Io Come Artista_05

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numero 5

www.iocome.it

indira fassioni: domanda igor zanti: risponde gabriele de risi: commenta dina nerino: osserva

dettagli a tutto tondo Elisa Cella

le personali prospettive di

Laura Anna Gusso

geometrie insolite

Stefano Bertolotti

Self-portrait Elisa Cella Anno 1 N.5 Settembre 2011 - Periodico quindicinale - Editore e Proprietario: eBookservice srl C.F./P.I. : 07193470965-REA: MI-1942227. Iscr. Tribunale di Milano n. 324 del 10.6.2011.


ilsommario

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Elisa Cella

Situazione Critica

di Igor Zanti

Domande risposte e approfondimenti su arte, artisti e mercato dell’arte

...punto G

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il punto di vista della gallerista Raffaella Silbernagl

Eventi del ½ mese

- Live, Stage on tour con Giovanni Veronesi

- SAKIA personale di Zhang Xiaotao

Prospettive

Laura Anna Gusso

Boudoir

di Indira Fassioni

Domande irriverenti a Aurore Delpau

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numero

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Dettagli a tutto tondo

Geometrie

di Stefano Bertolotti

Le civette

Si muove o non si muove? “Eppur si muove!” di Nadia Ginelli

The Waves

di Dina Nerino Geometrie interiori

Nè in cielo Nè in terra

di Gabriele de Risi Storie di ordinaria follia.

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Per un gran lasso di tempo ho amato in maniera smisurata tutto ciò che era simmetrico, dagli arredi ai quadri ma era, ovviamente un limite e, adesso, che mi posso godere forme in libertà non posso che ammirare la ripetitività circolare di Elisa Cella che con tanti piccoli ovuli decora le forme di vita più complesse. Le prospettive di Laura Anna Gusso e l’occhio magico di Stefano Bertolotti. Pongo l’accento su due nuove rubriche “le civette” dove Voi mi raccontate le mostre che avete visitato e “Dal punto G” di Raffaella Silbernagl che da ottima gallerista e spettatrice esperta del mondo dell’arte ci racconta i vizi e le discordanze dell’ultimissima storia dell’arte. GMG “Non si può dire, dunque, che la matematica ci insegna a contare? Ma se ci insegna a contare perché non ci insegna anche a confrontare tra loro i colori?” L. Wittgenstein

editoriale

giacomo momo gallina

La matematica l’ho sempre odiata come la fisica, la geometria e la chimica. Non c’era nulla da fare, il mio povero fratello (ingegnere) le ha provate tutte ma niente: due mele più due mele facevano 4 mele. Che qualcuno attribuisse un valore arbitrario alla variabile “x” mi dava proprio sui nervi, non sopportavo di dover studiare parabole con asintoto + o – infinito…chi poteva erigersi a dare una cosa per convenzione?...no, non ci stavo. Ovviamente mi fecero fare il liceo scientifico col risultato che ottenevo voti strepitosi in italiano, storia e filosofia ma il 3 fisso in matematica, fisica o chimica ma come in tutte le più belle storie, il mio happy end si svelò quando un mio collega insegnante mi mostrò la magia della struttura perfetta di un fiocco di neve, la sezione aura, i frattali, Russell, Ludwig Wittgenstein e così via ho iniziato a rivedere la matematica come la geometria in maniera totalmente diversa.


Dettagli a tutto tondo.

Elisa Cella

Divido i miei lavori in due gruppi che si spingono in due direzioni indagativoespressive diverse: Topologia Sensoriale e Complementare.

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Complementare I lavori appartenenti a “Complementare” sono tutti gli altri: cosmologici, biologici, chimici, matematici. Emergono le fascinazioni dei miei studi scientifici, lo stupore di fronte al sottile confine fra vita e non vita, l’emozione nei confronti della bellezza della scienza, il mistero dell’apertura di nuovi orizzonti di pensiero.

Artista Elisa Cella

Topologia Sensoriale Una topologia, in matematica, è un ente matematico che descrive la forma di un insieme, elencandone i sottoinsiemi. I lavori appartenenti a Topologia Sensoriale sono quelli in cui compare il corpo o le sue parti ed in cui rappresento sensazioni ed emozioni in tutta la loro fisicità, partendo dalla considerazione che l’emozione coincida col luogo dell’emozione. Credo che le emozioni - sensazioni siano il modo attraverso cui il corpo dialoga con se stesso. In continuo scambio ed elaborazione con l’esterno e con l’interno, questo sistema complesso è tutt’altro che perfetto e ben adattato. Spesso s’inceppa, non riconosce i suoi stessi segnali, li mistifica. Disegno e dipingo sineddoticamente la crisi che ne può derivare. I miei lavori trattano stati di coscienza e stati depressivi. Elisa Cella


Details all round.

Opera di Elisa Cella

I divide my works in two groups that push in different investigative-expressive directions : Sensorial Topology e Complementary. Sensorial Topology A topology, in matematics, is an entity that discribes a set shape, listing its subsets. Works belonging to Sensorial Topology are those where body or its parts compares and in witch I represent sensations and emotions in all their phisicity, foresmuch as emotion coincides with emotion site. I believe that emotions - sensations are the way throughout the body dialogues with itself. In continuous exchange and elaboration with outside and inside, this complex system is anithing but perfect and well adapted. Often it binds, it doesn’t recognize its own signals, it mystify them. I draw and paint as a synecdoche the crisis that can come from. My works treat conscience states and blue funks. Elisa Cella

Complementary Works belonging to Complementary are all the others: cosmological, biological, chemical, mathematical. It emerges fascinations of my scientifical studies, amazement in front of the thin edge between life and notlife, emotion in front of the beauty of science, mystery of the opening of new horizons of thought.


Artista

Elisa Cella


Perché i pallini? I pallini inanellano la mia ossessività, sono stata un uovo tondo, racchiuso in un utero che mi avvolgeva come uno spazio sferico; sono comparsa nel mondo attraverso un’apertura circolare per poi ritrovarmi su un pianeta sferoidale in orbita ellittica attorno al sole e in rotazione sul proprio asse… I pallini sono il modulo in rappresentazioni di eventi modulari come il corpo umano, che io vedo nella sua intima natura di organismo pluricellulare e che, così come il reale, è composto di molecole, atomi, quanti, fotoni… Sento una lontana affinità con la tradizione delle arti cosiddette minori e tipicamente femminili: ricami, merletti, uncinetto, maglia, tombolo… lo zero in matematica è approssimativamente un cerchio ed il simbolo dell’infinito è un cerchio ritorto mi affascina l’idea di una schiuma quantica come substrato di tutta una realtà che, in ordini di grandezza incredibilmente piccoli, si trasforma nel luogo delle turbolenze schiumose come tutti i neonati, il cerchio è stato la prima figura geometrica che ho riconosciuto e poi amato, individuandolo ovunque facilmente nello strano mondo che mi appariva di fronte come nella teoria inflazionaria, l’universo talvolta mi appare un immenso frattale che cresce continuamente, costituito da molte sfere che si rigonfiano e che producono nuove sfere, che a loro volta ne generano altre…

mi affascinano gli acceleratori di particelle che sono anelli… i pallini inanellano la mia ossessività.


Mathematics is an important role in my work: a taxonomic level, as inspiring as mindset, as a form of departure, as a control.


La matematica ha un ruolo importante nel mio lavoro: a livello tassonomico, come ispirazione, come forma mentis, come modulo di partenza, come controllo.


Artista

Elisa Cella


WHY CUE-BALLS? cue-balls convoy my obsessiveness I have been a round egg, held in an uterus that enwrapped me like a spherical space; I appared in the world throughtout a round hole to recover myself on a spheroidal planet in elliptical orbit around the sun and in rotation on its own axis… cue-balls are the modulo in representation of modular events such as human body, that I see in its intimate nature of multicellular organism and that, like the whole reality, is composed by molecules, atomies, quanti… I feel a distant affinity with tradition of arts socalled minor and tipically feminine: broideries, lace, crotchet, knitting, podge… Zero in mathematics is approximately a circle and the simbol of infinitive is a circle retorted. I am fasinated by the idea of a quantic foam as a substrate of all reality that, in unbelievably little order of magnitude, turn into the place of foamy upheavals. like all newborn, circle was the first geometric shape I recognised and loved, individuating it esily everywhere in the strange world appearing in front of me. like in inflationary theory, at times the universe appares to me an immense fractal that grows continously, costituted by several spheres that blow up and produce other new spheres, that in turn create others…

cue-ball convoy my obsessiveness.


situazione

critica

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Cambio gomme Inevitabilmente il “Magico” mondo dell’arte risente, ha risentito e risentirà della crisi. Sono anni, oramai 10, che gli inizi stagione sono martoriati dallo spettro della catastrofe. Ogni settembre, tornando dalle vacanze, manca un po’ il respiro pensando a cosa succederà nel futuro. Si aspettano le prime aste, le prime fiere, le prime mostre per poter decretare lo stato di salute del mondo dell’arte.

Igor Zanti

In Italia la situazione si prospetta tragica: il già esiguo intervento istituzionale e i pochi fondi a disposizione per l’arte contemporanea saranno ulteriormente ridotti dai tagli della manovra e le gallerie private che sosten-

IGOR ZANTI


e

Facciamo questo benedetto cambio gomme all’inizio del giro e con un po’ di ottimiI smo...

gono il sistema, temono, giustamente, cali e disastri finanziari. C’è un rimedio a tutto questo? Ma credo proprio di si, ed il rimedio è fregarsene, andare avanti, lavorare; di solito i periodi di crisi sono quelli culturalmente più vivaci. Metà dei capolavori del passato sono nati tra epidemie, guerre, razzie di lanzichenecchi, attentati, la stessa Firenze dei primi del Quattrocento non era propriamente un luogo sereno e tranquillo. Facciamo questo benedetto cambio gomme all’inizio del giro e con un po’ di ottimismo non è detto che una volta per tutte, il gran premio lo vinciamo anche noi...


Gentile Igor Zanti, ho appena finito il liceo artistico e sto pensando di iscrivermi all’accademia di belle arti perché “ da grande” vorrei fare l’artista. Vivo a Torino e pensavo di iscrivermi nella mia città. Volevo un suo parere su questa Accademia. Francesco Santia, Torino Gentile Francesco, l’Accademia di Torino è un ottima scuola, con ottimi insegnanti, forse una delle migliori di Italia. Nel tempo ha formato artisti molto interessanti come, recentemente, i giovanissimi ma geniali The Bounty Killart, che proprio all’Accademia di Torino si sono conosciuti ed hanno iniziato il loro percorso. Vorrei però ricordarle che l’accademia è sicuramente un momento importantissimo di apprendimento ma che non fornisce nessuna patente di artista. Essere artista o diventare “da grande” un artista non è, in nessun caso, legato al proprio curriculum studiorum, ma piuttosto a mille altri fattori che sarebbe troppo lungo e noioso elencare in questa sede.

Caro Igor, una domanda, forse una provocazione: come mai è più facile avere contatti diretti con artisti e designer stranieri di grande fama piuttosto che con gli italiani, che preferiscono nascondersi dietro assistenti, curatori, galleristi? Giacomo Gallina, Milano Caro Giacomo, come ben sai, più la divinità è nascosta da un velo di inarrivabile misticismo, più aumentano i proseliti. In Italia in molti casi vige la sindrome del mago di Oz. Non so se ricordi il film o il romanzo dove il temuto mago che parlava con voce roboante e apocalittica agli improbabili abitanti della Città di Smeraldo, si rivela essere, infine, nulla di più di un insignificante ometto che con giochi di prestigio ottiene ammirazione e timoroso rispetto. L’apparato scenico è sempre servito per nascondere l’inconsistenza o per celare le proprie insicurezze. Un assistente solerte e un po’ spocchioso, un gallerista criptico e riservato, possono, talvolta, più di una bella mostra in un importante spazio museale….Talvolta….

IGOR ZANTI



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...Punto G il punto di vista della gallerista Dove si comprano le opere d’arte? G come Galleria Stranamente sinonimo della parola tunnel, è in uso in tutto il mondo, almeno per quello che riguarda le principali lingue di origine europea, galerie, gallery, galerie, galeria … ultimamente però in Italia si parla sempre più spesso di “spazio”, “è un bello spazio, hai un bello spazio” quasi che l’ancestrale sacralità ormai legata alla parola galleria, avesse preso un senso disturbante ed antipatico. Ebbene spazio sia … luogo di autentiche odissee … quello dove gli artisti si presentano e non gli vanno bene le pareti, se ci sono i binari perché vogliono lo spazio asettico (e si comprassero l’insetticida), se non ci sono perché non sanno piantare i chiodi (a soccorrere l’immancabile marito della sottoscritta che possiede il fluido per i muri) … certe mostre sono così complicate da sembrare autentiche missioni spaziali … ma andiamo avanti.

Il gallerista con la sua conoscenza pluriennale del mercato dell’arte, sa ben consigliare gli aspiranti collezionisti, guidandone le scelte con competenza, ferma restando l’unica vera regola che dovrebbe essere seguita da entrambi: l’opera d’arte deve piacere.

Tutto questo in un mondo ideale visto che oggi i quadri si acquistano: da Ikea, le Roy Merlin, su ebay, tramite l’amico dell’ amico che ha un amico parrucchiere che dipinge, alla galleria dei falsi d’autore che, ti dicono che li ha fatti il computer, ma nella realtà li dipinge un cinese sottopagato di Tjanjin che ne fa duecento al giorno per 10 dollari, al mercato di Spotorno del sabato sera, al ristorante, perfino alla festa dell’unità o alle aste di beneficenza in chiesa… Nulla sarebbe se a un certo punto i dubbiosi collezionisti, non facessero capolino timidamente in galleria a mostrare ai malcapitati aspiranti venditori di quadri, i loro fieri acquisti per un giudizio, l’unico possibile è il diplomatico “…se vi piace …” La galleria, o spazio che dir si voglia, Tuttavia la riflessione che sorge spondovrebbe essere il luogo dove si vendo- tanea è “perché a comprare la carne no le opere d’arte. vai dal macellaio e non dal vicino che


alleva piccioni viaggiatori, e invece per comprare un quadro vai ovunque salvo dove dovresti andare, cioè da un serio professionista che fa questo lavoro?” Siamo fuori dal tunnel del divertimento! Parliamoci chiaro credo che la disaffezione della gente comune per lo spazio galleria, dati da lungo tempo e sia in gran parte dovuto alla spocchia di molti colleghi che mi hanno preceduto. L’arte non è per tutti … mi sentivo dire quando ho iniziato, ma perché mi sono sempre chiesta? Lo scopo di un’azienda non è forse quello di diffondere il più possibile il proprio prodotto sul mercato. Sembravano averlo già capito in epoca Liberty e negli anni ‘60. Anche oggi non è forse ambizione della street art, rendere l’arte disponibile per tutti, spesso e volentieri baipassando proprio le gallerie? E non siamo, in quanto galleristi andati su una strada esattamente opposta relegandoci in un elitarismo autoreferenziale, creando e sostenendo un mercato largamente incomprensibile ai più, per gratificare un collezionismo modaiolo che così facilmente è passato dal sentirsi “fico” in galleria all’ inaugurazione, da “Milano da bere”, anni 80, al comprare esclusivamente nelle case d’asta internazionali? (e vuoi mettere poter dire all’amica sulla spiaggia di Santa “Carina

vero!... l’ho comprata all’Italian Sale di London Sotheby’s”) Se a questo si aggiungono la pletora di nomi presentati una volta soltanto da cosiddette grandi gallerie in fiere e mostre, come autori su cui investire, e poi abbandonati come naufraghi su scialuppe non troppo di salvataggio, si può capire come siano stati gli stessi vizi del mercato a creare dubbi e disaffezione nei collezionisti. A tale proposito per accogliere i numerosi naufraghi davvero meritevoli, travolti dalle onde capricciose del mercato, mi è stata suggerita la creazione di un “isola dei famosi” per artisti quasi dimenticati. Attendo suggerimenti per candidati che siano disposti a sottoporsi a dure prove di sopravvivenza … Raffaella Silbernagl

www.undergallery.it


...Evento

Silbernagl & Undergallery presentano, a cura di Mario Manduzio:

Davide Mancosu

For the love of spinach dal 29 settembre al 22 ottobre


La galleria Silbernagl & Undergallery è lieta di presentare, nella sede di via Borgospesso 4 Milano, la nuova mostra personale di Davide Mancosu. Una volta di più l’artista ci sorprende per l’originalità del contenuto delle sue opere. Ha seguito con successo il percorso artistico legato al fumetto manga e all’ arte di Takashi Murakami, ci ha sbalordito, riproducendo in chiave ironica una serie di celebri “icone” del mondo femminile, con le loro folli abitudini dallo shopping sfrenato ai botox party, ci ha divertito e riempito i cuori di tenerezza con i suoi Puffi, sulla scia della toy - art e adesso, assecondando quel “fanciullino” pascoliano che è sempre vivo dentro di lui e, ispirandosi ad un personaggio mitico legato al mondo dei cartoon, estrae dal cilindro l’amatissimo Popeye, con la sua inseparabile pipa e l’immancabile e indispensabile scatola di spinaci. Mancosu, partendo da una riflessione sul vivere, con la vulcanica intuizione che lo caratterizza, arriva alla conclusione che il tempo, lungi dall’essere oggettivo, ha una dimensione soggettiva ed interiore. Guardando dentro di sé, laddove il tempo sedimenta le esperienze della vita, felici e meno felici, e trascorrendo dona loro la giusta dimensione, ciascuno di noi può trarre nuova linfa vitale Questo è quanto Mancosu ci suggerisce con la sua immancabile ironia osservando che, mai come oggi, sia necessario essere dei “top performer”. Ognuno di noi potrà dunque identificarsi con il “forzuto marinaio”, eroe di tante generazioni, e, nel momento del bisogno attingere alla propria interiorità, trovando aiuto nella propria personale scatola di spinaci.

Vernissage: giovedì 29 settembre ore 18.00 Via Borgospesso 4 Milano Orari: da martedì a sabato dalle ore 11 alle ore 19 Per informazioni 0276014944 - 3482202587


Live! L’arte

incontra il Rock ed anche il cinema a Prato

17-18 settembre 2011 Ingresso: libero

aperta dalle 9.30 alle 17.30

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Informazioni: Giovanni Veronesi

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La selezione dei candidati che potranno prendere parte allo Stage si terrà il 12-13-1415-16 settembre 2011, dalle ore 9.30 alle ore 17.30 nell’auditorium del Museo Pecci. Lo Stage, al quale potranno partecipare i candidati selezionati si terrà il 17-18 settembre 2011 dalle ore 9.30 alle ore 17.30 presso il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato.

Contatti:

Gianluca Bertoletti - responsabile del progetto Stage on Tour Cell. 345-1247940 Roberto Bigherati - responsabile tecnico RB Casting Ufficio stampa Centro Pecci Silvia Bacci, arte contemporanea Luigi Pecci Tel. + 39 0574 531828 | Fax +39 0574 531901 www.centropecci.it

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evento

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nazionale

eventi del ½ mese Stage on tour con Giovanni Veronesi

Giovanni Veronesi, sceneggiatore, regista e attore cinematografico pratese, affronterà a settembre il suo primo lavoro nella sua città: dall’incontro fra il regista toscano, Valdemaro Beccaglia e Marco Bazzini, presidente e direttore del Centro Pecci, nasce l’iniziativa che darà la possibilità ad un gruppo di 40 aspiranti attori e registi di partecipare ad uno stage di due giorni completamente gratuito che vedrà altresì la partecipazione di attori famosi. Le selezioni avverranno dal 12 al 16 settembre nelle sale della mostra LIVE! L’arte incontra il rock. Lo stage invece si terrà il 17 e 18 settembre. Quello di Prato è il primo di una serie di stage che si terranno in tutta Italia: tutta l’operazione sarà seguita da LA7 che ne realizzerà una trasmissione. Coloro che non saranno selezionati potranno comunque assistere come uditori. Il regista pratese sta sostenendo da tempo e in maniera forte il Museo Pecci, definendolo addirittura; “la cosa che mi piace di più di Prato”. Veronesi si è detto davvero entusiasta di iniziare questo progetto proprio dalla sua città.


evento

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Locandina ufficiale della mostra

internazionale

eventi del ½ mese


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SAKYA dal 20 agosto al 10 ottobre 2011

WhiteBox Museum (Pechino)

Personale di Zhang Xiaotao a cura di Cecilia Freschini Dal momento in cui le discipline artistiche, scientifiche e tecnologiche hanno iniziato a interagire fra loro, si è sviluppato un enorme potenziale innovativo in grado di produrre modifiche sostanziali non solo nel significato, ma anche nella sostanza stessa dell’arte. Il nuovo pensiero visivo è, ora più che mai, straordinariamente flessibile e capace di spaziare in limiti incredibilmente più vasti rispetto a quelli conosciuti prima. Confrontarsi con questo cyberspazio implica l’avventurarsi in territori sconosciuti e si rende necessario modificare e cambiare molti di quei parametri ormai dati per assodati. In questo particolare momento, la Cina sembra proprio essere il territorio più idoneo per ogni sorta di sperimentazione. Zhang Xiaotao, consapevole di queste dinamiche, da anni, incentra il suo percorso artistico sulla società e attraverso l’uso del digitale, apre nuove prospettive legate sia al futuro, ma soprattutto analizza e indaga il significato del nostro passato e presente. Sakya è un progetto di ricerca, iniziato nel 2007, che si avvale di suggestioni provenienti da diverse discipline: tibetologia, archeologia, antropologia, buddhismo tibetano, politica regionale... ma anche tecnologia, scienza e biologia. Si tratta di una sfida complessa che ha portato Zhang a toccare nuovi campi di studio e sperimentazione. Qui, l’artista analizza il paradosso fra il trascendente e la realtà materiale, portando lo stato religioso tibetano a confrontarsi con la cultura attuale. Secondo l’artista il fulcro del problema è che viviamo invischiati capricciosamente in un mondo fatto di cose: un bel miraggio nel deserto in cui il nostro spirito vagabondeggia disorientato. Quindi la questione di massima urgenza per Zhang Xiaotao è quella di prendere profondamente in considerazione è il ripristino dell’anima. Egli ritiene, infatti, che la ricostruzione dei costumi e dei valori basati sulla fede sia il primo step da affrontare. “L’arte creata all’insegna di un forte credo e dello spirito è senza tempo. L’artista dovrebbe sempre conservare un posto nel suo cuore per la spiritualità, perché l’arte è la religione personale dell’artista e il suo lavoro è quello di seguire il cammino della trascendenza” [Zhang Xiaotao]

WhiteBox Museum Beijing, Dashanzi/798 Art District, B07, 2 Jiauxianqiao Lu, Chaoyang District Cecilia Freschini, Contemporary Art Research www.798whitebox.com



Vuoi aderire come Artista? Che tu sia scultore, pittore, fotografo, designer... puoi acquisire maggiore visibilità pubblicando su “Io come Artista”

Partecipa è gratis! Fatti conoscere!!! scrivi: g.gallina@iocome.it


Prospettive

5 Laura Anna Gusso

Nata a Caorle nel 1977. Cresce in un paesaggio lagunare e poetico. Fin da bambina viene indirizzata al disegno e all’architettura dal padre che riempie le attese dei pranzi disegnando con le chine profili di città sui piatti di portata. Si trasferisce a Milano per iniziare gli studi di architettura, attratta da una dimensione più urbana rispetto ai lidi veneziani. Ricerca la comprensione del “mestiere” attraverso esperienze di collaborazione con personalità dell’architettura d’impronta diversa: da maestri Milanesi, quali Umberto Riva e Cino Zucchi, all’esperienza più internazionale a Barcellona, dove lavora per lo studio associato Richard Roger e frequenta un Mba sugli spazi pubblici e il concetto di città contemporanea. Rientrata a milano nel 2007 apre il suo studio di architettura, cerca nei suoi progetti di mediare la passione per il disegno con la natura dello spazio costruito, nella continua ricerca dello svelamento di quell’abitare che risiede nell’essere dell’uomo. Born in 1977 in Caorle (Venice).Grows up in a poetic lagoon landscape. Since her childhood, Laura was introduced by her father into the world of design and architecture, as he drew profiles of cities even on food platters at home in between courses. She moves to Milan to begin her architecture studies in 1996, attracted to a more urban context rather than Venetian beaches. She seeks to understand the profession’s nature through her work with different personalities of the world of architecture: from the masters of Milan Umberto Riva and Cino Zucchi, to the more international experience at the studio of Richard Rogers in Barcelona, where she also attends an MBA on public spaces and the concept of contemporary city. Back in Milan in 2007, she opens her own architectural firm, attempting to mediate through her projects between the passion for drawing and the nature of built space, in the continuous quest for the unveiling of the concept of living which resides in every man.

Architetto

Laura Anna Gusso



>> Viene cosÏ realizzato un grande salone, dove insiste un volume funzionale, costituito da bagno cucina e guardaroba. Le finiture sono trattate con grande semplicità , dallo smalto bianco con cui è verniciata tutta la casa, al rovere sbiancato del pavimento al battiscopa realizzato in acciaio satinato, tutto è pensato per ridare luce a una tipologia tendenzialmente scura.

Architetto

Laura Anna Gusso


Casa Milanese: Piccolo appartamento Lungo i Navigli che viene ristrutturato nel 2010 cercando di rintracciare il senso dello spazi nascosto dalle modifiche effettuate dai precedenti proprietari, l’appartamento di 70 mq viene ripulito di tutti gli elementi nn strutturali, tavolati e cannucciati: ritrovando nicchie,e rivitalizzando il soffitto in travi rivelando uno spazio piÚ contemporaneo, e funzionale. >>


architettogusso@


Architetto

Laura Anna Gusso

@gussoarchitetti.com

Ampliamento di un albergo con Spa e piscina all’ultimo piano, che è stato completato con una struttura a botte in zinco titanio e vetro per limitare l’altezza del volume richiesto dal cliente, e per armonizzarsi con il contesto veneto palladiano.




Indira Fassioni

Boudoir

Indira

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into.net p s sa


intervistando Aurore Delpau

autoscatto

Aurore Delpau, nata nel 1979 in Francia. Dopo il liceo artistico in Francia, si trasferisce per studiare arte in Italia e poi in Spagna. Si laurea in accademia di belle arti nel 2003. La sua ricerca è basata sul corpo in particolare sul suo. Su una ricerca di identità propria dentro le frontiere carnali. Un corpo/campo, oggi, mutabile e modificabile all’infinito. Ha lavorato per 10 anni sul corpo di sua sorella gemella e il suo. Privilegia il linguaggio fotografico non solo come tecnica, ma come specchio illusionistico di una finzione della realtà. è un’arte esistenziale la sua. Da 20 anni realizza mostre personali e collettive in Europa, tra Spagna, Francia e Italia.


intervistando Aurore Delpau

Che cos’è per te l’erotismo? L’erotismo è desiderio e attrazione, ma anche “vuoto” e mancanza di cui si ha fisicamente o spiritualmente bisogno o voglia. Per me non esiste nessuna forma di perversione nella mia relazione con l’erotismo, l’amore e l’erotismo sono strettamente legati tra di loro. In rapporto anche alle tue attività artistiche, qual è il senso, tra i cinque, che utilizzi maggiormente per ricevere vibrazioni erotiche? Dipende, maggiormente è la vista ad essere stimolata. Ma un senso non rimane mai isolato a lungo dagli altri. Da un input dato ad uno dei sensi si scatena una valanga di stimoli sugli altri, legati alla memoria personale e collettiva di ognuno di essi. Da una visione puoi sentire un odore o un sapore per esempio. Quanto e quali tipo di pulsioni erotiche sublimi nelle tue attività artistiche? Di base non considero la mia ricerca artistica come erotica, chiaramente se consideriamo l’erotismo come desiderio, possiamo parlare nel mio caso di autoerotismo, di esplorazione di se stessa dentro se stessa, dentro un oggetto/ corpo in continua ricerca di identità e di evoluzione.

Che cosa accende la tua fantasia erotica? quale particolare ti colpisce di più, eroticamente, in una persona del tuo stesso sesso, e in una del sesso opposto? Oppure si tratta di situazioni particolari? Credo che ogni situazione sia singola e unica. Dipende da troppi fattori miei e altrui. Quello che accende principalmente la fantasia erotica, si basa su vari binomi, tra il possedere e il volere, il raggiungibile e l’irraggiungibile. L’ erotismo è reale, la fantasia perde ogni valore nel momento in cui si concretizza, in francese si parlerebbe di “fantasme” che è una visione erotica immaginaria. Per esistere non si deve realizzare.


Hai mai messo in pratica alcune delle tue fantasie più inconfessabili? Quando metti in atto le tue fantasie, devi essere cosciente che nel momento in cui le realizzi non esistono più come fantasie, ma si modificano in un’altra forma. È come un pacchetto regalo, lo apri e, 3 possono essere le reazioni: all’altezza delle aspettative, di più o di meno. Penso di aver sperimentato le tre situazioni. Qual è, secondo te, il rapporto tra erotismo, più cerebrale, e sensualità, più carnale? L’erotismo può essere un atto fine a se stesso, può essere sia cerebrale che sensuale e/o carnale. Per me non c’è sesso senza erotismo, ma c’è erotismo senza sesso. Ogni artista è un voyeur: cosa ne pensi? Siamo tutti dei voyeur. Nel mio caso creo una “finestra” sulla mia sfera intima, regalando allo spettatore questo privilegio. Quali sono secondo te, le “vere” perversioni erotiche? Di quali subisci il fascino, artisticamente parlando? Per me il perverso e l’erotismo sono due cose distinte. Artisticamente mi affascinano molto i limiti e le barriere che pone il linguaggio e la società per definire e definirsi. Quindi, suppongo che molti dei miei comportamenti artistici e non, potrebbero essere intesi come perversi e/o erotici. In quale atmosfera trovi più fecondo fare l’amore? Non c’è nessun punto di contatto tra una e l’altra, o forse uno, il mio corpo.

Seconde te esiste la volgarità nell’erotismo? Per me no. Poi sono parole, quindi definizioni, dove ogni individuo pone i propri limiti e frontiere. Potrei dire che dove inizia la volgarità nell’erotismo, inizia la pornografia, iconograficamente parlando. Il senso del peccato o, all’opposto estremo, il libertinaggio più sfrenato rendono la vita erotica e creativa migliori? Il peccato come il libertinaggio sono termini strettamente legati alla religione e alla morale, lontane da me. È la libertà, il desiderio e la fantasia a migliorare la vita erotica e creativa.


Geometrie

Fotografare come pretesto per trovare l’insolito nel solito. Osservare ciò che è conosciuto, noto e quasi scontato scoprendone aspetti nuovi, trovare un senso che prima era celato dall’abitudine.

o Stefan

tti

Bertolo

Da sempre intrigato dall’aspetto visuale degli oggetti, dal legame tra forma e funzione seguo Architettura al Politecnico di Milano mentre mi avventuro nel mondo della progettazione delle interfacce scoprendo il web ai suoi albori nel 1994. Anche dopo oltre quindici anni di attività nel campo delle ICT a differenti livelli, quando posso cerco di “disegnare” quell’aspetto magico dei dati che permette all’utente di interagire con essi...lo strato visuale. La fotografia mi ha fornito il pretesto per estendere ed evadere dal concetto di design dell’interfaccia, di slegarmi dallo strato di utilità per seguire l’emozione più che la ragione. L’immagine non è assoggettata al fine di permettere l’interazione macchina utente, ma si libera, sfugge ai vincoli e diventa interfaccia di se stessa, si mostra libera da lacci e briglie. Fotografare come possibilità di evasione e allo stesso tempo occasione per comprendere un altro livello di lettura della realtà che mi circonda.

fotograf0 Stefano Bertolotti


Geometries

Shooting to catch the unusual in the usual. Looking the known, the almost obvious and discovering new aspects, finding a new point that before was hidden. I was always attracted from objects form factor, from the liaison between form and function. I have studied Architecture at Politecnico of Milan but soon in the 1994 I ventured the world of interface design discovering the world wide web.

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Even after fifteen years of activity, with differents responsabilities, in the ICT field, when I can, I try to design these magical aspect: interaction user/data, the visual layer. Taking pictures has given me the opportunity to extend and escape from the concept of interface design, untie me from the utility layer to follow the emotion more than reason.

The image is not bound by the rules of user-computer interaction, eludes the constraints and becomes the interface of herself free from laces and bridles. Photographing as a chance to escape and at the same time an opportunity to understand another reading level of reality which surrounds me.

RED AssabOne, Charles Kaisin, Design in Motion Exposure: 1/30, Aperture: f/1.7


Inclinazioni – Milano, Isola - High Dynamic Range, 5 shots

fotograf0 Stefano Bertolotti


Pixelated clouds – Milano, Isola - High Dynamic Range, 5 shots


Le onde del tempo – Sestri levante - Exposure: 1/200, Aperture: f/5.6

fotograf0

Destrutturato – Sestri Levante - Hight Dynamic Range, 3 shots


Stefano Bertolotti

Rays of light – Milano, Cso Vittorio Emanuele - Exposure: 1/30 , Aperture: f/1.7

Ossessività – New York subway - Exposure: 1/13, Aperture: f/2.8


Le onde del tempo – Sestri levante - Exposure: 1/200, Aperture: f/5.6

fotograf0

Fai la tua scelta – Sestri Levante, Bagni Sempione - Exposure: 1/2000, Aperture: f/2.5


Stefano Bertolotti

U.F.O. – Milano, Teatro degli Arcimboldi - Exposure: 1/1250, Aperture: f/2.0 Curved reality – Milano, Isola - Exposure: 1/2000, Aperture: f/2.8


Purple rain – Milano, Galleria del Corso - Exposure: 1/320, Aperture: f/1.7

fotograf0

Rays in the light– New York, Guggenheim Museum - Exposure: 1/100, Aperture: f/3.6


Stefano Bertolotti

Intertitial sky – New York, Financial district - Exposure: 1/2000, Aperture: f/8.0

L’abbraccio – Paris, Biblioteque Nationale - Exposure: 1/400, Aperture: f/7.1


le civette Si muove, o non si muove? “E pur si muove!” La celebre frase che molti ritengono sia stata pronunciata da Galileo Galilei durante il processo a suo carico da parte dell’Inquisizione, è in realtà stata detta da Giuseppe Marc’Antonio Baretti, il quale aveva ricostruito la disavventura galileiana in maniera anticattolica per il pubblico inglese in un’antologia pubblicata a Londra nel 1757 (The Italian Library). In tempi più recenti, detta frase, ci riporta alla memoria la canzone “Eppur si muove” di Carmen Consoli, album pubblicato nel 2002, “L’Eccezione”:

Henry Matisse: “Madame Matisse”

Osservate bene questi due dipinti: la persona ritratta è Madame Matisse, ed il pittore è Henry Matisse. Sono palesi alcune differenze: i toni diversi dei colori di fondo, il colore più sbiadito della camicetta e lo sguardo. Ora osservate questi altri due dipinti: il primo è il “Lapin Agile” di Picasso; ed il secondo … anche.

Eppur si muove, malgrado l’inerzia imposta, il dilagante oscurantismo, la dispotica repressione. Ma non solo la Terra, si muove, ma anche l’arte è diventata “mobile” e, soprattutto, “vivente”. Picasso: “Lapin Agile”


Esaminate anche questi due dipinti: quello a sinistra è uno degli autoritratti di Van Gogh; ma anche quello a destra. Con qualche differenza. Si comincia a capire?

Van Gogh: “Autoritratto”

Quelli che seguono sono entrambi “Il figlio dell’Uomo” di Renè Magritte.

Renè Magritte: “Il figlio dell’Uomo”

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Nella realtà, i dipinti “simili” agli originali che abbiamo appena visto, sono quadri viventi. L’artista che ha “portato alla vita” alcuni personaggi ritratti nelle tele più famose, si chiama Chris Channing. Inglese di nascita ma cittadino del mondo, è un mimo, attore e regista che lavora principalmente in Italia. Si è formato alla scuola del Royal Ballet di Londra, e all’Ecole de Teatre Jacques Lecoq a Parigi ed alla scuola di Philippe Gaulier. Da Londra a Parigi - prima di trasferirsi stabilmente a Castelvetro, un piccolo paesino medievale dell’Emilia - durante il periodo di studi presso la scuola Jacques Lecoq ha concepito e messo in scena vari numeri per sé e per altri artisti nei cabaret/varietà tipici parigini, come Madame Artur, Piano Dans La Cuisine e La Scaramouche. Ora lavora quasi essenzialmente come artista indipendente, curando egli stesso, come regista o attore, i suoi spettacoli, con una sua compagnia di dimensioni variabili, o come solista. Tra gli spettacoli in cui lo incarnano come solista, ci sono i “Quadri Viventi”, andati in onda nelle più note trasmissioni televisive: da “Scommettiamo che” a “Tutti gli Zeri del mondo”, passando per “Quelli che il calcio” e “Markette”. La ricerca artistica e dei materiali da utilizzare è effettuata interamente da Chris: con l’uso sapiente del trucco e di parrucche, >>


Photo: Chris Channing

>> con gli abiti dipinti da lui stesso, e con i fondali realizzati tramite finte prospettive, Chris si trasforma: il modello scelto dal pittore per essere immortalato nel tempo non è più solo gouache od olio, ma viene tramutato in carne ed ossa. Chris si appropria della personalità, dell’anima, del modo di essere del soggetto e lo riporta in vita. È come se lo rendesse immortale; un’immortalità già donata dal pittore stesso, ma non sufficiente a rendere giustizia al modello. È l’unico artista in Europa che propone i “Quadri Viventi”. Mette in scena l’illusione ottica di veder trasformare il ritratto che da bidimensionale diventa un personaggio tridimensionale; uno spettacolo raro fissato in un’istantanea divertente. A volte a Chris chiedono l’immobilismo;

Quadri Vivi solitamente non lo fa. Questi quadri sono vivi – anche se vivono in modo lento, strano e normalmente silenzioso. È solo in televisione che chiedono quello che chiama la ‘gag Scooby Doo’, cioè prendere vita di colpo. Tra le sue realizzazioni sono da annotarsi ben due soggetti diversi di Van Gogh e di Leonardo Da Vinci, un Braque, un Picasso, un Lautrec, un Matisse … Tutti i personaggi di Chris hanno una velata ironia, tranne che per l’interpretazione della “Gioconda”, che è un numero comico, adattato anche a pièce teatrale. Per ulteriori approfondimenti vi suggeriamo di vedere detti Quadri Viventi direttamente dal sito dell’artista: www.chrischanning.net Nadia Ginelli


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Dina Nerino The Waves Photo by Dina Nerino

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Geometrie interiori. La valigia con cui salii sull’AV9555, quel giorno, pesava più delle solite volte. Era un parallelepipedo tinto di blu che trascinavo a fatica sugli scalini del treno. Scalini che mi separavano dalla banchina di cemento dalla quale i miei piedi sembravano non volersi staccare. Questo gigante parallelepipedo di plastica e tessuto, dal contenuto ignoto per occhi indiscreti, aveva creato sgomento perfino nel ragazzo che, di sua volontà, decise di darmi una mano: “Accidenti! Non immaginavo pesasse così tanto. Ma cosa hai messo qui dentro? Dì la verità: sei una serial killer e porti con te un cadavere.” Aveva detto proprio così con fare ironico e scherzoso. Ma da me non ricevette nessuna risposta. Accennai, flebilmente, solo un sorriso, lo ringraziai e raggiunsi il mio posto. Collocazione 60, scompartimento solitario con finestrino alla mia destra. Mentre il movimento del treno pareva sempre più avvicinarsi a un accomodante cullare, socchiusi

dina.nerino@gmail.com


gli occhi e ritornai alla quercia di mio nonno che mi ero lasciata dietro e agli occhi di chi, in silenzio, aveva osservato con attenzione i miei infiniti mutamenti, alle mani di lei che la sera precedente al giorno della mia partenza, tenevano ben salde una scatola dalla bella confezione : “ Aprila solo quando sarai a Milano.” Il cubo raccolto dalle sue mani era andato a finire proprio nel mio parallelepipedo e ora viaggiava con me destando la mia curiosità, suscitando un’ansia paradossale che ben cozzava con la mia malinconia di quell’attimo, malinconia che avrebbe voluto che io non

arrivassi, almeno non in quel momento, nella grande città. Ma tra occhiate lanciate oltre il finestrino, rimandi onirici e ricordi di recente costruzione, anche questa volta le cinque ore di viaggio erano volate via. La casa dal pavimento freddo dove appoggiai la valigia, non fu, poi, tanto diversa dalla carrozza in cui avevo viaggiato. Fredda e silenziosa sembrava non essersi accorta del mio arrivo. Mi ignorava così come ti ignorano quelle case che non hai mai reso del tutto tue. >> Photo by Dina Nerino


>> Non mi restava altro che aprire la valigia. Catapultarmi in un vortice spazio temporale differente, ricadere in un altro universo. Estrassi allora la scatola che mi rendeva così ansiosa durante il viaggio. Distrussi voracemente la carta con cui era avvolta, trovandomi di fronte ad un cubo bianco che conteneva al suo interno altri piccoli parallelepipedi , uno per uno rivestiti da carta da regalo.

Ma a pensarci bene, se avessi detto ciò, mi avrebbe guardata con faccia perplessa e mi avrebbe, questa volta, salutato lui.

Un parallelepipedo blu, che porta al suo interno un cubo bianco, che a sua volta ha dentro di se altri piccoli parallelepipedi. Non sarebbe potuto accadere che scartandoli avrei potuto trovare altri cubi e poi ancora altri parallelepipedi, e poi ancora...? Portarsi dietro l’infinito avrebbe forse, tra l’altro, giustificato il peso immane di quella valigia. Avrei potuto rispondere al ragazzo che, in modo buffo, mi aveva dato della serial killer: “No, no. Nessun cadavere qui dentro. Mi porto solo l’infinito. E un binomio di forme geometriche che si alternano inesauribilmente fino a giungere in qualche altro universo.”

Quando la mano destra decise di assecondare i movimenti della sinistra, nello scartare la piccola forma geometrica, mi ritrovai qualcosa di prezioso: un mangianastri, di quelli vecchi che avevano accompagnato tutta la mia infanzia, e una infinità di musicassette, ognuna delle quali portava su di se inciso il nome di un fantasma che, prima di andar via, aveva lasciato una sua traccia sulla terra, a volte quasi divina. Una traccia che, ora, mi avrebbe tenuto compagnia, lì, in quella casa vuota e fredda.

Dina Nerino The Waves

No. In effetti non sarebbe stata la risposta migliore. Intanto, mentre ricreavo scene verosimili nella mia testa, le mie mani stavano ispezionando i piccoli parallelepipedi dalla bella confezione.

“No non ci sono cadaveri qui dentro! Ci sono solo fantasmi. E a volte questi pesano più di corpi morti.” 11:22 Avrei, forse, potuto rispondere così. Ma anche quell’interlocutore era diventato, ormai, nelle mie geometrie interiori, un ennesimo fantasma. Dina Nerino


“Bubbles Universe” by Dina Nerino


Caro direttore come sta? E’ un po’ che non mi fa pressione per scrivere gli articoli di “Io come Artista”. Credo che lei sia un uomo di buon cuore, perchè nonostante continui a provocarla mettendola in ridicolo davanti ai suoi collaboratori riesce a perdonarmi sempre.

Gabriele de Risi

Né in cielo Né in terra

Lo sa che ultimamente c’è un artista che mi fa pressione perchè vuole essere pubblicizzato? Mi chiama ogni notte sui social network, mi invita alle sue mostre in giro per Milano e mi fa trovare teste di cavallo mozzate davanti alla porta. Siccome non lo conosco tanto bene è meglio andarci piano, sennò la prossima volta mi farà fare la fine della rana in autostrada. Lei lo conosce? Si chiama Francesco Scapolatempore, (che spero vivamente non sia il suo cognome) e mi ha incuriosito la sua opera “agnello crocifisso”. L’ho conosciuto ad una mostra che ha organizzato lei e siamo entrati subito in confidenza. In verità mi aveva solo chiesto di fargli una foto e niente più ma si vede che la mia simpatia lo ha abbagliato. Pare abbia la fissa per le pecorelle, ha molte personali all’attivo e si sta specializzando in Arte e Antropologia del Sacro. Uno così vorrei averlo come pittore privato. “Presto disegnami l’ultima cena ma con i commensali in abiti Leopardati” “Voglio una Madonna un po’ più glam rock! Basta questo velo da povera pia!”

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Gabriele de Risi “battitore libero”


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Adesso aspetto che faccia un disegnino per me, magari da appendere in cucina e ricordarmi che gli agnelli a Pasqua e meglio lasciarli con la madre e non nel forno. Mi faccia sapere cosa ne pensa di questo visionario ragazzo...anche perchè le sto scrivendo da una cantina con una catena ai piedi! Non si era capito che mi aveva rapito? Mi vuole fare anche le foto con il quotidiano in mano per chiedere il riscatto! Ma ha sbagliato giornale e ha comprato “Gente” con in copertina Antonella Clerici! Caro direttore quanto è disposto a pagare per la mia liberazione? Ora passo e chiudo, Francesco deve fare la telefonata anonima alla polizia...e si ricordi di chiamare la stampa quando mi liberano!

Dalla collezione “criminal sheep” di Francesco Scapolatempore

Gabriele de Risi Il Portinaio

Gabriele de Risi

www.portinaiodaltrimondi.com


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