autore
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numero
www.iocome.it
In copertina illustrazione
Andrea Tarella
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La difficoltà di essere Vincenzo Mura, di Mattia Mazzali Cosa c’è dietro la porta di Szabò
● Dall’Olanda con amore
● Il non-amore ai
tempi dei social network, di Enrico Nascimbeni
e
lin n o è già
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ork w t e ialn ltura ! lI socr la cu a r o i pe ic
g n u i g rag
Anno 2 N. 43 / marzo 2012 - Periodico settimanale - Editore e Proprietario: eBookservice srl C.F./P.I. : 07193470965-REA: MI-1942227. Iscr. Tribunale di Milano n. 324 del 10.6.2011.
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ANDREA TARELLA Illustratore. Andrea Tarella nasce a Verbania nel 1982 e resta sulle rive del lago fino al suo diciottesimo compleanno. Si trasferisce a Milano portando con se la sua passione per i fumetti, i film e il disegno. Inizia a muovere i primi passi nella cittĂ e a collaborare con diverse associazioni ambientaliste per cui realizza libretti illustrati per le scuole e per i bambini. Collabora con Severgnini e Love Therapy, fino alla collaborazione con Prada per cui realizza le illustrazioni inserite nella campagna “Minimal Baroque Sunglasses Collectionâ€?. Attualmente vive ancora a Milano insieme a 2 cavie peruviane, 3 canarini, 5 cocorite, 1 tortora, 2 diamanti mandarini, 6 pesci rossi, 3 tritoni, 2 rane e 1 salamandra. La notte non dorme... disegna, fuma, guarda film e coltiva Camelie. yeliel82@hotmail.com website: www.andreatarella.com
in copertina Andrea Tarella
â?Ľ Gorgone - 2010
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sommario
autori
Mattia Mazzali |
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Quando crescere è divertente Enrico Nascimbeni |
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Il non-Amore ai tempi di FB
rubriche
Blogger per passione |
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La bottega editoriale |
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di Serena Amoretti di Costanza Carzo
Penne e tulipani |
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di Giuseppe Raudino Pollicino |
20
di Pina Varriale
Letture in semibreve |
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di Laura e Paola Caponetti Eventi |
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Eventi per i vostri cinque sensi
editoriale Una ricorrenza che non amo particolarmente, per le stesse ragioni per cui non amo il Natale e la maggior parte delle feste cosiddette comandate, è la giornata della donna. Perché il significato di questa festa si è andato perdendosi, si è scolorito talmente tanto da non aver più neanche la parvenza dei toni originari. Mi vengono in mente due film, molto diversi tra loro: “Monna Lisa Smile” e “Vogliamo anche le rose”. L’opportunità e la scelta da una parte; il nostro tessuto culturale, le difficoltà e le lotte dall’altra. Quante cose una donna deve tener bene in mente per avere la forza di perseguire i suoi obiettivi senza arrendersi? Questo è davvero l’unico tema su cui dibattere, quello della possibilità e dell’opportunità. Ci sono donne straordinarie che scrivono per noi; le trovate nelle nostre rubriche. Sono caparbie, precise, quasi puntigliose. Altre arriveranno. E ci sono anche uomini che ci guardano da fuori Italia, che non guasta mai. E autori, sorridenti e geniali. Buona lettura, dunque. E buona festa, in qualsiasi modo vi vada di festeggiare. Sabrina Carrozza
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Autore Quando crescere è una divertente incognita
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attia Mazzali nasce a Magenta, nella soleggiata periferia di Milano, nel lontano 5 Giugno 1976. L’esimio autore vive la sua infanzia nella ridente Corbetta, e sin da bambino dimostra una fortissima propensione alla scrittura: si pensi che all’età di soli 7 anni è già in grado di scrivere e comporre pensierini. I genitori capiscono subito le potenzialità del loro illustrissimo figlio, e decidono di incoraggiare questa sua vena artistica: lo iscrivono alla seconda elementare. Vive una giovinezza apparentemente uguale a quella dei suoi coetanei (scuola, oratorio, cinema a luci rosse) ma è nei piccoli gesti quotidiani che si intravede un futuro diverso dagli altri. La sua adolescenza è però segnata da un tragico evento: a 15 anni i genitori gli impongono l’apparecchio. Questo fardello accompagnerà tutta la sua vita, contaminando le sue opere. è un duro colpo per l’incommensurabile artista, e l’impareggiabile uomo riesce a salvarsi da questo destino avverso solo grazie ad un carattere forte e impetuoso, abbinato all’uso massiccio di droghe pesanti. A 19 anni l’insuperabile si iscrive all’Università, seguendo finalmente la sua indole da scrittore (Ingegneria
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L’Anno di Vincenzo Mura L’anno di Vincenzo Mura racconta, attraverso una scrittura vitale (a tratti cinematografica), quanto è faticoso diventare grandi. Maurizio Spadaro, protagonista e narratore del libro, ci accompagna attraverso una narrazione a 3 livelli dentro un percorso decisamente piacevole, ricco di risate, riflessioni e confessioni. E’ in questo contesto che si muove la figura di Vincenzo Mura, ragazzo indecifrabile, sopravvalutato, al quale il liceale Maurizio pone di punto in bianco tutte le sue domande.
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delle Telecomunicazioni, dopo 5 anni di Liceo Scientifico) ed è qui, in questo ambiente sano e dedito alla letteratura, che lo scrittore prevarica l’uomo, e crea: a 23 anni compone il suo primo romanzo (il destino dei sogni), a 24 il suo secondo (il respiro che ho perso) e a 25, nel pieno della sua attività sessuale, crea quello che la critica considera ad oggi la migliore opera mai scritta nel suo condominio: l’anno di vincenzo mura. Mazzali oggi è un affermato e stimato scrittore italiano, tant’è che fa il consulente informatico e scrive solo quando l’alcool è davvero troppo. Sogna di salire un giorno sul palco dell’Ariston, e duettare con Lady Gaga nella versione maranza di: “Siamo solo Noi”. Il resto, è storia. ●
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Mattia Mazzali
Intervistiamolo Cosa ti ha portato a scrivere? Cito una canzone di Vasco Rossi: …e guardando la televisione, mi è venuta come l’impressione, che mi stessero rubando il tempo… Più o meno è stata la mia stessa constatazione di quei tempi. Negli anni universitari, avendo a disposizione parecchio tempo libero, mi ritrovavo a guardare annoiato trasmissioni e telefilm di dubbia qualità. E così mi affacciai alla lettura, valutandola di un livello superiore alla televisione. Grande cosa, la letteratura. Successivamente però mi ritrovai a ridimensionare anche la qualità del tempo speso a leggere. Forse ero troppo esigente, o forse era già scoccata una scintilla. Cercavo un nuovo hobby, trovai la scrittura.
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Editore: Phasar Edizioni ISBN: 88-87911-43-6 Pagine: 332 Prezzo: € 10,00
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Mattia Mazzali Quando hai deciso di scrivere il tuo primo libro? Proprio quando ho capito che la lettura non mi bastava più. Un po’ per presunzione un po’ per necessità: cominciarono a ronzarmi in testa volti e voci di personaggi a me sconosciuti, e ai tempi ero troppo giovane per pensarmi insano di mente. La mia prima opera fu un semplice diario, di un viaggio in Francia: un manoscritto poco originale e parecchio acerbo, ma al suo interno c’era comunque il germoglio della narrazione. Ci descrivi il tuo percorso per arrivare alla pubblicazione? Premetto che ho trovato un Editore nel momento in cui ho deciso di non cercarlo più. Nel senso che mi sono appoggiato a Phasar, una Casa Editrice On Demand. Premetto anche che non biasimo le grosse Case Editrici che ignorano gli esordienti. Il mio biasimo è rivolto esclusivamente alle Case Editrici sciacalle che si arricchiscono alle spalle di esordienti presuntuosi e ingenui. Ad ogni modo. La mia avventura verso la pubblicazione ricalca molto la classica storia dell’esordiente frustrato. Il primo periodo è contraddistinto dalla mia vana ricerca e dai loro rifiuti spesso silenziosi. Quando finalmente ho realizzato (con mia grossa sorpresa) che non era così facile raggiungere la pubblicazione, e che le Case Editrici non erano in fremente attesa del mio primo romanzo, ho iniziato a frequentare un sito letterario (www.leggendoscrivendo.it). Lì ho conosciuto parecchi esordienti
come me, con le mie stesse problematiche e soprattutto i miei stessi limiti. Dopo un bagno di umiltà, ho rivisto dunque le mie potenzialità e migliorato la mia tecnica. Passano intanto i mesi, e dopo un anno abbondante sento nuovamente la necessità di confrontarmi con qualcosa di più grande. è qui che decido di auto-pubblicarmi (appoggiandomi a una Casa Editrice On Demand, seria e trasparente). Ci tengo a precisare che la spesa iniziale è stata ammortizzata grazie a due miei carissimi amici, che hanno creduto in me e nel progetto. Ad anni dalla pubblicazione (e sulla base delle esperienze di altri esordienti) credo sia stata la migliore scelta possibile. Come nascono i tuoi libri? Nascono da un’idea. Che sia un’immagine, o un pensiero. L’Anno di Vincenzo Mura è nato dal titolo! Qualcosa germoglia nella mia testa e inizia a crescere. Di notte, in macchina, al bagno: come una pagliuzza di polvere spinta dal vento, prende consistenza fino a diventare visibile da occhio umano. A quel punto diventa fastidioso trattenere dentro l’idea, ed ecco la necessità di scrivere. Generalmente nasce tutto senza scaletta, e a volte finisce pure, senza aver fatto scalette. Mi piace sentirmi guidato dai personaggi, come se fossero loro a raccontarmi una storia, che io ho solo intuito esserci, da qualche parte.
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Come ti descriveresti? Credo che il tatuaggio che porto sulla schiena rappresenti molto bene la mia persona. è un sole stilizzato, con i raggi appuntiti e il nucleo formato da un vortice. Visto da fuori appare rigido e spigoloso, ma al suo interno regna una buona confusione, fondata sull’improvvisazione. Visto nel complesso, invece, sono una persona molto solare. Il tuo motto personale? Non ho un motto personale, o per lo meno non mi sovviene in questo momento. Forse: Vivi e lascia vivere (da non confondersi con: Vivi e lascia morire). Anche se mi ha sempre colpito la frase: “La tua libertà finisce dove inizia quella degli altri”. Interessante. Vabbè: non ho un motto personale!
Vivi per… … per vedere come va a finire. Sono una persona curiosa, e di norma mi infastidisce lasciare a metà una cosa. Vivo per vedere come me la gioco, ‘sta cosa chiamata vita. Perché la vita in fondo è un gioco. Fatto di regole, a volte crudeli, ma è pur sempre una festa. L’importante è non prendersi mai troppo sul serio. Perché dovrei acquistare la tua opera? Perché ha le potenzialità per sorprenderti. Perché è ironico, perché è accogliente. Perché dà spazio all’animo. Perché è ingenuo. Perché le debolezze del personaggio rappresentano un po’ le tue.
Blogger per passione
Baby blues: riconoscere la depressione post partum e combatterla Oggi voglio parlarvi di un fenomeno molto diffuso ma di cui si parla sempre troppo poco: il baby blues. Questa patologia può insorgere sin dai primi giorni successivi al parto ponendo la neo-mamma in uno stato di confusione mentale tale da non permetterle di godere totalmente delle gioie della maternità. Purtroppo la disinformazione gioca un ruolo fondamentale in merito, esistono moltissimi corsi di preparazione al parto, in cui la donna impara a gestire il dolore del travaglio, a riconoscere una contrazione, ad assumere le varie posizioni in cui partorire, ma non è previsto nessun corso che informi la donna sulla forma depressiva che può insorgere dopo il parto, sui vari sintomi a cui dare importanza e sulle varie soluzioni che possono porre fine al problema. Una volta tornate a casa, le giovani mamme, vengono abbandonate al loro destino e se cadono nella rete del baby blues, vergognandosi delle sensazioni provate, tendono a celarle aggravando il problema. Qual’è la causa del baby blues e quali sono i sintomi? Il fattore scatenante è la tempesta ormonale che la donna subisce al mo-
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Mi chiamo Serena, ho 37 anni e sono mamma di due bambini. Sono una web writer e, oltre a scrivere per vari portali, gestisco i miei blog. Durante le mie gravidanze mi sono fatta una vera e propria cultura sul mondo della maternità e su questa rubrica voglio condividere con voi tutta la mia esperienza di mamma. ❥ gioiedimamma.blogspot.com/ gioie di mamma ❥ mammaperte.blogspot.com/ mamma per te.
a e r m o u Cdi mam
mento del parto. Subito dopo l’espulsione del feto, infatti, si ha un brusco calo del progesterone (ormone che assicura il buon andamento della gravidanza) ed un successivo innalzamento della prolattina e dell’ossitocina (ormoni che favoriscono la comparsa della montata lattea). Queste variazioni ormonali, possono provocare dei forti sbalzi di umore gettando la donna in uno stato d’ansia terribile. Una donna colpita dal baby blues, può soffrire di insonnia, di inappetenza, può avere seri problemi a relazionarsi con il piccolo e, nelle situazioni più gravi, può sfociare nel rifiuto assoluto del bambino.
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Serena Amoretti
Cosa si può fare per curare questa particolare forma depressiva? Il baby blues è una forma piuttosto leggera che, se presa in tempo, tende a regredire spontaneamente. La cosa importante è riconoscere la patologia, prenderne coscienza e sforzarsi di reagire. Il mio consiglio è quello di chiedere apertamente aiuto ai famigliari a voi più vicini, circondatevi delle persone che vi danno sicurezza e senso di protezione (come la mamma), cercate di non restare mai da sole e ritagliatevi dei momenti tutti per voi. Vedrete che man mano che passano i mesi, acquisirete fiducia in voi stesse e nelle vostre capacità, i livelli ormonali si stabilizzeranno e tutto risulterà più semplice. Diverso è il discorso della depressione post partum, in questo caso, infatti, la sintomatologia è ben più grave, può portare la donna a rifiutare il bambino e a vivere la maternità come una trappola senza vie di fuga. In questo caso, si deve ricorrere all’aiuto di uno psicologo che sosterrà la neo mamma con una terapia volta a ridurre i disturbi della depressione, permettendole di vivere la sua esperienza con serenità. Non cerchiamo di trovare la perfezione, i nostri figli in fondo non ci amano perché siamo perfette, ma semplicemente perché siamo mamme! ❤ Serena Amoretti
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Autore “Il non-amore ai tempi di Facebook”
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oeta maledetto, anarcoide, senza dio e alla ricerca di dio, giornalista di cronaca nera e giudiziaria, vittima di una vita di amori a breve scadenza, astemio, insofferente, incorreggibile nottambulo, egocentrico ai livelli di guardia, fragile, maniaco delle videochat, affidabilmente inaffidabile, innamorato della poesia e dei poeti, ipocondriaco, bambino sognatore ad oltranza, terzino di fascia mancato (ma gioca ancora e ci prova sempre a correre su quella fascia), uomo… Questo ed altro è Enrico Nascimbeni, cantautore che divide la sua vita tra la sua casa di campagna nella Bassa Veronese, Milano e Barcellona. Enrico ha vissuto quasi tutta la sua vita a Milano diplomandosi al liceo classico Beccaria e laureandosi in Lettere Moderne, stringendo una grande amicizia con il cantautore Roberto Vecchioni, con il quale resta tutt’oggi molto legato. A Milano crebbe e maturò professionalmente e artisticamente, cantautore dalla fine degli anni ‘70, occupandosi a lungo di giornalismo. Nel 2001, dopo 18 anni di silenzio, Enrico è tornato a scrivere canzoni per sé e a cantarle, con l’album “Amori disordinati”, che ha avuto un successo di pubblico e di critica per lui inaspettato. Ecco come ha risposto alle nostre domande.
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Cosa ti ha portato a scrivere? La voglia di condividere la mia vita e i miei sogni con gli altri. Quando hai deciso di scrivere il tuo primo libro? A 29 anni. “Il Tropico del Ricordo” (Camunia). È stato facile trovare un Editore? Ho trovato subito un editore. Come nascono i tuoi libri? Dai ricordi e dal piacere infinito che dà vedere scivolare la mia penna stilografica su un foglio bianco. Come ti descriveresti? Un asociale che ama socializzare. Il tuo motto personale? Niente è più realtà del sogno. Vivi per… Per vivere la vita attimo per attimo. Per amare. Per lottare per la libertà. Perché dovrei acquistare la tua opera? Perchè le mie opere sono la storia di tutti. E tutti si possono riconoscere in esse.
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Enrico Nascimbeni
...come cambia la socializzazione! Con il non–amore ai tempi di Fb, le radici della letteratura anticonvenzionale di Enrico Nascimbeni ritornano ad affondare nella Rete, dove si erano già calate esplorando il fenomeno “My space”. E così accade che il suo ultimo libro-varco, possa essere un irrobustimento di quell’esperienza, (L’Amore ai tempi di My space) dal momento che alle “vecchie” poesie sapientemente rivisitate, si aggiungono quelle nuove che profumano appunto del quotidiano in cui è Facebook ad imperare. Eppure, la sua esperienza di musicista viene sublimata dalla collaborazione con l’amico
Roberto Vecchioni, che ne ha curato la prefazione, in uno scambio quasi sinestetico di emozioni allo stato puro. Se ci fermiamo a rintracciare le fonti culturali di Nascimbeni, ci accorgiamo che sono semplicemente quelle a cui ognuno di noi avrebbe voluto poter attingere: dall’americano Bukowsky a Montale, le parole scorrono trasgressive, maledette, impregnate di un esistenzialismo, comunque, non troppo lontano che ambisce solo ad essere rinominato in una non-poesia; riflessioni che, però, ti lasciano il segno quando confessano un’umiltà infinita di fronte al dogma dell’Amore, Non–Amore.
Il non-amore ai tempi di Facebook Autore: Enrico Nascimbeni Editore: Rupe Mutevole Edizioni ISBN: 978 88 6591 138 9 Prezzo: 10,00 € Pagine: 82 www.fanpage.it
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Consigliato da Tra “spinta” e determinazione. Un manuale per la quotidianità. «A ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria». Paolo Ghelfi parte dal terzo principio di Newton e lo riformula liberamente: «A ogni azione, che coinvolge almeno due soggetti, corrisponde (forse) una reazione; l’assenza di reazione determina l’esigenza di una spinta». L’intento è di analizzare il concetto di “spinta”, cioè quell’attività esercitata per rimuovere difficoltà e rischi, o per arrivare ad ottenere un risultato. “L’azienda a spinta”, alla stregua di un vero e proprio “manuale delle istruzioni”, fornisce gli strumenti per avere consapevolezza dell’importanza di una grande forza motivazionale che porti le persone a pensare di essere in grado di arrivare, con l’impegno, agli obiettivi prefissati. Secondo Ghelfi è necessario sostituire all’inattività, all’indifferenza, all’indolenza o alla negligenza, l’incoraggiamento, il ricordo, la motivazione, la gestione per obiettivi. Naturalmente, il concetto di “spinta” s’inserisce pienamente in una macroriflessione a livello sociale. Non è un caso che il testo sia arricchito dalla
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La Bottega Editoriale Un’Agenzia letteraria che offre servizi per l’editoria, la comunicazione e il giornalismo. Supporta gli autori per approdare alla pubblicazione (attraverso la valutazione degli inediti, l’editing, la rappresentanza presso gli editori, ecc.) e alla sua successiva diffusione (attraverso il marketing editoriale: promozione stampa, organizzazioni di eventi letterari, ecc.). Collabora, inoltre, con le case editrici nell’affrontare i serrati ritmi del mercato editoriale. È anche editore di due riviste on-line: Bottega Scriptamanent e Direfarescrivere, mensili dedicati a recensioni librarie, articoli e approfondimenti culturali e di attualità. In Un libro da raccontare diamo spazio ai migliori libri scelti per Io come autore. Il direttore di, la bottega editoriale, è il giornalista e saggista Fulvio Mazza.
“Prefazione” di Dino Giovannini, professore di Psicologia Sociale, il quale sottolinea che in azienda, come nella vita quotidiana, si debba puntare a mantenere un atteggiamento che sia proattivo e “dinamico”. A dimostrazione di ciò, la presenza, nel testo, di un ricco apparato testuale composto da titoli di giornale, email, tabelle, grafici e “allegati” che l’autore inserisce per documentare ed agevolare la comprensione della sua tesi. Ghelfi, attraverso il racconto di aneddoti ed esempi pratici, vuole dimostrare, infatti, come nella vita di tutti i giorni si possano trovare prove che dimostrano la presenza di “spinte” di vario genere. Fondamentale ancora, per l’autore, è il concetto di “formazione”, fattore insostituibile per la pianificazione aziendale; l’individuo che, infatti, è chiamato a partecipare attivamente al lavoro, avrà l’impressione di quanto la sua azione possa essere necessaria, ragione che lo porterà ad impegnarsi per determinare al meglio il risultato.
Titolo: L’azienda a spinta Autore: Paolo Ghelfi Editore: Città del Sole Edizioni Data di Pubblicazione: 2011 ISBN-13: 978-88-7351-477-0 Pagine: 176 Euro: 16,00
Paolo Ghelfi offre al lettore, dunque, lo spunto per un’interessantissima riflessione sul concetto di determinazione, direttamente proporzionale alla rimozione delle difficoltà e all’ottimizzazione dei risultati. Nel lavoro, così come nella vita. Costanza Carzo
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Penne e tulipani:
appunti di scrittura mediatica
Da Nord a Sud Quando la mattina arrivo all’università spesso è ancora buio. No, non sono un irriducibile mattiniero, di quelli che non hanno bisogno della sveglia perché alle sei e mezzo si sono già rasati, lavati e vestiti, ma il fatto è che qui in Olanda d’inverno c’è poca luce. Vado in bici fino alla fermata dell’autobus e viaggio più di un’ora prima di raggiungere il campus. Durante il tragitto mi rilasso ascoltando un podcast, guardando un film o portandomi del lavoro arretrato. La strana lettera gotica che svetta sulla torre più alta della Hanze University sembra una lingua di fuoco, come una stella cometa che guida i giovani verso il punto dove arde la conoscenza. Il freddo, però, è al momento l’unica cosa che brucia, per cui mi intrufolo rapidamene in cerca di tepore lungo i potenti termosifoni dei corridoi. A volte ricevo qualche studente che sta preparando la tesi, altre volte non passo neppure dal mio ufficio e mi precipito in classe, giusto per non conformarmi troppo allo stereotipo dell’italiano perennemente in ritardo. Mentre parlo di semiotica, teorie della narrazione e di usi e gratificazioni, lancio un’occhiata fuori dalla finestra. Come al solito, piove a intermittenza e, quando si lascia intravedere, il sole è un pallido disco annegato nel cielo invernale. L’Europa del nord si somiglia un po’ tutta: la vita è ordinata, le situazioni prevedibili, l’organizzazione efficiente, gli estremi e le diseguaglianze ridotti, la libertà imprescindibile, la gente poco espansiva e il tempo (meteorologico) terribilmente instabile. Esattamente l’opposto della mia Sicilia. Eppure non so se mai potrei tornare al Sud. Le due realtà sono inconciliabili e tu devi scegliere, o l’una o l’altra. È una scelta che fa comunque male, perché lascia sempre un senso d’incompiutezza. Per questo il dilemma tra
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di Giuseppe Raudino Giuseppe Raudino è docente di Teoria dei Media presso l’Università di Scienze Applicate Hanze di Groningen, Olanda. Lavora anche come giornalista freelance e ha pubblicato diverse opere di narrativa. Il suo romanzo L’isola del tempo è disponibile su Lulu.com e la sua home page è www.raudino.webs.com
Nord e Sud è diventato per me un tema narrativo. Vivere lontano, provare nuove esperienze, calibrare una nuova prospettiva, tematizzare i propri conflitti: ecco cosa vuol dire per me scrivere. Nel romanzo L’isola del tempo ho ampiamente affontato l’opposizione Nord-Sud. Malta, distante 90 chilometri dalla Sicilia, è quanto di più soleggiato, meridionale, caldo, afoso e aspro possa esistere. Le rocce spaccate dai capperi, le facciate delle chiese barocche che su cui rimbomba lo sciabordio del Mediterraneo, la storia plurimillenaria dei dolmen di Hagar
Qim che annegano su uno sfondo azzurro cielo-mare abbacinante, le velate allusioni all’architettura araba, i colori piccanti delle pietanze e dei mercati... Il confronto con l’immensa e ordinata pianura olandese, attraversata da piste ciclabili e qualche monastero gotico, avvolti dal verde violento dell’estate e dalla pioggia fine dell’autunno, è fin troppo semplice. Ma il mio romanzo è anche questo: un semplice e incessante paragone che gioca con gli opposti per sprigionare energie, come dentro un campo elettrostatico, all’incessante ricerca della differenza di potenziale.
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Pollicino per non perdersi tra i libri
Il buio, il silenzio e l’armadio. N ella vita può capitare davvero di tutto, perfino di ritrovarsi imprigionati dentro un armadio. Nel silenzio e al buio, Caterina non sa che fare, ma sua madre ha deciso di punirla così. è complicato stare nella testa degli altri, soprattutto in quella di un adulto che sta perdendo di vista la realtà e reagisce al disagio in modo inappropriato. Sono tante le domande da porsi e, di tempo, Caterina ne ha tanto, forse perfino troppo. Nessuno può aiutarla, nemmeno la sorella che, chissà perché, non subisce da parte della madre le medesime punizioni. Caterina non è un antico guerriero, né un soldato coraggioso, è soltanto una ragazzina spaventata che non sa come affrontare la paura del buio e della solitudine. Poi però, ecco l’idea, un libro e una torcia serviranno a renderle meno spaventosa quella assurda prigionia a cui, sempre più spesso, la madre la condanna. La torcia squarcia le tenebre, conforta e, in qualche modo, consola. Molto di più, però, sapranno fare le storie raccontate nel libro, storie che aiuteranno Caterina a comprendere, a crescere, a salvarsi e a salvare. Un romanzo appassionante e delicato, questo di Antonio Ferrara,
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noto al pubblico anche per il suo indiscusso talento di illustratore. Non è certo la prima volta che, nei libri di questo poliedrico e interessante autore, vengono trattati temi forti e scottanti, di innegabile impatto emotivo. “Da casa mia a scuola non c’era molta strada. C’era un tratto del percorso, però, che mi metteva agitazione. Una stradina che si snodava tra la biblioteca e il manicomio. Io al mattino percorrevo la stradina del manicomio e cercavo di non guardare in alto. Cercavo di non ascoltare la loro richiesta assurda, la loro voce disperata, ma i richiami insistenti mi costringevano a obbedire. “Batti il muro!” urlavano. “Batti il muro!” E io obbedivo, allora, picchiavo la mano aperta sui mattoni ruvidi e poi scappavo via”. La follia, il disagio psichico, la “diversità” non sono di sicuro temi semplici da affrontare ma in questo libro di Nino Ferrara, perfino argomenti così difficili diventano non soltanto comprensibili, ma un importante spunto di riflessione. La “psicologia sociale” si trasfor-
ma così in frasi efficaci, semplici e incisive per illustrare una storia forte, destinata a lasciare il segno nel lettore. è proprio vero, un buon libro aiuta a crescere, ma in certi casi, può addirittura“salvare”, abbattendo il muro dell’ignoranza e della discriminazione e creando un ponte tra gli uomini. ●
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di Pina Varriale
Autore: Antonio Ferrara Titolo: Batti il muro. Quando i libri salvano la vita Editore: Rizzoli Pagine: 175 ISBN: 9788817048019 Prezzo: € 10,90
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Letture in Semibreve ...il giusto mix di parole e musica
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Caponetti “La porta”, di Magda Szabò Due donne, una scrittrice e la sua domestica, e una porta. Potrei chiuderla qui e parlarvi del fatto che devo comprare una poltrona e sono indecisa sul colore della tappezzeria. Ma, primo non voglio perdere il mio posto qui su io come autore e secondo questo non è Twitter e posso usare più di 140 caratteri.
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l fatto è che in un’unica frase ci sta tutto quello che dovreste sapere su “La porta” di Magda Szabò tutto ciò che vi dirò da adesso in poi è da considerarsi superfluo. Per quanto mi riguarda, difficilmente ho trovato in un romanzo due personaggi femminili così ben delineati, non per niente le descrive una donna. L’una non può vivere senza l’altra; non se ne renderanno conto subito, ci vorrà del tempo. La scrittrice, vive nel suo mondo, con le sue storie, non è capace di occuparsi delle cose pratiche, le viene in aiuto una roccia di donna Emerenc. Così come la scrittrice, in realtà la stessa Szabò, è volubile e mai sicura di niente, Emerenc non
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ha dubbi su nulla, vive dei suoi pregiudizi e delle sue inaffondabili verità; niente e nessuno può far cambiare idea a questa donna, nemmeno la vita. Eppure, nella loro complessa diversità, prima, si sopporteranno, dopo, si ameranno, ma di quell’amore che non c’entra con le madri e le figlie o con le amiche, si ameranno e basta, senza una ragione, senza che nessuna delle due nel corso dei vent’anni trascorsi insieme, abbia fatto qualcosa perché ciò avvenisse. Il loro vicendevole affetto nasce malgrado loro facessero di tutto per allontanarsi, piuttosto che il contrario. Emerenc rimprovera alla scrittrice lo stile di vita che essa conduce, quel suo essere borghese, la sua inettitudine per le cose più semplici della vita, quel suo voler narrare storie così da passare intere giornate a costruir parole piuttosto che occuparsi della casa e di suo marito, e queste cose gliele dice senza nessuna benevolenza, con rabbia, così che la scrittrice esca sempre sconfitta dai duelli verbali con la sua domestica. Eppure lei è una scrittrice, non le mancano certo le parole, ma, Emerenc la punge sul vivo, pesca tra le sue debolezze e la lascia senza fiato, inerme. Emerenc è chiusa nelle sue spesso strampalate teorie, contraria alla religione e soprattutto alla Chiesa, se ne frega della politica, non riconosce nessuna forma di potere e di autorità, perché è lei la massima autorità: in casa sua, in quella della scrittrice e in tutto il quartiere. Incredibile vedere il via vai che si creava davanti al suo portico in quei rari momenti in cui non lavorava. Lì, sul por-
tico, perché nessuno poteva varcare la soglia di casa sua, passava tutto il quartiere a chiedere aiuto, consiglio o solo a bere un caffè. Pian piano, nella sua cerchia di amicizie introdusse anche la scrittrice, che, osserva esterrefatta la supremazia di Emerenc su tutti loro. Col passare del tempo la domestica lascia trapelare, di tanto in tanto, qualcosa del suo passato, facendolo ogni volta, con l’aria di chi concede una grazia. La scrittrice durante quei momenti l’ascoltava senza dire una parola, senza un cenno del viso, perché qualsiasi cosa avesse fatto avrebbe potuto far cambiare idea ad Emerenc ed arrestare il processo d’apertura in corso. Negli anni Emerenc invecchierà senza mai venir meno ai suoi doveri, la scrittrice diventerà molto famosa, anche fuori dall’Ungheria. La fine di Emerenc è vicina e la scrittrice non è pronta a perderla. Malgrado ciò, quando il corpo di Emerenc verrà sopraffatto dalla malattia, lei pur dovendole tutto, non sarà capace di fare per Emerenc l’unica cosa che lei le avesse mai chiesto. Perché quando crediamo di fare la cosa giusta, spesso e volentieri, si tratta soltanto della cosa più giusta per noi stessi. ●
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Letture in Semibreve
...il giusto mix di parole e musica paola 4 quarti
questa settimana consiglia Cat Stevens, album Tea for the Tillerman, (1970). Autore: Magda Szabò Titolo: La porta Editore: Einaudi Isbn: 9788806169633 Pag.: 247 Prezzo: ₏ 17,00
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I nostri eventi per Ascolta! Libri Come, Festa del Libro e della Lettura
8 - 11 marzo - Roma Auditorium Parco della Musica I big della letteratura internazionale, i protagonisti della cultura italiana, i giovani narratori più promettenti. Una galassia di centinaia di appuntamenti, per appassionati e addetti ai lavori, dedicati al futuro dei libri, dell’editoria, della società. E’ il ricco programma di Libri come, la Festa del Libro e della Lettura promossa e organizzata dalla Fondazione Musica per Roma che si svolge all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Per il terzo anno consecutivo, le sale dell’Auditorium si trasformano in libreria, mercato e arena di riflessione e discussione. Ai lettori viene offerta la possibilità di incontrare dal vivo autori del calibro di Milena Agus, Niccolò Ammaniti, Antonia Arslan, John Banville, Alessandro Baricco, Andrea Camilleri, Gianni Clerici, Jonathan Coe, Giancarlo De Cataldo, Jennifer Egan, Giorgio Faletti, Goffredo Fofi, Chiara Gamberale, Alicia GiménezBartlett, Raffaele La Capria, Marco Lodoli, Stefan Merrill Block, Clara Sanchez, Ferdinand von Schirach...
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i vostri 5 sensi 43 Osserva! Atelier dell’Arco Amoroso Calin Dan Emotional Architecture
Piazza del Plebiscito - Ancona dal 3 al 18 marzo
“Sample City” and “Wings for Dogs” sono i due video che Calin Dan presenterà nella sua mostra personale in Ancona, pensata appositamente per Videodromo. Entrambi i lavori si inseriscono nel contenitore complesso “Emotional Architecture”, un ampio progetto di ricerca in cui l’artista osserva la città e l’architettura in una dimensione psicologica, di proiezione di significati e di valori individuali. Da exibart.com
Annusa! Dal 29 marzo al 1 aprile 2012 Da segnare in agenda: è in arrivo a Milano Esxence, la fiera che presenta l’eccellenza della Profumeria Artistica internazionale. Presso La Permanente in via Filippo Turati 34. Gli spazi espositivi sono stati studiati per valorizzare l’identità di ogni marchio, che mette in risalto ogni singolo prodotto. Da www.extrait.it
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I nostri eventi per Gusta! fuori di taste 2012 Firenze, dal 10 al 12 marzo
Gucci Museo
Gli spazi del Palazzo della Mercanzia in piazza della Signoria ospitano il salotto del gusto, che raccoglie gli eventi satelliti dedicati ai produttori italiani di eccellenza nell’ambito gastronomico (o ambito food, come piace ai più glamour) d’autore. Il Gucci Caffè e Ristorante sarà preso d’assalto per tre giorni senza esclusione di colpi. La manifestazione Taste, organizzata da Pitti Immagine con la direzione artistica del “gastronauta” Davide Paolini, è da sempre considerata l’evento di nicchia più raffinato in Italia. Sono previste degustazioni di cioccolato in collaborazione con la Molina di Pistoia. E poi il menù vero e proprio. € 38 per parteciparvi. Info: di telefono sono 055.75.92.33.02 o 055.75.92.33.00 (la reception del museo) oppure lo 055.75.92.38.27 (il caffè e ristorante). guccimuseo@it.gucci.com
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i vostri 5 sensi 43 Tocca! fiera Vicenza, dal 22 al 25 marzo Torna la fiera del turismo accessibile organizzata da Fiera di Vicenza e Village for All-V4A con il sostegno della Regione Veneto. La manifestazione, giunta alla 4° edizione, si svolgerà in contemporanea con Gitando, la fiera del plein air che vanta 48 anni di storia. Obiettivo del Salone è quello di confermarsi un punto di riferimento nel settore del “turismo per tutti”. Gitando.all riproporrà il tradizionale percorso da effettuare in carrozzina manuale, aperto a tutti, grandi e piccoli, per vivere l’esperienza del confronto con le barriere architettoniche, in maniera ludica e divertente. Per un’esperienza sensoriale, il museo Tattile Statale Omero di Ancona allestirà una mostra di sculture e opere d’arte “da toccare”: un modo di fruire l’arte che rappresenterà una scoperta per tutti, che consentirà la fruibilità della fiera anche alle persone non vedenti. Da www.gitando.all
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Io come Autore
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Io Come Autore È una rivista di Ebookservice Srl Redazione-Amministrazione Direttore Responsabile: Giorgio Ginelli Responsabile Approfondimenti: Sabrina Carrozza Art Director: L@simo Via Po, 44 - 20010 Pregnana Milanese Tel. 02/93590424 - Fax 02/93595614 redazione@iocome.it
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