Anno 1 N. 21 / SETTEMBRE 2011 - Periodico settimanale - Editore e Proprietario: eBookservice srl C.F./P.I. : 07193470965-REA: MI-1942227. Iscr. Tribunale di Milano n. 324 del 10.6.2011.
autore www.iocome.it
Schiavizzami e pagami!
Reportage d’arte numero
100% free
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La mia Cina
Intervista a Francesca Di Biagio
9 anni dentro Finalisti Pagina UNO
In copertina Francesca R. Di Biagio
numero
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IN COPERTINA FRANCESCA ROMANA DI BIAGIO
Giornalista Professionista. Francesca Romana Di Biagio è una giornalista professionista per carta stampata e televisione. Scrive di cultura e costume per Il Giornale, Panorama Economy, ed è autrice della rubrica “Made in China”, per Espansione, il mensile economico del quotidiano Il Giornale. Ha curato e condotto vari programmi per Class Cnbc, Mediaset e Mediolanum Channel. È stata caporedattore del femminile GOO!. Nel 2009, ha realizzato il reportage televisivo, “Un ponte in rosa”, patrocinato dal Senato e dedicato al rapporto tra internazionalizzazione e crescita professionale femminile. Ha collaborato al progetto Italia degli innovatori, promosso dal Ministero della pubblica amministrazione e innovazione e dal Commissariato italiano per l’Expo 2010 di Shanghai.
in copertina Francesca R. Di Biagio
Francesca Romana Di Biagio
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sommario
numero
autori Alessandro Cascio |
Nove anni dentro
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Tommaso Nuti |
La voce dell’immaginario
rubriche Libri con la D maiuscola |
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di Patrizia Bellinelli I Love Berlino |
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Schiavizzami e pagami, please! L’intervista a Francesca Di Biagio |
La mia Cina
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Concorso letterario DEd’A edizioni | Reportage d’arte |
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editoriale
Marika Barbanti Avevamo già parlato di cambio d’equilibri e in questi giorni le news confermano le nostre visioni. La Cina, prima acquirente del debito Usa si sta proponendo come investitore per il vecchio continente; confermando che l’Asia sta diventando il motore mondiale e prima o poi forse ci dovremmo sottomettere alla pax cinese; così come ci siamo sottomessi a quella americana. Non è ancora un giro di vite consolidato ma certo non si possono non notare questi, neanche poi tanto deboli, segnali. Il futuro è la Cina? C’è una certa contraddizione nel vedere che parte del popolo cinese emigra verso la vecchia Europa; mentre l’altra parte se la compra pezzo per pezzo; ma forse fa tutto parte di un fantasmagorico piano di conquista; perché oggi ragazzi, chi le prede siamo noi! Da leoni ad agnelli. Raccontare la Cina comporta sempre il rischio di banalizzare la situazione; forse per la fragilità del nostro punto di vista; per questo ce la siamo fatta raccontare da Francesca Di Biagio, che in Cina ci ha vissuto davvero. www.iocome.it
Il punto di vista in questo caso, è quello di una professionista della comunicazione giornalistica, che ha esplorato la terra di Mao in ambito alla collaborazione del progetto “Italia degli innovatori”. Attraverso i suoi occhi, scopriremo l’attualità di questa terra affrontando diversi temi, tra cui le pari opportunità; la questione giovani e ovviamente una parte delle responsabilità del governo cinese in ambito sociale, ovvero la loro politica di protezione ambientale. Parlare di diritti umani, in quest’occasione non è stato possibile; ma indirettamente vi vogliamo far riflettere sulla totalità del mondo cinese; perciò fate attenzione anche alle cose non dette; perché anche i silenzi hanno i loro diversi significati. Buona Lettura! M. B.
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numero
libri con la D maiuscola.
Patrizia Bellinelli Nata a Torino nel 1976, Laureata in Giurisprudenza all’Università di Torino, dopo quasi 10 anni come praticante avvocato in studi legali, grazie ad un uomo speciale, ha deciso di ascoltare il richiamo di alcune sue grandi passioni: la lettura e la scrittura. Ha fondato il blog Open AR.S.-A spasso tra i libri, in cui le emozioni della parola si fondono con quelle della fotografia: perché i libri si leggono, si recensiscono, si ascoltano e si osservano con profondo rispetto. Organizza e cura eventi culturali ed un canale web tematico dedicato a libri e lettori. Approfondimento e recensione sul blog: www.openars.it/?p=1029 sezione Osservato speciale. www.aspassotrailibri.it
Da un anno e mezzo scrivo le recensioni dei libri che leggo e da quando ho deciso di farlo ho pensato, forse con presunzione, che qualsiasi opera potesse essere recensita. “Che pensiero banale, mi sono detta”.
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Il segnalibro rosa di Open AR.S.
di Patrizia Bellinelli Sirena. Mezzo pesante in movimento di Barbara Garlaschelli, Ho avuto tra le mani questo libro qualche mese fa, in occasione di un incontro in cui ho potuto conoscere la persona che oggi, per me, è una grande amica, la scrittrice Barbara Garlaschelli. L’ho divorato in un paio di sere e mi sono ricreduta: non è vero, alcuni libri non possono essere recensiti! Libri devastanti e ironici allo stesso tempo, che il lettore ha fatto suoi, parola dopo parola, sospiro dopo sospiro, ma che per la loro forza dirompente che possiedono non possono essere relegati in poche righe di recensione. Difficile in questo caso per il lettore mettere le emozioni nero su bianco. Mi è capitato questo quando ho voltato l’ultima pagina di Sirena: un libro che mi ha fagocitato e respinto nello stesso momento. Un’autobiografia che rapisce, annienta l’idea più superficiale e diffusa di sofferenza, e che nello stesso battito di ciglia regala al lettore la più naturale e inaspettata delle risate. Un romanzo che respinge quando si pensa di dover trovare una giustificazione agli eventi, o quando lo si vuole leggere con gli occhi della malinconia. Leggi e pensi: “Questo libro racconta un dramma, non posso che provare tristezza e compassione”. Sbagliato! Sirena non è tristezza e compassione: è il grido incessante con cui si rivendica l’essere e non il sembrare, l’io e non l’ombra di ciò che è stato. Una vita si trasforma nel tempo di un tuffo e il dolore, la paura e il senso di vuoto si accompagnano a una rinascita e a un’affermazione dell’io che sono un pugno nello stomaco al pessimismo, uno schiaffo sonoro allo smarrimento e al pietismo. Sirena è la forza dirompente di un corpo stremato dai dolori e dalle operazioni, la rabbia di un’anima sincera che lotta con se stessa, mai contro: è questa la sottile differenza sulla quale si annida la consapevolezza di poter rinascere.
Acquisita questa consapevolezza, Barbara Garlaschelli è diventata la donna splendida e la scrittrice di successo che è oggi: il condizionamento di quel vortice d’acqua che voleva annientarla non l’ha sopraffatta. Dimenticavo, la sedia a rotelle… Lascio che sia lei a parlarvene! Sirena può essere solo letto, non raccontato.
Incipit “Prima è l’acqua, poi lo schianto, poi il dolore. Poi è di nuovo acqua. È come se una corrente ad alta tensione ti stesse attraversando il corpo che non riesci più a dominare. Galleggi come una bottiglia con dentro il messaggio. Se è un sogno, è un brutto sogno. Se è la realtà, pensi, sono morta, perché attorno continua a essere solo acqua. Voci, risate, movimenti ti arrivano attutiti. Sono vicini, ma è come se fossero un altro mondo. Tu ancora non lo sai, ma hai attraversato una soglia e ora sei da un’altra parte. Non respiri, sei lucida. Senti il sapore del sangue, ma non respiri. L’aria nei polmoni si sta esaurendo, ma non respiri. Se respiri, sei morta. Ascolti il tuo corpo. Sta urlando. Non respiri”.
Isbn 978-88 8451-408-8 Pagine 144 • € 10,00
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Nove anni
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Autori
dentro
Non è un romanzo per vecchi
“C
osa stai facendo?” mi chiede mia nonna al telefono. “Sto scrivendo tremila battute per Io Come Autore”. “Cos’è, una rivista comica?” “No” le rispondo, “vuol dire che devo colpire tremila volte i tasti del Pc”. Quelli giusti, che mescolati assieme possano convincere la gente a comprare i miei romanzi, ma ne ho già spese trecentotrentanove, di battute, e non ho ancora concluso un cazzo. Nonna crede di dover morire da un momento all’altro sin dagli anni ’90 e vive ogni giorno come se fosse l’ultimo: ovvero piange, si dispera, saluta sempre tutti come se non dovesse più rivederli e alla sera, dopo aver fatto testamento, cade in un sonno profondo con in mano le palline del suo rosario. Rosario è un badante messicano che le hanno mandato quelli dell’assistenza anziani. Riattacco il telefono, ci metterà un po’ per richiamare: è lenta la nonna, è l’esempio dell’ironia divina che ci rallenta proprio quando dovremmo avere più fretta di vivere. E io sono ancora a novecentonovantacinque battute e non vi ho detto nulla di me e della mia scrittura.
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Touch and splat “Vi svegliate in una Chicago buia e piovosa in un bilocale di periferia al suono di una odiosa melodia. Il vostro vicino di casa vi augura una buona giornata nonostante abbiate una faccia che mostra disgusto per ogni minuto della vostra esistenza. Lavorate in un discount pieno di veleni con animali sorridenti in confezioni 3 x 2. Il capo vi urla di tornare a lavoro, che i “5 minuti di pausa” si chiamerebbero “10 minuti di pausa” se durassero 10 minuti. La donna che vedete, non la vedete ormai da tempo. Il vostro stomaco rumoreggia, la vostra mente anche. Tutto questo, tra poco, sarà solo il passato. RESPIRATE, QUELLA RABBIA NON TI PORTERA’ NULLA DI BUONO, SE NON TE NE LIBERERAI IN FRETTA. Venerdì ci sarà un Touch and Splat. Prendete l’ auto, attraversate il deserto con due amici e siate liberi, finalmente”.
Alessandro Cascio Diventerò ricco un giorno, col videopoker, se riuscirò a capire perché mi danno due carte invece di cinque. Isbn 978-88-9035-721-3
Mi viene l’ansia, il mio mental coach dice che è nel mio dna, dice che certe persone hanno paure primitive, questo forse serve a spiegare la mia fobia dei brontosauri o dei bisonti delle steppe. Ho iniziato a scrivere racconti che avevo nove anni e da allora ho continuato su questa strada: nel senso che scrivo come un bambino di nove anni.
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Con la stessa capacità fiabesca intendo, anche se i temi sono diversi. Adesso scrivo di pistole, sesso, religione, ma in modo dissacrante, di sangue, di vite sull’orlo del precipizio e di “femmes fatale”. Non sono di certo gli stessi argomenti che avevo da bambino: a nove anni non sapevo il francese. Il miei primi romanzi uscirono con Il Foglio, ma li ritirai presto perché avevo intenzione di fare altro nella vita. Capii che “altro” era faticoso e sottopagato così mi misi a scrivere che sì è faticoso e sottopagato, ma almeno puoi farlo in casa tra un videopoker e un episodio di Californication. Diventerò ricco un giorno, col videopoker, se riuscirò a capire perché mi danno due carte invece di cinque. Entrai alla Scuola Comics di Roma e l’anno dopo passai le selezioni per la
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Noi sotto il sole di Santiago
scuola di sceneggiatura BC Network. Mi dovetti trasferire dall’amata Sicilia alla grande città e il giorno della mia partenza, mentre la nave lasciava il porto, salutai per l’ultima volta quei baffuti mangiacannoli col fucile in spalla e le coppole in testa e quelle prosperose e lagnose lavandaie vestite di nero, anche loro baffute.
Noi sotto il Sole di Santiago è un soffio, NOUS, che attraversa le vene, le arterie, muove quel che resta del tuo essere vivente trasportandolo alla ragionevolezza della natura. “Noi siamo ciò che ci circonda”, siamo i beni che possediamo, siamo il telecomando, “ diventiamo la nostra auto e portiamo nel cuore l’odio per chi ne ha graffiato la fiancata con una chiave”, tutti legati fra noi e inermi di fronte a un oscuro destino.
E poi ho mia nonna al telefono. Crede che questa sia la volta buona.
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Alessandro Cascio
Isbn 978-88-9665-613-6
Studiai con docenti come Mario Monicelli, la scrittrice Francesca Marciano, gli sceneggiatori Costantini, Capone e Suso Cecchi D’Amico. Scrissi sceneggiature per un regista locale e tornai a pubblicare nel 2010 con la casa editrice Historica i romanzi Touch and splat e Noi sotto il sole di Santiago con le prefazioni rispettivamente di Ernesto Gastaldi (C’era una volta in America) e Vincenzo Mollica. Vi racconterei di quella volta che riuscii a scoprire come fare i milioni con uno spago e uno stuzzicadenti ma sono centosettantacinque battute oltre il limite impostomi di tremila, sarà per un’altra volta.
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Alessandro Cascio
Autori
€ 7,90
I B rlino Schiavizzami e pagami, please!
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integrazione multiculturale
di Medea Il problema di Berlino è che ci lavorano tonnellate di ragazzetti neo-laureati, senza esperienza, che fanno stage o mini-lavori per 400 euro al mese. Il problema è che questi ragazzi vogliono fare carriera, ma se gli chiedi di portare a termine un lavoro serio, ti guardano con la stessa espressione che si fa normalmente quando cerchi di comprendere un testo di Achille Bonito Oliva, senza però aver assunto LSD. È un’orda di forza lavoro a basso prezzo, che vuole far carriera senza avere esperienza e che cerca di arrivare ai buoni posti, senza imparare nulla. Per questo motivo cercano la via preferenziale: lo schiavismo. A volte si assistono a scene di servilismo al limite del fantozziano: un ragazzino, economista rampante ed esperto (il che significa in media una laurea triennale e uno stage trimestrale alle spalle), parla solo e unicamente coi superiori, evitando i colleghi come la peste. I superiori drizzano le antennine e comprendono che il tipo è da spremere come un limone di Sorrento,
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fino a che non ci fanno un bel limoncello casareccio. Il ragazzetto sarà dunque invitato sempre a pranzo con loro, potrà avere l’onore di sedersi al tavolo dei capireparto. Non solo: avrà l’onore di rispondere alle mail personali dei capi anche al week-end, di pulirgli l’auto, di correre avanti e indietro per gli uffici con carte da firmare, di lavorare ogni giorno dalle 9 fino alle 22! Dopo un paio di mesi, arriva un nuovo ragazzetto, carne fresca e nel pieno delle sue forze. Il primo piccolino, ormai allo stremo, viene mandato via, perché il suo stage è terminato. Va via con la coda tra le gambe, cerca di organizzare con i colleghi una serata d’addio, ma visto che aveva sempre spifferato al capo tutto quello che gli altri impiegati facevano e dicevano, i colleghi gli danno appuntamento in un locale sperduto in periferia, in mezzo a neo-nazisti. Lui andrà lì da solo, mentre tutti, perfino i capireparto col nuovo schiavetto, si stanno divertendo a un afterwork in qualche locale fighetto del centro, ballando tutti insieme musica anni ’80.
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l’intervista 21
a n i C a i m a L Chi è Francesca
Francesca Romana Di Biagio è una giornalista professionista per carta stampata e televisione. Scrive di cultura e costume per Il Giornale, Panorama Economy, ed è autrice della rubrica “Made in China”, per Espansione, il mensile economico del quotidiano Il Giornale. Ha curato e condotto vari programmi per Class Cnbc, Mediaset e Mediolanum Channel. È stata caporedattore del femminile GOO!. Nel 2009, ha realizzato il reportage televisivo, “Un ponte in rosa”, patrocinato dal Senato e dedicato al rapporto tra internazionalizzazione e crescita professionale femminile. Ha collaborato al progetto Italia degli innovatori, promosso dal Ministero della pubblica amministrazione e innovazione e dal Commissariato italiano per l’Expo 2010 di Shanghai.
a Francesca R. Di Biagio
Vivere in Cina
Usi e costumi della cultura tradizionale cinese In Cina convivono modernità e tradizione, avanguardia e arretratezza. Spesso si incontrano persone per strada che cantano, suonano, esercitano il tai chi, o trasportano merci su vecchie barche (e non di rado sono donne). Ho avuto la fortuna di vivere a Shanghai tra il 2008 e 2010, prima, durante e dopo il grande evento dell’Expo 2010 che ha modificato completamente la fisionomia della città e ha rappresentato per il Paese una svolta straordinaria a livello di immagine planetaria.
sioni dal botto assordante che ho spesso sentito mentre ero in casa. Al loro posto, sono sorti grattacieli avveniristi e in vista dell’Expo le autorità hanno imposto alla popolazione nuovi stili di vita, più simili a quelli dei turisti occidentali in arrivo: divieto di girare in pigiama, sputare per terra o ruttare. Nella Cina che ho visto, appena sono arrivata, i grandi hotel sorgevano accanto a baracche fatiscenti, cumuli di immondizia e bancarelle che vendevano frutta, o spiedini di carne. A poco a poco (e con questo intendo nel giro di qualche mese), ho assistito a grandi cambiamenti: le costruzioni pericolanti sono state fatte brillare, con esplowww.iocome.it
La cultura cinese è distante anni luce dalla nostra e nel mio libro “Orientarsi in Cina”, descrivo degli episodi reali e buffi, legati a incomprensioni di ogni genere. Bisogna però riconoscere ai Cinesi un grande spirito di adattamento, metamorfosi e adeguamento a nuove situazioni. Sotto questo profilo hanno molto da insegnarci.
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l’intervista 21
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a Francesca R. Di Biagio
Business In Cina
Quali sono i settori trainanti dell’economia Cinese? Quale opportunità di business ci sono?
La Cina non conosce crisi, per ora. Secondo stime economiche internazionali, quest’anno il Pil del Paese crescerà del 9-9,5%, l’export salirà del 10% e i salari del 10%. La ricchezza non risiede più soltanto nelle grandi città, ma sta raggiungendo anche i centri minori. Le opportunità di business più promettenti, per noi italiani, riguardano, senza dubbio, il settore del lusso (la cui crescita è prevista intorno all’11% nel 2011). I Cinesi identificano l’Italia come la patria dello stile e adorano i nostri marchi di moda, articoli di arredamento e gioielli. Il consumatore cinese ricco non ha limiti di spesa, ha meno di 45 anni ed è propenso a sperimentare il canale della vendita via Internet. Una strategia seguita da alcuni nostri marchi è la quotazione sulle piazze asiatiche, come nel caso di www.iocome.it
Prada e del piemontese Miroglio. Un altro settore interessante è quello delle energie rinnovabili, per la fornitura di attrezzature, componenti per il solare (il 98% della strumentazione è importata dall’Occidente) e prodotti ad alta tecnologia per la green economy. Va considerato che l’ambiente è tra le priorità del Piano quinquennale 20112015 della Cina. Anche il comparto sanitario riserva buone opportunità per le nostre imprese, per la vendita di apparecchiature e tecnologia. Senza dimenticare, infine, l’agro-alimentare: i cinesi sono sempre più sedotti dal cibo italiano. Attenzione però: prima di introdurre sul mercato un nuovo prodotto è bene condurre approfonditi studi di marketing e predisporre un’articolata rete distributiva. L’improvvisazione in Cina non paga, anzi costa cara.
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a Francesca R. Di Biagio
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l’intervista 21
Donne e lavoro
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Nel 2009 ho realizzato a Shanghai il reportage televisivo “Un ponte in rosa”, patrocinato dal Senato e dedicato a donne italiane e cinesi che lavorano in Cina per nostre aziende. L’intento era quello di sondare il rapporto tra internazionalizzazione ed emancipazione femminile. Mi sono trovata a Shanghai per lavoro e lì mi sono chiesta: cosa offre la Cina alle donne italiane, me compresa? Sorprendentemente, ho notato che la Cina da tempo riconosce alle donne molto più spazio nella società e nella famiglia di quanto faccia l’Italia. Non a caso Mao Tze Tung definiva l’universo femminile “l’altra metà del cielo”. In tv ho notato una forte presenza femminile, sia a livello giornalistico, che politico. Non è poi difficile trovare donne che svolgono mestieri manuali, che nel nostro Paese sono prerogativa degli uomini.
Questa mia impressione è stata confermata dalle intervistate di nazionalità cinese, le quali hanno ammesso, con totale onestà, di non aver mai riscontrato difficoltà professionali per il fatto di essere donne. Una simile parità di diritti, tuttavia, si scontra con un grande problema che la Cina sta tentando di risolvere: la disparità di educazione scolastica e accesso al lavoro che permane tra le province e le città. Le Cinesi hanno profonda ammirazione per lo stile di vita occidentale, che cercano di emulare a tutti i costi: vorrebbero essere come noi italiane e si sforzano di imitarci, il che non sempre è un bene. Quanto alle donne italiane che lavorano in Cina, posso dire che sono molto in gamba e hanno una marcia in più, perché ogni giorno si confrontano con una cultura diversa.
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l’intervista 21 Nella foto: Palmiro Petrini fornaio di Tivoli
Giovani
Nella foto: Samuele Martelli e Giambattista Burdo
La Cina è un Paese fatto da giovani. Almeno per ora, perché presto la popolazione invecchierà, anche a causa della politica del figlio unico. Molti ragazzi studiano all’estero, sono determinati e ambiziosi; amano lavorare in proprio e inventano nuovi business servendosi di Internet. La Cina poi dedica molte risorse economiche alla formazione universitaria. Anche i giovani italiani si fanno sempre più spazio nella Cina contemporanea, grazie a brillanti idee e a formule d’investimento innovative. Nei miei reportage giornalistici e nel mio libro ho parlato della storia di Palmiro Petrini: un fornaio di Tivoli che oggi è divenuto un grande imprenditore della panetteria e ristorazione. Il suo
successo è dovuto all’avere importato per primo in Cina la farina per la pizza e avere insegnato ai Cinesi a fare la Margherita e la Quattro stagioni. Città come Shanghai, Pechino, Hong Kong sono piene di giovani architetti, che progettano edifici e locali, come Samuele Martelli e il suo socio, Giambattista Burdo, di ristoratori, general manager, che gestiscono filiali di nostre aziende e anche di studenti che studiano il cinese, perché, lungimiranti, hanno capito che il futuro economico è in Oriente. La Cina è adatta ai giovani anche per il suo stile di vita dinamico e spesso stressante. Insomma, per vivere lì ci vuole un certo fisico e l’età giusta.
a Francesca R. Di Biagio
NightLife A Shanghai (ma anche Pechino e Hong Kong) non ci si annoia di certo. I giovani che arrivano lì per lavoro, il primo anno dormono in media 4 ore a notte: escono tutte le sere e la mattina si svegliano presto per andare in ufficio. Discoteche, locali, ristoranti e feste sono una tentazione continua e- guarda caso – gran parte della movida notturna è gestita da italiani, che hanno esportato in Cina la moda dell’happy hour, del Carnevale e Ferragosto e che organizzano serate a tema. I locali di Shanghai sono talvolta sorprendenti: posizionati al 50° o 80° piano di grattacieli e iper tecnologici. Frequentare posti e gente è anche un modo per socializzare, fare nuove amicizie e stringere contatti professionali. Le idee più geniali in Cina nascono ai tavolini dei bar e i vari social network (Asmallworld in primis) segnalano sempre miriadi di iniziative, che animano le notti cinesi. Il giorno non è da meno, con svaghi che vanno dagli ottimi e poco cari massaggi, allo shopping, manicure e prestazioni estetiche a buon prezzo. Senza contare i numerosi concerti, inaugurazioni di mostre ed eventi culturali. Il da fare non manca, ma dopo un anno in Cina, in molti accusano la stanchezza da iperattività. Comprensibilmente.
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l’intervista 21 Animali
Ho sempre adorato gli animali e la prima parola che ho pronunciato da piccola è stata “gatto”. Sono rimasta quindi scioccata nel vedere nei supermercati cinesi tartarughe marine che sguazzavano nei banchi del pesce, in attesa di essere messe in un sacchetto e poi cucinate, nell’osservare panda sporchi e sofferenti, relegati in celle di due metri quadrati negli zoo e uccellini infilzati in uno spiedino e serviti ai passanti. Ancora più scandalizzata di me lo è stata una nota sinologa francese che è stata espulsa dal Paese, senza possibilità di rientro, per aver mollato un ceffone a un poliziotto che aveva picchiato un micio. La Cina non ha mai prestato grande attenzione a natura, fauna e ambiente, ma qualcosa ora sta cambiando. Per fortuna. Il dodicesimo Piano quinquennale 2011-2015 indica tra gli obbiettivi primari la riduzione del consumo energetico del 16%, l’aumento dell’uso dei carburanti non fossili e interventi per l’incremento degli spazi verdi. Lo Stato intende investire circa 7,4 mila miliardi di dollari nel settore delle energie rinnovabili. Soddisfacente l’andamento dell’eolico, che nel 2009 ha rappresentato circa 1/3 della nuova capacità installata a livello globale (con una crescita del 35% annuo dal 2004). Nei prossimi tre anni si prevedono le stesse dinamiche di avanzamento anche per il fotovoltaico. E, probabilmente, presto cambierà anche la sensibilità della popolazione verso gli amici a quattro zampe e l’habitat in cui vivono.
a Francesca R. Di Biagio
o r b i l Il ISBN: 9788874246724
Orientarsi in Cina
Vivere la Cina nel quotidiano. Le sfide da affrontare, le opportunità da cogliere, i lavori da gestire e inventare. I consigli per muoversi al meglio in un grande Paese in continua evoluzione. Questo il contenuto del libro “Orientarsi in Cina”, di Francesca Romana Di Biagio e Matteo Donelli, Aliberti Editori, per la collana di Pierluigi Celli, in libreria a 16 euro. Francesca Romana Di Biagio, giornalista e Matteo Donelli, manager internazionale, riportano la loro esperienza in una Shanghai dai mille volti, piena di contraddizioni, sorprese, emozioni e possibilità di affermazione professionale. Senza la pretesa di essere sinologi, né storici, ma semplicemente Italiani all’estero, gli autori tracciano un racconto del loro vissuto in Oriente e raccolgono interessanti storie di nostri connazionali. Con una narrazione fresca, sincera e divertente di uno spaccato moderno della Cina che si apre verso l’Italia, il volume è adatto per accompagnare ogni trasferta nella terra del Dragone. Più o meno lunga che sia. Matteo Donelli e Francesca Romana Di Biagio Prezzo: € 16,00
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21 Identikit di Jacopo Orso
concorso letterario
http://www.dedaedizi
Tosco o s r O o p o c a J Londra d’arte o e s u m i d Guardiano odo di cam
Sghembo m miente r o d n o u b l i tipici de t t e r t s i h c c oce minare, o olo ad alta v
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bile a t s n i e o r r izza b , o z n a m o buon r
V O
DEd’A edizioni
Tosco – Brasato di vite in salsa di provincia Per votare Jacopo Orso CLICCA QUI
ioni.com/index.php?option=com_content&view=category&id=48&Itemid=130
osco
a t o V o s r O
Raccontaci come e perché sei diventato uno scrittore Molto spesso le persone inadatte o troppo adatte alla vita si mettono a scrivere. Io penso che lo si faccia per offrire al mondo, spesso pochi gatti, in rari casi numerose persone, un attestato di esistenza. La realtà, anche quando è amara, scontrosa, tende a provocare. Lo scrittore reagisce a questa provocazione con un’altra provocazione. Si potrebbe definire un tentativo di dialogo. Vista sotto questa ottica qualsiasi letteratura, anche la più nichilista, è comunque un gesto di speranza e, al tempo stesso, politica.
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reportage d’arte
Mostra Personale di NICCOLÒ PIZZORNO La mostra Personale di Niccoò Pizzorno si e svolta in un ambiente accolgliente e raffinato, l’Atelier di SARAH GISMONDI in Via San Vincenzo 26\1a a Genova una vera “Bottega delle idee” come la stessa Sarah ama definirlo, oltre alla mostra Niccolò ha collaborato con Sarah, Elisabetta e Alessandro (formando il trio “LoGiCo”) alla creazione di una linea di gioielli che hanno chiamato “OLTRE” la quale è ispirata alle sue ultime creazioni in plexiglass: anelli, collane bracciali, orecchini. Infine, l’artista ha dipinto a mano ogni singolo pezzo in modo da garantirne l’unicità. “Niccolò Pizzorno, giovane artista emergente genovese, con un già ben solido background ricco di mostre ed esposizioni (tra le più recenti ricordiamo quelle di Roma e Ferrara) ha proposto con questa personale un interessante excursus all’interno del suo “fare” artistico: dagli esordi al periodo più recente, dalle illustrazioni su carta con tecnica mista alle ultime illustrazioni rivisitate, “rese altro” e inserite su nuovi e diversi supporti, dalla ritrattistica più “accademica” a una nuova concezione di ritratto che diventa ora, quadro simbolico carico di significati e contenuti, ora opera seriale e mitizzata, ora raffigurazione contaminata da stili differenti tra loro, solo apparentemente inconcilia-
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Nuovo astratto (Jim Morrison) plexiglass 100x100cm
Autoritratto
reportage d’arte
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bili. L’iter creativo di Pizzorno risulta sempre in crescendo dal punto di vista ideativo e giunge, infine, in una continua sperimentazione, alle particolari installazioni dalle soluzioni originali ove regnano l’artificio della luce a led e della stampa digitale e la fluidità dei dipinti e dei colori riportati su plexiglass, quasi fossero acqua. L’esposizione era suddivisa idealmente in sei parti per facilitare la “lettura” e la comprensione di questo percorso alla scoperta di un giovane artista, già così eclettico, poliedrico e prolifico. Lo sfondo si fondeva con i vari livelli sovrapposti, con il ritratto virtuale, con la croce, con la figura umana da tergo fino a divenire una sola opera. Un collàges contemporaneo che pur essendo tale, era anche un mosaico di reminescenze di svariata natura: piccoli riquadri con rami bianchi, una sorta di albero della vita, uniti tra loro come gli omini di Keith Haring e larghe campiture di colori caldi e freddi come un quadro di Braque. Tutto, in questo pannello, oscillava tra reale e irreale, tra dimensione tangibile, vera, prospettica e dimensione impalpabile, di fantasia e senza schemi, tra vita e morte, tra sacro e profano, tra linee squadrate e linee curve in un connubio che aveva del magico e del magnetico”. Valentina Isola 1 - Ricordiamo per voi 2 - Osama Bin Laden ritratto da un’insieme di schermi amoled 3 - Nuovo astratto plexiglass 120x80 cm http://chinaccia.wordpress.com/2011/08/
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Autori
La voce dell’immaginario
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asco nel 1979 a Bologna, nel 1993 mi trasferisco a Firenze. Il mondo della comunicazione “globale” attraverso la musica mi ha sempre affascinato. Mi ci ritrovo un po’ per caso, dopo alcune esperienze controverse e impacciate con alcuni gruppi per cui facevo il paroliere. Nel 1994 inizio a seguire il mondo della radio e delle discoteche. Il fascino di una comunicazione che avveniva senza farsi vedere, soltanto con la voce, è sicuramente un qualcosa che mi ha stregato. Già qualche anno prima le mitiche trasmissioni di Videomusic introducevano lo stesso concetto che mi aveva affascinato: non vedevi le facce dei Vj, sentivi solo le voci fra un video e l’altro che riuscivano a spiegarti “cosa, come, chi”. Probabilmente ce l’avevo nel sangue fin da allora. Ho iniziato a fare radio nel 1999, come fonico in una piccola emittente locale a Firenze. La classica gavetta piena di emozioni e idee, di sensazione che tutti possano ascoltarti e che tu possa portare il tuo contributo dal nulla. Pochi mezzi e tan-
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Bacia la pioggia
Un romanzo ironico e tagliente sugli anni ’80. I quasi 15 anni di distanza da quel mondo sfavillante fanno la differenza e svelano i trucchi di un tipo di moda e di musica persi rispetto alle nuove tecnologie che stanno arrivando. Si crea un dialogo continuo e serrato fra due generazioni, rappresentate da Diamante, una promoter di un’agenzia di spettacolo e da Francesco, impacciato speaker di una radio locale. I ruoli dei due protagonisti si scambieranno velocemente fino a un capovolgimento estremo sotto la pioggia battente del finale. Una pioggia simbolo dell´età che avanza, e che scioglierà tutti insieme i trucchi trasgressivi dei patetici nostalgici dell´“epoca” ’80.
Isbn 978-88-9696-181-0
Universi paralleli prendono vita col suono delle parole
Pagine 198 • € 15,00
Tommaso Nuti ta creatività, era una delle ultime radio che si faceva ancora “con le mani”, tra cassette, vinili, minidisc e persino delle bobine. L’mp3 iniziò ad arrivare proprio in quegli anni, i computer quasi erano dei nemici dei programmatori radiofonici. Sono le atmosfere che ho voluto riportare anche nel mio primo romanzo, così come quelle degli anni successivi in cui lavoro in discoteca come Dj in svariati locali a Firenze a partire dal 2000, fino a due anni in animazione in alcuni villaggi turistici. In quell’ambiente lavoro come fonico per il cabaret dei villaggi, realizziamo alcuni spettacoli tra cui la riedizione di Se il tempo fosse un gambero, classico degli anni ’80, che tuttora in alcuni suoi spezzoni utilizzo come sigle dei miei programmi in radio. Nel 2005 mi appassiono anche al teatro comico, scrivendo alcuni testi per cabaret e collaborando come fonico e autore per spettacoli del cabarettista Christian Vertucci. Per alcuni anni mi occupo anche di musica e di collezionismo in vinile, gestendo il negozio di dischi “Arlecchino Graymalkin records”. Torno a lavorare in radio nel 2007, adottando il nome d’arte di “Zanna” nella webradio di Sandro Veronesi Radio Gas. È il ritorno a un certo tipo di radio libera che non pensavo nemmeno esistesse più. Una seconda giovinezza radiofonica dove gli speaker sono liberi autori di se stessi e, soprattutto, scelgono la musica personalmente. Mi butto sul rock. Sem-
brerebbe una contraddizione o un tradimento, in realtà è un ampliarsi delle mie conoscenze e della mia concezione di comunicazione radiofonica. Dal 2007 al 2009 conduco e sono autore di molti programmi diversi tra loro. Quello che mi da più soddisfazione è in coppia con un’altra speaker, Lisa Santi: Spaghetti 12 km. È un format radiocomico dove lavoro anche come autore di scenette e personaggi, dando libero sfogo alla creatività nella distruzione dei principali canoni del rock. Si crea un’empatia molto forte e una serie di tormentoni e di gag che meriterebbero un romanzo a sé. Nell’inverno del 2009 approdo a Radio Toscana in una parentesi come fonico e l’anno dopo ritorno finalmente al microfono nella webradio Radio Stonata, finalmente alla conduzione di quello che io ritengo il mio orario, la mattina presto. Creo e conduco un magazine chiamato non a caso Ridammi la radio legandomi a una canzone di Vasco Rossi, ma soprattutto alla voglia di ricominciare a parlare a un microfono e di ridare la voglia dell’ascolto della radio la mattina presto a chi è connesso dall’altra parte. Da Gennaio 2011 “Ridammi la radio” viene ritrasmesso anche in fm su Radio Azzurra 88 Rete Liguria. Tommaso Nuti
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