INSIDER magazine

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Anno 5 •

Numero 37 •

Copia omaggio

Marzo/Aprile 2013



Editore Insider Srl Largo Messico, 15 - 00198 Roma +39 0698353089

SOMMARIO MAR

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APRILE

direttore editoriale Mariela A. Gizzi mrl.gizzi@gmail.com direttore responsabile Francesca d’Aloja direzione@insidermagazine.it AMMINISTRAZIONE Raimondo Cappa amministrazione@insidermagazine.it

Cover Villa d’Este, Cernobbio Resort

redazione redazione@insidermagazine.it Irene Cappa

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founded in 1985

coordinamento REDAZIONE redazione2@insidermagazine.it Donatella Codonesu progetto grafico e impaginazione info@csgraphicdesign.it grafica@insidermagazine.it hanno collaborato Alessandra Vittoria Fanelli Alessandro Pini Antonella De Santis Carlotta Miceli Picardi Emanuela Carratoni Enrico Tonali Ester Maria Lorido Fabio Cipriano Fabio Colivicchi Francesca Volino Francesco Mantica Gianni Perotti Laura Mocci Loriana Nei Luisa Espanet Maria Laura Perilli Monia Innocenti Paolo Briscese Pasquale Vitale William Mattei Violante Di Palma Vittoria di Venosa stampa Printer Group Italia Srl 0818701248 www.printergroup.it

economy

reazione dei mercati

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photography

marcello geppetti

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Intermediazione immobiliare

MOTORs

il sogno oltre la crisi

Valutazione di immobili residenziali e commerciali finalizzata alla compravendita immobiliare

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Ottimizzazione e commercializzazione di patrimoni immobiliari privati Organizzazione e vendita immobili frazionati e cantieri Convenzioni mutui con primari istituti di credito Progettazione e ristrutturazione immobili con architetto in sede

fashion

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sport

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vedo optical

castel dell’ovo

coppa america

ANNO 5 - NUMERO 37 Periodicità bimestrale marzo/aprile 2013 Registrazione presso il Tribunale di Roma al n. 58/2009 del 25/2/2009 Iscrizione del marchio presso l’Ufficio Italiano Marchi e Brevetti è vietata la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari realizzati da: INSIDER Srl

Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

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Vil la d ’Este

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regale leggenda sul Lago di Como

Lo splendido palazzo seicentesco, trasformato nel 1873 in resort di lusso per l’aristocrazia europea, è ancora luogo privilegiato per soggiorni esclusivi tra business e glamour di Alessandra Vittoria Fanelli

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Villa d’Este Style Alfa Romeo

resort

Tempietto di Telemaco

Villa d'Este negli anni Trenta

ituato a Cernobbio, su quel ramo romantico del lago di Como, già celebre e oggi ancora più per la presenza di George Clooney che lì vi soggiornò a lungo prima di acquistare Villa Oleandra nel vicino comune di Laglio, il Grand Hotel Villa d’Este non è solo un leggendario hotel che vanta 140 anni d’esperienza alberghiera, ma è soprattutto un raffinato resort che ha conservato l’anima e il genius loci. Il fascino della Villa, dalla superba facciata alla grande terrazza che si rispecchia sul lago, dallo splendido Ninfeo musivo con i dodici omenoni ai lunghi viali prospettici sottolineati dalle statue di Ercole e Mercurio fino ai suoi dieci etteri di parco, magnifico esempio

di giardino rinascimentale, è dovuto all’altissimo livello di ospitalità che permette di soddisfare le richieste più esigenti. Membro di Leading Hotels of the Worlds, il Grand Hotel è stato riaperto, come ogni anno dopo la chiusura invernale ed è già attivissimo per le sue molteplici attività culturali e mondane. Il primo incontro denominato ‘Villa d’Este Style’ si tiene il prossimo 21 aprile ed è destinato ad un raduno di veri appassionati di auto d’epoca, riservato ai soli proprietari dell’Alfa Romeo ‘Coupé Villa d’Este’, la mitica auto realizzata dalla Carrozzeria Touring nel 1949 su telaio Alfa Romeo 6C 2500 SS, entrata nella storia come icona delle auto più desiderate del ventesimo secolo.

La futura regina Maria José del Belgio e il futuro re d’Italia, Umberto principe di Piemonte, ospiti a Villa d’Este


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da gustare sia nel luminoso ristorante gastronomico. La Veranda, aperta sul lago, dove scoprire i sapori delicati dello chef Michele Zambanini, o nel più discreto Grill con vista sui giardini, per cenare sotto i platani centenari e terminare, al suono di note romantiche suonate al pianoforte, al Bar Canova sorseggiando l’ultimo drink. L’hotel dispone anche di uno Sporting Club, collegato all’edificio del Cardinale da un passaggio interno, molto attrezzato e dotato di tre piscine riscaldate di cui una interna, una galleggiante che diventa in estate un tutt’uno con il lago prospiciente e una per i bambini dove si possono praticare diversi sport acquatici. All’interno del complesso si trova il Beauty Center (aperto anche ai non residenti e con ingresso indipendente), un’attrezzata sala fitness e un campo di squash. E per i patiti di golf a otto chilometri si trova il Golf Club Villa d’Este. Fiore all’occhiello è il magnifico parco, classificato Monumento Nazionale nel 1913 e considerato uno dei migliori esempi del barocco italiano, la cui bellezza è caratterizzata dalla presenza di monumenti antichi e dalla prospettiva che parte dal Ninfeo e termina con la scultura neoclassica di Ercole e Lica. Nei dintorni di questo gioiello di ospitalità si possono effettuare gite in battello per visitare l’isola Comacina, la villa Balbaniello e per i patiti del Vip watching la già citata Villa Oleandra di George Clooney, che sembra però voglia lasciare proprio per l’invasiva presenza di molti comuni mortali che a tutte le ore stazionano sul lungolago per catturarne una foto. L’hotel Villa d’Este, con o senza Clooney, rimane il resort privilegiato per il turismo internazionale di classe ◆

Insalata d’astice by Chef Michele Zambanini

resort

www.villadeste.it

Subito dopo l’hotel sarà impegnato in un altro indiscusso evento carico di glamour, il ‘Concorso di Eleganza Villa d’Este’, in cui sfileranno le raffinate automobili d’epoca. Nel Grand Hotel Villa d’Este tutto è improntato al lusso senza tempo, al confort assoluto e al glamour hollywoodiano: saloni sontuosi dalle volte decorate, stucchi, arcate, lampadari di Murano… con restauri e innovative soluzioni high tech discrete e rispettose dell’eleganza degli ambienti. Le 152 camere e suite con vista lago o sul parco sono ripartite in due corpi: l’edificio del Cardinale e il Queen’s Pavillion. Entrambe le strutture hanno finestre e terrazze a picco sul lago, dove lo sguardo si perde nel blu intenso dell’acqua attraversata da gabbiani e placidi cigni. Tutte le suite sono spaziose, dotate di stanze da bagno in marmo e arredate con mobili d’epoca, con pareti rivestite da broccati e velluti, che regalano all’ospite un’atmosfera di residenza privata d’altri tempi.

La Veranda, ristorante vista lago

Sala Napoleone

Villa d’Este, piscina privata

Per un soggiorno invece più romantico o indipendente (ad esempio per famiglie con bambini o piccoli gruppi di amici) nell’interno della proprietà si possono affittare due ville recentemente ristrutturate. Si tratta di Villa Cima prospiciente al lago e Villa Malakoff immersa nel parco. Due strutture accoglienti da casa privata, ma con i servizi di un albergo di lusso forniti da Villa d’Este. L’hotel è conosciuto anche per la grande capienza di sale riunioni che permettono di ospitare congressi di alto livello, quale il notissimo Forum Ambrosetti che vede, ogni anno a settembre, ospitare nei Saloni sontuosi le più importanti personalità politiche, tra cui molti Capi di Stato, che discutono sullo scenario politico e economico mondiale. Non solo meeting d’affari o di alta finanza, ma per chi desidera un soggiorno di pura evasione l’hotel dispone di diversi ristoranti e bar in grado di soddisfare ogni richiesta gourmand

Cardinal Suite corner


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Lo strappo della Politica e la reazione dei mercati: ecco cosa ci aspetta di William Mattei - Responsabile Ufficio Studi Genesi Uln Sim SpA

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I mercati non si smentiscono mai, cercano sempre di “giocare” di anticipo interpretando i rumors per vendere sulla notizia. Così si presentava il copione alla vigilia delle votazioni politiche in Italia, con giornate di quasi euforia nei giorni della tornata elettorale: spread in ribasso, equity in salita trainato soprattutto dai bancari, nonostante lo scandalo in corso su Monte dei Paschi di Siena. Procediamo ora per piccoli passi, cercando di capire cosa è successo, cosa sta succedendo e cosa potrà condizionare l’andamento del mercato azionario ed obbligazionario italiano ed europeo. Come è ormai prassi da molti mesi la de-correlazione tra bond ed equity, che storicamente caratterizza i mercati finanziari, è venuta meno da quando i timori sul debito pubblico di una serie di paesi del Sud Europa si sono acuiti: ecco perché si assiste ad un rialzo dell’azionario solo se la temperatura dei bond, misurata dagli spread, si mantiene sotto controllo. Dalle sale finanziarie operative di tutto il mondo, il consensus dominante, alla vigilia dell’esito elettorale, era in ogni caso che l’Italia avrebbe avuto un nuovo Governo in grado di garantire il rispetto degli impegni presi a livello europeo, proseguire verso la strada delle riforme strutturali così da garantire la governabilità al paese. Entrando più nel dettaglio, il sentiment più diffuso vedeva una vittoria della coalizione del PD con una scontata alleanza post-voto con la neo-formazione politica del premier uscente Monti in grado di garantire la maggioranza in Parlamento. Alle ore 15.00 di lunedì 25 febbraio, le oscillazioni degli indici azionari e dello spread erano direttamente proporzionali ai cosiddetti instant pool, con raffiche di rialzi già nei primi minuti a spoglio aperto; dopo meno di venti minuti, l’azionario viaggia su un +4% e lo spread sotto 280 pb. In questo scenario, pienamente in linea con le aspettative dei mercati, arriva inaspettatamente la doccia fredda: la coalizione del centro-destra - sulla base dei voti scrutinati - sembra sorpassare il centro sinistra; i

mercati cominciano ad andare sull’ottovolante, la confusione prende il sopravvento e l’indice azionario vira velocemente verso il basso passando in pochi istanti da +4% a – 0,35%. Lo spread va in escandescenza volando da 280 a 340pb. L’effetto spiazzamento è forte, si comincia a toccare con mano il segnale che niente è scontato e l’Italia rischia l’ingovernabilità. I mercati archiviano la seduta con segno meno ed a farne da padrone è la fortissima volatilità con titoli che prima chiudono in eccesso di rialzo e pochi istanti dopo vengono sospesi per ribasso. In serata viene certificato lo stato di difficile governabilità per il Paese e il mattino seguente assistiamo a raffiche di sospensioni al ribasso, la cavalcata negativa dello spread e voci addirittura di possibile chiusura dei mercati: un clima da guerra vera. Dai minimi di novembre 2012 fino alla fine di gennaio 2013, il mercato italiano ha registrato un rialzo di circa il 20% per poi ripiegare nel mese di febbraio, annullando praticamente i guadagni e riportandosi ai valori del 16 novembre scorso. Se andiamo ad analizzare i dati ad un anno, vediamo che l’Italia - a confronto dei principali indici mondiali - registra una performance decisamente inferiore, in negativo di circa il 5% contro una media del +13% dell’azionario mondiale. A cinque anni, tale divario si amplia ancor di più: Italia si attesta all’incirca un -50% contro un +20% medio dell’azionario mondiale (graf.1). Per sua struttura, sappiamo benissimo che il peso dei Bancari e degli Energetici condiziona notevolmente le performance dell’indice, tanto che questi due settori insieme rappresentano oltre il 60%, per cui una ripresa del listino deve essere necessariamente trainata da questi titoli. Inoltre, i titoli Bancari sono, a loro volta, fortemente condizionati dallo spread per due aspetti dominanti: il primo in quanto i titoli italiani pesano notevolmente nei portafogli delle banche italiane; il secondo è per l’effetto spiazzamento sulla raccolta delle banche che devono, con rendimenti elevati, pagare più interessi sulle proprie emissioni obbligazionarie.

Cosa aspettarsi e quale strategia adottare? Noi riteniamo in ogni caso che il Paese sia in grado di mantenere gli impegni assunti a livello europeo e trovi i suoi equilibri politici, anche nel caso si dovesse a breve tornare alle urne in modo da non compromettere l’importante fiducia dei mercati. Sul rating, certo, siamo sul gradino basso, l’ultimo gradino che separa l’investment grade dai junk bond, per cui un ulteriore declassamento scatenerebbe una violenta ondata di vendite, soprattutto da parte di quell’ampia sfera di fondi che per regolamento non possono detenere titoli governativi non investment grade.

In un ottica da 3 a 5 anni, la nostra strategia è orientata ad accumulare posizioni sull’azionario italiano guardando soprattutto i seguenti indicatori fondamentali: l’indice P\ book Value del listino italiano al 28 febbraio vale 0,87 contro 1,87 dell’indice azionario mondiale ed il Price Earning si posiziona ad 11,12 contro 15,31 dell’equity world, non male, tuttavia, il dividend yield a 4,00 contro 2,67 del MSCi World. Sui fondamentali e sulla capacità dell’Italia di proseguire nelle importanti riforme strutturali poniamo la nostra fiducia che è alla base delle nostre scelte di investimento ◆

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La Fondazione è impegnata dal ‘75 per salvare, restaurare e aprire al pubblico beni del patrimonio artistico e naturalistico italiano

Per l’ambiente FAI la cosa giusta Adottare con noi un luogo dandogli il proprio nome o quello di una persona cara è uno dei modi per farlo sopravvivere” di Ester Maria Lorido

fronte ai lavori di manutenzione ordinaria che quei luoghi richiedono. Mortifica vedere quanto sia sottostimato l’articolo 9 della Costituzione, secondo cui la salvaguardia di beni dello Stato non è negoziabile. Altre battaglie di rilievo? Risale a qualche anno fa la salvaguardia dell’agro romano, con cui è stato possibile tutelare zone a forte valenza agricola da un’ulteriore invasione di cemento. A livello nazionale, lo scorso Natale ci sono state le primarie della cultura: un’iniziativa che ha dato la possibilità ai giovani di individuare i quindici casi di cronaca attinente all’ambiente verso cui c’era più sensibilità. I cinque più votati sono diventati temi irrinunciabili. È stato un modo per portare alla ribalta la cultura, visto che la politica non la include mai tra gli argomenti della campagna elettorale. L’idea è stata vincente. Come è cambiato il rapporto con le istituzioni nel corso degli anni? Che sensibilità c’è nei confronti dei temi sui quali siete impegnati? Troviamo sempre più attenzione nelle forze politiche e nelle cariche istituzionali proprio perché rispondiamo sempre con fatti e risultati concreti. In 35 anni di lavoro, abbiamo acquisito un’esperienza sul campo che ci fa percepire come un referente di qualità. Tra gli obiettivi del FAI c’è anche quello di educare e sensibilizzare la collettività alla conoscenza, al rispetto e alla cura dell’arte e della natura. Non è un percorso che dovrebbe iniziare dalle scuole? Inizia dal basso perché è dal basso che si è perso. Ecco perché il FAI va inteso - in senso letterale - anche come voce del verbo ‘fare’: non solo ci limitiamo a proporre modelli di tutela e di riferimento, ma li facciamo. Siamo promotori di iniziative all’interno delle scuole, abbiamo un settore dedicato alla formazione dei più piccoli perché entrino in contatto con musei e proprietà del FAI, e possano così avere una visione positiva del patrimonio culturale italiano.

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ai che sia possibile “risvegliare la partecipazione degli italiani non delegando solo allo Stato il compito della conservazione del patrimonio artistico”. Fai che esista una “struttura moderna, capace di grandi interventi di restauro, abbinanti a piani di gestione che permettano ai luoghi di sopravvivere”. Fai che si evitino “investimenti che non hanno destinazione finale, ma che proprio in base a questa si decida l’azione di recupero dei beni”. Fai tutto questo e avrai il FAI, il Fondo Ambiente Italiano. Parola di Sofia Bosco, che ne dirige un fulcro importante come l’ufficio capitolino. Nell’atto pratico, cosa fa la Fondazione? Il FAI è un processo, una macchina, grazie a cui vengono sanati e restituiti alla collettività uno o due luoghi all’anno.

Abbiamo raccolto 70 milioni di euro in 35 anni, che sono stati destinati ai 42 beni che il FAI ha sotto la sua tutela, di cui circa 20 sono già aperti al pubblico. Tra le sue battaglie più famose c’è quella contro i tagli alla cultura. Quale peso hanno avuto? Per dare un’idea, iniziamo col dire che lo Stato italiano destina lo 0,19 percento del PIL alla cultura, vale a dire cinque volte in meno rispetto a Inghilterra e Francia. I tagli sono stati intollerabili: l’azione di valorizzazione si riduce a pura manutenzione dei beni, neanche ordinaria, ma sporadica e senza poter contare su un piano generale di interventi. A Roma, spesso ci siamo dovuti limitare alla messa in sicurezza di alcune aree archeologiche della città e molte altre, come l’Ara Pacis, sono state chiuse proprio per l’impossibilità di fare

Cosa sono le Giornate FAI di primavera? Nell’ultimo fine settimana di marzo, in contemporanea in tutta Italia, e grazie a migliaia di volontari, la Fondazione apre gratuitamente al pubblico circa 700 luoghi d’arte e naturalistici per dare a tutti gli italiani l’opportunità di viverli. Lo stesso proposito anima il progetto degli ‘apprendisti ciceroni’, con cui i ragazzi delle scuole medie si trasformano in giovani guide che illustrano ai grandi i luoghi scelti dal FAI. È un modo per unire le generazioni attorno all’arte e alla storia, sviluppando sensibilità e curiosità verso i temi della nostra cultura. Si crea anche un legame di solidarietà tra le scuole di tutta Italia e il patrimonio italiano. Il FAI raccoglie anche gli allarmi segnalati dalla società civile. Può farci qualche esempio? Sul nostro sito abbiamo inserito l’appello dell’associazione dei direttori dei piccoli musei del Lazio che è la dimostrazione di come i tagli alla cultura abbiano messo in ginocchio molte realtà ‘minori’. Si tratta di una miopia gravissima da parte dello Stato, perché i piccoli musei - che sono la memoria collettiva della società - danno carattere al paese. Di conseguenza, perderli equivarrebbe ad una perdita di identità. La Fondazione opera in grande. Eppure, per diventare ‘amico del FAI’, basta un piccolo gesto… Bastano 39 euro all’anno: una cifra che si trasforma in una serie infinita di opportunità, che vanno da sconti a trattamenti

di favore in musei, teatri, sale di concerto e librerie. In concreto, cosa fanno i volontari del FAI? E quali requisiti servono per farne parte? Sono persone che dedicano parte del loro tempo libero a collaborare con le organizzazioni del FAI territoriale, si mettono a disposizione in occasione delle grandi manifestazioni, oppure accompagnano iniziative culturali nel fine settimana. Per diventare volontari basta essere una persona sana e allegra, che veda il futuro con ottimismo. Tra i modi per sostenere il vostro lavoro, c’è l’adozione di un Bene del FAI. Che cosa si intende? È un modo per legare le generazioni in uno sforzo collettivo che tutela il bene comune. Ad esempio, attraverso l’adozione di una panchina ad un costo relativamente basso (200-300 euro), come abbiamo fatto per Villa Gregoriana a Tivoli. È stata una campagna di enorme successo: adesso tutte le panchine hanno il nome di chi le ha adottate. È uno dei tanti modi per rimanere legati ad una proprietà con un gesto di partecipazione al lavoro del FAI. Altro esempio è la torre medievale nel bosco di Assisi, che una famiglia ha adottato in ricordo della figlia. Inoltre, si può sostenere la Fondazione con il proprio testamento: anche questa è un’azione che ci aiuta tantissimo. In qualità di direttrice del FAI capitolino, ha un sogno nel cassetto? Avere un grande bene storico-artistico a Roma affidato al FAI per applicarne il modello di gestione e convincere con i fatti un sempre maggior numero di persone a sostenerci ◆ www.fondoambiente.it


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Che tipo di clientela si avvicina ai gioielli Boccadamo? Dalla trentenne fino a persone di 70 anni. Non è facile trovare un marchio che può accontentare due fasce di età così lontane. La linea TooBe risalta nelle vostre vetrine? TooBe è stata una scommessa: della serie, soddisfatti o rimborsati. Io sono stata decisamente ripagata. Li ho scelti per questo Natale e li ho venduti tutti in pochissimi giorni. TooBe rappresenta la creatività messa in mano al cliente, che ha la possibilità di trasformare il proprio gioiello a suo piacimento, facendolo diventare un girocollo o un bracciale, cambiando il colore del laccio o delle pietre. È il prodotto giusto da proporre ad una fascia di età intermedia che vuole un gioiello alla moda, in cui il colore non diventa mai pacchiano.

La gioielleria romana e l’azienda di moda: creazioni di classe e attenzione al cliente come espressione migliore del Made in Italy

Dueccì e la grande famiglia di Boccadamo

“I

l signor Boccadamo rappresenta a perfezione l’immagine che vuol trasferire alla sua azienda: è una bella persona, accorta, attenta, meritevole di aver costruito una realtà imprenditoriale propositiva e mai opprimente nei confronti del cliente”. Sono le parole scelte da Chiara Altobelli, amministratore della gioielleria Dueccì, per descrivere la collaborazione con l’azienda Boccadamo. Parole in cui risuona la stima profonda nei confronti di chi ne è a capo, il signor Tonino per l’appunto. Quindi lei ha avuto occasione di conoscere personalmente il signor Boccadamo? Sì, in diverse occasioni. Il titolare ama molto l’immagine della famiglia e proprio per questo motivo con i suoi clienti tenta sempre di instaurare un rapporto “familiare”. Apprezzo molto questo aspetto e come me anche altre persone, perché quando partecipiamo ai meeting aziendali tutti hanno modo di notare questa caratteristica: Tonino Boccadamo non tiene conto soltanto dell’aspetto economico, riconosce anche una grande importanza al sociale e ai rapporti interpersonali. Quando si acquisisce un brand è perché se ne apprezza un insieme di elementi. Cosa ha rappresentato per voi l’inizio della collaborazione con la maison Boccadamo? È stata un’iniziativa di mio marito in un giorno in cui non

ero a Roma. Quando una mattina sono andata a lavoro ed ho visto le vetrine piene delle loro collezioni, sono rimasta perplessa perché rappresentavano un’assoluta novità rispetto a tutta la gioielleria tradizionale. Dovevo farci l’occhio! Con il secondo ordine poi ho apprezzato la validità del prodotto, italiano al 100%, e l’ottima assistenza, che va considerata un valore aggiunto di primaria importanza anche per il cliente, il quale non è obbligato ad attendere mesi per qualunque tipo di esigenza. Qual è il ‘cavallo di battaglia’ del brand? L’ottimo rapporto qualità-prezzo, imprescindibile di questi tempi. Boccadamo offre, ad un costo non elevato, un prodotto curato nei dettagli, dal packaging al profumo con il quale colpire l’olfatto della fortunata che riceverà in dono il gioiello. Questa è una scelta vincente. La gioielleria Dueccì nasce a Monteverde, uno dei quartieri più belli e rinomati di Roma. Qual è l’identikit del vostro cliente? Sono persone più che mature, che hanno tutto. Però devo dire l’aver arricchito le vetrine anche con prodotti Boccadamo, ha attirato clientela più giovane. Prodotti troppo modaioli, colorati, qui non vanno bene. Boccadamo è un articolo che piace: spesso e volentieri i clienti scelgono le collezioni proposte dall’azienda in occasione di un compleanno per i 40 o 50 anni.

Gioielleria dueccì Piazza Rosolino Pilo, 25 - Roma tel. 06 5818893

Boccadamo offre un nuovo concetto preziosità: il valore di un gioiello è soprattutto nella sua capacità di soddisfare qualunque tipo di persona. La linea Mya sembra ben rappresentare questo pensiero. Mya è una linea giovane, pratica, in grado di esser indossata con disinvoltura da una teenager così come da una ragazza di trenta anni. Il brand rappresenta molto bene l’idea del gioiello easy-to-wear: ad esempio, si può scegliere di puntare sulla collezione che propone orecchini con boules in pavè di strass, oppure ciondoli a forma di cuore in cristallo Swarovski: un tocco di luce dalle sfumature gialle, blu o viola. La linea Mya è la dimostrazione di come una creazione semplice e dal tocco delicato possa esaudire i desideri anche del cliente più esigente, molto meglio di quanto un gioiello appariscente possa fare. La linea “Polvere di Stelle”, che è sinonimo di eleganza e sensualità allo stato puro, può essere intesa come un modo alternativo per dare un tocco di classe al proprio abbigliamento quotidiano? Assolutamente sì. È una linea molto fine e originale, è un po’ il simbolo dell’eleganza per Boccadamo. Eleganza che si traduce in collane in argento rodiato con mashball centrale, cristalli e perle Swarovski, dalle tonalità più scure come il nero o più vivaci come il giallo e l’azzurro.

promo

I partner Boccadamo

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La prossima collezione che vuole fare arrivare nelle sue vetrine? La collezione uomo di Boccadamo. Al di là della semplice questione di gusto (mi piace molto), trovo sia bello poter donare - in occasione di un anniversario ad esempio - due prodotti della stessa linea, uno per lei e uno per lui. In questo senso le linee Boccadamo sono l’ideale: le lavorazioni sono simili e si riconosce in ogni particolare l’impronta dell’azienda ◆

Boccadamo opera da anni nel settore orafo-argentiero e i suoi gioielli sono presenti nelle vetrine dei grandi dealer. In queste pagine presenta la gioielleria dueccì


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L’Occhio del fotografo

Cronache, delitti e star: la storia dell’Italia dagli anni ‘50 ad oggi nello sguardo di

Marcello Geppetti

Alberto Sordi sul set di “Una vita difficile” settembre 1961

Tony Curtis in visita a Roma

Audrey Hepburn in una frutteria ottobre 1961

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uello del fotografo non è solo un semplice mestiere, è un modo di vedere la vita. E paradossalmente, la fotografia, pur sconfinando nell’arte, è l’oggettiva registrazione della realtà. Marcello Geppetti è uno di quei fotografi che con il suo osservare e ritrarre la società è andato ancora oltre, documentando la storia d’Italia della seconda metà del ‘900. Reatino classe ‘33, la sua carriera è iniziata precocemente

e presto è approdata ad una delle più importanti agenzie degli anni ‘50-’60. Fra i suoi scatti i primi a fare il giro del mondo furono le drammatiche immagini delle donne che si lasciano cadere nel vuoto durante l’incendio dell’Hotel Ambasciatori nel cuore di Roma, in via Veneto. Passato lì per caso, Geppetti non esitò ad immortalare il macabro evento inaugurando in Italia la figura del fotoreporter. Dopo un primo periodo alle dipendenze di varie agenzie fotografiche cominciò a lavorare come free-lance, iniziando anche una collaborazione, che durerà dieci anni, con il ‘Momento Sera’, uno dei più importanti quotidiani italiani dell’epoca. La sua vera fama è legata però all’essere parte del gruppo di più prosaici fotografi che ispirò Federico Fellini a creare la figura del Paparazzo nel film ‘La Dolce Vita’ del 1960. Il set a cielo aperto di Roma, dove circolano le maggiori star internazionali, è ritratto dai fotografi di tutto il mondo, ma attraverso il suo obiettivo assume una luce intima e diversa. I divi non vengono solo colti negli scatti ufficiali, ma anche e soprattutto nei backstage, alle feste di fine riprese, o addirittura alle cene in osteria o nelle case private. Il risultato è una galleria di volti noti immortalati in momenti di intima naturalezza, mentre scherzano, ridono e ballano fra di loro, proprio come persone “normali”. Jack Lemmon al bancone di un bar, John Wayne in piedi sul bordo della fontana di piazza Esedra, James Stewart per i vicoli di Roma con la famiglia, Audrey Hepburn a passeggio col cagnolino.... e persino i Beatles. Un aneddoto racconta come solo analizzando la foto che aveva scattato a John Lennon durante la conferenza stampa all’Hotel Parco dei Principi, avesse notato che il cantante portava le lenti a contatto, dopo che per questioni di immagine il suo manager gli aveva vietato di indossare occhiali.


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Monica Vitti e Alain Delon Liz Taylor e Richard Burton in macchina uscendo dal ristorante l’Escargot 10 aprile 1962

Sophia Loren, Carlo Ponti, Vittorio De Sica in macchina 1960

È grazie a questa capacità di cogliere l’attimo al di fuori dei clichè che Geppetti scatta foto che hanno fatto epoca, come il primo nudo di Brigitte Bardot e il bacio tra Liz Taylor e Richard Burton, ancora oggi uno degli scatti più pagati dell’agenzia. Accanto a queste immagini di vita, continua l’attività di carattere documentaristico, che testimonia oggi gran parte della storia d’Italia nella seconda metà del secolo scorso. I delitti che fecero scalpore, le Olimpiadi di Roma nel ‘60, il boom economico, gli anni di piombo… le immagini di Geppetti appaiono su Time Magazine, Life, Vogue, Donna Karan e in occasione di importanti esposizioni nelle gallerie delle principali città italiane e non solo. I suoi scatti più famosi sono venduti nelle aste di Sotheby’s e due suoi ritratti, il già citato bacio e Anita Ekberg che assalta i fotografi con arco e frecce, sono entrati a far parte dell’elenco delle 30 immagini più famose della storia della fotografia, dove il nome di Geppetti figura accanto a quello di Andy Warhol e Cecil Beaton. Dopo la sua morte, nel 1998, un’immensa galleria di oltre un milione di fotografie raccolte in quarant’anni è l’eredità lasciata ai posteri. Per valorizzarla nasce la Marcello Geppetti Media Company, che si sta occupando di digitalizzare e catalogare questo inestimabile patrimonio per renderlo accessibile al pubblico. Ad oggi informazioni sul catalogo in progress sono disponibili online ed una App può essere acquistata su ITunes ◆ www.marcellogeppetti.com DC

Le tentazioni del dottor Antonio, episodio diretto da Federico Fellini del film “Boccaccio 70”


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Galatea Ranzi

L a grand e bel lez z a d el teatro di Donatella Codonesu

ph Stefano Cioffi

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l fascino sofisticato dell’eleganza, la grazia del sorriso, una delle figure femminili più interessanti sulla scena. Non stupisce che Galatea Ranzi dopo il diploma all’Accademia di Arte Drammatica abbia collezionato una lunga serie di successi accanto ad un grande maestro del teatro italiano del Novecento, Luca Ronconi, attuale direttore artistico del Piccolo Teatro di Milano. Lungo la sua brillante carriera ha interpretato testi di grande interesse e spessore, da Garcia Lorca a Eugene O’Neill, passando per i classici di ogni epoca. Un indiscusso talento, incoronato già all’esordio con la conquista del Premio Ubu come migliore attrice giovane (1988). La grande passione per il teatro non le ha comunque impedito di dedicarsi anche al cinema, dove ha debuttato con i Fratelli Taviani (in ‘Fiorile’, nel 1993) lavorando poi con registi come Michele Placido, Paolo Virzì, Giuseppe Piccioni e Cristina Comencini. Ad aprile è in uscita nelle sale il suo

ultimo lavoro cinematografico, ‘La grande bellezza’, di Paolo Sorrentino, nel quale appare al fianco di Toni Servillo e Carlo Verdone. E dal 9 aprile al 14 aprile è impegnata sulla scena milanese con un monologo tratto da Anna Maria Ortese e diretto di nuovo da Ronconi, che le è valso il Premio Eleonora Duse alla carriera ad ottobre scorso. ‘Il mistero doloroso’ è il racconto di un amore impossibile tra una fanciulla del popolo ed un principe, nella Napoli del Settecento. Testo che raccoglie le voci di molti personaggi, tutti incarnati in scena dalla sola Galatea. Un’attrice che è stata negli anni Cordelia, Antigone, Elettra, Gertrude, Mirandolina... cosa c’è di lei nei mille diversi ruoli in cui è sempre tanto convincente? ‘Non lo so… non me lo domando mai quando affronto un nuovo lavoro e incontro un nuovo personaggio. Magari a posteriori, anche dopo anni, mi capita di fare qualcosa e vi riconosco un possibile gesto di uno di loro. Sicuramente ci sono vasi comunicanti fra attore

e personaggio, ma mai penso in cosa mi somiglia. Anzi, più è lontano da me, più mi affascina il poterlo rendere. È come se lo ingerissi e gli lasciassi usare il mio corpo…’ Un pò come essere posseduta, insomma. ‘In effetti è questo, ancestralmente, il mestiere dell’attore…’ Un mestiere che la porta tanto sullo schermo, e tantissimo sul palco. Due declinazioni diverse dello stesso lavoro, ma il suo cuore da che parte sta? ‘Mi piace molto il cinema e penso ancora di non aver fatto il MIO film. È straordinario, permette di fare cose meravigliose, difficili, che arrivano… però quando per un po’ di tempo non faccio teatro mi viene la crisi di astinenza.’ Per fortuna riesce a conciliare le due cose, dando al pubblico l’occasione di ammirarla spesso. La sua è una carriera sempre molto impegnata, anche logisticamente. Come si concilia con una vita familiare? ‘È difficilissimo, richiede un’organizzazione non indifferente, tante presenze

che aiutino, il papà in primis e poi molti altri.’ I tre figli, 16, 13 e 5 anni, sono molto presenti andandola a vedere ‘con il giusto distacco, con senso critico, ma anche condividendo la gioia di una cosa che sia venuta bene.’ Da dieci anni vivono a Siracusa: una scelta d’amore per la città, anzi ‘una scelta estetica: ci è così piaciuta che abbiamo deciso di passarci un pezzo di vita’. In effetti la penisola di Ortigia è meravigliosa - anche se ‘potrebbe essere molto più viva e invece dorme un po’’ - e per una grande attrice ha indubbiamente il fascino aggiuntivo del teatro greco, dove ogni due anni vengono rappresentate le tragedie. Che l’hanno vista in scena ben tre volte, segnandola con una bellissima esperienza: quella legata alla magia del luogo, innanzitutto, che ‘è un’emozione in sé’. E poi con il ruolo che più di tutte le è rimasto nel cuore: un’Antigone con la regia di Irene Papas (nel 2005), che è stata un po’ l’apice della sua carriera. Fino ad oggi, almeno ◆

interview


Il Sogno oltre la crisi di Gianni Perotti

Aston Martin 100 Year Vanquish 12cilindri Lo status di icona che ha accompagnato negli anni Aston Martin e la fama che si è guadagnata a livello mondiale si basano sulle prestazioni e sull’elegante design delle vetture rese leggendarie negli ultimi 50 anni, come le auto di 007 in 11 dei film che hanno come protagonista James Bond.

Bugatti Veyron 16,4 Il sogno dei sogni. Il massimo oggi esistente in fatto di dinamica, potenza, blasone. Esiste solo in bianco o in blu, 16 cilindri, 7,9 cc, 1200 hp, 400 km/h, 0-100 Km in 2,6 secondi! Interni in fibra di carbonio, alluminio e magnesio. Questa auto estrema supera il milione di Euro.

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er contrastare la crisi economica e il conseguente senso di rinuncia che ha determinato il clamoroso calo delle vendite di auto, le Case automobilistiche reagiscono con il fascino delle supercars. Una provocatoria serie di proposte da sogno destinate a scuotere dalle fondamenta l’atmosfera di sconforto, arriva dai Saloni dell’Auto di Detroit, Ginevra, Chicago, Dubai.

Non il lusso, che sarebbe fuori luogo in questo momento di calo del PIL e di avanzata dei redditometri, ma l’eccellenza tecnica, la sublime perfezione, la voluttà. Non importa se si tratta di auto destinate a pochi o anche soltanto ad essere oggetto di passione, l’importante è dare energia alla bellezza che è sempre etica. I prezzi? Se chiedete il prezzo di una di queste auto significa che non potete permettervela ◆

Corvette C7 La GT americana, simbolo di passione e sportività racchiude la leggendaria storia del modello Stingray del 1963. La versione 2013 rafforza il mito: 8 cilindri, 6.2 litri di cilindrata, 450 hp, 0-100 Km in 3,9 secondi, per le finiture unisce la pelle all’alluminio e al carbonio.

Lamborghini Adventador È l’auto che contende a Ferrari il compito di rappresentare l’Italia ai massimi livelli: 12 cilindri, 6,5 cc, 700 hp, 350 km/h, accelerazione 0-100 in 2,9 secondi. Fanatismo e passione del dettaglio (il volante è tricolore) fanno della Adventador il massimo oggetto di desiderio.


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Maserati V8 twin turbo, berlina di lusso con l’anima sportiva Presentata a Milano nella splendida cornice del Salone dei Tessuti, la nuova quattroporte del Tridente è una vettura lussuosa che strizza l’occhio a una clientela upperclass di Paolo Briscese

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ussuosa, sportiva e confortevole, la nuova V8 twin turbo è l’ammiraglia di casa Maserati, fiore all’occhiello dell’eccellenza italiana. Giunta alla sesta generazione, la nuova vettura è più grande e leggera, più lussuosa e funzionale delle versioni precedenti. Con i suoi 307 km/h di velocità massima, può competere con la maggior parte delle supercar a due porte. Insomma, un vero e proprio balzo in avanti per gli amanti del settore. Nonostante il suo carattere ipertecnologico, questa “limousine di lusso”come l’ha definita la stampa internazionale, rimane fedele alle tradizionali caratteristiche delle berline sportive di segmento alto del marchio. Linee slanciate ed eleganti caratterizzano il suo design rigorosamente Made in Italy. Maggior lunghezza e peso ridotto, dunque, si abbinano ai ruggenti motori disponibili: il V8 3.8 da 530 cavalli e il V6 3.0 da 410 cavalli anche in versione trazione integrale.

Scheda tecnica Motore

3.8 da 530 cavalli V6 3.0 da 410

Cilindrata

3798 cc

Potenza

max 390kW (530 CV) a 6800 giri/min.

Coppia

max 650Nm a 2000-4000 giri/min.

Velocità

max 307 Km/h

Consumo Urbano Extraurbano

17.6 litri/100 km 8.6 litri/100 km

0-100 KM/h

4,7 secondi

Il motore potente e l’abitacolo spazioso sono gli elementi cardine del suo design dominato da un frontale lungo e imponente e da una calandra concava con il simbolo del Tridente. La famiglia di motori a iniezione diretta si compone di un V8 da 3,8 litri e di un V6 da 3,0 litri: due nuovissimi propulsori dotati di sovralimentazione twin turbo progettati da Maserati Powertrain e assemblati dalla Ferrari a Maranello. Il motore V8 da 3,8 litri raggiunge i 100 km/h in appena 4,7 secondi e una velocità massima di 307 km/h. Il lusso sposa l’high tech nell’abitacolo della vettura, grazie al display Maserati Touch Control, ai pedali regolabili, alle telecamere per la retromarcia e all’impianto audio Bowers & Wilkins, fornito come optional, da quindici altoparlanti, nonché al WiFi WLAN e alla compatibilità con i più moderni cellulari. Insomma, una vettura lussuosa ma senza eccessi, dall’animo raffinato, con tocchi sapienti di sportività ◆


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Guzzi California:

radicalmente Custom Arriva la versione ‘hard core’ della ormai già conosciutissima California Una moto più minimal, più diretta, più cattiva Solo per veri appassionati

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era una volta la Guzzi California Touring. Sbarcata sul mercato qualche mese fa, era considerata una delle moto più grosse e potenti presenti sul mercato, ideale per amanti delle due ruote all’americana, quelle moto da sogno con cui percorrere a tutto gas le superstrade da San Francisco a Los Angeles, passando per lo Yosemite Park, il Deserto Dipinto, Malibù e Hollywood. Per coloro a cui il mondo non basta, entra ora sul mercato una nuova versione della già celebre moto: arriva il gemello cattivo. La Moto Guzzi California 1400 Custom, costruita con la stessa base meccanica della precedente, si propone ad un pubblico estremo, con uno stile aggressivo ed una guida imponente derivati da piccoli, ma radicali accorgimenti. Quindi: no a gadget e accessori luccicanti, no a frivolezze da parvenu della sella, no a valigie, parabrezza e qualunque cosa non sia estremamente indispensabile per condurre a due ruote. La Custom è una moto dura e pura, di quelle che

piacciono a noi, appunto duri e puri: due ruote, un motore sella e manubrio. Si aggiungono a queste caratteristiche basiche altri elementi tipici di questo modello: posizione di guida estremamente sportiva, bicilindrico a V di 90°, il più grande mai realizzato in Europa, acceleratore ride by wire che consente la scelta tra tre diversi tipi di motorizzazione: turismo, veloce e pioggia. Insomma, quella che abbiamo di fronte non è certo uno scooter per svincolarsi dal traffico. Con i suoi 318 chili in ordine di marcia, la Guzzi California 1400 Custom è una tra le moto più pesanti presenti sul mercato. Il lavoro di ricercatezza e rifinitura che si cela dietro lo stile solo apparentemente minimalista è anch’esso un plus che, ovviamente, si paga. Per la precisione, 17.300 euro chiavi in mano, che aumentano leggermente nel caso si vogliano aggiungere il kit di borse laterali o la sella biposto previsti come optional ◆ FM

Roma, Piazza Monte Grappa, 1 (Inizio V.le Mazzini) Tel. 06 3243556 - info@chemoto-roma.it


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rio yacht

Colorado 54

Hard top fra lusso e sport

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odello di punta della Rio Yachts, Colorado 54 è un hard top luminosissimo e sportivo, chiudibile ma autentico open, una barca in grado di unire emozione e razionalità. Presentato a maggio di due anni fa al salone di Genova, si tratta di un modello particolare, aggressivo fin dal design ma nel contempo estremamente attento all’abitabilità. Non a caso, ad essa è destinato l’84% del volume dell’imbarcazione, mentre solo il 16% è riservato alle volumetrie tecniche.

yacht

di Francesco Mantica

Se, pertanto, il punto debole delle imbarcazioni di questo tipo è in genere la mancanza di aria e di spazio, le scelte stilistiche applicate al Colorado 54 vanno nella direzione opposta: nelle parti comuni sono state eliminate paratie e divisori, facendo diventare ambienti chiusi degli spazio ariosi. Anche gli arredi sono stati studiati per poter essere nascosti e creare ancora più spazio. In ogni parte della barca lo spazio esterno e quello interno dialogano in continuazione. Di particolare interesse, in questo senso, è la porta in cristallo curvo con finitura a specchio tra pozzetto e timoneria, che

divide in due il ponte principale: quando non serve, la porta scompare nel soffitto, rendendo l’aspetto dello scafo come quello di un vero open. La spaziosità si vede anche nella cucina, esaltata dal soffitto di cristallo e dall’habitat particolarmente spazioso e luminoso. Per quanto riguarda la dotazione tecnica, il multifunzione Raymarine E140 da 14” in 16/9 touchscreen gestisce ogni funzione: pilota, gps, radar, scandaglio, fino alle telecamere di sorveglianza in sala macchine. Qualche marinaio resta ancora affezionato alle manette vecchio stile ma, dopo

aver preso confidenza con il joystick, difficilmente si torna indietro: fino a pochi anni fa controllare i movimenti laterali, obliqui e rotatori, con il semplice tocco su una piccola manopola era pura fantascienza. Lungo 16,45 metri, per 4,65 di larghezza, il Colorado 54 è la perfetta sintesi tra la barca di lusso e quella sportiva: piacevole da vedere, è ben impostata nella struttura ed estremamente soddisfacente nelle prestazioni. Basti pensare che lo yacht raggiunge la velocità massima da fermo in 39,4 secondi. Prezzo di listino: 980 mila euro ◆


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Fotocamere... per chi è sempre in viaggio Compatte, maneggevoli, resistenti per documentare esperienze itineranti ad alta definizione Sony RX100 Compact Digital Camera In un mercato in declino a causa dell’agguerrita concorrenza di smartphone con fotocamere ad alta definizione, i produttori di macchine fotografiche compatte si stanno concentrando sempre di più sulla qualità dell’immagine. In questo senso, la RX100 non ha quasi bisogno di presentazioni: un sensore di grandi dimensioni (20 megapixel) consente infatti di produrre immagini di notevole impatto. Facile da utilizzare come una point and shoot ma potente come una DSLR di fascia bassa, questa fotocamera compatta è disponibile ad un prezzo di listino di 650 euro.

Canon Powershot N Originale fin dal design, fatto di simmetrie, comandi a ghiera innovativi e schermo touch inclinabile, la Canon Powershot N è una fotocamera integrata che offre un approccio particolare all’utilizzatore: la nuova modalità di ripresa, Creative Shot, è stata pensata infatti per dare ad ogni foto una serie di imprevedibili effetti creativi, mentre la connettività Wi-Fi integrata fa di questa macchina l’ideale per gli amanti della condivisione, che può avvenire così in tempo reale. Il sensore CMOS da 12,1 megapixel, coadiuvato dal processore d’immagine DIGIC 5, consente una buona qualità dell’immagine, ma è soprattutto il pulsante Mobile Device Connect a richiamare l’attenzione: grazie ad esso le immagini possono prendere immediatamente la via dei social network. Disponibile dal mese di aprile, prezzo di listino 330 euro.

hi tech

GoPro Hero 3 Black Edition Tra i modelli action camera, noti per versatilità e facilità di utilizzo e ideali negli sport estremi, GoPro Hero 3 Black Edition è sicuramente una spanna sopra tutti. Piccola, leggera ma potente, indossabile e installabile su equipaggiamento, impermeabile fino a 60 m e capace di scattare foto da 12 MP a una velocità di 30 scatti al secondo, questa fotocamera è un pezzo che non può mancare nel kit dell’avventuriero: scatta ottime fotografie e non teme gli agenti atmosferici. Proprio per questa sua caratteristica non dispone di uno schermo LCD, tuttavia è possibile collegarla a smartphone o tablet per vedere tutte le immagini scattate. Un fotocamera d’obbligo per tutti gli sportivi, al prezzo di listino di 449 euro.

Fujifilm X100S

Nata per soddisfare le aspettative più alte dei puristi fotografici, la nuova versione della Fujifilm X100 è in grado di produrre foto di eccellente qualità in qualsiasi condizione metereologica. Lo spiccato design retrò e vintage in pelle e argento rende questa compatta del tutto atipica, soprattutto se si rapporta la cifra stilistica alle esaltanti dotazioni tecniche: il sensore APC-S di 16,3 migliora in generale le prestazioni della macchina che ha tempi davvero rapidi, accensione in 0,5 secondi, shutter lag di 0,01 secondi e raffica di 6 fotogrammi al secondo alla massima dimensione d’immagine. In più, ad esso è integrato un sensore AF a rilevamento di fase che porta ad un sistema di messo a fuoco definito da Fujifilm ‘il più rapido al mondo’. Prezzo di listino: 1.199,99 euro. FM

Piazza del Parlamento, 8 - 00186 Roma Tel\fax +39 0668192661 - Cell +39 3927883245 info@sartoria-al-corso.roma.it - www.sartoria-al-corso.roma.it


Vedo optical

Calvin Klein

nche se l’estate è la stagione in cui ci si sbizzarrisce con le tinte forti, i due colori-non colori per eccellenza continuano a mantenere le loro posizioni. Il bianco, per l’immagine di freschezza, il nero per la straordinaria duttilità di abbinamento. E, elemento non trascurabile, per la capacità di mimetizzare i chili in più e di adattarsi a tutte le capigliature. Dal grigio al nero corvino, dal platinato al rosso più violento. I due colori insieme poi sono un evergreen che attraversa incontrastato i tempi. Questa primavera-estate non è da meno, con una prevalenza di optical. Molta geometria negli accostamenti, ma anche stampe. Qualche esempio? Il due pezzi di Diane Von Furstenberg con larghi pantaloni e tunica. Miu Miu dipinge flash di bianco alla Hartung sul minimale completo nero. E stampa in nero sulla candida pelliccia (sì, pelliccia d’estate), da portare con gonna di lino bianca e infradito. Viktor & Rolf puntano sugli effetti speciali, as usual, e mettono grandi rose nere vagamente déco sulla lunga gonna bianca. Oppure insistono sulla bicromia. Come nel lungo abito metà bianco e metà nero. Calvin Klein il bicolore lo sperimenta sovrapponendo all’abito longuette bianco una rete nera. Decisamente optical il quadrato di Louis Vuitton per tubini e tailleur. Quadrati particolari anche sul fresco tubino da educanda di Marni.

Viktor & Rolf

Ermanno Scervino

A

Gabriele Colangelo

Diane Von Furstenberg

di Luisa Espanet


Tod’s

Valextra

Marnie

fashion

Fratelli Rossetti

Gianvito Rossi Louis Vuitton - ph GoRunway

Tratti bianchi a formare disegni che richiamano i costumi dei nativi americani sull’abito aderente di Ermanno Scervino. Ricami profilati di nero, invece, impreziosiscono la sua blusa di seta bianca da abbinare ai fuseaux neri. Simboliche mani, con un paio di forbici bianco metallizzato, spiccano sulla tunica asimmetrica del completo nero di Costume National. Un gusto per l’asimmetria che si ritrova nel completo gonna bianca e top nero. Giochi geometrici sul bianco e nero da Jil Sander. Sono sui lunghi gilé, sugli abiti, sui pull da abbinare alle gonne svasate. Un rettangolo bianco compare a sorpresa sul bain de soleil nero di Gabriele Colangelo. Rivisita il più assoluto degli insiemi, camicia bianca e gonna nera, l’abito di Simone Rochas con corpino in cotone dal colletto alla coreana e manica lunga e gonna svasata in vernice trasparente. La punk girl di DSquared interrompe, con una T-shirt di jersey bianca, il tutto nero e catene. Particolare l’uso dei due colorinon colori da Y 2. Sull’abito nero con grande scollatura sul dietro, ecco piccole righe bianche lungo lo scollo e l’orlo della gonna. Sull’immacolato tailleur con gonna pantaloni, ecco imprevedibili tre righe bianche sulla manica. Anche gli accessori si adeguano al diktat del bianco e nero. Camper propone l’animalier ma rigorosamente black & white: la sneaker con patchwork di maculato e gli stivaletti con vistosa suola e tacco di sughero in nabuk zebrato. Tod’s presenta una versione della D bag in pitone nelle due tinte. Per Valextra la Dada Bag è nera o bianca, così come per Jil Sander la nuova Key Bag. È bianco e traforato il mocassino Brera, il must dell’estate dei Fratelli Rossetti. È nero il provocante sandalo con listelli in seta di Gianvito Rossi ◆


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Uomini in bianco e nero

Luxury items Gli accessori must have di questa stagione, declinati in forme e materiali diversi. Per uno shopping glam, easy e decisamente stylish

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1. La Petite Robe Noire Eau de toilette 100 ml Spray, Guerlain www.guerlain.com 3

2. Dior Chérie Bow Edition 5 couleurs www.dior.com 3. Pochette in vernice rosa shocking con dettaglio morsetto, Gucci www.gucci.com 4. Montblanc 4810 Exclusive Collection Bagle in oro bianco e diamanti www.montblanc.com 4

e per la donna il bianco e il nero, specie in abbinamento, sono un tema ricorrente dell’estate, per l’uomo non è così. Il bianco è sempre protagonista, per il vestire formale come per il casual, mentre il nero è raro. Quest’anno compare forse di più degli anni scorsi, ma è dosato. Dirk Bikkembergs lo propone per l’abito con giacca aderente. Ma, per attenuarne l’austerità, lo completa con una coloratissima camicia stampata a fiori e sandali. Linea asciutta per l’abito nero di Giuliano Fujiwara. John Varvatos reinterpreta il gessato in tessuto leggero. Sul tre pezzi total white aggiunge un flash di bordeaux. Pantaloni neri da DSquared, accostati con la camicia a maniche corte, bianca a pois neri. Tessuto bianco e nero per i completi dall’impeccabile taglio sartoriale di Corneliani, che in collezione, comunque, presenta anche abiti bianchi e abiti neri. Piuttosto diffuso, come si è detto, il completo bianco. Anche se con tagli e stili molto diversi. Eccolo nella versione dandy, per la sera, da Daks: giacca doppiopetto con revers a lancia, pantaloni a sigaretta con risvolto e camicia con jabot. Da rockstar l’abito bianco di Just Cavalli con profilo animalier lungo i pantaloni. Decisamente scanzonato, pur nel taglio perfetto, l’abito in lino bianco di Giorgio Armani. Ai bermuda sono accostate giacche monopetto o doppiopetto a quattro o sei bottoni.

DSquared

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Giorgio Armani

di Paolo Briscese


John Varvatos

Dirk Bikkembergs

Church’s

Just Cavalli

Santoni

Daks

Corneliani

Bianco dalla testa ai piedi anche da Calvin Klein, da sempre sostenitore del colore non colore. Parità quasi completa fra bianco e nero per le scarpe. Quelle bianche in genere sono movimentate da qualche lavorazione o dettaglio particolare. Come le stringhe senza nodo di Fratelli Rossetti. O le microscopiche impunture sulle stringate di Church’s. Più sportive, in camoscio con suola di gomma, quelle di Santoni. Pelle nera, effetto ombreggiato, per le scarpe con doppio cinturino, sempre di Santoni. Suola bianca a contrasto per le sneaker nere di Hogan ◆


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INVERNO 2013-2014: COME CI VESTIREMO?

DONNA FUTURA

Gucci

ome ci vestiremo per il prossimo inverno? A giudicare dalla quantità di pelliccia in passerella, è evidente che gli stilisti pensano a un “grande freddo”. Oppure a donne molto freddolose. A parte l’abbondanza di cappotti, giacche, mantelle, stole di astrakan, visone, volpe. Con il pelo rasato, trattato, sfilacciato, colorato, stampato, anche camouflage come da Michael Kors. Sono moltissime le applicazioni di pelliccia e non solo sui colletti e sui polsi dei capispalla. Eccola da Rochas sulle maniche del pull, accostato in sfilata a una vaporosa gonna di chiffon plissé soleil. Eccola sul dietro del cappotto, o sulle maniche del paltò di tweed, da Antonio Marras. Da Ermanno Scervino la pelliccia è stato il filo conduttore dell’intera sfilata. Sia con abiti sia con capi più pesanti le modelle portavano in testa un foulard di visone, annodato stile Audrey. Svariati gli inserti di pelliccia, a segnare la vita, a definire l’orlo, a vivacizzare una giacca diritta. Gli inserti e i pannelli, tra l’altro, sono una delle tendenze più sentite del prossimo inverno. Così come i patchwork di materiali diversi. Il damascato si accompagna al tweed, lo spigato si abbina alla stampa a fiori. O ancora, stampati diversi convivono nello stesso abito. Così da Diane Von Furstenberg, così da Emilio Pucci o da Angelo Marani. Inutile dire che la scelta dei materiali è sempre più vasta e sono sempre di più quelli tecnologici. In prima fila il neoprene, reso in certi casi leggero come seta. Anche il gioco delle sfumature è una tendenza vincente. Da Byblos la flanella grigia perbenino diventa un damascato sul rosso acceso. Da Gabriele Colangelo il cappotto in pesante tweed si trasforma in organza sul fondo. Da Missoni la maglia del lungo da sera da bianca sfuma nel marrone. Tra i colori domina il grigio, ma sempre movimentato. Da applicazioni di fiori come da Laura Biagiotti, da jais, Swarovski, paillettes, anche per il giorno. Per quanto riguarda le linee, grande boom della gonna svasata, riproposta un po’ da tutti. Le spalle variano da tondeggianti un po’ anni Cinquanta, come da Gucci, a squadrate quasi anni Ottanta, come da Bottega Veneta o da Blumarine. Pochi i pantaloni, a parte da Giorgio Armani che li propone anche per la sera in velluto nero con bretelle. Per l’Emporio lo stilista osa lunghi dalla forma a uovo, da accessoriare con pantofoline basse. Per quel che riguarda gli accessori lo stivale domina la scena, seguito a ruota dal sandalo d’inverno. Per le borse coccodrillo, lucertola e pitone sono i materiali preferiti ◆

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Diane Von Furstenberg Michael Kors

Rochas

Byblos Ermanno Scervino

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Missoni

Blumarine Emporio Armani

di Luisa Espanet


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l’uomo come sarà? Continua, e non si può che esserne contenti, l’uomo probabile. Archiviate definitivamente le gonne. L’unica presente a Milano sulla passerella di John Richmond, per l’uscita finale, indossata dal fidanzato di Belem. A completare una sfilata di assoluta portabilità. Lo sforzo maggiore si concentra sulla ricerca di nuovi materiali, leggeri, morbidi, resistenti, non stropicciabili. Per rispondere alle esigenze di un uomo spesso in viaggio. Ritorno alla grande del cappotto. Da quello doppiopetto di taglio un po’militare come da Cerruti, o anche in pelle come da Daks, a quelli monopetto con revers segnati, in genere in cashmere, come si sono visti da Trussardi, disegnati da Umit Benan. Non mancano comunque i car coat e i trench. L’abito, in molti casi completo di gilé, ha una linea più asciutta. La giacca ha i revers leggermente più piccoli, anche arrotondati. I pantaloni sono spesso a sigaretta. Colore protagonista incontrastato il grigio, in tutte le sue molteplici sfumature. Per gli accessori la tendenza va verso dettagli del mondo dello sport e della montagna in particolare. Come le nuove scarpe di Tod’s, con passanti per stringhe simili a quelli dei polacchini da alpinista ◆

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Giorgio Armani

Corneliani

Tod’s

Ermanno Scervino

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Enrico Coveri

L’UOMO CHE VERRÀ


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nascono le app al sapore di latte La scommessa di due neogenitori che dicono addio al vecchio lavoro e si specializzano in applicazioni rivolte all’infanzia

Per seguire Milbook e le sue prossime app al gusto di latte: www.milkbook.it, www.facebook.com/mymilkbook, @mymilkbook

Miss Blumarine Jeans

Non colori al l ’attacco

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e il bianco per i bambini è molto usato nella tradizione, non si può dire altrettanto del nero. Anche se ormai da diversi anni è stato sdoganato con grande successo. Ovviamente più in inverno che in estate, e spesso in abbinamento al bianco. Per le bambine, per esempio, Miss Blumarine propone una serie di abitini in stampati nei due colori non colori. Ecco i girasoli per l’abito con giacchina. Motivi geometrici per il prendisole da portare sulla canotta bianca. O gli eterni pois, abbinati addirittura al pizzo nero un po’ rétro. Per il maschio ci sono bermuda neri o felpe con stampe su fondo nero. Oppure ancora T-shirt bianche con macroscopiche scritte o disegni neri come da Ice Iceberg. Le stesse scritte si ritrovano in negativo e in positivo sui mocassini. Nero per scritte e schizzi, ma stringhe o dettagli coloratissimi nelle tennis e nelle infradito di Gioseppo. Rari i casi di total black. Tra questi lo smoking di Stillini per le occasioni importanti. Da indossare con impeccabile camicia bianca e papillon nero ◆

kids

Ice Iceberg

moderna, che rispecchiasse i loro reali interessi e parlasse alle generazioni future. Il risultato della loro scommessa si chiama Milkbook: realtà che sviluppa fiabe interattive e app educative per bambini fruibili su tablet. “Il nostro obiettivo è quello di promuovere e diffondere l’amore per la lettura sin dalla tenera età, sfruttando le caratteristiche rivoluzionarie degli strumenti tecnologici”. Perché il nome Milkbook? “Ci siamo ispirati al latte che così tanto ha condizionato la nostra vita di genitori… Le nostre storie interattive sono “nutrienti” e gustose come il latte materno, aiutano a crescere e regalano sorrisi ai bambini di tutte le età!”. La prima app di Milkbook è una versione tenera e giocosa di un grande classico dei fratelli Grimm, Hänsel e Gretel. Mentre la voce narrante legge la fiaba, i bimbi toccando lo schermo del tablet possono dar vita ai personaggi, attivare originali effetti sonori, far muovere in maniera imprevedibile oggetti e animali, partecipando così attivamente all’evoluzione della storia. “La nostra fiaba intrattiene in maniera piacevole e intelligente sia i bambini che i genitori grazie a simpatiche rime e giochi di parole, immagini bellissime e interazioni intuitive”. Hänsel e Gretel di Milkbook è fruibile su App Store, Google Play e Amazon App Shop in italiano, inglese e spagnolo ◆

Gioseppo

Hansel e Gretel, la prima app per bambini realizzata da Milkbook

Miss Blumarine

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e il presente è quello che è, allora tanto vale investire sul futuro. Soprattutto se il futuro che c’è in ballo è quello di un figlio. Deve essere stato questo il ragionamento che ha guidato le scelte di Antonio e Francesca, neogenitori trentenni che hanno deciso di sfidare la crisi e di inventarsi un nuovo lavoro da portare avanti in famiglia. “Il progetto Milkbook è nato poco dopo la nascita di nostra figlia”, racconta Francesca, giornalista romana e mamma di una bimba di 8 mesi. “Al sesto mese di gravidanza, il mio ennesimo contratto giornalistico a tempo determinato è scaduto e, come spesso accade in Italia, non mi è stato rinnovato”. Disoccupata e in dolce attesa, ha cominciato a dedicare tempo ed energie al compito più importante, quello di madre. “Ho comprato libri di pedagogia, frequentato corsi per mamme, compreso l’importanza di argomenti come l’apprendimento precoce delle lingue e della lettura ad alta voce per i bambini piccoli”. Nel frattempo sua figlia è nata e l’ha travolta con un’incredibile ondata di emozioni, desideri, ansie e… latte. “L’allattamento è stata un’esperienza totalizzante!”, ricorda sorridente. In autunno, un’altra svolta: “Mio marito, web designer, grafico e sviluppatore, assunto con contratto a tempo indeterminato, ha preso una decisione coraggiosa e controcorrente, rassegnando le dimissioni e mettendosi in proprio”. Di lì a poco, senza paura, hanno deciso di unire le loro forze e inventarsi una nuova professione, creativa, stimolante,

Miss Blumarine

di Loriana Nei


Tiziana Cristiani

©Foto Francesco & Roberta Rastrelli

Castel dell’Ovo, fra storia e magia Qui arrivò la sirena Partenope, quindi vi approdarono greci e cumani. La fortezza più antica e più scenografica di Napoli è testimone di secoli di storia cittadina di Donatella Codonesu

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orto sull’Isolotto dell’antica Megaris, su cui, secondo la leggenda, s’impigliò il corpo inerte della sirena Partenope, un tempo era completamente circondato dall’acqua. In epoca di Risanamento, a fine ‘800, fu poi congiunto al lungomare da un molo e da una colmata di terra destinata ad accogliere il Borgo Marinaro, per le famiglie di pescatori e marinai di Santa Lucia.

Se non conserva l’animo della città, che è ormai nel Maschio Angioino, di sicuro il Castel dell’Ovo ne racconta la storia. E’ il più antico castello di Napoli e la sua posizione è decisamente suggestiva. Non a caso vi sorgeva un tempo la celebrata villa di Lucio Licinio Lucullo, che conteneva una ricchissima biblioteca e allevamenti ittici e che a metà del V secolo venne fortificata per ospitare l’ultimo Imperatore romano, Romolo Augusto.

Il nome è legato ad un’antica leggenda che voleva il suo destino legato a quello di un uovo custodito al suo interno, in una gabbia sospesa nei sotterranei. Artefice di questo incantesimo sarebbe stato Virgilio, che in epoca medioevale era considerato un mago. E quando, nel XIV secolo, il castello subì un crollo, l’allora Regina Giovanna dovette giurare di aver sostituito l’uovo per scongiurare ulteriori pericoli. I documenti testimoniano invece importanti passaggi della storia di Napoli: fu convertito in monastero, fu la residenza di Ruggiero il Normanno, vi fu prigioniero Corradino di Svevia prima di essere decapitato, vi nacque Carlo Martello, vi morì Alfonso d’Aragona, fu occupato dai Francesi, poi assediato dagli Spagnoli e bombardato dai Borboni, occupato dal popolo insorto e quindi ripreso dal cardinale Ruffo. Nel ‘700, quando era adibito a prigione, vi fu recluso fra gli altri il filosofo Tommaso Campanella e più tardi numerosi giacobini, carbonari e liberali. Finalmente negli anni ‘70 del secolo scorso, dopo la fine del suo uso militare, fu oggetto di grandi lavori di ristrutturazione. Oggi conserva la magnificenza della fortezza, e il fascino del contesto, abbracciato dall’acqua e circondato dal borgo pieno di ristoranti, che soprattutto in estate sono frequentatissimi. I più famosi, Zi’ Teresa e La Bersagliera, sono ormai vere e proprie istituzioni. Si affacciano sul piccolo quartiere anche i due circoli Rari Nantes e Italia, legati storicamente alle discipline marinare: nuoto, canottaggio, pallanuoto, vela… Visitare Napoli senza passare per Castel dell’Ovo è davvero impossibile. Dalla sua grande terrazza si gode un panorama splendido sul Golfo e sulla retrostante zona di Mergellina, e le piccole costruzioni del Borgo Marinaro sono di un’incredibile suggestione a ridosso del grandioso lungomare Santa Lucia. Gli interni sono spogli perché vengono regolarmente adibiti a mostre ed eventi, ma l’architettura è magnificente: la Torre Maestra, le celle dei monaci scavate nella roccia, i resti della Chiesa di San Salvatore e, nella Sala delle Colonne, che ospitò il refettorio dei cenobiti, alcuni elementi architettonici della villa di Lucullo. Una passeggiata indimenticabile sulle tracce della storia millenaria della città ◆


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Grande Vela nel golfo di Napoli Dal 13 al 21 aprile nel capoluogo campano la tappa finale dell’America’s Cup World Series. Attese, protagonisti e guida per vivere l’evento di primavera di Fabio Colivicchi - ©Foto Francesco & Roberta Rastrelli

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atte forte il cuore della vela in questo 2013. E ancor più forte batterà tra poche settimane. Sarà un anno storico: si assegnerà l’America’s Cup, il trofeo più antico dello sport, giunto alla sua edizione numero 34. San Francisco 2013, il gran circo è pronto: da luglio le challenger series, le regate di selezione tra gli sfidanti (Emirates Team New Zealand, Artemis, Svezia, e Luna Rossa, Italia), e quindi a settembre il match della Coppa America vero e proprio, tra il vincitore della Louis Vuitton Cup e il defender Oracle USA. Ma prima dell’atto finale in California, tutti, proprio tutti i protagonisti, barche e bagagli, spirito e voglia di vincere, si ritroveranno in Italia, a Napoli per la tappa conclusiva dello spettacolare prologo: America’s Cup World Series. La Coppa torna a Napoli e la città si ferma, trattiene il respiro

e si prepara a un nuovo show, come solo l’entusiasmo partenopeo può regalare. Per capirlo, bastano due dati e una frase. I dati sono quelli del successo dello scorso anno: mezzo milione di spettatori in visibilio sul Lungomare Caracciolo, e milioni di contatti tv e web che hanno fatto rimbalzare in tutto il mondo il “brand” Napoli. Le parole sono quelle di Tom Ehman, velista e manager dell’America’s Cup, autentico guru dello yachting mondiale, una specie di eminenza grigia presente dietro a molte imprese veliche degli ultimi anni, alle spalle di skipper celebri. Presentando la tappa di Napoli al BIT di Milano, Ehman si è proprio lasciato andare. Sentite qua: “La tappa di Napoli sarà l’unica delle World Series del 2013. Perchè Napoli? Nei 33 anni in cui sono stato coinvolto nella Coppa America la migliore regata che ho visto è quella di Napoli dell’anno scorso.

sport

Il golfo di Napoli è l’anfiteatro naturale più bello che esista. Non è un caso che nel 1960, in occasione delle Olimpiadi di Roma, le gare di vela si disputarono proprio a Napoli. Sono rimasto impressionato dal numero di spettatori dell’anno scorso. Il villaggio di Napoli è stato il più frequentato di qualsiasi altro delle World Series. E la cerimonia di apertura, una delle più spettacolari che abbiamo visto nel nostro sport.” L’endorsement napoletano di un “cardinale” della vela come Tom Ehman, è la spinta finale verso Napoli 2013, la sua vela, la sua Coppa, la sua scommessa. Ripetere i numeri, tornare a unire la città nel segno dello sport più bello, e arricchirsi di ulteriori contenuti. Lo ha ripetuto anche il sindaco Luigi De Magistris: “Dove c’è sport c’è economia, ci sono i giovani c’è lavoro. E quest’anno proprio i giovani saranno uno dei

temi, insieme al territorio. Vogliamo far vivere l’evento prima, durante e dopo, con musica, incontri, con il coinvolgimento internazionale di Napoli.” Appuntamento a Napoli, dunque per vivere intensamente sul mare queste giornate in pieno sole ◆ www.americascup.com, www.acnapoli.org WORLD SERIES, GUIDA ALLE REGATE (E NON SOLO) Il programma prevede i preliminari AC World Series nel weekend 13-14 aprile, che dovrebbe vedere in acqua una festa della vela con centinaia di barche e velisti napoletani, a fare da cornice al trasferimento dei catamarani concorrenti da Ischia a Napoli. Le regate delle World Series, di flotta e match race, con dettagli da definire, si svolgeranno da martedì 16 a domenica 21 aprile.


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PIERLUIGI DE FELICE, UN NAPOLETANO SULLA LUNA

LUNA ROSSA, SPERANZA AZZURRA A Napoli la festa è pronta: il mezzo milione di appassionati dello scorso anno questa volta ha una ragione in più per prepararsi a esplodere. Luna Rossa Piranha, uno dei due scafi della sfida italiana alla prossima America’s Cup, è infatti secondo in classifica dietro a Oracle Spithill, e punta al sorpasso. Napoli sarà unica e finale tappa del circuito, perchè non provarci? Francesco Bruni, timoniere palermitano di Luna Rossa, ha tanti tifosi sotto al Vesuvio. Forza Luna Rossa!

Profeta in patria, si può: del dream team di Luna Rossa Piranha fa parte anche il velista napoletano Pierluigi De Felice, in arte “trimmer” del timoniere inglese Chris Draper. Classe 1981, Pierluigi porta da sempre Napoli sui mari di mezzo mondo: da promessa sulle derive 420 e sull’olimpica 470, è divenuto certezza per molti armatori e finito nel giro della Coppa America prima con Mascalzone Latino e poi con Luna Rossa. Moglie kiwi (Vania), ha vissuto l’inverno in Nuova Zelanda, ma ora non vede l’ora di trovarsi sotto al Castel dell’Ovo, con il sole, a far sognare i suoi concittadini.


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PER L’ITALIA UN SEI NAZIONI DA RICORDARE di Pasquale Vitale - ph Edit Fotosportit

Meta Castro vs Francia

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oma - Un evento da ricordare: è questo il pensiero al termine del Torneo ovale più prestigioso del vecchio continente. L’Italia di Jacques Brunel ha vinto due partite, e le azzurre di Di Giandomenico, portano a casa altrettante vittorie nelle prime giornate del loro Sei Nazioni. Qualche delusione per l’Under 20, che però salva l’onore con un bellissimo pareggio contro gli irlandesi nell’ultima uscita. Il XV di Brunel, alla prima in casa, riesce a far suo il Trofeo Garibaldi, in palio per la sfida con la Francia: al triplice fischio, gli Azzurri si impongono per 23-18 nella gioia di un Olimpico gremito. Con i favori del pronostico, volano

Mischia U20

quindi a Edimburgo contro la Scozia: la voglia di rivalsa degli avversari è tanta e perdono con un sonoro 34-10. Di nuovo a Roma contro il Galles: i Dragoni non si lasciano impressionare dal muro umano sugli spalti e sotto una pioggia incessante riescono a imporsi per 26-9. A Twickenham, contro l’Inghilterra, gli Azzurri dimostrano di essere maturati: arriva una sconfitta, ma tengono in apprensione il XV della rosa e al fischio finale cederanno solo per 18-11. E il 16 marzo è il trionfo: nel giorno dell’addio di Andrea Lo Cicero, l’Italia schianta con una prestazione superba l’Irlanda portando a casa un prestigioso 22-15 e un ottimo quarto posto finale in classifica.

Sorrisi anche per le Azzurre: vittoria all’esordio contro la Francia (13-12) e alla seconda uscita in Scozia (8-0). Dopo la pausa, tre ko di fila: contro il Galles (16-15), l’Inghilterra (34-0) e le campionesse dell’Irlanda (6-3). Sconfitte che però non cancellano i grandi passi avanti fatti dalle nostre ragazze. Niente vittorie invece per l’Under 20: quattro sconfitte contro Francia (6-13), Scozia (30-17), Galles (10-25) e Inghilterra (52-7) e un bel pari con l’Irlanda nella giornata conclusiva per 25-25 ◆

sport www.federugby.it

Alessandro Zanni vs Irlanda


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Giuseppe Abbagnale: il canottaggio riparte da qui Vent’anni fa portava la bandiera italiana durante la cerimonia di apertura dei Giochi olimpici di Barcellona ‘92, oggi porta quella della FIC di Ester Maria Lorido - ph Mimmo Perna

Giuseppe Di Capua, Carmine e Giuseppe Abbagnale

Qual è il consiglio che ripete più spesso ai suoi figli, ormai canottieri affermati nel panorama nazionale ed internazionale? Di essere umili, di non sentirsi mai arrivati, di essere onesti sempre e soprattutto con loro stessi. Spero di essere un buon esempio per loro.

approvata dal Consiglio, è di primissimo ordine ed ha al suo interno anche molti collaboratori della passata gestione. Ora dobbiamo lasciar lavorare i tecnici ed aspettiamo con fiducia la partecipazione della squadra azzurra ai prossimi appuntamenti internazionali, continentali e mondiali.

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ei mesi fa Insider Magazine raccoglieva la testimonianza della vittoria dolceamara di Romano Battisti e Alessio Sartori, medaglia d’argento per l’Italia del canottaggio nella specialità del due di coppia alle Olimpiadi di Londra. Un secondo gradino del podio strappato con i denti, in totale rottura con la Federazione Italiana Canottaggio. Da allora molte cose sono cambiate, a cominciare dal presidente della Federazione stessa, che apre un capitolo nuovo della sua storia sotto la guida del pluricampione Giuseppe Abbagnale. Da oggi in poi, l’ex canottiere sarà ricordato - al di là dei due titoli olimpici e dei sette mondiali vinti insieme al fratello Carmine e con Giuseppe Di Capua come timoniere - come colui a cui è stato affidato l’arduo compito di soccorrere un barcone in difficoltà, quello della FIC appunto.

La sua elezione è stata voluta dal popolo, quello dei canottieri. Al di là del suo prestigioso palmares, secondo lei a cosa è dovuta la stima che l’ambiente nutre nei suoi confronti? Io credo che il consenso che ho ottenuto, e che mi ha permesso di essere eletto Presidente della Federazione insieme a tutti gli uomini che mi sostenevano, è frutto del dialogo che sono riuscito a instaurare con il movimento remiero nazionale sin dal giorno in cui ho ufficializzato la mia candidatura. Durante il complesso quadriennio che ci attende, intendo dialogare con tutti, dirigenti, tecnici e atleti, per comprendere le esigenze di ogni società e di ogni tesserato, cercando di trovare con ognuno di loro una soluzione condivisa.

sport Per farlo, intende usare una ricetta tanto di moda in politica, quella della rottamazione del vecchio? Assolutamente no, non è nel mio stile e non intendo rottamare nessuno. Le donne e gli uomini, con esperienze e conoscenze, che hanno lavorato nel passato quadriennio ed hanno palesato la volontà di continuare a farlo con la Federazione che presiedo sono nuovamente impegnate, alcune anche in altri ruoli, nell’organizzazione tecnica e dirigenziale.

Subito dopo le Olimpiadi di Londra, sono stata proprio io a raccogliere la testimonianza rabbiosa di Battisti e Sartori. I due atleti azzurri puntavano il dito contro un sistema di allenamento sbagliato proposto dalla FIC. Lei quale intende proporre? Mi spiace molto quello che è accaduto ai due campioni delle Fiamme Gialle, ma questo oramai è consegnato alla storia. Io ho riproposto alla guida della conduzione tecnica il dottor Giuseppe La Mura che ha la mia completa fiducia e quella del Consiglio che presiedo. La squadra di tecnici che il Direttore Tecnico ha proposto, e che è stata

Lei è membro dell’Associazione delle Medaglie d’Oro al Valore Atletico. Come ritiene che l’A.M.O.V.A. possa contribuire a diffondere i principi sportivi nella società civile, specialmente tra i giovani? Io sono fermamente convinto che l’AMOVA debba continuare a promuovere lo spirito di sacrificio, che nei giovani è sempre meno percepito, così come la correttezza e la lealtà. Può inoltre incoraggiare il rispetto delle regole e dell’avversario attraverso le testimonianze degli aderenti a questa meritoria Associazione di cui mi onoro di appartenere. Gli atleti che vi fanno parte rappresentano, di fatto, un modello più che positivo e di riferimento per il tessuto sociale italiano e non solo. L’Associazione, quindi, attraverso varie iniziative e progetti si rende promotrice e portatrice dei più sani valori di cui la tradizione italiana ne è intrisa. Coloro che ne fanno parte sono un patrimonio per il Paese, ma vanno sempre sollecitati a continuare a portare in alto l’italianità ed essere di esempio per tutti, anche per i meno giovani, che a volte hanno più bisogno di ricordare i valori che hanno fatto grande la nostra Nazione. La squadra azzurra junior sta tenendo alti i vessilli del nostro Paese in tutto il mondo: un ottimo vivaio che poi si perde nel passaggio ai senior. Come si può intervenire per evitarlo? La possibilità che alcuni atleti smettano di remare con il passaggio di categoria è fisiologico poiché molto dipende dagli studi universitari che intraprendono o dal lavoro che intendono svolgere. La mia Federazione sta attivando contatti con tutti gli Atenei in maniera da poter creare le basi per aiutare i migliori atleti nello studio e nello sport come accade nei college anglosassoni ed americani. Inoltre stiamo lavorando anche per potenziare i college remieri esistenti, con i quali la Federazione già collabora attivamente, e con successo, da diversi anni.

Provi a ripercorrere con la mente la sua lunga e gloriosa carriera. C’è un successo a cui è legato particolarmente? Al successo ottenuto alle Olimpiadi di Seul quando io, Carmine e Agostino siamo saliti tutti sul podio vincendo le medaglie d’oro: io e Carmine nel due con e Agostino nel quattro di coppia. Un successo che riguarda tutta la mia famiglie ed è unico ed irripetibile. Qual è stata, invece, la sconfitta più bruciante? Non ricordo sconfitte brucianti. Certo, mi sarebbe piaciuto vincere la terza Olimpiade, anche perché ai Giochi di Barcellona ero anche l’alfiere delle delegazione italiana; ma nello sport, come nella vita, non è sempre possibile vincere. Cosa le manca di più della vita da atleta? L’adrenalina che si prova prima del via di una gara. Sono sensazioni che non si provano nella vita di tutti i giorni, anche se uno si trova a dover affrontare un impegno gravoso. Ma questa è la vita e quindi va bene cosi ◆ Preparazione Olimpica Per l’avvio della preparazione olimpica in funzione dei Giochi di Rio de Janeiro il gotha del CONI si è riunito emblematicamente a Piediluco, dove il canottaggio ha il Centro Nazionale, perché “tutte le Federazioni per sviluppare i propri obiettivi olimpici debbano averne uno a disposizione” spiega Rossana Ciuffetti, Direttore Sport e Preparazione Olimpica CONI. Nell’incontro si sono stabilite le modalità necessarie all’individuazione dei talenti e alla loro alienabilità, sono state gettate le basi per l’organizzazione dei Seminari per Direttori Tecnici aperti a tutte le Federazioni olimpiche e si è sancita l’interazione con l’Istituto di Scienza e Medicina dello Sport e con la Scuola dello Sport. Parallelamente, la cornice del meeting ha dato visibilità agli atleti di Canottaggio del Centro, e per il neo Presidente Abbagnale è stata un’occasione di lusinga da parte della Ciuffetti: “Vedere insieme ad atleti che si stanno preparando per i Giochi del 2016 anche atleti under 23 significa che la vostra Federazione sta già lavorando in funzione delle Olimpiadi del 2020 e del 2024. Il che dimostra che è un’organizzazione viva, dinamica e lungimirante”. www.canottaggio.org


Quattro italiani sulle sabbie d’Oriente di Francesco Mantica

Matteo Manassero

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i dice che a Dubai la presenza del deserto porti costantemente nugoli di polvere e sabbia, e che perfino l’Emirates Golf Club, nella sua perfezione quasi irreale, ne subisca gli effetti. È forse per questo, per il calore inusuale in questo periodo, o semplicemente per un più prosaico basso stato di forma, che i quattro italiani presenti, Matteo Manassero, Edoardo Molinari, Lorenzo Gagli e Alessandro Tadini, pur ottenendo buoni piazzamenti, non hanno conseguito un risultato all’altezza della loro fama. La vittoria è andata così a uno scozzese, Stephen Gallacher, di buon talento ma che non vinceva qualcosa da otto anni. Sui green sabbiati, duri ma anche affidabili di Dubai Gallacher, ha avuto ragione, in un acceso duello finale, del sudafricano

Richard Sterne, uno che, infortuni permettendo, alle vittorie ci è abituato eccome. Tra i nostri Matteo Manassero, 12° con 275 colpi e Lorenzo Gagli, 15° con 276, sono stati autori di una bella prova nell’Emirato Arabo, dove è andato a premio anche Alessandro Tadini, 52° con 283. Manassero e Gagli hanno segnato 68 (-4) colpi, il primo con un eagle, quattro birdie e due bogey, il fiorentino con quattro birdie. È uscito al taglio per la terza settimana consecutiva Edoardo Molinari, 120° con 148. Nel frattempo, il pupillo del golf romano Andrea Pavan era in India, dove si è classificato al 25° posto con 289 colpi, nel Gujarat Kensville Challenge, gara inaugurale del Challenge Tour disputata sul percorso del Kensville G&CC (par 72), ad Ahmedabad ◆

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24° Cortina Winter Polo A Fiames l’Audi Gold Cup 2013 Ha vinto il John Taylor-Montecarlo Team dei romani Rommy Gianni e Luca D’Orazio, che hanno bissato il successo del 2012. Battuta in finale la squadra dell’Audi di Enrico Tonali

In maglia nera e maniche rosse, Gianni (a sx) e D’Orazio (al centro) - ph Bandion

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a piovuto sul bagnato - o meglio nevicato sul ghiacciato - e il lago di Misurina, andato in tilt, ora rischia di perdere il must delle settimane bianche, il Cortina Winter Polo. Il fascinoso torneo “palla e stecca” sulle nevi delle Dolomiti, invece che sul tradizionale specchio d’acqua gelato sotto le tre Cime di Lavaredo, si è infatti disputato, a fine febbraio, nella Val Boite dominata dall’incombente massiccio del Pomagagnon e accanto al dismesso aeroporto di Cortina, a soli 4km dalla città ampezzana rispetto ai quasi 20 di Misurina. “Bel fondo e che il rettangolo fosse più piccolo non è stato un problema. Anzi, sulla neve le azioni sono meno veloci ed è meglio se il campo di gioco è di dimensioni inferiori a quelli in erba. Quello che conta è poterci giocare senza che i cavalli sprofondino e Fiames si è dimostrato ottimo”. I capitani delle cinque squadre che hanno disputato il 24° Cortina Winter Polo - Audi Gold Cup 2013 hanno risposto positivamente quasi in coro ad una veloce indagine per capire se il repentino spostamento dal tradizionale lago di Misurina al Centro Sci da Fondo a Fiames avesse creato problemi alla regolarità delle partite. “Solo a fine gennaio siamo stati certi che il ghiaccio non dava sicurezza” ha spiegato Claudio Giorgiutti, direttore tecnico del torneo invernale ampezzano. Audi Polo Team, Hotel de la Poste Polo Team, John Taylor-Montecarlo Polo Team, U.S. Polo Assn. Team e Ruinart Polo Team hanno disputato dieci partite di qualificazioni e due finali, tutte molto tirate, senza che la superficie di gioco facesse una piega. Nemmeno nella terza giornata di qualificazione quando tra il John Taylor-Montecarlo Polo Team (capitano Rommy Gianni, Luca D’Orazio, Davide Musso, Juan Cruz Greguoli) e l’U.S. Polo Assn. Team (capitano Richard Fagan, Marcus Hancock, Marcus Araya, Santiago Torreguitar) c’è stato, sotto la neve, uno scontro al calor bianco che valeva l’ingresso in finale. Le partite di qualificazione hanno avuto risultati molto contenuti, solitamente con una forbice di un paio di goal, tranne quando nella prima giornata il lanciatissimo John Taylor-Montecarlo ha sepolto sotto una valanga di marcature un Hotel de la Poste (capitano Gif Turati, Oscar Carona, Diego White, Franco Piazza) ancora non in palla. Ed è stato proprio il colpo di coda di questa squadra - vincente nell’ultimo incontro di qualificazione contro il Ruinart Polo Team (capitano Davide Dondena, Luis Neuforge, Horacio Etcheverry, Teodore Neuforge) - a fargli conquistare l’accesso alla finale per il 3° e 4° posto ai danni dello stesso Ruinart, classificatasi infine quinta. Non poteva mancare una mezza sorpresa e c’è stata. L’Audi Polo Team (capitano Davide Nanni, Paolo Santambrogio, David Bernal, Fabrizio Bulgarini) ha violato, l’ultimo giorno di qualificazioni, l’imbattibilità del John Taylor-Montecarlo (comunque già certa di essere nella finale per il 1° e 2° posto) conquistando il diritto a battersi contro lo stesso team per l’Audi Gold Cup 2013. Nella partita che valeva il torneo, 24 ore dopo, le cose però cambiavano. Il John Taylor-Montecarlo, dottor Jekyll il giorno prima, si trasformava in mister Hyde e aggrediva l’Audi con una serie di impressionati marcature, alla quale la squadra di capitan Nanni assisteva impotente. Fin quando un’impennata d’orgoglio del suo regista Bernal non produceva, nell’ultimo tempo, un poker di esaltanti quanto ormai inutili goal. Vittoria quindi al John Taylor-Montecarlo, secondo posto per l’Audi, terzo all’U.S. Polo Ass. Team che relegava al quarto l’Hotel de la Poste ◆

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C.I. Casale San Nicola Società Sportiva Dilettantistica a R.L.

A MONTELIBRETTI LA FEI NATIONS CUP 2013 A settembre nuova tappa dell’europeo di completo al centro militare di equitazione di Enrico Tonali

Il Centro Ippico di Casale San Nicola Nasce in un’antica tenuta di campagna finemente ristrutturata in zona CassiaOlgiata, tra pioppi e pini secolari, immerso in uno scenario assolutamente suggestivo, in cui è possibile praticare con passione e spirito sportivo l’equitazione ad ogni livello, con la costante presenza di Istruttori altamente qualificati e grazie ai più moderni impianti sportivi capaci di soddisfare l’appassionato di Salto Ostacoli, Dressage e chi ama le passeggiate a cavallo. Caratteristiche logistiche e capacità organizzative dello staff hanno reso il Circolo Ippico un punto di riferimento per gare Nazionali e Internazionali.

Via del Casale di San Nicola, 232 - 00123 Roma • Tel. 06 30892884 - Tel. e Fax 06 30892990 scuolaequitazione@casalesannicola.com - Tel. 348 6577889 • www.casalesannicola.com - info@casalesannicola.com

Borough Pennyz e Vittoria Panizzon in un difficile passaggio del percorso del completo ai Giochi Olimpici di Londra 2012 - ph FISE

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appa che funziona non si cambia. L’ottima riuscita, l’anno scorso, presso il Centro Militare di Equitazione di Montelibretti del quinto appuntamento della FEI Nations Cup di Completo ha convinto i responsabili internazionali a confermare l’impianto al 30 km della Salaria come sede anche per una tappa 2013 della manifestazione europea. Alto livello tecnico, bellezza del luogo e ottima organizzazione erano stati i punti salienti di questo Concorso a 3 Stelle disputato nel 2012 e che sarà ancora presente - sui campi e le piste splendidamente tenuti dall’Esercito Italiano - dal 21 al 23 settembre prossimi. Un’occasione imperdibile per l’equitazione azzurra che può ribaltare il risultato della volta scorsa, quando a vincere fu la Spagna, seconda l’Italia e terza la Svizzera. Peraltro

la Nations Cup capiterà tre settimane dopo i Campionati Europei di Completo in Svezia, a Malmoe, in programma dal 29 agosto all’1 settembre. Lo stesso team azzurro partecipante alla competizione continentale potrebbe concludere (condizione dei cavalli permettendo) il mese a Montelibretti. Nel 2012 la squadra italiana fu guidata da Stefano Brecciaroli con il suo Apollo reduci dai Giochi Olimpici di Londra, quest’anno vi si potrebbe aggiungere l’altro coppia olimpica che gareggiò a Greenwich, Vittoria Panizzon e Borough Pennyz. Entrambi i binomi conoscono bene Montelibretti avendovi conquistato proprio la qualificazione olimpica per i Giochi d’oltre Manica. Attualmente anche il chairman della FEI per il completo è un italiano, Giuseppe Della Chiesa ◆

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Risvegl i d i prim avera

U.I.S.P.

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l calendario ci ricorda che sta arrivando la primavera, anche se ci sono giorni il cui il termometro sembra non essersene accorto. La natura però inizia a svegliarsi basta dare un’occhiata alla campagna romana per rendersene conto. Pochi minuti di macchina ed ecco arrivati all’oasi del Parco di Veio, indirizzo ideale per trascorrere qualche giorno lontano dallo smog, ma con la città a un passo. Si può dimenticare lo stress e guardare la primavera che rinnova la natura senza impegnativi trasferimenti. Sembra un sogno irrealizzabile. Ma non lo è: nel parco di Veio, un residence ospita 46 appartamenti perfetti per chi ha bisogno di una sistemazione temporanea, durante un trasloco o una ristrutturazione, o per chi si trova in città solo per qualche settimana magari per lavoro, ma ideali anche per per una vacanza appena fuori porta o chi decide che, pur non volendosi allontanare completamente dalla propria rete

La Società Ippica Talenti è un circolo ippico per le discipline olimpiche con Istruttori e Tecnici F.I.S.E. che accompagnano adulti e bambini alla scoperta del mondo del cavallo e dell’equitazione, dai primi passi nel Pony Club (15 ponies e 2 Istruttrici) fino alla preparazione di cavalli e cavalieri per Concorsi Nazionali e Internazionali di Dressage, Salto Ostacoli e Completo (Istruttore di 3° livello FISE). La struttura innovativa del circolo, dotata di tutti i comfort, dispone di box di varie grandezze, giostra di allenamento, tondino coperto, campo ostacoli di 2.400 mq, campo scuola di 1.600 mq, maneggio coperto di 1.800 mq, spogliatoi, bar-club house e pizzeria.

Società Sportiva Dilettantistica arl Viale Ezra Pound, 100 • 00137 Roma Segreteria Tel. 06 87133209 PIZZERIA Al Ferro Tel. 06 87131488

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di amicizie, impegni e abitudini, preferisce svegliarsi nella natura, tra animali, laghetti incontaminati e il fruscio degli alberi che circondano questi piccoli casali dal sapore inglese. Pensati per assicurare comfort e tecnologia con wi-fi, climatizzatore, allarme, fax, parcheggio, lavanderia, servizio di recapito posta... e un giardinetto privato davanti all’ingresso, dove godere di una dose extra di relax e serenità, che nella bella stagione si arricchisce anche di una piscina in cui si rispecchia una vegetazione rigogliosa. Sono piccoli cottage carattarizzati da una rustica eleganza, a pochissimi chilometri dalla città, collegati anche mediante una navetta che porta alla stazione che dalla Giustiniana arriva a San Pietro e assicura un trasporto lampo: solo venti minuti per arrivare in centro. Intorno agli appartamenti solo quiete e l’offerta della struttura: bisteccheria, ristorantepizzeria, e l’eleganza del ristorante Il Picchio Rosso. Per un soggiorno indimenticabile.

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elle secca e opaca, colorito spento, perdita di tono. Questi alcuni dei ricordi che l’inverno lascia sulla nostra pelle e nella nostra testa una sola domanda: “ Ora cosa devo fare?”. Dopo l’inverno passato a nasconderci sotto giacche, sciarpe e cappotti è tempo di uscire allo scoperto. Torna la stagione del sole e si inizia ad avvertire la necessità di dare nuova vita alla pelle, anche perché un bel viso è fatto, prima di tutto da una pelle tonica e luminosa. Durante il cambio di stagione, la pelle del viso appare sempre un po’opaca e sciupata, il colorito è grigiastro, ruvidità e disidratazione completano il quadro. Per farlo risplendere ci vuole una cura extra, che stimoli il rinnovamento cellulare favorendo il distacco delle lamelle cornee, che sono le più cheratinizzate e quindi spengono il colorito. Anche se non si può parlare propriamente di danni, la cute accusa i colpi dell’inverno. I disturbi più comuni sono legati ai fattori ambientali avversi: vento, pioggia, umidità, forti escursioni termiche, polveri e inquinamento.

Nelle aree più esposte (viso, mani) o in quelle soggette a sfregamento con le fibre degli indumenti (gambe e ginocchia), l’epidermide rischia di diventare arida, opaca, priva di compattezza e di turgore. Le persone che soffrono di acne, pelle impura, seborrea o dermatite seborroica sono quelle che più patiscono l’inverno e si ritrovano con una cute notevolmente peggiorata a causa della mancanza degli effetti benefici del sole. Il quadro viene poi peggiorato dalle conseguenze della tipica alimentazione invernale: povera di vitamine e di sali minerali e ricca di grassi e carboidrati. Ma, poi, anche per la pelle arriva la primavera, la stagione della rinascita... Con la fine dell’inverno la pelle si rigenera da sola perché mette in moto un naturale processo di ricambio cellulare, processo che va assecondato e favorito. Il primo passo per stimolare il turnover cellulare e ridare vita alla pelle è la pulizia, che deve essere eseguita in profondità e con i giusti mezzi. Per cancellare le impurità dal viso è opportuno affidarsi a prodotti specifici, conformi alle diverse tipologie cutanee (comunque in linea di principio un buon detergente non deve mai essere aggressivo). Per rimuovere a fondo le cellule morte è però necessario un trattamento più incisivo. Il peeling domestico, condotto con cosmetici appropriati o ingredienti naturali va bene se la cute non presenta particolari problemi. Si massaggia delicatamente il composto sul volto (insistendo su mento, naso e fronte) e poi si risciacqua con abbondante acqua tiepida. La pelle risulterà pulita e soffice. Se invece la cute necessita di una pulizia più profonda è meglio rivolgersi ad un esperto, che dopo un’accurata analisi eseguirà il trattamento idoneo (come, ad esempio, i peeling chimici più o meno profondi secondo necessità). Una pulizia ben eseguita risolve già gran parte dei problemi e prepara la pelle a ricevere i successivi trattamenti. Dopo la pulizia, la pelle ha bisogno di nutrimento. Questo significa che, sempre in base alle caratteristiche della cute, bisognerà applicare il prodotto più idoneo per restituire ai tessuti il giusto livello di idratazione. Tra le sostanze funzionali ad azione nutriente, idratante e restitutiva ci sono gli aminoacidi, le ceramidi, il collagene, l’urea, gli alfaidrossiacidi, l’acido jaluronico e le vitamine A, C ed E. In ogni caso è molto importante scegliere sempre formulazioni ipoallergeniche, preferibilmente contenenti filtri solari. Anche in questo caso, in presenza di disturbi più o meno accentuati, è meglio rivolgersi allo specialista. Ora non resta che mettersi all’opera, rimboccarsi le maniche e ricordarsi che, anche se sembra lontana, l’estate richiede un’ottima preparazione della nostra pelle ed è bene iniziare sin da subito per trovarci avvantaggiate ◆

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RIGENERARE LA PELLE PRIMA DELL’ESTATE


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I Colonna, dinastia del gusto: la quinta generazione

ANDREA III

NELLE STANZE DI CRISTALLO di Carlotta Miceli Picardi

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a parete trasparente affonda come una lama di coltello ad arginare la sequenza di capitelli sulle mura antiche, annullando il confine tra interno ed esterno. Ma non c’è ferita nell’impatto visivo tra passato e modernità, dove lo spazio stesso diventa mediatore tra tempo e tempo. Tra la certezza della storia e l’azzardo della sperimentazione. Piuttosto, un’ inattesa, assoluta fusione che imprigiona lo sguardo. L‘Open Colonna è dal 2007 il luogo delle alchimie rischiose e infine vincenti che ne determinano lo stile e divengono arte. La stazione al crocevia fra la strada della tradizione e i percorsi della ricerca, ora affidata dall’eclettico Antonello al figlio Andrea. Un giovane manager della ristorazione quasi rivoluzionario, nell’era dell’arroganza e dell’improvvisazione, in quanto a cortesia e professionalità. Anche lui abile nel condurre

e nell’aggiungere le proprie regole al gioco di famiglia tra elementi e alimenti. Determinato a testare nuove e raffinate preparazioni di una cucina, comunque fondata sulla memoria e sull’eccellenza delle materie prime, per proporle a suo modo nella spettacolarità della struttura di cui dispone. La grandiosa serra a due livelli tra gli edifici di via Nazionale, incastonata sul Palazzo delle Esposizioni, dall’architetto Desideri. Straordinario loft destinato alla manifattura e alla presentazione del ‘boccone perfetto’. È qui che la sala da pranzo esclusiva dell’haute cuisine si affaccia sulla piazza festosa del prêt-à-manger, con ingresso simbolico attraverso la riproduzione della porta rossa disegnata da Luigi Maria Parisi. Quella che, nel borgo laziale di Labìco, aveva aperto un altro avvincente capitolo del racconto dei Colonna.

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Non stupisce più di tanto che, in un simile contesto, accada di riconoscere Woody Allen seduto al pianoforte o di vedere Michelle Obama, oltre le immense vetrate, perduta tra le erbe aromatiche di uno sconcertante orto pensile. Magari dopo aver assaggiato uno squisito cannolo di baccalà, oppure delle prelibate animelle al tamarindo, platano e vermuth. Chissà… Andrea, adesso che tuo padre si occupa della conduzione del resort nel parco di Vallefredda, sei davvero in prima linea. Un impegno di enorme responsabilità… “Lo affronto con entusiasmo, pur nella consapevolezza che, per almeno quattordici ore al giorno, non posso concedermi pause. Ma va bene così: faccio il lavoro che amo”. Cosa occorre per portare avanti un’attività così particolare? “Dinamismo, idee, capacità di comunicazione. La pazienza

di annotare mentalmente richieste e opinioni, dopo indagini quasi giornalistiche, per seguire la direzione giusta”. Quando nasce la passione dei Colonna per questo mestiere? “L’inaugurazione a Labìco della trattoria del capostipite, il mio trisavolo, del quale porto il nome, risale al 7 aprile 1874. Centotrentanove anni fa, pensa…! Nel 1985 sarebbe diventata un prestigioso ‘tre forchette’, grazie al talento e all’intraprendenza di papà. Nonostante le proteste di nonno, che si chiamava Andrea pure lui, per la drastica ristrutturazione del locale”. E tu, in che modo hai cominciato? “Da ragazzino, portavo i piatti ai sei tavoli della sala. Mamma e nonna erano ai fornelli. Io assistevo alla selezione dei prodotti, mi abituavo ad una particolare qualità di odori e imparavo


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L’UVA NEL BICCHIERE

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VINIVERI: stile di vita naturale, sostenibilità economica, ambientale e sociale

che mangiare può essere un piacere. Finché, all’inizio dell’avventura dell’Open, mi sono ritrovato a gestire ‘la Porta Rossa’ da solo, con risultati soddisfacenti: piccolo paese, atmosfera serena, pochi imprevisti ed una magnifica clientela che si autoselezionava. Nel senso che chi arrivava da fuori, aveva ben chiaro ciò che voleva. Di lì a un anno sarei stato catapultato nella realtà convulsa della metropoli. La capitale: folla, stranieri, esigenze differenti… Un salto incredibile!”. Che strategie avete adottato a Roma? “Abbiamo costruito dei menù completi, internazionali, con l’inserimento del pesce, apprezzatissimo. Inoltre, ci siamo dedicati alla rivisitazione del vintage in chiave urbana”. Cioè? “A Labìco, ‘coniglio alla cacciatora’. A Roma, ‘raviolo di coniglio al vapore di brodo di patate arrosto’, per esempio”. Però…! Ma qual’ è l’ossessione di uno chef? “Leggere negli occhi del cliente il proprio trionfo”. Tu in verità sei un imprenditore, non un cuoco. “No, non sono un cuoco nell’accezione esatta del termine. So individuare le capacità, l’estro di un cuoco. So spiegargli come esprimersi secondo la filosofia di mio padre, che afferma l’importanza di saper sottrarre per poter esaltare. E quindi, dargli l’impronta del nostro stile. Riconosco l’equilibrio di un ripieno. O la migliore combinazione degli ingredienti, utile alla costruzione di un determinato sapore. Il giudizio finale spetta a me”. Secondo quali criteri componi lo staff di sala? “Punto sull’originalità. Sulla vivacità di giovani, non necessariamente provenienti dalla scuola alberghiera, che abbiano classe e carattere. Né stereotipati, né ingessati”.

Non tolleri un cameriere che…? “… Sia invadente o distratto”. E un sommelier…? “Che dia al proprio interlocutore la sensazione di essere un incompetente”. Intendi apportare delle novità nell’impostazione dell’Open Colonna? “Un mio preciso obiettivo è rendere più casual e disinvolta l’occasione serale del Gourmet, conservandone le caratteristiche di prestigiosa atelier del cibo. Vorrei che si potesse entrare in un ristorante ‘stellato’, sentendosi a proprio agio. Senza la prigionia psicologica di giacca e cravatta. Per il resto, desidero mantenere lo standard del city-lunch e del brunch, che rappresenta il piacevole compromesso tra colazione e pranzo importato dagli Stati Uniti. Pasti rapidi, che funzionano alla grande, con un buffet molto ricco e interessante a prezzo competitivo”. Come non accetteresti mai che ti definissero, nel tuo campo? “Un cosiddetto ‘localaro’. Che segue a caso le mode del momento, dando importanza all’apparenza e non alla sostanza della ristorazione: un bluff insomma”. Se ti chiedessi: sei felice della vita che fai? “Ogni volta che ho un attimo per fermarmi a pensare, concludo di essere davvero fortunato. La fatica non mi pesa. Ho appena ventinove anni, tanti progetti e un posto straordinario nelle mie mani. Sono partito nel rispetto assoluto delle scelte di papà, aggiungendo a poco a poco dettagli che mi appartenessero. Mi ritengo gratificato, realizzato… Sì, sono felice” ◆

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enerati - non fatti - da piccoli produttori che operano senza l’uso della chimica di sintesi in vigna e senza l’uso di addizioni e stabilizzazioni forzate in cantina, secondo un protocollo definito “naturale”. Niente solfiti, né lieviti, né enzimi, né nutrienti. Nessun additivo, nessuna sostanza diversa dall’uva d’origine ed al terroir in cui è cresciuta. Questi sono i “vini naturali”, prodotti alla ricerca del miglior equilibrio possibile tra l’azione dell’uomo e i cicli della natura, partendo da un “rispetto quasi sacrale per l’uva”. Questa la filosofia dei produttori di vini “veri”, che ogni anno dal 1993 si riuniscono per una manifestazione alla scoperta delle novità del settore. Le aziende partecipanti sono ormai circa 130 fra italiane e non, ma le istituzioni ancora non li hanno presi seriamente in considerazione e utilizzare la denominazione “vini naturali”, non prevista da alcun quadro legislativo, può essere addirittura considerato ai limiti della frode. Fra le priorità di queste aziende c’è infatti l’organizzazione e il coordinamento della propria azione nei confronti della Comunità Europea, per far riconoscere la peculiarità del loro lavoro e dei prodotti che ne nascono. In difesa di una produzione di vino “naturale” contrapposta a quella “convenzionale”.

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Una naturalezza che non sposa solo l’eliminazione di ogni sostanza chimica, ma anche e soprattutto uno stile di vita. Testimoniato oggi dal volume “Custodi di identità”, presentato nell’ambito della prossima manifestazione 2013, che racconta storie di uomini e donne uniti dalla comune idea di artigianalità del vino. Si considerano contadini e vignaioli, non imprenditori o vitivinicoltori. Ambasciatori di una tradizione passata in secondo piano, in cui il contadino è custode del territorio per le generazioni future. Secondo un modus vivendi basato su regole di sostenibilità economica, ambientale e sociale ◆ DC

VINIVERI è la manifestazione che riunisce vignaioli e produttori agroalimentari italiani ed europei a Cerea, Verona, quest’anno da sabato 6 a lunedì 8 aprile, nella cornice dell’Areaexp “La Fabrica”. Presenti circa 130 produttori, soprattutto croati, sloveni, spagnoli e francesi. E dalla Georgia i vini vinificati nel Qvevri, le anfore di terracotta interrate. A latere 20 produttori di eccellenze artigianali agroalimentari: un parterre di tutto rispetto per una tre giorni di eventi speciali, degustazioni guidate e approfondimenti culturali. www.viniveri.net


Pisa: sa pore d i terra

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Le Repubbliche Marinare

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a Repubblica Pisana nacque nell’XI secolo. In questo periodo storico, Pisa intensificò i propri commerci nel Mar Mediterraneo, si scontrò più volte con le navi saracene e il suo accresciuto potere le valse diversi riconoscimenti papali e imperiali. Nel 1016 Pisa e Genova (stranamente tra loro alleate), sconfissero i Saraceni, conquistando la Corsica ed espandendo la propria sfera d’influenza sulla Sardegna, al tempo suddivisa in quattro “Giudicati”, oltre ad acquisire il controllo del Tirreno. La crescita del potere economico e politico avvenne con l’acquisizione di possedimenti e diritti commerciali verso l’est del Mediterraneo durante il periodo delle Crociate: a meno di due mesi dalla prima del 1099, una flotta pisana di 120 navi giunse in Terrasanta a portare rifornimenti ai crociati. L’apice dello splendore viene raggiunto tra il XII e il XIII secolo, quando le sue navi controllano il Mediterraneo occidentale. Ma l’antica rivalità con Genova si acuisce nel XIII secolo, fino a sfociare nella battaglia navale della Meloria (1284), che segna l’inizio del declino della potenza pisana. Inoltre, dal 1324 inizia la conquista aragonese della Sardegna, che privò la città toscana del dominio sui Giudicati di Cagliari e di

Gallura. Territorialmente, Pisa mantenne la sua indipendenza e il dominio della costa toscana fino al 1406, quando venne annessa dalla Repubblica di Firenze. Occorre ricordare che Pisa fu caratterizzata da un plurisecolare legame con il mare tramite Porto Pisano che la rese, per naturale vocazione geografica, tanto abile nei commerci quanto recettiva alle conoscenze per i rapporti con i centri e i principali porti del Mediterraneo. Negli Statuti Pisani si ricordano i principali alimenti «a lunga conservazione»: la “panatica”, cioè la provvista di pane per le navi, il biscotto (una sorta di galletta), le carni salate, ma anche il lardo, la tonnina, i formaggi, i legumi e la frutta secca. Ma la città, attraversata dall’Arno navigabile fino a Firenze, era anche circondata da numerose vie d’acqua e canali, che la mettevano in comunicazione con i mercati delle località circostanti, per lo scambio giornaliero dei generi alimentari. Quindi, da una parte il legame imprescindibile con il mare e le sue attività produttive specifiche e dall’altra le vie fluviali e i canali che la mettevano in comunicazione con l’entroterra toscano, resero Pisa una città-mercato particolarmente favorita nella distribuzione dei generi

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alimentari e nel contempo privilegiata nella conoscenza di merci provenienti dalle terre mediterranee e oltremontane: un crogiolo di conoscenze relative agli usi e costumi alimentari internazionali. A Pisa si consumavano quotidianamente verdure e legumi, molta frutta di stagione (mele, pere, cocomeri, poponi) e frutta secca, proveniente dai mercati orientali con i dolcificanti. In occasione delle festività principali, erano previsti agnello, capretto, maiale o vitella, pepe, zafferano, maiale, oltre a pane, vino bianco e rosso e vino di Corsica. Vengono anche menzionati i formaggi di bufala (il “bufalino”, che potrebbe far pensare a una sorta di formaggio a pasta molle). È sufficiente spostarsi solo pochi chilometri dalla città per incontrare, nella Livorno cara a tutti gli Ufficiali della Marina Militare, una ricetta che già con il suo nome evoca il ricordo del mare e della vita di bordo: il “Bordatino”, storica minestra livornese, nata a bordo dei velieri importatori di grano saraceno. Si tratta di una farinata densa, che all’epoca era preparata con quel tipo di grano e cucinata, per lo più, nel brodo di pesce, rare volte in quello di carne. Con l’arrivo del mais e dei fagioli dal Continento Nuovo, dalla farina grigia del grano saraceno si passò alla farina gialla e si iniziò a adoperare l’acqua di cottura dei preziosi legumi. A terra, per arricchimento, si aggiunse un soffritto di odori e qualche foglia di cavolo nero e, da zuppa prettamente marinara, si trasformò in zuppa campagnola. Essendo una minestra povera, ognuno la preparava con quel che aveva disponibile al momento, pur se abitualmente i livornesi cucinano il bordatino con il brodo di fagioli rossi, avanzati dal giorno precedente.

Prima di lasciare Pisa per l’ultima, lunga traversata che ci attende, ricordiamo un aforisma sul cibo di un grande Pisano, Galileo Galilei: “Il vino è la luce del Sole tenuta insieme dall’acqua”. E se l’ha detto lui, che di Sole se ne intendeva... Prossima e ultima tappa: La Serenissima Repubblica di Venezia.

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Torre guelfa

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Cecìna La farinata, detta anche torta di ceci o cecìna, è una torta salata molto bassa, preparata con farina di ceci, acqua, sale e olio di oliva. Si cuoce in teglia nel forno a legna e assume, con la cottura, un vivace colore dorato. Ha radici assai antiche: diverse ricette latine e greche riportano sformati di purea di legumi, cotti in forno. Una leggenda racconta che sia nata per casualità nel 1284, quando Genova sconfisse Pisa nella battaglia della Meloria: le galee genovesi, cariche di vogatori prigionieri, si trovarono coinvolte in una tempesta e, nel trambusto, alcuni barilotti d’olio e dei sacchi di ceci si rovesciarono, inzuppandosi di acqua salata. Poiché le provviste erano quelle che erano e non c’era molto da scegliere, si recuperò il possibile e ai marinai vennero date scodelle di una purea informe di ceci e olio. Nel tentativo di rendere più appetibile la pietanza, alcune scodelle vennero lasciate al sole, che asciugò il composto in una specie di frittella. Rientrati a terra, i genovesi pensarono di migliorare la scoperta improvvisata, cuocendo la purea in forno. Il risultato piacque e, per scherno agli sconfitti, venne chiamato “l’oro di Pisa”. Naturalmente, la stessa leggenda si racconta a Pisa, con le dovute variazioni (l’episodio dei barilotti sembra fosse accaduto sulle galee pisane). Essendo i ceci parte fondamentale della cucina pisana, è presumibile pensare che la cecìna si sia sviluppata in questo territorio, per poi essere esportata dai marinai pisani durante l’epoca repubblicana. Chissà…

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Salame al vino Tipico salame toscano, a grana fine, con lardelli grandi, è prodotto nel suggestivo centro medievale di San Miniato. La particolarità di questo prodotto risiede nella concia, nella quale entrano, oltra l’aglio, il pepe e il sale, anche una generosa dose di buon Chianti toscano. Questa mescolanza produce forti sensazioni olfattive di vino, che si armonizzano in maniera unica con le note della carne e delle spezie.

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elax allegria e tanto gusto. Detto così sembra semplice, e invece... lo è. Basta la giusta compagna e il resto viene da sé approfittando di un ristorante dall’atmosfera informale e dalla cucina schietta e gustosa, la natura tutt’intorno e la città con i suoi ritmi e il cemento diventa un ricordo lontano. In un tale scenario è impossibile non trovare immediatamente il buonumore, confortati da sapori veri, con un menu che è un inno alla grande tradizione della cucina italiana, dove emergono con forza i sapori di una materia prima scelta con cura ed elaborata con semplicità. Primi piatti e pesce freschissimo, verdure e tanta carne cotta alla griglia, senza

Regata Pisa

Quattro per una, una per quattro Le Antiche Repubbliche Marinare in una storica regata. In virtù della notoria rivalità le città di Amalfi, Genova, Pisa, Venezia, si sfidano ogni anno dal 1955. Gli equipaggi remieri vengono ospitati a rotazione e ogni regata viene preceduta da un corteo storico composto da 320 personaggi (80 per ogni Repubblica). I due chilometri di percorso si svolgono in mare ad Amalfi e a Genova, controcorrente lungo l’Arno a Pisa e nella laguna di Venezia. Le quattro imbarcazioni, meno di 760 chilogrammi l’una, sono costruite tutte in modo analogo e rese riconoscibili dai colori e dalle polene, che raffigurano l’animale simbolo di ognuna. Un cavallo alato su fondo azzurro per Amalfi, il drago di San Giorgio sul bianco per Genova, l’aquila (per il legame con il Sacro Romano Impero) sul rosso per Pisa e naturalmente il leone alato di San Marco sul colore verde, per Venezia. Capitano di Vascello Alessandro Pini

tralasciare una bella scelta di dolci, un goloso carosello che non poteva certo dimenticare la pizza cotta nel forno a legna. Un menu che riesce a soddisfare anche i palati più capricciosi, mettendo d’accordo grandi e piccini, che troveranno qui tutto l’occorrente per trascorrere feste di compleanno in allegria, con animazione e intrattenimento musicale. Il corvo allegro infatti, unisce alla sala con la grande veranda da cui godere una strepitosa vista sul parco, anche uno spazio disco pub, perfetta scenografia per le feste pomeridiane dei bimbi, e quelle serali dei più grandi: basta prenotare per trasformare una giornata qualsiasi in un momento di festa e di vacanza.

Il corvo allegro Seven Hills Village Via Cassia, 1216 al km 13 - Tel. +39 0630362751 (dal Raccordo, uscita n. 3) La Giustiniana Domenica aperto anche a pranzo

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Inzimino Il termine “zimino” (pezzi, in sassarese: “ziminu”), è utilizzato con riferimento ad uno dei piatti tipici delle città di Sassari e Porto Torres, mentre in altre regioni d’Italia (Toscana, Liguria) il termine “zimino” fa parte della cucina locale, ma in riferimento a un piatto di verdure a foglia unite al pesce. Con il tempo, la particella “in” è stata unita alla parola “zimino” e il nome della ricetta è diventato “inzimino”, per indicare che il pesce sarebbe stato accompagnato dalle verdure. Lo “zimino” che si usava in Toscana per il pesce è una ricetta antica, probabilmente inventata, perchè le verdure davano economicità al piatto, servivano ad “allungare” quel poco di pesce che si riusciva a portare in tavola, saziavano e s’insaporivano con il sugo del pesce stesso. La ricetta più utilizzata ancora oggi per l’ “inzimino” è quella con le seppie o seppioline, ottima anche nel panino da mangiare in strada, in alternativa alla trippa o al lampredotto ◆

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info@ilcorvoallegro.it - www.ilcorvoallegro.it


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Signore Chef

Viaggio nell’Italia gourmand lungo la via tracciata dalle professioniste della cucina

Aurora Mazzucchelli Ristorante Marconi

di Antonella De Santis e Donatella Codonesu

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gourmet aradossalmente la visione tradizionalista della donna ai fornelli sembra trovare una deplorevole smentita nella cucina di professione. Quello dello chef è infatti un mestiere, come molti altri in Italia, ancora per lo più appannaggio maschile. Sarà forse per questo che le sempre più

numerose donne che emergono nel settore mostrano una determinazione fortissima e talenti spesso eccezionali. In virtù di ciò, InsiderMagazine ha deciso di intraprendere un viaggio in questo universo professionale esplorandone l’area femminile, alla scoperta di quel tocco che fa la differenza…

a un tocco contemporaneo, fresco, leggero, gustoso. La creatività trova una dimensione intima, legatissima al prodotto: presìdi Slow Food e piccoli produzioni locali. Tanto pesce, come tradizione del ristorante che nasce con la generazione precedente, e un uso sapiente di verdure che regalano colore, sapore, consistenze e nuovi abbinamenti. Qui si incontra un guizzo che rinnova i sapori della tradizione. La sua cucina è personale, avvolgente (cioè curata, equilibrata, piacevole) e vera, perché la materia prima è pura, mai nascosta ma al contrario esaltata. La sua crescita evolutiva attinge dalla maturità interna e dallo stimolo esterno, sviluppando una personalità sempre nuova. Non c’è differenza nei piatti dei colleghi uomini, ma piuttosto nel loro rapportarsi con i piatti. “L’essere una donna crea un cordone ombelicale, quasi un legame affettivo con le cose che si preparano. Seguo il piatto fino quasi al tavolo vedere la faccia delle persone quando la assaggiano”. Gli ingredienti indispensabili per lei sono “gli alimenti legati all’ambiente della cucina: profumi (quindi farina e pane), rumori (che trovo nel del mondo vegetale, così vitale: quello che c’è fuori l’intimità della cucina e i rumori di quando si tagliano le verdure), luce (colori, luce, gli alberi) non posso vivere senza luce”. E il piatto del cuore? “un po’ tutto, la pasta in generale, dagli spaghetti al pomodoro ai tortellini.., ho mamma siciliana e papà bolognese”. Sia nella vita che nella cucina detesta l’eccesso, e due sono gli elementi senza cui non ce l’avrebbe fatta: “la fame di conoscenza, perché il mio lavoro ti mette in condizione di avere curiosità, la fame di conoscenza è appagata dal lavoro, e la famiglia, perchè ho al mio fianco persone che sopportano le assenze e i ritmi di un lavoro complicato”. Nel settore gastronomico, il male dell’Italia è la mancanza di consapevolezza: “Non si capisce che la ristorazione e il turismo sono da sfruttare al massimo. Abbiamo cultura gastronomica e delle bellezze storiche incredibili. Il turismo arriva quasi per caso e non riusciamo a trasformare questo in progettualità. Si deve creare una sinergia tra campi diversi, per esempio arte, artigianato, gastronomia alta e popolare. Non ci si crede abbastanza, né ci si investe abbastanza”. Prossimo obiettivo? “Viaggiare, amo viaggiare per avere nuovi stimoli e nuove energie”.

Il Prato Lumache Barbaine in sfoglia all’olio extravergine di oliva ed erbe di campo Ingredienti Per la sfoglia 250 gr farina di grano tenero tipo 00, 140ml acqua minerale naturale, 40 gr olio extravergine di oliva, 7 gr sale fino Per le lumache 100 gr lumache Barbaine cotte e sgusciate (circa 40 lumache), 80gr burro, 20 gr Parmigiano Reggiano 24 mesi, 20 gr pane grattugiato, 1⁄2 spicchio d’aglio, olio extravergine di oliva, sale, pepe e olio per friggere Erbe di campo rosolocci, erba pepe, tarassaco, cicoria selvatica, acetosella, nasturzio pimpinella, ruta, finocchietto selvatico, aneto, menta, foglie e fiori di primula, fiori di borragine, vitalba, erba cipollina, aglio selvatico Impastare la sfoglia fino a renderla elastica, conservarla coperta a temperatura ambiente. Pulire le lumache con poca acqua, sale e aceto, metterle in un tegame con acqua fredda e a fuoco basso e portarle a ebollizione. Cuocere per circa 20 minuti, scolarle e privarle del guscio. Montare il burro con il sale e l’aglio. Condire le lumache con sale, pepe, olio extravergine, Parmigiano Reggiano e il pane grattugiato. Ricavare dei dischi di sfoglia con un coppa pasta, farcirli con il burro montato e le lumache e chiudere a raviolo. Friggere i ravioli e servirli adagiandoli sulle erbe di campo mondate e asciugate. Ristorante Marconi Via Porrettana n.291 Sasso Marconi (BO) tel. 051.846216 www.ristorantemarconi.it


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CATERINA MALERBA Locanda Toscano

Cristina Bowerman Glass Hosteria e Romeo

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all’Italia agli Stati Uniti e ritorno. Un percorso che ha lasciato il segno e prodotto una virata decisa alla vita di Cristina portandola dritta ai fornelli. Studio, evoluzione, incontri di sapori e ispirazioni. Questa la base per la sua cucina, contemporanea senza tagli netti col passato, internazionale pur se profondamente italiana. Non teme sperimentazioni e provocatorie contaminazioni, osa ingredienti che raccontano di paesi lontani sposati a gusti nostrani. Ma nulla è lasciato al caso, e si sente. La sua mano si riconosce, sia nei piatti di quell’angolo di New York trasportato a Trastevere che è Glass Hosteria, sia nel nuovo Romeo - aperto insieme ai fratelli Roscioli a Prati - dove la sua cucina si fa meno sfrontata senza rinunciare a picchi di estrema contemporaneità. Sintetica e lucida, come le sue risposte. La sua cucina in tre parole: moderna leggera divertente. Nessun particolare tocco femminile: “c’é solo Cristina”. I tre ingredienti indispensabili: sale, farina e riso. Il piatto del cuore, la pasta e piselli della nonna. Non tollera la “cianfrugoneria” e la mancanza di correttezza, non ce l’avrebbe fatta senza l’incoscienza. Un male tutto italiano nel suo settore? è la scarsa capacità critica, compensata dalla grande risorsa umana. Prossimo obiettivo? “Continuare a divertirmi”.

Linguine Pastificio dei Campi cotte in acqua di peperone arrostito, colatura di produzione nostra, alici di Cetara e coriandolo fresco Ingredienti 340 gr linguine 8 peperoni rossi 5 cucchiai di olio 2 cucchiai olio all’aglio 1 cucchiaio pane di lariano esiccato, fritto e sbriciolato un mazzetto coriandolo fresco 20 alici di Cetara sott’olio Colatura di alici produzione Glass Cospargere di olio 7 peperoni rossi e cuocerli in forno a 170 gradi circa. Metterli a scolare e raccogliete il loro succo. Usare 6 peperoni per qualcos’altro, uno frullarlo (dopo averlo spelato ed eliminato i semi... tutti!) con un po’ di olio e sale e passarlo al setaccio. Prendere l’ultimo peperone e dopo averlo arrostito su fuoco vivo, metterlo a essiccare in forno fino a quando non sia completamente disidratato (circa 60 gradi per 7/8 ore). Frullarlo riducendolo in polvere. Cuocere le linguine per 4 minuti in acqua salata. In una padella rosolare uno spicchio d’aglio in 4 cucchiai di olio, aggiungere l’acqua dei peperoni e farla ridurre di un terzo. Aggiungere un cucchiaio e mezzo di colatura, la pasta e finire di cuocerla in padella (4 minuti circa) aggiungendo altro liquido se necessario. Unire le alici e il coriandolo. In un piatto disporre il coulis di peperoni, la polvere di peperoni e la pasta. Glass Hosteria Vicolo dèl Cinque, 58 Roma tel. 06 58335903 www.glass-restaurant.it Romeo Chef&Baker Via Silla 26/a Roma tel. 06 32110120 www.romeo.roma.it

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è un sud Italia di una bellezza ruvida e tutto sommato ancora poco conosciuta: la Calabria. Una terra forte, aspra e ricchissima. Soprattutto dal punto di vista alimentare. E in questa regione c’è un vero gioiello che risponde al nome di Pizzo Calabro. È qui che Caterina Malerba nasce, si forma e realizza il suo sogno: una tavola - la Locanda Toscano, dove il marito Tonino gestisce la sala - su cui presentare la tradizione culinaria calabrese pura, senza deroghe. A partire ovviamente dai prodotti. Spesa a km 0: mercato del pesce di Vibo Marina, cipolle rosse di Tropea, ed elaborati tradizionali come la nduja, carni allevate in zona come podolica e maialino nero, pecorini locali sono gli ingredienti dei suoi piatti. I sapori della nonna, arricchiti da una creatività moderna che aggiunge fiori, zenzero e soia, ad esempio. E un menù che segue la stagionalità. Sorriso dolcissimo e determinazione ferrea, Caterina è anche impegnata da anni come Coordinatrice regionale Lady Chef Calabria e ora sta per aprire il suo secondo ristorante a Milano, per esportare il meglio della sua cucina anche nel nord, secondo la medesima filosofia della semplicità a prezzi contenuti. Il piccolo locale sui Navigli, che si chiamerà ‘28 posti’ e offrirà esclusivamente materie prime calabresi (con l’eccezione delle verdure) e la sua cucina. Locanda Toscano P.za Benedetto Musolino, Pizzo Calabro (PZ) www.locandatoscano.it Ventotto posti Via Corsico 1, Milano

Profumo di Mare Tortelli al nero di seppia farciti di seppia e zenzero, soute di vongole veraci e alga kombu, aria al limone e filanje di seppia cruda Ingredienti per i tortelli 200gr farina di grano duro, 2 albumi, 1 bustina di nero di seppia per la farcia 150gr di seppia, zenzero fresco, sale, pepe guainad q.b. per il soutè 2 alghe kombu, 300gr di vongole veraci, 4 pomodorini concassé per l’aria di limone 1 cucchiaino di lecitina di soia, succo di ½ limone, ½ litro acqua fredda Preparare i tortelli impastando farina, albumi e nero di seppia, stendere la pasta e ritagliare dei cerchi o dei quadrati, quindi farcirli e chiuderli. La farcia sarà stata preparata frullando insieme la seppia (metterne prima da parte un sottile strato del dorso per il filanje), lo zenzero fresco grattugiato, sale e pepe. Per il soute occorre preparare un fumetto soffriggendo olio extravergine di oliva e aglio fresco privato della parte centrale. Appena l’olio è ben caldo, aggiungere le vongole veraci e poi chiudere con un coperchio e cuocere a fuoco vivo per circa 3 minuti. Quando i gusci sono aperti togliere dal fuoco la pentola, pulire le vongole dai gusci e filtrare il brodo lasciandolo in un pentolino. Parallelamente, dopo aver dissalato le alghe in acqua, tagliuzzarle finemente e lasciarle a bagno nel brodo. In un’altra padella soffriggere olio extravergine con i pomodorini concassé (varietà ciliegino pachino, abbastanza acido e gustoso, precedentemente sbollentati, raffreddati con shock termico e puliti dai semi) e quindi aggiungere il brodo con le alghe e le vongole. Far cuocere i tortelli in acqua bollente salata per un minuto circa, appena salgono a galla scolarli, metterli nei piatti e ricoprirli con il soute. Per guarnire, preparare a parte l’aria di limone frullando insieme la lecitina di soia, il succo di limone e l’acqua molto fredda.Volendo, si può aggiungere della scorza di limone. Decorare infine il tutto con la striscia di dorso di seppia tagliata a fili sottili.


Rosso com e la passione

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Viviana Varese alice

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Il prato fiorito Crema di zucchine, molluschi scottati, erbe e fiori Ingredienti 400 gr molluschi, seppioline, calamaretti, totanetti 10 zucchine (solo la parte verde) 1 patata tagliata a cubetti erbe fini e fiori eduli brodo vegetale 1 aglio olio extravergine di oliva sale pepe

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a primavera è alle porte, ma ancora la stagione è incerta. Le giornate alternano gli ultimi freddi a mattine soleggiate dove è un piacere stare all’aperto. Anche a tavola si sente questa duplice tendenza: da una parte c’è voglia di piatti leggeri, da pescare nella carta dei crudi di pesce, fatta soprattutto di crostacei e conchiglie, dall’altra invece piatti robusti e corroboranti fanno ancora piacere. Ecco così che insieme alla composta di astice con polpelmo rosa e mandorle tostate, c’è la pitina di cinghialetto con dolce forte di cipolle rosse, i girasoli farciti di formaggio di fossa e polpo in infuso di menta sono un’alternativa agli gnocchi di patate viola con briciole di cinta senese, mentre tra i secondi si trovano il ganascino di vitello al cannellino e finocchietto,ma anche le noci di capesante con carciofi e moscato di Terracina. Tra i dolci il fazzoletto tiepido al limone amalfitano e gelo nocciolato e la torta soffice al papavero blu con crema al Vov. Sono solo alcuni dei piatti firmati dallo chef Agostino

Sbollentate per 2 minuti la parte verde delle zucchine, raffreddatele con acqua e ghiaccio. Fate un soffritto con aglio e olio, saltate le zucchine precedentemente asciugate, frullatele aggiungendo il brodo vegetale fino a raggiungere una consistenza cremosa, aggiustate di sale e pepe. Emulsionate con 10 g olio extravergine di oliva. In una padella antiaderente cuocere le patate croccanti con un filo d’olio. Nel frattempo scottate i molluschi. Mettete la salsa calda nei piatti, aggiungete patate e molluschi, decorate con erbe e fiori, finire con olio a crudo e sale di Maldon Alice Via Adige, 9 - Milano tel. 02 5462930 www.aliceristorante.it

Fonzo, che alleggerisce la cucina di tradizione con tecniche moderne, come cotture a bassa temperatura e sottovuoto, per avvicinarsi al gusto e alle esigenze attuali. Una scelta di piatti raffinati da accompagnare ad una delle 500 etichette della bella cantina, scelte dal sommelier sempre presente per consigliare e seguire ognuno con professionalità e discrezione. Il Picchio Rosso ha il calore di una casale di campagna, in cui legno, pietra antica, dettagli d’epoca regalano una sensazione intima e avvolgente, raffinatissima. Come ritrovarsi in un mondo incantato, dove ogni particolare racconta una storia di intimità e un’accogliente ospitalità si respira nei molti angoli del locale: il salottino per fermarsi a conversare, la stanza con il pianoforte che il venerdì e il sabato si anima col pianobar, la loggia, ideale per matrimoni ed eventi, la veranda affacciata sul parco e infine la saletta privata col caminetto, solo per due. Tutto intorno, con apparente casualità, lampade, foto d’epoca, oggetti antichi, ricordi e tocchi personali circondano l’ospite per accompagnarlo in una cena speciale.

Il PICCHIO ROSSO Via Cassia Km 13, Via Italo Piccagli, 101 Tel. +39 0630366468 Ambiente Climatizzato, aperto solo la sera, chiuso la domenica. Piano bar venerdì e sabato Parcheggio custodito

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n ristorante femminile a partire dal nome: Alice. Alla guida Viviana Varese, classe 1974, di Salerno. Un esordio nel ristorante di famiglia cui sono seguiti stage ed esperienze accanto ai grandi nomi della cucina italiana: Marchesi, Cedroni, Santin. Nel 2007 nasce Alice, un indirizzo a prova di quote rosa: accanto a lei, Sandra Ciciriello, sommelier e addetta alla selezione delle materie prime. Il pesce qui ha un ruolo primario, grazie all’esperienza di Sandra Ciciriello, alle spalle tanti anni al mercato ittico come ricercatrice di una materia prima straordinaria. Insieme al pesce erbe aromatiche, carni e sapori vividi, riflesso di una cucina mediterranea saporosa, armoniosa e ricca di profumi. Pensando alla sua cucina “fresco” è uno dei primi aggettivi che vengono in mente. Non solo per la qualità dei prodotti, ma anche per la pulizia dei piatti, per quel tocco lieve che fa quasi dimenticare la tecnica che pure c’è dietro. “Esistono un approccio al piatto e un’esecuzione più emotive e rassicuranti” dice riflettendo sulla ristorazione al femminile. Del resto la cucina è storicamente roba da uomini, forse per i ritmi difficili da gestire e per le tensioni che si creano “ci vuole passione, tenacia, forza” per guidare una brigata, e ci vuole coraggio per portare avanti un progetto come il suo. Ma poi c’è la creazione, che mescola ricordi, radici, intuizioni e fantasia e farlo in una cucina è, come dice Viviana, “un atto d’amore, una magia che ti fa sentire bambina”. I suoi obiettivi? “Continuare a crescere, evolversi, viaggiare, fare esperienze, provare nuovi ingredienti per metterli dentro e poi portarli in un piatto”.

info@ilpicchiorosso.it - www.ilpicchiorosso.it


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I cereali In fiocchi, chicchi o grani, da sempre occupano uno dei primi posti nella nostra piramide alimentare grazie ai nutrimenti che ci forniscono come amido, proteine ma anche fibre e acidi grassi di Violante Di Palma

Quinoa - ph Donatella Codonesu

La comida del diablo In lingua quechua, il suo nome significa “madre di tutti i semi”. La pianta era considerata sacra dagli Inca e di conseguenza il suo utilizzo venne osteggiato dai conquistadores spagnoli che lo considerarono cibo del diavolo, anche perché è talmente nutriente da costituire una valida alternativa alla carne per le popolazioni povere. Ancora oggi le colture di quinoa sono un importante sostegno alimentare ed economico tra le popolazioni andine e la Bolivia ne è il principale produttore insieme a Perù, Ecuador e Cile.

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nche se spesso ce ne ricordiamo quando la bilancia segna qualche chilo di troppo, in realtà i cereali in cucina si adattano a moltissime preparazioni, sia piatti unici come insalate e zuppe, ma anche come accompagnamento di carni o pesci. La natura è stata generosa offrendocene tantissimi, qui vogliamo parlavi di quelli più insoliti per stimolare la vostra fantasia in cucina. Allora partiamo con il cibo degli Incas, la quinoa, che non è propriamente un cereale perché è il seme di una pianta, ma è accolta in questa categoria poiché viene usata allo stesso modo ed ha le stesse caratteristiche dei cereali, appunto. Prima di essere cucinata va lavata sotto l’acqua corrente, poi si lascia in ammollo per un paio di ore, va risciacquata e infine cotta in acqua bollente per circa venti minuti. Priva di glutine, quindi utilizzabile anche dai

Avena Quinoa

celiaci, si può servire come contorno da accompagnare a carni o pesci, ma unita a delle verdure può tranquillamente rappresentare un gustoso piatto unico. Molto diffusa in occidente è invece l’avena, per nulla sconosciuta ai sudditi della Regina Elisabetta grazie al porridge, in cui è utilizzata in fiocchi. Anche se il modo migliore per apprezzare questo cereale è consumarlo in chicchi, perché seppur sgusciati non vengono privati della crusca e del germe, mantenendo la concentrazione di fibre e sostanze nutritive. I chicchi di avena si cuociono come il riso, quindi in acqua salata per 30/35 minuti. Poi si può saltare in padella con giusto un filo d’olio, sale e pepe per accompagnare i secondi, ma è assolutamente indicata nella realizzazione di insalate fredde magari insieme a farro, grano saraceno e riso venere.

E poi c’è il miglio, da molti conosciuto come “il cibo dei canarini” pur avendo tutte le carte in regola per deliziare anche noi! Questo cereale si presenta sotto forma di piccolissimi semi sferici, assicura un buon apporto calorico ed è un naturale dispensatore di silicio, minerale utile nel rinnovamento di tessuti come unghie, capelli ed ossa e anche qui non c’è glutine. In cucina non è certo da meno agli altri cereali più comuni ed in commercio si trova nella varietà “dorata” cioè già decorticata che quindi cuoce più velocemente, in acqua bollente è pronto in venti minuti. Una volta cotto, sarà ancora più croccante se saltato in padella con poco olio ed è un valido sostituto del cous cous condito insieme a carne, pesce o verdure ma anche per realizzare sformati o polpette ◆

Miglio


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Fabio Campoli L e gustose ricette

Dolce Melciok Ingredienti per 6 persone 6 dl di latte fresco 500 g di melanzane nere ovali 500 g di pan di Spagna 150 g di cioccolato fondente 4 tuorli d’uovo 100 g di zucchero 35 g di maizena 1/2 bicchierino di rum Preriscaldo il forno a 220 °C, lavo le melanzane, le asciugo e pratico delle piccole incisioni in senso verticale di due centimetri circa. Le sistemo su una teglia e le inforno. Poi lascio cuocere fin quando non risulteranno morbide. Le tolgo dal forno e le ripongo in una bacinella, che copro con della pellicola trasparente, in questo modo il vapore che fuoriesce faciliterà il distacco della pelle. Una volta fredde, le spello, le passo al robot e raccolgo il purè ottenuto in una ciotola.

Verso mezzo litro di latte in una pentola e lo porto a bollore, taglio a pezzi il cioccolato e lo aggiungo quando è bollente, poi unisco anche il purè di melanzane. Tengo ancora a fuoco bassissimo. Nel frattempo batto i tuorli con lo zucchero; quando risulteranno leggermente montati, aggiungo la maizena. Tolgo dal fuoco il latte e lo verso delicatamente sulle uova stemperandole, mescolo bene con una frusta per evitare il formarsi di grumi, rimetto sul fuoco e faccio sobbollire a fuoco bassissimo per cinque minuti (meglio ancora sarebbe far cuocere dieci minuti a bagnomaria). Tolgo la crema dal fuoco e faccio raffreddare rapidamente. La passo al setaccio fine e la frusto per renderla liscia. La tengo da parte. Intanto, miscelo il rum con il latte rimanente e lo metto da parte. Poi taglio il pan di Spagna in strati sottili, privandolo della crosta e inizio l’assemblaggio, mettendo sul fondo uno strato di pan Spagna, bagnato con il latte al rum, farcisco con la crema di melanzane e cioccolato, realizzando uno strato uniforme di circa un centimetro. Ripeto, quindi, l’operazione altre due volte. La servo fredda.

Pasticcio di crespelle a più strati di sapori Ingredienti per 6 persone 1/2 l di besciamella 400 g salsa di pomodoro 300 g di champignon 6 sfoglie da crespelle 200 g di pasta sfoglia 150 g di prosciutto cotto 150 g di mozzarella di mucca 2 uova sode 70 g di gherigli di noci 70 g di olive di Gaeta 60 g di Parmigiano Reggiano Dop 40 g di cipolla bianca 10 g di prezzemolo 8 foglie di menta romana uno spicchio d’aglio in camicia 2 cucchiai d’olio extravergine d’oliva dal fruttato delicato sale qb

lavo e asciugo i funghi champignon, li trifolo con un po’ d’olio, una presa di sale, l’aglio (che poi levo) e la metà del prezzemolo tritato al momento. Appena pronti, li unisco al fondo ben caldo e aggiungo anche le uova sode ridotte a dadini. Quindi, preparo una spartana salsa di pomodoro, facendo appena un piccolo fondo con olio extravergine, la cipolla tritata rimasta e la menta romana. Stendo la pasta sfoglia a uno spessore di circa cinque millimetri, con cui fodero uno stampo alto tre, quattro centimetri. Inizio a comporre il pasticcio all’interno dello stampo, procedendo in questo modo: sul fondo metto il composto di prosciutto cotto e funghi, spolvero con del parmigiano grattugiato al momento, impreziosisco con il prezzemolo rimasto tritato e copro con una sfoglia di crespella. Passo poi al secondo strato, che dovrà essere composto soltanto da besciamella e mozzarella scolata dell’acqua in eccesso e spezzettata; copro con una crespella e farcisco di nuovo con il composto di funghi, poi metto un’altra porzione di pasta sfoglia, ancora della besciamella e della mozzarella, proseguendo fino ad arrivare quasi al bordo dello stampo. Conservo in frigorifero. Un’ora prima di servirlo, cuocio in forno preriscaldato a 180 °C per almeno mezz’ora e, terminata la cottura, lascio riposare per altri venti minuti circa. Poi taglio a fette e servo accompagnando con qualche cucchiaiata di salsa di pomodoro alla menta romana. Si può, volendo, servire il pasticcio con una julienne di verdure di stagione cotte in padella.

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In una casseruola preparo un fondo con l’olio e la metà cipolla tritata e lascio cuocere lentamente fin quando non risulterà dorato. Aggiungo, poi, le olive denocciolate e tagliate a pezzi, il prosciutto cotto tagliato al coltello e i gherigli di noce, lascio insaporire per cinque minuti e aggiusto di sale. Tolgo dal fuoco e lascio da parte in caldo. Intanto, mondo,


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L e cola z ioni

TIEPIDO Crema di noci, mele e cannella con fette biscottate Ingredienti per 2 persone gherigli di noci 40 g mela 1 zucchero 20 g cannella un pizzico scorza di limone 3 g fette biscottate 4 Procedete in questo modo Sbucciate e tagliate la mela a cubetti e conditela con lo zucchero e poca cannella. Fate cuocere le mele in una padella con il coperchio. Appena pronte mettetele in un robot con le noci, poca scorza di limone e fate frullare fin quando non diventerà una crema. Al momento della colazione spalmate la crema sulle fette biscottate. Accompagnamento: Tisana balsamica al tiglio

Tutti a tavola al “Circolo dei BloGustai” Tegoline al fondente e orzo soffiato con yogurt magro e more Ingredienti per 2 persone cioccolato fondente, 100 g orzo soffiato, 30 g yogurt magro, 2 vasetti more fresche, 60 g Procedete in questo modo Fate sciogliere il cioccolato in microonde o a bagnomaria. Stendetelo su un foglio di carta da forno e copritelo in modo uniforme con l’orzo. Coprite ancora con un altro foglio di carta da forno, pressate il tutto leggermente e riponete in congelatore. Ne risulterà una lastra croccante. Tagliatelo a piccoli rettangoli, in modo da formare dei biscotti. Disponete lo yogurt magro in una bicchiere di vetro, copritelo di more fresche e decoratelo con i biscottini al fondente e orzo. Accompagnamento: Succo di frutta fresco

La prima blog-guida online con le ricette dei food blogger selezionate da Fabio Campoli

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pre il “Circolo dei BloGustai”, il primo innovativo progetto di blog-guida sui migliori piatti proposti in rete. Nato da una brillante intuizione dello chef Fabio Campoli, presidente del Circolo dei Buongustai e chef mediatico, il blog vuole proporre on line un vero e proprio menu stagionale costruito con le ricette dei tantissimi food blogger, ma seguendo il gusto personale del nostro chef. Gli appassionati di cucina sono tanti e sul web sempre più numerosi, foodies e food blogger si incontrano in rete per confrontarsi, per scambiarsi idee, ricette, indirizzi di ristoranti e info su prodotti particolari. Nell’epoca della comunicazione web e 2.0 la cucina e la cultura gastronomica in generale hanno avuto un grande successo di utenza e di affiliati. Si è assistito negli ultimi anni ad una vera e propria invasione della cucina su tutti i media, dalla tv alla radio, per non parlare di riviste e del web. Ogni giorno, infatti, vengono pubblicate in rete novità, informazioni, ricette, lezioni, foto e filmati, tutto questo attraverso magazine specializzati e il mondo dei food blog, nuova frontiera della comunicazione del food e rete di seguaci della buona cucina. In questo panorama in cui Fabio Campoli, chef mediatico all’avanguardia, trova linfa per la sua idea: “La mia è un po’ una provocazione e un gioco. Questo progetto vuole innanzitutto creare un punto di incontro tra i vari food blogger, che popolano la rete con le loro proposte gastronomiche e che reputo attenti alla cultura del cibo, alla qualità, persone appassionate che dedicano il loro tempo libero a sperimentare, a creare come qualsiasi cuoco nella propria

cucina. Mi piace l’idea di condivisione e di interattività che è alla base del “fare cucina sul web”. Il progetto è stato presentato con il primo menu dedicato alle feste natalizie, il 16 dicembre nell’ambito della manifestazione Arti e Mestieri, svoltasi in Fiera di Roma. Ha già coinvolto numerosi blogger che contribuiscono “inconsapevolmente” alla creazione di questo menu alla carta, dall’antipasto al dolce: incantesimo del lievito per la selezione dei pani, stuzzicanti, tanto per cominciare, primi e pasta, secondi di pesce e di carne, dulcis in fundo. Trovano spazio anche la carta dei vini, la carta dei formaggi, consigli di stili e di design per l’arredamento e la creazione delle giuste atmosfere. Un posto speciale - fortemente voluto da Campoli - per i piatti dedicati alle patologie come diabete, celiachia e intolleranze varie. Ogni ricetta sarà accompagnata dal commento dello chef, che racconterà perché l’ha scelta, darà qualche consiglio su come realizzarla e come presentarla in tavola. A chiusura la sua personale e gustosa interpretazione. Insomma, un ristorante che potrebbe nella realtà funzionare alla perfezione, considerata la realizzabilità e la qualità di molte ricette. Come partecipare al Circolo dei BloGustai: per vedere le proprie ricette inserite nel menu del Circolo dei BloGustai, i food blogger interessati potranno segnalare il loro blog all’indirizzo info@ilcircolodeibuongustai.net e sul profilo facebook dello chef. Sarà Fabio Campoli a navigare tra le vostre ricette e scegliere quelle di suo “gusto”. www.circolodeiblogustai.it


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CANTINA DI TRAMIN: LA VITE DIVENTA SCULTURA Sulla Weinstrasse, la sede della Cantina di Tramin di Werner Tscholl è il simbolo architettonico e non solo di una realtà vinicola d’eccellenza di Monia Innocenti

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a Cantina di Tramin, seconda cantina cooperativa dell’Alto Adige, negli ultimi 15 anni è riuscita a conquistare una posizione di eccellenza tra i produttori altoatesini grazie ad un lavoro assiduo, appassionato, innovativo e grazie soprattutto alle scelte di Willi Stuerz, eletto miglior enologo d’Italia nel 2004, principale artefice del cambiamento. Proprietari della cantina sono 290 contadini viticoltori nell’area di Termeno, Ora, Egna e Montagna su una superficie di circa 245 ettari, dove il Gewürztraminer è il protagonista assoluto. La cantina produce mediamente 1,5 milioni di bottiglie ogni anno, destinate per il 75% al mercato nazionale e per il restante 25% a quello estero. Il fatturato complessivo sfiora i 10 milioni di Euro. Pluripremiata e costantemente citata nelle classifiche di qualità e nelle

guide internazionali, dal 2010 la Cantina di Tramin ha una nuova sede firmata da Werner Tscholl. L’architetto è riuscito ad intervenire sulla costruzione originaria senza sottrarre neanche un metro di terreno alle vigne. La struttura si fonde quindi con l’ambiente circostante con grande armonia, grazie anche ai materiali scelti che riescono ad unire passato e futuro (legno e ferro, vetro e cemento, trasparenza e oscurità). L’idea è quella di una vite che uscendo dal terreno avvolge il nuovo edifico disegnandone l’involucro esterno. La costruzione è una vera e propria scultura, simbolo della cantina, riconoscibile da parte dei viaggiatori della strada del vino e punto di riferimento per il l’intero paese. All’interno lo spazio è stato accuratamente studiato in funzione della sua destinazione d’utilizzo, in modo da riservare aree funzionali dedicate ad operatori e visitatori.

Dal corpo preesistente si estendono due lunghe braccia verdi per l’enoteca e la sala di degustazione, luogo di osservazione privilegiato dei vigneti. Qui è possibile assaggiare l’intera collezione dei vini, ammirare la nuova sede, prendere parte a visite guidate in cantina, da prenotare direttamente alla reception o acquistare direttamente i vini. Tramin è fra le prime cantine sociali dell’Alto Adige ad aver intrapreso la sfida dell’agricoltura ecosostenibile. Oggi si coltivano circa 15 ettari di vigne secondo i disciplinari biologici e biodinamici. Dal 2007 le etichette top di gamma nascono senza l’uso di diserbanti, senza forzare gli equilibri della terra e rispettando i ritmi dettati dalla natura. L’obiettivo è quello di estendere l’abolizione dell’uso di erbicidi a tutti i 230 ettari di coltivazione, coinvolgendo in prima persona ogni singolo proprietario ◆

Strada del Vino 144, 39040 Termeno(BZ) Italy Telefono +39 0471 096633 info@cantinatramin.it


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ACCESSIBILE è COOL

Marilena Vita

Da segnalare in ultimo l’incontro con il pubblico di Ferdinando Scianna e Mimmo Paladino, mentre fra le opere più attese la Fiat 500 dell’artista Gianni De Paoli, che ha coperto la mitica auto del marchio torinese con 650 kg di salmone norvegese. Un vero e proprio progetto di Organic Trash Art che valorizza lo scarto del pesce sensibilizzando l’opinione pubblica sui temi dell’ecosotenibilità e biodiversità ◆ VDV

Ferdinando Scianna

È

possibile acquistare un’opera d’arte contemporanea senza avere la sensazione di stare buttando i propri soldi dalla finestra? A questa domanda sta rispondendo da cinque anni una delle fiere d’arte più cool in Italia, Arte Accessibile Milano, ideata da Tiziana Manca e che si svolgerà come da tradizione presso Spazio Eventiquattro e PwC Experience sede del Gruppo 24 Ore e di PricewaterhouseCoopers in via Monte Rosa 91 dal 12 al 14 Aprile 2013. Tantissime le novità in programma: da un’intera sezione dedicata all’Art-design (visto la concomitanza della fiera con il Salone del Mobile), con diciotto macroaree per un percorso nell’arte della metamorfosi quotidiana, ai tanti progetti curatoriali pensati e realizzati direttamente dalle gallerie in

Pastorello

Silvia Viganò, Lady In Plastik

AAM - ARTE ACCESSIBILE MILANO 2013 12-14 Aprile 2013 sinergia con gli artisti, così da creare un rapporto ancor più diretto con i visitatori. Quindi laboratori didattici, percorsi enogastronomici, la terza edizione del Concorso di fotografia culturale “Back Stage”, la mostra delle opere finaliste e la premiazione del I° Premio AOP Academy, ideato dai marchi di belle arti Winsor & Newton, Liquitex e Conté à Paris con il fine di promuovere il talento giovane, e infine un’asta benefica in favore di due onlus milanesi, Abn e Fata: curata dal critico Ivan Quaroni, è stata resa possibile grazie alla solidarietà di venti affermati artisti contemporanei, fra i quali Pastorello, Paolo De Biasi, Vanni Cuoghi, Michael Rotondi, Silvia Argiolas, Giuliano Sale, Alice Colombo, Ilaria Del Monte, Irene Balia, Isabella Nazzari, Carlo Alberto Rastelli, Silvia Mei.

Spazio Eventiquattro Gruppo 24 Ore e PwC Experience via Monte Rosa 91, Milano Orari apertura al pubblico con ingresso libero previa iscrizione al sito Venerdì 12 aprile 19-24 Sabato 13 aprile 12-22 Domenica 14 aprile 11-20 Informazioni e iscrizioni: info@arteaccessibile.com, www.arteaccessibile.com

media partner sarà presente in uno stand collettivo che ospita le riviste più prestigiose dell’arte, del design e dell’architettura.

Barbara Uccelli, Bar Rouge, 2009, stampa lambda su alluminio e plexiglass, 250x125cm


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L’arte come processo di mentalizzazione “In un articolo pubblicato sulla rivista art forum, l’artista americano Sol Le Witt spiega che il processo intellettuale della concezione di un’opera d’arte ha più valore dell’opera in sé e che l’aspetto fisico dell’arte potrebbe nuocere alla sua comprensione” di Maria Laura Perilli

art

Gi Morandini

che costantemente l’umanità smarrisce nel suo percorso. Alla forza del Gerlando, Gi Morandini oppone, improvvisamente, la delicatezza “del vaso di fiori”. È un concetto di speranza, un sogno ad occhi aperti per una realtà migliore, tradotto con un disegno dal filo sottile, che sembra srotolarsi rapidamente da una matassa generatrice per mezzo di una modulazione gestuale orientale. Con una asimmetria rapida Gi Morandini esprime il senso del vuoto, dell’indeterminatezza della quotidianità del vivere, delle incertezze e della costante ricerca umana di un “centro di gravità permanente” ◆

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Piccolo nido

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n tale quadro l’arte concettuale di Gi Morandini presenta caratteri insoliti. Se, infatti, normalmente l’artista concettuale è incline a sottolineare con forza il suo processo di mentalizzazione artistica, tralasciando volutamente l’interesse per gli effetti emotivi che possono derivare dall’artigianalità dell’opera, in Morandini si delinea una sinergia tra la profondità dell’idea e l’azione manuale, tale da generare anche elementi di sottile emotività nell’osservatore. L’attenzione per i versi di Walt Whitman è metafora della libertà mentale del nostro artista. I versi del poeta americano scorrono su un fondo di colori intensi dati con forte carica gestuale; così Gi Morandini esprime la sua dissonanza con l’usualità del vivere, come Walt Whitmann: “Tumultuoso, veemente poeta che per primo negli stati Uniti ruppe i legami con la versificazione tradizionale, creando ritmi a cadenze di vasto respiro, tali da esprimere quel senso di libertà assoluta di comunione con la natura e con l’umanità, di esaltazione sulle forze fisiche e spirituali dell’uomo che lo fecero definire il Dio Pan in persona”. Le sue radici camune si traducono invece in una scultura che affonda nel linguaggio degli antichi popoli italici. Il Gerlando è il contemporaneo guerriero di Capestrano, trattato nella forma con un raffinato non finito ‘‘capace di dissolvere ogni intento descrittivo per privilegiare, innanzitutto, la mentalizzazione e l’idea, come basi dell’atteggiamento concettuale. Gerlando è l’idea della scala storica dove ogni singolo gradino è metafora del corso e ricorso storico, fatto di guerre, conflitti che da sempre affliggono l’essere umano. Una figura forte, piantata, gridata e sofferente è il mezzo qui scelto da Gi Morandini per esaltare l’idea, il concetto di una stabilità

Gi Blu


what’s on what’s

Sognando praterie

AAM Spazio Eventiquattro - dal 12 al 14 aprile Prosegue con Rebus il viaggio nell’incoscio di Monica Marioni (a cura di Ivan Quaroni). Dopo essere stata presentata prima alle Galleria del Chiostro del Bramante a Roma e poi nell’Ex Chiesa San Pietro in Atrio a Como la mostra sbarca ora a Arte Accessibile Milano per proseguire poi a Lugano, Vicenza e Marsiglia. Quello di Monica Marioni è un universo di segni, icone, frammenti, giunti dall’immaginario collettivo ma anche dalla propria storia personale; una catena di segni visivi - rivisitati, sovrapposti, manipolati da collezionare e poi da offrire allo sguardo altrui, per essere decifrati. www.arteaccessibile.com

COSTRUTTORI DI ARMONIE

Auditorium - fino al 7 aprile L’Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, che ospita l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi (laVerdi) una delle più rilevanti realtà sinfoniche nazionali, presenta un’inedita esposizione dedicata all’eccellenza della liuteria italiana e cremonese. Il progetto espositivo nasce dalla collaborazione tra la Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, istituzione milanese privata non profit che sostiene l’alto artigianato, la Fondazione Antonio Stradivari di Cremona e la Fondazione Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi con l’intento di estendere a un pubblico vasto e qualificato la conoscenza della liuteria e dei suoi maestri. www.laverdi.org

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REBUS

ph Sebastiano Pessina

DINOSAURI IN CARNE E OSSA

Monza, Parco della Reggia, Villa Mirabello - fino al 28 luglio Un branco di oltre 40 rettili, mammiferi e anfibi preistorici che a distanza di milioni di anni si mostrano in tutta la loro imponenza, si sono dati appuntamento dal 28 febbraio al Parco della Reggia di Monza. Sono i protagonisti della mostra ‘Dinosauri in Carne e Ossa - Scienza e Arte riportano alla vita i dominatori di un Mondo perduto’, un evento di cultura/intrattenimento interamente Made in Italy a cura di Stefania Nosotti e Simone Maganuco. La mostra gode anche del supporto del Comitato Scientifico in cui spicca il nome di John ‘Jack’ Horner, già ispiratore e consulente scientifico del film cult’Jurassic Park’. www.reggiadimonza.it

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ronti per l’avventura? Si va bene... non c’è sempre tempo di volare dall’altra parte del mondo, a volte basta saper volare con la fantasia. Basta un po’ di inventiva e la capacità di dimenticare per qualche minuto lo stress, tornando un po’ bambini. Qualche minuto di macchina ed eccoci nel lontano west, anzi: Wild West, un angolo di quel lontano mondo dei nativi d’America e dei pionieri, di frontiera e d’avventura. All’interno, la sala che ricostruisce perfettamente la scenografia dei film di cow boy: la banca e la prigione (che ospita un tavolo per piccole comitive) e ovunque selle, vecchie Colt, cinturoni, frecce, totem, targhe, tutti pezzi originali che accompagnano in questo viaggio che parte dalla buona tavola.

Mistero doloroso

Piccolo Teatro Studio, dal 9 al 14 aprile Dall’omonimo romanzo di Anna Maria Ortese, lo spettacolo di Luca Ronconi interpretato da Galatea Ranzi. Ambientato nella Napoli del Settecento, è il racconto dell’amore impossibile fra una giovane donna del popolo e un principe Borbone. Un’attrazione magnetica che li sorprende, li spinge storditi e stupefatti l’uno verso l’altra, in aperta violazione del principio di casta. Una vicenda sospesa fra la realtà possibile dell’incontro e la fantasia altrettanto reale della bambina, per la quale l’amore non è altro che un doloroso mistero. www.piccoloteatro.org

Il menu, naturalmente, non può che cedere al richiamo della carne, con una vasta selezione italiana e straniera da cucinare sulla griglia a legna: fiorentina danese, scottona irlandese, entrecote del Nebrasca, bisonte canadese, carne argentina, bistecca fiorentina DOC, alette e coscette di pollo. Una cucina robusta e saporita che non dimentica antipasti Tex Mex, insalate, contorni gustosi come le bucce di patate fritte e le verdure grigliate, e il sabato e la domenica a pranzo anche primi piatti, da accompagnare con vini e birre. Si chiude in dolcezza, con crostatine e dolci caldi dello Chef, scaldati dalla stufa al centro dalla sala o ospitati dall’ampio spazio all’aperto, da cui osservare i tanti animali: papere, cigni, daini, maialini, che faranno la gioia dei più piccoli. Per chi non resiste al vizio del fumo, una sala riservata da cui godere della vista incantevole del parco.

MEMORIE DI UNA SCHIAVA

teatro ph ©Pino Miraglia

wild west - Steak House Via della Giustiniana, 906 - Tel. +39 0630207222 Aperto tutti i giorni dalle 19, sabato e domenica anche a pranzo - Chiuso il lunedì

promo

PICCOLO TEATRO STUDIO, dal 16 al 24 APRILE Una delle più grandi attrici del teatro italiano Pamela Villoresi interpreta il romanzo scritto in afrikaans dalla sudafricana bianca Wilma Stockenstrom che, per raccontare la sofferenza della protagonista, sceglie la lingua stessa di chi l’ha causata, la lingua gutturale e straniera dell’offesa. La messa in scena si muove su più piani narrativi, parole, immagini e musiche eseguite dal vivo da Baba Sissoko, “Griot” africano, chiamato a raccontare nuove e più amare storie, a intonare un solo grande canto corale di libertà. Adattamento drammaturgico e regia sono di Gigi Di Luca, che con questo poema corre sui binari del rapporto tra musica etnica e parola: linguaggi essenziali per un recupero di un’identità collettiva, per una narrazione fatta di codici della tradizione popolare in framment/azioni contemporanee. www.labazzarra.com - www.piccoloteatro.org

www.wildweststeakhouse.it


what’s on what’s IL MESE DEL PAPA

Sabato 16/23/30 marzo e Sabato 6 aprile ore 10 In occasione dell’elezione del nuovo Pontefice il complesso monumentale di Santa Sabina all’Aventino apre per la prima volta al pubblico la suggestiva Cappella di San Pio V Papa con il suo bellissimo corredo di stucchi e dipinti barocchi. Un tesoro nascosto nella clausura del convento che i frati domenicani dell’Aventino hanno deciso di aprire esclusivamente per festeggiare l’elezione del Papa e per raccontare la storia dei Pontefici legati all’Ordine e a Santa Sabina. Dal 16 marzo al 6 aprile (solo il sabato mattina) si potranno visitare dunque questi spazi, accompagnati da uno storico dell’arte. Contatti: 327 9758869 - circuitoaperto@gmail.com

ARTE IN GIAPPONE 1868-1945

Galleria Nazionale d’Arte Moderna, fino al 5 maggio Opere raffinatissime e materiali delicati per la prima volta in Italia, per celebrare il cinquantesimo anniversario della nascita dell’Istituto Giapponese di Cultura di Roma. Un’ampia retrospettiva dedicata all’arte nipponica del ‘900, dalla restaurazione dell’imperatore Meije nel 1868 alla fine del secondo conflitto mondiale, che offre l’occasione per approfondire un periodo poco noto ma denso di trasformazioni. Le centosettanta opere, provenienti dai più importanti musei e collezioni private giapponesi, saranno esposte in due fasi distinte: la prima, dal 26 febbraio al 1° aprile 2013, la seconda dal 4 aprile al 5 maggio 2013. www.gnam.beniculturali.it

PAOLO POLI E LELE LUZZATI IL NOVECENTO è IL SECOLO NOSTRO Con la prefazione firmata dalla brillante e autorevole giornalista di costume Natalia Aspesi, il libro racconta uno dei più amati protagonisti delle scene teatrali italiane ed europee degli ultimi 50 anni: Paolo Poli. Marina Romiti, storica dell’arte, alterna il racconto del lavoro e della vita con brani di conversazioni, collocando il libro a metà strada tra la monografia artistica e l’intervista. Filo conduttore è la storia dell’arte, grande passione dell’attore (allievo di Roberto Longhi), e soprattutto il lungo rapporto artistico con lo scenografo e illustratore Lele Luzzati, scomparso nel 2007. Il libro, rilegato, in ampio formato e interamente a colori, è corredato da un apparato di fotografie (per lo più inedite) con le scenografie di Luzzati che si rifanno a grandi opere del Novecento. Autore: Marina Romiti Editore: Maschietto www.maschiettoeditore.com

PENSIERI INTESSUTI - FORTUNY INTERIORS Con Fortuny Interiors, si è voluto raccogliere in un unico libro alcune delle meravigliose creazioni Fortuny. Immagini che raccontano una tradizione iniziata nel 1921 dal fondatore Mariano Fortuny y Madrazo e oggi portata avanti con passione e dedizione da Mickey e Maury Riad. Grazie a un amore comune, è stato possibile cogliere, all’interno delle diverse ambientazioni immortalate, le molteplici sfumature di una classicità senza tempo, raccontata proprio tra le pagine di Fortuny Interiors. Autore: testi di Brian Coleman, premessa di Guillermo de Osma e prefazione di Mickey Riad Photos: Erik Kvalsvik Editore: Gibbs - Smith www.gibbs.smith.com

KARTELL - THE CULTURE OF PLASTICS

IL FASCINO DISCRETO DELL’OGGETTO LA NATURA MORTA DELLE COLLEZIONI DELLA GALLERIA NAZIONALE D’ARTE MODERNA 1910-1950

fino al 2 giugno Centocinquanta opere tra disegni, dipinti, stampe, databili tra il 1910 e il 1950 concentrate sul tema della natura morta compongono il materiale della mostra curata da Massimo Minnini. Soggetto discreto, che permette agli artisti di confrontarsi con le sperimentazioni delle avanguardie partendo da una base reale, per andare alla ricerca di nuove relazioni di spazio e di tempo. Mancano i dipinti più famosi, apprezzabili durante il percorso museale, mentre viene dato spazio a opere meno note di artisti che al tema si sono lungamente dedicati come Moranti, De Pisis e Pirandello.

ALIGHIERO BOETTI

Maxxi, fino al 6 ottobre Trenta opere del periodo romano di uno dei più interessanti esponenti dell’arte povera, artista viaggiatore attratto dall’Oriente. “Alì Ghiero, beduino in transito, accampato accanto al Pantheon”, Boetti, insofferenti alle definizioni, fu capace di aprire la comunità romana verso una nuova sensibilità, documentata, in questa mostra, dal confronto con alcune opere di Luigi Ontani e di Francesco Clemente. www.fondazionemaxxi.it

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Taschen dedica una monografia alla storia ultra-sessantennale di Kartell, il brand di design italiano leader mondiale nella produzione industriale di arredi in materiale plastico, sinonimo di innovazione, creatività, colore e tecnologia. La “rivoluzione della plastica” nella vita quotidiana dal dopoguerra ad oggi viene presentata attraverso le voci e le immagini dei protagonisti, dei designer, dei prodotti stessi. Un libro di 400 pagine che racconta l’avvincente storia dell’azienda “che visse due volte”: la prima diretta da Giulio Castelli, che la fonda nel 1949, e la seconda da Claudio Luti, che dal 1988 le imprime un nuovo corso. Il volume, curato da Hans Werner Holzwarth, professore di Visual Communication alla Bauhaus University di Weimar, ed Elisa Storace, curatrice del Museo Kartell, è pubblicato in sei lingue, raccolte in due edizioni: la prima in italiano, spagnolo e portoghese, la seconda in inglese, francese e tedesco. Autori: Hans Werner Holzwarth ed Elisa Storace Editore: Taschen www.taschen.com

Almanacco dell’Architetto Da un’idea di Renzo Piano, uno sguardo via web sull’architettura, a metà fra web e libro fotografico. Un ‘tour’ in rete, fra arte e tecnica del costruire, con ‘news’ in costante aggiornamento. È possibile ammirare le immagini in alta risoluzione di alcuni degli edifici progettati da Renzo Piano, tra cui il grattacielo “The Shard” di Londra e la chiesa di Padre Pio a San Giovanni Rotondo, e le schede degli architetti suoi collaboratori. Dalla casa editrice Proctor, è direttamente acquistabile l’opera: un cofanetto con due volumi di grande formato (24x34 cm) ma di agile consultazione. L’Almanacco dell’Architetto è infatti un caso editoriale unico, tra saggistica e manualistica, che si rivolge ad un pubblico non solo di addetti ai lavori, ma anche di appassionati e ‘curiosi’ della materia. Editore: Proctor Edizioni Spa www. almanaccodellarchitetto.it

Books


what’s on what’s Tiziano

Scuderie del Quirinale fino al 16 giugno “Tiziano veramente è stato il più eccellente di quanti hanno dipinto: poiché i suoi pennelli sempre partorivano espressioni di vita” (Marco Boschini, 1674). In mostra i tratti salienti dell’inarrestabile ascesa del pittore italiano attraverso 40 opere: dagli esordi veneziani nelle botteghe di Giovanni Bellini e Giorgione, dalle grandi tele per i dogi alle committenze imperiali di Carlo V e del figlio Filippo II. L’intera carriera sarà rappresentata sottolineando il magistrale senso del colore e l’evoluzione di una finissima pennellata. Ad oltre vent’anni dall’ultima monografica sul grande artista veneziano, questa chiude il ciclo di mostre che hanno visto come protagonisti Antonello da Messina, Giovanni Bellini, Lorenzo Lotto e Tintoretto. Lighting Designer: Arch. Serena Tellini e Arch. Francesco Iannone, Studio Consuline, Milano www.scuderiequirinale.it

roma

HELMUT NEWTON - White Women, Sleepless Nights, Big Nudes

Palazzo delle Esposizioni fino al 21 luglio Unica tappa italiana della mostra che sta girando il mondo: duecento immagini di uno dei fotografi più interessanti del XX secolo. Un grande spaccato sulla figura femminile attraverso lo sguardo non convenzionale di Newton. In mostra gli scatti dei tre volumi che segnano la sua carriera, dalla trasgressione che lo portò ad introdurre il nudo nel mondo della moda alla metà degli anni ‘70 (“White Women”) ai reportage di “Sleepless Nights”, fino alle gigantografie degli anni ‘80 (“Big Nudes”). Nelle immagini volti noti e meno noti, personaggi di storie che il fotografo stesso decide come raccontare scandagliando la realtà alla ricerca di un’ambiguità di fondo di cui erotismo e morte non sono che due aspetti della stessa ricerca di verità.

RESTITUZIONI 2013. TESORI D’ARTE RESTAURATI

Museo di Capodimonte e Gallerie d’Italia Palazzo Zevallos Stigliano, dal 22 marzo al 9 luglio Oltre 250 singoli manufatti restaurati nello scorso biennio da Intesa Sanpaolo vengono presentati al pubblico. Provenienti da musei e chiese di tutta Italia - inclusi i Musei Vaticani - le opere coprono un arco cronologico che va dall’VIII secolo a.C. Tra le molte restaurate in ambito meridionale, il grande mosaico romano con scena di palestra da Reggio Calabria, la cosiddetta Tomba della Principessa di Canosa di Puglia, la celebre Stele Borgia che, insieme a due affreschi provenienti dalla Caserma dei Gladiatori di Pompei, al prezioso vaso dell’Amazzonomachia e alla Loutrophoros con Niobe e divinità, giunge dal Museo Archeologico Nazionale partenopeo. www.restituzioni.com

21 Tableaux Vivants per Caravaggio

Museo Diocesano, una domenica al mese, fino al 2 giugno Sette attori portano in scena i capolavori di Michelangelo Merisi da Caravaggio. Un lavoro di estrema semplicità e insieme di grande impatto emotivo: sotto gli occhi degli spettatori si compongono 21 tele realizzate con i corpi degli attori. La luce di scena riproduce i tagli inconfondibli dell’artista, mentre la performance è accompagnata da musiche di Mozart, Vivaldi, Bach e Sibelius. www.museodiocesanonapoli.com

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...da 90 anni la tradizione della cucina romana nel cuore dei Parioli... Celestina ai Parioli, il più antico ristorante nel cuore

dei Parioli, propone ogni settimana grandi serate di degustazione per i propri ospiti. Sono momenti particolari a tema, per proporre ai clienti percorsi eno-gastronomici che valorizzano le eccellenze regionali, accompagnati da una selezione di vini delle migliori cantine e birre artigianali. Queste serate offrono anche momenti di incontro tra i nuovi proprietari e gli ospiti, che hanno così l’opportunità di conoscerli meglio.

Viale Parioli, 184 • tel. 068078242 - 068079505 www.ristorantecelestina.com


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Fiera Milano - Padiglioni Rho-Pero

I SALONI 2013: a Milano il mondo che abiteremo In scena dal 9 al 14 aprile 2013 nei padiglioni di Fiera Rho-Pero le tendenze del settore casa-arredo, dell’illuminazione e dell’ufficio legate al mondo del progetto, dell’arte e della cultura, animeranno come ogni anno la metropoli milanese

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Sofisticata semplicità è invece la collezione di tavolini Placas (design LucidiPevere) progettati per ambienti indoor & outdoor per DeCastelli. Un accostamento di tre spicchi di cerchio di uguale dimensione che completano la figura circolare, lasciando a vista, negli spazi vuoti creatisi, la struttura di sostegno e le gambe. Lo studio LucidiPevere firma anche la nuova seduta Raphia per Casamania, un connubio tra contemporaneità e tradizione con l’intento di dare continuità alla lavorazione del midollino. Risultato? Una seduta leggera, pratica e colorata per terrazze e giardini. Blueside Emotional Design propone il tavolo-scultura Myra realizzato in Corian white glacier da Riccardo Bartolucci studio, dalle linee sinuose e innovative: un oggetto di design realizzato in un pezzo unico dalla forma assolutamente singolare. Sempre raffinata è la nuova versione del sistema modulare

di Alessandra Vittoria Fanelli

onsiderata la vetrina dell’eccellenza del design, Milano si prepara a ospitare la 52a edizione del Salone Internazionale del Mobile con il Salone Internazionale del Complemento d’Arredo, le biennali Euroluce e SaloneUfficio e il SaloneSatellite, lo showcase dedicato ai giovani e alla loro creatività. In pratica una finestra sul mondo del progetto e del design per emozionare il pubblico che tutti gli anni sempre più numeroso si ritrova come un appuntamento inscindibile nella capitale del design e della moda. Al Salone, esclusiva vetrina del design internazionale, saranno più di 2.500 gli espositori che riempiranno i padiglioni del quartiere fieristico. Tra questi assistiamo, novità assoluta, al rientro nella sede istituzionale di Rho-Pero di Poltrona Frau Group (Poltrona Frau, Cassina, Cappellini) che darà vita presso

Poltrona Frau Contrat, Array Auditorium by Zaha Hadid

il padiglione 20 ad un campus costituito da tre spazi, per raccontare l’identità di ciascun brand del Gruppo. Il ruolo-guida della manifestazione milanese in termini di originalità, cambiamento e visibilità è confermata dalle molteplici novità che le imprese del settore stanno presentando ai previsti 300mila visitatori provenienti da 160 Paesi. Ecco una preview di prodotti che alcune delle principali imprese del settore hanno già realizzato: i primi prototipi che diventeranno il must have del prossimo anno. Ecco ad esempio la nuova collezione di divani, poltrone e sedute Light Milano creata da Luca Scacchetti per Contempo, che proprio per questa linea di elegante semplicità delle forme si è ispirato al mood della capitale mondiale del design. Una linea classica ‘senza tempo’ dedicata ad un pubblico dal glamour ricercato.

design

DeCastelli Tavolo Placas by LucidiPevere

di divani Evergreen, disegnata da Antonio Citterio per Flexform con struttura di metallo rivestita in pelle. Più ironico e dai colori accesi il divano circolare Circuit realizzato dal marchio Tonino Lamborghini per Formitalia Luxury Group, caratterizzato dal rivestimento in pelle Toro rossa e ovviamente ispirato al vibrante mondo dei motori. È invece di un’eleganza scanzonata il divano Blues scultoreo e plasmabile proposto da Calia Italia per la collezione Urbana. In pratica Blues è un’accogliente alcova in morbida piuma d’oca, da vivere in completa libertà, arricchito nella versione sound da due diffusori acustici e un trasmettitore bluetooth che consente di ascoltare la tua musica preferita in assoluto relax. Più tradizionale è il sistema Candy, sempre di Calia Italia per la collezione Emporio, di elegante sobrietà che in versione chaise longue si trasforma in un vero attimo di piacere.


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Moroso - linea Mafalda by Patricia Urquiola

Calia Italia, poltrone e pouff Blues

design Poltrona Frau, seduta Montera by Roberto Lazzeroni

Moroso - collezione Bikini by Werner Aisslinger

Fuorisalone - Modulnova - cucina Blade


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Adatto agli ambienti metropolitani è il geometrico letto MagicDream firmato da Giuseppe Viganò per Morelato, azienda che si potrebbe definire ‘un’ebanisteria moderna’ che ha saputo fondere la sapienza artigianale e le conoscenze tramandate dal capostipite Aldo Morelato, con l’innovazione e le nuove tecnologie.

Spostandoci ai padiglioni dedicati alla biennale Euroluce troviamo i raffinati lampadari chandelier di Barovier & Toso, in un percorso suggestivo dove le vecchie cianografiche ‘blueprint, dal caratteristico blu di Prussia fanno da sfondo e leit motif a tutto l’allestimento pensato da Fabio Calvi e Paolo Brambilla Architetti.

Formitalia Luxury Group, divano Circuit by Tonino Lamborghini


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Stile, benessere, eleganza

FUORISALONE - GLI IMPERDIBILI MUSEI CIVICI MILANESI - varie sedi 7-14 aprile Durante la settimana del Salone Internazionale del Mobile l’ingresso ai musei civici milanesi sarà gratuito per tutta la settimana grazie a Cosmit il popolo del Salone, ma anche i cittadini milanesi e i turisti, potranno entrare gratuitamente in tutti i musei civici: Museo del Novecento, Museo Archeologico, Museo di Storia Naturale, Musei del Castello Sforzesco, Palazzo Morando, Acquario civico, Galleria d’Arte Moderna e Museo del Risorgimento. www.cosmit.it

Anche Windfall Contemporary Crystal Lighting propone lampadari che sembrano dei gioielli di luce ‘da indossare’ resi unici dall’utilizzo dei cristalli Swarovski come l’esclusivo chandelier Jewels 5 realizzato a forma di catene con anelli di diverso spessore, perfetto per illuminare ambienti di lusso. Infine il binomio luce-ufficio con Euroluce e Salone Ufficio, si consolida ulteriormente grazie alla crescente attenzione alla qualità dell’ambiente di lavoro, frutto di una scelta mirata dell’arredamento, della sua disposizione nello spazio e, in ugual misura, di una corretta illuminazione. È da questo concetto che la grande archi-star francese Jean Nouvel (Pritzker Price 2008) ha tratto ispirazione per il suo ‘Progetto Ufficio per Abitare’ all’interno dei padiglioni 22-24, dove illustrerà i diversi scenari di sviluppo dei principali temi dello spazio di lavoro di oggi e di domani alla luce delle nuove multimedialità. Enjoy Salone 2013! ◆

Molteni & C collezione Grado45 Vetrina by Ron Gilad

Da oltre 25 anni Carlo Zanni si prende cura del nostro riposo con Pianeta Letto Un mondo in cui ricerca estetica, competenza tecnica, attenzione per il cliente si mescolano in un progetto “a tutto benessere”

RCS per MILANO DESIGN WEEK 8 aprile - 1° maggio Tre gli eventi che RCS organizza durante il prossimo Salone del Mobile, progetti rivolti a pubblici diversi che vogliono arricchire il palinsesto della design week milanese con contenuti d’eccezione, a testimoniare il costante impegno del Gruppo nel settore arredamento. 1° DESIGN SUMMIT Lunedì 8 Aprile - Ore 9.30/12.30 MEET DESIGN - AROUND THE WORLD - Martedì 9 Aprile sede: Triennale - viale Alemagna, 6 - dal 9 aprile al 1° maggio FOOD&DESIGN - Mercoledì 10 - Giovedì 11 - Venerdì 12 Ore 19.30/23.00 Ristorante diffuso in città, show-cooking e degustazioni nelle diverse sedi showroom di cucine. www.rcsmediafroup.it

DARSENA DEI NAVIGLI 10 aprile - 20 maggio Con una Pienadirane - questo il titolo dell’installazione - torna il gruppo Cracking Art a Milano. In occasione di Fan (Festival dell’Acqua sui Navigli), spettacolare performance-installazione che prevede il lancio di migliaia di rane in plastica colorate nelle acque della Darsena dei Navigli. La prima gettata del 10 aprile prevede un lancio di oltre 5.000 rane ad opera del pubblico. www.cracracracking.com

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GALLERIA CARLA SOZZANI 9-14 APRILE Tutti i giorni cocktail dalle 19.00 alle 21.00 ‘ANGELO MANGIAROTTI’ 6-28 aprile Retrospettiva: Forme e espressioni oltre i confini. 60 anni di attività dell’Arch. Angelo Mangiarotti. Inaugurazione 6 aprile 15.00 /20.00 Gallery Shop “CITROEN DS Drive to design” 9-14 aprile ‘Pierre Paulin - Declive e Tapis-siège’ 9-14 aprile Bookshop 10 aprile: Book signing di Matteo Thun www.10corsocomo.com

ormire è uno degli atti fondamentali delle persone, una delle funzioni vitali che ci occupa per quasi un terzo della nostra vita, per questo è importante creare le condizioni per farlo nel modo migliore possibile. È questo l’obiettivo di Carlo Zanni e del suo Pianeta Letto dal 1987. Un impegno che in oltre 25 anni ha portato a ricercare strenuamente materiali e prodotti che unissero massima qualità al un giusto prezzo. Esperienza, passione, attenzione verso il cliente sono elementi basilari di ogni attività e permettono non solo di fare un buon lavoro al momento dell’incontro col cliente, ma anche di seguire gli sviluppi di questi lavoro. Così non è la vendita l’atto più importante, ma la cura del cliente in ogni fase, prima, durante e dopo l’acquisto. Si tratta di trasferire agli altri le proprie conoscenze, di dare la possibilità di fare una scelta consapevole, di accompagnare le persone anche dopo questa scelta, per intervenire su ogni eventuale

GOOD EMOTION by HS DESIGN 9-14 Aprile Padiglione Visconti - Via Tortona 58 - Tutti i giorni dalle 10.30-22.30 È il nuovo concept di Home Spa Design 2013, che si propone di dialogare in esclusiva con i visitatori sul tema del design emozionale attraverso il progetto, la creatività e la cultura contemporanea interpretati da 4 prestigiosi studi di architettura e design Italiani. Installazioni di Fabrizio Batoni, Marco Piva, Massimo Roj e Toni Semeraro. www.spa-design.it GLOBO MEETING GALLERY 10-14 aprile Corso Monforte, 15 Opening mercoledì 10 aprile ore 18.00 La galleria Globo ospita il progetto di case prefabbricate di Claesson Koivisto Rune con la supervisione di Giulio Iacchetti. Primo di una serie di appuntamenti che vedrà protagonisti il mondo del progetto: dal design all’architettura, dall’arte alla grafica con una serie di eventi e mostre. www.ceramicaglobo.it

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Morelato - letto Magic Dream

Quando il riposo è un altro Pianeta

problema e dare una risposta precisa a ogni esigenza. Per questo Pianeta Letto non si occupa solo della vendita di guanciali e materassi, ma ha, negli anni, cercato soluzioni di arredo legati alla zona notte, sedute per la casa e l’ufficio, perché bisogna prendersi cura della propria salute in ogni momento della giornata. Con un occhio al design e l’altro al benessere: arredamento naturale, prodotti anatomici ed ergonomici (tra cui le famose Stokke), elementi studiati su misura per i più piccoli o per le diverse esigenze di spazio. Una scelta accurata di ogni singolo prodotto che si trova nei due punti vendita, in via Carlo Citerni, 39 (tel. 0657133637) e - da pochissimi mesi - in via dei Cessati Spiriti 6/e-8/a (tel. 0645668203), un centro dedicato al sistema letto Dorelanbed, con supporti, materassi, reti e guanciali creati per garantire un riposo corretto. Nello spazio, un’area è dedicata a poltrone per il massaggio e il relax e sedute ergonomiche ◆

Pianeta Letto via Carlo Citerni, 39 tel. 0657133637 - Dorelanbed via dei Cessati Spiriti 6/e-8/a tel. 0645668203 www.pianetaletto.it


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Incostante tulipano

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a leggenda vuole che il tulipano abbia origine dalle gocce di sangue versate per amore da un giovane innamorato deluso. Questo fiore, che nel mondo orientale è simbolo dell’amore perfetto, altrove viene associato invece all’incostanza. Il suo nome - dal greco turban, cioè turbante - conserva il fascino esotico delle origini: la Turchia, dove cresce spontaneamente e dove, coltivato da oltre 1000 anni, è il simbolo nazionale. Non a caso è presente da sempre in tutti i giardini d’Oriente e a Costantinopoli è oggetto di un grande evento annuale. In Occidente, i bulbi del tulipano giunsero intorno alla metà del 1500, grazie all’ambasciatore austriaco in Turchia che li introdusse a Vienna, dove però non seppero coltivarli. È un altro paese del nord, l’Olanda, ad averne fatto un pilastro della propria economia fin dal 1600, quando divennero ricercatissimi anche per il valore gastronomico e il loro prezzo andò alle stelle. Nel 1637 la ‘bolla dei tulipani’, causata dall’uso dei bulbi come moneta di scambio, sarà la prima bolla speculativa documentata della storia del capitalismo. Ad Amsterdam il Museo del Tulipano, sponsorizzato da una ditta di coltivatori locali, ripercorre la storia del fiore in Olanda nel XVII secolo, a partire appunto da questo evento economico. Piccolo ma ricchissimo di storia e documenti, il museo raccoglie informazioni relative all’uso dei bulbi come cibo durante le guerre, note sulle tecniche di coltivazione e una collezione di dipinti di tulipani della pittrice seicentesca Judith Leyster.

Oggi esistono più di 100 specie, oltre a varietà e ibridi naturali: a fiore piccolo, grande, semplice, doppio, liscio o arricciato. E infinite sfumature di colori. L’Olanda, ‘fioriera del mondo’, è famosa soprattutto per i tulipani, ma ormai i festival dedicati a questo fiore sono in tutto il mondo: a New York, ovviamente (la Nuova Amsterdam), così come in insospettabili cittadine italiane ◆ DC

Festa del tulipano A Castiglione del Lago (PG), in primavera, fin dal 1956 si svolgono una sfilata di carri addobbati esclusivamente con tulipani e un palio in costume. Quest’anno la manifestazione si tiene domenica 14 aprile. www.festadeltulipano.it Messer Tulipano XIV Edizione, 30 marzo - 1 maggio Il Castello medioevale di Pralormo, in Piemonte, è abitato dai Conti Beraudo fin dal 1680. La tenuta, regolarmente aperta al pubblico per manifestazioni e iniziative varie, dalla primavera 2000 ospita Messer Tulipano: un gentiluomo olandese d’altri tempi, appassionato botanico e raffinato melomane, abile fotografo e tenero custode delle creature del bosco. Indossando un grembiule da giardiniere, costui appare per la fioritura di tulipani e narcisi, dando vita ogni anno ad un nuovo paesaggio costruito impiantando varietà e colori diversi. www.castellodipralormo.com

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LA PRIMAVERA A TAVOLA Sprazzi di colore e vitalità arricchiscono la tavola primaverile. Tovaglie, piatti, tazze e bicchieri si lasciano attraversare da delicati guizzi floreali, decorazioni pittoriche e inusuali motivi country. Il momento del pasto diventa l’occasione ideale per circondarsi di oggetti belli, armoniosi, radiosi, che stabiliscono un contatto profondo con il paesaggio circostante e mettono in risalto la ricchezza della natura di Francesca Volino

BELLEZZA ETEREA Una tovaglia classica e raffinata, realizzata artigianalmente in Italia dall’azienda Borgo delle Tovaglie. In tessuto a fantasia toile de jouie antimacchia, presenta il bordo con doppia ruche in garza di lino. www.borgodelletovaglie.com/it

EASY AND CHIC Semplici e briose le proposte di La Gallina Matta. Nella foto, tovagliette all’americana Margherita in lino gommato, verriere e bicchieri in vetro soffiato, copribottiglie in cotone. www.lagallinamatta.it

MATERIA E STILE Sweet di IVV è una collezione di classe, dal tono gioioso, composta da piatti, coppe, boli, portadolci e bicchieri in vetro trasparente e decorato. www.ivvnet.it


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❷ 1. TONO RUSTICO Le galline sono le simpatiche protagoniste di questa collezione di porcellane firmate Villeroy & Boch, costituita da tanti elementi per la tavola, dai piatti alle tazze, dalla zuccheriera alla teiera. www.villeroy-boch.com 2. L’ARTE NEL PIATTO Tenui motivi floreali ingentiliscono le insalatiere e le coppe in porcellana della linea Mariefleur Gris di Villeroy & Boch. www.villeroy-boch.com 3. ACCENTI CAMPESTRI Altri due pezzi di qualità del marchio Villeroy & Boch che raffigurano la natura, i fiori, gli animaletti del bosco (in questo caso due coniglietti umanizzati). www.villeroy-boch.com.


4. BELLEZZA COUNTRY La collezione Pop Art di Fade comprende piatti, tazze e insalatiere di diversa misura. I pezzi hanno un delicato sapore country e portano una ventata di allegria in tavola. www.fadespa.com 5. COLORE E FANTASIA Grandi fiori dai petali variopinti sono i soggetti dei piatti e dell’insalatiera della collezione Papaveri di Fade. Una linea fantasiosa e fresca che fa pensare alla campagna e alla natura. www.fadespa.com


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PENTOLE DAL FASCINO RETRÒ Conduce il calore 25 volte meglio rispetto all’acciaio e conquista tutti per la sua bellezza calda e sensuale. Ecco come un materiale antico - il rame scala le vette di gradimento di chef e appassionati di cucina

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l rame, oltre a essere un metallo vergine di grande pregio, è uno dei migliori conduttori di calore. Ecco perché tutte le pietanze che hanno bisogno di basso fuoco e lunghe e accurate cotture risultano perfette se preparate con pentole, tegami, teglie e casseruole realizzate in questo materiale. Il calore accumulato dalla pentola a contatto con la fonte di calore si distribuisce molto uniformemente sulla superficie della stessa garantendo una cottura più omogenea del cibo; questa qualità permette di mantenere i sapori e la fragranza delle materie prime rispettandone i principi nutrizionali. I grandi chef e gli appassionati di cucina apprezzano la resa elevata del rame e la sua bellezza calda e dal sapore antico, che amano esibire nelle cucine a vista, nelle imbarcazioni di lusso

design

di Francesca Volino

e nei migliori ristoranti per il servizio al tavolo. Gli utensili in rame hanno una lunga storia, fatta di sapienza artigianale, tradizione e tecniche di lavorazione trasmesse da padre in figlio. La classica martellatura conferisce al materiale stabilità e notevole resistenza all’uso, mentre la lavorazione liscia è quella più attuale e in voga oggi. Per far sì che una pentola in rame duri a lungo e conservi un adeguato standard di igiene è indispensabile che venga sottoposta a un processo di stagnatura, che consiste nello stendere un velo di stagno sopra la lastra di rame scaldata a temperatura opportuna, determinando uno strato omogeneo e compatto di protezione sull’oggetto. La pentola in rame di qualità è destinata a durare per generazioni, è una compagna infaticabile nel lavoro di cucina e testimone di un antico sapere.

1. PER NUMEROSI IMPIEGHI Il calore viene distribuito in maniera rapida e uniforme su tutta la superficie delle pentole in rame Serie 15200 di Paderno, caratterizzate da un materiale multistrato (rame massiccio finitura lucida con sottile strato intermedio in alluminio e anima interna in inox 18/10). Gli utilizzi possibili di ciascuna pentola sono vari, a seconda della propria creatività in cucina. www.paderno.it 2. CULTURA GASTRONOMICA Tre metalli per una linea di pentole innovativa e dal design d’autore. Butterfly, firmata Barazzoni, composta da rame, alluminio e acciaio, garantisce prestazioni elevate e una presa facile e sicura. www.barazzoni.it


❸ 3. TRE IN UN UNO Le pentole Baldassare Agnelli della Linea Copper3 sono costituite da tre metalli che formano tre strati solidali fra loro: il rame, l’alluminio e l’inox. Lo strato di rame, in esterno, dona alla linea bellezza e appeal tradizionale; l’alluminio, all’interno, consente alla pentola di rimanere leggera e maneggevole; l’acciaio inox, nello strato interno, assicura praticità e facilità di pulizia. www.pentoleagnelli.it 4. CLASSE E QUALITÀ Dall’aspetto seducente e caldo, le pentole in rame del marchio Restart Firenze assicurano una cottura omogenea del cibo; qualità che permette di mantenere i sapori e la fragranza delle materie prime rispettandone i principi nutrizionali. www.restart.it ◆

Come assicurare una lunga vita al rame

SìCuocere a temperature moderate ◆◆ ◆◆

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Pulire la pentola con spugne morbide e detergenti specifici Per la pulizia esterna risulta efficace anche un po’ di limone

No La pentola vuota non va lasciata sul fuoco ◆◆ ◆◆ ◆◆ ◆◆

Meglio non utilizzare la pentola su piani a induzione Per la pulizia mai ricorrere a prodotti abrasivi Mai usare una pentola con la stagnatura o il rame rovinato


Illuminare il giardino

S

ia che ci si trovi ad intervenire su aree verdi di nuova realizzazione, sia che si intervenga nel restauro di giardini storici, il risultato deve essere quello di creare uno scenario luminoso gradevole e discreto, in modo che il visitatore si possa immergere in un ambiente naturale che mantiene la sua aura di mistero e fascino. L’illuminazione può sottolineare la geometria delle composizione, come nel caso dei giardini all’italiana, esaltare al natura paesaggistica del giardino all’inglese o quella romantica del giardino ottocentesco. Senza addentrarsi in nozioni tecniche sulla visione fotopica e scotopica della retina, è interessante osservare come - al

calare del sole - i manti erbosi assumano quasi una luminosità propria: quest’effetto è dovuto al naturale aggiustamento delle capacità visive dell’occhio, che a luminanze basse sposta la curva di sensibilità visiva verso le tonalità fredde. Se non ci sono illuminazioni inquinanti circostanti, si possono realizzare effetti scenografici utilizzando potenze molto modeste e le giuste fonti illuminanti. Se l’erba è ben tenuta e brillante bastano 20 lux, per prati secchi si può salire fino 40-50lux. Gli apparecchi devono essere posizionati accuratamente per evitare che siano visibili, per esempio incassandoli a terra, nascondendoli fra il fogliame o dietro siepi e muretti.

design

Brezza - Bysteel

a cura di Cafelab - Emanuela Carratoni e Fabio Cipriano


Icaro e Icaro Ball Outdoor - ModoLuce

Luce artificiale e vegetazione Le lampade al sodio ad alta pressione, quelle ad alogeni e alcuni tipi di lampade fluorescenti si devono usare con cautela: possono accelerare la crescita delle piante, sconvolgere i tempi di fioritura e il fotoperiodo, rendere la pianta sensibile alle malattie e far crescere la pianta orientata verso la luce artificiale. Il colore Per consentire una buona lettura del verde bisogna scegliere lampade con una consistente emissione nella banda del verde, quindi alogenuri metallici o alcune fluorescenti compatte. Le lampade alogene o a filamento danno una tinta giallastrarosata innaturale, oltre ai problemi di manutenzione. I LED possono essere una buona scelta quando sono necessari livelli bassi di illuminazione. Dove installare Accessi e percorsi Incassi a terra a luce radente, su palo per i percorsi più importanti, incassi alla base dei tronchi per illuminare il fogliame che fungerà da sorgente luminosa secondaria. Aree funzionali L’illuminazione sarà scelta in base alla funzione presente. Aree di sosta Apparecchi su palo di altezza non superiore a 4mt Alberi, siepi e tappeti erbosi Se non ci sono vincoli di inquinamento luminoso gli alberi possono essere illuminati dal basso con effetto drammatico, si può giocare anche con le ombre interne o proiettate o scegliere illuminazioni più tradizionali. Lun-up - iGuzzini

Lucciola - Viabizzuno


Floor - Emu

Trottola - De Lucchi

Uovo - De Lucchi

Quale illuminazione Illuminazione dal basso Molto scenografica, esalta forme e silhouettes, la luce va in senso opposto al consueto. Illuminazione dall’alto Più naturale, proietta l’ombra dell’albero a terra creando un effetto di grande contrasto. Illuminazione nascosta Il fascio luminoso, posizionato fra i rami degli alberi, illumina tutto il fogliame.

design

Bonheur - Serralunga

Illuminazione radente Soprattutto i prati o i percorsi e le zone pavimentate danno ottimi risultati se illuminati con luci radenti, creando chiaroscuri e giochi di ombre ed esaltando le textures dei materiali ◆





Anno 5 •

Numero 37 •

Copia omaggio

Marzo/Aprile 2013


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