Io come artista

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numero 0

quando l’arte si fa l’ego:

Marco Pece

partiamo dall’abc: Normografi e mascherine oggetti di design

ricordi d’infanzia:

Riccardo Pirovano e le sue trasformazioni

Coniugi Arnolfini - The Arnolfini portrait Jan Van Eyck Copia d’Autore: Marco Pece

anno 1 N. 0 / giugno 2011 - Periodico bisettimanale - In attesa di Registrazione

www.iocome.it

indira fassioni: domanda igor zanti: r is gabr iele depor isndi: e commenta dina ner ino: osserv a


0

ilsommario numero

1 2

Boudoir

di Indira Fassoni

Domande irriverenti a Gian Paolo Serino

Situazione Critica

di Igor Zanti

Domande, risposte e approfondimenti su arte, artisti e mercato dell’arte

3

Eventi del ½ mese

Renato Guttuso Eames Gwynne

4

Oggetti d’Ingegno Adriano Graziano

LULLIUNO TOOLS by Meteora, giocare con forme e parole

5 6

Primo Piano

Marco Pece

Nell’arte dei “LEGO” un gioco senza fine

Io Come Arte

Riccardo Pirovano

In quella casualità che rende la vita incredibile.

7 8

Nè in cielo Nè in terra

di Gabriele de Risi Storie di ordinaria follia.

The Waves

di Dina Nerino Pensieri e Fotografie


giacomo momo gallina

D

ifficile immaginare un’infanzia senza passioni, giochi preferiti, intrugli e pozioni magiche. Questo è il ricordo più forte che ci rimane quando cresciamo e dimentichiamo il bambino per l’uomo. Il linguaggio cambia. I codici cambiano. I simboli assumono un significato diverso. Allora è necessario trovare altre forme espressive e forse, crescere. Per alcuni non basta. Per i più fortunati quei ricordi diventano rifugio, sollievo, salvezza. Apriamo questo numero proprio con tre persone eccezionali che hanno saputo fare di queste passioni una vera e propria arte: Adriano Graziano, Marco Pece e Riccardo Pirovano. “Innanzitutto, l’emozione! Soltanto dopo la comprensione” Paul Gauguin

editoriale


G

ian Paolo Serino è uno dei più noti e affascinanti critici letterari italiani, collabora con alcuni tra i più importanti quotidiani e settimanali nazionali, come la Repubblica, Il Giornale, Il Venerdì di Repubblica, D-la Repubblica, Rolling Stone, GQ e anche Radio Capital. La sua creatura più riuscita, per ora, è senz’altro ‘Satisfiction’, già mitica rivista letteraria edita da Vasco Rossi (potete seguirla anche on-line). Ancor prima che autore e curatore Serino è un uomo che ama vivere la vita senza compromessi. Non ama avere limiti di alcun tipo, e forse proprio per questa sua irriverenza e caparbietà piace o niente affatto... Lo stile che lo contraddistingue fin dagli inizi, la lettura come piacere che ne evoca altri più concreti lo ha portato a diventare un costante viaggiatore, sempre un passo avanti rispetto alla realtà tangibile, collezionando giorno dopo giorno esperienze e riconoscimenti.

Indira Fassioni www.rosaspinto.net

La lettura come piacere che ne evoca altri, più concreti. “E ad un tratto il ricordo m’è apparso. Quel sapore era quello del pezzetto di madeleine che la domenica mattina a Combray..:” (“Alla ricerca del tempo perduto” Marcel Proust) C’è una sua madeleine personale? Qualcosa che attraverso i sensi riscateni ricordi legati alla sua infanzia? Il profumo della pelle di mio padre. I baci mai dati, l’assenza apparecchiata per cena.

Boudoir

Indira Fassioni


intervistando Gian Paolo Serino Se dovesse trovare un aggettivo o un sostantivo che riassuma d’istinto la sinestesia caotica del mondo della propria infanzia, quale sarebbe? Fatica. Ho voluto diventare adulto in un mondo adulterato.

autoscatto Gian Paolo Serino

A che età il primo libro? Come è stato l’incontro, eroico, magico, con i tratti (col senno di poi) del ‘destino’? Non è stato un libro ma gli ingredienti del Dixan. A quattro anni durante un cocktail dato a casa dai miei genitori mi sono scolato mezza bottiglia di Martini. Anni di cure perché mi ero giocato la flora intestinale. Ero sensibile a tutto. Così passavo molte ore nei bagni perché non digerivo niente. Essendo timido usavo i bagni di servizo e stavo sempre seduto di fronte alla lavatrice. Sopra c’era sempre il Dixan. E così ho iniziato a leggere gli ingredienti. Da lì, poi, visto il molto tempo trascorso mi sono attrezzato. E non ho più smesso di leggere. Per questo credo di avere una cultura di merda.


Rivista di Gian Paolo Serino

È affascinante la correlazione tra metodi di espressione creativa propri dell’età adulta con la natura dei giochi inventati da bambino. Che approccio aveva da piccolo? distruggeva o costruiva? Inventava giochi personali oppure seguiva le regole? Seguivo le regole per distruggerle. Ho sempre amato sin da piccolo attenermi rigorosamente alle regole del gioco per poi decostruirle dall’interno. Aveva qualche rito particolare da bambino? Qualcosa che magari in maniera traslata continua a mettere in atto tuttora?

Parlare al telefono. Credo di essere stato tra i bambini più precoci nelle lunghe telefonate. Passerei al telefono delle ore. Se chiamo io. Quali erano i suoi ‘rifugi’, magari segreti, durante l’infanzia? Aveva dei compagni di viaggio oppure si ritagliava un mondo tutto per sé, lontano dagli adulti? Me stesso. Perchè non ho mai avuto cassetti. Anzi il mio sogno nel cassetto è sempre stato avere un cassetto. Quali erano i suoi passatempi? Già allora sono iniziate a sbocciare le sue


Come passava le giornate? Fuori nel mondo esterno o tra le pareti di casa? Che rapporto aveva col resto del mondo? Da vorace lettore, trova che la sua visione della realtà si sia costruita attraverso il filtro della letteratura? Non esistono filtri, esistono solo effetti collaterali. La lettura serve a espandere la propria visione. Per me è una droga: i libri dovrebbero essere venduti in farmacia, con ricetta medica, non in libreria. Com’era il suo ambiente familiare? Ha avuto un’infanzia felice? Non servono resoconti oggettivi (non esistono), ci interessa il punto di vista che ha ora e il modo in cui ‘traduce’ a un osservatore esterno il suo mondo privato passato. Esiste un’infanzia davvero infelice? Non credo. Già solo per il fatto di essere stata un’infanzia è sempre felice. Il resto sono ricordi vissuti da quel bambino che è sempre fermo all’angolo dei suoi perché. Lei disegnava/dipingeva oppure usava i pennarelli sui libri con le figure da colorare? Ho sempre preferito lasciare i pennarelli agli altri bambini o agli architetti o ai pittori. Peccato solo che, molto spesso non ci sia differenza. Che importanza assume nella sua opera l’elemento di ‘disordine creativo’ da tutti associato all’infanzia?

Gian Paolo Serino

passioni della vita adulta? La lettura e il retifismo. Il retifismo dai 6 anni.

Ho avuto un’infanzia molto disordinata. Mi considero un Peter Pan. Un bambino vecchio. Ha viaggiato molto durante l’infanzia? Che tipo di ricordi ha? Luoghi che apparivano per la prima volta esotici, misteriosi? Le capita ancora oggi in qualche occasione di provare le stesse sensazioni in qualcosa che vede o sperimenta? Credo che il viaggiatore sia un uccellino che si porta dietro la sua gabbia. Il suo rapporto con la natura? Preferisco il cemento e i bar d’alluminio. A scuola? Ribelle o ligio alle regole? Cosa ricorda dei rapporti di potere in quel tipo di ambiente? Come reagiva? Facendomi bocciare. Era l’unico modo per comprendere come essere promosso dalla vita.


situazione critica

Fa caldo, molto caldo, le estati della Biennale son sempre calde. C’è un caldo meteorologico, innegabile e constatabile scientificamente e c’è un caldo artistico/intellettuale, una massa di alta pressione che sosterà su tutti noi a partire i primi di giugno. C’è l’anticiclone della Biennale. Quest’anno come mai le avvisaglie di questa calda estate si sono sentite in anticipo e il magico mondo dell’arte ha iniziato a sudare da un po’ di mesi.

Igor Zanti

Il Ghibli del padiglione italiano ha riscaldato gli animi e gli intelletti, le nuove partecipazioni nazionali tra cui quella poetica e immaginifica del Tibet (padiglione “aspirazionale” potremmo definirlo) hanno fatto alzare l’aria condi-

IGOR ZANTI


I

zionata ad addetti ai lavori e ai curiosi di vario genere. La regina della neve Bice, soffia, con grazia, quasi distrattamente. Fresche brezze sulle menti surriscaldate degli art addicts e dal suo castello di ghiaccio ai Giardini guarda il popolo errante dell’arte sventagliarsi con l’ultimo numero di ArtForum. Ma l’estate della Biennale è appena cominciata, e cosa resterà di questo 2011? e chi lo sa? perché la Biennale è la Biennale…

...la regina della neve Bice,soffia, con grazia, quasi distrattamente.fresche brezze...


GOR ZANT

Gentile Igor mi sono sempre chiesto in cosa consista il mestiere del critico e che contributo arrechi al sistema dell’arte. Il ruolo del critico non sta forse rubando la scena alla figura dell’artista? Non sta facendo dimenticare il fare arte per portare l’attenzione sul parlare (talvolta a sproposito) d’arte? F.P Milano Noto nella sua mail una vena leggermente polemica. È vero che negli ultimi anni il ruolo del critico e del curatori sta divenendo sempre più importante e molte mostre, come abiti, sono caratterizzate non tanto dalla qualità delle opere esposte quanto dal nome, o meglio dal brand, del curatore che possibilmente deve essere giovane, carino e molto occupato, però è altrettanto vero che in moltissimi casi il critico e il curatore hanno il merito di mettere un po’ d’ordine in seno a una dimensione, quella del contemporaneo, che si presenta sempre più difficile da esplorare e da indagare. Non bisogna pensare, ma non lo devono pensare neanche i critici e i curatori stessi, che esistano delle verità assolute, piuttosto esistono delle previsioni (nel senso di vedere con anticipo), delle proposte, che solo il tempo e la storia sapranno e potranno confermare o disattendere. L’arte è bello farla ma è anche bello parlarne, scriverne, discuterne, perché tutto questo fa bene all’arte stessa e a noi lo stato di salute dell’arte interessa.

per le tue domande scrivi a: g.gallina@iocome.it


Gentile Igor Zanti, sono uno studente dell’accademia di Brera di Milano in procinto di laurearmi. Il futuro un po’ mi spaventa, non vedo in Italia prospettive per noi giovani artisti e temo, anche se ancora ci spero, che dovrò riciclarmi e accontentarmi di lavori che non hanno nulla a che fare con quello che amo e che ho studiato. Perché non si prevede una sorta di “diritto all’arte” da parte dello Stato e delle istituzioni che possa aiutare noi giovani artisti a non dover rinunciare alla nostra passione? Grazie. F.R. Sesto San Giovanni (Milano) Lei chiede che venga garantito un “diritto all’arte”? Un’idea poetica, ma mi permetta di dirlo, un po’ sconclusionata. L’arte può essere una passione, un amore, un interesse, una professione, un hobby, anche, in casi estremi e un po’ fuori moda, un modo di vivere, ma mai e poi mai un diritto. Perché qualcuno dovrebbe garantire a me o lei il piacere dell’arte? Vi è forse un diritto che permetta a un giovane avvocato di divenire un principe del foro? Nulla è garantito se non sulla base della qualità e della professionalità con cui si svolge il proprio lavoro. L’arte è soprattutto un mestiere, forse atipico, forse un po’ strano, forse non consueto, ma un mestiere. È venuta l’ora di liberarsi da preconcetti post romantici che vedono l’artista (e le assicuro che non è mai stato così, se non in qualche libretto d’opera) come uno scapigliato intellettuale in cerca d’ispirazione. L’arte per farla, e per farla seriamente, necessita di cultura, di intelligenza, di passione, di professionalità e di abnegazione, non di diritti. al limite, di doveri…

situazione

critica


Renato Guttuso e gli artisti del movimento N.D.R.

“Corrente�

protagonisti della mostra estiva al

Palazzo Mediceo di Seravezza Dal 1 luglio al 11 settembre Location: Palazzo Mediceo di Seravezza (Lu), Via del Palazzo 358 Orari: tutti i giorni, dalle 10,00 alle 12,30 e dalle 17,30 alle 24,00 Ingresso: euro 5, ridotto euro 3. Catalogo Pacini Editore. Informazioni: tel. 0584.757443 eMail: info@terremedicee.it www.terremedicee.it Ufficio Stampa: agenzia ILogo Fabrizio Lucarini tel. 340.7612178 | Chiara Mercatanti tel. 347.9778005 Via G.Garibaldi, 58 - 59100 Prato eMail: press@ilogo.it - www.ilogo.it

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evento

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eventi del ½ mese

nazionale


eventi del ½ mese vento

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internazionale


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Eames Gwynne Joe Zarra “Jose Acosta” N.D.R.

Curated by Steven Paul Riddle at Marion Royael Gallery 460 Main street, New York 541.301.0032 noon-7pm, Thu-Sun Jun 11 - Jul 10, 2011 For Information: +1 727-244-5535 info@marionroyaelgallery.com Hours: 12pm to 7pm Thursday - Sunday & by appointment


Photo by Max Majola

LULLIUNO TOOLS by METEORA Adriano Graziano

LULLIUNO ARCHITETTI Adriano Graziano e Davide Frigerio, presentano allo scorso salone del mobile di Milano “LULLIUNO TOOLS by Meteora”, micro collezione di complementi di arredo ispirati ai vecchi strumenti del loro mestiere. L’idea nasce da quello che, una volta, era il quotidiano di ogni architetto. Dalla memoria e da uno scatolone che improvvisamente ha restituito le mascherine da disegno, i normografi. Non si tratta di una semplice collezione dal sapore vintage nostalgico. L’obiettivo è recuperare nel passato recente, ma anche e soprattutto nella pratica, pezzi di storia dell’architettura, le cose meno impattanti, gli arnesi del tavolo di lavoro che l’occhio era abituato a vedere lì, senza che destassero particolare attenzione.

Designer LULLIUNO Studio

Adriano Graziano


Photo by Sergio Magnano

Titolo opera: BENCH (particolare)


Photo by Sergio Magnano

Titolo opera: SOFA

Designer LULLIUNO Studio

Adriano Graziano


Adriano Graziano e Davide Frigerio hanno sublimato, complice un trasloco di Studio, i loro vecchi normografi in questa capsule collection. Partendo da ciò che la mente aveva riposto in un angolo e che loro stessi avevano chiuso in una scatola, hanno sviluppato arredi in ferro industriale. LULLIUNO si affaccia al mondo del design mostrando questa collezione fatta a mano e prodotta in Toscana, dove METEORA ha sede. www.lulliuno.it

Photo by Sergio Magnano

LULLIUNO forte di una decennale esperienza nella progettazione architettonica e riqualificazione edilizia, ha scelto di confrontarsi con gli arredi cercando una chiave alternativa al design in senso lato. L’idea è per sua natura innovazione e novità.


Titolo opera: CABINET

Photo by Sergio Magnano


Photo by Sergio Magnano

Titolo opera: BENCH

Designer LULLIUNO Studio

Adriano Graziano


Nell’arte DEI LEGO un gioco senza fine Marco Pece alias udronotto è nato a Torino nel 1953, dove vive e lavora.

Marco Pece

Prima affiancando a una normale attività lavorativa la sua passione per la pittura, ha realizzato dipinti dove la tridimensionalità è parte integrante dell’opera, tridimensionalità realizzata con l’utilizzo dei più svariati materiali. Ora avvicinatosi al mondo dell’arte in via più continuativa sta percorrendo una nuova strada espressiva utilizzando un medium particolare: i mattoncini LEGO. Il tutto scaturisce dall’esigenza di appropriarsi del mondo dell’arte, rivisitandolo e trasformando la sua magnificenza e aulicità in semplicità e immediatezza di messaggio.

Marco Pece

Artista - Fotografo


Lo sposalizio della Vergine - The marriage of the Virgin - copia d'arte, Raffaello Sanzio. Marco Pece


Marco Pece

Copia d’Arte Lego The scream L’urlo Edward Munch. Marco Pece


Artista - Fotografo

Copia d’arte Lego - Nighthawks - Nottambuli - Hopper. Marco Pece

Comincia con il realizzare parodie di quadri celeberrimi, di scene di film, di fotografie famose. Successivamente replica momenti della sua vita quotidiana realizzando quello che definisce un falsario ad ampio spettro. Le installazioni vengono realizzate con molta attenzione ai particolari e successivamente fotografate. Con l’atto del fotografare, l’installazione in

quanto opera finisce di esistere e si riafferma come opera d’arte nell’immagine, unica testimonianza di tutto il processo creativo. Ama pensare che questi lavori nati per gioco, possano avere anche una funzione divulgativa, avvicinando chiunque all’arte dei grandi maestri, rivolgendosi a chi, pur adulto, ha conservato la voglia di giocare, sognare e stupirsi.


Mostre personali: 9/10/2010 “Monna LEGO” Presso MAT - MUSEO ARTE TEMPO Clusone – (BG) 13/05/2009: “L’Ego – Costruzioni” La Spezia 21/02/2008: “L’uomo e L’Ego” Spazio Qbo Architetti Associati Torino Mostre collettive: 19/04/2011: “La vita in una battuta” Asta Benefica Christie’s Wannabee Gallery 10/04/2011: “LEGO” Un mattoncino che ha fatto storia, Palazzo del Pio, Carpi (Modena) 28/10/2010: “Cairo Premio Arte 2010” Palazzo della Permanente - Milano 16/11/2008: “Skull 3, la processione continua” Wannabee gallery - Milano 20/06/2008: “Skull: return to sender” Zaion gallery - Biella 15/05/2008: “Skull: return to sender” Wannabee gallery - Milano 07/11/2007: “Luci e ombre” Fotografia creativa digitale – Dolceacqua Imperia 07/02/2007: “Sguardi sostenibili” Selezione Berengo Gardin - Bologna www.udronotto.it

Marco Pece Artista - Fotografo


Coniugi Arnolfni - The Arnolfini portrait Jan Van Eyck Copia d’Autore. Marco Pece


Photo by Simona Boccedi

In quella casualità che rende la vita incredibile Riccardo Pirovano si racconta.

Riccardo Pirovano

Nacqui, in qualche modo crebbi e incominciai a pensare. All’inizio vi erano pensieri che giungevano senza che me ne accorgessi e se ne andavano via allo stesso modo. Un giorno mi capitò tra le mani un testo di Giuliano Brigantini che diceva: “ciò che si deve rivelare è la facoltà di fissare un momento del tempo della vita, con la consapevolezza che esso è solo un frammento di un continuo variare, ma anche la sola realtà che ci appartiene perché è quella alla quale, in quell’attimo di percezione, siamo dentro”. Racchiuso nella notte mi trovai a vagare nella dimensione sacrale dei più degradati aspetti dell’esistenza; osservai e conobbi luoghi, persone. Questo vagare mi ha portato oggi alla produzione di opere che non indagano l’uomo e il suo contesto, troppo mutevoli e cagionevoli da non poterne mai afferrare e fissare una parte, ma l’impronta lasciata da questi su ciò che sono intimamente e inconsapevolmente.

Artista Riccardo Pirovano


Photo by Emilia Castioni

Titolo opera: “Pensieri”


PER QUESTE OPERE NON SONO STATI UCCISI ANIMALI Particolare opera: “Pensieri”

R


Nell’opera “Macchinina”, ad esempio, l’attenzione volge sull’oggetto che ricorda: la retroproiezione rappresenta il ricordo che l’oggetto ha del suo fruitore, in questo caso le gambe di un bambino che pedalano. La scoperta dell’artista Joseph Beuys che diceva “si può guardare il proprio pensiero nel senso in cui un artista guarda il suo lavoro […] l’opera d’arte è il più grande enigma esistente, ma l’uomo ne è la soluzione […] ciascuno sperimenta e riconosce sé stesso come essere creativo che determina il mondo”, rischiarò i miei orizzonti molto più avanti quando mi trovai a ragionare sulla fascinazione datami dagli insetti. Più conoscevo specie più vedevo piccole umanità, ognuna diversa, ognuna simile a noi. La necessità della loro conoscenza aumentava e fu così che incontrai un ricercatore che si occupava di catalogare insetti e tenerne aggiornata la collezione entomologica. La mia gioia fu grande; dato che molti di questi insetti venivano alla fine buttati via, io potevo prenderne possesso. La mia idea era renderli eterni come simbolo di qualcosa, il pensiero, racchiuso in una gabbia; ho scattato un’istantanea di un momento: insetti come congelati in un’essenza di resina, ibernati per rimanere immuni dalla congiura del tempo, in un momento di comunicazione all’interno di una gabbia.

Artista Riccardo Pirovano


R

Titolo opera: “Macchinina”


Titolo opera: “Catarsi per addizione”

Questo è un frame, la gabbia è il pensiero, gli insetti sono tutti piccoli contatti che lo compongono, quelle molteplici sinapsi che lo rendono complesso, un microcosmo racchiuso in una cellula. Sulla scia di questa operazione nasce l’opera più recente, “Catarsi per addizione”, dove la comunione tra il dinamismo inafferrabile dell’umano e l’irruenza inarrestabile della natura si concretizzano in una torsione di rami che nascendo dall’acqua avvolge e conquista l’artificio umano, il ponte. Riccardo Pirovano info: 347 0542167

Artista Riccardo Pirovano


Tragedia dell’infanzia. Discorso con, su, per Alberto Savinio. “ Si immagina un uomo la cui vita sia lo sviluppo naturale, conseguente dell’infanzia? ”

Dina Nerino

Odore di pioggia in arrivo. L’atmosfera è cangiante, le luci sembrano diventare più sottili, morbide e dense. Le masse d’aria in via di riassestamento fendono il mio corpo. Per una mia strana predisposizione umorale, Milano, oggi mi sembra onirica, sognante, un’isola di meraviglie dove lontano sembra il ricordo del trambusto metropolitano e l’aria pesante che sbuca sottoterra da una conduttura di scarico del metrò. Cammino lentamente, gustando quell’inattesa meraviglia che da tutto pare scaturire, come se per la prima volta notassi dettagli imprevisti in quelle che sono per me cose quotidiane, conosciute. Perfino la “ zanzariera ” che traccia il limite tra il di fuori e l’interno di una casa che intravedo ai bordi della mia traiettoria, mentre cammino, mi riporta indietro a immagini stregonesche, fantasmi vividi di quello che fu il tempo di passeggiate su nuvole rosa. “Il pericolo rosa!”

Dina Nerino The Waves


Photo by Dina Nerino (Particolare)


Photo by Dina Merino

Dina Nerino The Waves


“Un dovere illusorio e la solenne buffoneria della serietà, mascherano la tristezza mortificata di questo passaggio dal giardino alla cella, dalla libertà al dovere”. Rapita da questa costante assenza di senso, affamata di perché, continuo lentamente a procedere, dimenticando dei doveri che avevano organizzato l’atto stesso del mio camminare; il coatto incedere diventa improvvisamente un deambulare. Non l’andare verso qualcosa, ma il godere della pioggia in arrivo. È così che permango nell’incanto, quando giungo nei pressi di una scuola, circondata da cipressi e delimitata da un recinto di legno e un cancello rosso. Sui vetri delle finestre svettano disegni fatti probabilmente da bambini: manine gialle, nuvole, alberi e giocattoli. Fisso dentro di me queste immagini e poi proseguo nel mio andare. La luce è sempre più assente, le nuvole stanno diventando sempre più nere. Nell’aria si sente uno strano odore di matite appena temperate. Lo stesso profumo che sentivo quando la maestra, uniti i banchi, apriva un grosso scatolone pieno di pastelli, riversandolo lì dove noi, con le nostre manine aperte, aspettavamo di raccogliere il colore più bello per disegnare qualcosa che la mamma avrebbe, poi, apprezzato: manine gialle, nuvole, alberi e giocattoli.

Questi disegni mi inseguono costantemente anche oggi, li ritrovo in posti inattesi, inaspettati. Qualcun altro ricorda le isole di giocattoli? Qualcun altro, come me, non ha smesso di “ricordare” l’infanzia? “Nei soli artisti - si sa - la vita adulta è la continuazione naturale dell’infanzia. Per tenerli buoni, si dice che gli artisti sono grandi fanciulli”. Ripenso, allora, alle architetture di Alberto Savinio, alle Isole di giocattoli. Continuo, intanto, a guardare il cielo e mi sembra di esser precipitata in “Objects dans la foret”.


Tutto tace intorno, il mondo si è zittito, ma si aspettano voci, le si attendono per squarciare il telo della realtà, urlare “issate le vele, levate l’ancora, si salpa!”. Voci di bambini-pirati che attraversano tutta l’intera “foresta”, giungono all’isola giocattolo, non si concretizzano. Restano voci fuori campo che invadono il visibile, voci di attesa che non arriveranno mai, non più, non ora che la foresta ha perso i colori, è diventata razionale, algida, monocromatica, “da adulti”. (Objects dans la foret, Alberto Savinio 1927-1928) “Perché questo rigoroso divieto a una vita come seguito e continuazione dell’infanzia? La terra è troppo piccola forse? Non c’è spazio sufficiente per una umanità di ragazzi grandi?” Bisogna dunque stare a guardare il tutto come ne “Il sogno di Achille”, alimentando la speranza di vedere con i propri occhi, ancora, i pirati tornare a raccogliere il loro fortino pieno zeppo di giocattoli? Bisogna restare come Achille, nella sua nudità, abbracciato a degli arbusti che crescono sulla spiaggia. In silente meditazione, in attesa dell’apparizione di Patroclo. Bisogna restare con lo sguardo fisso sul reale, renderlo non per questo rilegato all’empiricità, alle leggi fisse dettate da una logica positivista. Bisogna attendere il risvegliarsi di una memoria

Dina Nerino The Waves


ancestrale che non solo riporti l’uomo all’infanzia, bensì l’universo stesso a una sua auroralità di fondo, a una sua più intima essenza. Purificarsi nella rinascita, riconsiderare il tutto, viaggiando con Picasso e Kandinsky, un ritorno alle origini, al bambino “grande” che Giove tagliò “nel mezzo come pere” facendone, per invidia, di uno solo, due. “Ora che avvenne? A udir parlare di foreste ritrovate, oscure ridondanze si destarono dentro le teste opache degli uomini. Molti si avvicinarono ai cancelli, chiesero di entrare nella foresta... Una voce avvertì che i soli poeti avevano diritto di entrare. Un tale emise l’ipotesi che foresta dell’infanzia e paradiso perduto fossero tutt’uno. La voce rispose: Si.”

(Il sogno di Achille, Alberto Savinio, 1929)

Photo by Dina Merino

http://flickr.com/photos/cityincantata


Nè in cielo Nè in Terra Quando il direttore, perché dobbiamo chiamarlo così, mi ha chiesto di scrivere una rubrica per “Io Come Artista”, mi sono subito montato la testa.

Gabriele de Risi

Ora potrò riscattare la mia condizione di artista mancato, cantante mediocre, scribacchino da 4 soldi e fotografo senza occhio. Il direttore mi ha lasciato carta bianca, perché dice che lo faccio ridere, che gli piace la mia auto ironia e che non mi prendo mai sul serio. Ma non sapevo che criticare liberamente può provocare casi politici, censure e crisi economiche. Quindi non potrò parlare male dell’ultimo look di Lady Gaga per non fare infuriare Cristiano Malgioglio e milioni di fan. D’altronde da una che si mette in testa crostacei e antenne paraboliche è come sparare sulla croce rossa. Dovrò evitare assolutamente di dire la mia su qualche stilista, perché pare che loro siano talmente sensibili che potrebbero mettersi a piangere, avere crisi creative e non acquistare più pagine pubblicitarie. Non posso neanche cimentarmi in critico d’arte, perché se qualcuno dovesse fare qualche ricerca sul mio curriculum scolastico, scoprirebbe che la mia professoressa mi diceva sempre “Non sai neanche colorare i cerchi del manto della Pimpa”.

Ruolo:“libero”

Gabriele de Risi


E allora cosa posso fare? Potrei stare attaccato alla Tv e sindacare sui programmi come fanno la signora Mirella Poggialini e Aldo Grasso. Ma questi due non escono mai di casa? Immagino che con l’arrivo del digitale terrestre siano impazziti. Al posto della mano devono avere una protesi a forma di telecomando. Potrei improvvisarmi “lookologo” ma c’è già una schiera di persone con questo mestiere, mi chiedo solo se gli vengano versati i contributi statali per parlare male dei vestiti della gente. Che brutto mestiere fare il critico. Già la parola in sé è negativa e arcaica. Forse è meglio usare “opinionista” ma fa così sfigato e prezzemolino della tv. Disfattista? Qualunquista? No, non vanno bene neanche queste. Il direttore mi ha messo in crisi! Lasciandomi libertà mi ha fatto scoprire che tanto libero non sono. Furbo vero? E allora il primo dito lo punto su di lui! Il direttore è un tipo bipolare: ha il nome di un poeta gobbo e il secondo nome che in giapponese significa pesca (nel senso del frutto) Il suo cognome è un animale che si trova nell’aia e ha più o meno la mia età. Ma la sua esperienza lo fa sembrare più vecchio. Caro direttore sapevi a cosa andavi incontro a prendermi come collaboratore? Forse era meglio assumermi come domestico, ti sarei costato di meno e sicuramente ti avrei edotto su come non perdere le calze nella lavatrice, togliere gli aloni dai vetri e il segreto del famoso piatto pugliese “riso patate e cozze”.

N.D.R.


Mentre scrivo a Milano si vota per il nuovo sindaco. Sarà una lotta ad armi pari: uno ha usato l’arancione come colore delle campagna, ed è noto che questo colore non si abbina con niente, l’altra invece non ha mai trovato uno stylist decente. Intanto nella mia città natale si sta svolgendo il palio, come quello di Siena. Vera festa popolare che mi ha appassionato e annoiato per anni.

N.D.R.

Cercherò quindi di avere due anime, una provinciale e più semplice e una più cosmopolita e trendy. Da dove iniziamo direttore? Dal ritorno delle calzine di spugna bianca e delle scarpe da vela? Oppure dal ritorno dei Bee Hive, quelli di Kiss Me Licia? Non mi sento ancora pronto per l’ennesimo revival degli anni 80, d’altronde le spalline e il gel non li ho mai sopportati, non mi lavavo con lo shampo alla mela verde e non leggevo il Cioè.

Mi dia una strada direttore o almeno un navigatore! Gabriele de Risi (Il Portinaio)

Ruolo:“libero”

Gabriele de Risi


Gabriele de Risi www.portinaiodaltrimondi.com


Ăˆ una rivista di Ebookservice Srl Redazione Direttore Responsabile: Giorgio Ginelli Responsabile Editoriale: Giacomo momo Gallina Approfondimenti eventi: Lena Guizzi Ufficio stampa: Comunicarsi Art Director: Simona Gornati Graphic Designer: Laura Rinaldi Collaboratori fissi Cool hunter: Indira Fassioni Critico: Igor Zanti Fotografa e scrittrice: Dina Nerino Blogger: Gabriele de Risi


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Via Po, 44 - 20010 Pregnana Milanese Tel. 02/93590424 - Fax 02/93595614 g.gallina@iocome.it Ufficio Pubblicità: Tel 02/93590424 - Fax 02/93595614 commerciale@iocome.it Hanno collaborato e rigraziamo: Adriano Graziano, Marco Pece, Riccardo Pirovano, l’agenzia di comunicazione ILOGO. Avvertenza In caso di pubblicazioni parziali del testo, resta l’impegno della Redazione di non modificare i dati o distorcerne il significato. Ebookservice Srl sarà libera di non pubblicare testi in contrasto con le leggi italiane vigenti. Copyright Tutti i diritti di proprietà intellettuali relativi ai contributi inviati alla Redazione (testi e immagini); sono soggetti al copyright dei rispettivi artisti che ne detengono i diritti. Testi e fotografie non saranno restituiti.


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