico, come sempre, a stabilire il potere e il successo della tecnologia da lui stesso anelata e inventata ◆ F. M.

M

ateriali pregiati, lavorazione pressoché artigianale, consumi da record. Uno dei modelli più attesi dell'anno, la Vespa 946, rielaborazione pregiata di uno storico modello che da sessantasei anni rinnova incessantemente il suo mito, arriva nei concessionari richiamandosi direttamente al suo capostipite, il prototipo MP6, primo embrione di Vespa dal quale nacque, nella primavera del 1946, lo scooter più famoso del mondo, icona italiana e insuperabile di stile e creatività. Nella nuova Vespa 946, tradizione e innovazione si fondono con uno stile senza tempo in un pezzo unico e prezioso realizzato in acciaio saldato e impreziosito da elementi in lega di alluminio. Una moto esclusiva, utile per gli spostamenti urbani ma soprattutto oggetto di distinzione nel panorama

urbano e metropolitano. Una du ruote con cui Vespa si proietta direttamente nella élite dei marchi di lusso. Come da sempre nella storia della Vespa, l’elemento tecnicamente caratterizzante della 946 è la scocca: un corpo unico in acciaio e alluminio che ha anche funzione portante accogliendo e sostenendo gli organi meccanici e il motore. Quest'ultimo è un propulsore 4 tempi 3 valvole che vanta consumi di 55 km/litro e 11,6 cavalli per la 125 o i 12,9 della 150, che ne fanno a livello tecnico lo scooter più avanzato di casa Piaggio. La 946, che è stata venduta per la prima volta nella storia su internet prima dell'uscita dei concessionari, sarà un'edizione speciale che cesserà di essere prodotta nel 2013. Disponibile in nero o bianco, ma con una larga lista di accessori per la personalizzazione, ha un prezzo di partenza di 9.000 euro ◆ FM


tramonto in riva al mare

n po’ perché si viaggia di più, specie per lavoro, con spostamenti sempre più rapidi e oltreoceano, un po’ perché le condizioni climatiche sono cambiate, ormai non ci si veste secondo le stagioni, ma secondo la giornata e l’occasione. Il costume rimane per la sua specifica funzione bagno e sole, ma diventa sempre più abbigliamento. Con accessori e annessi e connessi giusti può diventare anche una “tenue de soirée”. Come del resto alcuni abiti corti o addirittura certi lunghi diventano borderline fra spiaggia e città, o fra spiaggia e sera. È il caso del lungo bianco di Gucci, perfetto da indossare dopo il bagno al tramonto ma sufficientemente abito per continuare la serata in casa di amici. Così anche il variopinto abitoponcho di Just Cavalli mini davanti, lungo sul dietro. Quelli di Muryx, invece, sono studiati e creati come copricostumi, morbidi e trasparenti in abbinamento-contrasto con i sedici colori dei costumi interi. Ma è sufficiente un sandalo giusto o una collana per trasformarli in veri vestiti. Coordinati ai bikini anche i copricostumi-abiti in leggerissimo chiffon di Miss Bikini luxe. Completati da un’alta fascia in pelle alla vita. Per quanto riguarda i bikini sono sempre stampati e hanno il pezzo sopra spesso a fascia e gli slip ridotti da annodare sui due lati. Pin Up Stars, un altro specialista del bikini, propende per il reggiseno a triangolo e punta sulle micro-fantasie in tinte pastello.

Just Cavalli

Miss Bikini luxe

Gucci

U

Muryx

di Luisa Espanet


Dolce & Gabbana

Cia Maritìma

DSquared

Agogoa

Gucci Custo Barcelona

Vivienne Westwood

Pin Up Stars

Giada Beachwear utilizza preferibilmente materiali ricercati e lavora con ricami di perle, paillettes, pietre, inserti di tulle e voile, ma non disdegna le stampe “grandi classici”, come i pois per esempio. E come modelli propone sia la fascia che il triangolo, sia lo slip che il pantaloncino. Agogoa, accanto ai bikini in genere coordinati al copricostume-camicia, propone interi sgambati e senza spalline, decisamente sexy. Molta varietà anche nella collezione brasiliana Cia. Maritìma disegnata da Benny Rosset. Dal bikini con giochi di drappeggio sulla fascia copriseno all’intero maculato, al completo shorts e corpino con stampa di palme. Non sono molti gli stilisti che sulla passerella della collezione per l’estate fanno sfilare i costumi da bagno. Chi lo fa presenta sempre qualcosa di speciale. Così Vivienne Westwood applica tre farfalle ricamate sull’intero in un tessuto damascato. DSquared si focalizza sul nero versione punk con catene e inserti dorati, sia sui bikini che sul finto intero. Custo Barcelona utilizza una stampa marmorizzata con profili dorati per bikini e camicia coordinata. Grande varietà di proposte per gli accessori. A cominciare dai sandali. Quelli di Gucci sono di un leggero maculato con cavigliera oppure infradito con tipico morso in verde, colore del momento. Naturalmente senza tacco. In cuoio, infradito con una voluminosa farfalla quelli di Car Shoe. Tra le borse da segnalare quella di Furla in plastica trasparente degradé e il bauletto di Dolce & Gabbana omaggio alla Sicilia, come tutta la collezione ◆


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Emporio Armani

Bric’s

tipi da spiaggia

Enrico Coveri

Henry Cotton’s

A

parte gli slip che ormai non porta più nessuno, se non qualche palestrato narcisista, il costume da bagno maschile è sempre più assimilabile agli shorts. Con una T-shirt, un debardeur o una camicia è un perfetto abbigliamento da mare, sere importanti escluse. Sia che sia in nylon o in cotone, tende a essere sempre più lungo. Più simile ai bermuda. Prevalgono le fantasie sulla tinta unita. I temi sono le righe o i quadri, sempre in pole position, seguiti a ruota dai fiori. Grandi rossi e bianchi più piccoli in campo azzurro sono stampati sui bermuda di Henry Cotton’s. In alternativa pantaloncini con piccole forme geometriche, numeri e lettere dell’alfabeto. Fiori meno definiti per i boxer e la camicia di Dirk Bikkembergs. Decisamente pop quelli sul rosa e l’azzurro dei boxer di Enrico Coveri. Calvin Klein per il suo completo shorts e T-shirt propende per fiori assolutamente stilizzati, quasi delle figure geometriche sui toni del blu notte e del nero. Il sottile confine tra costume da bagno e shorts è più che mai evidente da Harmont & Blaine che abbina ai suoi bermuda rosa addirittura blouson e felpa. Per l’Emporio Armani, lo stilista recupera lo stile tennis con shorts e camicia senza collo bianchi, da accostare per le sere più fredde con un leggero e destrutturato blazer di cotone bouclé.

Fratelli Rossetti

L’uomo Gucci dopo la nuotata, per l’aperitivo sulla spiaggia preferisce indossare pantaloni lunghi, in tinte vivaci o in stampato, anche floreale, da abbinare a polo leggerissime e a mocassini, ovviamente con il morso, come nello stile della maison. In cotone a righe con profili e manici di pelle il borsone. Pantaloni lunghi anche per il velista. Quelli di PZero sono in cotone senape, perfetti con la tecnicissima giacca impermeabile carta da zucchero. Ai piedi, in alternativa alle sneaker, più leggeri e raffinati i mocassini o le scarpe da barca in camoscio colorato come quelle dei Fratelli Rossetti. Insostituibile il trolley. Bric’s lo propone in pelle azzurra con finiture in cuoio naturale ◆


Original Marines

Original Marines

Mare und er 10

Parrot

kids

Miss Blumarine Jeans

C

osa si può dire della moda mare per bambini? I costumi da bagno riflettono sempre più quelli degli adulti. Così per il maschio boxer e bermuda hanno sostituito in gran parte lo slip, che rimane per i più piccoli. Per la bambina, superati i cinque, sei anni, è quasi scomparso il costume intero o lo slip, e trionfa il bikini. Per le più ambiziose sono previsti copricostumi coordinati ai costumi, proprio come per le mamme (v. Miss Blumarine Jeans e Parrot). O T-shirt e canotte con stampe particolari o con paillette (v. Original Marines). Per le più sportive ci sono pagliaccetti in ciniglia (v. Original Marines) e per le più audaci addirittura bikini con volant e gonne da squaw tutte frange (v. Miss Blumarine Jeans) abbinate. Ai maschi piacciono maglie e polo a righe (v. Original Marines), ma anche le camicie a quadri, accostate ai bermuda bianchi, hanno i loro fans (v. U.S.Polo Association). E per le scarpe, le infradito (v. Santoni Junior) sono le preferite dalle femmine, le sneaker o tennis (v. Superga) dai maschi ◆


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Simone Ferrarese WMRT Marsiglia

Ferrarese Stena Match Cup

fisico atletico e volto abbronzato. serio, determinato, tono di voce pacato e un pizzico di imbarazzo per essere il più giovane velista ad aver vinto la Congressional Cup

Simone Ferrarese

C

hi pensa che la vela sia uno sport per ragazzi viziati con la ‘r’ moscia non ha mai conosciuto Simone Ferrarese. Un atleta vero, pronto a qualsiasi sacrificio (compreso quello di perdere o prendere peso all’occorrenza) e concentrato sui suoi obiettivi. Ma di questo pugliese doc, figlio del mondo per amore del mare, colpisce soprattutto la grande umiltà. Eppure, è il più giovane velista ad aver vinto la Congressional Cup, la competizione seconda per importanza soltanto all’America’s Cup. A soli 25 anni, Simone ha guidato il suo team a una vittoria storica, riuscendo a mettere sotto non solo Ian Williams, l’inglese quattro volte campione del mondo di match race che lo ha sfidato in semifinale, ma anche un’altra leggenda della vela come lo statunitense Ed Baird, vincitore tra l’altro dell’America’s Cup del 2007 con Alinghi. Sono curiosa di sapere qual è stata la reazione alla sconfitta di questi ‘mostri sacri’ della vela… Erano abbastanza scottati e sorpresi. Ian Williams ci ha scelto

Venti di gloria di Ester Maria Lorido

perché eravamo i più giovani e quindi ha immaginato che non avremmo retto dal punto di vista emotivo la finale. Hanno sottovalutato di più il tuo spirito competitivo o la cocciutaggine pugliese? Sicuramente la cocciutaggine pugliese! Scherzi a parte, se fossi stato in lui avrei fatto la stessa scelta, però dai giovani ti devi aspettare cattiveria e fame di vittorie. Qual è il ricordo più bello che ti porti dietro della Congressional Cup 2013? Il momento in cui tagliavamo il traguardo della finale. Stentavo a crederci. Poi aver condiviso con l’equipaggio la gioia della vittoria in un posto per me speciale: sono nato lì a livello del match race perché a Long Beach ho vinto la qualifica per la Congressional Cup due anni fa. Da quel momento ho sempre sognato questa regata. Avevo 14 anni quando ho visto in tv la finale tra Ed Baird e Terry Hutchinson. Aver avuto l’occasione di batterli tutti e due insieme è stata un’esperienza unica.

C’è stato un momento in cui hai pensato che non saresti riuscito nell’impresa? Come tanti sportivi, a volte ho il difetto di sottovalutare le mie capacità, ma poi è andato tutto per il verso giusto.

Un grazie invece a chi lo dici? A tutte le persone che mi supportano e gli sponsor che mi affiancano nella mia attività: Marina di Loano, Circolo della vela di Bari, BMW e Tep Energy Solution.

Come avete festeggiato? Mi hanno fatto bere una marea di birra e Cuba Libre, per cui non ricordo tanto bene! Ho festeggiato a lungo: prima a Long Beach, in California, e poi ho continuato anche casa e al mio circolo.

Che rapporto hai con il tuo equipaggio? Siamo un team molto unito, siamo amici anche al di fuori della barca e condividiamo tanti interessi. Ad esempio vado a fare surf con Sandro Montefusco, che è mio zio, mentre con Alex Muscat, che è il mio tattico spagnolo, andrò a vivere a Valencia.

Dopo una vittoria di questo calibro, non c’è un po’ il rischio di appagamento? Al contrario: dopo aver assaporato una vittoria del genere, hai bisogno di vincere altre gare di target simile…

Dicci un tuo pregio e un tuo difetto. Il mio pregio è di essere molto testardo, quindi se voglio una cosa devo riuscire a prenderla. Il mio difetto è che a volte credo poco in me stesso, ma sto lavorando con una psicologa dello sport che mi sta aiutando molto.

Fra poco ti cimenterai con il FINN, il singolo olimpico, e ti allenerai a Valencia. Come stai vivendo questo grande cambiamento? Mi esalta il fatto che le Olimpiadi sono un obiettivo nuovo, diverso da ciò che ho fatto fino a ora. Sento di dover provare una campagna olimpica, anche se sarà molto impegnativa. Comunque non lascerò il match race e il mio team, anche se farò meno regate. È vero che devi prendere 10 chili per cimentarti in questa disciplina? Sì è vero. Il FINN non è solo forza, è anche cardiofitness, devo fare due ore di bicicletta al giorno, andare in palestra, fare tanto allenamento. Sei figlio d’arte e tuo padre, Roberto, è l’allenatore del tuo team. Qual è il consiglio migliore che ti ha dato? Per il momento quello di fare match race. È stato lui a introdurmi a questa disciplina, insieme a mia madre, che ha vinto due campionati italiani di match race. Che consiglio dai invece tu ai velisti in erba? Divertirsi e basta, come ho fatto io da piccolo. Fino ai 16-17 anni ho preso la vela come un gioco e così deve essere per evitare di bruciarsi le ali. Togliti un sassolino dalla scarpa. Cosa dici a chi non ha creduto in te? Non ci avevo mai pensato. Direi loro soltanto che si sono sbagliati.

Guardando alla spalle hai qualche rimpianto? Non aver vinto tutte le regate a cui ho partecipato! Però devo dire che la gioia della vittoria è direttamente proporzionale alla delusione per una sconfitta. Uno che sta in mezzo al mare tutti i giorni come te, che rapporto ha con la montagna? Sicuramente non un buon rapporto! Infatti, avevo una fidanzata a cui piaceva la montagna e ci siamo lasciati. Quindi l’amore non ha il vento in poppa? Al momento no! Come ti vedi tra 20 anni? Spero soddisfatto e senza rimpianti. Hai un sogno nel cassetto? Le Olimpiadi e la Coppa America, che mi renderebbero completamente appagato ◆ Simone Ferrarese Congressional Cup vittoria


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vele d'epoca

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Sirius, 1936

Vele che fermano il tempo

C’

Nell’anno della Coppa America super-tecnologica, è boom di passione per le barche d’epoca e classiche. Linee eleganti, legni e ottoni. Restauri e manutenzioni rigorose. E uno spirito marinaro che torna di moda

è tutto: il Vesuvio che guarda, Capri che riposa, il muoversi sinuoso sulle onde delle ordinate di quercia bianca e del fasciame in mogano delle Filippine. Sono a bordo di Sirius, una barca a vela d’epoca del 1936, 14 metri di stile. A bordo una comandante-navigatrice, la genovese Susanne Beyer - un velista con due medaglie olimpiche - l’argentino Juan De La Fuente. Tutti pazzi per questa vela. Dimenticate i supercatamarani di carbonio e vele rigide della Coppa America. Il 2013 per la vela è (anche) l’anno della passione per le barche d’epoca. Un numero sempre

di Fabio Colivicchi - ph ©Rastrelli

crescente di appassionati si riconosce nella riscoperta, nel restauro e nel mantenimento di scafi anche centenari, ricchi di storia, con linee di bellezza intramontabile, materiali naturali e un modo di navigare d’altri tempi. In definitiva, il ritorno a uno stile di vita. La componente snob, nel boom delle vele antiche, è minima. Passeggiando per le banchine e osservando gli equipaggi a bordo, si nota soprattutto la semplicità, il rapporto diretto tra uomo, barca e mare. E se è vero che le grande “Big Boats” vintage sono frutto di restauri milionari e paragonabili ai maxi yacht moderni, è altrettanto vero che il mercato Mariquita, 1911

della passione senza tempo propone anche barche a costi abbordabili, regalando in più qualcosa che spesso imbarcazioni di plastica non riescono a dare: fascino ed eleganza. Nel fitto calendario dei raduni dello yachting d’antan, Le vele d’epoca a Napoli è un appuntamento fisso, una gioia per gli occhi e per il cuore di chi ama la vela pura. È tutto questo insieme, e molto altro. Per la semplice ragione che forse in nessun posto al mondo come a Napoli, si riesce a dimostrare che dietro a una barca amorevolmente restaurata o conservata e veleggiata c’è sempre il cuore, di uomini, donne, famiglie, equipaggi. Al cospetto degli scenari, delle luci, dei colori del mare di Napoli e del suo golfo, dentro a quel tempio di storia velica che è il Circolo Savoia, nei giorni in cui il porticciolo di Santa Lucia è ricolmo di legni lucidi, barche belle e vissute, arricchite da infinite storie e navigazioni: quasi un sogno, come sempre quando uomini e barche vanno d’amore e d’accordo. Le storie si rincorrono, e basta citarne alcune quasi simboliche. Come quella di Bona Fide, 15 metri del 1899, vincitore della medaglia d’oro alle Olimpiadi di Parigi 1900, riportata in vita dal Notaio Giuseppe Giordano, e oggi tra le più ammirate anche per le linee d’acqua incredibilmente attuali.


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Sull’Altura della vela La stagione della vela d’altomare è in pieno svolgimento. Dopo il Mondiale ORC di Ancona, arriva l’Italiano a Ravenna. E in agosto, con la Palermo-Montecarlo, torna la corsa allo scudetto Offshore

vele d'epoca

di Fabio Colivicchi

Come Eilean, ketch bermudiana di 22 metri, divenuto la flagship di Officine Panerai, marchio legato al circuito di vele d’epoca da quasi 10 anni, elegante e marina, già più volte attraverso l’Atlantico. O come le tre navi scuola della Marina Militare: Stella Polare (yawl Sangermani di 21 metri), Corsaro II (quasi gemello e sempre progetto Sparkman & Stephens, vincitore di regate nel Pacifico), e Capricia (famosa per le sue vele rosse e per essere stata una delle barche di Gianni Agnelli). E ancora: Leonore, oggi è timonata da Mauro Pelaschier e appartenuta al grande Dennis Conner. Guardando una barca d’epoca quello che affascina immediatamente sono le linee: arrotondate, slanciate, dolci, riposanti. A bordo la musica cambia, le manovre sono spesso pesanti, ma il passaggio sull’onda è elegante, maestoso. Per le più antiche il piano velico è aurico, con alberi composti di più pezzi, difficili da gestire e regolare, ma in grado di

Halloween, 1926

regalare emozioni non solo agli occhi. A Napoli l’ammiraglia era l’incredibile Mariquita: una meraviglia di 38 metri del 1911, progetto di William Fife, ancora oggi un mito della vela. A bordo oltre 20 persone di equipaggio, tutte vestite di bianco, essenziali, semplici. Perché questa vela esprime valori che stanno tornando di grande attualità. Tra le storie anche quella di Sirius, la barca sulla quale ho navigato e scritto questo articolo. E dove, fradici di onde e sdraiati sulla murata, su un mare blu scuro tutto puntellato di crestine bianche, in un lasco al traverso di Posillipo, si può vivere uno di quei rari e preziosi sussulti di gioia, purissima e quindi commovente. Per essere sul mare, su una barca curata come un essere vivente, arrivata da lontano per andare ancora più lontano, con persone dolci e salate. Per l’ennesima prova che alle barche basta dare amore per riceverne ◆ Adria Ferries ORCi Worlds Championship 2013, Ancona - ph Fabio Taccola Bona Fide, 1899

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ono tante, sempre più, le vele bianche all’orizzonte. La vela prende il largo: è il momento della vela d’altura, che si corre per lo più con barche cabinato, molto diverse tra loro per dimensioni, linee d’acqua, piano velico. Riuscire a compensare queste differenze e far correre insieme, confrontando soprattutto il valore degli equipaggi, è da sempre una delle grandi “utopie” dello yachting. Apposite (e spesso concorrenti) formule di stazza assegnano alle barche diversi coefficienti che tramutano il tempo reale di percorrenza di una regata in un tempo “corretto”, sul quale si basano le classifiche. Nonostante le difficoltà e le incomprensioni, questo sistema regge alla prova dei fatti. E questa è la fase clou della stagione, quella che vive gli eventi più importanti e assegna i titoli. Da poco si è concluso il Mondiale ORC ad Ancona.

© Enfant Terrible/ZGN

Due titoli iridati conquistati dalla vela italiana, anche se in modo abbastanza facile (su 120 barche gli stranieri erano una decina), e andati al TP52 Hurakan di Marco Serafini, con Michele Regolo al timone e Tommaso Chieffi alla tattica, nel Gruppo A, e a Scugnizza, NM38 di Vincenzo De Blasio. Campionato difficile per meteo duro, mare mosso e vento forte. Ma è altura, no? Mentre leggerete questo articolo a Ravenna 40 barche si contenderanno il titolo italiano d’altura. Intanto prosegue il circuito Italiano Offshore, che forma una classifica sul circuito di alcune regate cosiddette “lunghe”. Dopo la Rolex Giraglia di fine giugno, vinta dal nuovo WallyCento Magic Carpet 3 (un “monotipo” di 100 piedi per regate e crociere veloci), l’attesa è tutta per la Palermo-Montecarlo, che parte il 18 agosto e potrebbe essere decisiva per assegnare lo scudetto 2013 della vela d’altomare ◆


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La classe non è acqua, e va sicuramente al galoppo A cavallo dell’81° CSIO di Roma Piazza di Siena - Fixdesign Horse Riding

Il più giovane Filippo Bologni

di Ester Maria Lorido

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essun elisir miracoloso, eppure appare sempre più giovane e bella, nonostante gli 81 anni di età. Merito della capacità di rinnovarsi che ha avuto nel tempo, merito del protagonista che anima ogni sua edizione: il cavallo. Piazza di Siena è sempre un concorso a parte, per tutti i partecipanti, italiani e non. Ogni anno è accompagnata da attestati di stima e da aspre polemiche (che siano per l’eliminazione delle tribune o per le illustri assenze), ma ogni anno fa parlare di sé. Insider Magazine ha deciso di raccontare il Concorso di salto ostacoli internazionale ufficiale di Roma attraverso la voce di quattro campioni che - ciascuno a suo modo - hanno scritto la storia di questa edizione.

ph Press Office Csio Roma

L’unica amazzone italiana Caporal Maggiore Lucia Vizzini È l’unica amazzone italiana a scendere in campo nell’81° edizione di Piazza di Siena, e già questo la dice lunga. Ma non è solo una differenza di genere a distinguere il Caporal Maggiore dell’Esercito italiano Lucia Vizzini, che alle quote rosa ha sempre preferito i risultati. Per nulla intimorita dalla sua posizione di minoranza (l’anno scorso a farle compagnia c’erano altre quattro amazzoni: l’aviere capo Giulia Martinengo Marquet, l’agente del Corpo Forestale Francesca Capponi, il primo aviere Eleonora Zorzetto e, nello Small tour, l’aviere scelto Francesca Arioldi), Lucia chiude i tre giorni di gara con cinque percorsi netti, portando a casa tre medaglie d’argento. Merito di un carattere di ferro, del supporto del Gruppo Sportivo dell’Esercito italiano, e di un tecnico che di certo non è l’ultimo arrivato, trattandosi di Philippe Le Jeune, campione del mondo nel 2010, nonché suo attuale compagno. Lucia, pare che in questo momento il tuo problema maggiore sia scegliere il cavallo più in forma. È solo un’impressione? Quest’anno ho tanti cavalli e questo chiaramente mi permette di fare una sorta di turnover per farli respirare. Negli ultimi 4-5 anni Quinta Roo è sempre stata il primo cavallo e quindi faceva molta più fatica, mentre quest’anno ci sono Carlino e altri due cavalli su cui posso contare. A cosa è legata la grande crescita di Lismen Lancer? È merito di Philippe Le Jeune, con il quale lavoro e che è il mio compagno. Lui ha la capacità di interpretare ogni cavallo in modo diverso. Lismen Lancer, ad esempio, è molto caldo,

quindi ha bisogno di essere tenuto tranquillo. Inoltre Philippe è un vero uomo di cavalli e riesce a intuire anche se hanno qualche piccolo dolore. Come mai sei l’unica amazzone italiana a Piazza di Siena? Le veterane siamo io e Giulia Martinengo Marquet, che però ha avuto da poco una bambina. Poi, escludendo Athletica che è la sua cavalla di punta ma che, uscendo da un grosso infortunio, preferisce centellinare, Giulia ha una serie di cavalli giovani di 8 anni. Secondo me meritava di essere qui, ma ogni tanto in questo sport si deve restare a casa. E tu meritavi di essere in squadra nella Coppa delle nazioni? Sapevo che non sarei stata in squadra. Per Quinta Roo sarebbe stato troppo impegnativa, anche se già ha partecipato a una Coppa delle Nazioni qui due anni fa, in uno dei percorsi più grossi degli ultimi dieci anni. La può fare, ma sarebbe stata un po’ al limite. Al contrario, sarebbe stata nelle corde di Carlino, ma non mi sono sentita pronta avendo fatto appena cinque gare con lui. Che rapporto hai con i tuoi compagni di squadra, che sono tutti uomini? Sono gentili, mi trattano bene. Hai un sogno nel cassetto? Ho un cavallo, l’ultimo allenato da mia madre, che si chiama Simba. È molto birichino, ma è un fuoriclasse. Mi piacerebbe fare una gara importante con lui, come un Europeo, un Olimpiade o un Mondiale.

sport

Era una tiepida giornata primaverile dell’aprile del ’94 di un’edizione di Piazza di Siena come tante altre. Forse sarebbe passata addirittura inosservata. Ormai da troppi anni - 18 per la precisione - mancava un cavaliere italiano capace delle gesta memorabili dei fratelli D’Inzeo, i soli in grado di far balzare l’equitazione sulle prime pagine di tutti i giornali. Ma Arnaldo Bologni e il suo May Day quel 27 aprile sembrano posseduti da una forza misteriosa che li spinge a scendere in campo per un solo motivo: vincere il Gran Premio Roma. Il carabiniere Filippo Bologni aveva solo due mesi e dagli spalti non era ancora in grado di applaudire la vittoria del padre, ma qualcosa di quell’atmosfera magica deve essere entrata in lui. Tanto che oggi, a soli 19 anni, non solo conta già due partecipazioni a Piazza di Siena nonostante sia il più giovane cavaliere in gara (e questo la dice lunga sul suo talento), ma monta a cavallo per coronare un sogno: la medaglia d’oro nel GP Roma, come il papà. Che effetto ti fa entrare in un’arena così importante? Sono emozionato come se fosse la prima volta perché credo sia uno dei concorsi più belli al mondo. Spero sempre di dare il meglio. In genere sei un freddo o un emotivo? Abbastanza freddo. Sei figlio d’arte, ma se non avessi scelto questa strada nella tua vita cosa avresti fatto? Non ho ancora deciso se questo sarà il mio mestiere in futuro, infatti sto tenendo aperte anche altre strade. Quest’anno ho la maturità del liceo classico, poi vedremo. Qual è il tuo cavallo del cuore? Attualmente Chopin è il mio cavallo di punta. In passato ho avuto pony formidabili. Quali altezze sei arrivato ad affrontare con i pony? La finale del campionato europeo era un percorso impegnativo di un metro e trentacinque, con qualche salto che andava oltre, ma potevo contare su pony davvero ottimi. Cosa ti piace fare nel tempo libero? Vado a trovare la mia fidanzata che abita a Bologna. Io sono di Reggio Emilia, devo prendere il treno. Tra una vittoria nel Gran Premio Roma e una in Coppa delle Nazioni cosa scegli? Il Gran Premio per il semplice motivo che l’ha vinto mio padre come ultimo degli italiani, quindi sarebbe per me la gioia più grande.

ph Press Office Csio Roma

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La garanzia Juan Carlos Garcia Quando si tratta di combattere, lui c’è sempre. Quando si tratta di prendere per mano la sua squadra, non si tira mai indietro. Perché gli ostacoli - non solo quelli che affronta con i cavalli - Juan Carlos Garcia è stato abituato a superarli da solo, contando soltanto sulle sue forze. Oggi il quarantacinquenne, colombiano di origine, è la garanzia del salto ostacoli nazionale. Lo ha confermato ancora una volta nella Coppa delle Nazioni di Piazza di Siena. Mentre una platea con le mani nei capelli si preparava ad assistere a una debacle senza precedenti del team italiano, Juan Carlos sigla l’unico percorso netto della prima manche riaccendendo le speranze azzurre. E ripetendo il risultato nella seconda parte di gara, trascina i suoi compagni a un ottimo quarto posto della Furusyya Fei Nation Cup. Sembra proprio che niente possa fermare Juan Carlos, neanche il muro di oltre due metri che affronta il giorno dopo nella categoria di Potenza. E infatti arriva a due metri e quindici centimetri, vincendo a pari merito anche la prova più spettacolare del concorso. Ancora una volta le aspettative dell’Italia sono affidate a te e ancora una volta non vengono deluse. Qual è il tuo segreto? Sicuramente l’esperienza conta tanto, poi gareggiare in casa ci fa dare qualcosa in più. Ed è giusto che sia così. Il nome del tuo cavallo potrebbe trarre in inganno: da un Bonsai nessuno si aspetterebbe imprese così grandi… È un cavallo molto sensibile, ma allo stesso tempo molto coraggioso, che ti dà l’anima. È molto affidabile. Sei uno dei pochi cavalieri italiani a non indossare la divisa e questo già fa notizia. Chi è che ti sostiene se non c’è un’Arma a farlo? La verità è che faccio quasi tutto da solo. Da piccolo ho iniziato così. Spero di arrivare ad avere un giorno un sostegno un po’ più grande. A chi dedichi il tuo doppio zero? Alla Federazione che ha avuto molta fiducia in me. Sapevo di essere in Coppa già un mese e mezzo prima e ho avuto il tempo necessario per lavorare e prepararmi bene.

Juan Carlos Garcia su Bonzai - ph De Lorenzo

sport

Qual è l’edizione di Piazza di Siena a cui sei più legato? L’anno in cui sono arrivato terzo in Gran Premio, a meno di un secondo della vincita. Ogni anno spero di rifarmi! Qual è il cavallo che ti ha colpito di più in questa edizione? Un cavallo di sette ani di Edwina Alexander (amazzone australiana - ndr.). È un cavallo nuovo ed è la prima volta che lo vedo, ma credo che farà parlare di sé. Prima della partenza per una gara così importante, cosa passa per la testa? Ovviamente la prima volta sei nervoso, la seconda anche, poi mano a mano passa e prendi soltanto i minuti necessari per concentrarti.

Premiazione Ucraina - ph Proli

La sorpresa - L’Ucraina

C’è chi avrebbe scommesso sulla Germania e chi invece avrebbe puntato tutto sulla Francia. Di certo, in pochi credevano che ad aggiudicarsi la medaglia d’oro nella tappa romana di Coppa delle Nazioni sarebbe stata l’Ucraina, all’esordio nella Furusyya Fei Nation Cup. Eppure, le premesse c’erano tutte. Basta guardare agli atleti messi in campo dal tecnico Najib Chami, romano di adozione, il cui merito principale sta nell’aver indovinato il giusto mix tra esperienza (quella del doppio oro olimpico ad Atlanta 2006 Ulrich Kirhoff), spavalderia (del giovane Oleg Krasyuk, unico ucraino di origine e unico doppio zero nelle due manche) e bella equitazione (espressa - non solo a Piazza di Siena dall’amazzone Katharina Offel). Ma per vincere all’Ucraina è servito soprattutto sangue freddo, e Cassio Rivetti ha dimostrato di averne da vendere. Al fuoriclasse brasiliano, cresciuto agonisticamente nelle scuderie di un certo Rodrigo Pessoa, sono state affidate le sorti della squadra nel barrage al cardiopalma con Francia e Germania, a pari merito dopo le due manche. Cassio, quanta pressione hai sentito in quel barrage? In realtà mi sentivo molto sicuro, anche perché Temple Road ha saltato davvero bene. Sono stato il primo a partire della mia squadra nelle due manche, quindi il mio cavallo ha avuto il tempo di recuperare per il barrage. È stata la scelta giusta. Mostrate una sicurezza da team collaudato, eppure siete una squadra giovane. Qual è il vostro segreto?

Adesso abbiamo davvero una buona squadra. Ulrich ne fa parte da poco tempo, ma ha dato un contributo importante: ha creato il gruppo e ci ha dato modo di allenarci insieme. Qual è la più grande qualità di Temple Road? Ha partecipato alle Olimpiadi, è un cavallo molto coraggioso e piacevole da montare. Nel Gran Premio Roma invece partirò con Vivant, un cavallo di quindici anni, quindi di esperienza. È molto attento, è uno dei miei cavalli migliori. A chi dedichi la vittoria in Coppa delle Nazioni? Sicuramente alla mia famiglia e poi al mio sponsor da cui ricevo grande supporto. Come avete festeggiato la vittoria? Siamo andati tutti quanti a bere in un pub di Via Veneto! Cosa ti piace di più di Roma? L’Italia è uno dei Paesi che preferisco e di Roma mi piace tutto, è la più bella città del mondo. Mio nonno era italiano, quindi c’è un po’ di Italia anche in me. Hai un sogno nel cassetto? Vincere una medaglia alle Olimpiadi nel mio Paese (il Brasile - ndr.) ◆


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Gli USA conquistano Montecarlo Il binomio statunitense Richard Spooner e Cristallo ha vinto il Longines Global Champions Tour-Grand Prix del Principe di Monaco. Ha premiato l’affascinate Charlotte Casiraghi, nipote di Alberto di Enrico Tonali - ph Longines

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rande equitazione, charme ed eleganza nel Principato di Monaco, dove - a fine giugno - si è disputata la sesta tappa del Longines Global Champions Tour, competizione che contende alla FEI World Cup il blasone di più prestigioso circuito di salto ostacoli al mondo. Quest’anno la celebre maison orologiera - title partner e cronometrista del concorso - ha colto l’occasione per presentare l’ultimo modello della nuova linea di orologi, la Conquest Classic, dedicata agli appassionati degli sport equestri, che Longines affianca con passione fin dal 1878. Due gli eventi principali che il marchio svizzero ha presentato a Montecarlo. La Longines Pro-Am Cup, vinta da

Il volo di Mark McAuley e Loriot vincitori della Longines Pro-Am Cup

Mark McAuley in sella a Loriot e da Maddalena Valenzano Menada su Quidana, e il Longines Global Champions TourGrand Prix del Principe di Monaco centrato dallo statunitense Richard Spooner su un superlativo Cristallo, seguiti dal britannico William Funnell con Billy Congo e dall’australiana Edwina Tops-Alexander con Guccio, terminati al barrage con Spooner. Ai vincitori, oltre ai premi di rito, è stato donato un segnatempo Longines. Ottime nel Grand Prix le prestazioni degli italiani Luca Moneta (5° in sella a Connery) e Juan Carlos Garcia (6° con Prince De la Mare). Alla consegna dei premi del Longines Global Champions La premiazione Tour-Grand Prix del Principe di Monaco è intervenuta l’affascinante amazzone Charlotte Casiraghi, nipote di Alberto di Monaco ◆


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Una fase della finale Audi (in maglia rossa) conro Canottieri Aniene-Roma (maglia gialla)

Roma Summer Polo Edizione spettacolare con record: 374 goal Vinta da Audi sui Circoli Canottieri Aniene/Roma la Tappa estiva del Gold Cup Circuit. otto sere e venti partite per una competizione degna di nota

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l polo ha fatto centro e questo, in una città dai mille sport e avvenimenti come Roma, conta doppio. La formula di partecipazione azzeccata (valore complessivo delle squadre dagli 8 ai 10 handicap), il campo di gioco appena ricreato (con 936 mila piantine di erba speciale, Tifway 419 geneticamente modificata), una location english-style (una Windsor de’ noantri a pochi metri dalla più caotica autostrada cittadina, la Via Olimpica) hanno fatto diventare il Roma Summer Polo 2013 un torneo di grande attrazione sportiva e mondana. Tappa estiva del più noto circuito europeo della disciplina

di Enrico Tonali - ph Ramirez

di palla e stacca - l’Audi Gold Cup, inserito nel Guinness dei primati come unico a far disputare nello stesso anno partite su neve, sabbia ed erba - ha donato agli appassionati otto giorni di bel gioco, con 20 partite tenutesi prima (le quattro iniziali) a La Ginevra Polo Club della Via Tiberina, sull’immenso green dell’Azienda Agricola D’Orazio, e poi al Roma Polo Club dell’Acqua Acetosa, il circolo voluto nel 1930 da Aimone di Savoia duca d’Aosta, il padre del polo romano e italiano. Un totale di 10 squadre (come non se ne vedevano da anni), quasi 50 giocatori - riserve comprese - di 7 Nazioni, 220

Da sx il presidente del Roma Polo Club Cataldo D'Andria, Alessia Ricci, il team Audi e Richard Caleel

polo

Una mischia sul nuovo campo di gioco del Roma Polo Club

cavalli (che hanno richiesto box supplementari) e il record di 374 goal segnati hanno richiamato non solo tanta gente tutte le sere, ma anche il presidente della Federation of Polo International, il californiano Richard Caleel, accompagnato dalla sua splendida signora, che ha consegnato i sei premi in palio, tra cui l’enorme Gold Cup messa in palio dagli organizzatori Maurizio Zuliani e Claudio Giorgiutti, e la preziosa ed ambita 57° Coppa Challenge Duca d’Aosta fiore all’occhiello del Roma Polo Club guidato dal presidente Cataldo D’Andria. Entrambe vinte dall’Audi Polo Team capitanato dal più noto polo-player capitolino, Luca D’Orazio, che per la terza volta consecutiva ha presentato un’imbattibile formazione, stavolta composta, oltre a lui, dalla figlia Ginevra e dagli argentini Martin Inchauspe e Juan Cruz Greguoli. Ben otto delle dieci squadre portavano i nomi, anche abbinati, di undici storici club romani. Non solo l’ospitante Polo Club ma i Circoli Canottieri Tevere Remo, Aniene, Lazio, Tirrenia Todaro, quelli tennistici Parioli, Eur, Sporting Eur, il Circolo della Caccia, il Pony Club Roma di equitazione ed il Club dei Circoli Storici Sportivi che li riunisce. Presidenti e soci hanno perciò affollato tribune e ristorante il quale, secondo la migliore tradizione ippica, ha unito la vista sul campo ai piatti dello chef Andrea Mancini, direttore Manuel Croccolo. Nella finale (come tutte le partite arbitrata dall’umpire internazionale Federico Martelli e commentata dallo speaker Gianluca Magini) squadra antagonista dell’Audi è stata proprio quella dei blasonati Canottieri Aniene/Roma (Fabio Acampora, Miguel Amieva capocannoniere con 22 goal, Juan Ruiz Guinazù, capitano Hannes Huehnlein) sconfitta 9 a 8 ai tempi supplementari e premiata con la Silver Cup U.S.Polo Assn. Riconoscimenti a Therence Cusmano quale miglior giocatore italiano del torneo (Trofeo Fise) e allo svizzero Piero Dillier (Premio Fair Play Guido Zannoni). La Coppa Città di Roma è andata all’U.S.Polo Assn. Team. Alle premiazioni hanno assistito, da lontano e con il consueto signorile distacco, i cavalli, splendidi artefici dello spettacolo ◆


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Facciamo un ulteriore salto indietro nel tempo. Chi le ha fatto conoscere la scherma? Mio padre, che era appassionato ma non l’aveva potuta praticare, e il mio primo maestro, un ufficiale di cavalleria campano. Avevo 9 anni. La mia impostazione era quella della scherma classica e tradizionale, che prevedeva un lavoro di tecnica di base molto approfondito, rigido e lungo, che sarebbe impensabile considerando la velocità con cui si giunge all’agonismo oggi. Io ho vinto la prima gara importante - il campionato italiano giovanile di sciabola - a 20 anni. Tardi rispetto ai tempi abituali. Ma se fai le cose bene e con calma, quando arrivi non torni più indietro.

di Ester Maria Lorido

Una vita nella scherma. Nessuno allora meglio di lei può dirci un pregio e un difetto di questo sport... Il pregio è l’impegno tattico continuo, lo studio dell’avversario, l’intelligenza strategica e tecnica applicabile anche alla vita quotidiana. È una disciplina stupenda perché è come giocare a scacchi a 350 all’ora. Ogni stoccata conquistata è una soddisfazione, è la coronazione di un impegno. La scherma, inoltre, ti porta a riflettere con te stesso. Il difetto di questo sport è che alimenta la competitività e l’aggressività, che bisogna circoscrivere al momento agonistico. D’altra parte, l’altra faccia della medaglia è proprio che insegna a controllare la rabbia e le emozioni.

Adesso come continua il suo impegno verso questo sport? Mi diverto ad insegnare a persone adulte, perché la terza età ha più bisogno di sport dei giovani. La scherma è impegno mentale ed esercizio di destrezza, quindi significa fare esercizio fisico divertendosi. È stimolante anche perché presuppone una sfida. È un po’ come lo scopone scientifico!

Escludendo la premiazione, qual era il momento della gara che preferiva? Mi piaceva molto la semifinale: il fascino di sapere che si entrava nel giro dei migliori.

Lei ha partecipato a 13 edizioni dei Campionati del mondo e a 4 edizioni dei Giochi Olimpici. Qual è il successo a cui è più legato? Mi è rimasto dentro il terzo posto di Amburgo, che ho conquistato individualmente. Doveva essere una vittoria, ma ho avuto problemi di arbitraggio. Riuscii a battere l’atleta

Era un atleta freddo o emotivo? Ero alternante. In certi momenti emergeva tutta insieme la mia emotività, in altri riuscivo a controllarla. Per lo più ero riflessivo, calmo, sempre garbato nei confronti della giuria. Qualche volta, però, per trovare il coraggio della stoccata finale ho dovuto attingere anche alle mie riserve di grinta. Ma in linea di massima preferivo vincere con lo stile e con l’eleganza piuttosto che vincere a qualunque costo.

L’Amova (Associazione Medaglie d’Oro al Valore Atletico) ha come obiettivo anche la promozione dei principi e degli ideali del sano spirito agonistico come valori condivisi dalla Michele Maffei al R.Y.C.C. Savoia ­- Napoli

sovietico nello spareggio con la sesta stoccata (vinsi 6 a 5). Un risultato minore delle aspettative, ma fu una medaglia talmente sudata che mi diede grande soddisfazione. È stata una vittoria su me stesso.

Che consiglio dà a chi si avvicina per la prima volta a questo sport? Non avere fretta di raggiungere risultati immediati, improntare un meccanismo di stima con il maestro, che può diventare un secondo genitore. Imparare dai propri avversari, perché proprio chi ci batte a volte ci dà gli insegnamenti migliori. Il risultato arriva quando meno te lo aspetti: l’importante è immagazzinare quello che impariamo, che poi salta fuori improvvisamente, come accade per gli esami.

collettività. Che importanza hanno avuto questi valori nello sport e nella sua vita? Il senso del rispetto, la regola, l’etica sono valori che si consolidano talmente tanto nel tempo che restano dentro per sempre. Il business e la vanità possono giocare brutti scherzi, ma sono convinto che coloro che hanno praticato l’attività agonistica per molti anni sono persone perbene. Possono sbagliare, certo, ma sono più disponibili a riconoscere gli errori e a tornare sui propri passi rispetto a chi non ha avuto occasione di fare sport da giovane.

nterview

Se avesse a disposizione uno spot di 10 secondi per promuovere la scherma, cosa direbbe? La scherma è eleganza, armonia, potenza esplosiva, precisione e rispetto dell’avversario. I veri amici sono gli avversari di gioventù, che hanno condiviso le sofferenze, le gioie e le delusioni. Un tempo lo spot era: ‘scherma, uno sport moderno’, che è vero e falso allo stesso tempo. La spada è espressione di una simbologia antica: rappresenta la difesa dei deboli, la possibilità di raffigurare l’allontanamento del demonio da parte di San Michele Arcangelo.

In qualità di presidente dell’Amova, ha un sogno nel cassetto? Mi piacerebbe dare agli atleti vincitori di medaglia d’oro una nuova casa, creare un gruppo di amici che possa portare messaggi utili ai più giovani. L’Amova può diventare un punto di riferimento per gli atleti in erba, nei confronti dei quali abbiamo una grande responsabilità. Perché il campione può essere un punto di riferimento positivo ma anche negativo se non si comporta con sincerità. In questo senso, bisogna insegnare ad accettare i propri limiti e a riconoscere i propri meriti, senza creare illusioni, con grande attenzione e maturità. Inoltre, gli atleti attraverso noi possono portare il loro messaggio ed essere supportati, ricevere informazioni adeguate e consigli. L’Amova non punta a creare centri di potere, ma ad offrire un’opportunità di gioia e di confronto tra gli stessi associati e con chi ha smesso l’attività. Per questi l’Associazione rappresenta il proseguimento dell’emozione della scherma.

Che rapporto c’è tra l’Amova e il Coni? Con il Coni, che ci riconosce come associazione benemerita, condividiamo la volontà di trasmettere questi valori. Altre associazioni benemerite hanno lo stesso compito e credo che il presidente Malagò sia interessato ad utilizzare nel modo migliore queste organizzazioni di supporto, che possono anche contribuire a promuovere i valori dello sport nelle scuole ◆


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Campionati Nazionali Match Play: vincono Teodoro Soldati e Barbara Borin Il torneo si è svolto sul percorso del Golf Club Monticello con la partecipazione di 96 ragazzi e di 48 ragazze

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ioventù al potere negli ultimi campionati nazionali Match Play, in cui Teodoro Soldati (Lanzo) e Barbara Borin (Olgiata) si sono imposti sull’impegnativo percorso del Golf Club Monticello (par 72). I due neo tricolori sono stati la vera rivelazione di un torneo in cui i favoriti erano altri, ma non si può certo dire che non abbiano meritato. Soldati, in particolare, è uno dei più giovani vincitori della storia del torneo, visto che compirà 14 anni nel prossimo agosto. Nel torneo maschile il portacolori di Lanzo, studente di terza media, ha subito imposto un alto ritmo al 18enne Castagnana, suo avversario in finale: “Anche se ho preso il bel vantaggio di 4 up dopo 18 buche - ha detto - la finale è stata indubbiamente difficile. Dopo il giro di boa è affiorata un po’ di stanchezza, ma fortunatamente sono riuscito a mettere a segno alcuni buoni putt e a gestire il margine che avevo accumulato. Castagnara è stato un ottimo avversario come lo era stato nel primo turno Paolo Ferrarsi, che mi aveva procurato parecchi problemi”. Il ricordo più bello del torneo? “Il putt che ho imbucato alla 30ª buca, perché in pratica mi ha dato la convinzione di potercela fare”.

golf

Teodoro Soldati e Barbara Borin

Soldati è al terzo titolo individuale, dopo aver vinto per due anni consecutivi il Campionato Baby Under 12 (2010-2011). Nel 2012, con la maglia azzurra, si è imposto nella classifica individuale del Belgian International Boys U14 Championship in Belgio ed è stato primo Under 13 nell’English Boys U14 Open Amateur Stroke Play Championship in Inghilterra. Nel torneo femminile Barbara Borin ha iniziato con una partenza sprint che in finale le ha permesso di superare senza grossi problemi la rivale Francesca Avanzini. “Sono rimasta molto calma durante gli incontri - ha raccontato - e questo lo devo al mio compagno di club Federico Ranelletti, che mi ha fatto da caddie e che mi ha aiutato ad allentare la tensione e a rimanere concentrata solo sui colpi che dovevo eseguire. Inutile dire che sono contenta. È il mio primo successo dopo una lunga serie di buoni piazzamenti e con la soddisfazione di vestire da qualche anno la maglia azzurra”. La 20enne romana, studentessa universitaria di Business Administration e allenata dal maestro Daniele Bagliano, è arrivata all’atto conclusivo mettendo fuori gioco alcune tra le avversarie più favorite: Giuliana Colavito e Ludovica Farina e in semifinale Alessandra Braida, cosa che rende ancor più merito alla sua bella performance ◆ F. M.


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I germogli:

tutta l’essenza della natura nel piatto Sono belli da vedere e buoni da mangiare. Minuti e preziosi, fanno bene alla salute, si possono coltivare in casa e sono dei validi alleati della nostra forma fisica. What else? di Violante Di Palma

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e pensate che per mantenere una sana e corretta alimentazione l’unica strada percorribile sia mangiare frutta e verdura in quantità, non avete considerato che dopo il seme e prima del frutto c’è lui, il germoglio. Le popolazioni d’Oriente ne fanno uso da sempre, infatti sin dall'antichità questi popoli utilizzavano i grani germinati e i germogli sviluppati dai vari semi, proprio per il loro valore rigeneratore e terapeutico, tramandandone l'uso nel tempo. Alcuni tra i testi più antichi, come il Pen Tsao, il più grande trattato cinese di medicina o il Grande

Erbario della Medicina Cinese, raccontano come già nel 2700 a.C. il germoglio di soia crudo rappresentasse un toccasana per dolori reumatici ma anche per problemi di carattere digestivo, polmonare, epidermico, insomma una sorta di panacea. Si narra che addirittura i valorosi cavalli di Attila ed i veloci destrieri arabi venissero nutriti con semi di frumento germogliato prima delle occasioni importanti proprio per assicurare quella “marcia” in più che questi alimenti assicuravano, mentre nell'800 e nel 900 saranno i racconti dei missionari a spiegare come venivano consumati

dalle popolazioni della Cina e dell'India. L’uso che se ne fa in cucina, almeno da noi in Italia e più in generale in Occidente, è ancora assolutamente ridotto anche se negli ultimi 15 anni a fare una indiretta attività di promozione dei germogli ci hanno pensato cinesi e giapponesi, grazie al successo riscosso dalla loro cucina esportata oltre il territorio di origine. La tradizione gastronomica orientale che tanto piace a noi occidentali, trova infatti nelle sue preparazioni tipiche l’utilizzo dei germogli, primi tra tutti quelli della soia (sia crudi che cotti), gli stessi che ormai è possibile ritrovare confezionati nei banco frigo dei supermercati. Ma i germogli di soia sono solo i più comuni, non certo gli unici disponibili e commestibili. La natura ce ne mette infatti a disposizione una vastissima varietà edibili, da quelli da semi di alfa alfa (la comune erba medica) a quelli da semi di broccolo, finocchio, lenticchie, cavolo o bietola rossi e ancora di porro, piselli, crescione e molti altri. Insomma, la lista è infinita - del resto la natura è sempre molto generosa - e per avere a disposizione diversi tipi di germogli pronti da mangiare, considerando che in commercio se ne trovano di pochissime varietà, si può ricorrere alla coltivazione home made. Niente paura, non dovete mettere su un orticello, ma piuttosto creare il vostro giardino zen fatto appunto di germogli procurandovi un germogliatore oppure, se preferite, potete ricorrere ad un’attrezzatura molto più semplice, come un barattolo di vetro e della rete di cotone. Quindi scegliete i semi che volete far germogliare e lasciateli una notte a bagno in acqua, poi asciugateli per bene e riponeteli sul fondo del barattolo, copritelo con la retina e sistematelo in un luogo asciutto. Risciacquate una volta al giorno per circa 4/5 giorni e alla fine avrete ottenuto i vostri germogli pronti da mangiare. Si possono consumare da soli, condendoli semplicemente con olio extravergine di oliva e sale, ma anche uniti ad altri vegetali cotti o crudi oppure a della frutta, aggiungono sapore se aggiunti nella preparazione di frullati, puree e centrifughe, tritati si possono unire nella maionese e in diverse altre salse. Potete mangiarli insieme allo yogurt al posto dei cereali, aggiunti alle minestre di verdura o agli stufati qualche istante prima di servirli a tavola, evitando però di cuocerli, perché il calore ne altera la ricchezza vitaminica. Se vi piace sperimentare potete provare ad inserirli nell'impasto delle

polpette o anche nel condimento di pasta e riso rendendo così croccante e vivace il piatto. I germogli possono anche rappresentare un contorno sano e gustoso se serviti insieme a carne o pesce, saltati velocemente in padella. Non è da dimenticare che sono anche degli ottimi alleati della linea grazie al loro bassissimo apporto calorico e sono buoni da mangiare crudi come snack (il loro sapore ricorda quello delle fave fresche). Un’altra loro interessante caratteristica è l’alta concentrazione di minerali e vitamine, che può essere circa 300 / 400 volte superiore a quella della normale frutta e verdura. Attenzione però, perché se avete voglia di avviare una vostra “coltivazione domestica” di germogli dovete tenere presente che se i frutti di una pianta sono commestibili non è detto che lo siano anche i germogli: i germogli di pomodori, melanzane e peperoni ad esempio sono velenosi ◆


9-10 AGOSTO 2013 - PORTOCERVO GRAND HOTEL IN PORTOCERVO {LOC CALA GRANU}

Protagonista diventa la cucina che non ha un perimetro, la cucina che è un luogo dove i confini sono labili e vengono varcati dai profumi, da ritmi e tradizioni che si mescolano fra loro. Cucine d’Italia diventa un vero e proprio format itinerante, animato da protagonisti assoluti: designer e creativi, architetti e artisti italiani, aziende produttrici innovative e la maestria della scuola nazionale di cucina con i migliori cuochi. Testimonial d’eccezione sarà lo chef Alessandro Circiello.

www.cucineditalia.com

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È

stato forse il primo chef veramente mediatico d'Italia. Brusco, caratteriale, provocatorio. Ma incredibilmente geniale. Con lui abbiamo imparato a conoscere l'alta cucina. Quella fatta di incontri di sapori e consistenze. Quella che tanti anni fa sembrava lontana e un poco incomprensibile e che oggi è nei discorsi di tutti. Se tanti di noi hanno preso confidenza con la cucina gourmet, in gran parte lo dobbiamo a lui, a Gianfranco Vissani. Oggi Vissani esce dalla sua Umbria, dove a Baschi ha sede il suo ristorante omonimo, e approda al mare di Capri, con un nuovo progetto che affianca il primo: L'altro Vissani. Una nuova dimora che arricchisce l'offerta di una delle isole più glamour del mondo con una proposta schietta e accattivante, di chiara impronta mediterranea. Una formula più facile, in cui la vera protagonista è la materia prima, selezionatissima, e le ricette classiche reinterpretate con brio e quel tocco inconfondibile del Gianfranco dalle scarpe rosse. Tanto pesce, come è prevedibile, verdure e profumi che raccontano di quest'isola e di un sud ricco di tesori gastronomici. Ma pur riconoscendo la firma dello chef umbro, L'altro Vissani cambia le carte in tavola, con un format nuovo, molto più easy. Cosa si trova a Capri? Una cucina che non spaventa, ma si fa riconoscere e amare da tutti. Non banale, ma neanche complicata. La ricerca c'è, ma è concentrata sul prodotto e sulla precisione millimetrica dei piatti. Con grande rispetto per il territorio. Ci faccia un esempio Gnocchetti pomodori piccadilly e basilico, o gamberoni rossi al mirtillo con burrata di andria, o ancora gazpacho all'olio di maggiorana con capesante crude. Sapori familiari, ma con qualcosa in più o in meno, per dare vivacità e personalità ai piatti. Il menu si chiama ‘La memoria del gusto’. Come mai? Mi piace pensare che le persone conservino il ricordo dei piatti che hanno mangiato la sera prima.

gourmet Gianfranco Vissani raddoppia a Capri

di Antonella De Santis

Anche la carta dei vini ha un suo nome: ‘Andata e ritorno’. Abbiamo voluto fare una carta snella, vivace, intrigante. Che parte dalla Campania e arriva al resto del mondo dopo aver pescato alcune referenze in Italia. Una scelta di qualità che mescola etichette più commerciali ad altre di nicchia, senza dimenticare qualche grande nome. Non è sterminata, ma scelta con cura. Un modo per non appesantire la cantina, e il ristorante tutto. Cos“ i vini girano, i ricarichi sono tranquilli, soprattutto pensando che siamo a Capri, e poi possiamo divertirci: vini, ma anche sakè per accompagnare la nostra proposta di sushi, distillati, birre, liquori, tè, infusi, superalcolici e soft drinks. Una carta pensata per emozionare. Parlavamo dei prezzi. Nota dolente per molti ristoranti blasonati… L'altro Vissani nasce con l'idea che la ristorazione di qualità possa affacciarsi anche a un mercato più basso. È un bistrot che punta dritto all'eccellenza della materia prima. Ma sceglie la via più semplice dei piatti meno elaborati e dell'ambiente informale, dall'apparecchiatura al servizio. é poco impostato, meno personale di sala, che significa meno spese ma anche più relax per gli ospiti. E poi si torna a una cucina di mercato: si compra e si cucina, senza tanta tecnologia. Un po' come a casa. Una scelta che assicura qualità, freschezza, prezzi. Quindi tornando a parlare di numeri quale è la spesa nel nuovo ristorante? Si sta ampiamente sotto i cento euro, senza considerare le formule pranzo ready to go a 35 euro o il sushi take away, di 25-30 euro a persona. In più abbiamo anche una bottega con la nostra selezione di prodotti in vendita, così chi vuole può replicare lo stile Vissani a casa propria. Una proposta varia e gustosa, un ambiente luminoso e fresco, con il segno grafico di una manina stilizzata del rosso che lo chef ha coniugato al suo stile. Un rosso Vissani che punteggia i tavoli come un richiamo allo stile dello chef e al buonumore che la tavola porta con sé. Con il valore aggiunto di una vista meravigliosa sul mare... ◆


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Cucina sinonimo di cultura I corsi di cucina con Fabio Campoli da settembre al circolo dei buongustai, con un format tutto speciale

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l Circolo dei Buongustai è un circolo virtuoso, il luogo delle “buone cose” e tra le attività mediatiche del presidente Fabio Campoli, gli eventi e i gala c’è sempre spazio per la formazione. Da gennaio per tutta la primavera il Circolo dei Buongustai una volta a settimana si è trasformato in una vera e propria scuola di cucina. Corsi monotematici settimanali dedicati a appassionati dei fornelli, ma anche a tutti quei professionisti, con più o meno esperienza che vogliono approfondire specifici argomenti o conoscere i segreti dello chef. In questi mesi tra i banchi di scuola si è parlato di paste farcite, di sformati, di pasticceria, di carne e di pesce, di riso… e si è anche tanto cucinato e degustato. Finito il primo ciclo di lezioni, sempre sold out, la scuola di cucina di Fabio Campoli riapre i battenti a settembre con una serie di corsi nuovi e “originali”. Originali perché dai “buongustai” non si parla solo di cucina, non si illustrano ricette e procedimenti, al circolo si fa “cultura della cucina”. È uno stile e una passione insieme, come ci spiega lo chef Campoli: “La mia cucina è prima di tutto cultura. La cucina che si fa al Circolo dei Buongustai, durante le cene, le lezioni o qualsiasi evento in cui il cibo è protagonista è l’espressione finale della storia e della tradizione di un luogo, è l’arte che unisce sapore, gusto, forma e sapere”. Una lezione sul riso non è semplicemente la spiegazione su come fare un buon risotto, ma sarà un percorso culturale sull’alimento, tipologie, provenienza, tecniche di cottura, valorizzazione, abbinamenti, proprietà. E così per tutte le lezioni. Ciliegina sulla torta: le ricette dello chef, le dimostrazioni in diretta e qualche utile segreto da custodire gelosamente. Come anticipato in autunno riprende il ciclo di lezioni con una serie di novità, assolutamente da non perdere. I corsi dello chef Fabio Campoli saranno numerosi e innovativi, format tutti da scoprire. Al via l’Aperichef, il primo corso di abbinamento di drink & food in collaborazione con l’Accademia dei Bartender Planet One di Roma, in cui studiare cocktail fantasiosi e nuovi da abbinare direttamente a ricette esclusive per gli appassionati dell’happy hour e soprattutto per i professionisti del settore (date da definire). Già in calendario da fine settembre il nuovissimo corso, o meglio Con-Corso di cucina, una scuola a tuti gli effetti, ma con le regole del talent show. Cinque lezioni per disegnare un menu dall’antipasto al dolce insieme al nostro chef con i suoi preziosi consigli. Per ogni appuntamento ci sarà un vincitore

con la sua ricetta originale che andrà a formare il menu dei Buongustai, tradotto in un video, insieme allo chef e messo on line sulla nostra web tv. A breve il regolamento e tutte le informazioni sul sito www.ilcircolodeibuongustai.net. Da qualche anno la moda dell’aperitivo impazza. Una tendenza che partendo da Milano ha contagiato tutti i locali italiani. Un momento di incontro, una parentesi conviviale gustosa da trascorrere con amici e colleghi alla fine di una giornata di lavoro, un modo informale per incontrare i propri clienti, un’alternativa alla solita cena. Insomma l’aperitivo è un rito, un must dell’intrattenimento. Ecco perché ha bisogno di essere originale e curato nel minimo dettaglio, se - considerata l’offerta - vogliamo che sia un aperitivo da “replicare”, da “fidelizzare” e da “ricercare”. Una proposta originale la fa lo chef Fabio Campoli con il suo“Aperichef”, un corso indirizzato a barman, bartender e operatori del settore, ma anche a tutti gli amanti dell’aperitivo che magari vogliono riproporre a casa un buon cocktail e un food gustoso da abbinare. Accanto allo Chef L’Ateneo del Bartending Roma di Planet One, con il suo trainer Francesco Modesti, che spiegherà 4 cocktail, con ingredienti e procedimento di preparazione, ricette classiche riviste in chiave semplice, delle quali andrà a spiegare le caratteristiche aromatiche e retro olfattive. La novità? È proprio l’idea di creare una serie di stuzzicherie e piatti adatti ad ogni drink. “Si è sempre parlato di come abbinare il vino al cibo” - spiega lo chef - “ma nessuno ha mai pensato di scegliere e abbinare il food ai cocktail, che sono miscele fantasiose ed equilibrate di sapori, colori e aromi, un percorso al contrario. Per questi incontri ho proposto, testando i vari drink, una serie di stuzzicherie e piatti unici originali, facili e gustosi, che si legano per sapore e sfumature agli eccezionali drink”. Dello stesso parere anche Gianluca Brizi, titolare della AtDeBar - Training Center & Service per Planet One Roma: “Nel tempo abbiamo assistito a un’evoluzione dell’aperitivo, che oggi è una combinazione perfetta tra aperitivo e cena. Dal fingerfood alle insalate, dal cous cous fino ai dolci le offerte sono molteplici e per tutti i gusti. Con questo corso vogliamo, dunque, suggerire idee, stili e formule più sperimentali di “food & drink”, che concorrono a creare l’immagine “rinnovata” del locale e ad avere il riconoscimento del marchio “Aperichef” ◆

...da 90 anni la tradizione della cucina romana nel cuore dei Parioli... Celestina ai Parioli, il più antico ristorante nel cuore dei Parioli, propone ogni settimana grandi serate di degustazione per i propri ospiti. Sono momenti particolari a tema, per proporre ai clienti percorsi eno-gastronomici che valorizzano le eccellenze regionali, accompagnati da una selezione di vini delle migliori cantine e birre artigianali. Queste serate offrono anche momenti di incontro tra i nuovi proprietari e gli ospiti, che hanno così l’opportunità di conoscerli meglio.

Viale Parioli, 184 • tel. 068078242 - 068079505 www.ristorantecelestina.com


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Fabio Campoli

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Foto di M. Battistelli di prankster.biz - Art: Angelo De Mattia

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Flauti di pane carasau con cuore di bue, origano e mozzarella di bufala campana Ingredienti per 2 persone 80 g di mozzarella di bufala 80 g di pomodoro cuore di bue (non troppo maturo) 2 sfoglie di pane carasau 10 g olio extravergine d’oliva fruttato medio un pizzico di cimette di origano un pizzico di sale marino Procedete in questo modo Prendete due sfoglie di pane carasau e bagnatelo sotto l’acqua fresca. Stendetelo su un panno e conditelo con l’olio. Tagliate a fettine sottili il pomodoro. Condite il pomodoro con delle cimette di origano di qualità e un po’ di sale e disponetele sopra il pane bagnato. Prendete la mozzarella di bufala, tagliatela sottile e adagiatela sopra il pomodoro. Arrotolate il pane farcito con pomodoro e mozzarella, tagliatelo in due parti e chiudetelo in modo ermetico nella carta di alluminio. Fate riposare per dieci minuti prima di gustarlo. Per accompagnare Succo di frutta senza zucchero

Pane integrale con yogurt greco e spuma di caffè Ingredienti per 2 persone 1 caffettiera da tre caffè 2 cucchiai di zucchero 2 fette di pane integrale 50 g yogurt Greco Procedete in questo modo Mettete sul fuoco una caffettiera di buon caffè. Versate il primo caffè che esce, quello più concentrato, in una tazza con lo zucchero e lavoratelo con un cucchiaio fin quando non risulterà una soffice crema. Prendete una fetta di pane integrale caldo, spalmatela di yogurt greco e coprite con la crema al caffè. Infine tagliate il pane a piccoli triangoli e gustatelo. Per accompagnare Caffè espresso

Millefoglie di Daniele Tamburini da gustare in sala o in terrazza

Via dell’Ente, 27 • 00060 Formello (Roma) Tel. 06.9089420 • www.linvito.it • ristorante.invito@alice.it


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MOSCATO DELLO ZUCCO: IL NETTARE DI CUSUMANO Un antico vigneto riportato allo splendore grazie alle sperimentazioni dell’azienda siciliana di Monia Innocenti

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usumano è senza alcun dubbio una delle maggiori aziende vinicole italiane, nota a livello internazionale come poche altre del nostro Paese. Uno dei suoi punti di forza, oltre all’ottima posizione dei suoi vigneti e al microclima pressoché perfetto, è la corretta modulazione ed interazione tra innovazione e tradizione: le due caratteristiche si miscelano ad arte creando prodotti unici ed inimitabili. Oltre ai grandi classici, Cusumano si è dedicata al recupero di antichi vigneti come il Moscato dello Zucco, prodotto nel territorio di Partinico con una storia che vale la pena ricordare: Henry d’Orleans, duca d’Aumale, approdò in Sicilia nel 1853 ed acquistò lo sterminato latifondo di circa 6.000 ettari del feudo dello Zucco, nei pressi di Terrasini, a Partinico. Il duca bonificò l’area e la dotò di un complesso

sistema di irrigazione. Il feudo era davvero proficuo: sorgenti, vallate, boschi, case, mulini, ponti, vigneti, uliveti, agrumeti, frassineti, un frantoio, un palmento, moderne ed attrezzate cantine, cantina privata del duca, scuderie, alloggi per il personale ecc. Il progetto del Duca era quello di fare della residenza di Palermo il centro di una florida attività economica che avesse il centro produttivo nel feudo dello Zucco: le sue capacità imprenditoriali lo portarono al successo. Le potenzialità di quest’area e la vocazione vinicola lo convinsero poi nel tentare la realizzazione di un vino unico, un vero e proprio nettare capace di contenere tutti i profumi e le caratteristiche di questo angolo di paradiso. Si concentrò quindi sul Moscato e vinse anche in questa impresa: in poco tempo questo vino raggiunse le corti e le sale da ballo di mezza Europa.

Tornando ai nostri giorni, il Moscato dello Zucco, scomparso per anni, è stato recuperato da Cusumano nel profondo rispetto della tradizione e della tecnica vinicola di allora grazie a dieci anni di sperimentazione: vengono selezionate solo le migliori uve di Moscato bianco, raccolte manualmente nella seconda decade di settembre e trasportate in cantina ad appassire. Qui perdono metà del loro peso e concentrano quindi profumi, dolcezza e gusto. Una pressatura molto dolce ed una decantazione di dodici ore precedono la fermentazione in caratelli di rovere fino all’imbottigliamento. Il Moscato di Zucco riposerà qui per due anni. La produzione resta limitata, solo poco più di 8.000 bottiglie numerate. Un vero e proprio “nettare degli dei”, un’esperienza unica all’assaggio e al naso che non a caso gli ha permesso di vincere premi prestigiosi come i 92 punti del Wine Enthusiast, "The Top 100 in the World" (vendemmia 2008) a dicembre 2012 o i 92 punti del Wine Spectator 2011 (vendemmia 2007) ◆

Cusumano +39 091 8908713 cusumano@cusumano.it - www.cusumano.it


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Yuan Yuan, il dualismo dell’Universo di Maria Laura Perilli

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uan Yuan è artista capace, come pochi, di raggiungere la sintesi di contenuto e forma. La sua pittura, tecnicamente elevata ed altamente identificabile, imprime la forma ad un grido di dolore che comunica, senza compromessi visivi, la stratificazione del suo complesso mondo psicologico. Immagini forti, crude, si alternano ad immagini di estrema delicatezza. Due mondi contrastanti: uno di dolore e sofferenza, l’altro di speranza, di sogni puri e di desiderio di tenerezza e protezione. È proprio nelle opere più tenere, caratterizzate da colori tenui, che Yuan Yuan fa emergere tutta la leggerezza di un mondo magico, immerso in rarefatte atmosfere poetiche. Alcune figure, rese con obliqua volatilità, ricordano per la loro assenza di gravità, per quell’apparente, ma soltanto apparente, distacco da segrete regole compositive, il mondo di favola di Chagall. Come Chagall, infatti, Yuan Yuan attinge “a ricordi dell’infanzia, a sogni, simboli, vicende della sua vita”. I ricordi complessi, dolorosi, invece, lasciano spazio a colori violenti, amalgamati e bilanciati con particolare sapienza. Verdi e gialli impreziositi da lumeggiature, blu ed incarnati terrosi, macerati, sono resi con una pennellata che muove su segreti orditi circolari, sinusoidali o su spazi definiti da sottintese trame triangolari. Un Universo pittorico carico di riferimenti, forse non sempre consci, che oscillano tra le lacerazioni del “bue scuoiato“ di

Yuan Yuan is an artist, like very few, who is capable of achieving the synthesis of content and form. Her painting, techncially elevated and highly identifiable, embeds a cry of pain which communicates without any visual compromises the stratificaton of its complex and psychological world. Strong, raw images alternate into images of extreme delicacy. Two contrasting worlds: one of pain and suffering, and the other of hope, pure dreams and the desire of tenderness and protection. It is exactly in the most tender art, characterised by subtle colours, that Yuan Yuan allows all the lightness of a magical world immersed in a refined poetic atmosphere to emerge. The apparent absence of gravity of some of the figures resembles the fairytale world of Chagall. Similar to Chagall, Yuan Yuan draws 'childhood memories, symbolic dreams, and life events'. Complex and painful dreams, instead, leave space for violent colours which amalgamate and balance with particular knowledge. Green and yellow embellished by highlights, blue and flesh-coloured earth, macered, are expressed by a brush stroke that moves in secret circles,sinusoidal or on defined spaces implying triangulare plots. A pictorally loaded universe of references, perhaps not always consciously, swaying between the laceration of 'bue scuoiato' of Chaim Soutine, “Risata” of Boccioni, and the color of Gruppo Cobra; a universe which Yuan Yuan folded onto himself bringing us back to his personal artistic channel.

Chaim Soutine, la “Risata” di Boccioni del 1911 e l’impeto coloristico del Gruppo Cobra; un Universo che Yuan Yuan piega a se stessa riconducendolo nel suo personalissimo alveo artistico. Wang Duan Ting ci mette a conoscenza di una dichiarazione di Yuan Yuan che illumina la genesi della sua complessità pittorica e psicologica: ”Per me nessuna cosa è certa. Fin da piccola ho perso la fiducia in tante cose. Anche se non ho più fiducia, sento però ancora il bisogno di trovare un modo di esprimere i miei sentimenti”. Per Yuan Yuan la pittura è terapia riuscita! La sua dichiarazione è inconsciamente colma di speranza; è un sogno ad occhi aperti, come diceva Aristotele. È una dichiarazione che ci ricorda quanto recentemente detto da Papa Francesco: ”Non siate mai uomini e donne tristi, non lasciatevi rubare la speranza!”. La pittura è la speranza di Yuan Yuan, talmente personale ed intima nei contenuti e nella tecnica espressiva da non poter essere derubata da alcun processo imitativo, pena il cadere nel ridicolo per chi volesse tentare di farlo! A Yuan Yuan, artista validissima, auguro l’avventura artistica di Artemisia Gentileschi che, tra le prime pittrici della storia, seppe ”infrangere tutte le norme per conquistare la gloria e la libertà”, con un “sacrum facere” che la portò a superare ogni avversità e a muoversi in una società da sempre, purtroppo, incerta e liquida per il mondo femminile ◆

Wang Duan Ting states that Yuan Yuan illuminates her pictorial and psychological complexity: 'For me, nothing is certain. From a young age I lost trust in many things. Even if I no longer have any trust, I still feel the need to find a world in which I can express my feelings'. For Yuan Yuan this therapy was realised through painting. This declaraton is unconsciously a shower of hope; it is a dream with open eyes, as said by Aristotle. It is a statement which recently Pope Francis reminded us of: 'You are never sad men and women, do not let your hopes be stolen!' The picture is Yuan Yuan's hope that, so personal and intimate in her content and in her expressive techniques, to not allow any imitational process to let her fall that would dare to even try so. We applaud Yuan Yuan's artistic adventure, reflecting the work of Artemisia Gentileschi, who was among the first painters in history to be able to 'break all the norms to achieve glory and freedom', with a 'sacrum facere' which overtakes every hardship and moves in a society which, unfortunately, has always been uncertain, and to settle for a feminine world ◆

art Info www.triphe.it


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Un viaggio fantastico tra performance, installazioni e suggestive espressioni

perta al pubblico lo scorso 1° giugno la 55a Esposizione Internazionale d’Arte si tiene fino a domenica 24 novembre ai Giardini e all’Arsenale. La mostra dal titolo ‘Il Palazzo Enciclopedico’ curata da Massimiliano Gioni, uno dei più promettenti curatori d’arte e il più giovane direttore nella storia della Biennale di Venezia, nonché responsabile artistico della Fondazione Trussardi, forma un unico percorso espositivo dal Padiglione Centrale dei Giardini all’Arsenale con opere che spaziano dall’inizio del secolo scorso a oggi. Molte le nuove produzioni: più di 150 artisti provenienti da 37 nazioni affiancata da 88 Partecipazioni Nazionali con 10 Paesi presenti per la prima volta incluso l’Angola che ha ricevuto il Leone d’Oro. Debuttante alla Biennale d’Arte, l’Angola si è aggiudicata il premio per la migliore partecipazione nazionale con il padiglione ‘Luanda, Encyclopedic City’ curato da Paula Nascimento e dal bresciano residente a Londra Stefano Rabolli Pansera. Un premio frutto di un progetto dell’agenzia Beyond Entropy, presentato già lo scorso anno alla Biennale Architettura di cui l’allestimento di quest’anno è l’ideale proseguimento. Parallelamente sono 47 gli eventi collaterali ammessi dal curatore Gioni e promossi da enti e istituzioni nazionali e

Glasstress - Marta Klonowska, The Fish, 2013

Glasstress - Hew Locke, Mummy’s Little Soldier 2013

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Marc Quinn - The Spiral of Glass ph. A.V. Fanelli

di Vittoria di Venosa

internazionali senza fini di lucro, dislocati in numerose sedi della città di Venezia. Tra questi come non citare la mostra/installazione di Ai Weiwei, il dissidente e massimo artista cinese che presenta con il titolo Sacred (fino al 15 settembre) la sua grande e unica personale realizzata per la Chiesa di Sant’Antonin. Questo straordinario lavoro racconta in sei ‘contenitori’ i diversi momenti della giornata di Ai, che vanno dal suo arresto dell’aprile 2011 da parte del governo cinese al conseguente periodo di ottantun giorni trascorsi in detenzione: una toccante via crucis narrata dall’artista in modo doloroso, che vuole essere nel contempo una sorta di denuncia della drammatica situazione che sta vivendo la Cina. Altro grande artista presente a Venezia è l’inglese Marc Quinn, sempre più dissacrante, che alla Fondazione Cini presenta le sue statue che raffiguranti personaggi famosi focomelici (contestatissimo infatti la sua opera gonfiabile di undici metri posta davanti alla Chiesa di San Giorgio Maggiore) ma anche momenti poetici come le grandi conchiglie in bronzo esposte lungo la darsena dell’isola di San Giorgio che si riflettono in laguna. Curata dal critico Germano Celant la mostra rimane aperta sino al 29 settembre. Anche la terza edizione di Glasstress, l’evento White Light/

art

White Heat illustra fino al 24 novembre nello splendido Palazzo Cavalli - Franchetti, nonché sede dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, le opere degli artisti di fama internazionale invitati da Adriano Berengo, fondatore di Glasstress e James Putman, che hanno lavorato con l’elemento vetro nella fornace di Murano. Risultato? Una serie di opere di grande impatto visivo e suggestivo create da artisti, designer, performer tra cui il noto Mimmo Paladino, l’eclettica portoghese Jaona Vasconcelos e l’archistar angloisraeliana Ron Arad. Molto glamour per via della performance artistica di Milla Jovovich, attrice e modella americana. La mostra Future/Perfect firmata Tara Subkoff, che all’interno di un habitat in plexiglas semitrasparente ha visto Milla, che indossava abiti di Marella, sponsor della mostra, chiusa ed esposta ininterrottamente al pubblico per sei ore interpretando il personaggio che l’artista Subkoff ha definitivo ‘the ultimate consumer’. Dissacrante anche la mostra Who is Alice un vero e proprio viaggio fantastico che accoglie i lavori più rappresentativi degli artisti coreani tra cui la provocante istallazione di Xooang Choi, vero pugno allo stomaco con le sue ali realizzate da mani in fibra di vetro che sembrano più vere del vero. Dopo tante opere visionarie, ma fuori dal circuito ufficiale, ecco l’impeccabile lavoro di lighting concept di Fabio Fornasier, artista e fondatore di LUMurano che con ilLUsion un magnifico lampadario in vetro soffiato a Murano, aumenta con il suo design e la sua luce la percezione sensoriale di un ambiente. L’istallazione di due grandi chandelier ilLUsion è ospitata nel grande salone dell’hotal Liassìdi Palace (vedi box a fianco) sino al 29 settembre e conferma, insieme all’abilità creativa di Fornasier, la magia di Venezia risaltata dal fascino della lavorazione del vetro di Murano che nasce dalla forza distruttrice e creativa del fuoco ◆

Future Perfect - peformance di Milla Jovovich - ph. A.V. Fanelli

55° BIENNALE D’ARTE DI VENEZIA

S.AC.R.E.D. di Ai Weiwei - ph ©Ai Weiwei

Glasstress - John Isaacs, Let The Golden Age Begin, 2013

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Liassìdi Palace Hotel, Venezia Lusso, arte e relax vi aspettano a Venezia, negli ampi e curati ambienti del Liassìdi Palace Hotel, un quattro stelle boutique hotel, situato nel centro storico, in una zona di rara tranquillità, a pochi passi da Piazza San Marco. Al confine tra i sestieri di Castello e di San Marco, all’interno del restaurato palazzo gotico ‘Zorzi dalle Colonne Storte’, vivrete la romantica atmosfera delle antiche residenze veneziane, con camere dalle grandi dimensioni, impreziosite da stupende riproduzioni d’autore, dei capolavori che hanno caratterizzato la storia dell’arte pittorica dello scorso secolo come ad esempio Tamara de Lempicka. Al Liassidi Palace Hotel, l’irresistibile fascino di Venezia si mantiene intatto, pronto a sedurvi con una vacanza da sogno circondati da arte e musica. www.liassidipalacehotel.com ilLUsion by Fabio Fornasier - perfomance hotel Liassidi

Who's Alice - opera di Xoo-ang Choi, The Wing, 2008


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Bucolica-mente Country Uno stile e mille declinazioni: viaggio nel mondo, fra glamour e natura. A Vaprio d’Adda (MI), dal 13 al 15 settembre

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al raffinato regista di numerose manifestazioni dedicate all’alta gamma in Italia - tra le tante, la Biennale di Antiquariato di Roma, le fiere del lusso ‘Scrigno’ e quelle dedicate ai profumi come ‘Esxence’ - un nuovo appuntamento a livello europeo: dal 13 al 15 settembre Luigi Michielon tiene a battesimo ‘Bucolica’, nella splendida cornice di Villa Castelbarco a Vaprio d’Adda, in provincia di Milano. ‘Bucolica - Il vivere Country’ nasce come progetto espositivo di carattere culturale e di intrattenimento, per avvicinare il pubblico alla filosofia, allo stile e alle atmosfere della vita in campagna, in linea con una tendenza in forte crescita: il ritorno alla natura, legato al tempo libero, ma non solo. Da questa intuizione, filtrata dalla sottile sensibilità dell'amica Beba Marsano, critica d’arte e scrittrice, nasce ora una nuova esperienza che mette insieme ‘tutti i country del mondo’, e che troverà luogo a pochi km di distanza da Milano, nel parco e nella villa di Castelbarco. In questa occasione si potrà appunto assaporare lo spirito country in ogni sua declinazione: da quello un po’ classico

ed informale di matrice inglese a quello glamour e sofisticato della Provenza, dai sapori forti della Camargue e della Spagna a quelli più familiari della Toscana, dai toni romantici della Bretagna ai quelli più selvaggi dell’Argentina, ma anche senza dubbio all’America e ad un certo tipo di abbigliamento e di vita all’aperto con i cavalli. Passeggiando lungo i giardini e le corti della villa si attraverseranno epoche e nazioni che hanno reso celebre lo stile country. ‘Bucolica’ è insomma una vetrina su uno stile di vita, un richiamo ai valori di ieri e di sempre, ma anche alla consapevolezza dell’oggi, con dinamiche, esigenze e novità. La manifestazione asseconda la complicità tra uomo e natura riscoprendo l’intrinseca eleganza e la sottile ricercatezza del vivere all’aperto, attraverso un'articolata serie di appuntamenti di qualità. Una mostra-mercato costruita sull'attenta selezione di espositori presenta professioni del passato accanto a nuove proposte creative, per introdurre a quanto di meglio offre il mercato in materia di servizi e di prodotti, frutto di antiche sapienze artigiane. Ecco quindi l’arredo - antico e moderno - accanto

ad oggettistica di varia provenienza, abbigliamento, sport, prodotti tipici e artigianato, per recuperare il rapporto con le nostre radici e il gusto del vivere secondo i ritmi naturali, respirando i profumi della terra, gustandone i sapori e godendone i quotidiani piaceri. Gli eventi collaterali alla grande mostra mercato, implicano suggestioni e proposte coinvolgenti, a partire dagli approfondimenti d’arte in sintonia con le atmosfere della manifestazione. L’artista Brigitta Rossetti, sarà presente con una raffinata antologia di opere realizzate per l'occasione; nel suo spazio, trasfigurato come un giardino del desiderio. L'altro ospite d'onore sarà il pittore bolognese Antonio Saliola con una mostra dossier di quattordici dipinti su giardini ed interni incantati. Una serie di incontri con personaggi del mondo della cultura, dell’arte e dell’imprenditoria che hanno scelto proprio la campagna come nuovo stile di vita arricchiranno il programma. E il Golf, espressione del country più glamour, avrà uno spazio dedicato in un campo prova ricreato nei giardini della villa, per permettere a tutti di cimentarsi con questo straordinario sport. Sono anche previste

aree dedicate ai più piccini, che assieme ai genitori potranno scoprire giochi ormai dimenticati. Durante la manifestazione si potranno inoltre visitare le grotte sotterranee rivestite di pietre policrome e conchiglie, e le meravigliose stanze arredate con sculture, busti e frammenti marmorei. La Villa, una delle maggiori in Lombardia, sorge lungo il naviglio della Martesana e il fiume Adda. Nata sull’antico insediamento di un convento cistercense del dodicesimo secolo, ancora oggi l’architettura della villa consente di individuare quello che in passato doveva essere il chiostro, divenuto poi il cortile principale attorno a cui sono stati disposti i vari corpi di fabbrica. Gli interni, oggi, sono stati trasformati in spazi ideali per ospitare congressi, convegni, mostre o ricevimenti. Mentre dal giardino all’italiana s’accede alla limonaia, una delle sale più grandi insieme con il galoppatoio, che sorge all’estremità opposta del complesso ◆ Da venerdì 13 a domenica 15 Settembre, dalle 10.00 alle 19.00 www.bucolicacountry.com media partner


what’s on what’s

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la collezione vini ANNA FENDI di Laura Di Cosimo

VINI della SELEZIONE ANNA FENDI

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iciotto cantine italiane sono state scelte dal gusto dell’eleganza di Anna Fendi, la passione per il vino di Giuseppe Tedesco e il supporto enologico professionale di Michelangelo di Toma, per rappresentare, in un’originale selezione di diciannove vini e due distillati, la collezione AFV (Anna Fendi Vini) che racconta di un viaggio - durato circa un anno - alla ricerca di etichette rappresentative del nostro miglior patrimonio vinicolo italiano. La collezione di vini, con sobrie etichette nere e bianche siglate AFV, è stata presentata a Roma in un evento svoltasi a Villa Laetitia, una splendida dimora storica progettata nel 1911 dall’architetto romano Armando Brasini, oggi trasformata in un fascinoso hotel di charme da Anna Fendi. Durante la serata si è avuta la possibilità di degustare le ventuno etichette e poi, a seguire, apprezzare la raffinata cena con i vini della collezione AFV abbinata ai piatti creativi realizzati da Danilo Ciavattini, giovane chef dell’Enoteca La Torre. Il ristorante debuttava nella stessa serata in questa nuova sede che, quindi, non sarà più a Viterbo, ma avrà gli spazi eleganti di Villa Laetitia, proprio nel cuore di Roma. La selezione AFV ha un numero di produzione limitato, per un totale di circa 15.000 bottiglie, di cantine italiane prescelte in base alla loro interpretazione di una viticoltura di qualità, prodotta con metodi sani.

LAMÈ Prosecco piacevole e fresco, delicato nei profumi e al palato: è ideale come aperitivo. DECOLLETÈ Spumante con una buona olfattiva fruttata e floreale, si presenta all’assaggio piuttosto equilibrato. FLANELLA Pinot Grigio abbastanza intenso nei profumi, molto gradevole nell’insieme. ALAMARO Kerner che convince per un approccio pieno sia all’olfatto, sia al gusto. GROS GRAIN Riesling altoatesino con un naso raffinato che rivela frutta, accenni floreali e minerali. In bocca tornano le sensazioni fruttate e una nota sapida che allunga la persistenza. SABLÈ Vermentino d’impatto molto gradevole al naso, erbe aromatiche e frutta gialla, presenta una bella struttura all’assaggio. PLISSÈ SOLEIL Chardonnay di buon livello olfattivo, frutta bianca in primis e accenni aromatici, abbastanza complesso all’assaggio. SPINA DI PESCE Soave delicato, gradevole e di apprezzabile beva. VOILE Carattere e definizione, è davvero una bella espressione di uve cortese in purezza: invitante al naso, floreale e fruttato, raffinato e convincente in bocca. MADREPERLA Una Falanghina piuttosto espressiva al naso, mela e fiori di mandorlo, al palato è immediato con il ritorno del fruttato nella chiusura finale. FARD Un rosato di delicata fattura, semplice e apprezzabile. CAT’S WALK Un Nero d’Avola piacevole, fruttato e morbido nei tannini. STIFFELIUS Un Chianti Classico che dimostra personalità: profumi nitidi e bella struttura al palato. TWILL Valpolicella che si mostra ricco al naso di aromi fruttati di prugna e ciliegie nere, molto invitanti. Assaggio denso e di buona piacevolezza. OCCHIO DI PERNICE Un Primitivo pieno, morbido e caldo di alcool. NEGLIGÈ Un Brunello moderno, equilibrato e raffinato, con una bella trama tannica. BOLERO Barolo con una buona eleganza olfattiva, si svela al palato piuttosto ricco e di spessore gustativo. BAVERO ROSSO Buon Amarone di stampo tradizionale, con assaggio slanciato da una bella freschezza che dona valore aggiunto alla sua bevibilità. AQUA VITAE Acquavite morbida, di carattere non aggressivo, originale. ZIP Una grappa di buona fattura, complessa.

Cow Show di Paolo Vivian

UNA GALLERIA D’ARTE A CIELO APERTO

I DIECI ANNI DE LA COURT

Castelnuovo calcea (at) Ugo Nespolo, il grande artista piemontese ha aderito con entusiasmo al progetto di Michele Chiarlo, presidente della casa vinicola realizzando una eccezionale opera d’arte per la “porta” del sito ‘Terra’ del Parco Artistico, che il 6 luglio ha accolto tutti i partecipanti alla grande festa per celebrare i dieci anni de La Court. Dieci anni! Tanto è passato, ormai, dall’inizio dell’avventura, il Parco Artistico voluto da Michele Chiarlo sulla collina della sua migliore Barbera. Un vero e proprio museo a cielo aperto, che celebra in maniera unica il territorio e i vini dell’azienda piemontese, impreziosendo i filari delle vigne con installazioni artistiche di nomi di primo piano del panorama artistico mondiale. Su tutti quell’Emanuele Luzzati che, insieme a Giancarlo Ferraris, storico collaboratore di Chiarlo e Presidente dell’Associazione O.R.M.E., è stato uno dei fondatori del Parco. A questi grandi nomi si è aggiunto quello di Ugo Nespolo, pittore e scultore pop tra i più noti in Italia e non solo, che ha accettato di realizzare la propria installazione con la ‘Porta Artistica sui vigneti’ che ha così impreziosito il sito ‘Terra’, uno dei quattro elementi (insieme ad Aria, Acqua e Fuoco) cui è dedicato il Parco. In totale sintonia con la filosofia del luogo, l’opera di Nespolo è una scultura in puro stile Pop, con diversi simboli legati al vino e al territorio, e colori intensi che pongono l’accento sullo spettacolo naturale dei vigneti di Castelnuovo Calcea, territorio dove si svolge ogni anno il grande happening de La Court. www.chiarlo.it

Comune di Ledro, dal 31 luglio Creazioni dell’uomo dentro la natura in un bosco che non ti aspetti: è lo spettacolo che sta sorprendendo visitatori ed escursionisti che si avventurano nell’incantevole pineta di Pur, cuore verde della Valle di Ledro, non lontano dalle sponde trentine del lago di Garda. Per la seconda edizione di Ledro Land Art, un percorso artistico en plein air nato per promuovere insieme paesaggio e creatività attraverso un rapporto di valorizzazione reciproca tra loro, ha visto dall’inizio di luglio le installazione degli artisti invitati: Giovanni Bailoni, Andrea Gaspari, Pietro Gellona e Maurizio Vescovi, Micol Grazioli, Roberta Rizzi e Caterina Agazzi, CAMA (Marco Gobbi, Andrea Grotto, Cristiano Menchini e Adriano Valeri), Angelo Morandini, Plamen Solomonski, impegnati a lavorare lungo il suggestivo sentiero che, costeggiando il torrente Assat, conduce a Malga Cita. I progetti degli artisti coinvolti è costituito da opere originali e molto differenti tra loro - poetiche o ironiche, misteriose o effimere - ma tutte accomunate dal rispetto e dall’ascolto nei confronti del luogo che le ospita e dal loro porsi in relazione con quanti le incontreranno, mettendoli in contatto, in un modo inedito e inaspettato, con la bellezza della natura. Sculture e installazioni nate dall’intrecciarsi di pietre, legni, metalli e altri materiali, rigorosamente ecocompatibili, che aprono un dialogo con atmosfere, suoni e luci del bosco, in una relazione in cui la natura accoglie l’arte e l’uomo rispetta la natura, secondo i principi ispiratori e le finalità di Ledro Land Art: attenzione per l’ambiente e sua integrazione con la creazione artistica, insieme alla riscoperta del paesaggio e dei suoi legami con la storia e le tradizioni del territorio. L’inaugurazione della nuova parte del percorso di Ledro Land Art, fortemente voluto e sostenuto dall’amministrazione comunale di Ledro, è prevista per martedì 30 luglio: un evento in cui arti visive, sonore e performative si mescoleranno in una serata quanto mai emozionante. www.ledrolandart.it


what’s on what’s on what’s on wh Roberto Gatto PerfecTrio, guest Nir Felder

LE TEMPLE DU SOLEIL

GUIDO CREPAX

Palazzo Reale, fino al 15 settembre Si chiama ‘Ritratto d’artista’ la prima esposizione a 360° dell’opera di Guido Crepax, il noto artista milanese dalla poliedrica attività non soltanto come fumettista, ma anche come illustratore di libri, giornali, copertine di dischi, designer pubblicitario, scenografo di teatro, designer per oggetti di largo consumo e creatore di giochi in ambito familiare. L’antologica che Palazzo Reale dedica a dieci anni dalla sua scomparsa del celebre artista illustra molte ‘strisce’ della mitica Valentina che negli anni Settanta divenne l’icona della nuova donna moderna e volitiva. www.valentinabyguidocrepax.it

NORD EST OVEST

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Palazzo Morando, fino al 1° settembre Inaugurata lo scorso giugno la mostra fotografica a cura di Patrizia Mussa, sulla Ville Nouvelle, la città nuova progettata dal nulla dall’architetto Jean Balladur all’inizio degli anni Sessanta in Francia nei pressi di Montpellier. I ritratti, saggi di originale commistione fra antropologia, architettura e arti visive, testimoniano la storia della Ville Nouvelle oggi famoso centro balneare di La Grande Motte - che nel 2010 ha ottenuto dal Governo Francese il riconoscimento di “Città Patrimonio del XX secolo”. Accanto alle fotografie di Patrizia Mussa, cataloghi e oggetti di design di Valeria Motti e Piero Livio. Realizzata in collaborazione con il Comune di Milano Cultura e La Grande Motte. www.costumemodaimmagine.mi.it

Fritz Hansen Store, fino al 28 settembre Un’iniziativa nata dal desiderio di raccontare un progetto e un incontro tra culture lontane e differenti tra Tomoko Mizu, designer e artista giapponese in Italia da diversi anni, e l’iconica seduta Series 7™ disegnata l’architetto danese Arne Jacobsen (1902-1971) per Fritz Hansen. L’artista giapponese ha creato una speciale limited edition di 12 sedie uniche, nelle diverse finiture rielaborate secondo le tecniche antiche di doratura e intarsio. Come il titolo stesso suggerisce, Nord Est Ovest rappresenta il punto di incontro di tre diverse culture: Milano, l’ovest, che si congiunge al nord della Danimarca, sede di Fritz Hansen, attraverso il tratto delicato del Giappone, l’est. www.fritzhansen.com

Casa del jazz, 25 luglio Il grande batterista romano ha dato a questo gruppo il nome di ‘trio perfetto’, a indicare la formazione in cui attualmente si trova più a suo agio. I suoi compagni di palco sono Alfonso Santimone (piano e tastiera) e Pierpaolo Ranieri (basso elettrico), qui coadiuvati da un inedito special guest, Nir Felder, formidabile giovane chitarrista americano. www.casajazz.it

Tributo a Rudolf Nureyev

Auditorium, 27-28 luglio "La danza è tutta la mia vita […] Se mi chiedessero quando smetterò di danzare, risponderei "quando finirò di vivere". Rudolf Nureyev Nel ventesimo anno della scomparsa, un gala rende omaggio al grande ballerino. In scena étoile e primi ballerini provenienti dai Teatri più celebri del mondo, dal Kirov di San Pietroburgo all’Opéra di Parigi, passando per il New York City Ballet e il Bolshoi, fra gli altri. Un evento unico curato da Daniele Cipriani con la consulenza artistica di Valeria Crippa, con proiezioni multimediali dei video-artisti Ginevra Napoleoni e Massimiliano Siccardi. Il 27 l’evento è in Sala Ospiti (ingresso libero fino ad esaurimento posti), il 28 in Cavea (biglietto a pagamento). www.auditorium.com

RICCARDO III

Globe Theater, 29 agosto-12 settembre Nella stagione shakespeariana del Globe 2013 spicca un’opera fortemente moderna, capace cioè di generare un incubo tutto contemporaneo. Nel ‘Riccardo III’ si racconta la feroce lotta per il potere, ma anche le relazioni personali in un periodo particolarmente sanguinoso e corrotto dell'aristocrazia inglese. Questa tragedia ritrae un personaggio assoluto, sanguinario e disumano, la cui negatività riesce a coinvolgere tutti in un gioco al massacro. E la morale rivela il genio senza tempo di Shakespeare: il grande gioco del potere al sevizio dell'uomo produce solo mostri. La regia è di Marco Carniti, nel cast: Maurizio Donadoni (nel ruolo di Riccardo), Sandra Collodel, Federica Bern, Melania Giglio. www.globetheatreroma.com

GENESI

Ara Pacis, fino al 15 settembre Da non perdere la mostra fotografica di Sebastião Salgado che, con sguardo appassionato, sottolinea la necessità di salvaguardare il nostro pianeta, cambiando il nostro stile di vita, assumendo nuovi comportamenti per conquistare una nuova armonia.La terra come risorsa unica e preziosa, da rispettare, conoscere e amare. In mostra oltre 200 fotografie, per un viaggio nei cinque continenti attraverso immagini in un bianco e nero di grande incanto, che documentano la bellezza del nostro pianeta. www.arapacis.it

© Sebastião Salgado/Amazonas Images

NICOLA DE MARIA

GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea fino al 25 settembre La grande antologica dedicata a Nicola De Maria presenta circa 300 lavori su carta che l’artista ha realizzato a partire dagli anni Settanta fino ad oggi. In occasione della mostra sono state appositamente realizzate alcune opere site specific: un’opera muraria di dimensioni imponenti (9x4m), due carte di grandi dimensioni (5x2m) a dimostrazione di come anche il lavoro su carta adattato agli ambienti sia per l’artista parte fondamentale del suo percorso. www.gamtorino.it

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SI PUò BUTTARE

Galleria ILEX, fino al 25 settembre Mostra nata dal ritrovamento di tre album fotografici vicino a un cassonetto a Trastevere, sui quali compare la scritta ‘Si può buttare’. La storia di una vita, forse di una contessa, costituisce il fil rouge dell’esposizione, divenendo l’occasione per passare dal particolare all’universale, dagli scatti che documentano il quotidiano, alle fotografie dei maestri dell’immagine. www.ilexphoto.com

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(Jason Eskenazi, Army base, dalla serie “Wonderland”,1998, Courtesy ILEX Gallery)


what’s on what’s on what’s on wh la voce degli artigiani romani

Le botteghe del centro storico aprono le porte ai visitatori attraverso i Tour che prevedono originali percorsi nei rioni Ponte, Parione e Regola

26-29 SETTEMBRE 2013

Roma capitale del gusto! che ormai sono la mia quotidianità. Proprio quest’anno il nostro laboratorio compie 40 anni, un traguardo importante per la mia famiglia considerando anche il consiglio di mio padre di imparare subito un mestiere”. Fra gli obiettivi del progetto Botteghiamo proprio il passaggio generazionale dell’eccellenza artigiana, chiave della crescita in un periodo di evidente flessione economica. Oggi più di ieri, infatti, gli antichi mestieri rappresentano una risorsa preziosa che soddisfa l’esigenza di alta qualità del Made in Italy. Eccellenza, purtroppo, sempre più rara nel centro storico della capitale come emerso dall’indagine Cna: riduzione di oltre 3mila botteghe nell’arco degli ultimi venti anni. “Diversi anni fa - spiega Michela Piovano - ho avuto la possibilità di affiancare un decoratore-restauratore nel suo laboratorio per sei anni, una persona che ringrazio ancora per la sua disponibilità a svelarmi i segreti del mestiere. Ora, invece, la situazione è più complicata”. A mancare, secondo la maggioranza degli artigiani interpellati, il sostegno concreto dell’amministrazione capitolina: “Prendere qualcuno nella propria bottega significherebbe, in un certo senso, smettere di lavorare per dare la massima attenzione al giovane, di conseguenza non riusciremo a sostenere l’alta percentuale di tasse alla quale siamo sottoposti”. A chiarire ulteriormente la questione Fiorella Caroni, ceramista de La Terra Canta in via del Pellegrino 120: “La chiusura delle botteghe è legata a problemi economici - precisa - al rincaro degli affitti. Oltre alla non conoscenza della qualità artigiana ed alla difficoltà di far pagare un lavoro di qualità contro una mercificazione sempre più globalizzata che colpisce fortemente il settore non solo nel centro di Roma”. Insomma, chi resiste cerca di mantenere un rapporto quotidiano con il territorio di riferimento valorizzando, attraverso la collaborazione, il lavoro artigianale e la propria sapienza. Questa l’essenza di Botteghiamo: creatività, qualità, visibilità… uno spiraglio di luce nel buio che ha avvolto un settore che, più di altri, ha risentito della crisi economica. Botteghiamo allora e… passaparola!

BotteghiAMO Tour 2013 Via del Governo Vecchio, 78 - Roma Tel. 0668301041 - 340 1750665 segreteria@botteghiamo.it - www.botteghiamo.it

Dopo il successo dello scorso anno, saranno ancora i giardini pensili dell’Auditorium Parco della Musica ad ospitare dal 26 al 29 settembre la versione romana del più grande Restaurant Festival del mondo. 12 fra i migliori Chef della città usciranno dalle cucine dei loro ristoranti per deliziare i palati di appassionati e curiosi. Alcuni nomi in anteprima? Il tristellato Heinz Beck del ristorante La Pergola (Rome Cavalieri), Andrea Fusco del Giuda Ballerino (1 stella Michelin), Roy Caceres del ristorante Metamorfosi (1 stella Michelin), Cristina Bowerman, di Glass Hostaria (1 stella Michelin). Troviamo poi Arcangelo Dandini, storico ricercatore delle tradizioni culinarie italiane e patron

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Botteghiamo continua a sorprendere cittadini e turisti della capitale con emozionanti ed insoliti percorsi alla scoperta degli antichi mestieri e delle botteghe storiche. Il progetto, infatti, coinvolge cittadini e turisti osservatori della realtà artigianale locale ed anche tutti i giovani che vogliono intraprendere una professione ormai insolita, ma affascinante. Positivo il riscontro ottenuto sul territorio nel periodo dedicato ai Tour Botteghiamo promozionali, che hanno coinvolto cittadini e turisti incuriositi dall’iniziativa. Via dei Coronari, via dell’Orso, via del Governo Vecchio, via del Pellegrino: solo alcune delle antiche strade dei Rioni interessati, percorse dai partecipanti accompagnati da una guida intenta a raccontare aneddoti e curiosità. Ad arricchire le tappe dei Tour, in programma anche da luglio a settembre 2013, attività artigianali, degustazioni e note d’autore. A dispetto della pressione fiscale, dei costi di gestione, del blocco dei lavori pubblici e della difficoltà di tramandare la propria professionalità i maestri artigiani, grazie a Botteghiamo, aprono al pubblico le loro botteghe svelandone segreti e peculiarità mostrando soprattutto la loro voglia di continuare nonostante tutto. “Botteghiamo è un progetto interessante nato un anno fa, che punta a rivalutare l’artigiano e le botteghe che stanno sparendo” afferma Michela Piovano, artigiana del Laboratorio Piovano in via dell’Orso 26 , “l’iniziativa, anche attraverso i Tour, ci sta aiutando ad ampliare il numero di potenziali clienti ed a far sapere all’amministrazione che ancora esistiamo”. Sulla stessa linea Claudio Poggi, titolare della Tappezzeria Poggi e Presidente dell’Associazione Artigiani di Via dell’Orso: “Botteghiamo in un anno ha fatto dei passi enormi, dando risalto ad una problematica che esiste a Roma da un lungo periodo, cioè quello delle botteghe artigiane sicuramente in crisi. Personalmente, continuerò ad aderire al progetto perché ci permette di far conoscere la nostra qualità”. Un ritrovato entusiasmo, quindi, per gli artigiani che, partecipando agli eventi Botteghiamo, hanno l’opportunità di interagire sia con un pubblico nuovo che comunicare le proprie istanze alle istituzioni attraverso l’intervento delle Associazioni di categoria preposte. Una partecipazione attiva la loro, sostenuta dalla stessa passione degli esordi: “Ho iniziato a lavorare nel laboratorio di mio padre, scultore ed intagliatore, nel periodo estivo quando frequentavo la scuola ed in seguito l’università - racconta ancora Michela Piovano - osservando la sua maestria ho imparato l’arte della doratura e delle decorazioni

Torna a settembre Taste of Roma la seconda edizione capitolina del festival enogastronomico più grande del mondo

del ristorante L’Arcangelo, Giulio Terrinoni, chef di Acquolina Hostaria, e Angelo Troiani del ristorante Il Convivio Troiani. Ogni ristorante proporrà tre piatti, per l’occasione studiati in formato “antipasto” a un prezzo compreso tra 4 e 6 euro. Tra le altre novità, la collaborazione con l’Associazione Jeune Restaurateurs d’Europe, grazie alla quale alcuni chef del prestigioso sodalizio si alterneranno nei primi autentici “Pop Up Restaurant” per deliziare il pubblico con le loro creazioni. INFO Taste of Roma è un evento Brand Events Italy Srl info@tasteofroma.it - www.tasteofroma.it


what’s on what’s on wha Napoli THOMAS BAYRLE Ampia retrospettiva su uno dei pionieri, oltre che principale esponente, della Pop Art europea, il cui linguaggio artistico si caratterizza per unire Pop Art, Arte Concettuale, Op Art. Oltre 200 i lavori esposti, realizzati dal 1960 ad oggi, che offrono un potente ritratto dell’uomo-massa contemporaneo, in cui convivono consumo e ecologia, propaganda e denuncia, sessualità e spiritualità, pornografia e religione. INTERMEDIUM Mostra su Giulia Piscitelli (Napoli,1965) che si concentra sullo “stare nel mezzo”, tra i limiti di spazio e di tempo, e indica un percorso creativo aperto alle possibilità. Riunendo lavori dall’inizio degli anni ‘90 ad oggi, molti inediti, la mostra sottolinea i diversi aspetti della produzione dell’artista, che dedica particolare attenzione alla perlustrazione di Napoli. Una visione di insieme sul processo creativo che non è mai fatto di momenti a sé stanti ma di un continuum di idee ed oggetti, di volta in volta, riutilizzati e rimessi in gioco, acquisendo un nuovo senso potenziale. www.museomadre.it

Ombre d’artista

Salerno, dal 26 luglio al 31 agosto Un concorso di idee per installazioni di architettura contemporanea che indagano il concetto di ombra. La città si trasformerà in un laboratorio di sperimentazione, conducendo i visitatori oltre i tradizionali itinerari turistici. L’edizione di venerdì 26 luglio (ore 10.30 in Piazza Portanova), è una preview dell’evento e presenta “Paesaggi”, installazione sospesa in alluminio riciclato progettata dallo Studio ­- Veiga di Barcellona e resa possibile dal Main Sponsor, CIAL - Consorzio Nazionale per la Raccolta Differenziata e il Recupero degli Imballaggi in Alluminio. www.ombredartista.it

new york

MADRE

In Scena!

Calici di stelle

In tutta la Campania, 10 agosto Anche in Campania l’appuntamento con l’evento estivo del Movimento Turismo Vino prevede quest’anno la collaborazione con Città del Vino ed è dedicato all’anniversario della nascita di Giuseppe Verdi. Il 10 agosto si brinderà in centinaia di piazze e decine di cantine, tra degustazioni e iniziative sotto le stelle, con musica, spettacoli, mostre e arte. I Comuni sono invitati a valorizzare i propri centri storici ma il cuore dell’iniziativa sono gli eventi diffusi tra le vigne delle aziende vinicole aderenti al MTV Campania, disseminate nelle cinque province. “Da Salerno a Benevento, da Caserta ad Avellino e fino a Napoli, in ogni cantina ci sarà un evento a tema per brindare alla notte delle stelle cadenti a ritmo di musica” promette Emanuela Russo, presidente della sezione Campana del Movimento Turismo del Vino. www.movimentoturismovino.it

ROBERT DOISNEAU - Paris en liberté

Reggia di Caserta, Fino al 23 settembre Negli appartamenti storici della Reggia arriva la raccolta di uno dei più grandi fotografi francesi. La mostra, dopo il successo di Roma e Milano, porta al sud 200 fotografie originali, scattate da Doisneau nella Ville Lumière tra il 1934 e il 1991 e raggruppate tematicamente ripercorrendo i soggetti a lui più cari, che sono infatti i parigini: le donne, gli uomini, i bambini, gli innamorati, gli animali e il loro modo di vivere questa città senza tempo. Catalogo edito da Fratelli Alinari Fondazione per la Storia della Fotografia (2012, Firenze). La “Guida della Reggia di Caserta e del suo territorio” è disponibile gratuitamente all’indirizzo www.caserta.arte.it e come APP mobile in iOS per iPhone in italiano e inglese.

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Si è concluso con successo il nuovo festival di teatro italiano a New York Dal 10 al 20 giugno si è svolta nella Grande Mela la prima edizione di un festival teatrale tutto italiano, che ha messo insieme artisti italiani con base lì e compagnie appositamente arrivate dall’Italia. Il programma includeva tre spettacoli in italiano e inglese (prime USA), uno multilingue e quattro letture in traduzione, oltre a vari eventi speciali: dieci serate più che apprezzate da parte del pubblico, che è accorso numeroso (circa 800 spettatori in totale) in tutte le location. Novità assoluta, per questa occasione tutti i distretti cittadini sono stati coinvolti: non solo Manhattan dunque, ma anche Brooklyn, The Bronx, Queens e Staten Island hanno accolto a braccia aperte il nostro teatro. Incluso nelle celebrazioni per l’Anno della Cultura Italiana 2013 negli Stati Uniti, ‘In Scena!’ è stato giudicato positivamente anche dalla stampa, che ne conferma l’alto valore culturale. Sull’onda di questo successo l’organizzazione (Kairos Italy Theater, direttrice artistica Laura Caparrotti) conferma l’intenzione di creare un appuntamento annuale e si appresta a lavorare sul 2014. www.inscenany.com

LA RAGAZZA CON IL VIOLINO “Per anni ho creduto che fosse unica, diversa da tutte le madri, da tutte le donne che avessi mai incontrato. Diversa in tutto: nella lingua dall’accento assurdo e così astrusamente costruita, nei giudizi severi e senza appello, nell’aspetto così fuori dal comune, nella mancanza di trucco, nel modo curioso e stravagante di vestirsi. Nell’assoluta indifferenza per il giudizio degli altri”. Così Giulia Mafai, descrive in questo delicato volume, la storia di sua madre Antonietta Raphaël, donna forte artista curiosa e autenticamente non convenzionale. Figlia di Antonietta e del pittore Mario Mafai, Giulia ripercorre la vita intensa che la porterà a Londra, in Francia e infine in Italia, attraverso gli incontri con artisti e intellettuali, fino all’amore contrastato per Mario Mafai. Il ricordo vivo e affettuoso di una donna fortemente legata alle sue origini ebraiche, tenacemente dedita all’arte e, sullo sfondo, un ritratto fresco e immediato dell’Italia del fascismo e del dopoguerra. Autore: Giulia Mafai - www.skira.net

BIENNALI SOUVENIR Dalla collana Pesci rossi di Electa una panoramica degli ultimi 50 anni della Biennale di Venezia tracciata da Cesare de Seta. L’atmosfera dei tempi, gli artisti di punta, le curatele, le opere; ricordi sapidi, quasi a sfogliare le pagine di un diario insieme ai cataloghi di allora dalla grafica inconfondibile: tra le vicende personali degli artisti appaiono fulminee recensioni e racconti inediti delle varie edizioni. Dalla prima Biennale che de Seta vide, nel 1962, all’ultima nel 2011, il racconto si snoda con uno sguardo critico, senza risparmiare attacchi veementi ad alcune edizioni e ai loro curatori in una disamina disincantata della politica culturale degli ultimi decenni e degli interventi architettonici e urbanistici nella città lagunare che sono stati o avrebbero potuto essere realizzati. Autore: Cesare de Seta - www.electaweb.com

CLETO MUNARI AND FRIENDS Questo volume curato da Marco Fazzini, docente in letteratura inglese presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, presenta per la prima volta e in modo esclusivo le ultime creazioni di Cleto Munari nel campo delle arti applicate. Dopo i gioielli, gli argenti, gli orologi, i complementi d’arredo il grande progettista ha coinvolto dieci designer e artisti per realizzare una collezione unica di tappeti d’arte con Moret. Firmati da Lawrence Ferlinghetti, Dario Fo, Alessandro Mendini, Ettore Mocchetti, Mario Botta, Sandro Chia, Mimmo Paladino, Javier Mariscal, Deisa Centazzo e dallo stesso Munari, queste creazioni sono vere opere d’arte e rappresentano l’apice delle competenze e dell’esperienza d’uno dei più grandi creativi al mondo, che progetta e produce da oltre quarant’anni. Le sue creazioni sono presenti nelle collezioni permanenti dei maggiori musei del mondo, fra i quali il Metropolitan Museum of Art e il Museum of Modern Art di New York. Autore: MarcoFazzini - www.skira.net


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Zucchetti Minipool by Kos

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SERATE ALL’APERTO

Piscine Castiglione - una piscina in Puglia

Linea Light Group - Oh! Solar

Tra terrazzi, giardini e piscine godiamoci l’estate in totale relax di Vittoria di Venosa

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inalmente è arrivata la stagione delle serate all’aperto da trascorrere con la famiglia e gli amici più cari con un drink in mano, in un contesto di convivialità e gusto dove l’eleganza si coniuga con il confort. Usciamo quindi in giardino e godiamoci, in un’armonia di colori, le ultime proposte di arredi e di illuminazione per esterno. Sediamoci in comodi divani e chaise lounge, tuffiamoci in mini pool per rinfrescarci o in grande vasche per tonificarci e poi spingiamoci in fondo al patio per

I signori del Barbecue modello Imperial

preparare gustosi barbecue illuminati da OH! Solar di Linea Light Group che cattura i raggi solari attraverso un pannello fotovoltaico e li trasforma in energia che al calar del sole porta la luce negli ambienti privi di allacciamenti elettrici. Sotto questa luce romantica e green ecco per rinfrescarci la minipool di Zucchetti Kos by Ludovica+Roberto Palomba. Una piscina a sfioro dalla forma scultorea che sembra sospesa nello spazio. Dotata di una seduta circolare che può ospitare fino a cinque persone, è in pratica un mini salotto acquatico all’aperto per condividere piacevolmente con gli amici l’effetto rigenerante dell’acqua. Per spazi più importanti è interessante la soluzione delle vasche di Piscine Castiglione, che hanno ottenuto il 1° premio di Italian Pool Award 2013 nella categoria ‘piscina residenziale per oudoor forma geometrica’. Progettate dall’architetto Giorgio Balestra, le vasche di Piscine Castiglione confermano l’eccellenza estetica e tecnologica di questa impresa, simbolo di una ricerca accurata per scelta di forme, materiali e tonalità.

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Roda sofa Basket

B&B Italia - divano Canasta by Patricia Urquiola

Più articolate invece sono le soluzioni di chaise longue, divani, poltroncine e sedute in grado di trasformare il giardino, la terrazza o il patio in un salotto invidiabile. Un esempio su tutti: la Swingrest firmata da Daniel Pouzet per Dedon, un divano basculante davvero unico dedicato ai più pigri che vogliono sentirsi cullare e sentirsi avvolgere di piacevoli sensazioni. Dalla nota B&B Italia due sono le proposte outdoor di divani e sedute. Ecco la Papilio di Naoto Fukasawa entrata nella collezione per esterni che mantiene il suo carattere plastico e monomaterico tipico del segno progettuale del grande designer giapponese. Di carattere più versatile la collezione Canasta’13 disegnata da Patricia Urquiola caratterizzata dal macro-intreccio di nastri in fibra di polietilene. La versione 2013 si veste di un caldo color tortora melangiato che ricorda la collezione Crinoline della stessa autrice. La Home Collection della olandese Gispen ha rilanciato invece il tavolo e la seduta Histograms firmata da Fabio Novembre, dal segno grafico come un istogramma leggero che tessa una trama favorendo il passaggio della luce creando un effetto cangiante. Per sostare in giardino, in terrazzo o sotto un portico Roda, che da tempo traccia un vero e proprio capitolo nella storia del design avendo creato una dimensione dell’abitare che

Dedon Swingrest by Daniel Pouzet

va oltre i confini delle mura domestiche, propone l’essenza della linea Basket di Gordon Guillaumier caratterizzata da superfici intrecciate come le ceste dell’estrema pulizia formale, dall’ampia modularità e proposta con una elegante gamma di sobrie tonalità. Ethimo, che segue con coerenza la filosofia che la vede ‘vestire’ e colorare gli spazi outdoor nella loro totalità, propone per il 2013 nuovi elementi dal design contemporaneo e allo stesso tempo densi di fascino come il salotto modulare Infinity, espressione di perfetto equilibrio tra funzionalità e armonia, la collezione Flower di tavoli e sedie in ferro verniciate in una delicata nuance azzurra che invita a vivere in giardino in allegria o in alternativa la collezione Cube, che oltre al divano modulare, il tavolino e un pouff dispone di un pratico lettino in corteccia dal colore naturale che arreda lo spazio esterno con forte personalità. E dopo essersi rinfrescati e rilassati per terminare in bellezza la serata, prepariamoci un gustoso barbecue. Parliamo intanto della leader del campo, I Signori del Barbecue, una storia iniziata nel 1987 che con passione e competenza ogni anno presenta diverse collezioni per ogni tipologia di spazio. Ecco ad esempio la linea Imperial di grande versatilità e facilmente collocabile in ogni angolo del giardino.

Ethimo modello Cube - lettino, puff, tavolino e divano modulare

Brera outdoor village

Dedon Fedro by Lorenza Bozzoli


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B&B Italia Papilio by Naoto Kukasawa

Palazzetti invece propone per ogni spazio esterno il barbecue Antille con ampio focolare in refrattario con braciere laterale competo di sottotetto metallico e porta legna in metallo verniciato. Anche Alpes con il suo barbecue dall’accurata lavorazione in acciaio inox e il suo raffinato design contribuisce con un tocco raffinato a rendere le grigliate ancora più gustose. E per chiudere in modo confortevole la serata perché non sedersi in un angolo segreto del giardino e dondolarsi sulla Panton Chair, che Verner Panton, una delle massime espressioni del design del XX Secolo, realizzò per l’azienda tedesca Vitra (distribuita tuttora in Italia da Molteni) alla fine degli anni Sessanta? Un’icona dell’architetto danese tuttora in pole position da chi ama l’eleganza infinita di questa seduta ◆

Vitra outdoor seduta Panton by Verner Panton


SAPORE DI MARE

Conchiglie, coralli, stelle e pesci in versione moderna e allettante. finiscono sulla tavola o sul letto degli appassionati di bollicine e acqua salata di Francesca Volino

Sobrio relax Twils presenta il letto Ekeko, design Cairoli&Donzelli, dotato di un originale contenitore a forma di barca. Il rivestimento tessile con motivo di coralli aggiunge un delicato tocco marino. www.twils.it


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3. Delizia mattutina Un set da colazione pennellato di blu che fa parte della collezione Insolite Impronte di Wald, in kergres decorato a mano. www.wald.it 4. La vita sott'acqua Un suggestivo ambiente marino è il decoro serigrafico del vaso Vaavu di Egizia, in vetro soffiato a bocca. www.egizia.it 5. Trama corallina Un prezioso reticolo di coralli arricchisce il vaso Alif Alif di Egizia, in vetro soffiato a bocca e decoro eseguito in serigrafia manuale con smalti, sabbie di cristallo e argento lucido e satinato. www.egizia.it 6. Effetto anticato La struttura del portacandele Lanterna Mediterraneo di Villa D'Este Home è decorata da pesci e conchiglie. www.villadestehome.it

1. Il mare in cucina I pesci, le conchiglie e le stelle marine di Villa D'Este Home, Collezione Marine, non sono altro che utili e graziosi vassoi e contenitori in ceramica dai mille usi. www.villadestehome.it 2. Big fish Il vaso in vetro bianco dalla forma cilindrica Haa Alif di Egizia ospita un grande pesce turchese e dorato, eseguito in serigrafia. www.egizia.it

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7. 8. Profondità marine I disegni "acquatici" che ricamano il completo matrimoniale e le tovagliette della Collezione Acquario di Mastro RaphaÍl sono di un blu intenso. Il set per il letto è in 100% raso di cotone, le tovagliette in 100% cotone con ricamo a contrasto. www.mastroraphael.com 9. Attrazione fatale Colorate e sfizione le conchiglie in cartone lucido prodotte da Maiuguali. Dotate di calamita, si possono appendere su tutte le superfici magnetiche della casa. www.maiuguali.it

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CULLE DI BENESSERE Essere baciati dal sole mentre ci si lascia dondolare da un'avvolgente amaca. accoccolarsi beatamente su intriganti sedute. Oppure rimanere all'ombra su una raffinata isola di legno. Per un'estate all'insegna del riposo e del glamour di Francesca Volino

1. Prendisole accattivante Abbronzarsi può essere molto trendy distesi su Cloe, un prodotto di MyYour realizzato in polietilene, dal design seducente e l'alta resistenza all'acqua e ai raggi UV. www.myyour.eu


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2. Spettacolo della natura Assomiglia a un grandioso spicchio di luna la seduta girevole Eclipse, progettata da Vincenzo Antonuccio e Marilena Calbini, VM Design, per l'azienda Vgnewtrend. www.vgnewtrend.it


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3. Un arco per sognare Il massimo del relax: distendersi su un'avvolgente amaca e lasciarsi cullare dal suono delle onde. Il sogno diventa realtà con l'amaca ad arco di Forma, completa di rete in cotone. www.guercio-forma.com 4. Microcosmo di relax Grazie alla Pergotenda® 100 di Corradi è possibile ricreare un esclusivo ambiente indoor in uno spazio outdoor. La struttura autoportante conta su un design modulare e contemporaneo. www.corradi.eu 5. Protezione sinuosa Con la Pergotenda® Flux l’azienda Corradi introduce una nuova concezione di copertura curva. Una struttura affascinante, dal design pulito e morbido, realizzato in alluminio. www.corradi.eu

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6. Voluttuosa e raffinata Oltre a essere bella, la sdraio Saigon del marchio Pircher, realizzata in legno di abete trattato, è durevole e non nociva per l’ambiente. In foto anche i tavolinetti della stessa linea. www.pircher.eu 7. Primi della classe I mobili della serie Stromboli prodotti da Pircher sono in legno di frassino termo pressato e raggiungono la più alta classe di resistenza all’esterno. In più, sono eleganti e confortevoli. www.pircher.eu 8. Linea squadrata e solida Il tavolo e le sedie della collezione Flor hanno un’essenza semplice e genuina, che li rende adatti sia ad ambientazioni classiche che moderne. In legno di robinia, sono proposti da Pircher. www.pircher.eu

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9. Eleganza minimal Interamente realizzati in acciaio, il divano e il tavolo Ivy di Emu sono immediatamente identificabili per la loro elegante trama che alterna pieni e vuoti. L’estetica non trascura la comodità, assicurata da una struttura che aderisce perfettamente alle linee del corpo. 10. Dolci oscillazioni Il nido Altea di Varaschin è l'ideale per lasciarsi dondolare dolcemente. La seduta è intrecciata a mano con intelaiatura in tubo di alluminio e fibra sintetica a motivo floreale. www.varaschin.it 11. Caldo abbraccio Uovo di Greenwood è un confortevole guscio su cui dondolare delicatamente, realizzato in rattan sintetico color avana. www.greenwoodmobilidagiardino.com

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