INSIDER magazine

Page 1

li fe style magazine

Anno 4 •

Numero 35 •

Copia omaggio •

Novembre/Dicembre 2012




EDITORE Insider Srl Largo Messico, 15 - 00198 Roma +39 0698353089

S N

O O

V

M E

M

B

M R

E

A /

D

I

R C

E

I M

B

O R

E

DIRETTORE EDITORIALE Mariela A. Gizzi mrl.gizzi@gmail.com DIRETTORE RESPONSABILE Francesca d’Aloja direzione@insidermagazine.it AMMINISTRAZIONE Raimondo Cappa amministrazione@insidermagazine.it

Cover Crans Luxury Lodges Chalet Le Torrent sci originali

REDAZIONE redazione@insidermagazine.it Irene Cappa

4

COORDINAMENTO REDAZIONE redazione2@insidermagazine.it Donatella Codonesu PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE info@csgraphicdesign.it grafica@insidermagazine.it HANNO COLLABORATO Alessandra Vittoria Fanelli Alessandro Pini Antonella De Santis Antonio Carnevale Carlotta Miceli Picari Emanuela Carratoni Enrico Porfido Enrico Tonali Enzo Battarra Ester Maria Lorido Fabio Cipriano Francesca Volino Francesco Mantica Gianni Perotti Laura Mocci Luisa Espanet Marco Oddino Maria Beatrice Crisci Maria Laura Perilli Massimiliano Augeri Monia Innocenti Valentina Falcinelli Veronica Cardella Vittoria di Venosa STAMPA Font Srl - Napoli ANNO 4 - NUMERO 35 Periodicità bimestrale novembre/dicembre 2012 Registrazione presso il Tribunale di Roma al n. 58/2009 del 25/2/2009 Iscrizione del marchio presso l’Ufficio Italiano Marchi e Brevetti è vietata la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari realizzati da:

TRAVEL

RESORT

LIFESTYLE

10

14

20

CRANS MONTANA

CHATEAUX BALLYFIN

EBERHARD&CO.

INTERVIEW

FASHION

GOURMET

26

34

54

GOURMET

WINE

DESIGN

78

88

98

ENRICO LUCHERINI

CHE FREDDO CHE FA

SAPORI DALLE REPUBBLICHE MARINARE

INSIDER Srl

INSIDER MAGAZINE SOUTH PER LA TUA PUBBLICITÀ Ariy’el Comunicazione Srl Luigi Mazzella 3299398847 info@arielcom.it

DOLCI DI NATALE

www.insidermagazine.it

ROCCA DI FRASSINELLO

TAVOLE A PROVA DI CHEF





6

M AGA ZINE

L a Reg gia d i Caserta

Progettata per superare nello sfarzo la Reggia di Versailles, oggi la Reggia di Caserta, insieme con il suo splendido parco di 122 ettari, è stata dichiarata patrimonio dell’Unesco ed è considerata una delle opere più belle del mondo di Laura Pagnini


7

M AGA ZINE

Reggia di Caserta vista dalla fontana di Venere e Adone


8

M AGA ZINE

C C

ostruita per volontà di Carlo III di Borbone, re di Napoli, a partire dal giugno del 1752, secondo il disegno vanvitelliano la Reggia di Caserta doveva realizzare il sogno ambizioso dei suoi avi: ricordare Versailles, ma essere ancora più sfarzosa ed ampia. In particolare il parco, che è solo in parte quello che Luigi Vanvitelli progettò nel 1751, è una spettacolare opera d’arte. Ad esso si accede dal Palazzo Reale. Una volta percorso per 200 metri il viale principale, ci si addentra per un vialetto e si giunge a quanto rimane del vecchio boschetto, in cui è la Torre Pernesta, conosciuta come Castelluccia (adibita ad abitazione per scampagnate), circondata da un fossato e da un piccolo ponte levatoio. Seguendo il canale che porta acqua alla Castelluccia, si giunge alla Peschiera Vecchia, costruita nel 1769 per volere di Ferdinando IV. Da qui si raggiunge la

Fontana Margherita, un’aiuola circolare circondata da statue delle Muse, mentre statue di schiavi recanti grossi canestri di frutti della terra e dei boschi abbelliscono le due rampe semiellittiche che portano alla Peschiera con la Fontana dei Delfini. La Peschiera è lunga quasi mezzo chilometro e termina con tre grossi delfini da cui sgorga l’acqua che defluisce in essa. Un grande prato separa questa fontana da quella di Eolo, con cascata, grotte e statue rappresentanti Eolo e i venti. Superato il dislivello della cascata, grazie a due altre rampe semiellittiche, si costeggiano le cascatelle che precedono la Fontana di Cerere. Da qui segue un prato e un’altra serie di cascatelle che portano alla fontana di Venere e Adone con cani, ninfe varie e l’irsuto cinghiale che poi ucciderà Adone. Si arriva così all’ampia scalinata che conduce alla vasca contenente i due magnifici gruppi


9

M AGA ZINE

Reggia di Caserta Scalone d'onore

scultorei di Diana, con le sue ancelle che cercano di proteggerla dagli sguardi di Atteone e dello stesso Atteone, circondato dai propri cani che lo stanno sbranando, mentre lui si sta trasformando in cervo per volontà di Diana, che lo vuole punire per averla osservata senza veli. La vasca è ai piedi del Monte Briano, dalla cui sommità scorre l’acqua che con una cascata di 78 metri si riversa in essa. A destra del gruppo di Diana c’è l’ingresso al Giardino Inglese. In quest’ultimo, realizzato tra il 1778 e la fine del secolo dal botanico inglese John Andrew Graefer per volontà della regina Maria Carolina e curato architettonicamente da Carlo Vanvitelli, è sfruttata sapientemente ogni conformazione del terreno per creare fiumi, cascate e laghetti su cui si specchiano tempietti, la bella Venere inginocchiata e nicchie contenenti statue romane. Viali e vialetti sono arricchiti da platani, cedri

del Libano, pini, cipressi, magnolie, palme, piante grasse, mentre nei laghetti si trovano piante acquatiche. Infine sono presenti grandi serre costruite per favorire l’acclimatazione delle piante esotiche e lo studio di nuovi metodi di coltura ◆

info Costo del biglietto: 3,50 euro; giorni e orario apertura: Tutti i giorni ore 8.30 - 19.30 Chiusura settimanale: Martedì Via Douet, 2/a - 81100 Caserta (Campania) Tel. 0823-2774111 www.reggiadicaserta.beniculturali.it


una terrazza PanoramiCa sulle alPi

piCColo paradiso Fra i monti svizzeri Crans-montana aCCoglie i suoi ospiti Con innumerevoli proposte Culturali e Con un toCCo di Classe: i Crans luxurY lodges di Alessandra Vittoria Fanelli

R R

inomata stazione sciistica, CransMontana gode di un natura incontaminata che la rende particolarmente attrattiva sin dal 1893, anno in cui venne inaugurato l’hotel du Parc e le prime piste da sci. Ma è anche nota per essere anche il ‘buen retiro’ di Sir Roger Moore, uno dei più noti attori internazionali nonché protagonista di diversi ‘007’, di cui quest’anno ricorre il 50esimo anniversario. Situata su un altopiano generosamente soleggiato, a strapiombo sulla valle del Rodano a 1.500 metri di altezza, Crans-Montana è un’idilliaca cittadina alpina che combina mondanità, shopping, cultura e attività sportive tutto l’anno. Autentico polo di attrazione sono i suoi cinque laghi e i rinomati campi da golf, uno dei quali sempre aperto e praticabile anche nel periodo invernale. A Crans-Montana, infatti, il golf è una tradizione di lunga data: sull’altopiano si trova, tra l’altro, il noto percorso di 18 buche di ‘Severiano Ballesteros’ che accoglie l’élite internazionale per lo svolgimento di diversi tornei mondiali e di altri importanti eventi mondani, tra cui l’Omega European Masters che si svolge ogni anno a settembre. Altro grande richiamo è il maestoso ghiacciaio Plaine Morte:


Piste alta quota - ph Olivier Maire

travel

Crans Luxury Lodges - Chalet Eugénie

un’ampia terrazza di circa dieci chilometri quadrati situata a 3.000 metri di altitudine, sempre baciata dal sole, da cui si gode una vista mozzafiato che spazia sulla catena dei monti vallesi, raggiungibile grazie alla funivia collegata al fondovalle e che durante il periodo estivo è meta di trekking per i sentieri meticolosamente segnalati. Su questo plateau panoramico con vista impressionante su una catena di cime estese dal Cervino al Monte Bianco, gli appassionati dello sci trovano 140 chilometri di piste segnate da diversi livelli di difficoltà, 25 impianti di risalita, nonchè rifugi, bar e ristoranti in quota per rilassarsi e gustare le

antiche ricette della cucina vallesana. Oltre allo sci alpino è poi possibile praticare snowboard, escursioni notturne con racchette, volare con il parapendio e, per i più audaci, praticare il paracadutismo. E dopo lo sci e le abbronzature (attenzione, munirsi di stick e creme ad alta protezione) a Crans-Montana ospitalità, gastronomia, shopping e vita notturna sono quanto di meglio si possa desiderare. Molte le vie dedicate alle oltre 187 boutique di brand internazionali, diverse gallerie d’arte, antiquari e musei come l’Ecomusée du Remuage situato sulle alture di Colombire, che riunisce numerosi ‘mayen’ (le antiche


travel

Chalet Le Bénou - living

case della regione smontate e lì ricostruite secondo le regole dell’architettura tradizionale) e la Fondation Pierre Arnaud, il nuovissimo centro d’arte dedicato alla pittura vallesana la cui inaugurazione è prevista per il prossimo anno. Famosa anche la gastronomia: assolutamente da gustare la tipica reclette (formaggio fuso accompagnato da patate e sottaceti), la fondue au fromage (tocchetti di pane o di patate infusi nel formaggio fuso insieme al liquore Kirsch) e il Rösti, il piatto a base di patate. Tutti questi piatti tradizionali sono proposti anche dallo chef stellato Michelin Franck Reynaud, responsabile del ristorante gastronomico L’Ours, tipico chalet di montagna dove l’atmosfera calda delle pareti in legno e il caminetto sempre acceso rendono la serata particolarmente accogliente. Ma a Crans-Montana il ‘valore aggiunto’ che lascia il segno è l’esclusiva proposta dell’hotel boutique Crans Luxury Lodges, una serie di cinque chalet che offrono un’ospitalità a cinque stelle lusso per una vacanza indimenticabile. Situati non lontano dalla vivace stazione turistica e ai piedi della funicolare che porta a Plaine Morte, i cinque chalet Crans Luxury Lodges, dai nomi particolarmente suggestivi: Eugénie, View-Bisse, Renée, Bénou e Le Torrent offrono in pratica tutti i servizi di un relais-hotel in un contesto unico ed esclusivo. Arredati con grande eleganza, dal design particolarmente accurato, ogni chalet è distribuito su tre piani e dispone di quattro/cinque camere da letto con bagno

Chalet Renée - Jacuzzi con panorama

Chalet Le Torrent - sci originali

privato, grandi living con terrazze che si aprono sulle cime innevate, ambienti cucina completamente attrezzati e - last but not least - di sale hammam dotate di grandi vasche circolari Jacuzzi e di sauna finlandese. L’intimità e la privacy sono assicurate: ricevuti dal butler che illustra lo chalet scelto e consegnate le chiavi, da quel momento si è come nella propria abitazione, ma con i servizi e l’ospitalità di un hotel cinque stelle: musica di sottofondo, schermi TV distribuiti in tutti gli ambienti, wine-cellar che ospita i migliori vini e cru d’annata e una forrnitissima cucina per organizzare colazioni e cene se lo si desidera o chiedere al butler, che rimane discretamente a disposizione 24 ore su 24, di esaudire ogni singola richiesta. Le tariffe? Da sogno come da sogno è il soggiorno al Crans Luxury Lodges: ma se i sogni son desideri lasciamo che si avverino! Benvenuti a Crans-Montana e a Crans Luxury Lodges! ◆ www.crans-montana.ch - www.cransluxurylodges.com

info guide

Viaggiare in auto: autostrada A9 fino a Sierre. Da Sierre: strada principale Chermignon-Crans-Montana o strada principale Mollens-Crans-Montana. in treno: collegamenti internazionali rapidi con Rail Europe: www.raileurope.eu Chalet Le Torrent - suite bedroom



resort

Bal ly fin, uno chateau che racconta la storia d 'Irlanda immerso nella lussureggiante Campagna alle porte di dublino, un sontuoso relais in puro stile regenCY

di Alessandra Vittoria Fanelli

A


A A

rrivare a Ballyfin è quanto di più bello si possa immaginare! L’affascinante castello ai piedi dei monti Slieve Bloom, circondato da uno stupendo parco di oltre 600 ettari di piante secolari con annesso lago, giardini fioriti, fontane e vialetti da percorrere a piedi o su piccole auto elettriche, è un sogno che si traduce in realtà. Progettata come dimora per Sir Charles Coote, questa storica Irish Country House costruita nel 1820 nella contea di Laois da due grandi architetti irlandesi, sir Richard e William Morrison, dopo un accurato restauro durato oltre otto anni, è oggi un resort dotato dei più moderni confort dove trascorrere una vacanza d’altri tempi.

Inaugurato a maggio 2011 Ballyfin, il più sontuoso palazzo Regency irlandese, è un hotel di lusso a cinque stelle che dispone di sole quindici stanze. Dire stanze è un eufemismo: in pratica sono delle immense suite arredate con mobili originali e rivestite con decori che riprendono il French Empire style. In questa elegante dimora immersa nella campagna irlandese, si arriva per trascorrere un lungo weekend, lontano da tutto e da tutti. Luogo perfetto per una vacanza all’insegna del relax e della privacy, qui si viene accolti da un’equipe di portieri, maggiordomi in livrea e dame de chambre, preposti ad offrire all’ospite la migliore ospitalità.



Già amata da molti viaggiatori internazionali, Ballyfin castle (parte del circuito Historic Hotels d’Europe, che raggruppa in 19 paesi Europei oltre 700 strutture destinate all’ospitalità, ricavate da castelli, monasteri, abbazie situati in luoghi storici nel cuore di magnifici giardini e parchi romantici) abbina al fascino della storia irlandese la bellezza naturale del suo parco e del prospiciente lago, dove si può effettuare una gita in barca a vela o praticare la pesca sportiva. Passeggiando nei suoi 600 ettari di bosco, è anche possibile visitare l’orto di piante officinali, i diversi giardini con arbusti e fiori importati dai paesi lontani, scoprire la piccola riserva di falchi, gli affascinanti rapaci dove alcuni professionisti falconieri sono a disposizione degli ospiti dell’hotel per insegnare loro le prime e importanti nozioni sulla nobile arte della falconeria, da poco diventata Patrimonio Culturale Mondiale dell’Unesco. Se Ballyfin è un esclusivo hotel cinque stelle lusso non è solo per il contesto in cui si trova ma soprattutto per la raffinatezza dei suoi saloni, delle sale ristoranti, per le suite contraddistinte dai nomi dei grandi personaggi che lì hanno soggiornato, per la lounge abbellita da un grande caminetto in marmo originale, per le due statue di marmo di dee romane che arricchiscono il grande gazebo esterno coperto Liberty e per la vasca-sarcofago originale di origine romana che si trova nella stanza da bagno in una delle più belle suite.

resort


18

resort

M AGA ZINE

Caminetto, statue e vasca, vere opere pregiate che si racconta siano state acquistate personalmente da Sir Charles Coote, a suo tempo innamoratosi dell’Italia e della sua arte antica. A Ballyfin si può vivere ventiquattro ore su ventiquattro senza uscire dalla tenuta. Infatti nel resort si trova anche un’accogliente sala lettura, una cave per la degustazione del famoso Irish whiskey, quello che si riconosce dall’aroma profumato e dal gusto morbido ottenuto dalla miscela di orzo, miele e erbe, dove all’occorrenza si possono ascoltare musiche popolari celtiche o più intimi concerti di musica classica. E ancora, per i più esigenti ospiti, è possibile effettuare delle rigeneranti nuotate nella piscina indoor, fare attività sportiva nell’adiacente sala fitness e last but not least, farsi coccolare nell’accogliente Spa. Un luogo quasi magico che sembra sospeso nel tempo ma dotato di tutti i confort per rendere una vacanza piacevole e piena di sorprese. Da sottolineare anche i pre-dinner offerti agli ospiti nella Library prima della cena cui fanno seguito raffinati menu serviti nella State Dining Room dalla magica atmosfera sottolineata da candelabri accesi. Per una cena

riservata, invece, viene proposta la più intima saletta Van Den Hagen Dining Room, così chiamata perché arredata dalle magnifiche porcellane reali danesi. E ancora, sostare nel terrazzo-gazebo, gustare un sigaro sorseggiando whiskey e ammirare la fontana-cascata esterna sormontata da un piccolo tempietto a colonne, stile antica Roma, vera grande passione del già citato Sir Charles Coote, primo proprietario di Ballyfin. Inoltre lo chef stellato prepara cestini da picnic per coloro che intendono approfittare della bella giornata di sole e sostare ai bordi del lago o in bicicletta arrivare fino alla Stone Tower e alle Edoardian Rocks, le grotte-giardino costruite nel 18° secolo che circondano il castello in una magnifica sequenza di incomparabile bellezza. Un invito a trascorrere una vacanza a Ballyfin Historic Hotel, per apprezzare, in un sapiente mix di cultura, storia e natura, la rinomata e calda ospitalità irlandese ◆ www.ballyfin.com www.irelandbluebook.com www.historichotelsofeurope.com



Mario Peserico AD Eberhard Italia Spa - ph Riccardo Ghilardi


21

M AGA ZINE

Il lusso d el tem po

eberhard & Co. dal 1887 in Perfetto equilibrio fra innoVazione e tradizione artigianale Fondata a Chaux-de-Fonds, nello Jura svizzero, eberhard & Co. Compie 125 anni. una storia segnata da Creazioni indimentiCabili, Fino al modello extra-Fort, l'ultima produzione in edizione speCiale e limitata, nata per Celebrare questo importante Compleanno di Marco Oddino

Georges Eberhard


22

M AGA ZINE

S S

toricamente specializzata nella produzione di cronografi, Eberhard & Co. ha saputo rinnovarsi costantemente mantenendo allo stesso tempo intatta la propria personalità e il profondo legame con le origini e la tradizione. Oggi produce circa 15.000 pezzi all'anno ed è presente in 25 Paesi, dall'Europa agli Stati Uniti, dall'Estremo Oriente al Medio Oriente. L'AD di Eberhard Italia, Mario Peserico, racconta ad Insider Magazine il successo di un marchio intramontabile. rispettare la tradizione ed essere, allo stesso tempo, al passo con le ultime tendenze della moda: una missione impossibile? Più che le ultime tendenze della moda quello che Eberhard coniuga è la tradizione con la continua ricerca ed evoluzione tecnica; la prima rischierebbe di essere pura classicità mentre il consumatore richiede anche nuovi contenuti tecnici e, naturalmente, estetici.


23

M AGA ZINE

il marchio eberhard non ha confini: dalla svizzera ha raggiunto l’australia, gli emirati arabi, il Canada, i Caraibi. a paesi diversi corrispondono gusti diversi in materia di orologi? e quindi, puntate su alcuni modelli piuttosto che su altri a seconda del mercato sul quale dovete proporvi? Certamente ogni mercato ha le proprie peculiarità, ma non crediamo un Marchio debba spersonalizzarsi per adeguarsi troppo a “nuovi” consumatori. È chiaro che le misure dei polsi spesso cambiano e che i gusti si formano progressivamente; tipico è il caso del cronografo, che essendo un prodotto più “evoluto” inizialmente viene apprezzato per il “solo tempo” e solo in un secondo momento per l’estetica. C’è un obiettivo che siete particolarmente soddisfatti di aver centrato? Mi permetto di citarne almeno due: Il primo è quello di aver raggiunto 125 anni ininterrotti di storia, un traguardo di cui non molti possono fregiarsi. Il secondo obiettivo, non meno importante, è quello di aver conservato orgogliosamente un’indipendenza che è a sua volta uno status sempre più difficile da mantenere in un mercato tanto globalizzato. oltre che la precisione, anche la perfezione è stata ormai raggiunta oppure c’è qualcosa che ancora si può migliorare? Chi ritiene di averla raggiunta credo faccia un errore evidente e mi auguro non la si raggiunga mai, ciò porrebbe fine alla ricerca e allo sviluppo. Certamente vi si deve ambire, ma solo nel senso di tendere continuamente al miglioramento. i valori della marca e del brand, filosofia, posizionamemento, plus, etc.. In parte li ho già descritti, ma un altro aspetto che riteniamo ci connoti è quello del corretto posizionamento di prezzo: evolvere tecnicamente conservandolo è attualmente la nostra sfida più importante nel rispetto di un consumatore che, spesso, ha visto ridursi il proprio potere di acquisto. festeggia quest’anno i suoi 125 anni con la realizzazione di un modello dedicato. Si, abbiamo deciso di celebrare la ricorrenza producendo una serie limitata in acciaio e in oro del nostro Extra fort Grande Date “ruota a colonne” (rispettivamente 500 e 125 pezzi) che intende proprio sottolineare quanto dicevo sopra, coniugando la tradizione (l’Extra fort nasce infatti negli anni ‘40 ed è sempre presente nelle aste di orologi d’epoca) con lo sviluppo tecnico. È prodotto in due versioni di quadrante nero e bianco con dettagli contrastati e abbiamo iniziato a consegnarlo ai punti vendita alla fine di settembre. quali sono le attivitá che ha svolto l’azienda nel 2012 a supporto dei festeggiamenti? Oltre a numerosi eventi in alcuni selezionati punti vendita italiani ed internazionali il 2012 è stato un anno ricchissimo di attività, sempre sottolineate dal riferimento all’anniversario; dalle sponsorizzazioni sportive alle gare di auto storiche, fino ai legami con arte e cinematografia. Nelle manifestazioni sportive è stata tra l’altro un’annata di successi e soddisfazioni


24

M AGA ZINE

Audi Italia Sailing Team Supported by Eberhard & Co.

con Pro Recco nella pallanuoto, Cantù nel basket e il Classic Team Eberhard che a settembre ha vinto il Gran Premio Nuvolari di auto storiche. quali i modelli di punta e quale gli evergreen. Oltre all’Extra fort che ho già citato non possono non essere ricordati il Chrono4 e l’8giorni, entrambi modelli brevettati da Eberhard & Co., il Tazio Nuvolari e il Champion che, presentato a fine 2011, ci sta dando grandi soddisfazioni di vendite. Senza dimenticare Gilda, il nostro orologio femminile, molto apprezzato sia dal pubblico che dalla stampa. Programmi e strategie per il 2013 e modelli in uscita. A Basilea, nel corso del prossimo salone, presenteremo diverse novità in alcune delle collezioni citate; sarà un anno importante in cui riteniamo il mercato domestico potrà dare qualche segnale di ripresa. Dal punto di vista delle iniziative, sulle quali preferisco mantenere ancora un certo riserbo, posso dire che abbiamo dei progetti molto belli legati all’arte, un ambito che secondo noi ha grandi potenzialità di comunicazione, spesso sottovalutate o inespresse ◆

GP Nuvolari Classic Team Coppia Muller Manetsch



26

M AGA ZINE

inContro Con enriCo luCherini, il press-agent italiano per eCCellenza

L

quel geniale, dissaCrante, inCorregibile uomo delle stelle

L

itorale romano, anni settanta.Villa fronte-mare, festa gitana, esterno notte. Carmelo Bene, appeso alla finestra della cucina spalancata sul giardino, declama versi di Garcia Lorca ai camerieri e si irrita non poco con chiunque osi interloquire. Florinda Bolkan, bruna e selvaggia, appunta una rosa sul lungo abito nero, camminando scalza sul prato. Helmut Berger, pantaloni scuri, camicia candida e sciarpa di seta stretta in vita, sfoggia sul viso abbronzato i suoi incredibili occhi. Non meno gelidi dei cubetti che fa tintinnare nel bicchiere di whisky. Thomas Milian, di contro, sguardo di brace e cerchio d’oro all’orecchio, prova a far sorridere l’imbronciata Susan George. Per niente zingara, ma molto raffinata, Marina Cicogna non rinuncia al rigore della sahariana beige e di un’unica perla sul décolleté, accanto a Luigi Zampa e Mauro Bolognini che, in borghese, chiacchierano di neorealismo.

interview di Carlotta Miceli Picardi


Costanzo, Andreotti, Lucherini

Lucherini, Mastroianni, Vlady, Troisi

Christian De Sica, già galante seppur giovanissimo, offre fiori di ibisco e tartine a Isabella Rossellini, mentre il costumer designer Wayne Finkelman, sistema uno scialle variopinto sulle spalle di Ornella Muti, appena adolescente. Intanto si lamenta dell’invadenza della propria madre, che tra l’altro, è l’enorme donna sulla locandina del film ‘Roma’ di Federico Fellini. Adorata, sì, ma parecchio ingombrante anche psicologicamente, pare. Meno male che nel pomeriggio Luchino Visconti gli ha fatto recapitare una splendida foto con dedica. Clint Eastwoood, gilet e stivali di cuoio, buoni per tutte le occasioni, sonnecchia sull’amaca. Sergio Leone dovrebbe arrivare a momenti. Matteo Spinola, che sorseggia un aperitivo, sembra in attesa di notizie. Adagiato sul dondolo, sotto il cielo affollato di stelle, Enrico Lucherini studia nuove formule per accenderne altre che siano altrettanto luminose in un universo magico e ambito: il cinema. Osserva attento ogni dettaglio. Annota mentalmente, elabora. Il mondo dello spettacolo è lì, ad accennare passi di flamenco sull’erba tagliata di fresco. Volti, ambizioni, storie… Protagonisti e comparse. Quelli dei quali lui più di ogni altro sa parlare e far parlare. Quelli di cui racconta come crede, esperto affabulatore ed abile equilibrista sulla sottile linea di confine tra bugia e fantasia. Piccolo peccato, la prima; immenso dono di Dio, la seconda, come negarlo… Mentire e inventare sono due cose diverse. Creare per interessare e sorprendere, è un’arte. È il suo mestiere: Press Agent, da mezzo secolo. Un lavoro prodigioso e affascinante, che oggi viene celebrato al Museo dell’Ara Pacis con la mostra ‘Purché se ne parli’. Documenti e video raccolti per spiegare la carriera straordinaria di questo magnifico signore, che ho il privilegio di conoscere da quando frequentavo le scuole medie e che conserva intatti sorriso e gusto per la provocazione.

Giornata indimenticabile, prologo di un destino. Assistemmo ad un ciak di ‘Imputato, alzatevi…’ con Macario. Avevo sette anni! Ed esattamente sette anni più tardi, di fronte alla silhouette di Rita Hayworth, che si stagliava a gambe divaricate sulla nuvola di Hiroshima guadagnandosi l’appellativo di ‘Atomica’, iniziai a chiedermi chi potesse aver contribuito a rendere così potente un’immagine. Tanto da scuotere davvero quanto una deflagrazione. Successivamente, ai tempi del liceo, mi ripetei la stessa domanda davanti al ritratto dolente e sensuale di Silvana Mangano, immersa sino ai polpacci nell’acqua torbida di ‘Riso amaro’. Indubbiamente qualcuno studiava atteggiamenti e situazioni che servissero a rendere una particolare sequenza, IL MOMENTO del film. a proposito di studio… Divenne la causa dello scontro frontale tra me e papà, clinico affermato. Gli nascosi di aver mollato la facoltà di Medicina per entrare all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico e fui buttato fuori di casa. Si aspettava che seguissi le sue orme, quindi la prese malissimo. Dall’appartamento ai Parioli, passai ad una pensione in zona Termini. Ben presto mi resi conto di essere un attore mediocre, sebbene fossi entrato nella Compagnia dei Giovani con Rossella Falk, Anna Maria Guarnieri, Romolo Valli e Giorgio De Lullo. Proprio Rossella, dopo una tournée in Sud America, dove mi ero impegnato nella promozione con notevole successo affiancando Valli, concluse che avessi delle ottime intuizioni ed una naturale inclinazione alle pubbliche relazioni. Partii da lì.

enrico, da dove inizia la tua avventura professionale? Da una visita con mio padre e mio fratello a Cinecittà.

Lucherini Cristina Comencini

Come? Scelsi via Veneto, allora percorso obbligato per la gente di spettacolo e di cultura, come ufficio e un tavolino del Café de Paris come scrivania. Un osservatorio, nonché un uditorio privilegiati, che mi consentivano di vedere e ascoltare ciò che occorreva. Ed anche un palcoscenico di prestigio: paradossalmente, iniziai a recitare meglio quando smisi di farlo. Lucherini e Pignatelli

w

27

M AGA ZINE


A. Lualdi - C. Cardinale - E. Lucherini

avevi un progetto preciso? No, piuttosto la percezione di un’opportunità, da mettere a fuoco… Di un’attività da inventare per sconvolgere e coinvolgere. Per catturare l’attenzione, stupire, agitando le acque a dovere al fine di raggiungere un obiettivo con successo. Il lancio di un film, per esempio. Così, al grido di ‘il… film giustifica i mezzi’ ti sei adoperato per combinarne di tutti i colori! In effetti… - ride - Non mi ha mai entusiasmato puntare su intrecci sentimentali fasulli per attirare il pubblico. Volevo fatti eclatanti, trovate che accendessero la campagna pubblicitaria. E fotografi nella giusta posizione per riprendere ciò che avevo in mente. Cosa intendi? Gli scatti sulla chiusura lampo del vestito rosso di Rosanna Schiaffino, che si apre lentamente con un trucco sartoriale, scoprendole la schiena sino alla vita, all’epoca de ‘La notte brava’ di Bolognini. O sul finto stupore della Spaak con un interminabile filo di perle avvolto intorno al corpo che si impiglia a comando, appena ultimata una ripresa di ‘Adulterio all’italiana’ di Pasquale Festa Campanile, lasciando lei en déshabillé e i presenti di stucco. Scena che Pasquale apprezzò molto e decise di ricostruire, per inserirla nel film. Ero un ventenne pieno di risorse intellettuali. - scherza e con un grande avvenire… Chi ti ha dato dei suggerimenti veramente preziosi? Sofia Loren. Veniva dall’esperienza con i press-agent americani e me ne ha spiegato metodi e strategie di comunicazione. sofia rimane l’unica star italiana, a tuo parere? Assolutamente sì. Lei è Talento, Temperamento, Faccia. Ha incatenato almeno un paio di continenti allo schermo recitando senza trucco, spettinata, con addosso panni informi e sdruciti. Non le serviva nulla. Si è imposta come interprete della commedia italiana e ha conquistato Hollywood e i suoi divi. Attualmente non ne vedo nessuna all’altezza. Come non vedo nessuno all’altezza di Marcello Mastroianni, nonostante ci siano interpreti di notevole spessore, vedi Pierfrancesco Favino. descrivimi mastroianni fuori dal set. Un uomo sensibile, che adorava il rientro tra le mura domestiche e una quotidianità semplice. Che non disdegnava pantofole e pasta e fagioli, insomma. Con una sua particolare

E. Lucherini - Nico Ozac

concezione della fedeltà ed un legame indissolubile con la moglie Flora, oltre qualunque logica. Catherine Deneuve, nel periodo della loro relazione, provò ostinatamente a togliergli il piacere della normalità, ma fallì. il miglior regista, oggi? Giuseppe Tornatore. Per una sua pellicola vale sempre la pena di spendere il prezzo del biglietto. C’è una forza narrativa e descrittiva che avvince e incanta. Riconosco qualità eccellenti a Paolo Virzì, che è piacevolmente tornato a quello che io definisco il cinema ‘piccolo’, con ‘Tutti i santi giorni’: non spazia a caso, ma approfondisce, accosta. Poi trovo interessanti Lucchetti, Garrone, Sorrentino. Perché ultimamente affermi spesso di volerlo abbandonare, questo cinema che ami profondamente da sempre? Perché non mi sento ricambiato: non c’è cuore, non c’è incontro, non c’è tempo. I contatti, ora, si risolvono in telefonate, in e-mail frettolose. Mancano le conversazioni, fonti inesauribili di spunti e di notizie. Che tristezza, neppure la possibilità di un pettegolezzo! Meglio la fiction. Almeno consente di stabilire dei rapporti a livello umano nei tre, quattro mesi che occorrono per la realizzazione. Medito da un po’ di affidare totalmente lo studio a Gian Luca Pignatelli, mio socio ed erede naturale. Cosa avresti voglia di fare, adesso? Pensa, ho scoperto che negli Stati Uniti esiste una nuova professione che qui non conosce nessuno… ◆



Maria Eudoxia Mel l 達o

gioielli Che avvolgono la pelle Come un sussurro di Foresta amazzoniCa. tessuti Che si intreCCiano in Forme morbide e sinuose, lasCiando spazio a Colori Caldi e terrosi di Maria Beatrice Crisci


L L

a città di Caserta riesce a mantenere una vivacità culturale costante. Incontri e mostre d’arte sono un divenire continuo alla scoperta di una terra che offre tante positività. Non a caso, allora, val la pena ricordare la Unusual Art Gallery, da anni ormai punto di riferimento artistico-culturale nel centro storico di Caserta, a due passi dalla Reggia Vanvitelliana, nel salotto della città, e più precisamente in quel quadrilatero dell’arte e della moda, fatto di vicoli e botteghe, dove storicamente si sono registrati negli ultimi decenni i maggiori fermenti culturali e commerciali cittadini. È qui che la padrona di casa Sueli Viana, brasiliana doc, ma ormai cittadina casertana a tutti gli effetti, ha deciso di aprire le porte all’arte contemporanea continuando un percorso iniziato nella sua terra d’origine. Dunque, non a caso si registra a Caserta la presenza di Maria Eudoxia Mellão, una delle più famose artiste brasiliane, nota a livello internazionale per le sue sculture, cui si sono affiancati negli ultimi anni i gioielli, vere opere d’arte. Una vera opportunità per conoscere la cultura e nello specifico l’arte del Brasile, ormai la nuova patria della moda, con i suoi colori, la sua letteratura, i suoi sapori, la sua arte, la sua musica. La Mellão ha scelto proprio la città della Reggia come prima tappa di un tour che in questi mesi la sta portando in giro per l’Italia. Elementi decorativi e accessori come orecchini, collane, diademi e spille sono la sua specialità,

veri oggetti di raffinato design. Ma anche sciarpe e cinture in seta e lana e borse con particolarissime applicazioni di seta. “O trabalho da brasileira é repercutido em todo o mundo e faz sucesso em países da Europa, Ásia e de toda a América”: il suo lavoro si riflette in tutto il mondo ed è popolare in Paesi di Europa, Asia e in tutta l’America. I suoi pezzi sono unici e molto ben preparati. Alla domanda da dove tragga l’ispirazione per la creazione dei suoi gioielli, Maria Eudoxia risponde: “Mi ispirano le cose di tutti i giorni. Osservo, studio le cose che sono intorno a me. Prediligo le materie prime e i processi naturali. Per esempio, abbiamo sempre la tintura di filati di lana con annatto, che da sfumature diverse”. L’artistastilista brasiliana poi aggiunge: “Io viaggio molto, seleziono gli elementi che mi attirano e già immagino l’oggetto finito”. Un decoratore crea e controlla l’intero processo di produzione di accessori. Tutto è in qualche modo unico nel suo genere. Ogni gioiello e creazione da indossare è realizzata a mano, sono pezzi unici, con una cura del dettaglio che incanta. Vestono, perché tendono a esaltare la figura. Hanno forme morbide e avvolgenti, colori vivaci. Il loro fascino sta nel fatto che non passano inosservati, ma al tempo stesso riescono a integrarsi perfettamente con l’abbigliamento. Sottolineano alcuni punti del corpo, in un gioco di equilibri cromatici e formali di raffinata enfasi e di discreta sensualità. Ecco perché sono vere e proprie sculture da indossare ◆

jewels


I partner Boccadamo

P P

bersani e boCCadamo: quelle “b” Che brillano

arlando con la signora Maura Sidoni Bersani, titolare della gioielleria Bersani, si ha subito l’impressione che con la maison Boccadamo ci sia stata un’affinità immediata. Complice forse anche la stessa iniziale del nome, in tanti anni di esperienza entrambe le case hanno sviluppato un gusto particolare nella scelta delle pietre, abilità nella loro lavorazione, minuziosa cura dei particolari e non solo. A confermarlo - e a raccontarci la storia di questa collaborazione - è proprio la signora Sidoni Bersani. bersani e boccadamo: oltre all’iniziale c’è di più? Sì, considerando che in comune abbiamo soprattutto il gusto per la brillantezza. A me - come anche a Boccadamo -

in Comune i due hanno molto più Che l’iniziale dei rispettivi nomi

piacciono tutti gli oggetti che brillano. Sempre con la lettera ‘b’ comincia comunque! guardando le vostre vetrine si capisce che niente è lasciato al caso. nasce da qui la scelta di dare spazio a gioielli di prestigio come quelli della maison boccadamo? Sì, perché sono gioielli moderni ma che durano nel tempo. Sono ben studiati, con un’accurata scelta cromatica. Fanno un certo effetto, insomma. Come si sono incrociate le vostre strade? Avevo visto diverse volte il marchio in pubblicità, poi Boccadamo mi ha preceduto: la maison si è avvicinata a me su indicazione di un collega che riteneva il mio negozio adatto ad una collaborazione.


33

M AGA ZINE

il mercato dei gioielli a roma è vasto ed estremamente competitivo. Come vi siete fatti strada? Cavalcando i tempi, perché bisogna essere rapidi nel capire cosa desidera la gente. In questo momento ad esempio, oltre al prezioso, bisogna offrire un prodotto alternativo, perché la moda sta diventando sempre più appariscente e aggressiva. Tutto è molto più esasperato.

gioielleria bersani Piazza della Balduina, 58 - 00136 Roma tel. 06 35404127

l’italia si avvicina alle elezioni e il parallelismo con la politica nasce spontaneo, considerando il vostro nome. quale potrebbe essere il vostro slogan elettorale per promuovervi nel campo dei gioielli? Professionalità, originalità, cortesia. sul sito della gioielleria bersani si legge: “gioielli in argento, preziosi come l’oro”. non avrete mica una bacchetta magica nascosta in cassaforte? No, è soltanto una questione di gusto, frutto di scelte molto accurate. Chi lavora con lei dietro le quinte? Ho due collaboratrici. Non c’è divisione dei compiti, preferisco che si lavori insieme: non scelgo mai senza di loro. la gioielleria bersani crede nell’artigianato. una fiducia ripagata? Sì, assolutamente. L’artigianato serve proprio a creare qualcosa di esclusivo. Se non ci fosse, tutto sarebbe uguale: immaginate quanto sarebbe brutto se due donne si incontrassero in un salotto con lo stesso gioiello.

promo

la signora maura sidoni bersani non è solo titolare, ma anche ‘mente’ e ‘mano’ nella sua gioielleria. è vero che disegna personalmente per le sue clienti? Sì, mi chiedono di trasformare gioielli che non indossano più. In genere cerco di montare tutto su un unico oggetto per ottenere qualcosa di veramente originale. non solo personalizzazione quindi, ma anche trasformazioni di gioielli esistenti. C’è molta richiesta? In effetti si tende a ‘rivisitare’ quello che si possiede. Spesso, infatti, vengono da noi perché hanno il desiderio di utilizzare qualcosa rimasta a lungo nel cassetto. Nel nostro settore abbiamo la fortuna che ‘niente va a male’! ◆

boCCadamo opera da anni nel settore oraFo-argentiero e i suoi gioielli sono presenti nelle vetrine dei grandi dealer. in queste pagine presenta la gioielleria bersani


Aigner

Simonetta Ravizza


Che fred do che fa

eanche più la pelliccia è connotata come invernale. Nelle ultime sfilate per l’estate si sono viste minigonne di visone, stole di volpe, giacchine di astrakan rasato. Cappotto e dintorni restano l’unico tipo di abbigliamento antifreddo. Cinquant’anni fa non esistevano alternative metropolitane al cappotto, poi sono diventate così numerose e variegate da averlo fatto quasi sparire. Quest’anno, invece, è più che mai in auge. Il cappottino, perbene e attillato, è immancabile nelle collezioni. Da quello da sera, in seta o raso, come da John Richmond ed Ermanno Scervino, fino ai più sportivi. Come il paltò in finestrato scuro con inserto in velluto di Vivienne Westwood o quello di Agnona, rosso con grandi bottoni a contrasto. Vita segnata anche per il cappotto cammello di Ermanno Scervino. Questo evergreen è proposto da molti. A parte da Max Mara, maestro del genere, è da LarusMiani, doppiopetto e dalla linea slim. Nero con spalline e doppia abbottonatura laterale il cappotto di Moschino. In pieno revival Sessanta, Paola Toscano per Dirk Bikkembergs presenta il cappotto di linea scivolata coordinato all’abito, in tessuto con stampe geometriche. Sempre in scena i cappotti con cintura, in un’infinità di interpretazioni. Per Aigner è taglio vestaglia in morbida lana con profili neri, senza collo e longuette. Per Missoni è in pesante tweed con

Moschino

N N

Ermanno Scervino

John Richmond

di Luisa Espanet


fashion

Mendel Viktor & Rolf

collo in pelliccia e microcintura in pelle. Cintura in pelle a contrasto anche per il cappotto di Vivienne Westwood, con collo a corolla. In pelle, ma in tinta, la cintura del paltò di Les Copains in lana grigio scuro spruzzata di paillettes nere. Tutti con cintura i modelli di Burberry, rivisitazione del mitico trench della maison. In tessuto finestrato, in gabardine classico movimentato da righe e perfino in piumino, sono fermati in vita da un fiocco di seta. Un vero trench in pelle metallizzata da Blumarine, che in alternativa propone il 7/8 in ciré panna. Da Roberto Cavalli il 7/8 è in maculato con collo di pelliccia. Il 7/8 imperversa anche da Diane Von Furstenberg: cipria, giallo e in pelle traforata nera. È in pelle senape con applicazioni e inserti viola il cappotto di Louis Vuitton. Dalla pelle alla pelliccia. Inframezzata da tessuto la volpe da Simonetta Ravizza, che crea modelli sempre più leggeri e sdrammatizzati. Sembra drappeggiata la volpe di Viktor and Rolf, è bicolore quella di Mendel. Con maniche in tessuto da Marni. In technicolor la pelliccia di Moschino Cheap and Chic, matelassé quella di Moncler Gamme Rouge, che propone anche il piumino in nylon maculato. Ritorno moderato, ma sentito, della mantella. Stile barocco da Dolce & Gabbana, rosso fuoco e con cintura sul davanti da Marni, ampissima con interno in seta matelassé da Normaluisa ◆



kids

Simonetta

I Pinco Pallino

Roberto Cavalli Junior

Bam bini d ’inverno

C

Bikkembergs

Fay Junior

C

ome si vestono i bambini per uscire al freddo? Una sintesi, con le tendenze più forti, si è vista nella sfilata che a settembre ha concluso la Fashion Week milanese, organizzata e promossa da Camera Nazionale della Moda Italiana e Vogue Bambini. Per sostenere l’attività dell’associazione Children in Crisis Italy Onlus le più grandi griffe hanno mandato in passerella i loro modelli di punta. Per la bambina domina il colore bianco in tutte le sfumature. È tinta caffelatte il cappotto effetto peluche di Simonetta. La tonalità panna è stata scelta da Blumarine per il piumino con inserto di pelliccia sul fondo. I Pinco Pallino colorano di rosa pallido il cappotto con ruches all’allacciatura e giocano sulle gradazioni più delicate del beige per il paltò sportivo. Non mancano le eccezioni. Come il giubbotto di Roberto Cavalli in nylon maculato con collo di pelliccia, da indossare sull’abito coordinato. O la giacca di Fay Junior rosso fuoco, perfetta per i jeans. Per il maschio in pole position il montgomery rivisto. Come il piumino con alamari e cappuccio di Bikkembergs o il giaccone in nylon, sempre con cappuccio, di Fay Junior ◆


Bikkembergs

kids


Gucci

Trussardi

A


Brioni

A

John Richmond

Ca p potto e d intorni

Giorgio Armani

A

nche per l’uomo si può parlare di un ritorno al cappotto. Non certo trionfale, ma con le dovute limitazioni. Anche perché car-coat, giubbotto e simili sono visti ormai come pezzi più pratici e funzionali, indispensabili nel guardaroba per i ritmi e i modi di vita attuale. Il cappotto diritto al ginocchio resta sicuramente il capo ideale da portare sotto al completo, magari anche al tre pezzi con gilet. Come quelli di Brioni, cashmere color carta da zucchero, per i più audaci, o in azzurro più scuro con collo di astrakan per i veri dandy o ancora nero con collo in lontra da indossare sullo smoking. Gucci lo propone in nero, ma con un allure più sportiva in alternativa alle maxigiacche di maglia. Per Trussardi il cappotto è in pesante tessuto beige, ampio, doppiopetto e con collo di pelliccia. Oppure, sempre doppiopetto, in pelle con controspalline. Stile decisamente militare per il trench grigio-verde di Umit Benan. È in pelle, con effetto invecchiato sulle spalle, il cappotto di Bally. Vagamente militare anche il lungo cappotto di Giorgio Armani, mitigato da un colore azzurro forte. È in velluto operato e sempre doppiopetto il paltò con lunghezza al ginocchio. Giacconi o corte mantelle da brigante per l’uomo nel freddo dell’Emporio Armani. Vivienne Westwood punta sullo shearling, lavorato con maestria per essere leggerissimo.


Bally

Missoni

Emporio Armani

Vivienne Westwood

Dolce & Gabbana

Mentre John Richmond rivede il montgomery e riscalda i car coat con la pelliccia. Molta maglia per l’inverno di Missoni, ma anche giacconi di tweed e piumini multicolori per non dimenticare il DNA della maison. Dolce & Gabbana anche per l’uomo propone l’ampia mantella da cospiratore, ovviamente in colore scuro. Marina Yachting inventa il caban rosso fuoco, Mason’s propone il giaccone in nylon camouflage con cappuccio. Mentre Brooks Brothers rivede il chiodo, rendendolo meno aggressivo e più dandy ◆



C

Ra f finata com pl icità

Elegante e potente, intelligente e regale. Simbolo di libertà e purezza. Capace di affinità molto strette con il proprio cavaliere. Il cavallo è da sempre punto di riferimento e fonte di ispirazione per l’uomo di Massimiliano Augieri e Antonio Carnevale

Collezione Scapa Sport


Collezione Scapa Sport

C C

riniera folta, coda fluente e lunga. L’incedere fiero e forte. Familiare ma al contempo misterioso, evoca da secoli sogni di avventura e il desiderio di spazi aperti. Il cavallo seduce da sempre l’uomo, che lo utilizza per gli scopi più diversi. Merito anche del carattere, affettuoso e paziente,che ha permesso di stabilire un legame molto forte. I cavalli sono animali molto sensibili allo stato d’animo del loro cavaliere e tendono a rispecchiarlo. Avvicinandoci noteremo che il suo primo movimento è quello di portare il muso in avanti per odorarci. In questo modo cerca di stabilire un contatto con noi, come farebbe con un suo simile. Da parte nostra, all’inizio di un rapporto di conoscenza, è bene farsi vedere prima di andargli vicino, parlarci e accarezzarlo. Per stabilire un contatto migliore possiamo, avvicinandoci, soffiargli leggermente nelle narici. Se l’approccio è andato a buon fine, esprimerà la sua “tenerezza” strofinandosi con il muso. Adatto a tutte le età, l’equitazione è uno sport molto antico che offre diversi benefici, sia dal punto di vista fisico che emotivo. L’intesa straordinaria che si crea, con l’animale e con la natura circostante, consente a entrambi di esprimersi al meglio. Si vincono così, senso di solitudine, malinconia, timidezza e depressione, migliorando umore e attenzione.

Collezione Scapa Home


1.

2.

3.

4.

5.

6.

1. Richard Ginori Opere in porcellana disegnate da Gio Ponti per Richard Ginori 1735: Piatto Amazzone con Giavellotto 2. SIA HOME decorazione CAVALLO TROTTO in poliresina nera, H 33 cm 3. SIA HOME decorazione HORSE ANTIC fatta a mano in metallo, 40 x 27 cm 4. SIA HOME decorazione CAVALLO in legno, H 30 L 23 cm 5. LLADRÒ Dressage Un’opera molto elegante di una cavallerizza sul suo cavallo. Lei è vestita con la divisa di gara: alti stivali neri, lunga redingote scura, calzoni da cavallerizzo, cappello a cilindro e guanti bianchi La sella poggia su un plaid grigio che protegge il dorso del cavallo. Il cavallo è un purosangue con la criniera intrecciata come abitudine nelle gare equestri. L’opera è realizzata in porcellana classica con i colori tradizionali di Lladrò, 33 x 38 cm 6. LLADRÒ Corsa all’ippodromo - Serie limitata a 1.500 pezzi Corsa all’ippodromo è un’opera molto dinamica, dipinta con colori che richiamano l’atmosfera delle corse di cavalli come quelle disputate a Epsom (UK) e a Kentucky (USA), 35 x 100 cm

Fox hunting - Petracer’s ceramics


L’eleganza e la bellezza propria del cavallo sono poi, da sempre, punto di riferimento e fonte di ispirazione di grandi marchi della moda e del design. Ne parliamo con Lorenzo Nencini, responsabile del progetto U.S. Polo Assn. abbigliamento. il gioco del polo è l’anima u.s. Polo assn., un fil rouge tra il campo e le collezioni moda. il portamento, lo stile e l’eleganza del cavallo hanno influenzano il mondo della moda e u.s. Polo assn. che ne ha fatto il suo logo? Il doppio giocatore di polo a cavallo, protagonista indiscusso del logo U.S. Polo Assn., è la perfetta sintesi di eleganza e tradizione. Il rapporto tra l’uomo e il cavallo, fondamentale nel gioco del polo, è fin dalle origini nel DNA del marchio e, inevitabilmente, fonte di ispirazione per le collezioni di abbigliamento. Il nostro non è un caso isolato, frequenti sono i richiami del mondo della moda al cavallo e agli sport che lo coinvolgono. Nel caso di U.S. Polo Assn. si tratta di una storia di successo che affonda le proprie origini nel lontano 1890 e che fa capo alla United States Polo Association, l’unica organizzazione no-profit che rappresenta e certifica ufficialmente tutti i club del gioco del polo negli Stati Uniti e in Canada. tradizione americana e stile italiano, qual è il life-style u.s. Polo assn.? La filosofia e lo stile U.S. Polo Assn. si ispirano all’eleganza del gioco del polo dando vita a collezioni sportive, dal mood decisamente casual - chic. Le collezioni U.S. Polo Assn. sono rivolte al mercato europeo e si caratterizzano per la forte connotazione made in Italy in termini di moda, vestibilità, qualità dei materiali e ricerca dei dettagli che contraddistinguono ogni singolo capo. Possiamo dire che la filosofia di u. s. Polo assn. è stata quella di legare dettagli tipici dei capi del gioco del polo - e al contempo, la sua energia, la passione, l’eleganza - ai dettami della vita quotidiana? Sì, è corretto. Il gioco del polo è l’anima del brand che vibra nelle sue collezioni di abbigliamento dove gli elementi ricorrenti, come le polo o il denim bianco, segnano il carattere distintivo. I nostri capi raccontano l’autenticità del marchio e conservano l’eleganza discreta di una storia importante e di valori autentici, senza mai perdere di vista la contemporaneità. Chi sono gli uomini e le donne che vestono u. s. Polo assn.? Sono persone che prediligono l’abbigliamento casual di alta gamma che si adatta facilmente a possibili contaminazioni tra free time e lavoro, amano viaggiare e trascorrere il tempo libero a contatto con la natura. Molto spesso chi veste U.S. Polo Assn. si affeziona al brand e lo sceglie anche per l’abbigliamento dei propri figli. e qual è il rapporto di lorenzo nencini con i cavalli? I cavalli sono animali forti, fieri ed eleganti, non posso che esserne un grande estimatore. Ho avuto in passato la possibilità di giocare a polo, è uno sport di cui apprezzo l’equilibrio, l’eleganza, il self control, il fair play e lo spirito di squadra. Ritengo che siano valori fondamentali sia sul campo da gioco che nella vita ◆

Collezione Autunno/Inverno - U.S. Polo Assn.


48

interview

M AGA ZINE


S S

Il social networkin g

Come ha Cambiato il modo di ComuniCare

interVista a anna rita gattuso web strategist di Maria Beatrice Crisci

uperata la soglia dei suoi primi 40 anni, Anna Rita Gattuso è una web strategist di primo piano, specialista anche in web reputation marketing, ideatrice di numerose piattaforme web di successo. “Mi occupo di internet e comunicazione dal 1999. Dopo anni passati come sviluppatore web, ho iniziato ad appassionarmi di social media marketing e web marketing strategico. La parola strategico può sembrare molto ambiziosa e in effetti lo è, ma è proprio questo il bello del mio mestiere, cerco ogni giorno di studiare strategie di web marketing vincenti per i miei clienti. In un mondo in cui qualche vecchio saggio racconta che non esiste più il posto di lavoro fisso, credo di rappresentare appieno la categoria di coloro che il lavoro devono inventarselo giorno dopo giorno, con sacrificio, con passione e con una enorme voglia di creare qualcosa di buono”. il social networking come ha cambiato il modo di comunicare? “C’è una terribile confusione su questo tema. C’è confusione nel capire cosa sia internet e cosa sia web o rete, c’è confusione nel paragonare un social network con un media tradizionale, addirittura non c’è la piena coscienza del fatto che stiamo parlando di fenomeni in movimento, in ebollizione, in veloce modificazione. Manca inoltre la contestualizzazione sociale e molti non riescono a trovare elementi di raccordo con la visione antropologica e sociale del fenomeno”. quali le conseguenze? “La cosa grave è che la totale sottovalutazione del fenomeno è proprio da parte di chi, esperto del settore, dovrebbe invece avvicinarsi, leggere e capire. C’è chi, peggio ancora, cerca di sottomettere il social networking alle metriche e alle metodologie applicative del marketing, soprattutto quello di vecchio stampo, come se lo si potesse vendere come servizio aggiunto, come fosse uno strumento per la fidelizzazione di massa dei clienti, con strategie di branding buone più per una pasticceria o una fabbrica di scarpe che non un vero processo di cambiamento sociale. Da qui la colpevole ignoranza di chi non è in grado di identificare il social networking come l’ulteriore step nella scala evolutiva umana”. e le distorsioni del fenomeno? “Ci si attiene perciò alle prestazioni, ai numeri, alle conversioni in termini di contatti, di viste, di mi piace, piuttosto che alle esperienze. Si cerca di standardizzare il sapere e il comportamento per allinearsi ai principi

del marketing, per sottoporre gli individui a protocolli codificati in termini di tipologie comportamentali. Il social networking non è questo e non lo è nemmeno Facebook. Di fatto nemmeno Zuckerberg sa esattamente cosa ha tra le mani, se non una grande macchina per fabbricare soldi. Ma è solo una parte della realtà. Quello che c’è dentro alla scatola, il vero fenomeno, il mondo enorme di relazioni e di condivisioni è tutto da studiare, veniamo costretti ad avere fede nell’oggettività del dato emerso dal protocollo, veniamo assoggettati al comportamento che il protocollo richiede come fossimo delle compliance, come in una sorta di meccanicismo dominante per amministrare le persone con le cose, i protocolli, i contatti, i numeri, i followers… Ma in questo modo si arriva a una pericolosa sottovalutazione e depauperamento dell’esperienza e della parola”. sono riflessioni molto avanzate. la trovo un’interpretazione innovativa dell’uso dei media. ed è proprio stimolante indagare il rapporto tra esperienza e parola. “Ecco dov’è la rivoluzione del social networking: la relazione perfetta tra parola ed esperienza. Il network diventa il luogo ideale per la condivisione di emozioni, esperienze e parole. Soprattutto diventa il luogo perfetto dove l’esperienza diventa fonte di informazioni per tanti altri perché si innesca un processo di valorizzazione dell’esperienza stessa che diventa piacere, piacere di farsi riconoscere (autocoscienza e identificazione del sé), piacere nell’alimentare aspirazioni comuni e favorire sviluppo sociale e capacità creativa. Ecco il fatto antropologico! È nella natura umana condividere le esperienze. Anzi! Proprio grazie alla spinta di questa pulsione emotiva, profonda e ancestrale, è nata la parola, poi la scrittura, poi la diffusione mediatica di massa attraverso tv, fotografia, cinema e radio (comunicazione audiovisiva archiviabile). Ed è nel network che si crea il più grande insieme di memoria collettiva, irreversibile, che la storia umana abbia mai conosciuto. Oggi nel web è presente tutto di noi”. Vogliamo trarre le conclusioni, sintetizzando lo stato attuale? “Il social networking è sempre esistito. Una volta c’erano l’agorà, la piazza, i bagni pubblici, le terme, i fori, i bar, i locali, i circoli culturali, i pub, i club. Ci sono ancora. La grande differenza è che su Facebook o su Twitter, o nella blogosfera o tutti questi insieme, si muovono miliardi di persone contemporaneamente, in modo illogico, anche irrazionale, ma interconnesse. La differenza è qui, sostanziale, semplice, lineare e rivoluzionaria” ◆

49

M AGA ZINE


50

M AGA ZINE

demi toPless, sCoPerte d’inVerno di Gianni Perotti

C’ C’

è poco da fare, le stagioni non esistono più e le auto scoperte, o semi-scoperte, quelle che una volta uscivano dai box solo dopo Pasqua, ora le vedi in giro in qualsiasi momento dell’anno. Se ne sono accorte le Case che rispondono in tempo reale all’evoluzione del gusto presentando uno dopo l’altro nuovi modelli che stanno scatenando una emulazione contagiosa. Attenzione però, non tutte le “scoperte” fanno trendy. Topless sì, ma compatte. Al recente Salone dell’Auto di Parigi, a parte l’invasione dell’elettrico che ormai riguarda tutte le gamme, dalla Panda alla Ferrari, la parola d’ordine era: “aperte ma piccole”. Ecco quindi la nuova 500 cabrio che tanto è piaciuta a Montezemolo, la mini cabrio che sarebbe piaciuta anche a Issigoniss, creatore della mitica Mini degli anni ‘60, la Citroen ds3 cabrio che vuol richiamarsi, almeno nella sigla, alla cabrio più bella di tutti i tempi, la DS squalo-cabrio disegnata dal grande Flaminio Bertoni.

Spieghiamo intanto cosa significa tecnicamente il termine cabrio: identifica auto scoperte o scoperchiabili a due o quattro porte e con almeno 4 posti a sedere - più o meno comodi. Le altre, a due posti, sono le spyder, ed è tutto un altro discorso. Le quattro posti hanno evidentemente più mercato perchè si può viaggiare in compagnia, ci sta anche la famiglia, sono auto evidentemente più versatili di una semplice “due posti secchi”. Auto che conciliano il divertimento e il piacere di guida alle esigenze quotidiane senza uscire dall’ottica di una prudente scelta economica. La ragione di questo successo sta appunto nella consapevolezza di un buon investimento economico perché queste auto rappresentano il classico del futuro. Non perderanno mai il valore aggiunto della desiderabilità e non conosceranno la svalutazione di una comune berlina. Nel tempo rischiano di aumentare di valore. Quindi è importante la scelta dell’allestimento: interni più pregiati, dotazioni più ricche, motorizzazioni più performanti. E il gioco è fatto. Vediamole una per una.


51

M AGA ZINE

La nuova 500 Cabrio, nel suo piccolo, come direbbe Gianni Fantoni, sta alleggerendo i Concessionati Fiat già da qualche tempo, ma perché è così speciale? Il suo motore 1.3 16 valvole non è una questione secondaria. È all’avanguardia come tecnica di alimentazione (multijet, common rail), come economia di esercizio (4,2 litri/km), per controllo emissioni di Co2 (111 g/km) e come dimensioni (solo 3,55 di lunghezza per 1,63 di larghezza). Le prestazioni non sono terrificanti (95 CV e 10,7 da 0-100 Km/hin accelerazione), i posti dietro, detti anche i sedili del castigo, non conoscono il confort dei sedili anteriori ma il prezzo è molto favorevole (20.400€ full optional). E per chi non è insensibile al tocco modaiolo c’è anche la Cabrio-Gucci con interni in pelle e colorazioni brillantate (bianca o nera).

I progettisti della mini Cabrio non hanno guardato a spese nella ricerca del piacere assoluto: “la amo più del mio cane” ho sentito dire da una amica che abita in Via Condotti. Non conosco il cane ma ho provato la pura felicità nel guidarla sui tornanti del Passo Sella nell’aria dolomitica che mi avvolgeva completamente. Tipicamente Mini nel design e nel temperamento (la più giusta è la Cooper S 1,6 da 211

CV) che offre prestazioni da brivido (0-100 Km/h in 6,9 sec. 220 kh/h), una abitabilità accettabile per chi viaggia dietro e un discreto spazio per i bagagli, dato che è una buona routière (viaggiatrice). Il prezzo si avvicina ai 30.000€. Sconsigliabile la versione diesel, certamente più economica (22.000€) ma poco Mini-style.

Fuori dal coro la Citroen ds3 cabrio, la più recente, la più glamour. Ha debuttato guarda caso in Montenapoleone a Milano in occasione del Vogue Fashion’s night. Simona Ventura ci ha girato attorno tre volte... che vorrà dire? Molti sostengono che non è una vera cabrio perché ha solo il tetto scoperchiabile, ma in compenso l’abitabilità è la stessa della berlina, il confort di marcia totale e l’aria nei capelli assicurata. È un’auto in abito da sera, modaiola ed esclusiva senza rinunciare alla praticità di una motorizzazione più che collaudata (il 1600 cc è costruito in collaborazione con BMW), ha buone prestazioni e un prezzo decisamente interessante. Il modello di punta, il 1.6 THP da 155 CV sport chic costa 24.100€. Il tetto elettricamente amovibile ha tre opzioni: nero notte, blu infinity e grigio polvere di stelle, ideale per la discoteca ◆

motors


52

M AGA ZINE

teCno toP

fra le ultime noVitÀ del settore, tre ottime idee Per un natale ad alta teCnologia di Francesco Mantica

jVC: streaming in hd

Se avete interesse a filmare eventi in alta definizione e allo stesso tempo condividerli, magari inviandoli in streaming su internet, JVC GV-LS2 è la soluzione ideale. Dotata di supporto girevole controllabile a distanza tramite pc, tablet e smartphone via wi-fi, questa telecamera consente registrazioni video di alta qualità, senza rumori di sottofondo. Tra le altre caratteristiche, sono presenti microfono interno ed esterno, zoom ottico da 10x, sensore Cmos retroilluminato da 12,4 megapixel e obiettivo luminoso.

ziK: in Cuffia Come in sala ConCerti

È una cuffia stereo, ma in realtà sarebbe meglio definirla un concentrato di tecnologia. Parrot Zik è infatti un modello di cuffia perfetto sia per ascoltare musica sia per chiamare e ricevere telefonate. Per il primo scopo la Zik utilizza un sistema integrato di cancellazione del rumore e un algoritmo DSP (Digital Signal Processing) in grado di donare al suono un’immagine melodica naturale, dal momento che simula le caratteristiche acustiche di una sala da concerti. Le telefonate, poi, possono essere effettuate senza interfacciarsi con il proprio smartphone: un sensore, situato all’interno del cuscinetto nell’auricolare sinistro, rileva e analizza le vibrazioni della mascella per poter “estrarre” la voce, mentre due microfoni che registrano il suono in tempo reale e ne determinano la direzione. Un’altra particolarità è la presenza di un sistema di rilevamento della posizione: abbassando le cuffie intorno al collo la riproduzione musicale si interromperà immediatamente. Circa 350 euro.

nuoVa teCnologia musiCale samsung

Un sistema stereo per ascoltare musica ad alta qualità. Detto così sembra banale, eppure il nuovo DA-E750 è un apparecchio rivoluzionario, per linea e prestazioni. Composto da un unico cabinet con due altoparlanti separati ma incorporati in un design classico ed elegante, questo sistema stereo incorpora la nuova tecnologia da 100 watt, che gli permette una qualità audio da sala di registrazione. Il nuovo Samsung DA-E750 armonizza così perfettamente le tonalità naturali dei vecchi amplificatori a valvole con la nitidezza audio dei moderni sistemi digitali. Naturalmente, tanta qualità ha un prezzo: 699 euro ◆

hi tech



Sa pori e Sa peri le rePubbliChe marinare

A A

foto storiche gentilmente concesse dal Centro di Cultura e Storia Amalfitana

grumi, erbe, terra, spezie. Ecco i quattro punti cardinali che identificano le “Repubbliche Marinare”. Questi sono i profumi e gli aromi che hanno inebriato per secoli coloro che - a diverso titolo - sono entrati in contatto, rispettivamente, con Amalfi, Genova, Pisa e Venezia: Papi, Imperatori, Re, Principi, ambasciatori, artisti, letterati, poeti, navigatori, filosofi, soldati, conquistatori, scrittori, così come semplici popolani, bottegai, cuochi, giullari, cortigiane, uomini, donne e bambini di ogni ceto sociale e di ogni età. E questi saranno i motivi conduttori del breve viaggio “gastrostorico” che ci accingiamo a intraprendere con Insider Magazine e che ci porterà proprio a svelare quegli aromi e quei profumi.

La definizione di Repubbliche Marinare, nata nel 1800, si riferisce alle città portuali, soprattutto italiane, che, dopo il X secolo, godettero, grazie alle proprie attività marittime, di autonomia politica e di prosperità economica. Dal secondo dopoguerra la definizione è in genere riferita in particolare alle quattro città italiane di Amalfi, Genova, Pisa e Venezia, i cui emblemi costituiscono lo stemma della Marina Militare Italiana di oggi. La Repubblica di Venezia, “La Serenissima”, ebbe per secoli un ruolo fondamentale nel commercio tra l’Europa e il Mediterraneo orientale e - nel momento di massima espansione - comprendeva gran parte dell’Italia del NordEst (arrivando a pochi chilometri da Milano), le coste mediterranee e la penisola istriana, l’intera Dalmazia e le

A


amalfi

Amalfi - panorama dal porto

isole Ionie, la Morea, Creta, Cipro, il Negroponte e diverse altre isole dell’Egeo. L’antagonista per eccellenza di Venezia fu Genova, che nel 1298 sconfisse la flotta veneziana presso l’isola di Curzola. La Repubblica di Genova, oltre ad una presenza significativa in Oriente e nel Mar Nero, aveva il monopolio dei commerci nel Mediterraneo occidentale e, nella sua massima espansione, oltre alla Liguria, comprendeva Corsica, Sardegna, Crimea, Tabarca, Rodi, Creta, vaste aree della Grecia e della Turchia, Gibilterra, alcune zone della penisola Iberica, della Sicilia, alcune isole dell’Egeo e Pera, la colonia nell’odierna Istanbul di Galata a Costantinopoli. La Repubblica di Pisa ebbe notevole importanza per le conquiste territoriali, che nel momento del massimo

splendore comprendevano la Sardegna, la Corsica e le isole Baleari. Era attiva soprattutto in Occidente, ma la rivalità con Genova e le guerre con la vicina Firenze le furono fatali. Amalfi ebbe una storia gloriosa e precoce di potenza marittima e le navi amalfitane battevano già i mari, insieme a quelle veneziane, quando le altre Repubbliche ancora dovevano affermarsi: infatti la città campana ebbe il dominio commerciale nel Mediterraneo meridionale e orientale molto prima di Venezia. La sua storia di indipendenza e di navigazione iniziò molto presto e terminò altrettanto presto, a causa dell’arrivo dei Normanni nel Meridione, che soppressero le autonomie locali per dar vita al grande Stato del Regno di Sicilia, oltre che per la rivalità delle nascenti Repubbliche di Pisa e Genova.

Amalfi


amalfi: saPore di agrumi La complessa tradizione gastronomica amalfitana affonda le proprie radici fin nell’antica Roma e molto probabilmente i primi artefici della gastronomia Amalfitana furono proprio i Patrizi romani. Una componente importante della tradizione alimentare amalfitana tramandata dai romani è rappresentata dal pesce, che per i latini rappresentava un alimento pregiato e dal quale ricavavano una famosa salsa con la quale condivano molte pietanze: il “Garum”. Ma anche Longobardi e Normanni, che hanno sostato nella regione, hanno influenzato la tradizione culinaria amalfitana, lasciando testimonianze della loro presenza, come l’uso del sangue animale quale alimento. Queste abitudini alimentari sono state abilmente rielaborate in opere d’arte culinaria destinate ad alimentare le tavole del periodo di Carnevale, come il “Sanguinaccio”, sangue di maiale lavorato con cacao, zucchero e spezie. Amalfi, nel periodo della Repubblica, subisce il fascino delle spezie e così s’incontrano la tradizione alimentare del mondo romano e quella medioevale, che delle spezie ha fatto un suo cavallo di battaglia. Ne abbiamo esempi in piatti come il cappone, il pollo, il maialino, che i romani consumavano arrostiti e che ora sono insaporiti da una salsa agrodolce con maggiorana e zafferano. Anche la cucina marinara subisce

gli stessi cambiamenti: chi non può permettersi le spezie e soprattutto il costosissimo pepe, si accontenta dei più modesti aromi locali, delle erbe odorose come prezzemolo, basilico, finocchio e menta, creando “brodetti” o “guazzetti” giunti fin sulle tavole moderne. La tradizione gastronomica amalfitana ci ha fatto pervenire altre specialità, quali i “nunderi” (palline formate con impasto di farro e latte cagliato), oltre alla cultura dei frutteti (pere, susine e mele, che venivano consumate alla moda degli antichi romani: fritte a tondelli in olio bollente, in pastella di farina e uova e ricoperte di zucchero e cannella). Nella tradizione dolciaria amalfitana troviamo ancora due specialità: la “Torta Santarosa”, antenata dell’omonima sfogliatella, creata dalle pie mani delle suore del monastero di S. Rosa di Conca dei Marini intorno ai primi del ‘700 e le “melanzane dolci”, nate probabilmente nella cucina del convento francescano di Polvica di Tramonti, i cui monaci preparavano le melanzane fritte ricoperte di un intingolo dolce e liquoroso. I monaci divulgarono tra le comunità religiose della penisola e della regione la nuova ricetta, che subì varie trasformazioni, fino a che le fette di melanzane vennero ricoperte con salsa di cioccolata, assumendo l’attuale denominazione di “melanzane alla cioccolata”.

A


57

M AGA ZINE

“Acqua pazza”

Amalfi - panorama - ritorno dalla pesca

La tradizione culinaria amalfitana è stata alimentata anche dai cambusieri delle navi, che durante le traversate pescavano sgombri e tonni, i quali venivano privati sul momento delle interiora e ripuliti nell’acqua marina. Questi pesci venivano tenuti in salamoia con le spezie del loro prezioso carico per qualche giorno, poi erano appesi a prua e a poppa delle navi ad asciugare. Al rientro a casa, le donne si occuperanno dell’affumicatura, per trasformare queste carni nei deliziosi filetti amalfitani. Per cucinare il pesce nelle loro ore di ozio, i marinari utilizzavano l’acqua di mare, allora incontaminata: facevano “impazzire” l’acqua con l’aggiunta di spezie, verdure e olio, per poi tuffarvi per pochi minuti il pesce. Questa è l’origine della straordinaria portata che gli amalfitani chiamano “acqua pazza”.

Pane “umbula” “Colatura di alici”

Il Garum romano verrà superato per qualità, fragranza e profumo dalla “Colatura di alici”, creata intorno alla seconda metà del XIII secolo dai monaci cistercensi abitanti della canonica di S. Pietro a Tuezolo. I monaci possedevano una modesta flotta, che utilizzavano per il trasporto di frumento e che nei mesi estivi trasformavano in pescherecci per la pesca delle alici. Avevano installato una bottega per la conservazione del pescato che, pazientemente lavorato, veniva collocato per la salagione in botti, spesso dalle doghe sconnesse e poste in mezzo a due travi, dette “‘mbuosti”. Ai primi di dicembre, le alici erano arrivate a maturazione e il loro liquido di conserva, passando attraverso le doghe, colava sul pavimento, emanando un profumo gradevole in tutto il locale della salagione. L’invitante aroma, la limpidezza e il sapore indussero i monaci ad usarlo per condire le verdure lessate, che abitualmente venivano insaporite solo con aglio, peperoncino, olive, capperi e olio. Nacque così la “Colatura di Alici”.

Tra i tipi di pane che venivano prodotti nella zona di Amalfi, i documenti ne attestano tre: le “oblate”, panelle donate alle Chiese in occasione delle festività dei Santi tutelari; i “biscotti di grano”, vettovagliamento per i marinai e i soldati dei castelli e delle fortezze, antesignani delle moderne gallette e il “pane umbula”, una sorta di pane dolcificato i cui ingredienti erano - oltre alla farina e al miele - rossi d’uovo e spezie. Durante l’episcopato di Pellegrino Rufolo (1400 - 1401), con cui si chiude la serie di vescovi provenienti dal patriziato urbano, l’esigua aristocrazia cittadina, ancora attiva e produttiva, spostava in modo sempre più consistente i propri interessi verso la capitale del Regno, lasciando campo libero agli interventi della curia romana. Capitolo e parroci erano soggetti al cattedratico, costituito fino al 1648 da capponi - a Natale - e da prosciutti, in occasione della Pasqua. I saloni della “domus episcopale” dovettero ospitare il “prandium de ipsis clericis”, simile a quelli analoghi offerti dai prelati di Amalfi e di Salerno, che doveva comprendere spalle di maiale arrostite, condite con olio, cavoli e zucchine, caciocavallo, pesci salati, “pane umbula”, “mustaczoli” (piccoli dolci speziati a forma di rombo) e vino “bono et odorifero”.

Amalfi


RICETTE DELLO CHEF FABIO CAMPOLI Pasta di gragnano maturata alla Colatura di aliCi di Cetara Con fior di latte, noCi beneVentane e zuCChine Fare cuocere la pasta di Gragnano, scolarla su una teglia, condirla con la colatura di alici di Cetara e un buon olio extra vergine Campano. Lasciarla insaporire e freddare per venti minuti. A parte, preparare le zucchine fresche tagliate a dadini, condite con origano, cipolla fresca e basilico; saltarle in padella velocemente e farle freddare. In ultimo, tagliare il fresco e succulento fior di latte di Agerola, aggiungerlo alla pasta fredda, con le zucchine e le noci Beneventane tritate. Servire la pasta a temperatura ambiente.

Cernia in gelatina di aCqua Pazza Con Pomodorini del “Piennolo” del VesuVio disidratati all’origano Preparare un fondo con poca acqua, succo di limone, fior di sale marino, prezzemolo, una piccola cipolla tostata, dei pomodorini del “piennolo” tagliati a metà, un poco di carota, sedano e qualche erbetta, come timo e maggiorana e lasciar bollire il tutto per dieci minuti. Nel frattempo, condire dei filetti di cernia con un buon fior di sale marino e abbondante olio extra vergine d’oliva; appena l’acqua sarà insaporita, calarci i filetti di cernia e lasciarli cuocere a fuoco dolcissimo. Servire i filetti caldi con dei pomodorini secchi fatti in casa e un’insalata di vegetali bolliti ◆ Arrivederci a Genova... Capitano di Vascello Alessandro Pini Piazza della Cattedrale, Amalfi - ph A. D´Antuono


59

M AGA ZINE

trent’anni di Vela latina al salone nautiCo di genoVa

dopo la mostra “vele latine e libri di mare”, organizzata l’anno passato, Continua la Collaborazione Fra uCina e il mondo della vela latina Con un grande stand riservato a univet - unione italiana vela tradizionale, allestito al Centro del salone nautiCo genovese di Francesco Mantica

N N

on deve l’origine del suo nome al popolo dei Latini, come si potrebbe erroneamente pensare, ma alla sua forma (vela alla trina, cioè a triangolo) per distinguerla dalle vele cosiddette “alla quadra”, di forma rettangolare o trapezoidale. Stiamo parlando della vela latina, una delle più importanti innovazioni nella storia della navigazione: utilizzata dall’alto medioevo e con ogni probabilità sin dall’epoca greca e romana, consentì per prima di risalire il vento grazie all’inedito taglio triangolare. Regina delle flotte moresche come di quelle delle Repubbliche Marinare, protagonista di tutti i grandi viaggi di esplorazione da Colombo a Vasco da Gama, divenne nei secoli la velatura mediterranea per eccellenza, simbolo delle tante marinerie della pesca e del cabotaggio. L’avvento del motore marino la condannò rapidamente alla scomparsa ed al totale oblio in quasi tutte le rive del Mediterraneo: proprio per questo nel 1983 i fratelli Piero e Paolo Ajello decisero di dare vita alla Prima Regata della Vela Latina, un evento teso a salvaguardare l’ultima, originale flotta di vele latine d’Italia, ancora in attività nel borgo sardo di Stintino. Qualche settimana fa, presso il Salone Nautico di Genova ha avuto luogo la presentazione del Trentennale della Vela Latina. Sono intervenuti Franco Dodero consigliere

Lina, guzzetta del 1967

dell’UCINA - Unione Cantieri e Industrie Nautiche, Piero Ajello, presidente di AVeLa Tradizionale, e Franco Remagnino e Roberta Bagnulo, presidente e vicepresidente dell’UNIVET - Unione Italiana Vela Tradizionale. AVeLa Tradizionale ha esposto al Salone una propria imbarcazione, la lancia stintinese Lina, e ha organizzato una conferenza stampa dal titolo “1983 - 2013: Trent’anni di vela latina”, volta illustrare i progetti di AVeLa per celebrare il trentennale del ritorno all’antichissima vela latina con la prima edizione della classica “Regata della Vela Latina”. La “Lina” (una “guzzetta” del 1967 di m. 4,70, opera del maestro d’ascia stintinese Giuseppe Benenati), è stata esposta insieme ad altre 6 vele latine provenienti da Liguria, Campania e Sicilia. L’intenzione degli espositori è quella di rilanciare il Circuito Vela Latina con le classiche di SaintTropez e Stintino, il ritorno del Trofeo Dodero ai primi di maggio in Liguria, una manifestazione in Campania e la riproposizione della mostra Vele Latine libri di mare che ottenne un ottimo successo nel corso del Salone Nautico 2011. Il clou o il punto più importante che potrà coronare il trentennale sarà infine la pubblicazione del catalogo delle barche tradizionali del Mediterraneo in un volume che rappresenta il sogno di AVeLa Tradizionale ◆


60

M AGA ZINE

ClassiC 12’ dinghy garnell sailing team VinCe la swiss & global CuP di Veronica Cardella - Foto ©Francesco Rastrelli

C C

hiusasi a Viareggio l’edizione 2012, la Swiss & Global Cup Classic 12’ Dinghy registra il trionfo indiscusso di Giorgio Poggi (Garnell Sailing Team), che si è assicurato il titolo vincendo ben cinque delle sei prove previste. Premio la lanterna firmata Riccardo Barthel, Official Supplier del circuito. Sul secondo gradino del podio Italo Bertacca, per la Società Velica Viareggina, e Roberto Benedetti, al debutto su Piccolo Lord, dinghy in legno ad energia solare.

La premiazione ufficiale di tutte le categorie e delle prime dieci posizioni in classifica generale è prevista a Bologna il 15 Dicembre, nell’ambito dell’Assemblea del Registro del Dinghy. In quell’occasione verrà anche presentato il libro dell’edizione 2012. La manifestazione si è svolta sotto l’egida dell’Associazione Italiana Classe Dinghy 12’ e della Federazione Italiana Vela, con il patrocinio dell’Associazione Italiana Persone Down - AIPD, di Legambiente e del Touring Club Italiano.


61

M AGA ZINE

sport

Ed ha registrato un bilancio assolutamente positivo, dato che il circuito dedicato al dinghy 12’ classico nell’edizione di quest’anno si è aperto al pubblico veicolando valori importanti, grazie alla casa itinerante, oltre 100 mq e un palco per vivere a pieno “l’esperienza” del dinghy, approdata in tre regioni italiane ed altrettanti paesi europei riuscendo a coinvolgere oltre cento partecipanti. Le sei tappe hanno insomma restituito una seconda giovinezza ad un’imbarcazione che si appresta a compiere

cento anni nel 2013. Più che soddisfatto Filippo La Scala, AD di Swiss & Global Asset Management Italia e Title Sponsor della manifestazione che quest’anno, ha toccato anche le acque di uno dei più bei laghi della Svizzera: “Non potevamo chiedere di meglio per poter riaffermare da una parte la nostra origine elvetica, e dall’altro il nostro spirito global, aperto e curioso del mondo”. E già si pensa all’edizione 2013: per tutte le novità in anteprima il sito ufficiale è www.dinghyclassico.it ◆


62

M AGA ZINE

Giorgio De Fil ip pi obiettivo professionista

Arriva dal Golf Club Parco di Roma il nuovo golden boy del golf laziale e italiano. Insider Magazine lo ha intervistato in esclusiva di Francesco Mantica


63

M AGA ZINE

giorgio de filippi. il tuo nome comincia ad essere associato dai media nazionali all’etichetta di astro nascente del golf italiano. un ruolo che, in passato, è stato associato a gente come francesco molinari e matteo manassero. Che effetto ti fa? “Bellissima sensazione. Perché sapere di poter percorrere le strade di successo di questi campioni mi spinge a dare sempre di più e a crederci”.

il lavoro, l’impegno e il sacrificio pagano. Quindi prima di parlarti di quello che mi sta succedendo voglio ringraziare le tante persone che mi sono vicine come il mio Maestro Carlo Lattanzi, Luca Valerio e il Parco di Roma, il preparatore Massimo Bramanti, i miei genitori, tutta la mia famiglia e tanti altri che non posso citare. Ma, soprattutto, devo ringraziare tutti quelli che non hanno creduto in me che mi hanno dato la carica e la determinazione necessaria per dare il massimo”.

i risultati 2012 parlano chiaro: vittoria ai Campionati italiani medal di un mese fa con risultato straordinario, successiva partecipazione all’open d’italia dove sei stato il migliore dei dilettanti, ma anche altri ottimi risultati quali la vittoria nella gara ufficiale a monticello e nell’individuale del niki’s european golf championship, il tutto coronato dalla recentissima partecipazione ai Campionati del mondo a squadre dove con filippo bergamaschi e renato Paratore avete portato l’italia alla 14.ma posizione assoluta. Cosa è cambiato dopo questi successi? “Guardando a ritroso questa mia stagione non posso non dirti che mi sono impegnato molto e che ho verificato che

hai partecipato con successo all’open d’italia. Pensi di entrare, un giorno, nel mondo professionistico, come altri hanno fatto prima di te? “Sì e penso di fare questo passo al termine della stagione 2013 nella quale oltre a partecipare alle principali gare nazionali e internazionali dilettanti sicuramente avrò l’occasione per disputare, seppure da amateur, alcune importanti gare professionistiche. Per fare questo lavorerò insieme ad Alberto Binaghi, coach della nazionale italiana e di Matteo Manassero, il quale insieme al suo staff mi sosterrà e mi aiuterà a crescere in questa fase ancora formativa e di preparazione al salto nel mondo Pro”.

sport


quali pensi siano i tuoi punti di forza e di debolezza? “Per quello che ho potuto capire nelle mie esperienze personali e sportive, posso dirti che quello che conta è il carattere forte, la positività, la capacità di rimanere concentrati, il saper affrontare momenti difficili e situazioni decisive per la vittoria con calma e senza subire cali in termini di prestazione. Questo genere di qualità posso dire di averle sviluppate e di sentirle dentro di me. I punti di debolezza sono quelli che si inseriscono a disturbare quello che ho detto prima. Infatti nessuno di noi è un automa ed emozioni, nervosismo, flessione delle prestazioni sono sempre in agguato”. quali sono i golfisti a cui ti ispiri? “Ti rispondo prima guardando ai campioni, tra i quali posso citare Matteo Manassero per il suo meraviglioso carattere e la determinazione che mette in ogni gara affrontandola sempre col sorriso, Ian Poulter per la cattiveria agonistica e Francesco Molinari per la sua grande regolarità e freddezza. Però, anche per completare una risposta precedente, fammi ringraziare quelli con cui gioco spesso al mio circolo. Fabrizio Marzilli, Federico Nuzzo, Alessandro Mondello, Stefano Moruzzi e Claudio Amendola, che mi hanno seguito con affetto e amicizia perfino all’Open d’Italia a Torino”. Per finire parlaci della tua vita personale e dei tuoi obiettivi per il futuro. “Ho 22 anni, vivo a Roma, ho molti amici e so come ci si diverte. Sono momentaneamente single. Mi piace uscire la sera per magari finire la serata a Texas Hold’em con gli amici e lasciarne con le tasche vuote uno in particolare: Luca. Mi piace ascoltare la musica, amo Lucio Battisti, Rino Gaetano, Bob Dylan. Sono amante di tutti gli sport avendone praticati molti. A calcio per esempio ho giocato ad alto livello e sono tifoso della Roma. Per gli obiettivi posso solo ripetere che spero di riuscire ad affermarmi nel golf professionistico ed essere sempre felice” ◆

sport



66

M AGA ZINE

Varese, doPo gli euroPei

il ritorno del grande evento in italia: un suCCesso a tutto tondo, grande vetrina per i giovani Canottieri azzurri e una Fiammata di passione per i dieCimila spettatori alla regata della sChiranna di Enrico Porfido

Otto femminile

V V

arese promossa a pieni voti dalla FISA, la Federazione mondiale, per l’ottima organizzazione di un evento (tenutosi dal 14 al 16 settembre scorso) che, parole del numero uno FIC Enrico Gandola, è stato “un formidabile momento di promozione” riferendosi anche alle sette ore di diretta su RaiSport1. Ottimo anche il bilancio agonistico. Due titoli europei, nel doppio leggero femminile con Laura Milani ed Elisabetta Sancassani e nel quattro senza PL (Alin Zaharia, Martino Goretti, Luca De Maria, Armando Dell’Aquila) e sei medaglie complessive, con gli argenti dei doppi Sartori-Battisti e Colombo-Pollini, degli otto maschile e femminile. Questi risultati spingono l’Italia in vetta al medagliere davanti a Romania (2 ori, 1 argento, 2 bronzi) e Grecia (2 ori, 1 argento) con risultati che profumano di storia: il primo successo europeo di un doppio leggero femminile e la prima medaglia di un’Ammiraglia femminile. “Non è stato facile portare gli Europei a Varese, ci siamo riusciti attraverso un lungo e paziente lavoro della Federazione con il supporto del Direttore Esecutivo della FISA Matt Smith e del Presidente del Board Europeo Richard Stadniuk - spiega ancora Gandola - Ancora più

Doppio PL

difficile è stato realizzare una manifestazione perfetta, grazie al COL di Varese con i suoi supporters e gli enti locali, ai Volontari, ai dipendenti ed ai numerosi tesserati Federali nelle varie categorie che hanno tutti lavorato instancabilmente affinché tutto funzionasse nella maniera migliore”: Eccezionale l’attività del Comitato Organizzatore Locale, presieduto da Dario Galli: fittissima la rete di eventi ed iniziative collaterali a supporto della promozione degli Europei che, dopo la conferenza internazionale allenatori 2011, rappresentano il secondo appuntamento internazionale varesino. “Non allentiamo ora la tensione, dobbiamo da subito concentrarci per preparare al meglio i futuri impegni già calendarizzati - conclude Gandola - La World Rowing Master Regatta 2013 ed i Campionati del Mondo Under 23 del 2014 saranno un altro bellissimo dono per l’Italia ed il Canottaggio Italiano!”. Una festa, quella degli Europei, condivisa dalla Federazione Italiana Canottaggio insieme a Unicef. Presso il Villaggio Rowing, all’interno dello stand federale, i volontari hanno distribuito depliant e locandine per informare tutti i partecipanti in merito alle attività svolte o in programma nei mesi a venire in difesa e a tutela dei diritti di tutti i bambini e le bambine nel mondo ◆




fei nations CuP eVenting

la squadra spagnola vinCe la quinta tappa e l’azzurro olimpiCo steFano breCCiaroli si ConFerma tra i migliori europei di Completo Con apollo di Enrico Tonali

C C

on la premiazione del Concorso Internazionale 3 Stelle di Completo a Montelibretti si è conclusa la quinta tappa della Federazione Equestre Internazionale (FEI) Nations Cup Eventing, che ha visto salire sul gradino più alto del podio il team della Spagna composto da Maria Pinedo in sella a Windsor H, Sala Bayes Marti su Quidam del Duero, Diaz Fernandez Carlos su Iberon CP 22 ed Hermoso Farras Albert su Hito CP. Al secondo posto la squadra italiana formata da Stefano Brecciaroli con Apollo (binomio già in gara ai Giochi Olimpici di Londra), Marco Biasia su Tatchou, Mattia Luciani su Horseware’s Parco e Stefano Fioravanti con Nodin D’orval. Terza la squadra svizzera con Esther Andres su Schwalbenprinz, Jrina Giesswein su Thunder III, Heinz Scheller su Autumn’s Heinz e Michele Moor su Ayman. Dopo avere trionfato nell’individuale del Concorso Internazionale, l’appuntato scelto dei Carabinieri Stefano Brecciaroli - sempre con il suo bravo Apollo - ha siglato il Campionato Italiano Assoluto e il Campionato Militare Interforze, ottenendo pure la prima piazza nel CIC2* con Music Master. Nella tappa della FEI Nations Cup Eventing il secondo posto l’ha ottenuto Marco Biasia su Tatchou, che ha conquistato la stessa posizione nel Campionato Italiano Assoluto, dove il terzo posto è andato a Giovanni Ugolotti su Oplitas. Nel Campionato Militari Interforze, secondo posto invece per Evelina Bertoli su Esido ed il terzo a Marco Cappai su Sunshine Sweet. Nel CIC 2* posto d’onore a Flaminia Mantici su Lord Aragn AF e terza piazza a Lino Paparella su Dunbeggin IMP. Le premiazioni internazionali e nazionali sono state effettuate dal sindaco di Montelibretti professor Antonio Catania e dal comandante del Centro Militare di Equitazione (che ha ospitato la manifestazione), colonnello Max André Barbacini. “Abbiamo passato un fine settimana fantastico sotto tutti i punti di vista” ha dichiarato al termine delle gare il delegato tecnico della FEI Giulio Pocci, presente a tutti i concorsi in programma. “Le gare effettuate presso il Centro Militare di Equitazione di Montelibretti, oltre all’alto livello tecnico, hanno avuto un ottimo successo per la bellezza del luogo, l’organizzazione di primissimo ordine ed appunto per il notevole spessore tecnico, veramente di grosso rilievo. Siamo stati pure fortunati con la pioggia, caduta prima delle gare, che ha reso il terreno perfetto per le prove effettuate. Ritengo che di tutto questo si debba tener conto - in ambito FEI come riferimento per concorsi ad alto livello” ◆

sport

La premiazione del team spagnolo vincitore della tappa italiana della FEI Nations Cup Eventing


a CaPannelle il Premio Carlo e franCo aloisi

l’ippodromo romano ospita la Corsa Che ConsaCra il purosangue volante dell’anno: 1200 m mozzaFiato e due reCord da battere di Enrico Tonali

L´ sport Vittoria di Overdose (in sella Andreas Suborics) Premio Aloisi 2008 Capannelle ph Garofalo

L’

ultimo vincitore è stato un cavallo dal nome drammatico come la sua carriera, Overdose, un crack ungherese che nel 2008 mise a subbuglio il mondo dei flyers, i purosangue volanti. Prima di arrivare, a metà novembre di quell’anno, nell’ippodromo romano delle Capannelle per il Premio Carlo e Franco Aloisi, “the Budapest Bullet” (la Pallottola di Budapest, come viene chiamato Overdose) il galoppatore magiaro - ma nato in Inghilterra nel 2005 - aveva stabilito il record ufficioso di velocità della pista parigina di Longchamp il 10 ottobre nel Prix de l’Abbaye, la corsa sprint sottoclou del celebre Arc de Triomphe, appuntamento-faro del turf mondiale. Il kronos (54” sui 1000 m, pari a 66.66 km/ ora) non venne ritenuto valido in quanto per Overdose ed il suo fantino tedesco Andreas Suborics si trattò di un percorso-beffa. Quando lo starter francese diede il “partez!” la Pallottola, fedele al suo soprannome, uscì dalla gabbia come una fucilata volando sulla pista in apnea e lasciando sbalorditi i 50 mila spettatori di Longchamp. Purtroppo solo dopo il palo Suborics si rialzò sulle staffe voltandosi a cercare gli avversari. Invece della leggenda lo aspettava però la più atroce delle farse, la corsa era stata annullata e rinviata a quattro ore dopo perché la gabbia di uno dei 20 concorrenti non si era aperta. Ma il team di Overdose non si ripresentò al via. Il proprietario Zoltan Mikoczy - che aveva comprato per scherzo alle aste 2006 di Newmarket per 3.830 euro quell puledro basso e brutto cui la figlia Lilaa aveva dato il nome da sballo - non ne volle più sapere di Longchamp e delle sue gabbie difettose, e dirottò

La velocista romana Noble Hachy (con Cristian Demuro) - ph Grasso

il campione (10 corse, 10 vittorie) su Roma. Nel Premio Aloisi (1200 m) l’Usain Bolt a quattro gambe diede spettacolo. Dopo mezzo km in testa al gruppo Suborics pigiò l’acceleratore e il baio figlio di Starborough tornò Pallottola scavando metri su metri tra lui e I migliori velocisti italiani. Il suo tempo non fu da record (1’10” contro l’1’08 del romano Patapan nel 2006) ma il distacco lasciò a bocca aperta gli spettatori di Capannelle, 10 lunghezze a Black Mambazo, ancor più a Titus Shadow allora reucci degli sprint nella Penisola. Overdose tornò sulla pista di Via Appia nel 2011 e rivinse, stavolta con Lanfranco Dettori in sella, abbassando il tempo a 1’08”40 ma con sola mezza lunghezza davanti agli italiani Dagda Mor e Rosendhal (primo nel 2010). La Pallottola usciva da parecchi guai ai piedi, iniziati nel 2009 all’apice della carriera quando a Mikoczy vennero offerti 6 milioni e mezzo di euro per Overdose. In un gran premio a Budapest perse un ferro e si infettò un anteriore, anteprima di una lunga serie di stop-and-go che trasformò la carriera dell’eroe del galoppo ungherese (16 successi in 17 uscite) in un mezzo calvario. Quest’anno la maggior candidata a conquistare il Premio Aloisi dell’11 novembre è la sprinter capitolina Noble Hachy, un percorso agonistico che è il contrario di quello di Overdose, perchè lei prima ha avuto i guai e poi le soddisfazioni. Vincitrice al debutto e nel Premio Perrone (la laurea per le due anni) si è fratturata l’anteriore destro nel giugno 2011. Operata dal “mago dei cavalli” Fernando Canonici e rimessa in carreggiata dopo 9 mesi di stop, la 3 anni allevata e di proprietà de La Nuova Sbarra ha inanellato altre quattro vittorie, più due quinti posti in Francia ◆



72

una m ela al giorno

M AGA ZINE

se la ‘CiCCia’ ti dÀ alla testa

l’obesitÀ Causa la ProgressiVa riduzione delle funzioni intellettiVe

N N

on si tratta solo di estetica. Ed è chiaro che la questione va ben oltre la ‘fatidica prova costume’, peraltro ancora lontana. Le conseguenze dell’obesità non guardano alla stagione e neanche - questa l’ultima scoperta - alla regione del corpo che possono colpire. Oltre che alla più frequente incidenza di diabete, ipertensione e malattie cardio-circolatorie, i chili di troppo danneggiano il cervello. Il monito viene da Neurology, l’autorevole rivista medica consultata da specialisti di ogni Paese, che ha recentemente pubblicato i risultati di uno studio* condotto su 6.400 inglesi obesi di ambo i sessi, di età compresa tra i 35 e i 55 anni. Nei ripetuti controlli neurologici effettuati nell’arco di 10 anni, è stato evidenziato in questi soggetti un declino cognitivo, cioé una progressiva riduzione delle principali funzioni intellettive, di 1/5 più veloce rispetto alle persone normopeso. Di conseguenza aumenta la percentuale dei casi di demenza in età relativamente giovane. Le cause, non del tutto chiarite,

risiederebbero nell’aumento di zuccheri e colesterolo legati ad una dieta troppo ricca. A ciò possono contribuire però anche la riduzione di interessi e la depressione reattiva al proprio stato che conducono ad un senso di estraneità rispetto al prossimo. Il risultato? Un cane che si morde la coda: più l’isolamento psicologico aumenta, più - paradossalmente la persona sovrappeso ‘si premia’ mangiando e rifiutando gli stimoli del mondo esterno. Fattori, questi, che rendono particolarmente difficile non solo il trattamento dietetico, ma anche l’opera dello psicologo, che risulta ostacolata dal progressivo declino intellettuale. La morale? Non concedete nessuna ragione all’obesità, se ci tenete alla vostra ragione ◆ E.M.L. * La ricerca Nazionale di Sanità e Ricerca Medica è coordinata da Archana Singh-Manoux dell’Inserm (Istituto nazionale di sanità e ricerca medica) di Parigi e dell’University College di Londra, è stata finanziata, tra gli altri, dagli Nih americani e dal British Medical Research Council.



P

assare qualche giorno fuori Roma per prepararsi alla maratona natalizia, o trascorrere le feste lontano da casa, ma vicino alla città. Pronti per l’ultimo regalo da comprare o il lavoro da finire. Non è impossibile: basta saper scegliere! Pochi minuti ed ecco un parco in cui trascorrere qualche giornata di serenità, immerso nella natura, il Veio Resident permette di vivere momenti di vacanza senza lunghe trasferte. Sembra un sogno irrealizzabile. Ma non lo è: nel parco di Veio, un residence ospita 46 appartamenti perfetti per chi ha bisogno di una sistemazione temporanea, durante un trasloco o una ristrutturazione, o per chi si trova in città solo per qualche settimana magari per lavoro, ma ideali anche per per una vacanza appena fuori porta o chi decide che, pur non volendosi allontanare completamente dalla propria rete di amicizie, impegni e abitudini, preferisce

resort

Vacan z e rom ane... o quasi

svegliarsi nella natura, tra animali, laghetti incontaminati e il fruscio degli alberi che circondano questi piccoli casali dal sapore inglese. Pensati per assicurare comfort e tecnologia con wi-fi, climatizzatore, allarme, fax, parcheggio, lavanderia, servizio di recapito posta... e un giardinetto privato davanti all’ingresso, dove godere di una dose extra di relax e serenità, che nella bella stagione si arricchisce anche di una piscina in cui si rispecchia una vegetazione rigogliosa. Sono piccoli cottage carattarizzati da una rustica eleganza, a pochissimi chilometri dalla città, collegati anche mediante una navetta che porta alla stazione che dalla Giustiniana arriva a San Pietro e assicura un trasporto lampo: solo venti minuti per arrivare in centro. Intorno agli appartamenti solo quiete e l’offerta della struttura: bisteccheria, ristorante-pizzeria, e l’eleganza del ristorante Il Picchio Rosso. Per un soggiorno indimenticabile.

Veio residenCe resort Via della Giustiniana, 906 Tel. +39 0630207264 - +39 0630361782, Fax +39 0630363148 veioresidence@tiscali.it - www.veioresidence.com


S

i tratti di un appuntamento galante o di un incontro di lavoro, di una cena in famiglia o di un evento da festeggiare, al Picchio Rosso ogni cena diventa un evento speciale. L’ambiente curato e la cucina raffinata trasformano ogni occasione in un momento di festa. Per i gourmet ancora di più, con un calendario di golosi appuntamenti che aggiungono al gustoso menu del locale alcuni piatti d’eccezione. Si inizia con castagne e novello (il 9 novembre) per poi continuare con foie gras (il 15 e 16 novembre) e caviale (il 22 e 23 novembre). A dicembre, invece, una verticale di ostriche anticipa l’appuntamento con il veglione di Capodanno. Il Picchio Rosso è ha il calore di una casale di campagna, in cui legno, pietra antica, dettagli d’epoca regalano una sensazione intima e avvolgente, raffinatissimae. Come ritrovarsi in un mondo incantato, dove ogni particolare racconta una storia di intimità, e un’accogliente ospitalità si respira nei molti angoli del locale: il salottino per fermarsi a conversare, la stanza con il pianoforte che il venerdì e il sabato si anima col pianobar, la loggia, ideale per matrimoni ed eventi, la veranda affacciata sul parco e infine la saletta privata col caminetto, solo per due. Tutto intorno, con apparente casualità, lampade, foto d’epoca, oggetti antichi, ricordi e tocchi personali circondano l’ospite per accompagnarlo in una cena speciale, in cui

gourmet

Ap puntam enti d i gusto

la semplicità sposa la qualità e la tecnica artigianale: pane, dolci, grissini, carne essiccata, pasta fresca e secca, tutto viene realizzato personalmente dallo chef. Un omaggio alla cultura gastronomica italiana che non teme qualche spunto creativo, opera di Agostino Fonzo, che alleggerisce la cucina di tradizione con tecniche moderne, come cotture a bassa temperatura e sottovuoto, per avvicinarsi al gusto e alle esigenze attuali. Con grande attenzione alla materia prima, dalla varietà di crudi, ostriche, affumicati, marinati e carpacci, alla selezione di cereali e legumi. Tra gli antipasti del menu invernale, Composta di astice con noci sabbiate e uva bianca e nera, il fiocco di daino con radicchio e gelatina di clementine, per stuzzicare l’appetito. Per continuare poi con il riso rosso con mazzancolle brasate e chicchi di melagrana o, per chi preferisce la cucina di terra, i triangoli con carciofo caprino e mentuccia in crema di formaggio di fossa. Tra i secondi la charlotte di ombrina alle erbe aromatiche e patate o la tagliata d’agnello al ginepro con salsa di senape d’Apicio. Tanto il pesce nelle preparazioni più classiche e molti fuori menu, secondo il mercato. Rilettura dei classici nei dolci, come il tortino di mele annurche con gelo di nocciole o la fonduta di cioccolato con frutta e pasticcini (x 2) Una scelta di piatti raffinati da accompagnare ad una delle 500 etichette della bella cantina, scelte dal sommelier sempre presente per consigliare e seguire ognuno con professionalità e discrezione.

il PiCChio rosso

promo

Via Cassia Km 13, Via Italo Piccagli, 101 Tel. +39 0630366468 Ambiente Climatizzato, aperto solo la sera, chiuso la domenica. Piano bar venerdì e sabato Parcheggio custodito

info@ilpicchiorosso.it - www.ilpicchiorosso.it


76

M AGA ZINE

Street food

Che gusto quando la CuCina non è un luogo ma una tendenza PoPolare di Antonella De Santis

È È

un brutto periodo questo per il cibo di strada a Roma, vista la recente ordinanza “antibivacco” del sindaco che ne vieta tout court il consumo nel centro storico. Incuranti di questi ostacoli cerchiamo di fare il punto sul meglio dello street food, termine inglese che riunisce sotto lo stesso tetto l’intero stivale gastronomico, e non solo quello, se si considera che in tutto il mondo esistono tradizioni fortissime legate al cibo da consumare fuori dai luoghi istituzionali, ristoranti o cucine domestiche. Partiamo proprio da Roma, per gusto di provocazione o semplicemente... per gusto. A Roma la pizza a taglio è un imperativo, se è vero che non esiste quartiere (o forse crocevia di strade) che non abbia almeno una botteguccia, che non di rado propone anche i supplì di riso, altra miracolosa produzione romana e poi la pizza bianca con la mortazza (perdonate lo slang... è la mortadella, ovviamente). Quello che invece si fatica a trovare, ormai - se si esclude il filettaro a un passo da Campo de’ Fiori - sono i filetti di baccalà. Mentre un nuovo classico dello street food romanesco sono

i “trapizzini” triangoli di pizza bianca farciti con le classiche ricette romanesche: bollito alla picchiapò, trippa, polpette al sugo, coda alla vaccinara e via discorrendo. Recente invenzione di Stefano Callegari di 00100 che promuoviamo a pieno titolo del “classico cibo da strada” per la fedeltà alla storia culinaria locale pur se in una nuova forma. Abbiamo iniziato da Roma, perché - lo ammettiamo - siamo un po’ indisciplinati, e un po’ insediati nella città, ma poi procediamo zigzagando da nord a sud. Ci piace notare come ci siano dei punti di accordo in tutta la penisola. Qualche esempio? I ceci: la farinata ligure, il pane e panelle siciliano (panino col sesamo “imbottito” con frittelle di farina di ceci), la cecina toscana, anche nel panino (chiamato, a Livorno, 5 e 5), la panizza di Savona, anche questo un panino farcito di farina di ceci fritta. Altro cibo che unisce un po’ tutte le regioni d’Italia è il cartoccio di pescetti: dai folpeti veneziani, polipi lessati e lumachine di mare con aglio e prezzemolo, alla scapece salentina, pescetti fritti marinati, non troppo distanti dal saòr veneto. Ah, il veneto... una volta assaggiati i tramezzini locali continuerete a cercarli in ogni bar. Mentre


77

M AGA ZINE

a proposito di evasioni gastronomiche: in stagione, in Puglia, i ricci di mare appena pescati sono venduto a ogni angolo di strada, con due fette di pane e un bicchiere di vino. Non proprio street food: in genere una sedia e un tavolo “di recupero” si trovano lì per l’occasione, ma si tratta di punti precari, giusto per appoggiare il vassoio colmo di ricci (veramente pensate di mangiarne solo uno o due??). Passando dal pesce alla carne in Toscana come in Sicilia si mangia trippa, interiora e i loro parenti stretti, il lampredotto fiorentino, pani ca’meusa siciliano, ossia budella d’agnellino farcite con la mollica di pane fritta, arrosticini, la variante abruzzese montata su spiedini, andando poi a finire al O per’ e o’ muss’ napoletano (zampa e muso lessati e conditi con limone, sale e pepe). In Umbria invece nel panino si mette la porchetta e le bombette salentine sono palline di succulenta carne di maiale ripiene di formaggio. Napoli ci riempie di sapori e profumi: la pizza innanzitutto (a portafoglio, ovvero piegata in 4, oppure no), tutta la grandissima famiglia dei fritti: pizzelle, pasta cresciuta, panzarotti (ovvero crocché-crocchette di patate), le frittelle di pasta, le pall’ e riso. Difficile da trovare ormai o bror’ e’ purpo (brodo di polpo, servito in un bicchiere con qualche tentacolo, “ranfa”), chissà perché. Curiosando su e giù per lo stivale un po’ ovunque si trovano pani, pizze & affini: focaccia di Recco ligure (pizza ripiena di crescenza), piadine

e cassoni romagnoli, sfinciuni e scaccia siciliani, il rustico salentino (panzerotto di sfoglia con mozzarella, pomodoro e besciamella), salentini sono le pittule e il panino con pezzetti di cavallo al sugo, mentre Modena è la patria dello gnocco fritto, piccolo rombo di sfoglia fritto nello strutto e a Milano c’è la tradizione della schisetta con la mortadella. Col freddo, poi, niente di meglio di un cartoccio di caldarroste! In questo viaggio nella tradizione del “mordi e fuggi” abbiamo sicuramente dimenticato qualcuno, contiamo di farne ammenda quanto prima. Probabile che sia stato storpiato, nella trascrizione, qualche nome. Ci perdonerete, ma queste sono specialità nascono dalla più verace matrice popolare, immerse nella tradizione orale, vogliono quindi essere gustate più che scritte ◆


Natale su e giù per l ’Ital ia

golosi di tutt’italia uniteVi. eCCo Cosa si mangia nel belPaese durante le feste natalizie di Antonella De Santis

N N

Gubana

atale sembra lontano, poi in un momento ecco lì che le città si riempiono di lucine, inizia la corsa ai regali e le case si vestono di abeti, presepi e addobbi festosi. Vogliamo allora organizzarci per tempo per sapere cosa si mangia in tutta Italia a Natale. Partiamo dal più diffuso di tutti, il panettone. Originario di Milano (nato sul finire del 1400) è ormai una presenza stabile su tutte le tavole imbandite degli italiani, con la tipica forma a fungo che ormai è un marchio di fabbrica. Un decreto legge del 2005 ne definisce il profilo: “prodotto dolciario da forno a pasta morbida” fatto con farina, zucchero, uova fresche (tuorli: non meno del 4% del totale), burro (non meno del 16%), uvetta e scorze di agrumi candite (non meno del 20%), lievito naturale a pasta acida, sale. Il gusto designa vincitori e vinti tra i vari produttori, fanno testo la morbidezza, la qualità di canditi e uvetta, la quantità di uova e di burro. La sua preparazione richiede almeno 30 ore... (comprensibili i prezzi dei prodotti artigianali!). Secondo di pochissimo è il pandoro veronese, nato alla fine del 1800 da Domenico Melegatti (il nome vi dice qualcosa?) che lo brevettò nella forma e nel sapore giunti fino a noi. A Genova il dolce tipico è, ancora una volta, una versione ricca del pane: il pandolce. Basso e tondo, dall’aroma di anice, ricco di uva sultanina, zucca candita, pistacchi e pinoli, secondo la tradizione ne va tenuta da parte una fetta per i poveri e una per il giorno di San Biagio. In Piemonte il tronchetto di natale con marroni panna e cioccolato è un rituale, mentre in trentino gli speziatissimi zelten richiamano le tradizioni del centro Europa. In Friuli si torna alla frutta secca e all’uva passa, con aggiunta di amaretti e grappa con la gubana, dalla tipica forma a chiocciola. Le spezie sono alla base panspeziale

Struffoli


79

M AGA ZINE

Cartellate

gourmet

Panforte

Zelten

emiliano (con la mostarda), del pampepato ferrarese e del panpepato umbro, con la caratteristica nota pungente del pepe nero. La toscana è la patria del panforte e dei ricciarelli che vedono protagoniste le mandorle. Nel lazio, invece, c’è l’antichissimo e ormai introvabile pangiallo... il motivo del suo nome risulta chiaro sin dal primo sguardo! In Abruzzo c’è invece un altro pane di Natale, il parrozzo, a base di semolino e coperto di cioccolato. Scendendo in Campania gli struffoli sono l’allegro coronamento dei giorni di festa: palline di pasta fritte e legate con il miele. Le cartellate sono un tripudio di aromi: anice, mosto cotto, cannella. Chiudiamo questo veloce viaggio alla ricerca dell’Italia dei sapori con i buccellati dagli infiniti ingredienti: limone, arancia cannella vaniglia, e poi tanta frutta secca... per chiudere in dolcezza! ◆

Panettone milanese Tre Marie

Buccellati

Panpepato


80

M AGA ZINE

Cham pa gne e caviale lussi made in italy

i due must dell’enogastronomia internazionale oggi sono ‘fatti in Casa’ di Donatella Codonesu

C C

hi l’ha detto che il nome fa la differenza? È la sostanza che conta. Quindi, se con il termine champagne si intende la produzione relativa ad una specifica zona della Francia, ormai la produzione di ‘champagne di fatto’ è un traguardo che l’Italia ha raggiunto brillantemente. E se la storia del prezioso vino francese risale al medioevo, i nostri ‘giovani’ spumanti prodotti secondo il metodo classico - cioè lo champenoise, appunto - non hanno nulla da invidiare ai signori d’oltralpe. Caratteristica fondamentale è la rifermentazione in bottiglia, previa introduzione di zuccheri e lieviti che determinano la produzione di anidride carbonica e quindi delle famose bollicine. Una lavorazione secondo precise regole che anche da noi si seguono meticolosamente, con risultati ormai riconosciuti a livello internazionale. Se l’Italia può vantare prodotti assolutamente competitivi con l’autentico champagne, identiche sono anche le regole per gustarlo al meglio: freddo, ma non ghiacciato, 6°-8°, 10° per i mellesimati (quelli cioè derivati da almeno l’85% di uve della stessa annata) e soprattutto nel bicchiere giusto: coppa o

flûte, per assecondare la ‘liberazione’ delle bollicine. Oggi ne produciamo diversi, ma il pioniere dello champagne con accento italiano è senz’altro il Ferrari, marchio storico nato ad inizio secolo dall’illuminato vivaista Giulio Ferrari che nel 1902 avviò la sua azienda vinicola, producendo il primo spumante con uve classiche (chardonnay e pinot nero) coltivate esclusivamente in Trentino. La produzione di 300 bottiglie, dopo l’aquisizione della famiglia Lunelli nei primi anni ’50, arriva alle 100.000 odierne confermandosi come la prima casa italiana di bollicine Metodo Classico. Se l’eccellenza nel bere sono gli champagne, il binomio per antonomasia è con il pregiatissimo caviale. Tradizionalmente appannaggio dei paesi dell’Est, dalla Russia all’Iran, oggi anche questo prodotto appartiene a buon diritto alla nostrana gastronomia top. Il nome deriva dal persiano e significa letteralmente “pesce generatore di uova”. Nella fattispecie lo storione, la cui qualità dipende essenzialmente dal tipo (quello autentico è della famiglia Acipenseridae) e dalle condizioni di benessere dell’animale. In generale, la


81

M AGA ZINE

loro dimensione dipende dalla taglia del pesce e il colore chiaro è indice di miglior qualità, così come uniformità, consistenza, dimensioni e profumo. Per il resto, il prodotto viene semplicemente trattato con sale (a partire dal 4% per le migliori qualità). Esistono una trentina di tipi di storione, ma il 90% della produzione mondiale di caviale si ricava da 3 specie. La più rara è il Beluga, che può raggiungere 4 metri di lunghezza, superare una tonnellata di peso e fornirne anche 150 chilogrammi di uova grigio perla di circa 3 mm di diametro. Esistono poi l’Ossietra, di media taglia, con uova marrone scuro, sempre molto pregiato, e il Sevruga: piccola taglia, uova di circa 1 mm color grigio chiaro. Accanto al costosissimo caviale naturale sono poi comparse le produzioni di allevamento, un mercato a cui dopo la Francia è approdata anche l’Italia, con ottimi risultati. In primis il Calvisius, prodotto a Calvisano (BR) dallo storione Acipenser transmontanus, ma anche il Siberian Sturgeon SQ+ di Pisani Dossi (azienda che esiste dal 1913 alle porte di Milano), dall’aroma leggermente salino e dal delicato sapore di noci. O ancora l’Iran Darya, della lavorazione dei più grandi Maestri Salatori iraniani in Italia, che da 3 generazioni tramandano questa difficile e segreta arte, o i prodotti dell’allevamento di Storione Ticino di Mandelli, oltre 10 ettari

di specchio d’acqua inseriti in un contesto quasi naturale. Tutti marchi votati all’eccellenza e prodotti di assoluta qualità. Come riconoscere le differenze? L’etichetta apposta sulle confezioni deve rispettare le indicazioni sull’etichettatura proposte dalla CITES (Convenzione sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali in pericolo di estinzione), ed indicare la specie di storione che ha prodotto quel caviale, l’origine, se pescato o allevato, il paese di provenienza, l’anno di produzione, il produttore, il lotto ed eventualmente il riconfezionatore. Prodotti analoghi si ricavano anche dalle uova di altri pesci, come “caviale rosso”, ottenuto da uova di salmone, o le uova di lompo, artificialmete colorate di rosso o di nero, ma raffinatezza di gusto e proprietà organolettiche sono molto differenti e la delicatezza dell’originale si apprezza in purezza. Ottimo con pane tostato e burro, con limone a spicchi o all’uso russo con bliny e panna acida; eventualmente può essere accostato ad amidi dal sapore leggero quali quelli di patate, riso e pasta (celebri gli spaghetti di Gualtiero Marchesi). È sempre bene servirlo ben freddo, ottimo quindi il contenitore apposito che colloca la ciotola di servizio in un letto di ghiaccio tritato, e per prenderlo meglio utilizzare utensili in osso, corno, madreperla, legno (ma anche oro o plastica), evitando i metalli che possono alterarne sapore e colore. Oltre che allo Champagne si accompagna ottimamente con la Vodka ghiacciata ◆ www.cantineferrari.it, www.calvisius.com, www.caviargiaveri.com, www.caviar.it, www.italiancaviar.com, www.pisanidossi.com


82

M AGA ZINE

V V

Pensieri da m an giare

i siete mai chiesti cosa amavano mangiare i filosofi? Da Platone a Kant, quali erano i loro cibi preferiti e il loro stile di vita a tavola? Se i loro gusti culinari riflettevano le loro idee o se la meditazione viaggia indipendentemente dallo stomaco? A queste bizzarre domande hanno provato a rispondere Guido Barlozzetti, filosofo e conduttore di Uno Mattina Cafè, insieme allo chef Fabio Campoli, presidente del Circolo dei Buongustai, in un originale e interessante incontro dal titolo “Pensieri da mangiare, ovverosia di come i filosofi mangiando si fecero venire delle idee”, svoltosi il 30 settembre scorso nell’ambito della manifestazione “Orvieto con gusto”. Con accompagnamento musicale di Enzo Pietropaoli (contrabbasso) e gli interventi visivi di Massimo Achilli. Un itinerario fatto di domande e risposte, costruito su un paradosso: la relazione tra il modo di mangiare dei filosofi e i pensieri che essi ci hanno lasciato. Nato da un’idea di Barlozzetti, questo excursus filosofico-narrativo vuole confermare l’esattezza dell’affermazione di Ludwig Feuerbach, che teorizzava “l’uomo è ciò che mangia” e capire quale sia il confine tra il corpo e la mente, il pensiero e la digestione. In questo viaggio filosofico in compagnia di Platone, Cartesio, Tommaso d’Aquino, Nietzsche, Sartre e i Futuristi prende corpo la “filosofia della cucina” o la “filosofia in cucina” di Fabio Campoli, che per ciascuno dei filosofi presentati ha regalato un suo pensiero gastronomico. Lo chef ha provato, infatti, ad immaginare come questi celebri personaggi si comportavano a tavola, cosa piaceva loro mangiare, cosa avrebbero cucinato. E questa fantasia gastronomico-filosofica prende vita in una serie di ricette originali, ideate attraverso degli studi. “Per comporre queste ricette - spiega Fabio Campoli come Sarde in foglia di fico per Platone e Baccalà al latte per Emmanuel Kant, solo per citarne alcune, mi sono documentato sia sulla biografia del filosofo sia sulle sue idee.

Avevo bisogno di capire non solo il pensiero, ma anche la soggettività, il comportamento, l’ambiente in cui viveva e da qui ho immaginato i suoi gusti”. Si fondono insieme impressioni, idee e conoscenze gastronomiche per dare vita a un menu letteralmente filosofico. Il viaggio comincia dalla filosofia antica e l’idea gastronomica di Platone prende corpo in “Sarde in foglia di fico con sfoglie di pita, colatura di alici e formaggio Telemes”, mentre per il bucolico Epicuro c’è “Agnello all’anice con radici in agrodolce”. Continuando incontriamo il celebre Arcimboldo, che si sintetizza, come nei suoi quadri, in un “pinzimonio stagionale, abbinato a formaggio e pere, con caldarroste al miele”. Poi è la volta di San Tommaso disegnato a tavola secondo la regola monacale, con una ricca “zuppa di pane raffermo, verdure di stagione e pecorino”, e a Cartesio, che lo chef vorrebbe come amico di idee e forse di cucina, cui si abbina il piatto “Spaghetti rosso amaranto”. La narrazione “gastro-sofica” di Barlozzetti e Campoli arriva all’epoca illuminista con Kant e il “Baccalà al latte, erbe e filetti di patate”, per poi passare a Ludwig Andreas Feuerbach, per il quale si preparano le “Rostbratwurst (genuine salsicce tipiche di Norimberga) con crauti, pane al cumino e senape fatta in casa”. Arriviamo infine al ‘900 e ai grandi capisaldi della filosofia dell’ultimo secolo: Friedrich Nietzsche con una cucina edonista che lo vede trastullarsi a tavola con un buon carrello di bolliti misti e un ottimo bicchiere di vino, mentre in Italia è tempo di Futurismo e, nonostante Marinetti e i suoi esimi colleghi inneggino al riso e all’alchimia, in cucina Campoli impone loro un bel piatto di “Spaghetti filati al basilico con perle di pomodoro e crema di Parmigiano”. Per chiudere infine con Jean Paul Sartre e la sua fobia degli alimenti racchiusi in gusci e simili, per cui secondo Campoli è d’obbligo preparare un “Raviolo aperto con ricotta, nocciole, burro salvia ed amaretti” ◆


Fabio Cam pol i interpreta in cucina i gusti d ei filosofi

le riCette “filosofiChe”

sartre

Kant

RAVIOLO APERTO CON RICOTTA, NOCCIOLE, BURRO SALVIA ED AMARETTI

BACCALÀ AL LATTE, ERBE E FILETTI DI PATATE

Ingredienti per 4 persone Pasta all’uovo in sfoglie g 400 Ricotta setacciata g 300 Nocciole sgusciate, pelate e tostate g 80 Burro g 120 Salvia foglie 2 Amaretti g 40 Sale e noce moscata Formaggio Parmigiano g 80 In una ciotola lavorate la ricotta con un poco di sale e noce moscata, riponete la ciotola a bagnomaria per scaldarla. In un pentolino mettete il burro, la salvia e fatelo cuocere lentamente a fuoco dolce fin quando il burro non risulterà di un colore biondo. Tritate le mandorle e mettetele da parte. Tenete in caldo 4 piatti. Al momento di servire la ricetta fate bollire le sfoglie di pasta e scolatele. Sistemate al centro del piatto una sfoglia, disponeteci al centro un cucchiaiata di ricotta, cospargete di nocciole tritate, chiudete con un’altra sfoglia, cospargete la pasta (raviolo aperto) con il burro, qualche scaglia di parmigiano e un poco di amaretti tritati.

Ingredienti per 4 persone Baccalà g 500 Timo, maggiorana, prezzemolo ciuffi 3 Porri 2 Burro g 100 Latte lt 1 Patate g 400 In un tegame ampio preparate un fondo con il burro, il porro tagliato a listarelle e le erbe tritate. Asciugate bene le trance di baccalà, infarinatele leggermente, battendole tra le mani proprio per togliere l’eccesso di farina. Adagiate le trance di baccalà sopra il fondo di burro, porro ed erbe, coprite e lasciate cuocere a fuoco dolce fin quando il tutto non risulterà leggermente biondo. A questo punto aggiungete il litro di latte, mezzo litro di acqua e lasciate cuocere coperto fin quando non sarà evaporato quasi totalmente. Nel frattempo prendete le patate, tagliatele a filetti con una grattugia, conditele con un poco di sale. Alla fine, cospargete totalmente le trance di baccalà con i filetti di patate, coprite e lasciate cuocere ancora per 10\15 minuti. A questo punto la ricetta è pronta, ma è preferibile farla riposare almeno 15 minuti. Un consiglio: da gustare con una buona birra chiara leggera, ed un pane morbido.


84

M AGA ZINE

Fabio Cam pol i

L e cola z ioni Pere Calde Con mirtilli e briCiole CroCCanti Ingredienti per 2 persone fette biscottate, 4 burro morbido, 20 g cacao, 1 cucchiaino zucchero, 1 cucchiaio raso albume d’uovo, 1 pere williams, 1 mirtilli freschi, 60 g

Tritate grossolanamente le fette biscottate e riponetele in una ciotola. Aggiungeteci il burro morbido (lasciato a temperatura ambiente), il cacao, lo zucchero e l’albume. Lavorate velocemente fino a rendere il tutto sbriciolato. Disponete e allargate il composto in una teglia. Infornate a 180 °C fin quando non risulteranno delle briciole croccanti. In un’altra teglia, tagliate la pera a cubetti e fatela cuocere in forno per cinque minuti. Mettete sul fondo di una coppa le briciole croccanti, coprite con le pere calde e i mirtilli freschi. Accompagnamento: Succo di frutta.

Pandoro gratinato Con Purea di mela e sCiroPPo d’aCero

Ingredienti per 2 persone pandoro a fette, 80 g mela annurca, 2 zucchero di canna, 40 g limone di Sorrento Igp, 1/2 sciroppo d’acero, 2 cucchiaini Tagliate una piccola fetta di pandoro dello spessore di un centimetro. Fatelo gratinare in forno, deve essere quasi biscottarla, quindi attenzione alle temperature, non troppo eccessive. Sbucciate e tagliate a pezzi due mele annurche. Passatele in padella con lo zucchero di canna e il succo di mezzo limone per cinque minuti. È importante che cuociano coperte e senza aggiunta di acqua. Passate le mele al frullatore. Sistemate la fetta di pandoro sul piatto, copritela con la passata di mele e rifinite con un filo di sciroppo d’acero. Accompagnamento: Tè al limone.


L e gustose ricette

sPuma di baCCalÀ Con CroCCante di Polenta e CeCi al rosmarino

Ingredienti per 4 persone Baccalà reidratato, 250 g Ceci reidratati, 200 g Polenta cotta, 200 g Acqua, ½ l Latte, ½ l Panna liquida fresca, 4 cucchiai Rosmarino, un rametto Aglio, uno spicchio Olio extravergine d’oliva dal fruttato delicato, 70 g Olio d’oliva per friggere Pepe nero in grani Sale qb Metto il baccalà in cottura col latte e l’acqua per mezz’ora. Intanto, in un’altra pentola cuocio i ceci con l’aglio e il rosmarino salandoli a fine cottura, e li tengo da parte. Poi preparo la polenta e, mentre è ancora calda, la distribuisco su un foglio di carta da forno sul tavolo (o su una spianatoia), copro con un altro foglio e la spiano col matterello fino a raggiungere uno spessore di due, tre millimetri. Sistemo la sfoglia di polenta su un vassoio e faccio riposare in frigorifero per almeno due ore. Scolo il baccalà dal latte, controllo che non vi siano spine, lo metto in un frullatore, incorporo la panna liquida e l’olio a filo (che devono essere assolutamente molto freddi) fino a ottenere una spuma bianca e voluminosa. Conservo in fresco. Poco prima di servire con un coltellino ricavo dalla polenta delle cialdine a forma di foglia e le friggo in abbondante olio per friggere: a fine cottura dovranno rimanere croccanti, tipo chips. Le tengo in caldo. Al momento del servizio, metto sul piatto un po’ di spuma di baccalà, sopra a mo’ di petali, sistemo le chips di polenta e al centro qualche cucchiaiata di ceci caldi. Condisco ancora con un filo d’olio extravergine e del pepe nero macinato al momento.

Coniglio al mirto in friCassea

Ingredienti per 4 persone 1/2 coniglio casereccio 4 tuorli d’uovo un bicchiere di vino bianco secco un bicchiere d’aceto di vino bianco 1/2 bicchierino di liquore al mirto 50 g di porro 40 g di Pecorino Romano Dop 3 g di scorza di limone 2 bacche di mirto 6 cucchiai d’olio extravergine d’oliva dal fruttato delicato sale qb Disosso il coniglio e ne ricavo dei piccoli pezzi. Visto che si tratta di un coniglio casereccio dal sapore forte, lo bollo in acqua con l’aceto e sale per due minuti. Scolo e asciugo. Poi prendo una casseruola con l’olio, ci aggiungo il coniglio e lo faccio rosolare a fiamma viva (non vivissima, altrimenti tende a bruciare). Appena rosolato, lo bagno col liquore di mirto, faccio evaporare e aggiungo il porro tritato finemente e una bacca di mirto anch’essa tritata. Lascio cuocere coperto a fuoco dolce; una volta rosolato, unisco il vino bianco e lascio cuocere ancora. Dopo un po’, metto anche un bicchiere d’acqua e faccio cuocere lentamente per almeno un’ora e mezza. A fine cottura, avrò una sorta di salsina in cui il coniglio si deve rosolare. In una ciotola sbatto quattro tuorli d’uovo con il pecorino, la scorza del limone grattugiata, la bacca di mirto tritata e batto per rendere il tutto cremoso. Verso il composto nel coniglio caldo, copro e spengo la fiamma. Servo.

85

M AGA ZINE


Il giard ino d ei profum i

I I

n terra o in vaso, è sempre un’ottima idea coltivare le erbe aromatiche da utilizzare in cucina o semplicemente… da annusare! Rosmarino, origano e prezzemolo sono quotidianamente sulle nostre tavole, timo, maggiorana e finocchiella caratterizzano cucine regionali diverse, aneto e coriandolo richiamano il gusto di ricette esotiche… sono infinite e diversissime le erbe aromatiche, se ne contano più di 60 specie e tutte hanno in comune il fatto che infallibilmente ‘prendono per il naso’. Avere a portata di mano un giardino delle erbe, anche se in miniatura, fa decisamente la differenza in moltissimi piatti, che si tratti di ricette della nonna o di elaborazioni gourmand, ma i motivi per coltivarle non si fermano alla cucina. Ricche di oli essenziali, queste piante contengono aromi che fungono da repellenti per gli insetti nocivi e da attrazione per quelli utili all’impollinazione, o anche da stimolanti per il metabolismo vegetale. Aromi localizzati talvolta nei semi, talaltra nelle foglie o nelle radici, che abbiamo imparato a sfruttare per arricchire la cucina in tutte le sue forme, dal dolce al salato, passando per le tisane e per la produzione

di liquori o amari. Senza considerare gli utilizzi in cosmesi e medicina. La coltivazione delle piante aromatiche non è particolarmente difficile: la conditio sine qua non è l’esposizione al sole, che ovviamente varia da specie a specie, ma solo finché non fa troppo caldo (poi meglio la mezz’ombra). Il terreno deve essere leggero, drenante e non troppo acido, le innaffiature costanti e la concimazione regolare. Le annuali vanno seminate, mentre le perenni si riproducono per talea. Queste colture non richiedono molto spazio, in compenso offrono grandi gratificazioni a chi ama cucinare. Se il profumo è certamente una caratteristica fondamentale di queste erbe, spesso anche l’aspetto ha il suo perché. Il peperoncino nelle mille varianti di colore, il bel fiore dell’aglio, la fitta siepe a cascata del rosmarino, il verde vellutato delle foglie di salvia, il rigoglioso cespuglio di mentuccia… sono caratteristiche decorative tutt’altro che banali, che trasformano il giardino delle aromatiche in un angolo delizioso e molto sui generis, tutto sommato anche quando è limitato a vasi e cassette ◆ DC


suggerimenti Per trattare le erbe aromatiChe È importante saperle riconoscere e dosare. L’erba aromatica non può essere utilizzata in una ricetta solo per moda o tendenza, va interpretata ed elaborata secondo una propria “filosofia in cucina”. Per conferire una nota di freschezza a un piatto aggiungere le erbe a fine cottura o, meglio ancora tritate al momento prima di servire. Per proteggerle dall’ossidazione, dovuta al taglio o all’aria, portarle a una temperatura tra i 2-4°C. Si può realizzare un infuso di erbe aromatiche con lo stesso procedimento che si adotta nel fare una comune tisana, lasciate riposare un bel po’, poi filtrate e otterrete un profumo fluido che insaporisce meravigliosamente le preparazioni. Anche l’olio si presta a essere aromatizzato con le erbe. Scaldo l’olio, unisco l’erba scelta e lascio riposare. In questo modo, dopo averlo filtrato, si ottiene un olio intensamente profumato, molto adatto ai soffritti. Si può aromatizzare il fior di sale grosso con le erbe fresche, tritandole velocemente e facendole asciugare a bassa temperatura. Fabio Campoli


roCCa di frassinello

il Vino, l’attore le barriques, gli sPettatori le luCi, i raggi del sole

nella Cantina sotterranea Progettata da renzo Piano, Ci si ritroVa in un teatro doVe ogni singolo ComPonente ha il suo sPazio Perfetto. Per una resa Perfetta di Monia Innocenti

P P

ermettemelo: la cantina di Rocca di Frassinello è la cantina delle “prime volte”. Oltre ad essere il primo caso di effettiva collaborazione vitivinicola fra la Francia e l’Italia, grazie ad un accordo tra il proprietario Paolo Panerai e Eric Rotschild, è anche la prima cantina progettata da Renzo Piano. L’architetto, prima di accettare l’incarico, ha sorvolato l’area in elicottero in quanto ha “sempre bisogno di capire l’ambiente prima di realizzare un progetto e di guardarlo dall’alto, come gli uccelli. Perché - spiega - un architetto deve anche imparare a volare.” L’azienda, di circa 7.500 mq, si trova sulle colline della maremma toscana, di fronte al piccolo borgo di Giuncarico, e si estende per circa 500 ettari di cui 80 coltivati a vigneti. Una grande piazza che sovrasta la cantina sotterranea accoglie visitatori ed acquirenti mentre l'adiacente torre cattura-luce (un parallelepipedo che consente di controllare la temperatura, l’umidità e altre intemperanze meteorologiche) sovrasta un basso padiglione quadrato in vetro e acciaio satinato, allestito con pareti mobili per ricevere gli ospiti, ma utilizzabile anche per convegni, concerti o degustazioni. La cantina, cuore del progetto, è un quadrato sottorreaneo occupato da 2.500 botti di rovere, disposte sui 4 lati ad anfiteatro. È illuminata dall’alto dai raggi solari, che sono trasmessi dalla torre cattura-luce e poi riflessi grazie a specchi opportunamente inclinati. La movimentazione delle botti avviene grazie a bracci telescopici. È la sezione più spettacolare dell’opera di Piano: i raggi di luce colpiscono il centro creando un effetto visivo di grande impatto emotivo e le botti, come degli spettatori, sembrano contemplare il vino, vero protagonista di questa originale pièce teatrale.

w


La struttura è totalmente inserita nel paesaggio grazie alle accortezze di Piano per rispettare ambiente e tradizioni ed è in grado di ospitare l’intero processo produttivo vitivinicolo grazie alla presenza della cantina, del reparto invecchiamento, delle zone adibite alla lavorazione, degli alloggi per circa 30 dipendenti e delle sale di degustazione. La lavorazione dell’uva è a caduta: raccolta con la massima dedizione e selezione e poi collocata in cassette, l’uva arriva sul sagrato della cantina per essere sottoposta ad ulteriore valutazione. Successivamente, per caduta attraverso dei chiusini, l’uva finisce in un tino di acciaio sottostante. Oggi i vigneti piantati sono poco meno di 80 ettari su un programma a medio-lungo termine di 125. La prima vendemmia è stata quella del 2002: 40 ettolitri non imbottigliati. La prima “vera” vendemmia, è stata quella del 2003: 180 ettolitri che Christian Le Sommer, enologo di Domaines Barons de Rothschild, ogni mese presente a Rocca di Frassinello, e Alessandro Cellai, enologo e direttore di Castellare e di Rocca, hanno giudicato in parte degni di un’etichetta speciale: Primus di Frassinello. La prima vendemmia commercializzata invece è stata quella del 2004, con circa 130 mila bottiglie prodotte. Oggi la prima etichetta, le “grand vin” secondo la classificazione bordolese, conferma gli obiettivi del progetto italo-francese: in grado di unire forza all’eleganza, i tannini morbidi lo rendono privo di spigolature al gusto ◆

wineries design roCCa di frassinello Loc. Giuncarico - Comune di Gavorrano (Grosseto) Tel 0577.742903 - 0577.740490 - Fax 0577 742814 info@castellare.it


90

M AGA ZINE

enriCo benetta lettere nello sPazio di Maria Laura Perilli

S

S

crive Angela Vettese: “lo sviluppo di un’arte non figurativa nel ventesimo secolo ha dato luogo, esattamente negli anni in cui nasceva l’astrattismo, a un singolare recupero storico: quello della parola scritta che era stata per molti secoli compartecipe dell’immagine nei dipinti medievali... così come la totale supremazia dell’immagine ha generato la sparizione della scrittura, la libertà dalla figurazione in un lasso di tempo

esplosivo ha dato di nuovo luogo alla comparsa delle parole nell’arte visiva”. Enrico Benetta, sulla scia di questa ampia ricerca, adotta lettere in fuga, sospese e fluttuanti come mobiles, a sottolineare un decostruttivismo della parola aperto a nuovi ed imprevedibili assemblaggi. In un mondo multiculturale dove le identità rischiano di essere annullate in un tutto omogeneo ed incolore, peraltro


91

M AGA ZINE

ART

negativo per la stessa multiculturalità, è proprio la parola la struttura base della lingua, espressione più alta dell’identità ad essere esposta ad attacchi temibili. Vengono sovvertiti i tempi, annullati i modi di dire, stravolte le periodizzazioni con uno svilimento contenutistico impressionante. Le lettere sono così utilizzate da Benetta come metafora di un mondo liquido, dove parole apparentemente in libertà attendono un atto di assemblaggio complesso, una ricucitura capace di restituire suoni, echi, vibrazioni ad una parola, appunto, sempre meno “parlata” e persa in una realtà connotata dall’incomunicabilità. L’attenzione per l’elegante carattere tipografico del Bodoni rappresenta, nell’impaginazione delle opere del nostro artista, la necessità della ricucitura storica, del recupero del tempo storico, oggi dissolto in nome del tutto e subito e del successo immediato; l’uso dell’acciaio corten per la costruzione della lettera è, invece, la volontà di ricostruzione con un materiale forte, emblema dell’architettura della parola come speranza di dialogo, comunicazione, interculturalità, per una reciproca conoscenza ed apertura nel rispetto delle singole identità. L’acciaio corten è acciaio atmosferico funzionale all’operazione estetica di Benetta; al contrario di un Boetti che inscrive in precise modularità sequenze di lettere, Benetta le estrapola dalla tela, le libra nello spazio a captare fonti di luce su cui, con il tempo, si imprimeranno concrezioni gialle esaltandone la leggerezza; il parametro della leggerezza che così definisce Ludovico Pratesi: “l’auspicato piacere di sentirsi leggeri, non tanto fisicamente quanto socialmente, l’aspirazione ad essere - e non solamente ad apparire - agili, spigliati e socievoli è un germe presente e in continuo fermento nella struttura dell’uomo contemporaneo, che scalpita per eruttare, ma che non ha ancora forse trovato il giusto cratere” ◆


what’s on what’s DaMa

capua - muSeo d’arTe conTemporanea, dal 25 oTToBre Una nuova casa dell’arte contemporanea appena inaugurata nello spazio espositivo all’interno del MAC, Museo d’Arte Contemporanea di Capua (CE). Curato da Ilario D’Amato e ideato dal giovane artista evan de Vilde, da fine ottobre ospita una selezione della pregevole collezione d’arte contemporanea del Daphne Museum, che vanta opere di armando de stefano, renato barisani, elio mazzella, michelangelo Pistoletto, fra gli altri. Grandi maestri ma anche proposte di artisti emergenti. Con l’intento di creare un punto di riferimento per artisti ed amanti dell’arte, da un lato, e dall’altro un luogo di divulgazione della cultura archeologica e delle tecniche di conservazione dei reperti, in un’affascinante e suggestiva fusione tra l’arte antica e quella dei nostri giorni.

Macbeth

TeaTro Bellini, 4 - 9 dicemBre Una delle più famose tragedie shakespeariane in scena con la regia di andrea de rosa, in scena giuseppe battiston e frédérique lolite. Personaggio incredibilmente attuale, Macbeth è intrappolato tra pensiero e azione, soffocato in una rete di incubi soffocanti, disperato, in conflitto tra ambizione e senso di giustizia. La sua Lady, determinato motore di violenza, crolla quando ha finalmente ottenuto il titolo di regina, incapace di uscire dalla nevrosi che la renderà protagonista di un saggio di Sigmund Freud.

nataLe aLLa Reggia 2012

reggia di caSerTa, 8 dicemBre - 6 gennaio Mostre d’arte, visite guidate, concerti e appuntamenti culturali. Questi gli ingredienti del “Natale alla Reggia 2012”, la tradizionale manifestazione di fine anno organizzata dalla Soprintendenza. http://www.reggiadicaserta.beniculturali.it/

napoli

Lo Schiaccianoci

TeaTro di San carlo, 27 dicemBre - 2 gennaio Petr Il’ic Cajkovskij compose la musica questo balletto tra il 1891 e il 1892 (anno della prima messa in scena) per i Teatri Imperiali Russi. Tratto dal racconto “Schiaccianoci e il re dei topi” di E.T.A. Hoffmann, nella versione di Alexandre Dumas padre, lo spettacolo divenne famoso nel 1944, quando la compagnia San Francisco Ballet, lo importò negli Stati Uniti. Il San Carlo vedrà etoile ospiti giuseppe Picone ed ambra Vallo, tra i principali interpreti mondiali del repertorio classico e direttore giuseppe finzi, di recente nominato Resident Conductor dell’Opera House di San Francisco.


93

M AGA ZINE

le gioie dell’arte e del Palato

N N

sCulture da indossare e saPori da gustare all’unusual art gallery di Enzo Battarra

asce come un incantevole inno alla gioia la rassegna d’arte e di enogastronomia organizzata dalla Unusual Art Gallery, titolo: “Le gioie dell’arte e del palato. Sculture da indossare, sapori da gustare”. Gioie, intese come piaceri della vita, come delizie, come amori. Gioie come gioielli, piccole e intriganti sculture da indossare. Gioie come eccelsi sapori da gustare, gioie del palato e dello spirito. In esposizione fino al 9 gennaio prossimo i gioielli realizzati da artisti casertani a confronto con maestri di altri territori, in combinazione con la proposta di eccellenze agroalimentari di Terra di Lavoro e non solo. Ogni serata è dedicata di volta in volta ad artisti che espongono nella rassegna, oltre che a protagonisti dell’enogastronomia. Ospiti in ciascuna serata sono i ristoratori casertani che faranno conoscere specialità culinarie della nostra tradizione attraverso i prodotti di eccellenza della provincia di Caserta. L’esposizione, curata da Maria Beatrice Crisci con il contributo di Aldo Antonio Cobianchi e l’apporto di Alessandro Manna per le affinità enogastronomiche, propone artisti casertani, napoletani e internazionali che espongono gioielli della loro ricerca e si cimentano nell’applicazione dell’arte, realizzando sculture che nascono per essere indossate. Che gioia! Da Riccardo Dalisi a Giuseppe Coppola, da Maria Eudoxia Mellão a Enea Mancino, ad Anna Pozzuoli, quindi Agnieszka Kiersztan e Umberto Gorirossi. Questi i nomi degli artisti. I magnifici sette hanno provenienze diverse, esperienze differenti, vissute anche in contesti lontani, geograficamente e culturalmente. riccardo dalisi, artista-designer-architetto tra i più rappresentativi in Italia, è lo spirito trasgressivo partenopeo, è l’ingegno fantasioso che supera gli ostacoli della tecnica, gli impedimenti della forma. È creatività allo stato puro, fermento rivoluzionario, genialità coinvolgente e partecipativa. Indossare i suoi gioielli significa condividere un percorso estetico e sociale. Più misurato giuseppe Coppola, anche lui di base architetto, ma oggi artisticamente designer, attento agli equilibri e alle scansioni dei vuoti e dei pieni. Luccicano preziosi gli ori dipinti, intrecciando le loro forme a quelle dei materiali poveri come lo spago. Una nuova eleganza si impone, un incrocio tra arcaico e contemporaneo, tra meditazione e libertà di espressione. I grandi gioielli di maria eudoxia mellão, artista brasiliana affermatasi anche fuori dai suoi confini nazionali, avvolgono la pelle, creando sensuali reti di nascondimenti e svelamenti. Il tessuto si intreccia in forme morbide e sinuose, lasciando spazio anche a colori caldi, terrosi. Un sussurro di foresta

amazzonica dà un ritmo e un gusto tribale tra gli squarci dell’incarnato. Fedele alla sua ricerca astratto-geometrica, l’artista napoletano enea mancino crea gioielli che sono vere e proprie opere d’arte in miniatura, giochi di colori e di luci che si confrontano secondo sequenze appropriate. Logica e rigore, ma anche tanto esplicito sentimento, producono gioie di una leggerezza e una raffinatezza straordinarie, pronte per essere subito vissute. anna Pozzuoli crea gioielli scavando nella memoria, partendo da archetipi classici, corrosi da un tempo innaturale. Il metallo è lavorato con una perizia estrema, cesellato, dipinto. L’aspetto è quello di reperti archeologici salvati dall’oblio e dalle tenebre. Le sue gioie vivono di riflessi e di palpiti, hanno catene a maglia larga come decori di antiche uniformi marziali, hanno storia. È polacca agnieszka Kiersztan, ma sono ormai decenni che vive nella Campania Felix. Qui ha imparato il gusto greco per le forme essenziali, ha assorbito l’eleganza del cameo inciso. I suoi volti nascono nel candore più assoluto, si disegnano con tratto sicuro e marcato, si toccano, si confrontano, si cercano. Il gioiello diviene una promessa, un’affinità di incomparabili tensioni. L’oro nelle mani di umberto gorirossi diviene una sfoglia sottile, un’impalpabile lamina capace di accogliere l’universo policromo e frammentato dei sogni. Leggera e volubile è la materia preziosa, instabile. Si sublima in una carezza che vibra sfiorando il corpo. C’è un retaggio di pittura e c’è un’innovativa regola aurea in un gioiello capace di rabbrividire al caldo soffio dell’eros. La manifestazione costituisce sicuramente una delle maggiori attrazioni nel periodo natalizio per invogliare cittadini e turisti a percorrere le strade del cuore di Caserta. La Unusual Art Gallery, infatti, è a due passi dalla Reggia, nel salotto della città, e più precisamente in quel quadrilatero dell’arte e della moda, fatto di vicoli e botteghe, dove storicamente si sono registrati negli ultimi decenni i maggiori fermenti culturali e commerciali cittadini. La mostra rappresenta il prologo della stagione. Se “unusual” è un omaggio all’arte che si fa pratica artistica, questo esordio è la più logica delle conseguenze ◆ unusual art gallery Via Maielli 45 (angolo via Mazzini) - Caserta Giuseppe Coppola, Riccardo Dalisi e le spade di carta


what’s on what’s w ReLaZioni PeRicoLoSe

Ann-Christine Woehrl

galleria nazionale d’arTe moderna, fino al 27 gennaio 2013 I lavori di gino marotta in mostra alla GNAM in un esercizio sul linguaggio che mette in relazione la collezione del museo con alcune opere, sia storiche sia recenti, dello scultore. Si tratta di un percorso che intende perlustrare i territori di confine tra moderno e contemporaneo: dagli Environment del 1968 alle Veneri plurimateriche, dalle Ninfee alle Luci colorate più recenti. I lavori sono posti anche fisicamente in dialogo con le opere della Galleria. Le Relazioni pericolose del titolo evidenziano il rapporto tra passato e presente, che è anche un ritorno dell’artista nel suo luogo di formazione. www.gnam.beniculturali.it

infeRno cantoi Di RobeRta coni

Lana Slezic

ShaDowS of woMen

TeaTro due roma, fino al 17 dicemBre Seconda edizione per la rassegna fotografica al femminile curata da Ilaria Prili, che quest’anno ospita trenta tra le più affermate e premiate fotografe internazionali (WorldPress Photo, Visa pour l’Image, New York Photo Awards e molto altro). È organizzata in cinque serate di proiezioni, ciascuna dedicata ad un tema diverso: violenze, diritti negati, ma anche famiglia, amore, arte… Accomunati dal punto di vista femminile, un comune denominatore che avvicinano tutte le donne del mondo al di là dei confini geografici e delle culture cui appartengono, dalla Russia (alisa resnik) all’America (amy touchette), dalla Norvegia (andrea gjestvang) al Kenya (sarah elliott), passando ovviamente per diversi nomi italiani fra cui Chiara Gioia e Francesca Leonardi. www.teatrodueroma.wordpress.com

galleria ruSSo di roma, dal 16 novemBre La scelta di rappresentare il Canto Primo dell’Inferno per l’artista è una sorta di ritorno a casa: stesse atmosfere inquiete e tenebrose, stesse luci soffuse, stessa tensione emotiva ed esistenziale. “Un viaggio di speranza e riaffermazione dell’umano e del divino”, inteso come un viaggio già effettuato da Dante alla sua età (nel mezzo del cammin di nostra vita), da ripercorrere attualizzandone le problematiche, i rischi, le speranze. Un progetto straordinariamente ambizioso in un periodo storico che pare teorizzare una precarietà assoluta, la paura, l’incerto. Curatrice Beatrice Buscaroli.

roma SPunti Di viSta

audiTorium parco della muSica, 29 novemBre Fine osservatrice di costumi e caratteri, (auto)ironica e folgorante, francesca reggiani presenta una lunga carrellata di monologhi per una tragicomica analisi di società, amore e vita di coppia. Attraverso maschere di repertorio e nuovi personaggi, tanti dissacranti ritratti di volti noti e non solo per un one man show al femminile, da un’attrice che sa fa sorridere sul peggio della nostra società. www.auditorium.com


what’s on what’s

95

M AGA ZINE

the white gaLLeRY - anD So white Lab abbiaMo LibeRato iL bianco

maXXi 21- via guido reni 4, dal 13 novemBre Parte dal Maxxi 21 di Roma la mostra fotografica “The white Gallery” della giovane artista Manuela Kalì voluta e sponsorizzata da And So White per il lancio nazionale di un laboratorio di creativi e designers. I dodici scatti, in formato 90x60 e due gigantografie, interpretano il bianco non inteso più come colore ma come stato emozionale. Il White Lab, questo il nome del laboratorio, coinvolgerà diverse città italiane spinto dal claim “Abbiamo liberato il bianco”. www.andsowhite.it

afRo. DaL PRogetto aLL’oPeRa 1951-1975

muSeo BiloTTi, fino al 6 gennaio 2013 È un’astrazione ragionata, pensata, progettata quella che caratterizza le trentasette opere di Afro Basaldella (1912/ 1976) esposte in occasione del centenario della nascita. Artigiano friulano, dopo un soggiorno di otto mesi in America negli anni ‘50 arriva a progettare i suoi dipinti con passione e rigore, unendo tradizione europea e sperimentalismo statunitense. Provenienti dall’Archivio Afro, le opere illustrano il processo creativo che di improvviso e casuale mostra di avere ben poco. Dal 12 novembre presso lo spazio espositivo della Casina Giustiniani sempre all’interno del parco di Villa Borghese, una serie di fotografie illustrerà le opere realizzate dall’artista all’interno di alcuni dei palazzi ed edifici storici di Roma.

PauL KLee e L’itaLia

galleria nazionale d’arTe moderna e conTemporanea, fino al 27 gennaio 2013 Luce, colore, natura, architettura, classicità, musica, erano gli elementi che Paul Klee ritrovava nei suoi pellegrinaggi verso sud. Svizzero di nascita, ma tedesco di nazionalità, fu spesso nell’area mediterranea, non solo in Tunisia ed Egitto, anche in Italia, luogo fondamentale per la sua formazione e la sua maturazione artistica. Il tema della mostra è appunto l’influsso del nostro paese, della sua cultura, colori e atmosfere, sulla produzione dell’artista e viceversa. Percorso in varie sezioni a cui sembrano fare eco le opere di soldati, licini, Perilli, novelli, Accardi e di tutti coloro i quali dalla cifra stilistica di Klee partirono per le loro ricerche.

RoMa caPut MunDi: una città tRa DoMinio e integRaZione

roma

varie Sedi, fino al 10 marzo 2013 Colosseo, Curia iulia e tempio del divo romolo nel foro romano sono gli scenari per approfondire il mito di Roma. Dalla storia delle origini alla conquista dell’Italia e delle province, un centinaio di opere illustrano influssi culturali e religiosi, caratteristiche sociali, tra dominio e integrazione di un unicum nella storia dell’umanità, stimolando una riflessione sulle interpretazioni che questa storia ha avuto nelle epoche successive.

L’età DeLL’equiLibRio. tRaiano, aDRiano, antonino Pio, MaRco auReLio

muSei capiTolini, fino al 5 maggio 2013 È il II secolo d.C. il protagonista della mostra allestita su quattro imperatori scelti per le loro capacità e non per diritto di nascita, artefici dei così detti “felicia tempora”. Ottant’anni in cui la politica di dominazione romana diede i suoi frutti: pace mediterranea, unificazione monetaria, diffusione del sistema giudiziario e legislativo e del modello di vita urbana. È l’età del consenso, in cui la ricca e raffinata produzione artistica, sostenuta da una ricca committenza, mira a celebrare la classe di governo. La mostra termina con la ricostruzione di due sepolcri privati i cui resti, conservati tra i Musei vaticani e il Louvre, vengono qui ricomposti per la prima volta.


tRe geneRaZioni Di DeSigneR DeL québec a MiLano

palazzo morando, fino al 9 dicemBre 2012 Cos’hanno in comune albert leclerc, ginette Caron e nicolas bellavance-lecompte? Originari del Québec, questi tre designer hanno sviluppato un’attività professionale in Italia, e nello specifico a Milano, città del design internazionale. La mostra presenta la loro attività attraverso i percorsi individuali: le tre eccellenze del Québec contribuiscono al patrimonio del design milanese, creando occasioni di incontro e interazione tra il loro Paese d’origine e quello che hanno scelto come loro terra d’adozione. www.costumemodaimmagine.mi.it

ph Marirosa Toscani Ballo

what’s on what’s conteMPoRaRY aRt JeweLS

officine Saffi, 29 novemBre 2012 - 18 gennaio 2013 La nuova location presenta per la prima volta in Italia una esposizione di preziosi gioielli artistici in ceramica, opere di 15 artisti internazionali. Le preziose creazioni sono rese uniche dall’abilità e dal genio degli autori: forme, colori, dettagli che stupiscono per la varietà dei risultati. Scintillanti pesci ancora imbrigliati nelle maglie ossidate delle reti (le collane di Nina Sajet), ammalianti oggetti della seduzione di Martha Pachon ispirati alla tradizione africana, ed ancora i paesaggi urbani della coreana Seyon Kim, i bambù d’eté di Shu Lin Wu, le aeree creazioni di Luca Tripaldi, le condense argentee di Violine Ulmer, le ricercate miniature di Peter Hoogeboom. Accanto a gioielli in ceramica “storici” provenienti da una collezione privata. www.officinesaffi.com

i taRocchi SoLa buSca

pinacoTeca di Brera, fino al 17 feBBraio 2013 ‘Il segreto dei segreti’- I dei tarocchi di Sola Busca, e la cultura ermetico-alchemica tra Marche e Veneto alla fine del Quattrocento, sono oggetto di una affascinante mostra inaugurata in questi giorni nelle sale della Pinacoteca di Brera. Il più antico mazzo di tarocchi italiano completo, che prende il noma dai precedenti possessori (la marchesa Busca e il conte Sola) è stato acquistato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali per la Pinacoteca di Brera, che già conservava un gruppo di 48 carte, parte di un prezioso mazzo tardo-gotico (Brambilla) realizzato per il duca di Milano. La mostra presenta questa importante acquisizione indagandone in maniera approfondita il contesto culturale, le possibili fonti, la complessa iconografia, arrivando a precisarne la datazione e a identificare l’artista che lo ha realizzato e l’umanista che ne ha suggerito l’iconografia, aspetti mai in precedenza sviscerati dalla critica. www.brera.beniculturali.it

milano KaMa - SeSSo e DeSign

Tronco femminile di Piero Fornasetti (courtesy Archivio Fornasetti)

Triennale deSign muSeum, dal 5 dicemBre 2012 al 10 marzo 2013 Una grande mostra che analizza il rapporto tra eros e progetto. Fin dal titolo, che rievoca il dio indiano del piacere sessuale, dell’amore carnale e del desiderio, KAMA prova a fare i conti con uno dei fantasmi più esasperati, ma al contempo più rimossi, della contemporaneità. Sono così indagati modi, forme e strategie con cui la sessualità si incorpora nelle cose e ne fa strumento di conoscenza. Per chi le progetta, ma anche per chi le usa. Cuore della mostra è una rassegna che rintraccia radici storiche, mitiche e antropologiche per arrivare fino ai giorni nostri, con oltre 200 fra reperti archeologici, disegni, fotografie, oggetti d’uso e opere di artisti e designer internazionali. www.triennaledesignmuseum.it

iL Mio MagiStRetti

fondazione magiSTreTTi, fino a giugno 2013 L’omonima Fondazione propone una rilettura di oggetti disegnati da Vico magistretti, fotografati e raccontati di chi li possiede. Attraverso i materiali di archivio e il contributo di storici del design è stato ricomposto il contesto storico culturale degli oggetti in mostra. Al contempo ha preso vita un nuovo archivio fatto di racconti e fotografie di proprietari di oggetti che hanno voluto condividere la storia e le storie di Vico. Chiunque abbia inviato una foto di sé stesso con una lampada, una sedia, un tavolo di questo grande architetto e designer del Novecento, è stato inserito permanentemente nel sito della Fondazione. www.vicomagistretti.it

B


Lo spirito e i ricordi degli anni ’60 a 50 anni dall’uscita del primo 45 giri dei Beatles, attraverso i punti di vista di due amici nati a 20 anni di distanza uno dall’altro. Originale e affettuoso omaggio ai Fab Four, il libro è l’ironica radiografia epistolare di un’epoca felice e irripetibile, che ha avuto il sapore di una vera e propria rivoluzione. Scritto a quattro mani da andrea Kerbaker, nato a Milano nel 1960, mentre i Beatles facevano le loro prime prove nelle mitiche taverne tedesche (quando entrava in prima media, erano un fenomeno tanto noto a livello planetario da essersi già sciolti), e alberto tonti, padovano nato negli anni ’40, proprio come i Beatles. Prima di loro si è innamorato di Elvis Presley, Little Richard, Fats Domino, Chuck Berry, Buddy Holly, Eddie Cochran, Everly Brothers, Roy Orbison e, soprattutto, Sam Cooke, il più grande di tutti. Editore: StorieSkira www.skiranet

gambero rosso 2013: roma e milano Sono in edicola la ventesima edizione della guida milanese e la ventiduesima uscita romana, arricchite di premi innovativi e nuove classificazioni al passo con i tempi. A Milano sono stati selezionati 1190 indirizzi e recensite oltre 160 novità, inclusi locali internazionali, alternativi e formule per un “altro” mangiare che rendono la guida più facile da consultare e più ghiotta da leggere. Tra gli aggiornamenti in classifica, il ristorante Da Vittorio di Brusaporto (BG) della famiglia Cerea guadagna per la prima volta le Tre Forchette, accanto ai confermati Villa Crespi di Orta San Giulio (Antonino Cannavacciuolo) e Dal Pescatore di Canneto sull’Oglio (famiglia Santini). A Roma il primo posto in classifica rimane all’inossidabile Heinz Beck, lo chef de La Pergola (Hilton Roma Cavalieri), seguito solamente da Salvatore Tassa de Le Colline Ciociare, mentre perde le Tre Forchette Il Pagliaccio di Anthony Genovese. L’edizione romana mira anche ad offrire alternative di ristorazione a tutto tondo: mangiar sempre, grandi classici della tradizione e itinerari nei quartieri gourmet della capitale, per non perdersi neanche una tappa golosa. www.gamberorosso.it

Books

piante del sogno

let it beatles

il tigl io

N N

el Ponentino della sera aleggia dolcissimo e forte il profumo dei tigli in fiore: per alcuni è piacere, per altri allergia. Madre Natura ci delizia e ci punisce secondo il proprio estro. Tilia cordata è il nome botanico di questa pianta perfetto simbolo del femminile. Per i greci era sacra ad Afrodite, fra i Germani accompagnava Freia, Dea della fertilità. Il tiglio può vivere fino a mille anni, perciò nel sogno possiamo associarlo alla longevità. E tanto basterebbe. Ma altrettanto bene si associa all’amore coniugale, visto che nella leggenda di Filemone e Bauci il marito si trasforma in quercia, tipico albero maschile, mentre la moglie diventa un dolce tiglio. E non possiamo tacere delle sue virtù medicinali e divinatorie: l’infuso dei fiori, raccolti rigorosamente nella notte di S. Giovanni, ha proprietà sedative e leggermente ipnotiche, rimedio ideale per l’insonnia; dalla corteccia suddivisa in piccole strisce avvolte e svolte tra le dita si traevano e ancora si traggono vaticini, dalle parti della Siria. Infine il tiglio del sogno potrebbe evocare un viaggio, in una città europea dove Unter der Linden è il nome di una strada lunga 1.2 km e larga 60 metri e dove i tigli sono disposti su quattro file. Quelli che vediamo oggi non hanno più di 55 anni, quelli antichi furono abbattuti dai nazisti per adattare il viale alle sfilate militari. Hanno solo 55 anni ma il loro profumo aleggia dolcissimo e forte nelle notti d’estate, a Berlino ◆

renata biserni Psicoterapeuta rbiserni@tiscali.it


exclusive

Tavole a prova d i chef

non solo rossa e dorata, la tavola natalizia puÒ essere deClinata in tante tonalità e sFumature diFFerenti. l’importante è Che tovaglie, piatti e aCCessori siano sCelti per Celebrare, oltre alla Festa, anChe lo spirito e l’indole del padrone di Casa. senza tralasCiare alCun dettaglio e avendo Cura di selezionare i servizi e i tessuti migliori, Come Fanno i grandi CheF nei loro ristoranti stellati di Francesca Volino

toCCo Country Ha il sapore delle cose semplici e ben fatte la collezione Blow di Fazzini, che propone una tavola dalle tonalità tortora e lo stile casual. In foto: tovaglia e tovaglioli Soffio; sottotovaglia e tovaglioli Soffio Garza; placement e runner Grecale. www.fazzinispa.com


99

M AGA ZINE

Fazzini

antonello Colonna Imprenditore, cuoco, ristoratore. Antonello Colonna ha avuto, tra i primi, il carisma e il piglio istrionico per passare dalla cucina alla sala, per far nascere e trasformare ristoranti, per inventare e rinnovare, dall’interno, la cucina di tradizione laziale. Da Labico a Roma e ritorno. Dalla porta rossa del primo ristorante all’architettura del roof garden del Palazzo delle Esposizioni, firmata Paolo Desideri, fino al nuovo resort a un passo dalla prima sede. Dove cucina, benessere, ambiente si fondono in un nuovo concetto di accoglienza. Open Colonna www.opencolonna.it AntonelloColonna resort&spa www.antonellocolonnaresort.it

maialino CroCCante, Patate affumiCate e mostarda di frutta Ingredienti per 4 persone 1 capocollo di maialino 500 g purè di patate semi di finocchio qb foglie di alloro qb rosmarino qb anice stellato qb bacche di ginepro qb mostarda di frutta qb pepe qb

Mettere in un sacchetto da sottovuoto un pezzo di capocollo di maialino con i semi di finocchio, il rosmarino, l’alloro, il pepe, l’anice stellato e il ginepro. Chiudere il sacchetto e cuocere per due giorni a bassa temperatura (60°). Trascorso il tempo necessario, togliere la carne dal sacchetto, eliminare le spezie e metterla in padella posizionandola con la cotenna in basso. Rosolare bene a fuoco vivo fino a quando la cotenna diventa croccante. Impiattare Servire con mostarda di frutta e purè di patate al ginepro.


100

M AGA ZINE

Classe senza temPo

matteo zappile

Guizzi argentati su fondo color crema per il runner in lino Melarancia firmato Busatti. www.busatti.com

anthony genoVese La Francia, l’Italia, l’Oriente. Nella cucina di Anthony Genovese tutto parte e torna in Italia, dopo un percorso che tocca la Francia, sua terra natale che lo a tenuto a battesimo in cucina, e l’Oriente, che ha dato stimoli, esperienze, conoscenze cha ancora oggi si ritrovano nei suoi piatti. Suggestioni che oggi sono rielaborati in una cucina cosmopolita, ma che mantiene un’impronta profondamente italiana. Il Pagliaccio www.ristoranteilpagliaccio.com

gamberi rossi, sCiroPPo di Pomodoro, noodles e sPinaCi 12 gamberi noodles spinaci rossi lime Per lo sciroppo di pomodoro 2 kg di pomodoro casalino; 2 spicchi di aglio; 1 scorza di limone; timo, lemongras, alloro. Per la frittata giapponese 3 uova intere e tre rossi; alga nori; mirin, fish sauce, soya, sakè Per lo sciroppo di pomodoro Cuocere a fuoco alto il pomodoro con aglio, scorza di limone, timo, lemongras e alloro. Dopo 10 minuti circa coprire la padella con carta argentata e continuare la cottura a fuoco lento. A cottura ultimata mettere i pomodorini in un setaccio con un peso sopra per separare la polpa. Per l’acqua di gamberi Fare un brodo con le teste dei gamberi e condire con mirin, sak soya e acqua di rapa rossa. Per la frittata giapponese Far marinare le 3 uova e i 3 rossi con mirin, fish sauce, soya e sak. Cuocere alternando uno strato d’ovo e un foglio di alga nori per tre volte. Noodles cuocere i noodles al dente e saltare con gli spinaci rossi e acqua di pomodori. Impiattare Mettere 3 gamberi sgusciati e conditi con sale maldon, lime grattuggiato e olio, 3 quenelle di polpa di pomodoro, 3 rotoli di noodles e spinaci. Completare con sciroppo e shiso.


101

M AGA ZINE

l’eleganza del lino Il runner Athena, prodotto da Tessitura Pardi, è una garanzia di qualità e comfort. Composto da lino al 100%, rende la tavola sobria e classica. www.tessiturapardi.com

idee dorate Busatti presenta una selezione di articoli vari per la tavola e l’arredamento in lino corda o crema con lurex argento, creati con disegni natalizi ed invernali quali Dama d’Argento, Regina di Picche e Fiocchi di Neve. www.busatti.com

Per andare sul siCuro

La tovaglia Kristall color sabbia di Mastro Raphaël, in 100% lino, è candida e raffinata. Anche i tovaglioli abbinati, con croquet o bordo semplice, sono realizzati nello stesso tessuto. www.mastroraphael.com

lettere d’auguri Le lettere dell’alfabeto sono il leit motiv di questa originale tovaglia del marchio Busatti, dalla tonalità verde bosco. www.busatti.com


102

M AGA ZINE

soffio d’argento Zara Home propone una serie di oggetti per la tavola e per l’albero di Natale perfetti per coloro che prediligono l’eleganza dell’argento e la purezza del bianco. www.zarahome.com

daVide oldani L’anima pop della cucina, in 10 regole. O meglio, pillole di filosofia pop, come Davide Oldani le chiama. Che sono soprattutto sintesi di buon senso, che valgono per la cucina quanto per la vita di tutti i giorni. Rispetto, costanza, curiosità e amore: punti fermi di una cucina che vuole essere, innanzitutto, “giusta”. Raffinata senza fronzoli, accessibile, aperta a tutti, che non spaventa né disorienta, ma seduce. Alta cucina, per tutti (o quasi). D’O www.cucinapop.do

zafferano, Panettone e riso alla milanese PoPbyd’o

Ingredienti per 4 persone Per il riso 320 g riso Carnaroli stagionato (Piero Rondolino); 160 g burro dolce; 80g Grana Padano grattugiato; 1,5 l acqua calda e salata; 10 ml aceto di vino bianco; scorza di n°1 arancia grattugiata; sale fino Per la salsa allo zafferano 50 g scalogno lavato, sbucciato e tagliato a fette sottili; 100 g vino bianco; 100 ml acqua; 1 g zafferano in pistilli 1 g sale fino; 5 g maizena diluita in acqua fredda Per la finitura 100 g panettone senza crosta 20 g uvetta rinvenuta in acqua e asciugata Per il riso Tostare il riso in una casseruola, bagnare poco per volta con l’acqua salata, portare a cottura. Togliere dal fuoco e mantecare con il burro, il Grana, la scorza d’arancia, l’aceto, regolare di sale, tenerlo cremoso. Per la salsa di zafferano Cuocere la cipolla con il vino bianco, facendolo evaporare completamente, bagnare con l’acqua, far bollire per 5 minuti, legare con la maizena diluita, filtrare ed aggiungere lo zafferano lasciando in infusione per 20 minuti fuori dal fuoco. Tostare, in forno a 180°C, il panettone tagliato a pezzi per circa 5 minuti, togliere dal forno e tenere da parte. impiattare Stendere il riso in un un piatto piano, adagiare l’infusione di zafferano, i pezzi di panettone e finire con l’uvetta.


103

M AGA ZINE

PorCellana in festa La storica casa del lusso parigina Hermès punta sul servizio La Balcon du Guadalquivir, realizzato in una porcellana splendente, dalla grafica esotica, gioiosa nella tonalità del rosso satinato. www.limentani.it

abbinamento sPensierato Un simpatico alce è il soggetto del portatovaglioli che ben si accompagna alla tovaglia e al portacandele rossi. Il tutto è prodotto da Zara Home. www.zarahome.com

nel segno della tradizione Una tavola nel segno del tradizionale abbinamento del rosso con l’oro per Zara Home, che firma tutti gli elementi: la tovaglia, i portacandele, la tazzina e le palline in juta. www.zarahome.com


gennaro esPosito Gennaro (Gennarino) Esposito uno dei nomi più in vista della ristorazione italiana. La sua Torre del Saracino ha portato a Vico Equense due stelle Michelin, e una cucina che unisce la forza del territorio e dei sapori locali - pesce, formaggi e verdure a un piglio personale, all’intelligenza dei sapori e all’intuizione dell’alta cucina. Fatta di tecnica e di sapore. Alle spalle esperienze con Vissani e Ducasse, nel presente una cucina fatta di concentrazione e di rigore, ma soprattutto di sapore, stomaco, cuore, cervello. Una cucina d’autore, ma confortante. La Torre del Saracino www.torredelsaracino.it

PesCato misto di Paranza Con Crema di Patate alle foglie di limone e Pesto di molliCa di Pane e Prezzemolo AL RAGÙ NAPOLETANO

Per il pesto 20 g di olio extravergine di oliva; 15 g prezzemolo sfogliato; 10 g pane raffermo reidratato con aceto di vino bianco; 5 g pistacchi; 2 acciughe dissalate e deliscate; 4 olive nere denocciolate; 1 becco d’aglio sbianchito; 5 g di capperi dissalati; 6 g pinoli Per la crema di patate 200 g patate; 100 g latte; 2 foglie di limone; sale q.b. Per il pesce 40 g di seppie (il corpo diviso in quattro parti); 2 filetti di triglie deliscate di piccola pezzatura; 4 gamberoni rossi sgusciati; 4 filetti di fragolino deliscati di piccola pezzatura; 4 filetti di sarago deliscati di piccola pezzatura; 4 pezzi di scorfano da 20 g cadauno; 4 pezzi di gallinella da 20 g cadauno; 4 foglie di limone; 2 petali di pomodoro confit tagliati a tocchetti; 4 cuori di spinaci; olio extravergine di oliva; sale q.b.; pepe q.b. Per il pesto Riunire in un mortaio gli ingredienti tranne pane e olio. Pestare energicamente, fino a ottenere una consistenza omogenea, aggiungere il pane privato dell’aceto in eccesso. Continuare a pestare. Aggiungere l’olio, mescolare e tenere da parte. Per la crema di patate Portare a ebollizione latte e foglie di limone, togliere dal fuoco, lasciare in infusione per circa 40 minuti. Mettere le patate a tocchetti e il latte filtrato nel bicchiere di un termo mix. Frullare a 80°C per circa 22 minuti. Filtrare allo chinois e tenere a bagnomaria. Per il pesce Cuocere a 62°C per 10 minuti i filetti di scorfano e di gallinella, salare. Posizionare i filetti di fragolino dal lato della pelle sulle foglie di limone, cuocere alla griglia delicatamente. Cuocere i filetti di sarago in vaporiera e condirli con sale ed olio. Scottare in padella con un filo d’olio, separatamente, la triglia, le seppie e i gamberoni. aggiustare di sale. Saltare in padella con aglio e olio i cuori di spinaci, salare e mettere da parte. Impiattare Metter al centro del piatto due cucchiai di crema di patate, i cuori di spinaci, il pesto il pomodoro confit e adagiarvi sopra il pesce. Completare con un filo d’olio extravergine di oliva e pepe di mulinello.



106

M AGA ZINE

fratelli leVaggi

l’unione fa la forza (della sedia di ChiaVari) la tradizione Che non pesa e il Futuro Che non spaventa di Ester Maria Lorido

“L “L

a sedia chiavarina è un capolavoro d’arte e d’ingegno, leggera come una piuma e solida come una roccia. Malgrado i due secoli di storia, le sue doti e le sue linee senza tempo non smettono di affascinare”. Inizia così, con un pizzico di orgoglio - del tutto motivato - il racconto dei fratelli Levaggi, artefici di un ‘gioiello’ che affonda le sue radici nel 1807. Sull’onda di questo entusiasmo - lo stesso che per anni hanno messo nel loro lavoro - Rinaldo, Ettore, Alessio e Italo svelano ‘i segreti del mestiere’ ad Insider Magazine. qual è il punto di forza della sedia chiavarina? È la sua capacità di realizzare una fusione perfetta tra istanze estetiche e funzionali: è un trionfo di eleganza, ma è anche un piacere da sollevare, da godere ogni giorno e per lungo tempo, data la robustezza. la sedia nasce a Chiavari, città da cui prende il nome. la terra d’origine ha qualche influenza su questa forma particolare di artigianato? Chiavari ha una ricca tradizione di falegnameria ed ebanisteria, che conobbe nel Diciottesimo secolo un grande splendore.

Chiavarina Supercolor

Non stupisce quindi che, in questo clima favorevole, il genio di Gaetano Desclazi seppe concepire una tale meraviglia. Anche dopo la sua creazione, la seggiola “Campanino” ha potuto contare sulle abili maestranze cittadine per ampliare la propria varietà e diffusione. Come si fa a scegliere il legno giusto? Il legno deve possedere precise caratteristiche fisiche: deve essere duro, robusto ed elastico. Tra tutte le specie nostrane, alcune, come il faggio, il ciliegio, l’acero ed il frassino rispondono meglio a tali requisiti. Ma bisogna anche saper anche tagliare il legno e prepararlo con i dovuti accorgimenti, effettuando una paziente e naturale stagionatura. oltre i confini nazionali, quali Paesi apprezzano maggiormente il made in italy? In Europa una delle culture più sensibili e attente alle tematiche dell’artigianato di qualità è certamente quella tedesca. Oltremanica gli USA riservano sempre molto interesse ai lavori di falegnameria, dato anche il grandissimo numero di appassionati ed hobbisti del legno.


107

interview

M AGA ZINE

è vero che la sedia chiavarina è apparsa anche in salotti molto importanti? Dalle principali corti Europee del Diciottesimo secoli agli ambienti istituzionali più recenti: celebre è la sua apparizione nello storico summit tra Reagan e Gorbaciov.

la cultura delle nuove generazioni sta lentamente cambiando: ci si sta accorgendo che il consumismo, la logica dell’usa e getta, non pagano nel tempo e che è necessario tornare ai prodotti di qualità, ai mestieri tradizionali che costituiscono un patrimonio inestimabile, da salvaguardare e tutelare.

ad un certo punto, la storia della sedia chiavarina e della famiglia levaggi si incrocia. Come è andata? Rinaldo Levaggi ha iniziato come garzone in una delle tante botteghe di seggiole, poi è cresciuto come abile tornitore e infine, col sostegno e la partecipazione dei tre fratelli, mostrando grande spirito d’iniziativa, rilevò un laboratorio che stava chiudendo i battenti ed iniziò a cimentarsi con la produzione della sedia più leggera del mondo.

a quali ambienti si adatta la sedia chiavarina? Una delle doti che hanno da sempre contribuito alla sua fama è la grande varietà di forme e modelli in cui è stata prodotta. Ce ne sono davvero per tutti gli ambienti e gusti. Molti modelli storici sono ancora in produzione nel nostro laboratorio, a cui si aggiungono costantemente nuove proposte.

siete quattro fratelli, ognuno di voi ricopre un ruolo particolare nell’azienda? I quattro fratelli sono ormai giunti all’età della pensione, ma con grande dedizione trasmettono i loro saperi e la grande passione ai successori, i giovani fratelli Paolo e Gabriele Levaggi che proseguono la tradizione di famiglia con immutato entusiasmo. Cosa rispondereste a chi dice che l’artigianato è una forma d’arte in via di estinzione? Risponderei che questo era vero fino a poco tempo fa, ma ora

avete dato vita a nuovi progetti per tenere la sedia chiavarina al passo con i tempi e quindi con la moda? Recentemente abbiamo voluto misurare la nostra realtà con quella di un giovane designer chiavarese, Davide Conti. Ne è nato un progetto di grande impatto, “Chiavarina Supercolor” che restituisce la sedia della tradizione chiavarese sotto una veste inedita e affascinante: un trionfo di colori sapientemente accostati da Conti, capaci di donare alle sedia un’aria di freschezza e contemporaneità inaspettata. È stato un autentico successo che dimostra ancora una volta l’importanza del matrimonio tra tecnica e creatività ◆


108

M AGA ZINE

CreatiVitÀ, riuso, design ConosCiamo meglio luCa sCarPellini e la sua usedesign di Valentina Falcinelli

D Dolby

D

a poco ho buttato una caffettiera vecchia. Se Luca Scarpellini, giovane e talentuoso designer, mi avesse vista, probabilmente mi avrebbe guardata come fossi un alieno. Sì, perché Luca è un mago nel dar vita ai vecchi oggetti di uso quotidiano. Lui una moka riesce a trasformarla in un originale sistema audio per iPod. No, non sto scherzando. Fondatore di useDesign, Scarpellini ha il talento di un maestro e la fantasia di un fanciullo. Non guarda agli oggetti per quello che sono, ma per quello che potrebbero diventare. Così, uno sci si trasforma in attaccapanni, un telefono oldstyle in orologio, un asciugacapelli in una lampada da tavolo. Gli oggetti del nostro passato perdono il loro uso madre e ne acquistano uno nuovo, rimodellati e reinventati completamente dalle abili mani di Luca.

Air Clock

“Se solo gli oggetti potessero avere voce per raccontare…” Quando gli chiedo: “Luca, ma cos’è useDesign?”, lui mi risponde che “useDesign non è solo un marchio o un gioco di parole”, ma la sua filosofia di vita. Una filosofia che pone l’oggetto che da molti verrebbe abbandonato, gettato o sepolto nel dimenticatoio al centro di una nuova vita. Sul sito www.usedesign.it potrete vedere tutti i progetti realizzati da Luca Scarpellini. Ma lasciate che vi parli degli ultimi due: Colombina e u.fo. Colombina. Il pouf comodo ed ecologico Sempre nell’ottica del riuso, Luca ha utilizzato stoffe di recupero e materiali riciclabili per realizzare un pouf un “sacco bello”. Si chiama Colombina ed è una seduta giovane, divertente e - lasciatelo dire da una che l’ha provata! comodissima. Colombina si compone di cuscini e corpo


109

M AGA ZINE

pouf fatto da un cilindro in legno e cartone ed è disponibile nelle versioni Flat, Deluxe e Street. u.Fo. Un lampadario tutt’altro che piatto Voi, probabilmente, i piatti spaiati li gettate via senza rimorso. Luca, invece, li utilizza per progettare una linea di lampadari davvero originale: u.Fo. Nessun disco volante (semmai qualche piatto): u.fo significa “Unico Foro”, in

Cleaner Light

riferimento al foro centrale che permette a piatti, scodelle e ciotole di venir assemblati sotto forma di lampada a sospensione. La prossima volta che vi trovate di fronte a un oggetto vecchio, fate così: pensateci due volte prima di buttarlo via. Poi andate sul sito www.usedesign.it e guardate cosa Scarpellini riuscirebbe a realizzarci ◆

KnobHanger

943X2410

Collettiva


Il gia rd ino d ’inverno a cura di Cafelab - Emanuela Carratoni e Fabio Cipriano

Kartell - Sedia Louis Ghost by Philippe Starck


A A

rrivano i primi freddi e purtroppo ci costringono a rinunciare a vivere gli spazi aperti; è l’ora di abbandonare, seppur temporaneamente, balconi terrazzi e giardini e di rifugiarsi al chiuso. Ma come fare per non perdere del tutto il contatto con la natura? L’importante è riuscire a ricavare uno spazio intermedio e di collegamento tra l’interno e l’esterno che permetta di continuare a godere del verde e della luce: verande, balconi chiusi, logge, portici... qualsiasi spazio “ibrido” della casa può diventare un giardino d’inverno, dove rifugiarsi a leggere un buon libro o a gustare una tazza di tè! Il Winter garden o giardino d’inverno trova la sua origine nei paesi del nord europa, dove la bella stagione dura veramente poco; in Italia la tradizione ci ha tramandato orangerie e limonaie, per far prosperare anche in inverno le piante di agrumi così tipiche del nostro clima.


112

M AGA ZINE

Tavolo Bordeaux e sedie Le Havre di Greenwood

Caratteristica del Giardino d’inverno, vera e propria espansione degli spazi chiusi della casa nonchè collegamento tra l’indoor e l’outdoor, sarà la massima esposizione alla luce solare. Grandi vetrate scorrevoli, in acciaio o alluminio, dal profilo minimale, apribili completamente dove necessario, sono da ritenersi una valida soluzione per creare questo tipo di spazi ibridi. Una volta creato l’involucro, sarà importante arredarlo in modo da garantire un confort paragonabile a quello di un interno; le proposte infinite del mercato permettono che lo stile guida sia influenzato dalle preferenze dei padroni di casa. Sarà necessario inserire delle sedute, preferibilmente in materiale resistente all’umidità, dove potersi sedere e conversare o leggere, un tavolo con sedie dove gli spazi lo consentono, in legno di teak resistente all’acqua o in metallo, in stile retrò, e per finire un’illuminazione adeguata, fissa,

con luce orientata o sospensioni, o mobile, con piantane da esterni di grande impatto visivo. Per quanto riguarda il verde da inserire, bisogna tener conto che, se non è presente alcun tipo i riscaldamento e ci si affida soltanto all’irraggiamento solare, la temperatura di questi spazi particolari rimane sui 4-5 gradi centigradi sopra quella esterna: in questo caso andranno bene piante come il gelsomino, il bambù e alcune varietà di palme. Se invece è presente un sistema di riscaldamento e si riesce ad ottenere una temperatura simile a quella indoor, la scelta può tranquillamente ricadere tra quelle piante che di solito vengono scelte per essere tenute in appartamento. Quindi piante verdi come Ficus Benjamin, Zebra Plant, Dracaena, Calathea (Prayer Plant), Sanseveria o Zamioculcas o piante con fioritura come Spathiphyllum, Anthurium o

design


113

M AGA ZINE

Conservatory modello Paddington di Unopiù

Orchidee. Senza dimenticare cactacee e succulente nonché agrumi e ulivi. Grandi vasi in ceramica o nelle più moderne resine potranno portare un tocco di colore, ma sarà interessante inserire

anche soluzioni appese, con piante che cadono verso il basso, come ad esempio le Felci, per simulare un’atmosfera da foresta tropicale. Insomma, il clima avverso a chi ha il pollice verde non fa davvero più paura! ◆ Kubo - Corradi


a formeX i nuoVi Paesaggi domestiCi sCandinaVi di Vittoria di Venosa

È È

il principale salone di design per la casa e punto di riferimento per le tendenze dell’interior design e i complementi d’arredo prodotti prevalentemente nei paesi scandinavi: l’edizione Formex Autumn 2012, dal 16 al 19 agosto a Stoccolma, ha attirato come ogni anno molti operatori del settore confermandosi come trendspotting internazionale. Organizzato due volte all’anno da Stockholmsmässan l’edizione autunnale ha proposto arredi e complementi per l’habitat moderno che hanno abbracciato sia le tradizioni culturali scandinave sia nuovi motivi e abbinamenti cromatici di altre culture: in pratica un’offerta di prodotti dal design leggero come una betulla abbinato a decori, fantasie e colori di paesi anche lontani. Tutto questo si è visto soprattutto a Formex Trend Zone dove il team Coco Form ha interpreto quattro tendenze internazionali tra cui il design nordico in omaggio a Helsinki, Capitale del Design 2012. Il Nordic Design si è poi espresso attraverso il Design Students Selected by Formex dove giovani designer appena laureati hanno presentato le loro proposte particolarmente innovative, come le ironiche sedute di Maja Svensdotter che

Krone Hanssen - Lyng sofa by Elin Louise Sveen

ha rivestito le sue sedie con tessuti di chiara influenza africana, mentre la designer norvegese Jomi Evers Solheim ha proposto Decayed Vases, una serie di vasi che sembrano dissolversi nello spazio realizzati in porcellana bianca e dichiaratamente influenzati dalla filosofia Wabi-sabi che abbraccia l’imperfetto, l’incompiuto e l’incompleto. Uno studio presentato dalla designer nell’ambito del suo esame di laurea e che ora sviluppa in limited edition presso l’Artist’s Collective Workshop, centro di ricerca con sede in Stoccolma. A Formex molte le proposte di arredi e complementi dal design decisamente scandinavo. Ecco ad esempio le innovative Red Chair, sedute in metallo verniciate di rosso acceso presentate da Gallery Pascale e prodotte in edizione limitata per i musei di design di Stoccolma, Oslo e Gôteborg o le più romantiche Idyll chair disegnate da Johan Lindstén realizzate in legno con lo schienale ‘illustrato’ con decori che riprendono antiche atmosfere svedesi. Da Krone Hanssen la collezione ygg&lyng presentava una serie di divani modulari ampi e avvolgenti ideali per il living abbinati a piccoli pouff in betulla e radica, complementi che rendono la casa più calda e accogliente.


115

M AGA ZINE

Nova 2012 - 1° premio set calici by Mari Isopahkala

Design Studio Selected Decayed Vases

Nell’allegro stand di Sagaform la serie ‘taste’ invece offriva oggetti per una cucina vivace e colorata mentre da Rosenthal, la nota azienda tedesca di prodotti per la cultura della tavola, il raffinato set per coffee e tea in pura porcellana bianca Suomi esprimeva un puro piacere visivo e tattile. Più giovanile e allegra la serie di piatti decorati a mano di Sophia Wallgren che invitano a godere di momenti gioiosi attorno alla tavola. Sempre per l’arte della tavola ecco il tocco moderno di Klässbols una serie di tovaglie e accessori per la cucina in lino dai disegni essenziali come la collezione Herr Ask pensata dalla designer Margot Barolo: dal cognome si intuisce la sua lontana origine italiana che poi trasferisce appunto, nei suoi stilizzati decori. Anche la città di Stoccolma, una delle capitali più affascinanti del mondo, viene coinvolta nelle giornate di Formex con l’apertura di alcuni showroom di design e di nuovi musei. Ad esempio ecco il rinnovato flagshipstore Design House Stockholm che propone arredi di esclusivo design tra cui la lampada da sospensione Solis pensata dal designer italiano Carmine Deganello, di grande impatto scenografico che evoca un senso di leggerezza. Da Linum, invece, accurato showroom ospitato in un elegante edificio, si è sommersi da una vasta gamma di collezioni in puro lino: tovaglie, set per bagno e cucina, abbinamenti con tende e coperte, morbidi piumoni.

design Trio by Maja Svendotter


Il lusso d iscreto d i MarinaC Hom e Couture Ital iana Rosenthal Finnland Suomi set

Tutti presentati nella collezione Cool Mix contrassegnata dai colori floreali che spaziano dal blu oceano al verde bottiglia, dal giallo dorato al caldo rosso acceso. Una vera tentazione all’acquisto! Formex ha poi scelto PUB, il primo e più importante department store di arredamento di Stoccolma inaugurato nel 1882 e ospitato nello storico edificio di Hötorget, per presentare il concorso ‘Nova 2012 - The Scandinavian designer of the year’, che ha visto premiata Mari Isopahkala, giovane designer finlandese dal nome difficilissimo da pronunciare e da scrivere e fragile come la sua premiata collezione di calici in cristallo. Da non perdere infine l’ultima novità in città: il nuovissimo museo Spritmuseum inaugurato lo scorso maggio ricavato da una antica distilleria. Completamente rinnovato il museo ospita la mostra ‘The Absolute Art Collection’ che include diversi capolavori tra cui la classica bottiglia disegnata da Andy Warhol. Assolutamente da vedere a Stoccolma nell’ambito della prossima edizione di Formex Spring che si svolgerà dal 17 al 20 gennaio 2013 ◆ www.formex.com - www.designhousestockholm.com www.linum.se - www.spritmuseum.se MarinaC sta per Marina Colombo, giovane imprenditrice milanese che ha recentemente aperto un elegante showroom in una delle vie più centrali di Milano dove riceve, solo su appuntamento, i clienti per proporre le sue esclusive collezioni. Lo showroom si sviluppa su due piani in un bel palazzo d’epoca di via Moscova dove già dalle vetrine espositive su strada si intuisce la filosofia di MarinaC - Home Couture Italiana. In una atmosfera ricca di charme ma volutamente informale vengono proposti tessuti di altissima qualità quali il cotone, il raso di cotone, il lino, l'esclusivo lino cotto (un'interpretazione di quello ‘stropicciato’), la spugna e i velluti dagli intriganti abbinamenti, anche arricchiti da monogrammi ad hoc. Ecco quindi le tovaglie, set americani, runner e tovaglioli realizzati in cotone, lino e lino cotto, abbinati anche al delicato e romantico pizzo sangallo, ideali sia per le tavole più formali che per quelle al mare, in campagna o in barca, in una miriade di colori e combinazioni. E ancora copripiumini, copriletti, lenzuola, federe, cuscini: il letto declinato in vari mix di tessuti - ancora cotone, lino, lino cotto e boutis - completato da morbidi e caldi plaid in alpaca o lana merino. E poi teli da bagno, lavette e tappetini realizzati in lino o in morbida spugna di cotone altamente assorbente con bordi in lino o cotone coordinabili. Ulteriore tocco di unicità viene dato dagli esclusivi monogrammi ricamati in varie dimensioni ideali per un regalo raffinato. Da sottolineare la possibilità di realizzare anche significativi progetti di arredamento su misura per yacht e boutique hotel ◆ www.marinac.it

design Sophia Wallgren Keramik



118

M AGA ZINE

Il d esign per m il le e una notte

sCintillanti e Preziosi, arredi, ComPlementi e bijou Pensati Per i giorni di festa aCCendono la fantasia dei fashion designer Che ProPongono oggetti e Cadeau Per farCi sognare di Vittoria di Venosa

C C

Rosenthal incontra Versace - Bright Christmas

on il solstizio d’inverno (21 dicembre 2012) si entra ufficialmente nella stagione più attesa: gli appuntamenti più glamour, il piacere dello shopping, le partenze per lidi lontani e distese di neve. Tutto contribuisce a sollecitare l’acquisto di qualcosa di veramente unico, esclusivo che riflette il nostro ‘attimo fuggente’ compulsivo, per avere qualcosa che dovrà segnare per sempre un momento speciale, che si tratti di un importante regalo o di un piccolo bijou. Un carrellata di proposte che partono dallo splendido servizio Bright Christmas della collezione ‘Rosenthal incontra Versace’ caratterizzato da motivi geometrici in bianco e oro su sfondo rosso intrecciato al motivo iconico greco, simbolo espressivo della famosa casa di alta moda. Scintillante anche la proposta di Christofle che quest’anno propone per Art de Vivre, la linea di candelabri e vassoi Transatlantique, in omaggio al periodo d’oro dei viaggi sulle navi a vapore quando monsieur Christofle attraversò per la prima volta l’Atlantico a bordo sul mitico Normandie. Il tema chiave invece dei bijou di Christofle è scolpire in tutte le sfaccettature la fluidità delle forme come le Gouttes disegnate dalla fashion designer Peggy Huyn Kinh, che richiamano il rivisitato stile Art Nouveau. Piccole gocce che illuminano il viso con discreta eleganza. Sempre per il living ecco i versatili servizi di Baccarat che riprendono lo stile sfavillante del cristallo. Come non innamorarsi dello zoo creato per la Maison nel 2011 da Jaime Hayon, tre piccoli animali: un cucciolo d’orso, una scimmietta


119

M AGA ZINE

WGnewtrend Lord bufalo

Wedgwood set luxury

e un’anatrella in cristallo e porcellana cromata, rivisitati con semplicità e leggerezza. I vasi e i bicchieri Variation creati da Patricia Urquiola, disponibili anche con la base laccata in verde acido, sembrano invece delle vere piccole sculture componibili per sorseggiare dei cru d’annata. Anche la collezione di flûtes Fiocchi di Neve in delicato cristallo proposta da Waterford Crystal richiama il sofisticato glamour dei brindisi di fine anno soprattutto se la cena placée viene offerta su pregiati piatti di porcellana di Wedgwood e illuminata dalla Luce Volante di Ingo Maurer, un’eterea lampada sospesa sulla tavola che vibra nell’aria. Per incontri più intimi, invece, perché non regalarsi momenti intensi sorseggiando il caffè nelle nuove tazzine in versione glossy di Mix&Match dall’effetto lucido e preziosa finitura in filo platino di Heriette by Marino Cristal?

Waterford Crystal

Baccarat - Zoo by Jaime Hayon

Heriette by Marino Cristal Mix&Match


120

M AGA ZINE

Sicis Next Art divano Symphonie Christofle Transatlantique

Il tutto sprofondati nell’accogliente divano Longchamp Glamour di Fendi Home, vero capolavoro di artigianalità e tradizione reinterpretato in forma moderna. Per sentirsi unici ecco invece i divani più intriganti e affascinanti dagli schienali artistici e estremi proposti da Sicis per la collezione Next Art disegnata da Carla Tolomeo. Sia Madame Butterfly - dove il mosaico entra nella struttura e nella tappezzeria con una decorazione sofisticata ad ali di farfalla - sia Symphonie, dallo schienale a grandi rose dal colore acceso, sono stati prodotti in edizione limitata di 200 pezzi. In elegante velluto di seta blu con più inserti di mosaico artistico posato a mano dalla sapiente lavorazione dei maestri mosaicisti ravennati di Sicis: un regalo davvero esclusivo! Per alternativi metropolitani ecco il trionfo di disarticolate morbidezze di Sfatto l’avvolgente poltroncina disegnata da Francesco Binfarè per Edra che si propone con un’aria elegantemente usata (sfatta?) come se portasse i segni delle passioni che si sono svolte intorno ad essa … E sempre per urbani metropolitani il divano-isola Pillow Case disegnato da Italo Rota e Alessandro Pedretti per Meritalia, accoglie come naufraghi gli esausti globetrotter che si sono trascinati da una festa all’altra di questa sfavillante stagione. In pratica un divano per uno pensato per due! ◆

Fendi Home Longchamp Glamour

design Meritalia - Pillow Case by Italo Rota e Alessandro Pedretti

Edra, poltrona Sfatto by Francesco Binfarè


li fe style magazine

Anno 4 •

Numero 35 •

Copia omaggio •

Novembre/Dicembre 2012



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.