Io Come Artista 12

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numero 12

www.iocome.it

La passione che preme di Paola Blasi Cèzanne Il nostro Guy Bourdin di Francesco Scontrini I “Pizzini” di Marco Alcamo

foto by Francesco Scontrini

Anno 1 N.12 Dicembre 2011 - Periodico quindicinale - Editore e Proprietario: eBookservice srl C.F./P.I. : 07193470965-REA: MI-1942227. Iscr. Tribunale di Milano n. 324 del 10.6.2011.


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sommario numero

in copertina

Paola Blasi

L’artista e il suo doppio, pacata e drammatica Artista pag. 6

foto by Francesco Scontrini

Boudoir

di Indira Fassioni Intervistando Kia Ruffato

pag. 24

Copertine

Cover Americane di Giorgio Ginelli

The Waves

di Dina Nerino Immenso e fragile

pag. 56

pag. 30

Eventi

• Gabriele Croppa • 95ma Mostra collettiva

Marco Alcamo I “Pizzini” Designer

pag. 36

Francesco Scontrini Il nostro Guy Bourdin Fotografo

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pag. 40

pag. 62 Le civette

di Nadia Ginelli Cèzanne Les atéliers du Midi Palazzo Reale

pag. 76


Anche questa volta il Natale è passato e lo scenario dei “Parenti serpenti” si è svelato anche questa volta. Come tutte le volte, cerco di trovarne il meraviglioso lato estetico e finisco, grazie ai fumi del terzo brindisi, a volerne scrivere un libro dal titolo “La bottega degli orrori”. Con lo svanire dello stordimento alcoolico, svanisce anche il Natale e con lui i miei sogni artistico-letterari. Appesantito dall’ultimo pranzo già si presenta il fantasma della sera dell’ultimo giorno dell’anno, pressioni a destra e a manca, il desiderio di non voler scontentare nessuno prima, il desiderio di volersi chiudere in un eremo in montagna da solo poi... Meglio non pensarci e accendo la tv: Consigli per il cenone. - cambio canaleDieta post cenone. -cambio canaleLa storia dei cristiani uccisi a un tg. -cambio canale-Televendita. -cambio...Il piccolo Lord -cambio...La Battaglia di Alamo. -cambio-Televendita. -cambio e arrivo a un famoso canale del digitale terrestre e trovo una decoratrice pronta a insegnarmi come fare dei portacandele in maniera assolutamente frettolosa e poco precisa, ok mi arrendo e spengo la tv. Guardo Caterina (il mio cane) appisolata sul divano e la invidio e vorrei appisolarmi con lei...fino all’Epifania!!!

giacomo momo gallina

editoriale

GmG

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Ti auguro di affrontare sfide e vincerle, di sfidare il dolore e superarlo il prima possibile, di gioire delle cose belle e farne la tua forza, ma sopra ogni cosa, ti auguro un amore sincero accanto, che sappia comprenderti e guardarti negli occhi con amore per cio’ che sei. Che sia un Buon Anno Nuovo! (Stephen Littleword)



Paola Blasi e il suo meraviglioso gatto

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Artista

Paola Blasi

Paola Blasi ispira serenità, pacatezza, equilibrio. Parlandole si ha la sensazione di venire trasportati in una dimensione poetica di spessore, profondità, trasparenza, di una persona conosciuta, familiare, e al giorno d’oggi è raro, frantumati come siamo a volte nella mancanza di senso e precarietà dei rapporti. I suoi cieli mi hanno incuriosito per la drammaticità, i contrasti forti, esasperati, presagio di tempeste incombenti, di uragani improvvisi. Ma vi è sempre una luce potente che preme, che squarcia con improvvisi bagliori la dimensione drammatica del cielo. L’artista e il suo doppio, i due lati della stessa medaglia. Ho percepito in queste opere una condizione umana al limite della tragedia finale, la cupezza incombente carica di antichi presagi, ma anche l’eterna speranza di rialzarsi, lottare e salvarsi in qualche modo. È il nostro universo interiore martoriato da antiche ferite, lacerato da ineluttabili contraddizioni, tra il bene e il male, la luce e le tenebre, la vita e la morte. Paola riesce a mettere in gioco queste energie duali, non è facile, e mentre ci guarda attonita, perplessa, ci chiede aiuto, ma tutti noi chiediamo aiuto, qualcuno che ci scaldi e ci dia fiducia. Lascio a lei la parola, ci aiuterà a entrare nel suo mondo. • Roberto Plevano

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Paola Blasi “corsa di nuvole� 2009 - tecnica mista su tela 40x40 cm

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Artista

Paola Blasi

Paola Blasi inspires serenity, calmness and balance. Just by talking to her, you have the feeling of being transported in a poetic dimension of depth, limpidity, of a familiar person, an acquaintant, and today it’s rare - shattered as we are sometimes in the lack of feeling and sensitivity in relationships. Her skies have intrigued me for drama, the strong contrasts, exasperation, an omen of impending storms, sudden hurricanes. But there is always a powerful light that pushes, that breaks through with sudden glare the dramatic dimension of the sky. The artist and her image, the two sides of the same coin. I felt in these paintings, a human condition on the borderline from the final tragedy, the looming darkness full of ancient omens, but also the eternal hope to get up, fight and save yourself somehow. It’s our inner universe tormented by old wounds, torn by inescapable contradictions between good and evil, light and darkness, life and death. Paola manages to play with these dual energies, it’s not easy, and while she looks at us stunned, puzzled, she asks us to help, but we all seek for someone who comforts and gives us trust. Now I let her talk, she will help us enter her own world. • Roberto Plevano

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Paola Blasi “cielo quadrato1” 2009 - tecnica mista su cartone 69x69 cm


Artista

Paola Blasi Da quello che mi raccontano in casa, ho sempre disegnato. Disegno, pittura, musica sono passioni di famiglia. Mio nonno paterno faceva ritratti a matita che sembravano foto, mio padre dipingeva e suonicchia vari strumenti, mia madre è molto brava a disegnare volti femminili, di bambini e fiori. Quindi si può dire che io sia sempre stata spronata all’arte. Ricordo che anche durante le lezioni in aula o davanti alla TV, tendevo ad isolarmi con i “miei discorsi”, quelli tra me e il foglio. E non era un semplice modo per distrarmi, ma il canale attraverso il quale esternare la mia complicata interiorità. Solo crescendo mi son resa conto di quanto poco io comunicassi con il resto del mondo, sia a livello verbale che gestuale. Son sempre stata piuttosto taciturna, riservata, timida e poco esuberante, quindi il disegno prima e la pittura poi son stati mezzi di relazione e confronto, la maniera più naturale per parlare di me… Soprattutto durante l’adolescenza, il periodo più difficile della mia vita, la pittura è stata un’importante valvola di sfogo, tramite la quale urlare in silenzio le angosce, i dubbi, le insoddisfazioni… Soggetti ricorrenti di quel periodo sono figure femminili, un po’ androgine, magre e spigolose, caratterizzate da zone di forte ombra nelle carni scavate e rese con colori

According to what they tell me at home, I’ve been drawing all my life. Drawing, painting and playing music are common passions in my family. My grandfather used to make portraits using pencil, which looked like pictures. My father used to paint and play several instruments; my mother draws very well female and children’s faces, as well as flowers. So we can say that I’ve always been spurred on art. I remember that even during the lesson in classroom, or in front of the tv, I used to isolate myself with my “conversations”, those between me and the sheet. And it wasn’t just a way to distract, but a way through which I externalized my complicated inner. Only after growing up I realised how little I used to communicate with the rest of the world, both in verbal and gestural way.


Paola Blasi “Il dubbio” – 1995 - olio su tela - 102x74 cm

scuri e lividi che meglio rappresentano i sentimenti di quel momento. Ora i temi son differenti: alle eteree figure – nelle quali ho proiettato me stessa e il cui figurativismo meglio esprime un discorso esistenziale, concentrato su quello che era il mio piccolo e chiuso mondo di allora – si son sostituiti paesaggi immensi, soprattutto cieli, spazi aperti, ariosi, leggeri, liberi… Il genere è sempre figurativo, perché ancora non riesco a staccarmi del tutto dal “mondo reale”, e da quello che l’occhio fisico percepisce… Ma il reale è solo un pretesto: traggo spunto da ciò che ci circonda per realizzare di fatto qualcosa che corrisponde ad un mondo interiore, legato all’inconscio. 12

I’ve always been pretty quiet, reserved, shy, not much exuberant, so drawing first and painting later have been means to relate, the most natural way to talk about me... Mostly during teenage years, the hardest time of my life, painting has been an important outlet, through which scream turned in silence my fears, my doubts, my dissatisfactions.. Recurring subjects of that time are female shapes, skinny, a bit androgynous, characterized by zones of deep shadows on the carved body made with strong dark colours which best represent that time’s feelings. Now the themes are different: the ethereal figures – where I had projected myself and which the figuration better expressed an existential meaning, focused on what was my small, confined world of that time – left the place to wide landscapes, mostly skies, clear, airy, light open spaces... The genre is still figurative, because I still can’t completely separate myself from the “real world” and from what my eyes can capture. But the real world is only a mean: I get inspired by what surrounds me, to give birth to something that matches to an inner world, connected to the subconscious. A figurative subject, but still made by informal elements: strokes overlap, drops, leakages, transparencies... That’s why I love watercolour, in which I often leave the “dirty water” being dropped, the freedom to flow, creating areas of fading colour, strong but not forced; and I love Raku ceramics, so informal, expression of strength and lightness leads the final result often left to casuality. My search aims to express strength through fine and evanescent elements, in a constant progress, and the attention is drawn almost totally to the colour. Tones are mo-


Paola Blasi “Cielo sulla città” - 2004 - acquarello su carta - cm. 35x49

Paola Blasi “Luce rosa “ - 2009 - tecnica mista su cartone - 33x46

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Artista

Paola Blasi

Paola Blasi “L’attesa” – 1995 - olio su tela - cm. 92x41

Paola Blasi “Introspezione 2” – 2001 tecnica mista su cartoncino telato - cm. 50x40

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Un soggetto figurativo sì, ma costituito da elementi informali: sovrapposizioni di macchie, gocciolature, trasparenze, colature… Per questo amo l’acquerello, nel quale lascio spesso alla goccia di ”acqua sporca” l’autonomia di scorrere mobile e libera, generando aree di colore trasparente, decise ma non forzate; e amo la ceramica raku, così informale, espressione di forza e leggerezza, il cui esito è spesso frutto della casualità. La mia ricerca è volta ad esprimere forza e solidità attraverso elementi delicati ed evanescenti, in continuo sviluppo e l’attenzione è quasi interamente rivolta al colore. I toni sono soprattutto scuri, con grande predominanza dei viola e resi mediante la sovrapposizione di velature trasparenti che lasciano intravedere le stratificazioni cromatiche sottostanti. Raramente utilizzo tinte piatte ed uniformi, che considero sorde e poco comunicative, mentre ritengo che le velature stimolino l’occhio a ricercare dell’altro oltre la superficie fisica e bidimensionale del sopporto. Osservando qualsiasi quadro si ha l’immediata percezione dell’entità delle due dimensioni: altezza e larghezza, misurabili, uguali per tutti. Quello che invece interessa a me è andare oltre la bidimensionalità, creando una sorta di profondità – che eluda il dato prospettico collegato alla visione – e in questo i colori scuri aiutano perché, non abbagliando e stancando l’occhio come quelli chiari, lo invitano ad esplorare, quasi inducendo chi guarda alla meditazione e all’introspezione. L’opera si carica così della partecipazione dell’osservatore; ciascuno può ricercarvi e riconoscere qualcosa che appartiene al proprio bagaglio di esperienze o all’inconscio… e l’interazione dei due elementi da frutto ad un processo in continuo diveni-

stly dark, with a large predominance of purples, made by overlapping with shades which let the underlying chromatic layers be seen. Seldom do I use flat standard tints, which I consider few expressive, since I believe colour shades stimulate the eye to look for more under the two-dimensional surface of the canvas. When watching a painting we receive the immediate perception of its sizes: height and width, measure, the same for all. On the contrary, what I want is to go over the two-dimensional, creating a sort of deepness - which bypasses the perspective given by sight – and dark colours are very helpful to this, because they don’t tire the eye like the light colours do, they invite to explore, almost inducing the beholder to meditation and introspection. So the artwork has the presence of the beholder; everyone can search in and recognise something that belongs to his own experiences or subconsciousness... and the interaction between these two elements gives birth to a process constantly evolving. I’m very intrigued by this power of painting to interact with the observer, to make him dream and wonder, a power almost dreamlike; that’s why I prefer painting to sculpture, an art I consider more static and less interpretable, because it belongs to a real context, the same where we take part with our being; and the matter of transiency, of temporariness, is strictly connected to art making. I think that the whole art is infused with a sort of eternity, that every artwork is created to last, to overcome the time, resist and live beyond its creator’s life who, leaving his own sign, can assure himself a piece of immortality. Not long ago, a friend of mine, talking about 15


re… Mi affascina moltissimo questo potere che ha la pittura di interagire col fruitore, di farlo sognare, fantasticare, un potere quasi onirico; è per questo che la preferisco alla scultura che – senza nulla toglierle – considero più statica e meno interpretabile perché comunque sempre inserita in un contesto reale, tridimensionale del quale noi stessi facciamo parte con la nostra fisicità e caducità; e il tema della transitorietà, della temporaneità è strettamente collegato al fare arte. Credo che tutta l’arte sia permeata da una sorta di eternità, che qualsiasi opera sia elaborata con l’intento di durare, vincere il tempo, resistere ed esistere oltre la vita di colui che l’ha prodotta, che, lasciando una propria traccia, si garantisce una fetta si immortalità. Poco tempo fa, un amico, parlando del mio operato, disse una frase che suona pressappoco così: «Lo sai vero di essere una privilegiata? Tu fai qualcosa di veramente tuo, puro prodotto del tuo essere… qualcosa che durerà nel tempo… io invece lavoro solo per gli altri…». Al momento, forse con un pizzico di cinismo, gli risposi che mi considero privilegiata solo perché, avendo alle spalle una famiglia che appoggia la mia passione e mi aiuta in caso di bisogno, posso permettermi di fare l’artista… In realtà so che il discorso non è assolutamente così riduttivo e materiale… sono ben consapevole del potere terapeutico dell’arte… l’ho provato sulla mia pelle… per fortuna. Così, anche durante gli odierni momenti di crisi, dubbi e grandi interrogativi su tutto e tutti, è sempre l’arte quella che mi aiuta... lei da sola basta per dare un senso e trovare lo scopo… 16

my work, said something which was more or less like this: “you know you are gifted, don’t you? You do something which is really yours, a pure product of your being... something that will last over the years.. I just work for other people” At that time, maybe with a bit of cynicism, I replied to him simply by saying that I would consider myself privileged just because by having a family to support and help me in any case, I can afford to be an artist... Actually, I know that the matter can’t be so trivial or material... I’m very well aware of the therapeutic power of art... I’ve experienced it myself, luckily... So, even today, during my moments of sadness, doubts, big questions about everyone and everything, I still find help in my art... alone, it can give a sense and find a purpose for everything...

Artista

Paola Blasi Paola Blasi “Ritratto di Francy” - 2011 tecnica mista su cartone telato – 40x30 cm


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Paola Blasi “Street view” 2007 – 45x40 cm Tecnica mista su cartone telato

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Artista

Paola Blasi “L’Altare della Patria” - 2011 - tecnica mista su tela - 50x60 cm

Paola Blasi

Paola Blasi “Dopo l’uragano” 2007 - 22x49,5 cm - acquarello su carta montato su legno

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Artista

Paola Blasi

Paola Blasi “tramonto in periferia� 2008 35-50 cm - Tecnica mista su masonite

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Paola Blasi “Tramonto sul cantiere” 2007 – 50x30 cm - Tecnica mista su masonite

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Boudoir

Indira Fassioni


intervistando Kia Ruffato

Kia Ruffato, nata a Gallarate (VA) nel 1986, ha lavorato come scenografa e come illustratrice per bambini. Laureata all’Accademia delle Belle Arti di Brera, indaga la sospensione umana nel contemporaneo e nell’aspetto più antropologico dell’essere, alla continua ricerca di una sua dimensione ed equilibrio. È co-ideatrice e membro del collettivo di artisti visivi itineranti “Damatra”, attraverso il quale libera la sua creatività e voglia di crescita a fianco di altri artisti.

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Perché Kia e non Chiara? Perché gli amici mi chiamano così. Perché se cerchi su Facebook non mi trovi subito, per esempio. Mica per selezionare, come all’ingresso di certi locali notturni, ma per seguire la selezione naturale, il corso degli eventi.

Concentriamoci sui tuoi lavori: perché se osservo le tue tele vedo colate di colore? Tutto scorre. A volte si interrompe il flusso. È lì. [qui c’era scritto “e lì”, ma non vuole dire niente e credo che ci voglia in verbo essere] Devi ammetterlo. Ma se osservi bene tutto fa il suo corso: è sempre lo stesso pantano. anche se il fiume Perché in questo momento ti esprimi prin- che scorre non è mai lo stesso. cipalmente con la pittura? Perché è una sfida. È vista come un limite. Ed Cosa devi ammettere? invece è intima. È per pochi. Avrei potuto Le sconfitte. Accettare i cambiamenti e ritrosemplicemente risponderti: perché la pittura vare un equilibrio, anzi: un “equi.lì.Brio”. è viva (ma adoro perdermi a volte. anche tra Devi seguire le tue passioni, sempre, e ritrole parole). vare un tuo equilibrio o non equilibrio. Una dimensione, ecco. 26


intervistando Kia Ruffato

A volte le gocciolature si bloccano, si diffondono e diventano sfumature per sfociare nel nulla, o forse nel bianco. Cosa intendi? Che vuoi comunicare con la tua arte? Voglio coraggio. Voglio disciplina. Pretendo questo da me e da chi mi circonda. Senza troppi vincoli. Senza sottostare a troppi meccanismi ferrugginosi, datati e fine a sé stessi. In una parola:”Psicomagia = affronta le tue paure”. E a volte ti tocca affrontare anche quelle degli altri. Se lo vuoi.

O forse di un ritrovassi, di una ri-nascita. Siamo tutti seduti. Presi dalle nostre cose. Dovremmo a volte fermarci e riflettere. Dovremmo ogni tanto (o forse una volta per tutte!) salire su uno scoglio e lanciarci nello “specchio” d’acqua urlanti. C’è bisogno di cambiamento. Radicale. Ma stiamo parlando di arte? o della “tua” Anzi: “radic.alè!”. vita? Stiamo parlando del concetto di Arte-vita nel contemporaneo: un caos emozionale dove siam tutti sospesi e precari alla ricerca dispe- http://www.flickr.com/photos/ kiaruffato”www.flickr.com/photos/kiaruffato rata della serenità.

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Magazine Christmas di Giorgio Ginelli

Le copertine delle riviste sono una cosa seria. Le riviste americane, molto più di quelle italiane o comunque europee, sono da sempre attente a celebrare l’uscita della loro testata nelle feste di fine anno con una cover realizzata per l’occasione; nel periodo d’oro (corrispondente ai decenni a cavallo tra le guerre mondiali), gli illustratori dei magazine americani sono sempre state firme del tipo Norman Rockwell, J.C. Leyendecker, Enoch Bolles, George Plank, Harrison Fisher o Arthur Rackham. Ma ciò è vero non solo per magazine vecchi di più di un secolo, ma anche per ciò che arriva in edicola fino alle soglie del XXI secolo. E questo è indice di quanto sia considerato importante sia l’impatto dell’immagine di copertina, disegnata ad arte per mandare un messaggio ben preciso. Si potrebbe fare uno dettagliato studio antropologico su come è stato presen-

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Magazine Christmas

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Magazine Christmas di Giorgio Ginelli

tato il Natale dagli anni ‘20 del XX secolo a oggi, solo analizzando le cover di riviste importanti, quali Esquire, il Saturday Evening Post o il New Yorker, per citare riviste che hanno segnato un epoca e uno stile, secondo il quale non sempre il Natale era da rappresentare dall’albero addobbato o dai pacchetti regalo. Senza porci ambizioni sociologiche, ci piace porgere ai nostri lettori alcune di queste cover, perché di sicuro la maggior parte di loro sono troppo giovani per averle viste dal vero. La palma d’oro per la costanza verso le tradizioni più radicate penso vada attribuita a The Saturday Evening Post, una rivista americana che ha iniziato le sue pubblicazioni come quotidiano nel 1821, per diventare un settimanale nel 1897 e cessare le pubblicazioni nel 1969. Questo per quanto riguarda la sua fase “storica”, in quando dagli anni ‘70 ad oggi questo magazine continua ad uscire con una cadenza bimestrale, ma diventando nel contempo una rivista dedicata alla medicina e alla salute. Parte del successo della rivista è legato alla frequenza con cui affidava la firma delle copertine a Norman Rockwell, in grado come pochi di rappresentare efficacemente scene di vita quotidiana, e che per il periodo delle festività natalizie ha sempre realizzato dei capolavori di illustrazione. Autore

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Magazine Christmas di Giorgio Ginelli

al quale, altrettanto efficacemente si affianca spesso J.C. Leyendecker. Altro importante periodico che fa affidamento a cover illustrate è The New Yorker, che ha iniziato le pubblicazioni nel 1925 e che gode di ottima salute. Tra firme delle cover, racconti di scrittori, articoli di saggisti e la satira dei vignettisti presenti all’interno, questo periodico è veramente un riassunto dell’umore e del tono con cui la cultura americana affronta le sfide della vita quotidiana. Le cover del periodo festivo, per The New Yorker, sono una via di mezzo tra la satira molto “kosher” e comunque sempre politically correct, e il radical chic. Parando di chic, alla fin fine, viene naturale andare parare su Vogue, che dalla fine del XIX secolo è la rivista americana che segna il punto di riferimento della moda internazionale. Prima di scoprire la fotografia – vera arma vincente per i magazine di moda – Vogue ha segnato il solco con cover disegnate dagli illustratori più glamour e innovativi che gli anni a cavallo dei due secoli passati abbiano visto. Le cover di Vogue degli anni ‘20, infatti, sono forse fra le più originali visioni che caratterizzano l’Art Dèco che proprio in quel periodo fagocitò l’America. Poi, arrivano le fotografie. Ed è tutta un’altra storia.

Giorgio Ginelli 34


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Data Inizio: 12 gennaio 2012 Luogo: Galleria Weber & Weber, Via S. Tommaso 7, 10122 - Torino Telefono: 011/19500694 Web: www.galleriaweber.it Mail: carlomaria.weber@fastwebnet.it

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evento del ½ mese nazionale Gabriele Croppi Giovedì 12 Gennaio 2012 - 18:00

NEW YORK metafisica di un paesaggio urbano La dimensione urbana, la città intesa come sito ibrido ed eterogeneo di rappresentazioni del fare umano, diventa in queste immagini espressione del sentimento epico che caratterizza il cittadino contemporaneo, cittadino del mondo. Luoghi che appartengono al nostro immaginario ma che così composti risultano senza tempo e quasi fantastici. Un nuovo viaggio insieme alla ricerca artistica e teorica di Gabriele Croppi Luoghi che appartengono al nostro immaginario ma che così composti risultano senza tempo e quasi fantastici. La poetica dell’artista attinge all’equilibrio compositivo di De Chirico e al rigore di Morandi. Gli scenari industriali di Sironi e il realismo di Hopper spesso ritornano sotto forma di situazioni e atmosfere evocative. Lentamente l’osservatore libera il pensiero e abbandona il suo spazio mentale interiore per lasciarsi trasportare in quello esteriore della realtà. Incontra il cemento di New York, scopre il minimalismo svedese e il mattone piemontese. Coglie la presenza di un corpo. Sono due. La dimensione umana è contrappunto vitale che arricchisce e amplifica il significato. Le immagini di Gabriele Croppi sono il risultato di un’approfondita ricerca sulla cultura europea oltre che una presa di coscienza dell’approccio «metafisico» che l’uomo occidentale ha sviluppato e teorizzato nel corso degli anni per sua natura storica, sociale e antropologica. Il linguaggio dell’autore non si limita ad esprimere una visione ma si serve anche della tecnologia digitale come strumento di produzione oggettuale e semantica. Metafisiche è racconto, testimonianza, leggenda.

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INFORMAZIONI E ORARI: Fondazione Bevilacqua La Masa Palazzetto Tito Dorsoduro 2826 30123 Venezia T. 041 5207797 www.bevilacqualamasa.it - info@bevilacqualamasa.it press@bevilacqualamasa.it Orari: da merc. a dom. 18 dicembre - 22 gennaio 2012 Chiuso il 25-26 e il 1 gennaio UFFICIO STAMPA Studio Pesci Srl Via San Vitale, 27 - 40125 Bologna Tel. 051.269267 - fax. 051.2690748 - info@studiopesci.it www.studiopesci.it 38


evento del ½ mese nazionale 95ma Collettiva Giovani Artisti

Inaugurata la 95ma Collettiva Giovani Artisti Incisive le parole di Gabriella Belli “non più solo ospiti a Cà Pesaro: siete la parte fondamentale che manca ai Musei Civici”. Partecipi e accorate le parole di Gabriella Belli, che ha da poco inaugurato un nuovo capitolo della programmazione biennale del circuito civico museale e fra le numerose attività in agenda prevede il potenziamento della Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, dove la Bevilacqua La Masa è ancora “ospite” con il suo corposo fondo depositario di opere fino al 1997. “Voi siete la parte che manca ai Civici Musei di Venezia. – ha dichiarato con particolare enfasi la Belli - Quella parte importantissima della cultura e della ricerca contemporanea rappresentata dalla straordinaria e pluriennale attività di promozione dei giovani artisti. Il mio augurio è quello di rendere ufficiale la vostra presenza a Cà Pesaro e progettare assieme il futuro delle nuove generazioni di artisti”. Protagonisti di questa novantacinquesima edizione i vincitori delle tre borse di studio in palio, Teresa Cos, Valerio Nicolai eRoberto Fassone, il vincitore del premio acquisto messo a disposizione dalla Regione Veneto, Luigi Leaci, e gli altri artisti selezionati dalla giuria: Giuseppe Abate, Giacomo Artusi, Cecilia Borettaz, Roberta Busechian, Tea De Lotto, Fabio De Meo, Piergiorgio Del Ben, Giorgio Micco, Nicole Moserle, Gioele Peressini, Laura Pozzar, Simone Rastelli, Claudia Rossini, Michele Spanghero, Jacopo Trabona e Daniele Zoico, A questi, si aggiungono i 10 artisti premiati della sezione grafica Caterina Gabelli (la cui opera è stata scelta come immagine guida della Collettiva), Kim Costantino, Marco Di Giuseppe, arena+spinelli+zanotto, Vittorio Eugenio Moro, Luca Pantorno, Nicolò Pellarin, Sara Poli, Laura Pozzar e Alberto Rossato. La 95esima Collettiva Giovani Artisti, che sarà visitabile fino al 22 gennaio 2012, e la mostra dei Borsisti della 94ma Collettiva Giovani Artisti inaugurata giovedì 15 dicembre. sono state realizzate grazie al contributo della Regione Veneto e della Fondazione Musei Civici.

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Fotografo 40

Francesco Scontrini


La mia storia Sono nato a La Spezia 24 anni fa, subito dopo le scuole superiori decido di frequentare l’università: prima scienze politiche, poi, visto il grande fallimento, decido di lavorare qua è la per un paio d’anni (passo dal call center a fare il postino per diventare, infine, vigile urbano!!). Non avendo ancora le idee chiare provo ad iscrivermi ad Odontoiatria, ma la cosa va veramente male e, giusto per cambiare ancora una volta indirizzo, mi iscrivo ad Ingegneria nautica a La Spezia. Le cose sembrano andare bene per un paio d’anni quando, ad un certo punto, scopro la passione per la fotografia e cambia tutto. Inizialmente è solo un hobby, ma questo passatempo si trasformerà presto nella mia più grande passione! Attualmente ho deciso di lasciare tutti gli studi e trasferirmi a Milano, dove tuttora risiedo, per trasformare la passione in un lavoro. La fotografia mi piace in tutte le sue sfaccettature, ma, come si può notare dai miei scatti, mi sento molto vicino alla “fotografia di moda” (se così possiamo definirla). Mi piace studiare il set, scegliere ogni singolo scatto e soprattutto interagire e confrontarmi con tutte quelle figure essenziali che stanno

Self story I was born in La Spezia 24 years ago, after high school I decided to attend university: the first political science, then, after the great failure, I decided to work for two of years (from the call center to the postman to become, finally, traffic warden!). After I try to enroll in dentistry, but it goes really bad and i decide to subscribe to Nautical Engineering in La Spezia. Things seem to be fine for a couple of years when I discovered a passion for photography and everything changes. Initially just a hobby, but this hobby will change soon in my greatest passion! Today I decided to leave all the studies and move to Milan, where now i live, to turn my passion into a job. I like photography in all its facets, but as you can see from my pictures, I feel very close to “fashion photography” (if we may so call it). I like to study the set, choose every 41


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alla base della buona riuscita di un laoro: modelle, stylist, mua, hai stylist, ecc.. Se dovessi fare qualche nome di autori a cui mi ispiro sicuramente citerei: Guy Bourdin, Miles Aldridge, Luis Sanchis, La Chapelle (ma sono solo alcuni), insomma fotografi che ripropongono atmosfere

single click, and interact and confront with all the key figures necessary for the success of a work: models, stylists, mua, hair stylist, etc. etc. My inspirations come from photographer like: Guy Bourdin, Miles Aldridge, Luis Sanchis, La Chapelle (but are just a few), artist that re-


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molto particolari! Non mi capita quasi mai di usare il bianco e nero e spesso prediligo tinte forti e tonalità accese, dettate forse, dal lungo tempo dedicato alla post-produzione. Una cosa a cui tengo particolarmente è anche il mio blog (http://scontrinieffe.tumblr.com/), nel quale metto scatti particolari fatti durante serate con amici o semplicemente estratti della mia vita quotidiana, tutto rigorosamente registrato con la mia macchina compatta che mi porto sempre dietro In attesa della creazione del mio sito potete trovare tutti i miei lavori anche sulla mia pagina www.facebook.com/francescoscontrini.

produce very special atmosphere! In general i do not prefer the black and white and often prefer bright colors and warm colors, dictated perhaps by the long time spent in post-production. A very important thing for me is also my blog: http://scontrinieffe.tumblr.com/, the page where I put shots made during special evenings with friends or just excerpts of my daily life, all carefully recorded with my compact camera! Pending the creation of my site, You can find all my works on my page: facebook.com/francescoscontrini.

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Dina Nerino The Waves Immenso e fragile

Carillon. Sbircio (dovrei scrivere), dalla finestra, l’albero di cachi circondato da un cielo scurissimo, mentre la luce del tramonto abbandona il cielo. Le nuvole, bianchissime, mi ricordano un segreto che mi porto dietro da quando ho lasciato Milano, per ritornare nella terra degli sciamani dimenticati. Nella terra dove le ballerine argentate danzano nel cimitero dei ricordi. Ah, rammenti quando ero piccola e mi piaceva nascondermi nel bagno della mia madrina? Aprire il carillon di legno nero, con la ballerina argentata al centro, e ascoltare le poche note che produceva?

Forse avrai passato le ore a rimirarlo, con la bocca spalancata e il fiato sospeso, fino all’ultima nota, quella che, mentre tutto rallenta, sembra durare per un lungo attimo di eternità. Forse lo desidereresti ora, da grande, per quel tempo in cui fosti bambino. O forse potrai immaginarlo ora con me. Mentre mi leggi.

Sai, quando con le mie dita paffute sollevavo leggermente la scatola nera, per darle la carica, il rituale avveniva in modo convulso. Ero forse già una baccante che cercava di nascondere, dentro il proprio caos, il suo dio, la sua verità, un suono, lontano dai rumori che una casa custodisce. Il carillon era posto su un mobiletto pieno di –Poche, pochissime. Eppure così scarnifican- riviste e profumi. Non riuscivo a capire perché ti.– una meraviglia del genere fosse stata riposta in bagno. Si, lo ricordi. E se non ci riesci ancora, lo farai. Pensavo:“Se avessi un carillon così, lo porAnche tu hai desiderato un carillon da bam- terei sempre in giro con me. Ovunque! Perbino. ché tutti possano ammirare la bellezza della

dina.nerino@gmail.com 56


ballerina che, girando su se stessa, produce musica!”. Lo pensavo tutte quelle volte che chiedevo: “Madrina, ti spiace se vado un attimo in bagno?” E tra me pensavo all’assurdità della vita: fingere persino di avere dentro di se le fonti del Monviso, solo per un attimo di felicità. A questo punto potresti domandarmi perché non chiedere direttamente alla proprietaria di

beneficiare, quando volevo, di quella sorgente di bellezza. E faresti bene. Ma non dovresti aspettarti, poi, grandi risposte da me. Tu, proprio tu chiederesti mai all’amato di poter contemplare, tu, proprio tu, di continuo, quella che lui considera la sua amata? No. Non lo faresti. E per me il carillon era qualcosa di così tanto magico da credere che il suo valore fosse ineRagnar Axelsson, Snæfellsjökull


Dina Nerino The Waves stimabile anche per gli altri abitanti della casa dal profumo di orchidee. “No… Non posso chiederle di poterlo tenere con me .” “Non sarebbe giusto”, mi ripetevo. “Tanto vale bere il più possibile e andare più spesso in bagno per godere della felicità della ballerina proibita.” Ne è passato di tempo dall’ultima volta –avevo ancora la voce sottile e acuta– in cui ho chiesto alla mia madrina di poter utilizzare il bagno. A dir il vero non ricordo neppure quando sia stata questa fantomatica “ultima volta”. Forse un po’ si cresce. Forse si cerca la felicità altrove. O forse ho iniziato a rintanarmi in altri bagni, quando volevo nascondermi dall’invasività altrui. Immaginando una piccola ballerina d’argento, nel nucleo della mia struttura, farla danzare al suono di un carillon che mai più ricordai di aprire. Un po’ come Arne Saknussem. Non conosci Arne Saknussem? Non lo conoscevo nemmeno io fino a qualche settimana fa. Ti avevo detto che le nuvole mi fanno ripensare ad un segreto, no? Lo so. Sei curioso. E vuoi che ti riveli il mio segreto. Del resto non è nemmeno di un segreto che 58

si tratta. E’ solo una piccola informazione che ho saputo scovare, non accontentandomi più delle belle mobiliere, mentre ero alla ricerca di un “bagno”. Arne Saknussem, alchimista del XVI secolo, era riuscito, per una strana combinazione (ancestrale forse?), ad intrufolarsi nelle viscere della terra. Aveva scovato, stando al racconto di J. Verne, l’ingresso nel cratere del ghiacciaio Snæfellsjökull. In Islanda. La terra della magia silente, dalle vie innevate dove è possibile perfino sentire da lontano il suono di violini e carillon. Carillon. Carillon. Dove le ballerine argentate si trasmutano in pecore. Pecore che transumano in modo silente lungo il Landmannaleid o il fiume Range. Dove la nota del carillon, quell’attimo di felicità, è tutta raccolta nel suono. Il suono che si produce con l’assenza di rumori nell’isola di Thule. Si, il segreto. Il segreto. Sei curioso. Eh? Bene. C’è un modo molto semplice per “toccare” con le tue mani la ballerina argentata del carillon della mia infanzia. Io l’ho scoperto giorni fa quando, in una stradina poco affollata di Milano, ho conosciuto Ragnar Axelsson. Ma soprattutto ho conosciuto i suoi personaggi, le terre dove è cresciuto e che col tempo ha imparato a fotografare, fissando l’incantevole suono di un carillon su pellicola bianco e nera. Bianchissima e nerissima, per essere corretti. Si il mio segreto è proprio questo:


C’è ancora qualcuno che sappia ricreare, per pochi attimi,l’emozione della ballerina d’argento. Lo trovi in giro in piccoli centri culturali, forse non rinomati come le grosse gallerie che imperversano di continuo nelle grandi capitali. Lo trovi in un bar a fissare, a lungo, un bicchiere, come se si trattasse di un carillon di legno e, di sicuro, a chiedersi come “ritrovare la strada per il bagno”. Io per ora una strada l’ho trovata. Se siete in zona non perdetevi la mostra “Immenso

e fragile: il racconto di Ragnar Axelsson” al Centro Culturale di Milano (Via Zebedia, 2). L’Islanda è lontana, certo. Milano, forse, un po’ meno. “Scendi nel cratere dello Snaeffelsjokull, che l’ombra dello Scartaris viene a toccare alle calende di luglio, audace viaggiatore, e arriverai al centro della terra. Il che ho fatto. Arne Saknussemm”. (J. Verne, Viaggio al centro della terra) Ragnar Axelsson, Landmannalaugar

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Marco Alcamo Designer Suo fratello maggiore è pronto a giurare: «Da bambino smontava tutte le mie macchinino di latta per studiare come fossero fatte. Non ne ha mai ricomposta una com’era in precedenza.» Lui si difende: «Questo è il segno distintivo di chi ricerca senza mai dare nulla per scontato.» Marco Alcamo si laurea nel 2002 presso il Politecnico di Milano, in Disegno Industriale con specializzazione in design strategico, iniziando da lì il suo percorso tra le discipline più disparate che contemplano la curiosità e la promozione di tutto ciò che è brand: dal marketing alla progettazione in un percorso creativo multidisciplinare. La sua identità professionale è segnata dall’incontro con Ino Chisesi: il rapporto con i marchi è assimilabile a quello con gli individui; è indispensabile definire carattere, attitudini e comportamenti. L’esperienza nel retail design lo porta a scoprire come il rapporto marca/cliente possa essere sviluppato con un linguaggio nuovo e diretto; design, grafica, marketing, advertising e cultura possono essere mescolati con alchimie sempre differenti, per avvicinare l’utente al brand. Da qui, la convinzione che l’esperienza sia matrice generativa di nuovi rapporti tra aziende e persone, che sia necessario coinvolgere i potenziali acquirenti nel processo di sviluppo 64

His older brother would say: «As a child he used to disassemble all my toy cars to see how they worked, and never put one back the way it was before.» He would reply, in his own defense: «It is the distinctive sign of one who does research to never take anything for granted.» Marco Alcamo graduated from Milan Polytechnic in 2002 with a Bachelor’s Degree in Industrial Design, with a specialization in Strategic Design. Thus began his professional journey through the varied disciplines that deal with everything that is meant by “brand” – from marketing to planning and execution – along a creative and multidisciplinary course. His professional identity took shape after meeting Ino Chisesi, from whom he learned what it means to create a brand. Regarding branding, Marco says that “One’s rapport with a brand is similar to that with an individual; it is indispensible in defining character, attitudes and behavior.” From this developed his belief that experience is the generative matrix of a new rapport between companies and individuals; that it is necessary to involve potential customers in


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the development of a product, which then becomes a conviction that translates into action. Communication, he says, must not be based on a division between “offline” and “online” – these must exist together, one stimulating the other. Today he is an art director with H-Art, where he works with major international clients in online advertising – a sector that, every day, penetrates a little further into the labyrinth of “traditional communications”. He also works with NormaleArchitecture in design and development of projects that are distinguished by new and alternative forms of language – a dialog that is created between the object and the observer. One example is SolarSchiscetta, a small container for ready-to-eat foods that can be sold at the prepared foods counter, which uses the sun’s rays to heat its contents. Another example is Pizzino, an unusual coffee table made of folded sheet steel. Designed for the contract sector, it can be used as a standalone unit or as a module in multiple-unit combinations that can be configured and easily reconfigured to suit a wide variety of public spaces. From such experiences and his multidisciplinary modus operandi was born his personal motto: “design is just a form of respect.”

di un prodotto, diventa convinzione e si traduce in azione: la comunicazione non si può più basare sulla divisione offline e online, esse devono convivere, stimolandosi l’una con l’altra. Oggi lavora come art director in H-art e si occupa di advertising online, un settore che sempre più si insinua nei meandri della comunicazione tradizionale, interfacciandosi con grandi aziende del panorama internazionale. In parallelo collabora con NormaleArchitettura per lo sviluppo di progetti di design, contraddistinti da forme di linguaggio nuove e alternative. SolarSchiscetta ne è un esempio: un piccolo contenitore di cibi pronti (primi, se- 11 condi…) acquistabile al banco dei piatti pronti della grande distribuzione che utilizza i raggi solari per riscaldare le pietanze. Altro esempio è Pizzino, coffea table pensato per il settore contract, nato dalla lamiera piegata e capace di introdursi in diversi spazi pubblici, come solitario o in accoppiamento, per la realizzazione di multipli e moduli sempre differenti. Da tutte queste esperienze e dal suo modus operandi legato alla multidisciplinarietà, nasce il suo motto personale: “Il design è solo una forma di rispetto”. 66


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Bottega Verde - New concept Store Progettazione del nuovo format di punto vendita della catena. Design of the store’s new format.


FOTO 14,15,16 GDF IndoSuez - Corporate Identity Definizione, progettazione e applicazione della nuova brand identity per la sede milanese del gruppo. Definition, design and application of the new brand identity for the Milan office of the group. 14

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Brand

Secomity azienda cinese produttrice di componenti elettroniche per la telefonia mobile. Secomity Chinese firm producer of electronics components for mobile.

Whynot! geotag device del gruppo Secomity. Whynot! Secomity Group’s Geotag device

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FOTO 01,02,03, 04

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Pizzino per CaosCreo Presentato al Fuorisalone 2010 Coffee Table, realizzato in lamiera piegata di alluminio e tondino di acciaio. Quest’ultimo svolge una duplice funzione: piede di appoggio e fermariviste. Pizzino per CaosCreo Presented at Fuorisalone 2010 Coffee Table, made of a folded piece of aluminum sheet and a steel reinforcing rod. The latter carries out the double function of front foot and magazine rack.office of the group.


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FOTO 05,06,07,08,09 Carpe Diem - CaffË lounge - Quartiere Santa Giulia - Milano Progettazione e allestimento del locale. Selezione degli arredi e delle grafiche. Planning and arrangement of the premises. Selection of the furniture and graphics.

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“Cézanne. Les atéliers du Midi” Palazzo Reale

le civette Un refusé tra tanti. Il difetto dei critici è quello di voler incanalare l’Artista in una corrente pittorica qualsiasi. Ciò non è però possibile per Cézanne. Lui è stato, di fatto, “compagno di strada” degli impressionisti, ma non impressionista lui stesso. Di sicuro, ha aperto la strada al Cubismo. Cézanne è stato un “refusé”, un rifiutato eccellente – come tanti altri, del resto – dall’Académie des Beaux-art di Parigi. Un rifiuto che ha accomunato tantissimi artisti parigini di fine secolo. Questi ultimi, non avevano invece in comune con Cézanne, il benessere economico. Cézanne ha avuto infatti la fortuna – invisa a molti altri – di non soffrire economicamente in quanto il padre, prima proprietario di una piccola fabbrica di cappelli e di una banca poi, a parte qualche piccola ritrosia iniziale, di fatto non ostacolerà mai la passione del figlio. Apprezzato dai colleghi più aperti, ad esempio da Pissarro, e dall’intellighenzia in genere – è infatti molto amico di Emile Zola – viene respinto però dall’arte ufficiale e dal grosso pubblico: questa sembra essere una caratteristica che accompagnerà l’attività di Cézanne, il quale riuscirà a trovare in se stesso la forza di 76

fino al 26 febbraio 2012. Orari mostra Lunedì: 14.30-19.30 Mar., Mer., Ven. e Dom.: 9.30-19.30 Giov. e Sab.: 9.30-22.30

proseguire. Tutt’oggi, a 105 anni dalla sua morte, Cézanne, risulta sempre essere un pittore difficile da apprezzare. Solo il tempo, ha dato lui ragione; oggi i dipinti acquistati per pochi franchi dal mercante Vollard, hanno un valore inestimabile. Una rivincita contro tutte le incomprensioni, anche contro il padre banchiere, che bonariamente gli ripeteva: “con il genio si muore, ragazzo mio, è con il denaro che si mangia”. Una mostra ben articolata dal punto di vi-

Cèzanne - Autoritratto


sta iconografico, architettonico e illuminotecnico: il percorso espositivo distribuisce la collezione delle opere secondo criteri sia tematici sia cronologici, partendo dall’autoritratto scuro e minaccioso dell’artista che attende il pubblico all’entrata come la montagna Sainte-Victoire. Subito dopo questo preambolo biografico, alcune opere giovanili di imitazione classica ed originariamente realizzate nella casa paterna. Quando però la qualità della pittura si carica di accenti visivi ed espressivi più originali, la mise en scène si fa più complessa, proponendo al visitatore l’occasione di vivere l’esperienza di una passeggiata virtuale nei luoghi del sud della Francia: “a spasso con Cézanne”, per sottolineare l’idea di percorso e di esperienza sensoriale che l’allestimento vuole offrire al pubblico. Il visitatore ha la possibilità di vedere e di attraversare fisicamente alcune videoproiezioni: immagini di grande impatto sensoriale che propongono da un lato i paesaggi aperti delle campagne provenzali, ma anche gli spazi chiusi dello studio dove il maestro si ritirava nella concentrazione programmatica del suo lavoro. I colori dell’allestimento sono desunti della tavolozza del pittore con la dominante del blu e dell’ocra che sono spesso presenti nelle opere dell’artista. Una luce soffusa ed impalpabile avvolge l’ambiente e il visitatore, ricreando una sensazione di leggera mutabilità, come avviene in natura con la luce solare che filtra tra le foglie degli alberi, che cambia di intensità e di “colore” durante il giorno e le stagioni. Questo grazie alla scelta progettuale di utilizzare due sorgenti luminose, con caratte-

Cèzanne - Natura morta con fruttiera

ristiche tecniche completamente differenti, e con due tonalità di luce calda. Interessante l’applicazione per iPhone prodotta in occasione della mostra: include più di 30 video che rivelano gli atelier di Cézanne come sono oggi. I fruitori potranno anche ammirare i panorami del Sud della Francia, vicini ad Aix-en Provence, e potranno ascoltare alcuni esperti di Cézanne che parlano dei suoi lavori. Tale applicazione è semplice ed intuitiva e offre un menù a scroll con video-commenti, una galleria con immagini ad alta risoluzione e zoomabili, una cronologia dettagliata sulla vita e sull’attività di Cézanne, consultabili in ogni momento durante la visita. Nadia Ginelli 77


Cézanne nasce nel 1839 ad Aix-en Provence e dipinge mirabili paesaggi provenzali. Per chi ha avuto l’occasione di viaggiare nel Sud della Francia, è impossibile non riconoscere la montagna Sainte-Victoire in una grande quantità di sue opere; mentre – se le si osservano attentamente, chiudendo gli occhi – è possibile sentire quegli odori di erbe provenzali e quei profumi di piante erbacee aromatiche e di spezie che si inspirano sul posto, ai piedi di tale montagna. Una montagna che si staglia nitida, grigia e verde contro lo sfondo del cielo striato di nuvole bianche. Una vena romantica che risulta addolcita dagli influssi provenzali. Molto lo si deve alla sua pennellata; una pennellata che allude al non finito, e a quel suo particolare modo di ingrigire tutti i verdi della natura. Scrive infatti alla madre “devo sempre lavorare, non certo per giungere al finito, che suscita l’ammirazione degli imbecilli…” Il suo “periodo scuro” è presto sostituito da una tavolozza schiarita, grazie anche alla frequentazione di amici come Pissarro, Sisley e Renoir; il colore, ora puro, è steso sulla tela a piccoli tocchi. Come tutti gli impressionisti, è attirato dalla luce e dalle vibrazioni di colori; la luce è rappresentata per mezzo del colore. Il suo scopo è di dare all’attimo fuggente la durata tale da ridurlo in forma permanente, bloccato per sempre in una consistenza prismatica e cristalCèzanne - Grande pino e terre rosse lina. La luce diventa il fattore capace di rivelare quella forma proiettandola in una dimensione che presto, con il cubismo, sarà terza e forse quarta. La grande rottura di Cézanne è di aver “smontato lo spazio”. Dipinge all’aria aperta, come la maggior parte degli impressionisti francesi, e proprio mentre è all’opera “en plein air”, un improvviso temporale lo coglie; imperterrito continua a dipingere fino a che una sincope non lo coglie e sarà la probabile causa della sua morte, una settimana più tardi. Dopo l’ennesimo insuccesso della Mostra degli Impressionisti a cui ha partecipato nel 1877, si stacca dal gruppo e si ritira in solitudine, trovando solo in se

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Cèzanne - Tavolo di cucina

stesso le ragioni del proprio lavoro. Non ha bisogno di vendere le sue opere, per vivere: alla morte del padre spartisce con le sorelle una cospicua eredità che gli consente di non avere più problemi finanziari. Di Cézanne si conoscono circa 830 dipinti che hanno, vivente l’artista, un mercato pressoché nullo. Julien Tanguy, soprannominato “père Tanguy” - più famoso per essere stato ritratto da Van Gogh che per essere un mercante di colori - benefattore di alcuni artisti meno fortunati di altri, acquista alcuni dipinti di Cézanne; dipinti che poi, alla morte del commerciante, verranno venduti ed acquistati dal mercante d’arte Ambroise Vollard, il quale gli dedica una mostra nella sua galleria. E’ la prima grande personale di Cézanne, ma pubblico e critica non mutano atteggiamento nei confronti delle sue opere. Ma il Maestro provenzale non si scoraggia: non interessandogli più di tanto la vendita al pubblico, egli riesce a non diventare un “mestierante”, ma ad essere solo un puro Artista il quale proseguirà per tutta la vita una sua linea pittorica.

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Ăˆ una rivista di Ebookservice Srl Redazione Direttore Responsabile: Giorgio Ginelli Responsabile Editoriale: Giacomo momo Gallina Approfondimenti eventi: Lena Guizzi Ufficio stampa: Comunicarsi Responsabile ufficio stampa: Marika Barbanti Art Director: Lasimo Rubriche: Osservatore: Nadia Ginelli Cool Hunter: Indira Fassioni Fotografa e scrittrice: Dina Nerino

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Hai qualche domanda da fare al giornale o al critico? Vuoi aiutarci a migliorare la webzine? Sei un Artista | Fotografo | Designer? Scrivi a: g.gallina@iocome.it Via Po, 44 - 20010 Pregnana Milanese Tel. 02/93590424 - Fax 02/93595614 g.gallina@iocome.it Ufficio Pubblicità: Tel 02/93590424 - Fax 02/93595614 commerciale@iocome.it Hanno partecipato e rigraziamo: Paola Blasi, Francesco Scontrini, Marco Alcamo, Kia Ruffato, Giorgio Ginelli. Avvertenza In caso di pubblicazioni parziali del testo, resta l’impegno della Redazione di non modificare i dati o distorcerne il significato. Ebookservice Srl sarà libera di non pubblicare testi in contrasto con le leggi italiane vigenti. Copyright Tutti i diritti di proprietà intellettuali relativi ai contributi inviati alla Redazione (testi e immagini); sono soggetti al copyright dei rispettivi artisti che ne detengono i diritti. Testi e fotografie non saranno restituiti.

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